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""Non c'è pace senza giustizia""
Oggi sarà a Torino, per impegni istituzionali, il ministra di Giustizia Marta Cartabia. Docente di Diritto costituzionale, la professoressa Cartabia è stata giudice della Corte costituzionale dal 2011 al 2020, dall'11 dicembre 2019 al 13 settembre 2020 presidente della Corte stessa e dal 13 febbraio 2021 è ministra della Giustizia nel Governo guidato da Mario Draghi.
Alle 18.15 il ministro sarà ospite di un incontro pubblico dell’Università del Dialogo presso l’Arsenale della pace (piazza Borgo Dora 61): la riflessione partirà dal tema “Non c’è pace senza giustizia”, uno slogan che mi è particolarmente caro. La frase programmatica di un lungo e fecondo impegno politico e culturale di Marco Pannella, a fine anni ’90 è stata ripresa per l’intitolazione dell’omonima associazione internazionale, animata in primis da Emma Bonino, che è stata protagonista della battaglia italiana per l’istituzione della Corte penale internazionale e, fra le altre, della lotta contro le mutilazioni genitali femminili.
La notizia che mi pare più importante qui sottolineare è che, nel poco tempo a disposizione di ogni esponente di Governo in queste giornate concitate, la professoressa ha deciso di recarsi in visita alla Casa circondariale “Lorusso e Cutugno” di via Adelaide Aglietta 35, dedicando l’intero pomeriggio alla comunità penitenziaria del capoluogo piemontese.
Si tratta di un passo importante e non scontato, certamente significativo e in linea con l’impegno personale e scientifico di Marta Cartabia: un segnale importante di vicinanza agli operatori penitenziari e ai detenuti di un carcere considerato fra i più complessi del nostro Paese. Il cronico sovraffollamento, le profonde criticità strutturali, i servizi precari che il territorio e le istituzioni hanno potuto mettere a disposizione del carcere, le scarse opportunità di relazione fra il dentro e il fuori di un tessuto sociale attento ma in difficoltà, le nuove esigenze e prospettive di un’esecuzione penale utile e finalizzata al recupero e al reinserimento sono le tessere di un puzzle che ci riguarda tutti direttamente.
L’ammonizione di Piero Calamandrei “bisogna vedere, bisogna starci, per rendersene conto” certamente non vale per la professoressa Cartabia che da giudice costituzione ha partecipato e animato l’iniziativa, che è diventata anche un docu-film, “Viaggio in Italia: la Corte Costituzionale nelle carceri” e da ministra, con il presidente Draghi, è stata nel carcere di Santa Maria Capua Vetere nel momento in cui i mezzi di informazione hanno rese pubbliche le immagini delle violenze di massa perpetrate ai danni dei detenuti.
Come Garante regionale ho già avuto un’occasione di incontro con il ministro quando, il 16 settembre scorso, ha voluto ascoltare, direttamente dalla voce delle figure di garanzia in una udienza dedicata presso il Ministero di via Arenula, la descrizione del quadro problematico delle Comunità penitenziarie italiane.
Oggi mi permetterò di consegnare a mano una copia del dossier delle criticità strutturali delle carceri piemontesi (13 per adulti e l’istituto penale minorile): la questione degli spazi è decisiva per una esecuzione penale che voglia tendere al senso costituzionale della pena e nello stesso tempo decisiva per le questioni di sicurezza, trattamento, presa in carico sanitaria, formazione, istruzione e lavoro.
La Casa circondariale di Torino ha vissuto momenti e situazioni molto difficili e pesanti negli ultimi anni, ma certo occorre onestamente sottolineare come la struttura torinese - i suoi operatori ma anche i suoi “ospiti” - ha molto da rappresentare ad un ministro della Giustizia sui problemi generali e di prospettiva delle carceri in Italia, in una fase in cui sembra si voglia e forse si possa finalmente affrontare il nodo della detenzione con il faro dei diritti e della dignità di chi ci vive e di chi ci lavora.
Dunque, benvenuta, ministro….anche perché anche in carcere vale il monito “non c’è pace senza giustizia”.
bruno mellano