Peste suina, gli interventi dei consiglieri

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I lavori della seduta aperta del Consiglio regionale, dopo gli interventi degli invitati in rappresentanza degli enti e delle associazioni, sono proseguiti con quelli dei consiglieri regionali.

Alberto Preioni (Lega) ha lamentato “la scarsa autonomia concessa alla Regione. Bisognerebbe ascoltare le richieste di buon senso degli agricoltori e non le idee sbagliate di alcuni ambientalisti. Una fase, questa, dove i cacciatori possono essere protagonisti”.

Domenico Ravetti (Pd), prendendo le distanze da ogni giudizio negativo nei confronti delle associazioni ambientaliste, ha rilevato come “la Giunta regionale ha parlato fino ad ora di ciò che è stato mentre bisogna guardare avanti. A Giunta e maggioranza diciamo che senza dialogo con le opposizioni, non c'è autosufficienza rispetto alle criticità del territorio.”. 

“L’unica strada è quella dell’abbattimento – secondo Paolo Bongioanni (Fdi) - non c’è alternativa. Bisogna guardare anche alla legislazione, che talvolta ha bisogno di un tagliando. I problemi non dipendono solo dalla peste suina ma da questa specie invasiva che distrugge i campi e provoca incidenti stradali”.

Secondo Silvio Magliano (Moderati) “stiamo vivendo la somma delle crisi e dei rischi che si aggiungono alla peste suina. Il fenomeno della proliferazione dei cinghiali costituiva un problema anche prima di questa infezione. Dobbiamo contemperare l’esigenza di sicurezza sanitaria degli allevamenti e il sostegno concreto con gli indennizzi”.

“In Toscana gli abbattimenti dei cinghiali sono attuati in misura più equilibrata, stabile e monitorata rispetto al Piemonte – ha affermato Monica Canalis (Pd) -. In questi primi tre anni di attività della Giunta, abbiamo invece assistito ad uno scaricabarile verso il Governo nazionale, mentre altre regioni hanno lavorato meglio di noi utilizzando le loro prerogative”.

Matteo Gagliasso (Lega) ha proposto che “in terza Commissione, ogni 30 giorni, si forniscano gli aggiornamenti della situazione da parte del Commissario e degli assessori. Ormai è un problema di ordine pubblico: ogni sei mesi c’è un incidente mortale causato dai cinghiali. Dobbiamo fare di più programmando le stagioni venatorie in modo coerente. Ci vuole sinergia tra territorio e istituzioni”.

“Ricordiamo che si tratta di un virus che si diffonde per colpa delle attività umane – ha detto Giorgio Bertola (M4o) -. L’Efsa (Agenzia europea sulla sicurezza alimentare) sostiene che con la caccia e la cattura si potrebbe favorire il rischio di diffusione della Psa. Siamo ostaggio della minoranza della lobby venatoria”.

Sean Sacco (M5s) ha sottolineato la necessità “di mettere nelle condizioni le Province di assumere guardie venatorie, necessarie per svolgere i censimenti e gli abbattimenti. Una situazione costosa a causa dei risarcimenti verso le aziende danneggiate ma anche per il mancato valore aggiunto delle attività danneggiate”.

Per Paolo Demarchi (Lega) “la peste suina potrebbe spazzare via l’intero settore suinicolo che dà lavoro a 3 mila addetti più i 3 mila dell’indotto. Queste aziende hanno spese senza precedenti per evitare il dilagare del fenomeno. I problemi per la sicurezza stradale, sommata alla devastazione dei campi agricoli e alla peste suina, vanno oltre l’emergenza. Per questo motivo ci vorrebbero strumenti speciali; invece abbiamo una legge inadeguata del 1992”.

Claudio Leone (Lega) ha parlato “di una pessima legge regionale fatta con eccesso di ambientalismo che il buon senso ha difficoltà a comprendere. Oltretutto l’invasione del lupo non ha limitato i cinghiali, anzi, ha avuto l’effetto contrario. I vincoli della Ue sono stati disegnati per il Belgio, che ha una morfologia diversa dal Piemonte dove è difficile circoscrive il territorio. Si deve cambiare rotta e fare una legge adeguata al periodo in cui viviamo. La caccia è l’unico strumento per limitare il numero e l’espansione dei cinghiali”.

Per Paolo Ruzzola (Fi) “ci troviamo di fronte ad un problema estremamente complesso non risolvibile con semplici soluzioni. Ci vuole un insieme d’interventi: la peste suina è solo una parte del problema. Il blocco dell’esportazione dei prodotti suinicoli causerebbe danni gravissimi. Se la caccia fa diffondere davvero l’epidemia, allora prima si recinta la zona e, in un secondo momento, si procedere all’abbattimento”.

“È il mondo scientifico che deve darci le soluzioni e la politica deve prendere le decisioni – ha affermato Maurizio Marello (Pd) -. Dobbiamo trovare il personale per gli abbattimenti: anche i cacciatori da soli non sarebbero sufficienti: ci vuole il concorso di tutti, se necessario si fa scendere in campo anche l’Esercito”.

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