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La parità di genere alle elezioni del 2024 in Piemonte

Tipologia articolo Notizie

Materia Affari istituzionali

Data pubblicazione
L'atrio di palazzo Lascaris, il giorno dopo le elezioni (repertorio)
L'atrio di palazzo Lascaris, il giorno dopo le elezioni (repertorio)

Introdotto dalla nuova legge elettorale subalpina, approvata nell’ultima legislatura, il voto con preferenza di genere alle elezioni regionali in Piemonte è una misura adottata per promuovere la parità di genere nella rappresentanza politica. Questa norma permette agli elettori di esprimere due preferenze per i candidati al consiglio regionale, a condizione che siano di genere diverso, cioè una per una donna e una per un uomo. Questo sistema è parte di un più ampio sforzo per garantire una rappresentanza equilibrata tra uomini e donne nelle istituzioni politiche, come richiesto dalla legislazione nazionale.

Come funziona

Il meccanismo del voto con preferenza di genere nelle elezioni regionali in Piemonte è abbastanza semplice:

  1. Esprimere due preferenze: quando un elettore riceve la scheda elettorale, può esprimere fino a due preferenze per i candidati al consiglio regionale. Queste due preferenze devono essere date a candidati di sesso diverso. Si può sempre scegliere di dare una sola preferenza.
  2. Invalidità delle preferenze: se un elettore esprime due preferenze per candidati dello stesso sesso, la seconda preferenza viene annullata e viene contata solo la prima.
  3. Semplicità del voto: L’elettore può votare per una lista barrando il simbolo della lista e scrivendo i nomi dei due candidati (un uomo e una donna) accanto al simbolo.

Questo sistema è progettato per incentivare gli elettori a scegliere candidati di entrambi i sessi, promuovendo così la parità di genere all’interno del consiglio regionale.

Perché si fa

La ragione principale per l’introduzione del voto con preferenza di genere è quella di promuovere la parità di genere nella rappresentanza politica. Questo obiettivo è motivato da diverse considerazioni:

  1. Equità e giustizia: è una questione di equità garantire che uomini e donne abbiano pari opportunità di essere eletti e di rappresentare i cittadini nelle istituzioni politiche.
  2. Rappresentanza completa: una rappresentanza politica equilibrata tra i sessi riflette meglio la composizione della società e garantisce che le diverse prospettive e interessi di uomini e donne siano adeguatamente rappresentati.
  3. Incentivo per le candidature femminili: sapere che esiste una possibilità concreta di essere eletti può incoraggiare più donne a candidarsi, contribuendo così a superare le barriere culturali e sociali che spesso limitano la partecipazione femminile alla politica.

Storia della Norma

La normativa che introduce il voto con preferenza di genere nelle elezioni regionali in Piemonte fa parte di un più ampio movimento verso la parità di genere nella politica italiana. Ecco un breve excursus storico:

  1. Legge Golfo-Mosca (2011): a livello nazionale, la legge 120/2011, nota come legge Golfo-Mosca, ha introdotto quote di genere nei consigli di amministrazione delle società quotate e delle società a controllo pubblico. Questo ha rappresentato un passo significativo verso la promozione della parità di genere nei luoghi decisionali.
  2. Modifiche alla legge elettorale (2014): successivamente, la legge 56/2014 ha introdotto l’obbligo per le liste elettorali di rispettare una rappresentanza minima di genere, stabilendo che nessuno dei due sessi può essere rappresentato per meno del 40% nelle liste.
  3. Introduzione della preferenza di genere in Piemonte: diverse regioni italiane hanno successivamente adottato la preferenza di genere nelle loro leggi elettorali. Il Piemonte ha implementato questa norma per le elezioni regionali il 7 luglio del 2023 con la nuova legge elettorale, seguendo l’esempio di altre regioni e in linea con le direttive sulla parità di genere: l’articolo 14 norma la parità di genere, stabilendo che nessuno dei due sessi, sia nelle liste circoscrizionali sia in quelle regionali (i cosiddetti listini), possa essere rappresentato in misura superiore al 60% dei candidati tenendo inoltre conto dell’alternanza fin dove possibile. Viene quindi introdotta la succitata preferenza di genere permettendo all’elettore di esprimere fino a due preferenze, con annullamento della seconda in caso di preferenze per candidati dello stesso sesso.

Impatto e risultati

L’introduzione del voto con preferenza di genere, dove già applicato, ha avuto diversi effetti:

  1. Aumento della rappresentanza femminile: tra gli obiettivi generali delle politiche di parità di genere c’è l’aumento della percentuale di donne nei Consigli regionali dal 21% ad almeno il 40%
 
  1. Cambio di mentalità: nell’indice sull’uguaglianza di genere 2023 elaborato dall’Eige (Istituto europeo per l’eguaglianza di genere), l’Italia, con un punteggio di 68,2 su 100, si posiziona al 13° posto nell’Unione Europea per quanto riguarda l’Indice di Parità di Genere. Rispetto al 2010, il Paese ha registrato un incremento di 14,9 punti, il maggiore tra gli Stati membri, guadagnando otto posizioni nella classifica. Tale progresso è attribuito soprattutto ai miglioramenti nell’indicatore del potere, dove ha guadagnato 37,5 punti. Dal 2020, il punteggio generale dell’Italia è salito di 3,2 punti, grazie in particolare ai progressi nel tempo e nel potere, con aumenti rispettivamente di 8,1 e 5,8 punti. Questo ha permesso all’Italia di salire di una posizione nella classifica, raggiungendo il tredicesimo posto (fonte: Servizio studi Camera dei Deputati)

L’iter della norma non è stato immune dal dibattito politico, negli anni, poiché diverse critiche hanno segnato il percorso della parità di genere elettorale:

  1. complessità del voto: secondo chi era contrario alla norma, alcuni elettori possono trovare difficile comprendere come esprimere correttamente le due preferenze, rischiando di annullare il proprio voto.
  2. Accusa di discriminazione inversa: alcuni ritengono che la preferenza di genere possa discriminare i candidati di sesso maschile, tradizionalmente più numerosi, creando una sorta di quota non ufficiale.
  3. Limitazione della libertà di scelta: c’è anche chi ha obiettato che questa norma limiti la libertà dell’elettore di scegliere liberamente i propri rappresentanti, costringendoli a una seconda scelta diversa da quella preferita. Resta comunque, come detto, la possibilità di dare una sola preferenza.

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