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Materia Sanità
Sin dal 1975 tutti i principali temi che possono rendere costituzionale una pena detentiva non sono più di esclusiva competenza dell’Amministrazione penitenziaria. L'ordinamento penitenziario, approvato, dopo non pochi travagli e tragedie con la legge 354/1975 e per troppi aspetti non ancora del tutto attuato, ha esplicitamente previsto e prescritto che l’esecuzione penale in carcere deve essere un percorso condiviso fra amministrazioni e servizi pubblici diversi (autonomi e indipendenti) e con il supporto fecondo della “società civile”, del tessuto socio-economico del territorio e delle sue istituzioni locali.
Sulla sanità penitenziaria il complicato combinato disposto di norme e regolamenti, al termine di una fin troppo graduale e diluita riforma del settore, risulta essere - ormai da 16 anni - una tematica di esclusiva competenza del Servizio sanitario nazionale, dunque del Servizio sanitario regionale, dunque delle Regioni.
Si tratta di un percorso iniziato con la legge 421/1992 e il collegato decreto legislativo 502/1992 e successive modifiche, sul Riordino della disciplina sanitaria, proseguito con la legge 419/1998, e il collegato decreto legislativo 230/1999, recante norme per il riordino della medicina penitenziaria, e con la legge 244/2007 sulla formazione del bilancio statale, e concluso a fatica – 16 anni dopo - con il decreto del presidente del Consiglio dei ministri del 1° aprile 2008 inequivocabilmente intitolato Modalità e criteri per il trasferimento al Servizio sanitario nazionale delle funzioni sanitarie, dei rapporti di lavoro, delle risorse finanziarie e delle attrezzature e beni strumentali in materia di sanità penitenziaria.
Il Consiglio regionale del Piemonte ha recentemente concluso una significativa e opportuna azione di analisi e di monitoraggio del servizio sanitario assicurato dalla Regione alle 13 carceri per adulti e all’istituto penitenziario per minorenni. Il gruppo di lavoro, istituto con la mozione consiliare 916, proposta dai primi firmatari Domenico Rossi (Pd) e Sara Zambaia (Lega) nel novembre 2022, ha lavorato nell’ambito della Commissione Sanità dell’Assemblea legislativa attraverso una dozzina di audizioni, un sopralluogo alla Casa circondariale Lorusso me Cutugno di Torino e con la redazione di un documento finale condiviso da maggioranza e minoranza.
Nel dare atto al gruppo di lavoro di aver valorizzato anche il contributo offerto da questa figura di garanzia regionale, in particolare facendo proprio il Dossier delle criticità in ambito sanitario compilato dal Coordinamento dei Garanti territoriali piemontesi, si possono sottolineare alcuni aspetti evidenziati nel documento e nel dibattito del Consiglio e formulare qualche riflessione conclusiva.
Intanto si potrebbe dare per acquisita la fotografia dei punti nevralgici del contesto penitenziario, ben conosciuto dagli “addetti ai lavori” e ben focalizzato dal Consiglio regionale nel corso del dibattito in Aula: sovraffollamento, mancanza di personale (non solo di agenti ma anche di medici, infermieri, educatori...), disagio mentale crescente, necessità di interventi per l'accoglienza dei nuovi giunti, per la formazione scolastica o professionale dei giovani adulti, per far fronte ai rischi di autolesionismo e suicidio, per coinvolgere maggiormente i servizi e il territorio, per favorire la co-responsabilità delle amministrazioni nelle rispettive competenze.
Si possono poi evidenziare le linee di azione indicate e auspicate: una rinnovata attenzione alla governance di vertice della Sanità penitenziaria, la concreta sperimentazione e attivazione della telemedicina, l’individuazione e l’attivazione di concreti incintivi economici e professionali per gli operatori sanitari, la costruzione di un rapporto sinergico fra i presidi sanitari penitenziari, gli ospedali e la rete territoriale, garantendo corsie differenziate per visite e interventi che permettano azioni coordinate fra i servizi coinvolti, limitando disagi e disservizi.
La cronaca di questi anni recenti si è incaricata di rendere evidente - prima, dopo e durante la pandemia – le carenze e le criticità strutturali e organizzative della Sanità penitenziaria non solo in Piemonte. La lezione che lascia questa stagione complicata e che il Consiglio regionale del Piemonte ha fatto propria, è la consapevolezza che ci sono ampi margini di miglioramento e una nuova consapevolezza e responsabilità.
Al termine del dibattito in Aula l’assessore regionale alla Sanità Luigi Icardi ha preso in carico il “fardello”, in gran parte già noto all'Assessorato, dichiarando la propria disponibilità a recepire i suggerimenti, a cominciare dal chiedere alla Giunta di istituire un tavolo decisionale al vertice tra le amministrazioni regionale e penitenziaria.
Esiste già - infatti - ed è attivo come punto di osservazione privilegiato previsto dalla riforma, un Gruppo tecnico interistituzionale della Sanità penitenziaria (Gtsip), di cui fa parte anche questa figura di garanzia, e il recente passato ha evidenziato la necessità di un luogo di vertice decisionale fra le due amministrazioni.
Personalmente, credo ci sia lo spazio e l’opportunità per una Cabina di regia cui si debbano sedere l’assessore e il provveditore per condividere le decisioni, anche sulla base di quanto suggerito di volta in volta dal Gtisp.
Appare - infine - da sottolineare l’efficace immagine, richiamata nel documento e nel dibattito dei consiglieri regionali, di una "manovra a tenaglia", in cui si auspica un’azione politica e istituzionale convergente fra i vari livelli di governo e le diverse amministrazioni competenti. E un ruolo significativo, in questo campo, non può non averlo la Conferenza Stato-Regioni, le cui linee guida del 2015 sono state tradotte nella prima delibera attuativa della sanità penitenziaria, la 26/2016.
In attesa di un’auspicata manovra di vasto respiro, non resta che confidare e operare per una più modesta determina regionale che istituisca un tavolo decisionale delle figure apicali per cominciare a concretizzare il prezioso lavoro svolto.
bruno mellano