Europa, migranti, frontiere - page 16

Europa, migranti, frontiere. Diritti fondamentali e accoglienza dei profughi nell’Unione europea
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Sono ancora affermati il principio della parità fra uomini e donne
in tutti i campi
, i diritti
del bambino, i diritti degli anziani e i diritti dei disabili (artt. 23-26).
Nel successivo Capo IV sulla “Solidarietà” (art. 27-38) sono riconosciuti i diritti dei
lavoratori, sempre in quanto persone, dal diritto all’informazione e consultazione, a quello alla
negoziazione e azione collettiva (compreso ovviamente lo sciopero) all’accesso a i servizi di
collocamento alla tutela in caso di licenziamento ingiustificato. Ogni lavoratore ha diritto a
condizioni di lavoro eque e giuste, è vietato il lavoro minorile, è vietato il licenziamento in caso
di maternità. Tutte le persone hanno diritto alla sicurezza sociale e all’assistenza, in qualsiasi
paese europeo si trovino. Particolarmente importante è il riconoscimento del diritto ad una
esistenza dignitosa a tutti coloro che non dispongono di risorse sufficienti
, in quanto può anche
legittimare l’erogazione con risorse pubbliche di forme di reddito minimo garantito. Sono infine
previste come diritti la tutela dell’ambiente e la protezione dei consumatori.
Segue il Capo V dedicato alla “Cittadinanza”, che attribuisce specifici diritti legati al
possesso della cittadinanza europea: diritto di voto ed eleggibilità al Parlamento europeo e alle
lezioni comunali, diritto ad una buona amministrazione e all’accesso ai documenti, diritto di
rivolgersi al mediatore europeo, diritto di petizione, libertà di circolazione e soggiorno, tutela
diplomatica e consolare (artt. 39-46). Infine nell’ultimo Capo VI è affrontato il tema
“Giustizia”: a tutti gli individui, non solo ai cittadini, sono garantiti il diritto al ricorso in sede
giurisdizionale, la presunzione di innocenza, la proporzionalità dei reati e delle pene, il diritto
di non essere giudicato o punito due volte per lo stesso reato (artt. 47-50).
La
Carta dei diritti
, per concludere, può essere la base condivisa di un progetto comune di
vita e di società per tutti gli abitanti dell’Europa, vecchi e nuovi. Può e deve diventare la fonte
di un nuovo immaginario comune, in grado di dare vita ad una nuova e più attraente narrazione
sull’Europa e il suo futuro. Chi siamo noi europei, vecchi e nuovi? Siamo ciò che la
Carta dei
diritti
ci fa essere, persone, oltre e prima ancora che cittadini, legate insieme da valori
condivisi e da diritti, quindi, inevitabilmente, anche da doveri di reciproco riconoscimento e di
solidarietà. Ma chi può oggi davvero dire questo, proporre questa narrazione, quando l’Europa
in cui viviamo è sempre più insicura e inquieta, minacciata pervasivamente dal terrorismo
“molecolare”, percorsa dagli esiti di una crisi economica e sociale che sembra non voler finire e
che alimenta tentazioni autoritarie e xenofobe, sfidata da grandi flussi migratori, circondata ai
suoi confini da aree di instabilità e di conflitto per le quali non si vedono allo stato dei fatti
soluzioni? Ma proprio l’inedita drammaticità di questo contesto rende la
Carta
una possibile
risposta alle sfide, innovativa e coinvolgente quanto le circostanze oggi richiedono. “Buonismo”
direbbero alcuni, senza però sapere veramente ciò che dicono, o forse sapendolo e ritenendo
tuttavia conveniente politicamente dirlo. Quale visione della vita e quale tipo di società
fondamentalisti e terroristi di ogni forma e colore, anzitutto islamisti e jihadisti, sognano,
propongono, cercano di costruire anche a costo della loro stessa vita? Una visione fondata
sull’odio nichilistico per la vita, propria oltre che degli altri, sul rifiuto della diversità e delle
libertà personali, sulla discriminazione (etnica, religiosa, culturale, sessuale), sulla
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