Europa, migranti, frontiere - page 35

Europa, migranti, frontiere. Diritti fondamentali e accoglienza dei profughi nell’Unione europea
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Regolamento ha subito una diversa sospensione da parte della Germania, che ha scelto di
elaborare autonomamente
le domande di asilo limitatamente ai profughi siriani.
Nonostante le richieste avanzate da più parti per un suo superamento, il
Sistema Dublino
continua a essere difeso da molti stati dell’est e del nord Europa, fortemente contrari ad
avallare l’ipotesi di ripartire in egual misura quote obbligatorie di asilanti fra tutti i paesi
dell’Ue – e, di conseguenza, fortemente contrarie a una politica europea d’asilo e accoglienza
unitaria.
È proprio nell’incapacità di elaborare una risposta unitaria alla crisi dei profughi che
l’orientamento securitario degli stati europei ha cominciato a segnare le sue prime incrinature
(p. es.: durante il Consiglio europeo di Ypres
del giugno 2014
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), sino a evidenziare le sue
malcelate contraddizioni nel corso dei successivi due anni.
Nel suo
Discorso sullo stato dell’Unione
,
pronunciato a Strasburgo
il
9 settembre 2015
17
, il
Presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, ha dovuto riconoscere come tale
approccio non abbia sostanzialmente inciso sull’arrivo dei migranti, né sulla sicurezza dei
confini esterni dell’Ue, e, al tempo stesso, come i doveri umanitari di soccorso e il quadro dei
diritti fondamentali esigano che esso venga superato mediante un rafforzamento delle
competenze degli organi comunitari (Commissione e Parlamento europeo) su una materia troppo
divisiva per i poteri nazionali, anche all’interno del Consiglio europeo.
Il
Discorso
di Juncker è seguito di pochi mesi all’adozione da parte della Commissione
europea della
European Agenda on Migration
(9 maggio 2015), nella quale, per la prima volta,
veniva tracciato un serio piano di ridistribuzione (
relocation
) dei richiedenti asilo tra i 28 paesi
Ue. Elaborato in seguito a un’urgente richiesta del Consiglio europeo (23 aprile) e a una
Risoluzione del Parlamento europeo (29 aprile), il piano della Commissione ha incontrato presto
le opposizioni di molti paesi dell’est (Polonia, Cecoslovacchia, Ungheria, Bulgaria) e del nord
Europa (Danimarca), che ne hanno rallentato il recepimento, vanificando la sua efficacia.
Queste opposizioni, oltre a segnare l’ennesimo fallimento europeo in una risposta al fenomeno,
sono apparse come il fosco preludio all’avvitamento nazionalistico ricordato sopra, con i
drammatici corollari dei muri” ai confini nazionali e dei campi concentrazionari di profughi sorti
su territori Ue sull’onda di un’emergenza umanitaria non altrimenti gestibile.
S u l f r o n t e e s t e r no : g l i a c c o r d i i n t e r g o v e r n a t i v i c o n i pae s i d i
p r o v e n i en z a e d i t r a n s i t o de i p r o f u g h i
Abbiamo già avuto modo di osservare come l’approccio securitario si sia sviluppato
prevalentemente sull’asse della politica interna dell’Ue, limitando la possibilità di
un’elaborazione delle politiche migratorie anche sul fronte della politica estera.
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6
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Commission européenne –
Discours, L’état de l’Union en 2015: Le moment de l’honnêteté, de l’unité et de la
solidarité, Jean-Claude Juncker Président de la Commission européenne
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