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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE NICCO
(La seduta inizia alle ore 9.53)
Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale
PRESIDENTE
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico: Congedi Hanno chiesto congedo Cameroni e Ricca.
La crisi del settore dell'automotive e le sue ricadute sull'indotto del territorio della Regione Piemonte
PRESIDENTE
La seduta è aperta.
La seduta odierna è convocata in assemblea aperta, ai sensi dell'articolo 53 del Regolamento interno, per la trattazione del tema: "La crisi del settore dell'automotive e le sue ricadute sull'indotto del territorio della Regione Piemonte".
Ringrazio il Sindaco metropolitano, dottor Stefano Lo Russo, per aver concesso nuovamente al Consiglio regionale la possibilità di svolgere la seduta in questa sala, che si è dimostrata la più idonea allo svolgimento dell'evento a seguito dei lavori di ristrutturazione dell'aula di Palazzo Lascaris.
Il Consiglio aperto prevede l'alternanza di interventi tra i Consiglieri regionali, la Giunta e i soggetti esterni individuati dall'Ufficio di Presidenza, che ringrazio sin d'ora per la disponibilità dimostrata e per il contributo che vorranno portare ai lavori consiliari.
Sarà cura della Presidenza dare la parola ai soggetti esterni che ne hanno fatto richiesta a cui seguiranno gli interventi dei Consiglieri che intendono esprimersi.
Chiedo fin d'ora ai colleghi Consiglieri di far pervenire le loro richieste d'intervento in aggiunta ai Consiglieri che hanno già provveduto a darne comunicazione preventiva.
Saluto e ringrazio tutti i rappresentanti del Governo: parlamentari sindaci ed amministratori locali, istituzioni tutte, università organizzazioni sindacali, associazioni di categoria e Stellantis, che questa mattina hanno deciso di rispondere al nostro invito partecipando a questo Consiglio regionale aperto.
È una questione di cruciale importanza per il futuro economico e sociale del nostro territorio. Torino è stata, per oltre un secolo, il cuore pulsante dell'industria automobilistica italiana; un centro d'eccellenza che ha saputo coniugare innovazione, competenza e passione.
La presenza di Stellantis nella nostra città e regione rappresenta un patrimonio industriale ed un elemento fondamentale per l'occupazione e l'indotto locale.
Negli ultimi anni abbiamo assistito a segnali di criticità: la chiusura dello stabilimento di Grugliasco e la progressiva riduzione della produzione a Mirafiori sono campanelli d'allarme che non si potevano ignorare. Nel 2019 la capacità produttiva di Mirafiori ha toccato il suo minimo storico con sole 21 mila autovetture prodotte: un dato lontano dalle 200 mila unità di sei modelli diversi realizzate fino ai primi anni del 2000.
Questa contrazione ha avuto ripercussioni significative sull'occupazione. Meno di vent'anni fa, a Mirafiori si producevano 213 mila auto l'anno, nel 2023 la produzione è scesa a 85 mila unità. Questa diminuzione, inevitabilmente, ha influenzato l'indotto mettendo a rischio numerosi posti di lavoro.
In questo contesto, da Stellantis, anche recentemente, sono sempre giunte rassicurazioni circa la volontà di continuare a investire sul nostro territorio, ma è fondamentale che questi propositi si traducano in azioni concrete.
È imprescindibile che Stellantis continui a investire e mantenga la sua sede principale a Torino, la nostra città dispone di un indotto radicato ed esperto di centro di ricerca e sviluppo di assoluta eccellenza e di una manodopera altamente qualificata: questo patrimonio non può e non deve essere disperso. Solo attraverso un impegno vero potremo garantire un futuro prospero al settore automotive piemontese e salvaguardare l'occupazione e il benessere della nostra comunità.
Auspico, quindi - e credo sia l'auspicio di tutti - che Stellantis possa portare a Torino una maggior produzione con le nuove auto e che Torino possa tornare a essere la testa e le braccia dell'azienda.
La Regione Piemonte, in particolare questo Consiglio regionale e la Giunta, si è sempre resa disponibile ad ascoltare ogni impresa e lavoratore che si trovi in condizioni di evidente difficoltà, facendosi carico di sensibilizzare rappresentanze sindacali e lo stesso Governo per favorire occupazione e competitività delle aziende in crisi. Sono certo che in questa fase di transizione, se sarà necessario, ancora una volta la Regione Piemonte non si tirerà indietro prevedendo ogni azione di sostegno per limitare l'impatto negativo di questa congiuntura e per garantire aiuto tangibile ai lavoratori e alle loro famiglie, almeno fino a quando non ci si avvicinerà ad un livello di produzione adeguato.
La sfida è grande, ma con l'impegno di tutti sapremo affrontarla e superarla, garantendo a Torino e al Piemonte un ruolo di primo piano nel panorama industriale, nazionale e internazionale.
Grazie ancora per la vostra presenza.
Partiamo con gli interventi della Giunta regionale. Abbiamo in scaletta sia l'Assessore Tronzano sia la Vicepresidente Chiorino.
La parola all'Assessore Tronzano.
TRONZANO Andrea, Assessore regionale
Grazie. Buona giornata a tutte le signore e i signori intervenuti.
Buongiorno alle autorità, a tutti i colleghi, a tutti coloro che hanno voluto essere presenti oggi in un Consiglio ambizioso come quello attuale.
È giusto creare un luogo di dibattito così significativo, è giusto ascoltare la straordinaria classe dirigente della nostra terra su un tema cruciale per l'industria mondiale, europea, italiana e quindi piemontese.
Pertanto, ringrazio il Consiglio regionale e tutte le sue componenti per questa opportunità.
Tante le notizie non positive che emergono e che potrei dare sul comparto automobilistico, ma preferisco concentrarmi su quanto di positivo sta emergendo. La parola chiave è consapevolezza: consapevoli del momento complesso. Complesso, cioè intrecciato insieme, ovvero con la necessità di andare all'interno e di mettere a fuoco non i singoli elementi, ma l'intreccio tra le parti. Consapevoli che ne usciamo insieme, ed è per questo che stiamo lavorando insieme, per trovare tutte le soluzioni possibili, ma siamo e dobbiamo essere consapevoli che sono tanti quelli che possono prendere spunto dalle abilità dei nostri imprenditori e della nostra terra.
Parto da un esempio che fa comprendere come la resilienza sia parte dei piemontesi, come la capacità di reagire e di resistere, piegandosi ma non spezzandosi, sia la nostra cifra culturale, la nostra identità culturale.
Rinasce Officine Meccaniche Villar Perosa, storico stabilimento RIV fondato nel 1906 da Giovanni Agnelli. Bello per due motivi: il primo perché è la storia che ritorna e dà lavoro a 350 dipendenti; il secondo è perché è gestito da un manager piemontese, ingegnere torinese, tornato dopo 14 anni dagli Stati Uniti.
La politica automobilistica europea saprà avere un futuro se riuscirà a bilanciare la competitività industriale con le ambizioni climatiche. Tutte le Regioni italiane che hanno nell'auto il settore principale si sono unite alle altre Regioni europee, creando l'alleanza europea dell'automotive. Il Governo italiano ha lavorato splendidamente per riportare al centro una vera politica industriale nel settore. Governo e Regioni hanno premuto sull'Unione Europea per rendere più flessibile e meno traumatica una transizione dogmatica e poco responsabile nei confronti della storia, degli investimenti, dell'impegno profuso da milioni di lavoratori in oltre un secolo di industria automobilistica.
Si vedono i primi spiragli e le prime aperture da parte della Commissione UE. In ogni caso, obiettivo della politica regionale è che data la natura dinamica delle politiche europee in materia di mobilità sostenibile, la Regione mantenga un dialogo costante con le istituzioni europee e nazionali, in modo che le esigenze e le peculiarità del proprio tessuto industriale siano prese in considerazione nelle decisioni future assicurando, al contempo, l'accesso a fondi e programmi europei dedicati alla transizione ecologica nel settore automotive.
Mercoledì 5 marzo è convocato il Tavolo dell'automobile dal Ministro Urso con all'ordine del giorno le politiche della UE e il resoconto del Tavolo con Stellantis. Venerdì 7 marzo, Piemonte, Lombardia e Liguria, cioè il Nord Ovest, faranno sentire la loro voce sul tema, anche in relazione alla prossima convocazione della Commissione europea dal Commissario dei trasporti.
A livello regionale si sta lavorando all'unisono tra istituzioni università, associazioni e parti sociali. L'obiettivo è mettere a disposizione tutti gli ingredienti affinché il settore della mobilità possa guardare al futuro con fiducia. La definisco "mobilità", perché per la prima volta con la specializzazione intelligente diamo spazio alla mobilità sostenibile. Dalla S3 discende tutto l'impianto dei fondi UE per la ricerca e l'innovazione. Nella mobilità sostenibile sono inclusi l'auto, ma anche i treni, le barche, i track, i bus e, perché no, l'Advanced Air Mobility, che credo possa essere una grande prospettiva per l'industria piemontese.
Perché è importante questo dato? Perché la storica vocazione manifatturiera e l'innovazione sono due assi che rafforzano l'ambizione del territorio torinese e piemontese, insieme alla vocazione internazionale. Il territorio è vocato alle produzioni manifatturiere complicate, dove il bello e il ben fatto emerge e ci farà essere protagonisti nella riconfigurazione delle catene del valore globale.
Inoltre, esistono ambiti industriali sviluppati in Piemonte che hanno forte contiguità con l'auto, come macchine agricole, ferro-tramviario, due ruote, aerospaziale, macchine strumentali con nautico e farmaceutico come ulteriori sbocchi.
Abbiamo, quindi, un buon grado di diversificazione che è anche suffragato dai dati di una ricerca IRES che dice che quasi il 30% di imprese ha meno del 50% di fatturato che deriva dall'auto. Importanti sono comunque anche le competenze termiche nel powertrain a contenute emissioni utili ai veicoli industriali, commerciali e agricoli.
Abbiamo un patrimonio di competenze impareggiabile che non dobbiamo disperdere.
Sul nostro territorio esistono design, ingegneria e produzione tutti nello stesso luogo. Per questo abbiamo creato la "Vehicle Valley", dove Regione è socio fondatore, insieme ad API-Confindustria e associazioni artigianali, oltre a partner privati.
"Vehicle Valley" assume un ruolo cruciale sia per la capacità di intercettare progetti su scala globale, sia per la possibilità di incentivare sinergie tra grandi imprese, PMI e centri di ricerca per sviluppare soluzioni innovative.
"Vehicle Valley" Piemonte potrebbe facilitare il dialogo con investitori istituzionali nazionali e internazionali per attrarre fondi e progetti strategici nel settore della elettrificazione, dell'ibrido e non solo.
Prossima è la missione in Michigan, anche per ragionare di portare studenti americani a studiare in Italia o portare programmi americani a Torino, anche per capire come gli americani intendono reagire alle nuove dinamiche della elettrificazione.
Inoltre, viste le premesse appena fatte, sono certo che, oltre all'eccellenza meccanica e prestazionale, nel prossimo futuro la differenza potrebbero farla l'hardware e il software; il Piemonte in quest'ultimo campo è forte.
Sullo sviluppo digitale del veicolo non ci sono grandi player in grado di realizzare accordi strategici con grandi costruttori di auto elettriche ma esiste spazio per l'ambito applicativo per personalizzare o adattare le soluzioni standard.
Così come abbiamo punti di forza sul territorio nel campo della progettazione, dell'elettronica e dell'informatica applicati ai processi industriali utili alla mobilità interconnessa. Abbiamo anche operatori storici o emergenti nel campo delle macchine strumentali dell'automazione e dell'engineering, che aiutano a trovare soluzioni necessarie alla transizione.
Prossimo è l'incontro con BYD e la nostra filiera della componentistica organizzato da ANFIA, ma voluto fortemente anche dalla Regione Piemonte grazie a un incontro che abbiamo fatto con l'ingegner Altavilla.
Dobbiamo insomma ridare brio, energia, vitalità e vivacità, perché è possibile che l'attuale ridimensionamento sia anche dovuto al maggiore dinamismo di altri contesti più che per contrazione significativa del cluster dell'auto.
Un ulteriore dato positivo è che molte imprese operano in molti casi su domini sulla carta non impattati dalla elettrificazione. Inoltre l'osservazione corrente rivela una certa vivacità di nuovi operatori e piccole imprese di recente costituzione operanti nei domini tecnologici emergenti, come filiere, batterie, servizi, mobilità, software, embedded e guida autonoma; REFIL e TUC technology sono due esempi.
Non ho ancora parlato di Stellantis, perché i mercati di fornitura e le nuove supply chain eccedono ampiamente i confini del sistema Stellantis. Le nostre imprese recentemente hanno chiuso accordi di centinaia di milioni all'estero.
Dobbiamo, però, mettere le nostre imprese nelle condizioni di accedere ai clienti e ai corrispondenti mercati, ma lo stiamo facendo.
Inoltre, Stellantis non deve essere il nostro obiettivo sul quale sfogare le nostre ansie, ma deve essere considerato un partner strategico.
Il nostro costruttore sta vivendo un momento delicato; apprezziamo molto il cambiamento di clima che si respira con la nuova conduzione. Vogliamo che rimanga a Torino, che Mirafiori ritorni a produrre almeno 200 mila veicoli.
Ci raccontano, come dirà chi è più esperto di me, di un cambio di rotta con i fornitori, nella volontà di seguire i temi dei nostri componentisti.
Detto questo, dobbiamo andare avanti al netto di Stellantis. Stellantis sceglierà non sulla storia, ma sulla nostra capacità di essere attrattivi e competitivi, come dice sempre il Presidente Cirio, che è arrivato e che saluto.
Certamente abbiamo fiducia in ciò che si verificherà dal 2025-2026 in poi. Torino è la storia dell'auto e gli imprenditori e le loro imprese meritano un futuro con Stellantis, ma - fatemi dire - anche senza di essa.
Noi faremo di tutto affinché questo non sia, naturalmente, ma certamente non abbandoniamo l'idea di attrarre grandi imprese.
La trasformazione è molto veloce e complessa, ma tutte le istituzioni lavorano per essere al fianco del sistema e degli imprenditori, con tutti gli strumenti possibili, con la fiducia nell'impresa, nella manifattura e nella capacità degli imprenditori, ai quali non possiamo però sostituirci.
Lavoro vero con le azioni fatte con Leonardo, con Avio Aero con Thales Alenia, con tutto il mix produttivo esistente della nostra terra. Fondi UE su ricerca e innovazione, bando switch, per fare un esempio sull'industrializzazione dei risultati della ricerca, sulla digitalizzazione, sull'efficientamento energetico e produttivo, sulle certificazioni per rendere più competitive le imprese, sul fondo rischi Confidi e voucher finanziamenti con FUC-Artigianato e Commercio, con bando a trazione rilancio e investimenti.
Agiremo sul trasferimento tecnologico, in particolare per fare in modo che il capo filiera dica che cosa farà, quali traiettorie seguirà e su queste innestare le micro, piccole e medie imprese. I nostri Atenei e le nostre infrastrutture di ricerca sono pronti ad accompagnare le PMI verso questi orizzonti e a formare le nuove figure necessarie. Vogliamo rafforzare, quindi, i tier one, perché rafforzino tutta la catena del valore, con i loro nuovi prodotti che anticipano la domanda. Vogliamo rafforzare le sedi delle multinazionali presenti, perché diventino indispensabili nella strategia della casa madre.
Sono tutti aspetti che stiamo già attuando.
Vogliamo seguire nuove aziende della componentistica, in precedenza esterni al perimetro dell'auto, ma oggi addirittura produttori finali di lite mobility. Vogliamo collaborare intensamente con la Fondazione AI anche per il trasferimento tecnologico a favore dei vecchi e nuovi componentistici. Come fa la AI a incidere su una nostra macchina? Ecco vogliamo arrivare a spiegare anche questo.
Vogliamo spingere i tier one a realizzare progetti congiunti con fornitori di secondo livello. Vogliamo favorire l'innovazione di sistema e garantire la leadership sulla tecnologia manifatturiera avanzata, perché se sviluppiamo space, semiconduttori, energia (come stiamo facendo), insieme alle tecnologie additive, robotiche e fotoniche, sarà più facile che Stellantis torni a essere a Torino quello che era.
Non è fantascienza, ma è quello che il panorama torinese e piemontese è in grado di fare.
Termino dicendo che abbiamo una focalizzazione reale e senza infingimenti nei confronti dei lavoratori del comparto, ma ne parlerà meglio di me la Vicepresidente Chiorino, che tanto si è impegnata e che ha tutto il nostro apprezzamento per quanto ha fatto anche per questo settore.
A me preme dire una cosa: centinaia di migliaia di lavoratori - e lo dico anche a Stellantis e al suo Presidente - hanno fatto grande la nostra Regione nel settore dell'auto nei decenni che si sono susseguiti. Noi non vogliamo tradire la loro eredità; stiamo combattendo anche nel loro nome una battaglia contro dinamiche più grandi di noi, ma certamente con la consapevolezza e la determinazione di chi questa sfida la vuole vincere nel loro nome, per i nostri figli, per i nostri nipoti.
Grazie.
PERESIDENTE Grazie, Assessore Tronzano.
Salutiamo il Presidente Cirio che, nel frattempo, è arrivato.
La parola alla Vicepresidente Elena Chiorino.
CHIORINO Elena, Vicepresidente della Giunta regionale
Buongiorno a tutti.
Buongiorno, Presidente; buongiorno a tutti gli intervenuti.
L'Assessore Tronzano, giustamente, richiama il termine "consapevolezza"; termine che racchiude ogni singola azione che la Giunta guidata dal Presidente Cirio, sta portando avanti nell'ottica, per quello che riguarda anche le deleghe di mia diretta competenza, di tutelare l'occupazione e di valorizzare le competenze.
Mi preme evidenziare, in questo Consiglio regionale aperto, il ruolo importante della Regione Piemonte anche in capacità di attrattività di investimenti, a testimonianza che c'è un terreno più che fertile nel quale crediamo e vogliamo continuare a fare in modo che si investa, perché c'è occupazione, in particolare occupazione di qualità, laddove c'è una produzione e un'adeguata crescita della produzione.
Stiamo lavorando in stretta concertazione con le politiche governative per lavorare tutti insieme a quel libro verde "Made in Italy 2030", che prevede proprio una politica intergovernativa concertata con i vari livelli amministrativi. Questo lo dico non a caso, ma per riprendere sia una visione di politica industriale che il Governo ha impostato e che vede un'economia di filiere e di interconnessione tra filiera, andando alla piena valorizzazione del Made in Italy, sia per richiamare quella che è una misura tanto attesa e che oggi arriviamo a illustrare a supporto dei nostri lavoratori.
Tuttavia, prima di farlo, è evidente che è importante evidenziare il fatto che la singola misura, se non entra in un'ottica di visione strutturata, avendo ben chiaro dove si vuole andare e che cosa si vuole fare, serve poco. Mi unisco a tutte le evidenze che l'Assessore Tronzano ha portato nel suo intervento citando quelle misure già strutturate che stanno portando in una direzione, che è quella di far continuare a crescere la nostra regione, di continuare a dare opportunità alle nostre imprese e ai nostri lavoratori, perché questa è la sintesi massima della politica.
La politica, a tutti i livelli, deve contribuire a creare opportunità e a valorizzare le opportunità laddove ci sono. Le misure elencate e illustrate dall'Assessore Tronzano vanno in quella direzione, come vanno in quella direzione le accademie di filiera dedicate alla formazione. Abbiamo sempre creduto nella leva strategica della formazione, anche e soprattutto di quella continua, quindi abbiamo lavorato su politiche attive, non credendo che l'assistenzialismo fine a sé stesso possa contribuire a dare dignità ai lavoratori.
Abbiamo strutturato la misura "Sviluppo impresa Piemonte", che è quella misura che consente alle PMI e alle imprese più piccole di affrontare la transizione, supportate da manager messi a disposizione e pagati dalla Regione Piemonte.
Abbiamo previsto il fondo, unico in Italia, "Rilancio e sviluppo" di due milioni tarato sulle PMI, che consente alle imprese in difficoltà non bancabili, ma con un business plan serio e sostenibile, di continuare la loro attività.
Tutto questo per dirvi cosa? Per dire che il primo passaggio da fare per quello che ci riguarda è lavorare per tutelare occupazione e impresa in un'unica visione, perché è da lì che si garantisce quel lavoro che dà dignità alla persona. Laddove l'impresa è in crisi e il lavoratore è in difficoltà perché in ammortizzatore, mancava ancora una misura che il Presidente Cirio teneva particolarmente a realizzare e che oggi è realtà.
Dopo il mio intervento, seguirà quello del Presidente nazionale di INPS, dottor Fava, che dettaglierà ulteriormente quello che sarà il ruolo di INPS.
Su questo punto consentitemi un approfondimento, perché è una misura completamente nuova, della quale è bene dare il perimetro e spiegare come si realizza. Inizialmente si era lavorato ipotizzando un'integrazione all'integrazione salariale per quei lavoratori dell'automotive o quantomeno, di Stellantis, che ringrazio per la sua presenza oggi, anche per le interlocuzioni che hanno avuto un cambio di passo importante nelle ultime settimane.
Si ipotizzava, quindi, di pensare soprattutto ai lavoratori dell'automotive, quantomeno quelli di Stellantis. Riprendendo quello che dicevo prima, la Regione Piemonte, nelle interlocuzioni con una politica intergovernativa che lavora di concertazione, ha concordato con il Governo che ha recepito l'emendamento e, di conseguenza, inserito in norma nel Consiglio dei Ministri del 23 dicembre - il fatto che possano essere destinatari di ulteriore integrazione, quindi indennità di frequenza rispetto all'integrazione salariale, tutti i lavoratori di qualunque filiera, di qualunque ambito e con qualunque tipo di ammortizzatore. Questo significa, di conseguenza, non solo i lavoratori in contratto di solidarietà, ma anche i lavoratori dell'artigianato, quindi ben oltre il dato Stellantis e ben oltre il dato automotive.
Questo è stato un passo importante ottenuto da questa Regione, grazie all'attenzione del Governo, che ci consente oggi di dire che tutti questi lavoratori saranno destinatari di integrazioni ulteriori e che non parliamo, come avevamo ipotizzato inizialmente, di dieci milioni di euro ma parliamo di almeno 20 milioni di euro che andranno direttamente sui lavoratori.
Unitamente a questo, abbiamo provveduto ieri a un'attribuzione di ulteriori 50 milioni di euro a un fondo che oggi supera i 115 milioni di euro, in aggiunta a quei 96 milioni di euro che sono destinati alle accademie di filiera.
Con questa misura, che cosa succede? Succede che da qualunque accordo sindacale che debba scaturire fin da oggi pomeriggio, si attiverà una procedura tale per cui, grazie a una convenzione con INPS, i lavoratori che, sulla base dei fabbisogni, entreranno immediatamente in formazione avranno un'ulteriore retribuzione. Quindi, un'integrazione all'integrazione salariale, che consentirà di arrivare a livelli simili a quelli dello stipendio pieno, proprio perché va a modularsi rispetto alle riduzioni della cassa integrazione.
Evidenzio che questo per noi, però, ha un forte vincolo condizionale ovvero chiediamo al lavoratore di andare in formazione, perché è da lì che passa la sua opportunità di riqualificarsi e che passa l'opportunità, anche per la sua azienda, di continuare a essere competitiva. Questo per noi è un passaggio che diventa assolutamente fondamentale e imprescindibile.
Perché la convenzione con INPS? La convenzione con INPS ci serve a fare in modo che il lavoratore non debba correre da uno sportello all'altro per capire come vedere accreditati i suoi soldi, ma sarà INPS, che è già il soggetto erogatore dell'integrazione salariale, che integrerà nel medesimo bonifico l'indennità di formazione e, di conseguenza, cercando proprio di lavorare nella direzione di consentire ai nostri lavoratori di poter gestire al meglio anche quel passaggio drammatico che è la cassa integrazione. Il momento della cassa integrazione sarà utilizzato per tutte le ore di cassa per andare in formazione e questo consentirà, ripeto un'integrazione che, per darvi un'idea, supererà i 10 mila lavoratori interessati. I 20 milioni di euro direttamente destinati, oltre ai 115 mila più i 96 che ho citato, saranno, infatti, integrabili man mano che il monitoraggio procederà.
Pertanto, arriviamo a una misura che vede un'integrazione di politica passiva con un'integrazione di politica attiva, come abbiamo sempre detto che deve essere l'ammortizzatore, cioè un momento ponte che serve per risolvere una situazione. Ciò significa che mandiamo le persone in formazione e creiamo opportunità per il lavoratore e per l'impresa contestualmente per l'impresa possiamo attivare misure che la accompagnino nella transizione - come Sviluppo Impresa Piemonte, che è una misura che supporta l'impresa in difficoltà, ma in cui interviene economicamente la Regione, per cui non viene caricata sulle spalle dell'imprenditore - con un fondo che, laddove l'impresa non sia bancabile in quel momento ma abbia il suo business plan sostenibile, interviene a evitare la chiusura di quell'impresa e l'aiuta.
Questo per noi è il concetto di una Regione che dev'essere al fianco degli imprenditori e al fianco dei lavoratori: ti accompagno nel momento in cui hai un business plan serio e sostenibile e sono al tuo fianco, perch questo ci serve anche per mantenere e migliorare quel dato occupazionale.
Inoltre, interveniamo con le accademie di filiera, perché la misura che ho appena illustrato, se non avessimo la velocità e la rapidità d'intervento delle accademie di filiera, non sarebbe evidentemente realizzabile nei tempi che, invece, servono per mettere in sicurezza lavoratori e imprese.
Tutto questo lo facciamo nella convinzione che la politica di fondo che accomuna ogni misura di questa Giunta regionale, sia quella di preservare il modello produttivo tradizionale del Made in Italy, perché è lì che noi dobbiamo continuare a insistere ed è lì, come già diceva l'Assessore Tronzano, che noi chiediamo a Stellantis di vedere in Mirafiori un polo che sia vivo, che torni a essere dinamico, consapevoli e certi che non ci possa essere migliore know-how che quello che trovate in questa terra con i nostri lavoratori, con quella capacità di combinare tradizione e innovazione e di quel Made in Italy che da sempre ci rende orgogliosi nel mondo.
Con queste politiche lavoriamo, dicevo, a superare l'assistenzialismo fine a sé stesso. Lavoriamo in un'ottica completamente opposta a quella che si è perseguita di decrescita felice, perché l'abbiamo sempre ritenuta un ossimoro: la crescita è felice, la decrescita non può essere felice e la situazione attuale ce lo sta dimostrando. Per fare questo abbiamo ben chiaro che dobbiamo chiedere, come il Governo sta facendo, una revisione forte e chiara del Green Deal, anche facendo in modo che si rivedano non soltanto tutta la progettualità del Green Deal, ma anche quelle sanzioni che rischiano di arrivare oggi addosso alle nostre imprese.
Con questo spirito lavoriamo, come Giunta regionale, con il supporto importante e fondamentale del Consiglio regionale, che ringrazio tutto per ogni spunto che vorrà fare emergere anche da questo incontro; consapevoli che il declino non è un destino, è una scelta; consapevoli che gestire il presente, se non serve a mettere in sicurezza il futuro, è inutile. Abbiamo ben chiaro che dobbiamo gestire il presente soprattutto per mettere in sicurezza il futuro e che le misure fin qui adottate da questa Giunta siamo più che convinti che vadano in quella direzione.
Grazie a tutti e buon lavoro.
PRESIDENTE
Grazie, Vicepresidente Chiorino.
Iniziamo con gli interventi dei soggetti esterni.
Il primo in scaletta è il dottor Gabriele Fava, Presidente Nazionale dell'INPS, che interverrà da remoto e per il quale abbiamo previsto un intervento di dieci minuti.
Se è in collegamento, lascio a lui la parola.
FAVA Gabriele, Presidente nazionale INPS
Buongiorno a tutti.
Mi sentite?
PRESIDENTE
Sì, Presidente Fava, la ascoltiamo e la ringraziamo per essere collegato da remoto.
Abbiamo previsto per lei, se è possibile, un intervento di una decina di minuti.
FAVA Gabriele, Presidente nazionale INPS
La ringrazio.
Buongiorno a tutte e a tutti.
Innanzitutto, mi scuso davvero per non essere presente con voi, cosa a cui avrei tenuto particolarmente.
Saluto e ringrazio il Presidente Alberto Cirio e la Vicepresidente Assessora al lavoro Elena Chiorino, per questa importantissima iniziativa.
Il progetto d'integrazione salariale per i lavoratori coinvolti in situazioni di crisi aziendali e di conseguente riduzione dell'orario di lavoro, che viene presentato oggi in Consiglio regionale del Piemonte e che sarà attuato da INPS, segna un passo avanti significativo nell'integrazione tra le politiche passive e le politiche attive del lavoro e rappresenta un esempio concreto di welfare generativo per i lavoratori, ma anche per i datori di lavoro.
La misura integra gli ordinari ammortizzatori sociali con indennità di partecipazione a percorsi formativi che aumentano le indennità a sostegno al reddito, ma ne condiziona la fruizione alla partecipazione di percorsi di formazione quali parti essenziali di percorsi di politica attiva del lavoro, delineando una visione nuova delle politiche del lavoro. Il coinvolgimento dell'INPS rafforza la capacità complessiva dell'impianto con l'unificazione del soggetto che eroga sia le integrazioni salariali sia le indennità di frequenza ai corsi. Assicura, cioè, il rispetto della condizionalità prevista dall'ordinamento.
Questo progetto mutua le migliori esperienze europee, come quella olandese, dove si arriva fino a far coincidere il soggetto che eroga sia le politiche passive sia quelle attive.
Per l'Istituto, che ho l'onore di presiedere, questa del Piemonte è una proposta operativa che esalta il ruolo dell'INPS come spina dorsale del Paese, senza limitarsi al mero assolvimento di funzioni amministrative. È uno dei primi esempi concreti di come l'INPS può generare valore attraverso il welfare generativo; apre, cioè, la strada a un modello in cui si integrano tutti gli strumenti attualmente a disposizione, a cominciare dal programma GOL del PNRR, con la dotazione di cinque miliardi e 450 mila euro.
Credo che la Regione, con questa iniziativa, abbia fatto una buona scelta, quella di rafforzare il percorso 5 di GOL, destinato ai lavoratori in integrazione salariale, coinvolgendo l'INPS nell'erogazione dell'indennità, ma restando responsabile di cosa? Dell'adozione dei provvedimenti che individuano i requisiti di accesso all'indennità; delle modalità di presentazione delle istanze e dei termini di svolgimento dell'istruttoria; del trasferimento delle presenze ai percorsi formativi che determineranno le relative indennità di partecipazione.
Chiudo con un'ultima considerazione. Poiché mi vengono sempre chieste rassicurazioni sulla sostenibilità del sistema pensionistico, rispondo sempre che tutto dipenderà dalla capacità di garantire la più ampia base occupazionale di lavoro regolare. Questo obiettivo si deve raggiungere anche con politiche attive capaci di collocare e ricollocare i lavoratori nel mercato del lavoro, riducendo al minimo i tempi di transizione dalla disoccupazione all'occupazione. L'impianto piemontese va in questa direzione e sono davvero lieto di esserne attore insieme all'Istituto che rappresento, nell'ottica di una fattiva collaborazione istituzionale.
Vi ringrazio davvero tanto per l'invito e auguro a tutti e tutte buon lavoro.
PRESIDENTE
Grazie.
Passiamo agli interventi ministeriali.
La parola al dottor Mauro Nori, Capogabinetto del Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, che interviene da remoto, per un tempo massimo di dieci minuti.
NORI Mauro, Capo di Gabinetto del Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali
Chiedo scusa, ma non ho potuto ascoltare l'intervento della Vicepresidente Chiorino, essendo saltato il collegamento audio. Quindi chiedo scusa se non ho potuto ascoltarlo.
Oltre ai saluti del Ministro volevo portare un messaggio, da parte del Ministero del Lavoro, sulla situazione dell'area di crisi complessa del Piemonte, in particolare dell'automotive, per la quale abbiamo messo in sicurezza tutti gli strumenti di intervento e di integrazione salariale.
Con la legge di bilancio 2025 abbiamo rifinanziato la cassa in deroga per aree di crisi complessa (peraltro, esistono risorse aggiuntive anche per la Regione Piemonte).
Per quanto riguarda Stellantis, relativamente al territorio piemontese attualmente l'azienda sta rispettando gli impegni presi in sede di Governo.
Abbiamo un tavolo assieme al Ministero delle Imprese e del Made in Italy che conduciamo in cooperazione, e Stellantis ha avviato, per la prima volta a distanza di tre anni, un progetto di salvaguardia occupazionale. Nel rispetto di questi impegni, il Governo ha messo in sicurezza con un programma d'intervento di strumenti d'integrazione salariale.
Con la legge di bilancio, la società Stellantis può utilizzare la cassa in deroga e attualmente - scusate se entro nel dettaglio, ma ritengo che sia un'utile informazione - ha quattro siti coperti con gli strumenti ordinari dei contratti di solidarietà, che possono essere ulteriormente prorogati. A Torino, corso Tazzoli, 2.000 lavoratori coinvolti e coperti fino al 2 agosto 2025, con possibilità di proroga; Torino, corso Settembrini, 300 unità lavorative coperte fino al 3 agosto, anch'esse prorogabili; Torino, corso Unione Sovietica, 96 unità lavorative coperte fino al 3 agosto (sempre prorogabile); infine a San Benigno Canavese, 334 unità coperte fino al 3 agosto, ulteriormente prorogabili.
Accanto a questo intervento di politica passiva, in un disegno coerente, grazie anche alla norma chiesta dal Vicepresidente Chiorino abbiamo strutturato un sostegno attraverso il programma GOL, cioè la possibilità di utilizzare per quei lavoratori un sistema di politiche attive. Non entro nel dettaglio di questa attività - che probabilmente è stata illustrata dal Vicepresidente Chiorino - ma, in chiusura di questo mio intervento, vorrei dare un duplice messaggio: il Governo c'è, ha messo in sicurezza, e sta mettendo in sicurezza, le aziende del territorio e accanto a un'attività per così dire passiva, avvia un percorso di reinserimento e di gestione delle crisi e delle transizioni, anche attraverso politiche attive sul lavoro.
Vi ringrazio, scusandomi se non ho potuto sentire gran parte degli interventi e vi auguro buon lavoro.
PRESIDENTE
Grazie, dottor Nori.
Passiamo al secondo intervento previsto da parte degli auditi del Ministero, quello del dottor Marco Calabrò, Capo Segreteria tecnica del Ministro delle imprese e made in Italy.
CALABRÒ Marco, Capo Segreteria tecnica del Ministero delle Imprese e Made in Italy Buongiorno a tutti. Mi scuso anch'io per essermi collegato soltanto in questo momento, quindi non ho avuto modo di ascoltare gli interventi che mi hanno preceduto, se non la coda dell'intervento del dottor Nori.
Ringrazio naturalmente per l'invito. Credo che questa sia un'occasione utile per condividere l'impegno che stanno portando avanti il Ministero e il Governo a supporto di uno dei settori fondamentali per l'economia italiana.
Partirei da una considerazione: a nostro avviso, è utile avviare la riflessione sull'automotive, ampliando il campo d'osservazione dall'Italia all'Europa. Questo perché la crisi del settore non è una questione interna ma riteniamo sia un'emergenza di respiro europeo.
È ovvio che in Italia abbiamo una riduzione significativa della produzione automobilistica. Nel 2024 abbiamo chiuso con neanche 300 mila autovetture, in calo circa del 45-50% rispetto all'anno precedente. Ma questo è il riflesso di una crisi che sta coinvolgendo un po' tutto l'automotive europeo; i casi di Volkswagen, Audi e Nissan sono chiaramente emblematici e spingono a definire una politica, una risposta immediata a quanto sta accadendo.
Per questo motivo, l'Italia si è fatta promotrice e sta portando avanti con decisione un'azione in Europa per affrontare in modo sistemico e organico la questione dell'automotive. Ormai è chiaro che, a fronte dei grandi investimenti che hanno portato avanti da un lato gli Stati Uniti ma dall'altro, soprattutto la Cina, le regole che imbrigliano l'automotive europeo, a partire dal regolamento della CO2, sono anacronistiche. Appare evidente la necessità di cambiare da subito la politica industriale.
Come sapete, in quel Regolamento CO2 è prevista una clausola di revisione alla fine del 2026, ma non possiamo attendere ancora quasi due anni per capire qual è la direzione che deve assumere l'automotive in Europa. Non lo possiamo fare, perché il rischio è che tra due anni potremmo non più avere un'industria automobilistica. Di conseguenza, abbiamo chiesto alla Commissione europea, sin da subito, nei primi 100 giorni della nuova Commissione, di prendere una posizione decisa. Abbiamo predisposto congiuntamente con il Governo della Repubblica Ceca, un cosiddetto non paper sull'auto; l'abbiamo presentato lo scorso 28 novembre e intorno a questo non-paper si stanno allineando parecchi Paesi europei.
Cosa prevede il non-paper? Innanzitutto prevede l'istituzione di un European Automotive Act, quindi una politica comunitaria pensata proprio per il rilancio dell'automotive, a partire dalla costituzione di un Fondo europeo destinato all'automotive. È chiaro che la riconversione e la transizione verso l'elettrico è una transizione che non può essere affrontata esclusivamente con risorse nazionali. I bilanci nazionali non sono sufficienti ad affrontare una crisi di questo tipo, per cui abbiamo chiesto alla Commissione europea di istituire un Fondo destinato, che possa supportare sia l'offerta, quindi la transizione produttiva, sia la domanda in tutti i Paesi europei.
Inoltre, abbiamo chiesto un anticipo ai primi mesi del 2025 di tutti quei report che sono previsti di valutazione dell'impatto del Regolamento CO2. Questo perché siamo convinti che la strada, decisa dalla scorsa Commissione, che punta esclusivamente all'elettrico sia una strada che penalizza le produzioni europee, senza avere un ritorno e senza tenere adeguatamente conto delle esigenze industriali e sociali.
Chiediamo, inoltre, la neutralità tecnologica e una nuova metodologia di calcolo delle emissioni, perché non è detto che la tecnologia che è stata utilizzata finora - vale a dire la cosiddetta tecnologia che guarda alle emissioni dal tubo di scappamento - sia la metodologia ideale.
Potrebbero essercene anche altre che possono favorire l'approccio verso una neutralità tecnologica.
Tutto questo è corredato da una riflessione sull'indipendenza e l'autonomia strategica che va presa in considerazione all'interno di una transizione verso l'elettrico, che ci renderebbe dipendenti comunque dalle produzioni di altri Paesi. Infine, abbiamo chiesto - e su questo c'è ampia convergenza - anche la necessità di affrontare e di rimuovere le cosiddette multe che scatterebbero dal 1° gennaio e che sono un salasso stimato in 15 17 miliardi di euro per le aziende produttrici che non rispettano i limiti emissivi stabiliti dal Regolamento CO2.
Però la cosa fondamentale su cui sta insistendo l'Italia è che tutti questi temi che vi ho sinteticamente illustrati non possono essere affrontati separatamente, vale a dire non possiamo puntare esclusivamente alle multe, rinviando qualunque riflessione sulle altre strategie, perch questa sarebbe una politica perdente e sicuramente di corto respiro.
Invece, occorre un approccio che certamente metta in sicurezza le imprese nel breve periodo, ma che punti a una strategia decisa e che vada verso un'ottica di medio-lungo periodo.
In tutto questo, la "Bussola della competitività" recentemente presentata dalla Commissione europea apre spiragli interessanti, perch inizia a ragionare in termini di neutralità tecnologica, ma come tutto questo poi si concretizzerà all'interno del processo, anche di revisione del Regolamento CO2, lo vedremo nelle prossime settimane. Da questo punto di vista, sarà determinante il cosiddetto "Dialogo strategico" sull'automotive, che sarà avviato dal Commissario Tzitzikostas e che vedrà coinvolti tutti gli stakeholder europei in vista del Clean Industrial Deal.
Stiamo cercando di dialogare, come imprese, organizzazioni sindacali e organizzazioni datoriali, per arrivare in Europa con una posizione congiunta a supporto di quanto vi ho riferito.
Questo per quanto riguarda il piano europeo; naturalmente, prosegue anche l'azione sul piano nazionale.
Come sapete, il 17 dicembre si è formalmente chiusa la prima parte del dialogo, in Italia, tra Mimit e Stellantis, che ha portato alla presentazione da parte dell'azienda di un piano Italia rivisto rispetto al passato; rivisto in termini d'incremento di modelli da produrre in Italia sia elettrici sia ibridi, di impegno alla salvaguardia dei livelli occupazionali e di impegno anche ad avviare processi di inserimento e di riqualificazione dei lavoratori.
L'azienda ha assunto un ulteriore impegno di investire circa due miliardi negli stabilimenti italiani e di supportare la filiera della componentistica italiana, con ulteriori sei miliardi di euro nel corso del 2025. I due miliardi e i sei miliardi d'investimento conteranno esclusivamente su risorse proprie dell'azienda, quindi l'azienda, che ha già formalmente avviato il processo di rinuncia alle risorse pubbliche dei contratti di sviluppo, rinuncia e, ripeto, assume e porta avanti i propri investimenti e i propri piani industriali con risorse proprie Il piano prevedeva un ruolo per ciascun impianto; nel caso di Mirafiori, vengono confermati quelli che erano gli impegni o le voci che avevano preceduto il tavolo del 17 con la produzione della 500 ibrida.
Inoltre, il 17 gennaio è stato annunciato che anche la nuova generazione della 500 elettrica sarà prodotta a Mirafiori.
Naturalmente, è confermata anche tutta la prosecuzione delle attività dei cambi e il ruolo di Mirafiori e di Torino come centro di sperimentazione e di riciclo delle batterie.
Inoltre, sempre Torino sarà la sede della regione europea di Stellantis, nonché il quartiere delle divisioni di veicoli commerciali leggeri.
La cosa che ci premeva di più, tuttavia, è che Stellantis ha assunto un impegno anche nei confronti dei fornitori, non solo in termini di acquisti di sei miliardi, ma anche nella modalità di dialogo con i fornitori, ha individuato una figura che sarà dedicata specificamente alla relazione con i fornitori italiani e ha avviato, già in queste settimane, il dialogo sia con l'associazione, con ANFIA, sia con i fornitori stessi.
Questa fase, ripeto, si è chiusa, ne abbiamo un'altra.
La nuova fase sarà una sorta di dialogo costante, con cadenza regolare con l'azienda, per monitorare gli impegni assunti dall'azienda e riportare quanto sta avvenendo nel più generale tavolo dell'automotive che naturalmente, prosegue.
Sempre sul fronte nazionale, e vado a chiudere, il Governo, nonostante le esigenze, che sono a tutti note, di mantenimento dell'equilibrio del bilancio pubblico, comunque ha proseguito l'impegno con ingenti risorse che verranno messe a disposizione del settore dell'automotive nel corso del 2025.
Va detto da subito che, però, è stata operata una scelta, da un lato in risposta a queste esigenze di contenimento del bilancio pubblico dall'altro lato, però, è una scelta che teneva anche conto degli effetti che aveva procurato, quindi di una prima valutazione degli effetti dell'ecobonus. Lo scorso anno abbiamo destinato all'ecobonus circa un miliardo. Ha avuto un tiraggio più o meno in linea con quelle che erano le nostre attese. Non si è, invece, verificato, in risposta a questa massiccia dotazione messa a disposizione dallo Stato, l'incremento della produzione: abbiamo visto che la produzione, in realtà, nel corso del 2024 in Italia è calata.
Questo ci ha indotto a riflettere se l'allocazione di quel miliardo sull'ecobonus fosse una corretta e ottimale allocazione di risorse pubbliche. A nostro avviso, se prima non si supporta la produzione verso l'adeguata riconversione, qualunque politica per la domanda rischia di far destinare le risorse pubbliche verso produttori non nazionali. Tra l'altro la scelta ben si sposa con l'azione che stiamo portando in Europa, che punta a un fondo per l'ecobonus a livello europeo, anche perché è evidente che se ci si limita soltanto a supportare la domanda nel nostro Paese.
(Audio mancante o non comprensibile)
PRESIDENTE
CALABRÒ Marco, Capo Segreteria tecnica del Ministero delle Imprese e Made in Italy
PRESIDENTE
Tutto questo si riflette, naturalmente, sulla capacità di produzione e di far fronte alle offerte dei produttori italiani.
Per questo motivo, tutte le risorse disponibili le stiamo spostando sul lato dell'offerta, quindi di incentivi alla riconversione verso la transizione ambientale del sistema automotive. Lo stiamo facendo coerentemente con l'impegno assunto da Stellantis, che rinuncia alle risorse pubbliche e porta avanti i propri investimenti con risorse proprie e lo stiamo facendo indirizzando tutte le risorse verso la componentistica.
Nel corso del 2025, apriremo più bandi, con una dotazione significativa a partire dal primo bando, che guarda le filiere strategiche, tra cui abbiamo individuato l'automotive, con una dotazione iniziale di 500 milioni, che in caso di necessità potrà essere rialimentata nel corso dell'anno; ulteriori 100 milioni saranno destinati ad altri contratti di sviluppo, esclusivamente nel settore automotive, e apriremo un bando con risorse significative, 300 milioni, per gli accordi per l'innovazione.
Gli accordi per l'innovazione sono lo strumento principe, se volete soprattutto in una Regione come il Piemonte, che diversamente avrebbe ancora dei vincoli del regime di aiuti di Stato che prevedono limitazioni significative in termini di aiuto alle imprese, la cosiddetta equivalente sovvenzione lordo (ESL).
PRESIDENTE
Mi scusi, dottor Calabrò, le chiederei la cortesia di avviarsi a conclusione, perché siamo fuori termine. Non voglio essere maleducato, ma siamo veramente in tanti a dover intervenire.
CALABRÒ Marco, Capo Segreteria tecnica del Ministro delle Imprese e Made in Italy Produrre nuovi strumenti che guardano alle imprese di minori dimensioni e potranno essere mini contratti di sviluppo o misure fiscali di carattere trasversale.
Questo è il piano. Il piano verrà formalmente presentato il 5 marzo quando ci sarà la prossima convocazione del tavolo. Concludo qui e vi ringrazio.
PRESIDENTE
Grazie a lei.
Passiamo agli interventi dei parlamentari. La prima a intervenire sarà l'Onorevole Rossomando, Vicepresidente del Senato.
ROSSOMANDO Anna, Vicepresidente Senato
Buongiorno a tutti e grazie per questa occasione.
La platea è molto competente e avvertita, quindi questo mi consentirà di fare alcune battute solo per dire che quando parliamo di orgoglio e di storia di questo territorio, orgoglio e storia di grandi competenze dobbiamo calarci in un contesto che non può che essere globale.
Obiettivamente mi aspettavo, anche da parte degli Assessori, qualche parola in più sulle politiche industriali. Nell'ultimo intervento abbiamo sentito alcuni accenni che meriterebbero un approfondimento, ma è chiaro che la sfida è globale.
Ci sono dati a voi tutti assolutamente noti, ovvero che, mentre la produzione di auto in Europa (in Italia più che in Europa) è in netto calo e con essa ovviamente c'è un calo dei posti di lavoro, nelle altre parti del mondo c'è un processo esattamente inverso, accompagnato da una grande innovazione tecnologica, in un sistema integrato. Si parla di digitalizzazione e di robotica collegati alla questione dell'automotive.
Questa è la sfida e con questo ci stiamo misurando, come si legge molto chiaramente nel rapporto Draghi. A fronte di questo, abbiamo stipendi stagnanti nel nostro Paese, inversione di tendenza anche rispetto all'atteggiamento dei giovani, che una volta compravano l'auto come simbolo di libertà, mentre oggi guardano ad altri modi di mobilità.
La sfida e la competizione sono su larga scala e su grandi sistemi, ma su questo dobbiamo ragionare e capire quali sono le politiche che soltanto Regione, Italia e Europa possono fare insieme. Con questo orgoglio, con le nostre competenze, dobbiamo misurarci e competere.
La prima questione è qualità, tecnologia e cooperazione in Europa tra i vari sistemi. Un problema di allineamento legislativo e politiche industriali che abbiano questa filiera: Piemonte, Italia, Europa. La transizione da endotermico a elettrico, ovviamente, non è una scelta ideologica, ma è stata una scelta condivisa anche dai principali costruttori in Europa.
La questione è: come facciamo a non rischiare di marginalizzare il nostro sistema produttivo? Come arriviamo a questa sfida? Nell'ultimo intervento ho sentito parlare di alcuni investimenti. Bene, bisognerebbe sapere esattamente dove vanno allocati e per fare che cosa. Indubbiamente per sgombrare il campo, la questione delle multe, se parliamo di Europa, va assolutamente rivista e, da questo punto di vista, ben vengano ripensamenti e revisioni che aiutino ad affrontare questo passaggio.
Ovviamente c'è una questione di come strategicamente si può innovare in un sistema di cooperazione tra i vari produttori europei (che è l'unica strada), e su come si può scommettere con l'innovazione che possa competere con gli altri sistemi. Da questo punto di vista, per esempio, la Spagna ha fatto un investimento e anche un accordo con Stellantis, che guarda a un'innovazione tecnologica e che punta - anche se parliamo di Gigafactory e di energie alternative - anche a delle alternative, per esempio alle famose energie che vengono dalle cosiddette "terre rare", questo per creare un'alternativa competitiva dal punto di vista tecnologico. A fronte di questo, l'impegno che dovremmo tutti condividere è un'inversione di tendenza innanzitutto, se parliamo di investimenti, rispetto al taglio dell'80% del fondo automotive, istituito dal Governo Draghi e che nella recente finanziaria è stato tagliato dell'80%. Costruire condizioni per un accordo quadro di tutto il settore automotive: alcune parole mi sono sembrate interessanti, ma sarebbe necessario vederci chiaro nel dettaglio.
Fondo straordinario europeo per la transizione ecologica. Se dobbiamo vedere quali sono le cause del declino del settore automobilistico italiano, sicuramente troviamo mancanza di investimenti industriali in competitività e innovazione, strategie industriali spesso errate e obsolescenza dei modelli produttivi. Ovviamente ben venga il sostegno alla crisi occupazionale con la cassa integrazione e da questo punto di vista servirebbe un forte impegno per ripristinare SURE come cassa integrazione europea con un grande sostegno su larga scala. Naturalmente sarebbe necessario sapere anche rispetto a quale formazione e a quali competenze perché quando parliamo di competenze e se vogliamo essere competitivi dobbiamo guardare a quelle che servono per il domani, non per oggi o per ieri.
La questione fondamentale, ovviamente, è che cosa si produce, perch dal tipo di prodotto innovativo dipende direttamente, ovviamente, lo sbocco che va sul mercato e quindi, altrettanto ovviamente, i posti di lavoro e la sopravvivenza, se non addirittura, quello che ovviamente auspichiamo, il rilancio di tutto il settore produttivo del Piemonte e dell'Italia.
Concludo, perché, giustamente, siamo qui anche e soprattutto per ascoltare. Abbiamo bisogno di politiche industriali adeguate al contesto abbiamo bisogno di raccogliere la sfida e per fare questo ci vuole un'azione assolutamente coordinata e condivisa e una battaglia in Europa per avere questo tipo di investimenti e per avere questo tipo di cooperazione. Si parla di piattaforme condivise tra i grandi produttori europei, quindi capiamo che, se vogliamo sopravvivere e non comprare in Italia auto prodotte in un altro continente a basso costo che noi ci dovremmo limitare ad acquistare comunque, e se vogliamo competere bisogna ragionare in termini di sistema.
Da questo punto di vista, quindi, occorre sollecitare in Europa un programma di investimenti strategici per ridurre il divario tecnologico con Cina e USA, promuovere la piattaforma di collaborazione tra produttori europei, prevedere politiche di protezione del mercato europeo. Certo protezione, però con investimenti nell'innovazione. Approccio pragmatico sulle multe, come ho detto, e al Governo si chiede di sostenere attivamente la transizione, difendere l'occupazione, attrarre investimenti, sostenere le imprese con sgravi ai costi di produzione. Qui c'è un punto fondamentale, che è il costo.
PRESIDENTE
Presidente, abbia pazienza, le chiederei di andare alla conclusione.
ROSSOMANDO Anna, Vicepresidente Senato
E io la sua richiesta la accolgo, anche perché spesso tocca a me scampanellare e quindi la capisco. Mi dia 35 secondi.
Dicevo che c'è un punto fondamentale, che è quello del costo dell'energia. Noi abbiamo un costo dell'energia elevatissimo in Italia.
Questo è un punto su cui bisogna immediatamente intervenire e le politiche nazionali del Governo su questo possono devono agire non solo con sgravi fiscali, ma con politiche attive molto importanti.
Noi oggi in Senato abbiamo proposto una mozione che ha come punto centrale il costo dell'energia per imprese, innanzitutto, e famiglie.
Rifinanziare il Fondo automotive e il tema dell'investimento in progetti di Gigafactory, dove noi siamo all'ultimo posto in Europa.
Per quanto riguarda la domanda, ho sentito un intervento che citava anche la questione della domanda, che va incentivata, ad esempio proponendo l'istituzione di un leasing sociale perché si rivolge a quelle fasce più deboli che non acquistano più. La battuta che una volta il lavoratore produceva un'auto che poteva acquistare è che adesso questo non succede più, quindi dobbiamo porci grandi interrogativi.
Mi fermo qui. Naturalmente lo considero un inizio di discussione perché credo che sia molto utile, anche se sicuramente faticosa, una discussione che preveda l'intervento di tutti, lavoratori e imprenditori ma anche di tutti quelli che nelle istituzioni hanno la responsabilità innanzitutto di avere una visione e di parlare con la concretezza delle proposte in investimenti, competenze e tecnologia, perché meritiamo di essere all'avanguardia e di continuare a produrre automobili che siano un progetto per il futuro.
Grazie.
PRESIDENTE
Grazie, Vicepresidente Rossomando.
Ora dovrebbe intervenire il Presidente della Commissione Attività produttive, Commercio e Turismo della Camera, Onorevole Gusmeroli, che vediamo collegato, ma non siamo sicuri che ci senta. Se ci sente, pu intervenire.
GUSMEROLI Alberto Luigi, Presidente X Commissione Camera dei Deputati
Buongiorno a tutti.
PRESIDENTE
Buongiorno. Ricordo che il tempo previsto per l'intervento è cinque minuti. Mi scusi se sono antipatico, ma è meglio ricordarlo all'inizio.
Grazie.
GUSMEROLI Alberto Luigi, Presidente X Commissione Camera dei Deputati
Ringrazio il Presidente Alberto Cirio e la Vicepresidente Elena Chiorino per l'organizzazione di questo Consiglio regionale aperto.
L'automotive in Italia è la storia dell'industria italiana.
L'automotive è stato fautore della crescita economica di questo Paese insieme a un altro settore, l'edilizia, ma è stato anche il motore, visto che parliamo di questo, della crescita economica dell'Europa.
Dobbiamo avere onestà intellettuale: tutto ciò che potevamo fare per mettere in crisi questo settore a livello europeo è stato fatto. Perché? Perché siamo tutti d'accordo sulla transizione ecologica, però la prima cosa che dev'essere considerata è che la transizione ecologica dev'essere sostenibile economicamente e socialmente. Deve essere pragmatica e non ideologica. La scelta del solo elettrico e l'abolizione della produzione endotermica dal 2035 sicuramente non è stato un approccio che ha tutelato la sostenibilità economica e sociale del settore.
Le multe che nel 2025 rischiano le imprese di costruzione delle auto sicuramente, hanno creato un ulteriore crisi del settore, per cui le aziende si trovano nella situazione paradossale che, per evitare le multe devono diminuire la produzione di motori endotermici.
Questo cosa comporta? Comporta cassa integrazione, chiusura di stabilimenti e non parliamo soltanto dell'Italia, basta vedere cosa sta succedendo in Germania e in altri Paesi. Bene ha fatto il Governo ad attivarsi, affinché la nuova Commissione riveda il proprio atteggiamento e abbia un atteggiamento meno ideologico e più di tutela dell'intera filiera dell'automotive e, quindi, pensare a mantenere l'endotermico, pensare a biocarburanti, pensare di togliere le multe in modo che non si debba diminuire la produzione dell'endotermico, oppure, come probabilmente dovrà fare Stellantis, comprare crediti dalle società concorrenti, per evitare appunto le multe.
Questo perché? Come dicevo prima, si è fatto tutto e il contrario di tutto per mettere in crisi il settore, perché una decisione dall'alto sostanzialmente, non ha tenuto in nessuna considerazione i territori, le diverse situazioni produttive, ma io dico anche la popolazione, cioè si è cercato di mettere una camicia stretta a cittadini che hanno, di fatto rifiutato di indossarla; qui parliamo appunto dell'auto elettrica. Quindi invece di avere alleati i cittadini, si è andati contro i cittadini.
Detto questo, come Presidente della Commissione Attività produttive intanto abbiamo seguito i tavoli al Ministero e il 17 dicembre, come è stato detto prima dal funzionario del Mimit, si è ottenuto questo investimento di due miliardi di euro sui stabilimenti italiani e sei miliardi di euro sulla filiera; una filiera che è un'eccellenza, in generale, anche in rapporto a industrie che si trovano nei Paesi in via di sviluppo, a livello di rapporto qualità-prezzo, quindi va assolutamente tutelata.
Abbiamo audito l'allora amministratore delegato, Tavares e anche i sindacati, in modo che il Parlamento fosse centrale.
PRESIDENTE
Onorevole, le chiederei cortesemente di avviarsi alla conclusione perché il tempo è ampiamente scaduto.
GUSMEROLI Alberto Luigi, Presidente X Commissione Camera dei Deputati
Finisco in un attimo.
Il 19 marzo audiremo il Presidente Elkann; anche in questo caso, in un momento importante dopo l'approvazione della bozza di bilancio per il 2024.
Avremo i dati del bilancio 2024 di Stellantis, avremo la visione di Stellantis e tutti i Parlamentari potranno intervenire per lavorare ai fini della tutela dell'occupazione e del mantenimento degli stabilimenti italiani in prospettiva rispetto a un settore che è stato nodale, deve essere nodale e dovrà essere nodale per la nostra economia.
Grazie a tutti.
PRESIDENTE
Grazie, Presidente.
Parola all'Onorevole Chiara Appendino.
APPENDINO Chiara, Deputata Piemonte 2
Grazie, Presidente.
Ringrazio tutti coloro che sono intervenuti e interverranno, perché è sicuramente un momento importante di confronto.
A proposito degli interventi, vorrei proprio partire da Stellantis.
Francamente, non sono serena. Credo che noi non siamo sereni. Non siamo sereni nel vedere il Presidente annunciare grandissimi investimenti negli Stati Uniti e nel donare facilmente anche risorse al Presidente Trump quando qui, purtroppo, di rassicurazioni non ne abbiamo.
Lo dico anche alla luce di quanto detto dal Ministero: se il futuro di Torino e di Mirafiori - dobbiamo dircelo chiaramente - si basa sulla 500 elettrica e ibrida, credo che stiamo prendendo in giro i lavoratori e le lavoratrici, perché sappiamo benissimo che quello non basta e serve di più.
Anche per questo, insieme a tutte le forze politiche, che voglio ringraziare, di maggioranza, di opposizione e il Presidente che è intervenuto, abbiamo chiesto al Presidente Elkann di venire in Parlamento.
Verrà - e di questo siamo contenti - perché penso che il Presidente debba rispondere alle domande di un Paese intero che ha dato molto a questa azienda; debba presentarci un piano industriale serio; debba dirci come vuole portare nuove produzioni in Italia; debba dirci come vuole tutelare la filiera di quei fornitori che si sono visti tagliare le commesse dall'oggi al domani e si sono visti prezzi obbligatori che non rendono giustizia a dei margini che le piccole e medie imprese devono fare.
Penso che quello che l'Italia sta affrontando, in realtà, sia una dismissione. Non possiamo riempirci la bocca con "transizione", perch stiamo parlando di una dismissione che va avanti a botte di trasferimenti all'estero; che va avanti a botte di cambi di fornitori, con fornitori dove magari costa meno la produzione e non si ha il coraggio di dirlo.
(Alcuni Consiglieri esibiscono uno striscione in fondo alla sala)
PRESIDENTE
Mi scusi, Onorevole Appendino.
Siamo in un'Aula consiliare, non si possono esporre striscioni. Chiedo ai commissari di ripristinare l'ordine. Ripristiniamo l'ordine togliendo lo striscione.
La seduta è sospesa.
(La seduta, sospesa alle ore 11.09, riprende alle ore 11.11)
PRESIDENTE
La seduta riprende.
È stata richiesta la convocazione dell'Ufficio di Presidenza. Mentre gli Uffici verificano se è possibile convocarlo immediatamente, direi di far finire l'intervento all'Onorevole Appendino.
Prego, Onorevole, e mi scusi per l'interruzione.
APPENDINO Chiara, Deputata Piemonte 2
Guardi, siamo abituati a queste pagliacciate, purtroppo le vediamo spesso anche in Parlamento.
Voglio tornare sul punto, cioè il fatto che forse la sua maggioranza Presidente, non si rende conto che quella che stiamo affrontando non è una transizione (poi parleremo di transizione e di quello che c'era scritto su quello striscione), ma quello che stiamo affrontando e che l'Italia sta affrontando è una dismissione.
Forse non è chiaro, ma qui stiamo andando avanti a botte di delocalizzazioni; a botte di uscite anticipate; a botte di licenziamenti e di ammortizzatori sociali. A proposito di ammortizzatori sociali, visto che dobbiamo dibattere nel merito, sono ben contenta che la Regione Piemonte (peraltro, era una proposta fortemente voluta, anche con atti, dal Movimento 5 Stelle insieme ai sindacati) abbia portato avanti questa integrazione del reddito, però mi faccia dire una cosa, Presidente: non dobbiamo ogni volta convocare un Consiglio aperto per sbloccare qualcosa che è rimasto fermo per mesi, perché onestamente mi sembra evidente che i lavoratori e le lavoratrici di questa misura ne avessero bisogno da tempo.
Le chiedo una cosa, perché so che lei è al mio fianco su questo Presidente Cirio: convochi e parli con la Presidente Meloni. Noi abbiamo chiesto di fare la stessa cosa a livello nazionale su tutti i settori, non solo sull'automotive, ma ha risposto no. Provi a convincere questa maggioranza e questo Governo, perché penso che sarebbe utile anche per il nostro Piemonte.
Torno sul tema delle politiche industriali.
A differenza dell'Assessore Tronzano e dell'Assessora Chiorino, non sono per niente fiduciosa perché, purtroppo, quello che stiamo vedendo è un Paese che da 24 mesi, sui 25 di Governo, è in calo di produzione industriale e quando affronta le crisi, a me sembra - ovviamente tutto è legittimo - che faccia l'opposto di quello che serve. C'era un fondo per l'automotive di quattro miliardi che viene tagliato e noi stiamo chiedendo di ripristinarlo. C'era un progetto che funzionava bene, la transizione 4.0, che è stato trasformato in transizione 5.0. È vero, sono stati stanziati sei miliardi, ma non si possono usare perché, come le imprese sanno, ci sono mille ostacoli burocratici e dei sei miliardi hanno utilizzato 300 milioni su. Allora risemplifichiamo, facciamo almeno una proroga rispetto a quei soldi, altrimenti rimarranno fermi, sostanzialmente torneranno in Europa e il territorio non potrà spenderli.
Così come le agevolazioni fiscali. ACE è uno strumento che non abbiamo inventato noi, semplicemente tutti i Governi dei vari colori l'hanno prorogato e rifinanziato, ma non si capisce perché è stato tagliato e sostituito con questa IRES premiale che toccherà pochissime imprese purtroppo.
Torno al tema per cui ho sospeso l'intervento. Guardate, non mi voglio sottrarre a quello che definisco, e si può definire, l'elefante nella stanza: il Green New Deal e la transizione ecologica. Bisogna essere onesti intellettualmente, perché se non vogliamo affrontare il tema con ideologia e io non lo voglio affrontare in modo ideologico, allora dobbiamo dirci le cose come stanno. I lavoratori, le lavoratrici e le imprese della filiera lo sanno benissimo che il calo della produzione delle auto è iniziato ben prima del Green New Deal, lo sanno benissimo che il calo e la crisi dell'automotive è iniziato almeno vent'anni fa.
Vogliamo il nemico esterno? Additiamolo, facciamo le sceneggiate, ma forse dovremmo avere il coraggio di affrontare una transizione che è reale che esiste. Se non vogliamo che sia dismissione ma transizione, allora va accompagnata e allora va fatta la battaglia in Europa, ma per più soldi perché di tempo, francamente, credo che ne abbiamo già perso troppo. Allora chiediamo soldi per far sì che la transizione non la paghino i soliti perché le imprese possono essere convertite e accompagnate, perché i lavoratori possono essere formati.
Relativamente al punto delle sanzioni, sono favorevole a modificare e rivedere il tema. Mi sembra una cosa stupida, lo dico sinceramente, che si debba far pagare a un'azienda se sul mercato le persone non comprano l'auto elettrica, però non nascondiamoci dietro a un dito, questo non risolve i problemi delle nostre filiere. Ripeto, questo non risolve i problemi delle nostre filiere.
Credo, e chiudo, Presidente, che momenti come questi siano importanti e che in Europa vadano fatte le battaglie giuste. Noi ne abbiamo fatta una: abbiamo proposto - ed è stato bocciato, purtroppo, ma continueremo e insisteremo - un fondo da 500 miliardi per sostenere l'automotive in Europa, perché la crisi non è solo in Italia e lo sappiamo benissimo. Un fondo SURE, come quello che era stato attivato in pandemia, sicuramente lo ricorderete, per sostenere il reddito dei lavoratori in crisi e investire nella transizione. Queste sono le battaglie. Possiamo discutere come allocare 300, 400 o 500 miliardi, ma basta con le sceneggiate e il nemico esterno! Non credo sia serio e non credo sia rispettoso di filiere lavoratori e lavoratrici che hanno dato l'anima e che sono sì, l'orgoglio del nostro Piemonte.
Noi siamo qui oggi, nelle nostre istituzioni a tutti i livelli, per discutere - non penso che dobbiamo pensare tutti allo stesso modo - e per provare a dare risposte al territorio, ma non accettiamo il livello come quello che abbiamo visto adesso: lo dico sinceramente.
(Commenti fuori microfono)
PRESIDENTE
Per favore, Consigliere Ebarnabo.
APPENDINO Chiara, Deputata Piemonte 2
Credo che quello che abbiamo visto adesso non aiuti il dibattito e non aiuti a sollevare il livello che, invece, dovremmo noi per primi.
(Commenti fuori microfono)
PRESIDENTE
Manteniamo la calma tutti.
APPENDINO Chiara, Deputata Piemonte 2
Sono abituata a essere interrotta, Presidente, non si preoccupi.
Penso che il primo rispetto nei confronti di questa filiera lo dobbiamo affrontando seriamente il tema e assumendoci le nostre responsabilità, come credo facciamo tutti.
Grazie, Presidente.
PRESIDENTE
Grazie, Onorevole Appendino.
Dopo l'intervento dell'onorevole Appendino è previsto l'intervento, da remoto, dell'onorevole Marco Grimaldi. Se è in linea, ha facoltà di intervenire per cinque minuti.
(Commenti fuori microfono)
PRESIDENTE
Sulla sospensione, mi sono consultato con gli Uffici, non ci sono i requisiti per interrompere la seduta e farla immediatamente, ma la faremo nella pausa pranzo.
(Commenti fuori microfono)
PRESIDENTE
Non si può fare tutto, si deve seguire il Regolamento. Tra l'altro anche il tempo è ristretto e fare aspettare ulteriormente i nostri ospiti per intervenire non credo sia ragionevole.
Chiedo all'Onorevole Marco Grimaldi, se è in linea, di intervenire da remoto.
Ricordo che possibilmente dovrebbe contenere l'intervento in cinque minuti.
GRIMALDI Marco, Deputato Piemonte 1
Intanto, è un onore essere qui oggi e anche una grande e forte responsabilità. Siamo dinnanzi a dei cambiamenti climatici che non danno tregua, anche se vedo, anche da quelle parti, dei negazionisti del clima che non comprendono la gravità della situazione, ma siamo anche davanti a dei cambiamenti epocali di un settore che salva solo gli utili degli azionisti, lasciando sul terreno dell'occupazione licenziamenti e cassa integrazione.
Qual è il quadro piemontese a oggi? Bisognerebbe partire da lì: a Mirafiori stanno lavorando circa 2.800 persone sulla 500 e sulla Maserati quindi una piccola parte di quella che è la nostra forza lavoro. Sulla vecchia 500, tra l'altro, si lavora con contratti di solidarietà, un turno su due e gli operai dovrebbero lavorare tutto febbraio, ma la cassa integrazione è aperta fino al 3 agosto.
Dopodomani verrà ratificato l'accordo firmato per i 250 ex lavoratori delle mascherine per altri 12 mesi di cassa integrazione. Insomma, le situazioni più critiche le conoscete, sono soprattutto quelle dell'indotto.
Basti pensare ai casi Lear e Yazaki a Grugliasco: la Lear con i suoi 380 dipendenti in cassa integrazione che scadono a fine anno e che se non avranno una riqualificazione, rischieranno, anzi ci sarà il licenziamento la Yazaki ha confermato il licenziamento per i 52 lavoratori.
Sono solo alcune delle storie, ma pensate all'ex Sogefi, ora Purflux Group di Sant'Antonino di Susa, che ha visto vendere i capannoni su Immobiliare.it. Sono altri 100 lavoratori a rischio. Penso alla Denso di Poirino (con i 700 lavoratori con un contratto di solidarietà su 1.400), ma anche all'IVECO, alla New Holland, alla Novares, alla Magna, alla SFC Solution.
Tutto l'indotto è in sofferenza con l'uso massiccio di ammortizzatori dove sono già arrivate chiusure e licenziamenti. Per non parlare di tutti i lavoratori interinali che in un giorno sono stati allontanati.
Basterebbe questo elenco, Presidente, per dirci quanto il 2024 è stato l'anno nero della produzione italiana nel settore automotive. Tutti gli stabilimenti hanno chiuso con un valore negativo. A Mirafiori con l'uscita di scena della Ghibli, della Quattroporte e della Levante, ci sono solo 25 mila auto prodotte, il 69,8% in meno.
Sono numeri che ci riportano al 1956, ma dietro ai numeri ci sono le persone.
Dall'inizio della legislatura noi, come lei sa, abbiamo presentato continue interrogazioni su ognuna di queste vertenze e su una fuga silenziosa di Stellantis da questo Paese e anche sulle incessanti crisi che appartenevano alla componentistica.
Mi faccia dire che le risposte del Governo sono state surreali, come la promessa di un milione di auto o come ho sentito stamattina: "Speriamo che Mirafiori ne produca 200 mila o addirittura mezzo milione". Lo dico a chi ha pronunciato quelle parole: ma con quali modelli? Quali sarebbero gli investimenti? A me sono sembrati numeri un po' buttati a caso. Le parole di Stellantis sono state spesso offensive o nulle: ci ricordiamo bene l'audizione con scena muta di Tavares alla Camera e siamo ancora in attesa che John Elkann arrivi con uno straccio di piano industriale.
Di certo, non possiamo parlare di piano come quello presentato al Tavolo convocato dal Ministro Urso. L'unica cosa reale è stato l'appoggio di facciata di questo Governo alla Commissione europea per rallentare la transizione all'elettrico. Ma c'è un futuro? Vorremmo discuterne, come abbiamo provato a fare, per esempio, con le mozioni delle opposizioni che chiedono il reshoring del marchio FIAT in Italia.
A fine novembre, arriverà a Mirafiori la 500 ibrida, ma se non ci sarà un altro modello (noi lo diciamo da tempo) tutto l'indotto andrà ancora più in sofferenza. Quest'anno sia l'indotto sia il gruppo Stellantis esauriranno, di fatto, gli ammortizzatori sociali e se non interveniamo in tempo, ci saranno licenziamenti di massa, per la prima volta dopo decenni.
In meno di dieci anni la maggior parte dei lavoratori di Mirafiori andrà in pensione, e questo è un punto; sono già andati via in 10 mila e non c'è una nuova assunzione alle porte.
Lo scandalo è che Stellantis le auto le produce, perché non ha smesso di produrle: la 500 ibrida in Polonia, la grande Panda in Serbia, la Lancia Y in Spagna, per non parlare della 600, della Topolino, della 500 X. Qui non stiamo chiedendo di tornare a produrre auto che non vengono prodotte ma alcuni modelli mass market qui in Italia.
Lo dicevamo nella marcia clima-lavoro davanti a Mirafiori dell'anno scorso: servono scocche, servono scocche! Se non le può produrre questo mono produttore, servono altri produttori in Italia.
Oggi la nuova governance spinge per sostituire l'obiettivo dello scudo elettriche e molti di voi sono convinti che sia questo il problema, la neutralità tecnologica e Stellantis.
(Audio mancante o incomprensibile)
GRIMALDI Marco, Deputato Piemonte 1
In questo caso, secondo voi, è avvantaggiato, ma vi ricordo che il mondo che volete difendere, che Meloni difende e che alcuni produttori vogliono difendere è quello che ci fa stare in cassa integrazione, che ci ha fatto diventare capitale della cassa integrazione da più di 17 anni! Ma quali alibi? La gran parte della nostra crisi non c'entra nulla con l'elettrico: i sedili si produrranno anche per le auto con il motore elettrico e con il motore del futuro.
Chi dice tutto questo, non comprende, io credo, che siamo già fuori tempo massimo. Non si dovrebbe fare nessun passo indietro sulla riconversione ecologica se vogliamo una produzione che guardi al futuro e che guardi alle frontiere del futuro, che sono anche quelle dell'auto senza pilota, che sono quelle delle auto condivise. Insomma, se vogliamo che ci sia un futuro, allora dobbiamo dire che serve la piena e buona occupazione nella transizione ecologica. Lo dobbiamo fare per dare una risposta a Trump e ai suoi dazi, ma lo dobbiamo fare anche per dare una risposta a questo Paese e all'Europa.
Grazie.
PRESIDENTE
Grazie, Onorevole.
Interverrà adesso, come ultimo Parlamentare in ordine di intervento l'Onorevole Silvia Fregolent. Se è collegata, la invito a intervenire.
Anche per lei cinque minuti a disposizione.
FREGOLENT Silvia, Parlamentare
Salve, Presidente.
Mi sentite?
PRESIDENTE
Sì, la sentiamo benissimo.
Prego.
FREGOLENT Silvia, Parlamentare
Grazie dell'invito e grazie per questo momento di riflessione, per fare veramente a flash, perché molti colleghi hanno anticipato dei numeri dei dati e diciamo che molti hanno già detto in gran parte quello che avrei detto oggi qui.
Oggi, parliamo di Stellantis, ma manca Stellantis.
Mi sarei aspettata la presenza e la presentazione, prima dei nostri interventi, di un progetto sul Piemonte.
Manca Stellantis, come è mancata negli ultimi anni.
All'inizio del Consiglio, sono stati letti i numeri e il 2019 è stato individuato come Annus horribilis, prima del Green New Deal.
Il Green New Deal ha accelerato, se vogliamo, una crisi dell'automotive, che però viene da lontano.
Sono rimasta scioccata - uso questo termine - dal fatto che dall'inizio del Consiglio si è parlato sostanzialmente di riqualificazione dei lavoratori, dando per scontato che per l'automotive non c'è più futuro.
A me ha impressionato l'intervento del funzionario del Ministero del Lavoro; mi ha impressionato per la freddezza con cui leggeva il nome degli stabilimenti di corso Tazzoli e di via Settembrini, che per me sono il posto dove sono cresciuta, ma per lui erano delle strade di cui sapere intonare bene l'accento.
Questo manca. Manca una vera politica industriale sull'automotive.
Che cosa vogliamo farne dell'automotive italiana e della nostra eccellenza? Stiamo parlando oggi del Piemonte, ma in realtà parliamo dell'Italia parliamo dell'Emilia con la Maserati. Oggi l'automotive è italiana? Stellantis è italiana? Avere un amministratore delegato francese rende la nostra fabbrica italiana? Non basta uno spot dove Stellantis mette FIAT in maniera accattivante per farci ricordare che cosa eravamo, perché "eravamo italiani", ma oggi lo siamo ancora? Credo che, prima di fare interventi - e concludo, perché i miei cinque minuti di tempo li lascio ad altri - avremmo dovuto sapere se Stellantis vuole rimanere in Piemonte (non con quei due modelli abbastanza marginali) se vuole ritornare a investire nella ricerca (non abbiamo più un motore di ricerca vero, nonostante i nostri Politecnici) e nella produzione di componentistica (la Magneti Marelli l'abbiamo ceduta).
Non abbiamo risposte né da Stellantis né, mi permetto di dire, da questa giornata. La giornata è iniziata con la ricollocazione, per fortuna perché nessuno vuole licenziamenti, dei lavoratori, ma mi sarei aspettata un'incisiva difesa della nostra capacità produttiva, dell'auto e di tutto quello che comporta l'automotive in Piemonte e in Italia.
Grazie.
PRESIDENTE
Grazie, Onorevole.
Speriamo di avere qualche risposta da Stellantis, oggi presente in sala con noi, più tardi.
Passiamo all'audizione degli europarlamentari iniziando, per questioni di tempo, con l'Onorevole Benedetta Scuderi.
SCUDERI Benedetta, Europarlamentare
Buongiorno.
Grazie per questa opportunità e per aver creato questo momento di confronto su vari livelli. Vi ringrazio davvero perché è necessario fare un confronto serio e serrato sul tema. È necessario per la Regione Piemonte per Torino, per l'Italia e per l'Europa, perché è una crisi che sta interessando tutti su vari livelli e in vari modi. Quando facciamo questo confronto, che dev'essere serrato e pragmatico, lo dobbiamo fare prendendo bene in considerazione quali sono le cause di quello che stiamo affrontando.
Le cause, come è stato detto da alcuni che mi hanno preceduto, vengono da molto lontano. Non iniziano oggi e non iniziano con la transizione ecologica. Ciò che ha caratterizzato la crisi dell'automotive, all'interno del panorama italiano e anche europeo, ma soprattutto italiano e soprattutto per una Regione come il Piemonte e per una città come Torino, è una crisi che ha visto una politica industriale sbagliata; una politica industriale che non ha puntato sull'innovazione, che non ha puntato sulla collocazione in Italia, che non ha puntato sulla crescita, in Italia, delle proprie competenze, ma è andata a delocalizzare, ha innovato poco, non ha puntato sull'innovazione tecnologica e, soprattutto, non ha puntato sul mercato dell'elettrico quando questo era necessario.
Quando parliamo di pragmaticità, e lo facciamo anche a livello europeo della crisi e della necessità di dare un booster al settore dell'automotive, dobbiamo andare a guardare quali sono le cause che in questo momento stanno impattando negativamente sul settore. Purtroppo, tra queste cause, la transizione ecologica non è necessariamente una delle prime, ma non si colloca neanche tra le ultime. Abbiamo, innanzitutto, un problema di sovraccapacità delle altre potenze, tanto sull'elettrico quanto sul motore endotermico.
Potenze come la Cina stanno producendo una quantità molto più ampia della loro capacità di mercato, sia di auto elettriche sia di auto a motore endotermico. Questo è un qualcosa che dobbiamo assolutamente affrontare.
In Italia, non abbiamo puntato soprattutto a produzione di veicoli di bassa gamma, di bassa/media gamma che la gente può permettersi. Abbiamo un problema incredibile di competenze e abbiamo un problema, come è stato accennato da uno degli interventi che mi ha preceduto, di prezzi dell'energia. I prezzi dell'energia rendono le nostre industrie totalmente non competitive, perché siamo ancorati ancora all'energia fossile e prendiamo il prezzo dell'energia dal gas, che è altissimo, molto variabile e impatta incredibilmente sulla nostra competitività.
Quando parliamo di transizione, dobbiamo parlare di questi fattori quando parliamo di ripristinare e di cercare di migliorare i nostri settori industriali e il settore dell'automotive, dobbiamo parlare di questi fattori. Innanzitutto pensiamo a un ampliamento del mercato. Pensare di posticipare la transizione all'elettrico non farebbe altro che farci rimanere ancora più indietro rispetto a quello che le altre potenze stanno facendo su quello che è inevitabilmente il mercato del futuro. Questo vorrebbe dire ricommettere lo stesso errore con vent'anni di differenza dove non solo non abbiamo incrementato la produzione di automotive vendendo termico, ma non abbiamo neanche puntato sull'elettrico e ora ci troviamo sommersi da capacità straniera.
Pensiamo ad ampliare il nostro mercato di riferimento, perché se non possiamo più vendere in Cina e se abbiamo i dazi negli Stati Uniti dobbiamo pensare a come ampliare il mercato europeo e il mercato dell'elettrico in Europa. Questo vuol dire investimenti e incentivi per gli acquisti, elettrico che viene prodotto effettivamente in Italia, se gli incentivi arrivano dal Governo italiano. Dobbiamo pensare a programmi come quello del leasing sociale per l'elettrico, come è stato fatto in Francia e ha avuto un successo incredibile. Pensare di chiedere all'Europa dei parchi aziendali che possano essere finanziati soltanto se elettrici. Inserire all'interno degli appalti pubblici delle clausole di buy european, quindi percentuali di buy european elettrico quando facciamo appalti pubblici.
Pensare a sviluppare le infrastrutture.
Tutte queste cose che vi sto dicendo devono essere una sinergia tra Europa e Stati membri, quindi tra Europa e l'Italia. L'Europa deve dare l'input, deve dare i fondi e qui arrivo all'altro punto. Abbiamo bisogno di fondi. Abbiamo bisogno di fondi per la decarbonizzazione e per l'innovazione, per le tecnologie d'innovazione, per aiutare la nostra filiera che deve puntare sempre di più sull'economia circolare, perché la filiera dell'automotive deve passare anche attraverso una filiera dell'economia circolare. Penso, ad esempio, alle batterie, che devono puntare tantissimo sull'economia circolare e per farlo abbiamo bisogno di fondi.
In Europa diciamo assolutamente no a ogni tipo di austerità. Chiediamo anche che venga ripristinato un sistema di debito pubblico comune, con un fondo che deve essere tra i 400 e 500 miliardi per supportare le nostre industrie, anche e soprattutto quella dell'automotive, per fare effettivamente una transizione e per garantire gli ammortizzatori sociali che, per un certo periodo di tempo, saranno inevitabili.
Questi fondi, però, devono arrivare con delle condizionalità. Noi dobbiamo dire: vi diamo i fondi, ma non possiamo permetterci di fare quello che abbiamo fatto, ad esempio, con Stellantis - scusatemi se sarò critica cui abbiamo dato tantissimi fondi, che sono serviti soltanto affinché si facessero delocalizzazioni e non si supportassero effettivamente le transizioni della produzione. Quando diamo fondi li dobbiamo dare dall'Europa e non dobbiamo metterci in austerità, dobbiamo darli con delle condizionalità sociali. Se ti do fondi, devi garantirmi dei posti di lavoro di qualità, dei posti di lavoro che guardano la transizione, devi garantirmi la formazione delle persone che adesso, ad esempio, sono in cassa integrazione. Questa è un punto fondamentale.
Infine, dobbiamo richiedere che ci siano seri investimenti, anche privati, sull'innovazione, e questo deve andare in sinergia per riuscire a raggiungere l'obiettivo del 2035. Come ho detto prima, pensare di posticipare farebbe soltanto del male incredibile proprio al nostro mercato. Pensare di andare su altre tecnologie, che sono totalmente non scalabili, come ad esempio quello del biocarburante (che non è scalabile perché non c'è la possibilità di produrre così tanto biocarburante), è un modo per buttarci fumo negli occhi e non voler fare effettivamente questa transizione, che invece è necessaria.
La questione è: parliamo di scelte, parliamo di cosa fare, parliamo anche di come arrivarci. Allora, sì, facciamo un ragionamento sulle multe al 2025, ma questo ragionamento dev'essere finalizzato ad arrivare più velocemente, ad utilizzare quei soldi non per le multe, ma nella transizione verso l'elettrico.
Pensiamo anche a una diversificazione. La nostra mobilità non sarà più basata così tanto su un sistema, un modello di auto privata. Questa è la direzione verso cui si sta andando, soprattutto nei centri cittadini, dove le persone vivono maggiormente, ma questo significa che dobbiamo diversificare la nostra produzione e dobbiamo farlo prima che arrivi la crisi. Dobbiamo riuscire ad avere questo tipo di visione, iniziamo a produrre tutto quello che ci serve per la mobilità pubblica.
Dall'Europa deve arrivare una risposta sinergica a supportare le nostre industria, ma la nostra industria deve supportare il benessere locale e i lavoratori.
PRESIDENTE
Grazie, Onorevole Scuderi.
Interviene ora l'Onorevole Giovanni Crosetto che, se è in linea, ha facoltà di intervenire.
CROSETTO Giovanni, Europarlamentare
Grazie, Presidente, e buongiorno a tutti.
Ringrazio in primis il Presidente del Consiglio, Davide Nicco, per aver calendarizzato questa importante sessione di discussione, questo Consiglio regionale aperto, al quale purtroppo non posso essere in presenza in quanto mi trovo fisicamente a Strasburgo per la settimana della plenaria.
Saluto tutti i componenti della Giunta, il Presidente Cirio, i Consiglieri regionali di maggioranza e di minoranza e tutti gli enti, le istituzioni e le associazioni di categoria intervenuti e presenti.
Vorrei iniziare riprendendo l'intervento, che condivido appieno, del rappresentante del Ministero delle Imprese e del Made in Italy sottolineando che la crisi non è locale. Noi oggi ci occupiamo di Stellantis, di Torino, di Piemonte, ma la crisi è europea e non è europea per una ragione geografica. È europea per una ragione politica, perché ci sono state determinate politiche europee che hanno causato questa crisi del settore dell'auto. Questo lo dobbiamo dire con forza.
Prendendo il termine utilizzato dall'Assessore Tronzano, cioè consapevolezza, che è importante. Vorrei però suggerire di utilizzare un'altra chiave di lettura, cioè quella della responsabilità. Sottolineo la parola responsabilità, perché quando leggo sui nostri quotidiani locali di Torino e piemontesi che il Partito Democratico del Piemonte darebbe tutta una serie di soluzioni, tutta una serie di proposte ai problemi causati dal Partito Democratico a livello europeo, vedo che la responsabilità politica di ciò che è stato negli ultimi decenni a livello europeo la stiamo mettendo da parte e stiamo facendo tanta retorica semplice. È inaccettabile che la forza politica, insieme ad altre sicuramente - non è soltanto merito o demerito del Partito Democratico - che ha portato avanti e ha spinto il Green Deal e tutto ciò che ne consegue, oggi venga a dare le soluzioni per risolvere i problemi causati dalla stessa forza politica a livello europeo.
Penso che questo sia inaccettabile in linea di principio.
Il problema principale non è le 36 (o quante sono) proposte che il Partito Democratico ci consiglia di adottare. Il problema principale si chiama Green Deal. Il problema principale è la riduzione del 90% delle emissioni di CO2 entro il 2040 e del 100% (cioè il Net Zero) entro il 2050 che sono obiettivi assolutamente irraggiungibili. Lo sanno tutti: lo sanno gli istituti di ricerca, lo sanno le associazioni di categoria, sia quelle industriali sia quelle dei lavoratori. Parliamo di misure inconcepibili come quello del CBAM, cioè la tassazione dei dazi in entrata su prodotti con elevate emissioni. Parliamo del sistema di tassazione degli ETS, cioè alle industrie con elevate emissioni.
Ci sono molti membri delle associazioni di categoria. Consiglio ai colleghi della sinistra, che forse non hanno questo tipo di interlocuzioni di chiedere alle associazioni di categoria quanto sono sostenibili queste misure. Le associazioni di categoria diranno che non sono sostenibili.
Noi dobbiamo renderci conto che abbiamo visto un drammatico crollo di produzione industriale per quanto riguarda il 2024, abbiamo visto la chiusura drammatica degli stabilimenti, in primis Torino Mirafiori, che non dista molto da dove voi vi trovate in presenza. Abbiamo visto mesi di chiusura dello stabilimento di Torino Mirafiori.
Il Presidente Nicco prima raccontava di quanto riuscivamo a produrre in quello stabilimento, perché riuscivamo ad avvicinarci alla quota del milione di automobili, se andiamo indietro di mezzo secolo, mentre oggi siamo fermi a pochissime decine di migliaia di automobili prodotte. E il problema sono le scadenze più a breve, perché sappiamo che nel 2035 non sarà più possibile vendere auto con motore endotermico. Sappiamo che già da questo 2025 - e paradossalmente questa è una delle proposte del Partito Democratico - i produttori di auto dovranno pagare più o meno 15 miliardi di multe e anche questo diventa insostenibile per cercare di abbassare la soglia del limite di CO2 prodotto per chilometro, perché non vendono abbastanza auto elettriche. Noi pensiamo che tutto ciò sia insostenibile.
Riconosciamo che ci sia un gap, oltre agli errori politici, di competitività e d'innovazione nei confronti di Stati Uniti e Cina.
Riconosciamo che debba essere fatto di più a livello di politica industriale e a livello di politiche energetiche. Dovremmo cercare di parlare anche a livello europeo, perché si parla sempre tanto della flessibilità a livello governativo per quanto riguarda il debito, il deficit e i bilanci, ma a livello europeo abbiamo un debito sul PIL che, se vogliamo, è praticamente nullo. Quindi, su questo dovremmo cercare di lavorare.
Abbiamo fatto bene, durante il Covid, con il PNRR e dovremmo cercare di continuare in questa direzione, anche perché non ci rendiamo conto che già con questi divieti e con queste scadenze (quella del 2025), stiamo inducendo i nostri produttori di auto a comprare da produttori concorrenti ad esempio cinesi, molto più avanti di noi dal punto di vista del motore e dello sviluppo del motore elettrico, facendo quindi penetrare questi produttori nel nostro mercato e consentendo loro di aggirare i dazi.
Difatti, una volta che producono a livello europeo e una volta che hanno fatto una partnership con una società italiana o europea, loro possono aggirare i dazi, costruendo quindi, di fatto, in queste stanze di Strasburgo (dove mi trovo) o di Bruxelles, un vero e proprio cavallo di Troia che permette ai produttori cinesi di entrare nel nostro territorio all'interno dell'Unione Europea e di vendere automobili senza dazi, dove tra l'altro, loro riescono a vendere a un prezzo competitivo, in quanto riescono a costare il 20, il 30, il 40% in meno.
Concludo dicendo che noi.
PRESIDENTE
Onorevole Crosetto, la invito a concludere.
CROSETTO Giovanni, Europarlamentare
Le chiusure drammatiche non le vediamo soltanto a Torino-Mirafiori, le vediamo in tutta Europa, a partire dalla Germania; c'è un tema tedesco molto importante e Volkswagen è quella più in crisi, perché è il gruppo che meno è riuscito ad avere quei livelli di automobili elettriche da vendere per cercare di abbassare la media.
Noi speriamo che quella consapevolezza, cui si riferivano prima i membri della Giunta della Regione Piemonte, arrivi soprattutto in Germania arrivi nel PPE, ovvero laddove poi è necessario per cercare di cambiare le maggioranze.
Le soluzioni sono semplici.
La neutralità tecnologica e non questo approccio aggressivo verso l'elettrico e, più che altro, politiche industriali e politiche energetiche nel vero interesse dell'industria, dei cittadini dell'Europa e non nell'interesse di un ambientalismo che ormai abbiamo visto i danni che ha fatto.
PRESIDENTE
Grazie, Onorevole.
Interviene ora l'Onorevole Pierfrancesco Maran.
Se è in linea, chiederei di iniziare il suo intervento.
Se l'Onorevole Maran non è pronto a intervenire, sospenderei un attimo il collegamento con lui e proverei a chiamare l'Onorevole Pietro Fiocchi.
FIOCCHI Pietro, Europarlamentare
Buongiorno a tutti. Mi sentite?
PRESIDENTE
Prego, intervenga lei e poi chiameremo l'Onorevole Maran e chiedo agli uffici di ripristinare il collegamento con l'Onorevole Maran, dopo l'intervento di Fiocchi.
Prego, Onorevole Fiocchi, può intervenire. Ha cinque minuti di tempo la ringrazio.
FIOCCHI Pietro, Europarlamentare
Questo è un tema molto importante, perché ci sono due questioni fondamentali. Uno è un approccio pragmatico e tecnico alla questione ambientale, perché lavorare per ideologia e per concetti talebani non porta niente all'ambiente, anzi, sta facendo proprio l'opposto. Noi vogliamo veramente salvare l'ambiente e salvarlo a livello planetario e non solo italiano o europeo. L'altra questione è un approccio strategico per l'Europa, perché vogliamo riportare l'Europa al centro del mondo dal punto di vista tecnologico, produttivo ed economico.
Prima mi ha interessato l'intervento della mia collega europarlamentare, ma se andiamo al cento per cento elettrici sulla mobilità, ma non andiamo al cento per cento sulle rinnovabili, spostiamo semplicemente le emissioni CO2 dal tubo di scappamento delle centrali di produzione.
L'Europa e l'Italia sono pronte a mettere in pista 200 centrali nucleari in modo da diventare al cento per cento rinnovabili in Europa e indipendenti da altri Paesi? Ho i miei dubbi, però questo è un passaggio.
Se andiamo al cento per cento elettrici sulla mobilità e andiamo al cento per cento sulle rinnovabili, chi paga per il rifacimento del sistema distributivo elettrico europeo che è già alla canna del gas, in questo momento, aggiungendo centinaia di migliaia, se non milioni di punti di ricarica e di punti di produzione? Anche questa è un'altra domanda e possiamo continuare molto su questo.
Un problema fondamentale, e torno sulla questione del salvare l'ambiente del pianeta, è che se imponiamo queste regole ai produttori europei e all'Europa, ma non riusciamo a imporre le stesse regole al di fuori dell'Europa, non abbiamo fatto nulla per il pianeta.
Ora, secondo me, bisognerà ovviamente andare verso un concetto di neutralità tecnologica, da un lato ma, dall'altro lato, verso un'imposizione a livello globale delle stesse regole, perché altrimenti non potremo andare da nessun'altra parte.
La questione strategica è molto più importante, nel senso che, se in questo momento dobbiamo acquistare delle tecnologie nuove per le batterie andiamo in Cina; se dobbiamo acquistare litio, cobalto, nichel, eccetera andiamo in Cina o in qualche Paese africano non particolarmente controllabile; se dobbiamo comprare i microchip, andiamo in Cina e in Sud Corea o Taiwan. Domani mattina la Cina conquista Taiwan e noi in Europa non facciamo più funzionare neanche il tostapane e andiamo avanti così.
Se pensiamo anche alle statistiche delle 15 macchine elettriche più vendute del mondo, solamente una è europea e la maggior parte sono cinesi.
Come facciamo a venirne fuori? Dobbiamo fare uno sforzo a livello europeo, e su questo stiamo lavorando con il Vicepresidente esecutivo Fitto e altri commissari, per riportare la centralità dell'Europa in questo processo produttivo, che vuole dire riportare a casa le proprietà intellettuali dei vari processi e le fasi produttive; vuole dire riportare a casa la produzione di queste fasi tecnologiche critiche; vuole dire riportare a casa il completo possesso di tutta la filiera di costruzione automobilistica, soprattutto nel campo dell'alta tecnologia, altrimenti non possiamo competere. I costi di produzione di India e Cina sono 25% più bassi di quelli europei, perché non hanno gli stessi standard ambientali e sociali che abbiamo noi.
Stiamo lavorando per riportare al centro, in Europa, la proprietà intellettuale, la produzione e il possesso di tutte le tecnologie che vanno sicuramente sull'automotive, ma non solamente, altrimenti la povera Europa diventerà solo un mercato che verrà preso da Paesi esteri, senza uscire da questa dipendenza allucinante su tutte queste tecnologie e materie prime.
Con questo concludo, però siamo a disposizione in Europa. So che Regione Piemonte ha una sede molto attiva vicino alla nostra sede parlamentare a Bruxelles, per cui lavoriamo assieme, perché è veramente importante riportare tutto questo in Europa e in Italia.
Grazie a tutti.
PRESIDENTE
Grazie, Onorevole Fiocchi.
Prego, Onorevole Maran; ha facoltà di intervenire per cinque minuti.
MARAN Pierfrancesco, Europarlamentare
Grazie per questa occasione di confronto. Avere la possibilità di discuterne tra livelli istituzionali diversi, con le parti sociali, è un'occasione importante, per cui ringrazio la Regione Piemonte. Ci sono già stati diversi interventi, quindi non voglio ripetermi, ma vorrei sottolineare alcuni aspetti.
Definire il punto critico, solo o soprattutto, sul tema dell'elettrico sia fuorviante. Noi abbiamo una questione di competizione tra continenti nella quale, in particolare quello asiatico e americano, hanno investito e innovato di più. Lo stiamo vedendo non solo in termini di prezzi, ma anche per il fatto che, qualitativamente, è una differenza inferiore o nulla rispetto al passato.
Abbiamo poi un secondo problema: il fatto che la produzione si sposta dall'Italia ad altri Paesi dell'Unione Europea. È una questione molto più locale. Alcuni interventi lo hanno segnalato, secondo me in misura inferiore rispetto alla centralità della questione, ma il costo dell'energia in Italia, come emerge nel dialogo che abbiamo avuto con le parti sociali e con gli operatori, è uno degli elementi essenziali per cui poi si privilegia la produzione in altri Paesi europei rispetto all'Italia.
È un tema che localmente dobbiamo provare ad affrontare, a livello nazionale, perché è una nostra caratteristica. Se vediamo le politiche energetiche in Italia e in Spagna, le migliori condizioni spagnole provocano uno spostamento, anche produttivo, principalmente legato a questo aspetto. L'automotive è uno dei punti più critici del sistema industriale non l'unico, ma se non lo affrontiamo incide molto sulla competitività italiana.
Il secondo passaggio, concentrandoci anche sulla questione Stellantis che poi è la storia di Torino e del Piemonte, riguarda la trasformazione in atto delle industrie dell'automotive e anche di Stellantis che deve intercettare il territorio, che non riguarda solamente la produzione fisica del veicolo, ma che è essenziale. Dobbiamo lavorare tutti congiuntamente perché resti, anzi, torni a crescere sul territorio. Il punto è che l'oggetto automobile non è più quello di ieri, ma è sempre di più integrato con altre strutture, in particolare con la sua parte tecnologica.
Se consideriamo il successo di molte industrie cinesi e statunitensi nate recentemente segniamo un dato: tutte le case automobilistiche europee di rilievo sono nate ben prima della nascita di BYD e Tesla, nessuna è nata dopo. Non è casuale che poi prendono quote di mercato aziende più leggere rispetto a quelle storiche e che hanno un bagaglio tecnologico diverso, più adatto alle nuove sfide.
Su questo, però, Stellantis sta facendo delle evoluzioni che possono tornare sul territorio, anche dal punto di vista dell'automotive, ed è un tema su cui interrogare Stellantis. Se l'auto è diventata più complessa ci serve che anche più parte di ricerca e sviluppo siano presenti in Italia.
Volevo segnalare, poiché dovrebbe essere più presente nel dibattito piemontese, che il Piemonte e Torino hanno una grandissima caratteristica: da anni sono sempre state individuate, a livello nazionale, come il centro di sperimentazione della guida autonoma. Questo è un fattore su cui l'Europa è in fortissimo ritardo e l'Italia anche. Raccontiamo con eccitazione ogni volta che c'è una sperimentazione che riguarda uno o due veicoli, quando tra Texas e California girano migliaia di auto a guida autonoma.
Il primo territorio europeo che apre a una sperimentazione massiva della guida autonoma accentra ricercatori e sviluppo e il Piemonte è perfetto per questo, perché ha delle università all'avanguardia, perché ha sempre avuto una grande collaborazione tra università, ricerca e industria perché potrebbe essere una delle vie nuove di collaborazione con Stellantis, ma serve che passiamo a centinaia di veicoli sperimentati.
L'ultimo Codice della strada è un'occasione persa anche per questo, perch non regola quella che sarà la vera novità nel prossimo quinquennio, non nel futuro lontano e su cui possiamo essere protagonisti.
In seguito interverrà anche la collega Tinagli, che entrerà più nel merito di molte proposte che abbiamo fatto come Partito Democratico. Volevo segnalarvi un fattore. Il primo file che sto seguendo al Parlamento europeo con un ruolo è quello del fine vita delle automobili. L'aftermarket riguarda circa un terzo degli occupati del settore, quindi è un tema essenziale per il nostro territorio e anche per l'economia italiana, che sull'economia circolare ha dei numeri estremamente rilevanti.
Nel 2023 Stellantis ha lanciato l'hub "Sustain" proprio a Mirafiori che ha l'obiettivo di arrivare a due miliardi di ricavi entro il 2030.
Questo dà la dimensione di come anche questi elementi, che stanno evolvendo credo in maniera positiva per il settore economico, possano tenere insieme sia gli investimenti della grande industria, sia tutto il sistema della piccola e media impresa di territorio che sull'aftermarket ha una sua centralità in tutto il Nord Italia e il quadro gli investimenti, in maniera anche non tradizionale.
Per quanto riguarda gli investimenti, oggi è uscita la posizione della Spagna, che credo l'Italia dovrebbe sposare, è fondamentale. Quando diciamo che l'Europa deve aumentare gli investimenti, dobbiamo ricordarci che solo l'1% del bilancio dei 27 Stati a livello europeo, quindi la capacità di investimento è purtroppo limitata e nettamente inferiore alla capacità invece, di fare regole.
La Spagna ha proposto per i prossimi sette anni che il bilancio salga dall'1 al 2%. Il rapporto Draghi dice che dobbiamo avere una capacità d'indebitamento per sostenere gli investimenti. Se non sposiamo queste due linee, è impossibile che troviamo le condizioni per sostenere un settore dove gli altri continenti investono drasticamente e noi non stiamo accompagnando con investimenti sufficienti.
Per farlo dobbiamo spostare risorse dagli Stati nazionali all'Europa altrimenti quello che diciamo non ha le gambe per andare avanti - lo diciamo tutti, non solamente il centrosinistra - quindi serve creare le condizioni affinché l'Europa possa investire in maniera rilevante sull'innovazione di un settore che, se non investe, perde colpi.
PRESIDENTE
Grazie, Onorevole Maran.
Interviene l'Onorevole Irene Tinagli che, se è in linea, ha facoltà di intervenire.
Le ricordo che ha cinque minuti.
TINAGLI Irene, Europarlamentare
Sarò rapida e sintetica, anche perché adesso abbiamo la plenaria con i voti, visto che molte cose sono già state dette, per rimettere in fila e anche per mettere in chiaro alcune cose, perché si sente parlare di questa crisi globale dell'automotive o crisi europea, dicendo che la colpa è solo dell'Europa.
C'è ovviamente un rallentamento dell'industria, ma non è equamente distribuito. C'è una crisi non proprio di tutta l'automotive nella stessa maniera. C'è una crisi di alcune aziende e, di conseguenza, di quei Paesi che hanno una dipendenza molto forte da una singola azienda, quindi l'Italia, o da poche aziende che sono state più colpite. Basta guardare il caso della Spagna che, in questi anni, in realtà, è diventata il secondo produttore europeo di automobili e non è stata colpita nella stessa maniera dell'Italia o della Germania.
Pertanto, cerchiamo di capire invece di dire cose indiscriminate e generalizzate, perché probabilmente è anche legato a delle scelte strategiche che alcune aziende hanno fatto o non hanno fatto. Questo non è per dare le colpe, ma è anche per trovare delle soluzioni, altrimenti, se si vanno a identificare i problemi dove non ci sono, si danno soluzioni che non sono necessariamente risolutive.
Vorrei fare un'altra precisazione circa la causa. Il problema è legato a molteplici fattori. Alcuni sono stati citati; ad esempio, c'è una concorrenza cinese molto forte, perché la Cina si è mossa molto prima di noi sul fronte dell'innovazione tecnologica e sulla capacità produttiva delle nuove auto e dell'auto elettrica e non solo sul tema dell'auto elettrica, ma anche su tutta la filiera collegata, sulle batterie e su tutto quello che può essere questa filiera. Quindi, noi scontiamo un ritardo e mi fa un po' sorridere sentire dire che il problema di questa congiuntura internazionale è legato al Green Deal europeo. Oltre tutto anche questo mi fa un po' sorridere - il Green Deal non è stato fatto dal Partito Democratico, ma era stato proposto da Ursula von der Leyen, che è la Presidente del Partito Popolare, ed è stato votato in tutte le sue parti, inclusa la parte dell'automotive, da tutta la maggioranza del Parlamento (i popolari, i liberali). Quindi, le tematiche di cui si sta ridiscutendo adesso sono state votate da tutto il Parlamento europeo precedente.
Questo non significa, ovviamente, che siano cose intoccabili, anzi stiamo discutendo e valuteremo tutti insieme se ci sono delle modifiche da fare, se ci sono degli aspetti che non erano stati valutati fino in fondo perché magari, nel frattempo, sono intervenute altre condizioni geopolitiche, internazionali e commerciali che ci fanno identificare la necessità di fare dei correttivi. Però, francamente ha un po' stancato questa cosa ideologica. Se vogliamo trovare delle soluzioni condivise e vogliamo essere pragmatici, cominciamo intanto dal depurare il dibattito dalle falsità e da questa propaganda, perché non aiuta veramente nessuno.
Se ci sono dei correttivi, si faranno, però diciamoci anche la verità: non penso che se si vanno a fare dei correttivi o delle deroghe sulle multe oppure sulla nicchia del biofuel, questo possa essere risolutivo di quello che è un problema nostro italiano (e anche di questa Regione), perch difficilmente lo sarà.
Anch'io, come tanti di noi che si occupano di questi temi, parliamo continuamente anche con le aziende e con i produttori. Ovviamente loro cercano di avere più agio possibile nel breve termine, ma nel medio-lungo termine i problemi strutturali restano e non è negando questi cambiamenti o cercando di tornare indietro che li risolveremo. Magari prendendo un po' di tempo adesso, dobbiamo comunque spingere sull'innovazione, sulla capacità di dare delle risposte e di recuperare il ritardo che, purtroppo, abbiamo accumulato nei confronti della Cina che si è mossa prima, ma anche nei confronti degli Stati Uniti che, negli ultimi anni, hanno investito molto per accelerare e non per tornare indietro. Ora vediamo cosa vorrà fare Trump, però in questi anni, con il Trash Reduction Act, gli Stati Uniti hanno recuperato investendo tantissimi soldi per accelerare sugli investimenti e non per tornare indietro.
Che cosa serve, a mio avviso, e su cosa vorrei poter spingere anche con i miei colleghi del PD del Parlamento attuale, ma non solo del PD, perch ci stiamo lavorando, ovviamente, con tutti i Gruppi politici? Ripeto, si lavora bene quando si lavora in questo modo, per cercare di aumentare le risorse a disposizione per accelerare sulla ricerca, sugli investimenti e sulle infrastrutture, perché questo tiene se tiene anche tutto un insieme di infrastrutture energetiche come le colonnine, cioè dev'essere un sistema su cui si lavora insieme, anche per alleviare l'impatto sui territori e sui lavoratori, come per agevolare quei territori che hanno bisogno di fare riqualificazione dei lavoratori, riqualificazione o trasformazione dei territori, diversificare le forniture, ricostruire le filiere.
Qui c'è bisogno di quante risorse e vorrei ricordare, collega Crosetto mi dispiace che non sia più collegato, ma lo vedrò dopo - questa è una battaglia e, questa sì, purtroppo, l'abbiamo fatta in grande solitudine noi del Partito Democratico, per aumentare la capacità dell'Unione Europea di mettere soldi e investimenti su queste priorità, proprio perché il suo Gruppo politico, Conservatori europei, dalla scorsa legislatura e anche in questa, insieme, devo dire, anche ai Popolari, hanno sempre sfrenato. Sono gruppi politici che non credono in una maggiore integrazione e rafforzamento del bilancio europeo, dell'indebitamento europeo, ed è stato problematico anche ai tempi del recupero, ma lì c'era il Covid e siamo riusciti ad intervenire.
PRESIDENTE
Onorevole Tinagli, la prego di concludere, perché siamo ampiamente fuori tempo.
TINAGLI Irene, Parlamentare
Oggi questa disponibilità non c'è, quindi chiederei ai colleghi di Forza Italia e di Fratelli d'Italia, anziché di fare questa propaganda, di aiutarci a convincere i loro Gruppi politici, che sono quelli che oggi stanno bloccando e frenando la capacità d'investimento europea, perché non vogliono che l'Unione Europea faccia debito comune e che aumenti il bilancio comune europeo per poter accompagnare davvero con risorse - non si fanno le nozze coi fichi secchi - le nuove politiche industriali, la ricerca, gli investimenti, la riconversione dei territori, la ricostruzione delle filiere.
Questo, secondo me, è il lavoro che dovremo fare noi tutti insieme e mi auguro che ci possa essere davvero questo spirito.
Sono contenta anche di questo invito e di avere l'opportunità di parlarne, perché sarà importante.
PRESIDENTE
Onorevole Tinagli, siamo a otto minuti.
Per favore, concluda.
TINAGLI Irene, Parlamentare
Sarà importante farlo tutti insieme a tutti i livelli, europeo nazionale e regionale.
Grazie.
PRESIDENTE
Grazie a lei.
Passiamo adesso agli Enti locali.
Partiamo con il Vicesindaco della Città Metropolitana, Jacopo Suppo che mi pare sia in Aula e, quindi, lo inviterei a venire a parlare.
SUPPO Jacopo, Vicesindaco della Città metropolitana di Torino
Grazie, Presidente.
Buongiorno a tutte e a tutti.
Sarò telegrafico, visto che siamo qui non soltanto per ascoltare gli interventi più politici o partitici, ma per ascoltare soprattutto la voce dei lavoratori, degli imprenditori del mondo che sta attraversando un momento di transizione molto, molto importante.
Dopo di me, la Consigliera delegata Sonia Cambursano, che si occupa di sviluppo economico e di politiche attive del lavoro, dettaglierà quello che è il lavoro che Città metropolitana sta portando avanti.
Ci tenevo a condividere con voi quella che è la voce del territorio.
Questo è un territorio che, appunto, sta attraversando una fase di transizione molto importante. È chiaro che ci sono delle preoccupazioni che vengono condivise con gli amministratori locali, con i Comuni, con la Città metropolitana alla ricerca di una soluzione condivisa a una crisi che non inizia ieri, non inizia due anni fa, ma va avanti ormai da oltre 15 anni attraversando quello che è stato e che, per alcuni versi, può ancora essere uno dei territori a vocazione industriale più importanti del nostro Paese.
Sottolineo questo passaggio, la vocazione industriale.
Mi hanno fatto piacere le parole dell'Assessore Tronzano quando prima parlava di un territorio che è resiliente e che riesce ancora ad attrarre degli investimenti.
Ecco, dobbiamo fare uno scatto in più. Noi dobbiamo far comprendere agli investitori che questo è un ecosistema che mette a disposizione non soltanto tradizione e competenze, ma mette a disposizione un sistema di scuola secondaria in grado di formare i lavoratori e le lavoratrici di domani; che mette a disposizione un sistema universitario, Università di Torino e Politecnico che crescono nei numeri, perché nel giro di pochi anni siamo passati da 90 mila iscritti a 125 iscritti che scelgono il nostro territorio per formarsi, ma la sfida è farli rimanere qui, una volta terminato il loro ciclo di studi.
Ancora, un ecosistema che mette a disposizione una rete imprenditoriale sicuramente di tutto rispetto, che ha saputo attraversare momenti molto complicati che, siamo sicuri, con l'aiuto di tutti saprà superare; che mette soprattutto a disposizione lavoratori e lavoratrici che hanno dimostrato di saper lanciare il cuore oltre l'ostacolo, di credere nel lavoro che fanno, di avere le competenze per poter mettersi in gioco a fronte di cambiamenti oramai all'ordine del giorno.
Penso che questo ecosistema così virtuoso non sia comune a tutti i territori del nostro Paese, ma sia una peculiarità nostra che dobbiamo far valere anche in sede di trattativa a livello governativo o a livello europeo.
Non voglio entrare nel merito del dibattito politico e della querelle sollevata in Aula oggi. Sono amministratore locale e rappresento un ente di secondo livello, quindi provo a tracciare la voce del territorio. Proviamo ancora una volta, ancora su questo tema, a fare sintesi e a fare squadra.
Proviamo a cogliere, in questo Green New Deal, non solo un problema, ma un'opportunità di crescita, di sviluppo, di trasformazione, un modo per rilanciare davvero le nostre aziende e le nostre imprese sul territorio perché se non lo facciamo rischieremo semplicemente di andare incontro a un irreversibile declino cui i nostri territori non ambiscono.
Chiudo con una sollecitazione molto concreta, perché è un tema che mi arriva dai territori e che dobbiamo essere capaci di derubricare e mettere a sistema. Parliamo di sburocratizzazione, tema già citato, che riguarda le infrastrutture e l'urbanizzazione dei nostri territori. La dico con una battuta: avere 312 piani regolatori in Città metropolitana e 1.181 in Regione Piemonte penso sia un elemento di complessità che non aiuta e non favorisce gli investimenti sul nostro territorio.
Altro tema che il settore industriale conosce molto bene è relativo alle bonifiche dei siti industriali. Su questo penso si debba fare un'azione forte per favorire gli insediamenti, per favorire la rifunzionalizzazione dei siti che hanno una vocazione e una destinazione ben specifica, senza che questi costi vengano sopportati dai lavoratori dalle lavoratrici e dagli imprenditori, senza andare a compromettere il nuovo suolo, perché siamo, sì, un territorio a forte vocazione industriale ma siamo anche un territorio con una complessità e una fragilità idrogeologica che non possiamo non tenere in considerazione quando parliamo di politiche di sviluppo.
Questo è il contributo che mi sentivo di portare stando nei tempi. Vi ringrazio ancora per la disponibilità e per la vostra presenza. Mi auguro che dal lungo incontro di oggi possa uscire non solo una posizione politica e un documento, ma prospettive comuni per superare questo momento così difficile e riproporre l'area metropolitana e la Regione Piemonte come uno dei territori più importanti per la crescita industriale del nostro Paese.
Grazie mille.
PRESIDENTE
Grazie, Vicesindaco, anche per il perfetto timing utilizzato.
Vorrei avvisare che gli Onorevoli Fidanza e Tovalieri non interverranno. Si scusano, ma in questo momento sono occupati in altri impegni istituzionali a Bruxelles.
Torniamo agli Enti locali, dando la parola alla Consigliera Sonia Cambursano per cinque minuti.
CAMBURSANO Sonia, Consigliera metropolitana con deleghe a sviluppo economico e attività produttive
Grazie, Presidente, e grazie per l'opportunità di portare un contributo metropolitano alla discussione.
Ciò che mi sento di dire è che il settore automotive non è un semplice settore manifatturiero, come tutti gli altri, per il Piemonte. Un terzo della produzione automotive è interamente in Regione Piemonte e, di questo l'83,5% nel territorio metropolitano. A questo si unisce il fatto che il territorio metropolitano ha una struttura socioeconomica rappresentata da imprese micro, piccole e medie: circa due terzi dei lavoratori piemontesi lavorano in aziende che hanno meno di 50 dipendenti.
Unendo i due aspetti, è evidente a tutti come la struttura del nostro tessuto imprenditoriale renda più difficile resistere agli shock esogeni e alle transizioni socioeconomiche. Questa è la ragione per la quale, come ente di area vasta, cerchiamo di impegnarci per creare condizioni abilitanti, affinché le imprese possano venire a insediarsi. Penso, per esempio, al catalogo "Trentametro", che noi abbiamo creato censendo tutte le strutture dismesse che possono dare lo spazio per l'insediamento o il reinsediamento di imprese, tenendo conto di un accenno che ha fatto il Vicesindaco metropolitano al fatto che, comunque, ci sono dei problemi sulle bonifiche. Questa è una delle grosse richieste che il territorio metropolitano fa. I costi di bonifica devono entrare nel discorso, perch il fatto che noi siamo per il consumo di suolo zero fa sì che ci siano dei problemi da affrontare rispetto a questa tematica, cioè gli imprenditori per potersi insediare, devono essere messi nelle condizioni di avere dei costi sostenibili.
L'altra iniziativa di Città metropolitana è creare delle reti di collaborazione con il mondo della ricerca, della formazione e con gli altri enti istituzionali, per le progettazioni europee e per attirare fondi sia europei sia ministeriali per contribuire a creare queste condizioni per le imprese. Uno dei progetti che ci è stato finanziato da poco è un progetto pilota che, con fondi ministeriali, finanzia sia imprese sia interventi infrastrutturali che vanno a beneficio di quelle imprese.
Un altro progetto su cui stiamo lavorando, insieme alla Camera di Commercio, è il piano metropolitano per l'economia sociale. Lo sviluppo economico deve accompagnarsi a uno sviluppo sociale e dev'essere socialmente e ambientalmente sostenibile. Questo ce lo dice l'Unione Europea, che ci suggerisce una declinazione a livello locale delle linee guida sull'economia sociale. Questo è ciò che noi stiamo facendo.
Il livello metropolitano è un livello che permette una visione strategica del territorio, ciò che la stessa legge che ha istituito le Città metropolitane assegna alle Città metropolitane, cioè il compito di pianificazione strategica.
Riteniamo che, all'interno dei tavoli interistituzionali, la visione di territorio e di persone connesse e non contrapposte, possa dare un grosso contributo.
Grazie.
PRESIDENTE
La parola alla Vicesindaca della Città di Torino, Michela Favaro.
FAVARO Michela, Vicesindaca Città di Torino
Buongiorno a tutti e a tutte.
Il dibattito è stato molto utile e anche molto costruttivo, al netto delle normali contrapposizioni politiche. Tuttavia, credo che oggi dobbiamo uscire di qui con delle proposte, delle iniziative e dei passi concreti perché non si può più aspettare. Non possono più aspettare le nostre lavoratrici e i nostri lavoratori, non possono più aspettare le aziende del nostro territorio. La crisi è oggi, non è domani, non è dopodomani e quindi tutti gli interventi che sono stati citati devono avere dei tempi ben precisi di attuazione, perché le aziende pagano gli stipendi ogni mese e sul nostro territorio ci sono lavoratrici e lavoratori da mesi in cassa integrazione ed è a rischio la tenuta del welfare anche della nostra città.
Detto questo, credo che il quadro che si delinea non è più soltanto locale, perché la competizione ormai è tra sistemi territoriali di ampia scala. Il mondo dell'automotive è un mondo globale, i player, compreso il gruppo Stellantis, sono multinazionali e quando decidono dove avviare una linea produttiva e noi chiediamo, come città, che il sito di Mirafiori veda investimenti per un secondo modello, come molti hanno richiamato, guardano vari elementi e i territori sono in competizione tra di loro.
Non vogliamo che la competizione si faccia sulle spalle dei lavoratori perché ormai i divari retributivi sono inaccettabili e non possono ancora aumentare, ma dobbiamo valutare i costi fissi. Quindi, dev'esserci un investimento molto importante da parte dello Stato per diminuire il costo dell'energia, che sappiamo essere un elemento che riduce la competitività del nostro Paese rispetto a eventuali investimenti, e poi sul gap tecnologico. Le aziende cinesi e americane sono molto più avanti di quelle europee proprio per quanto riguarda lo stato della tecnologia e su questo ci vuole un investimento del pubblico molto massiccio e gli incentivi all'acquisto non aiutano da questo punto di vista.
Questo trasferimento tecnologico deve poter essere fruito anche dalle piccole e medie imprese e, quindi, anche su questo bisogna rafforzare maggiormente la collaborazione tra le Università, i centri di ricerca, la ricerca applicata e le piccole e medie imprese.
Per quanto riguarda, in particolare, il nostro territorio, abbiamo una tradizione industriale che va mantenuta e, anche andando a vedere altri sbocchi di tipo industriale che sono presenti e che possono aumentare, va aiutata la riconversione e vanno supportati i lavoratori. Accogliamo con favore gli interventi che sono stati annunciati per favorire una nuova formazione professionale che permetta questa riconversione.
Poi c'è il tema dei siti industriali dismessi e noi stiamo proprio lavorando come Città di Torino sul nuovo Piano regolatore. Da questo punto di vista, il tema delle bonifiche, che anche i colleghi della Città metropolitana rappresentavano, è cruciale, perché un investitore, quando viene a investire su un sito industriale dismesso, deve poter affrontare questi costi e, quindi, ci devono essere anche degli incentivi da questo punto di vista. C'è poi tutto il tema della burocrazia.
Noi come Città di Torino vorremmo proporre a tutti coloro che qui sono rappresentati, quindi ai rappresentanti del mondo delle imprese e dei lavoratori, un grande patto per il lavoro, proprio perché gli obiettivi devono essere condivisi e, soprattutto, bisogna darsi dei tempi per realizzarli.
Grazie.
PRESIDENTE
Ringrazio la Vicesindaca.
Con questo intervento abbiamo concluso gli interventi politici e amministrativi. Ora passiamo a quelli più istituzionali e del mondo del lavoro, in particolare con le organizzazioni sindacali.
Chiederei, anche per motivi di orario, di far intervenire per primo Luca Caretti, Segretario generale della CISL.
CARETTI Luca, Segretario generale CISL
Buongiorno a tutti e grazie.
In modo telegrafico, provando a stare nei cinque minuti, esordisco con questo e lo dico alla Giunta: noi qualche giorno fa eravamo a Bruxelles in un'importante manifestazione che ha messo insieme le organizzazioni sindacali europee, dove assieme siamo andati a chiedere a livello europeo la predisposizione di un piano europeo che preveda dei finanziamenti perché la partita è quella, sia dal punto di vista degli investimenti sul settore - prima si parlava del tema delle infrastrutture, della tecnologia del sapere, dell'innovazione - sia dal punto di vista di quelli che sono finanziamenti che devono servire per sostenere la transizione rispetto agli impatti che ha sulle persone che verranno coinvolte, quindi il tema degli ammortizzatori sociali.
Lo dico perché il tema europeo è un tema centrale, è quella la pentola nella quale più di tutte dobbiamo andare a cercare soluzioni condivise (io mi auguro), per provare a giocare una partita che riguarda il Piemonte riguarda Torino, ma chiaramente non riguarda solo Torino e il Piemonte.
Da questo punto di vista, quindi in una fase molto fluida e molto delicata, voglio soffermarmi anche su un passaggio che è stato ripreso stamattina dalla Vicepresidente Chiorino sul tema degli ammortizzatori sociali. Credo che è un intervento che va bene, è un intervento che va nella direzione che abbiamo auspicato anche nelle settimane passate, perch ha l'obiettivo di tutelare i lavoratori - certo, si può sempre fare di più ma è un primo passo - anche rispetto all'esposizione al reddito che hanno.
Cerca anche di tutelare, oltre che i lavoratori, le professionalità che sono in capo a quell'indotto che è fondamentale per attrarre nuova impresa.
Questo è un tema centrale.
Credo sia importante e che vada salutato positivamente il fatto del raddoppio degli stanziamenti su quel settore da dieci a 20 milioni, come la possibilità (una cosa che avevamo chiesto) di allargare questi interventi anche ad altri settori, perché c'è il tema dell'automotive, ma non c'è soltanto il settore dell'automotive in crisi. Ci sono aziende che non sono decotte, che non fanno parte della filiera, ma che sono in difficoltà quindi anche in quei casi bisogna coinvolgere i lavoratori nella formazione.
Sul futuro, anche qui, l'ho detto in modo telegrafico, ritengo importanti due aspetti, oltre a quelli che sono stati precisati da chi mi ha preceduto. Ne voglio sottolineare uno, il tema dei collegamenti, sul quale noi, come CISL, insistiamo molto; si sta facendo, ma noi continuiamo a insistere su infrastrutture e collegamenti.
L'altra questione è quella dell'energia, che è sempre più centrale.
Credo anche, con molta delicatezza, che il Piemonte abbia anche un'opportunità; c'è un Ministro della Repubblica che ha in carico proprio la delega su ambiente ed energia. Sarebbe importante, come Regione Piemonte, approfittare anche di questa opportunità, senza che nessuno ci regali qualcosa di particolare, perché questi tempi sono finiti. Per occorre fare davvero un approfondimento sulle prospettive, da questo punto di vista, in modo molto laico, provando a capire, anche dal punto di vista delle soluzioni in prospettiva, se ci sono delle soluzioni innovative, che possono diventare, per il sistema, una delle soluzioni a uno dei principali problemi, che è il costo dell'energia.
Credo che un approfondimento di questo tipo, coinvolgendo tutti gli attori, ripeto, in modo molto laico, anche al di là di visioni o scontri che ci sono stati negli anni passati, sia indispensabile.
Ne cito uno, previo tutto il tema che si sta approcciando a livello nazionale del nuovo nucleare. Proviamo a fare dei ragionamenti. Capiamoci se non altro capiamoci, per poter dire con contezza se è possibile o se non è possibile seguire un percorso di quel genere e, se non è possibile capire quali possono essere le alternative. Ma capiamoci da questo punto di vista! L'altra questione è che va bene, io credo, l'investimento, i rapporti con BYD. Lì sarebbe interessante capire, anche se qualcuno magari dirà che è evidente perché non vengono in Italia, da loro perché sfruttano la nostra rete di terzismo e scelgono di andare in Turchia e in Ungheria. Bella domanda. Le risposte le abbiamo, però quelli sono gli interrogativi che ci dobbiamo porre.
Vanno bene anche i nuovi marchi di produttori; qualcuno ha ricordato prima la Spagna.
La Spagna credo sia significativa da questo punto di vista; produce quasi quattro volte quello che produciamo noi appoggiandosi soltanto a marchi che non sono marchi casalinghi di case spagnole, quindi un tema sul quale dovremmo riflettere.
Su Stellantis, la richiesta che facciamo con il sindacato è che serve più concretezza.
Vanno bene le dichiarazioni che sono state fatte, ma la cosa che chiediamo alla Giunta regionale e al Consiglio regionale è che questo confronto, al più presto, dev'essere trasferito anche sui territori, perch è lì, nel confronto sul territorio, nel confronto sul posto di lavoro che si verifica veramente quella che è la realizzazione delle cose che sono state dette e, possibilmente, anche l'implementazione delle cose che sono state dette.
Chiudo, perché vedo il Presidente che mi sta guardando.
Mi rivolgo alla Giunta. È chiaro che ho detto tante cose, ma tutte queste cose vanno messe in un contenitore, non può essere che ognuno gioca per conto proprio.
Credo che la questione su cui, forse, la Regione dovrebbe provare a riflettere è quella di potere ragionare su una regia che preveda davvero la costruzione di un piano industriale regionale, dove ci mettiamo tutti attorno a un tavolo, maggioranza e opposizioni, sindacati, aziende e atenei, dove, partendo da un'analisi, capiamo assieme tutti quello che è possibile mettere in campo per contribuire alla soluzione di un problema che è un problema di tutti. Grazie.
PRESIDENTE
Grazie.
Chiamerei ora sul palco Giorgio Airaudo, Segretario regionale della CGIL.
AIRAUDO Giorgio, Segretario regionale CGIL
Grazie.
Con grande schiettezza, penso che dovremmo uscire dalla retorica perché noi non siamo più la regione e la città dell'automobile, non lo siamo più da molti anni. L'ultima volta che queste istituzioni hanno discusso immaginando un futuro era il 2013. Allora si diceva che saremmo stati il polo del lusso. Oggi, quando lavorano, siamo a tre Maserati al giorno, probabilmente con destinazione Modena, se Imparato ci ha detto la verità, anzi, l'ha detto al Governo.
Qui si tratta di ricostruire una presenza industriale, dove sicuramente Stellantis deve ancora giocare un compito, ma non è più il tempo di quando si chiamava FIAT. Non può che essere uno spazio limitato: peccato che questo spazio limitato è troppo piccolo per il peso economico che l'autoveicolo ha su questa provincia, su questa regione e anche per il numero di occupati. Si sviluppa l'intelligenza artificiale e tutto quello che avete detto e che ho sentito dire dagli Assessori, ma dal punto di vista economico e occupazionale vale il 10% di quello che è oggi l'automobile.
Dal 2008 a oggi hanno chiuso 500 aziende metalmeccaniche dell'indotto lo sapevate? - e siamo al diciottesimo anno di cassa integrazione. Si è prodotta più cassa integrazione che auto: 18 anni! Quando ero ragazzino, si parlava dello scandalo della cassa integrazione Singer in questa città.
Quelli che hanno la mia età se lo ricorderanno.
Noi abbiamo bisogno di ricostruire una presenza industriale manifatturiera. Stellantis è un interlocutore, ma occorre capire se ci sono anche altri interlocutori. Peraltro, un pezzo dell'economia si è già mossa: un ex manager FIAT e FCA è a Torino da alcuni giorni. Ieri ha incontrato alcuni imprenditori e oggi ne incontrerà altri.
BYD dice che farà 50 mila auto in Europa e arriverà a 500 mila in tre anni. Personalmente penso che la spari molto grossa, ve lo dico sinceramente, se però arriva a produrre 500 mila vetture con due stabilimenti fuori dall'Italia, uno in Ungheria e uno in Turchia, è bene che si rivolga alla nostra componentistica, anche se non sono così certo che lavoreranno qua, perché ha uno stabilimento in Ungheria, uno in Turchia e non c'è un terzo.
Se loro fanno 500 mila vetture, qualche altro produttore europeo piange, perché non è tutto in aumento. È bene saperlo.
La parte più preziosa che ci è rimasta - e finisco rapidamente - è la componentistica, ultima struttura industriale integrata di questo Paese.
Stiamo perdendo la chimica di base e lo sapete; abbiamo perso le acciaierie e lo sapete; non abbiamo più un produttore italiano, quindi non possiamo affidarci, né la città né il Paese, ma dobbiamo chiedere e pretendere di più. Penso che senza un secondo produttore non si giustifichino i tre milioni di metriquadri: ma ci pensi il Comune di Torino, che ha uno strumento che si chiama Piano regolatore (e ho detto tutto, perch l'intuizione è facile). L'intuizione è facile, per capirci.
Poi abbiamo un problema: guadagnare tempo. Sono sempre contento quando si manifesta e ci sono striscioni, però suggerirei di portarli a Wolfsburg e a Parigi, perché la Presidente von der Leyen non è un'ecologista pazza che a un certo punto si è inventata la transizione ecologica. Hanno scelto i grandi produttori europei ed è dal 2017 che si sa. È dal 2017 che si sa.
Non torneranno indietro, perché i margini si faranno sull'auto elettrica non sull'auto termica e quella ibrida, che per loro natura copriranno una transizione, ma costano di più, perché l'auto ibrida ha due motorizzazioni.
Non c'è niente da fare.
Si arriva all'auto elettrica e hanno scelto i grandi produttori europei.
Poi aspettiamo il 5 marzo per capire cosa dirà sulle multe la von der Leyen. Le diluirà? Le sospenderà? Molti di voi dovrebbero sapere che la Commissione europea, quindi l'Europa, registra le emissioni con due anni di ritardo. Lo sapete, vero? Cioè le emissioni al 2025 saranno rotte nel 2027 in Europa. Nel 2027, perché questo è il tempo.
Quindi, di cosa stiamo parlando? Noi abbiamo bisogno di strumenti qui e ora perché c'è una crisi congiunturale. Sono d'accordo con l'Onorevole Tinagli, pensate un po', con cui ho litigato molto in Commissione, quando ero parlamentare, sul Jobs Act. Ha ragione lei, la crisi non riguarda mica tutti in Europa: Volkswagen, Renault e Stellantis (più in Nord America che in Europa Stellantis). Questo è chiaro? Altri produttori in Europa vanno come dei treni, quindi c'è un problema che riguarda anche i prodotti e a Stellantis bisogna chiedere un prodotto in più. Per guadagnare questo tempo, mi rivolgo al Presidente della Regione, agli imprenditori e a noi sindacalisti, abbiamo bisogno di uno strumento che io penso debba essere un nuovo ammortizzatore sociale finanziato dall'Europa per gestire la transizione, altrimenti, ve lo segnalo, nell'ultimo mese si ha una fabbrica chiusa alla settimana in Piemonte legata alla componentistica: una di 70 dipendenti, una di 50, l'altra di 200. Non credete ad Airaudo? Leggete i rapporti dell'ANFIA, con cui ho molti dissensi.
Dobbiamo ottenere un ammortizzatore sociale dall'Europa. Il vostro, se l'aveste concordato con noi, potremmo condividerlo, ma avete deciso di farlo in autosufficienza, quindi lo valuteremo. Ripeto, serve un ammortizzatore sociale finanziato dall'Europa.
Grazie.
PRESIDENTE
La parola al Segretario Generale UIL, Giovanni Cortese.
CORTESE Giovanni, Segretario generale UIL
Saluto tutte e tutti e ringrazio per l'invito.
È indubbio che stiamo affrontando un tema quantomai importante e all'inizio di questo intervento voglio ricordare come in questo territorio ma direi in tutta Italia, stiamo pagando le conseguenze di tante cose (la grave crisi del 2008, l'avvento del Covid, le ultime guerre), che hanno prodotto una perdita complessiva di posti di lavoro, quasi 60 mila dal 2008, un diffuso ricorso agli ammortizzatori sociali e, purtroppo, il peggioramento delle condizioni di vita per migliaia di famiglie con la nascita di nuove povertà.
Per quanto riguarda l'automotive, non avendo tempo per fornire dei numeri e quant'altro, che rimane il più importante comparto industriale italiano, è evidente a tutti, ed è stato richiamato, come si impone un piano di rilancio e di conversione per contemperare le esigenze della transizione con la stabilità produttiva e occupazionale.
Ci sono grandi preoccupazioni che abbiamo enunciato e che saranno riprese sicuramente in ordine al futuro dello stabilimento Stellantis di Mirafiori, dopo la chiusura di Grugliasco, con la riduzione, lo scorso anno, del 70% della produzione; uno stabilimento che fa ricorso costante agli ammortizzatori sociali, che ha visto costanti azioni d'incentivazione economica ai licenziamenti delle maestranze.
È evidente che le nostre categorie metalmeccaniche, quando hanno la possibilità di fare delle richieste nei vari tavoli di confronto, precisano che se non si arriverà a produrre almeno 200 mila vetture all'anno, la funzionalità dello stabilimento di Mirafiori, e con essa ovviamente l'occupazione, non saranno garantite.
È allarmante poi la situazione dell'indotto, che è un po' anche il tema dell'incontro di oggi, della componentistica dell'automotive, che in Piemonte rappresenta ancora 700 aziende, 58 mila occupati e ha un fatturato che sfiora i 20 miliardi di euro. Se non si trovano rapidamente delle soluzioni, si calcola che quasi la metà delle imprese saranno a rischio di sopravvivenza.
Rispetto alla transizione ecologica, è essenziale che la promozione della ricerca e dell'innovazione consideri sempre la dimensione sociale cioè la transizione sociale e le conseguenze di questa azione che è in atto, perciò si tratta di una transizione che dev'essere assolutamente indirizzata e governata.
Sappiamo che l'Italia e l'Europa devono rispondere in modo deciso alle sfide che vengono poste dagli Stati Uniti da una parte e dalla Cina dall'altra, quindi bisogna adottare politiche industriali che tutelino i posti di lavoro e promuovano la crescita delle industrie verdi.
In questo senso, denunciamo la mancanza di una visione complessiva strategica e di sviluppo industriale, di cui pure avrebbe bisogno l'Europa e il nostro Paese che, ricordo, è ancora il secondo in Europa per manifattura e l'ottavo nel mondo.
Avremmo bisogno di un approccio europeo basato sulla neutralità tecnologica, affinché le scelte industriali e produttive non penalizzino l'occupazione e favoriscano una transizione giusta.
L'elevata dipendenza - anche questo è stato ricordato - dell'industria europea dalle materie prime critiche e dai semilavorati che provengono da Paesi extraeuropei rappresenta un rischio concreto per l'approvvigionamento e non possiamo ignorare che la certezza dell'approvvigionamento di materie prime dev'essere accompagnata da strategie di investimenti adeguati.
In mancanza di misure di sostegno finanziario, il rischio è che le aziende europee si trovino svantaggiate rispetto alla concorrenza globale.
Finora l'Europa - dobbiamo dirlo in assoluta onestà - si è concentrata prevalentemente su regolamentazioni e restrizioni, senza un adeguato supporto finanziario.
Ora noi chiediamo - e come UIL l'abbiamo chiesto in tutte le sedi - che si possa creare un grande fondo sovrano, una sorta di fondo SURE in transition, con una dotazione importante, cioè di molti miliardi di euro che sia destinato all'innovazione, alla ricerca e alla tutela dell'occupazione. Ricordiamo il fondo SURE durante il periodo del Covid che ci servì per evitare molti licenziamenti, introducendo una misura di ammortizzatore che si è rivelato quantomai importante. Senza queste misure la transizione rischia di generare squilibri sociali ed economici, minando la solidità del sistema produttivo europeo.
C'è un altro grosso problema - anche questo è stato citato, quindi vado rapidamente alle conclusioni - che è legato al prezzo dell'energia in Italia, che è significativamente più alto rispetto agli altri Paesi dei nostri competitori.
Nei giorni scorsi l'Unione Europea ha tirato fuori la "Bussola della competitività": veramente non ci ho capito niente e non mi sono orientato perché non ho visto nessuna misura concreta in termini di investimenti e di tutela del lavoro.
Stamattina abbiamo sentito l'Assessore al Lavoro parlare di misure che riguardano, da una parte, le politiche passive e, dall'altra, quelle attive. Sono misure importanti e credo che, a maggior ragione, per non disperdere queste risorse, sarebbe importante disporre di un quadro attuale di quelle che sono le carenze di profili all'interno del mercato del lavoro.
Abbiamo davanti sfide importanti che vanno orientate e governate, che non possono prescindere dalla dignità e centralità delle persone, dalla salute e sicurezza nei luoghi di produzione, dal diritto alla contrattazione collettiva.
Grazie.
PRESIDENTE
Grazie a lei.
Chiamo ora sul palco il Segretario generale Fismic Confsal di Torino Sara Rinaudo.
RINAUDO Sara, Segretario generale Fismic Confsal Torino
Buongiorno a tutti e grazie per l'invito e per il coinvolgimento delle parti sociali.
Quello che mi preme dire, oltre a quanto già è stato detto dai miei colleghi e non mi voglio ripetere, è che quanto è stato messo in atto anche oggi dalla Regione Piemonte è un passo avanti che dà respiro e sollievo ai lavoratori che sono colpiti dalla presenza di ammortizzatori sociali da tanto tempo. Quindi, si intravede un po' la luce e stiamo uscendo da un movimento ideologico verso, invece, un intervento pragmatico, che è quello di cui abbiamo bisogno.
Questo ovviamente non vuol dire che l'attenzione non rimane alta perché sono diverse e concomitanti le crisi che tutto il settore sta attraversando. Senza tornare alla demagogia, bisogna parlare di alcune criticità del Green Deal, che non sono il Green Deal stesso e gli obiettivi fissati dal Green Deal, ma sono le restrizioni e le modalità con le quali è stato messo in atto, cioè senza la partecipazione di quella parte che subisce e che poi, alla fine, è la principale protagonista della transizione e del cambiamento, che sono i lavoratori. Quindi, questa mancanza di partecipazione ha poi provocato una serie di errori.
Abbiamo pensato solamente dopo che avremmo avuto un problema con le fonti rinnovabili, abbiamo pensato solo dopo che avremmo avuto un problema con l'approvvigionamento di materie rare, abbiamo pensato solo dopo che tante aziende non ce l'avrebbero fatta.
È quindi importante, come abbiamo anche ribadito in diverse sedi di confronto ai tavoli, che oltre a un sistema ovviamente di ammortizzatori come hanno detto anche i miei colleghi, che abbiamo portato al tavolo automotive nazionale, che ci siano, Regione per Regione, dei tavoli che facciano delle mappature costanti della situazione delle imprese e dei lavoratori nel territorio, quindi che ci possa essere anche un rafforzamento dei centri per l'impiego, che possano fare realmente quell'incrocio tra domanda-offerta una volta che i piani di formazione sono attivati.
È importante anche attivarsi non soltanto nei tavoli di crisi, ma prima. Il monitoraggio va fatto prima, perché potevamo prevedere molto prima che aziende mono committenti della componentistica non ce l'avrebbero fatta, nel momento in cui grandi colossi sarebbero andati in difficoltà e anzi, dobbiamo ringraziare che i grandi colossi stanno tenendo e stanno cercando, insieme a noi, a tutte le parti sociali e alle istituzioni, di attraversare questa transizione e arrivare in un momento in cui si possa veramente iniziare a parlare non soltanto di resilienza, ma di crescita e occupabilità continua e permanente.
Grazie.
PRESIDENTE
Grazie, Segretaria.
Chiamo ora sul palco il Segretario provinciale dell'UGL Metalmeccanici Torino, Ciro Marino.
CIRO Marino, Segretario provinciale UGL Metalmeccanici Torino
Buongiorno a tutti.
Grazie per l'invito.
Anche noi, come organizzazione, riteniamo positivo quanto abbiamo appreso questa mattina per quanto riguarda le politiche attive che sono state annunciate in merito agli aiuti che possono essere stanziati per i lavoratori che, ormai da anni, sono in perenne affanno per l'utilizzo di ammortizzatori sociali.
È chiaro che, comunque, questa forma di riconoscimento al credito va bene, però credo che bisognerà fare ancora di più, anche perché il settore dell'automotive è in forte affanno.
Dal 2021, quando c'è stata questa fusione, bisognava già creare dei paracaduti che però non sono stati creati, ma ormai è inutile versare lacrime sul latte versato, bisogna andare avanti e cercare di creare le condizioni per uscire fuori da questa impasse.
È chiaro che il settore automotive mette in crisi un po' tutti gli altri settori, perché anche le altre filiere legate al mondo automotive stanno cominciando ad attraversare lo stesso periodo di crisi che il settore automotive sta già attraversando ormai da tempo.
Questo cosa vuol dire? Vuol dire che bisogna intervenire in modo massiccio, anche perché le soluzioni bisogna cercarle, ma non con la classica soluzione dell'incentivo, perché l'incentivo non è la soluzione finale del problema, ma bisogna, come anche detto da chi mi ha preceduto cercare di andare a lavorare sui costi dell'energia, che sono quelli che favoriscono l'attrazione al territorio per poter permettere anche alla stessa Stellantis di investire sul territorio italiano.
Sono napoletano d'origine, ma ormai sono più di trent'anni che vivo qui a Torino, sono legato a questa città; per me, vedere Torino vedere in questo stato mi fa veramente venire un nodo alla gola.
Sono orgogliosamente dipendente di Stellantis e credo che bisogna essere tutti partecipi e protagonisti di questo progetto, perché Torino deve ritornare a essere la Torino di una volta, Torino deve ritornare ad essere la città dell'auto per antonomasia. Lo so che è un sogno quasi irraggiungibile, però si può fare tanto per cercare non raggiungere i risultati di una volta, ma raggiungere un buon risultato tale da poter garantire futuro occupazione sul territorio su cui viviamo.
Grazie.
PRESIDENTE
Grazie, Segretario.
Chiamerei ora Fabrizio Amante, Segretario territoriale AQCF-R. L'ho pronunciato bene? Prego.
AMANTE Fabrizio, Segretario territoriale AQCF-R
È nuova prova per capire se si è capaci di fare lo scioglilingua. In realtà, siamo l'Associazione Quadri e Capi FIAT - Rappresentanza, poi ci siamo mutati da un'associazione professionale a una di rappresentanza.
Innanzitutto grazie al Presidente, agli Assessori e al Presidente del Consiglio regionale per averci invitato e per dare voce anche a noi, una piccola organizzazione confinata in Stellantis Iveco CNHI-Ferrari, e poter dire la nostra.
Ho sentito tantissimi interventi, tutti molto interessanti, ma volevo puntare l'attenzione su un particolare che sta scappando, sulla quale è giusto accendere l'attenzione: oggi, la più grande unità organizzativa delle strutture centrali in Italia è qui a Torino. Stiamo parlando di circa 6.500 persone (io ne faccio parte, oltre a Ciro, che è dipendente dell'azienda, forse con qualche anno di anzianità in meno). Sono persone che stanno vivendo con la giusta preoccupazione questa transizione e il cambiamento epocale che sta avendo il mondo dell'automotive. Mi sembra corretto portare questa preoccupazione, pur nella consapevolezza di avere la professionalità, le capacità e l'esperienza per combattere non solo ad armi pari, ma ad armi superiori, nei confronti dei nostri competitor Stellantis francese, piuttosto che tedeschi o di altre nazionalità. Noi le macchine le abbiamo sempre costruite, le sappiamo fare, le sappiamo progettare, sperimentare e produrre.
È importante ricordare che c'è un progetto in corso, il Green Campus sul quale forse stiamo segnando un po' il passo, ma avremmo piacere di capire se ci sono delle novità e avremmo piacere di comunicarle ai nostri colleghi e anche a me stesso (scusate se mi ci metto in prima persona), per capire quale potrà essere il loro futuro. Il Green Campus è un progetto presentato due anni fa che dovrebbe coinvolgere, nella totalità, circa 10 mila persone del settore impiegatizio nell'area torinese.
Chiudo con un pensiero: ho ascoltato con molto interesse e piacere tutti gli interventi sull'integrazione alla cassa integrazione. Uno sforzo enorme. Stiamo parlando di 20 milioni di euro, però, per chi è abituato a guardare avanti, dobbiamo pensare che la cassa integrazione, o l'integrazione alla cassa integrazione, è una cura. Abbiamo bisogno di capire come fare a prevenire il futuro e cercare di non usare più la cassa integrazione per garantire un futuro, il più possibile sereno, a tutti i lavoratori, non solo nel settore automotive, perché poi il settore automotive si porta dietro tutta un'altra serie di settori a traino, ai lavoratori e alle loro famiglie.
Grazie.
PRESIDENTE
Grazie a lei.
Abbiamo concluso gli interventi lato sindacato, per cui passiamo agli Atenei piemontesi, chiedendo al professor Guido Boella, Vicerettore dell'Università degli Studi di Torino, di intervenire.
BOELLA Guido, Vicerettore dell'Università degli Studi di Torino
Grazie, Presidente, e buongiorno a tutte e tutti.
Il Green Deal è certamente una sfida difficile da tanti punti di vista ma non è stata la prima sfida per il mondo automotive. Pensiamo alla transizione verso auto più sicure, verso auto che consumano meno e più sostenibili; sfide che l'automotive piemontese ha vinto assumendo posizioni di leadership in passato in questi settori, portando un maggiore sviluppo dell'ingegneria veicolistica motoristica, veicoli più leggeri e efficienti.
Certamente nel settore dell'auto elettrica gli investimenti in Italia sono stati minori che in altri Paesi e c'è un gap da recuperare che però, con la collaborazione di soggetti pubblici, Università, imprese e politica, è un gap colmabile.
Per quel che riguarda il lato ricerca, necessaria in prospettiva per recuperare il gap e portarsi in una posizione di leadership sull'elettrico certamente abbiamo le eccellenze degli Atenei piemontesi e degli enti di ricerca, ma abbiamo anche tante iniziative impegnate sul fronte del trasferimento tecnologico: il Competence Center CIM4.0 - qui parlo come Vicepresidente del Competence - e la Fondazione AI4Industry, che sta attivando la sua opera e ha, fra gli obiettivi principali, l'automotive e l'aerospazio. In un'ottica di integrazione con il sistema europeo dell'innovazione, devo ricordare i quattro European Digital Innovation Hub che supportano la transizione digitale delle piccole e medie imprese erogando servizi gratuiti (ricordo specifici su automotive Expande e HD Motion, coordinati dal Competence Center). Certamente la collega Mattiazzo del Politecnico parlerà del Centro nazionale di mobilità sostenibile.
Faccio notare che tutti questi enti vedono una collaborazione di istituzioni, enti di ricerca e imprese. Altrettanto importante sarà il ruolo della filiera automotive piemontese, dai capo filiera alle numerose PMI; una filiera che è unica nel contesto europeo e anche fra le poche a livelli internazionali in grado di coprire l'automotive nell'intero ciclo di sviluppo, dallo stile design, all'ingegneria, alla manifattura del prodotto.
Abbiamo bisogno di un'azione condivisa e coordinata anche con l'Unione Europea. Bene, quindi, il supporto a lavoratrici e lavoratori, il supporto alla domanda alla transizione sul prodotto del mercato, ma occorrono anche investimenti che più a lungo termine supportino la ricerca e il trasferimento tecnologico e quindi le imprese.
Oltre la ricerca, occorre anche una formazione a tappeto sul digitale e sulle frontiere tecnologiche dell'automotive. Certamente la Regione sostiene con i fondi per ricerca sviluppo con le Academy, con l'alto apprendistato, sia la ricerca sia la formazione.
In sintesi, bisogna far crescere in parallelo la filiera della conoscenza, ricerca e formazione con le filiere dal veicolo a zero emissioni, che sia elettrico, a batteria, fuel cell, idrogeno o elettrocombustibili, nell'immediato e, più in prospettiva, verso il veicolo autonomo digitale, su cui però bisogna muoverci ora.
Ricordo, infine, in un'ottica di sinergia, che in Piemonte ci sono anche altre eccellenze, prima di tutto il comparto aerospaziale in forte crescita.
Auspichiamo, quindi, una contaminazione multisettoriale che può far fare la differenza alla nostra Regione.
PRESIDENTE
Grazie, professor Boella.
La parola alla Vicedirettrice per l'innovazione scientifica e tecnologica del Politecnico di Torino, professoressa Giuliana Mattiazzo.
MATTIAZZO Giuliana, Vicedirettrice per l'innovazione scientifica e tecnologica del Politecnico di Torino
Buongiorno a tutti.
Non parlerò del Centro Nazionale Mobilità, ma volevo, più che altro cercare di capire.
Quali indicatori abbiamo sullo stato di salute del comparto automotive noi che facciamo ricerca? Abbiamo due modalità per capirlo, forse tre.
Primo sono i soldi che riusciamo a portarci a casa per svolgere delle attività nel dominio e questi si sviluppano in due modalità: i fondi l'agevolato, quindi la partecipazione a bandi competitivi, oppure il conto terzi, il che vuol dire soldi che le aziende mettono per fare delle attività di ricerca direttamente con l'Ateneo.
A oggi, e qui vi fornisco i valori medi negli ultimi dieci anni, gli importi legati al settore dell'autoveicolo largo su gomma (vuol dire anche mezzi pesanti) ammontano a circa il 15% del totale degli ingressi finanziari del Politecnico, quindi non è una quota irrilevante. Che cosa posso dirvi, però, come indicazione? Sono degli introiti fortemente sbilanciati su quelli che comunemente chiamiamo conto terzi, cioè sono quelle ricerche che le aziende ritengono veramente strategico fare, in quanto vanno ad affrontarle con del denaro che non è contribuito o aiutato da supporti statali, regionali, o europei. Questo vuol dire che le aziende hanno investito nel settore della ricerca.
Abbiamo avuto un calo negli ultimi anni? No. Non abbiamo un monitoraggio di un'interruzione di quella che dovrebbe essere la parte forse più importante di un'attività industriale, che è quella della ricerca e sviluppo. Considerate che, normalmente, quando una società è in crisi si crea una bad company. In una società che funziona, questo è un costo che a volte si fa fatica a mobilitare, mentre tutti noi sappiamo che è quello che dà poi il sogno del domani, che è quello che dà la possibilità di innovare e di restare sul mercato.
Questo dato è un'immagine, è un capire se in questo momento la ricerca sente un mondo dell'autoveicolo in crisi. Abbiamo una produzione di brevetti che si mantiene costante negli anni, che sono circa una decina all'anno. Abbiamo cinque spin-off universitari attivi generati negli ultimi dieci anni.
Per quanto riguarda la didattica, abbiamo ingegneria dell'autoveicolo che rimane ovviamente un momento di monitoraggio importante del settore e abbiamo avuto un incremento del 20% di iscritti nella magistrale un'occupabilità del 95% nei tre anni post laurea. Quindi, non abbiamo un monitoraggio negativo, ma cerchiamo anche di capire il perché e cerchiamo di capire perché gli atenei (il Politecnico, UniTo), con la collaborazione della Regione e con la collaborazione del Ministero, continuano a investire nel settore.
Ricordo che abbiamo in piedi l'operazione di Mirafiori con la costruzione di un grandissimo comprensorio sia per la parte di formazione sia per la parte di ricerca, in collaborazione con le imprese.
Perché continuiamo a investire? Continuiamo ad investire, perch crediamo che questo "non crollo" dell'attività di ricerca, che avrebbe potuto esserci in questo momento di difficoltà industriali, in realtà faccia capire una cosa. Perché le aziende hanno continuato a investire nonostante si andasse in crisi? Perché bisognava ridurre il time to market perché qualcuno da sopra ha cambiato le regole e quindi bisognava correre per adattarsi alle nuove regole.
Quindi, è il motivo per il quale nei centri di ricerca questa flessione a oggi non la rileviamo, ma probabilmente la rileveremo dopo. Questa è una considerazione che avevo piacere di condividere.
Infine, guardando a livello generale, quando giochiamo a un gioco sappiamo tutti molto bene che quando cambiano le regole, bisogna adattarsi alle nuove regole. È quello che noi tutti chiamiamo transizione ormai. Non abbiamo avuto tempo di sviluppare l'ibrido, non gli abbiamo lasciato il tempo necessario, che probabilmente sarebbe stato quello che avrebbe accompagnato più facilmente all'elettrico. Questa cosa non c'è stata.
Quindi, non ci vuole nessun genio per interpretare quello che è capitato.
La cosa che adesso sarebbe molto grave è un ripensamento nuovamente dicendo: "Ci ripensiamo, facciamo un passo indietro". Mi raccomando, ogni cambio di regola ha un suo transitorio e, a volte, bisogna un po' pensare come procedere.
Grazie.
PRESIDENTE
Grazie, Professoressa.
Ora passiamo alle organizzazioni di categoria lato datoriale, lato imprese.
Chiamo sul palco per l'intervento il Vicepresidente dell'Unione Industriale di Torino, Antonio Casu.
CASU Antonio, Vicepresidente dell'Unione Industriale di Torino
Buongiorno, Presidente e Consiglieri tutti.
Parliamo oggi di un tema cruciale per il nostro territorio e per il futuro dell'industria: la transizione energetica e il suo impatto sulla mobilità. Sono due sfide strettamente legate tra loro, che devono essere affrontate insieme con pragmatismo, visione strategica e un forte impegno da parte di tutti gli attori coinvolti.
Ci troviamo di fronte a un momento decisivo. La transizione della mobilità non può prescindere da un'adeguata politica energetica; mobilità ed energia vanno di pari passo. Non si può pensare a un futuro di trasporto più sostenibile senza un piano chiaro e competitivo per l'approvvigionamento energetico del nostro Paese.
Questo significa che dobbiamo lavorare su più fronti: incentivare la produzione di veicoli a basse emissioni, ma anche sviluppare infrastrutture adeguate e garantire alle imprese e condizioni di competitività a livello internazionale.
Quello che chiediamo alla Regione è di tenere alta l'attenzione su questi temi nei confronti del Governo e della Commissione europea, senza mollare la presa. La Commissione ha recentemente aperto alla possibilità di una maggiore gradualità nell'applicazione delle sanzioni e alla revisione del piano di adeguamento, mostrando una disponibilità a considerare il principio della neutralità tecnologica, compreso un possibile futuro per l'ibrido anche oltre al 2035, sebbene magari temporaneo. È un segnale importante, ma che deve tradursi in misure concrete e operative.
Altro aspetto fondamentale è il costo dell'energia, una delle leve principali che incidono sulla competitività delle nostre aziende.
Non possiamo permetterci di restare indietro rispetto ad altri Paesi che garantiscono alle loro aziende condizioni più vantaggiose. Per questo chiediamo che si intervenga con determinazione, affinché le nostre imprese possano continuare a competere ad armi pari sul mercato, che è globale. Da parte loro, le aziende non stanno a guardare. Grazie al supporto della Regione Piemonte, delle istituzioni e delle associazioni di categoria abbiamo dato vita a un'iniziativa strategica, la Vehicle Valley Piemonte un progetto immaginato nel 2022, che serve a valorizzare le competenze e il capitale umano del nostro territorio, per rendere la filiera automotive più nota, attrattiva e competitiva a livello internazionale.
Sappiamo bene che la competizione globale è agguerrita; grandi competitor, primi fra tutti i cinesi, stanno occupando spazi di mercato che dovremmo difendere con più decisione.
Ecco perché la vocazione del nostro territorio deve tornare a essere quella di produrre veicoli belli, tecnologicamente avanzati e accessibili facendo leva sui nostri punti di forza; un brand Made in Torino, che è sinonimo di qualità e serietà, un sistema universitario di eccellenza competenze di progetto e di processo ancora ineguagliabili.
Affinché questo accada, però, servono anche infrastrutture efficienti.
È necessario garantire alle imprese un sistema di trasporti che funzioni, che permetta a persone e merci di muoversi in modo rapido ed efficace.
Su questo punto mi permetto di ricordare anche lo spinoso e mai risolto tema della marginalità di Caselle, ma probabilmente non è questa la sede adatta, anche se i tempi del trasporto e del movimento di persone sono costi che incidono sulla competitività delle aziende.
Infine, non possiamo non citare Stellantis.
Confindustria ha accolto con favore l'annuncio di sei miliardi di investimenti in Italia, con una rinnovata centralità per Torino e il Piemonte. Tuttavia, aspettiamo tutti di conoscere nel dettaglio questi piani e di vedere le prime ricadute concrete.
Il cambio di passo nella comunicazione è evidente, con un forte richiamo all'italianità del marchio nei recenti spot pubblicitari, ma per le nostre imprese e per l'occupazione sul territorio il vero segnale di svolta saranno le commesse e gli ordinativi che attendiamo con impazienza.
In conclusione, il nostro compito oggi è chiaro: lavorare insieme per costruire una visione unitaria capace di mantenere Torino e il Piemonte protagonisti della mobilità globale. Con il contributo delle istituzioni delle imprese e di tutti noi possiamo fare la differenza e riportare il nostro territorio al centro dell'innovazione e della produzione industriale.
Grazie.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RAVETTI
PRESIDENTE
Ringraziamo il Vicepresidente dell'Unione Industriale di Torino, il dottor Casu.
La parola ora alla delegata di Confindustria Piemonte per il tema automotive, la dottoressa Paglia.
A breve, daremo comunicazioni circa l'eventuale sospensione della seduta.
PAGLIA Patrizia, Delegata Confindustria Piemonte per il tema automotive e membro del Consiglio di Presidenza di Anfia
Ho l'ausilio di qualche slide, perché in questa sede rappresento anche ANFIA, che è l'Associazione Nazionale della Filiera Automotive, quindi ci tengo a fare qualche riferimento ai dati puntuali della filiera.
Non vi nascondo che mi dispiace un po' che non sia stata data la parola ai tecnici, cioè alle aziende all'inizio di questa riunione, perché credo che la politica, lungi dal dover seguire, debba dare la direzione, però è giusto che possa ascoltare prima la voce delle aziende, la voce dei tecnici, la voce di chi produce.
Comunque, sono fiera che ci sia ancora una parte almeno del pubblico che possa ascoltare le nostre esigenze.
Rapidamente, sull'industria automotive in Europa: 12,9 milioni di addetti e stiamo parlando degli abitanti dell'Austria e dell'Irlanda messi insieme, un impatto demografico altissimo; 392 miliardi di gettito fiscale che costituisce praticamente il PIL della Finlandia.
Scusatemi se faccio degli esempi, magari, banali, ma è per rendervi conto dell'impatto forte della nostra filiera.
Poi, 101 miliardi di trade surplus, quindi siamo bravi in Europa perché esportiamo più di quello che importiamo. Il 7% del PIL europeo, che corrisponde quasi al PIL di tutta la Spagna e poi 59 miliardi di R&D. È stato detto prima che l'R&D non è visto come un costo delle nostre aziende ma sicuramente come un grande investimento.
In Italia, gli addetti dell'industria automotive sono 272 mila, ma se insieme all'industria mettiamo anche i servizi della filiera automotive gli addetti sono un milione e 28 mila, che assicurano un fatturato di 346 miliardi.
L'industria automotive è anche un moltiplicatore fiscale importantissimo, oltre che un moltiplicatore di valore aggiunto, e lo è anche per le Regioni, perché le Regioni, come ci ricordava il Presidente Cirio qualche settimana fa, vivono anche di bollo auto e di accisa sui carburanti. Per ogni auto venduta, quindi, c'è un forte impatto di IVA e di tassazione prodotta per le casse regionali e statali.
In Italia, le imprese sono 2.135 e gli addetti 170 mila, solo nella componentistica, quella componentistica che qualcuno prima di me ricordava essere il cuore pulsante dell'industria automotive. Soltanto in Piemonte, i componentisti sono 713 per 20,4 miliardi di fatturato e occupano 56 mila dipendenti (è come fosse tutta la città di Cuneo o di Moncalieri, diciamo di una città rilevante all'interno della regione). Cosa sta succedendo? La previsione di chiusura dei fatturati del 2024, che stiamo consuntivando, è di un calo del 32%. Qualcuno, che ha già consuntivato il mese di gennaio 2025, registra dei cali di fatturato del 50%.
Mi chiedo: quanto una realtà produttiva manifatturiera può resistere in termini di mesi, non di anni, a fatturare il 50%? Non lo dico per portare una nota di ulteriore pessimismo a questa riunione, ma per dirvi e ribadirvi, l'ha già detto qualcuno prima di me, che bisogna fare in fretta.
Esportiamo - ed è una grande ricchezza - 13,1 miliardi come filiera dell'automotive. Questa è la situazione della produzione di autoveicoli.
Venivamo da anni Novanta che non vi sto neanche a citare, in cui le produzioni in Italia erano di circa due milioni di veicoli; nel 2019 ci accontentavamo, perché ne producevamo 915 mila e poi, nonostante la ripresa post-Covid, nel 2024 siamo crollati a 585 mila. Il forecast per il 2025 è 589 mila veicoli in un Paese, in una filiera di aziende che ne possono produrre ancora oggi oltre due milioni.
Quello che vi ho fatto vedere prima era la produzione; questo è il grafico delle vendite. In Italia vengono venduti, ogni anno, un milione 520 mila veicoli, quindi c'è una possibilità, una capacità di acquisto.
L'Italia non è sicuramente un Paese nordico in cui la mobilità viene vista non di buon occhio o in cui tutti si va in bicicletta: c'è bisogno di auto c'è il mercato e c'è possibilità di acquistarle. Dobbiamo soltanto poterle fare. Le nostre aziende sono pronte a fare pezzi, a produrre, ma quali sono le sfide? In Italia abbiamo un solo produttore di volumi e questo è sicuramente un problema. Vi faccio un esempio fatto già in precedenza: l'Ungheria paese grande come il Nord Italia, ha quattro carmaker, con nove milioni di abitanti. Potete fare le proporzioni da soli e l'Ungheria, come tutti i Paesi dell'Est Europa, non è più un low cost country.
C'è, come abbiamo detto, un forte sbilancio tra auto prodotte, auto immatricolate e una filiera per ora ancora legata alle motorizzazioni tradizionali, ma siamo sicuri che i messaggi passati, di invito alla Comunità Europea di valutare la neutralità tecnologica, potranno essere di supporto.
La regolamentazione dell'Unione Europea è pesantissima. Quello che chiediamo al nostro governo regionale è di supportare il Governo nazionale affinché porti in Europa questo messaggio: l'Unione Europea, negli ultimi cinque anni, ha varato 13.500 norme, di cui molte riguardano la mobilità e l'automotive. È difficile riuscire a operare in questo contesto. A nome delle aziende che rappresentiamo come Confindustria Piemonte e ANFIA ringrazio Stellantis per il nuovo deal che stiamo vedendo e vivendo come fornitori e che speriamo sia foriero di nuove produzioni di nuovi modelli perché alla fine è questo che ci serve: poter produrre.
Come ANFIA, stiamo lavorando sia con il Ministero sia con tutti i Governi regionali, nazionali e europei per trovare dei provvedimenti utili per le nostre aziende.
Grazie.
PRESIDENTE
La parola al Vicepresidente Associazione piccole e medie imprese, Russo Alberto.
RUSSO Alberto, Vicepresidente Associazione piccole e medie imprese
Grazie.
Taglierò parte del mio intervento perché molte cose sono già state dette e non voglio ripetermi. Leggo nel mio intervento, così sono sicuro di stare nei cinque minuti, quello che riteniamo sia, nell'immediato, la necessità di interventi perché, come diceva la collega prima, le nostre aziende stanno vivendo un momento difficilissimo e l'inizio del 2025 non è stato certo migliorativo.
Nell'immediato occorrono interventi per evitare che gli investimenti continuino a contrarsi e, allo stesso tempo, un intervento per tutte le imprese che stanno esaurendo la cassa integrazione. Chiediamo, quindi un'opera di moral suasion.
Sotto l'aspetto finanziario, si richiede la moratoria sugli interessi per gli investimenti già effettuati; molti di noi, ovviamente, dopo il Covid, hanno approfittato delle importanti agevolazioni che sono uscite per fare investimenti importanti, solo che adesso, ovviamente, nonostante le agevolazioni post-Covid, si trovano con un indebitamento elevato cui non riescono a far fronte, stante il crollo del fatturato. Una moratoria quindi, sugli investimenti per gli investimenti già effettuati per adeguarsi al Green Deal sulla falsariga di quanto attuato nel 2020 per il Covid. La sospensione del pagamento della sola quota capitale, fino a un massimo di 18 mesi e, comunque, non oltre il 30 giugno 2026. Nel periodo di sospensione saranno emesse nuove rate, di soli interessi, calcolate allo stesso tasso contrattuale sul capitale residuo al momento della sospensione dei termini (questa chiaramente è un'indicazione tecnica, ma segue esattamente quello che era stato fatto durante il Covid).
A sostegno del mantenimento dei livelli occupazionali, è necessario per le imprese della filiera rivedere il meccanismo della cassa integrazione guadagni, almeno per i prossimi due anni, riprendendo una normativa già prevista in passato a sostegno dell'indotto (vi ricorderete le 52 settimane in due anni; in realtà diventano 104 in tre anni, quindi diamo un attimo più di respiro).
Allo stesso tempo, la transizione verso la mobilità elettrica richiede altre misure immediate di supporto all'offerta e all'evoluzione dell'industria e, in particolare, si ritiene prioritario contrastare il deficit di competitività del nostro Paese e attrarre sostanziali investimenti produttivi nelle nuove catene del valore della mobilità e dell'automotive (ricordo batterie, idrogeno, semiconduttori, motori elettrici; ce ne sono campi dove operare), a fronte di una rinnovata produzione di veicoli in Italia.
Attrarre, come già menzionato, nuovi insediamenti produttivi da parte di carmaker per incrementare la produzione di veicoli in Italia; guardare a più filiere produttive di eccellenza in ottica di diversificazione e quindi prevedere un sistema di accompagnamento strategico e operativo delle imprese della subfornitura dell'automotive per aiutarle a diversificare il portafoglio clienti sia rimanendo nell'automotive sia spaziando in altri ambiti.
Non posso negarvi che alcune delle nostre aziende metalmeccaniche stanno guardando, come diversificazione rispetto all'automotive all'industria bellica. Con la certezza che verrà aumentata la spesa per l'industria bellica, chiaramente le nostre esperienze metalmeccaniche nostro malgrado, si possono comunque rivolgere in un campo dove oggi non c'è sufficiente produzione (voi sapete che Leonardo sta cercando nuovi fornitori).
Inoltre, introdurre per la transizione delle imprese della filiera misure a sostegno della riconversione industriale, anche in ottica green e di transizione ecologica e sostenibile, è indispensabile per non perdere competitività. In pratica, parliamo di riconversione del personale con piani di formazione per i lavoratori a rischio di licenziamento e riconversione verso profili. In questa sede ci avete appena comunicato (e vi ringrazio) la bella notizia di quanto è riuscita a ottenere la Vicepresidente Chiorino dall'Europa.
A monte di tutto ciò, vorrei fare solo un velocissimo flash sulle condizioni generali. Sono entrato nello specifico di pochi interventi, ma veramente immediati per sostenere e per evitare il crollo di diverse aziende che oggi faticano. Poi ovviamente l'importante è continuare l'attrattività del territorio e catene del valore di prossimità e, in particolare - lo si è già detto - migliorando i costi energetici, perché vi renderete conto che in Italia abbiamo un costo dell'energia doppio rispetto a quello spagnolo. Si parla giustamente della quantità di veicoli prodotti in Spagna, ma già Stellantis e anche altri produttori sottolineano il fatto che noi siamo meno competitivi, perché abbiamo a priori un costo per l'energia che è già il doppio dei nostri competitor.
La sburocratizzazione è un passaggio che è sempre da tener presente perché chiaramente le aziende che devono venire, devono trovare un terreno agevole per insediarsi. Poi c'è il tema delle infrastrutture di collegamento. Non dimentichiamoci l'importanza dell'alta velocità da Torino e anche il discorso di implementare la Milano-Malpensa come aeroporto.
Della strategia energetica ve ne ho già parlato. Mergers and Acquisitions, ovvero sostenere processi di managerizzazione delle piccole e medie imprese, favorendo le operazioni di fusione e acquisizione.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE NICCO
PRESIDENTE
Le chiedo scusa, le chiederei di avviarsi alla conclusione, perch abbiamo sforato.
RUSSO Alberto, Vicepresidente Associazione piccole e medie imprese
E sono arrivato esattamente ai cinque minuti.
Della formazione ho già parlato prima. A questo punto, concludo il mio discorso e vi ringrazio per l'attenzione.
PRESIDENTE
Grazie, Vicepresidente.
Avrebbe dovuto parlare il Presidente Giorgio Felici, ma mi pare abbia delegato il Presidente regionale CNA Piemonte, Giovanni Genovesio.
GENOVESIO Giovanni, Presidente regionale CNA Piemonte
Grazie, Presidente, e grazie agli Assessori Chiorino e Tronzano. Grazie a tutti i Consiglieri per l'opportunità di confronto che ci avete dato oggi per affrontare un tema che ha preoccupato le nostre imprese e che ha la necessità di ricevere risposte come quella di questa mattina.
Abbiamo iniziato la giornata con delle buone notizie, che riguardano gli ammortizzatori previsti sia nelle modalità che a noi, rappresentanti della piccola e media impresa del mondo artigiano, fanno tirare un sospiro di sollievo, perché ci vedono finalmente beneficiari di questi provvedimenti, sia soprattutto negli importi, che sono raddoppiati.
Ringraziamo la Giunta regionale per l'attenzione che ha voluto porre al nostro mondo, perché è un mondo che nella filiera dell'automotive rappresenta una realtà importantissima, ma rappresenta anche un'opportunità di riconversione di quello che è il mondo manifatturiero piemontese.
Per questo, Presidente e Assessori, vogliamo proporre una riflessione per chiederci se non sia il caso di formare anche gli imprenditori delle piccole e medie imprese artigiane, per accompagnarle a riconversione.
Abbiamo dei settori - lo abbiamo sentito questa mattina da molti interventi che stanno funzionando bene. Abbiamo il settore dell'automotive che ahimè, da tempo segna il passo.
Tutto ciò premesso, abbiamo avuto buone notizie e speriamo che vengano messe a terra presto con i sei miliardi di investimento di Stellantis soprattutto per la componentistica, che ci vede coinvolti appieno, ma soprattutto serve pensare a una riconversione e quindi aiutare, oltre che con la formazione dei lavoratori dipendenti, anche proprio le imprese e soprattutto, supportare le imprese negli investimenti che dovranno affrontare per riconvertirsi. La riconversione significa investimenti importanti, significa modificare i processi produttivi e, per questo ovviamente, abbiamo la necessità di essere da voi supportati.
Noi siamo certi che, con il dialogo che in questi anni abbiamo messo in campo, riusciremo ad arrivare a dei provvedimenti che saranno di supporto al nostro mondo, ma soprattutto quello che chiediamo è di avere da parte vostra anche una particolare attenzione, per quello che riguarda il mondo del credito, per agevolare l'accesso al credito. Oggi, checché se ne dica è particolarmente complicato per le piccole e medie imprese, ma non solo riuscire ad avere delle risposte convincenti dagli istituti.
Quindi un'attenzione particolare degli enti pubblici e un'attenzione particolare della Giunta regionale nei confronti dei rapporti imprese istituti di credito, credo sia alla base di uno sviluppo. Noi abbiamo bisogno di essere seriamente supportati dagli istituti di credito, abbiamo bisogno di fare investimenti e, purtroppo, ci sono settori che in questo momento, a prescindere e a priori, hanno la lucina rossa, perché sono settori critici, sono settori che rappresentano un alto rischio e, quindi con grande difficoltà di poter dare delle risposte che siano di aiuto al nostro mondo.
Noi siamo convinti di una riconversione, anche perché il tema dell'automotive è un tema, ma non può più essere solo automotive in Piemonte. Abbiamo molte eccellenze, dall'aerospazio all'enogastronomia, che debbono essere supportate.
Ovviamente, nella contingenza del momento gli ammortizzatori sociali sono fondamentali, ma come sono fondamentali, secondo noi, progetti che condivideremo insieme, per andare a sviluppare dei nuovi settori che ci possono dare anche una prospettiva che va al di là della sola filiera automotive, che continua a essere la nostra tradizione, la nostra ricchezza, ma che comunque, anche nelle abitudini di chi utilizza l'automobile, ci fa capire che i volumi non saranno mai più quelli di un tempo.
Per non trovarci impreparati, sicuramente sosteniamo altri settori che rappresentano comunque delle eccellenze per il Piemonte e per il settore manifatturiero piemontese e non solo per il settore manifatturiero piemontese.
Grazie e buon proseguimento.
PRESIDENTE
Chiamo ad intervenire il Presidente CNA Torino, Scarlatelli Nicola.
SCARLATELLI Nicola, Presidente CNA Torino
Grazie, davvero. Grazie dell'invito, ma soprattutto, scusatemi, non ci fosse stato, ne avremmo risparmiato uno da sentire, perché ascoltare i piccoli.
In genere, noi ci siamo sempre lamentati che non ci ascoltate; in verità ci ascoltate, ma vi ringrazio per aver ancora la capacità e l'attenzione di ascoltarmi, dove in effetti non è che possa aggiungere molto, ma solo qualche suggestione.
I dati che ci ha fornito la dottoressa Paglia sono veramente sintomatici e importanti. Grossi numeri, grossi valori, grandi persone.
Gran parte di questo viene poi declinato nel mondo delle micro e delle piccole imprese, perché di quei volumi, nella nostra filiera, nelle filiere trasversali che lavorano e collaborano in questo territorio, interviene tutto questo.
Prima si diceva che non c'è più l'auto. In verità, con le istituzioni ma anche con gli Atenei, con le imprese, con le associazioni, dobbiamo prestare attenzione a una cosa: insieme, dobbiamo essere più vigili e più attenti.
Se mi volessi dilettare nel farvi la descrizione di corso Allamano dal 2008 a oggi, ci sono stati tanti, tanti indicatori che già ci dicevano verso cosa si andava. Negli ultimi due anni si è presentata la vicenda Lear, con tutto quello che c'è stato, ma Lear si immaginava già prima: Maserati, adesso Comau, cioè ci sono proprio delle aree che, in tempi prestabiliti, si allontanano.
Questo perché non è conveniente? Non so se non è conveniente.
Il nostro territorio, l'abbiamo detto tante volte, ha il suo compasso manifatturiero unico al mondo, ma questo diventa estremamente competitivo.
Quando parliamo di sostenibilità e di decarbonizzazione, sapete che le relazioni che intervengono nel mondo delle nostre imprese, in un territorio molto ridotto, sono altamente sostenibili? Cosa bisogna fare? Occorre sicuramente strutturare maggiormente la collaborazione di queste filiere che sono trasversali. Il mondo delle nostre piccole imprese, negli ultimi 15/20 anni, è stato capace di diversificare e di essere fornitori di diversi ambiti e di diversi settori. Lo diceva prima l'Assessore Tronzano in apertura quanto è diversificato, nella manifattura, il nostro territorio.
Cerchiamo di lavorare in questo senso: gli errori sono stati commessi e il nostro trovarci oggi probabilmente è per definire il futuro, ma se oggi siamo qui è perché è stato fatto quello nel passato.
Da innamorato biologo parlo sempre del Panda: il Panda è un animale meraviglioso, ma destinato all'estinzione perché si nutre solo di bambù.
Dicevamo che il nostro comparto manifatturiero industriale sarebbe scomparso senza l'auto, ma in verità non è così. Probabilmente non siamo dei panda, siamo un po' - perdonatemi il campanilismo, essendo io molisano orsi marsicani. Dobbiamo solo sapere di avere queste qualità, queste proprietà, metterle a fattore comune e davvero potremmo essere una squadra dove non abbiamo le piramidi, ma abbiamo tanti mattoni da rimettere insieme per il futuro di tutti.
Non siamo competitivi. Perché i nostri diritti non hanno un prezzo? Non hanno un valore? Parlavamo prima della Turchia e sappiamo quanto può essere difficile entrare nel mercato turco, ma tutto ciò che noi abbiamo, tutto ciò che noi conquistiamo, tutto ciò che noi vogliamo mantenere, la qualità della vita, la qualità nei rapporti professionali di lavoro con i nostri collaboratori non valgono? Monetizziamo tutto? Dobbiamo ragionare come il mondo delle piccole imprese, dove non abbiamo l'ansia o il bisogno degli azionisti cui dobbiamo sempre a dare qualcosa, al di là del nostro mondo, del nostro territorio e delle nostre famiglie.
Grazie.
PRESIDENTE
Grazie, Presidente.
Abbiamo concluso gli interventi da parte delle organizzazioni di categoria e quindi, vista l'ora e le sollecitazioni, propongo mezz'ora di pausa.
I lavori riprenderanno alle ore 14. Raccomando puntualità, perch interverranno i rappresentati di Stellantis.
La seduta è sospesa.
(La seduta, sospesa alle ore 13.31, riprende alle ore 14.03)
PRESIDENTE
La seduta riprende.
La parola alla dottoressa Bruno Antonella, responsabile mercato Italia Stellantis.
BRUNO Antonella, Responsabile Mercato Italia Stellantis
Buongiorno a tutti.
Prima di tutto voglio ringraziare il Consiglio regionale per il coinvolgimento e la Presidenza della Regione per le misure che sono state annunciate questa mattina a favore della filiera automotive.
Ho assunto questa responsabilità a fine ottobre. Sono piemontese, sono cresciuta a Pinerolo, ho studiato a Torino, sono cresciuta a contatto con l'indotto perché mio padre era un dirigente della società che ha menzionato questa mattina l'Assessore Tronzano (RIV) e quindi sono estremamente legata a questo territorio sia come persona sia come manager.
Negli ultimi mesi la nuova linea guida di Stellantis si basa su un termine molto forte: riconnessione. Riconnessione a 360 gradi con i nostri clienti, con i nostri concessionari, con i territori, le istituzioni e con i fornitori, insomma, con tutti quelli che sono gli attori necessari per rilanciare l'auto. La prima dimostrazione di tutto ciò è il piano che abbiamo presentato il 17 dicembre al MIMIT presentato dal nostro Chief Operating Office Jean-Philippe Imparato, un piano solido che prevede investimenti e nuovi modelli sia ibridi sia elettrici in tutti gli stabilimenti italiani.
Abbiamo ribadito che tutti i nostri siti rimarranno in attività. Ci sarà la salvaguardia dei livelli di occupazione in linea con gli investimenti produttivi che faremo e l'avvio di processi di inserimento, di aggiornamento e riqualificazione delle persone del gruppo. Abbiamo ribadito la centralità dell'Italia nelle strategie di Stellantis: voglio essere assolutamente chiara sulla centralità dell'Italia. Tutto questo lo stiamo facendo, e lo faremo, in un contesto di trasformazione profonda del settore automotive.
Come hanno detto parecchi di voi, stiamo attraversando un momento di transizione, la transizione energetica, dove la regolamentazione europea spinge decisamente verso l'elettrico e ci troviamo di fronte a un cliente che non è ancora pronto per il salto all'elettrico, ma anche in questo caso Stellantis è pronta. Abbiamo delle piattaforme multienergia in grado di produrre veicoli elettrici e ibridi, ibridi con e senza sfida. Soprattutto per quanto riguarda l'ibrido, che oggi rappresenta in Europa circa il 30 delle vendite e il 40% in Italia, rappresenta la prima soglia di accesso a una mobilità elettrificata e consente un 15% di risparmio in termini di consumi rispetto alle motorizzazioni a benzina.
Ciò premesso, lo abbiamo detto il 17 dicembre, il 2025 sarà ancora un anno di transizione, con volumi assimilabile a quelli del 2024, ma con una risalita a partire dal '26, momento nel quale l'Italia vedrà il lancio di dieci nuovi aggiornamenti di prodotto in tutti i nostri stabilimenti italiani.
In questo momento siamo in una fase d'implementazione del piano, che abbiamo presentato il 17 dicembre e ora lo dobbiamo portare in esecuzione.
Oggi, quindi, vorrei fare il punto sul piano, con particolare riferimento al Piemonte e all'area di Torino. Prima di tutto, l'ha detto la Vicepresidente Chiorino questa mattina: Mirafiori è un polo vivo, fatto di attività strategiche per il gruppo, a partire dall'economia circolare, che ha un ruolo fondamentale nell'obiettivo di Stellantis di arrivare a emissioni zero nette di carbonio entro il 2038 e che combina sostenibilità e sviluppo economico.
A dicembre abbiamo festeggiato un anno di attività con numeri significativi: 10 mila motori, 10 mila cambi, mille batterie di veicoli elettrici rigenerati e 5.000 veicoli ricondizionati.
Un secondo polo di eccellenza, sempre nell'area di Mirafiori, è il Battery Technology Center, che è l'unico centro al mondo del gruppo per lo sviluppo e i test delle batterie. Anche in questo caso parliamo di un'eccellenza tecnologica, di cui si parla ancora poco, dove ci sono delle competenze straordinarie, con una potenzialità di crescita molto grande.
L'ultimo nato, ma di nuovo molto importante, è il Plant che è stato inaugurato ad aprile dell'anno scorso, che produce i cambi ed eDCT per i motori ibridi.
Quindi, ritorno al concetto che ho detto prima: oggi l'ibrido in Europa rappresenta circa un terzo delle vendite e il 40% in Italia. Oggi produciamo cambi per la FIAT 600, per l'Alfa Romeo Junior, per la Peugeot 2008, per la Citroën C4, solo per citare alcuni dei componenti. In questo momento, nel Plant che produce gli eDCT lavorano circa 850 persone su 20 turni settimanali; quest'anno la produzione salirà e l'obiettivo che abbiamo a regime è di arrivare a 600 mila unità l'anno.
La decisione e l'acquisizione della joint venture Punch la scorsa settimana non fa che ribadire la strategicità dei motori ibridi e dell'investimento fatto sugli eDCT a Mirafiori.
Un altro momento importante sarà novembre, quando partirà la produzione della 500 ibrida, per la quale ci aspettiamo un volume di circa 100 mila unità, per un totale a Mirafiori, tra le 130 e le 140 mila unità. Anche questo è un modello iconico, su cui a livello di mercato faremo degli investimenti importanti per quanto riguarda tutte le attività di lancio perché è uno dei punti fondamentali anche per il rilancio del marchio FIAT.
Oltre alla 500 ibrida, confermiamo anche la produzione della nuova generazione della 500 elettrica, sempre a Mirafiori a partire dal 2032 quando terminerà il ciclo di vita di quella che attualmente stiamo producendo.
Ma non finiamo qui, perché ho detto che Mirafiori è un polo vivo anche a livello di persone. A settembre abbiamo inaugurato il quartiere generale della divisione dei veicoli commerciali, che chiamiamo Pro One.
E poi ho un'altra novità da ufficializzare, perché uno dei punti del piano annunciati al 17 dicembre era quello riguardante anche la sede di coordinamento europea per quanto riguarda Stellantis, a livello di Europa allargata, a Torino. È diventata realtà. Il 31 gennaio abbiamo inaugurato l'Hub europeo di Stellantis Europa allargata - da cui parte il coordinamento delle attività di vendita e di marketing - dove ci sono circa 200 persone e dove, tra l'altro, c'è l'ufficio di Jean-Philippe Imparato.
Anche questo è un punto importante, perché riguarda la centralità della città di Torino in termini di cervello strategico, come l'abbiamo definito questa mattina.
E non finiamo qui, perché c'è un altro punto del piano che riguarda invece, la parte occupazionale. È un'altra novità che dobbiamo ufficializzare oggi, ma per i dettagli invito a raggiungermi Giuseppe Manca, che è il responsabile del personale dell'Italia.
Grazie a tutti.
PRESIDENTE
La parola al dottor Manca.
MANCA Giuseppe, Responsabile Risorse umane e Relazioni industriali Stellantis
Buongiorno a tutti e grazie ancora.
Anch'io vorrei soffermarmi sul provvedimento che ci è stato illustrato questa mattina. Mi sembra un'ottima iniziativa, non solo per il sostegno al reddito per le persone che, da qualche anno, versano in cassa integrazione ma soprattutto perché mi è sembrato di stimolo per le politiche attive.
Questi sono provvedimenti che anche noi, come Stellantis, cerchiamo di attuare costantemente, anche quando, consentitemi, veniamo tacciati come coloro che licenziano le persone. Fino a oggi, non abbiamo mai proceduto a licenziamenti collettivi, ma soltanto a delle uscite incentivate volontarie. È probabile che lo faremo anche in futuro, però questo sarà accompagnato, perché così è stato affermato il 17 dicembre dal nostro CEO europeo, anche da iniziative di ricambio generazionale.
La notizia che volevo dare oggi, che peraltro era un po' trapelata qualche giorno fa sulla stampa è che, visto che ancora oggi si parlava di concretezza e di futuro, per parlare di concretezza e di futuro pensavamo che oggi poteva essere l'occasione buona per dare una conferma dell'assunzione di 95 ingegneri che lavoravano con noi come staff leasing da uno, due, tre anni, under 35; ingegneri che abbiamo imparato a conoscere e che noi pensiamo, da domani, di confermare e, quindi, di assumere a tempo indeterminato nei nostri ranghi, assieme ad altre 22 persone, anche loro giovani ingegneri. Qualcuno di quest'ultimi ha lavorato con noi come consulenti, altri invece sono disponibili sul mercato del lavoro. Sono tutti under 35.
Rifacendomi a quello che dicevo prima, noi non abbiamo mai incentivato gli under 35, proprio perché anche negli accordi sindacali che abbiamo firmato gli scorsi anni, la condizione era sempre quella di tutelare il futuro e, quindi, se non se lo si fa con le nuove generazioni, è un po' difficile magari farlo con quelli che hanno skills che dobbiamo continuare a mantenere.
Questa era la notizia che volevamo dare. Si occuperanno di progetti strategici; alcuni di loro sono già stati inseriti in questi progetti. Si occuperanno di digitalizzazione, di intelligenza artificiale, ovviamente di elettrico; sono persone che saranno molto occupate nello sviluppo di modelli elettrici.
Questa è la buona notizia che volevamo dare oggi e speriamo di poterne dare anche in futuro, ma come sempre, noi diciamo: "Dipende da quante macchine vende Antonella Bruno".
Grazie.
PRESIDENTE
Grazie, dottor Manca.
Ora è previsto l'intervento del Presidente Alberto Cirio; prego.
CIRIO Alberto, Presidente della Giunta regionale del Piemonte
Grazie, Presidente.
Ringrazio l'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale per aver voluto questo Consiglio su questo tema che, per noi, è così importante grazie a tutti quelli che vi hanno partecipato fino ad ora e a quelli che vi parteciperanno nella sessione pomeridiana. Grazie anche della pazienza e dell'ascolto.
La politica e le istituzioni hanno, a volte, dei riti e delle formalità che allungano i tempi, quindi ci vuole la pazienza, però, questa è l'essenza della democrazia: la possibilità di ascoltare, la possibilità di parlare, la possibilità che chiunque dica quello che pensa in un clima di rispetto reciproco.
Se parliamo di automotive, parliamo di un settore che rappresenta una criticità non soltanto per il Piemonte; rappresenta una criticità per il nostro Paese, rappresenta una criticità oggi per la Germania, continua a rappresentare una criticità per la Francia e continua a rappresentare una criticità per la Spagna.
Oggi abbiamo una situazione complessiva che ci dice che in questo settore abbiamo difficoltà, ma abbiamo un contesto che ci può permettere, a noi che abbiamo la responsabilità di governare ai vari livelli questa nostra Terra, di concentrarci su ciò che davvero serve.
Perché questo? Perché il Piemonte è diversificato nella sua capacità produttiva ed economica produttiva.
Quando parliamo delle cose che vanno bene in Piemonte c'è sempre qualcuno che punta il dito e dice: "Vi dimenticate di quelli che vanno male". Non è vero.
Per affrontare le cose che vanno male, bisogna essere in salute. Se uno è in salute, aiuta anche gli altri; se uno sta bene aiuta anche gli altri se uno non sta bene, ha bisogno che altri lo aiutino.
Il contesto favorevole che sta vivendo il Piemonte in altri settori, al di fuori dell'automotive, è oggi un punto di forza dal quale partire, che non vuole dire sottovalutare i problemi dove ci sono, ma vuol dire considerare che oggi, essendovi in Piemonte il più basso livello di disoccupazione (oppure io la vedo in positivo: il più alto livello di occupazione degli ultimi vent'anni, peraltro in linea con quello che accade nel nostro Paese), abbiamo un dato di forza della nostra Regione.
Essere la prima Regione d'Italia per l'export è un dato di forza per il nostro Piemonte; avere il PIL che cresce come l'Italia è un dato di forza per il nostro Piemonte, che non è mai accaduto, ma non perché governiamo noi. Non è mai accaduto perché non è mai accaduto. Non è mai accaduto per tanti motivi.
Oggi l'Italia cresce con un valore che il Piemonte eguaglia. Siamo sempre stati al di sotto, a volte anche parecchio, della media di crescita del nostro Paese. Ma perché questa considerazione? Perché da questi elementi di forza traiamo la forza per investire laddove invece siamo in difficoltà: avere l'agroindustria che funziona e che funziona bene; avere il settore del lusso che funziona e che funziona bene.
Le difficoltà che la Vicepresidente Chiorino sta seguendo nel nostro distretto dell'oro ci permette di dire che ci sono nubi all'orizzonte, ma in un contesto ancora molto solido e molto forte. Quando diciamo le cose che non funzionano, non dimentichiamo mai anche quelle che funzionano.
Quando proposi di sostituire l'espressione "area di crisi complessa" con l'espressione "area di sviluppo complessa", era con questa considerazione: se voi foste imprenditori, andreste a investire in un posto che chiamano area di crisi complessa? Noi dobbiamo trasmettere questo messaggio: venite a investire in Piemonte, perché questa è una terra che grazie a tale Terzo Valico, grazie allo sviluppo delle infrastrutture grazie alla logistica, oggi e in futuro vivrà uno dei periodi più rosei.
Chi ce lo dimostra? Le multinazionali.
Il Piemonte è la prima Regione d'Italia per investimenti delle multinazionali straniere e le multinazionali non investono mica per amore per storia, per cultura, per tradizione, per passione o per debito di riconoscenza: investono dove conviene loro investire. Se oggi Silicon Box investe tre miliardi e 400 milioni di euro e sceglie, in un contesto italiano dove c'è la candidatura del Piemonte, della Lombardia, del Veneto e di alcune Regioni del Sud Italia, il Piemonte, l'ha scelto perché ha saputo fare bene i suoi conti.
Se Amazon chiude il suo centro logistico nella Francia meridionale, il più grande centro logistico d'Europa, e lo sposta in Piemonte, è perch hanno fatto bene i loro conti.
Questa considerazione ci deve far dire che ci sono pezzi che funzionano, tra cui l'aerospazio. Sapete che l'industria aerospaziale piemontese ha commesse garantite per i prossimi dieci anni e molta dell'industria aerospaziale piemontese ha assorbito le difficoltà del settore dell'auto? Se noi pensassimo che il turismo, la Nutella e l'aerospazio possono compensare l'auto, saremmo dei matti, perché non pu essere così. Non possiamo fare a meno, in Piemonte, di un'industria manufatturiera forte, perché paga un terzo degli stipendi dei piemontesi.
In questo contesto siamo fortunati di poterci concentrare su quello che invece oggi è in criticità e siamo fortunati perché non siamo più soli. Non per il concetto del "mal comune mezzo gaudio", concetto che non mi appartiene, come non mi appartiene la decrescita felice, ma per il fatto che non sei solo a combattere contro un problema di transizione ecologica cambiamento climatico (cambiatelo come vi pare) che mette i colossi della Cina da una parte e dell'America dall'altra, con l'Europa in mezzo, che fino a ieri è sempre stata il vaso di coccio tra due vasi di ferro.
Perché? Il Green Deal ha fatto male alla nostra Europa, ma mica l'ha scritto un matto. Voi penserete mica che Timmermans fosse matto o che vivesse in una foresta perché amava così tanto l'ambiente da non volere vivere in città! L'Europa si divide tra chi produce e chi commercia.
Storicamente, l'Europa meridionale produce. Storicamente, Italia, Francia e Spagna sono Paesi di produttività, poi c'è un Nord Europa che produce poco o nulla, ma che commercia: sono campioni del commercio.
L'Europa ha scelto una politica ben precisa che, sull'altare dell'ambientalismo, ha sacrificato la capacità produttiva dei Paesi europei, per favorire il meccanismo delle importazioni. Se un Paese non produce una cosa, ma la consuma, deve andare a prenderla nel Paese che la produce e se quel Paese è fuori Europa, c'è qualcuno che la deve far arrivare e chi sono i campioni del commercio? I Paesi nord europei, in particolare gli olandesi. Timmermans che ruolo ricopre oggi? Il capo del governo olandese: mica era matto! L'Europa non ha saputo reagire, tutti noi non abbiamo saputo reagire.
Qualcuno perché è stato invasato da quell'ambientalismo estremo, che non ha aiutato. Senza buonsenso non si va da nessuna parte, senza equilibrio non si va da nessuna parte, l'equilibrio è mancato in quell'Europa ed è mancato un po' a tanti; è mancato anche l'equilibrio di dire che non si era d'accordo e di dirlo nel modo giusto per farsi ascoltare. Il risultato è stato che abbiamo avuto un'Europa matrigna, un'Europa lontana dalle esigenze delle persone. Quando si incentiva e si dice "l'elettrico" "l'elettrico", "compriamo l'elettrico", non ci si rende conto di quanto guadagna una famiglia normale nel nostro Paese; a quei parlamentari che incentivano l'acquisto dell'elettrico a ogni costo dico che con lo stipendio da parlamentare te la compri l'auto elettrica, ma un poveretto che ha un Tipo da 15 anni non cambia l'auto perché non vuole, ma perché non ha i soldi per farlo. Perché dobbiamo far pagare a lui la transizione? È la più grande ingiustizia sociale che possiamo fare. I cambiamenti li pagano i deboli: sempre.
Noi dovremmo difendere i deboli, altrimenti che senso ha la nostra missione, se volete chiamarla missione? I forti si difendono da soli.
Stellantis si difende da sola, ma l'operaio in cassa integrazione che lavora in carrozzeria non si difende da solo. Noi dobbiamo essere lì per loro.
Gli interventi dei rappresentanti sindacali, che ho apprezzato, ci ricordano la storia della crisi del settore dell'auto e ci ricordano quanto è vecchia nel tempo, ma quando si parla di una crisi nel settore dell'auto che occupa gli ultimi 15 anni possiamo permetterci, noi politici, di puntarci il dito reciprocamente per dire che è colpa di uno o dell'altro? Saremmo poco seri tutti. Saremmo poco seri a pensare che non ci sono responsabilità, cari amici dei sindacati, anche delle organizzazioni sindacali: avranno mica fatto tutto giusto anche loro negli ultimi 15 anni! Avrà mica fatto tutto giusto Stellantis, negli ultimi 15 anni, nel nostro Paese! Non è così che si risolvono i problemi, questo serve solo a creare confusione, che è l'ultima cosa di cui noi abbiamo bisogno oggi. Mi auguro che, da questo Consiglio regionale, possa invece uscire una prospettiva chiara, una progettualità chiara che noi abbiamo cercato di realizzare parlando con tutti.
L'hub del riciclo del recupero a Mirafiori parte con una sottoscrizione e un contratto firmato dal Sindaco di Torino Lo Russo e dal sottoscritto insieme a Stellantis, senza guardare di che partito era uno o l'altro parte da un documento di contenuti, da riunioni cui ha partecipato anche la Consigliera Pentenero quando era Assessore nella Giunta Lo Russo a Torino perché le cose buone sono buone. Noi dobbiamo essere compatti a livello nazionale, in una linea che ho apprezzato molto da parte del Ministro Urso.
Un tempo si incentivava l'auto soltanto investendo su chi doveva comprarla si davano i famosi incentivi. In seguito ci si è resi conto - pensate - che solo il 20% degli incentivi erogati venivano usati dai cittadini italiani per comprare un'auto prodotta in Italia! Su 5.000 euro che davamo noi come Stato a chi prendeva un'auto elettrica, solo mille li usavano per comprare un'auto prodotta in Italia e 4.000 per un'auto prodotta all'estero. Il Ministro Urso e il Governo Meloni a un certo punto hanno alzato la testa e ha detto che così non poteva più funzionare.
Pensate che a Mirafiori si producevano 400 mila auto all'anno. Oggi 400 mila sono le auto che Stellantis produce in tutta Italia. Quindi, il nostro Governo ha preso una posizione netta dicendo: "Cambiamo il paradigma. Per aumentare il consumo di auto italiane, devi produrre più auto in Italia".
Non è complesso, però lo abbiamo certificato. È un paradigma che, in un primo tempo - Stellantis me lo concederà - non aveva trovato grande entusiasmo dall'allora ingegner Tavares, ma che, con la sostituzione e con questo che noi abbiamo definito "nuovo corso" anche nei rapporti tra Stellantis e il nostro Paese, tra Stellantis e il nostro Governo, ha invece interpretato una seconda fase, una nuova fase, che dobbiamo vivere con entusiasmo.
Questo essere entusiasti non vuol dire essere scemi; fidarsi non vuol dire essere necessariamente scemi! Fidarsi vuol dire avere fiducia nelle persone che ci sono davanti a noi, con le quali facciamo un percorso insieme, controllandoci passo a passo. Ed è la fiducia che dobbiamo dare a quelli che vengono anche a investire nella nostra Regione.
Attraverso questo meccanismo, oggi noi registriamo una serie di elementi nuovi. Il primo elemento: noi siamo aperti a chiunque, però gli unici che fanno le macchine in Italia sono quelli di Stellantis. Qualcuno le assembla e le monta, ma gli unici che le fanno sono loro e le organizzazioni sindacali mi hanno insegnato che per fare occupazione bisogna fare auto. Tutto il resto aiuta: aiutano le batterie, aiuta il recupero, aiuta tutto, ma se non produci auto non fai occupazione.
Le prospettive che ci siamo dati quando siamo scesi in quella piazza e ci siamo scesi anche noi - era di dire che Mirafiori, per garantire la sua piena stabilità, deve avere 200 mila veicoli prodotti all'anno come obiettivo. Sapete quanti erano prodotti nel 2024? 32 mila, 33 mila.
Qual è la novità di oggi? In realtà, la novità ufficializzata dall'ingegner Imparato al Governo italiano, all'interno del Tavolo Stellantis, è che da fine anno - si diceva da gennaio 2026, ma apprezziamo il fatto che viene anticipato a novembre 2025 - la 500 ibrida arriva in produzione a Mirafiori. Ci confermano un dato di previsione di 100 mila unità all'anno, a cui si somma l'attuale 500 elettrica.
Sono d'accordo con Airaudo: i numeri delle Maserati sono sempre numeri abbastanza irrisori, tant'è che a volte anche nelle relazioni di Imparato stesso di Maserati non si parla. Ma parliamo della 500 elettrica, cioè delle 30/35 mila unità della 500 elettrica, che ci portano comunque a 130/140 mila veicoli. Nel 2024 ne abbiamo prodotti 32/33 mila. Vuol dire aumentare di cinque volte e, soprattutto, arrivare alla prospettiva delle 200 mila.
Aver la nuova 500 elettrica in produzione qui, che è una scelta anche abbastanza obbligata per Stellantis, visto che la piattaforma è qui, e avere la prospettiva del tempo a noi dà la possibilità di fare un percorso insieme. È questa la fiducia che credo dobbiamo darci reciprocamente: una fiducia ponderata e misurata che avrà i suoi termini di controllo, ma che ci permetterà, non di avere un rapporto esclusivo con Stellantis, perch noi siamo aperti a chiunque.
I dossier che abbiamo predisposto insieme alle organizzazioni sono dossier che fanno un censimento di tutti gli impianti di territorio che abbiamo disponibili, e siamo pronti a farlo con chiunque, ma nello stesso tempo abbiamo il dovere di lavorare fino in fondo con chi c'è, per salvaguardarne l'esistenza nel futuro e per continuare a rendergli conveniente rimanere qui.
Visto che il piano è un piano che ha una prospettiva ben precisa avevamo un problema: chi è in cassa integrazione da cinque, sei, sette otto o dieci mesi. Pensate, sono persone come noi. Non hanno uno stipendio da Consiglieri regionali, prendono 1.000 euro al mese.
Mettiamoci nei panni di una famiglia con 1.000 euro al mese; figlio figli, la gita, la scuola, il calcio, il mutuo, la casa, i libri. Non tutti hanno papà e mamma ancora in grado di aiutarli. Magari, li hanno in qualche regione anche lontano da qui.
Queste persone non potevano essere lasciate sole. Allora, abbiamo studiato un meccanismo che siamo pronti a migliorare, a implementare confrontandoci con chiunque, però bisognava farlo e bisognava partire.
Per questo meccanismo voglio ringraziare la mia Vicepresidente e anche il suo nuovo Direttore, perché lei l'ha fortemente voluto, perché ha permesso di creare le condizioni per una scelta innovativa che si fa soltanto in Piemonte e che però verrà messa a disposizione di tutte le altre Regioni.
Il meccanismo, per essere concreti e pragmatici, perché a me così piace essere, è tale per cui se, oggi, un lavoratore del settore dell'auto è in cassa a zero ore - abbiamo usato come parametro di riferimento Stellantis anche se, in realtà, non ci sono lavoratori in cassa a zero ore, ma lo usiamo come riferimento estremo, nel senso che una persona che prendeva 1.500/1.600 euro al mese ed è in cassa integrazione, arriva a prenderne 1.000-1.100 - abbiamo voluto portare questa persona e la sua famiglia nelle condizioni di avere lo stesso livello di reddito se la cassa integrazione si protrae per più di sei mesi. Così abbiamo fatto e lo abbiamo fatto usando le risorse del progetto GOL, che non c'è nel nostro bilancio regionale, perché se facessimo solo le cose che ci sono nel nostro bilancio pagheremmo gli stipendi ai dipendenti e chiuderemmo il bilancio stesso. Noi paghiamo quest'anno 587 milioni di euro di rate dei debiti del passato. I debiti li hanno fatto tutti, anche noi, ma li paghiamo noi adesso.
Nel bilancio della Regione quei soldi non ci sono, ma bisogna trovarli.
Abbiamo subito pensato al Fondo Sociale Europeo, oggetto di mio saccheggio, mi dice sempre la mia Vicepresidente, perché è un fondo importante che siamo riusciti a fare incrementare del 47% rispetto a quello degli anni precedenti, ma il Fondo Sociale Europeo non aveva sufficiente capienza, ci dava capienza fino a dieci milioni.
Era necessario individuare uno strumento nuovo e la mia Vicepresidente e il suo Direttore hanno dimostrato abilità, perché ci sono finanziamenti provenienti dall'Europa che il Governo italiano fatica a spendere. Il progetto GOL poteva finanziare questa cosa, ma aveva necessità di una modifica normativa. Pensate quanto è complicato il nostro Paese. Poi, uno viene qua e dice: "Siete in ritardo". Risposta: "Amico mio, abbiamo dovuto far modificare dal Consiglio dei Ministri il programma GOL per inserire questa misura, perché non era prevista".
Questo ci ha dato accesso a 20 milioni di euro, che abbiamo, che ci sono e che, addirittura, riusciamo anche ad aiutare il Governo a spenderli se mi è concesso.
Per me, l'Europa è mamma sempre. Proprio a me lo dite? Il nostro programma GOL ci permette di avere queste risorse. L'accordo che la Vicepresidente ha fatto con l'INPS, e ringrazio anche il suo Presidente per il suo intervento, ci permette di toglierle della burocrazia. La modalità è molto semplice: quando l'azienda si siede al tavolo per la cassa ed è nel settore dell'automotive, oltre alla linea che si apre, che autorizza la cassa integrazione ordinaria nazionale, si inserisce la cassa integrazione integrativa regionale.
Domani già ci sarà una riunione per quelli del passato, per quelli che c'erano prima e che non avevano ancora avuto accesso. È uno strumento in più.
Vi dicevo, una persona che sia in cassa integrazione a 1.000 euro al mese a zero ore, attraverso questo strumento, partecipando alle ore della politica attiva e della formazione, arriva a 1.540 euro al mese, che è farlo ritornare ai suoi livelli di capacità di spesa e di mantenimento di sé stesso e della sua famiglia.
Tutto questo ha un termine, perché oggi la mutuiamo e la decliniamo sull'auto, perché questo è un settore, ma la potremmo declinare su altri settori della nostra economia piemontese quando si rendesse necessario.
Di conseguenza, oggi la usiamo su quel settore, quindi siamo soddisfatti di questo aspetto, che non è risolutivo, ma è di assoluto rispetto, perché ti fa capire che non siamo in una torre di cristallo e che non ci dimentichiamo che fuori di qui c'è la vita vera delle persone.
Cerchiamo, concretamente, di fare quello che possiamo e il meglio che possiamo.
Oggi - e termino - rispetto al passato abbiamo un alleato in più, che è questa nuova sensibilità europea, la voglio definire così. All'inizio di marzo ci sarà l'assemblea dei Socialisti Europei e a fine aprile quella della mia famiglia politica, il Partito Popolare Europeo. In tutte e due le assemblee vedrete gli atti che usciranno, perché le due famiglie, che storicamente sono state anche le più rigide in passato, su questi temi hanno aperto alla proposta del Ministro Urso di vedere con un anno d'anticipo gli effetti e gli obiettivi che si sono dati. Hanno avuto una posizione molto netta sul discorso delle multe e hanno avuto la possibilità di condividere il rapporto Draghi, che per la prima volta la Presidente Ursula von der Leyen fa suo e parla di un debito sano per sostenere il settore dell'auto. Questo ci fa capire che non siamo più soli.
I maligni dicono che non siamo più soli perché i problemi, quando diventano tedeschi, diventano europei. Finché era un problema nostro, era un problema nostro: oggi Volkswagen ha problemi molto seri, come anche Mercedes.
Con questo contesto abbiamo la possibilità di lavorare in Europa per una misura e un fondo straordinario. Se ne sta parlando e c'è abbastanza condivisione da parte di tutti gli Stati membri, che potrebbero unirsi alle misure nazionali che abbiamo attuato e che vanno, ripeto, a tutto il settore dell'auto, non solo ai dipendenti di Stellantis, ma anche alla carrozzeria che lavora, a sua volta, per il settore dell'auto e che vive la difficoltà delle sue esportazioni.
Questo è il quadro. In questo quadro non possiamo non essere uniti. In questo quadro non possiamo non essere seri. Ecco perché chiedo davvero grande unità d'intenti sul tema. L'ho trovata nelle organizzazioni, l'ho trovata nei datoriali, da una parte, e nelle organizzazioni dei lavoratori dall'altra; l'ho trovata nel nostro Governo. Credo davvero che ci sia questa possibilità di stare uniti e di stare insieme, come sistema Paese al fianco del nostro Governo, e come Regioni dell'auto, ma anche all'interno del nostro nuovo contesto europeo, senza dimenticarci mai signor Presidente, che fuori di qui c'è la vita vera delle persone, che deve animare qualsiasi nostra scelta.
Non bisogna essere retorici, però non bisogna davvero dimenticare che quando si parla dei cambiamenti grandi, se i cambiamenti non sono affiancati da una politica seria di buonsenso, di equilibrio e di passi fatti quotidianamente, questi cambiamenti fanno fallire le aziende e perdere il posto di lavoro ai lavoratori e alle lavoratrici. Noi questo non lo vogliamo e faremo di tutto per impedirlo.
Grazie.
PRESIDENTE
Grazie, Presidente, grazie davvero.
Prima di iniziare il dibattito tra i Consiglieri regionali, devo leggere una comunicazione.
L'Ufficio di Presidenza, a seguito dei fatti accaduti nella sessione antimeridiana, si è riunito e unitamente richiama i Consiglieri regionali a esprimere le loro opinioni e l'eventuale dissenso nelle forme previste dal Regolamento e dallo Statuto, in particolare evitando di utilizzare in modo improprio simboli di altri partiti. Si raccomanda a tutti, inoltre l'importanza di mantenere nel confronto politico, anche in occasione di forti contrapposizioni come quelle venutasi a creare nel corso della mattinata, toni e comportamenti rispettosi della dignità di tutti gli altri Consiglieri.
Possiamo iniziare il dibattito. Essendosi prenotati a parlare alcuni Consiglieri, abbiamo deciso di dare la precedenza ai Capigruppo, la prima della quale, che chiamerei sul palco a parlare, è la Consigliera Pentenero.
PENTENERO Gianna
Buongiorno a tutti.
Mi rendo conto che, dopo una mattinata intensa e anche un po' sbalorditiva per alcuni aspetti, adesso diventa davvero difficile provare a seguire un dibattito che noi dell'opposizione abbiamo chiesto a gran voce e in più occasioni.
Tuttavia, ci tenevamo a mettere in evidenza una serie di aspetti.
PRESIDENTE
Per favore, un po' di silenzio. Chiedo a chi non è interessato di uscire dalla sala per rispetto di chi parla.
PENTENERO Gianna
Ringrazio quanti sono intervenuti questa mattina; ringrazio le parti datoriali e ringrazio le parti sindacali e ringrazio anche Stellantis, che ha voluto, comunque, malgrado la situazione fosse complessa e difficile illustrare il piano presentato nel mese di dicembre, ma che, è inutile nasconderci, ha una serie di complessità e difficoltà.
Il Direttore Manca ci abbia dato delle notizie sicuramente importanti ma non possiamo non tenere in considerazione che i numeri, rispetto al nostro territorio e alla nostra regione, soprattutto in tema di indotto sono numeri impietosi; sono numeri per i quali i cittadini ci chiedono continuamente una maggiore attenzione, ci chiedono la possibilità di riavere il nostro produttore di auto sul nostro territorio.
Ci fa piacere sapere che arriverà una nuova linea all'interno di Mirafiori, ma ci preoccupa la tempistica. Se la tempistica è il 2032 oggettivamente gli anni che intercorrono dal 2025 al 2032 sono tanti e assistiamo a una situazione che è in continua difficoltà e in continua richiesta di maggiore attenzione. Se consideriamo i tempi di alcuni produttori cinesi rispetto a quello che voi ci avete raccontato, ci rendiamo conto che la variabile tempo non è una variabile qualsiasi.
Come diceva prima il Presidente, la democrazia ha bisogno dei suoi processi: sono assolutamente d'accordo. La democrazia ha bisogno dei suoi processi, che devono essere il più possibile condivisi e che guardino in un'unica direzione. Se la variabile tempo è importante, se questa deve indurre i diversi livelli istituzionali a guardare in un'unica direzione e non a guardare in quale modo è possibile tornare indietro, dico al Presidente Cirio che avere un atteggiamento come quello che ha avuto oggi all'interno di quest'Aula e che, ahinoi, ci spiace aver constatato, un Gruppo di maggioranza del Consiglio, è fuori luogo. È un atteggiamento secondo il quale tornare indietro sembra bello e, soprattutto, in cui per quel Gruppo bisogna andare alla ricerca di responsabilità che lo stesso Presidente ha detto non essere attribuibili a una parte politica. Sappiamo infatti, che chi presiedeva la Commissione europea ha fotografato una realtà; ha fotografato un per cui vi è la necessità di una transizione ecologica, di un Green Deal su cui tutti quanti oggi ci state dicendo: non bisogna tornare indietro, ma bisogna guardare avanti.
Esultiamo di fronte al fatto che una misura come GOL oggi è stata modificata dal Governo: meno male. La misura GOL viene modificato dal Governo non perché sia una novità, non perché la convenzione con l'INPS sia una novità per questa Regione. Da questo punto di vista, la Regione pratica la convenzione con l'INPS, integrando le risorse eventualmente a disposizione e a favore dei lavoratori o delle persone che entrano in una fase di cassa integrazione, seguendo le trasformazioni degli ammortizzatori sociali che sono avvenute nell'arco degli anni; quindi, non è assolutamente una novità.
Oggi questo viene adeguato agli strumenti delle politiche attive, in condivisione con le risorse degli ammortizzatori sociali presenti, in questo momento, all'interno del nostro Paese.
GOL era una misura che non ha tirato, si dice tecnicamente così. Cosa vuol dire? È una misura che aveva, forse, all'interno dei suoi principi, un grande elemento d'innovazione, tentando di declinare le politiche passive con le politiche attive del lavoro, ma non è riuscita ad avere l'effetto secondo gli obiettivi che l'Unione Europea aveva posto. Quindi, abbiamo dovuto modificarla e meno male. Meno male che è stata modificata, meno male che l'INPS, che da sempre eroga gli ammortizzatori sociali, può fare in questa situazione, ancora una volta, da cassa (cassa fisicamente), per poter anticipare le risorse degli ammortizzatori sociali e integrarle con le risorse di GOL. È giusto, ma non è un'azione aggiuntiva rispetto a quella che noi già abbiamo e quello che il sistema Paese ha.
Questa Europa che, secondo la descrizione del Presidente Cirio, è un'Europa matrigna. Peccato che la invochiamo in ogni momento.
Condivido quello che ha detto la professoressa Mattiazzo questa mattina. Malgrado un sistema che non ha funzionato, non è stato un sistema per il quale i diversi livelli istituzionali hanno guardato in un'unica direzione e in un'unica direzione, oggi si cerca di individuare una strada che non sia un tornare indietro, ma una strada che guardi avanti e guardi avanti un pochettino velocemente.
Abbiamo bisogno di guardare avanti velocemente, perché un lavoratore oggi non può più comprare un'auto, come invece poteva fare vent'anni fa con sei mesi di stipendio, ma probabilmente occorrono sei anni di stipendio. Questo è il tema al quale noi dobbiamo guardare. Dobbiamo anche capire per quale motivo oggi i redditi non sono all'avanguardia e coerenti con il contesto complessivo di questo nostro Paese. Senza dimenticare che oggi, l'acquisto dell'auto non è più quella con la quale la mia generazione ha fatto i conti. Oggi un ragazzo a 19 anni non pensa all'acquisto dell'auto, pensa a qualcos'altro. Pensa al fatto che l'intelligenza artificiale, cioè quell'intelligenza che sta dentro quell'oggetto che quotidianamente usiamo, possa, per usare una semplificazione e una banalizzazione, attribuirgli quattro ruote. Dobbiamo attribuirgli quattro ruote, dobbiamo pensare che quella è la nuova mobilità e quello è il nuovo modo col quale porsi.
Faccio riferimento a quello che è stato detto un attimo fa dal nostro Presidente: l'Europa è matrigna. Se andiamo a vedere il nostro bilancio, è un bilancio che, per i quattro quarti, le risorse fresche servono soltanto per pagare gli stipendi; tutto il resto sono risorse che derivano dai fondi comunitari. Ciononostante, non bastano per rispondere a un sistema produttivo che ci chiede di essere accompagnato, che ci chiede di avere maggiori supporti in questa transizione ecologica, che ci chiede di avere una posizione chiara e ferma.
Lo spazio legato ad altri temi, secondo i quali una neutralità ecologica sarebbe la soluzione, sono temi marginali e lo abbiamo sentito questa mattina anche all'interno degli interventi che alcuni parlamentari europei hanno fatto. Sono questioni marginali. Noi dobbiamo, invece guardare avanti, creare un sistema, perché c'è quella variabile tempo e quella necessità di investimenti nel settore della ricerca e dell'innovazione, anche magari attraverso modalità di acquisto dell'auto che guardino più a una dimensione sociale.
Abbiamo, ad esempio, modelli come quello francese; potremmo magari tentare di guardare a come la Francia sostiene i cittadini nell'utilizzo dell'auto non nell'acquisto, ma nell'utilizzo dell'auto. Questo certamente porterebbe all'opportunità di avere maggiori numeri di auto usate all'interno dei nostri contesti cittadini e non solo, perché non dimentichiamoci che abbiamo realtà che oggi sono collegate, perché i trasporti fanno un po' fatica all'interno di questa regione e, quindi l'auto continua a essere lo strumento fondamentale, come dev'essere. Come il settore manifatturiero dev'essere all'interno della nostra regione il settore trainante.
Abbiamo una realtà molto eterogenea, abbiamo una realtà di grandi imprese e conosciamo qual è la più grande impresa, ce l'avete detto con i numeri questa mattina; abbiamo le imprese medio-piccole, che sono la forza vera, la forza reale del nostro territorio.
Oggi, però, abbiamo bisogno che queste imprese siano accompagnate siano in grado di leggere una trasformazione che non può non avere obiettivi comuni, obiettivi condivisi nei diversi livelli istituzionali. E spiace che oggi si sia persa l'opportunità.
Non abbiamo avuto interlocutori del Governo, malgrado siano ci sia una continuità, ma è stato un po' stravagante vedere i Consiglieri di un Gruppo consiliare di maggioranza manifestare oggi contro un qualcosa che ipoteticamente, forse, e i racconti di questa mattina ce lo hanno dimostrato, non era coerente. È stato un pochettino imbarazzante. Governate la Regione Piemonte, governate a Roma e mi sembra che anche nella dimensione europea occupiate il vostro spazio e abbiate la vostra dimensione, quindi non comprendo la necessità di utilizzare questo contesto per quel tipo di manifestazione. Bene ha fatto, e lo ringrazio, il Presidente nel voler affermare che questo luogo aveva un altro valore un'altra importanza e un altro significato.
Allora, il significato è quello di chiedere che i diversi livelli istituzionali abbiano un obiettivo comune, abbiano un linguaggio comune guardino in un'unica direzione, che è quella di sostenere un settore che ha sempre rappresentato, come tutto il settore manifatturiero, per la nostra regione e deve continuarlo a fare, un'esperienza importante, ma che oggi ha bisogno di supporti anche di carattere economico per quello che riguarda gli ammortizzatori sociali, il sostegno al reddito, la ricerca l'innovazione, la possibilità di accelerare una transizione per la quale occorre guardare verso il futuro.
Spiace che questa mattina, in un momento in cui abbiamo raccolto istanze dai nostri imprenditori, da chi rappresenta la parte economica, la parte della ricerca e da parte dei sindacati, che questa opportunità non sia stata colta fino in fondo, ma anzi sia stata un'ulteriore strumentalizzazione e non un'opportunità per poter condividere obiettivi e per poter condividere progetti per il nostro Piemonte.
PRESIDENTE
Interviene, a nome del Presidente di Fratelli d'Italia, la Consigliera Cameroni.
Prego.
CAMERONI Daniela
Grazie, Presidente.
L'industria automobilistica è il cuore pulsante del sistema produttivo italiano; forse ora lo è meno per il Piemonte, ma noi crediamo che possa tornare a esserlo.
Non parliamo soltanto di produzione di veicoli, ma di un settore che genera migliaia di posti di lavoro, traina l'indotto e rappresenta un'eccellenza riconosciuta a livello internazionale.
Negli ultimi anni il comparto ha attraversato una fase di difficoltà tra transizione ecologica, calo della domanda e scelte aziendali che hanno penalizzato la produzione in tutta Italia. Oggi, però, grazie al Governo Meloni e al grande lavoro del Ministro Urso, c'è stato un cambio di passo concreto.
A dicembre, è stato siglato un accordo fondamentale con Stellantis, che segna un'inversione di tendenza e garantisce più produzione, investimenti e occupazione. Tra i punti principali, ricordo solo l'assegnazione, come ricordava prima il Presidente Cirio, della 500 ibrida a Mirafiori e la conferma di un secondo modello anticipato all'autunno 2025, con una produzione che oscillerà tra le 90 e le 100 unità annue che, insieme alla 500 elettrica porterà Mirafiori, di nuovo, a un regime da 120/130 mila vetture all'anno, avvicinandosi all'obiettivo delle 200 mila unità.
L'incremento del 50% della produzione cambia, passando dagli attuali 600 mila ai 900 mila pezzi annui.
Lo sviluppo dell'hub del riciclo, con una crescita costante nel settore, è confermato anche da Maserati a Mirafiori, con un piano specifico in arrivo. Torino diventa, quindi, il quartier generale, centro direzionale e finanziario del gruppo Stellantis in Europa, con l'insediamento del responsabile del mercato europeo, l'ingegner Imparato, e il riconoscimento della città come hub internazionale per i veicoli commerciali.
Oltre a questi risultati industriali c'è poi un aspetto fondamentale su cui il Governo e Regione Piemonte hanno lavorato con grande determinazione a tutela dei lavoratori dell'indotto. L'Assessore regionale al lavoro Elena Chiorino si è distinta per un'azione concreta e senza precedenti. Il Piemonte è l'unica Regione in Italia ad aver stanziato oltre 20 milioni di fondi per integrare il reddito dei lavoratori in cassa integrazione, una misura di sostegno diretta che aiuta concretamente le famiglie. In questa fase di transizione, l'aiuto è importante. Questo dimostra che Fratelli d'Italia non solo ha una visione chiara sul futuro industriale, ma è anche in grado di intervenire con soluzioni efficaci che rispondono ai bisogni reali dei lavoratori.
L'Assessore Chiorino ha lavorato in stretto coordinamento con il Governo, partecipando attivamente ai tavoli del Ministro Urso con Stellantis, per garantire che ogni decisione tenesse conto della realtà produttiva piemontese. La Regione non è rimasta a guardare, ma ha giocato un ruolo da protagonista nel difendere l'occupazione e il tessuto produttivo di tutto il territorio.
Siamo consapevoli che questo è un punto di partenza e non sicuramente un traguardo. Per questo vigileremo con attenzione sul rispetto degli impegni presi sia da Stellantis sia dall'Europa. In questo scenario, il Governo Meloni ha già dimostrato di essere il primo a difendere la nostra industria, portando Bruxelles a riconoscere che la transizione ecologica non può essere imposta a discapito delle imprese e dei lavoratori. A questo si aggiunge un altro risultato strategico per il Piemonte: l'assegnazione a Torino, del Centro per l'Intelligenza Artificiale, voluto dal Governo Meloni; un passo decisivo che apre nuove prospettive per l'innovazione e lo sviluppo del settore automotive, proiettando la nostra Regione al centro della mobilità del futuro.
Fratelli d'Italia crede nell'industria, crede nel Piemonte e lavora per garantire un futuro solido al settore automotive. Dopo anni di incertezze oggi abbiamo finalmente una strategia chiara e condivisa tra Governo e Regione. Questa è la politica industriale che, a nostro avviso, serve all'Italia: concreta, pragmatica e orientata al futuro.
Grazie.
CAROSSO FABIO
PRESIDENTE
Grazie, Consigliera Cameroni.
La parola alla Consigliera Disabato.
DISABATO Sarah
Grazie, Presidente.
Saluto tutti i presenti e ringrazio chi è intervenuto prima di me questa mattina per portarci le istanze del territorio, delle parti sindacali, delle lavoratrici, dei lavoratori e anche di tutte le piccole e medie imprese. Mi dispiace non sia più presente il Presidente Cirio, che concluso il suo discorso ha deciso di avviarsi verso l'uscita, perch sarebbe stato molto importante ascoltare le parole e il parere di chi.
Anzi, lo vedo lì in fondo, è tornato. Se vuole accomodarsi qui davanti Presidente, le dico come mai non sono d'accordo sulla misura così come è stata impostata. Sarebbe stato importante ascoltare prima le minoranze, che hanno richiesto questo Consiglio aperto, dando la possibilità a tutti gli attori intervenuti di esprimere il proprio punto di vista, perché parliamo del futuro del Piemonte e di tantissimi lavoratori e lavoratrici che da anni vivono nella morsa della cassa integrazione.
Prima di soffermarmi su quello che è successo questa mattina in questa sede, vorrei parlare della vera priorità del Piemonte: il sostegno al reddito per queste persone che hanno dato tanto al nostro territorio. Oggi parliamo di una misura proposta ad aprile del 2024 dal Movimento 5 Stelle con un atto d'indirizzo dedicato. Il Presidente Cirio, giustamente, ha detto che quei fondi non sono reperibili a bilancio, ma che dobbiamo trovarli in altre misure. In questo caso si fa cenno al PNRR, ma il PNRR non è eterno, Presidente.
Il PNRR è una misura che ha dato tanto al Piemonte: abbiamo potuto fare tanti interventi sull'edilizia sanitaria, sul tema della riqualificazione energetica, sulla riqualificazione di stabili come gli immobili ATC. Tante misure sono state poste in essere, però non è una misura eterna ed è per quello che avremmo dovuto prevedere nel nostro bilancio, fatto di circa 20 miliardi di euro, una parte da rendere strutturale per questa misura, anche perché, ricordo, il sostegno al reddito in Piemonte è legge.
È legge da poco più di qualche anno, da quando è stata realizzato un nuovo testo sulla formazione, ma essendo previsto per legge, deve richiedere delle misure strutturali, durature e certe nel tempo. Con il PNRR non è possibile, benché sia stata un'ottima boccata d'ossigeno per il nostro territorio, ma non sarà per sempre, per cui dobbiamo trovare nelle pieghe del bilancio quelle risorse, ed è per quello che il Movimento 5 Stelle sollecita quella misura.
Un altro monito. Ci sono le parti sindacali qui presenti che hanno annunciato di non essere state interpellate prima del varo di quella misura. A oggi non abbiamo una delibera, non abbiamo un regolamento attuativo, non abbiamo nulla sottomano. Nulla è stato annunciato nemmeno nella Commissione regionale competente (la III Commissione), Consiglieri regionali del Piemonte che avrebbero dovuto dare anche il loro punto di vista.
Purtroppo ci troviamo davanti a un annuncio che è stato fatto questa mattina, che sicuramente è un passo avanti perché, Presidente, eravamo fianco a fianco in campagna elettorale quando lei diceva che era giusto recepire le proposte della minoranza, che sono costruttive e fanno il bene del Piemonte. Con questo stato d'animo noi ci siamo mossi negli scorsi anni, proprio per dare il nostro apporto e il nostro contributo e facendo delle proposte utili per il territorio.
Noi siamo qui per dire anche che il sostegno al reddito è una misura di civiltà per quelle persone che, come dicevo prima, vivono in ristrettezza economica, ma serve anche il lavoro, servono anche investimenti, ed è qui che mi rivolgo a Stellantis. Mi è dispiaciuto questa mattina sentire che probabilmente, ci saranno altre uscite incentivate nei prossimi anni perché rischiamo di perdere un know how, una preparazione, un'esperienza tipica del nostro territorio, di quei lavoratori e di quelle lavoratrici e di quelle imprese che hanno reso grande il Piemonte. Non possiamo permetterci di perderle.
Ho dato fiducia a Stellantis acquistando un'auto Stellantis e dico sempre che mi piacerebbe fosse italiana, ma è polacca, è un'auto che arriva dall'Europa, ma non è italiana. Mi sarebbe piaciuto che quell'auto fosse costruita in Italia, perché secondo me non è un problema di linee e di produzione. I modelli valgono, piacciono, l'abbiamo visto anche nei dati di fine e inizio anno. Ci sono dei modelli che sicuramente possono dare una svolta, ma queste produzioni, secondo me, vanno portate in Italia, perch in questo momento tutti i modelli principali, quelli iconici, sono prodotti all'estero.
Se noi vogliamo dare, al di là del sostegno al reddito, un segnale ai sindacati, un segnale ai lavoratori e alle lavoratrici su cui spesso viene detto che si deve fare formazione, penso che dovremmo pagarli per formare loro i lavoratori che all'estero in questo momento stanno portando avanti quelle produzioni (e forse avremo anche meno problemi su certi modelli). Io credo che si debba andare a investire lì. Quindi spero che Stellantis dia fiducia al nostro territorio, dia fiducia ai nostri lavoratori e alle nostre lavoratrici, perché qui è nata l'automobile e qui deve restare.
Soprattutto vorrei dire un'altra cosa. Il sostegno al reddito Presidente, l'avevamo promesso nei primi 100 giorni: ne sono passati di più. A oggi questa misura non sappiamo nemmeno se potrà essere retroattiva come era stato annunciato in passato. Me lo auguro, perché la cassa integrazione è oggi, è stata ieri e ha caratterizzato anni e anni, ha colpito per anni e anni il nostro territorio e purtroppo gli effetti si sentono, per cui a oggi stiamo dando una risposta parziale alle problematiche.
Poi ci sono tutti i segnali di carattere politico che dovremmo dare.
Voglio ricordare che la Regione Piemonte nell'ultimo assestamento di bilancio, vale a dire a fine 2024, ha reintrodotto il bollo per le auto ibride. In quel momento mi affacciavo alla realtà dei concessionari e vedevo degli acquirenti che chiedevano le consegne prima della fine dell'anno per non pagare il bollo che è stato reintrodotto dalla Regione Piemonte, che inizialmente era esentato per i primi cinque anni. I concessionari avevano promesso un'auto ibrida su cui non si sarebbe pagato il bollo in Piemonte ma, ironia della sorte, dal 1° gennaio il bollo è di nuovo previsto.
Questa è una misura che va contro le politiche incentivanti per il territorio. Così come quelle politiche che vanno contro il territorio sono le non azioni del Governo da cui stamattina non abbiamo sentito parole rassicuranti, anzi, in realtà, non abbiamo sentito quasi nulla. Non abbiamo davanti una forte politica di incentivi. Anzi, chi sta acquistando l'automobile in questo momento sta facendo affidamento sulle proprie economie.
No agli aiuti ai lavoratori a livello nazionale; sul territorio ci stiamo sobbarcando un'azione che dovrebbe essere prevista a livello nazionale, che era prevista, che è stata tacciata e criminalizzata in ogni modo, però il sostegno al reddito oggi è presente in una legge regionale.
No a infrastrutture strutturali per il rinnovo del parco mezzi, perch ditemi voi dov'è una politica seria per cercare di abbattere i costi dell'energia e di diffondere anche le infrastrutture, le cosiddette colonnine, per le ricariche elettriche. Ogni volta è una lotta contro il tempo e contro gli avversari per accaparrarsi il primo fornitore di energia.
E poi c'è il taglio al fondo dell'automotive a fine anno.
Sono certa che Stellantis possa fare di più, ma dall'altra parte anche le istituzioni devono dare un segnale, non soltanto nei confronti dei lavoratori e delle lavoratrici, ma anche nei confronti di quelle imprese.
Il Presidente prima diceva giustamente che i lavoratori non hanno il nostro stipendio. Io sono figlia di un piccolo imprenditore dell'indotto sono nata e cresciuta in un'azienda; da piccola giocavo con i carrelli e ricordo mio padre che non abbandonava mai quel porto sicuro, che era la sua impresa. Oggi, invece, sappiamo che molti imprenditori hanno fallito per questa situazione, perché il Piemonte ha smesso di credere nell'industria nella manifattura e in tutte le nostre eccellenze. C'è chi resiste e lo fa a fatica.
A oggi, dobbiamo mettere in piedi una seria politica per supportare quelle imprese, pena una perdita sconcertante di conoscenze, perché non si può risolvere il problema dell'occupazione facendo affidamento sulla logistica. Non è quello il futuro del nostro territorio. Qui ci sono persone che si sono sporcate le mani, che non hanno più i polpastrelli a furia di lavorare e noi quelle persone le conosciamo bene. Sono persone che hanno creduto nel nostro territorio ed è giusto che, oggi, il territorio creda in loro.
Vorrei arrivare poi a quello che è successo questa mattina, perch ritengo che questa non sia la sede per certi siparietti. Non so se è chiaro, colleghi: noi oggi stiamo scrivendo il futuro della nostra Regione e lo dovremmo fare in modo serio. Vedere sollevare cartelli in questa sede ma non vedere avanzare idee concrete per il futuro del Piemonte, per me è qualcosa di grave. La Giunta Cirio dovrebbe chiedere scusa per il teatrino a cui abbiamo assistito in mattinata e cui abbiamo fatto assistere le persone che sono venute qua per darci il loro punto di vista. Fratelli d'Italia dopo due anni non si è ancora resa conto di governare il Paese e difatti ce ne rendiamo conto dalle politiche assenti sul tema dell'industria. Stamattina mi è stato detto "Andate a casa!", ma siete voi che dovreste andare a casa, perché, fino a prova contraria, state governando voi; io sono in opposizione e sto facendo la mia umile parte per cercare di portare qualche proposta e oggi si è parlato tutto il tempo di una proposta che ha fatto il Movimento 5 Stelle nella scorsa legislatura.
Sulle politiche green cerchiamo di metterci d'accordo: ho visto molti di voi tagliare i nastri ai cantieri delle case ricostruite con il Superbonus. Di case ATC ne abbiamo riqualificate quasi la metà in Piemonte.
Quella è una politica green che ci ha permesso di rinviare anche il blocco degli euro 5. Non so se vi ricordate; io mi ricordo il Presidente che è arrivato con una cartellina dicendo: "Abbiamo rinviato il blocco degli euro 5 grazie agli effetti sortiti dal Superbonus".
Quindi, la transizione ecologica non si fa senza soldi, ci vanno delle scelte; c'è chi decide di investire nell'industria delle armi, c'è chi decide di investire in infrastrutture che magari non sono così utili come dovrebbero essere. Però non si sta investendo in un qualcosa che dovrebbe dare un volano ai cittadini per poter andare verso politiche più ecologiche.
Ha detto bene il Presidente: i cittadini probabilmente non si possono permettere il cambio dell'auto. Questo è vero, ma le istituzioni dovrebbero essere riconoscenti verso tutti quei cittadini che lavorano e operano sul territorio, come i nostri lavoratori e le lavoratrici che una volta sostenevano la FIAT.
Mi ricordo che la FIAT si autoalimentava, perché erano gli stessi lavoratori che compravano quelle auto. Era un circolo che andava in questo modo. E allora noi dobbiamo mettere a disposizione tutte le risorse per poter dare ai cittadini l'opportunità di cambiare la propria auto, per poter aumentare le scelte sostenibili, perché ad andare contro a quelle che sono delle politiche portate avanti a livello europeo, non soltanto in Parlamento ma anche dagli altri Paesi, ci facciamo un danno da soli e di questo dobbiamo rendercene conto.
Grazie.
PRESIDENTE
La parola al Consigliere Magliano.
MAGLIANO Silvio
Grazie, Presidente.
Ringrazio i colleghi del Consiglio regionale che hanno voluto realizzare quest'oggi un momento di dibattito e di confronto che ci ha permesso di affrontare insieme il tema, al netto di alcune polemiche inutili, con serietà e costruttività.
Ringrazio anche la Giunta, l'Assessore Tronzano e la Vicepresidente Chiorino per quello che stanno mettendo in campo, perché è evidente questo dobbiamo dircelo con chiarezza, colleghi - che tutte le volte che le istituzioni o il pubblico entrano nelle dinamiche di mercato stanno cercando di mettere una pezza, di mettere una toppa su un sistema che non funziona, che è malato.
Quando il pubblico interviene nelle logiche di mercato, deve farlo, a nostro giudizio, assolutamente tenendo conto di alcuni aspetti che, nella nostra storia politica, sono fondamentali. Innanzitutto, il rispetto e l'onore per chi produce, per chi decide di mettere in campo energie e risorse costruendo una filiera di servizi che creano valore aggiunto, fanno prodotto e creano occupazione, e su questo tutto l'indotto che ha lavorato negli anni prima con FIAT e, oggi, Stellantis, di fatto, non può che non avere la nostra riconoscenza, perché hanno continuato a investire. Alcuni di loro - lo sappiamo bene, come diceva il Presidente Cirio - hanno avuto anche il coraggio e la forza di cercare altrove nuovi clienti e nuovi partner, secondo un rispetto per il capitale umano di coloro che hanno lavorato in tutti questi anni, in tutti questi lustri e decenni all'interno di Stellantis e del mondo ex FIAT. L'attenzione a loro, però, si sviluppa e su questo concordiamo con l'approccio politico di questa Giunta - certo con la salvaguardia del reddito per poter vivere nel momento in cui non sono totalmente applicati nell'attività produttiva, ma anche con un legame legato alla formazione.
Chi di noi in questi anni ha frequentato, soprattutto, i temi del mercato del lavoro, sa bene quantomai sia importante tutto l'oggetto legato al tema del reskilling. Noi non possiamo pensare che chi lavora oggi in un'impresa, come capitava ai nostri nonni, ha imparato quel mestiere e quel mestiere l'avrebbe fatto fin quando sarebbe andato in pensione. Noi dobbiamo lavorare e formarci con continuità. Questo è l'obiettivo che diamo ai lavoratori, ma che diamo a ognuno di noi dentro una società che è in completa evoluzione. Non possiamo pensare che quello che sappiamo oggi non possa essere modificato, anzi.
Da questo punto di vista, siamo convinti che la misura esposta dal Presidente, anche in collaborazione con l'INPS, sia assolutamente positiva.
Oggi abbiamo sentito i piani di Stellantis; sono evidentemente un inizio di prospettiva. Certo, questo inizio di prospettiva, lo dico con chiarezza, colleghi, però, non può prescindere dal fare di tutto perché le istituzioni possano immaginare di interloquire anche con un secondo produttore, perché l'unica preoccupazione che abbiamo come classe dirigente di questa Regione, come diceva prima il Presidente Cirio, è far sì che ci sia la massima occupazione possibile e che tutti i saperi, come peraltro è stato detto anche dai miei colleghi, possano essere valorizzati. Questo pu accadere anche attraverso l'arrivo di un secondo produttore o, comunque, un produttore, come sta capitando, e ne sono piene le pagine dei nostri giornali, che possa chiedere al nostro indotto le sue competenze e le sue capacità.
Da questo punto di vista, almeno per quello che ci riguarda, bene l'investimento che Stellantis sta ponendo sul nostro territorio, ma bene anche lavorare affinché qualche altro soggetto possa decidere di investire sul nostro territorio, perché l'unica preoccupazione che dobbiamo avere, e lo ripeto, è salvaguardare la manodopera dei nostri operai e delle nostre operaie, che sono iper specializzati.
Su questo, ci pare importante, e questo lo diciamo anche come Gruppo provare a immaginare sulla nascita di un centro ingegneristico dei saperi cioè provare a mettere insieme tutte quelle realtà che lavorano in Piemonte, che hanno fatto dell'innovazione e della tecnologia e dello sviluppo delle competenze la loro capacità. Spesso sono aziende che già sono in grado di viaggiare per il mondo e lanciare i loro prodotti. Certo è che se potessimo, fare anche attraverso tutte le strutture che abbiamo immaginato, la Motor Valley dell'Emilia Romagna (noi abbiamo la Vehicle Valley) e provare a utilizzare quello strumento per mettere insieme un polo ingegneristico d'innovazione, creato sul nostro territorio, potrebbe essere un'opportunità. Opportunità che dev'essere colta con aziende che devono almeno avere tre caratteristiche: essere italiane, indipendenti e innovative.
Italiane, data la competenza del nostro territorio, come sappiamo dai dati che sono stati rappresentati dai costruttori, che ringrazio per la puntualità con la quale hanno voluto presentare lo spaccato della condizione dell'automotive della nostra Regione, quindi occorre che queste competenze siano valorizzate.
In secondo luogo, indipendenti, cioè che abbiano la possibilità di fare innovazione. È evidente che, nel nostro Paese, c'è una capacità d'innovazione, ma l'altro tema che non è stato toccato, ahimè, quest'oggi in maniera puntuale, dai sindacati, è il tema della produttività: il nostro Paese ha un problema di produttività, di capacità di produttività rispetto alle ore lavorate e ai prodotti che mettiamo sul mercato. Quindi, il tema dell'indipendenza per essere in grado di fornire a chi ha bisogno delle nostre competenze soluzioni nuove, soluzioni tecnologicamente avanzate.
Terzo, innovative, perché pensiamo che, da questo punto di vista, la sfida sul mercato la vinci solo se sei in grado, in una logica di mercato di avere un prodotto migliore, più capace, più competente e in grado di essere appetibile.
Concludo tutto questo ragionamento legato al tema dell'automotive tenendolo dentro il contesto in cui viviamo, che non può essere solo più un contesto nazionale. Chi, come me, si è formato, in parte, presso le istituzioni europee, sa che il tema è assolutamente europeo. L'Europa io non l'ho mai vista come matrigna, né penso che chi della maggioranza ha parlato da questo podio la vedesse in questo modo, anzi. Sappiamo che mentre abbiamo un Presidente degli Stati Uniti che fa alcune tipologie di politiche, mentre abbiamo la Cina e l'India che fanno altri tipi di politiche, non può essere l'Italia a rispondere a questi tre soggetti. Deve essere l'Europa e se l'Europa sarà in grado di permettere che la transizione ecologica non impatti sui più deboli, sarà un merito di tutta la classe dirigente europea.
Certo è, colleghi, che quando si parla di energia dobbiamo porci anche alcune domande: quanta energia abbiamo bisogno per una completa transizione ecologica? Accolgo con piacere, ma penso anche che lo faranno alcuni colleghi dell'opposizione che hanno posto il tema nelle scorse settimane con una conferenza stampa, la riflessione posta oggi dalla CISL sul nucleare. Se vogliamo fino in fondo che la transizione ecologica sia prettamente elettrica, dobbiamo fare i conti sulla capacità di produzione elettrica pulita del nostro Paese. Non siamo in grado di sostenere completamente la transizione ecologica solo con le rinnovabili, anche alla luce di tutta la burocrazia che si crea quando vogliamo utilizzare fino in fondo le rinnovabili. Su questo, occorre aprire un ragionamento globale, perché se vogliamo quel tipo di economia, se vogliamo quel tipo di energia, dobbiamo non essere ipocriti sulla modalità con la quale quell'energia verrà prodotta.
Detto questo, siamo convinti che si sia intrapresa una strada buona.
Sappiamo che le istituzioni stanno facendo il massimo possibile; certo è che tutte le volte - ripeto quanto detto all'inizio - che le istituzioni intervengono a sostegno del mercato o a sostegno dell'impresa, è perché vi è un problema. Dovremmo lavorare tutti insieme per sostenere le nostre imprese e i nostri lavoratori, che rappresentano il capitale umano di cui dobbiamo occuparci, come diceva il Presidente Cirio, perché non hanno capacità di difesa se non attraverso il sindacato.
Dobbiamo soprattutto provare a ragionare perché tutto quello che è stato costruito e tutte le conoscenze che abbiamo attraverso le nostre Università non vadano perdute. Non c'è, infatti, niente di peggio che formare ragazzi, peraltro con un sistema di tassazione universitaria tra i più bassi in Europa, che diventano ingegneri capaci e competenti, ma che poi vanno a lavorare all'estero.
Grazie ancora per il lavoro fatto. Sono convinto che mai come oggi sul tema del lavoro, sul tema Stellantis e sul tema dell'automotive valga ancora di più ciò che i Padri Fondatori dissero in occasione della costituzione dell'Unione Europea: ciò che ci unisce è più forte di ciò che ci divide.
Mi auguro, colleghi, che con questo faro si possa lavorare insieme.
Grazie.
PRESIDENTE
Grazie, Consigliere Magliano.
La parola alla Consigliera Ravinale.
RAVINALE Alice
Grazie, Presidente.
Siamo rimasti tra pochi intimi, quindi cercherò di non dilungarmi eccessivamente, perché il confronto tra Consiglieri regionali perde un po' di valore rispetto al fine che ci eravamo proposti.
Non avevamo alcun dubbio che la giornata odierna sarebbe stata utilizzata per presentare una misura che era nell'aria da tempo e più volte promessa. Siamo contenti che finalmente oggi diventi realtà, ma ci stupisce che non sia stato fatto un passaggio per tempo con le parti sociali e soprattutto, con le rappresentanze dei lavoratori. Mi pare di aver capito anche dalle parole del Presidente Cirio, che ci sarà modo di adeguare la misura laddove ce ne sarà bisogno. Prendiamo atto che la misura viene attuata con fondi europei, quelli del Fondo GOL, quindi del PNRR, che durano un anno.
Bene, per il 2025 avremo questa copertura importante, ma non si sottovaluti l'importanza del lavoro, anche tecnico. Apprezzo la sburocratizzazione mediante il passaggio con INPS, però rimane un problema: abbiamo perso completamente di vista il significato della cassa integrazione. Tutti quanti, perché siamo talmente abituati a ragionare di una città, Torino in particolare, cassintegrata, al punto che diamo per assunto che la cassa integrazione duri da diciott'anni - siamo al diciottesimo anno - come se fosse parte della vita delle imprese. La cassa integrazione non è parte della vita delle imprese, ma la cassa integrazione serve per traghettare le imprese e i lavoratori verso nuove prospettive che, ahimè, oggi mancano.
Mi aspettavo che, oltre al tema cassa integrazione che non avevo dubbi sarebbe stato toccato sfruttando questa occasione, oggi sarebbe stato anche il momento in cui si sarebbe dato seguito a certe promesse e a certe intenzioni e interlocuzioni che il Ministro Urso aveva detto di avere in corso: cinque o sei produttori interessati all'Italia e interessati ai nostri comparti.
Il Piemonte ha la componentistica migliore d'Europa, l'expertise e il know-how delle nostre imprese è il migliore, l'abbiamo detto tutti, lo ribadisco anch'io e sono convinta di questo. Dove sono quei cinque-sei produttori stranieri o italiani che dovrebbero coadiuvare quello che Stellantis non sta facendo? Quali interlocuzioni sono in corso? Qual è il ruolo delle istituzioni, compresa quella regionale, nel favorire queste interlocuzioni? Abbiamo visto cosa sta facendo BYD al MAUTO in questi giorni e ben venga, non vorremmo che poi si trasformi nuovamente in quelli che erano stati gli inviti di Stellantis di due anni fa di produrre in Algeria e in Serbia, traslocando l'indotto, oppure nella non corretta valorizzazione della filiera della componentistica piemontese che dev'essere al centro di qualunque progettualità.
Lo dico sinceramente fuor di polemica, sapete che è un tema che ho posto più e più volte e lo abbiamo posto come forza politica anche nelle Commissioni di bilancio. È un tema pregnante, ma cosa sta facendo la Regione Piemonte per il lavoro vivo, non per il lavoro in crisi? Questo è quello che dovrebbe interessarci e la filiera dell'automotive, nelle sue possibili riconversioni, deve stare al centro di questo ragionamento.
Sapete qual è il dato più preoccupante, secondo me, delle ultime crisi aziendali e regionali? Avrete letto tutti della crisi della Gurit di Volpiano, 50 dipendenti probabilmente a casa (avremo modo di parlarne anche prossimamente) e sapete cosa produce Gurit? Pale eoliche. Credete che ci sia una crisi delle pale eoliche? Io non lo credo, perché quella è esattamente quella tecnologia di conversione energetica di cui abbiamo bisogno. Allora com'è possibile che una multinazionale, esattamente come nel Verbano fa Barry Callebaut, che produce prodotti di settori che non sono in crisi, se ne vada dal nostro territorio con noi che ci limitiamo a guardare? Questo è il problema.
Questo è il problema - e lo diciamo non in polemica, a differenza dei colleghi di opposizione che ci accusano rispetto alla deriva green - che dovremmo porci tutti, perché quello è il punto su cui l'istituzione e la politica industriale istituzionale italiana e regionale dovrebbe fare la differenza. Non continuare a posporre la sveglia dicendo "ancora cinque minuti" su una transizione all'elettrico che sappiamo essere in campo da quasi dieci anni e che a Stellantis ha fatto fare 23 miliardi di utili di dividendi in quattro anni. Ripeto, 23 miliardi! E noi stiamo pensando ai 20 milioni che lo Stato italiano e l'Assessora Chiorino con un lavoro faticoso deve mettere in campo? Ventitré miliardi che non sono tassati in Italia neanche in Piemonte.
Sapete qual è il contributo di Stellantis al servizio sanitario piemontese? Zero, perché hanno la sede in Olanda. Queste sono le questioni su cui dovremmo interrogarci. Questa è la giustizia fiscale che dovremmo chiedere in Europa facendo una battaglia comune che non impoverisca i nostri territori, non chiedere un rinvio di cinque minuti di una sveglia che poi useremo per girarci dall'altra parte e continuare a dormire, come abbiamo fatto dal punto di vista delle politiche industriali in questi dieci anni. Questo è il punto.
Non è servito oggi, ma mi auguro che ci saranno future occasioni in cui l'Assessore Tronzano, l'Assessora Chiorino, l'Assessore Marnati - con il fondo innovazione come abbiamo scoperto nelle Commissioni di bilancio - ci portino il meccanismo con cui il settore metalmeccanico e chimico della nostra regione, che impiega più di 50 mila dipendenti, tolti gli addetti come diceva prima qualcuno, può ritrovare una rinnovata valorizzazione anche all'interno di una diversificazione delle produzioni, oltre che alla presenza di ulteriori produttori.
Stellantis non ha dato notizie, non ne ha data neanche una. Tutto quello che ha detto Stellantis oggi si sapeva già. Si sapeva già persino l'assunzione dei 100 ingegneri, perché ne hanno licenziati troppi con gli incentivi all'esodo, che sono stati il vero investimento di Stellantis in Italia. Hanno mandato via 11 milioni e 800 mila persone, a Torino ne hanno mandate via 5.500! Stellantis ha speso mezzo miliardo di euro in Italia per far fuori i dipendenti e, per fortuna, la politica a un certo punto se n'è accorta e questo è diventato un tema. Quindi, sono state chieste le audizioni di Tavares in Parlamento ed è stato detto che non si poteva fare macelleria sociale in quel modo. Stellantis stava spegnendo in silenzio la fabbrica di Mirafiori, che ha un'età media di 57 anni, e stava mandando in malora il nostro tessuto imprenditoriale.
Assessora, lo sa che Stellantis ha smesso di pagare i fornitori a luglio dell'anno scorso, perché hanno talmente in mano il boccino che possono permettersi di dire: "Le fatture te le pago nell'anno nuovo perch mi aiuta dal punto di vista della tenuta dei bilanci". Di questo dobbiamo parlare, perché le imprese poi chiudono; ai lavoratori diamo l'ammortizzatore sociale, ma se le imprese chiudono, noi stiamo impoverendo il nostro territorio. E questo capita solo in Italia! Solo in Italia capita, perché, al di là delle macchine prodotte in Serbia, in Spagna, in Polonia da Stellantis, poi ci sono le produzioni degli altri Paesi.
Non è vero quello che diceva il Presidente Cirio, cioè che la stiamo pagando tutti. In Francia hanno prodotto un milione di veicoli nel 2024, in Spagna, che era indietro anni luce rispetto all'Italia, ne hanno prodotti 1,7 milioni e in Germania tre milioni e mezzo, mentre l'Italia, che non ha fatto politica industriale, ha lasciato fare a un player unico e lo ha lasciato fare senza accompagnare tutte le sue imprese, quelle dell'indotto nel percorso della transizione ecologica! Ben venga la presenza di questo ammortizzatore sociale che darà fiato e dignità per il 2025 a chi oggi si trova in cassa integrazione, e sappiamo che la cassa integrazione durerà almeno fino ad agosto, ma poi servono linee produttive nuove, che deve portare Stellantis, smettendola di venirci a dire che assumono 100 persone, come se questa fosse una notizia, in un indotto che ne occupa 50 mila, e possibilmente creando sinergie con altri soggetti.
Ultima cosa: oggi è stata la fiera del nemico pubblico, la deriva green e quant'altro.
Timmermans non mi risulta essere Presidente d'Olanda in questo momento è un parlamentare; quindi, va bene tutto, ma adesso rileggere tutto il Green Deal come si sta facendo per le accuse alle lobby green, eccetera dicendo che una singola persona ha traviato, per l'interesse nazionale, un intero continente che fa la transizione ecologica, perché la mette in campo per mantenere noi su questo pianeta, perché di questo stiamo parlando, è una mistificazione della realtà un po' eccessiva.
Grazie, Presidente.
PRESIDENTE
La parola al Consigliere Ruzzola.
RUZZOLA Paolo
Grazie, Presidente, e grazie a tutti voi.
Da parte mia l'intervento sarà estremamente breve, anche perché credo che nel suo discorso il nostro Presidente abbia racchiuso esattamente quello che la Regione sta facendo. Credo che abbia detto esattamente come Governatore - in questo caso parlo, invece, come Capogruppo - e come Forza Italia quello stiamo facendo e in quale direzione vogliamo andare.
Dalle parole che ho sentito fin da questa mattina da tutti gli interlocutori, credo di poter dire una cosa talmente semplice e talmente ovvia che tutti la sappiamo: a problemi complessi difficilmente si riesce a rispondere con soluzioni molto facili.
Ho sentito giustamente chi accusa e chi dice che sarebbe stato facile fare in un altro modo. Credo che in entrambi i casi, se fosse stato possibile, saremmo andati in un'altra direzione.
Qualche riflessione però dobbiamo certamente farla. Ad esempio, ho sentito tirare in ballo molte volte l'Europa. Noi siamo un partito che crede nell'Europa e diciamo che vorremmo più Europa, ma rispetto a quello che ho sentito dire, vogliamo anche un'Europa, ad esempio, che fiscalmente non faccia del dumping che ci porta via le aziende o che ci porta via gli utili delle aziende del nostro territorio, perché è questo che avviene sul territorio europeo.
La collega che mi ha appena preceduto ha citato giustamente una nazione che fa parte dell'Europa, in cui se vai a insediare uno stabilimento probabilmente paghi solo il 2 o il 3% di tasse. Beh, diventa veramente difficile.
Allora, vogliamo più Europa? Bene, incominciamo a modificare questo incominciamo a dire che la tassazione almeno delle aziende e delle imprese in tutta Europa, dev'essere uguale, altrimenti diventa veramente difficile competere in una situazione come quella attuale.
Dalle parole che ho sentito, invece, come Forza Italia, registriamo con estrema soddisfazione il cambio di passo che ha impresso la proprietà di Stellantis degli ultimi mesi e, oggi, qui direi confermato nuovamente dalla dottoressa Bruno e dal dottor Manca, che ci hanno detto quale sarà l'impegno concreto, reale fatto di numeri, di persone, di investimenti sul nostro Piemonte e, in questo caso, sulla città capoluogo, quindi su Torino.
Quindi, partiamo da qualche dato positivo.
Noi diamo fiducia. Come Regione e come Forza Italia saremo sicuramente a fianco di Stellantis, come di tutte le aziende e di tutte le industrie che vogliono fare degli investimenti in Italia e, ovviamente, noi parliamo del Piemonte.
La misura che oggi abbiamo annunciato e che qualcuno prova a banalizzare, perché evidentemente non era riuscito a farlo quando toccava a loro, lo devo dire, è una misura unica, la prima in Italia. Speriamo che altri ci copino, ma voglio dire che questa è una misura che serve a superare un momento di grande difficoltà.
Ho sentito richiedere risorse infinite e dire che, giustamente, se il PNRR ha un termine dobbiamo fare in modo per trovare risorse infinite per continuare a finanziare cassa integrazione o altre misure. No. Io, al contrario, dico che queste sono misure che devono servire a superare un momento di transizione, ma noi dobbiamo lavorare per creare veri posti di lavoro. Noi dobbiamo lavorare per creare della vera occupazione, perch senza la vera occupazione non possiamo avere la ricchezza per aiutare quelli che stanno indietro. Su questo, Forza Italia l'impegno lo ha sempre dimostrato e continuerà a farlo a partire da quelle riforme che il Governo prova a fare, perché senza alcune riforme fondamentali e importanti che possono riguardare la giustizia, sì quella penale, ma soprattutto quella civile, diventerà difficile essere attrattivi, anche se, come ci ha ben ricordato il nostro Presidente, Alberto Cirio, per fortuna in questo momento in Italia e in Piemonte c'è piena occupazione e, in modo particolare, il Piemonte si sta dimostrando altamente attrattivo.
Credo che la politica debba creare le condizioni perché le imprese e gli imprenditori, vengono a fare impresa.
PRESIDENTE
Grazie, Consigliere Ruzzola.
La parola alla Consigliera Nallo.
NALLO Vittoria
Grazie, Presidente.
Ringrazio tutti gli intervenuti oggi per questa utilissima discussione.
Abbiamo sicuramente ricevuto la conferma di una fotografia, di cui certo l'elettrico è solo l'ultimo dei vari colpi che sono arrivati, però, a un settore che davvero era già da molti anni in crisi.
A pagarne il prezzo, purtroppo, è tutta la filiera di fornitori, in gran parte costituita da piccole e medie imprese radicate nel nostro tessuto economico piemontese. Se, da una parte, l'elettrificazione è un passaggio fondamentale, come si ricordava prima, dall'altro, non possiamo permetterci di imporre al mercato un percorso che sia troppo rigido facendo finta che le tecnologie, le filiere e il mercato non abbiano bisogno di tempo, di risorse per adeguarsi al cambiamento.
Su questo, mi soffermo su un aspetto di fondamentale importanza che sapete, mi vede molto partecipe, ed è il tema della decarbonizzazione, cioè se l'energia necessaria per alimentare i veicoli elettrici continua a provenire, in larga parte, da fonti fossili, ecco, non ce la facciamo. Sono felice che prima il Consigliere Magliano, che è un Consigliere di maggioranza, abbia citato l'aspetto del mix energetico e di come affrontare con coraggio questa strategia. Dico che è un Consigliere di maggioranza perché spero che questa maggioranza possa anche trovare il coraggio di investire in questo, in divulgazione, in ricerca, soprattutto sul nucleare di nuova generazione.
Il Piemonte ha tutte le carte in regola per tornare come punto di riferimento per l'industria dell'auto, però servono delle azioni concrete.
L'incontro di oggi serviva proprio a questo, ad arrivare a delle conclusioni su questo, quindi ci tenevo, fuor di polemica, a fare alcune proposte che spero possano essere utili alla discussione. Un paio di proposte che spero possano fare la differenza e riportare la Regione al centro dell'innovazione.
La prima riguarda il centro di ricerca, un centro di ricerca per rilanciare l'innovazione. Da quando non c'è più il Centro Ricerche FIAT manca un vero centro studi e progettazione ingegneristica; una società consortile, per esempio, che possa tener dentro tutti gli attori principali, Stellantis, IVECO, Ministero dell'Economia, Regione Piemonte Enti locali e creare un vero e proprio motore di sviluppo concreto sulle tecnologie strategiche. Penso a carburanti alternativi e a materiali innovativi che potrebbero venir fuori dal know-how del nostro Politecnico di Torino e dell'Università, per rendere, per esempio, i veicoli più leggeri ed efficienti, sistemi e infrastrutture energetiche fondamentali per il futuro della mobilità.
Infine, una seconda proposta: riportiamo davvero la produzione con forza di Stellantis qui in Piemonte. Oggi vediamo modelli FIAT e Lancia costruiti in Polonia e in Spagna, mentre lo stabilimento di Mirafiori purtroppo, è nella situazione che oggi abbiamo ascoltato molto bene.
Procedere davvero seriamente sul reshoring di modelli strategici in Piemonte: penso alla FIAT 500 e all'Alfa Junior prodotti in Polonia, farli ritornare in Piemonte a Mirafiori o alla Lancia Ypsilon, da Saragozza a Mirafiori.
Questo come potrebbe essere conveniente per Stellantis? Ragionando su un'energia a costo ridotto; sfruttando la vicinanza con la Francia; con l'agevolazione del costo del lavoro; con incentivi fiscali e decontribuzione per chi produce in Piemonte.
Come è stato detto, se un nuovo produttore volesse investire in Piemonte, il Piemonte ha spazio per un nuovo player dell'automotive, ma solo se questo player è un player europeo, per garantire che il mercato locale rimanga competitivo senza subire la concorrenza sleale dei marchi cinesi, per esempio, che operano con logiche di produzione e di costo molto diverse dalle nostre e da quelle europee.
Per questo, noi sosteniamo un'azione riformatrice che cerca di tenere insieme sia l'urgenza di affrontare la crisi climatica sia la necessità di salvaguardare posti di lavoro e competenze. Spero che a questo si possa lavorare e che si possa lavorare a una strategia condivisa a tutti i livelli.
Il Consiglio aperto di oggi era stato chiesto dalle opposizioni per questo motivo.
Per questa ragione, credo davvero che il Piemonte possa rimanere un'eccellenza nel settore dell'auto, non solo per la sua storia, ma anche e soprattutto per il suo futuro.
Grazie.
PRESIDENTE
Grazie, Consigliera Nallo.
La parola al Consigliere Rossi.
ROSSI Domenico
Grazie, Presidente.
Intanto volevo ringraziare anch'io il Presidente del Consiglio e le forze di opposizione, visto che stamattina tutti hanno ringraziato il Presidente Cirio e la Vicepresidente Chiorino per questo Consiglio, ma questo Consiglio è stato organizzato dal Consiglio regionale e non dalla Giunta, su proposta delle opposizioni. Mi sembra corretto partire da qui riconoscendo a ciascuno il suo.
Parto da una frase del Presidente Cirio che mi ha molto colpito e che condivido profondamente: "Non possiamo non essere seri". Siamo d'accordo con lui, però, Presidente, doveva dirlo a Fratelli d'Italia questa mattina prima di cominciare, perché quello che è accaduto questa mattina (io chiaramente non avevo preparato un intervento di questo tipo, ma quello che è accaduto oggi mi ha fatto ricalibrare almeno una premessa) ha trasformato quello che doveva essere un momento serio in un momento in cui si è cercato di fare un'opera di distrazione di massa, probabilmente per cancellare quello che è un vuoto di proposte, al netto della proposta sugli ammortizzatori sociali. È una proposta concreta, ma l'unica di tutta la giornata, che chiaramente nasconde il vuoto sulle politiche industriali del Governo e della Regione, oltre all'assenza totale di una discussione importantissima, come qualche collega ha già detto, su cui poi ci ritornerò, sulla questione energetica.
Perché producono da altre parti e non in Italia? Non è per una scelta non tirano i dadi, ci sono dei motivi. Il costo dell'energia è uno di questi motivi. Oggi qui, sul costo dell'energia, il Governo e la Regione non hanno detto abbastanza, perché se non si interviene su questo non torniamo a essere competitivi. Oggi era l'occasione per provare a dire qualcosa. Zero! Altra questione. Si sta parlando molto di BYD e di quello che sta facendo in questi giorni in Piemonte. Mentre BYD fa questo in Piemonte, sta cercando le miniere di litio in Brasile.
C'è un altro tema che qui oggi nessuno ha trattato, ma che è fondamentale per tornare a essere competitivi come Italia e come Europa: la catena del valore.
Dove sono le materie prime che con l'endotermico noi avevamo qui in casa e, invece, adesso, con l'elettrico sono da altre parti? Qual è la strategia? Anche su questo non abbiamo sentito nulla.
L'ultima questione è sullo striscione apparso oggi in aula. Se volete fare una protesta, fatela fino in fondo. Il Green Deal, che avete contestato insieme alle forze politiche che avete indicato, l'ha votato anche la forza politica che sostiene il Presidente e la Giunta, allora dovevate dirlo: grazie al PD, Movimento 5 Stelle, a AVS, ai Popolari e a Forza Italia, ma perché non l'avete detto? L'hanno votato anche loro quindi andate fino in fondo, oppure girate lo striscione e scrivete: grazie per il PNRR che voi avete voluto, che noi non abbiamo voluto e non abbiamo votato, ma grazie a quei soldi oggi finanziamo l'unica misura che vi presentiamo in Consiglio. Se volete mostrare degli striscioni, mostrateli tutti perché sono importanti.
Perché oggi abbiamo voluto questa iniziativa? I dati li avete già detti, ma attaccando il Green Deal tradite un'ignoranza sulla dinamica in corso e quindi le questioni, che sono due: o non avete studiato abbastanza ed è grave, oppure sapete come stanno le cose e state facendo propaganda ma questo è pericoloso rispetto ai lavoratori e alle imprese.
L'abbiamo sentito oggi e l'hanno praticamente detto tutti: non è il Green Deal la causa della crisi. Dove non c'è il Green Deal, negli ultimi anni sono aumentate le produzioni dei veicoli elettrici e sono diminuite quelle dell'endotermico. Ripeto, dove non c'è il Green Deal (guardate in USA e guardate in Cina) e anche dove c'è il Green Deal (vedi la Spagna) non c'è crisi del settore. Se vogliamo essere seri, usciamo dai social smettiamo di parlare ciascuno ai propri elettori. Una giornata come quella di oggi doveva servire a essere seri, come ha detto il Presidente Cirio, ma non lo siete stati fino in fondo.
Dobbiamo dirci con chiarezza, e qui capisco la difficoltà di Fratelli d'Italia, che il settore dell'automotive, la crisi dell'automotive e il rilancio di quel settore ci stanno dando un insegnamento di fondo che è sempre lo stesso e che voi ignorate perché è contro la vostra proposta politica di base. In questo momento, come Stati nazione non abbiamo possibilità di tornare a essere competitivi. Il problema dell'automotive come tutti i problemi che dobbiamo affrontare - l'abbiamo visto con il Covid - necessitano di un'Europa politica. Necessitano del fatto di metterci insieme per diventare competitivi con altre parti del mondo. Se rimarremo da soli, come voi proponete, semplicemente saremo spettatori di una storia che scriveranno e che stanno scrivendo altri.
Il sovranismo non è la medicina, ma è il veleno con cui, invece, noi rischiamo di affossare tutte le questioni che dobbiamo affrontare. Dobbiamo essere onesti su questo. La questione dell'auto è una questione che ci ricorda ancora una volta che gli Stati nazione hanno esaurito la funzione storica dal punto vista delle sfide che abbiamo di fronte. Se non lo ammettete, siete disonesti intellettualmente perché oggi è emerso anche questo e lo dico in maniera laica, è un fatto, è un dato, l'ha deciso il mercato. Se il mercato è globale, se il capitalismo è globale, la risposta non può essere locale, è per forza insufficiente e allora dobbiamo metterci insieme, altrimenti saremo, lo ripeto, spettatori.
C'è poi un tema su cui voglio ritornare. Se non c'è iniziativa o intervento sulle questioni energetiche e sulla catena del valore, in Italia non si tornerà a investire. Questa è l'unica questione su cui noi possiamo intervenire, ma siamo in grado di farlo? Siamo in grado di attirare nuovi produttori? Perché aprono in Ungheria e in Turchia e non in Piemonte? Ci sono dei costi alti. Su questo che cosa possiamo fare? Lo stiamo facendo? Di questo oggi, purtroppo, non abbiamo parlato e abbiamo sprecato un'occasione, perché questo era ciò di cui oggi avevamo bisogno e lo dobbiamo fare per quelle persone che anche il Presidente oggi ha citato parlando di lavoratori che guadagnano 1.000 euro al mese quando sono in cassa integrazione.
La riforma degli ammortizzatori serve, ma è una pezza che noi mettiamo a un problema oggi. Se noi vogliamo che, in prospettiva, questo problema venga affrontato in maniera più strutturale, dobbiamo chiaramente tornare a essere competitivi, dobbiamo tornare, come abbiamo detto, a produrre. Non è spostando il Green Deal o spostando le date perché, come ha spiegato anche il sindacato, quella è stata una scelta anche dei produttori. C'è ormai un investimento di miliardi ovunque e oggi c'è chi è stato più competitivo chi ha la catena del valore in mano, chi ha investito tanti soldi e chi ha fatto politiche industriali.
Noi abbiamo perso la catena del valore, sono mancate le politiche industriali e quindi rimaniamo indietro.
Siamo dipendenti da un unico produttore che, negli anni precedenti, ha fatto delle scelte che hanno penalizzato l'Italia dal punto di vista produttivo. Oggi c'è una fase nuova e va benissimo; John Elkann ha detto pochi giorni fa che investirà miliardi di euro negli Stati Uniti per nuove produzioni. Noi ci aspettiamo, ci auguriamo e chiediamo al Presidente Cirio e al Governo Meloni di chiedere con forza che, quando John Elkann andrà in Parlamento, annunci investimenti altrettanto importanti in Italia e con delle ricadute in Piemonte. Lo dico, perché ci sta bene che ci sia il cervello, ma vogliamo che, oltre al cervello, ci siano anche le produzioni.
Chiudo qui, Presidente, perché ho esaurito il mio tempo, dicendo che è l'ennesima dimostrazione che da soli non possiamo salvarci e, quindi, lo dobbiamo fare insieme a quella che è la geografia europea e insieme agli altri.
Al di là di quello che ci diremo qui e al di là dei soldi per gli ammortizzatori sociali che prendiamo dal PNRR (che voi non avete votato) se vogliamo garantire un futuro, dobbiamo solamente metterci insieme agli altri.
Grazie.
PRESIDENTE
Grazie, collega Rossi.
La parola al Consigliere Zappalà.
ZAPPALÀ Davide Grazie, Presidente, e grazie all'Assemblea.
Sono contento di partecipare a questo Consiglio aperto che va ad affrontare un problema che mi angoscia sin da quando, negli ultimi anni leggiamo un calo della produttività industriale italiana.
Volevo innanzitutto fare un piccolo inciso riguardo al Consigliere Rossi, perché ci terrei che le politiche di Fratelli d'Italia le enunciassimo noi e non ho piacere che ci venga detto qual è la visione del nostro partito.
Noi non abbiamo mai detto che i problemi grossi ce li dobbiamo risolvere solo come italiani, anzi Giorgia Meloni - che su questo campo posso quasi citare a memoria - ha sempre parlato di una Confederazione di Stati europei che affronti in modo congiunto i problemi più grossi ovverosia quelli della difesa, quelli della politica estera, quelli dell'economia, demandando, invece, ai piccoli Stati quelli che vengono ritenuti i problemi più piccoli. Quindi, nessuno di noi vuole essere contro l'Europa, nessuno di noi vuole essere autonomo nell'affrontare il problema industriale. Semmai, tutt'al più, si può dire che le strategie messe in campo oggi dall'Europa non ci convincono.
Facevo parte di coloro che teneva in mano questo famoso striscione.
Chiedo scusa alla Consigliera Ravinale se non abbiamo messo il suo simbolo: questa sicuramente è stata una mancanza, ma saremo più attenti la prossima volta, tanto sono convinto che buoni spunti ce li date sempre alla nostra attività politica.
Qualcuno si è espresso forse in un modo più elegante rispetto al nostro striscione, ma nella sostanza non cambiava di una virgola quello che è stato il nostro messaggio, come potete trovare oggi a pagina 2 del "Sole 24 Ore". Io ho la fortuna di venire in treno e quindi di scendere a Torino preparatissimo.
Cito testualmente: "Dei 160 euro del prezzo dell'elettricità in questi giorni in Italia, 40 euro sono dovuti al costo di acquisto dei permessi di emissione di CO2". Lo dico, perché quando si parla di Green Deal, non dobbiamo soltanto pensare alle auto elettriche. È qui che c'è un problema di distrazione di massa. Quando l'Unione Europea ha atterrato i provvedimenti del Green Deal è andata nel campo dell'agricoltura, di cui potrebbe esserci un domani un altro Consiglio aperto, e nel campo in cui una nazione, che aveva una certa caratteristica di aziende manifatturiere si è dovuta attrezzare per affrontare anche il problema dell'energia elettrica.
E se il primo imprenditore si lamentava che il 25% del costo andava soltanto al diritto di acquisti dei permessi di emissione di CO2, ce n'era subito dopo uno del distretto delle piastrelle: "Sono aumentate le importazioni di piastrelle fatte in Paesi dove l'energia costa un decimo e dove non si pagano oneri sulle emissioni di anidride carbonica". Coloro che hanno scritto questo articolo dicevano esattamente le stesse cose che noi abbiamo cercato oggi di sintetizzare in questo striscione. Se può non piacere nella forma - questo è molto opinabile, ci siamo messi in fondo ed è un modo per evidenziare certi passaggi - sulla sostanza sono convinto che avessimo assolutamente ragione.
A ogni modo, ho chiesto di parlare perché volevo complimentarmi con il mio Assessore di riferimento, Elena Chiorino, per i 20 milioni messi in campo che, devo dire, che è una misura talmente rivoluzionaria che anche in molti altri interventi di miei colleghi hanno sempre utilizzato in termini di politiche di difesa; cioè, il problema è l'industria, stiamo perdendo occupazione, non si può pensare solo alla cassa integrazione. Giusto infatti, ed è questo l'aspetto che ci tengo a sottolineare nel mio intervento: la Regione Piemonte non pensa soltanto a misure di difesa del salario. Importantissimo, come dice il Presidente Cirio, che una persona che fino a ieri guadagnava 1.500 euro al mese continui ad avere 1.500 euro al mese, ma bisogna cercare di far crescere tutti, approfittare di queste ore vuote del lavoratore in cassa integrazione, affinché si formi e questo non sarà soltanto utile per il lavoratore stesso, ma sarà utile anche per l'azienda, in un contesto in cui sappiamo che il capitale umano e la preparazione di ogni persona è la vera forza, la vera leva su cui si pu vincere in un mercato così competitivo, dove già giochiamo con dei costi energetici che ci vedono in svantaggio.
Ben venga quindi avere una formazione continua di persone in quello specifico momento in cui possono impiegare del tempo per formarsi. Quindi è una politica attiva del lavoro, attivissima, con un paradigma per cui, mi auguro, un domani vedremo attuate tutte le migliori politiche lavorative.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RAVETTI
PRESIDENTE
Ringrazio il collega Zappalà.
Nel dare la parola alla collega Canalis, mi permetto una riflessione di un istante, per dirvi che considero un errore, posso dire un vero peccato se volete, relegare in questo modo una discussione così interessante dei colleghi del Consiglio ai margini di questo Consiglio regionale; è un vero peccato, ma ho letto un errore.
La prossima volta, dovremo - questo è un mio punto di vista rimodulare o modulare diversamente l'ordine degli interventi, perché è sconfortante assistere a questo interessante dibattito assistano meno di 30 colleghi. Ormai, credo d'aver capito che non c'è più la presenza di rappresentanti della parte datoriale, tantomeno, se non erro, anche dei rappresentanti dei lavoratori e men che meno dei giornalisti, a parte uno o due, però.
Grazie per esserci.
La centralità del dibattito del Consiglio regionale su temi così significativi deve tornare al centro delle nostre proposte.
Prego, collega Canalis.
CANALIS Monica
Grazie, Presidente.
Grazie a chi ha avuto la pazienza di restare fino ad ora.
Oggi, abbiamo scoperto il Presidente Cirio in una nuova veste: Cirio bifronte.
Cirio bifronte, perché è un Cirio ora europeista e ora nazionalista alla bisogna.
Europeista quando ci ricorda di far parte di Forza Italia e, quindi della famiglia dei Popolari europei, che ha votato il Green Deal, che ha votato il PNRR, da cui viene attinta la misura di integrazione degli ammortizzatori sociali. Cirio europeista, quando - ricordo molto bene - nel suo insediamento del 2019, puntava il suo mandato su tre punti: la semplificazione, l'autonomia e, appunto, il buon utilizzo dei fondi europei come cavallo di battaglia.
Cirio nazionalista, evidentemente, quando invece, pensando che siamo tutti smemorati, vuole rivendicare o cercare di ingraziarsi una vicinanza al Governo Meloni, che invece ha come forza trainante Fratelli d'Italia che non ha votato né il Green Deal, né il PNRR.
Allora, chissà quale Cirio prevale quando il nostro Presidente si guarda allo specchio? Attenzione, però, Presidente Ciro. Glielo dico in contumacia, visto che non ha avuto la pazienza di restare con noi fino al termine di questo Consiglio regionale cruciale: adottare buon senso, come lei ci ha ricordato, fare il bene dei più di 50 mila lavoratori diretti del settore automobilistico in Piemonte non significa gettare fumo negli occhi, come lei ha fatto nel suo intervento.
Buon senso significa sicuramente mettere in campo azioni riparative come la buona integrazione degli ammortizzatori sociali attinti dal PNRR che voi proponete e che speriamo duri anche dopo il termine ormai prossimo del PNRR, ma servono anche e soprattutto azioni preventive di attrazione degli investimenti, di attrazione di player e, soprattutto, di protezione dell'indotto piemontese automobilistico, che rappresenta la metà dell'indotto automobilistico italiano.
Oggi abbiamo sentito parlare poco di queste azioni preventive da attuare ex ante, prima che le aziende entrino in crisi, sia nell'intervento del Presidente sia in quello degli Assessori.
Non riportiamo indietro l'orologio, vi prego. Sono decisioni prese negli ultimi anni, ma non merita veramente di riportare indietro l'orologio, come ci hanno detto i soggetti esterni oggi intervenuti. La vera causa della crisi del settore automobilistico non è il Green Deal. Ci dispiace, colleghi di Fratelli d'Italia, avete sprecato i soldi per lo striscione. Non è il Green Deal! La vera causa della crisi del settore automobilistico è l'enorme ritardo tecnologico europeo, tant'è che gli Stati Uniti e la Cina, che hanno puntato sull'innovazione e sulle tecnologie per il motore elettrico, oggi corrono nella produzione corrono! - mentre l'Europa è rimasta indietro.
Il punto non è posticipare la scadenza del 2035 sul motore endotermico ma è recuperare competitività, perché non c'è competitività senza decarbonizzazione. Lo dico anche al Presidente Cirio, che orgogliosamente ha ricordato che non tutti i settori produttivi piemontesi sono in crisi e ha citato, come buona pratica, il settore agroindustriale. Ma sapete cosa significa il cambiamento climatico per i nostri produttori agricoli? Sapete cosa significa? Significa che dobbiamo puntare sulla competitività con sgravi e con incentivi all'offerta più che a quelli sulla domanda.
Come ci ha ricordato questa mattina il dottor Calabrò, gli incentivi alla domanda hanno premiato gli acquisti di auto prodotte in altri Paesi perché la produzione italiana di prodotti ecologicamente compatibili non è ancora abbastanza competitiva. Mettere in campo modelli nuovi come il leasing sociale; dare sostegno diretto alle PMI della componentistica e mettere in campo protezioni mirate del nostro mercato nel nuovo quadro geopolitico internazionale.
Noi non abbiamo totem intoccabili, né sulle sanzioni ai produttori n sulle tecnologie più utili a raggiungere gli obiettivi ecologici previsti dal Green Deal. Questi totem non li ha neanche l'Unione Europea e neanche Ursula von der Leyen, che non appartiene alla famiglia politica del Partito Democratico, ma alla stessa del Presidente Cirio. Noi del PD, nonostante i vostri striscioni per cui avete sprecato i soldi.
Chiedo al Presidente di fare rispettare il mio intervento.
PRESIDENTE
Chiedo scusa, credo di aver capito cosa è stato detto tra i nostri Consiglieri, anzi, sono certo di avere capito cosa è stato detto. Prego di non ripetere mai più ciò che ho sentito dire durante l'intervento di un collega.
CANALIS Monica
Il PD non rinnega il Green Deal, ma chiede un investimento forte, una sorta di Piano Marshall europeo per l'industria automobilistica con fondi aggiuntivi, senza aspettare il 2028 e il nuovo settennato. Già ora fondi aggiuntivi, come fosse un nuovo PNRR, per la ricerca, investimento innovazione e infrastrutture, mettendo anche in conto una revisione delle norme sugli aiuti di Stato. Il momento è grave e necessita di misure straordinarie.
In questo quadro, voi di Fratelli d'Italia - Presidente, mi consenta mettete nel mirino alcune forze di minoranza, mettendo anche in imbarazzo i colleghi di Forza Italia che esprimono la Presidenza di questa Regione. Lo fate per nascondere le vostre gravi difficoltà a gestire le responsabilità di governo, sia alla guida della Regione sia alla guida del Paese.
Cito il drastico taglio al Fondo nazionale automotive; gli errori come dicevo prima, sugli incentivi alla domanda di auto elettriche nel 2024; l'assenza di infrastrutture, ancora oggi insufficienti, per la ricarica per auto elettriche e di serie misure, lo diceva prima il Consigliere Rossi, per rendere più economica l'energia.
Il Piemonte è ancora, ripeto ancora, la culla del capitale umano automobilistico. Siamo ancora in tempo, ma io credo che non sia con le sceneggiate, con i teatrini o solo con misure riparative che possiamo fermare il trend. Sono necessarie misure forti a livello europeo, ma anche a livello nazionale, striscioni o non striscioni: la responsabilità sta molto in capo a Fratelli d'Italia.
Grazie.
PRESIDENTE
La parola al Consigliere Ravello.
RAVELLO Roberto
Grazie, Presidente; grazie a chi è intervenuto e grazie a chi avrà la pazienza di sopportarmi nel momento in cui, perdonatemi, mi toglier qualche sassolino dalla scarpa.
Intanto mi fa sorridere pensare che nella sua infinita saccenza - non ho detto saggezza - chi mi ha preceduto non si sia resa conto di aver fatto un gran complimento al Presidente Cirio. Il bifrontismo non è una caratteristica negativa; il bifrontismo - di cui il Dio Giano nell'antichità sovrintendeva, pensa che coincidenza, al lavoro - era la capacità di una divinità di saper osservare contemporaneamente al passato e al futuro, per meglio interpretare il presente e per aiutare gli umani a prendere decisioni più corrette. Quindi le sarà grato il Presidente Cirio per questo complimento e la invito a informarsi meglio la prossima volta che vorrà offenderlo.
Per il resto, parto dalla chiusa del Vicepresidente Chiorino. Il declino non è un destino, ma è una scelta. Credo che sia un dovere di tutti noi cercare di fare il possibile per capirlo e per poter, capendolo invertire l'inclinazione di un piano. Non posso non assegnare parte della responsabilità a quelle forze politiche che hanno dato, e continuano a dare, copertura ideologica a chiunque veda nell'automobile un soggetto ostile al nostro benessere. Penso, ad esempio, all'ultima diffusione dei dati di bilancio 2024, al rapporto "Mal'aria di città" di Legambiente che risale a ieri, in cui le proposte che vengono fatte di fronte all'andamento delle condizioni ambientali del nostro Paese sono: stop alla circolazione delle auto nei centri e nelle città, spazio alla mobilità leggera a piedi in bici o con il monopattino elettrico. Quindi da una parte c'è chi copre queste bestialità, dall'altra c'è chi propone.
Guardate, mi aspettavo che si parlasse un po' di più del documento che è stato presentato in pompa magna di recente dal Partito Democratico perché avevo bisogno di capirlo meglio, di capire determinati passaggi quindi mi rivolgo a voi perché non potete che essere voi i migliori interpreti di ciò che avete scritto.
Nel vostro ordine del giorno scrivete: "Il Consiglio impegna. al fine di prevedere politiche di protezione del mercato europeo". Cito l'Onorevole Magi, +Europa: "I patrioti danno sponda a Trump sulla questione dei dazi illudendo che possa esserci un piano bilaterale di trattativa, ma questo intanto significherebbe uscire dall'Unione Europa". Bah! Gori, Partito Democratico: "Non si può essere pro-Europa e pro-Trump.
Sui dazi Meloni è favorevole?" - evidentemente quanto lo siete voi - "Non è più tempo di un piede in due scarpe".
Schlein, Partito Democratico: "Contro i dazi serve l'Unione Europea unita". Conte, Movimento 5 Stelle: "Bisogna far capire a Trump che dai dazi deriveranno più svantaggi, che vantaggi". Schlein: "L'unica salvezza alla minaccia dei dazi di Trump è reagire in modo unito", Come? Mettendo i dazi da quello che proponete? Se non fosse che è Carnevale, non mi stupirei se questo fosse uno scherzo. In realtà, forse è una crisi di identità o forse semplicemente è molto vero il vecchio adagio secondo il quale solo i paracarri non cambiano idea.
Sempre dal vostro ordine del giorno impegnate il Consiglio e il Presidente della Giunta a sostenere investimenti strategici per ridurre il divario tecnologico con Cina e Stati Uniti. Io su questo invito tutti a una riflessione serena e pragmatica: siamo così sicuri di essere in presenza di un pesante divario tecnologico tra le nostre competenze (quelle italiane) e le competenze europee e le competenze cinesi? Ma ne siamo davvero sicuri? Ma se esistesse questo divario tecnologico e se fosse così grave, secondo voi, un colosso come BYD verrebbe in Italia, verrebbe in Piemonte e chiamerebbe a raccolta centinaia di imprenditori dell'automotive detentori di competenze di cui un colosso come BYD ha bisogno? Allora, guardate, temo che nell'indicare la luna, troppi si concentrino sul dito e che a troppi che, come noi e come voi, sono detentori di responsabilità pubbliche sfuggano quali sono i veri divari. Sono almeno due i veri divari.
Il primo è il divario nelle politiche di rispetto dell'ambiente. E vi ricordo che, secondo gli ultimi dati disponibili - è stato ricordato anche questa mattina - nel 2023 l'Italia ha prodotto 374 milioni di tonnellate di CO2, la Francia 386 milioni, la Germania 682 milioni. Nel 2023 la media dei singoli Stati componenti dell'Unione Europea è stata di 120 milioni di tonnellate prodotte ciascuno; nello stesso anno la Cina ha prodotto 15 miliardi di tonnellate di CO2. La Cina che occupa buona parte delle terre che possono produrre i materiali necessari alla produzione di batterie elettriche; la Cina che, sempre nel 2023, ha messo in funzione 47,44 gigawatt di nuova capacità di energia a carbone. Il 96% della capacità di energia prodotta a carbone nel mondo! E sapete qual è la parte che più mi deprime del divario, che è causato da noi su questo fronte? È come reagiamo.
Intanto abbiamo reagito invitando gli italiani per ben due volte - non una, ma due volte - a votare "no" alla reintroduzione del nucleare nella nostra nazione. E allora cosa facciamo? Investiamo sulle energie rinnovabili! E non stiamo a ricordare che compriamo energia dalla Francia che chiaramente la produce con il nucleare e che se dovesse mai esserci un incidente, speriamo di essere in tempo per fuggire su una Panda (ovviamente ibrida per non inquinare), sperando che non siano stati introdotti blocchi della circolazione.
Sul nucleare abbiamo già detto, per cui investiamo sulle energie rinnovabili, sul mix energetico italiano, primo fra i quali l'idroelettrico; quindi, nuovi bacini idroelettrici. Certo, l'idroelettrico è un'energia straordinaria, però, attenzione, dobbiamo tutelare il patrimonio boschivo nella Valsessera! Dobbiamo tutelare qualunque altra specie alloctona (neanche autoctona) esistente sul nostro territorio! E quindi l'idroelettrico è troppo impattante.
Allora puntiamo su qualcos'altro. Puntiamo sull'eolico! Bene, puntiamo sull'eolico, perché l'eolico va fortissimo! Dove rende l'eolico? In cresta.
Eh, ma in cresta deturpa il paesaggio. Facciamolo più in basso. Eh, ma più in basso non c'è vento. Allora facciamolo nel mare. No, le piattaforme off shore non si fanno! E allora facciamolo nelle regioni ventose. Qual è una regione ventosa? La Sardegna. Io lo dico orgogliosamente da mezzo sardo: la Sardegna è una regione che potenzialmente con l'eolico potrebbe fare sfracelli. Peccato che chi governa quella Regione, il Movimento 5 Stelle che viene qui a darci lezioni - abbia introdotto il divieto di installazione di impianti di produzione di energia eolica sul 99% della superficie di quella regione.
E sapete cos'è che mi fa più soffrire? Se questo mi deprimeva quest'altro mi genera proprio una sofferenza.
Il secondo divario è quello sul rispetto dei diritti umani. Non lo dico io, lo dice Amnesty International, che è certamente più vicina a chi sta seduto alla mia sinistra che a chi sta seduto dall'altra parte.
Amnesty International ha fatto una due diligence sui diritti umani di 13 produttori di veicoli elettrici e ha assegnato un punteggio a ciascuno di questi, nel valutare come, in che modo e quanto questi produttori sono attenti ai diritti dei loro lavoratori, ai diritti dei lavoratori che producono veicoli elettrici. Sapete allora qual è il produttore che ha preso il punteggio massimo? Mercedes Benz, 51 punti, seguito da Tesla, 49 seguito ancora da Stellantis, 42, poi a pari merito Volkswagen, BMW e Ford tutti a 41. Sapete invece chi ha totalizzato meno punti di tutti? La già citata BYD, che si ferma a 11 punti.
Scusate, non notiamo qualcosa di strano? Quindi i brutti e cattivi sono solo le case produttrici occidentali e noi guardiamo dall'altra parte assegniamo le chiavi della nostra economia a case produttrici che stanno dall'altra parte del mondo e che ci fanno concorrenza in barba alle politiche di rispetto dell'ambiente e talvolta anche in barba alle politiche di rispetto dei diritti umani! Mi avvio alla conclusione richiamando l'ordine del giorno che rappresenta la posizione del centrosinistra, che risale al 2022 e il cui primo firmatario abbiamo avuto il privilegio di sentire questa mattina: l'Onorevole Marco Grimaldi, allora Capogruppo in Consiglio di Liberi Uguali Verdi. Quell'ordine del giorno diceva due cose essenzialmente: impegnava la Regione - scusate il gioco di parole - a impegnarsi sullo sviluppo della mobilità elettrica con l'obiettivo della totale elettrificazione entro il 2030, cioè dopodomani; in secondo luogo, punto decisamente strategico, a promuovere l'uso della bicicletta, attuando un piano per la ciclabilità in tutto il Piemonte.
Ecco, voi in questo modo ritenevate di incentivare, e oggi magari di salvare, l'automotive locale? Rivolgendomi a chi ha governato Torino e che stamattina abbiamo anche avuto il piacere di ascoltare, ricordo molto bene le politiche pro automotive del Sindaco Appendino. Ricordo quando il Movimento 5 Stelle, nel governare Torino, fece letteralmente scappare il Salone dell'auto dal nostro capoluogo. Ricordo benissimo quanto Torino è stata vilipesa nella sua storia di produttore automobilistico, quando il Vicesindaco della Città disse: "Fosse stato per me, il Salone non ci sarebbe mai stato. All'ultima edizione, ho sperato che arrivasse la grandine e se lo portasse via. Sono stato addirittura io a mandare i vigili per multare gli organizzatori".
Questa è la politica di accoglienza del mondo dell'automotive riservata dal Movimento 5 Stelle a Torino! Ricordo anche quando proponevano di ampliare le ZTL dalle 7.30 del mattino alle 19.30, mettendole evidentemente a pagamento, oppure quando la Sindaca Appendino diceva: "Dobbiamo penalizzare il centro. Per le compere comode, c'è il centro commerciale o il commercio online", dimostrando quindi non solo inattitudine a provare attenzione per l'industria automobilistica, ma anche e soprattutto per il commercio di vicinato! Chiudo davvero, Presidente, salutandovi, ringraziandovi per l'attenzione dicendo che, come si dice, anche un orologio rotto due volte al giorno segna l'ora esatta, quindi ha ragione la Consigliera Disabato nell'affermare che noi stiamo scrivendo il futuro. Vero, ma in realtà noi stiamo riscrivendo. Prima di tutto, abbiamo il dovere di riscrivere un presente che voi avete scritto! Ringrazio la Vicepresidente Chiorino per aver finalmente introdotto un cambio di visione, perché è vero che la cassa integrazione è una cura, è verissimo che è una cura, ed è per questo che abbiamo introdotto, accanto alla voce ammortizzazione, la voce formazione, perché più formazione vuol dire più competitività e più competitività vuol dire più lavoro.
Questa è una misura che, accanto ad altre due - penso a Sviluppo Impresa Piemonte e a Fondo Sviluppo e Rilancio - non è una forma di reddito di cittadinanza nascosta sotto altri titoli. Evidentemente dimostra che la nostra è una visione pragmatica, sociale, patriottica e di ciò che è mancato finora.
Grazie.
PRESIDENTE
Se non ho calcolato male, può anche darsi, la rimanenza del tempo a disposizione per l'opposizione è di 30 secondi, non di più.
(Commenti fuori microfono)
PRESIDENTE
Non credo di poter decidere la convocazione della Capigruppo oggi credo di poter soltanto dare la parola per le conclusioni finali alla Vicepresidente della Giunta.
Vedo che è concordato.
(Tutti i Consiglieri appartenenti alle forze di opposizione abbandonano l'aula alle ore 16.21 tranne il Presidente Ravetti che continua a presiedere la seduta)
PRESIDENTE
Non so se volete mettere in difficoltà l'Ufficio di Presidenza, ma l'Ufficio di Presidenza segue una scaletta definita, non segue il cuore quindi devo dare la parola alla Vicepresidente Chiorino.
CHIORINO Elena, Vicepresidente della Giunta regionale
Ringrazio tutti gli intervenuti in questo Consiglio regionale. Gli spunti emersi sono stati tanti e importanti. Mi sento di dire, come Giunta di centrodestra e come convinti produttivisti con un'attenzione all'ambiente e all'ecologia, che si deve prevedere anche la sostenibilità economica e sociale, non solo quella ambientale.
Riteniamo da sempre, e lo confermiamo nelle misure e nelle azioni che stiamo portando avanti, che vogliamo continuare a lavorare per superare quel conflitto sociale che troppo spesso qualcuno tenta di porre in essere pensando che quando si supporta l'impresa si stanno supportando anche i lavoratori, perché se sparisce l'impresa con operazioni di decrescita felice, sparisce anche il dato occupazionale, così come è avvenuto.
Abbiamo una visione che in questo momento vuole essere, sì, di fiducia ma di prudente fiducia ai segnali che anche Stellantis sta portando ai vari tavoli. Non siamo mai stati particolarmente teneri in questi termini, ma dall'altra parte, siamo Istituzioni e dobbiamo cercare di essere a fianco di chi vuole qui produrre, investire e continuare a garantire lavoro.
Sono molto d'accordo quando il Consigliere Rossi fa un appello a tutti quanti chiedendo: "Siamo seri". Sì, abbiamo proprio bisogno di essere tutti quanti seri.
Ho sentito anche l'intervento della Consigliera Pentenero, secondo cui l'auto deve essere trainante. Siamo molto d'accordo sul fatto che la manifattura debba essere trainante, ma il programma della coalizione di centrosinistra dice di favorire un sempre maggior ricorso ai servizi del trasporto pubblico locale e della mobilità condivisa in luogo dell'uso dell'auto e che l'industria automobilistica deve adattarsi verso l'uso di veicoli più ecologici e sostenibili, fino ad arrivare all'obiettivo generale di ridurre l'utilizzo e il possesso delle auto.
Penso che un po' di coerenza dovremmo metterla tutti a disposizione dei cittadini piemontesi che qui rappresentiamo.
Per quanto riguarda le misure, è stato detto che non c'è nessuna novità.
Guardate, se queste non sono novità, non si capisce perché non sono state fatte prima. Mirafiori è in cassa integrazione da 18 anni, per cui mi pare che altre Giunte avessero modo di attuare le misure che stiamo andando a presentare oggi.
Anche in questo caso, quando si ragiona sul Green Deal, abbiamo sentito parlare continuamente di monopattino elettrico, di decrescita, di date che erano improponibili per tutti, con obiettivi che lo stesso Chicco Testa Presidente di Assoambiente, evidenzia in un recente articolo che si è avuto esattamente l'effetto contrario, ovvero l'Europa è sempre più dipendente dalla Cina. La Cina e l'Europa hanno incrementato le emissioni di gas climalteranti: non lo dice il centrodestra, ma il Presidente di Assoambiente, Chicco Testa.
Il Consiglio di oggi ci porta a continuare a lavorare con coerenza per garantire il miglior futuro possibile ai nostri figli, lavorando a gestire nel miglior modo possibile il presente, affinché il futuro sia di produzione, di produttività e di crescita e non, come qualcuno ha predicato per anni, di decrescita infelice.
Se oggi è stato convocato il Consiglio regionale sulla crisi dell'automotive è perché, evidentemente, anche altre parti politiche si sono rese conto che quella decrescita tanto ambita, unita al reddito di cittadinanza, ha portato a una crisi che oggi lavoriamo a governare per fare in modo che ci sia il rilancio di tutta la nostra regione e di tutta la nostra Nazione.
Grazie.
PRESIDENTE
Grazie, Vicepresidente Chiorino.
La seduta è tolta.
(La seduta termina alle ore 16.24)