Un progetto ha bisogno di uno spazio per crescere, un orizzonte di senso a cui guardare, un luogo anche di confine in cui coltivare sfide, creatività, innovazione, relazioni, risultati e reti di comunità professionali. Un progetto ha bisogno di sogni, di persone e di strumenti, di opportunità e di condivisione, di idee e di concretezza, di tempo e di rapidità d'azione, di errori e di apprendimento.
Ancora mi chiedo come il sistema organizzativo abbia metabolizzato questo progetto in un percorso che da componente del sistema mi ha portata a diventare un suo fulcro.
Nei vari momenti realizzativi alcune percezioni sembra abbiano prevalso su altre: a volte luogo di frontiera consentito nel quale poter pensare, ideare, sperimentare, resistere, anche giocare e fare, contando soprattutto sulla volontà e sulla tenacia; a volte strumento funzionale ad una cultura aziendale innovativa orientata alla progettualità; altre volte forma più ancorata agli aspetti burocratici che ai contenuti ed alle potenzialità progettuali. Forse la metabolizzazione del progetto nell'organizzazione sta nella miscela di tutte queste percezioni, al di là del dettato dell'articolo 40 della l.r. 34/1989 con i suoi elementi di fragilità e di forza.
Pur avvertendo il limite costitutivo di progetto incardinato in una struttura flessibile senza risorse proprie, ho sempre creduto vincenti la forza delle idee e dell'innovazione, l'intelligenza e l'impegno delle persone, sapendo di poter contare, già al mio start up, su un input istituzionale e su risorse progettuali e tecniche, rappresentate dal CSI-Piemonte e da un nucleo di funzionari consiliari, consapevoli della posta in gioco e della necessità di coinvolgere nella nuova modalità di lavoro progettuale tutte le risorse e le persone operanti nelle strutture coinvolte nel processo legislativo.
Così è stato. Nel progetto le persone hanno assunto un ruolo strategico e, infine, questo progetto ha investito tanto sulla capacità di fare gruppo e rete fra tutti coloro che con impegno hanno alimentato ed alimentano il flusso delle informazioni, le funzioni gestionali e di analisi e il governo tecnico e organizzativo della banca dati, quanto sulla condivisione di esperienze e diffusione di idee, su soluzioni efficaci e strumenti di lavoro e di apprendimento per qualificare l'attività normativa.
Un primo bilancio: parecchi i risultati raggiunti con nuove strade di sviluppo progettuale aperte, come prevede la metafora del progetto, molto sensemaking, qualche conflitto produttivo comunque basato su un sentire (un ethos) condiviso, qualche "occasione mancata" (ad esempio nell'ambito della ricerca funzionale alla banca dati), qualche dispersione di risorse e potenzialità non valorizzate, in un decennio che ha visto rapide evoluzioni tecnologiche e culturali non sempre capite fino in fondo o recepite con rapidi adattamenti.
Le persone sono, dunque, al centro della mia storia e di questo racconto.
Questa parte del libro è dedicata a tutti coloro che hanno contribuito con idee, sogni, ricerche, e lavoro di progettazione e alimentazione dei dati e dei testi alla mia realizzazione.
Ho scelto la forma dell'intervista perché più dialogica e in grado di trattenere quelle percezioni e sensazioni che il tempo inesorabilmente trasforma e fa dissolvere.
Un modo di raccontare anche uno spaccato di storia dell'organizzazione e della cultura dell'Ente e, in particolare, del Consiglio regionale e delle sue strutture attraverso le persone, la risorsa principale di una organizzazione.
Ho seguito un ordine delle interviste in cui ogni protagonista racconta la sua storia nella mia storia che ho diviso in tre atti per dare il senso del tempo in cui ogni interprete ha recitato la sua parte.
INTERPRETI
Banca dati ""ARIANNA"" (A) che pone domande
Enrica VALLE (EV) - CSI-Piemonte [Atti primo, secondo e terzo]
Domenico INZERILLO (DI) - CSI-Piemonte [Atti secondo e terzo]
Maria ROVERO (MR) - Consiglio regionale del Piemonte [Atti primo, secondo e terzo]
Mauro MARZOLA (MM) - CSI-Piemonte [Atti primo, secondo e terzo]
Paola MENSI (PM) - CSI Piemonte [Atti primo e secondo]
Adriana GARABELLO (AG) - Consiglio regionale del Piemonte [Atti primo, secondo e terzo]
Roberto CESCHINA (RC) - CSI-Piemonte [Atto secondo]
Silvia BERTINI (SB) - Consiglio regionale del Piemonte [Atti primo, secondo e terzo]
Sergio CRESCIMANNO (SC) - Giunta regionale [Atti primo, secondo e terzo]
Giuliano BERTELLO (GB) [Atti secondo
e terzo], Laura
AUTIGNA (LA), Maria Luisa CANDIDA (LC),
Laura BANDA (LB), Laura SPAGNOLINI (LS), Renata
REGGE (RR), Vanda MIGNONE (VM) e Celina BALDI (CB) [Atti primo, secondo
e terzo]
referenti legistici e documentali del Consiglio
e della Giunta regionali
Lucia CAPPELLO (LC) [Atti primo, secondo e terzo], Graziella PANETTO (GP) [Atto secondo], Silvano GHIGLIONE (SG) [Atti secondo e terzo]: Referenti specialistici della banca dati
Paola CANTAMESSA (PC) - CSI-Piemonte [Atti secondo e terzo]
Laura FAINA (LF) - Giunta regionale [Atti secondo e terzo]
Arturo DELUIGI (ADL) - Consiglio regionale del Piemonte [Atti primo e secondo]
Giuliana BOTTERO (GB) - Giunta regionale [Atti secondo e terzo]
Maria Luigia GIORIA (MLG) - Consiglio regionale del Piemonte poi Giunta regionale [Atti primo, secondo e terzo]
Carlo BIAGIOLI (CB) e Pietro MERCATALI (PM) - Istituto per la Documentazione Giuridica IDG-CNR di Firenze [Voci fuori campo]
Pietro MERCATALI (PM) - Istituto per la Documentazione Giuridica IDG-CNR di Firenze [Intervista/Lezione e prospettive]
"Se vuoi costruire una nave devi far crescere negli uomini il sogno di navigare ancor prima di preoccuparti del legno e di chi la costruirà."Le persone hanno lavorato al progetto attraverso una rete costituita dai nuclei professionali dei referenti legistici e documentali e dal Laboratorio giuridico.
Per alimentare e aggiornare la mia base dati secondo il modello distribuito ho potuto contare su figure professionali create ad hoc: i referenti banca dati individuati tra i funzionari tecnico-amministrativi e formati al trattamento dei testi ed alla gestione dei dati di iter; i referenti tecnico-giuridico (poi chiamati referenti legistici) individuati tra i funzionari tecnico-giuridici e formati alle nuove funzioni legimatiche e documentali per la codifica dei riferimenti normativi e degli indicatori giuridici.
Oltre a definire le figure dei referenti per assicurare lo svolgimento delle funzioni di sistema si sono creati anche i relativi nuclei (o strutture interattive) per favorire lo sviluppo continuo delle competenze e lo scambio di informazioni e di esperienze.
Per la progettazione e l'adattamento del sistema di informatica giuridica ho lavorato (e lavoro) intensamente con il Gruppo misto di progettazione Consiglio regionale e CSI-Piemonte: uno spazio di pensiero e di azione interessante in cui la visione informatica e quella giuridico-amministrativa si confrontano per trovare le soluzioni adeguate. Infatti, di lì sono passati piani di consolidamento e di progettazione, proposte di sviluppo (micro e macro) e di sperimentazione, azioni divulgative, formative e seminariali, linee istituzionali e gestionali, criticità e successi e, ovviamente, la mia riprogettazione.
Ormai i referenti fanno organicamente parte del sistema organizzativo, ma per diversi anni sono stati identificati solo rispetto alla banca dati e alle attività di monitoraggio svolte in incontri dedicati al controllo dei dati ed alla verifica delle anomalie di sistema, oppure in momenti di addestramento a nuove funzionalità del sistema o di affiancamento alla soluzione di problemi e di acquisizione di proposte di miglioramento.
I nuclei hanno consentito di definire sia un codice comune con attenzione alle diversità culturali e professionali, sia un insieme di obiettivi condivisi con le necessarie modularità per raggiungere i risultati previsti, la responsabilizzazione e l'autonomia operativa nell'ambito dei compiti e carichi di lavoro distribuiti, in un clima di collaborazione e partecipazione attiva.
Anche gli errori e i problemi rilevati nel sistema hanno costituito un'occasione di crescita e di rielaborazione (ovviamente non senza difficoltà per chi ha dovuto trovare le soluzioni) e ugualmente le critiche costruttive sono di fatto entrate nel circuito favorendo la valorizzazione dei diversi punti di vista e una circolazione delle informazioni, anzitutto, all'interno dei nuclei e nelle strutture consiliari coinvolte.
Molto devo al nucleo dei referenti banca dati che per primo ha sperimentato il nuovo flusso di lavoro, subendone tutto l'impatto innovativo ai vari livelli (organizzativo, comunicativo, standard di strutturazione dei testi e di gestione e codifica dei dati, vincoli di aggiornamento e controllo dei dati, apprendimento e uso di procedure e di strumenti informatici).
Questo nucleo nella fase del mio avviamento e consolidamento ha davvero dato un contributo notevole e sistematico, è stato il mio "zoccolo duro" che da gestore di dati e di testi con il passaggio al dossier virtuale si sta trasformando sempre più in gestore di documentazione strutturata e virtuale.
Questo nuovo passaggio non è indolore perché comporta un nuovo approccio al modo di lavorare, di pensare e di apprendere anche da parte del nucleo dei referenti legistici che, in questa fase di sviluppo del sistema, ha colto le potenzialità del paradigma ipertestuale-virtuale, accelerandone i processi applicativi. Questo è un indicatore di come sia cresciuta nell'arco di un decennio la cultura informatica anche nei funzionari preposti a funzioni tecnico-giuridiche sia nella gestione dei flussi documentali, sia nell'operatività in ambiente web, ipertestuale e virtuale.
I contributi dei singoli e dei nuclei hanno dapprima avuto un riconoscimento di mera annotazione nei piani di lavoro e solo nel momento in cui si è strutturato il programma di lavoro del Laboratorio giuridico, attraverso gruppi di lavoro e di progetto, è stata esplicitamente prevista un'incentivazione per gli obiettivi da raggiungere, come pure tutta l'attività formativa (esclusa quella addestrativa o esercitativa) svolta nel Laboratorio giuridico è, infine, rientrata nella cosiddetta formazione formale: due importanti riconoscimenti del percorso progettuale da parte dell'organizzazione regionale, quasi ad indicare una legittimazione ex post del progetto. Quando questo riconoscimento è stato dato l'ho sentito come un atto dovuto, ora ripercorrendo la mia storia lo percepisco come un indicatore della maturità raggiunta dal progetto proprio nel momento in cui il Laboratorio si dava un programma strutturato e in cui cominciava a emergere il bisogno di una mia rivisitazione.
Nel mio percorso progettuale l'apprendimento dei singoli referenti è stato centrale e si è in larga parte sviluppato nell'incontro con gli altri, ritornando agli altri in un processo circolare (e virtuoso), come pure la capacità di creare reti di relazioni dinamiche e aperte ha consentito di accrescere le motivazioni, l'autonomia e le competenze delle persone, dei nuclei e dei gruppi.
Il Laboratorio giuridico è una di queste reti in cui si è condensata la ricchezza conoscitiva del sistema "Arianna" e la proposta di temi di lavoro che si rinnovano nel tempo in relazione ai processi di qualificazione della normazione, di riforma costituzionale e dell'azione amministrativa.
Ideato nel Consiglio regionale per sviluppare la banca dati e l'ambiente di normazione e per consolidare il modello organizzativo di drafting distribuito, il Laboratorio giuridico ha dapprima operato attraverso attività formative, seminariali e addestrative e gruppi di lavoro (1) su temi funzionali al mio sviluppo e consolidamento.
Dal 1998, con il nuovo assetto dell'organizzazione regionale, il Laboratorio giuridico è diventato:
Infatti, nel Laboratorio giuridico della Regione si incontrano e lavorano i referenti legistici per approfondire temi e problemi attraverso attività seminariali e formative, scambi di esperienze con dirigenti regionali ed esperti, studio di casi ed esercitazioni; attività progettuali modulari in cui è dato ampio spazio all'autoformazione.
Le aree tematiche di base sono tre: ambiente di normazione (in cui centrali sono i temi delle tecniche legislative in senso lato e legimatiche), documentazione giuridica (per innovare i prodotti cartacei e on line) e semplificazione amministrativa e normativa (in cui sono centrali i processi di innovazione della pubblica amministrazione e delle sue regole amministrative e i processi di riforma costituzionale e del metodo della legislazione).
Il Laboratorio giuridico della Regione Piemonte - quale strumento di formazione, analisi e definizione di standard e metodologie sulle problematiche della qualità e delle tecniche legislative - ha compiuto un primo percorso di lavoro secondo le linee indicate dalle sedi istituzionali ed al programma delle attività progettuali (2)realizzate con l'apporto dei referenti legistici delle Direzioni regionali del Consiglio e della Giunta.
Gli interventi formativi svolti nel Laboratorio giuridico di regola hanno rispecchiato i temi dei progetti o specifici argomenti di lavoro e sono stati svolti da formatori interni, scelti fra dirigenti e funzionari, e da esperti di altre Regioni, istituzioni nazionali e docenti universitari.
Il Laboratorio giuridico, da quando è diventato il Laboratorio della Regione, ha sempre più concepito e realizzato la sua attività in aderenza al sistema organizzativo ed alle indicazioni delle Direzioni regionali. Questo ha pertanto comportato una certa fluidità nella partecipazione: infatti accanto ad un nucleo stabile di referenti si è avuto anche un nucleo in rotazione che ha determinato esigenze di progettazione ricorrente di cicli di formazione di base sulle tecniche legislative e, in particolare, sulle regole legistiche. Questo avvicendamento da un punto di vista operativo potrebbe apparire un onere, tuttavia da un punto di vista conoscitivo potrebbe essere considerato una forma di diffusione (almeno delle basi) delle tecniche legislative nell'Ente.
Il tema della qualità della legislazione (3) ha via via evidenziato la sua valenza istituzionale, anche per effetto dei processi di riforma costituzionale e del nuovo assetto dei poteri legislativi che impongono nuovi metodi della legislazione e un nuovo programma di lavoro del Laboratorio giuridico.
In questo quadro è già maturata l'esigenza di consolidare la rete del nucleo dei referenti legistici dell'Esecutivo anche con momenti formativi e di studio di casi o di specifiche problematiche da riportare poi al Laboratorio giuridico per approfondirne le risultanze. Tra i primi obiettivi operativi c'è quello di estendere anche nelle strutture assessorili il flusso integrato dei testi degli atti normativi compresi i regolamenti, secondo il protocollo d'intesa siglato dalle Direzioni Segreteria dell'Assemblea regionale e Affari istituzionali e processo di delega della Giunta regionale che lo attuano già dal 1999. (4) A questo obiettivo prioritario si collega anche quello di sviluppare l'applicazione di nuovi strumenti e metodi di analisi (ad es. l'analisi di impatto della regolazione -AIR) e gestione documentale (ad es. il "dossier virtuale" nella filiera del processo normativo, dalla progettazione all'attuazione e quindi alla valutazione, con regole procedurali condivise), in un'ottica di lavoro cooperativo.
Le strutture del Consiglio regionale dopo la fase sperimentale hanno ormai incorporato il dossier virtuale (5) nel procedimento legislativo con la predisposizione di dossier per le proposte di legge all'esame. Inoltre, nell'ambito dell'Osservatorio della legislazione viene implementato attraverso la mia base dati il rapporto periodico sulla legislazione regionale del Piemonte. (6) ;
Per svilupparmi e radicarmi nell'organizzazione e, senza vanità, per essere motore di innovazione e di produzione di strumenti utili e concreti, mi sono avvalsa di un modello organizzativo e informatico distribuito, aderente al flusso dell'iter legislativo, creando in parallelo alla struttura formale-burocratica (ancora improntata alle funzioni tradizionali di segreteria, resocontazione e istruttoria degli atti) alcune strutture informali necessarie per alimentare la banca dati legislativa e per introdurre nuove competenze di gestione informatico-documentale e di analisi legistico-legimatica e di valutazione dei processi e dell'impatto normativo.
Tutto questo per assicurare funzioni e informazioni per me vitali: non solo i testi strutturati delle leggi per essere identificati dal sistema e consultabili dagli utenti o i dati di iter delle leggi aggiornati in tutte le fasi (dalla presentazione, all'esame in Commissione, all'approvazione in Aula, alla promulgazione e pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione) per conoscerne lo stato e la vigenza, ma anche gli indicatori giuridici e finanziari delle singole leggi e i riferimenti normativi attivi e passivi necessari per aggiornare i testi coordinati e per analizzare la legislazione regionale.
Sono stata pensata come progetto (in termini di processi e di flussi identificabili nelle diverse attività che sostanziano l'iter normativo) e non come tessera di un organigramma gerarchico-funzionale, già al mio esordio quando sono stata approvata come struttura flessibile e poi nel 1998 quando sono stata cooptata nel Settore Sistema informativo consiliare che reca anche il mio nome.
Quel modello organizzativo flessibile e distribuito ha prodotto risultati, non senza difficoltà, perché ha avuto il necessario apporto delle risorse presenti nelle strutture stabili. Non ho quindi seguito uno schema di programmazione dall'alto, bensì un piano partecipato che mi ha consentito di fruire tutti i vantaggi e di capire che in un modello cooperativo "decisione e partecipazione" non sono termini contradditori.
Un modello senza dubbio sfidante che ha operato attraverso obiettivi dapprima prototipali e poi modulari che hanno facilitato il mio sviluppo non solo per necessità, ma anche per consapevolezza della complessità del progetto e delle interdipendenze tra ambiti informatici, giuridici, organizzativi e formativi. Con l' "ingegneria a spizzico" ho potuto modulare obiettivi, tempi, risorse e ho potuto far vedere i risultati effettivamente prodotti cercando di non confondere le cause con gli effetti.
La convivenza del modello organizzativo formale accanto a quello informale e del modello distribuito dei flussi accanto a quello integrato dei processi è stato un bel banco di prova per tutti, anche per il CSI-Piemonte che oltre alla sua funzione strumentale ha, nei fatti, svolto un ruolo più coinvolgente essendo anche presente con i suoi tecnici nella struttura consiliare per sviluppare il sistema informativo nel suo complesso, attraverso un modello che definirei di "partnership".
Questo ha fatto crescere il sistema e i processi di apprendimento e, al tempo stesso, ha consentito di avventurarsi nei labirinti dell'innovazione e della creatività, anche con il rischio di compiere delle fughe in avanti, e comunque assumendo le nuove tecnologie non come un artefatto fisico, bensì come un sistema di azione e di conoscenza per supportare lo svolgimento delle attività e la soluzione di problemi all'interno del contesto organizzativo.
Se l'interazione tra le componenti organizzazione e informatica è stata essenziale per il mio sviluppo, lo è stata anche l'interazione con la componente formazione perché ha prodotto apprendimento, creando occasioni e luoghi favorevoli al confronto, alla riflessione, alla sperimentazione e alla pratica operativa.
"L'apprendimento non è qualcosa che richiedeLe persone che hanno lavorato al mio progetto hanno, anzitutto, imparato lavorando, perfezionando le loro capacità, condividendo le proprie conoscenze, integrando nell'organizzazione quanto appreso nella gestione quotidiana, in sostanza facendo auto-formazione (da sole o in gruppo) attraverso la loro esperienza professionale. Con l'apprendimento informale le persone hanno assimilato, interiorizzato, capito, scoperto, cercato, applicato, risolto, dato senso al lavoro e contribuito a capitalizzare le competenze.
Hanno cioè contribuito a diffondere la cosiddetta "organizzazione della conoscenza" in cui sono sempre più collegati conoscenza ed esperienza, teoria e pratica, momenti formali e momenti informali, saperi soggettivi e saperi istituzionalizzati, risorse strumentali e gestionali e tutto ciò ad ogni livello di responsabilità.
Accanto alle regole e alle consuetudini burocratiche, l'organizzazione si è arricchita di nuovi usi e regole entrati attraverso la rete in cui convivono ormai nell'insieme i vari modelli incontrati nel mio percorso.
Oggi, con il linguaggio dominante della rete e con la riprogettazione della banca dati ancor più i soggetti di questa rete potranno acquisire maggiore autonomia, esprimere più soggettività elaborativa e critica dentro la rete e i suoi linguaggi ipertestuali e virtuali, in sintesi produrre apprendimento continuo.
Questa nuova forma di organizzazione inevitabilmente interagirà sull'attuale prassi organizzativa, generando potenzialità e percorsi nuovi rispetto a quelli in atto, ma anche nuovi vincoli che la rete stessa imporrà. Ne potrò raccontare quando avremo meglio compreso questi nuovi fenomeni e linguaggi e quando avrò verificato se il paradigma del virtuale, che ha il suo fattore cardine nell'interattività, avrà prodotto - come mi attendo - una maggiore ricchezza di scambi informativi, di conoscenza, di esperienza condivisa, di apprendimento, di appropriazione di linguaggi e tecniche, di autonomia, di flessibilità, di cultura e …..di nuovo nomadismo.
"Siamo nomadi al seguito del nostro divenire…."