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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE NICCO
(Alle ore 10.00 il Presidente Nicco constata la mancanza del numero legale e ai sensi dell'articolo 59, comma 5, del Regolamento, aggiorna la seduta di trenta minuti)
(Alle ore 10.32 il Presidente Nicco comunica che la seduta avrà inizio alle ore 11.00)
(Alle ore 10.57 il Vicepresidente Graglia comunica che la seduta avrà inizio alle ore 11.30)
(La seduta inizia alle ore 11.29)
PRESIDENTE
La seduta è aperta.
Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale
PRESIDENTE
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Cirio e Godio.
Programmazione dei lavori
PRESIDENTE
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Disabato; ne ha facoltà.
(Commenti fuori microfono)
PRESIDENTE
Sono in riunione, ma qualcuno della maggioranza c'è.
La parola alla Consigliera Disabato.
DISABATO Sarah
Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori. Intanto sto parlando a un'Aula deserta, perlomeno dai lati della maggioranza, la stessa maggioranza che la settimana scorsa affermava di essere pronta sul bilancio, mentre oggi scopriamo che non ci sono nemmeno le tabelle.
Avete richiamato il provvedimento, troncando la discussione in Commissione e la minoranza non ha avuto modo di approfondire temi fondamentali come il diritto allo studio, i fondi sulla salute mentale, i fondi per la non autosufficienza. Non abbiamo chiarimenti su nulla, nemmeno sulla dotazione dei Fondi europei.
Noi, a oggi, non sappiamo se, nel prossimo anno, la Regione sarà governabile e la maggioranza in questo momento sarà a fare merenda. Io non so dov'è, è sparita, l'aula è deserta, l'Assessore non c'è e non ha le tabelle. Mi chiedo: cosa stiamo facendo qui? Ci state prendendo in giro? Chiedo un po' di chiarezza e un po' di rispetto anche per le minoranze, che fino alla settimana scorsa sono state trattate come una zavorra e oggi vengono sbattute in Aula in attesa di Godot.
Chiedo di sospendere e di chiarirci subito su questo, anzi chiedo di votare adesso la sospensione e direi di mettere anche fine a questa farsa, perch dite di avere fretta, ma dove siete? Di cosa state discutendo? Vi state mettendo d'accordo e vi state spartendo la torta? Ce lo volete spiegare? Votiamo!
PRESIDENTE
Ha chiesto la parola la Consigliera Pentenero; ne ha facoltà.
PENTENERO Gianna
Chiedo di votare immediatamente una sospensione dei lavori.
Grazie.
PRESIDENTE
Avevo intenzione di sospendere i lavori, non perché mancano i Consiglieri di maggioranza, perché quello non è rilevante, ma perché manca la Giunta.
Giuridicamente non è rilevante da Regolamento, sono fuori.
(Commenti fuori microfono)
PRESIDENTE
Però sto dicendo che volevo sospendere, perché manca.
Adesso è arrivato l'Assessore e quindi c'è anche la Giunta.
Scusate, siete in due in piedi. Tra l'altro, Consigliera Disabato, si logghi, perché prima ha parlato da assente, quindi non avrebbe neanche potuto parlare, ma non me ne sono accorto.
La questione è che, anche se sono assenti, sono presenti da un punto di vista di Regolamento. Per rilevarne l'assenza bisogna fare una votazione.
Quindi, stavo dicendo che avrei sospeso i lavori, però lei ha chiesto la votazione di una sospensione.
(Commenti fuori microfono)
PRESIDENTE
Consigliera Canalis, per favore, rispetti il Regolamento, perché sta parlando il Presidente e non gli salti in bocca facendo dei versi da animali.
Stavo dicendo che avevo intenzione di...
(Commenti fuori microfono)
PRESIDENTE
Per favore, Consigliera Canalis, la richiamo all'ordine. Non faccia degli urli, perché non è nel suo stile avere questi comportamenti.
(Commenti fuori microfono)
PRESIDENTE
Ritengo che non sia nel suo stile, ma se lei ritiene che questo sia il suo stile, ne prendo atto.
Ha chiesto la parola la Consigliera Disabato; ne ha facoltà.
DISABATO Sarah
Presidente, mettiamo al voto la sospensione.
PRESIDENTE
Ha chiesto la parola la Consigliera Pentenero; ne ha facoltà.
PENTENERO Gianna
Presidente, chiedo scusa, un attimo fa ho chiesto di mettere ai voti la sospensione dei lavori dell'Aula.
Ho grande stima e grande rispetto del suo ruolo, però lei non può dire che un'Aula come questa può procedere anche senza la presenza dei Consiglieri solo perché sono presenti virtualmente.
Mettiamo ai voti!
PRESIDENTE
Ha chiesto la parola il Consigliere Ricca; ne ha facoltà.
RICCA Fabrizio
Grazie, Presidente.
Logicamente chiedo scusa, sapendo che il Gruppo della Lega era presente. Io e il collega Cerutti stavamo ancora visionando un emendamento, anche perché, ripeto, forse sarebbe il caso di entrare nel merito dei provvedimenti. La discussione sterile che è arrivata fino adesso non ha portato oggettivamente a niente, anzi, sarebbe bello poter entrare nei provvedimenti per poterli analizzare. Credo che anche l'Assessore Tronzano che potrebbe avere tante cose da fare, è qui ad ascoltare oggettivamente il nulla.
Quindi, mi permetto di dire al Presidente che, se lui ritiene, noi siamo assolutamente favorevoli a votare per la sospensione.
PRESIDENTE
Mettiamo in votazione la richiesta di sospensione.
Sì, per sospendere la seduta; no, per non sospendere la seduta.
Indìco la votazione palese sulla richiesta di sospensione della seduta di Consiglio regionale.
Il Consiglio non approva.
Sia inserito a verbale il voto favorevole del Consigliere Rossi e il voto contrario del Consigliere Riva Vercellotti, poiché entrambi, per problemi tecnici, non hanno effettuato la votazione.
Questioni pregiudiziali
PRESIDENTE
La parola alla Consigliera Disabato.
DISABATO Sarah
Grazie, Presidente.
Intervengo sulla pregiudiziale di ieri o ne dobbiamo aprire una nuova?
PRESIDENTE
Siamo sulla pregiudiziale della Consigliera Paonessa, sulla quale aveva già richiesto ieri di intervenire la Consigliera Nallo.
DISABATO Sarah
Intervengo su questa pregiudiziale, anche perché casca proprio nel momento in cui sotto il palazzo si sta verificando un sit-in sul tema della mancata erogazione e sui ritardi delle borse di studio.
Questo è un tema fondamentale, Presidente.
Approfitto di questa pregiudiziale che parla di diritto allo studio, per dire che non siete pronti perché non ci sono le tabelle! Consigliere Ricca, non prendiamoci in giro: è stato richiamato il provvedimento in Aula perché eravate pronti, ma a oggi non c'è nulla di pronto! Avete fatto riunione fino adesso a dirvi non so che cosa, per chiarire chissà quale punto, quindi, di che cosa dobbiamo parlare? Soprattutto, Presidente, non abbiamo nemmeno un riferimento e un chiarimento sui fondi disponibili per il diritto allo studio che, bench non freghi una cippa di niente a quest'Aula, che mi sta parlando sopra e non riescono nemmeno a sentire quello che dico, dovrebbe essere doveroso perché voi continuate a ripetere che con i fondi europei si fa tutto.
Io non ho una tabella.
(Commenti fuori microfono)
DISABATO Sarah
Ma può dire di stare zitti? Mi scusi, eh!
PRESIDENTE
Per favore, Ricca, torni al suo posto.
DISABATO Sarah
Sono senza parole!
PRESIDENTE
Per favore, silenzio. Parlate sottovoce.
DISABATO Sarah
Questo è l'interesse della maggioranza sul diritto allo studio! Forse dovremmo renderci conto che siamo un pochettino in alto mare sull'argomento.
In questo momento stanno manifestando sotto il palazzo, perché non c'è certezza e lo confermo, perché non ci sono le tabelle. Non abbiamo un chiarimento sui fondi disponibili per le borse di studio e neanche sull'erogazione delle vecchie risorse per garantire gli idonei non beneficiari che ancora aspettano. Quindi, sarebbe doveroso e necessario un chiarimento dell'Assessore competente in materia di diritto allo studio per darci rassicurazioni sugli stanziamenti destinati alle borse.
Un'assicurazione che oggi non c'è, perché si continuano a finanziare quelle partite con il PNRR.
Intanto, il PNRR non è eterno. A parte il fatto che molti che non l'avevano votato a suo tempo, anzi l'avevano appellato come la "panacea di tutti i mali", oggi invece ci si fa tutto con il PNRR, pure le unghie! Insomma, dateci rassicurazioni sul fatto che ci sia continuità sulle borse di studio e dateci rassicurazioni che oggi ci sia la copertura totale per il prossimo anno e anche il pagamento delle borse per gli idonei non beneficiari che rischiano di tornarsene a casa, perché la Regione non garantisce un diritto fondamentale.
Se poi vogliamo prenderci in giro, se volete fare ancora riunioni e se volete perdere ancora tempo, ditelo, però il dato di fatto è che voi ci avete tirato per la giacchetta, ma non eravate pronti sul provvedimento più importante dell'Ente.
Di questo dovreste fare un'assunzione di responsabilità!
PRESIDENTE
Grazie.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Nallo; ne ha facoltà.
NALLO Vittoria
Grazie, Presidente.
Anch'io ero prenotata da ieri su questa questione pregiudiziale e oggi l'intervento ha ancora più valore, nel momento che abbiamo ragazzi fuori dal Palazzo che, per l'ennesima volta, sono a chiederci conto del nostro ritardo sul pagamento delle borse di studio.
Rivolgo una domanda soprattutto all'Assessore Tronzano: com'è possibile che siete in continuità? Ci siamo trovati in esercizio provvisorio e ancora a fine febbraio non siamo riusciti a concludere l'iter di pagamento delle borse di studio per gli studenti? Credo sia gravissimo dal punto di vista della programmazione e dal punto di vista politico, perché rende l'idea di quali siano le priorità di questa Giunta regionale. Come si può pensare di andare avanti su questa discussione? Abbiamo accelerato sui tempi e ci avete chiesto, anzi, non chiesto in realtà, di arrivare subito in Aula con il provvedimento, quando ancora non eravamo in grado di leggere le tabelle complessive, tabelle che ci danno l'idea delle scelte fatte da questa Giunta.
Non credo sia questo il modo di trattare i nostri studenti.
Aggiungo ancora un aspetto, Assessore.
Ci sono tanti emendamenti da parte delle opposizioni sul tema. Spero che quando arriveremo alla discussione sul bilancio ci possa essere lo spazio per discutere davvero dell'attenzione della Regione al diritto allo studio.
Lo chiedono gli studenti e lo chiede la nostra Regione, che ha bisogno di rimanere e tornare a essere attrattiva per gli studenti, le cui famiglie non sempre possono permettersi costi altissimi legati alla loro permanenza qui, agli affitti, al materiale scolastico e alla vita di tutti i giorni.
Tra le varie questioni che spero si riuscirà ad affrontare c'è anche l'importanza di risarcire quegli studenti che, per colpa di una gestione improbabile di EDISU, si sono trovati ad avere non solo le stanze svuotate nel periodo delle Universiadi per lasciar spazio agli atleti che vi partecipavano, ma anche totalmente devastate. Il danno oltre alla beffa! Spero che nessuno dei figli dei Consiglieri qui presenti, visto il loro disinteresse, si trovi in questa situazione nelle Regioni in cui studiano (penso alla Lombardia o al Lazio), perché davvero il disinteresse della Regione sulle borse di studio degli studenti universitari è lampante.
Lascio questa pregiudiziale sperando che possa essere accolta.
PRESIDENTE
Grazie, Consigliera Nallo.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Ravinale; ne ha facoltà.
RAVINALE Alice
Grazie, Presidente.
Il Capogruppo Ricca prima parlava di discussione sterile, però noi facciamo quel che si può, perché la discussione proficua in Commissione non ce l'avete fatta fare richiamando il provvedimento in Aula. Su tutti questi temi avremmo potuto confrontarci nelle Commissioni, invece arriviamo in Aula e qualunque cosa diciamo viene ritenuta una perdita di tempo (queste sono le parole utilizzate). Il problema resta.
La questione pregiudiziale sollevata dalla collega Paonessa è assolutamente pertinente e rilevante. Oggi ne abbiamo l'ennesima dimostrazione con studenti e associazioni studentesche, cui peraltro era stato promesso, a dicembre, che sarebbe stata convocata un'audizione in Commissione per approfondire il tema. Nemmeno questo è stato fatto.
Sul diritto allo studio universitario e sui voucher per le spese di trasporto e libri per i gradi inferiori di istruzione la Regione continua ad avere un problema, un problema di rispetto dei diritti. Poco fa parlavo qui fuori con due ragazze iraniane che mi hanno detto: "Noi non possiamo tornare indietro, ma ci mettete nelle condizioni di non sapere neanche come andare avanti". Due ragazze di 22 e 21 anni che stanno aspettando borse, di cui sono beneficiarie, di 7.000 euro. Capite bene che queste ragazze, che ovviamente lavorano per garantirsi gli studi, non riescono a vivere nella nostra città, che è un fiore all'occhiello per tutti noi. In Piemonte vi sono città universitarie, ma la promessa di usufruire delle borse, che è un diritto, rischia di rimanere sulla carta se i fondi non sono assegnati.
Il problema non riguarda soltanto la cassa, come abbiamo già detto in più occasioni, perché mancavano le risorse stanziate a bilancio nel 2024 e sono stati fatti due anticipi per un totale di 36 milioni di euro. Capite bene che 36 milioni di euro, se non erano stati programmati idoneamente, sono un campanello d'allarme sulla programmazione complessiva del bilancio.
Prendere in rincorsa 36 milioni di euro per borse di studio che sono state riconosciute, vuol dire quantomeno aver fatto male i conti.
Nel 2025 ci ritroviamo nella stessa situazione perché abbiamo stanziate a bilancio somme che stanno intorno a 50 milioni di euro, quando già sappiamo che per riconoscere quelle borse di studio avremmo praticamente bisogno del doppio della somma.
L'Assessore Tronzano lo sa, glielo abbiamo chiesto in tutte le lingue: dove sono le risorse europee stanziate che dovrebbero servire per pagare quelle borse e per coprirle per l'anno in corso? Siamo alla fine della discussione e non abbiamo evidenza di quelle somme e non le avremo mai, come mi dice l'Assessore Vignale. Peccato! Non le avremmo nel bilancio, ma da qualche parte bisogna averle. Non lo chiede Alice Ravinale, ma una ragazza di 21 anni che sta aspettando 7.000 euro, che da luglio non riceve un euro e che, nel frattempo, deve pagarsi l'affitto. Questo è il punto. Se tuteliamo il diritto allo studio, il diritto allo studio è anche consentire alle persone di programmarsi la vita, consentire alle persone di decidere di venire a Torino e non di andare da altre parti. È un tema significativo.
Lo stesso vale sulla questione dei voucher scuola. Come sapete, anche lì la graduatoria è sottofinanziata praticamente della metà e anche in quella situazione non stiamo parlando di risorse enormi per i voucher scuola, ma di una scelta politica che è quella di lasciare fuori dall'acquisto dei libri di testo una marea di famiglie piemontesi.
Ricordiamoci dell'articolo 34 della Costituzione, cerchiamo di conoscere il diritto allo studio e di renderlo effettivo, perché i diritti vanno concretizzati e rispettati. Non devono diventare illusioni, non devono diventare gentili concessioni.
PRESIDENTE
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ravello; ne ha facoltà.
RAVELLO Roberto
Grazie, Presidente.
Mi perdoni se sposto l'attenzione sul tema più di forma, ma nelle istituzioni la forma è sostanza e, checché se ne dica, il nostro Gruppo è sempre molto attento nell'ascoltare gli interventi di chi prende la parola in aula.
A proposito del penultimo intervento, quello della Consigliera Disabato, mi permetto di chiedere alla Presidenza di verificare l'opportunità di censurare l'atteggiamento tenuto dalla Consigliera Disabato. In un passaggio in particolare ha utilizzato una locuzione, sostenendo che a noi delle borse di studio non interessa "una cippa di niente".
Sono andato a verificare e l'Accademia della Crusca ci ricorda che il termine "cippa" significa membro virile e io non credo che l'utilizzo di questo termine, in quest'Aula, risponda a quanto il Regolamento ci richiama, cioè di assumere un comportamento decoroso, unito all'abbigliamento, all'atteggiamento e quant'altro.
Presidente, la invito cortesemente a verificare che il Regolamento sia rispettato anche in questa parte, con riferimento all'intervento della Consigliera Disabato.
PRESIDENTE
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Unia; ne ha facoltà.
UNIA Alberto
Solo per rammentare che chi manca di rispetto all'Aula non siamo noi, ma è la maggioranza quando espone striscioni imbarazzanti durante un Consiglio regionale aperto con ospiti esterni.
PRESIDENTE
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Pentenero; ne ha facoltà.
PENTENERO Gianna
Grazie, Presidente.
Vorrei intervenire rispetto alla scarsa attenzione, anzi, potremmo dire al mancato rispetto del principio di sussidiarietà verso gli enti locali e il terzo settore, introducendo una nuova pregiudiziale, ai sensi dell'articolo 3 del Regolamento.
In merito al tema degli enti locali, in una regione come la nostra, che si regge su piccoli e medi Comuni e grandi città, direi che l'ossatura principale sono i nostri enti locali situati in zone collinari, in zone montane e in zone di pianura, con caratteristiche comuni: territori molto vasti, ma popolazione molto bassa.
In qualsiasi tipo di campagna elettorale e in qualsiasi nostro intervento sosteniamo quanto questa sia la forza della nostra regione e quanto questi siano gli elementi importanti con i quali rispondere alle esigenze dei cittadini piemontesi in difficoltà.
Nel processo di discussione della Commissione, non siamo riusciti a capire alcune cose; o, meglio, alcune cose sono molto chiare, ma altre non sono assolutamente chiare rispetto alle risorse destinate agli enti e soprattutto su tutto il tema del terzo settore, sul quale potremmo fare un ragionamento a parte.
Se partiamo in modo specifico rispetto agli enti locali, assistiamo a una situazione per la quale la legge n. 18 non viene più finanziata, la legge sulle Unioni dei Comuni non viene finanziata o, meglio, la somma stanziata si regge ancora (ed è l'unica che si regge ancora) sui trasferimenti dello Stato.
Sappiamo che le nostre Province avranno un taglio nei prossimi anni. Forse deriva dal fatto che le competenze sono state ridotte e, quindi, il personale è stato trasferito alle Regioni. Forse deriva dal fatto che si assiste a un progressivo smantellamento delle Province all'interno del nostro territorio. Ma sono tutti dei forse, perché non abbiamo trovato nessun elemento di chiarificazione e di risposta alle attenzioni che a parole vengono rivolte nei confronti degli enti locali, ma che non trovano nessuna coincidenza nel nostro bilancio che è stato approvato.
Lo stesso accade per le funzioni socioassistenziali. Se i dati di contesto che vengono scritti all'interno del DEFR sono dati veri - e ogni tanto qualche dubbio ce l'ho - non riesco a capire come si possa pensare che i consorzi socioassistenziali possano rispondere a uno dei temi più importanti, che è la tenuta sociale dei nostri territori, quando stanziamo le stesse risorse dell'anno scorso, anzi sulle singole politiche andiamo a ridurre.
A tutto questo quadro confuso e complesso legato ai nostri enti locali si aggiunge il fatto che lo Stato ha tagliato otto milioni alla Città di Alessandria, cinque milioni alla Città di Asti, quattro milioni alla Città di Biella, 14 milioni alla Città di Cuneo, otto milioni alla Città di Novara, 32 milioni alla Città di Torino. A questi potremmo aggiungere i tagli che sono stati fatti nelle Province, che ammontano ad ulteriori dieci milioni.
Pertanto, se sommiamo alle risorse che nel bilancio non troviamo in favore degli enti locali e del terzo settore - ma credo che su questo, negli interventi successivi, a sostegno di questa pregiudiziale, troveremo altri elementi - i dieci milioni sulle Province e i 40 milioni sugli enti locali di cui non c'è traccia all'interno del nostro bilancio, ai quale aggiungerei altri 86 milioni di contributo che la nostra Regione dà al fondo pubblico allo Stato, mi chiedo come riusciamo a garantire quello che il nostro Statuto e il nostro Regolamento ci chiedono, cioè la sussidiarietà nei confronti degli enti locali.
Sottolineo ancora una volta che la confusione con la quale non siamo riusciti ad avere una tracciabilità delle risorse più significative legate ai trasferimenti nei confronti delle Province e di quelli legati ai consorzi socioassistenziali e all'Unione dei Comuni rappresenta una situazione davvero drammatica.
Grazie.
PRESIDENTE
Ha chiesto la parola la Consigliera Disabato; ne ha facoltà.
DISABATO Sarah
Grazie, Presidente.
Vorrei intervenire per fatto personale, perché sono stata citata poc'anzi e mi rammarica davvero il fatto che vengano associate certe immagini e certe definizioni alla mia persona e al mio nome. Soprattutto non comprendo come questi riferimenti possano essere fatti sulla base di quello che dice l'Accademia della Crusca. Non so dove il collega abbia tratto il significato della parola "cippa", ma non sicuramente dall'Accademia della Crusca. Spero che il collega non sia finito su qualche sito sbagliato e se così fosse, lo inviterei a verificare la sua cronologia di Google.
In ogni caso, proprio per chiarire questo fatto, direi che è giusto leggere la definizione che dà l'Accademia della Crusca, perché alcuni lettori hanno chiesto chiarimenti sull'etimologia del termine "cippa", che è usato, ad esempio, nell'espressione "non capire una cippa".
Che dice l'Accademia della Crusca? "L'espressione non capire una Cippa suggerita dai nostri lettori significa non capire niente. Il significato figurato del sostantivo femminile cippa è, quindi, quello di niente", che è ben diverso dall'immagine falloide che ci ha fornito poco fa il collega.
Io sono a posto. Non sono romana, ma piemontese. Non sono romana.
PRESIDENTE
Guardiamo il bicchiere mezzo pieno: ci avete strappato un sorriso! La parola alla Consigliera Marro.
MARRO Giulia
Grazie, Presidente.
Intervengo sulla pregiudiziale per il mancato rispetto della sussidiarietà verso enti locali e terzo settore.
Alcune settimane fa, ovvero purtroppo nei pochi Consigli regionali che abbiamo fatto dall'inizio dell'anno, ho presentato un question time proprio sulla diminuzione dei finanziamenti ai piccoli ai Comuni sotto i mille abitanti, in seguito ai tagli previsti dal "decreto crescita". Infatti questa cancellazione per il 2025 ha visto una riduzione da 80 mila a 50 mila euro nel 2024 e rappresenta un colpo durissimo per i Comuni, appunto sotto i mille abitanti.
Questi fondi, come avevo ricordato, erano vitali per la manutenzione, la messa in sicurezza e l'efficienza dei territori, soprattutto per quei Comuni che avevano iniziato delle progettualità e che speravano di poterli continuare nel tempo.
La risposta dell'Assessore mi aveva lasciato un po' perplessa, in quanto aveva garantito che ci sarebbe stato poi un finanziamento statale e che la Regione sarebbe intervenuta tramite dei bandi; inoltre, aveva anche precisato che, oltre ai finanziamenti dei piccoli Comuni, ci sarebbero stati dei finanziamenti alle Unioni dei Comuni e che si sarebbe dovuto puntare su quello.
Mi ha lasciato perplessa, appunto, che ci sarebbero stati dei bandi in quanto questa Giunta tende a sanare dei tagli strutturali, come i finanziamenti che c'erano prima, con dei finanziamenti ad hoc. Questo non dà sicurezza ai Comuni, non dà sicurezza per quanto riguarda delle progettualità a lungo termine, che sono quelle su cui bisogna puntare perché dei finanziamenti una tantum non permettono ai Comuni di poter strutturare bene i loro progetti e quindi potrebbe portare i Comuni alla mancanza di personale, senza strutture adeguate a rispondere ai bandi rischiando così di lasciarli indietro e, quindi, di creare disugualità.
Inoltre, il Presidente Mattarella, nel discorso di inizio anno, ha proprio precisato l'importanza di queste realtà, che permettono di presidiare il territorio, ma se noi gli togliamo i fondi, il rischio di queste piccole realtà, così care al Presidente Mattarella e anche al Presidente Cirio, che aveva ricordato nell'incontro di Natale con tutti i Sindaci, è di rovinare il loro lavoro per la mancanza del giusto supporto che, invece, meritano.
PRESIDENTE
La parola al Consigliere Calderoni.
CALDERONI Mauro
Grazie, Presidente.
Intervengo a sostegno della pregiudiziale della collega Pentenero sulla situazione drammatica degli enti locali.
È stata molto chiara la Presidente del nostro Gruppo e io aggiungo brevemente anche un cenno alla rigidità introdotta dalle nuove regole di finanza pubblica, che certamente rallenteranno, se non bloccheranno del tutto, la capacità di investimento degli enti locali, per quanto riguarda le opere pubbliche. Non sono molti gli enti locali del nostro Piemonte che hanno una cassa tale da garantire quanto previsto dalla più recente normativa.
Aggiungo ad abundantiam anche un riferimento al continuo rimaneggiamento del PNRR. Perché siamo qui, come ha detto giustamente la Consigliera Disabato, ogni seduta ad elogiare le magnifiche sorti e progressive del PNRR, che non aveva né padre e né madre fino a poco tempo fa, mentre adesso siamo saliti tutti sul carro di questo importante finanziamento europeo ma ahimè, continuando a mettere mano al progetto iniziale del PNRR, si crea disorientamento in tutti gli uffici preposti nei vari Comuni allo sviluppo di questa importante progettualità. Ci aggiungo anche che slittano continuamente le date di erogazione delle varie tranche, mettendo in gravissima difficoltà la finanza degli enti locali.
Questo sicuramente compromette, nel lungo periodo, la riuscita delle progettualità in corso e limita fortemente la capacità lavorativa di enti spesso piccoli o piccolissimi che con fatica hanno reperito non soltanto le risorse per il cofinanziamento della fase iniziale, ma anche professionalità non facili da trovare in Comuni di piccole e piccolissime dimensioni, per portare avanti procedure complesse come quelle del PNRR.
A fronte di un bilancio sostanzialmente identico a quello dell'anno precedente, aumentano in maniera forte i bisogni delle comunità locali specie nei territori più fragili e più marginali, dove i servizi pubblici sono decentrati, quindi necessariamente più costosi. A questa spesa in continuo aumento naturalmente faranno carico, se in grado, di nuovo gli enti locali, mentre le istituzioni superiori stanno a guardare impotenti o disinteressate.
È un tema che certamente dovremmo approfondire.
Infine, aggiungo una nota rispetto al personale degli enti locali. Non c'è soltanto il tema delle Unioni montane, il cui funzionamento è stato definanziato in parte, ma c'è il funzionamento ordinario di tutti i Comuni medi, piccoli e piccolissimi, oggi in grande difficoltà a reperire personale per mandare avanti l'attività ordinaria. Se non riusciamo a mandare avanti l'attività ordinaria nella rete dei nostri Comuni immaginiamoci come possiamo affrontare questo profluvio di bandi di finanziamento che richiedono molte ore di lavoro, molta attenzione e personale dedicato.
PRESIDENTE
Grazie, Consigliere Calderoni.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Pompeo; ne ha facoltà.
POMPEO Laura
Buongiorno, Presidente; buongiorno, Consiglieri.
Intervengo per una questione pregiudiziale ai sensi dell'articolo 7 dello Statuto della Regione Piemonte riguardante la cultura, quindi patrimonio culturale. L'articolo 7 recita: "La Regione valorizza le radici storiche culturali, artistiche e linguistiche del Piemonte e, in particolare salvaguarda l'identità della comunità secondo la storia, le tradizioni e la cultura. La Regione coopera con lo Stato, nei limiti e con le modalità previste dalla legge statale, alla tutela dei beni culturali. La Regione salvaguarda le minoranze culturali e religiose nel rispetto delle diversità. La Regione tutela e promuove l'originale patrimonio linguistico della comunità piemontese, nonché quello delle minoranze occitana, franco provenzale e walser".
Il comma 5 dell'articolo 7 recita: "La Regione valorizza il legame con la comunità dei piemontesi nel mondo, sostiene i rapporti culturali ed economici, favorisce il più ampio processo di conservazione delle radici delle identità storico piemontesi".
Devo ricordare a tutti noi che il settore culturale piemontese ha affrontato negli ultimi anni, lo sappiamo bene, difficoltà crescenti ancora prima della pandemia, ma la pandemia e la crisi economica hanno acuito la situazione.
Secondo l'UNESCO, il comparto culturale è quello che nel mondo (sicuramente la nostra Regione non fa eccezione) ha sofferto di più dal punto di vista economico per la pandemia. Tutti ci rendevamo conto dell'importanza della cultura in quei giorni, in quei mesi terribili.
In Piemonte sono decine di migliaia (probabilmente superano le 80 mila) le persone che lavorano nel settore della cultura e non cito l'indotto, quindi tipografi, tecnici audio, falegnami, montatori dei palchi, elettricisti tutte professionalità connesse a questo mondo che stanno soffrendo e soffrono se le professionalità della cultura fanno fatica a lavorare.
La nostra regione è ricca di un patrimonio culturale e identitario che è sempre più riconosciuto a livello internazionale. Da vent'anni, se non di più, anche zone che tradizionalmente non avevano una vocazione turistica si sono sviluppate, a partire da Torino, ma non soltanto. La nostra regione vantava presenze turistiche, innanzitutto sul lago Maggiore e sulle montagne. Man mano che in questi ultimi 20/25 anni il Piemonte, grazie agli investimenti, si è affermato come luogo di cultura e ha una qualità della vita più alta e un'attrattività di capitali, ha flussi turistici che prima non potevamo immaginare, ospita eventi internazionali e si è configurata con un'immagine nuova e dinamica, un'immagine in grado di attrarre sotto tanti punti di vista. La cultura si afferma come elemento trasversale non solo rispetto al turismo, ma anche a moltissimi altri ambiti.
Pensiamo, per esempio, a quanto oggi la nostra regione si sia configurata anche dal punto di vista universitario. La cultura non è una vetrina, la cultura è trasversale, è una forza trasformativa, è uno strumento della sicurezza, del welfare, del benessere, del turismo, del commercio dell'artigianato, dell'agricoltura e dell'enogastronomia.
Gli operatori culturali e le associazioni hanno espresso una forte preoccupazione per i tagli previsti dal bilancio regionale '25-'27 che rischiano di compromettere il settore e quella che auspicavamo poteva essere una ripresa.
PRESIDENTE
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Valle; ne ha facoltà.
VALLE Daniele
Intervengo a sostegno della questione che ha proposto la collega perch effettivamente, dall'analisi del bilancio, così come lo conosciamo adesso prima degli interventi che la Giunta vorrà mettere in atto, emerge con chiarezza che, fra tutti i comparti, in termini relativi e non assoluti, è proprio l'ambito culturale quello che ha subito una riduzione di maggior impatto.
Il bilancio, a oggi, tutto sommato, prevede una riduzione delle risorse di circa dieci milioni di euro sulla cultura, soltanto parzialmente compensata dal tema delle risorse PNRR. Per noi questo si pone in un'ovvia contraddizione con l'articolo 7 del nostro Statuto, che richiama l'importanza per il nostro ente di dedicarsi alla tutela del proprio patrimonio culturale e alla sua promozione.
Vero è, come dicevamo prima, che il taglio complessivo insiste sostanzialmente su quasi tutti gli ambiti di azione storica della Regione.
Buona parte di questi sono poi individuati con chiarezza dal testo unico della cultura che abbiamo condiviso e approvato all'unanimità non più tardi di sei o sette anni fa e che riportava, in un unico documento, tutti gli interventi che la Regione prevede su questo ambito, dopo che all'istituzione dell'ente si era invece proceduto a emanare tante leggi di settore, man mano che l'attività e il campo d'azione dell'Ente andava espandendosi.
Da questo punto di vista, anche il concetto stesso di tutela del patrimonio culturale, che è previsto all'interno del nostro Statuto, è naturalmente estendibile e dinamico, perché tende a ricomprendere al suo interno attività, oggetti e iniziative sul territorio che, naturalmente, col cambiare delle sensibilità e dei concetti stessi con cui si elabora e si promuove la cultura e la ricerca, cambiano col passare del tempo.
In questo senso, la legge della Regione non soltanto è aggiornata, ma ha previsto dei meccanismi di un certo dinamismo, che sono in grado di adattarsi alle esigenze che si propongono.
Abbiamo linee culturali che sono state tutte oggetto di riduzioni significative su tanti ambiti. Penso ai finanziamenti alle associazioni alle biblioteche, agli istituti culturali, ai beni ecclesiastici, ai Sacri Monti, agli ecomusei, anche a quelle realtà che sono un po' al margine dell'ambito culturale o, meglio, condivise anche con altri ambiti, come ad esempio le società operaie di mutuo soccorso, che condividono anche un'importante vocazione sociale, così come gli spettacoli dal vivo, gli istituti storici della Resistenza e la tutela dei monumenti.
Sono diversi gli ambiti che tutti insieme compongono il più ampio ambito del patrimonio culturale che il nostro Statuto si propone di promuovere e tutelare.
PRESIDENTE
Ha chiesto la parola la Consigliera Segretaria Cera in qualità di Consigliera; ne ha facoltà.
CERA Valentina
Grazie, Presidente.
Ho chiesto di intervenire anch'io su questa pregiudiziale, perché ritengo che quanto è successo ai capitoli della cultura in questo bilancio sia particolarmente grave e vada contro le norme contenute negli articoli dello Statuto di questa Regione.
I tagli sono trasversali. Si parla di tagli all'editoria, ai progetti di promozione della lettura, al sistema bibliotecario regionale. Si parla di tagli ad attività culturali di spettacolo e al cinema. Sono tagli che toccano tutti gli ambiti che chi mi ha preceduto ha già ben elencato.
Si evidenzia in tal modo un'idea di cultura particolare, legata principalmente al grande evento. Va benissimo che in Piemonte - e meno male che c'è - ci sia un grande evento come il Salone del Libro, per promuovere la lettura tra i cittadini e le cittadine piemontesi, ma non può bastare.
Il concetto di cultura diffusa è quello che non vediamo tutelato e finanziato in questo bilancio.
La cultura diffusa è quella che riesce a prevenire il disagio giovanile. La cultura diffusa è quella che riesce a dare anche a chi ha di meno, che dovrebbe avere la possibilità, come tutti gli altri, di accedere a strumenti culturali ed educativi. La cultura è quella che può influenzare il percorso di vita delle persone e significare il riscatto, soprattutto per le giovani generazioni di alcune aree periferiche di Torino o di alcune aree interne della Regione.
Se davvero si vuole tutelare il patrimonio culturale e le tantissime associazioni che operano sul territorio, diventa fondamentale finanziare questi capitoli adeguatamente, perché è uno strumento fondamentale, insieme all'educazione, per provare a combattere fragilità socioeconomiche e marginalizzazioni periferiche e geografiche.
Non lo vediamo presente in questo bilancio e riteniamo che questa pregiudiziale debba necessariamente essere accolta, perché il comparto è troppo importante e perché le associazioni impegnate quotidianamente in progetti e attività culturali ce lo chiedono, perché le aziende impegnate quotidianamente in attività culturali ce lo chiedono. Ce lo chiedono le librerie, che spesso sono gli unici presìdi di socialità e di cultura all'interno di alcuni quartieri e vanno tutelati, aiutati e sostenuti. Ce lo chiede il sistema bibliotecario, perché anche questo vede un taglio. Le biblioteche civiche sono di nuovo un patrimonio per provare a contrastare il disagio sociale intergenerazionale.
Pertanto, chiediamo con forza che venga presa in considerazione questa pregiudiziale e che la Regione torni indietro rispetto ai tagli che abbiamo visto nelle tabelle del bilancio sui capitoli della cultura.
Grazie.
PRESIDENTE
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Disabato; ne ha facoltà.
DISABATO Sarah
Grazie, Presidente.
Intervengo anch'io su questo importante tema, perché doveva essere oggetto di doveroso approfondimento in Commissione relativamente ai fondi stanziati per il comparto della cultura. Parliamo di tutte le componenti citate poc'anzi dal collega Valle, in difficoltà non soltanto per la carenza di fondi, ma anche per i ritardi nei pagamenti dell'ente pubblico relativamente ai bandi.
Quello che abbiamo scoperto in Commissione è che, intanto, mancano all'appello due milioni di euro sui bandi per la cultura; vale a dire due milioni di euro per enti e associazioni che svolgono il loro ruolo sul territorio, anche in modo eccellente, facendo fronte a tutta una richiesta culturale di cui, purtroppo, come Regione, non ci facciamo carico, anzi, ce ne facciamo carico tardi e male.
Mancano, quindi, due milioni di euro, non sappiamo se siano stati ripristinati e inoltre permane il problema dei pagamenti in ritardo. Molte realtà tendono ancora ai pagamenti del 2023 e questo le costringe a indebitarsi. Sappiamo che è in atto un protocollo o, comunque, un accordo da parte della Regione, insieme alle fondazioni bancarie, che può essere una soluzione emergenziale, ma come ente pubblico non possiamo spingere degli enti e delle associazioni che, di fatto, nei loro documenti fondativi, non hanno sicuramente lo scopo di lucro, a indebitarsi e a farlo in modo permanente per tot anni, esponendosi in questo modo con le banche.
Non è una soluzione, quindi va trovato il modo di ovviare a questa problematica.
Sono due binari quelli su cui dobbiamo lavorare, ma il problema è che, a oggi, sembra non ci sia l'interesse da parte di questa Giunta, tantomeno della maggioranza, a occuparsi dell'argomento. Penso, al di là dei dissing con il collega Ravello anche nei termini accesi che ho utilizzato, che si debba tornare in Commissione per discutere di questi importanti argomenti penso al diritto allo studio, penso ai fondi per la cultura, ai fondi per la non autosufficienza e la salute mentale. Sono degli argomenti che riguardano tutte le forze politiche, nessuna esclusa. Si tratta del futuro del Piemonte e non possiamo ridurre il dibattito a una corsa a ostacoli in Consiglio regionale, quando non abbiamo ben chiari gli stanziamenti a bilancio su queste importanti partite, a partire dal tema della cultura.
Tra l'altro, siamo stati anche sollecitati, come forze politiche, dal Comitato emergenza cultura, che ci ha convocati a una riunione sul tema.
Sarebbe stato bene audirli in una Commissione consiliare preventivamente rispetto al bilancio, ma purtroppo questo non è stato possibile.
Occorre avere chiarezza su questo tema.
PRESIDENTE
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Nallo; ne ha facoltà.
NALLO Vittoria
Grazie, Presidente.
Anch'io intervengo ringraziando la collega Pompeo, che tanto si è occupata di queste di tematiche anche nella sua esperienza amministrativa. Ritengo davvero importante portare oggi all'attenzione dell'Aula l'importanza dell'articolo 7 del nostro Statuto, che ci richiama all'importanza del patrimonio culturale. Cito testualmente: "La Regione valorizza le radici storiche, culturali, artistiche e linguistiche del Piemonte e, in particolare, salvaguarda l'identità della comunità secondo la storia, le tradizioni e la cultura".
Una società che non sostiene l'arte e non si impegna nel sostenere il mondo della cultura si priva della creazione di questa visione collettiva, che è una visione di tutti, su cui tutti dobbiamo lavorare. Sono già stati citati i milioni che, all'interno della Commissione bilancio, ci siamo accorti essere assenti, ma questo perché ci deve preoccupare? Perché oggi il mondo dei musei, il mondo dello spettacolo e dei teatri, ma anche del cinema e delle biblioteche - prima si ricordava l'importante ruolo delle biblioteche e delle librerie, ma anche degli archivi - ci permette di fare un lavoro di tessuto sociale sul nostro territorio e anche un grandissimo lavoro di presidio culturale, presidio sociale, presidio di sicurezza nel rapporto per esempio, con le scuole.
Ricordo questo perché proprio nel 2015, quando mi sono avvicinata alla politica, l'ho fatto perché il Governo italiano, in quel momento, davanti agli attentati che c'erano in Europa - in particolare quello del 13 novembre del Bataclan, che tutti ricordiamo - la risposta del nostro Paese non è stato investiamo solo in sicurezza, in telecamere e in armi. La risposta dell'Italia è stata: per ogni euro che mettiamo sulla sicurezza mettiamo un euro in cultura. Questo, a mio avviso, rappresenta il nostro Paese, quello che siamo noi, la nostra storia. Non possiamo farne a meno perché questo ci garantisce davvero una crescita sostenibile soprattutto dal punto di vista sociale.
Ritengo davvero cruciale l'aspetto sollevato dalla collega Pompeo, che ringrazio ancora, e chiedo che la questione pregiudiziale possa essere presa in considerazione, soprattutto considerando l'importanza di una governance legata alla cultura, che oggi anche nella nostra Regione fa fatica a fare squadra tra enti privati ed enti pubblici.
PRESIDENTE
Grazie, Consigliera Nallo.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Calderoni; ne ha facoltà.
CALDERONI Mauro
Grazie, Presidente.
Chiedo di intervenire, in base all'articolo 71 del Regolamento sull'articolo 4 dello Statuto che recita: "La Regione esercita la propria azione legislativa, regolamentare e amministrativa al fine di indirizzare e guidare lo sviluppo economico e sociale del Piemonte verso obiettivi di progresso civile e democratico. La Regione, nel realizzare le proprie finalità, assume il metodo della programmazione e della collaborazione istituzionale, perseguendo il raccordo tra gli strumenti di programmazione delle Regioni, delle Province, dei Comuni, delle Unioni montane, delle forme associative comunali".
Mi fermo qui, non vado oltre, perché mi pare che già da questo secondo punto dell'articolo 4 emerga con chiarezza che, nonostante ci sia stato molto tempo per predisporre il bilancio, l'accelerazione cui siamo sottoposti non sia giustificata proprio dalla mancanza di un adeguato confronto con tutti i soggetti elencati all'articolo 4 dello Statuto.
Peraltro, rispetto al tempo in cui è stata predisposta questa bozza di bilancio, con le prime schede sottoposte a noi, forze di minoranza, a livello globale è successo qualcosa che non credo questo bilancio stia interpretando: le previsioni rispetto al PIL sono radicalmente cambiate. Le schede non sono state modificate e la produzione industriale, in prospettiva, cala di oltre il 50%, ma le schede non sono state variate. Non si contano le crisi industriali in corso soltanto in Piemonte e le elezioni americane ci portano in maniera forte e impattante il tema dei dazi, che incideranno senz'altro rispetto all'export del Piemonte, in particolare dalla Provincia da cui provengo, che punta sulle esportazioni rispetto al settore agroalimentare e meccanico connesso. Anche per questo, le schede sottoposte non lo interpretano.
Non c'è stato il tempo di confrontarsi con gli enti locali, con le Province, con le associazioni di categoria e con i consorzi che svolgono servizi pubblici per le varie comunità piemontesi. Immagino ci siano timori anche da parte vostra, rispetto alla contingentazione dei tempi cui state sottoponendo il percorso di approvazione del Consiglio.
Se volessimo ragionare insieme, politicamente, sulle novità manifestate rispetto a ciò che si muove intorno a noi, in Europa e nel mondo, faremmo un ottimo lavoro per la comunità piemontese, naturalmente passando, così come prevede il nostro Statuto, attraverso un'approfondita consultazione con gli enti locali e con le varie forme aggregative degli enti locali stessi, che si trovano in una situazione di grande difficoltà, a fronte di un'economia bloccata da una richiesta continua di un aumento dei bisogni da parte della popolazione.
Tutti insieme dobbiamo trovare il modo di interpretare e di supportare.
PRESIDENTE
Grazie, Consigliere.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Pompeo; ne ha facoltà.
POMPEO Laura
Buongiorno, Presidente; buongiorno, colleghi.
Intervengo a sostegno della questione pregiudiziale presentata del collega Calderoni.
Aggiungo, rispetto all'articolo 4 dello Statuto, il punto 3: "La Regione si propone di suscitare e valorizzare tutte le energie, di utilizzare tutte le risorse e di favorire tutti gli apporti nel determinare e soddisfare le esigenze della comunità regionale".
Come ha appena detto il collega, discuteremo di un bilancio che non interpreta con l'attenzione e con la correttezza dovuta le trasformazioni che stiamo vivendo a livello regionale, a livello nazionale e a livello internazionale in questo momento storico.
L'attenzione dev'essere posta sul ruolo strategico che la Regione deve svolgere, ed è chiamata a svolgere, nell'indirizzare e guidare lo sviluppo economico e sociale verso obiettivi di progresso civile e democratico.
Questo ruolo non può prescindere dal metodo della programmazione e della collaborazione istituzionale, come rammentava bene prima il collega leggendo l'articolo 4 e richiamando le varie realtà che necessariamente dobbiamo tenere presenti. Il coinvolgimento delle realtà territoriali e delle forze vive della nostra comunità non può non essere tenuto in considerazione.
La Regione, la nostra Regione, perseguendo le finalità di crescita e di coesione, non si deve limitare a essere un ente regolatore o, come è stato detto tante volte nelle sedute di Commissione o anche in quest'Aula ieri un puro erogatore di risorse, ma si deve assumere il compito di coordinare e di armonizzare le azioni nei diversi livelli istituzionali, come l'articolo 4 recita, quindi Province, Città metropolitana, Comuni, Unioni montane e tutte le forme associative. Solo così possiamo garantire una pianificazione che sia efficace e costruttiva, che possa guardare avanti e che tenga conto delle peculiarità di tutti i territori e delle loro esigenze.
Conosciamo bene la sofferenza di tutto il settore manifatturiero e, in particolare, di quello dell'automotive. Nel corso di un anno le vendite si sono dimezzate e allora il raccordo tra gli strumenti di programmazione dev'essere non solo un principio scritto, ma una pratica costante, coerente e costruttiva.
È fondamentale che queste occasioni istituzionali, non soltanto quelle che si realizzano in quest'Aula e nelle Commissioni, forniscano degli strumenti di confronto, favoriscano la concertazione tra gli enti locali e la Regione e promuovano le sinergie pubblico private.
È fondamentale in virtù delle sfide che dobbiamo affrontare e delle situazioni che dobbiamo sanare.
PRESIDENTE
Grazie, Consigliera Pompeo.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Disabato; ne ha facoltà.
DISABATO Sarah
Grazie, Presidente.
Anch'io intervengo sulla pregiudiziale in oggetto. Chiaramente che la Regione, in questo momento, non sia in grado di programmare i propri atti le proprie misure e le proprie attività è sotto gli occhi di tutti, non soltanto nella concertazione con gli altri enti locali. Penso ai Comuni alla Città metropolitana, alle Province, ma anche a programmare le principali attività dell'ente. Penso, ovviamente, a un tema in particolare il Piano Socio Sanitario, l'atto di programmazione più importante della Regione Piemonte. Ricordo che siamo in esercizio provvisorio e che stiamo correndo ai ripari, perché la Corte dei Conti ci ha, da un certo punto di vista, sensibilizzato sulle tempistiche, perché diventa difficile tutta l'operatività di controllo sui conti della Regione. Quindi, siamo carenti su più fronti.
Dal punto di vista della prima tematica, la programmazione e la concertazione con gli altri enti istituzionali, questa viene meno nel momento in cui si governa alla giornata il nostro Ente. Purtroppo questo lo vediamo anche dalle relazioni che ci vengono fornite, ad esempio dal CAL.
Spesso ci viene riferito che non sono presenti a bilancio risorse sufficienti per gli enti locali, per le Province e la Città metropolitana.
Sono sempre di più i tagli e sempre meno le risorse stanziate sulle principali partite. Questo avviene perché non c'è effettivamente un confronto attivo tra la Regione Piemonte e i direttivi di queste realtà.
Dopodiché c'è tutto il tema degli atti di programmazione. Ricordo che sulla sanità stiamo governando alla giornata quella che è la delega più importante del nostro Ente. Non sapere quelle che saranno le misure da mettere in campo nel breve, medio e lungo periodo ci porta a decidere anno per anno, se non mese per mese, quante risorse stanziare e dove, quali presidi valorizzare, cosa aprire e in quale luogo.
I piani di assunzione non sono coerenti con le vere esigenze, ma si occupano perlopiù di colmare un turnover ormai arrembante, perch ovviamente i lavoratori e le lavoratrici del settore subiscono un cambio generazionale.
Da questo punto di vista, dobbiamo necessariamente prendere atto dell'incapacità di questa Giunta di far riferimento all'articolo 4, che reca il tema della programmazione. Anzi, da quel punto di vista c'è proprio completa ignoranza, nel senso proprio figurato del termine, cioè "ignorare" quella che dovrebbe essere una materia fondamentale e una buona prassi per dare agli enti locali le risorse di cui hanno bisogno nel tempo giusto, di programmare le misure e dare anche una certezza agli uffici tecnici, che spesso si trovano a dover fare i conti con decisioni prese all'ultimo e con misure approvate dall'oggi al domani.
Questo non dà la possibilità di lavorare in modo sereno e di portare avanti le cose come, invece, dovrebbe essere fatto.
Grazie.
PRESIDENTE
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Ravinale; ne ha facoltà.
RAVINALE Alice
Grazie, Presidente.
Aggiungo, rispetto alla pregiudiziale sollevata dal collega Calderoni, un punto veramente pregiudiziale in senso giuridico - ritorno un po' a fare il mio antico mestiere - cioè il fatto che c'è proprio un problema di inadempimento rispetto alle previsioni statutarie. L'articolo 62, comma sesto, prevede che la Giunta presenti ogni anno, oltre al Documento di Programmazione Economico Finanziaria (il DEFR) e al bilancio di previsione una relazione sullo stato di attuazione della programmazione.
Non soltanto: il comma 7 prevede che la legge regionale, che determina le norme per la formazione del DEFR, stabilisce le procedure relative all'acquisizione dei dati occorrenti, in modo tale da garantirne l'oggettività e da renderli accessibili a ciascun Consigliere regionale.
Magari ho perso, nei meandri di quanto è caricato online nel complesso sistema che abbiamo, questi documenti e questi dati oggettivi resi accessibili a ciascun Consigliere regionale, però non mi pare che questi elementi ci siano stati forniti nel rispetto di quanto previsto dai commi sesto e settimo dello Statuto.
Per fortuna, abbiamo ancora qualche giorno davanti per la discussione del bilancio, però ci tengo a dire che nelle nostre vuote parole talvolta ci sono anche delle pregiudiziali vere e questa mi sembra una pregiudiziale reale rispetto.
(Commenti fuori microfono)
RAVINALE Alice
La mia opinione è che questa sia proprio una pregiudiziale metodologica reale. Quindi, se questi documenti ci sono e siamo stati poco accorti noi e non li abbiamo trovati, vi chiedo di dirci dove stanno. Se invece non ci fossero, forse un piccolo problemino di rispetto dello Statuto, da parte della Giunta, lo abbiamo.
Grazie.
PRESIDENTE
Ha chiesto la parola il Vicepresidente Ravetti, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.
RAVETTI Domenico
Grazie, Presidente.
Siamo nella fase delle questioni pregiudiziali. Leggo l'articolo 5 dello Statuto: "Sviluppo economico e sociale. La Regione persegue la riduzione delle disuguaglianze e agisce responsabilmente nei confronti delle generazioni future. La Regione concorre all'ampliamento delle attività economiche, nel rispetto dell'ambiente e secondo i principi dell'economia sostenibile; tutela la dignità del lavoro, valorizza il ruolo dell'imprenditoria, dell'artigianato e delle professioni, contribuisce alla realizzazione della piena occupazione, anche attraverso la formazione e l'innovazione economica e sociale. Promuove lo sviluppo della cooperazione.
Tutela i consumatori, incentiva il risparmio e gli investimenti, sostiene lo sviluppo delle attività economiche, garantisce la sicurezza sociale e salvaguarda la salute e la sicurezza alimentare. A tal fine la Regione predispone, nell'ambito delle competenze previste dal Titolo V della Costituzione, accordi con Stati e intese con enti territoriali interni ad altro Stato per la realizzazione di iniziative di cooperazione e partenariato nonché di solidarietà internazionale".
E fin qui tutto bene. L'articolo 5 meriterebbe una riflessione, nel senso che tutto quello che è contenuto nell'articolo 5 sarebbe sufficiente a dare un senso a un mandato intero di una legislatura, di un governo della Regione Piemonte. Sono questioni così significative e così importanti che dovrebbero convincerci ad anteporre il senso stesso dell'articolo a qualsiasi altra discussione, cercando di capire come nelle premesse potremmo inserire nel documento contabile gli indirizzi contenuti in questo articolo, in particolare i passaggi che riguardano le nuove generazioni. È stato detto in Commissione da molte colleghe e da molti colleghi che c'è la necessità di prestare più attenzione alle esigenze delle nuove generazioni.
Poi il primo comma di questo articolo recita: "La Regione persegue la riduzione delle disuguaglianze e agisce responsabilmente nei confronti delle generazioni future". Oltre alle generazioni future, questo primo comma ha anche al centro un tema fondamentale che riguarda non soltanto il dibattito che stiamo facendo, ma la qualità della vita delle persone, cioè la riduzione delle disuguaglianze, cioè tutti gli strumenti amministrativi prima e legislativi poi per svolgere un compito. È il compito primario e fondamentale di tutte le istituzioni democratiche, in particolare quella che abbiamo il compito di guidare, ognuno con il proprio ruolo, cioè di far sì che, pur con meriti e talenti differenti, rispetto ai diritti non vi siano dubbi: tutti possano godere degli stessi diritti e medesimi doveri.
Presidente, non so quanto tempo ho ancora per intervenire, ma credo di aver terminato.
PRESIDENTE
La parola alla Consigliera Canalis.
CANALIS Monica
Grazie, Presidente.
Vorrei intervenire a sostegno della pregiudiziale che ha appena esposto magistralmente, compiutamente e dettagliatamente il Vicepresidente dell'Aula Ravetti.
Mi riferisco alla pregiudiziale relativa all'articolo 5 del nostro Statuto intitolato "Sviluppo economico e sociale". L'articolo riguarda la riduzione delle disuguaglianze e l'azione responsabile nei confronti delle generazioni future.
Quando parliamo di disuguaglianze nel nostro Paese, in particolare nella nostra Regione, non intendiamo soltanto le disuguaglianze di censo, cioè tra coloro che sono più ricchi e coloro che sono più poveri, ma anche le disuguaglianze anagrafiche tra coloro che sono in età più avanzata e coloro che invece sono all'inizio del percorso della loro vita. Nella nostra Regione, i primi sono nettamente maggioritari e i secondi nettamente minoritari.
Pensiamo anche alle disuguaglianze in termini d'istruzione, che davvero possono comportare la possibilità di crescere socialmente, oppure di essere condannati a seguire la strada percorsa dai propri genitori e dai propri antenati.
Infine, in una Regione come la nostra, contrasto alle disuguaglianze significa lottare contro le differenze molto forti che permangono tra territori densamente urbanizzati e aree interne. In Piemonte, il 50% del territorio è rappresentato da montagna, cui si aggiungono i territori collinari e rurali. La maggior parte del nostro territorio è rappresentata da aree interne difficilmente raggiungibili con i trasporti, meno servite dai servizi essenziali, siano essi servizi sanitari, scolastici o sociali.
Sono territori che si stanno spopolando.
Riteniamo che la questione pregiudiziale meriti di essere approvata dalla maggioranza che siede in quest'Aula, proprio perché le disuguaglianze che l'articolo 5 del nostro Statuto ci chiede di combattere sono molto marcate e profonde, ma riteniamo che il DEFR proposto non sia adeguato a sconfiggerle e superarle.
PRESIDENTE
Grazie, Consigliera.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Segretaria Cera, che interviene in qualità di Consigliera; ne ha facoltà.
CERA Valentina
Grazie, Presidente.
Intervengo anch'io a sostegno di questa pregiudiziale.
Il tema delle disuguaglianze, a partire da quelle più grandi, ossia le disuguaglianze socioeconomiche, di cui è investita questa Regione, è un tema a cui bisogna porre la giusta attenzione, soprattutto in sede di discussione di bilancio. Questa pregiudiziale vuole permetterci di ragionare sul tema.
Le disuguaglianze si stanno acuendo in Piemonte, come nel resto del Paese e non vediamo la messa in campo di politiche efficaci che potrebbero provare a diminuirle o a prevenirle. L'esercizio amministrativo che ci appassiona e su cui siamo chiamati tutti e tutte, soprattutto in sede di bilancio, dovrebbe essere quello di provare a guardare al bene comune e provare a capire di non lasciare indietro nessuno. Questo articolo è fondamentale e nella discussione del bilancio occorre tenerne conto.
La Regione concorre all'ampliamento delle attività economiche e concorre allo sviluppo sociale. Spesso si tengono separati questi due ambiti, come se lo sviluppo economico non andasse per forza e necessariamente di pari passo con lo sviluppo sociale. È solo così, nel senso che il tessuto economico di una Regione si può sviluppare esclusivamente se si ha in testa anche il bene sociale, la giustizia sociale, che è la sola che pu combattere contro le disuguaglianze.
In sede di bilancio bisogna provare a capire come si investe e quali sono le politiche che mettiamo in campo per ridurre le disuguaglianze, a partire da quelle socioeconomiche che però, come diceva bene la collega Canalis poco fa, non sono le uniche di cui è investita la nostra società. Anche da questo punto di vista, abbiamo trovato poco coraggio e sarebbe bene provare a fermarci pregiudizialmente e provare a dire che determinate politiche che possono realmente incidere sulla qualità della vita delle persone possono essere messe in campo. Mentre si pensa allo sviluppo economico, bisogna necessariamente avere come stella polare quella dell'uguaglianza sociale e dello sviluppo sociale, perché senza l'uno, non viene l'altro.
Intervengo anch'io per sottolineare l'importanza di questo articolo e di questa pregiudiziale. Credo che l'agire politico di tutte e tutti noi sia volto al miglioramento delle condizioni materiali di vita delle persone e con questa stella polare, dovremmo provare a mettere in campo tutte le politiche che sono nelle competenze della Regione Piemonte per il contrasto alle disuguaglianze.
PRESIDENTE
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Coluccio; ne ha facoltà.
COLUCCIO Pasquale
Grazie, Presidente.
Anch'io intervengo a sostegno della pregiudiziale presentata dal collega Ravetti per sottolineare ed evidenziare l'importanza dell'articolo 5 dello Statuto regionale.
L'articolo 5 si prefigge l'obiettivo principe di limitare le disuguaglianze sociali.
I punti dell'articolo 5 dello Statuto della Regione Piemonte toccano sviluppo economico e sociale; riduzione delle disuguaglianze; ampliamento delle attività economiche; tutela della dignità del lavoro; valorizzazione dell'imprenditoria, dell'artigianato e delle professioni agricoli e non promozione della piena occupazione; sostegno alla formazione e all'innovazione; promozione della cooperazione; tutela dei consumatori incentivazione del risparmio e degli investimenti; sostegno allo sviluppo e all'attività economico a garanzia della sicurezza sociale, salvaguardia della salute e della sicurezza alimentare; accordi e intese per la cooperazione internazionale e la solidarietà.
Questi punti delineano l'impegno della Regione Piemonte nel promuovere uno sviluppo economico e sociale equilibrato, tutelando i diritti dei lavoratori e dei consumatori e favorendo la cooperazione sia a livello locale sia internazionale.
Programmazione dei lavori
PRESIDENTE
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Rossi; ne ha facoltà.
ROSSI Domenico
Grazie, Presidente.
Intervengo sull'ordine dei lavori.
Poiché sono le 12.50 e visto che c'è, se non ho capito male un'interlocuzione tra Gruppi di minoranze e maggioranza, se ritiene Presidente, possiamo interrompere i lavori d'Aula per la pausa pranzo altrimenti andiamo avanti.
PRESIDENTE
Mi ha letto nel pensiero, mi ha anticipato. Alle 13 c'è anche la Conferenza dei Capigruppo, che tarderà di qualche minuto per le interlocuzioni cui il Consigliere faceva riferimento, dopodiché comunico che gli studenti universitari che manifestano davanti a palazzo Lascaris hanno chiesto di essere auditi, quindi li audiremo alle ore 14.
Il sottoscritto non sarà presente non per pregiudizi di varia natura, ma solo perché ha un altro impegno istituzionale, ma mi sostituiranno il Vicepresidente Ravetti e il Consigliere Segretario Carosso.
Naturalmente per chi vuole partecipare l'appuntamento è per le ore 14 in sala Morando al secondo piano. Ripeto, l'audizione degli studenti universitari è alle ore 14 in sala Morando. Riprendiamo il Consiglio alle ore 14.30.
La seduta è sospesa.
(La seduta è sospesa alle ore 12.49)
(Alle ore 15.09 il Consigliere Segretario Carosso comunica che la seduta riprenderà alle ore 15.30)
(Alle ore 15.38 il Consigliere Segretario Carosso comunica che la seduta riprenderà alle ore 16.00)
(Alle ore 16.00 il Vicepresidente Graglia comunica che la seduta riprenderà alle ore 16.30)
(Alle ore 16.32 il Vicepresidente Graglia comunica che la seduta riprenderà alle ore 17.00)
(Alle ore 17.14 il Consigliere Segretario Carosso comunica che la seduta riprenderà alle ore 17.30)
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GRAGLIA
(La seduta riprende alle ore 17.36)
PRESIDENTE
La seduta riprende.
Procediamo con la votazione delle 12 questioni pregiudiziali presentate.
Il numero legale è 25.
Indìco la votazione palese sulle questioni pregiudiziali di costituzionalità e statutarie.
Il Consiglio non approva.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso)
Esame proposta di deliberazione n. 18, inerente a "Documento di economia e finanza regionale (DEFR) 2025-2027"
PRESIDENTE
Passiamo a esaminare la proposta di deliberazione n. 18, di cui al punto 2) all'o.d.g.
La proposta di deliberazione è stata licenziata a maggioranza dalla I Commissione permanente in data 3 febbraio 2025.
L'Assessore Tronzano dà per illustrata la proposta di deliberazione, per cui dichiaro aperta la discussione generale.
Ricordo che ogni Consigliere può intervenire per un tempo non superiore ai dieci minuti. Invito pertanto i Consiglieri interessati a prenotarsi.
Ha chiesto la parola il Consigliere Isnardi; ne ha facoltà.
ISNARDI Fabio
Grazie, Presidente.
Leggendo il DEFR, che è il documento di programmazione che presenta la Giunta regionale per i prossimi tre anni, sottolineo quelle che, secondo me, possono essere le criticità maggiori, innanzitutto per quanto riguarda l'analisi macroeconomica prevista per la Regione Piemonte. È stimato un PIL per il 2024 dello 0,8%, mentre i dati giunti in nostro possesso nelle ultime settimane dimostrano come il PIL nella nostra Regione sarà per il 2024 esattamente la metà, cioè lo 0,4%. C'è stata una riduzione per una crisi che si sta cominciando a fare sentire in tanti settori, non soltanto in Italia, ma purtroppo anche nella nostra Regione.
Visto che i dati previsti nel DEFR sono anche i dati che saranno poi riportati e tramutati del bilancio di previsione 2025-2027, che andremo a discutere successivamente, questa previsione comporta il rischio che, già per quanto riguarda le entrate previste nel bilancio, i dati non siano particolarmente veritieri. Quindi, è la prima criticità segnalata proprio da questa previsione.
Inoltre, riteniamo che il DEFR non è che entri così nel dettaglio delle questioni. Come segnalato da più persone, anche esprimendo pareri, il DEFR non entra specificamente nel dettaglio, ma è stato redatto in maniera molto semplicistica con dati di macroaggregati. Non è stato particolarmente facile entrare nel dettaglio, studiarlo, leggerlo ed esprimere un parere attento e puntuale.
In particolare, da quello che si evince, è un DEFR che fotografa la situazione di difficoltà del Piemonte, una situazione che affronteremo anche nel bilancio di previsione. È stato svolto un semplice "compitino" dalla Giunta regionale per fornire meno dati possibili per consentire un'analisi attenta e una visione per il futuro della nostra Regione molto difficile.
Invito la Giunta, anche in quella che sarà la nota di aggiornamento che vedremo successivamente, ad allinearsi alla realtà. Spesso viene vista e descritta una situazione migliore rispetto a quella che vediamo tutti i giorni. Vi è una situazione economica di difficoltà, non solo nel settore dell'automotive, al quale abbiamo dedicato un Consiglio regionale aperto pochi giorni fa, ma un po' in tutti i settori, a iniziare dal commercio settore che ormai vive grandi difficoltà: vediamo in tutte le città serrande abbassate e difficoltà delle persone a tenere aperte le loro attività.
I dati forniti in Piemonte parlano di un numero maggiore di aziende in chiusura rispetto alle nuove attività. Questo avviene un po' in tutti i settori, anche in settori trainanti per la nostra Regione come il settore agricolo. Nella provincia da cui provengo, la provincia di Asti, provincia particolarmente vocata al settore agricolo, nell'anno scorso sono ben 100 le aziende agricole che hanno chiuso rispetto a quelle che hanno aperto.
Di questo, nel DEFR la Regione deve tenerne conto. Non ci si può limitare a prevedere una situazione economica migliore di quella che è la realtà altrimenti i dati scritti in questo documento già prima dell'approvazione non possono essere veritieri.
Credo sia opportuno, da parte della Giunta, un'analisi più attenta rispetto alla reale situazione economica che i cittadini piemontesi stanno vivendo in questo momento di difficoltà, cercando di avere una Regione che possa essere al loro fianco.
PRESIDENTE
Grazie, Consigliere.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Rossi; ne ha facoltà.
ROSSI Domenico
Grazie, Presidente.
Molto ha già detto il collega Isnardi, che per noi ha seguito lo sviluppo sia del bilancio sia del DEFR.
La prima questione che salta all'occhio è legata alla relazione dei Revisori dei Conti, che anche sul DEFR non è molto generosa di giudizi. Non lo è nei confronti del bilancio, ma di questo parleremo più avanti, e non lo è nemmeno nei confronti del DEFR, anche perché la prima questione che salta all'occhio è che il documento che dovrebbe essere strategico e principale, che comprende le altre strategie della Regione Piemonte in particolare, definito strategia regionale di sviluppo sostenibile, le declina all'interno di un documento che poi atterra anche nelle scelte economiche e finanziarie.
Sappiamo tutti che il contesto entro cui la Regione Piemonte fa le sue scelte di natura economica e finanziaria è un contesto difficile caratterizzato da un forte indebitamento dell'Ente, ma anche da un contesto economico che vede il Piemonte non crescere, tante imprese chiudere e una sofferenza in alcuni settori, non ultimo, anzi, forse uno dei principali l'automotive, come abbiamo avuto modo di vedere con l'ultimo Consiglio aperto.
Anche le stime fatte all'interno del DEFR sulla crescita del Piemonte sono sovrastimate, perché la realtà è che purtroppo non stiamo andando come viene descritto.
L'altra questione che salta all'occhio è legata a una sensazione nel leggere il documento: è come se si stesse adempiendo a un compito, ma non si stesse facendo davvero l'esercizio di redigere un documento utile ed efficace per la nostra Regione. Bisogna fare un adempimento di legge, si prende quello dell'anno precedente, si aggiornano alcuni passaggi sui numeri e si porta il documento in Commissione. Se ricordo bene qualche passaggio della relazione dei Revisori dei Conti, si tratta addirittura di un documento incompleto nella fase iniziale, un documento che ha avuto bisogno di altri interventi.
Abbiamo anche provato a capire le entrate, tema che ci ha visto al lavoro in Commissione, ma che vedremo meglio nella discussione del bilancio (anche nel DEFR di questo si parla). Spesso parliamo di come dovremmo spendere i soldi (non sempre li spendiamo anche dopo che approviamo alcuni capitoli di bilancio), ma poi si discute molto poco delle entrate potenziali, reali mancate, ecc.
Perché faccio questo ragionamento? Perché in un contesto in cui vediamo (lo vedremo meglio nel bilancio) tagli ovunque e un ente indebitato, in cui gli unici investimenti sono quelli che vanno a fare leva sui fondi europei, è chiaro che l'attenzione a quel tema diventa strategico. Quali sono le entrate? Come vengono supervisionate? C'è qualcuno che se ne occupa? Al di là del bollo, per le entrate previste per la Regione Piemonte c'è un'analisi accurata su tutte le varie voci? Quali sono? Leggendo il DEFR vediamo che le fonti sono l'IRAP, l'addizionale regionale all'IRPEF, l'accisa regionale sul gas naturale, i trasferimenti statali (i principali sono quelli relativi al Fondo Sanitario Nazionale e dei trasporti), poi altre entrate derivanti da concessioni, tariffe e altri tributi.
Su questo torneremo in fase di bilancio, Presidente, ma anticipo già in questa sede, perché fa parte di un ragionamento complessivo, che non abbiamo compreso la contrarietà dell'Assessore al bilancio rispetto a un adeguamento, per esempio, degli oneri estrattivi che poteva portare il Piemonte, secondo la nostra proposta, alle tariffe della Lombardia. Nessun accanimento contro le imprese. Non stiamo dicendo che la Lombardia ce l'ha con le imprese, ma semplicemente che noi, nonostante abbiamo bisogno di entrate, invece di andare a livellare la richiesta al nostro mondo imprenditoriale sullo standard di una Regione governata dalla destra da anni, preferiamo tagliare i servizi ai cittadini, ma non portare il prelievo e aumentare le entrate della Regione.
Parliamo, ma sarò più preciso in fase di presentazione dell'emendamento in Aula, di milioni all'anno, di importi significativi che potrebbero coprire parte di quei tagli che, purtroppo, vedremo e discuteremo poi nel bilancio.
Pertanto, il nostro giudizio è assolutamente negativo, primo perch condividiamo tutte le criticità messe in evidenza dai Revisori dei Conti e secondo, perché riteniamo questo documento assolutamente inadeguato a delineare lo scenario futuro del Piemonte e a entrare nel merito dei problemi dei piemontesi, che non vengono affrontati e che vengono rimandati sempre a essere trattati uno per uno, volta per volta, senza una visione strategica che metta insieme problemi e tentativi di soluzione.
PRESIDENTE
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Verzella; ne ha facoltà.
VERZELLA Emanuela
Il DEFR, nelle premesse, ci ricorda come primo elemento la dipendenza quella che si traduce come una dipendenza, dall'ottima presenza dei fondi europei che vengono debitamente elencati. Questi fondi europei ammontano a circa sei miliardi per il Piemonte (e non sono pochi in un bilancio). Molte delle operazioni che riguardano le entrate sono legate a questo flusso di denaro, con tutta una serie di problematiche di cassa che ne derivano.
Questo, che è un ottimo segnale in rapporto alla necessità di reagire a quanto è successo nel periodo Covid, si traduce in una dipendenza che dovremmo cominciare a pensare, almeno per quanto riguarda il PNRR (non sto parlando dei fondi strutturali, che c'erano anche prima) e a studiare in programmazione. Un DEFR dovrebbe essere esattamente questo: come renderci indipendenti e tornare a gestire le cose in maniera meno debitrice di questi fondi, che sono del tutto straordinari.
I timori, di fronte alla cessazione del PNRR, si avvicinano e quindi sarebbe opportuno che, in questo documento, ci fossero delle programmazioni e delle proiezioni che ci permettessero di lavorare in prospettiva triennale, come dovrebbe essere un DEFR e come è obbligatorio che sia questo bilancio di previsione.
Il quadro che viene delineato subito dopo la questione relativa all'afflusso dei fondi europei, ci delinea un quadro ottimistico della crescita in Italia che poi, a livello piemontese, purtroppo, viene smentita dai fatti che abbiamo potuto notare: crisi dell'automotive, crisi industriale e anche un altro aspetto molto molto importante e di cui si parla molto poco: una crisi delle esportazioni.
La crisi delle esportazioni viene descritta in questo DEFR nelle premesse come stazionaria, non quindi in grado di preoccupare. In realtà, i dati accertati sono fermi al 2023. Nel 2024 le esportazioni sono già calate e in una tabella che si trova qualche pagina più in là sull'andamento dell'economia piemontese in cui si tentano, giustamente, delle proiezioni che riguardano il triennio, la maggioranza dei dati registra un calo, ma un calo molto deciso.
Un calo che viene registrato in questo DEFR anche per quanto riguarda il potere d'acquisto dei salari dei lavoratori. In un quadro che viene descritto come aumento dell'occupazione generale dell'Italia e anche in Piemonte, questo potere d'acquisto cala perché i contratti non vengono rinnovati, perché c'è una grande fetta di lavoro povero, quindi su questo ci sono dei dati che parlano di un dimezzamento del potere d'acquisto dal 2020 al 2024. Dati che sono stati scritti in questo DEFR e che dovrebbero preoccuparci tutti, perché a essi corrispondono tutta una serie di bisogni che poi il bilancio stenta a soddisfare, bisogni delle fasce fragili della popolazione.
Arrivo alla premessa del documento. Le premesse sono sempre un po' trascurate, ma in realtà lì ci sono delle cose che appaiono veramente come un contrasto tra un dato auspicato e un dato che dopo deve essere registrato. È una proiezione nient'affatto ottimistica.
All'interno di questa premessa si parla anche del rischio di un approfondimento della frammentazione economica dovuta alle situazioni geopolitiche in atto. Quando questo DEFR è stato scritto, sicuramente non eravamo nelle condizioni in cui siamo adesso. Oggi possiamo già pensare a un problema di dazi, possiamo già andare a pensare a un problema di aggravamento della situazione geopolitica, con le nuove tensioni internazionali che sono veramente un cambiamento fortissimo di prospettiva.
Di fronte a tutti questi dati, andare a leggere un bilancio che stenta a dare delle risposte possibili a queste crisi, nonostante le ristrettezze nonostante un piano di rientro, nonostante tutta una serie di cose di cui non ci si nega l'importanza, diventa veramente difficile. È difficile anche per chi vuole leggere i numeri in una maniera non ideologica.
Quella tabella in cui i fondamentali dell'economia piemontese vengono descritti in prospettiva quasi tutti in calo, dovrebbe veramente essere il nostro faro di programmazione. Invece questa programmazione non la si vede nel bilancio, come avremo occasione di discutere successivamente.
PRESIDENTE
La parola alla Consigliera Nallo.
NALLO Vittoria
Grazie, Presidente.
Anch'io intervengo brevemente, perché il bilancio sarà la sede in cui andare ad approfondire tutti gli aspetti legati alle tabelle di quest'anno che abbiamo discusso in Commissione, purtroppo non così a lungo, e che vedremo ancora qui per votarlo nei prossimi giorni.
Oggi discutiamo il DEFR. Rispetto a questo, sottolineo anch'io il fatto che si tratta di uno strumento di programmazione e forse quello che leggiamo qui oggi non risponde appieno a questa caratteristica. Inoltre, il DEFR dovrebbe fornirci quantomeno un quadro del contesto sociale ed economico a cui ci riferiamo.
Devo dire che questo, invece, lo fa molto bene e non è una cosa positiva perché ci consegna una situazione che è diversa, se non opposta, a quella che, per esempio, ci è stata raccontata dal Presidente Cirio una settimana fa durante il Consiglio aperto sull'automotive; racconto secondo i quali il nostro Piemonte starebbe crescendo a dismisura.
Invece, questo documento ci consegna una situazione che, in realtà, è molto diversa per quanto riguarda la crescita, che è più bassa di quella nazionale; diversa perché, ad esempio sull'industria e sul settore delle costruzioni, continuiamo ad avere dei dati fortemente negativi e non siamo nemmeno tra le Regioni più performanti sugli aspetti che ci sono molto cari e che sono molto cari ai giovani, che sono quelli legati alla sostenibilità.
Volevo fare solo un appunto rispetto a questo documento, perché alcune questioni sono già state sollevate dai colleghi: l'aspetto legato all'uguaglianza di genere. Siamo al sedicesimo posto, come Regione, per tasso di occupazione femminile, siamo l'ultima Regione del Nord-Ovest.
Questo mi preoccupa, da una parte, perché questo dato va esattamente di pari passo con i numeri legati all'inverno demografico, al forte calo delle nascite, che in Piemonte è più forte che in altre Regioni. Questo sì che ci deve preoccupare, Presidente, perché se siamo qui per programmare e se questo documento serviva per programmare, mi sarei aspettata che, dopo questo documento, le tabelle di bilancio avessero dei valori decisamente diversi, per esempio, sugli investimenti sul lavoro femminile, sul sostegno alle famiglie e sui giovani lavoratori. Tutto questo non c'è, quindi mi domando a che cosa serve oggi discutere questo documento, se poi la Giunta non ha tirato le somme e non ha preso delle decisioni adeguate all'interno del bilancio che discutiamo in questi giorni.
PRESIDENTE
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Ravinale; ne ha facoltà.
RAVINALE Alice
Grazie, Presidente.
Non rubo molto tempo, tuttavia ci tenevo anch'io, a nome del Gruppo di Alleanza Verdi Sinistra, a sottolineare quanto già hanno detto i colleghi di opposizione prima di noi: la totale assenza, in un documento programmatico quale dovrebbe essere il DEFR, di alcune categorie non insignificanti della nostra regione. Come ha già detto bene prima di me la Consigliera Nallo, le pari opportunità non esistono in questo bilancio regionale. Non esistono nelle voci di bilancio. Siamo al paradosso di avere, nelle voci delle pari opportunità, voci che vanno a sostegno delle donne già vittime di violenza, come se la pari opportunità fosse quello di dare un supporto a chi è già vittima di situazioni determinate dal patriarcato - che continua ad essere uno dei cancri della nostra società e non viene fatta nessuna azione positiva per recuperare da questo punto di vista e per prevenire.
A differenza vostra, a noi la repressione non interessa affatto, a noi interessa evitare che si determinino situazioni in cui esistono delle vittime, ma le pari opportunità non ci sono nelle voci di bilancio, così come non ci sono nel documento di programmazione. La condizione femminile non viene tenuta in considerazione dalla programmazione regionale, così come non viene tenuta in considerazione la condizione dei giovani di questa regione. Come ho visto nelle tabelle di bilancio, le politiche giovanili sono di fatto azzerate e anche il documento di programmazione non tiene adeguatamente in considerazione la condizione giovanile della nostra regione, con tutte le attenzioni che dovrebbero essere rivolte alle giovani generazioni e ai nostri figli che cresceranno con una Regione che si disinteressa della loro condizione.
Questi sono i due punti che più saltano all'occhio rispetto a un documento di programmazione che, per il resto, delinea un quadro poco corrispondente con una realtà che vede il Piemonte essere ultimo nella crescita.
Durante il Consiglio regionale aperto la Vicepresidente Chiorino ha aggiunto all'elenco dei nemici, che spesso viene fatto dalla nostra controparte, anche la decrescita felice; oltre alla deriva green, adesso c'è anche la decrescita felice tra ciò che ha portato al tema dell'automotive, ma qui il problema non è la decrescita felice, ma che c'è una decrescita infelice che non viene in alcun modo governata e che si fa finta di non vedere.
Vediamo un documento di programmazione che parla una lingua che non è quella della realtà, purtroppo, dimenticandosi tutta una serie di categorie, per non parlare delle persone straniere che non vengono minimamente considerate. Ricordo che a Torino (parlo sempre di Torino perché è il caso che conosco meglio) stiamo parlando del 15% della popolazione; persone che lavorano, che pagano le tasse, che badano spesso ai nostri anziani, alle nostre famiglie e che non vengono minimamente tenute in considerazione.
È un quadro di programmazione che manca nella fotografia di tenere in considerazione alcune figure fondamentali per lo sviluppo positivo e complessivo del Piemonte e che, per il resto, dà una fotografia completamente non corrispondente alla realtà.
Ricordo che, possiamo dircelo, vi eravate dimenticati di inserire il DEFR nell'elenco degli argomenti da trattare. Non dimentichiamoci che quando abbiamo programmato il bilancio, a un certo punto è venuto fuori che c'era anche il DEFR, che non l'avevamo ragionato e quindi poi è stato inserito nelle Commissioni di bilancio.
Abbiamo fatto le prime tre o quattro sedute dove ci è stato presentato il documento di programmazione e poi, da lì in avanti, abbiamo mollato gli ormeggi. Del documento di programmazione non abbiamo più avuto traccia anche se tale documento dovrebbe rappresentare esattamente quello che la Regione dovrebbe fare. Ve lo siete dimenticati e abbiamo fatto finta di trattarlo per qualche Commissione, in cui emergeva un'assoluta discrasia tra le voci previste dal DEFR e gli effettivi stanziamenti di bilancio.
Ovviamente non possiamo in alcun modo sostenere questo documento, ma non perdiamo la speranza e confidiamo, visto che dopo la questione pregiudiziale sollevata questa mattina sul sesto comma dell'articolo 62 dello Statuto mi è stata data conferma che dal prossimo anno ci sarà anche una verifica della programmazione, che tutti carbureremo al meglio affinch la prossima discussione di bilancio sarà all'altezza del ruolo di programmazione che la Regione dovrebbe svolgere.
Fino a oggi vediamo documenti che sembrano meri adempimenti burocratici quando invece dovrebbero essere il cuore pulsante della visione di futuro della Regione che, ahimè, non emerge in alcun modo dal documento che oggi state sottoponendo al nostro voto.
PRESIDENTE
Grazie, Consigliera.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Pentenero; ne ha facoltà.
PENTENERO Gianna
Grazie, Presidente.
I colleghi hanno già evidenziato quanto il DEFR dovrebbe essere, insieme all'articolato, lo strumento principale con il quale la Regione pianifica e programma l'attività. Alla luce dei dati di contesto che emergono, devo dire che la Giunta ha fatto di tutto per cercare di non enfatizzare lo stato di difficoltà e di complessità all'interno della quale si trova il Piemonte, soprattutto per i dati macroeconomici, per i dati occupazionali e per i dati che toccano servizi che quotidianamente avremmo il compito e il dovere di programmare nei confronti dei cittadini, a partire dalla sanità.
C'è un tema ricorrente durante la discussione, un tema gestito e trattato con una superficialità molto preoccupante: lo stato di attuazione della programmazione dei fondi strutturali. Mi riferisco al FSE, al FESR e al FEASR.
Considerato che nell'anno appena trascorso le risorse disimpegnate sono risorse significative che ammontano a circa 185 milioni, è assolutamente evidente come nella nuova programmazione, quindi attraverso lo strumento principale che è il DEFR, non sia assolutamente chiaro come si intendano sviluppare le misure previste all'interno degli strumenti di programmazione dei tre fondi strutturali.
Troviamo spesso e volentieri problemi derivanti da un quadro economico sociale di contesto complesso. All'interno del DEFR troviamo frasi con le quali si afferma che questo sarà affrontato con fondi comunitari, peraltro commettendo un errore, perché i fondi strutturali non sono soltanto fondi comunitari, ma composti da tre fonti di finanziamento. Al di là di questo aspetto, sono comunque risorse che hanno la necessità di essere pianificate all'interno della nostra Regione. Troviamo, come dicevo, una serie di voci in cui si dice che il tema sarà affrontato con fondi comunitari; sarà affrontato con fondi strutturali; sarà affrontato con il PNRR, come se il nostro bilancio regionale, lo strumento principale, non avesse nessuna consistenza.
Forse è davvero questo il dato reale, ma non ha nessuna consistenza nessuna capacità di incidere sui problemi enormi del Piemonte, a partire dal tema dei servizi sociali, della non autosufficienza e del tema che oggi sta diventando una vera e propria emergenza: la salute mentale.
Abbiamo provato a chiedere, in momenti diversi, un ragguaglio rispetto, da un lato, alle risorse che devono essere reimpostate all'interno della programmazione dell'attività per il 2025 e, dall'altro, sapere che cosa è stato fatto, e che cosa resta da fare, con quelle risorse. Sappiamo che sui fondi strutturali la programmazione dura sette anni. Sappiamo che la nostra Regione è sempre stata, e questo ha attraversato qualsiasi tipo di maggioranza, per fortuna, almeno questo possiamo dircelo, una Regione in grado di spendere bene le risorse. I regolamenti sono cambiati, includono nuove misure, soprattutto sul tema delle nuove povertà e, soprattutto, sul tema della non autosufficienza, per la quale negli anni precedenti sono stati utilizzati fondi dell'FSE sulle misure di accompagnamento sui vari progetti che la nostra Regione realizza sul tema della non autosufficienza.
Pensando, ad esempio, al tema dell'energia e gli aspetti economici sulla nostra capacità, ad esempio, di attrarre imprese, la possibilità di intervenire sulle tante aree che oggi risultano dismesse all'interno della nostra regione e che noi avremmo il dovere di trovare delle misure in grado di bonificare quelle aree e in grado, quindi, di svolgere una capacità di attrazione nei confronti di imprese che possono arrivare in un territorio che oggi ha la possibilità di essere attrattivo e che, fino a ieri andavano in qualche territorio a noi limitrofo a cercare risposte su nuovi insediamenti. Oggi potremmo avere qualche capacità in più, qualche elemento in più derivante dal fatto che il mercato della nostra regione che sta di fianco è un mercato che, da questo punto di vista, è saturo.
Assessore, avremmo voluto trovare all'interno dello strumento di programmazione, oltre a tutti i temi che sono più cogenti legati al tema della sanità, dei servizi e dei trasporti, un indirizzo chiaro e preciso su quanto resta ancora delle risorse strutturali e dei fondi strutturali che possa essere speso. Se non troviamo i fondi all'interno del bilancio per poterli reimpostare, non possiamo spendere neanche un euro rispetto alle risorse che sono ancora disponibili all'interno della Regione.
Avremmo voluto trovare una programmazione chiara da questo punto di vista l'abbiamo chiesta in Commissione, ma il percorso è stato interrotto e non ci è stata data nessuna risposta, se non citato continuamente in modo sporadico come queste risorse incidano davvero sulle attività e in modo significativo sulle azioni di cui il Piemonte ha bisogno per uscire da un contesto che, ricordo, traspare e non è evidenziato in modo chiaro all'interno del quadro d'insieme dei dati che vengono rappresentati nel DEFR. Siete stati bravi nel cercare di mascherare una situazione che è molto, molto più complessa rispetto a quella che si evince dall'insieme dei dati che sono stati introdotti all'interno del documento.
Con dispiacere, come ho detto all'inizio, ci troviamo di fronte allo strumento principale, cioè lo strumento di programmazione, uno strumento che non ci permette di vedere nessun futuro, nessuna possibilità per un quadro che sia di prospettiva e per il quale guardare, con un po' più di fiducia, al futuro della Regione, soprattutto nei settori più importanti che caratterizzano la storia e quindi il futuro della Regione.
PRESIDENTE
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Disabato; ne ha facoltà.
DISABATO Sarah
Grazie, Presidente.
Ci apprestiamo a votare il DEFR, un documento che è stato illustrato dagli Assessori, in parte un po' come anche il bilancio, durante le varie Commissioni che si sono susseguite nelle scorse settimane, dove ognuno ha parlato del proprio tema di competenza. Chiaramente, leggendo quello che viene riportato all'interno di questo documento di tot pagine, si capisce che è poco più di un tema su cui ci sono tanti buoni propositi, per andando a scavare all'interno di ogni pagina del DEFR, si scoprono cose interessanti.
Sicuramente una delle valutazioni più importanti da fare è quella dell'utilizzo dei fondi europei. Abbiamo sentito il Presidente decantare l'utilizzo dei fondi europei e l'intercettazione degli stessi in modo positivo. In realtà, questo è un grosso punto interrogativo per il nostro Ente, perché nel DEFR è ben specificato quanto la Regione continui a essere eccessivamente dipendente dai fondi europei. Parliamo di tutti i canali di finanziamento e, in più, c'è anche il PNRR che, come abbiamo detto, su alcuni capitoli colma i tagli della Giunta sul piano degli investimenti, ma che presto, quando non sarà più disponibile, rivelerà tutte le fragilità del nostro bilancio.
Quindi, il fatto di fare riferimento così tanto ai fondi europei sul diritto allo studio, sull'edilizia residenziale, sull'edilizia sanitaria e su tante partite anche del sociale fa sì che si abbassi la capacità di pianificazione autonoma della Regione Piemonte, che continua a operare in una logica di rincorsa al finanziamento, piuttosto che a una programmazione strategica. Infatti, anche oggi nelle pregiudiziali abbiamo parlato del fatto che c'è un problema di programmazione e questo è evidente in tutti gli atti della Regione Piemonte, soprattutto quelli inerenti alla sanità però sull'utilizzo dei fondi europei ancora oggi non abbiamo un piano definito a bilancio della dotazione del 2025. Da una parte abbiamo la massiccia infusione di risorse europee, di cui non conosciamo la quantificazione e di cui facciamo fatica ad avere informazioni; dall'altra c'è la Regione Piemonte che non programma più.
Quando i fondi europei finiranno e quando ci ritroveremo a fare i conti con la fotografia reale del nostro Ente, ci renderemo conto che non avere programmato significa aver governato alla giornata fino a oggi e dovremo fondamentalmente ripartire da zero.
Penso, ad esempio, al problema delle borse di studio. A oggi, sicuramente abbiamo dato una forte infusione di risorse su quel tema, ma dal prossimo anno ci chiediamo cosa ne sarà del diritto allo studio nella nostra Regione, proprio perché verrà a mancare una componente importante, che è il PNRR, che abbiamo utilizzato per poter garantire le borse agli idonei della nostra Regione. Non sappiamo, invece, come la Regione intenda programmare quelle risorse nei prossimi anni.
Sull'edilizia sanitaria c'è stato il grosso investimento sulle case e gli ospedali di comunità. Questa sicuramente è una notizia importante, ma non abbiamo idea, proprio perché non c'è un Piano Socio Sanitario, di come verranno riempite queste importanti strutture, col rischio che poi, non avendo una progettazione, possano finire in mano ai privati. Questa è anche una realtà che ci troviamo davanti, rischiando di avere di fronte poi un'importante operazione immobiliare, ma dove effettivamente la finalità e l'utilità delle stesse viene messa in discussione da una scarsa programmazione dell'Ente.
Poi c'è tutto il tema, che viene riportato bene all'interno del DEFR, del calo dell'occupazione dovuto alla riduzione dei bonus edilizi. Questo è avvenuto da parte del Governo. Anche il PNRR ha finanziato delle importanti operazioni edilizie, come ad esempio le case di edilizia popolare (le ATC).
Grazie al Superbonus abbiamo riqualificato un terzo delle case ATC del Piemonte, che è stata la più grande manovra d'investimento su quel patrimonio. È un qualcosa che non si sarebbe mai potuto fare senza i bonus edilizi in Piemonte. Questo ci ha permesso di efficientare il patrimonio esistente, di abbassare i costi in bolletta per i cittadini e di migliorare la qualità dell'ambiente.
Questo ce lo testimonia la relazione che il Presidente Cirio ha consegnato anche al Governo e all'Unione Europea per dire: "Rinviateci il blocco degli euro 5, perché abbiamo ottenuto ottimi risultati proprio con l'utilizzo del Superbonus". Questo è testimoniato. Il problema è che, avendo soppresso di fatto i bonus edilizi, sul nostro territorio ci troviamo a fronteggiare un calo dell'occupazione e anche un calo di investimenti su quelle operatività.
Lo dico ogni volta, perché anche sui bonus edilizi ne abbiamo sentite tante, però non si sputa mai nel piatto in cui si mangia. Visto che dal punto di vista della Regione Piemonte abbiamo ottenuto un ottimo risultato e un ottimo finanziamento grazie a quei fondi, sarebbe stato bene appellarsi verso il Governo, dicendo: "Guardate che di investimenti ne dobbiamo ancora fare". Invece abbiamo lasciato le imprese a sé stesse e anche nella scorsa legislatura vi ricordate com'è andata a finire purtroppo, con la cessione dei crediti.
Nel DEFR viene riportata anche tutta la fotografia della situazione industriale della nostra Regione. Sappiamo benissimo, e l'avrete letto tutti quanti, quello che è stato riportato sui giornali sul grande fallimento del Ministro Urso sul rilancio delle politiche industriali nazionali. Quello si ripercuote tranquillamente come problematica sul territorio, dove stiamo subendo la più grande crisi industriale di tutti i tempi e non parliamo soltanto di grandi industrie legate all'automotive, ma parliamo anche di tutte le piccole e medie imprese legate all'indotto. Per quanto riguarda i dati dell'occupazione, sappiamo che il tasso di crescita è quasi nullo, per cui tutte le parole dell'Assessora Chiorino per dire che la disoccupazione ormai è alla frutta in Piemonte vengono azzerate dai dati del DEFR.
Di conseguenza, quello che vi inviterei a fare è di utilizzare meno proclami e di leggere di più i documenti che ci presentate in Commissione e in Aula, perché se da una parte dite che avete abolito la disoccupazione perché ormai grazie alla formazione, tutto quanto viene.
(Commenti fuori microfono)
DISABATO Sarah
E no, lo dico perché da una parte voi avete copiato tranquillamente, ma in generale il DEFR dice che il tasso di crescita è quasi nullo, che l'industria e la crescita del PIL sono ferme, che il calo degli investimenti è in caduta drastica. D'altra parte, c'è il valore aggiunto dell'industria che resta sotto i livelli pre-pandemia, con una nuova contrazione dello 0,9% e, ovviamente, la riduzione dell'occupazione anche per quanto riguarda il settore edilizio. Le esportazioni rallentano.
Questo è tutto scritto. Abbiamo fatto un riassunto, un'opera di sintesi del DEFR e parliamo di una situazione davvero drammatica che viene raccontata all'acqua di rose quando venite in Commissione; però poi, quando uno va ad approfondire i dati, si ritrova a sbattere contro un muro di pietra.
Rimane il problema principale: dopo questa bella infusione di fondi europei, che cosa farà la Regione? Sulla cultura, ad esempio, ci era stato raccontato che c'era un aumento dei fondi. In realtà, scartabellando il bilancio ci siamo resi conto che c'era un taglio sui bandi, mentre c'era un grosso investimento PNRR per quanto riguarda gli investimenti sugli immobili di carattere culturale. E non è la stessa cosa, perché in parte è vero, aumenti i fondi sulla cultura grazie ai fondi europei, ma tagli sui bandi per le piccole realtà, vale a dire che tu tagli sui bandi e li vai a sopprimere.
Sulle case e ospedali di comunità abbiamo detto la stessa cosa. Avrebbe dovuto essere il più grande piano di edilizia sanitaria di tutti i tempi ma al contrario sugli ospedali siamo fermi al palo.
Avevo chiesto di mettere nel Documento Economico Finanziario almeno la questione riguardante il sostegno al reddito per i cassintegrati, cosa che non è stata fatta. Anche in questo caso, siamo di fronte a una delle promesse del governatore Cirio che, nei primi 100 giorni, doveva avviare questo piano di sostegno. In realtà, siamo profondamente in ritardo.
E anche per il trasporto pubblico gratuito per i giovani, il Presidente mi ha pettinato in campagna elettorale, dicendomi che in 100 giorni ci sarebbe stata la misura, ma sono passati più di 100 giorni e quella misura ancora non c'è, salvo vedere una conferenza stampa a ottobre nella quale si diceva che era imminente e sarebbe stata lanciata a breve. Peccato che la cassa integrazione è oggi! Non mi dilungo, perché ci sarà il bilancio per parlare e approfondire tutte le altre questioni. Però, come diceva bene il collega Isnardi, avete fatto il compitino, avete mascherato i dati negativi sul nostro Piemonte, perch di fatto sono nascosti nei meandri di questo documento economico. Il Documento Economico Finanziario riporta una serie di azioni.
Tra l'altro, mi sono anche permessa di far notare al Presidente Cirio, che detiene la delega al benessere animale, che poteva anche impegnarsi un attimo a venire in Commissione a spiegarci quali sono le sue linee guida a livello programmatico e finanziario per quanto riguarda quella delega e della parola "animali" nel DEFR non c'è traccia, forse soltanto in un piccolo passaggio che parla di allevamenti e, quindi, non tanto di benessere animale, per cui è stato disattento anche da quel punto di vista.
Concludo dicendo che voteremo contro il DEFR e lo faremo convintamente perché descrive una situazione davvero drammatica che speriamo di invertire presto, ad esempio cambiando il Governo della Regione Piemonte.
Potremmo partire da quello.
PRESIDENTE
Grazie, Consigliera.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Conticelli; ne ha facoltà.
CONTICELLI Nadia
Grazie, Presidente.
Stiamo ora discutendo il DEFR, il documento di programmazione che dovrebbe essere il cuore, il centro della nostra azione amministrativa e dell'azione politica della Giunta; il documento che rappresenta la spina dorsale del bilancio, altrimenti i numeri valgono poco se non c'è alle spalle una programmazione delle politiche. Ci è stato spiegato anche in Commissione che noi, in realtà, nel bilancio votiamo virtualmente dei numeri; in realtà, votiamo dei capitoli a cui si assegnano azioni specificate nel DEFR.
Sul DEFR ci saremmo aspettati una discussione in Consiglio tra le varie forze politiche, un confronto a tutto campo. Stiamo discutendo di un documento di programmazione che nel primo capitolo ha un'ambizione: le linee programmatiche 2021-2027, sei anni di amministrazione, quindi quello che questa Amministrazione traccia non solo per i cinque anni di Governo perché, in una buona amministrazione, sulle linee guida importanti si traccia una strada che dovrebbero percorrere anche le amministrazioni successive.
Ci troviamo invece come sempre, come purtroppo ci siamo abituati in questi primi sei mesi (spero che nei prossimi sei saremo smentiti), a confrontarci da soli in Commissione e anche in Consiglio. Questo è un po' l'hardcore dei lavori del Consiglio regionale, il momento di protagonismo del Consiglio.
La Giunta è un organismo esecutivo...
(Brusio in aula)
CONTICELLI Nadia
Se avete altro da fare ditemelo, aspetto. È vero che l'Assessore ha diverse orecchie e la mia solidarietà nei suoi confronti resta immutata, per almeno oggi una mezza controfigura che stia lì seduta se la poteva procurare, magari anche un Sottosegretario. Onestamente mi dispiace, ma già che non possiamo confrontarci con la maggioranza, almeno con la Giunta. È frustrante leggere pagine e pagine e poi trovarci qui a parlare da soli davanti allo specchio.
È già stato messo in evidenza - ne parleremo ancora meglio, ma sempre in solitudine, durante la discussione sul bilancio - come in questo bilancio e nel DEFR ci sono dei fondi europei chiamati fondi strutturali, a parte i fondi per la coesione sociale e i fondi PNRR.
Sono fondi che nelle linee guida dovrebbero porre delle azioni strutturali che hanno una finalità. Quando questi fondi vengono utilizzati per azioni più ordinarie, per azioni che dovrebbero essere coperte con fondi regionali, stiamo un po' falsando non solo il bilancio, ma anche la nostra azione programmatoria. Nel momento in cui non avremo più questi fondi, non saremo in grado di mantenere servizi e assicurare diritti esigibili.
Non ci stupiamo che sulla programmazione non ci sia né confronto né, in generale, poca programmazione. Lo vediamo anche negli interventi degli Assessori nelle Commissioni, dove sembra sempre di confrontarsi con un patchwork, un puzzle, in cui non si capisce mai qual è la finalità che va oltre il respiro momentaneo della quotidianità, qual è il percorso, qual è il destino che quel determinato intervento o finanziamento vorrebbe costruire per la vita delle persone.
Questo vale, purtroppo, un po' per tutti i settori, dalla sanità ai trasporti, che dovrebbe essere una competenza propria. Ci sono delle linee guida nazionali, ma siamo noi che rendiamo conto della salute dei cittadini, perché siamo persone responsabili, ma non siamo mai stati coinvolti, come dovrebbe essere, nel momento precedente le scelte, mentre quelle scelte si elaborano, mentre si fa un'analisi dei bisogni del territorio. Neanche nel momento in cui ci vengono presentate delle azioni delle delibere, degli investimenti c'è modo di entrare fino in fondo sia nella ratio, cioè nella finalità ultima dell'azione, sia nell'azione spicciola, cioè nei finanziamenti.
Vediamo delle linee guida sulla sanità che poi facciamo fatica, da quello che vediamo nel DEFR, a coniugare con quello che leggiamo quotidianamente.
Ci sono le liste d'attesa e invece di affrontarle in maniera strutturale si pagano quattro medici per fare le visite alla domenica, ma anche qui non sappiamo fino a quando, cosa: è tutto molto costruito sulla precarietà.
Purtroppo la costruzione sulla precarietà fa sì che poi, quando c'è un colpo di vento, se non c'è un'azione motivata, un'azione stabile, si ricada immediatamente nell'emergenzialità.
La stessa cosa vale per i trasporti.
Non è stato possibile avere una visione complessiva del DEFR. L'Assessore Tronzano in parte ha rinunciato all'illustrazione del DEFR, anche perch illustrarci le linee guida di tutti gli Assessorati era anche un'impresa ciclopica. Conosco da tempo l'Assessore Tronzano, so che è persona preparata e competente, ma illustrare tutte le materie oggi veniva un po' complicato. Ero abituata, abbiate pazienza, che nel mio Comune, che è anche capoluogo di Regione, gli Assessori presentassero le linee guida, ma ognuno ha le sue modalità. Adesso imparo come funziona in Regione Piemonte.
Relativamente al diritto allo studio, in fase di bilancio e DEFR, una minoranza, in solitudine, insieme al collega Magliano (questo naturalmente gli fa onore), ha audito gli studenti, ma non abbiamo saputo interloquire non solo perché non avevamo l'inglese fluente, ma perché non eravamo in grado di dare nessuna risposta. È veramente triste non avere risposte da dare ai giovani, mentre stiamo discutendo il documento di programmazione e il bilancio. Almeno lì, se la discussione fosse stata vera, se ci fosse stato un confronto, saremmo stati in grado di dire: non si investe in questo, ma si investe in quest'altro. I giovani ci chiedono: "Dato che state discutendo il documento di programmazione del bilancio, cosa avete intenzione di fare?". Noi gli abbiamo risposto: non sappiamo cosa abbiamo intenzione di fare, siamo buttati là dentro da due giorni, ma non lo sappiamo. Non è dignitoso.
Scorrendo l'indice del DEFR mi ha incuriosito un sedicente capitoletto dal titolo "Lotta all'evasione fiscale". Sono andata a leggere quel capitoletto e ho pensato: bello, vi diciamo sempre che fate i condoni, ma si parla solo del bollo auto. In una Regione che è tra le prime quattro in Italia per l'aliquota IRPEF sopra la media nazionale, avrei voluto sapere perché si parla solo del bollo auto. Nel bilancio di assestamento avete preso delle misure che sono anche contrarie a quello che si dovrebbe fare per il miglioramento della qualità dell'aria, cioè siamo intervenuti sulle auto ibride e sulle auto elettriche.
Quindi, questo capitoletto - non so chi l'abbia preparato, Assessore consiglierei di controllarlo un po' meglio, perché la lotta all'evasione non è solo un titolo sedicente; vuol dire giustizia sociale, vuol dire che magari quando quei ragazzi chiedono la borsa di studio e lei gli dice che non ha liquidità, invece questa ci potrebbe essere.
Noi abbiamo piena fiducia nella sua capacità di fare i conti e di gestire le entrate e le uscite nella partita doppia, però nel capitoletto inerente alla lotta all'evasione ci sarebbe piaciuto poter entrare nel merito un po' oltre il bollo auto, che va benissimo, però questo lo potevamo pure appaltare all'ACI e non ce ne occupavamo noi.
Spero che, al termine di questa discussione, almeno per la dignità dell'Aula, i colleghi di maggioranza intervengano e ci spieghino qual è la visione politica che sta dietro al Documento di Programmazione Economica.
Inoltre, spero, visto che abbiamo ancora cinque o sei giorni di discussione, che anche la Giunta venga a spiegarci qual è la ratio che sta dietro, altrimenti onestamente bisognerebbe vergognarsi uscendo di qua.
PRESIDENTE
Non essendovi altre richieste di intervento, dichiaro chiusa la discussione generale.
Non sono stati presentati emendamenti, pertanto chiedo se ci sono dichiarazioni di voto.
Ha chiesto la parola la Consigliera Pentenero; ne ha facoltà.
PENTENERO Gianna
Intervengo per dichiarazione di voto.
Noi voteremo contro questo strumento di programmazione per le motivazioni che sono state dette in fase di discussione. Riteniamo che il DEFR sia uno strumento importante e serio, con il quale possiamo spiegare ai cittadini del Piemonte in quale direzione vogliamo andare e in quale direzione vogliamo portare i cittadini piemontesi e, soprattutto, come intendiamo rispondere alle tante emergenze e ai tanti problemi che oggi caratterizzano la vita delle cittadine e dei cittadini delle nostre città e dei nostri territori, che hanno caratteristiche diverse.
Non sto a dilungarmi, ma, come è stato ricordato un attimo fa, una Regione come la nostra merita un documento che sia un po' più rispettoso dei tanti problemi e delle tante questioni che caratterizzano il Piemonte.
PRESIDENTE
Grazie, Consigliera Pentenero.
Indìco la votazione palese sulla proposta di deliberazione n. 18, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
Sia riportato a verbale il voto contrario della Consigliera Verzella.
Se i Capigruppo concordano, terminiamo la seduta con 20 minuti di anticipo e ci aggiorniamo a domani pomeriggio alle ore 14.
Buona serata a tutti.
La seduta è tolta.
(La seduta termina alle ore 18.41)