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Il neurofeedback per combattere il deficit di attenzione

Tipologia articolo Comunicati stampa

Data pubblicazione

Uno stretching per il cervello, una sorta di allenamento per aiutarlo ad autoregolarsi. È quanto si propone la metodogia neurofeedback nella cura di chi è affetto da deficit di attenzione con iperattivismo (Adhd), al centro del convegno “Riprendiamoci il futuro”, che si è svolto questa mattina nell’Aula consiliare di Palazzo Lascaris.

Scopo dell’iniziativa - realizzata dalla Fondazione Laps con il sostegno del Consiglio regionale e il patrocinio della Fondazione Crc e Intesa San Paolo Onlus con il supporto di Gea soluzioni – è stato presentare, per la prima volta in Italia, la sperimentazione di questo innovativo intervento nei confronti di chi è affetto da Adhd.

“Oggi non è che un giorno qualunque di tutti i giorni che verranno, ma ciò che si farà in tutti i giorni che verranno potrebbe dipendere da quanto si fa oggi - ha dichiarato il presidente del Consiglio regionale Nino Boeti, citando un celebre aforisma di Hemingway, in apertura dei lavori -. L’Adhd è una patologia relativamente recente, che cominciò a essere classificata e diagnosticata negli Usa perché sembrava ‘inventata’ al fine di prescrivere psicofarmaci. Oggi sappiamo che la sua cura non può basarsi solo sui farmaci ma su una ‘santa alleanza’ tra famiglia, istituzioni, psicologia e psichiatria”.

Nel corso dei lavori - moderati dal segretario generale della Fondazione Laps Roberto Collura alla presenza della garante regionale per l’Infanzia e l’Adolescenza Rita Turino – la psicologa e psicoterapeuta Marilena Ruiu, presidente della Società italiana di biofeedback e neurofeedback (Sibenf), ha illustrato il progetto sperimentale, che prenderà il via a breve e coinvolgerà complessivamente sedici studenti degli Istituti Sommeiller di Torino e Giolitti e Guala di Bra (Cn) che presentano problemi di Adhd o di attenzione.

“Somministreremo loro una serie di sedute di neurofeedback e ne valuteremo i risultati nel tempo – ha spiegato – per dimostrare che i benefici, a differenza dei medicinali, sono a lungo termine. Vogliamo promuovere e divulgare questa tecnologia affinché venga conosciuta e diffusa all’interno delle Asl”.

La psicologa e psicoterapeuta Cristina Grazioli, componente del Consiglio direttivo della Sibenf, e la psichiatra e psicoterapeuta Chiara Bergesio, referente Adhd adulti dell’Asl To4 e componente della Sibenf hanno inoltre fornito alcuni dati sull’Adhd nell’infanzia e in età adulta.

Un disturbo che colpisce in età evolutiva e che, se non precocemente diagnosticato e adeguatamente trattato, può generare gravi conseguenze personali e sociali. Un problema che in Italia riguarda una percentuale compresa tra l’1 e il 2% della popolazione minorile e, in Piemonte, tra i 6.000 e i 12.000 minori in età scolastica.

Nella prima parte della loro vita le persone con Adhd presentano principalmente difficoltà a livello comportamentale come iperattività e impulsività, mentre in seguito diventa prevalente la componente cognitiva legata alla disattenzione.

“Mantenere uno sforzo nel tempo e organizzarsi per raggiungere i propri obiettivi – ha osservato Grazioli – diventa un’impresa quasi impossibile: quando il cervello non ha la possibilità di autoregolarsi, la pianificazione, l’inibizione di un comportamento non desiderabile e kla flessibilità diventano qualità impossibili da mettere in atto”.

“Gli adolescenti e gli adulti che soffrono di questo disturbo – ha aggiunto Bergesio – mostrano una significativa compromissione nel rendimento scolastico o lavorativo, nella qualità delle relazioni e nella capacità di conformarsi alle basilari norme sociali”.

 

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