Europa, migranti, frontiere - page 13

Europa, migranti, frontiere. Diritti fondamentali e accoglienza dei profughi nell’Unione europea
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l’assenza, altrettanto oggettiva, di una leadership e di un progetto politico europei in grado di
proporre e costruire l’unificazione democratica e federale del continente, oltre i limiti non più
sostenibili dell’attuale quadro istituzionale. Paura e risentimento, figli della crisi migratoria,
delle minacce del terrorismo e della crisi economica e sociale, segnano di conseguenza in
misura crescente il panorama sociale europeo e alla fine, in assenza di una leadership e di un
progetto alternativi e credibili, non solo l’Unione ma la stessa democrazia rappresentativa nei
paesi europei appare in grave pericolo.
In questo contesto, di fronte a sfide epocali che mettono direttamente in pericolo la vita
stessa delle persone (non a caso si parla spesso di crisi “biopolitica”), occorrono, come già si è
detto, una visione e un progetto complessivi in grado di offrire un orizzonte condiviso a tutti gli
abitanti dell’Europa, vecchi e nuovi. È opportuno rilevare che in primo piano c’è il tema della
sicurezza. Questo tema non può essere rimosso, e non deve essere lasciato nelle mani
fraudolente degli “imprenditori della paura”. La sicurezza, intesa in tutte le sue dimensioni
come “sicurezza umana” nell’accezione proposta dalle Nazioni Unite, è anzitutto indivisibile. In
breve, è del tutto illusorio pensare di poter essere sicuri solo noi, e da soli. Si può essere
davvero sicuri solo con gli altri, insieme agli altri. Per fare qualche esempio: come è possibile la
sicurezza degli abitanti dell’Europa in assenza di sicurezza per gli abitanti del Medio Oriente o
dell’Africa, sull’altra sponda del Mediterraneo? E come è possibile la sicurezza nei quartieri alti
delle città europee se non c’è sicurezza (economica, sociale, ambientale, in una parola
“umana”) anche nelle periferie di queste stesse città? I fattori di insicurezza, oggi più che in
passato, si muovono, in qualche modo “camminano”, e alla fine giungono anche dove noi non li
vorremmo. La “talpa” della globalizzazione tecnologica, in particolare nelle comunicazioni e
nei trasporti, scava ed erode il tempo e lo spazio, e tende ad azzerarli. Tempo e spazio erano in
sostanza, in età pre-globale, barriere naturali che in qualche misura consentivano la divisione
della sicurezza. Si poteva in qualche misura essere sicuri da soli, senza gli altri. Ma oggi, di
fatto, queste barriere naturali non ci sono più. La sicurezza o è comune e indivisa o non la può
garantire davvero più nessuno, come sanno bene gli Stati Uniti protetti da tempo e spazio
ancora nell’epoca delle guerre mondiali e ora invece insicuri e indifesi più o meno come gli
altri. E non a caso “imprenditori della paura” come il candidato repubblicano alla presidenza
Donald Trump possono ora proporsi con successo alla leadership degli Stati Uniti.
Se questo è il quadro complessivo delle sfide epocali che l’Europa ha oggi di fronte, va
detto che una visione del mondo e un progetto per affrontarle oggi, almeno allo stato
embrionale, esistono, non siamo all’anno zero. In concreto questa visione e questo progetto
sono rappresentati dalla
Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea
. Non un “pezzo di
carta”, ma un formidabile strumento di progettazione e di azione politica, se davvero lo si
volesse riconoscere e utilizzare. Questa
Carta
, come è noto, nasce dal Consiglio europeo di
Nizza del 2000, viene approvata una seconda volta da Consiglio, Parlamento e Commissione in
versione adattata a Strasburgo nel 2007 e diventa poi vincolante per i cittadini e per gli Stati,
con lo stesso valore giuridico dei Trattati, con il Trattato di Lisbona (art. 6) entrato in vigore il
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