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Sì al Piano d’azione per la salute mentale

Tipologia articolo Comunicati stampa

Data pubblicazione

Il Piano d’azione per la salute mentale in Piemonte è stato approvato quest’oggi a maggioranza dall’Assemblea regionale.

La delibera, presentata per la Giunta dall’assessore alla Sanità Antonio Saitta, recepisce il Piano nazionale ed ha l’obiettivo di migliorare la governance del sistema attraverso l'istituzione di organi di partecipazione e di controllo sulle politiche adottate e sulla qualità dei servizi erogati e diffondere maggiormente le informazioni su ciò che il pubblico offre.

“Un lavoro frutto di un percorso ‘partecipato’ avviato da Ires Piemonte attraverso workshop e tavoli di lavoro che hanno coinvolto istituzioni, professionisti, associazioni, pazienti e famiglie – ha sottolineato l’assessore – che è continuato in Commissione Sanità e che ha accolto diverse modifiche proposte dai consiglieri regionali, dall’Anci e dal Cal”.

Tra le misure previste spiccano l’istituzione di un’apposita Consulta regionale, con il compito di far emergere problemi e avanzare proposte, e la creazione del Comitato di monitoraggio per verificare la progressiva attuazione del piano. Si punterà su campagne informative e di sensibilizzazione per diffondere la consapevolezza che la sofferenza mentale riguarda tutti e non va ghettizzata. Sono inoltre previste azioni per promuovere la salute mentale attraverso servizi di accompagnamento alla genitorialità, tavoli territoriali riservati alla promozione di una vita attiva e integrata in ogni fase dell’esistenza, l’accesso ai servizi dei Centri di salute mentale, l’integrazione dei percorsi di cura e il sostegno all’autonomia all’abitare, al lavoro e alla socialità.

Il dibattito è stato aperto dal consigliere Davide Bono (M5s) che ha sottolineato come recepire il Piano nazionale “sia sostanzialmente un atto dovuto, l’ideazione della cornice al cui interno si muoveranno i provvedimenti di settore dei prossimi anni”. Ha poi evidenziato che alcune associazioni di famigliari di pazienti psichiatrici audite in Commissione hanno lamentato di non essere state coinvolte nella redazione del Piano nonostante l’impegno profuso sul territorio per tenere alta l’attenzione sulle patologie psichiatriche. “Crediamo - ha concluso - che si tratti di un documento discreto ma non ci sentiamo di votarlo”. Sempre per il M5s, il consigliere Gian Paolo Andrissi, pur apprezzandone le finalità, ha paventato il rischio che il Piano possa rivelarsi “troppo vago” dal momento che non specifica quanti pazienti con problemi di salute mentale si trovino, per esempio, in difficoltà lavorativa e con quali risorse s’intenda porre rimedio a tale problema.

Per il Pd sono intervenuti i consiglieri Paolo Allemano e Andrea Appiano, schierandosi a favore del documento. “Dopo aver a lungo discusso di malattia mentale - ha osservato Allemano - possiamo ora discutere di salute mentale. Occuparsi di salute significa agire nella comunità, combattere per superare i pregiudizi che tendono a ‘etichettare’ chi si rivolge ai servizi di salute mentale , fare i conti con i problemi di governance e di accessibilità”. Appiano ha evidenziato come “dei circa 300 milioni di euro spesi annualmente per la salute mentale in Piemonte, il 34,4% sia destinato all’assistenza residenziale” e come si stia assistendo a una graduale diminuzione di ricoveri nelle fasce adulte della popolazione e un aumento tra le fasce più giovani. Di qui “la necessità di attenzione e coordinamento per quanto riguarda il delicato passaggio dalla minore alla maggiore età”.

Gian Luca Vignale (Mns) ha rilevato una serie di distonie tra il Piano d’azione per la salute mentale e la delibera di Giunta sulla revisione della residenzialità psichiatrica che dovrebbe diventare completamente operativa dal prossimo aprile. “L’enorme limite del Piano – ha dichiarato – è il suo essere conseguente alla Dgr 29, il suo prevedere azioni che riguardano l’accessibilità ai servizi e ai percorsi di cura, il sostegno all’abitare, al lavoro e alla socialità, non contemplati per i 2.500 pazienti che vivono nelle residenze psichiatriche”. Il Piano – ha osservato – non prevede neppure un euro di stanziamento: “Come verranno realizzati i percorsi previsti?”.

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