Europa, migranti, frontiere. Diritti fondamentali e accoglienza dei profughi nell’Unione europea
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La lezione è decisiva per l’Europa se vuole porre sotto controllo i flussi migratori, rilanciare
la propria demografia, diventare protagonista della pace, della sicurezza e dello sviluppo nelle
aree di prossimità e aprirsi al multiculturalismo. I flussi migratori non si arrestano costruendo
muri e maggiori controlli alle frontiere, come propongono i movimenti politici populisti presenti
nei nostri Stati europei, ma assicurando condizioni di pace e sicurezza nel mondo, in Medio
Oriente e Africa, affinché le popolazioni locali possano coltivare la speranza di un futuro di
libertà da servitù straniere, di democrazia, di modelli sociali egualitari e solidali. Il compito non
è facile dato lo scontro di potenza in corso in Medio Oriente tra i paesi del Golfo, la Turchia e
l’Iran, mediato da Stati Uniti e Russia, e lo scontro che vede coinvolte potenze europee ed
extraeuropee per l’accesso alle risorse dell’Africa. Tuttavia, l’approccio avviato a La Valletta di
un rapporto con singoli paesi africani avrebbe acquisito un diverso significato se l’UE e i suoi
Stati membri avessero deciso di subordinare i loro aiuti e l’assistenza allo sviluppo alla creazione
di raggruppamenti regionali destinatari degli aiuti. Raggruppamenti chiamati allo sviluppo di
progetti comuni infrastrutturali nei settori dell’energia, del governo delle acque, della cultura e
della propria sicurezza, quali primi passi per l’avvio di processi di integrazione economica e di
unificazione politica regionale locale, com’è avvenuto in Europa con il progetto della Comunità
europea per il carbone e l’acciaio. L’opinione pubblica europea non ha valutato il rischio che gli
aiuti in programma per l’Africa possano servire a sostenere gli attuali governi locali corrotti,
inefficienti e asserviti agli interessi di potenze esterne. Allo stesso modo, qualsiasi progetto per
il Medio Oriente dovrebbe essere subordinato alla prospettiva della pacificazione dell’area,
all’estirpazione dell’Isis, al limite con l’invio anche di contingenti militari europei, sotto
mandato ONU, a garanzia del processo di pacificazione sia nel rapporto tra israeliani, palestinesi
e popoli arabi, sia tra le monarchie del Golfo, l’Iran, l’Iraq, la Siria e la Turchia.
Al contempo occorre che l’UE completi la sua unione economica e monetaria al fine di
adottare un modello di sviluppo avanzato capace di generare risorse per sostenere l’aiuto
esterno e le responsabilità che ne conseguono sul piano della sicurezza esterna e domestica, per
affrontare una produttiva divisione del lavoro con le aree di prossimità. Occorre ridare
prospettive future alla propria popolazione, introdurre un nuovo welfare per favorire una ripresa
delle nascite, fattore decisivo per combinare il nostro patrimonio culturale e storico con il
necessario multiculturalismo espresso dalle nuove relazioni tra i popoli nell’era della
globalizzazione.
Per rendere sostenibili i flussi migratori in arrivo.