Tipologia articolo Comunicati stampa
Materia Sanità
Il Consiglio ha approvato all’unanimità la legge che abroga la normativa regionale sulle partnership pubblico-private nella gestione e amministrazione di strutture sanitarie (art 23 legge 12/2008 e legge 1/2012). La norma è stata oggetto di una proposta di referendum abrogativo, promosso da Cgil, Ordine dei medici e Anaao. Resta in vigore la normativa quadro nazionale, il D.Lgs 502/1992, che disciplina le sperimentazioni gestionali prevedendo che le Regioni autorizzino programmi di sperimentazione gestionale aventi ad oggetto nuovi modelli gestionali che prevedano forme di collaborazione tra strutture del Servizio sanitario nazionale e soggetti privati, anche attraverso la costituzione di società miste a capitale pubblico e privato.
E’ stato invece respinto a maggioranza l’ordine del giorno collegato presentato dalle opposizioni, a prima firma Alice Ravinale (Avs), che chiedeva l’impegno della Giunta a non adottare future sperimentazioni ricorrendo alla norma nazionale.
Il dibattito ha occupato l’intera giornata di lavori dell'Aula, con numerosi interventi dei consiglieri.
Gianluca Godio (FdI) ha ricordato che “alla luce della conclusione dei programmi di sperimentazione gestionale già autorizzati e della stabilizzazione dell’unico modello gestionale ancora attivo, quello per la specializzazione del presidio ospedaliero di Omegna come Centro Ortopedico di Quadrante (COQ), è venuta meno l’esigenza di mantenere in vigore le norme regionali che questa legge abroga”.
Per Mauro Salizzoni (Pd) “la decisione della Giunta di abrogare la norma è un atto politico che ha tolto ai cittadini la possibilità di esprimersi sul tema della difesa del sistema sanitario pubblico. Stiamo assistendo ad uno squilibrio crescente tra pubblico depotenziato e privato convenzionato che drena risorse, senza una reale programmazione di sistema”.
Ravinale ha sottolineato che “addurre tra le motivazioni il costo del voto è un argomento populista e pericoloso. Accogliere la proposta referendaria avrebbe consentito di avviare un dibattito vero su un sistema che vede il privato sempre più pervasivo e il 10 per cento dei piemontesi che rinuncia alle cure per le lunghe liste d’attesa”.
Sarah Disabato (M5s): “Stiamo eliminando la norma regionale ma sappiamo che la norma nazionale consente nuove sperimentazioni gestionali pubblico-private e non abbiamo ricevuto rassicurazioni da parte della Giunta che non vi farà ricorso”.
Davide Zappalà (FdI): “essere per la sanità pubblica non significa intervenire in modo rigido, in alcuni casi le sperimentazioni hanno funzionato. Varrebbe piuttosto la pena valutare se modificare il numero di firme necessarie per utilizzare lo strumento referendario ed evitare di svilirlo per interessi propagandistici di parte politica”.
Nadia Conticelli (Pd): “parlare di sanità non è tema ideologico, riguarda la vita quotidiana delle persone e le firme raccolte sono state il grido di dolore della cittadinanza contro la destrutturazione della sanità pubblica. La Giunta e la maggioranza dicano cosa intendono fare per preservarla”.
Domenico Ravetti (Pd): “La sanità privata funziona quando è complementare, guidata dall’indirizzo di governo della sanità pubblica, abbiamo bisogno anche dell’imprenditoria che si occupa di sanità, ma dobbiamo evitare che diventi predominante”.
Domenico Rossi (Pd): “La mossa di abrogare la norma aggirando il referendum farà sì che le sperimentazioni in essere rimangano e altre possano essere attivate ricorrendo alla legge nazionale. Mentre la sanità è in sofferenza su molti fronti, la Giunta non si confronta con i territori e silenzia il dibattito pubblico”.
Daniela Cameroni (FdI): “Rimaniamo sostenitori della primazia del sistema sanitario pubblico e non stiamo avvantaggiando il privato, ma non lo demonizziamo. Se ci sono collaborazioni tra pubblico e privato che funzionan, per noi possono continuare”.
Paola Antonetto (FdI): “dire che il referendum è stato negato è una distorsione della realtà, oggi perseguiamo lo stesso risultato a costo zero per le casse pubbliche. Il problema non è l’apertura verso il privato, ma l’assenza per anni di una programmazione seria”.
Daniele Valle (Pd): “Si è persa l’occasione per aprire una discussione sulla politica sanitaria regionale, visto che le questioni arrivano in Consiglio a decisioni già prese e comunicate attraverso i giornali e alle opposizioni restano poche opportunità per confrontarsi sui temi.
Annalisa Beccaria (FI) ha ribadito che “abrogando la norma il centrodestra ha rispettato i patti”.
Vittoria Nallo (Sue): “C’è bisogno di riprogrammare la sanità regionale e restituire al pubblico il governo della sanità. La recente relazione della Corte dei conti sulla gestione pone dei problemi reali e ci dice che il sistema regge con un ricorso massiccio alla sanità privata, con dei costi che non siamo in grado di controllare”.
Fabrizio Ricca (Lega) ha sottolineato che “la norma abrogata è stata voluta dal centrosinistra, la stessa che appoggiava il referendum”.
Gianna Pentenero (Pd): “Sulla sanità il centrodestra ha fatto disastri, servirebbe una commissione specifica che certifichi lo stato dei conti perché ogni volta che si prova a parlarne non si capisce quali siano i costi attuali”.
Giulia Marro (Avs): “usare strumenti democratici non è mai uno sbaglio, la Giunta ha voluto neutralizzare il dibattito”.
Luigi Icardi (Lega): “La legge abroga due norme, mentre il quesito referendario chiedeva l’abrogazione soltanto della legge Cota del 2012, che metteva una pezza a quanto previsto da quella del 2008 voluta dalla giunta Bresso del 2008”.
Claudio Sacchetto (FdI) ha precisato che “nel dibattito sono state dette molte inesattezze”, mentre Roberto Ravello (FdI) ha detto che “ci troviamo di nuovo di fronte ad una sinistra che vuole abrogare se stessa, portando in Aula un dibattito inutile”.
Silvio Magliano (Lista Cirio) ha ribadito che “le richieste del comitato referendario sono state accolte abrogando la norma, è stata la soluzione migliore”, per Carlo Riva Vercellotti “il Ddl ha messo in luce le contraddizioni del centrosinistra”.
Alberto Unia (M5s): “pensiamo ai cittadini che hanno bisogno di una sanità pubblica efficiente anziché fare polemiche sterili”.
Il presidente della Regione Alberto Cirio, è intervenuto prima della votazione per dare il parere della Giunta sull’ordine del giorno collegato: “La nostra sanità pubblica ha delle eccellenze che in passato non sono state abbastanza valorizzate perché la sensibilità collettiva sulla sanità era diversa – ha detto -. Sulla proposta di referendum ha vinto il pragmatismo, abbiamo valutato la correttezza del merito e abbiamo agito di conseguenza, abrogando la legge.
Rispetto all’ordine del giorno - ha concluso - non possiamo votare a favore: noi mettiamo sempre al primo posto la sanità pubblica, ma se una collaborazione con il privato fosse conveniente per la Regione e per i cittadini la faremo, non ha senso demonizzarla e dire già oggi che non la faremo mai”.