Europa, migranti, frontiere - page 44

Europa, migranti, frontiere. Diritti fondamentali e accoglienza dei profughi nell’Unione europea
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Un f enomeno nuo v o : l ’ a r r i v o d i p r o f u g h i
Per anni l’UE ha conosciuto una migrazione quasi esclusivamente economica, di persone in
cerca di lavoro che trovavano opportunità occupazionali in un’economia in espansione. Erano
tali sia i migranti infraeuropei che quelli extracomunitari. Per quanto riguarda questi ultimi sono
affluiti in Europa: cinesi, filippini, egiziani, marocchini, africani sub sahariani, pakistani,
bengalesi, cingalesi, indiani e latino americani.
Tra il 2010 e il 2014 si è anche avuto un calo negli arrivi in relazione alla crisi economica
dell’Europa ma dal 2014 è cresciuta la componente dei migranti in fuga dal Medio Oriente e
dall’Africa, aree caratterizzate da Stati falliti, guerre, terrorismo, colpi di Stato e dittature
militari, ma anche carestie e crisi economiche. In altre parole andrebbero considerati profughi,
anche se non sempre sono riconosciuti tali, in quanto lo status di rifugiato è concesso sul piano
individuale in base alla Convenzione di Ginevra. Tuttavia c’è un’altra ragione che limita tale
riconoscimento generale. Mentre i migranti in cerca di lavoro, se privi di un’opportunità di
lavoro nei paesi UE, possono essere obbligati a lasciare il paese di arrivo (vedi il “Foglio di via”),
ammesso che sia possibile la loro identificazione, ed essere rimpatriati nei paesi di origine con i
quali esistono accordi per il ritorno in condizioni di sicurezza
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, i profughi devono essere
trattenuti e assistiti, posti sotto protezione internazionale, ovviamente con un onere a carico
dei paesi di prima accoglienza (Regolamento di Dublino III) in quanto anche per essi non è
applicabile il principio di libera circolazione UE. Ciò spiega il piano di riparto europeo
presentato dalla Commissione lo scorso anno e le resistenze che esso incontra nella sua
applicazione.
In ogni modo, è indubbio che ci troviamo di fronte a un quadro generale di destabilizzazione
nelle aree di prossimità dell’UE che richiede puntuali risposte economiche e politiche.
Naturalmente, in conseguenza della “grande fuga”, si è esteso il traffico di esseri umani
accompagnato dalle tragedie in Mediterraneo. Infine, una consistente percentuale di migranti è
costituita da minori non accompagnati.
Il fenomeno migratorio è in realtà strutturale per le ragioni anzidette e destinato a
permanere anche per ragioni demografiche. Infatti, a fronte di una popolazione europea che ha
un’età media compresa tra i 40 e i 50 anni ed è in declino demografico, le società che occupano
il Medio Oriente e il Nord Africa (dall’Iran al Marocco) sono società più giovani con un’età media
compresa tra i venti e i trenta anni. L’attuale popolazione complessiva, stimata in 500 milioni
potrebbe crescere a 800 milioni entro il 2050. A sua volta, l’Africa rimane un’area pronta a
esplodere per la crescita demografica non sostenibile. Nella parte centrale del continente dal
Sahara al Sud Africa escluso, l’età media della popolazione si concentra nella fascia d’età tra i
dieci e i venti anni e ciò lascia prevedere il raddoppio della popolazione africana, oggi di 1,1
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In realtà la maggioranza di essi sfugge ai controlli e si disperde “clandestinamente” in Europa.
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