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La Regione affronta la crisi termale di Acqui

Tipologia articolo Comunicati stampa

Data pubblicazione

La crisi che sta attraversando il termalismo di Acqui Terme, in provincia di Alessandria, è stata oggetto dell’esame della Terza commissione, presieduta da Claudio Leone.

È stata l’assessore al Turismo Vittoria Poggio, dopo la specifica richiesta di Domenico Ravetti (Pd), a svolgere l’informativa su una difficile situazione che vede al centro 25 lavoratori delle “Terme spa” per i quali è stata avviata la procedura di licenziamento.

Messa a dura prova anche dalla pandemia, come è stato sottolineato, l’attività degli stabilimenti termali, da sempre un’eccellenza per Acqui e l’intero Piemonte, rischia di provocare un grave contraccolpo per tutto l’indotto, comportando una perdita di posti di lavoro ben più grande e il depotenziamento dell’offerta turistica di quest’area della provincia di Alessandria.

L’assessore Poggio ha comunicato che venerdì scorso, su iniziativa del prefetto di Alessandria Francesco Zito, si è svolto un primo incontro tra la proprietà e le istituzioni, in primo luogo la Regione Piemonte.

“Se da parte della Regione c’è tutta la disponibilità ad aiutare e sostenere le terme di Acqui, da parte della proprietà ci dovrà essere la disponibilità a manifestare la volontà di continuare a investire e comunicare l’eventuale piano industriale di rilancio” ha sottolineato Poggio.

 La Regione vuole tutelare l’attività termale, ha poi ribadito l’assessore, operando su due direttive: il turismo e la sanità, ipotizzando l’utilizzo delle strutture termali acquesi anche per affrontare la riabilitazione dei pazienti che sono stati afflitti dal Covid e che soffrono di patologie collaterali.

Per quanto riguarda il risvolto occupazionale, si cerca un margine di trattativa con l’azienda, che vorrebbe trasformare i contratti di lavoro da tempo indeterminato a tempo determinato stagionale per evitare i licenziamenti.

Per l’assessore Marco Protopapa, la scelta di puntare sul privato non è stata felice e il danno non è solo alla città di Acqui, ma all’intero Piemonte.

Per Ravetti “non tutto il termalismo è in crisi, mi risulta solo quello di Acqui anche per questioni specifiche conseguenza di situazioni che si sono verificate, come il depotenziamento dei collegamenti”. Si è poi soffermato sulle concessioni delle acque termali.

Sean Sacco (M5s) ha sottolineato la criticità del passaggio delle terme acquesi dalla gestione pubblica a quella privata e dei risultati della cessione di competenze alla Provincia, che oggi non ha più ampie disponibilità finanziarie come in passato.

Per Alberto Preioni (Lega) “la scelta di vendere le terme non è di questa Amministrazione regionale. Questo è un settore strategico e importante, ma sappiamo benissimo che oggi il potere della Regione è limitato perché la proprietà è privata. La politica non deve alimentare false speranze, tuttavia è auspicabile anche un tavolo a livello nazionale”.

Marco Grimaldi (Luv) ha chiesto che la Regione possa riacquisire temporaneamente le concessioni e la struttura per una avviare un dialogo con nuovi possibili acquirenti.

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