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Piemonte, in calo le dichiarazioni di stato d’adottabilità

Tipologia articolo Comunicati stampa

Data pubblicazione

Rispondendo ai quesiti posti dai consiglieri Monica Canalis (Pd), Valter Marin e Gianluca Gavazza (Lega), Joelle Long dell’Università di Torino ha evidenziato come “il Tribunale dei minori del Piemonte e della Valle d’Aosta utilizzi sempre meno le dichiarazioni di stato di adottabilità per i minori, il provvedimento più pesante perché rompe di fatto i legami tra il minore e la sua famiglia d’origine. Nel 2009 erano 101, nel 2013 sono stati 79 e nel 2017 sono stati 56”.

Le informazioni sono state rese note nel corso dell’audizione in Commissione Sanità, presieduta dal vicepresidente Andrea Cane, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sul sistema regionale di segnalazione e presa in carico dei casi di abuso e maltrattamento sui minori, di allontanamento dai nuclei famigliari di appartenenza e della collocazione in comunità o affido.

“In rapporto agli abitanti, il Piemonte si colloca al secondo posto, dopo la Liguria, per quanto riguarda gli affidi famigliari di minori e al quinto, dopo il Molise, la Liguria e le provincie autonome di Trento e di Bolzano, per quanto riguarda l’accoglienza in strutture”, ha dichiarato la docente di Pedagogia sperimentale dell’Università di Torino Paola Ricchiardi.

Oltre a Ricchiardi nell’audizione di questa mattina, l’ultima riguardante l’indagine conoscitiva, sono intervenute – sempre in rappresentanza dell’Università di Torino – le docenti di Pedagogia sperimentale Emanuela Torre, di Servizio sociale e famiglia Marilena Dellavalle e appunto di Istituzioni di diritto privato e famiglia Long.

Tutte hanno sottolineato – con sfumature diverse – la necessità che la Regione investa maggiormente nei servizi sociali, nella neuropsichiatria e nella psicologia infantile per arginare il turnover degli operatori, assottigliare le liste d’attesa e realizzare interventi maggiormente efficaci per i minori e per le loro famiglie d’origine.

Riferendosi ai dati di una ricerca svolta a livello nazionale dall’Università nel corso di ventiquattro anni su 408 minori che sono stati o che sono in affido famigliare, Torre ha sottolineato che “i motivi che hanno portato all’allontanamento dalle famiglie d’origine è rappresentato nel 37% dei casi da dipendenza o disagio psicologico dei genitori, nel 20% dall’incapacità genitoriale e nel 13% da maltrattamenti. In nessun caso si è mai allontanato un figlio dai propri genitori per motivi esclusivamente economici”.

Dellavalle, infine, ha osservato come “l’attuale normativa in materia di minori, che contempera il diritto del bambino a vivere in famiglia con il diritto a essere protetto nel suo sviluppo armonioso, solleciti a favorire la partecipazione attiva della famiglia d’origine ove ci sia la disponibilità a collaborare e a riconoscere la difficoltà dei propri figli”.

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Carlo Tagliani

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