Europa, migranti, frontiere - page 36

Europa, migranti, frontiere. Diritti fondamentali e accoglienza dei profughi nell’Unione europea
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Quantunque l’esigenza di cooperare con i paesi terzi sul fenomeno dell’immigrazione risulti
postulato fin dal Consiglio di Tampere, a livello operativo le azioni in tal senso sono apparse
poco strutturate, con un impiego di risorse economiche e umane complessivamente contenuto.
Una presa di coscienza per un cambio di passo è sembrata delinearsi con la definizione del
Global approach
quale orizzonte politico per i rapporti fra Ue e paesi terzi
18
. Più volte
richiamato tra il 2005 e il 2016, alla prova dei fatti il GAMM (
Global approach for Migration and
Mobility
) si è però rivelato più uno strumento ideale d’indirizzo che un programma effettivo,
articolato in precise serie di azioni.
A fronte di numerose dichiarazioni d’impegno su interventi di
state building
e
peace
building
nei cosiddetti
stati fragili
19
, nell’ambito della PEV (
Politica europea di Vicinato
) è
sempre prevalsa la convinzione che i flussi migratori possano essere arginati mediante accordi
bilaterali tra l’Ue e i paesi terzi di provenienza o transito dei profughi. Dal 2000 sino a oggi gli
esempi in tal senso sono stati numerosi, ancorché passati sottotraccia dalla maggior parte
dell’informazione. A bucare in parte questo silenzio mediatico è stato il progetto di accordo-
quadro Ue-Libia che, avviato nel novembre 2008, è stato formalizzato come una
agenda di
cooperazione tra UE e Libia sull’immigrazione
il 4 ottobre 2010. Tale progetto aveva previsto il
trasferimento di 60 milioni di euro per il triennio 2011-2013 in cambio della realizzazione di una
serie di obiettivi, tra i quali il rafforzamento dei controlli delle frontiere meridionali (sahariane)
dello stato africano. Accreditati osservatori internazionali (tra questi
Amnesty International
e
Human Rights Watch
20
), unitamente a numerose testimonianze di sopravvissuti, avevano
dimostrato come tali
rafforzamenti
sarebbero quasi certamente consistiti in un inasprimento
delle violenze detentive già abitualmente impiegate dalla polizia frontaliera libica verso i
migranti (internamenti in campi di concentramento, torture, abusi sessuali su donne e minori,
ricatti ecc.), in evidente oltraggio dei diritti fondamentali. Per altro, lungi dal poter essere
dissuasi da queste pratiche, i flussi di profughi in provenienza da Khartum verso il confine libico
non sarebbero affatto diminuiti, essendo fonte di guadagno di trafficanti internazionali che
agivano (e agiscono) in complicità con i
guardiani del deserto
(gli agenti della polizia libica).
A seguito dell’aggravarsi dell’instabilità interna della Libia, l’accordo è stato
successivamente sospeso con una Dichiarazione dell’Alto Rappresentante Catherine Ashton il 22
febbraio 2011.
21
18
Council of the EU,
Global Approach to Migration: Priority Actions focusing on Africa and the Mediterranean
,
Council
Conclusions,
17
December
2005,
15914/05:
.
19
Al riguardo, si veda il nostro
Migrazioni di profughi e cooperazione internazionale: la sfida dei “Paesi fragili”
,
in Rigallo D., Sabatino A., Turroni G.,
Per una politica europea d’asilo, accoglienza e immigrazione
, Consiglio
regionale del Piemonte, 2015,
.
20
Si veda al riguardo: Human Rights Watch (a cura di),
Scacciati e schiacciati. L’Italia e il respingimento di
migranti e richiedenti asilo, la Libia e il maltrattamento di migranti e richiedenti asilo
,
.
21
Si veda, al riguardo, la Raccomandazione del Parlamento europeo al Consiglio del 20 gennaio 2011:
.
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