Europa, migranti, frontiere. Diritti fondamentali e accoglienza dei profughi nell’Unione europea
44
in Germania con la rivoluzione produttiva avviata da qualche tempo. Solo il 20% dei migranti ha
titoli di studio superiori, ma nella maggioranza dei casi le loro precedenti esperienze lavorative
non sono rispondenti al fabbisogno del sistema produttivo locale. Infine quasi la totalità dei
migranti non ha una documentazione sulle proprie qualificazioni. Per assicurare loro l’inclusione
lavorativa occorre l’insegnamento della lingua locale e l’addestramento alle mansioni
tecnologicamente avanzate con un percorso lungo valutato da 3 a 7 anni. Va ricordato in
proposito che la Germania ha deliberato un piano di assistenza profughi di 93,6 miliardi di euro
per il periodo 2016-2020.
Le considerazioni e problemi che si trovano ad affrontare i paesi nordici avvertono anche
dei problemi e degli oneri sociali e produttivi che dovrebbe affrontare l’Europa nel suo insieme
qualora si decidesse di aprire le porte all’immigrazione per compensare il calo demografico
europeo. Per l’Italia e altri paesi mediterranei l’esperienza e il dibattito politico affrontati nel
Nord Europa sono emblematici e, al momento, sostanzialmente ignorati. In paesi con una
struttura produttiva meno avanzata, caso dell’Europa del Sud, sono favoriti gli inserimenti nelle
mansioni a basso costo e poco qualificate (badanti, edilizia, agricoltura, commercio ambulante)
e la diffusione dell’economia sommersa. Fatti questi che inducono a considerazioni severe sul
modello di sviluppo adottato a margine del fenomeno migratorio, favoriscono le critiche dei
paesi del Nord Europa neri confronti dei paesi mediterranei e inducono anche considerazioni
critiche circa la stasi della produttività e i limiti di una competitività fondata prevalentemente
sulla mobilità occupazionale e la riduzione del costo del lavoro.
L ’ i n t e r v en t o e s t e r n o
L’altra conseguenza dell’iniziativa tedesca è stata la presa di coscienza della necessità di
avviare accordi con i paesi terzi, aree di origine o di transito delle migrazioni.
Sotto tale aspetto sono da segnalare, nell’ordine, le decisioni assunte nel vertice EU-Africa
de La Valletta dell’11-12 novembre 2015
6
, gli accordi UE-Turchia, il Migration Compact
presentato dal governo italiano, il
Nuovo quadro di partenariato con i paesi terzi
proposto dalla
Commissione.
Per quanto riguarda il vertice Euro-africano, sono state stipulate intese con i paesi africani
orientate a depotenziare i flussi in arrivo sulle coste mediterranee dell’Europa. L’intesa più
significativa, raggiunta nell’ambito del vertice, è stata la “Dichiarazione congiunta UE-Etiopia
per una
Agenda comune sulla migrazione e la mobilità”
data l’importanza dell’Etiopia come
paese di origine, transito e destinazione di migranti irregolari e di rifugiati provenienti dal Corno
d’Africa e diretti in Europa. È stata, inoltre, adottata una dichiarazione politica e un piano
d’azione diretto ad affrontare le cause profonde della migrazione irregolare e migliorare la
cooperazione sulla migrazione legale e la mobilità. Nell’occasione è stato anche formalmente