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Dettaglio seduta n.5 del 17/09/24 - Legislatura n. XII - Sedute dal 8 giugno 2024

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Argomento:


CAROSSO FABIO



(I lavori iniziano alle ore 14.06 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)



PRESIDENTE

Buongiorno, colleghi.
Per delega del Presidente Davide Nicco, dichiaro aperta la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.
In merito allo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata, come recita l'articolo 100 del Regolamento, oggi si provvederà a rispondere come segue: interrogazione a risposta immediata n. 24 presentata dal Consigliere Unia, cui risponderà l'Assessore Gabusi; interrogazione a risposta immediata n. 25 presentata dal Consigliere Coluccio, cui risponderà l'Assessore Bussalino; interrogazione a risposta immediata n. 26 presentata dalla Consigliera Ravinale, cui risponderà l'Assessore Gabusi interrogazione a risposta immediata n. 27 presentata dalla Consigliera Verzella, cui risponderà l'Assessore Gabusi; interrogazione a risposta immediata n. 28 presentata dalla Consigliera Canalis, cui risponderà l'Assessore Riboldi; interrogazione a risposta immediata n. 29 presentata dalla Consigliera Marro, cui risponderà l'Assessore Bussalino interrogazione a risposta immediata n. 30 presentata dalla Consigliera Pentenero, cui risponderà l'Assessore Riboldi; interrogazione a risposta immediata n. 31 presentata dalla Consigliera Disabato, cui risponderà l'Assessore Gabusi; interrogazione a risposta immediata n. 32 presentata dalla Consigliera Nallo, cui risponderà l'Assessore Bussalino.
Prego gli Assessori che rispondono alle interrogazioni a risposta immediata di disporre l'invio via mail delle risposte scritte agli interroganti e all'Ufficio Aula. Ricordo agli interroganti che, nel resoconto della seduta che viene trasmesso via mail in visione a tutti i Consiglieri intervenuti dall'Ufficio Resocontazione, prima della pubblicazione e poi pubblicato integralmente in banca dati, è reperibile la trascrizione integrale di tutti gli interventi, sia degli interroganti che degli Assessori che rispondono.
Ricordo, infine, che l'interrogante ha a disposizione tre minuti per l'illustrazione, mentre il componente della Giunta ha a disposizione cinque minuti per la risposta e non sono previste repliche.
Prego gli Assessori e i Consiglieri di attenersi rigorosamente ai tempi.
Chiedo, se è possibile, di iniziare con la trattazione delle interrogazioni n. 24, 26, 27 e 31, in quanto l'Assessore Gabusi ha chiesto di poter rispondere per primo perché poi si deve assentare.


Argomento: Difesa idrogeologica - Tutela dell'ambiente - Inquinamenti: argomenti non sopra specificati

Interrogazione a risposta immediata n. 24, inerente a "Diga in Valsessera e il suo impatto ambientale"


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 24.
La parola al Consigliere Unia per l'illustrazione.



UNIA Alberto

Grazie, Presidente.
Saluto e ringrazio l'Assessore Gabusi, che vedo sempre con piacere.
Oggi porto all'attenzione dell'Aula una questione di rilevanza ambientale importante e riguarda la diga in Valsessera.
La Regione ha confermato recentemente quest'opera come strategica per affrontare la crisi idrica, ma permangono forti perplessità sollevate dal Movimento 5 Stelle e da diverse associazioni ambientaliste.
Le preoccupazioni riguardano soprattutto l'impatto ambientale, in particolare, sul deflusso ecologico, e anche i costi elevati dell'opera soprattutto in contesto di revisione nazionale delle infrastrutture idriche.
Per questo motivo, chiediamo appunto alla Giunta di volerci informare sulla situazione e di darci un aggiornamento su come stanno andando avanti i lavori.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Gabusi per la risposta.



GABUSI Marco, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Ringrazio il Consigliere, che mi dà l'opportunità di rispondere rispetto a un processo che è iniziato un po' di mesi fa e che vede due fasi di valutative: una regionale, che è stata svolta, tra l'altro, dalle tre Direzioni (Agricoltura, Ambiente, Assessorato alle opere pubbliche) per la natura multidisciplinare del processo che stiamo selezionando e, poi, la seconda fase, che è quella che, almeno nella parte scritta dell'interrogazione, credo che il Consigliere Unia volesse vedere chiarita.
La Regione Piemonte, in questo tavolo interdisciplinare, ha adottato una serie di criteri che hanno valutato e che hanno stabilito una serie di priorità: la diga in Valsessera non era l'unica con priorità 1.
I criteri che abbiamo utilizzato sono soprattutto l'utilizzo della risorsa idrica, prediligendo l'uso plurimo, la tipologia dell'intervento prediligendo la nuova costruzione, il completamento o l'ampliamento di serbatoi per l'accumulo idrico, il livello della progettazione...
Sapete che la diga in Valsessera ha una progettazione definitiva e l'entità dell'intervento, privilegiando naturalmente le opere che hanno maggiore capacità di accumulo, anche perché questo processo è partito nel 2023 in piena crisi siccitosa che, come sappiamo, le prospettive dei prossimi anni non vedono cessata.
Questo percorso, che si è concluso lo scorso anno da parte della Giunta regionale, ha previsto una seconda fase, come dicevo, da parte del MIT, che il 18 luglio 2024, a seguito della chiusura delle attività del gruppo di valutazione incaricato per la valutazione delle proposte, ha pubblicato gli esiti delle valutazioni con il dettaglio dei punteggi.
Non ci è dato sapere quale sia il motivo del punteggio ottenuto dalla proposta, ma possiamo supporre che, da un lato, il lavoro della Regione sia stato efficace e abbia preso in considerazione sostanzialmente i criteri che ormai sono di patrimonio comune in questo ambito (probabilmente gli stessi che avrà valutato anche il MIT, con in più l'aspetto della valutazione di impatto ambientale); dall'altro, però, è giusto che tutti sappiano che stiamo parlando del Piano invasi a livello nazionale e di interventi infrastrutturali per la sicurezza del settore idrico, non solo di dighe e di invasi. È uno dei pochi interventi di una certa portata e di una certa dimensione che ha l'autorizzazione ambientale, quindi ha già completato il suo percorso di protezione ambientale a livello nazionale in tempi non sospetti, perché credo che la prima approvazione risalga al dicembre 2014.
Da un lato, credo di aver chiarito i motivi per cui probabilmente il Ministero delle Infrastrutture ha valutato prioritario questo intervento dall'altro, credo anche di aver fugato una parte dei dubbi sull'impatto ambientale che, seppure possono rimanere da parte dei territori - dubbi legittimi - e delle associazioni ambientaliste, sono stati sanciti nel percorso di valutazione di impatto ambientale nazionale, un percorso che conosciamo tutti molto bene da amministratori e che non si può dire che venga svolto a cuor leggero. Evidentemente, se è stato autorizzato, avrà avuto le tutele rispetto a una serie di opportunità o di rischi di pericoli che si pongono nella realizzazione di opere di quella dimensione.


Argomento: Stato giuridico ed economico del personale dipendente - Organizzazione regionale: argomenti non sopra specificati

Interrogazione a risposta immediata n. 26 presentata da Ravinale, inerente a "Immissioni in ruolo mediante scorrimento delle Graduatorie di Merito dei concorsi ordinari di cui ai DD n. 498/2020 e n. 499/2020 di tutti gli idonei aventi diritto come da Decreto Legge 22 giugno 2023, n. 75 convertito in Legge 10 agosto 2023, n. 112"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
26.
La parola al Presidente Ravinale per l'illustrazione.



RAVINALE Alice

Grazie, Presidente. Saluto l'Assessore che ringrazio.
Porto all'attenzione dell'Aula, con questo question time, un tema già discusso da questo Consiglio regionale, che ha approvato all'unanimità, il 26 marzo 2024, un ordine del giorno che chiedeva all'Ufficio Scolastico Regionale di accertare il fabbisogno di personale scolastico e di consentire che la graduatoria del concorso per la scuola secondaria avvenuto nel 2020 (i due concorsi: 499 e 498 del 2020) consentisse l'immissione in ruolo di almeno il 50% delle persone che oggi risultano a tutti gli effetti idonei all'insegnamento in un contesto in cui, come sappiamo, la carenza di insegnanti è notevole.
Purtroppo, nonostante l'impegno e un indirizzo manifestato anche da questo Consiglio regionale all'insegna dell'unanimità, a oggi questo non è successo, perché l'Ufficio Scolastico Regionale ha ritenuto di dare la precedenza al cosiddetto concorso PNRR 2023. Sappiamo che c'è una misura del PNRR che richiede di portare all'assunzione di almeno 70 mila docenti (su cui, peraltro, ci sarebbero altre questioni da sollevare, ma non è questa la sede).
A oggi, benché sia stata data una generica rassicurazione sul fatto che nel mese di settembre sarebbe stato detto a questi precari, persone abilitate all'insegnamento (quindi idonee a insegnare, che però continuano a non essere immessi in ruolo), quale sarebbe stata la loro sorte dal punto di vista lavorativo, oggi siamo al 17 settembre e nulla di questo è successo.
Pertanto, anche forte dell'impegno e della sensibilità che tutto questo Consiglio regionale aveva dimostrato, chiedo lumi sul fatto se ci sia effettivamente una tempistica per le immissioni in ruolo mediante lo scorrimento delle graduatorie di merito dei concorsi ordinari, di cui alle determinazioni dirigenziali n. 498 e n. 499 del 2020, di tutti gli idonei aventi diritto, come è stato stabilito per legge. Riteniamo vergognoso continuare a mantenere nella più totale incertezza così tanti insegnanti che a settembre ancora non sanno cosa ne sarà di loro, in un contesto dove sappiamo di quanto personale docente ci sarebbe bisogno.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Gabusi per la risposta.



GABUSI Marco, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Rispondo in nome e per conto dell'Assessore Chiorino.
Il Ministero dell'Istruzione e Merito ha posto l'istruzione al centro delle sue politiche e la pubblicazione del decreto n. 158 del 31 luglio 2024 dimostra l'impegno concreto nel rafforzare il sistema scolastico italiano.
Le assunzioni a tempo indeterminato di personale docente per l'anno scolastico 2024-2025, che avvengono in maniera progressiva, rappresentano un passo decisivo per garantire la qualità dell'istruzione in tutte le Regioni, compreso il Piemonte. Il contingente di 3.890 posti assegnato al Piemonte permetterà di rispondere alle esigenze delle scuole, tenendo conto delle disponibilità di personale e della presenza di aspiranti nelle graduatorie.
Lo scorrimento delle graduatorie dei concorsi ordinari del 2020, previsto dall'USR-Piemonte, è un provvedimento che assicura l'immissione in ruolo di ulteriori 538 docenti idonei, garantendo così una maggiore stabilità del personale scolastico.
L'obiettivo è chiaro ed è quello di offrire ai nostri studenti un'educazione di qualità, con docenti preparati.
Come Regione, essendo questa competenza esclusiva dello Stato, continueremo a vigilare affinché tutte le tempistiche e le disposizioni previste siano rispettate, per il bene del sistema scolastico e dei nostri ragazzi e il pieno rispetto delle tempistiche e dei contingenti previsti.


Argomento: Trasporti pubblici - Trasporti e comunicazioni: argomenti non sopra specificati

Interrogazione a risposta immediata n. 27, inerente a "Tagli al TPL biellese e isolamento delle aree periferiche"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
27.
La parola alla Consigliera Verzella per l'illustrazione.



VERZELLA Emanuela

Grazie, Presidente.
Colgo l'occasione di questo taglio molto doloroso, imposto al trasporto pubblico su gomma del Biellese, di 21 corse, più altre sette che afferiscono al territorio vercellese, per riportare l'attenzione sulla situazione delle aree orograficamente complesse e montane e sulla loro impossibilità di raggiungere sia il centro provinciale sia, in connessione con i trasporti ferroviari, le città di Torino e di Milano.
Questi tagli sono molto dolorosi, perché insistono su aree già deprivate di numerosi servizi. Comportano anche delle problematiche, perché il pubblico che se ne serviva è un pubblico fragile, che ha delle difficoltà e che soprattutto nelle giornate di sabato e domenica nelle quali sono stati tagliati questi percorsi, è composto da persone anziane, che quindi sono a mobilità complessa. Questi tagli sono solo un'anticipazione di altri che avverranno nei prossimi mesi, che incideranno, tagliando praticamente tutte le corse, nel fine settimana e nei periodi non scolastici, sul servizio in aree molto complicate da raggiungere e con una viabilità stradale difficile e complessa.
Abbiamo sentito che l'Assessore regionale tiene particolarmente a rinnovare il suo impegno per i servizi ferroviari biellesi e, più in generale, per i trasporti e i collegamenti delle aree periferiche. Abbiamo, però, capito che, nonostante i trasferimenti dello Stato, più un impegno aggiuntivo da parte della Regione, non si riesce comunque a mantenere un servizio degno di questo nome in queste aree. Per questo ci domandiamo se sia possibile rivedere completamente il modello dei trasporti.
Attraverso i tagli - non possiamo che chiamarli con questo nome - ci dovrebbe essere una razionalizzazione che, in realtà, dovrebbe essere una revisione generale che riguardi non solo il biellese, ma tutte le aree orograficamente complesse della regione (e non sono poche) per consentire alle persone di connettersi con i centri sia provinciali sia regionali sia extra regionali, con una funzione integrata del trasporto pubblico.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Gabusi per la risposta.



GABUSI Marco, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Ringrazio la Consigliera.
Contestualizzerei prima questa proposta di razionalizzazione, perch probabilmente la Consigliera non sa che arriva direttamente da ATAP.
L'Agenzia della mobilità ha autorizzato la richiesta di ATAP di riduzione e di ottimizzazione dei servizi solo rispetto alle corse che hanno una frequentazione inferiore alle cinque unità. Quindi, è il gestore del servizio che, per motivi di bilancio legittimi (e credo anche abbastanza logici) ha deciso di proporre un piano di razionalizzazione per ridurre le corse che portano meno di cinque persone. Questo è lo scenario di cui stiamo parlando oggi. Di conseguenza, le masse di persone che non trasportiamo più sono queste, stiamo parlando di questo.
È un tema che, però, va gestito totalmente in casa di ATAP e del territorio che ha deciso di ottimizzare questo tipo di servizi.
In tutto questo bisogna considerare un quadro più ampio, nel quale la Regione ha messo in campo nel triennio 2023-2025 rispettivamente 10, 11 e 10 milioni di euro in più sul trasporto pubblico su gomma, per far fronte al caro carburante - che, fortunatamente, in questo periodo sta un po' diminuendo. Noi, per non tagliare chilometri di corse, abbiamo messo a disposizione dei soggetti gestori, storicamente per la prima volta da un decennio a questa parte, un aumento del fondo regionale.
A fronte di questo, c'è un fatto che dobbiamo tenere in considerazione altrimenti programmeremmo, qui e nell'Agenzia della mobilità, un servizio di trasporto pubblico su gomma che poi non potremmo effettuare, non per mancanza di risorse, ma per mancanza di autisti. Mancano 15 mila autisti in Italia e, fatte le proporzioni, un migliaio in Piemonte. Quindi, noi dobbiamo porci il problema che nessuno fa più l'autista, altrimenti programmeremmo un bel servizio, lo finanzieremmo, ma non potremmo erogare il servizio perché manca chi guida il pullman.
In questo quadro complesso, che non è una scusante per nessuno, ma che ho descritto, il percorso che stiamo facendo, che inizierà domani, da Cuneo con l'ascolto del bacino di Cuneo e poi tutti i territori, è un percorso di avvicinamento alla procedura di gara, che è iniziata con la pubblicazione dei pre-informative; un percorso di gara che alcuni territori, nella fattispecie del Biellese o Novarese, non hanno mai fatto nella loro storia e altri hanno fatto dieci, 15 o vent'anni fa, che ci porterà, al più tardi entro il 2027 - questi sono i tempi che detta la legge e sono i tempi massimi che ci siamo dati - ad avere un quadro organizzato del servizio di trasporto pubblico su gomma, naturalmente non teorico, ma calato nella realtà e nelle esigenze dei territori e che iniziamo a rappresentare ai Sindaci, dandogli un periodo di tempo per formularci delle proposte concrete, perché pensiamo che non sia da Torino o, peggio ancora, da Canelli che si possa pianificare il trasporto pubblico su gomma nei territori ancora di più in quelli periferici, ma che siano i Sindaci a doverlo fare, che siano i Sindaci a dover essere chiamati in causa, perch non sono mai stati chiamati in causa in questo percorso e spesso hanno corse che partono e che attraversano i loro territori di cui non conoscono l'origine e nemmeno la destinazione e, a volte, neanche il servizio, perch non lo ritengono così fondamentale.
Questa è una fase in cui, tutti insieme, potremmo determinare qualcosa non con risorse infinite, non con risorse che cresceranno a vista d'occhio, ma con quelle che abbiamo gestite meglio.
Penso che sia un momento strategico importante che, se affrontiamo solo come la partecipazione a un convegno, probabilmente, ci riporterà lo stesso servizio che abbiamo oggi; se tutti, invece lo celebreremo con l'efficacia che deve avere, probabilmente, ci restituirà un servizio molto più efficace.
Nella fattispecie, ho detto e ribadisco soprattutto rispetto ai servizi su ferro, non che siano insufficienti nel Biellese, perché conosco bene i servizi che vanno verso Torino e quelli che vanno verso Novara; conosco anche il numero dei passaggi livelli, difficoltà, eccetera. Ho detto e lo ribadisco assolutamente che in un contesto che potrebbe, come dire, anche vedermi meno interessato questa parte che credo che quello sia il territorio che per una serie di motivi, anche infrastrutturali, perch fuori da una direttrice forte come la Milano-Torino è il territorio che per primo dovrà attingere al potenziamento dei servizi una volta che nel giro di due anni, il potenziamento delle infrastrutture ferroviarie ci consentirà di avvicinare i treni in entrata nei nodi urbani, soprattutto a Torino, quindi quello è un territorio che non ha il diretto su Torino e quindi dovrà certamente essere il primo a essere ristorato. Questo non vuol dire avere un servizio sufficiente, perché due coppie di treni diretti E16 se non sbaglio, cadenzati con cambio a Santhià, credo sia un servizio che per quello che oggi l'infrastruttura ferroviaria possa fare comodo a quel territorio.
Naturalmente, tutti ambiscono ad avere un collegamento diretto con il capoluogo torinese e noi lavoreremo per ottenerlo nei prossimi anni.



PRESIDENTE

Procediamo ora con l'esame dell'interrogazione presentata dalla Consigliera Disabato.
La parola alla Consigliera Disabato, per l'illustrazione.



(Commenti della Consigliera Disabato)



PRESIDENTE

Non funziona il microfono della Consigliera Disabato.
Se vuole, può cambiare postazione e provare con quello del suo collega.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Mi dicono che c'è un blocco.
Sospendiamo i lavori per problemi tecnici.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle 14.25, riprende alle 14.39)



PRESIDENTE

La seduta riprende.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica - Istruzione e Formazione Professionale: argomenti non sopra specificati

Interrogazione a risposta immediata n. 31, inerente a "Voucher scuola: migliaia sono gli studenti idonei, ma non beneficiari. Cosa intende fare la Giunta?"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
31.
La parola alla Consigliera Disabato per l'illustrazione.



DISABATO Sarah

Grazie, Presidente.
Ringrazio anche la pazienza.
Ho deciso di presentare questa interrogazione per parlare per l'ennesima volta del mancato scorrimento delle graduatorie dei voucher scuola.
Ogni anno assistiamo a un fenomeno, vale a dire migliaia di domande presentate dalle famiglie degli studenti che scelgono le scuole del Piemonte e le stesse migliaia di domande non vengono finanziate interamente. Questo perché ovviamente non vengono stanziate abbastanza risorse per poter garantire questa misura a tutti.
In particolare, spieghiamo anche di cosa si tratta, perché è importante approfondire: il voucher scuola è un buono che corrisponde a un importo in denaro che viene riconosciuto dalla Regione sulla base di domande presentate da un familiare o dallo studente stesso.
Dopo la presentazione delle domande tramite bando vengono stilate delle graduatorie che dovrebbero rispecchiare il valore ISEE. Di norma, il buon senso suggerirebbe di favorire le domande che hanno un ISEE basso. Quello che mi stupisce è che quest'anno ci sono arrivate tantissime segnalazioni come sempre ma, soprattutto da famiglie con un ISEE intorno ai 6/7.000 euro, quindi un livello veramente molto basso. Questo dispiace, perch significa che queste famiglie fanno affidamento su una misura che dovrebbe aspettargli, ma che purtroppo, come ogni anno spesso accade, non arriva.
In particolare, i dati di quest'anno ci dicono che più della metà delle domande non sono state soddisfatte. Ad agosto 2024 sono state pubblicate le graduatorie dei beneficiari e la situazione che emerge è la seguente: ci sono due graduatorie, una per l'iscrizione e la frequenza alle scuole paritarie e l'altra per libri, piano offerta formativa, trasporti e quant'altro, che vanno a costituire, quindi, le graduatorie A e le graduatorie B.
Il numero di domande ammesse per il voucher A, vale a dire per l'iscrizione e la frequenza, finanziate sono 2.958; quelle ammesse e non finanziate 1.576. Per il voucher B, vale a dire l'altro filone, le domande ammesse e finanziate sono 42.531; quelle ammesse e non finanziate 62.278, vale a dire più della metà.
Ovviamente questa è una situazione che continua a ripetersi. Mi rendo conto che decidere di finanziare interamente la misura significa mettere a disposizione del bilancio tantissime risorse, però è anche vero che la Giunta si è sempre dimostrata, perlomeno a parole, molto sensibile sul tema del diritto allo studio (anche con il PNRR si sono potute fare delle scelte, ad esempio sul finanziamento delle borse di studio). Ritengo che grazie all'arrivo di queste ingenti risorse sia possibile, oggi, fare scelte importanti in tal senso e forse sarebbe bene partire proprio da questo segnale.
Pertanto, con il question time chiedo se da questa legislatura si voglia decidere di invertire la tendenza e di finanziarie interamente la misura del voucher scuola, per poter garantire il diritto allo studio, questo importante contributo, a tutte le famiglie che ne facciano richiesta.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Gabusi per la risposta.



GABUSI Marco, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Ringrazio la Consigliera e rispondo in nome e per conto dell'Assessore Chiorino.
Grazie all'integrazione tra le risorse regionali e il contributo statale la dotazione complessiva per i voucher scuola per l'anno scolastico 2024 2025 ammonta a 19 milioni di euro, che ha permesso un aumento del numero di famiglie che hanno ricevuto il sostegno regionale.
Come sempre sarà nostro impegno integrare il più possibile, in fase di assestamento di bilancio, le domande ammesse che non hanno potuto essere finanziate in questa fase iniziale. I contributi sono stati erogati seguendo l'ordine delle graduatorie, fino all'esaurimento delle risorse disponibili e sono stati caricati sulle tessere sanitarie in tempo utile per l'avvio dell'anno scolastico. Continueremo a cercare soluzioni per rispondere al meglio alle esigenze dei cittadini e cercare di soddisfare questa importante platea di domande ammesse e che non trovano copertura finanziaria nella loro totalità. Continuiamo a lavorare insieme, per una scuola che non lasci indietro nessuno, consapevoli che il futuro passa attraverso l'istruzione e il sostegno alle famiglie.


Argomento: Trasporti su ferro - Trasporti e comunicazioni: argomenti non sopra specificati

Interrogazione a risposta immediata n. 25 presentata da Coluccio, inerente a "Chiarimenti su modalità, tempistiche e conseguenze dei lavori sulla tratta ferroviaria Alessandria-Arquata"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
25.
La parola al Consigliere Coluccio per l'illustrazione.



COLUCCIO Pasquale

Grazie, Presidente.
Ringrazio l'Assessore Bussalino.
L'interrogazione ha l'obiettivo di mettere luce su un argomento legato alle opere del Terzo Valico nella tratta Alessandria-Arquata. Nello specifico sono le opere di insonorizzazione, quindi le barriere antirumore.
Purtroppo, l'affidamento di questi lavori ha subito uno slittamento nella tempistica e l'intervento che doveva iniziare a settembre slitterà nel 2025. Se questo vorrà dire, da una parte, far slittare i lavori del Terzo Valico, ci consentirà di attenuare, nei limiti del possibile, i disagi legati a quest'opera, che costringeranno i pendolari a ulteriori 12 giorni di chiusura nella tratta ferroviaria tra Alessandria e Arquata.
Per i lavori in questione non c'è una data certa.
Con l'interrogazione chiediamo che si faccia chiarezza sulle modalità sulle tempistiche e sulle conseguenze dei lavori.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bussalino per la risposta.



BUSSALINO Enrico, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Ringrazio il Consigliere.
L'intervento previsto di installazione delle barriere fonoassorbenti sul tratto che interessa la linea Novi-Alessandria è conseguente alla variante strutturale che ha eliminato lo Shunt ferroviario, che era la famosa tangenziale ferroviaria che avrebbe portato fuori dall'abitato di Novi Ligure i treni verso Alessandria. Di conseguenza, è di particolare importanza la collocazione di barriere per schermare gli edifici residenziali dall'aumento del rumore dovuto al maggior numero di passaggio dei treni.
Per quanto riguarda i tempi di chiusura della stazione, non ci sono dati al riguardo, ma considerando che le notizie provengono dal sito del Commissario del Terzo valico, Mauceri, in forma ufficiale, non si hanno motivi per dubitare delle informazioni in esso contenuto.
Le notizie certe richieste dall'interrogazione non sono, a oggi, databili in quanto conseguenti a una gara appena in corso o appena conclusa. I tempi devono ancora essere definiti, senza contare i possibili ricorsi che possono esserci.
Il Settore, su sua indicazione o comunque a seguito della sua interrogazione, in data 16 settembre 2024 ha chiesto a RFI un riscontro dei fatti riportati nell'articolo de La Stampa e citati nell'interrogazione del Consigliere Coluccio.
Mi impegno, proprio per cercare di dare meno disagio possibile, perch questi 12 giorni sono effettivamente molto importanti, di trovare delle soluzioni alternative, chiedendo a RFI magari di mettere dei mezzi sostitutivi. Non appena saranno disponibili le informazioni, sarà mia premura trasmetterle immediatamente al Consigliere interrogante, insieme a tutte le date e a tutte le tempistiche che RFI mi comunicherà.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti - Tutela dell'ambiente - Inquinamenti: argomenti non sopra specificati

Interrogazione a risposta immediata n. 29, inerente a "Richiesta circa eventuali sopralluoghi e rilievi effettuati o previsti nel 2024 in località 'Tetti' del Comune di Clavesana (CN)"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
29.
La parola alla Consigliera Marro per l'illustrazione.



MARRO Giulia

Gentile Assessore, colleghi e colleghe, io vengo dalla provincia di Cuneo quindi, in questi mesi di prima attività da Consigliera ho girato molto il territorio. Oggi presento un'interrogazione che riguarda il Comune di Clavesana, che si trova vicino a Fossano, dove sussiste l'ipotesi di realizzazione di un deposito rifiuti, anche pericolosi, verso il quale i cittadini clavesani nutrono timori che penso meritino di essere accolti e approfonditi, soprattutto perché la promozione della tutela dell'ambiente e della salute dei cittadini e delle cittadine spetta alla Regione, come ben espresso nel suo Statuto, in cui si sottolinea anche come il concorrere dell'ampliamento delle attività economiche debba essere subordinato al rispetto dell'ambiente. Proprio per questo, il Consiglio regionale ha istituito l'Agenzia Regionale Protezione Ambientale (ARPA), che si occupa di previsione e prevenzione dei rischi di origine antropica, con particolare riferimento al monitoraggio e all'ispezione dello stato delle componenti ambientali, tra cui il suolo.
Questa interrogazione si riferisce al progetto di realizzazione di un deposito di rifiuti, anche pericolosi, contenenti tra l'altro amianto cadmio, mercurio, vernici e oli esausti, proposto dall'azienda Cement S.r.l. presso l'area produttiva Cascina Tetti nel Comune di Clavesana. Tale insediamento prevede una movimentazione annua massima di rifiuti di circa 200 mila tonnellate, di cui svariate migliaia di rifiuti pericolosi, ed è assoggettato a un iter tuttora in corso per il rilascio della valutazione ambientale, attraverso la Conferenza dei Servizi.
È un tema di attualità. Infatti, sabato 8 giugno 2024 l'Ufficio Tecnico del Comune di Clavesana, a seguito di numerose segnalazioni riguardanti i movimenti sull'area della realizzazione dell'impianto e a seguito di un suo sopralluogo, ha emesso nei confronti dell'azienda un'ordinanza con la quale intima l'interruzione immediata dell'attività, in quanto non autorizzata da alcun permesso.
Dalle immagini comparse sui media locali è rilevabile come i movimenti non autorizzati abbiano comportato la realizzazione di una profonda e lunga trincea, il riporto di materiale come nuovo riempimento e sovracopertura dell'intera area, con una stima approssimativa di diverse centinaia di metri cubi movimentati, anche in prossimità della fascia tutelata di pertinenza di una conduttura interrata dell'acquedotto delle Langhe.
In conclusione, viste le circostanze sopra sintetizzate, sarebbe auspicabile e doverosa un'attività di sopralluogo e di rilievo da parte dell'ARPA sull'area in oggetto, al fine di indagini puntuali sulla natura del materiale riportato e, quindi, dell'eventuale interramento di sostanze non lecite e o inquinanti.
Per questo oggi interrogo il Presidente della Giunta (ricevo la risposta dall'Assessore) per sapere se eventuali attività di sopralluogo e rilievo da parte dell'ARPA siano previste, oppure se sono già state effettuate e con quali risultati.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bussalino per la risposta.



BUSSALINO Enrico, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Grazie, Consigliera, dell'interrogazione.
Con l'interrogazione in oggetto la Consigliera regionale interroga la Giunta rispetto a un'eventuale attività di sopralluogo e di rilievo da affidare all'ARPA Piemonte in relazione al sito e delle attività presumibilmente non autorizzate di rimessa in atto.
Sulla base delle informazioni in nostro possesso, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Si evidenzia che il procedimento di competenza della provincia di Cuneo, da un punto di vista amministrativo, consiste nel rilascio del giudizio di compatibilità ambientale e relative autorizzazioni, di cui all'articolo 27 bis del decreto legislativo n. 152 del 2006, per il progetto, per l'esercizio di operazioni di recupero e deposito preliminare di rifiuti non pericolosi e pericolosi.
Al momento il procedimento risulta sospeso a seguito di richiesta di integrazione al proponente da parte della Provincia di Cuneo.
In merito ai fatti riferiti nell'interrogazione riguardante i movimenti terra sull'area di futura realizzazione dell'impianto di stoccaggio rifiuti, si evidenzia che il Comune di Clavesana ha attivato la procedura di propria competenza ritenute opportune. La Regione nel merito non ha titolo per richiedere a sopralluoghi o altre verifiche ad ARPA.
Sentita ARPA Piemonte per le vie brevi è stato riferito che sul sito in oggetto ci sono già stati controlli di iniziativa di ARPA, a partire dal marzo 2024 e tuttora in corso; sugli esiti di tali controlli non è possibile per ARPA al momento fornire dettagli in quanto attualmente coperto di segreto istruttorio.
Comunque la pratica è attenzionata anche dall'Assessorato competente.


Argomento: Problemi energetici - Tutela dell'ambiente - Inquinamenti: argomenti non sopra specificati

Interrogazione a risposta immediata n. 32, inerente a "In merito alle recenti dichiarazioni del Ministro dell'Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin e del Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, come intende muoversi la Giunta per dar seguito all' iniziativa del Governo Nazionale in materia di energia nucleare?"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
32.
La parola alla Consigliera Nallo per l'illustrazione.



NALLO Vittoria

Grazie, Presidente.
L'interrogazione che pongo oggi alla vostra attenzione riguarda la recente apertura del Governo nazionale al ritorno nel nostro Paese del nucleare.
L'hanno affermato diversi Ministri, tra cui quelli impegnati nel Piano Nazionale Integrato Energia e Clima, che è quel piano che prevede, entro il 2050, di riuscire a coprire tra l'11 e il 22% dei consumi energetici proprio con l'energia nucleare.
Il Piemonte vanta una storia di eccellenza in questo settore dal punto di vista anche industriali, storia che ha reso la nostra Regione uno dei principali centri nucleari del Novecento e tuttora ospitiamo delle aziende e dei centri di ricerca che sono impegnati nella ricerca di nucleare di quarta generazione, ma anche su piccoli reattori modulari e anche sui reattori modulari avanzati.
Sicuramente, dal punto di vista ambientale questa apertura il Governo nazionale mi vede favorevole, anche dal punto di vista dell'impatto economico, che attiverebbe fino a 117 occupati diretti, indiretti e indotti con un impatto economico complessivo fino a 50 miliardi di euro, ma quello che domando oggi alla Giunta e a chi oggi qui la rappresenta è mentre il Governo appunto sta in qualche modo promettendo un quadro normativo che è strettamente necessario, soprattutto in un Paese che ha visto due referendum contro il nucleare, mi domando se la Regione sia pronta ad accogliere questa iniziativa, quindi non limitandosi a osservare quello che accadrà, ma rivendicando un ruolo strategico nella ripresa di una tecnologia che già in passato l'ha vista protagonista.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bussalino, per la risposta.



BUSSALINO Enrico, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Grazie, Consigliera, per l'interrogazione.
Con in oggetto la Consigliere regionale interroga l'Assessore competente per sapere come, alla luce delle parole dei Ministri Gilberto Pichetto Fratin e Adolfo Urso, la Giunta intende adoperarsi per valorizzare le competenze tecnologiche e scientifiche industriali presenti sul territorio piemontese in tema di energia nucleare.
In relazione alla tematica impianti del ciclo del nucleare compete alla Direzione Ambiente regionale la gestione residuale degli impianti nucleari piemontesi, in cui sono in corso le attività di messa in sicurezza e disattivazione.
Per quello che riguarda l'energia nucleare, attualmente, la Regione Piemonte non ha ricevuto, da parte del Ministero competente, alcuna richiesta normativa da valutare; pertanto, tale tipologia non risulta inserita nel Piano Energetico Ambientale Regionale.
Al momento, gli impianti del ciclo del nucleare presenti in Piemonte sono: la centrale elettronucleare E. Fermi di Trino, Provincia di Vercelli il deposito Eurex a Saluggia, Provincia di Vercelli; il deposito Avogadro a Saluggia, Provincia di Vercelli e l'azienda Fabbricazioni Nucleari S.p.A. a Bosco Marengo, Provincia di Alessandria.
La centrale E. Fermi, il deposito Eurex e la FN di Bosco Marengo sono affidate in gestione alla Sogin, che è la società di Stato incaricata della bonifica ambientale dei siti nucleari italiani, interamente partecipata dal Ministero dell'Economia e delle Finanze e operante in base agli indirizzi strategici del Governo italiano. Il deposito Avogadro è di proprietà della società Deposito Avogadro S.r.l.
La Regione esprime il parere sulle autorizzazioni ministeriali alla disattivazione e alle modifiche degli impianti del ciclo del nucleare secondo le modalità previste dalla legge regionale 5/2010 e dalla Deliberazione della Giunta Regionale n. 12 del 21 maggio 2012.


Argomento: Personale del servizio sanitario - Sanita': argomenti non sopra specificati

Interrogazione a risposta immediata n. 28 presentata da Canalis, inerente a "Il grande pasticcio della stabilizzazione del personale sanitario amministrativo assunto durante il Covid. Che fine ha fatto l'accordo sindacale del 26 settembre 2023?"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
28.
La parola alla Consigliera Canalis per l'illustrazione.



CANALIS Monica

Grazie, Presidente.
La ringraziamo, Assessore, per essere fisicamente presente oggi in aula con noi.
Il question time che le sottopongo è molto delicato, innanzitutto perch riguarda la vita di circa 140 lavoratori amministrativi assunti nella sanità piemontese durante il Covid, quindi un momento molto difficile delicato e anche pericoloso; persone che si sono messe a disposizione del nostro servizio sanitario regionale.
Un question time delicato anche perché riguarda, a mio parere, alcuni gravi malfunzionamenti dell'Assessorato alla sanità intervenuti prima del suo arrivo, Assessore, ma a cui credo dovremmo porre rimedio: 140 lavoratori amministrativi ancora in attesa di una stabilizzazione; una delibera di Giunta regionale risalente al novembre 2023 che io considero errata, perch cita un accordo sindacale del 26 settembre 2023 che non corrisponde ai contenuti della delibera e, infine, una controversia sindacale nata da questa mancata corrispondenza tra la delibera e l'accordo sindacale addirittura finita in Tribunale.
Non è compito dei Consiglieri regionali affrontare la relazione sindacale tra la Giunta regionale e le forze di rappresentanza dei lavoratori, ma è nostro compito occuparci dei risultati di queste controversie e soprattutto, contestare il fatto che sul Bollettino della Regione sia stata pubblicata una delibera (la n. 8 del 27 novembre 2023) che, di fatto, è irregolare, perché cita un accordo che non è pubblicato insieme alla delibera sul BUR e che non corrisponde ai contenuti della delibera.
Assessore, conoscendo la sua sensibilità per i diritti dei lavoratori, le chiedo innanzitutto di manifestare la posizione della Giunta rispetto al punto dolente, cioè la possibilità di estendere la stabilizzazione anche ai lavoratori a tempo indeterminato facenti parte di un profilo diverso da quello della stabilizzazione. Su questo, naturalmente, la posizione della Giunta è legittima, a prescindere da quella che sceglierà di assumere.
Inoltre, le chiediamo di dirci come pensa di sanare questo grande pasticcio accaduto nell'autunno 2023, di cui sono rimaste vittima 140 persone e che di fatto, ha guastato la relazione sindacale con alcune forze di rappresentanza dei lavoratori.
Sapendo che, nei prossimi anni, ci attendono delle riforme della sanità molto impegnative, credo che sarebbe opportuno iniziare con il piede giusto e sanare gli errori del passato e, mi permetto di dire, magari anche sanare qualche malfunzionamento dell'Assessorato alla sanità.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Riboldi, per la risposta.



RIBOLDI Federico, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Ringrazio la Consigliera Canalis.
Buongiorno a tutti.
Ringrazio il Presidente Carosso per la pazienza: ero in sala San Lorenzo e l'ascensore è stato più rapido di lei, quindi chiedo scusa.
In data 26 settembre 2023, tutte le organizzazioni sindacali del comparto sanità hanno firmato un accordo con l'Amministrazione regionale in materia di stabilizzazione del personale del comparto.
Tale accordo stabiliva l'avvio, entro il 31 dicembre 2023, di un avviso regionale unico per il personale del comparto in possesso dei requisiti.
Tuttavia, nei giorni immediatamente successivi alla firma dell'accordo parte della delegazione sindacale firmataria sollevava forti dubbi circa la legittimità dei requisiti che erano stati stabiliti per partecipare alla procedura di stabilizzazione, rilevando come la formulazione proposta, se interpretata alla lettera, avrebbe consentito l'ammissione al bando di dipendenti solo apparentemente precari e ciò in palese contrasto con quella che era la ratio del provvedimento, ovvero il processo di stabilizzazione e il superamento del precariato.
Si è, pertanto, proceduto - l'ex Assessore Icardi è in Aula e ha seguito in maniera puntuale la questione, che vado a riportare - alla revisione del citato accordo, prevedendo, in particolare, che non potranno essere ammessi alle selezioni coloro che siano titolari di un rapporto a tempo indeterminato nella PA, quindi solo nella PA.
Il primo dibattito che emergeva era quello di chi era stato stabilizzato o meglio, avesse un contratto a tempo indeterminato nell'impiego privato, ma non fa parte di chi, in teoria, all'interno dell'accordo veniva escluso tutti quelli che erano stabilizzati a tempo indeterminato all'interno della PA - in quanto le procedure di stabilizzazione sono dirette al superamento del precariato e, quindi, chi aveva già assunto un incarico all'interno della PA di medesima fascia (non demansionante) era escluso dall'accordo.
Qualora il candidato presenti una contrattualizzazione a tempo indeterminato in ruolo in area contrattuale differente rispetto al ruolo per cui risulti eleggibile alla procedura di stabilizzazione, pu partecipare all'avviso per la stabilizzazione; quindi, anche chi era a tempo indeterminato, ma aveva un ruolo differente.
Tale modifica, nella ratio della norma andava a consentire a quei lavoratori che, nell'attesa di stabilizzazione, avevano ad esempio superato un concorso con qualifica inferiore, con relativa assunzione, di essere comunque stabilizzati per la diversa qualifica o categoria per la quale avevano maturato i requisiti, nell'epoca del lavoro precario emergenziale all'interno delle strutture della Regione Piemonte.
Il giorno 23 novembre 2023 le associazioni sindacali - tranne una e precisamente la CISL, per obbligo di informazione - hanno sottoscritto l'accordo revisionato, poi recepito con DGR n. 8-7772 del 27 novembre 2023.
Quindi, qui c'è un primo vulnus, Consigliera Canalis, cioè che manca uno dei sindacati più rappresentativi del comparto.
In data 28 novembre 2023, Azienda Zero ha pubblicato l'avviso con scadenza 16 dicembre 2023.
In tali avvisi, dopo aver dato atto dell'intervenuta integrazione dell'Accordo, in data 23 novembre 2023 si riportava che non potranno essere ammessi alle selezioni coloro i quali siano titolari di un rapporto a tempo indeterminato nella PA, in quanto le procedure di stabilizzazione sono diretti al superamento del precariato.
Qualora il candidato presenti una contrattualizzazione a tempo indeterminato in ruolo area contrattuale differente rispetto al ruolo area contrattuale per cui risulti eleggibile alla procedura di stabilizzazione può partecipare all'avviso di stabilizzazione. In relazione a detti avvisi nessun potenziale candidato ha fatto ricorso nei termini previsti. Questo è un dato abbastanza importante di tutto il processo.
In data 28 maggio 2024, come dicevamo, CISL, che non aveva sottoscritto l'accordo revisionato, notifica ricorso avanti il Tribunale di Torino lamentando l'antisindacalità della condotta posta in essere dall'Amministrazione regionale, che a dire della ricorrente non sarebbe stata invitata a presenziare i tavoli di discussione della suddetta revisione.
La causa di lavoro, introdotta con il ricorso suddetto, veniva poi abbandonata nell'udienza del 6 agosto 2024, con la stesura di un verbale conciliativo ove la Regione Piemonte, senza riconoscere nulla in merito alle pretese avversarie e tra spirito conciliativo, si impegnava a trasmettere a tutte le sigle sindacali entro il 10 agosto una bozza di accordo in materia di stabilizzazioni di tutto il personale del comparto che riproponeva i criteri dell'accordo del 26 settembre 2023. La bozza veniva trasmessa nei termini pattuiti con richieste di riscontro, ma l'adesione perviene solo dalla CISL, mentre le altre sigle sindacali, non rispondendo, manifestano il loro dissenso.
Tutto questo per raccontare il clima in cui è maturato il discorso al quale lei accennava; un clima sicuramente difficile tra organizzazioni sindacali e Regione che non è nella direzione della stabilizzazione dei precari che tutti auspichiamo. In conclusione al superamento dell'impasse, infatti, è intenzione della Giunta regionale di riconvocare al più presto un tavolo di lavoro, direi alla metà di ottobre, con le organizzazioni sindacali per la composizione delle loro divergenze e per ottenere il risultato della necessaria stabilizzazione di chi è ancora precario.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione) - Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera - Sanita': argomenti non sopra specificati

Interrogazione a risposta immediata n. 30, inerente a "Attuare tutte le azioni necessarie a implementare sul territorio regionale i LEA della Riduzione del Danno e di Limitazione dei Rischi, stabiliti dalla DGR n. 42 8767"


PRESIDENTE

Procediamo con i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 30.
La parola alla Consigliera Pentenero per illustrazione.



PENTENERO Gianna

Grazie, Presidente.
Grazie, Assessore Riboldi, per essere qui con noi.
Anche questo è un tema che oggi assume un carattere di assoluta emergenza. Un'emergenza molto diversa rispetto al tema che è stato trattato un attimo fa perché, soprattutto nelle grandi città, è un fenomeno che sta assumendo dimensioni davvero molto preoccupanti.
Se andiamo a vedere la relazione del 2024 al Parlamento italiano sul fenomeno delle tossicodipendenze, vediamo come lo scenario della diffusione del consumo di sostanze stupefacenti e psicotrope sia caratterizzato da un consolidarsi di alcuni fenomeni emergenti che sono di grande preoccupazione.
Siamo di fronte a un innalzamento del consumo delle sostanze stupefacenti. Sappiamo soprattutto che sono state introdotte in commercio alcune sostanze sintetiche e penso al Fentanyl, che produce effetti sulle persone al punto che vengono definite "zombi di periferia" e che procura uno stato di morte molto velocemente.
Sappiamo che nel 2023 sono saliti del 5% gli accessi al pronto soccorso delle persone che hanno fatto uso di sostanze stupefacenti sintetiche sappiamo che c'è stato un innalzamento dell'età della popolazione sia nella fascia verso l'alto sia nella fascia verso il basso.
Direi che soprattutto in alcune città, ma il Piemonte e Torino non sono esenti, possiamo parlare di un vero e proprio allarme droga; un allarme che sta preoccupando gli amministratori del territorio. Possiamo dire che esiste un fenomeno di poli-abuso, cioè un abuso di più sostanze, sia le sostanze classiche sia le sostanze nuove.
Tuttavia, siamo di fronte anche a una situazione che in termini di prevenzione è ormai ferma e in quelle che possono essere le linee d'indirizzo, ma alla DGR n. 42-8767, approvata nel 2019 da questa Giunta regionale, recante "Indirizzi per la prima applicazione, in modo omogeneo sul territorio regionale, delle prestazioni LEA per i Servizi di Attività di Riduzione del Danno (RdD) e di Limitazione dei Rischi (LdR) in ambito sanitario, con riferimento ai consumi e agli abusi di sostanze psicoattive e alle dipendenze patologiche", deliberazione presa come riferimento soprattutto per quello che riguarda i LEA individuati, cioè rispetto alla riduzione del danno e al RdD, non è mai stata data attuazione. Dopo l'approvazione di una delibera che andava nella direzione di quanto l'autonomia differenziata già oggi ci permette di attuare, quindi in coerenza con i dettami costituzionali, non ha avuto alcuna possibilità di applicazione.
Recentemente, il Comune di Torino ha affrontato il tema in Aula e sono state evidenziate le conseguenze di carattere sanitario e sociale che questo fenomeno così drammatico, che sta caratterizzando la nostra società sta assumendo nella nostra Regione come in altre Regioni d'Italia.
Tuttavia, attenendoci alla nostra Regione, e avendo questo strumento amministrativo che richiede semplicemente l'applicazione dei LEA, chiediamo cosa intenda fare l'Assessore e come intenda procedere per dare urgenza alle linee e alle azioni definite all'interno della delibera approvata dalla nostra Regione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Riboldi per la risposta.



RIBOLDI Federico, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Ringrazio la Consigliera Pentenero.
La Regione Piemonte è, oggi, una delle poche Regioni che ha recepito l'applicazione dei LEA sugli interventi cosiddetti di "riduzione del danno", con la DGR n. 42-8767 del 12 aprile 2019 in oggetto.
Gli interventi di riduzione del danno e di limitazione dei rischi compongono un insieme di strategie politiche, sociali e di azioni messe in atto dai servizi sanitari e dalle associazioni degli individui per ridurre prevenire e limitare le conseguenze fisiche e sociali negative associate ad alcuni tipi di comportamento. Le attività trovano applicazione nelle Aziende Sanitarie Regionali tramite i Dipartimenti per le Dipendenze e i Dipartimenti di Prevenzione.
Sono numerosi gli interventi che gli operatori specializzati fanno nelle scuole, nell'ambito della limitazione dei rischi, ma la Regione si è spinta ben oltre, finalizzando due progetti a valenza regionale, che costituiscono un unicum nel panorama nazionale.
Il progetto Neutravel è un progetto regionale che prevede l'avvalimento di un'unità di strada che presidia i luoghi del divertimento, quali ad esempio discoteche e, in generale, luoghi di ritrovo. Il progetto si avvale anche di una postazione di drug checking, che permette all'operatore specializzato di individuare comportamenti a rischio, raccogliere e passare informazioni di possibile pericolo, dovuto alla presenza di nuove sostanze psicoattive nel territorio regionale, comunicarle alle Forze dell'ordine e ad altri operatori sociosanitari nei pronto soccorso e, contestualmente cercare di intercettare potenziali soggetti che, volontariamente o involontariamente, sono in possesso di sostanze che possono compromettere l'integrità dello stato psicofisico.
Inoltre, gli operatori di Neutravel partecipano al network del sistema di allerta precoce, coordinato dall'Istituto Superiore di Sanità, che comprende attori pubblici e del privato sociale. Tale progetto, unico nel suo genere, è finanziato con una quota dedicata (circa 120 mila euro l'anno) stanziati da TO4, l'ASL che coordina, a livello regionale, questo tipo di attività.
Neutravel racchiude efficaci strategie di prevenzione selettiva indicata fornendo, come dicevamo, presenza, primo soccorso sanitario, ascolto orientamento, incremento della conoscenza degli stili di vita e di consumo di sostanze psicotrope nei contesti ludici giovanili, identificazione monitoraggio e controllo della comparsa sul territorio di nuove sostanze psicoattive. Purtroppo, sappiamo tutti che da oltre Oceano stanno giungendo sostanze di grande impatto sociale: a tutti sono chiari i video di grandi città americane dove questa droga provoca un effetto "zombie" nei confronti di numerosi cittadini e numerose periferie sono costellate da questa difficile situazione da controllare. Il fatto che da oltre Oceano arrivino queste droghe è un fatto - e concordo con la Consigliera Pentenero davvero molto preoccupante.
Uno dei principi dell'attività di TO4, a livello di coordinamento regionale, è di sensibilizzare al danno che questo consumo può arrecare spesso non visto con la dovuta gravità dai possibili consumatori.
Questo servizio contribuisce ad alimentare il sistema nazionale di allerta precoce, è un punto regionale della Rete e procede alle segnalazioni scientifiche della comparsa degli NPS altrimenti non raggiungibili. Quindi va oltre la mera osservazione, ma cerca, dal punto di vista scientifico, di individuare quali siano le nuove sostanze che vengono utilizzate.
In ultimo, rappresenta comunque un presidio dove le attività di prevenzione e controllo del territorio permettono di raccogliere informazioni utili anche alle forze dell'ordine per quanto riguarda le loro specifiche attività istituzionali. Quindi, è un punto di presidio dove la raccolta di informazioni aiuta le forze dell'ordine a frenare il fenomeno di chi spaccia queste sostanze.
Il secondo progetto è il progetto CAPS (Centro Attività Promozione Salute).
È il primo Centro regionale di prevenzione - a livello nazionale è il terzo, dopo Emilia Romagna e Veneto - che tratta i temi della prevenzione e del rischio correlato non solo dell'uso di sostanze illegali, ma, più in generale, di tutte le dipendenze che siano fumo, videogiochi, gioco d'azzardo, compreso anche il fenomeno degli Hikikomori, che si chiudono in casa e trovano nella rete e nei videogames una ragione di vita.
Il Centro è attivo proprio da quest'anno e ospita centinaia di studenti ogni anno. Come dicevo, è il primo a livello regionale, ma è il terzo a livello italiano e proprio per questo si può dire che questi due progetti che dovranno essere ampliati e oggetto di particolare attenzione da parte degli Assessorati alle politiche sociali e alla salute, sono una testimonianza che la nostra Regione - e questo è un merito che va all'Assessore Marrone e al mio predecessore, Assessore Icardi - non solo è attiva nell'attività di prevenzione e riduzione del danno e limitazione dei rischi, ma può definirsi una Regione all'avanguardia su questo tema.
Siamo comunque consci che il tema è talmente delicato e difficile da affrontare che le azioni messe in campo dovranno essere sempre maggiori e non potranno mai considerarsi esaustive.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.
Comunico che il Presidente Nicco aprirà la seduta ordinaria del Consiglio tra qualche minuto.



(Alle ore 15.18 il Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE NICCO



(La seduta inizia alle ore 15.26)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico: a) Congedi Ha chiesto congedo Cirio.
Pertanto, il numero legale è 26.


Argomento:

Richieste di modifica dell'o.d.g.


PRESIDENTE

Do atto che l'o.d.g. è stato comunicato con la convocazione.
Chiedo se vi siano proposte di modifica.
Ha chiesto la parola il Consigliere Rossi; ne ha facoltà.



ROSSI Domenico

Grazie, Presidente.
Chiederemmo di aggiungere un punto all'o.d.g., una comunicazione della Giunta sulle modalità e sul protocollo con cui si effettuano le visite agli amministratori locali da parte della Giunta. Provo a spiegare questa nostra richiesta.
Abbiamo appreso dai giornali che l'Assessore Marnati e il Sottosegretario Preioni sono andati a trovare il nuovo Sindaco di Verbania. Di questo siamo contenti e ci auguriamo che accada con tutti i Sindaci del Piemonte, al fine di trovare delle soluzioni per i territori, ma il problema è che a questa visita hanno partecipato anche il Presidente di ATC Piemonte Nord il Dirigente Robotto, il Segretario cittadino della Lega Nord e l'Onorevole della Lega Nord del territorio.
Pertanto, Presidente, abbiamo necessità di capire se queste visite sono di natura politica, per cui non si capisce come mai partecipano anche i dirigenti della Regione Piemonte, o se sono di natura istituzionale. Se sono di natura istituzionale, si invitano tutte le forze politiche o non si invita nessuna forza politica, altrimenti è evidente che non si usano le istituzioni per fare propaganda per un solo partito.



PRESIDENTE

Ci sono altre proposte di modifica? Al momento non c'è nessun membro della Giunta che potrebbe rispondere per cui, anche inserendolo all'o.d.g.
sarebbe.



(Commenti del Consigliere Rossi)



PRESIDENTE

Ricordo ai Consiglieri che, se non ci sono opinioni contrarie, le proposte di modifica si intendono recepite.
La parola alla Consigliera Pentenero.



PENTENERO Gianna

Grazie, Presidente.
Vorrei fare notare che, attualmente, non c'è nessun componente della Giunta presente in aula.



PRESIDENTE

Perfetto, per cui procederei con l'esame dei punti all'o.d.g. e quando arriverà qualche componente della Giunta regionale riproponiamo la questione.
Consigliere Rossi, lei propone una comunicazione? Quindi, non va neanche inserita all'o.d.g., perché, se è presente, la può fare l'Assessore competente.
Altri Consiglieri intendono intervenire? No.
Si intende, quindi, approvato, ma manca il soggetto che dovrebbe rispondere.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Assessore, le riassumo la questione.
È stata chiesta una comunicazione; siamo ancora in fase di richiesta di modifica all'o.d.g., quindi, magari, il Consigliere Rossi avrà la cortesia di ripetere la sua richiesta a beneficio dell'Assessore.
Se nessuno si oppone a questa richiesta, l'Assessore dovrà rispondere.
Prego, Consigliere Rossi.



ROSSI Domenico

Grazie, Presidente.
Il tema è di chiarire la natura degli incontri che i membri della Giunta hanno con gli amministratori locali.
L'occasione per questa richiesta di comunicazioni è legata a una notizia che abbiamo appreso dai giornali: c'è stato un incontro tra l'Assessore Marnati, il Sottosegretario Preioni e il neosindaco di Verbania, al quale hanno partecipato, oltre al Dirigente Robotto e al Presidente di ATC Nord (su cui non c'è nessun problema), anche il Segretario cittadino della Lega e soltanto l'Onorevole del territorio della Lega, quindi mischiando un incontro di natura istituzionale con un incontro di natura politica facendo seguire all'incontro anche comunicazione, da parte della Lega Nord circa l'attenzione al territorio.
Quando si incontrano gli amministratori con il ruolo delle istituzioni, si invitano tutte le forze politiche, oppure si va soltanto con i rappresentanti dell'istituzione, perché non è corretto strumentalizzare l'istituzione per propaganda politica.
Pertanto, abbiamo bisogno di capire se si tratta di un errore e di un caso isolato e se la Giunta è consapevole del fatto che su questo si invitano tutti i Consiglieri del territorio, oppure soltanto l'Assessore con i rappresentanti, in questo caso di ATC, o il dirigente.
Grazie.



PRESIDENTE

Non ci sono altri interventi, ma è pervenuta la richiesta di porre in votazione la richiesta del Consigliere Rossi.
Indìco la votazione palese sulla richiesta di comunicazioni della Giunta regionale del Consigliere Rossi.
Il Consiglio non approva.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso)


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale (seguito)


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico: b) Presentazione progetti di legge L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.
c) Distribuzione processi verbali È a disposizione e visibile sulla Intranet del Consiglio regionale alla sezione "Supporto sedute istituzionali-sedute di Aula" il processo verbale n. 4 relativo alla seduta del 9 settembre 2024.
d) Approvazione processi verbali È in approvazione il processo verbale n. 3 relativo alla seduta del 31 luglio 2024.


Argomento:

Determinazioni sulla riassunzione di progetti di legge dell'undicesima legislatura, ai sensi dell'articolo 92 del Regolamento


PRESIDENTE

Passiamo al punto 2) all'o.d.g., inerente a "Determinazioni sulla riassunzione di progetti di legge dell'undicesima legislatura, ai sensi dell'articolo 92 del Regolamento".
Le proposte di legge in proposta di riassunzione sono 42, il cui dettaglio è consultabile nella intranet.
Ai sensi dell'articolo 92 del Regolamento, il Consiglio regionale deve pronunciarsi con votazione palese sulle richieste pervenute.
Sulla base della prassi risalente alla scorsa legislatura, propongo all'Aula di porre in votazione la prima delle richieste di riassunzione salvo successiva possibilità di dare la medesima votazione per tutte le richieste in elenco.
La prima richiesta di riassunzione è della proposta di legge n. 11 inerente a "Norme in materia di birra artigianale piemontese".
Indìco la votazione palese sulla riassunzione della proposta di legge n.
11.
Il Consiglio approva.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso) Se l'Aula unanime acconsente, propongo di dare la stessa votazione a tutte le richieste di riassunzione presentate.
Il Consiglio approva la richiesta di riassunzione delle proposte di legge dell'undicesima Legislatura n. 19, 24, 29, 31, 36, 38, 51, 73, 74, 165 166, 183, 190, 195, 229, 248, 270, 271, 275, 294, 300, 302, 307, 308, 213 257, 189, 207, 250, 251, 252, 254, 150, 262, 301, 219, 288, 274, 244, 202 e della proposta di deliberazione n. 356 dell'undicesima Legislatura.


Argomento: Referendum abrogativo e consultivo

Esame proposta di deliberazione n. 14, inerente a "Richiesta di indizione di referendum popolare per deliberare l'abrogazione della legge 26 giugno 2024, n. 86, recante 'Disposizioni per l'attuazione dell'autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell'articolo 116 terzo comma, della Costituzione' pubblicata in Gazzetta Ufficiale serie generale n. 150 del 28 giugno 2024"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare la proposta di deliberazione n. 14, di cui al punto 3) all'o.d.g.
La proposta di deliberazione è iscritta ai lavori del Consiglio, ai sensi dell'articolo 93, comma 1, che prevede la diretta trattazione in Aula senza la preventiva assegnazione in Commissione consiliare.
La parola al Consigliere Rossi per l'illustrazione.



ROSSI Domenico

Grazie, Presidente.
Oggi discutiamo di un tema importante per i piemontesi e per tutti gli italiani.
Come Gruppo PD abbiamo presentato una richiesta di indizione di referendum popolare per deliberare, ai sensi dell'articolo 75 della Costituzione l'abrogazione della legge n. 86 del 2024 recante "Disposizioni per l'attuazione dell'autonomia differenziata". Lo facciamo dopo che i Consigli regionali di Campania, Emilia Romagna, Toscana, Sardegna e Puglia hanno già approvato tale richiesta e, contestualmente, a quella di centinaia di migliaia di cittadini e cittadine che in tutta Italia stanno raccogliendo le firme per chiedere la stessa cosa.
Prendiamo atto, Presidente, che purtroppo il Presidente Cirio non è presente in Aula: ha sempre qualcosa di più importante da fare che confrontarsi con il Consiglio regionale. Ci ha abituato così già nella scorsa legislatura e, purtroppo, prendiamo atto che anche in questa legislatura è assente su un tema tanto importante.
Anche questa assenza, in realtà, Presidente, ha a che fare con il tema che stiamo discutendo e cercherò di dirlo meglio tra poco.
Il Presidente Cirio è assente in Aula, ma si è preso la briga di approvare una DGR con la quale la Regione Piemonte si costituisce in giudizio contro ricorsi presentati dalle Regioni Puglia e Sardegna di fronte alla Corte costituzionale. Quindi, non solo non si presenta oggi in Aula a discutere con noi, ma pochi giorni prima della discussione, indifferente a ciò che quest'Aula deciderà, si comporta come se l'Aula non esistesse.
Guardate, colleghi, che il problema non è soltanto nei confronti dei partiti di opposizione, ma è anche nei confronti dei Consiglieri di maggioranza, perché per il Presidente Cirio siete qui per alzare la mano.
Io vi dico che così si umiliano le prerogative di un'Assemblea legislativa e credo che tutti insieme dovremmo invece difendere la dignità del Consiglio regionale, almeno per il rispetto ai milioni di piemontesi che qui rappresentiamo dopo le elezioni, perché ricordo che ciascuno di noi è stato eletto e non soltanto il Presidente.
Si poteva aspettare almeno la decisione di quest'Aula prima di adottare la DGR con cui ci si costituisce in giudizio; sarebbe stato rispettoso nei confronti dell'Assemblea legislativa.
Perché vogliamo abrogare questa legge? Per una serie di ragioni.
La prima, Presidente, è una ragione che definirei sostanziale: è una legge che stravolge il tema dell'autonomia, così come concepita nella riforma del Titolo V, sottraendola allo spirito della Costituzione. Nell'impostazione della Lega, l'autonomia non è facoltà di consentire puntuali e circoscritte funzioni particolari, ma strumento per attribuire ad alcune Regioni competenze generali anche su materie strategiche che finirebbero per scardinare la necessaria unitarietà delle politiche pubbliche del Paese con l'obiettivo, nemmeno tanto nascosto, di trattenere le risorse nei territori economicamente più forti, con buona pace delle aree più disagiate del Paese.
In poche parole, stiamo parlando di una legge che promuove la crescita di diseguaglianze e rompe il filo di solidarietà tra i territori: chi sta meglio, starà ancora meglio e gli altri, invece, che si arrangino, secondo un mood molto caro alla destra.
È un ragionamento che sta facendo emergere anche alcune contraddizioni da parte di chi, da un lato, evoca Dio, patria e famiglia e, dall'altro ignora le preoccupazioni della CEI, che su questo provvedimento si è espressa in maniera chiara. Viene spaccata l'unità del Paese.
Sulle contraddizioni legate al tema della famiglia non credo io debba qui dire altro.
Ora, mentre comprendiamo le ragioni politiche della Lega, che cerca di recuperare un po' di elettorato del Nord riesumando vecchie battaglie politiche, ci sembra strano che chi, invece, ha fatto dell'unità della patria uno dei propri cavalli di battaglia politica, oggi si presti a sostenere un provvedimento di questo tipo che rompe l'unità della Nazione.
Questo ci porta alla seconda ragione, Presidente.
Questa legge non nasce con il fine di migliorare le condizioni di vita dei cittadini o di mettere le Regioni nella condizione di lavorare meglio, ma nasce come uno scambio tutto interno alla maggioranza di Governo: l'autonomia alla Lega, il premierato a Fratelli d'Italia e la riforma della giustizia a Forza Italia. Ciascuno parla al suo elettorato, in assenza di un vero progetto comune sul Paese. Non c'è volontà di riformare il Paese cercando di renderlo più contenti competitivo, ma solo di consolidare ciascuno i propri elettori.
Non ci basta l'insegnamento che ci arriva dalla sanità pubblica? Davvero pensiamo - pensate - che il sistema Italia diventerà più competitivo con 20 sistemi regionali sanitari, con 15 sistemi di gestione dell'energia autonoma, con 20 sistemi di previdenza complementare? Sarà solo un grande caos antistorico e a pagarne le conseguenze saranno i cittadini.
La terza ragione, Presidente, è legata alla modalità con cui è stata approvata la legge. Si è voluto fare in fretta con forzature e senza prestare ascolto a nessuno; non solo delle forze politiche di opposizione ma anche delle voci di dissenso in Conferenza Stato-Regioni, incluse le richieste da parte dei Presidenti di Regioni di centrodestra che hanno più volte chiesto di migliorare il provvedimento in discussione in Aula nell'assoluta mancanza di ascolto da parte del centrodestra nazionale.
È una legge, Presidente, che sottrae sovranità al Parlamento e agli organi legislativi - e qui torniamo al tema che ho toccato nell'introduzione conferendo ai soli esecutivi, statali e regionali, la definizione delle funzioni sottratte alla titolarità statale.
Lo chiedo ancora voi, colleghe e colleghi: vi va bene essere esautorati da un compito tanto delicato e strategico per i piemontesi? Vi va bene che sia una decisione assunta solo dalla Giunta e dal Governo? Davvero ritenete che questo Consiglio non sia il luogo in cui discutere e assumere le decisioni fondamentali per il Piemonte? Se è così, bisogna dimettersi, signori perché questo Consiglio nasce con altre funzioni e questa legge vuole esautorarlo. Credo, invece, che dovremmo ridare centralità alle assemblee elettive, a partire dal Parlamento, ma anche alle assemblee legislative regionali.
È una legge, Presidente, che introduce un'arbitraria e ingiustificata distinzione tra materie LEP e materie cosiddette non LEP, creando un coacervo giuridico impossibile da gestire: da un lato, materie su cui applicare la spesa storica e, dall'altro, materie a cui provvedere con le risorse disponibili nella legge di bilancio, quindi materie a cui non provvederemo mai. Ecco perché, dal nostro punto di vista, la definizione e il finanziamento dei LEP sono preliminari a qualsiasi tipo di devoluzione per qualsiasi materia.
Anticipo un'obiezione, Presidente, che sono certo arriverà anche in quest'Aula e che è già arrivata dal Presidente Cirio, ma non solo, in questi giorni (anche in maniera non sempre elegante). Il Presidente Cirio cito - ha detto che si cambia idea a seconda di dove si poggia il sedere.
Chiudo la citazione.
In realtà, è un principio nemmeno tanto deprecabile, Presidente, perch sancisce una cosa ovvia, cioè che la realtà si interpreta a seconda del punto di vista dell'osservatore, ma oggi stiamo discutendo di un'altra situazione.
Tirare fuori questa obiezione, secondo cui è stato il centrosinistra a voler modificare la Costituzione e che oggi avrebbe cambiato idea, è semplicemente fuorviante e antistorico, per delle motivazioni semplici. La prima è di natura storica: la riforma del Titolo V è figlia di un dibattito che si è sviluppato negli anni Novanta, in risposta alle istanze di maggiore autonomia, soprattutto delle Regioni del Nord, in un momento in cui nasceva e cresceva la Lega Nord di Umberto Bossi e si parlava di federalismo e di secessione. La rielaborazione in sede politica e istituzionale di quelle istanze portò una modifica della Costituzione.
All'epoca aveva un senso.
Arrivare con una legge ordinaria, 23 anni dopo, facendo finta che in mezzo non sia successo nulla, da un punto di vista politico, è folle.
Difatti, vorrei ricordare alcune cose, Presidente: nel 2001 non esistevano Facebook, Instagram, Twitter, WhatsApp ed eravamo nel pieno della fine della storia, con un'unica grande superpotenza e l'esplosione della globalizzazione; in Russia da due anni c'era già Putin, che è al potere solo da 25 anni. Nell'anno in cui approvammo la riforma del Titolo V, in realtà cominciò a cambiare il mondo, con l'attentato alle Torri gemelle poi arriverà la crisi del 2008, poi il Covid, la rivoluzione digitale l'intelligenza artificiale, le nuove guerre e con esse la crisi del capitalismo e delle democrazie liberali.
Possiamo dire, senza paura di essere smentiti, che parliamo di una riforma di un'altra epoca storica e che ora viviamo in un mondo completamente trasformato, nel quale è cambiato il ruolo dell'Italia e dell'Europa, e in cui anche i territori devono giocare un ruolo differente. Pensare di affrontare le sfide odierne con un impianto costituzionale partorito negli anni Novanta è antistorico e non serve al nostro Paese.
Al di là del fatto che questa legge voluta fortemente dalla Lega snatura il regionalismo cooperativo e solidale che aveva in mente il centrosinistra la verità è che non solo non sarebbe un problema mettere in discussione la riforma del Titolo V, ma forse oggi sarebbe doveroso farlo, perché per garantire il rispetto dei diritti civili e sociali dei nostri cittadini dobbiamo prima di tutto capire che lo schema di gioco è cambiato, che la competizione non è tra Regioni italiane, ma tra Regioni europee.
Soprattutto dobbiamo capire che, se vogliamo dare un futuro alla democrazia liberale per come l'abbiamo conosciuta, occorre non dividere, ma unirsi costruire la Repubblica d'Europa e provare a essere competitivi nei confronti di altri sistemi economici e politici, che mettono in crisi e in discussione i valori più profondi delle nostre democrazie. Il campo di gioco è cambiato, si è ampliato molto e divisi non saremmo nelle condizioni nemmeno di partecipare alla partita.
Concludo, Presidente. Siamo di fronte a una legge antistorica, che produce diseguaglianza e non aiuta l'Italia a essere competitiva nel nuovo assetto internazionale.
Per questo chiediamo che venga abrogata e pertanto chiediamo che anche la Regione Piemonte si unisca alle Regioni che chiedono il referendum abrogativo. Lo facciamo qui, lo faremo e continueremo a farlo nel Paese insieme alle cittadine e ai cittadini che vogliono un'Italia unita competitiva e capace di guardare avanti e non indietro.



PRESIDENTE

La ringrazio per l'illustrazione e anche per la tempistica perfetta.
Dichiaro aperta la discussione generale, ricordando che ogni Consigliere può intervenire per un tempo massimo pari a dieci minuti.
La parola alla Consigliera Gancia.



GANCIA Gianna

Ho ascoltato con attenzione le parole del collega Rossi e mi sono annotata alcuni punti che desidererei esporre in questa Assemblea, proprio perché ho ancora rispetto, nonostante tutto, delle istituzioni, compreso questo Parlamento.
Sul rispetto dell'Assemblea legislativa, non posso che dichiararmi d'accordo con il collega Rossi, perché non dimentichiamoci - lo dico sia al Consiglio regionale sia alla Giunta - che, come ha già ribadito il collega Rossi, i processi democratici vanno sempre rispettati, così come a livello governativo è sempre più consuetudine utilizzare i DPCM, da una parte e dall'altra. Qui non si tratta di parlare di cose di partito, ma si tratta di parlare di un progetto di una Nazione. Quindi, su questo sono assolutamente d'accordo, anzi faccio mia anche l'interpretazione di altre persone che pensano che le assemblee debbano essere più tutelante.
Sul secondo punto del collega Rossi, che non è secondo, ma è un argomento che mi ha colpito moltissimo è che la CEI non rappresenta lo Stato italiano e, quindi, sulla CEI e sulle espressioni rivolte in particolar modo dal Vescovo della Calabria (non il Cardinale Zuppi e su questo ci sarebbe da approfondire, ma lo faremo) dobbiamo sempre ricordarci che la CEI non rappresenta lo Stato italiano, perché rappresenta un altro Stato. Mi stupisce un po' questa sua défaillance, perché non posso interpretarla diversamente.
Lei sta parlando come se, adesso che non c'è l'autonomia, l'Italia fosse un Paese uniforme, unico, ridente, dove tutto funziona in egual modo.
Purtroppo, collega Rossi, le devo dire che non è così.
Il motivo del mio impegno politico è stato proprio quello di entrare nella Lega Nord, dopo un'esperienza liberale, dove ci veniva insegnato anche il pensiero di Einaudi, perché c'erano ancora le scuole politiche.
Einaudi, ma non soltanto lui, riteneva che l'unico modo per tenere insieme un Paese altrimenti lacerato e diviso fosse assolutamente il federalismo.
Ci abbiamo provato, ci abbiamo provato tutti insieme, perché ricordiamoci che ci sono stati - voglio fare un po' di storia - tre passaggi fondamentali.
La devolution del 2005, che fu sottoposta a referendum e sappiamo come vanno in Italia i referendum, però purtroppo allora anche l'esito delle votazioni ci diede uno spaccato di un'Italia diversa, perché al Nord il popolo era favorevole alla devolution e al Sud non lo era anche per una propaganda sbagliata dovuta, probabilmente, a come era stata impostata dal Governo di allora.
C'è stato un momento fondamentale della storia del nostro Paese nel 2011 quando tutto l'arco costituzionale votò una riforma chiara, precisa efficiente, che era il federalismo fiscale, che fu votato da tutte le forze politiche (questo fu il grande successo), tranne il piccolo partito personale di Casini, credo all'epoca si chiamasse UDC. Tutto l'arco costituzionale era fermamente convinto e ha portato avanti questa riforma importante, nel 2011, che era molto più incisiva dal lato dei soldi e di potere economico rispetto all'autonomia.
Credo che viviamo in un momento storico in cui ci sia poca consapevolezza da parte della classe dirigente, non soltanto politica, ma anche imprenditoriale, che i soldi pubblici sono i soldi della gente che paga le tasse, persone che fanno fatica e noi sappiamo quanto è alta la tassazione in Italia.
Noi riteniamo che l'unico modo per porre fine anche a questa poca consapevolezza di un partito che, direi, unisce tutti i partiti che io amo definire il "PUS" (Partito unico della spesa pubblica), perché spendere spendere, spendere, sembra essere l'idea di ogni politico.
Io vi chiedo, invece, un confronto serio, aperto sull'autonomia, perch l'autonomia significa soprattutto andare a vedere dove finiscono i soldi dei cittadini, che per noi è doveroso. Lo è per i nostri figli, per il nostro futuro e, soprattutto, per il futuro delle generazioni. Abbiamo tremila miliardi di debito.
Quando in Commissione ho chiesto delucidazioni (qui non faccio un discorso di partiti) su una delibera il cui totale del costo era 71 milioni l'Assessore competente, che non chiamo in causa, ma è un esempio che rende bene, ha risposto: "Eh, ma 50 milioni li mette lo Stato". Ma sono soldi dei cittadini, di gente che si alza al mattino per andare lavorare e a cui si prende il sangue. Mettere tutto in un gran calderone e non sapere dove vanno a finire i nostri soldi è sbagliato.
Lei dice che è cambiato molto. È vero, siamo in un altro mondo, ma lei ha fatto anche una domanda retorica: "In mezzo non è successo nulla?" Purtroppo, per quel che riguarda il Sud - che io amo - è successo che è peggiorato e lo dicono tutti i dati.
Vorrei rendere tutti consapevoli - e su questo la maggioranza potrebbe fare un grande lavoro - che, chiamiamola autonomia, chiamiamola federalismo fiscale (che non è, perché, ripeto, il federalismo era più netto) è l'unico modo per capire dove vanno i soldi pubblici. È dichiarare guerra alla criminalità organizzata, compresa la mafia e la 'ndrangheta.
Lo dico chiaramente: quando si parla di appalti di miliardi di euro (lei è anche in Commissione legalità, per cui sa di cosa parlo), è un Paese che purtroppo, ha una problematica unica nel suo genere rispetto a qualunque Paese europeo.
Per fortuna, Consigliere Rossi, i segretari di partito vanno e vengano; le idee e i fatti restano. Pertanto, grazie anche al partito che lei qui rappresenta degnamente, siamo arrivati a fare passi importanti, soprattutto per quel che riguarda il federalismo (l'idea, la cultura). Se c'è un ordine diverso, che sia un segretario o l'altro, noi dobbiamo fare il bene del nostro Piemonte, ma anche dello Stato italiano.
Le dico una cosa: dobbiamo prestare anche molta attenzione perché, tra poco, ciò che daremo allo Stato si ridurrà sempre di più, perché il Piemonte non è in crescita, ma è in decrescita. Su questo, occorrerà fare una riflessione.
La ringrazio per il suo contributo, ma accolga il mio accorato invito a lavorare insieme su questo tema.



PRESIDENTE

È mio dovere dire che, mentre il dibattito è assolutamente moderato e civile, ricordo a chi interviene che deve rivolgersi alla Presidenza e non agli altri Consiglieri.
La parola al Vicepresidente Ravetti, che interviene in qualità di Consigliere.



RAVETTI Domenico

Grazie, Presidente.
Mi rivolgo a lei, come ha chiesto, rispondendo all'appello della Lega di confrontarci sul merito dell'autonomia differenziata.
Rivolgo il mio saluto all'Assessore che ha questa delega, Enrico Bussalino e auguro a lui e a tutti noi buon lavoro anche su questa materia, non prima, però, di esprimere la mia solidarietà al Vicepresidente della Conferenza Episcopale Italiana, che è anche un Vescovo della Calabria, ma che rappresenta tutti i Vescovi in quanto Vicepresidente della Conferenza Episcopale Italiana.
Detto questo, la riforma del Titolo V della Costituzione, terzo comma dell'articolo 116 - lo dico agli amici leghisti - introduce tre commi.
Abbiamo introdotto noi questi tre punti fondamentali.
Il primo riguarda forme e condizioni particolari di autonomia che possono essere attribuite alle Regioni con legge dello Stato, su iniziativa della Regione interessata. Il secondo punto fondante della riforma del Titolo V della Costituzione è l'attribuzione di una o più materie (come sappiamo, 23 in tutto) che deve essere negoziata e fissata in un'intesa fra lo Stato e le Regioni stesse.
Il terzo pilastro è che quell'intesa deve poi tradursi in una legge approvata dalle due Camere, a maggioranza assoluta dei componenti.
Cosa mancava alla riforma del Titolo V? Da anni si è aperta la discussione su questo fronte. Mancava una legge quadro successiva alla riforma, che regolasse l'intero percorso, cioè il Ministro Calderoli, la Lega e la maggioranza al Governo non hanno inserito il tema dell'autonomia differenziata nell'ambito costituzionale. Hanno dato corso alla riforma del Titolo V della Costituzione, normando il percorso che ne regolasse l'attuazione. Questo è il motivo della legge n. 86 del 26 giugno di quest'anno.
Sto sul merito, avete ragione, bisogna far così.
Tra l'altro, nelle premesse (articolo 1) il legislatore ha inserito alcuni elementi anche per noi tranquillizzanti; c'è scritto "unità nazionale rimozione delle disparità, unità economica e giuridica del Paese" e c'è scritto anche "sui livelli essenziali delle prestazioni". C'è scritto.
Anche per Calderoli e la Lega, la finalità scritta è unire, non spaccare l'Italia.
Poi si è andati oltre. Sui LEP vi dico questo: sulle 23 materie ne vengono arbitrariamente individuate 14 soggette a verifica LEP; ma attraverso un discutibile - perlomeno dal nostro punto di vista - modello basato sulla spesa storica, quella legge rimanda a 24 mesi la scelta del Governo stesso sulle valutazioni tecniche sui livelli essenziali delle prestazioni. È stato deciso questo.
E prima della scelta sui LEP, cioè prima della sostanza sui livelli essenziali delle prestazioni, nessuna tra quelle 14 materie potrà essere trasferita alle Regioni e solo sulle nove materie rimanenti, così come ha fatto la Giunta guidata dal Presidente Cirio - che se discutesse di autonomia differenziata qui e non alle feste di Fratelli d'Italia sarebbe più gradito a tutti noi - il trasferimento potrà avvenire dopo il procedimento di approvazione dell'intesa Stato-Regioni.
Ma veniamo al punto, cioè alla sostanza della legge n. 86/2004. Anche qui mi rivolgo alla maggioranza, a chi crede nella bontà dell'azione del Governo, a chi crede che, attraverso questo percorso, si possa ottenere davvero ciò che è scritto nell'articolo 1 di quella proposta di legge.
Siamo legislatori anche noi, siamo un'Aula che fa leggi e non abbiamo problemi a capire cosa capiterebbe qualora quella legge fosse attuata davvero.
Rimaniamo sulle nove materie, non sulle 14 materie oggetto di studio non ancora avvenuto sui livelli essenziali delle prestazioni. Serve sulle nove materie preliminarmente un atto di iniziativa della Regione, dove specifica gli ambiti di interesse con le relative funzioni. Segue - è vero Assessore? - il negoziato con il Governo, che produrrà un'intesa preliminare Stato-Regioni-Enti locali. È un'intesa che sarà sottoposta a un parere non vincolante, quindi inutile, dalla Conferenza Stato-Regioni stessa, poi a un voto non vincolante, quindi inutile, sui due atti di indirizzo di Camera e Senato. Questo è quanto è stato previsto.
Trascorsi i 90 giorni da quei due voti, il Governo predispone uno schema d'intesa definitivo. A quel punto, la Regione deve deliberare lo schema.
Cosa succede poi? Il Consiglio dei Ministri lo approva e predispone un disegno di legge che, abbinato allo schema, viene inviato alle Camere.
Inimmaginabile pronosticare i tempi di trasferimento delle materie per 15 Regioni che presentino 15 istanze con modalità necessariamente differenti.
Non è previsto e, quindi, è inimmaginabile preventivare un iter compiuto qualora si avverasse il voto contrario delle Camere sullo schema d'intesa e sul disegno di legge. Basterebbero piccole modifiche per ribaltare il tavolo e ritornare al principio del percorso.
Tutto questo è la legge n. 86 del 2024.
Questo è quanto il Governo ha definito sul percorso per attuare l'autonomia differenziata; ovvero un Parlamento ubbidiente, senza discussioni l'inutilità della Conferenza Stato-Regioni e, aggiungo, una nuova burocrazia generale, all'interno della quale si muoverebbero 20 Regioni con funzioni differenti e 20 modelli burocratici che li amministrano, con una prospettiva dalle tinte fosche sulle 14 materie oggetto ancora oggi di studio sui LEP.
Anche a volervi bene, non vi si può dar ragione. Nemmeno a volervi bene nemmeno a seguirvi vi si può dare ragione.
Ve lo dico da convinto autonomista: non è questo il percorso! È un percorso confuso ed è il percorso stesso che bloccherà l'attuazione dell'autonomia differenziata, pur nei suoi aspetti positivi contenuti nella modifica del Titolo V della Costituzione.
Caos e ancora caos.
È cambiata la società e sono cambiati i quadri socio-economici della società italiana ed è evidente che dobbiamo organizzare differentemente lo Stato nelle sue articolazioni territoriali per leggere e poi rispondere meglio alle esigenze del territorio, costruendo anche prospettive efficaci da un punto di vista economico, a partire dai Comuni, competenza in termini di programmazione che riguarda questa Regione. Sì, a partire dalla forza e dall'autorevolezza dei nostri amministratori locali.
Se volete parlare di federalismo in questo Paese, dovete ritornare a discutere di una riforma complessiva dello Stato, proprio a partire dalle nostre Amministrazioni comunali e non a sventolare le bandiere a Pontida! Non lì, se vogliamo riorganizzare lo Stato per i cittadini e non per le segreterie dei partiti! Alla legge Calderoli mancano troppe saldature con lo spirito costituzionale, particolarmente nella parte dell'unitarietà e dell'uguaglianza dei cittadini, nonostante quanto è scritto nell'articolo 1 di questa legge.
Nulla è scritto sull'equilibrio reale tra entrate e spese, pur nella logica autonomista della finanza locale, e manca del tutto un'idea di un fondo perequativo per le Regioni più in difficoltà. Inoltre, ovviamente, manca completamente l'approfondimento sui LEP.
Bene la proposta del referendum abrogativo che blocca la legge Calderoli che però apre a una nuova riflessione.
Noi vogliamo dare una mano per riorganizzare lo Stato, Presidente, e per renderlo più lontano dagli aspetti meno interessanti per i cittadini e più utile per la coesione sociale per lo sviluppo del nostro Paese.
Fermatevi. Sarà la Calderoli stessa, altrimenti, che vi fermerà.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Avetta.



AVETTA Alberto

Grazie, Presidente.
Dalle considerazioni che abbiamo appena ascoltato ci pare evidente che questa vicenda dell'autonomia differenziata abbia ormai assunto, in queste settimane e in questi mesi, anche in Piemonte i caratteri tipici di una discussione demagogica che ha, come unico fine, quello di rincorrere il consenso di chi, come ricordava adesso il Vicepresidente Ravetti, ancora non ha capito a quali guai andremo incontro, laddove questa legge fosse attuata.
Riprendendo le considerazioni sull'assenza del Presidente Cirio espresse prima dal collega Rossi, la discussione che stiamo facendo oggi ha solo il fine di non mettere in difficoltà una maggioranza di governo che si regge lo sappiamo tutti, su un patto: da un lato, l'autonomia differenziata dall'altro, il presidenzialismo. Per questo abbiamo voluto accendere il faro, seppure indirettamente, su una delibera che, questa sì, graverà sulle tasche dei piemontesi; una delibera, a nostro avviso priva di giustificazioni, che comporta una spesa, quella con cui si è deciso di dare un supporto giuridico alla Corte costituzionale contro i ricorsi delle altre Regioni, di cui francamente facciamo fatica a capire le giustificazioni, quasi che il Presidente Cirio dovesse scusarsi per le posizioni un po' troppo progressiste che ha assunto e che Forza Italia, il suo partito, ha assunto nelle settimane agostane, infastidendo un po' gli alleati.
Lo sappiamo tutti - e lo sa bene anche il Presidente Cirio - che la storia dell'autonomia è una presa in giro, è un feticcio, è quello che hanno già raccontato i nostri colleghi. Lo sanno bene anche tutte le forze produttive del Paese (basta andare sul sito di Confindustria, quindi non proprio un manipolo di pericolosi comunisti, per vedere che sono state assunte posizioni chiare). Leggo testualmente quanto scritto sul sito nazionale di Confindustria relativamente all'autonomia differenziata: "Per Confindustria, l'autonomia differenziata costituisce un principio costituzionale in sé meritevole di attenzione" - su questo siamo tutti d'accordo, ma poi aggiunge - " senza aumentare i divari tra Regioni e senza stravolgere le prerogative decisionali previste dall'ordinamento"; poi continua: "L'importante, in primo luogo, è la determinazione dei LEP e l'individuazione delle risorse necessarie a farvi fronte, ma anche la concretizzazione del principio di perequazione, al fine di compensare gli squilibri sofferti dei territori con minore capacità fiscale. Più in generale, esiste un tema di sostenibilità finanziaria da affrontare nel percorso attuativo della riforma".
Insomma, gli imprenditori italiani (ho preso Confindustria come esempio, ma se andate a leggere le relazioni caricate sul sito del Senato rispetto a questa legge troverete un'omogeneità abbastanza imbarazzante, soprattutto con le forze politiche che in qualche modo fanno riferimento a quelle forze produttive del Paese, o principalmente) vi stanno dicendo di non procedere senza almeno due garanzie essenziali: le risorse, che a oggi non si sono ancora viste, e la perequazione tra le diverse aree del Paese.
A mio parere ci stanno offrendo - vi stanno offrendo - anche un'altra riflessione.
Proprio nelle settimane in cui Draghi ci ha richiamato all'urgenza di rilanciare e di rafforzare l'azione europea, pena l'incapacità del nostro continente (non delle nostre Regioni o del nostro Paese, non già dell'Italia e neanche di qualche piccola Regione autonoma) di competere con le grandi potenze economiche, noi cosa facciamo? Investiamo soldi dei piemontesi per piantare una bandierina su una scelta ideologica e demagogica che complicherà la vita, innanzitutto, alle imprese stesse rendendole ancora meno competitive. Mi riferisco all'energia, ai trasporti e alla promozione internazionale.
Si pensa che il tema dell'autonomia differenziata sarebbe davvero di alto profilo istituzionale, come ha evidenziato qualche mio collega e anche la collega Gancia, perché coinvolge, fin dai tempi del federalismo (cito Cattaneo, ma ne potremmo citare tanti altri), tanti concetti importanti che qualificano l'idea stessa di democrazia. In questo pensiero si è sviluppato l'ha detto bene il collega Ravetti, per cui lo accenno solo - un certo protagonismo importante anche delle forze di sinistra. Non è un tema che viene sollevato e sviluppato da qualcuno e gli altri in questo non ci credono, perché sappiamo che da anni noi scontiamo un deficit sempre più profondo di rappresentanza democratica. Registriamo a livello internazionale un evidente arretramento della democrazia rappresentativa in un numero sempre più ampio di Stati.
Proprio questa crisi della rappresentanza democratica potrebbe essere recuperata, agendo sul fronte delle autonomie, ma nel rispetto di quel principio che prevede l'articolo 118 della Costituzione, cioè il principio di sussidiarietà che, non a caso, sta insieme nello stesso articolo con altri due principi a esso legato, che sono quelli di differenziazione e di adeguatezza.
Piemonte, aree interne, aree rurali, aree montane: rapporto mai definito fino in fondo tra aree urbane e resto del territorio. Questi dovrebbero essere gli argomenti che, in qualche modo, qualificano la discussione quando parliamo di autonomia differenziata.
Al contrario, questa legge, a nostro avviso, rischia di trasformare l'autonomia in un processo di disaggregazione dell'unità nazionale aggravando quello squilibrio tra le aree del Paese cui ci richiamano anche le forze produttive del Paese, oltre che quelle sociali, quelle politiche e tutte le persone e le istituzioni che hanno già espresso la loro opinione contraria chiara e netta a questa legge.
Questa legge, se non facciamo attenzione, paventa un neocentralismo regionale; passiamo dal centralismo statale al neocentralismo regionale cioè tutto a discapito di quel principio di sussidiarietà su cui, invece dovrebbe essere improntato ogni ragionamento. Non è un caso che i Comuni e i molti sindaci che si sono espressi, anche attraverso gli organi istituzionali (ANCI in testa), siano stati molto critici, perché il modello previsto toglie spazio ai Comuni stessi che ormai vivono praticamente solo di finanza derivata. Sapete bene cosa questo vuol dire rispetto all'autonomia e rispetto al decentramento amministrativo.
Sono tante le ragioni per essere contrari a questa norma. Ne cito tre, in particolare, che ho già cercato di illustrare, ma le sintetizzo.
L'economicità: il meccanismo del trasferimento delle funzioni alle Regioni è ancora molto incerto, è un'incognita e, visto che tutti conosciamo i meccanismi, rischiamo non di ridurre, ma di raddoppiare gli uffici e i relativi costi.
La burocrazia. Ricordo in quest'Aula i cinque anni passati all'inizio legislatura, quando mandavamo al macero le leggi perché volevamo ridurre la burocrazia legislativa della Regione Piemonte. Poi sappiamo com'è andata a finire. Oggi siamo qui a discutere di una sovrapposizione di livelli legislativi sulla stessa materia, che non potrà far altro che aumentare la confusione normativa e il conseguente aggravamento di quella burocrazia che a parole vogliamo tanto ridurre, contenere e migliorare.
Inoltre, c'è il tema della giustizia sociale, che dal nostro punto di vista è centrale, perché l'incertezza sui meccanismi perequativi, sui LEP e sulle risorse necessarie a garantirli non può che allargare la forbice. E se allarghiamo la forbice - posto che siamo tutti italiani, fin quando non ci chiederanno il passaporto per passare da una Regione all'altra - è evidente che le Regioni in cui si sta meglio, generano e producono un'attrazione importante dalle Regioni in cui si sta meno bene. Questo è un problema che ci dobbiamo porre. È un problema di buon senso e di senso compiuto rispetto all'idea di Stato che abbiamo in testa.
Mi auguro che anche le persone che stanno a destra, che hanno sensibilità a destra, abbiano il buonsenso di fermare l'attuazione di questa legge. Siamo ancora in tempo. Difatti a Roma non mi paiono particolarmente caldi e questo ci rincuora. Almeno in questa fase politica non mi pare che ci sia grande fermento e questo ci conforta, perché magari qualcuno sta incominciando a ragionare e sta incominciando a raccogliere quelle sollecitazioni e quelle istanze anche delle forze produttive che stanno tanto a cuore a molte forze politiche presenti in quest'Aula. Speriamo che ci aiutino a fermare l'attuazione di questa legge, prima che si producano dei danni irreparabili.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Ravinale.



RAVINALE Alice

Grazie, Presidente.
Mi unisco alla necessaria discussione sull'istanza delle Regioni che presentano la richiesta di referendum abrogativo sulla legge sull'autonomia differenziata e ringrazio il Consigliere Rossi per averla depositata.
Noi come Alleanza Verdi Sinistra l'abbiamo sostenuta, la sosterremo con il voto e la stiamo sostenendo in una battaglia che sta vedendo, tra l'altro in un periodo estivo e su una materia che, come tutti noi ben sappiamo, è estremamente tecnica, una grande mobilitazione a livello nazionale; una mobilitazione che ha consentito di raccogliere più di un milione di firme in periodo estivo, grazie anche all'attivazione di tante parti sociali che non si sono risparmiate e che, durante la pausa estiva, hanno continuato a raccogliere firme, fare banchetti e a raccontare, facendole comprendere perché un milione di firme significa che arriva forte chiaro alle persone il rischio che questa legge rappresenta e quanto questo tecnicismo relativo al terzo comma dell'articolo n. 116 della Costituzione, se attuato come prevede la legge Calderoli, rischia di essere veramente negativo per l'Italia e per le varie Regioni italiane.
Mi stupisce, ovviamente, e trovo non piacevole l'assenza del Presidente Cirio; mi stupisce anche che un dibattito su una materia così rilevante non susciti alcun tipo di reazione da parte della maggioranza, che non sta difendendo un provvedimento che, a quanto pare, rientra tra i grandi obiettivi del Governo di questo Paese in questo momento e che, pure qui non si ritiene necessario dover difendere in alcun modo.
Mi stupisce anche sentire negare il fatto che l'autonomia, di fatto, esista ed esiste già in maniera piuttosto accentuata, perché non soltanto ricordo che esistono cinque Regioni a Statuto speciale, in alcune della quali, tra l'altro, i fenomeni criminali di cui veniva detto prima sono ampiamente radicati, quindi faccio fatica a capire come l'autonomia differenziata potrebbe essere utile per contrastare questo genere di problemi, ma c'è già un'autonomia grazie alla riforma del Titolo V del 2001, un'autonomia decisamente ampia, che consentirebbe alle Regioni italiane di essere decisamente incisive nelle materie che già oggi possono normare e gestire e penso innanzitutto alla sanità.
È impietoso il modo in cui i poteri ordinari, di cui le Regioni oggi godono, siano stati gestiti male, anzi malissimo, e che oggi si ritenga che il problema sia chiedere ulteriori poteri in una dinamica in cui non si è stati in grado di gestire al meglio quelle che erano le competenze già molto rilevanti che l'autonomia del Titolo V offre.
Questo credo sia un punto che non deve sfuggire, perché la proposta di autonomia differenziata si porta dietro quella che un illustre docente universitario ha chiamato la "secessione dei ricchi", perché questo è quello che sta avvenendo.
Non è un caso, tra l'altro, che questa proposta di autonomia sia la coda di un procedimento iniziato sulla richiesta del 2018 da parte di tre Regioni (Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna), che oggi si evolve e che arriva a una normativa di questo genere.
È evidente che questa riforma porterebbe a dei chiarissimi problemi anche per la Regione Piemonte, che non rientra tra le Regioni ricche di questo Paese e che, di conseguenza, in un'autonomia che prevede che le risorse delle tasse restino dove sono state generate, superando così i meccanismi di solidarietà che la nostra Costituzione prevede, snaturandone, quindi, il senso con una legge ordinaria, oggettivamente creerebbe dei problemi a noi in primis, e al governo di questa Regione, che oggi è assente se non per la gradita presenza dell'Assessore Bussalino. Questo credo che vada sottolineato.
Penso, inoltre, che vada sottolineato, come bene hanno spiegato i colleghi prima di me, il fatto che la riforma è inaccettabile nella misura in cui toglie al confronto democratico e ai luoghi della democrazia rappresentativa qualunque tipo di possibilità di incidere sulle richieste di autonomia differenziata che potranno essere chieste dalle 15 Regioni a Statuto non speciale. Questo perché, com'è stato detto, il Parlamento non avrebbe più voce in capitolo e non avrebbero voce in capitolo nemmeno i Consigli regionali.
Staremmo così parlando di una dinamica che si svolge tra esecutivi in una contrattazione in cui gli interessi di tutta la cittadinanza italiana sarebbero chiaramente messi a rischio, perché mancherebbero quei pesi e contrappesi che in un sistema democratico dovrebbero fare in modo che gli esecutivi si confrontassero con un potere legislativo che è quello che noi dovremmo rivendicare di avere e che il Parlamento italiano in questo momento dovrebbe rivendicare di avere.
C'è poi il tema dei LEP (Livelli Essenziali delle Prestazioni) su cui siamo lontani dall'aver raggiunto un obiettivo di concretizzazione e di effettività dei diritti, che però è necessario. Qui è chiaro quanto di ideologico e quanto di elettorale ci sia nella richiesta di autonomia differenziata, che evidentemente mette il carro davanti ai buoi nel momento in cui i livelli essenziali di prestazione e di assistenza sono un meccanismo tutto tecnico. Per questa ragione mi stupisce che determinate forze politiche, che per anni hanno fatto di tutto contro la tecnocrazia imperante, oggi si riducano a rilasciare a un comitato, che dovrà definire i LEP e i LEA, le sorti del nostro Paese. Lo trovo incredibile e trovo assurdo che questo stia avvenendo con il benestare delle forze che governano il Paese.
Da ultimo, c'è la questione dell'autonomia, dell'ulteriore paradosso: abbiamo un Governo che approva la legge (o che lascia approvare la legge dite come volete) sull'autonomia differenziata rispetto all'attuazione del terzo comma dell'articolo 116 della Costituzione in questo modo, cioè un modo che disconosce ogni possibile positiva evoluzione della questione dell'autonomia, fatta nel sentiero tracciato con la riforma del Titolo V, e la fa diventare un modo per prendere ulteriori poteri da parte di certe Regioni e ulteriori risorse da parte di certe Regioni. Il Governo, quindi deroga.
Stiamo parlando dello stesso Governo che ha tagliato finanziamenti a non finire ai Comuni, gli enti di prossimità, quelli che davvero dovrebbero poter gestire, lì sì con un'autonomia, un decentramento reale e un profilo di sussidiarietà, opportunamente richiamato anche prima, nell'interesse dei cittadini, con quella cura delle risorse pubbliche che - condivido quanto detto prima - sono risorse di tutte e di tutti noi, ma tutti noi che sediamo in questi banchi dovremmo sapere che vengono gestite nell'interesse altrui e grazie ai sacrifici altrui. In tutto questo, lo stesso Governo che promuove la proposta di autonomia differenziata Calderoli toglie, nel frattempo, risorse in maniera ingente ai Comuni.
È tutto paradossale, com'è paradossale che non ci sia neanche una vocina che difende questo genere di provvedimenti in quest'Aula. Bene farebbe la Regione Piemonte, anche nel suo solo interesse, se volessimo fare un ragionamento di puro egoismo, a contrastare questa proposta di autonomia differenziata. Mi spiace che questa discussione sia un esercizio retorico per i pochi che stanno prendendo la parola, perché evidentemente il Presidente Cirio e la Giunta hanno ritenuto già di agire sul punto senza chiedere il confronto con il Consiglio regionale.
Senza dubbio oggi approveremo quest'atto, ma, soprattutto, continueremo quella che è una mobilitazione importante, che forse proprio grazie alla contrapposizione a un provvedimento scellerato come questo farà riscoprire il valore reale della nostra Costituzione e del principio di solidarietà che la nostra Costituzione prevede tra le Regioni italiane. Grazie.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Disabato.



DISABATO Sarah

Grazie, Presidente.
L'assenza del Presidente Cirio, a differenza di altri Consiglieri, non mi stupisce affatto, perché anche nella scorsa legislatura non ha mai brillato per presenza o per dichiarazioni sul tema dell'autonomia differenziata nemmeno quando è stata istituita una Commissione ad hoc. Non so se i colleghi che hanno avuto il piacere di condividere con me la scorsa legislatura si ricordano come è avvenuta l'istituzione di questa nuova Commissione, la cosiddetta Commissione Autonomia. Ci si era impuntati talmente tanto sul tema (lo dico anche all'Assessore perché magari non si ricorda la storia) da voler istituire una nuova Commissione ad hoc che trattasse il tema dell'autonomia differenziata. Questo perché doveva essere un cavallo di battaglia della Giunta Cirio per cinque anni. Mi ricordo benissimo quando tutto ciò è avvenuto e mi aspettavo tantissime discussioni in Consiglio e in Commissione rispetto a questo importante tema.
Forse ricordo male io, ma mi chiedo quante volte il Presidente Cirio è venuto a parlare di autonomia differenziata in quella Commissione. Credo mai, anzi posso dirvi anche com'è andata successivamente: quella Commissione, di fatto, si è sempre occupata, durante le sedute di bilancio di trattare i temi inerenti agli enti locali, che, se vogliamo, sono un'altra questione. Parlare delle esigenze dei Comuni, dei piccoli Comuni e delle grandi città all'interno della Commissione dell'autonomia differenziata, è stato un palliativo per dire che comunque questa Commissione ogni tanto si riunisce, però non parla di quel tema.
Noi dobbiamo prendere atto che da quando è stata istituita, quella Commissione non ha mai lavorato sul tema specifico. Quindi, potrei anche mettere in dubbio l'utilità della stessa, ma al di là di questo non voglio aprire una parentesi ulteriore in Consiglio regionale, perché quella dovrebbe essere una discussione che riguarda tutti i colleghi per capire se effettivamente l'istituzione di una Commissione ad hoc abbia sortito degli effetti importanti per la nostra Regione. Io non credo proprio, ma non è questa la sede per discutere di ciò.
Mi interrogo, invece, su quanto la Regione veramente creda in questo progetto. Io non credo, perché ne abbiamo parlato anche la settimana scorsa, durante la discussione del mio question time, con l'Assessore Riboldi sul tema della fuga del personale sanitario dalla Regione Piemonte.
Oggi stiamo già assistendo agli effetti del regionalismo su determinati temi importanti, come può essere quello della sanità, che è la competenza principale della Regione Piemonte. Noi oggi assistiamo a una fuga di personale sanitario verso altre Regioni, perché ogni Regione decide di applicare un proprio trattamento. Pensiamo alle Regioni a statuto speciale che stanno decidendo di aumentare l'indennità per il personale, per i medici e per gli infermieri. In altre Regioni, in questo momento, gli infermieri e i medici vengono pagati di più che in Piemonte.
Pertanto, come facciamo noi, oggi, a trattenere questi professionisti, non soltanto nel nostro territorio, ma anche nel pubblico? È difficilissimo.
Tra l'altro, anche la vicina Lombardia, dalla quale copiamo tantissime cose, ha istituito delle agevolazioni e dei bonus per gli infermieri e per i medici che decidono di andare a operare in quel territorio. Si tratta di agevolazioni, ad esempio, per la casa; quindi, affitti calmierati e tutta una serie di sgravi per decidere di stabilirsi in Lombardia. Parliamo di un centinaio di chilometri e siamo in un'altra Regione.
Noi oggi dovremmo interrogarci su come fare per trattenere, ad esempio, il personale nel nostro territorio. E l'Assessore Riboldi me l'ha detto: è molto difficile farlo con una legge ad hoc, perché il rischio è che la legge venga impugnata. Questo la dice lunga sull'importanza di misure nazionali uniformi che vadano a investire nell'Italia tutta.
Noi stessi, come Piemonte - l'ho sentito dire da un Assessore della Giunta Cirio - siamo scettici sul fatto che ogni Regione possa attuare delle proprie politiche, ad esempio in materia di gestione sanitaria. Forse dovremmo partire proprio da questo concetto: di che cosa abbiamo bisogno noi, oggi? Che cosa dovremmo chiedere allo Stato oggi? Perché se guardiamo ai nostri problemi, se guardiamo alla carenza di medici di medicina generale, di infermieri, di specialisti, se guardiano alla carenza di iscritti nelle nostre università, dovremmo guardare invece a uno Stato che garantisca gli stessi diritti e lo stesso trattamento economico, le stesse agevolazioni e gli stessi bonus a tutto il personale sanitario presente nel territorio nazionale.
Sono convinta che questo sia un tema cui molti di voi pensano, perché è sotto gli occhi di tutti; rischiamo nei prossimi anni veramente di assistere a una grande fuga.
Ma non rischiamo soltanto in materia sanitaria, perché noi adesso stiamo colmando quelle carenze, facendo ricorso ai medici gettonisti e spendendo molto di più di altre Regioni, perché non riusciamo a trattenere questi professionisti. Questo comporta anche degli esborsi importanti per il nostro bilancio. E cosa significa? Che saremo molto più fragili rispetto ad altre Regioni, perché avere un bilancio che impiega tante risorse, ad esempio, per pagare i medici delle cooperative, significa avere poche risorse per pensare, invece, a come rafforzare il sistema pubblico. Questo fatto ci rende vulnerabili in confronto a Regioni più ricche, che hanno bilanci migliori, ad esempio il Veneto e la Lombardia.
Anche sull'edilizia sanitaria abbiamo lo stesso problema, perché noi siamo una Regione fortemente indebitata e non possiamo accendere grossi mutui e grossi prestiti per realizzare le nuove strutture sanitarie. Le altre Regioni, invece, questo lo possono fare, perché hanno dei bilanci solidi.
Non voglio usare un termine che potrebbe poi essere strumentalizzato, per noi, da un certo punto di vista, siamo il sud del Nord. Quando diciamo che il Piemonte deve badare a delle proprie politiche, guardando e parametrandosi con le Regioni del Sud, sbagliamo, perché subiremmo soprattutto la concorrenza di quelle Regioni che ci stanno a fianco, che ci copiano e che ci portano via gli eventi, insomma, quando c'è da portarci via qualcosa. Di fatto, l'autonomia differenziata ci porterà via anche quelle che sono le risorse fondamentali per fare funzionare il sistema pubblico.
Pensate se questo dovesse succedere anche con l'istruzione. L'istruzione è un altro tema fondamentale. Ogni Regione potrebbe decidere i propri piani dell'offerta formativa, i propri piani di istruzione e potrebbe decidere quanto pagare gli insegnanti. Se, addirittura, Vannacci fosse il Presidente di una Regione, dovremmo prendere per buono quello che lui ci dice come, ad esempio, istituire delle classi speciali per gli alunni disabili. Ecco, con l'autonomia differenziata questo sarebbe possibile perché un Vannacci Presidente di Regione farebbe subito le classi isolate per i bambini disabili, perché non esisterebbe un criterio a livello nazionale per difendere da scelte scellerate in materie che, ad esempio, vengono applicate da alcune Regioni. Questo è un rischio che noi corriamo.
Si spera sempre che ci sia del buon senso. Spero sempre che il faro nazionale e, quindi, anche parlamentare possa guidare nelle scelte su ambiti importanti come, ad esempio, quello dell'istruzione, perché pagando in modo diverso gli insegnanti succederà esattamente quello che succede per la sanità, cioè la fuga di professionisti dove l'offerta è migliore.
Inoltre, c'è ancora il problema della competitività e delle imprese.
A oggi, la riforma dell'autonomia differenziata si basa su un concetto che spesso è stato espresso anche dal Ministro Salvini: i soldi del Nord restano al Nord. Peccato che se noi guardiamo agli anni passati, quelli del boom economico, quelli degli anni Sessanta, ci renderemo conto (tra l'altro, sono dati della Banca d'Italia, quindi dati ufficiali) che con le politiche di sviluppo per il Mezzogiorno, per ogni 100 lire investite al Sud, negli anni Sessanta, 40 ritornavano al Nord. Questo perché? Perché il maggior mercato del Nord produttivo è il Sud. Questo significa che l'Italia è un sistema integrato unico e non dobbiamo vederlo a spezzoni, come invece, immagina questo Governo. Non è il Sud che danneggia il Nord, ma è il Sud povero che danneggia il Nord. Sarà, quindi, l'autonomia differenziata che farà impoverire ancora di più le regioni del Mezzogiorno danneggeranno di riflesso il Nord, perché non possiamo pensare che questa frammentazione possa portare qualcosa di buono, soprattutto quando guardiamo i dati dello sviluppo economico degli anni passati.
Inoltre, mi chiedo perché le imprese, anche quelle estere, dovrebbero investire in Italia con 20 sistemi frammentati rispetto alla competitività ai bonus, alle politiche energetiche; insomma, un tunnel di burocrazia che non mira ad attenuarsi, nonostante il Piemonte si fosse fatto capofila nella scorsa legislatura, di mandare al macero leggi, norme, burocrazia inutile, e adesso, invece, volete fare il contrario, rendendo tutto molto più difficile per le imprese che decidono di investire da noi.
Penso che le misure economiche, di competitività e di sviluppo delle imprese debbano essere fatte dallo Stato; pensate se il PNRR avesse funzionato in questo modo. È bene che siano state date delle linee guida a livello nazionale, è bene che sia lo Stato a stabilire anche misure di incentivo di esternalizzazione delle imprese, misure di competitività vere e proprie, che possono anche portare imprese nuove, start-up a credere nel nostro territorio, invece rischiamo un boomerang al contrario.
Questi sono soltanto alcuni temi di cui ho voluto parlare, unendo il discorso della Commissione sull'autonomia, che di fatto non ha funzionato e dovremmo interrogarci tutti del perché, per dire che, secondo me, non è un punto di vista ideologico, perché in molti hanno pensato, negli anni all'autonomia come una soluzione ai problemi del nostro Paese o del nostro territorio, però, al contempo, dovremmo guardare l'altra faccia della medaglia, cioè quello che l'unione tra le Regioni, l'unione dei territori ha portato di buono, invece, anche alla nostra Regione.
Spero, avendo dato degli elementi non tanto di parte, ma oggettivi, che si possa arrivare.
In realtà, non ci spero, perché vi guardo e siete tutti più che convinti lo eravate nella scorsa legislatura e guardo Preioni che adesso probabilmente prenderà la parola nel suo nuovo ruolo di Sottosegretario che dirà perché sto perdendo tempo. Ci dovevo provare, Consigliere Preioni perché penso, al di là di tutto e al di là delle posizioni politiche, che si debba fare un discorso nel merito, perché già oggi, a causa della frammentazione, il nostro Piemonte sta perdendo delle opportunità e delle risorse importanti.
Tra l'altro, ho deciso di sottoscrivere la deliberazione però, a prescindere dall'esito della votazione, vi chiedo di agire, come Assemblea legislativa, con buon senso, guardando al futuro, al bene del Piemonte e non tanto a quelli che sono progetti politici, sicuramente identitari, che però non fanno il bene del Paese.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Pentenero.



PENTENERO Gianna

Grazie, Presidente.
Partirei da una votazione che quest'Aula ha effettuato la scorsa settimana.
La scorsa settimana, quest'Aula è stata convocata e ha votato un provvedimento, nella legge di stabilità, con il quale avremmo dovuto restituire 25 milioni di euro allo Stato per contribuire alla finanza pubblica. Essendo una Regione in disavanzo, queste risorse sono andate a ridurre il disavanzo della nostra Regione, quindi sono rimaste all'interno del bilancio regionale, ma, se non fosse stato così, avremmo restituito risorse per contribuire alla finanza pubblica.
Parto da questo esempio.
Bene ha fatto il collega Ravetti a illustrare il percorso indicato dopo l'approvazione del Titolo V, percorso che avremmo dovuto attuare all'interno del nostro Paese per avere una definizione di un paese federalista. In particolare, la parola che si deve tenere in considerazione all'interno di quel percorso è "solidarietà", una solidarietà istituzionale che definisce una governance all'interno del nostro Paese, una solidarietà che tiene in considerazione quelle che, già oggi, l'articolo 117 della Costituzione definisce essere le materie esclusive e concorrenti. Già oggi all'interno delle materie concorrenti, da un punto di vista della programmazione, attività e capacità che questa Regione ha perso in modo significativo, potremmo esprimere grande possibilità di risposte ai nostri territori, che hanno caratteristiche sicuramente diverse da altre regioni italiane, ma che chiedono un nostro intervento nel rispetto delle competenze di carattere concorrente e di carattere esclusivo.
Sulle competenze di carattere esclusivo potremmo, ancora di più, andare a rispondere alle esigenze della nostra Regione. Tutto questo, però, sta all'interno di una dinamica di solidarietà e di una governance complessiva all'interno del nostro Paese che ha un assetto istituzionale all'interno del quale, forse, possono essere migliorate alcune questioni, andando a una riforma sostanziale dell'assetto istituzionale del nostro Paese, ma non certamente partendo da una legge che corre un rischio enorme di diversificare i cittadini in serie A e in serie B, a seconda di quale Regione essi appartengono.
Sono state citate molte questioni, che saranno sicuramente dirimenti se per caso questa legge entrasse in applicazione: penso al tema della sanità come è già stato ricordato, ma anche al tema della scuola. Non avremmo la possibilità di rispondere a una programmazione sicuramente diversa in una Regione come la nostra rispetto ad altre Regioni italiane, correndo il rischio di avere insegnanti con stipendi diversi tra le diverse Regioni italiane. In particolare, potremmo avere programmi scolastici diversi all'interno del nostro Paese e, quindi, di non vedere garantito quel livello essenziale di prestazioni e di competenze, se parliamo di scuola uguali a partire dalla Regione Valle d'Aosta, quindi Regione a Statuto speciale, per arrivare alla Sicilia, altra Regione a Statuto speciale passando per tutte le altre Regioni a Statuto ordinario, con un'eterogeneità dal punto di vista dei contratti in termini generali (e non solo potrebbe essere lesa l'unitarietà da questo punto di vista, rispetto al tema della sanità e della scuola) e contrattualistiche che variano a seconda delle Regioni.
Se pensiamo alla legge sulla sicurezza all'interno dei luoghi di lavoro quindi alle leggi attuate in questo periodo di tempo, si corre il rischio di avere una modalità con la quale badiamo alla sicurezza all'interno dei luoghi di lavoro in una Regione e a un'altra modalità in un'altra Regione all'interno del nostro Paese. Insomma, un quadro talmente eterogeneo che il meccanismo di sussidiarietà, che deve esistere, e di solidarietà, che deve esistere all'interno del nostro Parlamento, partendo dal Governo, per arrivare agli enti territoriali, potrebbe saltare drammaticamente se la legge fosse applicata.
Ora, io credo che, ritornando a quello che dicevo prima, cioè al fatto che l'Aula la scorsa settimana si è trovata a votare un provvedimento per il quale la Regione deve restituire soldi allo Stato per una finanza pubblica e poi risoltosi in altro modo - perché, lo risottolineo, siamo una regione in disavanzo - ci troveremmo ad avere tutta una serie di sistemi che corrono il rischio di saltare nella loro articolazione e nella loro unitarietà, all'interno del nostro Paese.
È stato citato già dai colleghi. Se andiamo a leggere sui siti dei corpi intermedi quanto è stato detto sull'autonomia differenziata e sulla legge che è stata approvata in Parlamento, troviamo analisi che vanno tutte in questa direzione.
Mi permetto di sottolineare, in aggiunta a quanto detto dal Consigliere Rossi, che non soltanto la CEI ha espresso un parere negativo, ma anche la Tavola Valdese ha espresso, attraverso un suo documento, una posizione completamente negativa rispetto alla legge che è stata approvata. Quindi rispetto a questo tema i diversi soggetti e i corpi intermedi, ma anche chi svolge una funzione sociale all'interno del nostro Paese, si stanno rendendo conto di come potremmo avere tante piccole Regioni, tanti piccoli territori, certamente ognuno con una sorta di autonomia, ma tanti paesi all'interno di un unico Paese.
Oggi il Presidente non è presente in quest'Aula. Nella delibera non c'è stato un grande coraggio nell'affermare da parte della Giunta un'intenzionalità chiara e precisa di volere l'applicazione della legge Calderoli, ma c'è stato un ripercorrere quello che in altre legislature (penso alla legislatura Chiamparino) era stato fatto in tal senso.
Ma c'è una differenza fondamentale tra quello che era stato fatto e che all'epoca includeva anche Regioni di centrodestra su questo tema; c'è un tema assolutamente fondamentale e diverso rispetto a quello che oggi deriva dalla legge Calderoli, ovvero il fatto che, all'interno di quel documento si parlava di livelli essenziali che erano l'elemento dal quale partire anche se erano citate le materie sulle quali le Regioni avrebbero voluto avere la propria autonomia. Questa autonomia era legata al fatto che le risorse fossero innanzitutto definite e i livelli essenziali fossero chiari nella loro articolazione economica, in applicazione di quello che è il dettame della Costituzione, com'è già stato ricordato prima e non voglio ripetermi in tal senso.
Oggi registriamo l'assenza del Presidente all'interno di quest'Aula, anche se è presente l'Assessore delegato che sicuramente saprà esprimere la posizione della Giunta in tal senso, ma le parole che sono riportate all'interno dei documenti precedenti non le ho ritrovate nella delibera attuale.
La legge Calderoli oggi rappresenta un grosso problema, un grosso ostacolo a quello che è il tema della sussidiarietà istituzionale, all'interno del nostro Paese e all'interno di una governance che possa permettere un vero federalismo e possa riconoscersi in un Paese che offre opportunità uguali a tutti i cittadini, dal nord al sud del nostro Paese, fermo restando un problema di competitività.
Proviamo a pensare se in ogni Regione ci fosse un modo diverso con il quale poter fare impresa e un modo diverso con il quale affrontare la burocrazia che necessariamente deve esistere e regolare i sistemi ai quali noi apparteniamo, ma che è diversa a seconda del confine che oltrepassiamo nel momento in cui andiamo in un'altra Regione.
Credo che gli articoli apparsi sui giornali, con le dichiarazioni del Presidente Cirio, siano testimonianza della non consapevolezza di quanto l'applicazione della legge possa essere un pericolo per tutti quanti noi per i sistemi produttivi, per i sistemi sociali, per i diversi sistemi economici, ma soprattutto perché differenzierebbe i cittadini. Non possiamo permetterci di dare risposte che non tengano in considerazione le esigenze del nostro territorio, ma non possiamo certamente pensare di avere 21 territori, 21 Stati all'interno di un unico Stato e, quindi, mi auguro che la maggioranza possa condividere quanto è stato illustrato con profondità di analisi delle questioni incluse all'interno della legge Calderoli avvicinandosi così al nostro pensiero e, magari, cambiare opinione ed esprimere un parere positivo nei confronti della proposta di deliberazione che vede come primo firmatario il consigliere Rossi.



PRESIDENTE

Non mi risultano ulteriori Consiglieri che abbiano chiesto di intervenire quindi dichiaro conclusa la discussione generale.
Chiedo alla Giunta se intende intervenire.
La parola all'Assessore Bussalino.



BUSSALINO Enrico, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Vorrei fare presente che la Giunta vuole portare avanti un discorso costruttivo, pragmatico, oggettivo e non ideologico, per cercare di risolvere i problemi dei piemontesi e, quindi, già adesso chiedo al Consiglio, sia alla maggioranza sia all'opposizione, se il referendum non passerà e se ci sarà l'applicazione definitiva della legge Calderoli, di contribuire all'attuazione dell'autonomia differenziata in modo costruttivo e collaborativo. Questo è il primo punto.
Inoltre, vi dico che il Presidente Cirio, con il quale mi sono sentito questa mattina, avrebbe voluto essere qui, ma ha avuto un altro impegno istituzionale e, quindi, ha delegato me. Chiaramente, non sono il Presidente Cirio, ma questo lo dico per farvi capire che non c'è assolutamente la volontà di scavalcare il Consiglio regionale e adesso vi spiegherò anche perché.
Noi siamo talmente convinti dell'autonomia differenziata che portiamo avanti quanto già stato deliberato da questo Consiglio già nel 2018 e nel 2019.
Quando ho iniziato a prendere i documenti, e ringrazio il Presidente Cirio che appunto mi ha onorato di avere questa delega importante sull'autonomia differenziata, ho iniziato a leggere tutta la norma, tutta la legge e tutte le normative, perché giustamente non ero presente in questo Consiglio regionale.
Innanzitutto, volevo fare una cronistoria di quello che in questi anni è avvenuto.
La legge costituzionale di modifica del Titolo V della seconda parte della Costituzione è la legge n. 3 del 18 ottobre 2001.
Successivamente, il Consiglio regionale, con deliberazione del Consiglio n. 319-38783 del 6 novembre 2018, con il Presidente Sergio Chiamparino, si è avviato il procedimento per individuare forme di autonomia a favore del Piemonte e si è affidato al Presidente della Giunta il mandato di negoziare con il Governo in riferimento alle materie sottoelencate.
Quindi, alcuni Consiglieri che erano qui oggi, in allora avevano già deliberato la volontà di trattare con il Governo per avere una maggiore autonomia trasferita dallo Stato alla Regione Piemonte.
Tra l'altro, sono andato a vedere anche i pareri favorevoli e c'era un parere favorevole del CAL e anche dell'ANCI (allora relatore Alberto Avetta). Allora, il CAL diede parere favorevole sulla deliberazione che, fu approvata dal Consiglio regionale.
In quella deliberazione di Giunta erano elencate le materie che si delegavano al Presidente Chiamparino per poi andare a trattare con il Governo centrale. Le materie erano le seguenti: il governo del territorio beni paesaggistici e culturali, protezione civile, infrastruttura, tutela del lavoro, istruzione tecnico-professionale, istruzione e formazione professionale, e istruzione universitarie, politiche sanitarie coordinamento della finanza e del sistema tributario, ambiente, fondi sanitari integrativi e rapporti internazionali con l'Unione Europea. Questi sono i punti che ho ricopiato dalla deliberazione che è agli atti.
Nel 2019, con deliberazione del Consiglio n. 47-27464 del 19 dicembre 2019 presieduto da Alberto Cirio, si istituiscono gli allegati della stessa integrando la precedente deliberazione del 2018, ovvero continuando l'iter di negoziazione con il Governo partito nel 2018. Quella deliberazione quindi parla di una continuità con la deliberazione del 2018, cui si aggiungono alcune materie che possono essere oggetto di trattativa: commercio con l'estero, ricerca scientifica e tecnologica, sostegno all'innovazione per settori produttivi, organizzazione della giustizia di pace, protezione della fauna e dell'esercizio dell'attività venatoria ordinamento sportivo, ordinamento della comunicazione, produzione trasporto ed energia, alimentazione, politica e sviluppo delle aree montane.
Successivamente, nel 2020 (qui devo veramente fare un plauso a tutta la parte politica della precedente legislatura, ma soprattutto ai tecnici) fu elaborata la delibera di Giunta del 14 febbraio 2020, con allegate 124 pagine, nella quale la struttura regionale ha suddiviso tutte le materie in funzioni. È un ottimo lavoro che consiglio a tutti i Consiglieri che non ne hanno avuto ancora il tempo di leggerla, perché è scritto in modo oggettivo quali sono le eventuali competenze che si possono chiedere allo Stato centrale, senza togliere niente a nessuno e senza spaccare l'Italia.
Questo è il ragionamento. Chiaramente, sono mie valutazioni personali.
La legge sull'autonomia differenziata è la legge n. 86 del 26 giugno 2024 ed è stata promulgata dal Presidente della Repubblica senza alcun rilievo.
Questo deve essere anche certificato.
In data 10 luglio 2024 - vi dico anche a che punto siamo con la procedura chiaramente tutta incastrata sulla legittimità costituzionale - la Regione Piemonte ha chiesto al Ministro Calderoli di riprendere il dialogo costruttivo e proficuo avviato dalla Regione Piemonte nel 2018. Tutto parte da quella delibera (questi sono gli atti che mi hanno fatto avere gli uffici).
Il Ministro Calderoli, con una nota del 1° agosto 2024 a noi indirizzata ha comunicato che in data 26 luglio 2024 venivano inviate ai Ministri competenti le richieste per recepire il parere di competenza, che sono i 60 giorni. L'iter, quindi, sta andando avanti nella legalità e nel rispetto della Costituzione italiana.
Riteniamo che l'autonomia differenziata rappresenti un'opportunità per tutto il Paese, aumenti l'efficacia e l'efficienza dell'azione amministrativa e snellisca gli iter burocratici che rappresentano, spesso un ostacolo per i cittadini e per le imprese. Ogni Regione, poi, è assolutamente libera di chiederne o meno l'applicazione per le materie che ritiene opportune, nel pieno rispetto dei principi costituzionali. Non è detto che tutte le materie debbano essere richieste da tutti i Consigli regionali.
Vi faccio alcuni esempi pratici di autonomia differenziata per il Piemonte: potestà normativa e amministrativa relativa alla gestione dell'autorizzazione paesaggistica; potestà normativa e amministrativa in materia di ordinanze di Protezione civile; potestà normativa e amministrativa relativa alla programmazione complessiva dell'offerta dell'istruzione, d'intesa con l'Ufficio Scolastico Regionale (con questo si intende, a mio parere, cercare di mantenere, anche con numeri inferiori a quelli a livello nazionale, una scuola di montagna in un'area marginale) potestà normativa e amministrativa nella materia urbanistica (quella inerente ai vincoli cimiteriali, che attualmente danno un grosso problema a tutte le amministrazioni comunali); potestà normativa e amministrativa della gestione dei tributi erariali interamente devolute alle Regioni (i cosiddetti tributi regionali derivati: tassa automobilistica e IRAP).
Non togliamo niente a nessuno, cerchiamo di mantenere sul territorio le tasse che i cittadini piemontesi pagano su questo territorio.
Infine, potestà normativa e regionale volta ad attività di prevenzione del dissesto idrogeologico, anche relativamente alla programmazione degli interventi di taglio, asportazione della vegetazione e asportazione del materiale litoide in esubero dei fiumi (questo è un altro punto importante).
Per tutte queste ragioni, che noi riteniamo importanti e strategiche per lo sviluppo del Piemonte, lo scorso giovedì abbiamo deliberato in Giunta, in modo unanime, di costituirci in giudizio alla Corte costituzionale per difendere la cosiddetta Legge Calderoli.
La mia volontà è di collaborare in modo costruttivo.
Ho fatto solo un elenco dei documenti che mi sono stati dati. Ritengo che tutti insieme, magari con sensibilità diverse, ma in modo costruttivo si possa collaborare per portare un migliore assetto organizzativo della Regione Piemonte.
Per i motivi che vi ho elencato, ovvero l'opportunità di crescita economica e sociale per il nostro Piemonte, la posizione della Giunta è quella di un parere non favorevole alla proposta di deliberazione di cui alla discussione.



PRESIDENTE

Prima di passare alla votazione, chiedo se vi siano interventi in dichiarazione di voto.
La parola al Consigliere Rossi, per dichiarazione di voto.



ROSSI Domenico

Grazie, Presidente.
Di solito le dichiarazioni di voto servono anche per una piccola replica ma non abbiamo ascoltato gli interventi della maggioranza, se non quello della collega Gancia, che ringrazio, e adesso quello dell'Assessore.
Colpisce il silenzio di Fratelli d'Italia in una discussione tanto importante e devo dire che ci saremmo anche aspettati un intervento del partito di appartenenza del Presidente Cirio.
Detto questo, con tutto il rispetto nei confronti dell'Assessore, che ringrazio per la replica puntuale, avevo già detto nel mio intervento iniziale che anticipavo un'obiezione, perché l'unico argomento che la maggioranza ha provato a portare nella discussione è: "Anche voi volevate l'autonomia".
Lo ribadiamo, perché non c'entra proprio niente. La delibera del 2018, lo spirito della riforma del Titolo V, al netto delle considerazioni sul periodo storico che non rifaccio nella dichiarazione di voto, così come la nostra idea di autonomia - che rimane nello spirito della Costituzione, che non riguarda le materie strategiche, che è un regionalismo cooperativo, che non dimentica la solidarietà - non sono relative a un'autonomia dell'egoismo e non c'entrano nulla con la legge di cui stiamo discutendo.
Questa legge, lo abbiamo detto e lo ribadiamo, non c'entra con le richieste che non solo il Piemonte, ma anche altre Regioni del Nord a guida centrosinistra hanno avanzato, perché noi chiedevamo soltanto una devoluzione su materie specifiche non di sistema, certamente (l'abbiamo sempre detto) mai sulla scuola, mai sull'energia e comunque in uno spirito ripeto, che non prevede quello che prevede la legge Calderoli, con la quale addirittura non si può tornare indietro. Difatti, non è scritto da nessuna parte come tornare indietro nel caso una Regione non sia in grado di occuparsi di una funzione che si è staccata. Con la legge Calderoli vengono esautorati i parlamenti e le assemblee legislative. Quindi, Assessore, la delibera del 2018 non c'entra nulla con la discussione che stiamo facendo oggi. Anzi, quell'idea di autonomia che noi avevamo, e che possiamo ancora discutere, è molto più cooperativa, non rinuncia alla solidarietà, non spezza l'Italia, come invece fa questa legge del Governo. Sono due cose antitetiche, che non si assomigliano neanche lontanamente.
È per questo che chiediamo di abrogare la legge e dopo averla abrogata tornare a discutere in maniera costruttiva quale tipo di autonomia pu essere utile al Paese, magari per macro regione, magari su alcune competenze.
Per carità, noi non mettiamo veti su questo, ma le due questioni, cioè la riforma del Titolo V e le richieste che sono state fatte negli anni passati con la riforma proposta da Calderoli non c'entrano nulla. Lo abbiamo spiegato nella dichiarazione di voto, che per noi chiaramente sarà per un voto positivo e nulla cambia sulle due questioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ricca.



RICCA Fabrizio

Grazie, Presidente.
Mi permetto di dire che oggi siamo a discutere tra un provvedimento che è un'opportunità per il futuro del nostro Paese, che è la riforma dell'autonomia, e una pura e mera strumentalizzazione politica. Da una parte c'è l'autonomia, l'opportunità di costruire un benessere collettivo basato sulla responsabilità degli amministratori e, dall'altra parte, una strumentalizzazione vera e propria.
La legge per l'autonomia è una norma che mira, con grande scorno dei detrattori, fin dal primo articolo a garantire esplicitamente l'unità nazionale, eliminando le disparità territoriali e assicurando che i servizi essenziali siano distribuiti equamente nel Paese. Questa legge promuove il decentramento amministrativo e consente alle Regioni di ottenere maggiori autonomie su specifiche materie, ma sempre e comunque nel rispetto della garanzia degli stessi diritti per tutti i cittadini.
Per questo motivo ritengo che, se oggi i cittadini piemontesi sapessero davvero di cosa state parlando, probabilmente verrebbero a chiedervene conto, perché autonomia differenziata vuol dire avere maggiore autonomia nei rapporti internazionali e con l'Unione Europea, con il commercio estero, con le professioni, per la protezione civile, per la previdenza complementare integrativa, il coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario, le casse di risparmio, le casse rurali, le aziende di credito a carattere regionale, gli enti di credito fondiario e agrario a carattere regionale, l'organizzazione della giustizia di pace.
Per il bene dei piemontesi che ci hanno votato e non voglio nemmeno pensare che noi dobbiamo prendere lezioni da altre Regioni italiane e penso alla Regione Sardegna, una Regione a Statuto speciale, la cui Presidente decide di opporsi in maniera assolutamente assurda, una Regione che può fare tutto quello che vuole delle proprie risorse, anzi, può approvare leggi che noi nemmeno possiamo pensare.
Ritengo folle che oggi si è contro gli interessi dei piemontesi, che potrebbero avere molti più vantaggi con la riforma dell'autonomia.
Inoltre, mi permetto di dire che recentemente sono state avanzate due proposte di referendum abrogativo: una chiede l'abrogazione totale della legge e l'altra, invece, punta a cancellare soltanto alcune disposizioni.
Queste proposte, al di là del dato politico che viene sollevato, sono state avanzate addirittura prima che la legge entrasse in vigore. Inoltre, la nostra Costituzione, all'articolo n. 75 vieta i referendum su leggi legate alla manovra finanziaria, e questo è il proprio il caso specifico di questa legge.
Vi basti pensare al referendum sulla legge Fornero, dove più di un milione di italiani firmarono per abrogare quella legge e, poi, la Corte costituzionale la fermò perché appunto entrava all'interno di dinamiche di bilancio dello Stato.
Capisco che le circostanze vi obbligano a creare uno scontro politico, ma nel momento in cui, prima dell'approvazione della legge, Regioni come la Campania, la Puglia e l'Emilia Romagna chiedono le deleghe, questo crea davvero una discrasia incredibile tra quello che ci raccontate oggi e quello che avete raccontato nel tempo; l'avete fatto sia con il Governo Gentiloni sia con il Governo Conte. Oggi, invece, quando c'è una vera attuazione che dà la possibilità di entrare nel merito, siete contrari.
Comunque, l'autonomia incompiuta resterebbe proprio all'interno della Costituzione, la stessa Costituzione e lo stesso Titolo V che, nel 2001, è stato votato dal centrosinistra.
Ricordiamo anche il momento storico; era un momento in cui il Nord del Paese premeva con delle forti spinte autonomiste e la risposta fu la riforma del Titolo V. Permettetemi di dire che questo libro, che è la Costituzione italiana, che andate a difendere urbi et orbi, non è che la difendete quando vi fa comodo e quando non vi fa comodo diventa una roba da poter cestinare! La Costituzione si rispetta e si applica nel bene e nel bene, perché la Costituzione è soltanto il bene del nostro Paese.



PRESIDENTE

Consigliere Ricca, le chiedo di presentare a me la Costituzione.



RICCA Fabrizio

Presidente, questa è la Costituzione della Repubblica italiana che, con il Titolo V, permette alle Regioni di chiedere le deleghe; questo è quanto stiamo facendo ed è quello che la sinistra non vuole.
Per questo motivo che, oltre a segnalarvi il fatto che, davvero, questa manifestazione politica è assolutamente lontana dagli interessi del Paese vi dico anche che, oggi, la vera minaccia per l'unità nazionale è rappresentata da chi vuole continuare a mantenere lo status quo, da chi vuole fermare ogni cambiamento, perché teme che la responsabilità dei governi locali possa introdurre un germe capace di spazzare via interessi e intere classi politiche che continuano a governare i propri interessi di parte, pur non avendo i voti, perché quando ci sono le elezioni, loro perdono sempre.
Presidente, per questo motivo voteremo contro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riva Vercellotti, per dichiarazione di voto.



RIVA VERCELLOTTI Carlo

Grazie, Presidente.
Chi ha un minimo di memoria e si è documentato su quanto successo negli ultimi vent'anni, anzi, per la precisione, 23 anni, non potrà non essersi accorto delle giravolte, delle unghie piantate negli specchi da parte del Partito Democratico rispetto a una norma e una riforma, quella dell'autonomia differenziata, che lascia francamente perplessi.
Era il 2001, quando una maggioranza, per la verità risicata, di parlamentari di centrosinistra andarono ad approvare la riforma del Titolo V e, al suo interno, l'articolo n. 116, terzo comma. È chiaro, dunque, che l'autonomia differenziata è una creazione del centrosinistra.
La riforma del Titolo V andò avanti, effettivamente, tra luci e ombre.
Tra le ombre, ci mettiamo sicuramente il fatto che i livelli essenziali di prestazione sono rimasi dormienti fino a giugno e il fatto che l'articolo n. 116 sia rimasto fermo per più di dieci anni.
Attenzione, non un'epoca storica lontana, ma qualche anno fa, tra le altre due importanti Regioni del Nord Italia, l'Emilia Romagna, allora come ora guidata da Stefano Bonaccini, e il Piemonte, guidato allora da Sergio Chiamparino, hanno chiesto al Governo, come si diceva poc'anzi l'applicazione dell'articolo 116 della Costituzione per le loro Regioni quindi anche in Piemonte. Ma non solo. Altre Regioni si stavano avviando anche nel Sud Italia, verso questo percorso. Ma non solo. Non un'epoca geologica fa, ma dal 2018 fino al governo Draghi, in tutti i Governi - in tutti i Governi - nella NADEF era previsto un capitolo sull'autonomia differenziata; un capitolo in cui si diceva che l'autonomia differenziata per quei Governi era una priorità. Non un'epoca geologica fa, ma fino a qualche anno fa.
Tra queste Regioni arrivano anche quelle del Sud. C'è una bellissima dichiarazione del Presidente Emiliano di qualche anno fa, che oggi ha fatto ricorso contro la Regione Piemonte, che diceva: "Io sono dell'idea che tutte le Regioni a Statuto ordinario dovrebbero chiedere l'autonomia differenziata". Peccato che oggi abbia cambiato idea.
Poi c'è anche la Sardegna, come diceva prima il collega Ricca. Ha dell'assurdo che una Regione a Statuto speciale, che ha una specialità che nessuno tocca, si metta contro una norma che riguarda le Regioni a Statuto ordinario. Qui siamo alla follia! Dispiace che anche il Partito Democratico piemontese si sia infilato in questa polemica nazionale. Quando sento il collega Rossi, come altri colleghi del Partito Democratico che sono intervenuti, raccontare la teoria che ci sono e ci saranno 20 sistemi di sanità e scolastici diversi, mi chiedo: cari colleghi, dove eravate quando il Governo Gentiloni approvava con il Sottosegretario Bressa e con Bonaccini, dei preaccordi dove all'interno c'erano anche i temi della salute e dell'istruzione? Dove eravate quando avete firmato e votato all'unanimità un ordine del giorno il n. 1424, nel luglio del 2018, all'interno del quale, all'unanimità, il Consiglio regionale del Piemonte chiedeva alla Giunta regionale di impegnarsi a trattare con il Governo nazionale per avere maggiori competenze e maggiori risorse, di cui all'articolo 116, terzo comma? Dove eravate quando l'allora Presidente Chiamparino ha proposto, come Giunta regionale, la trattazione di nuove materie, otto materie, tra cui le politiche sanitarie? Tutto questo ci fa capire che state andando a schiantarvi e noi certamente, su questo tema non vi ostacoleremo.
Noi di Fratelli d'Italia crediamo in una stagione dell'autonomia dell'autonomia responsabile, che parte dalla consapevolezza che l'unità giuridica ed economica del Paese non debba mai essere messa in discussione e che i livelli essenziali delle prestazioni sono fondamentali per garantire in ogni parte d'Italia diritti e servizi degni di un Paese civile. Se si vogliono ridurre i costi, se si vogliono migliorare i controlli e efficientare i servizi, magari anche declinandoli sulle specificità delle Regioni, arrivare a negoziare con lo Stato ulteriori forme di autonomia può rappresentare un'occasione, non solo per la nostra ma per tutte le Regioni d'Italia.
Ci auguriamo, in sostanza, che la discussione sull'autonomia segua il solco di quella avviata all'inizio della scorsa legislatura e oggi il nostro voto sarà convintamente contrario, con l'auspicio che si torni in Commissione per entrare nel merito delle funzioni che il Piemonte andrà a trattare nel prossimo futuro. Questa è la vera sfida, non gridare contro una proposta che nasce proprio da chi oggi ci grida conto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ruzzola, per dichiarazione di voto.



RUZZOLA Paolo

Grazie, Presidente.
Come sempre, per chi mi conosce e per chi era già presente nella precedente legislatura, sa che ascolto con molta attenzione gli interventi soprattutto quelli della parte politica diversa da quella a cui appartengo quindi al centrodestra.
Ho ascoltato con grandissima attenzione, a partire ovviamente dal collega Rossi, dal collega Ravetti e poi tutti quelli che si sono succeduti negli interventi, e devo dire che se non avevo le idee chiare me le sono sicuramente schiarite durante questi interventi: ho capito che la proposta posta in votazione oggi ha una grandissima legittimità. È giusto che sia proposta, ma credo che sia tanto legittima quanto pretestuosa.
Sento dire da chi propone questo testo - in questo caso dal collega Rossi che i tempi sono cambiati rispetto all'epoca del governo di cui politicamente faceva parte perché, quand'era in quest'Aula, ha votato le materie che sono state chieste. I motivi per cui sarebbe cambiato il mondo sono perché, nel frattempo, è arrivato Internet, Instagram, Facebook WhatsApp e chi più ne ha più ne metta, ma chi mi conosce sa che non sono sicuramente un uomo dell'era digitale e quindi ho provato a cercare la data in cui questi strumenti sono venuti alla luce. Ho visto che WhatsApp è arrivato nel 2009, il collegamento internet è del 1986, quindi mi sembra difficile giustificare con questi fatti un qualcosa che la sinistra ha portato avanti con tutta la forza che aveva.
Devo contraddire anche il collega Ricca che dice "siete dei detrattori".
No, assolutamente no, collega. L'hanno sostenuta, voluta e votata in quest'Aula e ci vengono a dire che loro non chiedevano materie essenziali.
Ma siccome non ero certo di avere le idee chiare, sono andato a rivedere le richieste come ha fatto l'Assessore Bussalino, non presente in quel momento. Ho visto che le materie che venivano richieste da molti uomini e donne che sono seduti nei banchi del centrosinistra erano: governo del territorio, beni paesaggistici e culturali, protezione civile e infrastrutture, tutela del lavoro, istruzione tecnica e professionale istruzione e formazione professionale e istruzione universitaria - ho sentito dire pochi minuti fa che loro l'istruzione non l'avevano chiesta politiche sanitarie - se non è essenziale la sanità, non so che cosa lo sia coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario - quindi andavamo a investire pesantemente sugli enti locali - ambiente, fondi sanitari integrativi, rapporti internazionali con l'Unione Europea.
I colleghi stavano chiedendo esattamente quello che chiediamo noi, solo che se la riforma del Titolo V erano loro a votarla, andava bene; se votavano loro in questo consesso regionale le materie che dovevano essere chieste andava bene, perché loro le avrebbero gestite in un modo perfetto, perch evidentemente non pensano che anche noi ne possiamo essere capaci.
Quindi, tutto sommato, direi che nelle parole che ho sentito non ho trovato della sostanza vera per poter votare favorevolmente questa richiesta. Per questo, convintamente Forza Italia voterà contro. D'altronde, Forza Italia ha votato la legge al Governo e ci mancherebbe che qui non confermasse quel sostegno. Forza Italia, altrettanto, al suo interno ha costituito una commissione specifica, ha costituito un ufficio studi proprio per studiare nei dettagli quella che sarà l'applicazione, per fare in modo che non solo nessuno rimanga indietro, ma che tutti possono beneficiare da questo provvedimento. Grazie.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Ravinale, per dichiarazione di voto.



RAVINALE Alice

Grazie, Presidente.
Intervengo brevemente per ribadire che il nostro voto sarà favorevole (negativo rispetto all'autonomia differenziata) e anche per replicare a quanto finalmente abbiamo ascoltato dalle forze di maggioranza in quest'Aula.
Peraltro, quanto ad arrampicarsi sugli specchi, stupisce anche sentire partiti che sono storicamente per lo Stato centrale essere oggi così fervidamente a favore della divisione spinta delle competenze, come la vorrebbe la legge Calderoli.
Al di là del gioco delle parti, che ovviamente ciascuno è tenuto a fare anche se noi, come Alleanza Verdi Sinistra e sicuramente come Sinistra Italiana, abbiamo sempre tenuto profili molto cauti sulla devoluzione di competenze anche in altri anni in cui il tema è stato oggetto di discussione - qui si fa confusione. Infatti, un conto è l'articolo 116 comma terzo, della Costituzione e il fatto che talune Regioni abbiano in passato richiesto di avere una maggiore autonomia su determinate e specifiche competenze, che è quello che veniva prima richiamato, anche nell'intervento della Giunta. Un altro conto è la legge attuativa di quel comma dell'articolo 116 della Costituzione, che è la legge Calderoli di cui oggi stiamo discutendo. Stiamo parlando di due cose completamente diverse.
La legge Calderoli immette la richiesta di autonomia in un sentiero che è totalmente antidemocratico, in quell'ipotesi di negoziazione al di fuori delle sedi democraticamente elette; noi lo riteniamo gravissimo e non soltanto noi se, nel mese di agosto del 2024, un milione di persone hanno firmato per chiedere il referendum abrogativo.
È chiaro che il Titolo V della Costituzione, che mi ha aperto il cuore vederlo sventolato da un illustre esponente di questo Consiglio regionale è legge costituzionale dello Stato e che lì dentro stanno determinate normative su cui, forse, oggi sarebbe opportuna una riflessione al contrario, ma è ovvio che la normativa è quella e che il Titolo V ha separato le competenze e dato molte più competenze alle Regioni, proprio per andare nell'ottica di una maggiore sussidiarietà e vicinanza ai cittadini.
Inoltre, è noto che l'articolo n. 116, terzo comma, consenta di chiederne di ulteriori, ma un conto è poterne chiedere di ulteriori, passando attraverso una dinamica definita dalla Costituzione; altro conto è, invece approvare e fare diventare legge dello Stato una legge che prevede una negoziazione tra l'esecutivo dello Stato e la Regione su una materia che è regolata per quanto riguarda i LEP in altre sedi, anche quelle non democratiche, che davvero sottrarrebbe il tutto al controllo pubblico.
Ci tenevo a replicare semplicemente perché mi sembra che gli ultimi interventi sono di Capigruppo della maggioranza. Mi spiace dover rubare altro tempo, ma non sono stati fatti prima, quindi interveniamo adesso anche in replica. Loro parlano degli ultimi 20-25 anni come se tutto fosse la stessa cosa, perché non è la stessa cosa: la legge Calderoli, questa legge sull'autonomia differenziata, è in contrasto con il Titolo V della Costituzione e se ne faccia una ragione chi pensa che questa sia invece l'applicazione della Costituzione, così come è stata scritta nel 2001. È una legge dello Stato che va in contrasto con il dettato costituzionale anche per quanto riguarda la solidarietà e per quanto riguarda il principio di sussidiarietà.
Se oggi chi ci governa ritiene che questa sia la direzione giusta da intraprendere, confidiamo che su questo, come dicevo prima, una mobilitazione popolare di sincera difesa del testo costituzionale e dell'unità nazionale e patriottica del nostro Paese possa portare a eliminare questa stortura, che sarebbe una stortura di cui sono certa ci pentiremmo fra qualche anno, quando, nel rifare la cronistoria probabilmente, le parti sarebbero di nuovo mescolate, ma ci troveremmo davvero ad avere maggiori difficoltà a gestire nell'interesse dei cittadini ai cittadini le risorse pubbliche in tutta Italia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Magliano, per dichiarazione di voto.



MAGLIANO Silvio

Grazie, Presidente.
Vorrei annunciare il voto contrario da parte della nostra lista, perché noi ne siamo convinti, anche riprendendo parte della storia di alcune esperienze politiche della quale il nostro Gruppo proviene.
Ricorderò sempre quando don Sturzo, nel 1921, si manifestò come uno dei più grandi regionalisti del nostro Paese, perché era convinto che scommettere fino in fondo sulle capacità e sulle competenze delle classi dirigenti di quei territori era la possibilità di renderle ancora più grande.
È evidente che possiamo anche dividerci su come vogliamo interpretare il concetto del criterio della dottrina sociale della Chiesa e della sussidiarietà (c'è quella orizzontale, quella verticale e anche quella circolare) che, nel tempo, è diventata materia anche di azione politica e penso di alcuni grandi esponenti delle scuole universitarie bolognesi.
Da questo punto di vista, appunto, noi pensiamo che scommettere sulla capacità e sulle classi dirigenti dei territori, ragionando su un'attenta divisione delle competenze e delle deleghe, sia un'ipotesi di futuro.
Crediamo che non sia una diminutio e che non renda più deboli quelle regioni, ma che dia loro più forza, perché si scommette sulla capacità di quei soggetti, di quei Presidenti e di quelle classi dirigenti che, badate bene, non sono soltanto esclusivamente politiche, ma anche dell'amministrazione, anche della gestione della macchina amministrativa.
Noi siamo convinti che, invece, questo permetta di dimostrare ad alcune classi politiche di questa nostra Italia di avere tutte le caratteristiche per rendere ancora più forti le loro ragioni e le loro Regioni.
Pertanto, annuncio il nostro voto contrario e ci auguriamo che i livelli essenziali di prestazioni - questo sì, perché come lista lo abbiamo profondamente a cuore - siano rispettati, siano attuati e non si allarghi il divario sociale tra chi quelle prestazioni le può acquistare e chi invece, le deve ricevere pubblicamente perché non ha risorse per farlo.
Su questo non faremo sconti e cercheremo di capire fino in fondo come garantirli in maniera equa su tutto il territorio, perché non vogliamo lasciare indietro nessuno ma, anzi, immaginiamo che con questa autonomia con questo tipo di assetto della divisione dei poteri del governo delle Regioni e non solo, si possano esprimere tutte quelle intelligenze che a volte sono in grado di trovare risposte prima ancora che lo Stato centrale sia in grado di attuarle.
Grazie, Presidente, ho concluso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ricca, sull'ordine dei lavori.



RICCA Fabrizio

Grazie, Presidente.
Vorrei chiedere l'appello nominale sulla votazione.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Disabato, sull'ordine dei lavori.



DISABATO Sarah

Grazie, Presidente.
Potrei chiedere un minuto di sospensione? Grazie.



PRESIDENTE

Va bene.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle 17.27, riprende alle ore 17.28)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Procediamo con la votazione della proposta di deliberazione n. 14.
Indìco la votazione per appello nominale sulla proposta di deliberazione n.
14, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio non approva.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso) Comunico che la Consigliera Raiteri ha votato in modo contrario.


Argomento:

Programmazione dei lavori


PRESIDENTE

Non so se ci sia qualche accordo tra i Capigruppo per continuare la seduta oppure sospendere.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ricca; ne ha facoltà.



RICCA Fabrizio

Presidente, se l'Aula è d'accordo, ci sono due ordini del giorno che sono collegati, che potremmo votare anche senza discussione, dando tutto per illustrato.



PRESIDENTE

Sì, però mi pare che non sia al primo punto all'o.d.g., perché se non sbaglio, ce n'è uno prima del suo, quello inerente a "L'impegno della Regione Piemonte per Cuneo Capitale italiana del libro 2025".
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle 17.31, riprende alle ore 17.38)



PRESIDENTE

La seduta riprende.


Argomento: Attivita' di promozione - Celebrazioni Manifestazioni Anniversari Convegni

Esame ordine del giorno n. 9 presentato da Sacchetto, Bordese, Nicco Zappalà, Antonetto, Raiteri, Binzoni, Barbero e Riva Vercellotti, inerente a "L'impegno della Regione Piemonte per Cuneo Capitale italiana del libro 2025"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 9, di cui al punto 4) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Sacchetto per l'illustrazione.



SACCHETTO Claudio

Grazie, Presidente.
Sarò brevissimo, perché mi sembra che i Capigruppo abbiano deciso di contingentare i tempi.
L'ordine del giorno, molto semplice e molto chiaro, può trovare sicuramente una grande condivisione all'interno del Consiglio regionale.
La Città di Cuneo si è candidata aderendo a un bando del Ministero dello scorso 8 luglio come Capitale italiana del Libro, che deriva da una legge nazionale che, da cinque anni, la istituisce.
Cuneo è l'unica città piemontese che ha richiesto questa candidatura. La richiesta, da parte mia e da parte dei colleghi che hanno voluto sottoscrivere questo ordine del giorno, di richiedere al Consiglio regionale di esprimere una politica chiara di sostegno a questa candidatura, tenuto conto del fatto che l'Assessorato e la Regione stessa tramite anche la Fondazione Artea, sta già partecipando alla realizzazione del dossier per cercare di portare in Piemonte, nel 2025, la Capitale italiana del libro.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Marro.



MARRO Giulia

Grazie, Presidente.
Ringrazio chi ha proposto questo ordine del giorno.
Dopo un confronto con le istituzioni del territorio, voterò a favore di questa proposta.
Tengo a precisare semplicemente che non soltanto Cuneo è l'unica città piemontese candidata tra le 20 città in gara, ma che ha una storia eccezionale, che è stata condensata nel dossier di 89 pagine inviato al Ministero della Cultura. Il dossier è stato intitolato "Cuneo è un libro aperto" e si rende evidente che la città ha posto il libro e la lettura al centro della sua strategia culturale di sviluppo urbano, avviando significativi progetti in tal senso.
Ve ne cito alcuni che sono importanti: la nuova biblioteca in fase di costruzione, presso il prestigioso Palazzo Santacroce, il progetto "Nati per leggere" e la realizzazione di una biblioteca 0-18, spaziosa, moderna e accogliente.
Inoltre, Cuneo vanta 25 edizioni del festival letterario "Scrittorincittà" ultimamente organizzato in modo diffuso nella città, toccando anche aree e spazio pubblico; il riconoscimento del Premio nazionale Nati per Leggere nel 2011 e del Premio Andersen nel 2012. Cuneo è orgogliosamente inclusa nell'elenco "Città che legge" e ospita il Premio Città di Cuneo per il primo romanzo, che è la possibilità, per scrittori e scrittrici che scrivono il loro primo romanzo, di essere conosciuti, anche con una visione transfrontaliera con la Francia tramite la città di Chambéry. Segnalo inoltre, che proprio ieri è stata inaugurata una biblioteca nel quartiere San Paolo.
Termino con una citazione di Toni Morrison: "Leggere è un atto di liberazione che ci permette di scoprire noi stessi e il mondo intorno a noi. Avere un libro in mano, piuttosto che un cellulare, soprattutto per i giovani, è, a mio avviso, la via maestra per accendere l'immaginazione e la fantasia che ci portano a costruire mondi diversi, dove tutti e tutte hanno cittadinanza".
Ringrazio il Consigliere Sacchetto per aver presentato questo ordine del giorno e annuncio il mio voto favorevole.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Calderoni; ne ha facoltà.



CALDERONI Mauro

Grazie, Presidente.
Mi unisco anch'io, insieme alla collega Marro e al Gruppo consiliare del Partito Democratico, ai ringraziamenti al collega Sacchetto per questa iniziativa di allineamento politico e istituzionale rispetto alla candidatura della Città di Cuneo a Capitale Italiana del Libro.
In passato, non è mai avvenuto questo sforzo congiunto da parte di tutte le istituzioni, dai livelli periferici a quello regionale, quindi speriamo che si inauguri un nuovo corso con l'iniziativa del collega Sacchetto e che in futuro, se ci saranno altre candidature provenienti anche da istituzioni temporaneamente rette da forze politiche differenti dalla maggioranza di Governo, si proceda in tal senso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Magliano, per dichiarazione di voto.



MAGLIANO Silvio

Grazie, Presidente.
Annuncio il nostro voto favorevole e ringrazio il collega per aver posto questo tema all'o.d.g.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste d'intervento, chiedo alla Giunta regionale se intende intervenire.
La parola all'Assessore Bussalino.



BUSSALINO Enrico, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Comunico che il parere della Giunta regionale è convintamente favorevole.
Vorrei fare presente che eventuali misure di finanziamento potranno essere programmate anche in relazione all'andamento della candidatura.
Il voto della Giunta, pertanto, è convintamente favorevole.



PRESIDENTE

Grazie.
Non essendovi altre richieste di intervento, procediamo con la votazione.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 9, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso)


Argomento:

Ordine del giorno n. 11 presentato da Pentenero, Canalis, Isnardi, Rossi Paonessa, Ravetti, Verzella, Calderoni, Valle, Pompeo, Avetta, Conticelli Salizzoni e Unia, inerente a "Riconoscimento dello ius scholae quale requisito per la cittadinanza italiana" (rinvio trattazione)


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 11, di cui al punto 5) all'o.d.g.
A seguito di un accordo tra i Gruppi consiliari, l'esame viene posticipato alla prossima seduta consiliare.


Argomento: Trasporti pubblici - Trasporti e comunicazioni: argomenti non sopra specificati

Esame ordine del giorno n. 1 presentato da Disabato, Coluccio e Unia inerente a "La Regione si faccia promotrice di una formale richiesta di finanziamento per il prolungamento della Linea 1 Metropolitana di Torino da Fermi - Collegno a Cascine Vica Rivoli - Acquisto di nuovi convogli" ordine del giorno n. 14 presentato da Ricca, Ravello, Magliano, Ruzzola Buzzi Langhi, Beccaria e Biglia, inerente a "Sostegno della Regione Piemonte per il completamento del prolungamento della Linea 1 della Metropolitana di Torino e acquisizione di nuovi treni"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 1, di cui al punto 6) all'o.d.g., al quale è collegato l'ordine del giorno n. 14.
La parola alla Consigliera Disabato per l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 1.



DISABATO Sarah

Grazie, Presidente.
So che il tempo stringe, quindi sarò brevissima.
L'oggetto dell'ordine del giorno riguarda il tema del prolungamento della linea 1 della metropolitana da Collegno a Cascine Vica.
Sappiamo che, per completare l'infrastruttura, a oggi mancano circa 25 milioni di euro rispetto allo stanziamento iniziale, questo anche a causa del caro materiali che negli anni si è fatto sentire. A questa somma devono essere aggiunti dei fondi necessari per l'acquisto di 12 convogli ferroviari, indispensabili per garantire il servizio in modo efficiente com'è stato fatto fino a oggi.
Pertanto, l'impegno che chiedo alla Giunta regionale è di farsi promotrice insieme alle Amministrazioni comunali della zona ovest di Torino e alla Città di Torino, presso il Ministero competente per materia, affinché venga fatta una richiesta di finanziamento straordinario, portando questo importante tema all'attenzione del Governo. Riteniamo che, in questo momento, sia un'opera strategica per il Piemonte, soprattutto per abbattere le emissioni e per garantire un servizio efficiente ai cittadini, in modo da indurli ad abbandonare l'auto privata, che è un altro tema che ci tocca da vicino visto il livello di inquinamento nella nostra Regione.



PRESIDENTE

A questo ordine del giorno è collegato l'ordine del giorno n. 14 presentato a prima firma dal Consigliere Ricca.
La parola al Consigliere Ricca per l'illustrazione.



RICCA Fabrizio

Grazie, Presidente.
Riteniamo importante l'intervento della Regione Piemonte per il completamento del prolungamento della linea 1 della metropolitana di Torino e per l'acquisizione di nuovi treni, perché è un'opera più che fondamentale che va portata a termine.
Pertanto, chiediamo di promuovere, in collaborazione con i Comuni dell'area ovest di Torino e con la Città di Torino, una richiesta formale ai Ministeri competenti per ottenere con urgenza i finanziamenti necessari a completare il prolungamento della linea 1 e per l'acquisto di nuovi convogli, al fine di garantire un miglior servizio di trasporto pubblico per tutta l'area metropolitana, ma soprattutto per andare a completare un'opera strategica.



PRESIDENTE

Dichiaro aperta la discussione generale.
La parola al Consigliere Ravello.



RAVELLO Roberto

Grazie, Presidente.
Ho aggiunto la mia firma all'ordine del giorno a prima firma del Consigliere Ricca non per ragioni di legame territoriale, ma perché ritengo che debba essere corale l'impegno dell'Amministrazione regionale (del governo e del Consiglio) nel considerare ogni azione finalizzata al potenziamento del trasporto pubblico locale - ancor più se questo è su ferro - come azione strutturale per far fronte a un cronico problema del bacino padano e dell'area torinese. In particolare, mi riferisco a quello della qualità dell'aria.
È chiaro che quando si parla di iniziative strutturali, non si può non pensare alla necessità di fabbisogno economico e di risorse, ed è questo evidentemente l'oggetto della richiesta che ha una sua colorazione trasversale e non può che farci piacere. Credo, però, che un passo fondamentale affinché si arrivi davvero a risultati concreti debba essere quello di fare proprio il principio dell'utilizzo migliore e più razionale possibile delle risorse.
Il Presidente di IREN, Del Fabbro - IREN è uno dei principali player energetico-ambientali non solo d'Italia ma d'Europa - ha stimato in circa 250 miliardi di euro il fabbisogno necessario per ridurre del 50 l'inquinamento ambientale di tutte le città italiane, non solo di quelle del bacino padano oggetto di politiche mirate alla riduzione delle emissioni in atmosfera. Non sfuggirà agli osservatori più attenti che questi 250 miliardi corrispondono più o meno a quanto è stimato siano costati insieme Superbonus e reddito di cittadinanza.
Non lo voglio ricordare con fare polemico e nemmeno per il gusto di ascoltare la mia voce, ma lo voglio richiamare all'attenzione dell'Aula e di lei per primo, signor Presidente, come principio ispiratore dell'agire di questa legislatura, che è appena iniziata.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Ravinale.



RAVINALE Alice

Grazie, Presidente.
Ben vengano questi due ordini del giorno. Certamente noi li voteremo.
Mi stupisce che, soprattutto da chi ha governato la Regione, arrivino con questo tempismo, perché il fatto che i treni mancassero era noto quantomeno dalla scorsa estate; peraltro, solo per chiarezza, ciò rende del tutto superflui i lavori che stanno creando problemi in questo momento alla metropolitana, perché se mancheranno, come oggi mancano, quei 12 treni, noi stiamo chiedendo ai cittadini di Torino e nella zona ovest una serie di sacrifici legati al miglioramento del sistema, che però non potrà essere messo pienamente in funzione, perché nel complessivo aumento delle spese legato al caro materiali, si è andata a ridurre, diciamo, la capacità di spesa del budget già stanziato e questo ha impedito l'acquisto di questi treni.
È un tema che anche in Consiglio comunale a Torino è stato più volte discusso.
Quindi, ben venga che oggi la vicenda si risolva e ben venga che si chiede alla Regione Piemonte di farsi parte attiva con il Ministro Salvini per far sì che questi finanziamenti vengano stanziati per un'opera che condivido e che è assolutamente strategica in quelle direzioni che sono state bene illustrate dai colleghi.
È ovvio che, insomma, se vogliamo fare l'elenco delle risorse che vengono stanziate, come è stato fatto nell'intervento che mi ha preceduto certamente, soprattutto dal punto di vista infrastrutturale, gli investimenti che sono stati fatti anche da ultimo su opere simbolo, ma evidentemente non rilevanti dal punto di vista della loro concreta fattibilità, come per esempio i miliardi di euro stanziati per il ponte sullo Stretto, ma ricordo anche come le centinaia di milioni di euro che continuano a essere stanziati sul progetto della linea ad alta velocità, un progetto che ogni anno che passa perde i pezzi e li perde anche dal lato francese, vanno un po' in contraddizione con una sana gestione delle risorse pubbliche, peraltro proprio quelle dedicate alle infrastrutture.
Ciò detto, evviva che il Consiglio regionale chieda questa presa di posizione da parte della Giunta e che questa richiesta di fondi al Governo! Monitoreremo molto volentieri che questi ordini del giorno trovino applicazione e credo sarà opportuno avere un'analoga attenzione anche alla linea 2 della metropolitana di Torino, che oggi parte azzoppata, perch anche qui, con lo stesso meccanismo, i finanziamenti pure ingenti, che sono stati messi a disposizione con il caro materiali oggi non sono sufficienti a coprire neanche il terzo di progetto che aveva finalmente trovato una sua possibile concretizzazione, quindi mi auguro che anche su questo punto il Consiglio regionale abbia la medesima attenzione.
Lo solleciteremo perché, come hanno detto bene i colleghi prima di me questo è fondamentale innanzitutto dal punto di vista della qualità dell'aria che respiriamo e della qualità della vita di ciascuno e ciascuna di noi.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GRAGLIA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ruzzola.



RUZZOLA Paolo

Grazie, Presidente.
Intervengo semplicemente per chiedere la sottoscrizione dell'ordine del giorno da parte mia, della Consigliera Biglia e dei Consiglieri Fava e Buzzi Langhi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Magliano.



MAGLIANO Silvio

Grazie, Presidente.
Vorrei annunciare la sottoscrizione anche da parte del mio Gruppo dell'ordine del giorno presentato dal collega Ricca, perché ci pare quantomai una richiesta opportuna, anche in un'ottica di trasporto sostenibile, di collegamento di queste realtà urbane della nostra provincia.
Da questo punto di vista, ne chiediamo la sottoscrizione e annunciamo già il nostro voto favorevole.



PRESIDENTE

Va bene, ricordo però che dovete inserirlo in piattaforma.
La parola al Consigliere Ricca, sull'ordine dei lavori.



RICCA Fabrizio

Grazie, Presidente.
Intervengo sull'ordine dei lavori solo per annunciare la sottoscrizione dell'ordine del giorno da parte di tutto il Gruppo, che poi sarà firmata in piattaforma.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bussalino, per la replica.



BUSSALINO Enrico, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Questa è un'opera strategica, che era già stata attenzionata dalla Regione Piemonte, ma con questo ordine del giorno sarà ancora più attenzionata perché riteniamo veramente che sia importante e strategica per tutto il Piemonte.
Il parere, quindi, è favorevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Avetta.



AVETTA Alberto

Grazie, Presidente.
Vorrei condividere la posizione del Partito Democratico sull'ordine del giorno a prima firma Consigliera Disabato.
Come Gruppo chiediamo - e lo chiedo a microfono - di poter sottoscrivere il documento della Consigliera Disabato, perché ne condividiamo i contenuti.



PRESIDENTE

Se non vi sono altre richieste d'intervento, procediamo con la votazione.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 1, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso) COLUCCIO Pasquale (fuori microfono) Presidente, chiedo di poter intervenire sull'ordine dei lavori.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Coluccio, sull'ordine dei lavori.



COLUCCIO Pasquale

Grazie, Presidente.
Nel corso della prima votazione sulla riassunzione dei provvedimenti non ho potuto votare per un problema tecnico.
Chiedo se fosse possibile inserirlo a verbale.



PRESIDENTE

Sì, in via eccezionale, perché ricordo che nello scorso mandato non era possibile.
Essendo stato concesso prima, lo possiamo inserire.
Non essendovi altre richieste d'intervento, procediamo con la votazione dell'ordine del giorno n. 14.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 14, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso) La seduta è tolta.



(La seduta termina alle ore 18.00)



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