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Dettaglio seduta n.7 del 01/10/24 - Legislatura n. XII - Sedute dal 8 giugno 2024

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Argomento:


CASTELLO MARIO SALVATORE



(I lavori iniziano alle ore 9.25 con l'esame del punto all'o.d.g. inerente a "Svolgimento interrogazioni e interpellanze")



PRESIDENTE

Buongiorno a tutti.
Su incarico del Presidente Nicco, dichiaro aperta la sessione delle interrogazioni e interpellanze.
In merito allo svolgimento delle interrogazioni e interpellanze, come recitano gli articoli 99 e 101 del Regolamento, oggi si provvederà a rispondere come segue: interrogazione ordinaria n. 3 presentata dalla Consigliera Canalis, cui risponderà l'Assessore Riboldi; interrogazione ordinaria n. 4 presentata dalla Consigliera Canalis, cui risponderà l'Assessore Riboldi; interrogazione ordinaria n. 5 presentata dalla Consigliera Canalis, cui risponderà l'Assessore Riboldi; interrogazione ordinaria n. 7 presentata dalla Consigliera Canalis, cui risponderà l'Assessore Riboldi; interrogazione ordinaria n. 8 presentata dalla Consigliera Canalis, cui risponderà l'Assessore Riboldi; interrogazione ordinaria n. 10 presentata dalla Consigliera Canalis, cui risponderà l'Assessore Riboldi; interrogazione ordinaria n. 11 presentata dalla Consigliera Canalis cui risponderà l'Assessore Riboldi.
Chiedo agli Assessori che rispondono alle interrogazioni e alle interpellanze di disporre l'invio via mail delle risposte scritte agli interroganti e all'Ufficio Aula.
Ricordo agli interroganti che nel resoconto della seduta, che viene trasmesso via mail in visione a tutti i Consiglieri intervenuti dall'Ufficio Resocontazione prima della pubblicazione e poi pubblicato integralmente in banca dati, è reperibile la trascrizione integrale di tutti gli interventi, sia degli interroganti sia degli Assessori che rispondono.
Ricordo che per le interrogazioni ordinarie non è prevista l'illustrazione da parte dell'interrogante. È prevista la risposta del componente della Giunta per cinque minuti e la replica dell'interrogante per altrettanti cinque minuti. Prego i Consiglieri e gli Assessori di attenersi rigorosamente ai tempi.


Argomento: Unita' locali dei servizi sociali ed assistenziali e dei servizi sanitari - Enti Locali - Forme associative - Deleghe: argomenti non sopra specificati

Interrogazione n. 3 presentata da Canalis, inerente a "La cascina Pellerina di Torino resterà abbandonata?"


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori del sindacato ispettivo proponendo l'esame dell'interrogazione n. 3.
La parola all'Assessore Riboldi per la risposta.



RIBOLDI Federico, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Una delle mie prime esperienze amministrative è quando sono stato eletto ventitreenne Consigliere provinciale di Alessandria e presentavo tantissime interrogazioni. Adesso che sono dall'altra parte, comprendo lo stato d'animo dell'allora Presidente Filippi nel rispondere. Battute a parte ringrazio la Consigliera Canalis.
Ritengo che questi atti di sindacato ispettivo possano davvero aiutare anche la maggioranza, nel momento in cui la maggioranza è coesa e convinta del proprio mandato, a sottolineare aspetti positivi del dibattito politico e anche andare a sollecitare alcune tematiche che, come in questo caso magari a fronte di grandissimi temi che vengono affrontati, potrebbero restare non volutamente, ma sicuramente colposamente in secondo piano In riferimento all'interrogazione, l'AOU Città della Salute e della Scienza di Torino, con nota del 20 settembre 2023, ha comunicato che la procedura di gara pubblica, indetta per l'alienazione del bene immobile, è pervenuta ad aggiudicazione, formalizzata con atto deliberativo n. 1463.
Per parte sua, la Sovrintendenza ha rilasciato i pareri autorizzativi alla alienazione, ai sensi dell'articolo 56 del Codice dei Beni Culturali, ed è pertanto prossima la fissazione della data per la stipula del rogito notarile di compravendita del bene.
In questo caso c'è una situazione positiva, nel senso che si riuscirà ad alienare il bene. A fronte di questo bene alienato, ne abbiamo decine, per non dire centinaia, in Piemonte, tra beni di proprietà della Regione e degli Enti locali che, purtroppo, a seguito di conversione di utilizzo sono stati abbandonati. Tra gli ospedali pensiamo a Rivarolo e a Racconigi.
Ritengo che questa sia una buona pratica che va oltre gli steccati politici e che da ora in poi si debba necessariamente, nel momento in cui s'individua una nuova opera, pensare alla collocazione dell'esistente perché la collocazione dell'esistente diventa prioritaria, soprattutto in quei casi in cui si tratta di edifici di più di settant'anni e, quindi vincolati, obbligatoriamente vincolati, poiché gli edifici di oltre settant'anni di proprietà di enti pubblici rischiano di creare degrado e abbandono in alcune aree delle città nelle quali vi sono le opere.
È chiaro che non è una competenza diretta della Regione, però è altrettanto chiaro che, in un principio di sussidiarietà tra ramificazioni dello Stato non si può, da parte degli enti superiori, abbandonare luoghi che ricadono sulle spalle dei Comuni.
Una buona programmazione prevede sicuramente la costruzione di nuovi edifici al passo con i tempi economicamente sostenibili e ambientalmente compatibili, ma prevede anche la collocazione dei vecchi.
In questo caso, abbiamo una buona notizia. Speriamo che a questa facciano seguito tante altre similari in Piemonte.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Canalis, per la replica.



CANALIS Monica

Grazie, Presidente.
Ringrazio l'Assessore per aver scelto alcune interrogazioni cui dare risposta questa mattina.
Credo che l'interlocuzione diretta in Consiglio regionale permetta, a volte, di ridurre, di mitigare gli scontri pubblici.
Non ho capito a chi è stato venduto questo bene che, ricordiamolo, è una villa padronale del Settecento collocata all'angolo tra via Pietro Cossa e corso Regina Margherita nel Comune di Torino.
Non so se è possibile specificare l'acquirente, visto che è già previsto il rogito, o magari è scritto nella risposta?


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Interrogazione n. 4 presentata da Canalis, inerente a "Quali attività intende mettere in campo la Giunta Cirio per rafforzare i consultori?"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori del sindacato ispettivo proponendo l'esame dell'interrogazione n. 4.
La parola all'Assessore Riboldi per la risposta.



RIBOLDI Federico, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
In Piemonte sono stati attivati tutti gli strumenti utili per la gestione dei servizi consultoriali.
Attraverso il Piano della prevenzione vengono individuati da Regione Piemonte gli obiettivi e le azioni specifiche che devono essere concretizzati dai consultori familiari.
Nello specifico, quattro azioni principali: azioni sui determinanti della salute del bambino; azioni intersettoriali con i Centri per le famiglie azione ambiente, quindi prevenzione all'esposizione di inquinanti promozione dell'uso di spazi verdi; in quarta e ultima istanza, sostegno all'allattamento. C'è un'attenzione particolare anche agli Ospedali Amici del bambino.
Con la DD n. 405 del 23 marzo 2021, è stato avviato il progetto di individuazione dei percorsi di presa in carico dei consultori della Regione Piemonte, definendo i codici identificativi delle attività e prestazioni effettuate, che permetterà agli operatori consultoriali di valorizzare in modo omogeneo tutte le attività consultoriali svolte.
La Regione ha deliberato atti formali di collaborazione con altri servizi sociosanitari territoriali, con la scuola e con le associazioni di volontariato; inoltre, ha attivato i comitati percorso nascita aziendali nei quali è prevista la presenza di un rappresentante dei consultori familiari.
I consultori familiari, grazie alla disponibilità di équipe multidisciplinari, sono in grado di rispondere a una molteplicità di bisogni relativi all'area adolescenti-giovani e coppie-famiglia, offrendo counseling e sostegno alle coppie famiglie, con particolare riguardo alla relazione di coppia, genitorialità e disagio minorile.
La percentuale di consultori familiari che effettuano regolarmente riunioni organizzative con tutte le figure professionali (74,6%) è in linea con la media nazionale; anche la percentuale di consultori familiari che utilizza la modalità dell'offerta attiva (59,8%) è in linea con la media nazionale.
Le valutazioni in merito a un aumento del personale impegnato nei consultori sono rimesse alle ASL, che hanno nel merito piena autonomia e competenza specifica per la programmazione e l'attivazione di procedure di assunzione e mobilità del personale dipendente o convenzionato da dedicare all'interno dei consultori.
Il massimo livello di coordinamento dei servizi consultoriali a valle di quello regionale è stato identificato nelle ASL; in tutte le ASL sono state create unità operative consultoriali.
In particolare, sono presenti dieci unità operative semplici e tre livelli organizzativi diversi dalle unità operative, ciascuno con un responsabile che coordina più sedi ed équipe.
I consultori familiari sono incardinati nei Dipartimenti materno-infantili cui afferiscono anche le strutture di ostetricia, l'attività specialistica ostetrica di poliambulatorio, i punti nascita, le terapie intensive neonatali, la pediatria di famiglia e di comunità, i consultori pediatrici per adolescenti, i servizi di neuropsichiatria infantile e le strutture di pediatria ospedaliera.
La legge 34/96 prevede la disponibilità di un consultorio familiare ogni 20 mila abitanti, stimando che un servizio che prevede la prossimità territoriale e il libero accesso non possa soddisfare appieno i bisogni di salute delle popolazioni a bersaglio più ampie. Nel POMI (Progetto Obiettivo Materno Infantile) si è ritenuto opportuno distinguere fra zone rurali, in cui sarebbe auspicabile un consultorio ogni 10 mila abitanti, e zone urbane, dove il numero di abitanti sale fino a 25 mila. Dall'indagine ministeriale risulta che, in media, sul territorio nazionale è presente un consultorio familiare ogni 35 mila abitanti. Dall'ultima rilevazione effettuata, il numero dei consultori in Piemonte è 151.
Punto 4. Relativamente alla percentuale di consultori familiari che svolgono attività all'interno degli ambiti dei programmi strategici indicati dal POMI, il Piemonte si colloca molto al di sopra della media nazionale per le sedi che seguono tutta la gravidanza (92,3 contro l'81,2 della media nazionale), con solo due Regioni che presentano un valore più alto di noi.
Per quanto riguarda l'offerta di CAN (Corsi di Accompagnamento alla Nascita), le sedi consultoriali che fungono da Centro di Riferimento Aziendale per questa attività risultano pari a più del doppio della media nazionale (la nostra è 38 e la nazionale 17).
Un approfondimento mirato ha evidenziato che, nella sede di consultori familiari che offrono CAN, il numero medio di corsi organizzati (otto-nove) e il numero medio di donne partecipanti (92) sono in linea con i numeri nazionali, dove i corsi medi sono otto e il numero medio delle donne 89.
Con riguardo alle attività rivolte alle donne in post menopausa, si rileva che all'interno dei consultori sono garantite tutte le fasce di età seppure con una prevalenza per le donne in età fertile. Questa peculiarità organizzativa in Piemonte è ben espressa dalla percentuale di spazi giovani che fungono da Centro di Riferimento Aziendale, pari a circa il doppio del valore nazionale (noi 33 e valore nazionale 17,9), nonché del progetto "Genitori PLAS", intrapreso da decenni dalla Regione Piemonte, che ha come obiettivo la tutela dei bambini.
Punto 5. Per quanto attiene a iniziative di formazione del personale a sostegno alla genitorialità, la Regione Piemonte sta avviando azioni finalizzate a favorire la formazione intersettoriale degli addetti ai consultori.



PRESIDENTE

Chiedo alla Consigliera Canalis se intende replicare, ricordando che il tempo per la replica è di cinque minuti.
Prego, Consigliera; ne ha facoltà.



CANALIS Monica

Grazie, Presidente; grazie, Assessore.
Sono un po' delusa dalla risposta. Non mi ritengo soddisfatta, perché dire che va tutto bene e che siamo in linea con la media nazionale (anzi, su alcune funzioni dei consultori siamo al di sopra della media nazionale), ci sembra molto autoassolutorio e anche - ce lo consenta, Assessore - non rispondente ai dati ufficiali divulgati dall'Istituto Superiore di Sanità sulla base dell'indagine nazionale sui consultori familiari condotta tra il 2018 e il 2019.
Da questa indagine, infatti, risulta che il Piemonte, con i suoi consultori presenti ogni 36.247 residenti, è al di sotto della media nazionale, che invece è di 32.325 persone per consultorio, senza ricordare che l'obiettivo della legge n. 405 è uno ogni 20 mila abitanti.
Noi, quindi, siamo al di sotto della media nazionale, Assessore. Inoltre il numero medio di prestazioni consultoriali erogate dai consultori del Piemonte, l'11,3%, è al di sotto della media nazionale.
Mi sarei aspettata un approfondimento sulle azioni, annunciate anche nel quadro del Piano Socio Sanitario, che la Regione intende promuovere per potenziare queste che sono, a tutti gli effetti, articolazioni della nostra sanità territoriale. Sappiamo bene che nella classifica ministeriale dei LEA il Piemonte è passato, tra il 2017 e il 2023, dal primo al sesto posto non per colpa degli ospedali, ma principalmente per colpa o per responsabilità della medicina territoriale. Medicina territoriale vuol dire medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, domiciliarità e residenzialità per le persone non autosufficienti, ma vuol dire anche consultori familiari, servizi per le dipendenze e ambulatori della salute mentale.
Investire su queste articolazioni non è fare un investimento di carattere ideologico o di parte, ma è aderire a una legge nazionale ormai piuttosto longeva, perché risale agli anni Settanta, che va incontro a tutti i bisogni di salute in ogni età della vita.
Lei, ad esempio, non ha menzionato per nulla la salute riproduttiva l'educazione sessuale, la prevenzione e il rapporto con le giovani generazioni. È chiaro che il punto più debole del Piemonte è quello legato alla fase della menopausa e alla prevenzione oncologica, ma ci sono anche altri aspetti previsti per legge che rischiamo di trascurare e su cui andiamo a intervenire con somme discutibili (vedasi il quasi milione di euro l'anno che avete deciso di allocare su "La stanza dell'ascolto").
Somme spese ex post, mentre i consultori fanno un'attività ex ante di prevenzione, preventiva, educativa, naturalmente in concerto con i centri per le famiglie e con le scuole, con le altre agenzie educative e di salute del nostro territorio.
Mi auguro che nella fase di redazione del Piano Socio Sanitario ci sia modo di confrontarsi anche su quelle strutture su cui oggi riteniamo che la Regione Piemonte sia carente. Faccio degli esempi. Negli ultimi anni è stato chiuso il consultorio nel quartiere Vallette a Torino, così come sono stati accorpati i due consultori di Rivoli e Grugliasco nella prima cintura di Torino: una fetta di popolazione molto ampia rischia di non avere più un servizio di prossimità.
L'Assessore lo ha ricordato bene. I consultori svolgono anche un servizio di accompagnamento alle neomamme. Pensiamo alla fase di allattamento, alla fase di preparazione al parto. Anche per la vostra parte politica che giustamente, considera la lotta al calo demografico una priorità per il nostro Paese, investire sui consultori che accompagnano le donne e le coppie in questa fase della loro vita rappresenta un investimento per l'intera comunità.
Mi auguro che si possa andare più nello specifico quando ci incontreremo per redigere il Piano Socio Sanitario. Mi auguro che le amministrazioni comunali, depauperate di questi servizi negli ultimi anni, possano essere risarcite in qualche maniera, perché stiamo parlando di intere fette di territorio che oggi sono scoperte.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Interrogazione n. 5 presentata da Canalis, inerente a "Progetto DAMA (Disabled Advanced Medical Assistance): anche in Piemonte la presa in carico ospedaliera delle persone con disabilità intellettive e neuromotorie?"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione n. 5.
La parola all'Assessore Riboldi per la risposta.



RIBOLDI Federico, Assessore regionale

All'inizio degli anni 2000, il Progetto DAMA e l'esperienza del San Paolo di Milano avevano aperto anche in Piemonte il dibattito sull'utilità e sulla eventuale introduzione nell'organizzazione regionale.
La Regione Piemonte si caratterizzava e si caratterizza tutt'oggi per un'organizzazione dei servizi pubblici diffusa sul territorio e tale da consentire, in particolare con riguardo all'età evolutiva, una presa in carico locale con la creazione di riferimenti territoriali e ospedalieri in grado di sostenere le necessità sanitarie.
La rete esistente di assistenza per l'età evolutiva è stata, negli anni proposta anche per l'età adulta, ma occorre puntualizzare che la revisione della rete ospedaliera intervenuta nel 2014-2015 ha determinato la revisione dell'assetto organizzativo esistente, che ha comportato l'accentramento presso i DEA di secondo livello, delle specialità meno diffuse.
Da qui l'esigenza di estendere il progetto "Transitional Care" per le patologie complesse, già presente nel presidio Molinette, al resto della rete regionale.
Le disposizioni contenute nel provvedimento di approvazione del progetto contengono molti degli elementi previsti dal progetto DAMA anche per il legame stretto con i servizi locali.
La rete del "Transitional Care" si configura come un ambulatorio di riferimento e di accesso a eventuali cure ospedaliere prestate in ospedali con alta specializzazione.
La disponibilità telefonica è sempre possibile e già attiva per i contatti con pazienti e famiglie. Peraltro, in tale assetto di base, si sottolinea che le ulteriori iniziative devono essere aderenti alle evidenze scientifiche e ai principi di sostenibilità, nel rispetto delle norme di riferimento per quanto riguarda, in particolare, l'erogazione delle prestazioni previste nell'ambito dei LEA.
In conclusione, si ritiene pertanto che gli obiettivi del Progetto DAMA siano perseguiti e raggiunti con le strutture che garantiscono continuità assistenziale anche in favore dei pazienti colpiti da disabilità intellettive e motorie, nonché alle loro famiglie.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Canalis per la replica.



CANALIS Monica

Ringrazio l'Assessore per la risposta.
Monitoreremo chiaramente che i contenuti del progetto DAMA, oggi presenti in molto importanti città italiane (Milano, Bologna, Mantova, Bolzano Cosenza Empoli, Bollate) soprattutto in molte città della Lombardia, siano davvero attuati in questo filone del "Transitional Care" menzionato dall'Assessore. Perché questo? Perché le persone che hanno delle disabilità intellettive o neuromotorie necessitano, alla prova dei fatti, di un'accoglienza ospedaliera specifica, soprattutto nella fase di primo accesso al pronto soccorso.
Si è visto nell'Ospedale San Paolo di Milano, dove il progetto DAMA (Disabled Advanced Medical Assistance) è partito nel 2000, che la presenza di personale specializzato e qualificato possa poi agevolare anche i passaggi successivi. Se ci sono infermieri e operatori che conoscono in maniera specifica le esigenze e i bisogni delle persone con questo tipo di disabilità, si evitano loro dei traumi e si riesce anche a comprendere con maggiore efficacia quali sono i sintomi che la persona accusa. Si parla, ad esempio, di un contatto telefonico preliminare al ricovero, in maniera tale che i congiunti della persona con disabilità possano cominciare a descrivere qual è lo stato di salute in cui versa il paziente.
È, quindi, un progetto che sostiene non soltanto le persone con disabilità ma anche le loro famiglie, semplificando le modalità d'accesso al Servizio Sanitario Regionale e, in ultima istanza, anche facendo risparmiare al servizio stesso, perché si riesce a velocizzare la comprensione dei sintomi e la diagnosi. Nel caso di queste persone, talvolta, è addirittura difficile capire che cosa abbiano veramente, perché non sempre riescono a esprimersi e a comunicare in maniera intelligibile.
Assessore, monitoreremo la sua risposta, auspicando che anche nei poli ospedalieri piemontesi ci possano essere davvero forme di accoglienza e di assistenza un po' più personalizzate e un po' più adatte a questo tipo di utenza.


Argomento: Assistenza farmaceutica (organizzazione, servizi ecc. - Sanita': argomenti non sopra specificati - Trasporti e comunicazioni: argomenti non sopra specificati

Interrogazione n. 7 presentata da Canalis, inerente a "La Regione Piemonte intende seguire l'esempio della Regione Lazio nell'utilizzo dei droni per la consegna dei farmaci?"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione n. 7.
La parola all'Assessore Riboldi per la risposta.



RIBOLDI Federico, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
A oggi, non esiste una vera e propria sperimentazione sull'argomento.
Eventuali future sperimentazioni verranno valutate con un'attenta analisi beneficio-rischio, considerata la necessità della corretta conservazione dei medicinali durante il trasporto, atteso che eventuali fenomeni atmosferici non controllabili potrebbero deteriorare gli stessi. La corretta conservazione fa parte delle Linee guida nazionali.
Una sperimentazione, come dicevo, a oggi non è stata prevista, ma questa mattina alle ore 10,30 al CTO ci sarà una prova in questo senso, cioè una prova di trasporto farmaci con i droni.
In termini generali, ritengo che qualsiasi tipo d'innovazione che possa portare vantaggio dal punto di vista logistico o tecnico alla sanità piemontese debba essere perseguita. Pertanto, l'idea della prova di questa mattina e di successive sperimentazioni, la ritengo fattibile e positiva.
Punto l'accento - e lo faccio in maniera pubblica - sulla logistica del farmaco, che oggi non è performante e che ci porta a sprechi significativi.
Emerge da inchieste giornalistiche che, per quanto riguarda il farmaco di famiglia (quindi, ambito domestico), nella sola Città metropolitana di Torino, nell'anno passato ci sono state 50 tonnellate di farmaci sprecati e questo fa il pari con il cattivo utilizzo anche in ambito professionale.
Questo perché? Perché, a differenza di altri paesi, c'è ancora la scatola intera e il blister pieno e non c'è una quantificazione precisa del farmaco da utilizzare. Questo avviene a livello di RSA, di strutture e di privati.
L'attenzione sulla logistica del farmaco ci permette di comprimere i costi senza rinunciare alle cure. Migliorare l'efficienza significa il rispetto per l'ambiente e investimento in altri ambiti; la logistica in questo fa la parte del leone.
Pensare di applicare l'utilizzo dei droni al trasporto di farmaci chiaramente con le dovute cautele, è una proposta sensata, che magari non sarà d'immediata attuazione perché, come dicevo, occorrono garanzie sulla buona conservazione dei farmaci stessi; bisogna capire come avere un contenitore magari refrigerato o a temperatura controllata, però è sicuramente una delle innovazioni su cui dovremmo lavorare.
Un accento lo pongo sulle aree a rischio, perché nelle aree logisticamente svantaggiate un drone può portare un farmaco salvavita in poco tempo in un territorio difficilmente raggiungibile dove non può immediatamente arrivare un altro mezzo, quindi dove è avvenuto un incidente montano che richiede il soccorso alpino speleologico, un incidente nautico o di qualsiasi genere.
Quindi, è un'ipotesi, secondo me, suggestiva, che va approfondita.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Canalis, che ha facoltà di replica.



CANALIS Monica

Grazie, Presidente.
Accogliamo con favore l'apertura dell'Assessore rispetto a questa forma di sperimentazione.
Assessore, lei ci troverà sempre in prima fila per garantire la messa a servizio della tecnologia per i bisogni della nostra popolazione; quindi bene i tentativi che lei sta facendo rispetto all'utilizzo dell'intelligenza artificiale per il Servizio Sanitario Regionale; bene quando vedremo i piani per il nuovo Piano Socio Sanitario, un investimento sulla telemedicina. Crediamo molto nell'integrazione tra il servizio alle persone e l'utilizzo della tecnologia.
Per fermare lo spopolamento delle nostre aree montane, che rappresentano il 50% del territorio piemontese, sarà necessario presidiare fisicamente con i nostri medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta, e sappiamo quanto è difficile coprire le carenze nelle nostre valli.
Al contempo, però, soprattutto per gli incidenti, per le situazioni di emergenza, ma, Assessore, anche per le cronicità, prendiamo in considerazione questi strumenti, che rappresentano anche un modo per risparmiare risorse, per efficientare il nostro servizio sanitario. Per le persone che abitano in aree disagiate, in aree che magari in certi periodi dell'anno non sono facilmente raggiungibili - pensiamo ai periodi in cui cade la neve o alle situazioni di frane che, purtroppo, colpiscono molte aree del Piemonte - non dobbiamo escludere il ricorso alla tecnologia. Non in sostituzione, quindi, della presenza fisica dei nostri operatori sanitari e dei nostri presidi territoriali di prossimità, ma in integrazione, cioè considerare la tecnologia al servizio dell'uomo e in aiuto al Servizio Sanitario Regionale.
Avendo letto che, nel luglio 2021, era stata annunciata la sperimentazione del progetto "Indoor", promosso dalla Città della Salute di Torino e dall'Università di Torino, abbiamo auspicato che questa collaborazione potesse concretizzarsi.
Lei si è appena insediato e queste sono le prime interrogazioni sulle quali ci confrontiamo; anche qui monitoreremo.
I droni possono essere utili, ritengo, anche per le cronicità, per fermare lo spopolamento, per integrare telemedicina e presenza degli operatori e per garantire servizi adeguati anche a chi abita in aree più svantaggiate per evitare che si creino cittadini di serie A nelle aree più densamente urbanizzate e cittadini di serie B che abitano isolati.
Sono soprattutto persone anziane, lo sappiamo e, nel giro di cinque anni rischiamo di vedere spopolata metà del Piemonte. Dobbiamo fare attenzione e credo che i droni ci possano aiutare.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione) - Sanita': argomenti non sopra specificati

Interrogazione n. 8 presentata da Canalis, inerente a "Come ci stiamo preparando per prevenire le prossime pandemie?"


PRESIDENTE

Procediamo con i lavori del sindacato ispettivo proponendo l'esame dell'interrogazione n. 8.
La parola all'Assessore Riboldi per la risposta.



RIBOLDI Federico, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Vedo che il Consigliere Riva Vercellotti utilizza metodi "d'antan", più legati alla scaramanzia che alla scienza.
Al momento attuale, il Ministero della Salute sta aggiornando il Piano Pandemico Nazionale 2021-2023, quel documento che, in mancanza di una programmazione nazionale specifica, fornisce le basi tecniche, normative e amministrative. La Regione Piemonte, nelle more dell'adozione del nuovo Piano Pandemico Nazionale e in linea con le altre Regioni, ha ritenuto opportuno prorogare per l'anno 2024 il Piano strategico-operativo di preparazione a risposta pandemia influenzale "PanFlu 2021-2023".
Punto 2. Nel Piano Pandemico Regionale è prevista la riorganizzazione dei posti letto dei presidi ospedalieri e il piano di potenziamento di posti letto finalizzati a garantire l'incremento di attività in regime di ricovero, in terapia intensiva e nelle aree di assistenza ad alta intensità di cura, anche al fine di ottimizzare l'utilizzo di strutture idonee a riassorbire l'attività ordinaria, prevedendo meccanismi di riconversione tra le diverse tipologie di attività.
Punto 3. La Regione Piemonte sta lavorando all'aggiornamento del sito regionale dedicato alle vaccinazioni e sta predisponendo specifiche informative dedicate. Le ASL garantiscono la disponibilità di apertura degli ambulatori dei servizi vaccinali per l'offerta delle vaccinazioni e al contempo, anche i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta sono coinvolti nell'offerta di vaccinazione quali influenza e Covid.
Punto 4. Azienda Zero è la struttura deputata all'acquisto di mascherine e dispositivi sanitari che ha previsto scorte sul lungo periodo.
Punto 5. Tutta l'organizzazione, nonché la catena di comando, è definita in modo dettagliata nel documento Piano Pandemico Regionale e prevede un ruolo di programmazione e coordinamento da parte della Direzione sanità, un ruolo di supporto da parte del DIRMEI (Dipartimento Interaziendale Malattia ed Emergenze Infettive) e un ruolo operativo da parte delle direzioni sanitarie delle ASR e dei referenti locali per il PanFlu, che organizzano e gestiscono le attività nei presidi e sul territorio.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Canalis per la replica.



CANALIS Monica

Grazie, Presidente.
Purtroppo, l'epidemia da Covid-19 non sarà l'unica che si diffonderà nel globo; ci sono segnali e avvisaglie che si verificheranno altri analoghi fenomeni cui dobbiamo arrivare pronti, a differenza di quanto accaduto nel 2020, ma vedo soprattutto una criticità, Assessore: la carenza del personale.
I SISP in particolare, i servizi per l'igiene pubblica, articolazioni delle nostre ASL regionali, sono assolutamente sotto organico e non da oggi. Sono strutture di raccordo tra medici di medicina generale presenti sul territorio e le nostre ASL; sono il nostro front office per quanto riguarda i tamponi, i vaccini e il monitoraggio dell'igiene e della salute pubblica.
Assessore, potremo dirci prudentemente tranquilli nel momento in cui vedremo che questi uffici saranno correttamente dotati di organico. Oggi non lo possiamo dire, per quanto riguarda la nostra Regione: sono anni che chiediamo che la Regione si faccia parte attiva con gli atenei piemontesi sia quelli torinesi sia quelli del Piemonte orientale, per attivare un corso di formazione per assistenti sanitari, figura professionale prevista nel nostro ordinamento, deputata alle vaccinazioni e ai tamponi, per la quale oggi, in Piemonte non è previsto un corso di laurea.
Gli assistenti sanitari presenti nelle nostre aule, quindi, si sono formati nelle altre Regioni, con la conseguenza di essere in numero molto scarso proprio perché chi si forma in altre Regioni tendenzialmente si ferma a lavorare in quei territori. Sono figure che possono integrarsi molto bene con gli infermieri, proprio perché hanno competenze mirate, quindi possono sollevare gli infermieri da operazioni più routinarie e più semplici come le vaccinazioni e i tamponi, operazioni che, come vediamo, anche in questa fase, che non è una fase di pandemia acuta, continuano a essere eseguite frequentemente. Ormai i tamponi sono un'abitudine frequente per ciascuno di noi.
Pertanto, Assessore, non cesseremo di farle pressione finché non vedremo un potenziamento degli organici dei SISP.
Per quanto riguarda i posti letto in terapia intensiva, lei non ha fornito numeri. Sappiamo che dal Ministero nazionale sono arrivati dei fondi al Piemonte per il potenziamento dei posti letto. Anche in questo caso, se vuole integrare la risposta via mail gliene sarei grata perché, in alternativa, dovrei fare un accesso agli atti.
Sarebbe necessario capire a che punto è l'incremento dei posti letto in terapia intensiva.


Argomento: Psichiatria - Sanita': argomenti non sopra specificati

Interrogazione n. 10 presentata da Canalis, inerente a "Qual è il fabbisogno insoddisfatto di posti letto nelle REMS, Residenze per l'esecuzione di misure di sicurezza?"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione n. 10 delle Consigliera Canalis.
La parola all'Assessore Riboldi per la risposta.



RIBOLDI Federico, Assessore regionale

Il numero di posti letto disponibili nelle due REMS regionali è di 40 articolati come segue: 20 nella REMS San Michele di Bra (ASL CN2) e 20 nell'ASL TO4, al Fatebenefratelli di San Maurizio Canavese.
I posti sono integralmente occupati in maniera continuativa, salvo che per fisiologici intervalli tra una dimissione e un nuovo ingresso, periodi comunque limitati nell'ordine di pochi giorni.
La lista d'attesa al 16 agosto 2024 comprende le seguenti persone: otto in detenzione sine titulo (di cui uno con possibile progetto alternativo alla REMS); tre in esecuzione penale per altro titolo (non inseribili) e cinque irreperibili; cinque al domicilio (di cui uno con progetto terapeutico riabilitativo del centro di sanità mentale SER.D in atto); 13 in struttura residenziale (di cui 11 con progetto terapeutico riabilitativo del Centro Salute Mentale SER.D in positivo svolgimento).
Inoltre, tre persone sono state inserite nella REMS di Calice al Cornoviglio (SP) e due nella REMS di Castiglione delle Stiviere in provincia di Mantova.
Alla Regione Piemonte viene riconosciuta una buona organizzazione nell'implementazione della riforma, a seguito della chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari, e nella conseguente presa in carico da parte del Sistema Sanitario Regionale.
Relativamente alle azioni messe in atto, si rileva che nei primi sei mesi del 2024 si è rilevato un aumento significativo delle assegnazioni alle REMS di persone in condizione di detenzione che ha reso molto complesso l'inserimento di persone collocate sul territorio, determinando alcune criticità nella gestione degli ingressi.
Le azioni messe in campo, con costante attenzione all'appropriatezza della collocazione in REMS e volte a continuare il più possibile un aggravio della lista d'attesa sono state: predisposizione di progetti alternativi alla REMS con richiesta di revisione della misura di sicurezza; ricerca di soluzioni extra regionali come la REMS di Calice al Cornoviglio (Spezia) la REMS di Castiglione delle Stiviere (Mantova) e anche la comunità dedicata all'accoglienza di donne con misure di sicurezza "Casa Tezon" (Veneto), dove vengono inserite persone che, per la complessa patologia non trovano collocazione nel territorio piemontese al momento delle dimissioni della REMS.
Per quanto riguarda l'eventuale riprogrammazione delle REMS in Piemonte preso atto dei mutati scenari e relativi bisogni organizzativi nello specifico ambito, c'è l'ipotesi di riprendere l'istruttoria tecnica e le interlocuzioni a livello centrale al fine di definire un nuovo modello strutturale e organizzativo.
La Direzione Sanità ha chiesto alle ASR di comunicare la disponibilità di immobili di proprietà o assegnati, purché di proprietà pubblica, da poter adibire a REMS mediante l'utilizzo di fondi ministeriali assegnati al Piemonte.
Le proposte verranno valutate da un'apposita commissione che procederà alla formulazione di una graduatoria di preferenza sulla base della quale sarà avviata l'istruttoria di aggiornamento del Piano regionale.
In tale ambito si provvederà alla rivalutazione delle strutture già a suo tempo individuate a livello regionale - ex DGR n. 15-6341 del 9 settembre 2013 - di approvazione del programma per la realizzazione delle strutture sanitarie extraospedaliere per il superamento degli OPG, ai sensi della legge 17 febbraio 2012, n. 9 presso le località di Bioglio e Alessandria.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Canalis per la replica.



CANALIS Monica

Grazie, Assessore.
Il tema delle REMS è molto delicato, perché la sanità carceraria è in capo alle Regioni da qualche anno e, come abbiamo sentito nella seduta della scorsa settimana, ormai è un tema emergenziale. Una gran parte delle persone private della libertà personale, dei detenuti che sono ospitati nelle carceri piemontesi, ha problemi di salute o problemi di dipendenze o problemi di salute mentale.
Naturalmente, non tutte le persone che hanno problemi di salute mentale necessitano di una REMS, ma non le sfuggirà che poter soddisfare maggiormente, attraverso le REMS, i casi più gravi e le situazioni delle persone che non possono adeguatamente essere seguite in carcere alleggerisce anche il clima delle carceri e allenta, o crea le condizioni per allentare, alcune delle tensioni fortissime cui abbiamo assistito negli ultimi mesi.
Occuparsi di REMS significa occuparsi di sanità, della salute di queste persone, ma significa anche contribuire alla vita serena e il più possibile equilibrata all'interno delle nostre carceri.
Quindi, occhio e croce, a giudicare dai numeri che lei mi ha fornito, i 40 posti letto attuali, che sono perennemente saturi, non bastano. I numeri che lei mi ha prospettato e che, mi permetto di dire, sono probabilmente sottostimati - visto che la richiesta da parte degli istituti detentivi piemontesi negli ultimi mesi è cresciuta - e probabilmente avremmo bisogno del doppio dei posti letto, anche per ragioni di risparmio. Difatti, lei ha citato alcune strutture e credo che abbiamo fatto bene a portarvi i nostri detenuti a Spezia e a Mantova, che però comportano una mobilità passiva per la Regione Piemonte, quindi anche dei costi aggiuntivi.
Già nella scorsa legislatura avevo suggerito alla precedente Giunta di prendere in considerazione una revisione dei fabbisogni all'interno della programmazione regionale. Sono portata a credere che le due strutture esistenti (quella di San Maurizio Canavese in provincia di Torino e quella di Bra in provincia di Cuneo) non siano sufficienti.
Tra l'altro, in particolare, la struttura di Bioglio, in Provincia di Biella, era già stata destinata a REMS in una delle DGR degli anni 2010, in particolare del 2015. In seguito, l'iter si era bloccato, quindi quella struttura oggi è disponibile, è ufficialmente destinata a REMS, ma è vuota così come immagino quella di Alessandria cui lei ha accennato nel suo intervento.
Assessore, credo che non siamo nelle condizioni di attendere una revisione complessiva del modello REMS da parte del Ministero. Perlomeno in Piemonte non so per le altre Regioni, quindi parlo per la nostra - la nostra urgenza, ancor prima che il modello generale venga rivisto, è quella di mettere a disposizione, in tempi congrui, nuove strutture, perché il bisogno c'è già oggi e le due strutture esistenti lavorano bene. Il problema è che hanno pochi posti letto; i 40 posti letto che offriamo oggi non sono sufficienti.
Questo è il punto di vista del Partito Democratico e la invitiamo a prenderlo in considerazione, perché credo che soddisfare questo bisogno possa portare dei benefici a tutta la comunità. Questo vale anche per i Centri di Salute Mentale presenti sul nostro territorio, perché alcune di queste persone si trovano ai domiciliari e, quindi, sono seguite dalle nostre articolazioni territoriali che, come sappiamo, sono già fortemente sotto pressione, in carenza di organico e si trovano a far fronte a un aumento del bisogno di cure per la salute mentale che ha avuto un'impennata a seguito della pandemia, in particolare per la fascia di popolazione più giovane.
Non sobbarchiamo i nostri Centri di Salute Mentale territoriali e non sobbarchiamo le nostre carceri di ulteriori oneri, ma potenziamo le REMS creiamone di nuove, perché è un modello che, perlomeno per le REMS esistenti, a nostro modo di vedere ha funzionato, ma che è troppo poco presente.


Argomento: Tossicodipendenza - Sanita': argomenti non sopra specificati

Interrogazione n. 11 presentata da Canalis, inerente a "Qual è il futuro dei SER.D del Piemonte?"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione n. 11.
La parola all'Assessore Riboldi per la risposta.



RIBOLDI Federico, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
In premessa, sottolineiamo come l'epidemiologia dei disturbi mentali e da dipendenze evidenzia una correlazione sempre più stretta, che richiede maggiori sinergie e utilizzo integrato di risorse.
Allo scopo di superare alcune difficoltà connesse agli aspetti organizzativi dei SER.D, in particolare con riguardo al reperimento del personale necessario, si sta valutando la possibilità di accorpare, a livello interaziendale, i dipartimenti delle dipendenze delle ASL, come peraltro già avvenuto in alcune realtà regionali quali Novara, Vercelli Biella e l'ASL del VCO.
In tale quadrante è stato recentemente nominato il nuovo direttore del Dipartimento interaziendale strutturale delle dipendenze, nella figura del dottor Lorenzo Somaini.
La conferma di questa organizzazione interaziendale per questo quadrante è stata valutata positivamente dai quattro Direttori generali delle ASL coinvolte dalla Regione, in quanto il modello proposto permette l'ottimizzazione delle risorse umane specialistiche, favorendo un maggior coordinamento e omogeneizzazione dell'attività, nonché il superamento delle difficoltà connesse al reperimento del personale, con particolare riguardo alle figure specialistiche in farmacologia e tossicologia, nonché delle figure psichiatriche infermieristiche, considerato che attualmente numerose procedure concorsuali sono purtroppo andate deserte.
In ogni caso, stante quanto sopra menzionato, sono in corso diverse attività progettuali che vedono impegnati in modo integrato i dipartimenti delle dipendenze e i dipartimenti di salute mentale, soprattutto in ambito di inserimento dei pazienti nelle cliniche neuropsichiatriche, nei progetti di budget di salute e nelle procedure inerenti agli inserimenti socio lavorativi.
Per questa attività è presente un coordinamento integrato di operatori di entrambi i Dipartimenti.
In merito alle procedure concorsuali per Direttore di struttura complessa SER.D, si precisa che è stata avviata e conclusa la procedura concorsuale per l'ASL TO4, laddove il Direttore della struttura complessa SER.D prenderà servizio dal prossimo novembre. Viceversa, per l'ASL TO5 il Direttore della struttura complessa SER.D è in carica dall'anno 2022.
Modello alternativo a quello poc'anzi descritto potrebbe essere la costituzione di dipartimenti integrati salute mentale e dipendenze che, pur mantenendo una specificità dei relativi ambiti disciplinari, favorirebbe comunque maggiore sinergia di azioni per gestire bisogni complessi, nonch un coordinamento delle risorse dedicato a salute mentale e dipendenze.
Questo modello, peraltro, è già formalizzato e attivo nelle ASL CN1, CN2 e Alessandria.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Canalis per la replica.



CANALIS Monica

Grazie, Presidente.
Mi permetto di replicare che ci sono alcune imprecisioni in questa risposta, perché purtroppo - io dico: purtroppo - anche nell'ASL Città di Torino, nel 2023 abbiamo assistito a un inglobamento vero e proprio del Dipartimento delle Dipendenze nel Dipartimento della salute mentale.
L'apripista era stata l'ASL CN2, cui è seguita l'ASL CN1 e l'ASL di Alessandra, ma c'è anche la Città di Torino, che sappiamo che sul tema delle dipendenze ha una storia, un'esperienza che ha fatto scuola per il resto d'Italia, proprio per i risultati, Assessore, perché non stiamo parlando di pietismo, di assistenzialismo o di sottovalutazione delle conseguenze delle dipendenze; Stiamo parlando di un approccio clinico interdisciplinare che vede la compresenza di figure professionali molto diversificate, che ha dato dei buoni risultati di prevenzione e di recupero.
In Piemonte, ci sono 13 SER.D; noi siamo favorevoli a un modello come quello del quadrante nord che lei ha citato, in cui si è fatto fronte alla carenza di professionisti coordinando in maniera interaziendale le quattro province (Novara, Vercelli, VCO, Biella).
Siamo, invece, contrari al modello che è partito innanzitutto dall'ASL CN2 di inglobamento, perché, Assessore l'overlapping, cioè la sovrapposizione tra le patologie psichiatriche e quelle legate alle dipendenze, è soltanto del 6,6%. Ritenere che ci sia una correlazione via via crescente e sempre più stretta tra la psichiatria e le patologie legate alle dipendenze Assessore, è un una "bestialità" clinica, una "bestialità" scientifica, e sovrapporre queste due tipologie di servizio rischia di restringere, di snaturare e anche di disperdere il patrimonio pregresso nato sulle dipendenze.
Non vorrei che questa visione sottendesse a una sorta di criminalizzazione o addirittura di confusione, rispetto a chi ha patologie legate alle dipendenze. Chi ha delle dipendenze deve chiaramente essere curato perch sconta fortissimi danni legati alle varie tipologie di dipendenza, sia essa alcol, droga, tabagismo, gioco d'azzardo patologico o di altro genere, ma non è necessariamente una persona psichiatrica. Questa confusione purtroppo, rischia di sanitarizzare eccessivamente l'approccio che invece storicamente, è anche un approccio di carattere educativo.
Nel 2019, in carico ai SER.D del Piemonte c'erano ben 136 mila persone, la maggior parte delle quali seguita per problemi legati all'alcol, alla droga, al tabagismo e circa mille persone legate al gioco d'azzardo patologico. Mi auguro che in questa legislatura si possa aumentare l'attenzione per questa problematica. Nella scorsa legislatura ci siamo concentrati sul gioco d'azzardo patologico, un tema cruciale, un tema che affligge sempre più nuclei familiari, ma che nei numeri è minoritario. Bene che non sia così grande, ma, in realtà, oggi l'emergenza riguarda l'alcol e la droga, in particolare le nuove droghe che si stanno diffondendo e che creano dipendenza già dalle prime assunzioni.
Crediamo che disperdere l'esperienza dei SER.D, che è anche un'esperienza educativa, un'esperienza legata alla prevenzione, possa fare arrivare in ritardo il Piemonte rispetto all'emergenza alcol e droga che ci sta colpendo, soprattutto i grandi centri urbani. Abbiamo bisogno di quelle professionalità e abbiamo bisogno di potenziarle.
Ho apprezzato l'espressione eufemistica che lei ha utilizzato, Assessore "coordinamento delle risorse tra i dipartimenti delle dipendenze e dipartimenti di salute mentale". Siamo al corrente che i concorsi per gli psichiatri e per gli infettivologi spesso vanno deserti, quindi non ci poniamo in maniera irrealistica da questa parte dell'emiciclo limitandoci ad accusarvi per una carenza di risposte, perché le difficoltà ci sono e ne siamo consapevoli (sono, innanzitutto, difficoltà di reperimento del personale specializzato), però crediamo che il modello Piemonte nord, che è quello del coordinamento interaziendale tra i SER.D e i dipartimenti delle dipendenze, sia un modello che salvaguardi maggiormente la specificità dei SER.D rispetto a modelli perseguiti nella parte meridionale della nostra Regione, che invece rischiano davvero di annullare la specificità dei dipartimenti delle dipendenze.
A prescindere dai punti di vista differenti, ci guadagniamo tutti se quelle professionalità vengono salvaguardate e se non confondiamo le persone con dipendenze con persone psichiatriche. Ci possono essere sinergie e collaborazioni, ma non inglobamenti ed eccessive sovrapposizioni.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Canalis.
Dichiaro chiusa la trattazione del sindacato ispettivo.
Comunico che fra pochi minuti il Presidente Nicco aprirà la seduta ordinaria del Consiglio regionale.



(Alle ore 10.18 il Presidente dichiara esaurita la trattazione del punto all'o.d.g. inerente a "Svolgimento interrogazioni e interpellanze")



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE NICCO



(La seduta inizia alle ore 10.25)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico: a) Congedi Hanno chiesto congedo Icardi e Sacchetto.
Il numero legale è 25.


Argomento:

Richieste di modifica dell'o.d.g.


PRESIDENTE

Do atto che l'o.d.g. è stato comunicato con la convocazione.
Chiedo se vi siano proposte di modifica.
Ha chiesto la parola il Consigliere Magliano; ne ha facoltà.



MAGLIANO Silvio

Grazie, Presidente.
Solo per chiedere l'inserimento all'o.d.g. (e non il voto oggi in Aula) dell'ordine del giorno n. 17, inerente a "'Culle per la vita': un'opportunità per le donne che tutela la vita e può essere implementato e portato a conoscenza del maggior numero possibile di cittadini".
Ringrazio i colleghi che hanno voluto sottoscrivere questo atto.



PRESIDENTE

Non vi sono altre richieste.
Ricordo che se non vi sono contrari, la proposta di inserimento all'o.d.g.
viene accolta. Non essendovi contrari, la proposta d'inserimento è approvata.



(L'Assemblea, tacitamente, acconsente all'iscrizione di un nuovo punto all'o.d.g.)


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale (seguito)


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico: b) Presentazione progetti di legge L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.
c) Distribuzione processi verbali È a disposizione e visibile sulla Intranet del Consiglio regionale alla sezione "Supporto sedute istituzionali-sedute di Aula" il processo verbale n. 6 relativo alla seduta del 24 settembre 2024.
d) Approvazione processi verbali È in approvazione il processo verbale n. 5 relativo alla seduta del 17 settembre 2024.
e) Esami di leggi regionali Il Consiglio dei Ministri, in data 17 settembre 2024, ha esaminato la seguente legge regionale e ne ha deliberato la non impugnativa: legge regionale 1° agosto 2024, n. 19 "Proroga delle graduatorie del servizio sanitario regionale" legge regionale 1° agosto 2024, n. 20 "Assestamento al bilancio di previsione finanziario 2024-2026" legge regionale 2 agosto 2024, n. 21 "Rendiconto generale per l'esercizio finanziario 2023" legge regionale 2 agosto 2024, n. 22 "Interventi urgenti in materia di residenzialità universitaria".


Argomento: Bilancio - Finanze - Credito - Patrimonio - Bilancio - Finanze - Credito - Patrimonio: argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 15, inerente a "Bilancio consolidato della Regione Piemonte per l'esercizio finanziario 2023"


PRESIDENTE

Passiamo a esaminare la proposta di deliberazione n. 15, di cui al punto 2) all'o.d.g.
La proposta è stata licenziata a maggioranza dalla I Commissione permanente in data 23 settembre, nelle more dell'acquisizione della relazione del Collegio dei Revisori dei conti della Regione. La relazione del Collegio dei Revisori dei conti è stata poi acquisita agli atti e sulla medesima è stato svolto un approfondimento nella seduta della I Commissione del 30 settembre.
La parola all'Assessore Tronzano per l'illustrazione.



TRONZANO Andrea, Assessore regionale

Grazie, Presidente. Buona giornata a tutte le Consigliere e i Consiglieri presenti.
Faccio una rapida relazione rispetto al bilancio consolidato, che è lo strumento informativo dei dati patrimoniali, economici e finanziari del gruppo, inteso però come un'unica entità economica. Insieme alla capogruppo Regione Piemonte rientrano nel consolidamento 2023 le Aziende partecipate della DGR del 2023, ma si aggiungono quest'anno le "ATL Terre dell'Alto Piemonte, Biella, Novara, Valsesia, Vercelli" e "Ente turismo Langhe Monferrato Roero società cooperativa a responsabilità limitata". Pertanto il perimetro di consolidamento comprende 27 enti e società che sono naturalmente citate.
Il bilancio consolidato è costituito dal conto economico consolidato e nella relazione sono riportati l'elenco degli enti, gli enti rientranti nel perimetro, la descrizione dell'attività svolta dagli enti, le incidenze percentuali, i criteri di valutazione, le variazioni per macroaggregati, i bilanci delle società, le operazioni di consolidamento e l'articolazione delle voci di bilancio.
La finalità del bilancio consolidato è, pertanto, quella di sintetizzare in un unico documento la situazione economico-patrimoniale.
Nella discussione della Commissione di ieri ho comunicato che ci sarebbero stati due emendamenti, a seguito dell'arrivo del parere dei Revisori dei Conti, quindi ci sarà un emendamento rubricato n. 1) e un emendamento rubricato n. 2).
Inoltre, ci sono state alcune richieste, in particolare dal Consigliere Isnardi, che cercheremo di attuare nel prossimo futuro; una richiesta, ad esempio, è l'elenco delle partecipate irrilevanti per il consolidato.
Quando sarà pronto, senz'altro lo forniremo.



PRESIDENTE

Dichiaro aperta la discussione generale.
Se qualche Consigliere vuole intervenire, ricordo che il tempo limite per gli interventi è dieci minuti.
Poiché non ci sono interventi, dichiaro conclusa la discussione generale.
Procediamo, quindi, all'esame e alla votazione della proposta di deliberazione.
Comunico che sulla deliberazione insistono due emendamenti, il n. 1) e il n. 2), entrambi della Giunta regionale, che sono finalizzati all'acquisizione della relazione del Collegio dei Revisori dei Conti, come è allegato alla proposta della deliberazione.
Gli emendamenti sono caricati sul supporto della seduta istituzionale della Intranet, in corrispondenza della seduta odierna.
Ricordo che ci sarà l'illustrazione dei due singoli emendamenti, una discussione generale e poi gli emendamenti verranno posti in votazione singolarmente.
Emendamento rubricato n. 1) presentato dalla Giunta regionale.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) Emendamento rubricato n. 2) presentato dalla Giunta regionale.
(Testo allegato al processo verbale dell'adunanza in corso) La parola all'Assessore Tronzano per l'illustrazione.



TRONZANO Andrea, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
L'emendamento inserito riguarda il seguente paragrafo: "Acquisita in data 27 settembre 2024, ai sensi dell'articolo 11 bis, comma 2, lettera b) e dell'articolo 68, comma 4, lettera b) del d.lgs. 118/2011, la Relazione del Collegio dei Revisori dei Conti".
Illustro anche l'emendamento n. 2), che inserisce un secondo paragrafo, l'1 bis, che è il seguente: "Allegare, ai sensi dell'articolo 11 del decreto la Relazione del Collegio dei revisori rilasciata in data 27 settembre 2024 di cui all'allegato 2".



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Pentenero, sull'ordine dei lavori.



PENTENERO Gianna

Grazie, Presidente.
Chiedo soltanto cinque minuti di sospensione, prima che si proceda con le votazioni.



PRESIDENTE

Se non vi sono opposizioni, sospendiamo i lavori per cinque minuti.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 10.33, riprende alle ore 10.43)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Se ricordo bene, eravamo in discussione generale sugli emendamenti.
Non essendovi richieste d'intervento in discussione generale o per dichiarazione di voto sugli emendamenti presentati dalla Giunta, passiamo alle votazioni.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 1).
(Testo inserito nell'allegato al resoconto integrale dell'adunanza in corso) Il Consiglio approva.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso) Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 2).
(Testo inserito nell'allegato al resoconto integrale dell'adunanza in corso) Il Consiglio approva.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso) Ha chiesto la parola la Consigliera Biglia, perché mi pare che ci sia un problema sul voto.



BIGLIA Debora

Grazie, Presidente.
Sì, nella prima votazione non ho potuto esprimere la mia volontà.



PRESIDENTE

Ormai non si può fare niente, ma se vota alla terza votazione, voterà la maggioranza dei voti, quindi non capita nulla di grave.
È terminata la votazione sugli emendamenti.
Chiedo se vi sono delle dichiarazioni di voto.
Non essendovi interventi, passiamo alla votazione.
Indìco la votazione palese sulla proposta di deliberazione n. 15, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso)


Argomento: Programm. e promoz. attivita' socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta')

Relazione annuale della Garante regionale per l'infanzia e l'adolescenza e successivo dibattito (ai sensi della l.r. 31/2009)


PRESIDENTE

Procediamo con la relazione della Garante regionale per l'infanzia e l'adolescenza, di cui al punto 3) all'o.d.g.
L'articolo 11 della legge regionale n. 31/2009, che ha istituito il Garante regionale per l'infanzia e l'adolescenza, prevede che lo stesso presenti ogni anno al Consiglio regionale una relazione sulla condizione dell'infanzia e dell'adolescenza nella Regione e sullo stato dei servizi esistenti, sulle risorse utilizzate, sui risultati raggiunti e sulle attività in programma.
Il medesimo articolo stabilisce che il Presidente del Consiglio regionale dispone l'iscrizione della relazione all'o.d.g. del Consiglio affinché il Consiglio la discuta.
La Garante regionale per l'infanzia e l'adolescenza, dottoressa Ylenia Serra, ha depositato le relazioni annuali riferite alle attività svolte nelle annualità 2022 e 2023 ed entrambi i documenti sono reperibili nella Intranet nella sezione Supporto alle sedute istituzionali.
Invito la Garante regionale per l'infanzia e l'adolescenza, dottoressa Ylenia Serra, ad entrare in aula per svolgere le proprie relazioni al Consiglio, chiedendo possibilmente di circoscrivere l'intervento in 30 minuti.
La seduta è sospesa.



(La seduta è sospesa alle ore 10.49)



PRESIDENTE

La parola alla dottoressa Serra.



SERRA Ylenia, Garante per l'infanzia e l'adolescenza

Saluto il Presidente del Consiglio regionale, Davide Nicco, gli Assessori presenti e tutte le Consigliere e i Consiglieri. Ringrazio il Presidente del Consiglio per la possibilità di illustrare le relazioni relative all'attività svolta dall'Ufficio negli anni 2022 e 2023.
Partiamo subito dalle segnalazioni. Le segnalazioni in questi due anni sono state complessivamente 158. Le categorie sostanzialmente si equivalgono e troviamo, in primis, il regime dell'affidamento condiviso e i rapporti con i servizi del territorio, nell'attuazione dei provvedimenti dell'autorità giudiziaria e, a seguire, le problematiche segnalate dai tutori volontari di minori stranieri non accompagnati, il diritto allo studio, al trasporto e all'assistenza scolastica per i minori con disabilità o comunque con problemi di salute cronici, criticità nelle strutture di accoglienza per minori, contenuti impropri o lesivi dei programmi televisivi o, comunque dei contenuti proposti online e il tema della continuità affettiva nei casi di affidamento eterofamiliare che evolvono verso l'adozione. Sono giunte per la maggior parte dai genitori o dai loro legali, dagli affidatari, dai nonni, da associazioni o comitati e ovviamente dai tutori volontari di minori stranieri.
Ho analizzato nelle due relazioni le categorie maggiormente ricorrenti o comunque complesse, tra le quali segnalo le condizioni dei minori all'interno delle comunità, cui ho dato seguito anche attraverso l'espletamento delle attività diretta di vigilanza, così come previsto nella legge istitutiva, e quella relativa alla conflittualità genitoriale e al diritto del minore alla bigenitorialità.
Ribadisco, in questa sede, l'importanza delle segnalazioni, perch concorrono a fare emergere delle situazioni di criticità o di disagio, ma anche perché consentono al Garante di svolgere quel ruolo di ponte, che gli è proprio, tra le esigenze delle persone di minore età e le istituzioni regionali, consentendo quindi di portare all'attenzione dei competenti enti o all'ordine del giorno dei vari gruppi di lavoro le istanze principali che sono state trattate dall'Ufficio e, quindi, di suggerire in queste sedi l'aggiornamento delle linee guida o la modifica di determinate normative o prassi.
Per quanto riguarda il tema dei minori stranieri non accompagnati l'attività principale è legata all'individuazione, alla selezione e alla formazione dei tutori volontari, che sono previste dalla legge n. 47 del 2017.
Per l'attuazione di tutte le prescrizioni di questa legge l'Ufficio dall'entrata in vigore della legge, si è fatto promotore della sottoscrizione di una convenzione di cooperazione che riunisce la Regione Piemonte e il Consiglio regionale del Piemonte, la Regione Valle d'Aosta e la Garante per l'infanzia, ANCI Piemonte, le due Università piemontesi e le tre Fondazioni bancarie. La convenzione, da ultimo, è stata rinnovata nel 2023 per un biennio e nel 2024 si è concretizzato l'ingresso dell'Associazione Tutrici e Tutori, con ciò valorizzando la partecipazione anche a livello istituzionale, di quello che è uno dei due protagonisti ovviamente, cioè l'ambito dei tutori volontari.
Per quanto riguarda le attività portate avanti in questi anni, sono continuate tutte le azioni di sensibilizzazione e d'informazione sul territorio rivolte ai cittadini rispetto alla possibilità di intraprendere il percorso formativo per essere nominato tutore volontario.
I corsi di formazione: due nel 2022 e uno nel 2023, i due seminari all'anno di aggiornamento rivolti sia ai tutori sia agli operatori dei servizi e tutti quegli strumenti di sostegno e di supporto, tra cui anche la trattazione delle segnalazioni pervenute dai tutori.
Ho dato conto della presenza dei minori stranieri sul territorio innanzitutto sulla base dei dati forniti dalla Direzione Welfare, che confermano un aumento del numero dei minori stranieri in carico ai nostri servizi. Al 31 dicembre del 2023 erano 1.043, ma nel corso dell'anno ne sono stati seguiti 2.245.
Vi do qualche numero degli anni precedenti per rappresentare il senso della curva in crescita: nel 2022 erano 2.011, nel 2021 erano 1.000 e nel 2020 erano 1.660, quindi un numero in netto aumento.
Come novità, nel 2023, ho fornito un quadro relativo ai nuovi arrivi dei minori stranieri, che sono stati 1.418, perché l'Ufficio ha elaborato partendo dai singoli provvedimenti che ci vengono trasmessi dalla Cancelleria del Tribunale dei minori, i dati relativi ai nuovi ingressi dei minori stranieri, sulla base del genere e dell'età, che è in progressivo abbassamento, perché oggi in media sono circa 16 anni e mezzo, come della provenienza, in prevalenza Africa nord-occidentale e poi Albania e Turchia del territorio di presa in carico, della tipologia di tutela assegnata, che continua a essere in un numero abbastanza elevato, poi la tipologia di collocazione, principalmente all'interno di comunità.
Inoltre, ho relazionato circa il numero complessivo delle istanze di adesione al bando che al 31 dicembre 2023 sono state 1.171; gli iscritti al Registro dei tutori sono a oggi 562 e per tutte le edizioni del corso ho dato conto di quella che è stata la percentuale di successo.
Nella seconda parte della relazione, in continuità con quella degli anni precedenti, ho tentato di offrire un quadro il più possibile esaustivo di quella che è la condizione delle persone di minore età nella nostra regione, sia attraverso i dati e le informazioni fornite dalle competenti Direzioni e dall'Ufficio Scolastico Regionale, sia attraverso l'attività svolta direttamente dall'Ufficio, quindi con progetti, iniziative di sensibilizzazione, risposta alle segnalazioni e osservazione alle proposte di legge.
Partiamo dai dati relativi all'istruzione forniti dalla relativa Direzione che ringrazio - che danno conto per ogni provincia e poi per la Regione nel suo complesso, dei numeri riguardanti la frequenza scolastica e il successo scolastico per la secondaria di primo e di secondo grado.
Il numero degli iscritti, in realtà, è sostanzialmente costante e la percentuale di non licenziati all'esame di Stato della secondaria di primo grado, quindi della terza media, è passato dallo 0,3% del 2022 (percentuale molto basse) allo 0,58% del 2023, con una percentuale doppia nelle province di Asti e di Novara. I ripetenti e i pluriripetenti nel primo ciclo della secondaria oscillano tra il 2,8% del 2022 e il 2,38% del 2023 e i numeri per le iscrizioni alla scuola secondaria di secondo grado sono sostanzialmente identici nel 2022 e nel 2023, con una netta flessione tra il primo anno, dove sono poco più di 40 mila, e gli ultimi quattro anni, in cui passiamo dai 36 mila del secondo anno di superiori ai 30.700 della quinta.
Le percentuali di iscritti a istituti secondari di secondo grado, rispetto alla popolazione residente degli anni 2014-2020, è del 62,6%, con un picco del Verbano Cusio Ossola del 73,6%. Nel 2023, i non ammessi o i non licenziati sono stati l'11,1% degli iscritti e circa il 3,7% i ripetenti o i pluriripetenti.
Per la tematica dei minori con disabilità segnalo che è proseguito, nel corso del 2022 e 2023, congiuntamente al Difensore civico Paola Baldovino l'approfondimento delle tematiche connesse all'attuazione di tutti i diritti, nell'ottica del principio di non discriminazione e di pari opportunità, in particolare sulla base delle segnalazioni ricevute. Nella relazione del 2022 ho svolto un approfondimento su tutti i disturbi dello spettro autistico e sulle interlocuzioni in questo senso; nel 2023, alcune istanze hanno riguardato l'accesso alle cure del minore con disabilità e la possibilità di non partecipare alla refezione collettiva a scuola, ma di consumare il cosiddetto "pasto sostitutivo".
Il tema, sicuramente di maggiore rilievo e di maggiore interesse congiuntamente approfondito, è rappresentato dal sostegno scolastico, la cui rilevanza non si esaurisce nell'ambito della scuola, ma si estende in quel progetto di presa in carico comunitaria che le amministrazioni attraverso la rete dei servizi sanitari, sociali e scolastici, realizzano a favore dei minori e delle loro famiglie.
Questa questione è stata sviluppata fin dai primi anni, perché già nel 2021 sono pervenute numerose segnalazioni ai nostri Uffici, per il tramite soprattutto di associazioni di volontariato, proprio relative a minori con diagnosi di autismo, con richieste d'intervento aventi a oggetto erogazione di terapie molto particolari, le terapie ABA. Pertanto, per fornire un riscontro adeguato a queste famiglie e a queste associazioni, svolgendo meglio la nostra funzione di verifica della concreta attuazione dei diritti, abbiamo dato avvio a un tavolo di confronto con l'Assessorato e con la Direzione regionale della sanità, che ci ha consentito di meglio comprendere e analizzare nello specifico questa rete.
Cos'è emerso? Che è fondamentale una presa in carico della comunità, dove cioè ci sia una fattiva e costante collaborazione tra i servizi sociali e i sanitari del lavoro formativi, ovviamente mettendo al centro la famiglia.
Nei territori in cui mancano i servizi, infatti, le famiglie tendono a richiedere al servizio sanitario delle prestazioni, la cui componente educativa potrebbe ben trovare realizzazione attraverso il sostegno scolastico. Ciò che è emerso è la carenza di insegnanti di sostegno specializzati, che comporta il ricorso a docenti privi di una formazione specifica e di un ritardo nel conferimento dell'incarico. Tutto questo chiaramente, comporta il non rispetto della continuità didattica, elemento assolutamente centrale, e favorisce una discontinuità.
Come Garante faccio parte del Gruppo di lavoro interistituzionale regionale per l'inclusione scolastica, costituito proprio sulla base del decreto del Ministero dell'Istruzione già nel 2018, quindi ho colto l'occasione per trasmettere all'Ufficio Scolastico Regionale alcune mie considerazioni nate da questa collaborazione. Ho sottolineato l'importanza di una formazione adeguata e continua dei docenti, che sia il più possibile trasversale, ma anche sostenibile, soprattutto alla luce del continuo aumento dei numeri dei minori con certificazione di disabilità e della necessità sempre crescente di insegnanti di sostegno, per cui bisogna prevedere una formazione obbligatoria di base con approfondimenti specifici.
Sulla base della normativa che prevede la presenza di uno "sportello autismo" in ogni provincia, ho quindi suggerito di partire da questo dato per provare a ottimizzare la formazione specifica e la consulenza valorizzando anche il ruolo attivo da parte dei docenti, sostenendo quel confronto peer-to-peer e quella rete di supporto e di aiuto per fornire una formazione trasversale, attraverso la cosiddetta formazione a cascata.
Nel capitolo relativo alle relazioni familiari, innanzitutto sono presentati i numeri relativi alla demografia piemontese, chiaramente con riferimento particolare alle persone di minore età. La fotografia che se ne trae è quella di una regione che è in progressivo e inarrestabile invecchiamento e che conferma il dato consolidato delle tre province Biella, Alessandria e VCO - con l'età media più elevata e quella di Cuneo che, invece, presenta tutti gli indicatori di senso inverso.
La popolazione straniera ha un'età media inferiore di circa 15 anni rispetto alla popolazione italiana, ma anche qui c'è un andamento analogo e anche qui le tre province più anziane si confermano le stesse, così come Cuneo quella più giovane. Se, tuttavia, per la popolazione italiana l'incidenza dei minorenni è pari al 15% questa, per quanto riguarda la popolazione straniera, è del 22% circa.
All'interno di questo contesto demografico, si inseriscono i dati relativi alle persone di minore età che sono in carico ai servizi sociali e dei minori che si trovano fuori dalla famiglia di origine. Nel 2022, il 10% dei minori piemontesi residenti è in carico a qualche ente gestore delle funzioni socioassistenziali (il dato è leggermente in crescita rispetto al 2021 in cui era del 9,7%) e, di questi, quasi il 15% è rappresentato da bambini e ragazzi con una certificazione di disabilità. Per quanto riguarda i minori fuori famiglia, risultano essere al 31/12/2023 1.226 quelli ospitati nelle strutture di accoglienza, erano 1.261 nel 2022 ma 1.085 alla fine del 2021, mentre quelli collocati invece in affidamento eterofamiliare o intrafamiliare, 1.431 (in leggera salita rispetto ai due anni precedenti).
In questo ambito, nelle mie relazioni ho analizzato la partecipazione ai numerosi gruppi di lavoro regionale, tra i quali, nel 2022, quello sui cosiddetti luoghi neutri, con la finalità, su mia sollecitazione, di avviare una riflessione sull'opportunità di rivedere e di aggiornare la delibera della Giunta (che ormai risale al 2014) in cui, ovviamente, mi sono fatta portavoce delle numerose segnalazioni che i genitori mi rivolgono su questo tema.
In ottemperanza alle prescrizioni della legge n. 17 del 2022, è stato avviato un gruppo di lavoro che ha portato quest'anno all'approvazione di una DGR che ha contenuto le nuove indicazioni in merito alla metodologia di intervento dei servizi sociosanitari per la realizzazione di progetti educativi familiari e per accompagnare le famiglie in condizioni di vulnerabilità.
In attuazione della riforma Cartabia, si è lavorato in gruppi di lavoro per approfondire le tematiche della mediazione e della coordinazione genitoriale, che sono forme che la riforma Cartabia ha voluto enfatizzare e valorizzare per cercare di salvaguardare gli interessi dei minori che sono coinvolti nei casi crescenti di conflittualità genitoriale.
Alla fine del 2023 è stato istituito l'Osservatorio sugli allontanamenti dei minori, in cui verranno analizzati i dati dei minori fuori famiglia e soprattutto, le ragioni che hanno portato all'allontanamento e alla permanenza, in termini di durata, all'interno delle strutture.
Sul fronte del rapporto tra i minori e il mondo della comunicazione e il mondo dei social, ho dato conto di tutte le iniziative di sensibilizzazione e di formazione e degli atti del tavolo tecnico regionale per la prevenzione al contrasto dei fenomeni del bullismo e del cyberbullismo.
Uno dei temi centrali - e mi avvio alla fine della mia relazione - è sicuramente la salute e il benessere dei minori. È un tema su cui l'attenzione generale è molto alta e, in effetti, i dati forniti dalla Direzione Sanità della Regione ci riportano un quadro di aumento della sofferenza psicologica ed emotiva e, quindi, un aumento delle prese in carico.
In particolare, il 4,4% dei bambini e dei ragazzi è in carico ai servizi di psicologia; era il 4,7% nel 2022 e il 3,8% nel 2021. Mentre l'8% è in carico ai servizi di neuropsichiatria infantile, partendo dal 6,4% del 2020, quindi con una costante risalita. I nuovi accessi si attestano tra il 2,21% del 2022 e il 2,23% del 2023.
Cosa ci dicono i dati sulla presa in carico da parte dei servizi di neuropsichiatria? Si tratta di minori in prevalenza italiani (circa l'80%) tra i quali i maschi superano di poco le femmine nella fascia zero-due, ma sono pari al doppio nella fascia di età tre-dieci e sono superiori di un terzo in quella 11-13, mentre nella fase adolescenziale pura (quindi tra i 14 e 17 anni) le ragazze sono in numero superiore rispetto ai ragazzi. La fascia con la percentuale più elevata di presa in carico si conferma quella tra i sei e i dieci anni.
Le principali diagnosi sono: ritardo lieve, disturbo del linguaggio espressivo, autismo infantile, sintomi o segni che riguardano le funzioni cognitive e lo stato di coscienza, disturbi misti delle capacità scolastiche ed evolutivi delle abilità scolastiche.
I canali d'accesso principali sono la famiglia (circa il 25% sul totale) la scuola che si conferma uno dei principali canali (circa il 24%), i medici di medicina generale e i pediatri; la percentuale di quelli che accedono ai servizi di NP attraverso le strutture ospedaliere è molto più bassa (circa l'8%), mentre per disposizione del Tribunale per i minorenni è un po'meno del 5%.
In questo quadro si inserisce, però, la legge regionale n. 9/2023 che partendo proprio dall'esperienza del Covid e dall'esperienza pregressa, ha istituito il Servizio di psicologia scolastica, finalizzato a promuovere la salute e il benessere non soltanto degli studenti, ma anche dei genitori e degli insegnanti.
In questi anni ho continuato a portare avanti numerosi confronti e interlocuzioni, per cercare di rafforzare la rete, che è necessaria per promuovere il benessere dei minori che va affrontato a 360 gradi.
Uno degli strumenti per favorire sia il benessere del singolo sia le relazioni tra pari è sicuramente lo sport, che rappresenta un importantissimo strumento di inclusione. Proprio per tale ragione unitamente al Difensore civico, nel 2023 abbiamo sottoscritto un protocollo d'intesa con la FIGC (Federazione Italiana Gioco Calcio) presentato in occasione del Salone del Libro, per sottolineare l'importanza di promuovere iniziative di diffusione della cultura, del rispetto dell'altro dell'uguaglianza e dell'inclusione.
La chiave centrale per promuovere il benessere dei minori è sicuramente quella di creare le condizioni per il dialogo e lavorare come adulti insieme ai ragazzi, affinché la famiglia, la scuola, l'oratorio, la squadra di pallavolo o di atletica siano non soltanto dei luoghi sicuri, ma dei luoghi in cui ci siano dei professionisti preparati, formati e aperti al dialogo, perché i ragazzi ci dicono che hanno bisogno di essere ascoltati.
Nel 2023-2024 ho partecipato a un interessante progetto di ricerca che si chiama "L'effetto della pandemia da Covid sul benessere dell'infanzia e dell'adolescenza in Piemonte", con l'Università di Torino, l'Ufficio Scolastico Regionale, Save the Children, l'Ordine degli assistenti sociali.
È un progetto partecipato, in cui i ragazzi hanno avuto un ruolo centrale e attivo; hanno lavorato su tantissime tematiche e hanno poi elaborato delle raccomandazioni rivolte proprio alle istituzioni, al mondo della scuola della famiglia, ma più in generale alle istituzioni. L'evento si è svolto pochi giorni fa ed è stato molto interessante sentire proprio le parole dei ragazzi che chiedono che si parli maggiormente di benessere, maggiormente di come si sentono, dei loro sentimenti e, soprattutto, chiedono di poter esprimere liberamente la propria opinione e di essere ascoltati. Pertanto è importante lavorare in quest'ottica, ossia potenziare gli strumenti di partecipazione dei minori, affinché la loro voce diventi parte integrante delle politiche che li riguardano.
Concludo il mio intervento con un ringraziamento al Dirigente del Settore al personale assegnato all'ufficio, alle due Direzioni del Consiglio per il costante supporto. Vi ringrazio molto per l'attenzione.



CASTELLO MARIO SALVATORE



(La seduta riprende alle ore 11.11)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Ringrazio la dottoressa Serra per la relazione.
Apro il dibattito sulla relazione della Garante Serra.
La parola alla Consigliera Canalis.



CANALIS Monica

Grazie, Presidente.
Ringrazio la Garante per l'infanzia e adolescenza del Piemonte, che ci ha riportato, quest'oggi, le relazioni riguardanti il 2021, il 2022 e il 2023.
Relazioni importantissime, perché la tutela dell'infanzia è responsabilità dell'intera comunità. Non è responsabilità limitata alle figure genitoriali, ormai l'ordinamento giuridico e le nostre istituzioni riconoscono l'esistenza di una vera e propria responsabilità condivisa nei confronti dei bambini, riconoscendo nei genitori i primi educatori responsabili dei loro figli, ma non gli unici. La nostra comunità, quindi è un aggregato di formazioni sociali, in primis la famiglia, ma anche la scuola e le altre istituzioni educative, che si prendono cura o devono prendersi cura della componente più fragile della nostra società, che sono le persone di minore età: i bambini e i ragazzi.
Partirei dal presupposto che la buona cura dei bambini e dei ragazzi prende le mosse da una sinergia, da un'efficace integrazione tra i diversi servizi, non soltanto quelli educativi, ma anche quelli sanitari e sociali.
Forse, è questo il punto debole più rilevante, quello sicuramente più evidente, non soltanto della nostra regione, ma che abbiamo rilevato nelle analisi di questi anni: una buona capacità di seguire i bambini e i ragazzi, di fare prevenzione su quel grandissimo numero di minori che sono presi in carico dai servizi sociali, il 10%, che è un numero grandissimo: significa che più di 60 mila minori in Piemonte sono seguiti dai servizi sociali e, insieme a loro, sono seguiti i loro nuclei familiari.
Per evitare che questo numero continui a crescere, perché da quando la Garante si è insediata, purtroppo è cresciuto, complice la pandemia complici le complicazioni economico-sociali e anche probabilmente il quadro internazionale, dobbiamo contribuire tutti insieme a potenziare i servizi.
Crediamo che questo sia il punto di partenza e la strada giusta da seguire.
Innanzitutto, potenziarli attraverso le persone che li animano e che li rendono vivi, poi potenziarli anche attraverso le risorse finanziarie.
Occorre mettere più risorse nei servizi al servizio delle famiglie e ripensare i diversi interventi non in modo frammentario, ma in modo organico, prevedendo una collaborazione sempre più forte tra i vari settori, quello educativo, sanitario e sociale.
Inoltre, in una regione come la nostra, caratterizzata da una grande varietà territoriale orografica, è necessario anche garantire una maggiore omogeneità territoriale, affinché i nuclei familiari siano raggiunti non in maniera tardo-riparativa, quindi, tante volte, arrivando troppo tardi rispetto ai bisogni dei bambini e dei loro genitori, ma in maniera preventiva.
Alla luce di questa premessa, credo che il ruolo della Garante sia fondamentale e credo che sia molto importante che la Regione, già da alcuni anni, si sia dotata di una figura di questo genere, perché può contribuire ad alimentare la cultura della responsabilità nei confronti dell'infanzia e dell'adolescenza. Solo una responsabilità condivisa può contribuire a coordinare, a mettere in contatto i diversi attori interessati da questa responsabilità, come può contribuire a un clima di fiducia e di legittimazione dei professionisti, numerosi professionisti che provengono da diverse discipline, come abbiamo detto, per affrontare nel modo più coeso possibile i nodi che ci si presentano di fronte.
Visto che anche nella relazione sono emerse forti criticità, vorrei innanzitutto denunciare l'assenza dell'Assessore competente questa mattina in Aula. Presidente, credo sia molto grave, a fronte di una relazione così delicata, che credo ci riguardi tutti e che ci debba vedere uniti nell'affrontare i bisogni dei bambini e dei ragazzi, l'assenza dell'Assessore competente e, aggiungo, l'assenza totale della Giunta. È molto grave.
Io le chiedo, Presidente, se non sia eventualmente possibile sospendere in modo temporaneo la seduta per consentire almeno a un Assessore di raggiungerci. Stiamo parlando di bambini e di ragazzi; stiamo parlando di salute mentale; stiamo parlando di dispersione scolastica; stiamo parlando del 10% della nostra infanzia presa in carico dei servizi sociali.
Interrompo un attimo il mio intervento per conoscere la sua posizione (se può fermare il tempo, grazie). Credo sia doveroso anche per la Garante.



PRESIDENTE

Ci fanno sapere che stanno arrivando. Vuole continuare o aspettiamo?



CANALIS Monica

Aspettiamo un attimo, grazie. Ci tengo che senta.



PRESIDENTE

Sospendiamo per alcuni minuti.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 11.18, riprende alle ore 11.27)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE NICCO



PRESIDENTE

La seduta riprende.
La parola alla Consigliera Canalis.



CANALIS Monica

Grazie, Presidente. Riprendo in medias res.
Dicevamo che il ruolo della Garante è strategico e molto importante per mettere in connessione i vari mondi e i vari soggetti che in Piemonte si occupano di infanzia e adolescenza.
Provo a soffermarmi su alcuni dei punti che anche la Garante ha richiamato molto bene.
Il primo punto: il grande numero di minori presi in carico dai servizi sociali in Piemonte, ovvero il 10% della popolazione minorile. Di questi 2.657 sono seguiti fuori dalla famiglia di origine, tutti gli altri sono seguiti all'interno della loro famiglia, a riprova del fatto che, come da noi sempre sostenuto, anche nella nostra Regione, come previsto dalla legge, l'allontanamento è davvero un provvedimento assunto in extrema ratio, quando non è più possibile, per le condizioni del nucleo familiare seguire il minore all'interno della famiglia.
Aggiungo che, all'interno di questi 2.657 minori seguiti fuori dalla famiglia d'origine, ci sono quei 1.043 minori stranieri non accompagnati che erano presi in carico al 31 dicembre 2023, ma nel corso del 2023 erano più di 2.000 i minori stranieri non accompagnati. Ancora una volta interroghiamoci se sia tecnicamente corretto conteggiare questi minori, che hanno raggiunto il suolo italiano in assenza dei loro genitori, all'interno dei minori che sono stati allontanati dai loro genitori. Credo che siano fattispecie diverse, che andrebbero conteggiate in ambiti diversi, perch in un caso i genitori ci sono, nell'altro caso i genitori non ci sono mai stati da quando i minori hanno raggiunto la nostra Regione e il nostro Paese.
È proprio sui minori stranieri non accompagnati che vorrei fare il primo approfondimento: sono bambini e, soprattutto, adolescenti che arrivano in Italia da soli, pur essendo di minore età. Sono molto spesso soggetti a traumi per quello che hanno vissuto durante il viaggio tra il loro Paese ed il nostro; sono ragazzi e ragazze che hanno dei vissuti spesso tragici e che credo debbano avere un percorso d'urgenza e preferenziale per avere un inserimento possibilmente in un nucleo familiare affidatario o in comunità residenziali.
È molto importante che noi continuiamo il lavoro di formazione dei tutor.
Siamo in una Regione che ha una grande e storica cultura della solidarietà per cui, fortunatamente, abbiamo tante persone che si mettono a disposizione per essere tutor, che si sottopongono a questi percorsi di formazione, che ricevono questo incarico, che è un incarico legale a tutti gli effetti. Però non bastano. Spesso ricevo dalle comunità appelli affinché si cerchino ulteriori tutori.
Credo che dobbiamo, come ente regionale, supportare la Garante proprio in questo lavoro di ricerca e di formazione, perché si tratta di figure che possono davvero essere di grande supporto e di grande aiuto per i minori soprattutto per i minori stranieri non accompagnati.
Vengo all'analisi specifica dei minori fuori famiglia.
Ancora una volta, nel 2003, il Piemonte si è distinto a livello nazionale per una maggiore presenza all'interno di nuclei familiari o in comunità residenziali. Dicevamo, su 2.657 minori seguiti fuori dalla famiglia d'origine, al 31 dicembre 2023, 1.431 erano seguiti in una famiglia e 1.226 in una comunità residenziale.
Ci sono situazioni in cui la comunità residenziale è sicuramente più idonea rispetto al nucleo familiare, ma in linea di massima, anche in aderenza alla legge n. 184 del 1983, la strada maestra è sempre quella di individuare un nucleo familiare.
Quindi, è bene che ci sia ancora uno sbilanciamento sulle famiglie, ma dobbiamo tenere l'allerta alta, perché purtroppo il numero di famiglie che danno la disponibilità per accogliere all'interno del proprio nucleo questi minori sta diminuendo.
Allora, il primo messaggio forte che vogliamo lanciare, come Partito Democratico è quello di rilanciare l'istituto dell'affido, un istituto previsto per legge, che è nato a Torino, nel 1971, ancor prima che vedesse la luce, a livello normativo, sul piano nazionale. Per rilanciarlo dobbiamo innanzitutto recepire anche a livello piemontese le linee d'indirizzo regionali che sono state licenziate dalla Conferenza Stato-Regioni l'8 febbraio scorso.
Questa è un'urgenza. Lo dico ai Consiglieri di maggioranza, lo dico a lei Presidente, lo dico all'Assessore Tronzano, che ringrazio per averci raggiunto: dobbiamo adottare queste linee d'indirizzo. Stanno diminuendo le famiglie affidatarie anche per un discredito che erroneamente è stato gettato su di loro negli ultimi anni. Noi dobbiamo incoraggiare nuove famiglie a farsi avanti. Dobbiamo incoraggiare l'affido intrafamiliare, che è in lieve flessione - attenzione - e dobbiamo continuare a incoraggiare gli affidi consensuali che, invece, sono lievemente in aumento, nel 2023 rispetto al 2022. Gli affidi consensuali sono quelli che avvengono, come sempre temporaneamente, con il consenso della famiglia d'origine e, quindi con una sorta di alleanza educativa e affettiva tra la famiglia d'origine e la famiglia affidataria.
C'è bisogno che uniamo le forze su questo tema, perché il 10% dei minori presi in carico significa che sono minori che rappresentano anche un grosso impegno per i nostri operatori sociali, per i nostri educatori e per i nostri operatori sociosanitari.
Allora, per evitare che l'affido sia uno strumento tardivo e tardo riparativo, dobbiamo dottore queste linee d'indirizzo; dobbiamo, io credo e lo dico alla Garante, anche promuovere delle iniziative formative e promozionali e anche conoscitive per chi non sa nulla dell'affido, per chi vuole capire di cosa si tratta ancor prima di assumersi questa responsabilità per avere un approccio magari più iniziale, più informativo perché mancano davvero le famiglie.
Vengo al secondo punto, quello delle segnalazioni, di cui la Garante è destinataria e che davvero permettono di raggiungere le situazioni di criticità.
La Garante ci ha narrato di 158 segnalazioni che sono pervenute alla sua struttura. Questo è uno strumento prezioso, perché ci permette, oltre al canale standard, cioè all'intervento dei servizi sociali e sociosanitari o l'intervento delle scuole, di capire quali sono le situazioni di criticità.
La Garante ci diceva che queste segnalazioni sono arrivate prevalentemente da genitori, da nuclei familiari. Credo che dobbiamo potenziare gli altri canali di provenienza, in particolare quello degli insegnanti e dei medici che, ricordo, hanno il dovere di segnalare le situazioni di criticità qualora vengano in contatto con esse.
Purtroppo, sono troppo poche queste segnalazioni. Noi dobbiamo lavorare di concerto con l'Ufficio Scolastico Regionale, di concerto con i servizi sanitari, per aumentarle, perché sicuramente, anche insegnanti e medici penso ai pediatri, penso ai medici di pronto soccorso, penso agli insegnanti - vengono a conoscenza di situazioni che meritano.



PRESIDENTE

Mi scusi, Consigliera Canalis, può concludere? I minuti a disposizione sono dieci.
Prego.



CANALIS Monica

Sì. Mi avvio alla conclusione.
Credo sia anche necessaria una maggiore attenzione al carcere minorile. La relazione arrivava fino al 2023 e i fatti terribili della scorsa estate sono del 2024, però credo che, facendo parte questi ragazzi della popolazione minorile piemontese, dobbiamo dedicare un surplus di attenzione e di energie, anche qui in chiave preventiva, per evitare che un disagio o una devianza possano degenerare e non essere più recuperati.
La cultura dell'amore per l'infanzia e per l'adolescenza, la cultura della responsabilità condivisa, la cura che tutte le istituzioni devono avere nei confronti di questa fascia di popolazione merita un'attenzione crescente proprio alla luce del peggioramento dei dati. Dobbiamo farlo insieme alle scuole, ai servizi sanitari e dobbiamo raggiungere più minori, perché sono convinta che alcune situazioni difficili ci stanno ancora sfuggendo.
I dati sulla salute mentale riportati dalla Garante, in questo momento davvero rilevanti, ci costringono a confrontarci con l'obbligo morale di potenziare i servizi territoriali: pensiamo alla carenza dei neuropsichiatri infantili o alla debolezza dei centri di salute mentale.
Ogni anno la Garante ci offre una descrizione e un quadro della situazione sta a noi - a noi - accogliere questi rilievi e queste suggestioni per rispondere in maniera più adeguata e, soprattutto, più tempestiva.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Canalis.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Nallo; ne ha facoltà.



NALLO Vittoria

Grazie, Presidente.
Mi unisco anch'io ai ringraziamenti alla Garante per la sua relazione, che ho letto con molta attenzione. Alcune riflessioni su quello che ha detto.
La relazione ci offre uno spaccato importante sulla situazione dei minori nella nostra Regione ed evidenzia alcuni aspetti cruciali che come rappresentanti delle Istituzioni dobbiamo affrontare con urgenza e con grande determinazione. Uno dei temi centrali su cui voglio soffermarmi e che mi sta molto a cuore è la salute mentale dei bambini e degli adolescenti. È un tema che il mio partito, Italia Viva, ha messo in primo piano durante la pandemia. Siamo stati i primi a insistere sulla riapertura delle scuole, anche venendo additati come pazzi irresponsabili, perch credevamo ed eravamo consapevoli delle conseguenze negative che la prolungata chiusura delle scuole avrebbe potuto avere sulla psicologia dei nostri giovani. La relazione conferma questa preoccupazione: il benessere psicologico dei minori è in grande sofferenza e l'aumento dei casi di disagio psichico tra gli adolescenti non può più essere ignorato.
Sicuramente la pandemia ha solo aggravato una situazione già delicata e già radicata.
Voglio soffermarmi su un aspetto della relazione che mi ha molto colpito: il rischio suicidiario, tema molto importante, oltre all'aumento dei casi di autolesionismo avvenuti proprio negli ultimi anni, con un aumento, credo a livello nazionale, del 60% rispetto al 2020.
Questo ci deve interrogare sulla necessità di questo dialogo, sulla necessità che hanno i giovani di trovare, oggi, occasioni di confronto perché quella cultura del fallimento, che oggi, purtroppo, non è più alla base della nostra società, spesso rischia di degenerare fino al suicidio proprio perché non ci si confronta sulla bellezza o la grazia - passatemi il termine - di un fallimento o di una caduta che un ragazzo fa proprio in età adolescenziale. Forse, se ci fosse di più questo confronto, si riuscirebbe a far capire che nella difficoltà c'è solo un insegnamento: la possibilità di andare avanti, di interrogarsi, ma anche di migliorare.
È significativo come gli stessi ragazzi abbiano espresso l'esigenza di una maggiore attenzione da parte delle istituzioni, per cui è nostro dovere rispondere al loro appello, potenziando i servizi di supporto psicologico nelle scuole e nei servizi sociali. La recente istituzione della psicologia scolastica sicuramente è un primo passo, ma dobbiamo fare di più rafforzando la collaborazione in sinergia, come diceva lei, della comunità quindi di collaborazione tra sanità, scuola, servizi sociali e terzo settore.
La situazione demografica, come riportato nella relazione, rappresenta un ulteriore aspetto preoccupante: il calo della natalità e l'aumento dell'età media della popolazione sono fenomeni evidenti in tutto il Paese, ma ancora più marcati nella nostra regione che, purtroppo, è una delle più vecchie del Nord Italia. In Piemonte l'età media della popolazione continua a salire con forti differenze tra le diverse province.
L'invecchiamento della popolazione (che ci fa piacere, vuol dire che si vive più a lungo, un aspetto sicuramente positivo) solleva forti interrogativi sul futuro dei nostri servizi di assistenza sulla sostenibilità del nostro welfare e, soprattutto, sull'attenzione che dobbiamo dedicare ai nostri bambini e adolescenti, che sono sempre meno e hanno sempre più bisogno del nostro sostegno. Non possiamo parlare di futuro senza considerare il tema dell'affido e dell'adozione, l'ha detto molto bene la collega Canalis. La relazione evidenzia la necessità di garantire il diritto dei minori alla continuità affettiva. La legge del 2015 ha rappresentato un grande passo avanti, ma la sua applicazione non sempre è lineare. I minori in affido devono poter mantenere i legami con le famiglie affidatarie se questo è nel loro interesse ma, nella pratica, si riscontrano ancora forti difficoltà nell'assicurare questo diritto fondamentale. Il nostro impegno, quindi, dev'essere quello di migliorare queste procedure e assicurare che il benessere del bambino sia sempre al centro delle decisioni che vengono prese dalle istituzioni.
Un altro aspetto su cui volevo riflettere è quello del diritto alla bigenitorialità. La relazione sottolinea quanto sia importante che i minori, anche in caso di separazione, possano continuare questo rapporto con entrambi i genitori e mantenere equilibrati i rapporti. I conflitti familiari spesso ostacolano questo diritto a scapito, ovviamente, dei più piccoli, creando situazioni in cui i propri figli sono costretti a vivere in una condizione di forte stress psicologico e forte difficoltà.
Credo che sia molto importante da parte nostra spingere nella promozione di tutti quegli strumenti di mediazione familiare che si rivelano essenziali in queste circostanze e nella coordinazione genitoriale per garantire ai bambini una crescita sana e serena.
La relazione evidenzia anche un incremento significativo delle segnalazioni riguardo ai minori stranieri non accompagnati. Una realtà che richiede un impegno maggiore da parte delle istituzioni perché, come riportato, è essenziale per garantire loro protezione e sostegno, tuttavia su questo serve davvero un'azione più incisiva e coordinata per affrontare le sfide legate all'accoglienza di questi minori vulnerabili.
Volevo anche fare un piccolo riferimento alla dispersione scolastica che la relazione tratta con forte preoccupazione, anche in una Regione del Nord come il Piemonte. Questo è un fenomeno che colpisce duramente le fasce più deboli della popolazione minorile e che ha effetti devastanti non solo sul futuro di questi ragazzi, ma anche sul futuro della nostra società, quindi della società intera. La lotta contro la povertà educativa deve diventare una priorità per tutti noi, stimolando progetti che supportino i giovani nel loro percorso formativo e aiutandoli a costruire un futuro migliore.
I dati emersi dalla relazione non possono che rafforzare la nostra determinazione, quindi maggioranza e opposizione, a lavorare per una società più equa e inclusiva in cui ogni bambino e ogni adolescente possa crescere sereno, supportato e valorizzato.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Nallo.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Barbero; ne ha facoltà.



BARBERO Federica

Buongiorno, colleghe e colleghi.
Oggi sono particolarmente emozionata perché questa è la prima volta che ho l'onore e il piacere di parlare dinanzi a questa Assemblea. Sono altrettanto emozionata per il tema che tratterò, in quanto riflette sulla condizione dell'infanzia e dell'adolescenza, che rappresenta sempre un motivo di turbamento.
Lasciatemi passare la metafora, ma in questa materia maneggiamo oggetti preziosi, fragili, fragilissimi direi, le cui sorti sono interamente nelle nostre mani. Ritengo che l'attenzione degli adulti nei confronti di questa delicata porzione della società e la consapevolezza dell'importanza di tutelarla siano ancora bisognevoli di essere accresciute.
In tal senso, la figura del Garante regionale per i diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, che in Piemonte esiste solo dal 2016 (questo va rimarcato), svolge un ruolo fondamentale quale presidio di garanzia per il rispetto dei diritti e degli interessi del minore.
Ringrazio, dunque, l'avvocato Serra per il suo lavoro in generale e, in particolare, per la sintesi che ci ha prospettato nei due rapporti del 2022 e del 2023, i quali ci restituiscono un quadro chiaro e, a tratti allarmante circa le condizioni dei giovanissimi sul nostro territorio.
Tuttavia, vorrei soffermarmi su alcuni passaggi. Il primo è il dato demografico. Nel rapporto 2023 vediamo come l'incidenza percentuale della popolazione minorenne è molto più bassa rispetto al dato nazionale (14,3 in Piemonte e 15,1 in Italia), mentre il tasso di natalità è decisamente inferiore alla media italiana, cioè il 6,1 per mille rispetto al 6,7 per mille nazionale, che ci posiziona al dodicesimo posto su 20 Regioni. Questo dato si coniuga anche a un maggior tasso di invecchiamento della popolazione rispetto alla media nazionale, come abbiamo ribadito. Di conseguenza, gli effetti della crisi demografica della nostra Regione sono particolarmente evidenti.
L'altro aspetto che mi ha molto colpito è il dato riferito ai minori affidati agli enti gestori delle funzioni socioassistenziali con i dati che la Garante che ha appena riferito e che non sto a ripetere. Orbene, per quanto meritoria possa essere l'attività dei servizi sociali e assistenziali, per un verso, e dell'attività giudiziaria, per un altro verso è fondamentale il ruolo della politica nel mettere in atto misure che possano arginare i fenomeni descritti; in primo luogo, attraverso interventi sulle famiglie, che siano innanzitutto di natura economica, per combattere la denatalità, ma anche per gestire le situazioni di disagio familiare.
È indubbio che il Governo centrale stia prendendo la strada del sostegno alla famiglia. Si pensi solo a misure quali il rafforzamento dell'assegno unico, l'incremento dell'indennità per due mesi di congedo parentale - che è passato dal 30 all'80% - la decontribuzione riconosciuta alle lavoratrici madri con tre o più figli o con due figli di cui il più piccolo di età inferiore ai dieci anni.
Sono misure che si sta cercando di rendere strutturali, così come avrà un sicuro impatto positivo il corposo contributo di 4,7 milioni di euro che questo ente regionale sta distribuendo ai Comuni per i servizi educativi all'infanzia. È un finanziamento che rientra in quella strategia messa a punto già dalla scorsa legislatura, con l'approvazione della legge regionale n. 30/2023, "Disciplina dei servizi educativi per l'infanzia e disposizioni relative al sistema integrato di educazione e istruzione dalla nascita sino ai sei anni". La Regione, dunque, sta esercitando attivamente le proprie competenze in termini d'indirizzo, promozione e sostegno finanziato ai Comuni e, di conseguenza, alle famiglie.
Il nostro Gruppo politico esprime il massimo supporto nei confronti di tutte le iniziative che rientrano in tale strategia, perché riteniamo fondamentale restituire centralità al nucleo fondativo della nostra società civile, che è rappresentato dalla famiglia, soprattutto laddove ci siano già figli minori o si voglia progettare di averne.
L'altro aspetto che mi ha colpito particolarmente, all'interno dei due rapporti oggi presentati, riguarda le riflessioni e poi le iniziative condotte per il benessere mentale dei più giovani. Cito testualmente dal rapporto del 2023: "Le restrizioni imposte dalla pandemia hanno esacerbato situazioni già esistenti di criticità o hanno fatto emergere delle condizioni latenti. In generale, hanno determinato un senso di incertezza e disorientamento, soprattutto nei bambini e nei ragazzi." I dati, purtroppo non lasciano spazio a perplessità: il 4,4% dei minori piemontesi è in carico presso i servizi di psicologia e l'8,02% è in cura presso la neuropsichiatria infantile.
Di sicuro non è necessario ripercorrere i fatti di cronaca a livello nazionale che ci portano casi di suicidio o omicidio a opera di giovanissimi, dei disturbi alimentari ormai così diffusi, dell'impatto nefasto che l'utilizzo incontrollato del web causa sul corretto sviluppo della personalità dei minori, dell'uso di sostanze tossiche e nocive per la salute, tipo alcol e droghe.
In proposito, per ciò che ci tocca molto da vicino, conosciamo l'attenzione alla problematica dell'Assessore Riboldi, il quale si è già attivato con i servizi deputati delle ASL e con gli enti locali a proposito dei recenti fatti di cronaca, ma un ulteriore focus sul punto potrebbe essere d'aiuto al decisore politico.
Il problema è regionale, dunque, ma non solo: la condizione di vulnerabilità di bambini e adolescenti emerge ben oltre i nostri confini territoriali. Come dicevo all'inizio, affiora potentemente un quadro di fragilità, che deve interrogarci sulle ragioni di questo disagio, al fine di individuarne le soluzioni.
Ebbene, credo che oggi la nostra condizione sia assimilabile a quella dei naviganti quando, trovandosi in mare, perdono ogni riferimento geografico.
La società fluida nella quale, purtroppo, si stanno sciogliendo quei riferimenti tradizionali che rappresentavano delle certezze nel nostro avanzare da cittadini - penso, ad esempio alle istituzioni scolastiche, che spesso non riescono a prevalere in autorevolezza rispetto a rivendicazioni in alcuni casi, anche violenti - crea appunto un disorientamento, uno smarrimento generale, nel quale è necessario ripristinare dei punti fermi per gli adulti, ma soprattutto per i più giovani.
Rafforzare la credibilità delle istituzioni è il primo passo in tale direzione. In che modo? Stabilendo, innanzitutto, regole certe di cui - ricordiamo - i bambini e i giovani hanno bisogno per crescere e promuovendo la cultura della legalità al fine di governare i cambiamenti indotti eminentemente dallo sviluppo tecnologico, senza lasciarne sopraffare noi adulti nel lasciare i più piccoli in loro balia.
Ricordo che la parola "progresso" non ha né in sé stessa una connotazione positiva, ma è un vocabolo per così dire neutro: significa semplicemente l'avanzare, il procedere in avanti.
È nostro compito riempire il progresso di positività, soprattutto per i nostri bambini e ragazzi, creando a loro beneficio un ambiente sano e privo di rischi per la loro crescita, secondo quei principi e valori costituzionalmente protetti, che comprendono anche le convenzioni internazionali, di cui l'Italia è parte; in primis, la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo, del 1989, spesso richiamata nei rapporti appena analizzati, e poi la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea, solo per citarne un paio.
Ringrazio, dunque, ancora la Garante per il lavoro svolto e per aver segnalato le criticità che ha visto emergere negli ultimi anni sul nostro territorio e che il Gruppo Fratelli d'Italia terrà in sicura considerazione nel perseguire le proprie politiche sociali in favore dei minori.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Binzoni.



BINZONI Alessandra

Grazie, Presidente.
Ringrazio, innanzitutto, la Garante, l'avvocato Yilenia Serra, per la sua disponibilità, per la relazione puntuale e preziosa per la nostra attività legislativa e d'indirizzo che in questo Consiglio portiamo avanti.
La tutela dei minori assume una posizione di assoluta priorità tra le missioni istituzionali della Regione, investendo profili legati tanto alla politica sociale quanto alla sanità e all'istruzione.
Innanzitutto, intendo sottolineare l'urgenza di misure di incentivazione della natalità, com'è stato anticipato, per frenare un ormai consolidata stagione d'inverno demografico. Voglio ricordare però, innanzitutto iniziative già intraprese dalla Giunta regionale della Regione Piemonte nella scorsa legislatura, dal Fondo Vita Nascente, che ha già sostenuto la nascita di 500 bambini, aiutando le madri in difficoltà, all'estensione dell'orario degli asili comunali a spese della Regione, ai contributi ai Comuni per il gioco all'aperto e alle aree ludico-inclusive, fino ai bandi per il "bird welfare" aziendale.
La giusta attenzione ai minori si dimostra anche sostenendo il percorso dell'Ospedale Regina Margherita di Torino come azienda ospedaliera autonoma e la trasformazione in istituto di ricovero e cura a carattere scientifico ovvero un ente ospedaliero nazionale che unifica all'interno della propria struttura sia attività diagnostico-terapeutiche sia attività di ricerca di elevatissimo livello, così da salvare questa eccellenza piemontese dal taglio di posti letto e specialistiche previsto nel piano originario del Parco della Salute.
Sensibilità adeguata, ma infine garantita, allorquando si tocca il delicato tema degli allontanamenti degli affidi che tanto è stato dibattuto negli ultimi anni.
La relazione conclusiva della Commissione d'indagine, redatta e approvata nella scorsa legislatura, restituiva una fotografia allarmante: numero record di allontanamenti con un indice nettamente più alto della media nazionale, disposti nemmeno per il 20% contro presunti maltrattamenti e abusi, in maggioranza motivati con la fragilità e inidoneità educativa dei genitori; generalizzato superamento del termine temporale massimo consentito di non lontananza della famiglia d'origine; assenza di indirizzi definiti e cogenti e di servizi sociali assistenziali; mancanza di un sistema di prevenzione dei conflitti di interessi tra ruoli pubblici di natura tecnico giuridica, da una parte, e dinamiche imprenditoriali e professionali, dall'altra.
Il Consiglio regionale del Piemonte ha, quindi, approvato a maggioranza il famigerato disegno di legge mirato alla prevenzione degli allontanamenti evitabili, incentrato sui progetti di genitorialità positiva, poi finanziati con decine di milioni provenienti da fondi europei e regionali sulla preferenza dell'affido solo diurno, o comunque intrafamiliare, ai più traumatici inserimenti in comunità residenziale, oltre che sul controllo della motivazione dei provvedimenti di allontanamento con l'istituzione di uno specifico osservatorio. È passata alla storia con il nome infelice di "Allontanamento Zero", quando forse sarebbe stato più giusto, anzi probabile, battezzare la legge "Allontanamento Appropriato".
Occorre chiarire, senza ambiguità, che i minori vanno indubbiamente salvati con tempestività quando sono minacciati da abusi e abbandono, inclusi l'accattonaggio e il mancato assolvimento della frequenza scolastica dell'obbligo; affermando, altresì, che la famiglia non può essere liquidata come un ricettacolo di violenze domestiche, con generalizzazioni che troppe volte sono servite come alibi al mancato aiuto ai nuclei fragili e in difficoltà, semplicemente in quanto socialmente poveri.
Diventa ora attuale sfidare il passaggio nodale di attuazione della legge che dovrà dimostrarsi in grado di saper sempre individuare il superiore interesse del minore, a essere educato e accompagnato all'interno della sua famiglia d'appartenenza ogni volta che sarà possibile e opportuno, o a essere invece salvato quando l'unica strada giusta e praticabile è una diversa chance.
Possiamo certamente confidare nelle competenze della Garante e della disponibilità della Giunta, in particolare dell'Assessore Marrone, che da poco ha assunto la delega all'infanzia, per avviare un percorso di confronto e aggiornamento reciproco che consenta di costruire un Piemonte con sempre più bambini e sempre più bambini felici e amati.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Binzoni.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Marro; ne ha facoltà.



MARRO Giulia

Grazie, Presidente.
In risposta a questo commento, vorrei soltanto precisare che non ci sembra che il Fondo Vita Nascente e le altre misure ricordate dalla Consigliera mettano davvero al centro il benessere del neonato; noi riteniamo che siano più ideologie.
Passiamo ai ringraziamenti alla Garante dell'infanzia e dell'adolescenza.
Grazie per la sua relazione, di cui vorrei sottolineare un punto che mi sembra cruciale e molto importante.
Probabilmente nella relazione, essendo un decreto ministeriale passato a ottobre dello scorso anno, non si sono ancora studiate troppo le conseguenze, ma il decreto ministeriale dell'ottobre 2023 permette ai minori stranieri non accompagnati sopra i 16 anni di essere accolti nei centri di accoglienza straordinaria per adulti. Contando che il 70% dei minori stranieri non accompagnati ha tra i 16 e i 18 anni, significa mettere in condizioni non educative dei minori che, come già ricordato spesso arrivano nel nostro Paese con traumi psicologici, quindi più bisognosi di un intervento.
Sappiamo che dal 2018 i centri di accoglienza straordinaria non hanno più supporto psicologico e corsi di italiano, tutto quello che invece sarebbe necessario per un buon accompagnamento delle persone adulte, ancora di più dei minori. Pertanto, vorrei chiedere se la tutor, essendo anche responsabile della formazione dei tutor volontari per i minori stranieri non accompagnati, potesse dare priorità a questi minori accolti nei centri di accoglienza, proprio perché nella sua relazione abbiamo letto che i numeri dei tutor sono molto più inferiori rispetto alla presenza di minori sul nostro territorio.
Ricordo che nella provincia di Cuneo i centri di accoglienza straordinaria sono in piccoli paesi isolati e spesso in territori montani, quindi lontani sia dei servizi sia da un tipo di socialità. Questi minori, per la maggior parte del tempo, sono a contatto con adulti.
Mi piacerebbe anche sapere se tra i tutor dei minori stranieri non accompagnati ci sono persone di origine straniera, magari degli stessi Paesi di provenienza di questi minori, e se fosse possibile avere una strategia per coinvolgere maggiormente le comunità di origine straniera per sia per dare ai minori un maggior riferimento culturale cui sono abituati sia per potenziare la cittadinanza attiva e il coinvolgimento di queste comunità di origine straniera.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Marro.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Gancia; ne ha facoltà.



GANCIA Gianna

Grazie, Presidente.
Intanto desidero ringraziare la Garante, la dottoressa Serra, per il lavoro svolto e, ovviamente, per la dettagliata e corposa relazione. Voglio esprimere la nostra offerta di collaborazione su argomenti che sono stati toccati sia nella relazione che da altre colleghe.
Desidero ringraziare tutte le colleghe intervenute prima di me e quelle che interverranno dopo e mi fa piacere sottolineare come siano state tutte donne a intervenire, il che vuole dire che questo è un argomento nostro e lo dimostra l'interesse che abbiamo manifestato in questa Aula. Desidero fare un ringraziamento speciale anche alla Consigliera Barbero per il suo primo intervento in Consiglio e per l'emozione che ha manifestato che rende importante questo nostro parlamentino piemontese. Ringrazio anche l'Assessore Tronzano in rappresentanza della Giunta.
Esorto tutte le colleghe ad abbandonare ogni ideologia e a lavorare su punti comuni, guardando al Piemonte del 2024. Il nucleo familiare è importantissimo. Non voglio ripetere tutto quello che già è stato detto, ma noi dobbiamo guardare al Piemonte del 2024, esattamente a ciò che è stato ben delineato nelle relazioni e nelle richieste di ciascuno e quindi a vedere la famiglia come un luogo di comunità e di persone che la vita compone, ricompone e scompone. Un'apertura, lo ribadisco, al Piemonte del 2024.
Grazie a tutte.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Gancia.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Verzella; ne ha facoltà.



VERZELLA Emanuela

Mi spiace, ma in questo momento vorrei considerare la possibilità di essere di un altro sesso, ma capita così e capita anche che debba ringraziare giustamente, un'altra donna che si è occupata di questioni importantissime e per la precisa relazione che ci ha fornito.
Non ritengo assolutamente che questa sia una materia da donne: me ne sono occupata insieme a colleghi dirigenti scolastici maschi e femmine indistintamente. È qui che voglio riportare alcune questioni molto precise relative agli effetti di certe cose che nell'illustrazione paiono colpire nel segno ma, in realtà, poi si disperdono nella situazione pratica. Non è assolutamente colpa della Garante, ma alcuni provvedimenti che vengono citati come diretti a risolvere delle problematiche, non sempre raggiungono il segno ed è per questo che vale la pena ripercorrerne alcuni come esempio per vedere dove, magari, la Regione può mettere i suoi buoni uffici e incidere anche un po' diversamente con la moral suasion, che è lo strumento dei garanti.
In questo momento mi concentrerò sulle azioni anti dispersione scolastica che è una piaga. La dispersione scolastica è una piaga della nostra regione e in alcune province, soprattutto quella da cui provengo, è molto molto alta, in rapporto naturalmente a una popolazione infanzia e in adolescenza molto limitata (Biella è una delle province più vecchie d'Italia). Circa 11% di dispersione è veramente inquietante, ma più che di dispersione, si tratta di minori seguiti dai servizi, molti dei quali sono anche oggetto di dispersione.
Nel capitolo sulle azioni anti dispersione presentato dalla Garante - che è stato sicuramente oggetto di uno scambio con l'Ufficio Scolastico Regionale, che ha giustamente dato i propri strumenti affinché fossero riportati in questa relazione - sono citati, ad esempio, un paio di strumenti legislativi: il DM n. 65 e il DM n. 66 del 2023, che sono erogazioni di fondi PNRR.
Questi strumenti sono citati lì e mi ha un po' stupito per le ragioni che cercherò di spiegarvi. Nel primo caso, cioè il DM n. 65, si tratta di fondi destinati a promuovere l'integrazione, all'interno dei curricula di tutti i cicli scolastici, di attività, metodologie e contenuti volti a sviluppare le competenze STEM, digitali e di innovazione e a potenziare le competenze multilinguistiche di studenti e insegnanti. Tradotto dal burocratese, vuol dire che sono corsi d'informatica applicata, che vengono fatti sia agli insegnanti sia agli alunni. Sono corsi di un massimo di 20-25 ore e ve lo dico per averli organizzati in prima persona.
Nell'altro caso, si tratta di corsi di lingue straniere comunitarie, anche di corsi di metodologie CLIL. Chiaramente questi corsi sono utilissimi e, a lungo andare, potrebbero avere un'influenza sulla qualità dell'insegnamento dal punto di vista dell'attrattività dell'ambiente scolastico dell'aggiornamento di quanto nell'ambiente scolastico viene fatto, ma non si tratta di strumenti precisi sulla dispersione. Sono strumenti indiretti che possono avere una loro utilità; in più, sono strumenti limitati a un periodo (il periodo del PNRR) e, quindi, se questi strumenti non saranno accompagnati da un sostegno per azioni peer-to-peer tra docenti, si perderanno nello spazio di una generazione che a scuola cambia ogni due o tre anni, anche per la mobilità dei docenti.
Inoltre, nel capitolo della dispersione viene citata anche un altro strumento importante, un decreto ministeriale (il DM 40 del gennaio 2023) che incide sulla filiera tecnico-professionale. Si pone in capo, con una nuova proposta ordinamentale - che per noi addetti ai lavori è il famoso 4 più 2 - la riorganizzazione del corso dei tecnici professionali in un ciclo di quattro anni, più un completamento all'interno degli ITS. Anche questo strumento, sul quale uno può avere tutte le risorse di questo mondo oppure approvarlo completamente, è uno strumento che sulla dispersione incide non sulla fascia più importante, cioè va a lavorare su un'organizzazione dei tecnici professionali, dove obiettivamente la dispersione è più alta che in altri istituti, ma, in primo luogo, il modello 4 più 2, a livello regionale, è stato accolto da pochissime scuole. Quindi, è importante che l'Assessorato competente, che partecipa per quanto riguarda gli ITS a questo disegno, indaghi perché questo sta capitando. Possono esserci delle problematiche strutturali, delle problematiche di diffusione degli ITS.
Poi si parla ancora di riorganizzazione di ITS. Io provengo da una provincia in cui c'è un ITS famosissimo, uno dei più importanti, che è l'ITS Tessile (TAM). È una struttura che va benissimo e alla cui nascita ho assistito, così come ho assistito agli sforzi dell'Assessore, oggi Vicepresidente, per implementare le potenzialità connesse con il tessuto produttivo. Ma stiamo parlando di diplomati, cioè non stiamo colpendo il target. Il target della dispersione sono i ragazzini del primo anno delle superiori. Stiamo lavorando un po' troppo in alto.
Il problema si deve intercettare negli anni della scuola media, attraverso delle funzioni di orientamento molto più pratiche di quelle che ci sono adesso, ma anche e soprattutto sostenendo le famiglie. Spesso, il problema della dispersione è un problema cui le famiglie danno un contributo naturalmente non volendo, con il disinteresse circa le scelte dei propri figli - ve lo dico da Preside senza tema di smentita, soprattutto le categorie più fragili - o individuando percorsi scolastici inadeguati che poi conducono alla dispersione, senza tenere in alcun conto i consigli orientativi delle scuole.
Il problema, quindi, è prima di tutti questi, sia pure buonissimi strumenti posti in campo e ricordati nella relazione.
La mia sollecitazione sulla questione è fortissima. Sulla formazione professionale, ad esempio, è necessario implementare l'offerta più bassa non solo per gli ITS, ma anche quella destinata a coloro che escono dalla terza media. Non ne abbiamo abbastanza e le classi sono poche e limitate numericamente, anche per l'accoglienza della più alta percentuale di ragazzini portatori di handicap che si trovano in queste situazioni.
Nel 2023 avete approvato un'ottima legge sulla psicologia scolastica ricordata anche dalla Garante, ma sui territori non sono arrivate che le briciole, perché non adeguatamente finanziata. È una buonissima dichiarazione di principio, ma dobbiamo mettere, come ricordato anche dalla Garante, più risorse e vigilarne l'applicazione, perché alcuni colleghi neanche l'hanno vista.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Pentenero; ne ha facoltà.



PENTENERO Gianna

Grazie, Presidente.
Ringrazio la Garante per la sua relazione su temi molto delicati, molto complessi e molto articolati. La relazione testimonia un'attenzione particolare ai diversi problemi; un lavoro sicuramente importante e strutturato. Sono già stati fatti numerosi interventi di dettaglio e di numero, per cui ringrazio le colleghe che hanno puntualmente evidenziato alcuni aspetti che sono un po' il cuore dell'attenzione che noi dobbiamo all'infanzia.
Partendo dal tema dei servizi sociali e dei temi legati, attraverso i servizi, alla nostra sanità (non a caso, questa Regione parla di un Piano Socio Sanitario che da troppo tempo manca), vorrei sottolineare l'importanza di come tutta una serie di temi, trattati anche questa mattina, devono essere progettualmente pensati ed elaborati tenendo in considerazione l'integrazione di questi due mondi dove, spesso, i servizi sociali fanno un po' la parte della Cenerentola.
Nella sua relazione ho letto alcuni riferimenti a considerazioni o a richieste d'intervento da parte di famiglie affidatarie, perché i servizi non esercitano il proprio compito o, comunque, non esercitano una progettualità nei confronti dei bambini o delle bambine dati in affidamento. Su questo mi permetto di fare una considerazione: parliamo di professionisti e anche nel mondo dei servizi sociali un'assistente sociale è un professionista.
Quando parliamo di educatori, parliamo di persone che hanno un riconoscimento professionale e se poi pensiamo al percorso di affidamento spesso parliamo anche di tribunale, quindi di figure che hanno deciso una progettualità e un processo di allontanamento che può avere una durata diversa, un un'evoluzione e un futuro diverso a seconda della situazione di cui ci stiamo occupando.
L'atteggiamento con cui negli ultimi anni si opera nei confronti dei professionisti del mondo del sociale è un atteggiamento come se l'assistente sociale fosse un ulteriore tassello del volontariato che svolge una funzione assolutamente importante, dimenticandoci un po' della professionalità che esso esercita all'interno dei servizi sociali.
Dall'altra parte, invece, emerge un dato importante. Mi fa piacere che prima fosse presente l'Assessore al bilancio a seguire la relazione e i lavori (anche se vedo che in questo momento non è più presente in sala quindi probabilmente l'attenzione, da questo punto di vista, sta calando) perché mi permetto di sottolineare che per migliorare la qualità degli interventi dei nostri servizi sociali, gestiti in forma consortile o a seconda di quello che gli enti locali hanno scelto, abbiamo bisogno di tanti operatori. Oggi i servizi sociali sono sguarniti - e lo sottolineo di figure professionali, figure che esercitano il proprio compito.
È vero quanto ricordato prima dalla Consigliera Canalis sulla necessità dell'applicazione, anche in tempi veloci, delle nuove norme approvate in Conferenza Stato-Regioni, ma abbiamo bisogno di operatori all'interno dei consorzi e abbiamo bisogno che gli enti, seppur di secondo livello, possano procedere nell'assunzione di figure professionali. Allo stesso modo, in ambito sanitario abbiamo necessità di figure sanitarie di riferimento presso i servizi di neuropsichiatria infantile. Pensiamo, ad esempio, alle certificazioni necessarie all'interno della scuola, sia per quello che riguarda la disabilità sia per i BES sia per tutte quelle operazioni per le quali è necessaria una presa in carico anche da parte della sanità, con parametri che ci dicono di un neuropsichiatra ogni 15 mila bambini, mentre oggi, in verità, abbiamo un neuropsichiatra infantile per ogni 35/40 mila bambini. Un numero impressionante.
È necessario porre attenzione a questo aspetto, sia dal punto di vista del riconoscimento delle professionalità, che stanno in ambiti diversi ma che devono avere una funzione integrata nell'ambito sociale e nell'ambito sanitario, sia sulla necessità di avere servizi adeguati in ambito sanitario.
Non ci permetteremmo mai di intervenire rispetto a una valutazione espressa da un ortopedico su un intervento; ci permettiamo di intervenire nel momento in cui viene espressa una valutazione fatta osservando e studiando quel caso o quella situazione su un assistente sociale. Questo non è un bene per l'infanzia e non è un bene per le situazioni di cui dobbiamo occuparci. Troppo spesso ci troviamo a fare questo tipo di valutazioni dando connotazioni di carattere molto ideologico.
Alcune considerazioni sulla dispersione scolastica.
Oggi la dispersione scolastica è in aumento, con un aumento che tende a coinvolgere bambini e bambine con età sempre più basse. Mentre qualche anno fa avevamo una dispersione scolastica che si attestava sui ragazzi frequentanti i primi anni delle scuole superiori, oggi arriviamo alle scuole dell'obbligo. È un dato sempre presente in Piemonte, ma che oggi assume numeri davvero importanti. Parliamo di una dispersione neanche misurabile, perché spesso sono minori non accompagnati, quindi non riusciamo ad avere tracciabilità rispetto a dove questi bambini finiscono e dove trovano spazio all'interno delle nostre comunità, delle nostre realtà territoriali. È quindi un dato, rispetto alla dispersione scolastica, che tocca più pezzi del percorso dei bambini.
Da anni, questo Paese parla di un'anagrafe scolastica; da anni, questo Paese parla dello ius scholae e da anni attendiamo che si possa avere la possibilità di riconoscere e di identificare i bambini, soprattutto non accompagnati, che interrompono un percorso di scuola dell'obbligo. Dopo questo percorso di scuola dell'obbligo nessuno, oggi, riesce a intercettarli rispetto a dove finiscono una volta completo o abbandonato il percorso scolastico.
La nostra è una Regione fortunata, ma dobbiamo fare attenzione. Fortunata nella misura in cui ha una serie di strumenti e una serie di settori che permettono di lavorare sulla dispersione scolastica, ma sono tutti settori che fanno riferimento a questioni di carattere nazionale. Se pensiamo alla formazione professionale, per l'assolvimento dell'obbligo non siamo nell'ambito della materia esclusiva, come tocca invece ad altri settori della formazione professionale, ma nell'ambito della politica concorrente con lo Stato. Lo Stato, da questo punto di vista, deve offrire più risorse per permettere di implementare i corsi e per permettere di recuperare quei ragazzi che, come la tradizione e la storia di questa regione insegna hanno un'intelligenza che sta nelle mani e nella capacità di poterli tenere all'interno di un'aula che non è garantita con percorsi che assumono una connotazione di carattere, uso un termine per non entrare troppo nei tecnicismi, classico. Abbiamo bisogno di consentire a quei bambini e a quelle bambine di restare all'interno delle proprie scuole.
Un'ultima considerazione è legata al tema dei nidi, come è stato citato questa mattina in un intervento. Oggi non abbiamo la totalità dei bambini che frequentano un nido, non è consentito. Abbiamo soltanto 27 mila posti a fronte di 82 mila bambini che ogni anno potrebbero entrare all'interno di un servizio per la prima infanzia. Non entro nel merito rispetto al fatto che attendiamo ancora una riforma che consideri il sistema zero-sei anni e che permetta di avere un percorso di crescita che parta da zero e arrivi fino ai sei anni e che quindi includa la scuola dell'infanzia; siamo ancora lontani dall'applicazione di una legge approvata che ha in sé un grande valore, cioè il fatto che il bambino venga preso in carico con una progettualità e che possa continuare il proprio percorso, prima di entrare nella scuola di primo ciclo, cioè nelle scuole elementari. Un ritardo rispetto a quello che sarebbe necessario fare e che davvero ci pone in una condizione di non centralità e di attenzione nei confronti dei bambini.
L'importanza della presenza della Giunta questa mattina, che continua a essere una presenza a intermittenza, sta nel cogliere gli elementi evidenziati all'interno della relazione. Soprattutto per quello che riguarda le politiche di carattere sociale e le politiche di carattere sanitario, nonché le politiche di carattere scolastico, è necessario che la Regione aumenti le risorse sui bambini e sulle bambine più fragili soprattutto sui sistemi che si occupano della loro fragilità (penso al tema dei servizi sociali e al tema delle neuropsichiatrie); è necessario un maggiore investimento.
Un'ultima considerazione sul carcere minorile. Quest'estate il carcere minorile di Torino, lo abbiamo letto tutti, ha avuto situazioni e momenti delicati, momenti che continuano ad essere presenti. La tensione non pu che continuare a essere alta all'interno del carcere minorile, fino a quando non viene risolto il problema delle comunità. I ragazzi transitano all'interno del carcere minorile, ma poi devono trovare una collocazione all'interno delle comunità. L'aspetto economico con il quale dobbiamo fare i conti non permette questa fase di transizione dal carcere minorile alle comunità loro dedicate per continuare un progetto rieducativo che possa permettere loro di costruire il proprio progetto di vita.
La Regione ha una competenza che già oggi può esercitare fino in fondo e può esercitarla con risorse che vengono trasferite dallo Stato. Certamente le risorse del PNRR hanno un carattere di temporalità, ma dobbiamo cercare di utilizzare al meglio e, soprattutto, dobbiamo lavorare affinché le trasformazioni possano entrare all'interno e possano consolidarsi all'interno dei sistemi.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Beccaria; ne ha facoltà.



BECCARIA Annalisa

Grazie, signor Presidente, e grazie agli onorevoli colleghi che mi hanno preceduto nell'apprezzamento di questa relazione.
È un onore per me difendere e sostenere la nostra Garante e, come Gruppo di Forza Italia, esprimiamo il nostro sentito ringraziamento per l'indispensabile lavoro che lei sta portando avanti in questo, che è un campo molto delicato, ovvero la tutela dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza.
La nostra non è un'epoca facile, è particolarmente difficile, perché ci rendiamo conto che, pur avendo atteso il nuovo secolo come un portatore di progresso e di maggiore sicurezza e di pace, oggi, in realtà, ci dobbiamo ricredere sulla base di quello che sta avvenendo anche quotidianamente.
Troppe sono le fonti di insicurezza economica, troppe quelle affettive e soprattutto quelle sociali. Assistiamo ad un aumento costante delle sofferenze psicologiche nelle nostre comunità, ma in particolare in quella dei più giovani.
Nel 2021 si è assistito, a livello nazionale, a un incremento di suicidi avvenuti tra i 15 e i 34 anni di età, un'età veramente bassissima. Poi da mamma sinceramente ho il dovere di dover intervenire nell'affiancare il suo egregio lavoro. Oggi il numero terribile e agghiacciante che dobbiamo evidenziare è un aumento del 16% di questi suicidi.
Pertanto, in questo Consiglio è importante sottolineare, oltre alla trasparenza che lei ha utilizzato nella relazione, anche la competenza del suo modus operandi, che ha messo sempre al centro il benessere emotivo e psicofisico dei minori. Il suo, si comprende bene, è un impegno del tutto personale, non è solo lavorativo, è proprio la sua persona che la porta ad attivarsi per quello che sta facendo, quindi, da mamma lo apprezzo molto e la ringrazio.
Nella sua relazione emerge in modo chiaro come sia forte il bisogno di politiche di sostegno, soprattutto a quel 4,4% di bambini e ragazzi piemontesi che sono stati presi in carico dai servizi di psicologia e a quell'8%, invece, seguiti dalla neuropsichiatria infantile. Aiuto che va allargato anche alle loro famiglie, è vero, soprattutto dopo il peggioramento che si è registrato nel post-pandemia.
Ho apprezzato tantissimo il passaggio di analisi del diritto alla salute e di partecipazione anche dei minori di età con disabilità, nel contesto sportivo. È proprio così: per diffondere la cultura del rispetto, della tolleranza e dell'inclusione, sappiamo benissimo che lo sport è una fucina di nuove personalità, di nuovi giovani che possano incontrarsi, condividere insieme emozioni, vivere e soprattutto accettare l'altro. Vogliamo questa inclusione.
Lei ha parlato della squadra di calcio e della convenzione. Tutte le squadre che uniscono diverse personalità possono insegnare loro quei valori di fair play, di educazione e, soprattutto, la capacità di mettere al centro la propria persona in una società sana e ricca di valori. Peraltro lo sport, come giustamente ha sottolineato, pone in perfetto equilibrio la salute fisica e quella psicofisica, dalla quale nasce l'augurio del nostro Gruppo, affinché si moltiplichino sempre più questi protocolli d'intesa con gli operatori sportivi, per coinvolgere sempre più ragazzi in un'attività sana che li aggreghi e li unisca tra di loro, insieme alle loro famiglie in questa era che, purtroppo, noi riconosciamo essere di solitudine iperconnessa. Continuando questo cammino, si potrà raggiungere l'importante obiettivo di fare rete, rete nelle necessità.
E sottolineo, come già fatto in occasione della relazione del Difensore civico, quanto Forza Italia condivida appieno la preoccupazione per la carenza di insegnanti specializzati. Si tratta di una questione di etica di civiltà e di buon governo.
Il tempo, però, passa; passano le legislature e questa criticità purtroppo, non riusciamo, pure impegnandoci, ad arginarla del tutto.
Aumenta sempre di più e ha diritto assoluto di trovare una soluzione definitiva. L'Agenda 2030, d'altra parte, ci spinge in questa direzione.
Ho ritenuto assolutamente necessario seguire il suo consiglio, cioè lavorare insieme sulla continuità di formazione per ottimizzare le forze in campo, come è altrettanto importante dare stabilità alla loro organizzazione, senza improvvisazioni nelle assunzioni, perché in questo modo non si permette neppure la formazione degli standard che dovremmo sempre garantire ai nostri studenti.
Chiudo facendo riferimento a quella parte fondamentale della sua relazione nella quale sottolineava i diritti dei minori, del raggiungimento del benessere emotivo, della salute psicofisica, dell'educazione soprattutto dell'ascolto e della partecipazione. Diritto delle persone di minore età come diceva lei, anche nella disabilità.
Sostengo fermamente la linea descritta nella sua relazione che trovo, mi consenta, molto in linea con le parole di Maria Montessori: i nostri bambini sono i nostri insegnanti. Da qui continuiamo il suo lavoro, la seguiamo e la affianchiamo, perché solo quando noi adulti riusciremo a fermarci ad ascoltarli come sta facendo lei nel suo incarico e nella sua vita lavorativa ma anche personale, solo così riusciremo ad aiutarli a costruire quel mondo a misura di bambino che garantisca loro la crescita futura. Una crescita di adulti emotivamente sani, capaci di sostenere la costruzione di una società accogliente, equilibrata e che sappia mettere in campo quelle azioni mirate alla salute e al benessere psicofisico di ogni componente che sia giovane o adulto e che sia, alla fine, una comunità sana.
Grazie dal Gruppo di Forza Italia.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Magliano; ne ha facoltà.



MAGLIANO Silvio

Voglio ringraziare a nome del Gruppo la Garante per il lavoro svolto.
Penso che vi siano alcuni punti particolari da attenzionare, anche rispetto al lavoro che dovremo fare in futuro - e su questo abbiamo lavorato nella scorsa legislatura - innanzitutto lavorando bene sul tema dell'inclusione scolastica legata agli insegnanti di sostegno. Sappiamo bene quanto l'insegnante di sostegno rappresenti una grande possibilità di inclusione ma un insegnante di sostegno non adeguatamente formato e che sta attendendo di poter insegnare la materia che desidera facendo l'insegnante di sostegno, rischia di fare danni.
Sappiamo anche che, e su questo mi conforterà la Garante, dal punto di vista della disabilità, le tipologie di ritardo cognitivo e le tipologie di disabilità intellettiva che i ragazzi e le ragazze possono avere, non sono tutte uguali. Una maggiore specializzazione degli insegnanti di sostegno permette un aiuto all'accompagnamento, ma è evidente che si deve sapere esattamente qual è la carenza intellettiva che un bimbo o una bimba ha. Su questo occorre lavorare bene, anche perché sappiamo che questa è la prima modalità con cui aiutare, oltre che il ragazzo e la ragazza, anche la famiglia, che vede nella maestra, nel docente e nell'insegnante di sostegno il più grande alleato affinché quello che viene fatto magari nei momenti fuori dalla scuola non venga perso.
Mi ha colpito molto l'attenzione che ha voluto mettere sul rischio suicidario. Questo lo dico perché nella scorsa legislatura abbiamo avuto modo di incontrare in Commissione l'associazione "La Tazza Blu" (associazione nata da una mamma che ha perso una bimba). Abbiamo voluto poi inserire l'attenzione allo psicologo scolastico all'interno di una legge della Regione, con particolare attenzione anche al rischio suicidario perché è qualcosa di drammatico e impensabile (lo dico da padre).
Occorre prendere atto che questo è un rischio che i ragazzi corrono per una mancanza di senso e significato, a volte per una solitudine, ma a volte forse parlarne di più o anche solo parlarne, ti permette di chiedere aiuto.
Siamo anche particolarmente contenti del lavoro che si inizia a fare tra Garanti con il Difensore civico. Prima che le istanze arrivino fino a dover chiedere alla giustizia di avere il proprio buon diritto, che ci sia questo tipo di collaborazione per noi è fondamentale e lo diciamo per l'accesso scolastico, per l'accesso alle cure e per tanti altri aspetti che la Garante ha citato bene nella sua relazione. Sappiamo che c'è un'emergenza educativa, questo è evidente; sappiamo che questa emergenza educativa spesso parla dei ragazzi, quando il vero tema è la genitorialità. Su questo, quindi, bisogna fare un lavoro condiviso, affinché anche chi è mamma e papà possa a suo tempo chiedere aiuto. È evidente che su questo dovremmo lavorare e lavorare tanto.
Bene la parte dei tutor volontari. Stiamo immaginando e cercheremo di immaginarci che questa figura possa essere applicata anche a coloro che necessitano di avere un tutore. Oggi, il tutoraggio delle persone con disabilità avviene da parte pubblica o attraverso gli avvocati. Immaginare in questa legislatura, di istituire anche la figura del tutore volontario per coloro hanno una disabilità o che non sono capaci di intendere e di volere, potrebbe essere un ulteriore aiuto. Su questo, potremo lavorare insieme con la Garante.
Lei ha voluto citare la bigenitorialità. Ricordo che nella scorsa legislatura ho presentato una norma a mia prima firma, insieme a un'altra collega, proprio perché le comunicazioni fossero le più adeguate e le più bilaterali possibili, cioè che sia la mamma sia il papà venissero informati almeno per le materie di competenza regionale, salvo che a uno dei due non sia interdetto il diritto da un magistrato, ma che ci sia questo trattamento equanime.
Bene quindi, ma lavoriamo ancora di più sul tema delle comunità mamma bambino, comunità importanti che in Piemonte risalgono alla storia del volontariato vincenziano. Riteniamo necessario, quindi, sostenere questi luoghi, proteggerli e destinargli risorse.
A nome del Gruppo, la ringraziamo per il lavoro svolto e ci auguriamo che su queste direttrici si possa collaborare con condivisione di più e meglio perché i bimbi e le bimbe sono il nostro futuro, ma se sono fragili devono essere ulteriormente sostenuti e aiutati.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Magliano.
Non essendovi altri iscritti a intervenire, dichiaro chiuso il punto 3) all'o.d.g.
Ringrazio anch'io la dottoressa Serra per tutto il lavoro e per la relazione di oggi.


Argomento: Benessere animale

Relazione annuale del Garante per i diritti degli animali e successivo dibattito (ai sensi della l.r. 6/2010)


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della Relazione annuale 2022-2023 delle attività svolte da parte del Garante regionale per i diritti degli animali, ai sensi della legge regionale 6/2010, di cui al punto 4) all'o.d.g.
L'articolo 20 della legge regionale 6/2010, istitutiva del Garante regionale per i diritti degli animali, prevede che il medesimo presenti ogni anno al Consiglio regionale una relazione sull'attività svolta e sulle condizioni degli animali in Piemonte, nonché sull'attuazione dei relativi diritti.
Il Garante regionale per i diritti degli animali ha depositato le relazioni annuali riferite alle attività svolte nel 2022 e nel 2023 ed entrambi i documenti sono reperibili nella pagina Intranet del Consiglio regionale.
Invito il Garante regionale per i diritti degli animali, dottor Paolo Guiso, a entrare in aula per svolgere le proprie relazioni al Consiglio chiedendogli, possibilmente, di circoscrivere l'intervento in 30 minuti.



(La seduta è sospesa alle ore 12.39)



PRESIDENTE

Benvenuto, dottor Guiso, e buongiorno; prego, prenda la parola.



GUISO Paolo, Garante regionale per i diritti degli animali

Un cordiale saluto a tutti voi e un particolare saluto al Presidente del Consiglio regionale Davide Nicco, ai Consiglieri e agli eventuali rappresentanti degli Assessorati.
L'attuale Garante dei diritti degli animali è stato nominato a metà dell'anno 2022, anzi, in realtà a luglio 2022, e ha esercitato la sua funzione solamente negli ultimi mesi di quell'anno (ovviamente, nella completezza nell'anno successivo).
Fino all'anno scorso, la figura del Garante dei diritti degli animali vedeva un Garante regionale solo per la Regione Piemonte. In altre realtà amministrative, soprattutto nei Comuni, ci sono altri Garanti, ma quello della Regione Piemonte era l'unico, mentre nel corso di quest'anno sono stati nominati altri due Garanti regionali, in Sicilia e in Campania. È importante avere un'interfaccia con altre Regioni, per confrontarsi e programmare attività eventualmente comuni.
Le realtà regionali della Campania e della Sicilia sono leggermente diverse da quelle del Piemonte, semplicemente perché alcuni problemi legati al randagismo sono ancora da affrontare in maniera concreta, organica e organizzata con un'interfaccia tra i servizi comunali e i servizi delle ASL. Tuttavia, questo non vuol dire che il Garante dei diritti degli animali del Piemonte non si possa relazionare con loro.
La mia relazione scritta inizia con una frase di Marguerite Yourcenar, che recita: "Gli animali hanno propri diritti e dignità come te. È un ammonimento che suona quasi sovversivo. Facciamoci allora sovversivi: contro ignoranza, indifferenza, crudeltà".
Comincerei con il termine ignoranza, perché il rapporto tra gli uomini e gli animali è dettato da un problema, che è quello di non conoscere gli animali. Gli animali vedono, sentono, odorano, hanno un tatto e un gusto che è differente dal nostro. Ricordo che le leggi sugli animali le fanno gli esseri umani e sono misurate alla capacità che essi hanno di interpretare le necessità di questi esseri viventi che hanno popolato il mondo un po' prima di noi e che a noi non chiedono altro che una cosa: essere liberi.
In tutte le leggi, soprattutto in quelle recenti, il concetto di libertà degli animali è stato confinato alla libertà degli animali nelle sedi di detenzione e nei luoghi di detenzione: negli allevamenti, negli impianti nei canili e anche nelle nostre abitazioni. Gli animali sono nostri conviventi, a cui negli ultimi 200 anni abbiamo incominciato a presentare un mondo che è sempre meno vivibile: dalla rivoluzione industriale a oggi l'umanità ha cambiato in maniera importante le caratteristiche del nostro pianeta. Non voglio fare discorsi troppo generali perché si sta parlando della Regione Piemonte, ma quando facciamo discorsi relativi alla Regione Piemonte, dobbiamo anche ricordarci che il carico di animali nel nostro territorio è complesso ed eterogeneo. Abbiamo i selvatici, abbiamo milioni di animali da allevamento, animali da compagnia e abbiamo animali che vivono con noi, ma non sono esattamente inseriti nella nostra vita quotidiana, che sono i cosiddetti sinantropi (gabbiani, topi, colombi).
Poi abbiamo animali che non erano sul territorio e sono arrivati. Perché? Gli animali hanno una caratteristica che è molto simile a quella dell'uomo: quando sono liberi, vanno dove si sta meglio e colonizzano le zone dove si sta meglio. I cinghiali non sono nelle aree urbanizzate perché qualcuno ha dato loro un indirizzo, ma vanno nelle zone urbanizzate semplicemente perché trovano il cibo, non c'è nessuno che dà loro fastidio e c'è una cosa che non tutti ricordano, ma che i selvatici amano: stare al caldo d'inverno e le città sono più calde delle zone di campagna.
Il panorama su cui insiste il Garante per i diritti degli animali è estremamente eterogeneo e per questa eterogeneità la sua figura non pu essere un esperto di tutto, ma sicuramente deve osservare quello che capita sul suo territorio e farsi carico delle istanze e delle informazioni che danno i cittadini. Come dicevo, noi facciamo le leggi per loro, ma siamo incapaci di interpretare il loro disagio. Pensiamo addirittura che un cavallo ami essere sellato e che un cane, pur di stare vicino all'uomo, al suo proprietario (una volta si diceva padrone, ma proprietario va benissimo) si accontenti di rimanere rinchiuso per molte ore in un appartamento, sia legato un collare e una pettorina e sia sterilizzato chirurgicamente. Ricordate che c'è una legge sulle mutilazioni degli animali, ma l'asportazione delle ovaie o dei testicoli non rientra nelle motivazioni. Questo ha una ragione: la quantità di animali urbanizzati che vivono nelle nostre case è molto alta e abbiamo anche bisogno di avere una certa riduzione.
Per un cane rinchiuso, nella noia quotidiana, l'unica variante è quando sente arrivare qualcuno. L'uomo crede che l'animale sia contento, ma lui è semplicemente annoiato: sono ore e ore che sta da solo, aspetta che gli aprano una scatoletta e la giornata ricomincia. Anche nei confronti degli animali urbanizzati, degli animali che sono oggetto di amore da parte nostra, molte volte noi, non sapendo con chi abbiamo a che fare, creiamo le situazioni di disagio, nella maggior parte dei casi, ma anche di maltrattamento e di violenza.
Questi mondi scaturiscono ovviamente dalle segnalazioni. Le segnalazioni che arrivano all'Ufficio del Garante sono di diversi tipi: accattonaggio l'aggressione di animali, le condizioni di allevamento (anche nei canili) le colonie feline, le condizioni di mantenimento degli animali da compagnia, i procedimenti legali, il randagismo, gli animali selvatici e i volatili. Ovviamente la quantità delle segnalazioni cambia a seconda del tipo di animale e del tipo di detenzione.
I fenomeni di randagismo classico, cioè l'animale abbandonato lungo il guardrail o le cucciolate intere lasciate davanti ai canili sono sempre più rare, ma noi abbiamo segnalazioni di condizioni di mantenimento che sono anche legate all'amore per gli animali. Prendiamo l'esempio degli animali da staffetta: si tratta di animali che sono già cresciuti, non dei cuccioletti, quindi animali che hanno una condizione di vita difficile perché sono stati in canile, perché non sono abituati ad avere a che fare a volte, neanche con i loro simili, i loro fratelli, ma comunque non hanno quasi la conoscenza del rapporto con l'uomo. Vengono nelle nostre case e ovviamente ci presentano il conto. Qual è il conto? Che loro non sono abituati a stare con noi, non sono abituati a certi odori. Ricordatevi che i cani e gatti si annoiano anche perché nei luoghi dove noi li teniamo la situazione è sempre uguale.
Raccontavo a convegni e anche durante delle lezioni che se tu vuoi rendere felice il tuo cane, lo devi mettere vicino a un bidone dell'immondizia.
Dopo un paio di ore lo vai a prendere, lui ha visto il film di tutto il quartiere ed è contento. Ma se tu il film glielo fai vedere in televisione su un divano, con sempre le stesse cose attorno, siccome lui vede il mondo con il naso - perché non lo vede con gli occhi.
Il cane ha una sensibilità olfattiva che è 10 mila volte quella dell'uomo.
Perché l'uomo ha scelto il cane per andare a caccia e non un altro animale? Innanzitutto perché è facile da gestire, ma poi perché il cane sente l'odore di una lepre che è passata un'ora prima. Ha una caratteristica olfattiva, che si chiama teleolfatto, che consente di immagazzinare le particelle olfattive che sono nell'aria e sentire l'odore della selvaggina che passa in volo.
Quindi, quando noi ci profumiamo o laviamo gli animali con i detergenti per uomo, ma anche per animali, non facciamo altro che violentare il suo olfatto.
Il problema, però, non è solo dell'informazione che il Garante ha sulle segnalazioni e sugli esposti, perché la gente non è che segnali molto. Non segnala molto, perché segnalare al Garante vuol dire scrivere e vuol dire intraprendere una procedura amministrativa. È molto più facile che ci arrivino le telefonate o l'amico che dice: "Guarda che c'è quella situazione". Quindi, monitorare il territorio è estremamente importante.
Per questo il Garante ha creato un gruppo di lavoro, che in questo momento è composto da 15 persone che appartengono a diverse categorie legate al mondo degli animali. Ovviamente, sono categorie che lui ha ritenuto qualificate, quindi l'Università di Torino con i servizi veterinari, ma anche con la parte legislativa, con gli istituti legati alla parte delle leggi, le forze dell'ordine, quindi i Carabinieri della forestale o la Polizia di Stato, le associazioni, alcune associazioni protezionistiche, il mondo dell'Istituto Zooprofilattico. Difatti, l'Istituto Zooprofilattico è il centro laboratoristico di monitoraggio del territorio.
Adesso ho parlato soprattutto di animali da compagnia, ma questa è solo una fetta del mondo che abbiamo attorno. C'è tutta una fetta degli animali d'allevamento, i selvatici, l'igiene degli alimenti, cioè tutto il mondo che riguarda il rapporto che, direttamente o indirettamente, coinvolge l'uomo e gli animali.
Ricordiamoci che la dinamica delle popolazioni è una dinamica di esseri biologici, che si portano dietro la loro storia, il loro metabolismo, ma anche le loro malattie. È un rischio non considerare con sufficiente attenzione la dinamica della popolazione. Lo vediamo adesso con la peste suina, ma gli esperti ci dicono che quando arriva un mammifero, ad esempio al Parco del Valentino, quel mammifero si porta dietro le sue zecche, che non è detto che abbia preso al Parco delle Vallere che è a pochi chilometri; può averle prese sulle colline o sulle montagne e può averle disseminate su un territorio su cui poi altri esseri si sono insediati o semplicemente sono passati. Quanta gente recentemente, sedendosi in un parco o in montagna, si è trovato il giorno dopo una zecca addosso? Una volta non succedeva, perché l'uomo, abbandonando certe aree soprattutto rurali, ha lasciato spazio ai selvatici e i selvatici si portano dietro la loro storia.
Pertanto, questo gruppo ha incominciato a mettere in campo alcuni argomenti. I principali sono la presenza e il controllo delle popolazioni degli animali selvatici, anche in relazione a problemi di ordine pubblico e la diffusione delle malattie infettive. Perché il Garante guarda a questi due aspetti? Perché quando gli animali creano problemi, l'odio nei confronti degli animali crea maltrattamento. E questo capita in diverse situazioni, non soltanto con i selvatici; capita ovviamente con quelli che vengono chiamati gli alloctoni, cioè gli animali che non erano lì una volta e adesso ci sono. Si tratta, ad esempio, di scoiattoli grigi, granchi alcune configurazioni della fauna ittica. Pensate ai pesci siluro, che non c'erano e adesso sono arrivati.
In genere, questi nuovi abitanti creano problemi ai vecchi e sta capitando in quasi tutte le specie: uno mangia le vongole, l'altro mangia i gamberi bianchi o i gamberi di fiume, l'altro ha preso il posto degli scoiattoli rossi, eccetera. Però, la quantità di questi animali è molto alta e alcuni sono anche oggetto di piacevole convivenza con l'uomo. Vediamo che nei parchi la gente, le mamme e i bambini danno da mangiare agli scoiattoli grigi. Questo è un problema che tutto il mondo degli esperti della fauna selvatica e degli autoctoni ricordano con estrema severità: "Non date da mangiare ai selvatici". Il primo motivo è perché, solitamente, vengono loro date cose che non sono idonee alla loro alimentazione; in secondo luogo, si creano delle situazioni di convivenza con gli esseri umani che sono sbagliate. Perché sono sbagliate? Perché se io comincio a dare il latte al lupo (andiamo nel futuro che è passato), il lupo si abitua a stare con noi.
E il lupo è il lupo e deve fare la sua vita. Io non posso chiedere al lupo di diventare un convivente con l'uomo, ma devo fare in modo che lui faccia la sua vita, ma del lupo parleremo dopo.
Ovviamente uno dei problemi è quello degli animali domestici in ambiente urbano. Inoltre, un problema molto grave è quello delle aggressioni che i cani fanno nei confronti dei loro consimili (cani), ma anche dell'uomo.
Sono recenti le comunicazioni che arrivano dai giornali, ma sono delle realtà che vediamo sul territorio, di cani che aggrediscono in modo grave le persone, qualche volta in modo letale. Quelle comunicazioni sono una minima parte della realtà del territorio. Nei pronti soccorso arrivano moltissime persone che sono state morsicate in modo grave dagli animali, ma quelli che arrivano al pronto soccorso sono una piccola parte delle aggressioni che avvengono, perché ci sono anche le aggressioni nei confronti degli altri animali, altri cani soprattutto.
Gli ambulatori veterinari suturano, curano e tengono sotto controllo animali che sono stati aggrediti. Gli animali assassini e gli animali eroi molto probabilmente non esistono, se non nella letteratura, perché un cane non è un assassino, ma chi ha scelto determinati animali e ha deciso di mantenerlo in un certo modo, crea situazioni di alterato controllo, di non controllo, di cattivo controllo. Qualcuno queste scelte le fa per un problema suo, per un problema comportamentale. Gli animali oggetto di aggressioni o quelli che lo potrebbero diventare sono moltissimi. Sono decine di migliaia nella nostra Regione. Chi sceglie un cane con certe caratteristiche non ama gli animali e ha un problema comportamentale perché sono animali che in ambito sociale ti pongono in una certa condizione. Credo che in un prossimo futuro, nel gruppo di studio del Garante, oltre alle altre figure istituzionali dovremmo inserire uno psichiatra.
Io l'ho già fatto: mi è capitato in convegni di chiamare psichiatri che mi spiegassero il perché noi abbiamo alterato il nostro rapporto con gli animali, creando problemi a noi stessi nel caso di morsicature.
Ricordiamoci che la metà delle morsicature, in alcuni casi anche oltre la metà, sono morsicature gravissime che avvengono in ambito familiare o in ambito di persone che vivono nel contesto familiare o che in quel momento sono nel contesto familiare. È un problema che va affrontato in maniera seria e determinata. A rimetterci sono poi ovviamente gli animali, perch sul giornale leggiamo del "cane assassino", mentre l'assassino è chi ha preso quel cane e non ha saputo gestirlo: se si comprava un cane di razza barboncino invece che un cane da presa americano, con una forza di compressione della mandibola spaventosa, non succedeva.
Questo non è il luogo e la sede, ma ho fotografie di persone piene di suture in faccia. Ma perché in faccia? Come mai questi cani mordono in faccia? Una volta i cani mordevano il postino, gli correvano dietro e gli mordevano le gambe, adesso invece (con le mail il postino non c'è più) mordono in faccia i conviventi. Ma perché? Perché ai cani non piace essere abbracciati; non piace essere accarezzati e quindi, quando noi ci avviciniamo con la faccia al loro volto, loro lo interpretano come un momento di competizione, di aggressione, di difficoltà e noi non sappiamo gestirli. Questi animali si comportano da cani e cosa fa un cane quando una situazione non gli piace? Morde, ma se un cane di quel genere ti morde in faccia, hai dei problemi seri a farti rimettere a posto la faccia.
Andiamo avanti rapidamente, perché vedo che il tempo è più veloce della mia relazione.
Il mondo degli animali familiari ha ancora due o tre peculiarità, oggetto anche di un convegno, tra cui la morsicatura, su cui spero ci sia un'occasione di incontro entro la fine di quest'anno, o al massimo entro il prossimo anno, per produrre qualche documento che metta il nostro Paese, e la nostra Regione in particolare, a livello di altri Paesi europei che hanno una regolamentazione sugli animali aggressivi. Noi abbiamo leggi sui cani aggressivi, ma sono leggi a posteriori, cioè c'è una regola da seguire quando l'animale morde.
Noi non siamo tanto contenti perché è come dire: nessuno ha la patente prendete le macchine che volete e poi quando uscirete di strada vi daremo qualche informazione.
Non si fa così, non è così: gli altri Paesi, in maniera più o meno rigida più o meno importante, hanno legiferato, per cui è giusto fare qualcosa anche noi come intervento di prevenzione.
Cosa succede nelle nostre case? Innanzitutto un dato statistico che tutti conoscete: la nostra Regione ha circa quattro milioni e 200 mila abitanti di cui circa un milione e 250 mila sopra i 65 anni; neanche mezzo milione tra gli zero e i 14; un milione e 152 mila cani e un milione e 200 mila gatti, una popolazione molto ambita non tanto dai proprietari, ma dall'industria. Questi animali consumano una quantità di prodotti di cui il 95% assolutamente inutile - inutile - perché l'industria piemontese per il cibo confezionato in questi luoghi giganteschi, dove non ci sono più le cucce ma divani e collari di Swarovski, in un settore limitato della sua produzione produce 250 confezioni diverse di cibo per gatti e altrettanto per cani.
A me non sembra necessario che ci siano tutte queste varianti, perché la variante è figlia della nostra incapacità di gestire le cose. Questi animali vivono con integratori, con i frutti rossi, con la curcuma, con tutta una serie di cose assolutamente inutili. Quelle risorse sarebbero più utili per gestire meglio il mondo degli animali: apicultura, più informazione e anche una riduzione del numero.
Mi permetto solo di finire con un elenco. Nelle considerazioni sul rapporto abbiamo il maltrattamento genetico che è stato oggetto di un convegno, l'eccessiva umanizzazione e il rapporto emotivo: noi soffriamo per qualche cosa che non sappiamo neanche che cos'è, quando i nostri animali sono in un rapporto che noi riteniamo utile e affettivo con noi.
Le spese sono ormai enormi, perché oltre a quelle per l'alimentazione e tutti gli annessi e connessi ci sono quelle veterinarie. Oggi la veterinaria ha delle caratteristiche di livello sanitario altissime, quasi come quelle dell'uomo. Fare una TAC a un cane quando io mi sono laureato era una cosa assolutamente nel mondo dei sogni (neanche con l'uomo si faceva). Oggi, quando un animale non sta bene, si chiede una TAC. Poi quando ci si accorge che una TAC costa quasi come quella per l'uomo, ci si pensa un attimo. Ci fa anche bene questo perché molte volte non sappiamo quanto costa il nostro impatto con il Sistema Sanitario Nazionale. Abbiamo dei fogli, ma non abbiamo il corrispettivo del costo sanitario e sarebbe importante che di fianco si mettesse sempre: fare una TAC costa 500-800 euro, esami ormonali 1.500.
Il maltrattamento genetico è l'ultima cosa di cui vi parlerò ed è importante perché noi, figli della moda e dei media stiamo comprando soprattutto negli ultimi 15 anni, animali che sono oggetto di moda, ma di deformità. Uno tra i tanti è il bulldog. Quando noi compriamo un bulldog (che sia francese o inglese) o i cugini dei bulldog (tutti cani con la testa schiacciata), dobbiamo ricordarci che nel mondo del maltrattamento genetico quegli animali hanno una serie di alterazioni dell'anatomia che sono oggetto di sofferenza.
Qual è il cane ideale? È quello che assomiglia maggiormente ai selvatici: né grande, né piccolo, sui 20-25 chili, snello, con il muso lungo, le orecchie possibilmente che consentano di sentire bene. Le orecchie lunghe non servono come quelle dritte perché i canidi - lupo, volpe, dingo sciacalli - che devono campare di quello che sanno fare non hanno le orecchie lunghe, non hanno il naso schiacciato e non hanno le gambe storte perché in quelle condizioni non mangerebbero. I bulldog mangiano lo stesso perché noi apriamo una scatoletta, ma li dobbiamo operare al naso, alla faringe, agli occhi, hanno l'ernia iatale, le gambe storte. I proprietari di quegli animali hanno due sofferenze: povero il mio cagnolino, il mio bambino, ma l'altra è quella del portafoglio, altrettanto importante.
Compriamo cani che hanno caratteristiche di moda, quindi le stesse fattrici che prima facevano un numero limitato di animali, nel tempo sono costrette a farne tantissimi, per cui l'estetica si dimentica che l'estetica si porta dietro la genetica e quindi malattie genetiche, allergie (quanti animali allergici al cibo, forme di dermatiti su cui si formano delle situazioni di infezione ecc.).
Infine, un altro maltrattamento genetico grave, ma più silente, è quello delle razze che l'uomo ha selezionato negli ultimi 400 anni per svolgere un lavoro. Vi faccio solo un esempio che è quello dei cani da pastore, il border collie. Cane agitato, cane importante, ma quando lo tieni in casa a guardare la televisione tutto il giorno incomincia a piangere, a rosicchiare i mobili e diventa anche difficile quando va fuori perché ha un'esuberanza che non è riuscito a sfogare.
Concludo la mia relazione dicendo che nei prossimi mesi dobbiamo occuparci di informare maggiormente la gente e anche di fare qualche legge sul maltrattamento genetico e sulle gravi aggressioni.
Spero che si possa anche fare un incontro con i giornali, per spiegare alla gente come comportarsi quando si incontrano i lupi, perché li incontreremo è solo questione di tempo, ma non sulle Alpi Marittime: li incontreremo in altri posti.
Vi ringrazio dell'attenzione.



PRESIDENTE

Grazie, dottor Guiso.



(La seduta riprende alle ore 13.06)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
È prevista la discussione generale, ma mi pare che i Capigruppo siano d'accordo di sospendere la seduta, che riprenderà alle ore 14 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata.
La seduta è sospesa.



(La seduta è sospesa alle ore 13.07)



CAROSSO FABIO



(I lavori riprendono alle ore 14.02 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)



PRESIDENTE

Per delega del Presidente Davide Nicco, dichiaro aperta la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.
In merito allo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata, come recita l'articolo 100 del Regolamento, oggi si provvederà a rispondere come segue: interrogazione a risposta immediata n. 51 presentata dal Consigliere Unia, cui risponderà l'Assessore Gabusi; interrogazione a risposta immediata n. 52 presentata dal Consigliere Isnardi, per la quale è stata concordata risposta scritta; interrogazione a risposta immediata n. 53 presentata dalla Consigliera Cera, cui risponderà l'Assessore Marrone interrogazione a risposta immediata n. 54 presentata dalla Consigliera Conticelli, cui risponderà l'Assessore Marrone; interrogazione a risposta immediata n. 55 presentata dal Consigliere Avetta, cui risponderà l'Assessore Gabusi; interrogazione a risposta immediata n. 56 presentata dalla Consigliera Ravinale, cui risponderà l'Assessore Gabusi e interrogazione a risposta immediata n. 57 presentata dalla Consigliera Disabato, cui risponderà l'Assessore Gabusi.
Prego gli Assessori che rispondono alle interrogazioni a risposta immediata di disporre l'invio via mail delle risposte scritte agli interroganti e all'Ufficio Aula.
Ricordo agli interroganti che nel resoconto della seduta trasmesso via mail in visione a tutti i Consiglieri intervenuti dall'Ufficio Resocontazione prima della pubblicazione e poi pubblicato integralmente in banca dati è reperibile la trascrizione integrale di tutti gli interventi, sia degli interroganti sia degli Assessori che rispondono.
Ricordo, infine, che l'interrogante ha a disposizione tre minuti per l'illustrazione, mentre il componente della Giunta ha a disposizione cinque minuti per la risposta e non sono previste repliche.
Prego gli Assessori e i Consiglieri di attenersi rigorosamente ai tempi.
L'Assessore Gabusi ha chiesto di rispondere per primo, pertanto verranno trattate prioritariamente le interrogazioni n. 51, n. 55, n. 56 e n. 57 poi continueremo con la n. 53 e la n. 54.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta immediata n. 52 presentata da Isnardi, inerente a "Indennità di mobilità ex dipendenti Casa di Riposo Città di Asti" (risposta scritta)


PRESIDENTE

Come precedentemente accennato, all'interrogazione a risposta immediata n.
52, su richiesta dell'interrogante, Consigliere Isnardi, viene fornita risposta scritta.


Argomento: Trasporti pubblici

Interrogazione a risposta immediata n. 51 presentata da Unia, inerente a "Stato del rinnovo del contratto di lavoro per i trasportatori del trasporto pubblico locale (TPL)"


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 51.
La parola al Consigliere Unia per l'illustrazione.



UNIA Alberto

Grazie, Presidente, e grazie all'Assessore per essere presente.
Il question time chiede a che punto sono e se ci sono state interlocuzioni in Conferenza Stato-Regioni per il rinnovo del contratto del trasporto pubblico locale. Tutti sappiamo quanto sia fondamentale che il trasporto pubblico locale funzioni bene, pertanto gli stipendi dei lavoratori del TPL e il loro contratto di lavoro devono essere adeguati ai tempi.
Chiedo come si è mossa la Regione e se in Conferenza Stato-Regioni è già stato fatto qualche passo in tal senso.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Gabusi per la risposta.



GABUSI Marco, Assessore regionale

Grazie, Presidente, anche per l'inversione.
Grazie, Consigliere, perché mi dà l'occasione di parlare di un tema di cui abbiamo discusso spesso sui giornali e poco in questo Consiglio. Lo sciopero delle settimane scorse mi ha dato l'occasione per incontrare nuovamente le rappresentanze sindacali e poter dibattere di una serie di problematiche che affliggono il settore.
In Piemonte esistono 72 operatori economici che si occupano di trasporto pubblico locale e che utilizzano il contratto autoferrotranvieri, il contratto a cui stiamo facendo riferimento; contratto che è in fase iniziale di rinnovo (è esattamente in attesa del rinnovo dal 31 dicembre 2023).
GTT rappresenta circa il 56% della forza lavoro nel comparto, con 4.759 operatori in dotazione organica, di fronte agli 8.483 di tutta la Regione.
In questo momento, le parti coinvolte sono piuttosto distanti dal trovare un'intesa (naturalmente parlo del tavolo nazionale), soprattutto per motivi economici. Il Fondo Nazionale Trasporti, che pure è cresciuto in questi anni di circa 400 milioni di euro, raggiungendo i 400 milioni in più all'anno con questa annualità, non è sufficiente per soddisfare le esigenze di aumento di stipendio, legittime e giuste, anche giustificate dal contesto che stiamo vivendo. La distanza è confermata dall'indizione di un ulteriore sciopero nazionale proclamato da tutte le sigle per l'8 novembre.
In Conferenza Stato-Regioni e nella Commissione infrastrutture e trasporti anche su nostra iniziativa, facendo seguito agli incontri avvenuti con le varie delegazioni sindacali nelle varie Regioni, abbiamo approvato un ordine del giorno che invita la Commissione e la Conferenza a tutte le azioni possibili, intanto, per sostenere le buone ragioni del comparto, ma anche per rivedere le retribuzioni.
Sapete che vi è un'ipotesi di ripartizione secondo i livelli adeguati di servizio del Fondo Nazionale Trasporti, quindi saranno mesi caldi sotto tanti punti di vista, però ritengo che la rivendicazione degli autoferrotranvieri sia legittima. L'abbiamo anche concertata e abbiamo fatto, insieme alla collega Chiorino, per quello che riguarda la parte di politiche attive, di formazione e di lavoro, una serie di valutazioni di opportunità. Siamo al fianco dei lavoratori per questo contratto, che certamente ha dei risvolti chiari sul servizio, perché la non adeguata retribuzione di questi lavoratori fa venire meno la forza lavoro e anche tutta la pianificazione del trasporto pubblico in Italia e in Piemonte.


Argomento: Organizzazione scolastica

Interrogazione a risposta immediata n. 56 presentata da Ravinale, inerente a "Studentesse e studenti sfrattati dalle residenze EDISU per le Universiadi: dove saranno ospitati durante il periodo dei giochi?"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
56.
La parola alla Consigliera Ravinale per l'illustrazione.



RAVINALE Alice

Grazie, Presidente.
Torno su una vicenda che abbiamo già trattato prima della pausa estiva quella dei posti sottratti agli studenti assegnatari di alloggi EDISU nel periodo delle Universiadi.
Il bando è uscito contenendo la previsione che gli studenti se ne debbano andare dalle residenze nel mese di gennaio. La scorsa settimane sono uscite le linee guida che prevedono una serie di criteri per quanto riguarda l'assegnazione degli spazi e nelle quali, per quanto riguarda le assegnazioni, vengono individuate le tre residenze, Olimpia, Villa Claretta e Lingotto, interessate dalla questione. Stiamo parlando di circa 800 posti.
In particolare, c'è la possibilità, per gli studenti che si dichiarano disponibili ad andarsene, dell'introduzione di un punteggio supplementare per l'assegnazione in quelle strutture e per i quali, in caso di disponibilità, viene individuata una monetizzazione per la loro disponibilità pari a circa otto euro al giorno. Oppure, per gli studenti che non si rendono disponibili e non sono in grado di trovare una sistemazione alternativa, sarà EDISU a procurare agli stessi una sistemazione.
Posto che 300 euro circa che verranno dati a chi dichiara di avere sistemazioni alternative paiono una somma non esattamente idonea a consentire di accedere al mercato privato o alle residenze stesse ci attendiamo - ma questo lo verificheremo una volta che escono le graduatorie definitive - molti borsisti chiederanno di avere una sistemazione alternativa, avendo ben note le carenze, ahinoi, di EDISU per quanto riguarda la soddisfazione delle domande degli aventi diritto (sono circa un terzo quelle che vengono soddisfatte).
Chiediamo alla Giunta di sapere quali strutture saranno utilizzate per l'accoglienza di queste persone che noi riterremo saranno in un numero abbastanza simile agli 800 posti nelle residenze (magari ci stiamo sbagliando); chiediamo in quali strutture verranno ospitate nel periodo delle Universiadi, posto che nel bando c'è scritto che soltanto a inizio dicembre verrà loro detto dove potranno andare.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Gabusi per la risposta.



GABUSI Marco, Assessore regionale

Rispondo in nome e per conto dell'Assessore Chiorino.
Per rispondere alla Consigliera Ravinale confermo che, oltre alle residenze "Olimpia", Villa Claretta" e "Lingotto" idonee a ospitare le delegazioni sono stati opzionati posti letto presso le residenze "Campus Regio Parco" "Campus, Bernini", "Campus San Paolo" e "Open 11", già residenze universitarie o comunque in strutture similari a quelle gestite da EDISU.
Si conferma altresì che EDISU ha messo in campo soluzioni, come la monetizzazione del posto letto non utilizzato, per garantire agli studenti continuità nel loro percorso accademico con il minimo disagio possibile.
Siamo consapevoli che ogni cambiamento possa creare incertezze, ma siamo al lavoro per trovare soluzioni pratiche ed efficaci, affinché la nostra Regione possa accogliere questo grande evento sportivo internazionale nel miglior modo possibile, senza trascurare le esigenze degli studenti e del territorio.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta immediata n. 57 presentata da Disabato, inerente a "Sostegno ai lavoratori e alle lavoratrici in cassa integrazione"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
57.
La parola alla Consigliera Disabato per l'illustrazione.



DISABATO Sarah

La mia interrogazione riguarda il tema lavoro. Tra l'altro, è di pochi minuti fa la notizia del prolungamento, fino a novembre, dello stop allo stabilimento Mirafiori. Un'altra notizia preoccupante per il nostro territorio, un altro schiaffo per i lavoratori e le lavoratrici che operano presso lo stabilimento e non soltanto.
Potrei citare tantissime crisi aziendali che si sono verificate e si stanno verificando sul nostro territorio: la crisi della LEAR, un tema sensibile ma ne abbiamo affrontate tantissime anche nella scorsa legislatura, dalla TE Connectivity alla Delgrosso e quant'altro.
Perché cito proprio queste crisi aziendali? Perché la nostra interrogazione era per avere una risposta dal Presidente Cirio. Difatti era lui l'interrogato fino a poche ore fa e ho rivolto un'interrogazione direttamente a lui, perché volevo avere una risposta in merito a un impegno che lui ha assunto in campagna elettorale ma ancora prima, nella scorsa legislatura.
Infatti, verso la fine del mandato, il Movimento 5 Stelle ha presentato una proposta in Consiglio regionale che è stata votata e sostenuta dalle altre forze politiche, che mira a inserire un'integrazione al reddito per i lavoratori e le lavoratrici in cassa integrazione o, comunque, che stanno rischiando di perdere il posto di lavoro. È un sostegno importante, perch sappiamo che, purtroppo, nel nostro Piemonte e, soprattutto, a Torino, la cassa integrazione ormai è un istituto perenne. La nostra è una Regione fondata sulla cassa integrazione, vi si ricorre tantissimo e sono tanti i lavoratori e le lavoratrici che attendono ogni volta di poter rientrare al lavoro presso i propri stabilimenti. Però cassa integrazione significa anche preoccupazione economica, retribuzioni basse, non avere i soldi per arrivare a fine mese. Questo è il dato che ci preoccupa.
Ricordo bene l'impegno del Consiglio regionale, ma ancora ancor prima l'impegno del Presidente Cirio in campagna elettorale, perché lui ha ripetuto più volte "noi daremo gambe a quella proposta" e l'aveva inserita anche nel suo programma di mandato. Quindi, se prendo il programma di mandato del centrodestra e del Governatore Cirio, trovo l'integrazione al reddito per queste persone.
Sono passati più di 100 giorni dall'inizio della legislatura e sarebbe il momento, anche alla luce dei recenti episodi, di dare un segnale. Pertanto volevo sapere dal Presidente quando e con quali modalità intenderà attuare l'ordine del giorno n. 1812, ma anche la proposta contenuta all'interno del suo programma elettorale, perché ritengo che i sindacati, i lavoratori e le lavoratrici debbano avere risposte immediate e ne va della tenuta economica e sociale del nostro Piemonte.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Gabusi per la risposta.



GABUSI Marco, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Rispondo di nuovo in nome e per conto dell'Assessore Chiorino.
In merito all'intervento della Consigliera Disabato, desidero sottolineare che il sostegno ai lavoratori in cassa integrazione e in difficoltà economica è e sarà sempre per noi una priorità. Proprio nell'aprile 2024 abbiamo istituito un "Fondo per il sostegno al reddito dei lavoratori e delle lavoratrici in disagio economico e senza ammortizzatori sociali" utilizzato con successo dagli ex dipendenti dell'azienda Delgrosso di Nichelino, dimostrando l'efficacia delle misure messe in atto.
Negli ultimi anni l'Unità di Crisi Regionale Integrata (UCRI), composta da personale regionale del Settore lavoro, Agenzia Piemonte Lavoro e Sviluppo Lavoro Italia, ha offerto un'assistenza tempestiva e mirata. Questa attività ha permesso una più rapida ricollocazione dei lavoratori coinvolti in crisi aziendali, attraverso servizi di formazione e accompagnamento al lavoro.
Stiamo, inoltre, esplorando nuove soluzioni per reperire le risorse necessarie all'istituzione di un'indennità regionale dedicata ai lavoratori in cassa integrazione di lungo termine. Questa indennità sarebbe condizionata alla partecipazione di percorsi formativi finalizzati alla ricollocazione, garantendo così non solo un sostegno economico immediato ma anche la prospettiva di un reinserimento duraturo e dignitoso nel mercato del lavoro.
Il nostro impegno resta fermo: nessuno sarà lasciato indietro e faremo tutto il possibile per garantire che chi attraversa un momento difficile possa contare sul pieno supporto della Regione.


Argomento: Istruzione e Formazione Professionale: argomenti non sopra specificati - Trasporti pubblici

Interrogazione a risposta immediata n. 55 presentata da Avetta, inerente a "Scuola e trasporto pubblico: soliti disagi!"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
55.
La parola al Consigliere Avetta per l'illustrazione.



AVETTA Alberto

Grazie, Presidente.
L'interrogazione affronta un tema annoso, nel senso che ogni volta si ripropone puntualmente all'inizio dell'anno scolastico. Le ragioni del fatto che si ripete puntualmente sono tante e trovare la soluzione non è facile, ne siamo perfettamente consapevoli, perché le variabili e gli interessi in gioco sono sempre tanti e, quindi, metterli insieme non è facile. Tutto questo, a cominciare da un rapporto che è complicato e mai definito compiutamente tra le autonomie scolastiche, che sono i soggetti che legittimamente decidono gli orari delle lezioni, e chi gestisce il TPL che deve in qualche modo trovare, oltre che le disponibilità, anche le risorse per rispondere alle esigenze che, giustamente, le autonomie scolastiche pongono sotto il profilo dell'accompagnamento degli studenti.
Sta di fatto che, con l'inizio delle scuole, riemergono i problemi, a volte anche con grande evidenza, come sta succedendo nel Calusiese, ma non solo.
Nel Calusiese, nello specifico, il Presidente del consiglio di istituto dell'Istituto Martinetti di Caluso, Emanuele Martellozzo, ha scritto a tutti i sindaci interessati. In questa lettera, molto analitica e precisa si registra una serie di criticità delle quali la Regione ha il dovere, o avrebbe il dovere, di farsi carico.
L'istituto accoglie ogni giorno 1.185 allievi che provengono da un'area molto ampia intorno a Caluso. In questa lettera è ben definito il fatto che i nuovi orari dei bus in vigore da settembre stanno causando sovraccarichi di passeggeri su alcune linee e, com'è accaduto spesso in passato, succede che gli studenti, ovviamente sulle linee sovraccaricate, restano a piedi alle fermate perché non c'è più spazio per tutti sugli autobus interessati.
Questi disagi - dobbiamo esserne consapevoli - ricadono anche sui genitori che si trovano a pagare gli abbonamenti al TPL per un servizio che non viene erogato ai loro figli.
Per questo chiediamo se sono in corso interlocuzioni con l'Agenzia Mobilità Piemontese per risolvere le questioni sollevate da Presidente dell'Istituto Martinetti, Emanuele Martellozzo.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Avetta.
La parola all'Assessore Gabusi per la risposta.



GABUSI Marco, Assessore regionale

Grazie, Consigliere, per l'interrogazione.
Il tema è arrivato sulle scrivanie di tutti noi in questi giorni e certamente in quello dell'Agenzia Mobilità Piemontese. La prima risposta pertanto, è che l'Agenzia è ben informata della situazione.
Lo scenario descritto rispetto all'inizio delle scuole, che tutti gli anni ci coinvolge perché i numeri non sono esattamente gli stessi da un anno all'altro, ci porta spesso ad analizzare, nei primi giorni di scuola questi fenomeni. A dire il vero, anche in una seconda fase, perché ai primi giorni di ottobre cambia il flusso di coloro che nei primi giorni di scuola raggiungono l'istituto con mezzi propri (motorini, biciclette o a piedi) che poi invece con il mese di ottobre cambia.
La situazione, al di là del tema della primazia tra la scelta dell'orario del TPL o della scuola, che non analizzerei oggi per non perdere tutta la giornata, è un po' più complicata del solito e credo, come dicevo adesso al Consigliere Magliano, che si andrà a complicare nel corso dei prossimi anni perché nel fattore specifico, che adesso analizziamo, c'è una problematica di personale non riscontrabile negli anni passati e che prevede una tendenza in diminuzione nei prossimi anni.
Come diceva il Consigliere, le criticità riscontrate sono che l'anticipo della corsa alle ore 7,45 non ha visto l'accoglimento favorevole da parte degli studenti di Chivasso che arrivano a Caluso alle 7,15, dovendo attendere fuori dall'Istituto fino alle 7,45; mentre gli studenti provenienti dalla collina (Gassino, Brusasco e Brandizzo), che cambiano il mezzo a Chivasso, trovano spesso i bus della linea GTT 3321 affollati e l'unico bus della linea STAAV 445, in partenza da via Blatta, non riesce a ospitarli tutti.
Il treno, altra soluzione, ha una fermata a Caluso, ma non è comodo per l'istituto, avendo un percorso piuttosto lungo da fare, che soprattutto in prospettiva della stagione invernale diventa difficoltoso proporre o comunque, il mercato ci dice che non viene utilizzato. La possibilità che STAAV trasporti i ragazzi con un bus che fa il servizio dalla stazione alla scuola non si può utilizzare perché non c'è la capienza, rispetto al treno per portare tutti gli studenti a bordo; in più, c'è anche un problema in uscita, perché tutti si affollano sul primo mezzo che, ovviamente, non riesce a contenerli tutti.
Qual è il problema che dicevo diverso dal solito? Manca un autista. Questa linea era gestita perfettamente con due corse al mattino, ma il consorzio (STAAV nella fattispecie, ma il consorzio di bus è Extra-to, essendo il contratto in essere), ha difficoltà a trovare in quell'area, ma direi in tutta l'area del torinese, autisti di bus.
In questo momento, quindi, non c'è una soluzione su gomma riscontrata nel breve.
Con l'Agenzia della Mobilità - essendo l'unica soluzione che si pu adottare - abbiamo convocato un incontro per venerdì mattina in videoconferenza per provare a dividere i flussi. Considerando che il numero di mezzi rispetto agli utenti sembra essere sufficiente e che il problema è l'affollamento sui primi mezzi che arrivano, dobbiamo provare a dividere i flussi, cioè fare in maniera che i percorsi non consentano a tutti di salire su tutti i pullman, altrimenti tutti cercheranno di salire su quello più comodo e non su quello che arriva, o non saliranno mai sul primo.
Questa è la conoscenza del problema e questa è la risposta che l'Agenzia della Mobilità sta cercando di dare con l'incontro, cui parteciperò per cercare di portare non tanto un contributo tecnico, ma per comprendere cosa sta succedendo.
Devo dire molto onestamente, come abbiamo già detto in più casi, che il problema delle risorse nazionali, ma soprattutto della retribuzione degli autoferrotranvieri e di tutto il personale che si occupa di trasporto pubblico, non sta certamente attirando nuovi autisti.
Se vogliamo porci nella prospettiva di percorrere l'attivazione di nuovi servizi, come abbiamo detto in Commissione l'altro giorno, il percorso delle gare è un tema.
Possiamo pianificare il servizio migliore del mondo, ma se poi non c'è l'autista che parte al mattino, faremmo una programmazione non collimante con la realtà. In questo caso specifico ci poniamo l'obiettivo di risolvere spero, credo e penso che potremmo farlo perché le famiglie giustamente si attendono, dopo aver pagato l'abbonamento, di fare utilizzare i mezzi ai propri ragazzi - il problema.
Dobbiamo anticipare che probabilmente qualche minuto di attesa alle fermate sarà inevitabile, quindi occorrerà un po' di pazienza nella gestione del trasporto pubblico. Sarà sempre più importante, così torno al tema iniziale: far corrispondere gli orari delle scuole, pur nella loro autonomia, con il trasporto pubblico, altrimenti ci troveremo in difficoltà.
Ricordo a tutti che tante scuole lo stanno già facendo. Durante il periodo Covid avevamo messo a disposizione una piattaforma che interfacciava gli orari. Chi la sta utilizzando certamente si trova in una posizione di vantaggio e ci mette nella condizione di assicurare un servizio migliore per gli utenti, perché queste sono le risposte che dobbiamo dare ai ragazzi che frequentano gli istituti superiori.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.


Argomento: Questioni internazionali - Rapporti Regioni - Governo

Interrogazione a risposta immediata n. 53 presentata da Cera, inerente a "Rimpatrio dei cittadini piemontesi presenti in Libano"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
53.
La parola alla Consigliera Cera per l'illustrazione.



CERA Valentina

Grazie, Presidente.
Il question time porta all'attenzione del Consiglio e dell'Assessore che mi risponderà una situazione che, di ora in ora, diventa sempre più preoccupante. L'escalation del conflitto in Medio Oriente, come ci riporta la cronaca, sta mettendo a grave rischio la popolazione civile libanese, ma anche di alcuni nostri connazionali presenti nel Paese.
Abbiamo avuto segnalazione della presenza di una cittadina italiana piemontese, residente qui a Torino, una ragazza poco più che ventenne, di nome Nour, che sta tentando ormai da giorni di rientrare in Italia, di rientrare a casa con la sua famiglia.
A causa dell'enorme instabilità che si sta vivendo in Libano, sono stati cancellati alcuni voli che la famiglia aveva prenotato per rientrare. I bombardamenti di Israele contro le milizie Hezbollah hanno creato questa situazione di grave rischio e grave pericolo per la vita e l'incolumità di queste persone. Inoltre, l'annunciata, e forse attiva ormai da questa mattina, invasione via terra delle truppe israeliane in Libano rende la situazione ancora più complicata.
Il Ministro Tajani ha recentemente invitato gli italiani a lasciare il Libano utilizzando i voli commerciali ancora attivi, ma a causa dell'aggravarsi della situazione questi voli vengono spesso cancellati così come è successo nel caso della famiglia di Nour. Inoltre, invita i cittadini italiani a lasciare il sud del Paese per il rischio di escalation bellica, ma al momento ha escluso l'impiego di voli speciali.
In questa situazione si interroga per sapere se sono in corso interlocuzioni con il Governo nazionale e con la Farnesina per garantire assistenza e supporto logistico ai cittadini piemontesi e italiani presenti in Libano, con particolare riferimento a quelli che stanno affrontando difficoltà nel rientro in Italia e, quindi, quali azioni si intendano adottare, ovviamente in coordinamento con le autorità competenti, per facilitare il loro ritorno in sicurezza.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Cera.
La parola all'Assessore Marrone per la risposta.



MARRONE Maurizio, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
A seguito dell'aggravarsi del conflitto nell'area mediorientale, in particolare in Libano, il Ministro degli Esteri Antonio Tajani ha invitato tutti i cittadini italiani che si trovano ancora in Libano a lasciare il paese immediatamente con i voli di linea che continuano a essere operativi dall'aeroporto di Beirut verso Milano e Roma. Come riportato anche sul sito ufficiale dell'ambasciata italiana a Beirut, l'aeroporto resta operativo ma si invitano i viaggiatori a verificare i dettagli con le singole compagnie, perché i voli in arrivo o in partenza potrebbero subire variazioni o cancellazioni.
Oltre al contingente militare italiano dislocato nel Paese, sono circa 300 gli italiani che attualmente si trovano nel Paese dei cedri per motivi di lavoro, cui si aggiungono circa 3.000 persone con la doppia nazionalità italiana e libanese.
Purtroppo non sono disponibili informazioni precise sul numero e sulla situazione dei cittadini piemontesi ancora eventualmente presenti a oggi in Libano, fatta salva la situazione di Nour, ragazza ventenne cittadina italiana e piemontese di origine libanese, e della sua famiglia, cui accennava anche la Consigliera interpellante, già riportata a mezzo stampa che risultano avere una prenotazione aerea per il ritorno in Piemonte domani, mercoledì.
Gli uffici regionali seguono con attenzione l'evolversi della situazione al momento non sono giunte direttamente richieste di assistenza o segnalazioni di situazioni di particolare criticità.
In questi casi, qualora venga organizzato un ponte aereo di emergenza per l'evacuazione in sicurezza dei cittadini italiani, è l'Unità di crisi della Farnesina che coordina direttamente l'intervento.
Allo stato attuale, comunque, come il Ministro degli Esteri Tajani ha comunicato ai colleghi a margine dell'incontro straordinario dei Ministri degli Esteri dell'Unione Europea incentrato sugli ultimi sviluppi in Medio Oriente tenutosi proprio ieri (30 settembre), risulta che molti italiani hanno già lasciato il Paese.
Il Governo si è detto pronto a eventuale assistenza in caso di evacuazione d'urgenza e ha suggerito di coordinare gli sforzi a livello di Unione Europea per la protezione di tutti i cittadini dell'Unione che potessero trovarsi in difficoltà.
A integrazione, qualora si rivelasse necessario, ricordiamo che esiste un articolo aggiuntivo che abbiamo introdotto in una legge annuale di riordino alla legge sull'immigrazione (la n. 1/87, "Interventi regionali in materia di movimenti migratori") che, con l'introduzione dell'articolo 23 bis riguardo a un caso, non so se vi ricordate, di cronaca della necessità di rimpatrio della salma di una ragazza piemontese deceduta in Giappone, si è previsto che possa essere adottato un intervento straordinario sull'anticipo di risorsa nel caso si debba, in via di emergenza, favorire il rimpatrio di un cittadino o di una cittadina, qualificati come "emigrati di origine piemontese per nascita o residenza e dei loro familiari in disagiata situazione economica". In tal caso il capitolo è a zero, ma è già successo, come in questo caso, che si possa fare una variazione d'urgenza e sostenere le spese di un rimpatrio, qualora non fosse già garantito dallo Stato centrale, cosa che comunque ci è stata confermata dalla Farnesina.


Argomento: Condizione femminile - Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione a risposta immediata n. 54 presentata da Conticelli inerente a "Oggetto: stanza dell'ascolto. Quale supporto viene offerto alle donne?"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
54.
La parola alla Consigliera Conticelli per l'illustrazione.



CONTICELLI Nadia

L'interrogazione riguarda la cosiddetta "stanza dell'ascolto" all'interno dell'ospedale Sant'Anna che è al centro della cronaca, ma anche al centro della nostra attenzione, rispetto al percorso che ha portato alla concessione di questo spazio all'interno di un ospedale pubblico, rivolto alle donne che si rivolgono invece all'ospedale pubblico per un altro tipo di servizio.
La concessione dello spazio pubblico, anche se non prevede l'erogazione specifica di un contributo per la stanza, è comunque una concessione all'interno di uno spazio pubblico, quindi immaginiamo che ci sia un monitoraggio sia sulle persone che sono all'interno di questo spazio pubblico e che accolgono le donne, sia sul numero delle persone che si rivolgono a questo servizio.
Riteniamo che questo sia un servizio che nulla ha a che vedere né con l'applicazione della legge n. 194, né con la necessità di avviare percorsi di genitorialità consapevole, di contraccezione e di accoglienza della donna dal punto di vista sanitario, ma anche dal punto di vista dell'informazione affinché possa fare, in maniera libera e consapevole, le proprie scelte.
Oltre all'ospedale, ci sono dei luoghi deputati che sono i consultori e quindi vediamo un po' di distonia tra il fatto di chiudere la metà dei consultori e, dall'altro, aprire uno spazio all'interno dell'ospedale di cui non capiamo bene, se non a fini del legame con alcune associazioni l'utilità rispetto a questo percorso.
Il tema della salute riproduttiva femminile, delle scelte delle donne della fragilità sociale ed economica è un tema molto importante, che riteniamo vada affrontato nella sua complessità da un ente come la Regione poi un partito politico fa quello che vuole - con la serietà e la professionalità che questo richiede.
Pertanto, abbiamo presentato il question time per aver i dati che richiediamo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Marrone per la risposta.



MARRONE Maurizio, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Anzitutto ci tengo a fare una precisazione, perché - non l'ha ricordato intervenendo, ma io ho letto con attenzione la sua interrogazione a risposta immediata - tra le premesse vedo un riferimento a un sopralluogo effettuato da "Non Una Di Meno". Io non so esattamente a quale episodio si riferisca.
Se si riferisce a quello che è successo sabato, ci terrei a precisare che sabato non è avvenuto un sopralluogo, ma è avvenuta un'irruzione - perch questo è - come esito di una manifestazione sfociata nell'occupazione non autorizzata di un pezzo di ospedale ostetrico-ginecologico. In particolare parliamo delle pertinenze del pronto soccorso ostetrico-ginecologico con tanto di striscioni e megafonaggi. Questo lo dico, perché l'unica parte che ho apprezzato delle premesse è il riferimento che fa alla dignità e al rispetto, che però io sabato, in particolare in certi slogan piuttosto violenti - che spero nessun esaltato prenda ispirazione per trasformarli in realtà - sinceramente non ho ravvisato.
Per venire alla risposta nel dettaglio del suo quesito, la convenzione come lei ben saprà, non è tra le associazioni e la Regione, ma tra le associazioni e l'Azienda Ospedaliera Universitaria Città della Salute. La convenzione è stata sottoscritta il 28 luglio 2023, con nota di protocollo che trova sulla risposta, ed è firmata tra l'Azienda e l'Associazione Centro di Aiuto alla Vita e Movimento Per la Vita. Prevede le funzioni dettagliate, così come contenute nel testo che le cito.
L'Azienda autorizza l'associazione a operare, secondo le finalità del proprio statuto, presso il Presidio ospedaliero Sant'Anna, svolgendo le seguenti attività, al fine di attuare pienamente quanto previsto dalla DGR n. 21-807 del 15 ottobre 2010 - che, ricordo, ha resistito a due ricorsi al TAR che sono stati rigettati ed è, quindi, pieno diritto regionale ormai da 14 anni - e dalla legge n. 194/1978.
L'associazione s'impegna a fornire supporto e ascolto a donne gestanti che ne abbiano necessità, nell'ambito di un generale percorso di sostegno durante e dopo la gravidanza, alle donne che vivono il momento con difficoltà e che potrebbero, quindi, prendere in considerazione la scelta dell'interruzione di gravidanza (è riportato il testo della legge n. 194) o che addirittura si sentano costrette a ricorrervi per mancanza di aiuti.
Ricordo che - ed è il motivo per cui si è ironizzato sulla collocazione della "stanza" - che la volontà sin da quando è stato immaginato questo progetto è quella che sia un servizio del tutto volontario, cui si ricorre spontaneamente e liberamente. Non è inserito nel percorso sanitario di interruzione di gravidanza.
L'informazione sulla possibilità di accedere a questo servizio è divulgata solo con locandine sulle bacheche dell'Ospedale, oltre che chiaramente sulla comunicazione online delle associazioni stesse. Alla stanza volutamente collocata fuori dall'area sanitaria all'interno di una palazzina amministrativa, anche per ragioni di privacy delle donne e delle coppie che intendano ricorrervi, si accede solo mediante appuntamento.
Questo lo dico, perché in questa sala ho sentito parlare in passato di donne intercettate, come se venissero catturate nei corridoi. Invece, la realtà, oltre che il buon senso e il pragmatismo, hanno poi dimostrato diversamente.
L'Azienda ospedaliera, interpellata rispetto al suo question time, ci risponde che monitorerà le attività svolte dall'associazione, trasmetterà all'Assessorato competente i dati di attività, vigilando sul rispetto di quanto definito nella convenzione stessa.
Ricordo che anche la convenzione in oggetto è stata impugnata con un ricorso che, in via cautelare, è stato respinto dal Tribunale Amministrativo Regionale del Piemonte. Inoltre, visto che si richiede una particolare forma di controllo, ricordo che le associazioni di tutela materno-infantile firmatarie di questa convenzione sono annualmente sottoposte a un doppio livello di evidenza pubblica, da parte dell'ASL quando fanno domanda d'iscrizione all'apposito registro e, in secondo luogo, se presentano progetti per accedere al fondo regionale Vita Nascente come nel caso di specie, da parte del Settore regionale Politiche per i bambini, le famiglie, minori e giovani, sostegno alle situazioni di fragilità sociale. Un livello di continua verifica e di evidenza pubblica cui non sottostà nessuna realtà, non solo volontaria, ma anche imprenditoriale e cooperativa, attiva in Piemonte in nessun ambito che sia la terza età, l'invalidità e la non autosufficienza.
Si chiedeva di fornire dei dati e noi non ci nascondiamo: fornisco quelli di cui è in possesso la Regione e che possono essere utili. Le associazioni firmatarie della convenzione e assegnatarie della stanza dell'ascolto nell'annualità del fondo regionale Vita Nascente 2023 hanno assistito 108 donne/coppie sul totale di 478 sostenute complessivamente dal fondo regionale.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.
Alle ore 14.45 riprenderà la seduta ordinaria del Consiglio regionale sospesa alle ore 12.40.



(Alle ore 14.39 il Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



(La seduta riprende alle ore 14.59)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE NICCO



PRESIDENTE

La seduta riprende.


Argomento: Benessere animale

Relazione annuale del Garante per i diritti degli animali e successivo dibattito (ai sensi della l.r. 6/2010) (seguito)


PRESIDENTE

Nella sessione mattutina avevamo finito di ascoltare la relazione del Garante per i diritti degli animali.
Dichiaro aperta la discussione generale.
Ha chiesto la parola la Consigliera Disabato; ne ha facoltà.



DISABATO Sarah

Grazie, Presidente. Saluto il Garante e lo ringrazio per la sua relazione.
Intervengo perché il tema mi sta particolarmente a cuore, avendoci lavorato tantissimo, soprattutto nella scorsa legislatura, per cui quello che mi impone questa discussione è la responsabilità di dare dei suggerimenti anche per ampliare il raggio d'azione del Garante rispetto ad alcune tematiche che ritengo prioritarie.
Lei ha citato moltissimi aspetti che riguardano la tutela e il benessere degli animali, passando dal tema degli animali d'affezione al tema della tutela degli animali selvatici e del giusto approccio dei cittadini con essi. Quindi, ha già toccato il tema su molti aspetti, però penso che si possa intervenire dando anche qualche suggerimento costruttivo, per far sì che il prossimo anno si possano toccare delle tematiche da diversi punti di vista.
Ho letto nella sua relazione il tema degli ambulatori veterinari sociali che sono una misura voluta dalla ormai ex Assessora Caucino nella scorsa legislatura. È un tema che vorrei approfondire, anche grazie al suo intervento e alla sua attività di tipo ispettivo, rispetto alle attività che possiamo mettere in campo. Avevo sottolineato diverse criticità su quel tema e non so se lei potrà condividere o meno.
Sicuramente si tratta di un'iniziativa lodevole dal punto di vista della mission, perché dare un sostegno alle persone in difficoltà che posseggono degli animali d'affezione è sicuramente un qualcosa di cui la Regione deve farsi carico. Però dobbiamo capire quanto questi enti sono pubblicizzati e quanti cittadini ne facciano realmente ricorso, anche rispetto ai servizi che questi possono offrire. Ricordo che non tutte le prestazioni erano garantite. Si tratta soprattutto di fornire la microchippatura piuttosto che qualche vaccino.
Personalmente ho fatto la volontaria presso un canile diversi anni fa e ho frequentato diversi canili. So che, ad esempio, se tu decidi di adottare un animale, certi servizi sono garantiti o, comunque, ti vengono offerti direttamente dal canile, come ad esempio la microchippatura piuttosto che i vaccini obbligatori. Quindi, si tratta di capire quanto effettivamente questo servizio sia utile per le esigenze che abbiamo oggi.
Lo dico, perché m'immedesimo in una persona in difficoltà, magari assistita dai servizi sociali che si trova un animale con una patologia difficile da curare o che richiede ingenti risorse. Vorrei capire se quell'ambulatorio si fa carico di questa procedura. Dico questo perché, ad esempio, mi sono trovata questa estate a ricevere una segnalazione da parte di una signora assistita proprio dai servizi sociali. Aveva un cane affetto da un tumore abbastanza aggressivo e mi aveva detto che il servizio si limitava alle fattispecie che ho elencato prima e non riguardo all'assistenza rispetto a una patologia così grave ed avanzata, che potrebbe anche richiedere ingenti investimenti economici.
Pertanto, quello che le chiederei per il prossimo anno è di fare una verifica rispetto ai servizi erogati, quanti cittadini si rivolgono presso queste strutture, quanto sono conosciute e quanto queste rispondano effettivamente alle esigenze dei proprietari con animali, proprietari che evidentemente, in quel momento, si trovano in difficoltà economica.
Faccio presente che nella scorsa legislatura avevo proposto un emendamento per garantire il servizio di ambulanza veterinaria, dando ai Comuni risorse per attivare convenzioni. Spesso, abbiamo sentito parlare di garantire il servizio dal punto di vista veterinario, ma del trasporto non si occupa nessuno. Chi ha un animale d'affezione sa quanto può essere importante quel tipo di servizio, perché gli imprevisti e gli incidenti possono capitare anche agli amici a quattro zampe, oltre che agli esseri umani, quindi quel servizio può essere davvero utile. So di molti Comuni che hanno attivato queste convenzioni e i cittadini sono molto contenti e soddisfatti. Credo sia giusto andare a corredare la misura degli ambulatori veterinari sociali con un'azione di questo tipo garantita dalla Regione Piemonte.
Rispetto alle segnalazioni sono d'accordo con lei, nel senso che, a mio parere, sono un po' sottodimensionate rispetto alla portata che potrebbero avere. Immagino il Garante dei diritti degli animali come una persona messa davvero nelle condizioni di operare sul territorio tramite sopralluoghi e visite presso i canili, andando a verificare la situazione di maltrattamento rispetto a segnalazioni dei privati, come anche verificare vigilanza e controllo presso gli allevamenti intensivi per quanto riguarda le condizioni igienico-sanitarie.
Immagino la figura del Garante con un'agibilità di questo tipo e, a mio giudizio, lui non è messo nelle condizioni di poterlo fare, sia dal punto di vista delle risorse sia dal punto di vista della pubblicità rispetto al suo ruolo. Vorrei farmi parte attiva per suggerire un'implementazione della pubblicità sui siti istituzionali, e non soltanto, sull'importante ruolo che il Garante potrebbe avere sotto questo punto di vista.
Ho letto di sette segnalazioni: forse è una piccola parte rispetto a quelle che potrei ricevere io come Consigliera regionale in un mese occupandomi del tema. Di questo mi dispiace, perché sapere che, in materia di prevenzione sulla violenza sugli animali, c'è un Garante che si occupa di queste situazioni può essere utile. Sapere che si reca presso i canili oltre che presso gli allevamenti porterebbe sicuramente a un miglioramento della situazione.
Mi farei, pertanto, parte attiva per chiedere una maggiore pubblicità del suo ruolo e una maggiore agibilità da questo punto di vista.
Ho letto anche l'approfondimento, all'interno della relazione del Garante sul tema della presenza del lupo nel nostro territorio. Ne ho apprezzato l'approccio scientifico, perché si afferma che occorre divulgare la conoscenza relativa all'approccio con le specie selvatiche, perché non parliamo di animali d'affezione, ma di tasselli importanti della biodiversità.
Ogni animale selvatico ha un ruolo presso l'ecosistema e quel ruolo va tutelato. Forse dobbiamo tutelare l'animale proprio per la funzione che ricopre nella salvaguardia degli ecosistemi. Nella relazione si è parlato del lupo proprio sotto questo aspetto, però è stato ricordato che il nostro approccio rispetto agli animali selvatici è fondamentale. Su questo vorrei suggerire al Garante, come anche gli Uffici regionali (l'avevo già fatto) di farsi promotore di una campagna di comunicazione rispetto al corretto approccio che si deve avere con la fauna selvatica, in primis per tutelarla e per rispettarla; in secondo luogo perché sappiamo anche che, tramite la diffusione di zoonosi e di patologie legate alla trasmissione tra animale e animale, addirittura con il salto di specie, possono esserci delle criticità. È giusto spiegare alle persone che non devono foraggiare gli animali selvatici, che non li devono trattare come se fossero dei cagnolini, che non bisogna indurli ad avvicinarsi alle città o ai luoghi abitati, perché diventa un problema.
Lei ha parlato del "lupo problematico". Questo termine mi risuona nella testa da un po' di tempo, perché lo leggo come se fosse lui ad avere problemi. In realtà, i problemi li ha l'uomo che non sa approcciarsi e che induce il lupo ad avvicinarsi a luoghi indubbiamente antropizzati che non dovrebbero essere frequentati dall'animale. Piuttosto che intervenire sul lupo, bisognerebbe intervenire sull'uomo. Lo condivido assolutamente. Forse come ufficio del Garante potreste fare una campagna di comunicazione rispetto a questo tema, come si potrebbe fare rispetto all'importante ruolo che abbiamo dato ai CRAS (Centri di Recupero Animali Selvatici) nella scorsa legislatura. Questo perché anche quelle strutture erano abbandonate a sé stesse e non venivano finanziate. La Regione si era addirittura dimenticata di inserirli nella legge sulla tutela della biodiversità della fauna selvatica.
Come Movimento 5 Stelle avevamo deciso di presentare un emendamento, quindi questi CRAS sono stati rifinanziati dopo tanti anni di assenza di finanziamenti da parte della Regione. Anche in quel caso dovremmo spiegare ai cittadini che esistono questi luoghi e che quindi, se trovano un animale selvatico sul territorio, in primis possono chiamarli per recuperarlo oppure possono chiamarli per capire come interagire con quell'animale che dev'essere indubbiamente recuperato e salvato e poi, se è fortunato rimesso in libertà; anche lì ci sono dei giusti approcci. Su questo dovremmo comunicare maggiormente in generale con il cittadino.
Vorrei toccare ancora due punti. Il Garante ha citato alcuni dati relativi agli allevamenti presenti nella nostra regione, in particolare dei capi detenuti presso gli allevamenti. Da recente indagini ho letto che negli ultimi anni il numero degli allevamenti è andato diminuendo: un dato che ci deve far pensare, perché bisogna anche capire come mai il numero è diminuito. Questo perché gli allevamenti si sono ingranditi. Questo è un grande problema dal punto di vista sanitario, dal punto di vista soprattutto della tutela degli animali, perché stiamo parlando del grave diffondersi degli allevamenti intensivi.
Abbiamo visto anche che ruolo giocano quando ci sono delle epidemie in corso, diventando dei veri e propri luoghi di morte perché, di fatto, come abbiamo visto con la peste suina, ci sono interi allevamenti che vengono rasi al suolo dal punto di vista della popolazione animale; animali incolpevoli di essere rinchiusi lì dentro, che già vivono in condizioni davvero difficili e in più vengono ammazzati. Di fatto, stiamo parlando di sfruttamento.
Aggiungerei, oltre ai dati che lei ci ha citato, una vera e propria indagine rispetto al fenomeno in Piemonte e magari delle buone prassi che potremmo diffondere tra le aziende per ridurre il fenomeno dell'allevamento in gabbia, quindi andando a incentivare il superamento dell'utilizzo delle gabbie. Questa è una campagna che viene fatta anche a livello europeo quindi l'Europa non potrà che darci ragione se la Regione Piemonte si pone come capofila su questo importante tema.
Il Garante, ma penso di aver capito male, ha detto che per alcuni proprietari di cani servirebbe lo psichiatra: non ho capito se perch decidono di avere determinati cani o perché, in generale, forse ne avrebbero bisogno. Porto la mia testimonianza, perché credo sia importante.
Ormai 18 anni fa ho adottato un pitbull femmina da un canile e le assicuro che l'ho dovuta difendere più dagli attacchi di mio fratello che da altri animali. Questo per dire che condivido che sia importante fornire i giusti strumenti a chi decide di possedere determinati animali, ma non andrei a generalizzare. Il mio cane è stato aggredito, oltre che da mio fratello, da diversi cagnolini, quindi il problema non è tanto il numero di aggressioni ma la potenza del morso (credo che il Garante si riferisse a quello).
Siamo d'accordo sul fatto che il problema è sempre l'uomo, è sempre l'educazione, è sempre la conoscenza rispetto all'approccio con gli animali, che siano pitbull o chiwawa per me poco cambia, perché se una persona ha un atteggiamento non responsabile nei confronti di un animale la razza non fa differenza. Sostengo come lei che l'adozione sia la cosa più importante e che bisogna disincentivare la vendita di animali per favorire le adozioni, ma presso i canili, quando adotti un cane di quel tipo, viene suggerito di rivolgersi a un comportamentalista o, comunque, a un educatore cinofilo. Non vorrei che si generalizzarsi rispetto a determinate specie piuttosto che altre, ma alla base di tutto sta sempre la responsabilità dal punto di vista umano.
Un'altra cosa che suggerirei, se possibile, sempre nell'ottica di dare dei suggerimenti per svolgere al meglio il suo ruolo, forse sarebbe bene anche fare un'indagine sulla presenza dei canili sul nostro territorio e sullo stato degli stessi, anche dal punto di vista delle risorse. A tal proposito, forse sarebbe utile attivarsi con i Comuni e su questo prendere in eredità un lavoro che è stato fatto dal precedente Garante di chiedere quanti Comuni abbiano all'attivo un regolamento sulla tutela degli animali d'affezione, perché non tutti ce l'hanno e in pochi rispondono a questo tema piacevolmente.
Dobbiamo ricordarci che gran parte delle famiglie piemontesi ha nel proprio nucleo familiare un animale d'affezione. Un cane, un gatto o un qualsiasi altro animale fa effettivamente parte della famiglia e ha dei diritti, come ce l'hanno anche gli esseri umani e quindi, devono essere trattati come esseri senzienti. Credo sia anche fondamentale sensibilizzare i Comuni rispetto al tema di un regolamento ad hoc, ad esempio, rispetto alla fornitura di risorse presso le colonie feline, presso i canili e quant'altro. Un lavoro d'indagine su questo da parte del Garante, secondo me, si rende necessario.
Propongo ancora due temi e poi vado a chiudere. C'è un problema molto grande sul nostro territorio determinato dai canali, quelli che per le centrali idroelettriche raccolgono l'acqua. Lì, purtroppo, vediamo delle vere e proprie carneficine. Faccio presente il tema del canale della Filatura di Grignasco, dove ogni anno muoiono centinaia di animali triturati da degli elementi in metallo molto affilati, che ne provocano l'annegamento o addirittura vengono dilaniati sotto tutti i punti di vista.
Anche su quello ci dovrebbe essere un'opera d'indagine da parte del Garante, per capire quanti di questi canali sono messi in sicurezza, non soltanto per la tutela degli animali, ma anche delle persone, perché ci sono dei casi davvero problematici che vanno affrontati.
L'ultimissimo tema che le pongo è un tema che, forse, è più difficile da affrontare, però, secondo me, è di vitale importanza. È il tema della caccia. Io l'ho sempre sottolineato: nella nostra Regione - sicuramente la Giunta potrà anche non condividere, ma io lo affermo con fermezza - c'è stata una liberalizzazione negli anni.



PRESIDENTE

Consigliera, siamo a 15 minuti. Per favore, concluda.



DISABATO Sarah

Nella scorsa legislatura addirittura era stato avallato il recupero delle carcasse dei cervi abbattuti in alta montagna, cose che nelle altre Regioni farebbero accapponare la pelle.
Un tema specifico può essere rappresentato visto che ho verificato una delibera recente sulla caccia alla tipica fauna alpina, vale a dire, in primis, alla pernice bianca. Forse sarebbe bene che facesse una verifica sui piani di prelievo e, soprattutto, sulla presenza di queste specie, che sono a rischio anche per la retrocessione del manto nevoso e delle aree ricoperte da ghiacciai in Piemonte, perché il cambiamento climatico sta causando problemi dal punto di vista della presenza di alcune specie.
Siccome lei ci ricorda bene che anche gli animali selvatici sono da tutelare, sono certa che darà un importante contributo alla causa.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Marro; ne ha facoltà.



MARRO Giulia

Grazie, Presidente.
Ringrazio il Garante per questa analisi che ha fatto e che ci fa un po' scendere dal piedistallo dell'uomo che controlla tutto. Quindi, grazie per aver messo avanti anche quelli che sono i bisogni degli animali sul nostro territorio.
Concordo con la collega Disabato sul fatto che sarebbe interessante avere anche una relazione sul benessere degli animali negli allevamenti intensivi, dove spesso sono vittime di maltrattamento proprio per le condizioni in cui sono inseriti, e anche sul tema della caccia. Invece, per quanto riguarda quello che abbiamo ascoltato da lei stamattina, veniva giustamente citato il fatto che le nostre leggi sono incapaci di affrontare e interpretare il disagio degli animali. Non si prendono in considerazione i loro bisogni etologici e le conseguenze possono essere più o meno gravi.
Ricordo che, a livello nazionale e riguardo soprattutto alle Regioni dove il fenomeno del randagismo è più diffuso, dovremmo iniziare a interrogarci su quanto sia opportuno e salutare che i membri di branchi ben integrati sui territori, che non creano particolari situazioni di criticità, siano catturati e rinchiusi nei canili e costretti a viaggi verso nuovi lidi tramite le note staffette di cui anche il Garante ha parlato.
A livello regionale, invece, sarebbe opportuno e interessante interrogarsi anche sulle forti limitazioni alla circolazione dei cani, che riteniamo debbano essere ridiscusse per andare incontro ai loro bisogni etologici mantenendo un'adeguata regolamentazione dei tempi e dei luoghi di rilascio volti a garantire il benessere della fauna selvatica e la sicurezza delle persone.
Siamo favorevoli all'introduzione dell'obbligo di seguire una formazione precedentemente all'acquisto o all'adozione di cani e gatti. Spesso, come ha ricordato lei, persone anche in buona fede non si rendono conto di cosa voglia dire portare all'interno del proprio nucleo un animale, che ha bisogni e desideri specifici, non solo della sua specie e della sua razza ma anche individuali, poiché ogni animale è diverso.
È importante che chi porta a casa un animale da compagnia s'impegni per soddisfare i suoi bisogni primari, della sua salute e del suo nutrimento ma è anche importante che sia consapevole della sua responsabilità nell'instaurare un canale di comunicazione con il suo animale da compagnia che non sia a senso unico, ma tenga conto dei segnali e dei messaggi lasciati all'animale, che è giusto impegnarsi a leggere, anche per evitare situazioni di pericolo, come da lei detto.
A proposito di razze - che, ricordo, è un termine impiegato spesso e in modo improprio anche in ambito umano - ci teniamo a sottolineare quanto riportato dal Garante: sono frutto di manipolazione genetica dell'uomo, che non si è curato di possibili conseguenze sulla salute dell'animale per fini estetici o utilitaristici. I cani da lavoro sono stati creati dall'uomo a tavolino andando, di volta in volta, a sviluppare maggiormente caratteristiche genetiche utili per fini specifici. Animali da difesa, da tiro, da caccia presentano caratteristiche specifiche ricercate appositamente.
Cosa possiamo aspettarci da un lupo cecoslovacco, razza modificata dall'uomo per il controllo dei confini nazionali? Cosa possiamo aspettarci da un cane da difesa quando messo nelle condizioni per scatenare il suo potenziale finemente costruito dalle ricerche umane? Si dice che non tutti i cani di una determinata razza sono pericolosi, ma è vero che i cani di razze pericolose, in situazioni di stress, reagiscono in modi che possono mettere a rischio le persone. Se il cane da pastore in stress rincorre convulsamente una pallina e il cane da caccia mosche e lucertole, il cane da difesa probabilmente morderà. Da qui, l'importanza della formazione dei proprietari, che può essere importante per ridurre il disagio degli animali e, quindi, le reazioni potenzialmente pericolose.
Pertanto, ci auspichiamo, sulla scia di quanto esposto dal Garante stamattina, che la nostra Regione possa fare passi avanti sul tema della prevenzione e dei rischi connessi agli attacchi da parte di animali domestici, ma anche sullo sviluppo di una visione che prenda davvero in considerazione le emozioni degli animali, la più bella forma di rispetto che si possa attribuire loro. Ricordo che il numero di animali domestici è superiore al numero di abitanti nel nostro paese, per cui sono leggi di cui dobbiamo occuparci.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Conticelli; ne ha facoltà.



CONTICELLI Nadia

Grazie, Presidente.
La nuova figura del Garante per il benessere animale ci consente di entrare, anzi, richiederebbe di entrare di più nello specifico di alcuni temi legati al carattere legislativo dell'ente che qui tutti noi rappresentiamo.
Ho letto con attenzione le sue relazioni. Forse mi sarei aspettata che si citasse, ad esempio, la legge n. 16 sul divieto di detenzione a catena elemento che ha posto il Piemonte in linea con altre Regioni, purtroppo non ancora tutte, su cui mi risulta che il tavolo delle associazioni animaliste e ambientaliste abbia chiesto qualche aggiustamento. È un percorso da portare avanti: lo dico perché la relazione serve a guardarci indietro, ma dovrebbe servire anche a darci un piano di lavoro per il futuro.
Questo è uno degli elementi che le chiediamo; così come tra le richieste in realtà annose, c'è anche la messa in sicurezza dei canali legati alla protezione degli animali.
Mi spiace che l'unico accenno sul tema della caccia sia stato quello del cane, su cui la recente normativa sulle aree per l'addestramento (con la collega Cera abbiamo combattuto aspramente in Città metropolitana) richiederebbe, a nostro avviso, qualche revisione, se vogliamo guardare al benessere animale.
Avremo modo di parlare della tutela della tipica fauna alpina nella Commissione competente, perché essendo a inizio legislatura abbiamo tutto un percorso davanti a noi.
Rispetto alle segnalazioni che nella relazione vengono definite esigue effettivamente bisognerebbe individuare un modo per promuovere questa possibilità, che potrebbe essere un momento precedente alla denuncia vera e propria. Mi spiace - magari ci saranno altre occasioni - che non si sia entrati nel merito delle segnalazioni, perché dalle segnalazioni si pu risalire alle necessità di intervento.
Anche sul randagismo e sull'accattonaggio sarebbe interessante avere dei dati e capire come l'ente regionale, al di là della moral suasion delle campagne di sensibilizzazione, intende intervenire.
Nella Città di Torino si era iniziato, in maniera trasversale, un lavoro congiunto sul regolamento per gli animali, sull'accattonaggio (di cui parlerà poi la collega), sul randagismo, ma anche sulla pet therapy e sulla possibilità di avere animali d'affezione in ufficio in alcuni particolari casi. Sarebbe bello che anche qui in Consiglio regionale, visto che siamo una sede legislativa, si riuscisse a intervenire su alcuni di questi temi spesso all'ordine del giorno delle richieste provenienti sia dalle associazioni animaliste sia dai cittadini.
Sempre rispetto agli ultimi provvedimenti assunti dalle Province, dobbiamo anche parlare del controllo dei piccioni. Posto che siamo tutti d'accordo sul controllo, forse varrebbe la pena anche in quel caso, se vogliamo guardare al benessere animale, fare alcune sperimentazioni come il cibo anti fecondativo somministrato in alcune aree da diverse amministrazioni.
Non è questione di colore politico.
Auspichiamo che la Consulta avvii un percorso nel tavolo di confronto e di interlocuzione in cui sono rappresentate tutte le principali associazioni attive e presenti sul territorio e che possa avere, rispetto alle Commissioni, sede referente, e alla sede legislativa, un'azione di stimolo ispettiva, di controllo, di intervento e di audizione sui provvedimenti assunti.
Cito due provvedimenti: aree per l'allenamento dei cani da caccia e l'area per i piccioni, su cui forse valeva la pena che la Consulta facesse qualche osservazione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Pompeo; ne ha facoltà.



POMPEO Laura

Grazie, Presidente.
Buonasera a tutti e a tutte e un saluto al dottor Paolo Guiso, Garante regionale.
Mi preme ricordare quanto abbiamo condiviso con il dottor Guiso sul territorio, sia quand'era in forza all'ASL TO5 sia successivamente, per quanto riguarda numerosi e riuscitissimi progetti sul territorio di pet therapy e di accompagnamento, da parte di animali, di malati oncologici e molto altro.
Lo ringrazio per la relazione e per l'aggiornamento sui temi che stiamo dibattendo.
Solo una segnalazione, che è anche una domanda, rispetto ai cani, in particolare i cani utilizzati per l'accattonaggio.
L'anno scorso, la Regione Lombardia ha accolto una proposta contenuta in un disegno di legge d'iniziativa popolare volta a sottrarre (naturalmente c'è dietro un grande lavoro di selezione e di scrematura), a chi utilizza e sfrutta cani derivanti dai racket dell'Est o utilizzati da sbandati, da tossicodipendenti e da chi non può averne cura; animali che, invece, sono compagni di vita e compagni emotivi di senza tetto. Posta questa distinzione, vi è la necessità di arrivare a vietare forme di accattonaggio che sono di sfruttamento assoluto e organizzato per il bene e per la salute degli animali.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Riva Vercellotti; ne ha facoltà.



RIVA VERCELLOTTI Carlo

Presidente e colleghi.
Abbiamo ascoltato con grande interesse la relazione del dottor Paolo Guiso il nostro Garante, che ha portato all'attenzione dell'Assemblea alcuni temi certamente rilevanti.
Ci sia consentito, innanzitutto, rivolgere un sentito ringraziamento al Garante per il lavoro svolto e per il supporto che ha sempre voluto manifestare nei confronti del mondo associativo e delle istituzioni territoriali, oltre che per i temi, certamente attuali, toccati nella relazione. Non dimentico, come diceva poc'anzi la collega, anche il ruolo che ha svolto in precedenza il dottor Guiso nell'ASL TO5 collaborando alla costruzione della legge n. 16.
La legge n. 16 non è stata ricordata, ma è stata una legge rilevante, una delle ultime approvata in quest'Aula consiliare nella passata legislatura votata all'unanimità, raccogliendo anche tante sensibilità che provenivano dai vari Gruppi del Consiglio regionale.
La legge n. 16 è stata una risposta importante di riordino della vasta e complessa attività normativa degli ultimi trent'anni nella nostra Regione e ha raccolto le sensibilità emergenti in questi ultimi anni. È un testo di riordino complessivo nato dal Gruppo di Fratelli d'Italia, ancora oggi migliorabile. È vero che, a livello di legislazione nazionale nelle Regioni italiane, oggi è un testo certamente molto completo, forse il testo più completo che ci sia oggi in Italia ma, come tutti i testi di legge, è perfettibile.
Dopo aver ascoltato la relazione del Garante, ci sono due elementi che mi fanno un po' riflettere e da portare all'attenzione. Ricordo all'Aula che la legge che va a istituire oggi il Garante degli animali è una legge che lo inserisce tra leoni, tigri e elefanti perché è la legge sugli animali esotici. Farebbe un po' sorridere, tant'è che nella passata legislatura nel testo originale che avevo presentato, c'era anche l'inserimento degli esotici nel testo complessivo. La struttura dell'Assessorato aveva evidenziato come c'era anche in animo una serie di interventi normativi a livello nazionale e si poteva procedere in un secondo momento, anche perch la Presidenza del Consiglio regionale stava ragionando nel costituire un ufficio dei Garanti, quindi il Garante degli animali doveva confluire all'interno di un unico ufficio, ma quella parte è rimasta disattesa.
C'è un altro tema che, secondo me, è estremamente importante e che il Garante ha evidenziato con grande attenzione anche nella relazione verbale che ha fatto oggi, cioè il fatto che non è tanto migliorabile, ma quanto potenziabile - ed è uno degli aspetti più interessanti, innovativi e rilevanti della legge n. 16 - il possesso responsabile. Al tema del possesso responsabile si lega il tema delle aggressioni canine; un tema delicato, un tema su cui hanno fatto cronaca i giornali locali e nazionali e che ci invita a porre la massima attenzione.
Leggevo a inizio anno che il Codacons denunciava come ogni anno ci siano 70 mila morsicature di aggressioni di cani ai danni dell'uomo; ripeto, 70 mila. Non so se questo dato sia vero o meno, ma se fosse vero, come non voglio giudicare diversamente, sono circa 200 aggressioni al giorno tantissime. Forse è meglio utilizzare quella parola che il Garante ha utilizzato nella sua relazione poc'anzi, che è la prevenzione, un tema estremamente importante. È meglio prevenire anziché intervenire quando i fatti si sono già disvelati anche nella loro drammaticità.
Penso a quando, quest'anno, le cronache nazionali riferivano di un ragazzo che è stato aggredito da tre rottweiler e ucciso mentre correva nei boschi di Roma, di quel bambino di Eboli che è stato ucciso da due pitbull, di quella ragazzina di Sesto San Giovanni che è stata azzannata da un pitbull o, peggio, di quel neonato di cinque mesi che è stato ucciso nelle braccia della nonna a Palazzolo Vercellese qui in Piemonte, a maggio.
Questi sono fatti drammatici che non possono lasciarci indifferenti e che devono farci ragionare anche su quello che abbiamo scritto, se è sufficiente oppure no, perché non è che nella legge n. 16 non sia stato scritto nulla; eccome se è stato scritto. C'è un passaggio che riporta: "La Regione promuove e sostiene la cultura del possesso responsabile". È un passaggio che ritengo estremamente importante, in entrambe le parole "promuove e sostiene", ma è stato anche, forse, oggetto di un momento di dibattito troppo poco attento all'interno del gruppo di lavoro, che (ricordo ai colleghi) è stato frutto di un lavoro su 42 articoli di legge.
È stato un lavoro di diversi mesi, su ogni articolo ci si fermava anche per più di una seduta, a partire del tema della catena e, a seguire, su tutti gli altri temi.
Sono estremamente felice che sia stato inserito il tema del possesso responsabile, ma è un tema che, forse, merita una diversa e maggiore attenzione, perché dobbiamo garantire l'incolumità dei bambini, degli umani, degli stessi animali, come il Garante correttamente diceva.
Tuttavia, gli animali non possono essere discriminati e, a seconda delle loro razze, sono brutti e cattivi. Non è che i rottweiler sono brutti e cattivi, sono semplicemente cani che hanno un'aggressività e una forza congenita, quindi vanno gestiti in modo consapevole e responsabile. Quindi serve in quei casi una formazione completamente diversa rispetto ad altri tipi di razze canine.
Allora, cosa possiamo fare? In primo luogo, magari ragionare nella direzione di investire da subito delle risorse per creare questa cultura del possesso responsabile. Vivaddio, questa legge ha portato un qualcosa che non si era mai visto negli ultimi 15-20 anni, cioè delle cifre notevoli: un milione e mezzo di euro per il triennio 2024-2026. Però non ho dimenticato quello che lei ha detto nella sua relazione, signor Garante quando dice che bisognerebbe ragionare, entro fine anno, anche su una revisione normativa, quindi perché non pensare di inserire all'interno della legge 16 un Capo che va ad esplicitare il tema delle aggressioni? Ci sono alcune realtà: il Codacons, che citavo prima, che chiede con fermezza e forza l'utilizzo del patentino; ci sono altre associazioni che chiedono la presenza di un patentino. Certo, non possiamo essere silenziosi e far finta di niente su un tema così importante e rilevante.
Mi avvio alla conclusione, anche se i temi sono veramente tanti e, in parte, sono stati toccati dai colleghi.
Indubbiamente, il tema del randagismo è un tema sentito anche nella nostra Regione. Certamente l'attenzione e il sostegno che vanno dati a tutti i volontari dei canili e dei gattili costituisce un tema rilevante. C'è il tema del sostegno ai nostri Enti locali che si trovano a gestire situazioni quotidiane e c'è il tema del commercio illegale, ma credo che sia importante che il nostro Garante possa svolgere anche un ruolo di supporto e di aiuto - qualcuno l'ha detto prima - anche su temi che apparentemente possono sembrare divisivi. Penso al rapporto tra il mondo animale (tra alcuni selvatici, tra alcuni animali) e il mondo dell'agricoltura. Perch non pensare di discuterne anche in Commissione, parlando del rapporto tra alcune specie animali (penso al cinghiale, al capriolo, al lupo o al tasso) e il mondo dell'agricoltura? Penso anche a una serie di volatili che hanno impattato in modo assai devastante sulla biodiversità in alcune aree; penso al tema dei cormorani che hanno completamente estinto alcune specie ittiche come le lasche; penso agli ibis, che stanno modificando il paesaggio delle aree umide. Sono temi che credo valga la pena approfondire anche in Commissione.
Chiudo con una richiesta che le faccio per la prossima relazione, visto che spesso si pensa ai nostri allevatori come il male assoluto per quanto riguarda il benessere animale. Così non è, perché tantissimi nostri allevatori sono persone che fanno un lavoro straordinario anche sul tema della biosicurezza. Ma c'è un tema su cui credo dovremmo fare attenzione per evitare di guardare ogni volta la pagliuzza, dimenticandoci della trave che abbiamo negli occhi, cioè il tema della macellazione rituale. Spesso avviene in luoghi privati, spesso avviene in modo illegale. La macellazione rituale, ricordiamolo, comporta l'uccisione di migliaia di capi di animali con metodi cruenti, senza nessun tipo di stordimento, perché si tratta di sacrificare degli animali.
Questi sono metodi che crediamo antistorici nel 2024, per cui ritengo che nella prossima relazione serva un approfondimento su questo tema.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Riva Vercellotti.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Cera; ne ha facoltà.



CERA Valentina

Ringrazio anch'io il Garante per la relazione di questa mattina. C'è tutta una serie di punti che nella sua relazione il Garante a volte sfiora e non approfondisce, quindi da parte mia una sollecitazione per provare, come hanno fatto i colleghi e le colleghe prima di me, a dare spunti di riflessione per implementare il ruolo importantissimo del Garante.
Abbiamo trattato del divieto di tenere i cani a catena - divieto che dovrebbe essere assoluto dal mio punto di vista - e si è sfiorato il tema delle risorse contro il randagismo e per la sterilizzazione dei gatti, che dovrebbero essere aumentate. Abbiamo finanziamenti annuali dei centri di recupero degli animali selvatici che dovrebbero essere maggiormente finanziati e si dovrebbe trovare una metodologia per finanziare anche quelli gestiti da associazioni che svolgono un importante lavoro sul territorio di recupero di animali selvatici e di loro presa in carico e cura.
Dal nostro punto di vista, ci dovrebbe essere una proposta per andare sempre più verso una dieta vegetale, una dieta dei percorsi di formazione che raccontino ai nostri bambini e bambine, studenti e studentesse quanto sia maggiormente sostenibile un certo tipo di alimentazione quanto più possibile vegetale, per esempio con l'introduzione di percorsi di giornate ad alimentazione completamente vegetale all'interno delle mense. Questo avrebbe un impatto su quanto si accennava prima sugli allevamenti intensivi e una forte e potente azione educativa e formativa per le giovani generazioni.
E poi c'è il tema della caccia. Lo diceva prima la collega Conticelli. In Città metropolitana di Torino ci è capitato di dover analizzare il recepimento e, infine, anche recepire - a mio avviso, purtroppo - un regolamento della Regione Piemonte, che né io né la Consigliera Conticelli hanno votato, sulle zone di addestramento dei cani da caccia. Le zone ZAC sono divise in cinque categorie; le ultime sono quelle poste sotto la maggiore attenzione, perché si prevede la possibilità di utilizzare parti di animali, di utilizzare cavie vive - così si definiscono - per l'addestramento dei cani da caccia. Ovviamente ci sono metodi più moderni per ottenere lo stesso tipo di risultato se si parla della caccia volta al contenimento di determinate specie. Avere delle ZAC con questo tipo di concezione, senza utilizzare cavie vive, dal nostro punto di vista è assolutamente una questione di civiltà, oltre che di benessere animale. Le cavie vive hanno un impatto ecologico del quale bisogna tenere conto.
In collaborazione con il suo ruolo, ci piacerebbe provare ad analizzare le zone di addestramento dei cani da caccia e quali sono i metodi alternativi senza l'impiego di animali che vengono in questo modo uccisi e maltrattati.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Cera.
Non vi sono altre richieste d'intervento. Ringrazio il Garante per la sua relazione.
Dichiaro chiuso questo punto all'o.d.g. e quindi, per estensione, tutto il Consiglio regionale.
Buona serata a tutti.
La seduta è tolta.



(La seduta termina alle ore 15.42)



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