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Grazie al Pnrr il Piemonte avrà una rete sanitaria territoriale più efficiente: l’Aula ha approvato a maggioranza la proposta di delibera sulla programmazione di case e ospedali di comunità e di centrali operative territoriali.
Illustrando la proposta in Aula, l’assessore alla Sanità Luigi Icardi ha spiegato che “il documento prevede la localizzazione di 91 case e 29 ospedali di comunità e 43 centrali operative territoriali, per un investimento complessivo di 214 milioni di euro tra finanziamenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e altri finanziamenti per sopperire ai tagli decisi dal Governo per assicurare maggiori finanziamenti del Pnrr alle regioni del Sud”.
“Abbiamo lavorato a ritmi serrati – ha dichiarato l’assessore – sulla base delle indicazioni fornite di volta in volta dall’Agenas. Abbiamo chiesto ai direttori sanitari di valutare dove potessero essere ubicate le strutture, coinvolgendo anche informalmente i sindaci, privilegiando l’utilizzo di immobili già esistenti, di proprietà aziendale o comunale, come richiesto dalle indicazioni nazionali e puntando al massimo risparmio del suolo”.
“Tra i problemi che occorrerà affrontare – ha concluso – spicca quello legato al reperimento e alla gestione del personale, in particolare medici di base e infermieri, superando la norma ministeriale che pone un tetto alle assunzioni”.
Il dibattito è stato aperto da Domenico Rossi, intervenuto per il Pd con Raffaele Gallo, Diego Sarno, Monica Canalis, Maurizio Marello e Domenico Ravetti. Hanno lamentato “l’assenza di confronto e dialogo in Commissione e in Aula su un tema tanto importante, nonostante le richieste della minoranza. La delibera è un elenco di indirizzi e di potenziali 'scatole vuote' che poco hanno a che vedere con un lavoro di progettazione. Stiamo per contrarre un debito a nome delle future generazioni e ci saremmo aspettati più approfondimento e dialogo con il territorio”.
Per la Lega Alberto Preioni e Alessandro Stecco hanno osservato che “con questa delibera la Regione si dota di strutture di medicina territoriale. Diversi Paesi europei, che in questo campo sono più avanti di noi, hanno saputo rispondere meglio all'emergenza nella pandemia e all’affollamento ospedaliero. Riteniamo che chi andava interpellato, direttori generali delle Asl e sindaci, sia stato interpellato e che la condivisione, rispetto ai tempi a disposizione, sia stata massima. La delibera rappresenta uno step all’interno di un progetto più ampio che viene definito passo a passo con il Governo.”.
Per Fdi Paolo Bongioanni e Carlo Riva Vercellotti hanno dichiarato che “la delibera rappresenta una pietra miliare di questa legislatura perché con essa parte il futuro di una sanità piemontese più vicina al territorio e ai cittadini. Abbiamo scontato la mancanza di un’adeguata medicina territoriale soprattutto nel corso della pandemia e ringraziamo l’assessore per aver fatto sì che, nonostante il taglio dei fondi deciso dal Governo, il Piemonte possa comunque realizzare quanto previsto. La pandemia ci ha fatto aprire gli occhi sulla necessità dei servizi di prossimità sul territorio”.
Marco Grimaldi (Luv), intervenendo a proposito dell’ex ospedale Maria Adelaide di Torino, ha notato che “la Regione prima dice di volere in quell’area uno ‘studentato’ ma poi non partecipa al bando sulle residenze universitarie finanziate dallo Stato. Poi dice di essere disponibile a programmarvi una casa di comunità ma non candida l’immobile di Lungo Dora Firenze tra le risorse del Pnnr”.
Per Alessandra Biletta (Fi) la delibera costituisce “un tassello di fondamentale importanza per l’integrazione con le strutture ospedaliere. Il modello ‘ospedalicentrico’ ha mostrato i propri limiti e la presenza di una popolazione sempre più anziana richiede per la gestione delle acuzie la sperimentazione di nuovi percorsi”.
Per Sarah Disabato (M5s) il provvedimento “è davvero troppo scarno: non sappiamo quali opere saranno costruite ex novo e quali saranno frutto di riqualificazione, quanto saranno estese, quali servizi offriranno e di quale e quanto personale abbisogneranno”.
Francesca Frediani (M4o) ha ricordato che “il Consiglio regionale ha il compito di discutere, confrontarsi e votare i provvedimenti, mentre ci troviamo a votare un provvedimento senza essere in possesso dei dati necessari a una valutazione attenta”.
Per Silvio Magliano (Moderati) “il Piemonte, con un numero crescente di anziani, dovrà fornire servizi sempre più adeguati a chi vive situazioni di cronicità non potendo immaginare di ospedalizzarli tutti o di ospitarli nelle Rsa. Mi auguro, inoltre, che nella programmazione si tenga conto dei bisogni dei portatori di malattie rare e dei loro familiari”.
Dei 17 emendamenti presentati - 11 di Luv, 5 del Pd e 1 della Giunta - ne sono stati approvati 3. Quello della Giunta che, per l'Asl To4, sostituisce in seguito al confronto con i sindaci il finanziamento previsto per la casa di comunità di Crescentino (Vc) con quella di Cavagnolo (To); quello del primo firmatario Ravetti (Pd) che per l'Asl Al prevede il rafforzamento dell'ospedale di comunità di Ovada; quello del primo firmatario Grimaldi (Luv) che inserisce all'interno del testo della delibera un riferimento alla pandemia come elemento che "ha dimostrato una volta di più l'importanza della medicina territoriale ai fini di prevenzione sanitaria e di effettiva garanzia del diritto universale alla salute". Respinto, infine, l’ordine del giorno del primo firmatario Grimaldi (Luv) per garantire l’apertura di una casa di comunità presso l'ex ospedale Maria Adelaide di Torino.