Tipologia articolo Comunicati stampa
Materia Sanità

Il presidente della commissione Sanità Luigi Icardi ha dichiarato la disponibilità a costituire un gruppo di lavoro per valutare la situazione delle prestazioni in intramoenia allargata e formulare proposte – anche sulla base di quanto avviene in altre regioni – per omologare le modalità operative in Piemonte.
Il vicepresidente della commissione Daniele Valle ha invece annunciato di aver presentato una mozione, sottoscritta dai gruppi di opposizione, per chiedere l’istituzione di un’indagine conoscitiva sullo strumento dell’intramoenia e sulla sua applicazione sul territorio.
È quanto emerso nella seduta odierna dove sono stati auditi i rappresentanti delle associazioni dei soggetti erogatori di tali prestazioni.
Ugo Riba del Gruppo regionale imprese sanitarie private (Grisp), ha infatti denunciato che “sul territorio piemontese ogni Asl stabilisce regole farraginose e difficili da applicare. Per questo chiediamo che sia la Regione a stabilire criteri normalizzati, sia nei rapporti della normativa sia nei rapporti con noi. Siamo disponibili a dialogare con la commissione e con l’assessorato per avviare un processo che definisca la situazione”.
“L’attività ospedaliera intramoenia allargata – ha osservato Riba – permette un parziale abbattimento delle liste d’attesa, dal momento che almeno il 25% della popolazione italiana, pari a 15 milioni, dispone di un’assicurazione o di altre forme di previdenza privata e per questo si rivolge a noi”.
Le nostre – ha aggiunto – “sono aziende sanitarie a tutti gli effetti, che non chiedono fondi al Servizio sanitario nazionale e consentono al pubblico di non fare investimenti poiché dispongono di attrezzature proprie, mentre parte dei proventi che arrivano dall’attività di intramoenia allargata, viene trattenuta dagli ospedali pubblici: solo per le visite specialistiche, secondo un rapporto Agenas, lo Stato incassa più di un miliardo l’anno”.
Fabio Marchi di Confindustria Piemonte, ha invece rilevato che “quando sono state scritte le regole di funzionamento del privato puro non è stato consultato nessun rappresentante degli imprenditori del settore. Di qui la necessità di scrivere regole per rendere il sistema più efficace ed efficiente”.
“Regole più chiare, semplici e trasparenti – ha aggiunto Giancarlo Perla di Associazione italiana ospedalità privata (Aiop) – potrebbero inoltre contribuire a eliminare l’ombra del dubbio che in questi tempi ha creato un clima di sospetto e di sfiducia nei confronti della dirigenza di Aziende sanitarie ordinarie”.
Alle domande di Silvio Magliano (Lista Cirio), Valle (Pd) e Paola Antonetto (Fdi) sulle principali criticità riscontrate, gli auditi si sono soffermati – tra l’altro – sugli 800 software delle varie strutture che non comunicano tra loro, sull’impossibilità di inserire le prestazioni effettuate negli archivi, sui 600 tariffari vigenti per le prestazioni, sulle duplicazioni di procedure per le fatturazioni delle assicurazioni, che dilatano i tempi e fanno aumentare la burocrazia.
“Per fare un esempio – ha spiegato Paola Colloraffi di Unione Industriale – le cinque Asl con cui ci rapportiamo a Torino dispongono di cinque regolamentazioni e cinque sistemi operativi diversi. L’Emilia Romagna, invece, ha una totale sinergia tra pubblico e privato e a Bologna c’è un unico portale per le prenotazioni e le fatturazioni”.
Al termine dell’audizione i commissari si sono riuniti in seduta ordinaria per cominciare a valutare come procedere concretamente.
Con Icardi e Valle sono intervenuti il vicepresidente Davide Zappalà, Gianluca Godio (Fdi), Sarah Disabato (M5s), Giulia Marro (Avs) e Monica Canalis (Pd).