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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE NICCO
(La seduta inizia alle ore 9.47)
PRESIDENTE
La seduta è aperta.
Condizioni di lavoro della Polizia Penitenziaria sul territorio della
PRESIDENTE
Regione Piemonte
PRESIDENTE
L'odierna seduta è stata convocata ai sensi dell'articolo 53 del Regolamento, anche in attuazione della mozione n. 1159, approvata il 9 maggio 2023, che prevede che venga convocato annualmente un Consiglio regionale aperto sul tema delle condizioni di lavoro della polizia penitenziaria.
In base alla previsione del citato articolo 53 del Regolamento, l'elenco dei soggetti invitati è stato approvato dall'Ufficio di Presidenza e ulteriormente sottoposto alla Conferenza dei Presidenti dei Gruppi consiliari.
Ringrazio fin da ora i soggetti esterni che hanno confermato la presenza e la volontà di intervenire, consentendo quindi a questo Consiglio di svolgere un importante momento di ascolto sulla tematica all'ordine del giorno.
Propongo, in apertura di seduta, di dare la parola all'Assessore Elena Chiorino, cui seguiranno gli interventi dei soggetti esterni, sulla base della scaletta che trovate caricata sul supporto sedute istituzionali, in corrispondenza dell'odierna seduta.
A seguito, avranno luogo gli interventi dei Consiglieri regionali, secondo i tempi attribuiti a ciascun Gruppo; anche tale documento è consultabile sulla intranet consiliare e chiedo pertanto fin da ora ai colleghi che intendono intervenire di darne indicazione alla Presidenza.
Alle ore 13 e, comunque, in base all'andamento degli interventi, si svolgerà una Conferenza dei Presidenti di Gruppo per le valutazioni in merito a un prossimo Consiglio regionale aperto sul tema della crisi dell'automotive in Piemonte.
Cedo, quindi, la parola all'Assessore Elena Chiorino per l'intervento introduttivo.
CHIORINO Elena, Assessore regionale
Poco più di un anno fa, in quest'aula, venivano per la prima volta audite le rappresentanze delle organizzazioni sindacali della Polizia Penitenziaria al fine di monitorare e promuovere la sicurezza e la salute all'interno delle carceri.
La sicurezza e la salute degli agenti di Polizia Penitenziaria, così come per qualunque lavoratore coinvolto negli istituti di pena, è per noi una priorità. In quel medesimo contesto, dalle audizioni emergevano diversi temi rispetto ai quali il Consiglio regionale ritenne di approvare più mozioni. Tra queste la mozione n. 1159 del 2023, che prevede che l'audizione sia convocata con cadenza annuale.
Oggi siamo qui per questo, per lavorare a garantire ai nostri uomini e donne in divisa la massima vicinanza delle istituzioni, che deve tradursi in azioni di supporto al vostro operato, perché siete voi, ogni giorno, che garantite la nostra sicurezza.
Per questo, non saremo mai sufficientemente grati agli agenti della Polizia Penitenziaria, così come a tutte le Forze dell'ordine, ma anche con queste occasioni cerchiamo di trasmettere a tutti i cittadini qual è il lavoro silenzioso che uomini e donne in divisa svolgono ogni giorno con impegno abnegazione e, spesso, in condizioni drammaticamente difficili.
Nella scorsa audizione emersero diverse esigenze e in questa mia introduzione voglio citarne solo alcune, per poi approfondirle nel corso dei lavori di questa giornata.
Emerse, ricordavo, l'esigenza di supporto psicologico per gli agenti della Polizia penitenziaria. Sappiamo, nell'attività di monitoraggio che stiamo portando avanti, che il Governo ha stanziato, sul 2024, un milione di euro per progettualità dedicate.
Emerse la difficoltà dovute alla carenza di personale e sappiamo che anche su questo c'è stato un intervento del Governo.
È emersa l'esigenza di protocolli puntuali e sappiamo che sono stati prodotti.
Emerse l'esigenza di formazione. Anche qui, la Regione ritiene di poter portare oggi i risultati del lavoro che avete giustamente sollecitato a tutti i livelli istituzionali.
Per quanto riguarda gli incrementi degli agenti di Polizia penitenziaria in Piemonte sono stati, proprio nel corso del 2023, per quanto riguarda agenti e assistenti: sulla Casa Circondariale di Alessandria due unità; Casa di Reclusione di Alessandria, sei unità; Casa di Reclusione di Asti, quattro unità; Casa Circondariale di Biella, 11 unità; Casa Circondariale di Cuneo 11 unità; Casa circondariale di Ivrea, 12 unità; Casa di Reclusione di Saluzzo quattro unità; Casa Circondariale "Lorusso e Cutugno" di Torino, 13 unità; Casa Circondariale di Vercelli, sei unità.
Gli incrementi del 2024: sulla Casa di Reclusione di Alessandria San Michele, dieci unità; Casa di Reclusione di Asti, 11 unità; Casa Circondariale di Biella, 18 unità; Casa Circondariale di Cuneo, 25 unità Casa Circondariale di Ivrea, una unità; Casa Circondariale di Novara, due unità; Casa di Reclusione di Saluzzo, cinque unità; Casa Circondariale "Lorusso e Cutugno" di Torino, 30 unità; Casa Circondariale di Verbania due unità; Casa Circondariale di Vercelli, sette unità.
Sappiamo anche che il 22 luglio ha preso avvio il 184° corso di formazione di 1.358 allievi agenti, con l'immissione in ruolo previsto entro gennaio 2025, così come sarà attuato un piano di mobilità ordinaria collegato alle assegnazioni dei neo agenti, con un conseguente ulteriore incremento della dotazione degli istituti penitenziari in sofferenza.
A questi numeri sappiamo che si aggiungono 29 nuovi ispettori dal novembre del 2022, oltre ai concorsi in atto, e che nel periodo di riferimento sono stati assegnati al Piemonte 93 sovrintendenti.
Per quanto concerne la formazione e l'inserimento al lavoro nelle carceri lo sportello "Lavoro e carcere" ha previsto un investimento di tre milioni di euro e i destinatari che hanno beneficiato della misura sono 1.134.
Nello specifico, 1.122 persone hanno beneficiato di orientamento professionale; 994 persone hanno beneficiato di consulenza orientativa specialistica; 805 persone hanno beneficiato di ricerca attiva e accompagnamento al lavoro; 203 persone hanno beneficiato del servizio di identificazione delle competenze finalizzato a ricostruire le esperienze più significative maturate dalla persona; 27 hanno beneficiato del servizio di validazione delle competenze; 269 sono stati inseriti in percorsi di orientamento socio-educativo, recupero dell'autostima e rinforzo del s orientamento alle risorse del territorio e 288 persone sono state inserite in laboratori e seminari formativi.
I tirocini avviati sono 223; le persone avviate al lavoro, inclusi i tirocini, sono 407 e alla data del 31-12-2023 lavorano 105 persone.
Da una più approfondita analisi rispetto ai destinatari, si osserva che il 64% è di nazionalità italiana, il 30% extracomunitari, il 7% proviene da paesi comunitari.
In merito all'età, la quasi metà dei destinatari, il 41%, ha tra i 25 e i 39 anni, il 29% tra i 40 e 49 anni, il 24% oltre 49 anni.
I dati sul grado di istruzione ci rivelano che il 67% dei destinatari ha terminato la scuola media, il 14% ha conseguito la licenza elementare, 9 il diploma, il 5% ha una qualifica professionale e il 3% dei destinatari è laureato. In media, e fino al 2023 come anno di riferimento strutturato sono stati coinvolti più di 600 detenuti ogni anno, per un totale di 4.379 detenuti. Sono, invece, complessivamente 3.664 le persone che nel lasso di tempo considerato si sono formate, non conteggiandole, quindi, più volte nei diversi anni.
Questi sono soltanto alcuni dei numeri che ci teniamo a evidenziare in apertura di questa giornata, per dire che stiamo cercando di dare le risposte che gli agenti della Polizia Penitenziaria ci chiesero nella scorsa audizione. Auspico che, oggi come allora, anche il Consiglio odierno possa dare degno rilievo al lavoro che ogni giorno svolge la Polizia Penitenziaria e che, conseguentemente, si attivino tutte quelle misure che possono essere di supporto al loro prezioso lavoro che, ci tengo a ribadire, si traduce ogni giorno in garanzia di sicurezza per tutti noi e per tutti i cittadini.
Grazie, Presidente.
PRESIDENTE
Grazie, Assessore Chiorino.
Iniziamo l'audizione con gli interventi dei soggetti esterni invitati.
Il primo nell'elenco è il Segretario regionale SAPPE, dottor Vicente Santilli, che invito a prendere la parola.
SANTILLI Vicente
Buongiorno, Presidente, e buongiorno a tutti i Consiglieri.
Grazie per l'invito.
È la seconda volta che il SAPPE è invitato in Consiglio regionale per discutere delle problematiche del corpo della Polizia Penitenziaria. Il primo è avvenuto ad aprile dell'anno scorso e, se mi guardo indietro, di cose ne sono successe: rivolte, incendi, aggressioni, gli ultimi disordini ieri a Cuneo. Nulla è cambiato e il dato oggettivo è che il personale di Polizia Penitenziaria è stremato da logoranti ritmi di lavoro e dalle ripetute aggressioni sia fisiche sia verbali nei confronti del personale.
L'organizzazione di tutti i padiglioni detentivi, è inutile negarlo, è caotica e presenta una gestione della popolazione detenuta molto complessa.
L'ondata di violenza presso i nostri penitenziari è una problematica che negli ultimi anni sta crescendo quasi indisturbata. A ciò si aggiunga la presenza di detenuti psichiatrici: la più importante emergenza negli istituti di pena. La riforma che aveva previsto la chiusura di OPG, gli ospedali psichiatrici giudiziari, non ha indicato valide alternative: infatti, è stata bocciata anche dalla Corte Costituzionale.
Il passaggio delle competenze della sanità penitenziaria alle Regioni ha fortemente peggiorato la situazione. Analizzando la questione, c'è una forte carenza di operatori sanitari, medici, psichiatri: è uno degli aspetti focali.
Per non parlare dell'introduzione delle nuove figura, le REMS (in Piemonte ne abbiamo solo due), residenze esterne per l'esecuzione delle misure di sicurezza, strutture destinate all'accoglienza e alla cura degli autori di reato affetti da disturbi mentali, che andrebbero potenziate.
La carenza strutturale dei posti disponibili presso queste strutture si sta traducendo in un aumento esponenziale di soggetti con problemi di natura psichiatrica all'interno delle carceri, i quali chiaramente manifestano una totale avversione nei confronti del regime detentivo.
È opinione di questo sindacato che i soggetti affetti da patologie necessitano di reparti specializzati al trattamento della loro patologia anche in strutture che definiamole intermedie alle REMS, atte a garantire un trattamento sanitario più idoneo.
Purtroppo, lo stato dell'arte è che i penitenziari nel nostro Paese sono investiti da vari fattori. Da una parte, abbiamo un innalzamento del sovraffollamento dei detenuti e, dall'altra, una mancanza di personale strutture fatiscenti, la carenza di risorse economiche e poi anche le discutibili scelte gestionali degli organi del dipartimento.
In Piemonte non abbiamo comandanti di reparto titolari e quelli che sono presenti vengono mandati via; l'ultimo caso è avvenuto presso l'istituto penitenziario di Novara.
È fondamentale dare corso a riforme davvero strutturali del sistema penitenziario dell'esecuzione della pena, a cominciare dall'espulsione dei detenuti stranieri che si rendono protagonisti di eventi critici e di violenze durante la detenzione.
Centrale è anche il problema della droga in carcere, come anche l'introduzione dei telefonini da parte della criminalità organizzata mediante l'utilizzo di droni, quasi sempre più frequente. Purtroppo, per quanto riguarda i telefonini, l'introduzione del reato specifico nel nostro Codice penale non ha sortito gli effetti sperati; l'unico deterrente possibile è schermare gli istituti di pena.
Bisogna procedere a una maggiore assunzione di agenti di polizia considerato che ogni anno vanno in pensione più poliziotti rispetto a quelli che riusciamo ad assumere.
Poi, ritornando al tema della consistenza dei detenuti presso il carcere dalla rilevazione del 14 ottobre risulta che i detenuti presenti nel nostro Paese sono 61.912, rispetto a una capienza regolamentare che è di circa 51.199, quindi c'è un divario di 10.000 posti. Inoltre, in Piemonte, allo stato sono presenti nelle nostre carceri 4.365 detenuti, quando la capienza regolamentare è di 3.720.
I dati parlano.
È evidente che la tensione e lo sconforto sui luoghi di lavoro sono palpabili ed è grave che a pagarne lo scotto sia sempre la Polizia Penitenziaria.
Servono, quindi, riforme che garantiscano la certezza della pena, perché il carcere non può essere il solo e unico deterrente. Serve limitare il sovraffollamento mediante il potenziamento del personale, vale a dire incentivando le misure alternative al carcere per favorire il recupero e la riabilitazione di queste persone, specialmente per quanti condannati per reati di lieve entità legati alla droga.
A mio avviso, certo, rimane difficile immaginare un futuro senza carcere.
Le proposte indicate non sono di una complessità straordinaria, sono idee conseguibili atte a favorire in modo positivo l'attività della Polizia Penitenziaria e di tutti gli operatori che lavorano all'interno delle carceri.
Grazie, Presidente, e buon lavoro a tutti.
PRESIDENTE
Grazie a lei, dottor Santilli.
Chiamo a intervenire il Vicesegretario generale OSAPP, dottor Maurizio Dalmasso.
Ricordo che il tempo a disposizione è di cinque minuti.
DALMASSO Maurizio
Buongiorno a tutto il Consiglio regionale e a tutti i presenti.
Grazie per questo incontro, che abbiamo fortemente voluto come sindacato.
Mi chiamo Maurizio Dalmasso, sono il Vicesegretario regionale dell'OSAPP e provengo da Cuneo. Porto con me i segni della rivolta che è avvenuta nella giornata di ieri.
La situazione rispetto all'ultimo incontro del 2023 non è mutata per niente, anzi, perché le problematiche si sono ulteriormente e drammaticamente amplificate e aggravate.
Ricordo brevemente che gli istituti penitenziari di Aosta, Ivrea, Biella Novara, Verbania, Saluzzo, Fossano e uno dei due istituti di Alessandria sono attualmente privi di comandanti di reparto titolari, nonostante siano presenti, in ambito nazionale, ben 234 dirigenti, dirigenti aggiunti e ben 127 primi dirigenti di Polizia Penitenziaria, a fronte di poco più di 190 istituti distribuiti sull'intera penisola.
Ci preoccupa la situazione di Novara dove, allo stato attuale, le funzioni di comando vengono svolte da un ispettore, perché il comandante titolare è stato distaccato alla scuola di formazione di Verbania, dove sono già presenti altri due dirigenti.
Mi sia consentita la celia: questa marea di dirigenti sono tutti accatastati nel palazzo? La mancanza di un comandante di reparto in un istituto significa mancanza di direttive operative per il personale per gestire gli eventi critici che stanno caratterizzando, ormai in modo prevalente pressoché quotidiano, la vita penitenziaria all'interno degli istituti.
Anche la mancanza del ruolo di ispettori sovrintendenti, che appartengono al ruolo intermedio, crea seri problemi all'interno degli istituti. Si pensi che, a fronte di un organico previsto dal PCD 12 luglio 2023 di 358 ispettori per tutti gli istituti del Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta sono presenti solamente 181, distribuiti in ben 22 carceri, pari a una carenza totale di 177 unità, ovvero il 50%.
Il Dipartimento ha inviato per circa due anni, e ancora oggi continua a inviare a missione forfettaria, un comandante, sei ispettori e diversi agenti di Polizia Penitenziaria, per un compenso giornaliero di 110 euro oltre a regolare stipendio, per una spesa complessiva che supera il milione di euro. Cosa non avvenuta in altri istituti, quali Torino e Cuneo dove citando quest'ultimo esempio, è rimasto in servizio un solo ispettore su un totale di 21 previsti: ospita più di 400 detenuti e a breve raggiungerà un totale di 450, di cui 90 ristretti in regime di 41 bis.
Tale grave carenza di organico, che a livello nazionale si attesta a circa 11 mila unità, è aggravata dalla mancanza di funzionari giuridico pedagogici e sanitari, nonché la confusione organizzativa del DAP, con particolare riferimento al capo del personale, che ancora oggi non nomina i comandanti di reparto. Non ne comprendiamo le ragioni.
Il personale non è adeguatamente supportato nelle direttive dell'agire quotidiano, determinato, infatti, da turni massacranti e stressanti che vanno ormai dalle otto ore sistematiche di lavoro al giorno, rispetto alle sei previste, fino a 16-20 ore di lavoro continuative. Il conseguente stress psicofisico mina gravemente la salute dei poliziotti e crea disagio nelle loro famiglie e nei loro figli, perché questa devastante situazione li rende ostaggi delle continue criticità lavorative.
In tutto questo, la politica non può rimanere silente e indifferente. La situazione è drammatica e abbiamo assistito a rivolte violente presso gli Istituti di Torino, nel carcere minorile Ferrante Aporti, nelle Case circondariali di Cuneo, Vercelli e Aosta. Queste recenti rivolte hanno causato danni ingentissimi: nel carcere minorile, addirittura, sono state avviate le procedure disciplinari per i malcapitati agenti presenti in servizio in quella maledetta notte infernale.
Assistiamo inermi a detenuti che salgono sui tetti, sui muri del cortile dei passeggi a Ivrea, Biella, Alessandria, Vercelli, Cuneo e Novara, pur di ottenere il trasferimento in altre strutture a loro più gradite. La situazione è aggravata, inoltre, dalle continue aggressioni in danno al personale di polizia e agli altri operatori che lavorano negli istituti e che non dobbiamo dimenticare (educatori, volontari, medici, infermieri direttori). Basti pensare che a Torino, dal 2024 le aggressioni sono salite a 48, con ben 72 agenti feriti. Vi sono casi come Ivrea, Asti, Saluzzo Vercelli, Biella e Cuneo, dove un detenuto magrebino ha gettato olio bollente contro il personale o un detenuto psichiatrico ha perforato il timpano e lesionato la mascella con uno schiaffo a un giovane agente con meno di tre mesi di servizio, causando danni permanenti.
L'escalation di violenze è in drastico aumento, tant'è che le aggressioni nel mese di giugno sono stati 11, nel mese di luglio 17, nel mese di agosto 17 e nel mese di settembre 29 (attendiamo i dati di ottobre, ma temiamo non siano diminuite).
I dati di detenuti stranieri ospitati presso le strutture di Torino Alessandria, Vercelli e Cuneo (che detengono il record di eventi critici gravi) sono allarmanti rispetto agli altri di nazionalità italiana: Don Soria 54; Biella 53; Torino 47; Vercelli 52 e Cuneo detiene il record con il 68% di detenuti stranieri.
Bisogna urgentemente intervenire sul sistema sanitario della medicina penitenziaria, perché sono in drastico aumento i soggetti psichiatrici che dovrebbero essere curati in luoghi esterni come comunità e REMS, che sono pochi e strapieni di persone in cura, anziché lasciati soli nelle celle intramuraria e privi di riferimenti sanitari, con gli agenti costretti a fare da badanti e a subire violenze e invettive gratuite. Ciò in considerazione, inoltre, del fatto che i detenuti, a fronte di un eccessivo buonismo, spadroneggiano a tutto campo, liberi di gironzolare nelle sezioni vessando anche i detenuti più deboli, fragili e indifesi.
In considerazione della gravità, chiediamo alla politica aiuto, affinch intervenga urgentemente e non resti indifferente, prestando attenzione alle nostre grida di allarme, perché il carcere è di tutti e non solo della Polizia Penitenziaria.
Chiudo con una provocazione chiedendo, come già reiteratamente richiesto dall'OSAPP al Presidente del Consiglio Meloni e al Ministro Nordio, che venga dichiarato lo stato di emergenza nelle carceri, con la nomina di un commissario straordinario e l'intervento militare dell'Esercito con l'operazione "Strade sicure" per presidiare l'area esterna degli istituti più problematici, così come è avvenuto presso la Casa circondariale di Nuoro.
Vi invitiamo a venire a trascorrere una giornata intera negli istituti, a fianco dei poliziotti e percepire con mano la veridicità di quanto dichiarato oggi e della gravità della situazione.
Grazie a tutti.
PRESIDENTE
Grazie, dottor Dalmasso.
Inviterei a entrare il componente della Segreteria regionale della POLPEN UIL-PA, dottor Antonio Napoli.
Le ricordo che ha cinque minuti per l'intervento.
NAPOLI Antonio
Buongiorno a tutti, buongiorno, Presidente, e buongiorno onorevoli Consiglieri.
I colleghi che mi hanno preceduto hanno rappresentato in maniera alquanto esaustiva la problematica degli istituti penitenziari della Regione Piemonte e si sono soffermati su aspetti importanti, come la carenza d'organico e il sovraffollamento.
Chiedo la vostra attenzione sottolineando un aspetto, trattato anche dai miei colleghi, che ritengo fondamentale, e penso che quest'Aula sia il luogo consono per poterne parlare: il problema della sanità penitenziaria e della gestione della sanità penitenziaria.
I colleghi che mi hanno preceduto hanno evidenziato le problematiche che oggi viviamo negli istituti penitenziari nella gestione dei detenuti psichiatrici, ma non solo.
La gestione della sanità penitenziaria, per quanto mi riguarda e dai dati che abbiamo in nostro possesso, è un elemento che determina l'evento critico per l'80%, quindi è una problematica che dovrebbe essere affrontata dalla Regione e dovrebbe trovare soluzioni, in quanto lo status in vincoli del soggetto detenuto necessariamente determina una gestione - lo dico da cittadino - diversa da quella che è il libero cittadino. A nostro avviso bisogna concentrarsi su questo aspetto, bisogna trovare soluzioni, anche con una certa urgenza, perché la carenza di specialisti all'interno della maggior parte degli istituti penitenziari determina una movimentazione esponenziale di soggetti detenuti e non soltanto di detenuti cosiddetti comuni, ma anche di detenuti ad alta sicurezza.
Ci sono due istituti che ospitano detenuti al 41 bis (Novara e Cuneo); ci sono istituti come quelli di Saluzzo e Asti, che sono a gestione detenuti ad alta sicurezza. Bisognerebbe, quindi, rivedere ed eventualmente aprire un tavolo di confronto tra Amministrazione penitenziaria regionale e Assessorato alla sanità della Regione per cercare di sottoscrivere un protocollo che abbia delle finalità specifiche rispetto alla gestione della sanità penitenziaria; dei protocolli che permettano non dico corsie preferenziali ma, comunque, che consentano la gestione del soggetto detenuto una volta che si reca presso un ospedale, perché è un problema di ordine pubblico velocizzare le operazioni di accertamenti diagnostici cui vengono sottoposti i detenuti.
Di contro, questo si potrebbe ovviare se venissero ampliate le dotazioni all'interno degli istituti penitenziari rispetto ai vari locali adibiti a questo settore, quindi le infermerie. Non ci sono specialisti; gli specialisti che fanno ingresso negli istituti penitenziari sono veramente pochi, in alcuni istituti addirittura zero; in qualche istituto troviamo il dentista e, forse, l'ortopedico.
Vi renderete conto che la gestione sanitaria del soggetto determina necessariamente la traduzione del detenuto presso gli ospedali cittadini.
Quindi, per quanto ci riguarda, è anche un problema di ordine pubblico.
Su tale questione, essendo di competenza della Regione, credo sia necessario porre l'accento per trovare, insieme con l'Amministrazione penitenziaria, una soluzione a questo tipo di problema, al quale naturalmente, si aggiunge quello prevalente della gestione dei detenuti che hanno problemi psichiatrici.
Cosa ha determinato la chiusura dei famosi manicomi? Ha determinato che il soggetto (quindi, anche negli ospedali giudiziari) che commette il reato mentre prima veniva curato in un istituto attrezzato per l'occasione, oggi invece si trova a essere gestito negli istituti penitenziari che naturalmente, hanno un'altra mission e un altro obiettivo. Il trattamento su un soggetto del genere credo sia un obiettivo da scartare a priori perché c'è bisogno di cure, perché è una persona malata che va curata.
Bisogna rivedere le indicazioni della legge di riforma che ha passato, per quanto riguarda la sanità penitenziaria, alle ASL e alle Regioni la competenza su questa materia.
Secondo noi, andrebbe ricercata una soluzione e anche con una certa velocità, perché ormai le situazioni sfociano in quello che è stato l'ultimo episodio di ieri sera di Cuneo, dove un certo numero dei detenuti si è interamente impossessato di una sezione e ha tenuto sotto scacco per l'intera giornata i miei colleghi e anche le altre forze di polizia.
Queste sono le situazioni che non dico che intervenendo sulla questione sanitaria si risolvono, ma sicuramente darebbero una mano a una gestione un po' più tranquilla rispetto a quello che viviamo oggi negli istituti penitenziari.
Ringrazio di nuovo l'Aula per l'attenzione e per l'opportunità; spero che nel prossimo incontro possiamo fare una valutazione diversa sui risultati che si sono raggiunti.
PRESIDENTE
Grazie, dottor Napoli.
Chiamo ora a intervenire il Segretario regionale SINAPPE, dottor Raffaele Tuttolomondo.
TUTTOLOMONDO Raffaele
Buongiorno, Presidente; buongiorno a tutta l'Assemblea.
Ringrazio fortemente la Regione Piemonte per dare finalmente spazio alla Polizia Penitenziaria, cioè ai rappresentanti dei lavoratori, anche in queste sedute.
Parto dal presupposto che all'interno delle strutture penitenziarie le problematiche sono molteplici, principalmente per quanto riguarda la Polizia Penitenziaria.
Nonostante gli sforzi che stanno facendo riguardo al riconoscimento della sigla sindacale che rappresento (SINAPPE) e i grossi sforzi dell'attuale Governo per dare immagine al Corpo di Polizia Penitenziaria, purtroppo andiamo a registrare episodi come quello di ieri avvenuto nella realtà di Cuneo; episodi che temo si presenteranno ancora, principalmente a causa dell'attuale sovraffollamento a livello nazionale della popolazione detenuta, che abbraccia il 30% di detenuti extracomunitari, che sono quei soggetti cui non interessa partecipare alla risoluzione anticipata, bensì distruggere realtà dello Stato italiano come quella di ieri: ricordo che il quarto piano della realtà di Cuneo è totalmente disastrato.
Quindi, quello che possiamo chiedervi è di fare da portavoce con il Governo, che è già a conoscenza e che sta già operando in questo senso.
Forse è il caso che i detenuti facinorosi che non vogliono stare nella nostra Nazione e rispettare le nostre regole vadano a scontare la pena nella loro realtà, affinché ci si possa dedicare al trattamento vero e proprio del detenuto, così come a quello che sarà il discorso lavorare in sicurezza e dare dignità e immagine al Corpo di Polizia Penitenziaria.
È inutile dire che quello che rappresentiamo in questa sede si pu risolvere, come la carenza del personale, degli ispettori e dei sovrintendenti all'interno della gestione e la cattiva gestione degli stessi, con personale anziano che ha deciso, nelle realtà dove purtroppo si registra malessere (Cuneo, Biella, Alessandria e altre realtà) di presentare domanda di trasferimento. Viene avvicendato e, come ha rappresentato poc'anzi la Vicepresidente Chiorino, c'è stato anche un piccolo incremento di ogni realtà penitenziaria.
Stiamo dando la gestione in mano ad agenti ancora in rodaggio - scusate il termine - perché dovrebbero essere affiancati da agenti anziani, ma gli agenti anziani, purtroppo, non sono presenti negli istituti. È una macchina, ma quando manca un ingranaggio non può andare avanti e non pu gestire questi detenuti facinorosi che sembrano aver capito come funziona il sistema penitenziario e fin dove possono arrivare, anche se poi vanno oltre. L'hanno dimostrato ieri, lo dimostreranno oggi e continueranno a dimostrarlo.
È inutile dire che in questa sede possiamo risolvere il problema dei turni massacranti.
Poco fa parlavo con il collega che è stato ieri a Cuneo: ha lavorato 18 ore, ma possiamo registrare anche 24 ore continuative all'interno dell'istituto, perché purtroppo si va oltre il discorso delle ore lavorative. Ormai lavorare otto ore è diventato un optional, nonostante il nostro contratto sia di 36 ore settimanale.
Voglio precisare, e lo chiedo fortemente a questa Giunta, che nelle strutture penitenziarie abbiamo detenuti problematici non idonei a stare nelle strutture penitenziarie, perché non siamo né formati né preparati a gestire questi detenuti con problemi psichiatrici, che non capiscono cosa significa aggredire un agente o distruggere le celle e che, comunque, non possiamo assolutamente gestire. L'impegno che vi chiedo è di attivare tramite il Governo, dei protocolli per fare strutture più adeguate.
Una seconda questione, già precedentemente rappresentata all'Assessore alla sanità come SINAPPE, è che durante la giornata ci troviamo a far uscire numerosi detenuti con codice rosso. Purtroppo, quando la Polizia Penitenziaria arriva nel pronto soccorso di un ospedale, magicamente diventa codice bianco; pertanto, dopo l'orario di servizio, la polizia penitenziaria si trova a lavorare oltre le sei ore, fino ad arrivare a un massimo di 18 (è capitato ed è dimostrabile).
Faccio un esempio: se il detenuto deve uscire, deve uscire per valide ragioni perché, per garantire la sicurezza degli istituti, quando escono non possiamo risparmiare sul personale. Perché fare visite specialistiche all'esterno quando si potrebbero fare all'interno degli istituti? Questo dopo il nostro reclamo, in qualche realtà è già successo. Ci sono visite specialistiche all'interno delle strutture penitenziarie, ma purtroppo non basta. Non basta.
PRESIDENTE
La prego di concludere, dottor Tuttolomondo.
Grazie.
TUTTOLOMONDO Raffaele
Concludo ringraziandovi e spero che questo nostro intervento possa fare frutto, come ha fatto frutto negli anni precedenti grazie alla Vicepresidente Elena Chiorino.
PRESIDENTE
Grazie a lei.
La parola al Dirigente sindacale CNPP, dottor Luciano Scidà.
SCIDÀ Luciano Buongiorno. Ringrazio il Presidente e il Consiglio tutto per l'invito.
Porto i saluti a tutti i presenti dei segretari nazionali della mia sigla sindacale, Peppe Di Carlo e Mimmo Pelliccia.
I miei predecessori hanno già ben delineato le problematiche del corpo di Polizia Penitenziaria, note in tutta la nazione. La Polizia Penitenziaria rappresenta lo Stato italiano, quindi qualsiasi Governo che si è succeduto nel tempo. Oggi, nonostante le problematiche che hanno delineato i colleghi che mi hanno preceduto, ci sentiamo abbastanza più tranquilli rispetto a poco tempo fa visto che, da poco tempo, il Sottosegretario con delega alla Polizia Penitenziaria è molto presente nei confronti del personale.
Tuttavia, nonostante il suo impegno, sono molte le difficoltà che abbiamo in Piemonte, a partire dalla carenza di comandanti sia degli istituti sia dei vari nuclei traduzioni e piantonamenti. Molti comandanti hanno il doppio incarico: comandante di un istituto e comandante di un nucleo diverso da quello dell'istituto.
Altre problematiche che qualche collega aveva accennato prima sono l'introduzione dei telefonini e delle sostanze stupefacenti, di cui sono un testimone reale. Lo scorso anno ho fatto la scelta di lasciare la mia terra (si sente benissimo che sono calabrese) per trasferirmi in Piemonte e nella Casa di reclusione di Asti, dove ci sono solo detenuti ad alta sicurezza ho sequestrato circa 150 telefonini, oltre a sostanze stupefacenti.
Ripeto, la politica ci ha dato una grossa mano su questo. Parte dell'introduzione dei telefonini avveniva tramite droni e oggi, ad Asti come in altri istituti del Piemonte, è stato inserito un sistema anti droni che sembra funzionare (parlo di Asti perché è la realtà che conosco più di altre).
Nonostante condivida in pieno quello che ha detto l'Assessore Chiorino quando ha parlato di incremento del personale, quegli incrementi sono solo sulla carta. Spiego il perché. Spesso il personale che viene assegnato negli istituti viene poi distolto per gli uffici periferici: provveditorati, dipartimenti e quant'altro. Ecco perché ci sono queste carenze. E tanti colleghi, appena arrivano nell'istituto penitenziario e vedendone le difficoltà, accentuate anche dall'introduzione del reato di tortura, scelgono di passare ad altre forze di polizia.
Per la Casa circondariale di Asti emerge il problema dei cinofili, fiore all'occhiello dell'amministrazione penitenziaria. L'istituto ha una grossa difficoltà perché, nonostante il personale dei cinofili sia alle dipendenze del DAP, attualmente è ancora in carico alla direzione. Per chi non conosce le dinamiche significa che, se il personale assegnato ad Asti è di 50 unità, 12 sono cinofili, ma i cinofili non lavorano nell'istituto.
Altra problematica cui penso che questo Consiglio possa dare una mano è quella delle strutture penitenziarie, molte non in linea con le leggi esistenti. Faccio l'esempio, ripeto, di Asti che conosco: nelle celle manca l'acqua calda, nonostante il regolamento preveda che ci debba essere l'acqua calda in tutte le camere detentive.
Pertanto, si chiede un intervento unico da parte di tutte le forze politiche indipendentemente dal colore, perché penso che Polizia Penitenziaria sia di tutti e non solo di una parte di Governo.
Grazie e buona giornata.
PRESIDENTE
Grazie, dottor Scidà.
Chiedo ora di intervenire alla componente della Segreteria CGIL-FP dottoressa Sara Comoglio.
COMOGLIO Sara
Buongiorno a tutte e a tutti.
Il 4, il 5 e il 6 novembre, una delegazione della Funzione Pubblica CGIL Polizia penitenziaria, composta dal coordinatore nazionale, Donato Nol dalla sottoscritta, responsabile funzioni centrali Piemonte, dalla responsabile funzioni centrali di Cuneo Lorena Condò e dal coordinatore regionale Polizia Penitenziaria, Pierpaolo Poloni, ha visitato i luoghi di lavoro in tre carceri piemontesi: Cuneo, Torino, alla Casa circondariale "Lorusso e Cutugno" e Biella.
Abbiamo potuto vedere e toccare con mano cos'è un carcere piemontese nel 2024.
Con queste immagini ancora negli occhi, faccio a voi qualche considerazione.
Si conferma, anche a fronte di piante organiche da adeguare e implementare la carenza strutturale dei ruoli intermedi della Polizia Penitenziaria.
Alla fine di agosto 2023 risultavano mancanti ben 393 sovrintendenti e 246 ispettori.
Un esempio è il carcere di Cuneo, in cui queste figure a oggi mancano completamente dato il mancato rinnovo delle missioni forfettarie che avevano permesso la presenza di due sottufficiali nell'estate. Il personale incontrato, donne e uomini giovanissimi, appena arrivati in numero consistente per rimpinguare l'organico, ma con un'esperienza professionale ovviamente più ridotta, si è mostrato già provato e scoraggiato, costretto a turni massacranti e a straordinari eccessivi, con la Comandante costretta a occuparsi anche dell'ordinaria amministrazione, non potendo contare sull'apporto dei ruoli intermedi, che dovrebbero garantire la catena di comando tra il ruolo di base e i vertici della struttura, oltre che essere da riferimento per la popolazione detenuta.
La carenza di tali ruoli incide profondamente sull'organizzazione della struttura, in particolare sulle attività quotidiane, producendo caos e profondo disorientamento in tutti gli operatori che, a vario titolo entrano in carcere.
A rischio sono, quindi, anche tutti i civili e, in particolare, gli educatori che svolgono il compito di coordinamento delle attività di osservazione scientifica della personalità.
Per tacere dell'aspetto sanitario, dal disagio psichiatrico in carcere alle dinamiche legate alle REMS nel percorso di superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari, fino all'adeguatezza dei mezzi a disposizione del personale medico, non dimenticandosi dei risvolti sanitari legati alla salute e alla sicurezza del personale di Polizia Penitenziaria, che non ha a propria disposizione nemmeno gli RLS (rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza) e che quindi subisce le contingenze del contesto avendo pochissime modalità di espressione del proprio disagio, perché non pu esistere un'organizzazione efficace ed efficiente che si basa su agenti che effettuano anche 50 ore settimanali, tra orario ordinario e straordinario all'interno delle sezioni.
Ci sono poi le situazioni penitenziarie piemontesi sottoposte a verifica da parte della Magistratura inquirente per il verificarsi di episodi non consoni alla normativa esistente, dove sono contestati atti che possono configurare il reato di tortura.
L'attivazione delle inchieste e dei procedimenti penali correlati ha sicuramente avuto vari effetti sulle comunità penitenziari coinvolte, non da ultimo la necessità di garantire, senza se e senza ma, i diritti fondamentali delle persone detenute.
D'altra parte, questo deve necessariamente far riflettere su come sia opportuno un ripensamento strutturale che porti a un reale riconoscimento del lavoro difficile e delicato di coloro che servono fedelmente lo Stato.
Ci pare, anche, che invece di vedere maturare una nuova consapevolezza priva di stereotipi su detenuti e detenenti, si percorra ancora una narrazione che esalta i singoli episodi e non un racconto tecnico, o anche emotivo, che permetta alle cittadine e ai cittadini di questo Paese di conoscere le difficoltà di chi in carcere ci è finito in forza di una sentenza o in attesa di giudizio e le problematiche di chi negli istituti penitenziari lavora quotidianamente.
Urgono, con ogni evidenza, soluzioni che restituiscano al sistema penitenziario piemontese le professionalità necessarie all'interno di un progetto unitario per l'esecuzione penale in carcere. Proprio a questo proposito, pochi giorni fa è partita, a nome della Funzione Pubblica CGIL Piemonte, una richiesta urgente d'incontro con tutti gli attori istituzionali, dai vertici ministeriali a quelli politici, proprio sulla situazione della Casa circondariale di Cuneo, come esempio di un istituto in difficoltà, perché possa davvero diventare un modello di trasparenza e di buona gestione costituzionalmente orientato.
Grazie.
PRESIDENTE
Grazie, dottoressa Comoglio.
La parola al Segretario generale aggiunto della CISL, dottor Vincenzo Ricchiuti.
RICCHIUTI Vincenzo
Buongiorno e grazie, Presidente.
Grazie ai Consiglieri regionali e all'Assessore Chiorino per questa convocazione odierna.
Ringraziamo la Regione per questa convocazione perché, a distanza di un anno dalla precedente, ci porta a verificare le criticità dei penitenziari piemontesi, sia per i detenuti adulti sia per i minori e, quindi l'interesse che la Regione Piemonte ha per questo argomento e per questo aspetto.
La FNS-CISL, la federazione che rappresento, è molto partecipe nei lavori che si fanno anche in sede politica, per cui ringraziamo il Governo attuale dell'interessamento per l'aspetto delle criticità dei penitenziari e soprattutto, per l'interesse verso il Corpo di Polizia Penitenziaria, non ultimo il contratto di lavoro che sta volgendo al termine, per cui sono state reperite nuove risorse indispensabili per far andare avanti il comparto della sicurezza.
La mia organizzazione esprime un deciso apprezzamento per l'impegno che il Governo sta mettendo nei confronti del personale. Infatti non possiamo non tenere in considerazione il lavoro svolto fino adesso anche dal Sottosegretario alla giustizia che ha la delega alla Polizia penitenziaria ha dato una svolta nel mondo delle carceri e del Corpo di Polizia Penitenziaria.
Ricordiamo la recente assunzione di nuovi agenti, che non avveniva da moltissimi anni; l'assunzione di nuovi dirigenti penitenziari perché, come ha hanno ben detto i miei colleghi in precedenza, in questa regione mancano dirigenti penitenziari e dirigenti del Corpo di Polizia Penitenziaria, che stanno arrivando dopo almeno vent'anni di assenza dalle ultime assunzioni e le prossime che arriveranno, per noi molto importanti, come l'assunzione dei medici del corpo, perché siamo l'unico corpo che non ha, tra le forze di polizia, un medico tra i propri ruoli.
Le assunzioni, quindi, arriveranno nel prossimo futuro.
Altri colleghi hanno toccato temi che interessano direttamente la Regione nella questione delle criticità dei penitenziari, come la sanità, ormai uno dei grandi problemi che attanaglia un po' tutta la Nazione.
Dal 2008, il sistema sanitario penitenziario ha dovuto assorbire anche la sanità penitenziaria, ovviamente questo ha creato - scusate la parola forse un po' forte - un disastro. È all'occhio di chiunque frequenti un ospedale vedere divise blu che portano detenuti avanti e indietro per l'ospedale quando quasi vent'anni fa si era arrivati all'assunzione di medici penitenziari, ma quel Governo di allora decise poi di trasferire tutto alla sanità nazionale, dimenticandosi di passare anche i fondi che arrivavano al Ministero della Giustizia per la sanità, addossando un po' tutto alle Regioni.
Ci rivolgiamo all'Assessore Riboldi affinché - in attesa che la politica nazionale prenda coscienza di questa problematica e quindi decida di cambiare le norme attuali, ripensando magari a una sanità penitenziaria a parte dal sistema sanitario nazionale - ponga una maggiore attenzione alle problematiche delle carceri e attui tutti i necessari investimenti economici per potenziare l'assistenza sanitaria penitenziaria, aumentando non solo le ore di presenza e il numero dei medici e degli infermieri in servizio negli istituti degli adulti ma, soprattutto, anche quello dei minorenni. Parliamo poco degli istituti per minori e molto degli istituti per adulti, ma i problemi sono gli stessi, anzi a volte sono anche peggiori. Nei minori non c'è un servizio h24, i medici e gli infermieri vanno a orari saltuari: il mattino piuttosto che il pomeriggio, a seconda delle necessità. Questo aggrava maggiormente le situazioni.
Come hanno ben detto coloro che mi ha preceduto, anche la questione delle REMS è importante (noi ne abbiamo soltanto due). Ormai tutti hanno capito che cosa sono le REMS; dopo la chiusura degli OPG e dei manicomi per legge sono state istituite queste residenze, che però non danno la stessa garanzia di sicurezza che davano gli OPG e, soprattutto, ospitano pochissime persone.
Chiediamo questo all'Assessore e, in ultimo, proprio per il benessere anche della Polizia Penitenziaria, chiediamo all'Assessore allo sport Chiarelli che magari si possa mettere in atto qualche convenzione, così come avviene in altre Regioni, in favore del personale, soprattutto quello accasermato che possa avere più svago, magari potendo accedere a prezzi concordati a palestre, piuttosto che a campi sportivi. Anche questo è un aspetto che non viene mai tenuto in considerazione: il personale alloggia all'interno degli istituti penitenziari e poi finisce con il fare casa e bottega, come si suol dire.
Ringrazio tutti per l'attenzione e auguro una buona giornata.
PRESIDENTE
Grazie, dottor Ricchiuti.
Invito a parlare il Vicesegretario regionale dell'USPP, dottor Luciano Giglio.
GIGLIO Luciano
Buongiorno, Presidente, e buongiorno ai Consiglieri.
Condividendo tutte le posizioni dei colleghi che mi hanno preceduto, non sto qui a reiterare la maggior parte dei temi trattati, tuttavia mi vorrei soffermare solamente su un paio di aspetti che ritengo siano molto più focalizzanti ed importanti per il corpo della Polizia penitenziaria.
Il lavoro all'interno degli istituti di pena espone gli agenti a situazioni di violenze continue, minacce e conflitti continui (vedi, ad esempio l'episodio di ieri pomeriggio a Cuneo).
Le aggressioni fisiche e verbali causano stress e traumi psicologici, i turni di lavoro considerati massacranti (notturni e irregolari) incidono molto sulla qualità di vita sociale di questo personale. Il carico emotivo per queste persone è molto elevato. Noi registriamo quotidianamente segnali di sofferenza, di disperazione e di frustrazione tra il personale. Tutto questo può causare ansia e disagio psicologico, aumentando il rischio di stress da lavoro-correlato cronico e, a volte, burnout nei casi ancora peggiori.
Molto spesso sentiamo dire che la carenza di personale è veramente cronica.
È vero, è vero. Non lo possiamo negare, perché la carenza di personale di tutti i ruoli, partendo da comandanti, commissari, ispettori sovrintendenti e agenti supera ogni limite; basti pensare che in un istituto piccolissimo, dove sono 50 i posti da coprire nel turno mattinale a volte ci sono soltanto 25 persone per coprire 50 posti.
Questo significa che la carenza di personale e l'aumento delle ore di lavoro vanno a innescare una situazione di stress quotidiano, fino a quando poi si arriva al punto di porre rimedio con un riposo obbligato. Questo fattore va a innescare un aggravio della situazione psicologica e lavorativa di chi si trova in servizio maggiore rispetto al turno ordinario.
La mancanza di riconoscimenti, a volte, merita una sua considerazione, nel senso che può far sentire gli agenti isolati e sottovalutati, per cui è fondamentale il supporto nei loro confronti da parte della società e delle istituzioni, come qui oggi da parte vostra, e vi ringrazio, per aver portato questi temi all'o.d.g.
Un ringraziamento, naturalmente, va all'attuale Governo che, nonostante tutto, sta facendo degli sforzi per aumentare quella pianta organica di cui si parlava prima; però, come si sa, non si può avere tutto e subito, ma con il tempo e con le risorse dovute si cerca di migliorare il più possibile.
Un altro ringraziamento va al modello operativo; grazie al Governo, oggi potremmo avere, anzi abbiamo un modello operativo che è in fase di attuazione, dove le scuole saranno chiamate a formare il Corpo di Polizia Penitenziaria per attuare questo modello operativo, per affrontare situazioni d'emergenza come quelli di ieri di Cuneo.
Questo però non basta, bisogna fare di più.
Va bene formare il personale per affrontare determinate situazioni, ma secondo noi la chiave giusta è quella di fornire alla popolazione detenuta una maggiore attività lavorativa, un maggiore impegno quotidiano e una maggiore implementazione dei corsi professionali.
Queste attività vanno a depauperare, ad alleggerire e ad alleviare quel carico emotivo che sfocia poi nelle aggressioni tra detenuti e personale di polizia penitenziaria.
Un problema molto sentito dagli addetti ai lavori è la carenza per quanto riguarda l'area sanitaria. Dal 2015, sono stati chiusi gli ospedali psichiatrici giudiziari; allora, 900 persone sono state tolte dagli ospedali e si sono concentrate tutte negli istituti penitenziari.
Noi sappiamo benissimo che i detenuti psichiatrici sono malati, sono persone che hanno bisogno di cure e, di certo, non possono rimanere in un istituto penitenziario. Sicuramente, noi non abbiamo la formazione adatta per poter comunicare con queste persone e, quindi, siamo qui oggi a chiedervi a gran voce un aiuto per trovare un'allocazione di questi soggetti dove poterli seguire, ma per il loro bene, per il nostro e per quello di tutti gli operatori che lavorano all'interno degli istituti penitenziari, perché se non mettiamo gli istituti in sicurezza non possiamo fare trattamento facendo il lavoro o facendo i corsi.
PRESIDENTE
Mi perdoni, ma la invito ad avviarsi alla conclusione.
GIGLIO Luciano
Siamo qui nelle condizioni di poter fare qualcosa. Individuiamo un istituto dove ubicare questi personaggi, mettiamo dei medici e degli infermieri consoni e a sufficienza per gestire questi personaggi, che meritano veramente la nostra considerazione proprio perché sono ammalati.
Concludo parlando degli invii in ospedale.
Paradossalmente, quando la Polizia Penitenziaria esce dall'istituto penitenziario, esce con un codice rosso, con un codice di pericolo imminente di vita che puntualmente, quando arriva in ospedale, diventa un codice bianco. Non si sa come mai questa urgenza e questa emergenza si trasformano. Spesso i colleghi si trovano a fermarsi cinque o sei ore in corsia senza avere un luogo sicuro dove trattenere questo personaggio mettendo a repentaglio l'ordine e la sicurezza del pronto soccorso, dei medici e degli infermieri stessi. Cerchiamo di trovare almeno una soluzione dove poter trattenere questi soggetti in attesa di essere visitati.
Vi ringrazio per l'attenzione e per il tempo che mi avete dedicato.
Buona giornata e buon lavoro.
PRESIDENTE
Grazie, dottor Giglio.
La parola alla Vicesindaca del Comune di Torino, dottoressa Michela Favaro.
FAVARO Michela
Buongiorno a tutti e a tutte.
Ringrazio il Presidente per l'invito a intervenire e saluto l'Assessora Chiorino. Ho sentito la sua relazione e ci sono molti aspetti su cui, anche come Città di Torino, siamo interessati a confrontarci per collaborare.
Infine, saluto tutti i rappresentanti delle Istituzioni, Consiglieri e Consigliere, e i rappresentanti dei sindacati della Polizia Penitenziaria.
Sul territorio della città di Torino sono presenti due istituti penitenziari: la Casa Circondariale Lorusso e Cutugno e l'Istituto penale minorile Ferrante Aporti. Il sistema carcerario italiano piemontese, in special modo quello torinese, sta vivendo un disagio profondo. Nel 2024 nel carcere di Torino si sono registrate 47 aggressioni, con 73 feriti tra il personale della Polizia Penitenziaria. Proprio nell'ultimo 25 settembre la Comandante facente funzione è stata ferita.
Nel 2024, in Italia 87 sono i suicidi avvenuti, tra i quali sette hanno riguardato agenti della Polizia penitenziaria, vittime di un sistema che mostra lacune evidenti. È importante ricordare che la Polizia Penitenziaria, per mandato istituzionale, partecipa all'attività di osservazione e trattamento dei ristretti e collabora a numerose attività trattamentali. Anche la Polizia Penitenziaria, quindi, è indispensabile per l'attuazione dell'articolo 27 della Costituzione italiana.
Per quanto riguarda il personale di Polizia Penitenziaria, la situazione regionale evidenzia un organico distrettuale previsto di 3.071 unità, di cui solamente 2.616 effettivamente in servizio, pari a una carenza complessiva ammontante a circa il 15%, che però, in un istituto vasto e complesso come quello di Torino, sale addirittura quasi al 20%.
Lo stesso Direttore segnalava, nell'agosto scorso, un organico previsto di 894 unità, di cui solamente 730 effettivamente in servizio, che quindi si traduce in un rapporto, nelle sezioni, di un'unità per 46 detenuti.
Per quanto riguarda la qualità del lavoro svolto dalla Polizia Penitenziaria, è degna di nota una recente indagine svolta nel 2022 dall'Università degli studi di Milano Bicocca, in collaborazione con il PRAP di Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta, che riguarda la gestione degli eventi critici. Da questa indagine emerge che uno degli ambiti più problematici del lavoro di Polizia Penitenziaria rappresenta la fonte di stress, di preoccupazione e anche un senso di inadeguatezza che rileva lacune istituzionali, normative, organizzative, gestionali e formative, che indicano una sempre maggiore difficoltà di gestione delle carceri.
In particolare, la ricerca condotta su 187 funzionari del Corpo di Polizia Penitenziaria evidenzia che il 95,2% degli intervistati ha rimarcato la percezione di un aumento del rischio di aggressione da parte dei detenuti negli ultimi tre anni e la quasi totalità degli intervistati è dell'avviso che esista un senso di disorientamento professionale del personale.
Nel corso delle mie visite presso l'istituto ho avuto modo di constatare il forte stress cui agenti di Polizia penitenziaria, educatori e psicologi sono sottoposti. Cionondimeno, ho rilevato una profonda attenzione e dedizione al proprio lavoro da parte dagli agenti, una grande professionalità e umanità nel rapporto con la polizia detenuta, e di questo li ringrazio a nome della Città di Torino.
Noi crediamo che debba essere rinforzato il dialogo con gli istituti penitenziari, le collaborazioni e gli interventi volti a sostenere il reinserimento sociale, lavorativo e abitativo delle persone in uscita dal periodo detentivo e da questo punto di vista numerose sono le collaborazioni con la città.
Nonostante tutte le iniziative e l'attenzione verso il mondo del carcere tuttavia ci confrontiamo con un deficit strutturale troppo importante per essere affrontato a livello locale e per questo la Città, nella persona del Sindaco, ha avviato un'interlocuzione con il Ministro Nordio sottoponendo la difficile situazione torinese e chiedendo interventi urgenti.
Inoltre, è urgente un intervento che riduca il sovraffollamento carcerario e la carenza generale di organico educativo e sanitario. Occorre far fronte alla carenza di personale della Polizia Penitenziaria, ma anche del personale educativo sanitario, a partire dai livelli dirigenziali (a tal proposito, ci tengo a fare i migliori auguri di buon lavoro al nuovo Comandante, dottor Luca Morali).
Occorre, inoltre, alleggerire il carico di lavoro e responsabilità talvolta fuori dalle stesse mansioni professionali degli agenti di polizia penitenziaria che operano nelle sezioni dedicate alla cura della salute mentale e a questo si deve far fronte, invece, con l'aumento del personale sanitario ed educativo.
Occorre, infine, investire nella formazione del personale, affinché aumenti la presa di coscienza e le modalità operative relazionali, utile per svolgere il proprio servizio in modo meno rischioso e con più elevati livelli di soddisfazione e gratificazione professionale.
Un ultimo accenno lo vorrei fare al tema dell'edilizia carceraria. I dati e le informazioni raccolte nel confronto con tutte le parti indicano, tra le ragioni della crisi del sistema carcerario torinese, l'inadeguatezza delle strutture detentive sia per gli adulti sia per i minori. La grande complessità della struttura Lorusso e Cutugno e la vetusta logica progettuale della stessa manifestano l'esigenza di una o più nuove strutture carcerarie che siano di nuova concezione e meglio integrate con il resto della città e che siano adatte all'esecuzione di pene a custodia attenuata e propedeutiche a un reinserimento più proficuo nella società.
Anche attraverso una diversa conformazione e distribuzione delle strutture carcerarie, potrà mutare la condizione lavorativa del personale in esso impiegato.
Il 6 novembre 2023 abbiamo appreso che il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti ha approvato il riparto di 166 milioni di euro per ristrutturazioni straordinarie di alcune carceri italiane. Ad agosto 2024 e ancora ribadito pochi giorni fa a Torino in occasione di un convegno organizzato presso il nostro palazzo di giustizia, il Sottosegretario alla Giustizia, l'Onorevole Delmastro, annunciava 255 milioni di investimenti in edilizia penitenziaria. Qui, aspettando di intervenire, ho parlato anche con altri colleghi amministratori di altri enti e noi auspichiamo che parte di quei fondi siano destinati a investimenti sul territorio regionale piemontese.
Crediamo fortemente che sia giunto il tempo per avviare una riflessione sull'edilizia carceraria, coerente con le esigenze di operatori detenuti fin qui esposte, e sull'attuazione di politiche dell'abitare che possano permettere a chi ne abbia i requisiti di fruire più agevolmente di misure alternative alla detenzione.
Grazie a tutti e a tutte per l'attenzione.
PRESIDENTE
Grazie, dottoressa Favaro.
La parola al responsabile Commissione carcere e sorveglianza della Camera penale "Vittorio Chiusano", dottor Davide Mosso.
MOSSO Davide
Buongiorno, signore Consigliere e signori Consiglieri; buongiorno all'Assessore Chiorino e grazie al Presidente del Consiglio per l'invito.
Parto dal mio angolo visuale e vi dirò subito che mi limiterò a fare delle sottolineature, perché avete già ricevuto, da chi mi ha preceduto, un quadro ben delineato della situazione, quindi non ho un intervento scritto ma legato alla circostanza che faccio i conti con la situazione che è stata descritta fino adesso, che è in gran parte condivisa da me.
Il punto visuale delle mie considerazioni è quello di componente di questa Commissione e di componente dell'Osservatorio Carcere dell'Unione Camere penali. Osservatorio che visita le carceri in Italia.
In particolare, ho visitato in ultimo il 1° febbraio il carcere di Torino il 15 maggio il carcere di Biella e di Ivrea. Il primo elemento comune a tutti quelli che mi hanno preceduto è la grande sofferenza della Polizia Penitenziaria, legata al numero del personale, all'inquadramento professionale, cioè alla mancanza, in particolare, di comandanti, ispettori sovrintendenti, quindi figure apicali, ma legata - è di tutta evidenza - al sovraffollamento.
Immaginiamo di essere tutti presenti in questo momento, in questa sala nelle sedi che ci sono, ma con il 30% di persone in più. Se ci fosse il 30 di persone in più, si starebbe tutti in piedi, si starebbe tutti più stretti e ci sarebbe bisogno di più personale.
Quindi, una situazione come quella italiana, ma per quello che ci riguarda piemontese e, per quello che ci riguarda ancora, torinese, perché forse abbiamo il carcere messo peggio di tutta Italia, il carcere delle Vallette che sconta la situazione, per parlare soltanto di Torino, di 1.400 e più persone detenute a fronte di neanche 1.000 posti. Inoltre, attenzione, in una casa circondariale dovrebbero essere detenute persone in custodia cautelare con una pena non superiore ai cinque anni, ma ospita dal ladro di gallina al pluriomicida.
Il carcere è il segnale più evidente delle grandi contraddizioni di questo Paese, tra quello che è previsto in astratto e quello che già esiste in concreto.
Vi invito tutti - è semplicissimo - ad andare a guardare l'ordinamento penitenziario, una legge di circa cinquant'anni fa - è del 1975 - che regolamenta come si deve svolgere la vita delle persone in carcere; è sufficiente che voi guardiate gli articoli 1, 13, 15 e anche il 6, che spiegano dove devono stare le persone della camera di pernottamento e poi confrontarla con la realtà.
Il primo punto fondamentale è che non è rispettato l'ordinamento penitenziario, molto semplicemente. Se non è rispettato l'ordine giudiziario, cioè se noi non rispettiamo la legge che ci siamo dati, che regolamenta il comportamento di chi ha violato la legge, è evidente la contraddizione.
Per quello che riguarda le sottolineature, la prima fondamentale, che è di competenza, in particolare, della Regione - ho avuto il piacere di essere audito in Commissione - è il tema della sanità: in tutti le carceri che ho visitato in queste occasioni, e oggi ne avete avuto conferma, una delle prime grandi questioni è che in carcere è aumentato enormemente il numero di persone con disturbi psichiatrici e vi posso ribadire quello che hanno detto i rappresentanti dei vari sindacati.
Ricordo che nella Casa di Biella, di fronte a una cella sporca, tenuta male, con una persona che straparlava, tutta un taglio, che diceva: "Sapete, io mi taglio perché se no poi taglio voi", l'agente di polizia penitenziaria mi diceva: "Come faccio a governare questa situazione? Noi non abbiamo gli strumenti, noi non siamo preparati e soprattutto non è nemmeno la nostra funzione".
È inutile dirlo, bellissima e sacrosanta legge: "Chiudiamo gli OPG". Le persone con disturbi psichiatrici autori di reato, però, dove le mandiamo? Le mandiamo sul territorio, con la presa in carico del Centro di salute mentale, dopodiché il Centro di salute mentale non le prende in carico e dove finiscono? In carcere.
Dovrebbero andare nella REMS. Vi è stato detto come funzionano: problemi di carenza di posti e quant'altro, quindi abbiamo persone detenute, per le quali è previsto che vadano nelle REMS, che si sono suicidate, proprio qui a Torino.
Concludendo, un'altra questione fondamentale, che certo non riguarda la Regione, ma è un discorso generale: quis custodiet custodes? C'è una figura istituzionale che si chiama Magistrato di sorveglianza; l'articolo 69 dell'ordinamento penitenziario dispone che il Magistrato di sorveglianza sorvegli non la persona detenuta, ma che vengano rispettate le norme, di cui vi dicevo, dell'ordinamento penitenziario.
Se svolgessero la loro funzione, se si indignassero, com'è giusto che sia forse la situazione cambierebbe. Finché avremo 1.400 persone con un range ripeto - che va dal ladro di galline al pluriomicida, con tutto ciò che ne consegue sul piano della necessità di approntare la sicurezza e del rispetto dei 950 posti disponibili di Torino, forse vivrebbero tutti meglio tutti meglio - a cominciare dalle persone che lì, perché oggi parliamo di Polizia Penitenziaria, lavorano, dal momento che il principio di dignità dev'essere garantito a tutti.
PRESIDENTE
Mi scusi, Avvocato, la invito a concludere.
MOSSO Davide
Ho concluso con questo invito a rispettare la dignità.
Grazie e buon lavoro.
PRESIDENTE
La ringrazio.
La parola al Provveditore regionale dell'Amministrazione penitenziaria dottor Mario Antonio Galati.
GALATI Mario Antonio
Buongiorno a tutti e grazie per l'opportunità di essere audito da voi oggi.
Parlare quasi per ultimo è comodo, perché mi dà la possibilità di impegnare il tempo che mi viene dedicato per fornire ulteriori informazioni rispetto a quelle ascoltate fino ad ora. Ho preso appunti, quindi cercherò di seguire un ordine.
Inizio dalla questione del personale. Perdonatemi se vado a flash, ma credo sia più utile farlo.
Aspettarsi un incremento, un miglior trattamento di quello ottenuto dalla Regione Piemonte negli ultimi anni è impensabile, considerando che abbiamo avuto negli ultimi due anni, con gli ultimi quattro corsi di formazione degli agenti, un'assegnazione superiore al 12% del personale formato, a fronte di una presenza di detenuti inferiore all'8%. Aspettarsi un incremento ulteriore lo ritengo non possibile, visto che il Piemonte è stato, fino ad ora, seguito e accudito in maniera particolare.
Stesso discorso per le scoperture.
Noi abbiamo una scopertura delle piante organiche, non c'è dubbio, ma non riguarda gli agenti e gli assistenti, le cui piante organiche sono sostanzialmente coperte. La scopertura riguarda i funzionari e i ruoli intermedi (ispettori e sovrintendenti), ruoli che sono in formazione e che a breve verranno immessi negli istituti. Lì possiamo aspettarci degli incrementi. Possiamo attenderli perché saranno doverosi e miglioreranno sensibilmente le condizioni degli istituti: in primavera prossima saranno completati i corsi per commissari, che garantiranno comandanti e vice comandanti negli istituti oggi scoperti; a gennaio saranno completati i corsi per ispettori e sovrintendenti, che garantiranno immissioni che saneranno, in parte, le carenze attuali.
Il problema del personale è la fuga, la fuga dalla regione. Il personale immesso nei ruoli è personale proveniente da realtà geografica diverse che ha l'aspirazione - legittima e garantita dalle norme - di riavvicinarsi a casa. Forse occorrerebbe intervenire su questo, intervenire per consentire a un agente che proviene dalla Sicilia, dalla Calabria o dalla Campania di ottenere migliori condizioni di vita attraverso affitti facilitati. Noi stiamo lavorando sulle caserme: nell'ultimo anno abbiamo speso 225 mila euro per mettere al nuovo alcune caserme, per ammodernarle. Avere un piano casa riferito al personale di Polizia Penitenziaria potrebbe essere un aiuto.
La sanità è sicuramente un problema. È sicuramente un problema la gestione della salute. L'uscita dei detenuti dal carcere diventa un pericolo di ordine pubblico ed è un pericolo anche nell'impegno del personale. Occorre certamente implementare le risorse che oggi la Regione assegna agli istituti penitenziari.
Perdonatemi, le REMS sono un problema, ma non c'entra con quello di cui stiamo discutendo. Oggi, negli istituti penitenziari piemontesi abbiamo sei detenuti - sei - in attesa di posto nelle REMS. È un grandissimo problema perché sono sei persone che non devono stare in carcere. È un enorme problema, perché sono sei persone detenute senza un titolo effettivo, ma non c'entra nulla con il sovraffollamento e con la gestione del disagio psichiatrico. Solo se affrontiamo i problemi in maniera strutturata e organica, comprendendoli, possiamo sperare di portarli a soluzione.
Qual è il problema? Il problema potrebbe essere, per esempio, la differenza nella gestione dei farmaci che la Regione Piemonte ha rispetto ad altre Regioni e che anche nell'ambito della Regione sono gestite in maniera diversa dalle diverse ASL, dalle diverse Aziende. Non fornire un farmaco gratuitamente a un detenuto che non ha soldi e a un detenuto extracomunitario crea problemi e tensioni all'interno dell'istituto. Questi sono gli interventi sui quali possiamo ragionare se vogliamo essere pragmatici e coerenti.
Parlare di REMS per risolvere il problema degli psichiatrici o del sovraffollamento, perdonatemi, è un equivoco! Sono sicuramente carenti le strutture; negli ultimi due anni sono stati investiti fondi del Provveditorato dell'amministrazione penitenziaria: 20 milioni di euro per le strutture. È vero, alcune strutture non sono adeguate ma, attenzione non sono adeguate al decreto legislativo 230/2000, quindi non sono adeguate non rispetto a una norma dell'altro ieri, ma a una norma entrata in vigore 24 anni fa. Se fino ad ora non sono state adeguate, ci vorrà del tempo e 20 milioni sono stati spesi negli ultimi due anni per questo.
Ho sentito un riferimento alla ricerca dell'Università Bicocca e del Provveditorato del Piemonte (anche se mi sono insediato da pochissimo conosco bene questa ricerca). Mi permetto di dire al Vicesindaco di Torino che è vero che c'è la percezione di insicurezza legata alle procedure organizzative da parte del 90% degli intervistati, ma la parte organizzativa alla quale il 90% degli intervistati fa riferimento è la vigilanza dinamica. La vigilanza dinamica porta il personale a percepire l'insicurezza, e non solo. Quando la valutazione della percezione d'insicurezza viene fatta a livello di esperienza personale agli intervistati, questa percentuale si abbassa al 30%, quindi fornire un dato non contestualizzato può creare qualche difficoltà e qualche problema nell'interpretazione.
Vado avanti velocemente. I diritti dei detenuti. È la stessa indagine dell'Università Bicocca che spiega che il personale di polizia penitenziaria al 90% è propenso e attento alla garanzia dei diritti dei detenuti: non c'è dubbio. Forse ciò che bisogna capire è dove finiscono i diritti e dove intervengono, forse, privilegi che con i diritti hanno poco a che fare.
I conflitti. I conflitti sono storici. L'individuazione delle cause è importante. Ho sentito parlare di formazione e si sta facendo, sono stati avviati i corsi. I conflitti nascono dalla contrapposizione naturale tra chi è detenuto e chi detiene, ma è come vengono affrontati che è importante. Negli ultimi anni sono stati forniti gli strumenti di formazione, modificando l'attività di formazione degli agenti ai corsi e intensificando la formazione specifica del personale. Lo si è fatto attraverso l'istituzione di progetti di formazione anche a livello psicologico all'interno degli istituti e di supporto psicologico agli agenti che lo devono fare.
Si è avviato il progetto del GIO, gruppi di interventi operativi, che dovranno intervenire in caso di sommosse come quella di ieri a Cuneo in cui sono intervenuti agenti di polizia da altri istituti, attraverso una dotazione strumentale diversa rispetto a quella che fino a qualche anno si aveva, quindi attraverso gli strumenti per proteggersi in caso d'intervento, perché se c'è una protesta bisogna intervenire attraverso le regole d'ingaggio che sono previste, strutturate e normate e che quindi teoricamente, espongono meno rispetto alle indagini legittime della Procura. Ci sono in campo gli interventi.
Certamente la situazione della regione Piemonte è quella che abbiamo visto negli ultimi mesi. Ci vorrà del tempo e da parte nostra l'intervento che possiamo fare è sotto il profilo organizzativo e sotto il profilo strutturale. Siamo attentissimi e sono certo che alla convocazione dell'anno prossimo potrò fornire dati nuovi e diversi.
Grazie a tutti per l'ascolto.
PRESIDENTE
Grazie, dottor Galati.
Siamo arrivati all'ultimo intervento esterno, in particolare a quello del Vicecapo del Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria, dottoressa Lina Di Domenico.
Dopo apriamo il dibattito ai Consiglieri. Ricordo che chi vuole intervenire deve iscriversi. Per adesso abbiamo solo due Consiglieri regionali iscritti, quindi vi invito a farlo.
DI DOMENICO Lina Saluto e ringrazio per l'invito.
Per noi è veramente importante l'attenzione che tutto il Consiglio regionale dedica al personale di Polizia Penitenziaria, che in questa occasione mi onoro di rappresentare.
Ringrazio anche la Regione Piemonte perché, anche in questo intervento, è stata vicino al Corpo di Polizia penitenziaria con la prima edizione, dello scorso anno, del concorso "Legalità e cultura". Questo ha consentito tramite il concorso che è stato bandito nelle scuole, di avere i ragazzi in formazione presso la nostra scuola a Roma, in Via di Brava. Per il personale di polizia che ha partecipato è stata un'esperienza veramente importante e un'occasione in cui non soltanto è stato possibile far conoscere ai giovani il Corpo di polizia, ma ha rappresentato un momento di formazione delle coscienze dei ragazzi. Noi, come Corpo di Polizia, questo lo riteniamo fondamentale, perché la vera prevenzione comincia dall'educazione dei ragazzi.
Cerco di riassumere in poco tempo, perché non voglio sforare, le attività che come Dipartimento, su impulso del Governo, abbiamo portato avanti in questo periodo.
È nota la grave carenza di organico e ne siamo perfettamente consapevoli perché negli anni, purtroppo, non ci sono state assunzioni di personale con cadenza periodica e frequente e anche perché, per i concorsi degli anni 1984 e 1985, in questo periodo c'è il maggior numero di personale che andrà in pensione. Nonostante gli sforzi, si devono fare ulteriori assunzioni e così il Governo ha ottenuto 2.000 extra assunzioni relativamente al quadriennio 2023-2026, per cercare di portare a un saldo positivo le nuove assunzioni rispetto ai pensionamenti.
Ci tengo a sottolineare, per il disagio di cui si è parlato negli interventi che mi hanno preceduto, l'istituzione del ruolo tecnico dei medici di Polizia Penitenziaria. Questa era una grave carenza, perché tutte le altre forze di polizia e militari hanno il Corpo medico, al contrario di quanto avviene nella Polizia Penitenziaria. Questa figura è in via di formazione, perché è stata istituita con legge e adesso siamo nella parte esecutiva, cioè della ricerca e arruolamento dei medici.
Per fronteggiare questo momento di passaggio, è stato firmato un protocollo tra il Ministro della Salute, l'Istituto Nazionale Salute Migrazioni e Povertà e il Garante nazionale dei detenuti.
Tra l'altro, consentitemi un pensiero al defunto Garante Maurizio D'Ettore perché è stato lui fortemente promotore di questo protocollo. Non solo ci sarà un supporto alle ASL territoriali per quanto riguarda la prevenzione dei detenuti, quindi della loro salute, ma ha anche messo a disposizione dell'Amministrazione personale medico che in questo momento sta formando le commissioni per i concorsi che sono in atto. Questo è importante, perché i tempi di arruolamento sono fondamentali per inserire quanto prima il personale negli istituti penitenziari.
Gli eventi critici che si sono susseguiti soprattutto in estate erano stati anche previsti dall'Amministrazione, proprio perché sapevamo che le aspettative che erano per i detenuti non sarebbero state quelle desiderate perché, ovviamente, i provvedimenti governativi andavano in un altro senso quindi si era cercato, se non proprio un'amnistia o un indulto, una liberazione anticipata speciale. Questo ha fatto sì che, come Dipartimento abbiamo già istituito l'unità di crisi ed emanato delle direttive volte soprattutto all'applicazione delle schede del manuale operativo.
Gli allievi non hanno solo studiato il manuale, ma sono stati addestrati secondo le tecniche di addestramento previste per i protocolli; così come c'è stato un corso di formazione dei formatori, con referenti ormai presenti in ogni provveditorato, che entro breve dovranno formare il personale a livello territoriale.
Ci tengo a sottolinearlo perché è lo sforzo maggiore che in questo momento il Dipartimento sta facendo. Dopo aver istituito il GIO, Gruppo di Intervento Operativo, stiamo correndo per quanto riguarda l'arruolamento.
Sono già state esaminate tutte le domande pervenute, così partiranno subito le selezioni pratiche e poi le visite mediche. Su questo c'è uno sforzo per individuare al meglio le sedi territoriali per far intervenire gruppi d'intervento regionali, perché questo ovviamente faciliterà l'intervento sul campo del gruppo, qualora ci fosse un evento critico rilevante.
Tengo a precisare che si tratta di un intervento volto a ristabilire subito la sicurezza, quindi è a tutela soprattutto della popolazione detenuta, in quanto affidata alla nostra cura e custodia. Ristabilire la sicurezza è il massimo, innanzitutto, della tutela della vita e dell'integrità psicofisica di ogni detenuto; così come intervenire in sicurezza e, soprattutto, con professionalità, sarà maggiore garanzia per il personale operante, non solo per la propria integrità, ma proprio per la buona riuscita dell'intervento senza o, quantomeno, nel limitare al massimo l'uso della forza fisica, che pure è prevista negli interventi, così come prevista dalla legge.
Su questo c'è una formazione già programmata, che prevedrà non solo un corso, fornito dalle Nazioni Unite, che molto probabilmente verrà svolto qui a Torino, nella sede di UNICRI, con l'Agenzia dell'ONU, con la quale il Ministero ha sottoscritto un memorandum proprio qui a Torino. Su questo, il primo impatto formativo è proprio la tutela dei diritti umani e sarà fornita dall'ONU stesso. Dopodiché ci sarà un percorso di particolare specializzazione curato dalla Direzione generale della formazione del DAP.
Sui numeri dei concorsi, se volete lascio tutto a disposizione, proprio per non ripetere numeri che magari detti in sequenza possono non restare in mente.
Sicuramente non c'è lo spazio nelle scuole, nel senso che finisce un corso e inizia subito un altro. Faccio l'esempio di questo dell'anno in corso: gli aggiornamenti degli allievi sono stati fatti i primi di luglio e a fine luglio è già iniziato l'altro corso, tuttora in atto, che terminerà a gennaio. Nel frattempo, sono già iniziate le selezioni per l'altro corso dei nuovi agenti.
Questo per dire che si sta veramente correndo a più non posso.
Il provvedimento che ha dato nuovo impulso all'Amministrazione penitenziaria è la riorganizzazione del DAP. Cosa significa? Significa che sono state istituite le divisioni, che non sono altro che uffici, a capo delle quali c'è un primo dirigente di Polizia Penitenziaria. Ormai la Polizia Penitenziaria ha tutta una catena che gestisce il Corpo, dalle assunzioni agli arruolamenti, così come per quello che riguarda tutta la parte del personale (dalla formazione all'equipaggiamento, dall'armamento al vestiario). Pertanto, oltre che nella sede centrale del dipartimento c'è anche nei provveditorati.
Vi dico che le interlocuzioni sono già in corso, così come è stanziata l'istituzione di nuove scuole (una in Piemonte a Biella e l'altra a Nola) proprio perché sono insufficienti, in questo momento, i posti nelle scuole che abbiamo già a disposizione e questo, ovviamente, per favorire non solo i nuovi concorsi, ma anche garantire l'aggiornamento.
Vi assicuro che, fino a che non si è insediato il nuovo Governo, i corsi di aggiornamento non venivano fatti con questa cadenza periodica, così com'era richiesto.
Penso di aver esaurito il mio tempo e lascio a vostra disposizione i dati che ho portato con me.
PRESIDENTE
Grazie, dottoressa Di Domenico.
Con l'intervento della dottoressa Di Domenico, sono finiti gli interventi dei soggetti esterni, che ringrazio tutti per la collaborazione e partiamo con gli interventi dei Consiglieri.
Andando in ordine di prenotazione, il primo è il Consigliere Magliano.
MAGLIANO Silvio
Grazie, Presidente.
Ringrazio l'Ufficio di Presidenza per aver voluto, anche quest'anno metterci nelle condizioni di riflettere sulla condizione delle carceri e sulla condizione degli agenti di Polizia Penitenziaria.
Despondere spem est munus nostrum, ovvero assicurare, garantire, mantenere viva la speranza rafforzandone il fondamento: questo è il motto che noi leggiamo sull'effigie che raffigura la Polizia Penitenziaria. Motto che porta con sé un significato intrinseco: garantire la speranza di sé stessi e di coloro che entrano nelle carceri. Motto che fa il paio anche con un altro storico degli agenti di custodia, che è il più conosciuto: vigilando redimere. Nel vigilare e nel custodire coloro che hanno commesso reati c'è sempre un tentativo di redenzione.
Perché faccio questa introduzione? Perché non possiamo non immaginare che l'attenzione massima da avere per il sistema carcerario porta con sé due grandi fattori, due grandi attori: coloro che hanno la responsabilità e il compito di vigilare e custodire su coloro che hanno commesso dei reati e nello stesso tempo, la possibilità di redenzione per coloro che hanno commesso quei reati.
Arriviamo da una cultura giuridica che, di fatto, non accomuna il reo al reato: non sei ciò che hai commesso, e proprio per questo hai la possibilità di avere una seconda chance. Una seconda chance che, come più volte abbiamo detto in quest'Aula, passa anche dalla possibilità di utilizzare fino in fondo la legge Smuraglia. Una legge che chiede e cerca di far sì che costoro abbiano una possibilità di reinserimento lavorativo.
Perché dico questo? Perché il reinserimento lavorativo permette un altissimo tasso di riduzione di recidiva. I dati del Ministero dicono che un lavoro svolto all'interno delle mura carcerarie e un lavoro fatto all'esterno con ritorno per dormire in carcere o un lavoro svolto all'esterno con il braccialetto elettronico, permette una riduzione della recidiva di oltre il 90%. Questo appare evidente agli occhi dei più. Ci sono una serie di dati e una serie di esperienze molto virtuose anche nella nostra regione, che fondamentalmente dicono una cosa molto semplice: se ho la possibilità di garantirmi uno stipendio in maniera legale attraverso cui posso riavvicinarmi alla mia famiglia o a quello che ne resta dopo che ho commesso un fatto delittuoso e criminoso, questo fa sì che possa rientrare in una comunità di legalità e non debba essere estromesso e, quindi rischiare di vivere nuovamente un fatto delittuoso ed essere di nuovo oggetto della giustizia penale.
Siamo convinti che alcune delle misure che questo Governo ha messo in campo siano importanti. I numeri parlano finalmente di un nuovo inizio e di un inserimento del personale di Polizia Penitenziaria. C'è ancora una carenza legata agli ispettori, ma sono certo che, da questo punto di vista, si lavorerà anche per avere figure intermedie tra la direzione e gli agenti.
Nello stesso tempo, noi siamo attenti anche a tutto ciò che veniva descritto sul tema sanitario. Noi dobbiamo tutelare e proteggere, anche dal punto di vista psicologico e sanitario, i nostri agenti. Quando il rischio della sindrome di burnout capita ai medici, sui giornali leggiamo "poveri medici", ma quando capita a un agente di Polizia Penitenziaria, subito si grida al pericoloso disturbato. Questo mi sembra un po' assurdo nel rapporto tra due figure che, in qualche modo, devono occuparsi di fragilità: alcune fragilità consapevoli, alcune decisamente inconsapevoli.
Per quanto riguarda l'idea di potenziare il sistema sanitario all'interno delle carceri, è evidente che meno trasportiamo i carcerati all'esterno del carcere, meglio è; più riusciamo a curarli all'interno, meglio è, sia da un punto di vista del dispendio di energie e della messa in sicurezza dei nostri agenti e dei detenuti stessi, e anche perché garantiamo un minor dispendio di energie alla fine di tutto il processo. Perché se si pensa di risparmiare facendo questo tipo di iniziativa, forse non ha mai interloquito con un medico, quei pochi medici che ancora accettano, spesso tirocinanti o praticanti, di andare a fare delle ore all'interno dell'infermeria del carcere.
Su questo, quindi, dovremmo lavorare, come dovremmo lavorare e io ho accolto con piacere i numeri legati alle REMS, però - spesso ce lo siamo detti tante volte con la collega Canalis - anche se ce ne fosse uno che è in attesa di poter essere trattato psichiatricamente in un modo adeguato dobbiamo farlo e farlo con grande attenzione, soprattutto in un anno Presidente, che celebra il centenario della nascita di Basaglia. Questo è un ulteriore elemento che dice che quel visionario, lo psichiatra visionario, aveva ragione, ma il suo processo di inserimento, che fossero detenuti o che fossero non detenuti, comunque, aveva tutto un percorso che doveva essere attuato nella sua completezza.
Abbiamo sostenuto il tema del lavoro, perché un carcere che permette una prospettiva di lavoro permette anche a coloro che la vivono di diventare dei protagonisti dentro il carcere, anche di vigilanza e controllo rispetto ai colleghi; non i colleghi della Polizia Penitenziaria, ma rispetto a coloro che vivono il carcere: è una comunità, è una città nella città.
Su questo io mi auguro che le esperienze di terzo settore, che sono nate anche nel nostro carcere di Torino che poi, purtroppo, sono andate un po' sfaldandosi nel tempo, possano tornare con forza a rappresentare un'ulteriore possibilità di utilizzo del tempo in modo consapevole. Se una persona che sta all'interno del carcere, non potendo fare nulla, non potendo studiare (sappiamo bene che ci sono i corsi di studi universitari anche all'interno del carcere), e non ricevendo proposte, insomma l'assenza di significato, l'assenza di attività rischia di far cadere all'interno di una condizione che di sicuro non possiamo augurare ai carcerati.
Bene l'istituzione del GIO. Questo è importante perché il Governo e le istituzioni devono garantire a coloro che vivono in carcere un po' problematici di sentirsi protetti e sapere che ci può essere un intervento di un certo modo e che le regole di ingaggio di quel tipo di polizia non siano regole d'ingaggio un po' più rafforzate, perché poi questo è uno dei veri temi rispetto all'ordine pubblico all'interno e fuori di un carcere.
Lavoreremo per quello che ci compete in questi di mandato come Gruppo proprio per lavorare sulle nostre competenze e sulle nostre deleghe innanzitutto quelle sanitarie.
Certo è che garantire anche un sostegno psicologico, una tutela ai nostri agenti di Polizia Penitenziaria ci pare assolutamente fondamentale, anche perché ricordo, ma questo è banale ricordarlo, ma è giusto farlo, che sono spesso dei papà e delle mamme, che in quel momento stanno compiendo il loro lavoro, che a volte assume degli elementi di criticità e pericolosità sui quali non possiamo girarci dall'altra parte.
È evidente che è un contesto in cui ci sono due dimensioni, due comunità: la comunità degli agenti e alla comunità dei detenuti. Fare in modo che le Istituzioni trovino una soluzione per dare più forza e più sostenibilità al sistema è un compito che dobbiamo assolutamente fare nostro.
Il tema del terzo settore, l'ho accennato perché, a mio giudizio, è fondamentale.
Sarà nostra cura e questo sì, e concludo veramente, Presidente, comunque anche dalla Regione Piemonte lanciare un messaggio al Governo perché prenda in considerazione l'ipotesi di costruire più carceri.
C'è un piano per trasformare alcune caserme che ormai non sono più utilizzate dal nostro esercito, però già conformate in una maniera in cui gli investimenti non dovrebbero essere eccessivi; aumentare i metri quadri a disposizione dei carcerati e soprattutto aumentare la logistica e la possibilità di avere strutture adeguate anche per chi lavora all'interno delle carceri ci pare assolutamente importante e assolutamente necessario.
Pertanto, ci auguriamo che anche in questa legislatura di Governo possano trovarsi soluzioni per cui le carceri non siano più sovraffollate.
Concludo, affinché non siano sovraffollate, come sempre, un ruolo fondamentale lo hanno la scuola e le famiglie, perché è evidente che il modello, come abbiamo visto in questi giorni sui giornali, ragazzi in Campania che girano con una pistola spesso comprata sul mercato nero...
Ecco, che le famiglie e la scuola abbiano una responsabilità rispetto alla prevenzione questo ce lo dobbiamo dire con forza, perché spesso non è solo una concausa di vita che porta a vivere una certa situazione, quindi a compiere certi reati, a volte, è proprio la tua storia personale e l'impossibilità di avere possibilità di una vita serena e di una speranza.
Detto questo, il nostro compito è occuparci anche di questo rispetto alle deleghe della Regione Piemonte.
Grazie.
PRESIDENTE
Grazie, Consigliere Magliano.
Prima di dare la parola alla Consigliera Disabato, gli Uffici mi chiedono cinque minuti di sospensione per un problema di audio nello streaming della seduta.
Per risolvere il problema devono scollegare gli impianti, per cui sospendiamo momentaneamente la seduta.
La seduta è sospesa.
(La seduta, sospesa alle ore 11.38, riprende alle ore 11.50)
PRESIDENTE
La seduta riprende.
Prima di lasciare la parola alla Consigliera Disabato, ci tenevo a ringraziare anche gli esterni che sono intervenuti oggi, pur senza prendere la parola, che sono Roberto Esposito, delegato provinciale del sindacato autonomo di Polizia penitenziaria SAPPE; Antonietta Putzolu, delegato provinciale del sindacato autonomia Polizia Penitenziaria SAPPE; Giuseppe Setaro, segretario provinciale OSAPP; Guido Pregnolato, vicesegretario dell'Unione Sindacale USP; Pier Paolo Poloni, rappresentante CGIL; Luigi Garassino, Assessore al Comune di Alba; Luigi Giacomini, Assessore al Comune di Asti; Paola Olivero, Assessore del Comune di Cuneo; Gabriella Colosso, Assessore al Comune di Ivrea e Bruno Mellano, Garante delle persone private della libertà personale.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Disabato; ne ha facoltà.
DISABATO Sarah
Grazie, Presidente.
Ringrazio, ovviamente, tutti i soggetti che sono intervenuti questa mattina in occasione del Consiglio aperto sulle condizioni di lavoro della Polizia Penitenziaria. Un tema che abbiamo affrontato tantissime volte nella scorsa legislatura con Commissioni e con un altro Consiglio aperto sul tema. Tra l'altro, sull'argomento è intervenuto anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ci chiede interventi urgenti per affrontare il sovraffollamento nelle carceri e, soprattutto, il problema legato ai suicidi. Questo è un problema urgente che va affrontato nell'immediato perché emergenziale e non possiamo più aspettare.
Certo, mi sarei aspettata un approccio diverso perché un Consiglio aperto c'era già stato sull'argomento. Erano stati presi degli impegni e avevamo ascoltato, ovviamente, le organizzazioni sindacali e tutte le articolazioni delle amministrazioni carcerarie per fare il punto della situazione ma, a distanza di 365 giorni, a spanne, non è cambiato nulla. Anzi, soprattutto oggi noto dei grandi assenti, devo essere sincera. È vero che siamo qui tutti per lo stesso obiettivo, siamo qui tutti per lavorare e per migliorare le condizioni all'interno del sistema carcerario piemontese vale a dire le condizioni di lavoro della Polizia Penitenziaria, ma anche le condizioni di sopravvivenza all'interno delle stesse carceri per quanto riguarda i detenuti che spesso vivono in condizioni disastrose.
Tuttavia. ci sono degli assenti oggi che mi sarei aspettata di vedere con delle risposte in mano, perché questi problemi sono già stati sollevati.
Il primo assente è il Governo. Oggi mi sarei aspettata di vedere quantomeno il Sottosegretario alla Giustizia, che è piemontese, che si occupa di carceri, che si sarebbe dovuto occupare della situazione e avrebbe dovuto trovare tre-quattro ore da dedicare al sistema carcerario del Piemonte, ma oggi non è presente. Avrebbe dovuto portare delle risposte concrete a tutti i problemi sollevati, in primis sul sovraffollamento e, in secondo luogo sulla carenza di personale.
Poc'anzi ci è stato riferito dalle organizzazioni sindacali che le assunzioni sono semplicemente su carta, né ci è stato fornito un bilancio sugli ingressi del personale dei nuovi assunti, il turnover e le uscite da quelle strutture. Noi non abbiamo dati precisi, li avremmo voluti oggi, ma non li abbiamo. Soprattutto avremmo voluto un piano d'azione nel tempo, per capire come il Governo volesse far fronte a questa situazione. Davvero non ricordo un anno peggiore di questo dal punto di vista delle aggressioni dal punto di vista dei suicidi, dal punto di vista dell'edilizia carceraria. Le strutture cadono a pezzi, ma lo abbiamo visto anche con i numerosi sopralluoghi che abbiamo effettuato. Oggi non c'è un piano e possiamo dirlo: non c'è un piano e non c'è un Sottosegretario qui presente che possa dirci qual è la situazione. Questo, secondo me, è molto grave.
Il secondo assente, secondo me, è l'Assessore alla sanità, l'Assessore Riboldi, che oggi avrebbe dovuto essere qui per ascoltare quelli che sono i problemi che la popolazione carceraria vive sulla propria pelle dal punto di vista della gestione sanitaria, che è una competenza diretta della Regione.
Se dal punto di vista delle assunzioni si può fare poco, perché non è una nostra competenza, come anche dal punto di vista dell'edilizia carceraria non è una nostra competenza diretta, benché ci vengano chiesti dei protocolli siglati anche con il Governo per effettuare dei lavori e quant'altro, la gestione sanitaria è una competenza diretta della Regione Piemonte.
Quello che oggi ci è stato riferito è che ci sono delle problematiche che non sono state affrontate. In primis, anche lì, la carenza di professionisti, vale a dire medici di medicina generale, infermieri specialisti, personale che possa occuparsi del disagio mentale, che è un'emergenza, ovviamente, fuori dalle mura delle carceri, figuriamoci dentro! La mancanza di tutta una serie di professionisti fa sì che ci sia un problema diffuso a livello sanitario.
Un problema che si ripercuote in primo luogo sul personale, che è costretto spesso e volentieri a delle missioni fuori dal carcere per portare i detenuti a effettuare le cure, quando noi da sempre discutiamo di questo tema all'interno della Commissione competente e sappiamo che, invece, le cure vanno eseguite in loco, magari con lo sviluppo della telemedicina. Ne abbiamo parlato tantissimo.
A che punto siamo, mi verrebbe da chiedere, con la domiciliazione di alcune prestazioni, come ad esempio la radiologia, implementando i servizi specialistici all'interno delle carceri - pensiamo ai servizi di odontoiatria - e tutte le visite di cui detenuti necessitano? Di questo non abbiamo oggi il quadro della situazione, perché l'Assessore alla sanità non c'è.
Oltre all'assenza del Sottosegretario Delmastro, aggiungo anche l'assenza dell'Assessore Riboldi, che spero sia per una semplice dimenticanza. Mi auguro che venga presto in IV Commissione a spiegarci quelle che sono state le azioni dopo, ovviamente, i provvedimenti che sono stati messi in campo per eliminare queste problematiche.
Tornerei un attimino al tema delle assunzioni, perché ci troviamo di fronte a una denuncia che si protrae ormai da anni, quella dei turni massacranti ovviamente, c'è tutto il problema delle aggressioni, l'ultima ieri, ma le cronache ne sono piene. La carenza è addirittura nei livelli apicali del sistema carcerario. Pensiamo a ispettori e sovrintendenti, ovviamente sappiamo che le direzioni sono state sottodimensionate negli anni.
Qui non vedo francamente miglioramenti, anzi, a quanto ci riferiscono i sindacati, le situazioni all'interno di ogni singola struttura sono peggiorate.
Mi chiedo dove si voglia arrivare.
Noi oggi siamo qui per prenderci un impegno collettivo come forze di minoranza. Noi ce lo prendiamo volentieri, ci mancherebbe. Vorremmo tornare in quelle strutture a vedere cosa è cambiato in questi anni. Vorremmo partire, magari rianalizzando la situazione nel dettaglio in Commissione però, se non riceviamo delle risposte concrete dall'Assessorato competente in materia sanitaria e dal Ministero competente su questo tema, non sappiamo nemmeno da dove iniziare.
Voglio sperare che questo mio appello arrivi ovviamente a chi ho citato prima per iniziare con un dibattito concreto che metta al centro, come dicevo prima, due temi fondamentali: quello delle condizioni di lavoro di chi, ovviamente, lavora all'interno delle carceri, e quello delle condizioni di vita dei detenuti, perché sono due temi che vanno di pari passo e che appartengono a tutte le forze politiche, perché spesso si fanno dei distinguo e questo è l'errore che, come politica, non dobbiamo fare cioè intestarci un tema anziché di un altro, dare la colpa a un'istituzione, prendere posizione in questa vicenda. Una forza politica o comunque, un Governo che si ritenga responsabile deve affrontare la tematica a 360 gradi, lo deve fare con degli atti concreti, lo deve fare anche con dei numeri alla mano, numeri che oggi purtroppo non abbiamo.
Voglio tornare al tema della sanità, perché quello è focale.
Ovviamente, la carenza di personale sanitario e sociosanitario all'interno delle carceri si ripercuote anche sull'operato di chi deve mettere in campo delle azioni concrete.
Non abbiamo dei dati sulla situazione sanitaria della popolazione carceraria piemontese. Non ce l'abbiamo, non sappiamo qual è la situazione a parte, ovviamente, tutte le carenze che ho citato prima, però quello che dobbiamo sicuramente prendere in esame è un piano di interventi che possa garantire le prestazioni ed evitare quanto più possibile la mobilitazione dei detenuti e, quindi, anche di quel poco personale che, invece, dovrebbe rimanere nelle disponibilità della struttura carceraria per svolgere le proprie attività.
Più ci mobilitiamo da questo punto di vista, più peggioriamo la situazione.
Altro tema su cui dobbiamo porre l'accento è il dove vogliamo andare con i dati che abbiamo alla mano. Oggi sappiamo, e lo dobbiamo ammettere con onestà intellettuale, che riforme sul sistema non ne sono state fatte.
È vero che oggi non abbiamo la voce da parte di un Ministero competente ovviamente ringrazio chi è venuto a illustrare la situazione per conto del Ministero, ma io voglio che la politica ci mette la faccia.
Visto che pare non esserci una riforma in tal senso, da un certo punto di vista dobbiamo adattarci alla situazione. Alcuni esponenti dei sindacati ci hanno detto che servono provvedimenti urgenti che permettano di dare concretezza all'esecuzione penale esterna per chi, a fine pena, abbia una condanna da scontare inferiore a un anno, garantendo percorsi di presa in carico fra il dentro e fuori.
Queste sono anche le parole del nostro Garante dei detenuti, che ringrazio per essere qui presente, che svolge un ottimo lavoro sul territorio e ci fornisce sempre un quadro puntuale e preciso della situazione.
Quei dati ce li abbiamo e ce li ha forniti proprio il Garante: al 10 giugno 2024, su 61.507 detenuti in carcere, per una capienza regolare di circa 51.000 posti (una capienza reale di 47 mila, quindi già avete il quadro di quanto è grave il sovraffollamento nelle carceri), erano 1.529 le persone con una pena inflitta inferiore a un anno, 2.991 fra uno e due anni e 4.911 fra i due e i tre anni, per un totale di 9.431 persone detenute con una pena inferiore ai tre anni.
Pena residua da scontare (anche questi sono dati importanti): risultavano ben 23.443 le persone detenute con una previsione di liberazione entro i tre anni, ripartite ovviamente sulle tre annualità, con 7.954 nel primo anno.
Forse su questo dovremmo riflettere, perché se non c'è una riforma e un piano di assunzioni preciso, dobbiamo rapportarci con la situazione fornendo progetti specifici per il dopo, ma, soprattutto, per la riabilitazione e la rieducazione alla vita dopo il carcere.
Dovremmo iniziare una vera e propria discussione su quanto potrebbe incidere un provvedimento che permette di prendere in carico i detenuti fuori, alleggerendo il lavoro della Polizia Penitenziaria, senza ideologia e senza retroconcetti, altrimenti, da una parte e dall'altra, non sapremmo dove girarci e il problema continuerebbe a esistere.
Da parte della Regione, quindi, occorrerebbe sicuramente mettere mano ai progetti formativi e a un piano rieducativo di presa in carico delle fragilità delle singole peculiarità dei detenuti, per avere una progettualità per il dopo. Questo lo possiamo fare come Regione Piemonte.
PRESIDENTE
Consigliera Disabato, la invito a concludere, essendo terminato il tempo a disposizione per il suo Gruppo.
DISABATO Sarah
Il Garante ci ha sempre detto che occorrono progetti: noi quei progetti li possiamo mettere in atto sia sulla formazione sia sulla rieducazione. Per questo motivo, sollecito il Consiglio regionale ad approfondire la tematica nella Commissione competente, magari audendo in prima battuta l'Assessore Riboldi, per capire sulla sanità cosa intenda fare per risolvere questo annoso problema. Grazie.
PRESIDENTE
Grazie, Consigliera Disabato.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cerutti; ne ha facoltà.
CERUTTI Andrea
Grazie, Presidente.
"Due aggressioni e sette agenti contusi nel carcere di Torino"; "Cuneo: detenuto perfora timpano a un poliziotto"; "Biella: tre poliziotti feriti nella Casa circondariale"; "Novara, aggressioni in carcere: detenuto colpisce un agente".
Sembra il Far West e, in effetti, ci si avvicina molto, Presidente.
Le aggressioni ai danni degli agenti di Polizia Penitenziaria nelle carceri piemontesi purtroppo sono all'ordine del giorno e i titoli di cronaca appena citati sono soltanto una piccola percentuale di quello che apprendiamo quotidianamente dai nostri mezzi di informazione ma soprattutto, di quello che sono costretti a vivere ogni giorno le nostre Forze dell'ordine. Parliamo di un comparto ignorato per tanti anni da una sinistra che, anziché mettersi all'opera per attuare provvedimenti di buon senso, ha preferito rifugiarsi nelle polemiche strumentali e nelle barricate ideologiche, individuando in chi è incaricato di mantenere l'ordine l'antagonista. Vedesi le ultime esternazioni del Sindaco di Bologna.
Parliamo di un settore che oggi si regge, in gran parte, sul sacrificio e sul senso del dovere di servitori dello Stato, consapevoli che per svolgere il proprio lavoro dovranno affrontare, come prima cosa, l'umiliazione, le aggressioni e la violenza.
La Lega è sempre presente in ogni sede, nazionale e regionale; diamo ascolto e siamo vicini alle istanze della Polizia Penitenziaria. Lo abbiamo fatto lottando affinché venisse garantita agli agenti la possibilità di avvalersi di strumenti di deterrenza, come il taser all'interno delle carceri. Lo stiamo facendo dando il via libera alle procedure di reclutamento del personale necessario a completare l'intero organico, come previsto prima in emendamento a firma di Ostellari e, in seguito, con l'inserimento delle misure per le nuove assunzioni contenute nel decreto carceri.
Garantire una presenza adeguata degli agenti rispetto al numero dei detenuti è importante. Intervenire sull'edilizia penitenziaria con lo stanziamento di fondi dedicati e l'istituzione di un commissario ad hoc è più che doveroso.
Voglio, inoltre, ricordare l'iniziativa del collega Luigi Icardi, che nello scorso mandato ha posto le basi per la creazione di un Osservatorio regionale per intervenire sulla sanità penitenziaria; uno strumento per dare risposte adeguate ai detenuti, ai lavoratori e a tutto il personale sanitario che ha l'obbligo e la responsabilità di lavorare nel sistema carcerario.
Concludo, signor Presidente, esprimendo ancora una volta la nostra piena vicinanza agli agenti della Polizia Penitenziaria e lodo il grande lavoro fatto dal Governo in questi anni, che ha saputo far proprie le sensibilità più volte espresse dal partito che rappresento, e che si è adoperato affinché questi possano prestare il loro servizio nelle carceri soprattutto non venendo più considerati come dei condannati, ma come degli uomini e delle donne al servizio dello Stato.
Grazie, Presidente.
PRESIDENTE
Grazie, Consigliere Cerutti.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Beccaria; ne ha facoltà.
BECCARIA Annalisa
Grazie, Presidente; grazie, Assessore Chiorino, e grazie agli intervenuti che hanno condiviso con noi le loro preoccupazioni e le loro testimonianze sul sistema carcerario odierno.
In linea con l'intervento del collega Magliano, voglio e desidero evidenziare l'importanza della nostra Costituzione italiana. Il comma 4 dell'articolo 27 contiene il principio della finalità rieducativa del sistema carcerario e della pena. Le pene che devono essere intese non solo come strumento di punizione, ma come una rieducazione, un reinserimento ove possibile, del reo, della persona detenuta che ha commesso un reato affinché abbia una rinascita personale, emotiva, lavorativa, in modo da poter rientrare ed essere immessa nuovamente nel nostro sistema lavorativo e sociale e nella nostra comunità.
In base ai dati forniti dall'Ufficio attività ispettive e di controllo del Capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, questo articolo non sembra trovare la sua efficacia. Negli ultimi quattro mesi dell'anno appena trascorso, sono 614 le aggressioni dei detenuti nei confronti degli appartenenti al corpo di Polizia Penitenziaria in Italia; 137 sono i poliziotti che hanno riportato oltre otto giorni di prognosi e 44 di loro che si sono visti prescrivere periodi di guarigione superiori ai 20 giorni.
In questi stessi mesi, sono stati invece 2.877 i casi di resistenza e di ingiuria a un pubblico ufficiale nelle carceri.
Ricordiamoci che la nostra Costituzione obbliga ogni cittadino al rispetto dei ruoli. In questo caso contiamo, invece, cinque aggressioni e 24 casi di resistenza e ingiuria ogni singolo giorno. In particolare, sono stati 75 le aggressioni verificatesi in Piemonte, Valle d'Aosta e Liguria e a luglio di quest'anno, peraltro, si è registrato un numero di violenze record verso gli operatori penitenziari nella Casa circondariale di Torino.
Dall'inizio dell'anno: 31 aggressioni e 35 agenti feriti. Si tratta di un vero paradosso visto che, come dicevo prima, le carceri dovrebbero assolvere una funzione rieducativa e, invece, dimostriamo un fallimento che sfocia in atti sempre più violenti, in atti di autolesionismo degli stessi detenuti e mai registrati così alti come negli ultimi anni. A ottobre ne erano stati registrati 75 dall'inizio dell'anno, con una previsione di oltre 100 altri casi entro la fine del 2024.
Come contraltare, però, duole a noi amministratori assistere a suicidi ogni cinque giorni da parte degli agenti delle Forze dell'ordine in Italia: quasi il doppio rispetto alla popolazione in generale; una realtà durissima, confermata da 450 casi di suicidio negli ultimi dieci anni, di cui 62 solo e proprio nella Polizia Penitenziaria; quattro solo nei primi mesi di quest'anno.
Si tratta, purtroppo, di un sistema che può e deve essere migliorato, ma dobbiamo essere seri: pagano entrambi gli attori, cioè non solo i reclusi ma anche gli operatori penitenziari, per cui dobbiamo guardare ad ambo le parti, perché questi ultimi fatti di cronaca, di cui leggiamo ogni giorno paiono dimostrare che, forse, le nostre guardie carcerarie stanno espiando una colpa che non è loro, cioè quella di essere fedeli servitori dello Stato.
Allora, dobbiamo arrenderci all'evidenza che il sovraffollamento delle carceri sta superando la soglia d'emergenza. Parliamo di 130% in più rispetto ai posti effettivamente disponibili. Se parliamo del Piemonte sono 102%, ma con istituti dove la quota raggiunge i 200%; in Piemonte arriviamo al 160%, ed è proprio lì che si registrano a volte le maggiori rivolte e violenze verso il personale.
Il nostro partito ha aderito alla campagna lanciata dai Radicali al riguardo, perché è fondamentale garantire i diritti dei detenuti e, al contempo, garantire le condizioni di lavoro e dei diritti della Polizia Penitenziaria.
Questi sono problemi che arrivano da lontano, non sono solo di oggi, ma noi abbiamo l'obbligo e il dovere di non arrenderci e di lavorare tutti insieme per continuare a essere attivi nella risoluzione di questi problemi.
Sappiamo perfettamente e concludo, Presidente, che è necessario consentire assunzioni straordinarie e deflazionare la densità detentiva, come più volte richiesto dagli operatori, attraverso una gestione esclusivamente sanitaria dei detenuti con problemi psichiatrici e di tossicodipendenza.
Già quest'ultima misura aiuterebbe ad alleggerire i carichi nei confronti degli agenti, così come sarebbe fondamentale lavorare alla sensibilizzazione e al coinvolgimento progettuale nei confronti di studenti e professionisti, in collaborazione con l'università e gli ordini professionali, per supplire alla carenza di personale specializzato in medicina penitenziaria.
La Regione Piemonte, in parallelo con lo Stato, può continuare a dare il suo contributo garantendo spazi adeguati e sostegni per la formazione di nuovi agenti di Polizia Penitenziaria, ma anche per offrire quel supporto psicologico di cui essi stessi hanno bisogno. Inoltre, come abbiamo sentito prima ascoltando gli interventi, non solo le guardie carcerarie, ma anche i detenuti hanno necessità di un supporto psicologico.
Pertanto, Forza Italia può garantire di essere sempre al fianco delle istituzioni e al fianco del sistema carcerario italiano, per addivenire a una soluzione condivisa.
Vi ringrazio per l'ascolto. Buon lavoro.
PRESIDENTE
Grazie.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Zappalà; ne ha facoltà.
ZAPPALÀ Davide Eugenio Grazie, Presidente.
Grazie al Vicepresidente Elena Chiorino per aver organizzato questa importante giornata, in cui abbiamo avuto modo di esprimere la nostra vicinanza e la nostra solidarietà al Corpo della Polizia penitenziaria.
Mi ero preparato un intervento, ma ritengo più importante potermi riagganciare all'intervento del Consigliere Sarah Disabato, che adesso non vedo presente in Aula, ma è poco grave; è poco grave, perché tanto già era presente quando parlavano le sigle sindacali, ma evidentemente ha ascoltato distrattamente, perché, se non avesse ascoltato distrattamente, non avrebbe detto che oggi manca il Sottosegretario Delmastro.
Se il Sottosegretario Delmastro con delega alla Polizia Penitenziaria effettivamente mancava nel suo corpo e nella sua fisicità in quest'aula, di certo non sono mancati i suoi interventi, giacché il lavoro del Governo e del Sottosegretario Delmastro è stato ripreso da varie sigle sindacali.
Per fortuna, ho preso degli appunti, pur superficiali.
SINAPPE: "Sforzi del Governo per dare immagine al Corpo"; sindacato CNPP: "Delmastro molto presente"; CISL: "Ringrazio per il contratto di lavoro che ha reperito nuove risorse; VSP: "Ringraziamento al Governo che si sta sforzando di aumentare la pianta organica"; Vicesindaco di Torino: "Delmastro ha portato 250 milioni per l'edilizia penitenziaria"; il responsabile dell'amministrazione penitenziaria Galati: "Difficile aspettarsi un incremento ulteriore in Piemonte, giacché il Piemonte è già stato molto seguito"; Vice capo del DAP: "2.000 extra assunzioni, più il corpo medico di polizia penitenziaria".
Alla luce di tutto questo, credo non ci sia da sbracciarsi dicendo che bisogna trovare soluzioni a questo problema e a quest'altro problema.
Sicuramente in Italia ci si sta muovendo per trovare soluzioni ai due più grossi problemi del mondo carceri nel suo complesso: il sovraffollamento e la mancanza di personale.
Sovraffollamento: 250 milioni di euro per l'edilizia penitenziaria, che porteranno un incremento di 7.000 posti in più per detenuti.
Sento parlare del problema del sovraffollamento nelle carceri da quando ha avuto coscienza di come sia organizzato il mondo e lo Stato. Purtroppo sono giunto ormai a metà del mio cammino su questa vita, essendo alle soglie dei 50 anni, ma ho sempre sentito dire che ci sono più o meno 10 mila detenuti in più rispetto alla capienza delle nostre carceri, tant'è vero, come è stato ribadito da alcuni interventi, che ci sono circa 50 mila detenuti in Italia su una capienza di 60 mila.
Con i 7.000 posti in più nelle carceri avremo quasi completato questo percorso, perché dare nuove strutture è l'unica soluzione credibile o almeno, è l'unica soluzione credibile per questa parte dell'Aula che non ritiene che le scorciatoie degli svuotacarceri, sotto forma di indulto e di amnistie, siano una vera soluzione. Innanzitutto perché non lo sono giacché il problema del sovraffollamento carcerario c'è sempre stato, anche quando sono stati fatti grossi indulti; in secondo luogo perché, comunque l'indulto è un'ingiustizia nei confronti di colui che ha subito il crimine: io ho subito il crimine, sono in uno Stato organizzato che prevede, per quel tipo di reato, una punizione di X, ma se la punizione di X è X meno qualcosa, è un'ingiustizia che sto subendo. Questo dev'essere molto chiaro e grazie alla Polizia Penitenziaria, che sa fare il proprio lavoro e quindi, non avere obbligato il Governo a fare queste scelte.
Secondo, è grave perché la legge dev'essere uguale per tutti. Non è che se io commetto il reato nell'anno in cui c'è l'amnistia devo pagare di meno di chi ha commesso il reato in un altro anno. La legge non è una lotteria: lo Stato è serio e la legge è uguale per tutti. La legge è certa ed ecco che di nuovo, una rivolta in un carcere finalizzata a ottenere uno sconto di pena farebbe perdere grave credibilità allo Stato.
Sono contento di aver sentito, dagli esponenti prima auditi, che sono stati organizzati dei reparti speciali per gestire queste rivolte. Lo Stato dev'essere forte e dalla forza dello Stato deriva il nostro diretto benessere.
Abbiamo detto che ci sono circa 10 mila detenuti in più rispetto alle capacità dei nostri carceri: speriamo che 7.000 trovino collocazione con questo piano straordinario per il quale il Governo ha addirittura nominato un Commissario straordinario per l'edilizia penitenziaria, ma ci saranno anche interventi satellite.
Abbiamo sentito che verranno organizzate strutture per detenuti tossicodipendenti che necessitano di un percorso rieducativo particolareggiato rispetto a criminali comuni. Bene, ottimo! Ci sono accordi bilaterali con i Paesi d'origine per consentire l'esecuzione all'estero delle sentenze di condanna italiane. Questo è, in una realtà come la nostra, dove circa un terzo dei detenuti è straniero chiaramente il percorso principale da portare avanti.
Comunità specifiche per detenuti psichiatrici. Questo più o meno ha caratterizzato gli interventi di tutti gli auditi, poi sappiamo esserci degli istituti a custodia attenuata per detenute madri.
La somma di questi interventi, che ho definito satelliti, con i 7.000 della nuova edilizia penitenziaria, ci fa pensare che il problema sarà finalmente risolto.
A ciò si aggiunge l'intervento del Vice capo del DAP, che ha parlato di 2.000 extra assunzioni.
Il Governo sta talmente pompando su queste assunzioni che qualcuno ha accennato che verranno immessi in ruolo agenti che hanno svolto un corso di formazione meno formalizzante di quando furono loro stessi a frequentarlo perché da sei mesi è sceso a quattro mesi. Di sicuro è evidente che lo scopo è di fare fronte a quel deficit di assunzioni che servono per rimettere in corpo il sistema. Addirittura il Vice capo del DAP ha parlato di due nuove scuole che verranno create sul territorio nazionale per poter immettere nuovi agenti di Polizia Penitenziaria e mi fa molto piacere aver sentito che una di queste due nuove scuole sarà proprio a Biella.
Grazie e buon lavoro.
PRESIDENTE
Grazie, Consigliere Zappalà.
Ha chiesto di intervenire, sull'ordine di lavori, il Consigliere Unia; ne ha facoltà.
UNIA Alberto
Chiedo se è possibile avere la relazione che l'Assessora Chiorino ha letto a inizio seduta, così almeno abbiamo una contezza dei dati.
PRESIDENTE
Mi spiegano gli Uffici che c'è il resoconto stenografico, quindi è tutto leggibile.
UNIA Alberto
Ai fini del dibattito, sarebbe meglio averlo prima della chiusura dei lavori, perché con i dati alla mano si può discutere di qualcosa.
PRESIDENTE
Non so sia tecnicamente possibile, chiedo agli Uffici. Continuiamo con gli interventi e le do una risposta appena gli Uffici rispondono.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Cameroni; ne ha facoltà.
CAMERONI Daniela
Grazie, Presidente.
Oggi porto in quest'Aula la voce di chi ogni giorno indossa una divisa con orgoglio e dedizione, nonostante condizioni di lavoro sempre più critiche e pericolose.
Parlo delle donne e degli uomini della Polizia Penitenziaria, nostri servitori dello Stato, che stanno pagando un prezzo altissimo per mantenere la sicurezza nei nostri istituti penitenziari.
L'ultimo episodio accaduto poche settimane fa presso il carcere di Novara ha segnato un nuovo capitolo in una storia che non possiamo più accettare: quattro detenuti, approfittando di un momento cruciale, hanno aggredito un agente per sottrargli le chiavi e, solo grazie alla sua prontezza e al suo coraggio, si è evitata una tragedia.
Tuttavia l'episodio non si è concluso lì. Barricati nella sezione, i detenuti hanno devastato l'area e fabbricato armi rudimentali; gli agenti intervenuti hanno riportato l'ordine, ma al costo di dieci feriti, alcuni con prognosi di più giorni. A tutti loro e al comandante della Polizia Penitenziaria di Novara va non solo la mia totale solidarietà, ma anche il mio ringraziamento per un lavoro che spesso viene dato per scontato, ma che è fondamentale per la nostra società. Questa non è solo una battaglia per la sicurezza, ma è una battaglia per la dignità di chi serve lo Stato.
Il carcere di Novara, la mia città, non è solo una realtà locale, è un simbolo delle sfide che il nostro sistema penitenziario deve affrontare, ed è per questo che voglio ribadire come il Governo Meloni, in soli due anni abbia già intrapreso un percorso decisivo per cambiare radicalmente la situazione.
Sono stati stanziati 250 milioni di euro per un piano ambizioso di edilizia carceraria, che permetterà di recuperare 7.000 posti detentivi, riducendo il sovraffollamento tra le principali cause di tensione. Nuove assunzioni nella Polizia Penitenziaria, dopo anni di immobilismo e mancate coperture del turnover, stanno finalmente invertendo la rotta. È un impegno che continueremo a portare avanti, consapevoli che la sicurezza passa anche dalla presenza capillare e costante di personale ben formato e adeguatamente equipaggiato. Non basta ciò che si fa a Roma, dobbiamo essere presenti qui sul territorio e io, come Consigliere di Novara, sento di dovermi far portavoce delle istanze che arrivano direttamente dal carcere della mia città. Ho un rapporto diretto con il personale, ne conosco le preoccupazioni e le frustrazioni, ma anche le proposte che considero preziose per trovare soluzioni concrete. Per questo è necessario agire su più fronti.
Il potenziamento formativo, come poco fa ha accennato anche la sigla sindacale: dobbiamo dotare gli agenti di strumenti e di formazione moderna e avanzata per essere sempre aggiornati e tutelati nella sicurezza.
Aumento degli organici: servono più agenti, soprattutto nelle sezioni più critiche, per garantire una gestione efficace e per evitare che il sovraccarico di lavoro diventi una trappola pericolosa. Un tavolo permanente - Regione e Polizia Penitenziaria - e una Cabina di regia che monitori costantemente la situazione con un focus specifico su Novara e sugli istituti piemontesi, per intervenire tempestivamente quando necessario.
Tuttavia, vorrei ribadire un principio fondamentale: alla certezza della pena dobbiamo sempre affiancare la rieducazione e il reinserimento sociale dei detenuti. A Novara abbiamo già visto progetti virtuosi in questo senso che dimostrano come il carcere possa essere anche un luogo di riscatto. Per questo dobbiamo continuare a investire in percorsi di formazione e lavoro che non solo riducono il rischio di recidiva, ma migliorano anche la sicurezza complessiva degli istituti e favoriscono una reale reintegrazione dei detenuti nella società.
Il carcere di Novara rappresenta una priorità non soltanto per il Piemonte ma per l'intero Paese; noi non lasceremo soli i nostri agenti, è nostro dovere garantire loro le condizioni per lavorare con serenità e fierezza sapendo che le istituzioni sono al loro fianco.
Concludo con un appello: lavoriamo uniti a livello nazionale e locale per assicurare sicurezza e dignità dei nostri istituti. Questo è l'impegno di Fratelli d'Italia e del Governo.
PRESIDENTE
La parola alla Consigliera Marro.
MARRO Giulia
Grazie, Presidente.
Non so quanti in questa sala sono già entrati in carcere. Noi di Alleanza Verdi Sinistra in questi mesi siamo entrati in dieci istituti penitenziari e io personalmente in sei in questa ultima settimana.
Ho iniziato a entrare in modo regolare anche nel carcere di Cuneo. I fatti successi ieri dimostrano che è un istituto penitenziario in grave crisi.
I volontari mi avvisano che, per la prima volta dopo 35 anni, non riescono a svolgere le loro attività; aspettano invano i detenuti che non vengono portati.
Tornerò questo pomeriggio per verificare le condizioni della sezione dove si sono verificati gli incidenti, ma anche per verificare quali sono state le ragioni della rivolta di questi ragazzi.
I problemi sono stati enunciati, ma vorrei riprenderli, perché gli agenti che ho incontrato nelle mie visite mi confidano che il problema principale dopo il sovraffollamento, è la mancanza di personale e che la popolazione detenuta è cambiata: è più violenta e più rispettosa delle regole, anche dentro al carcere.
Sì, la nostra società sta cambiando: sono aumentate le persone con fragilità sociosanitarie ed è cresciuta la popolazione di origine straniera. Questo cambiamento si riflette sulla popolazione carceraria ovviamente, come del resto avviene anche fuori dal carcere, ha quindi bisogno di essere presa in carico in modo diverso.
Se continuiamo a puntare sulla repressione dentro e fuori dal carcere, non possiamo sperare in un reale miglioramento della situazione. Il risultato che otteniamo, infatti, è quello di avere maggiori tensioni tra detenuti tra agenti e detenuti, ma anche tra gli agenti stessi.
Poi si dice che è stato aumentato il numero degli agenti, ma tra il 2019 e il 2023 i corsi banditi per l'assunzione di 10 mila nuove unità ha portato all'inserimento di persone molto giovani con una formazione di soli sei mesi, che è prevalentemente incentrata sul contenimento fisico; finiscono per pagare carissimo prezzo di una formazione che non li prepara a fare fronte alle situazioni che dovranno affrontare.
A completare questo allarmante quadro di inadeguatezza del sistema carcerario concorre la mancanza di personale socio-educativo e sanitario come è stato ricordato in tutti gli interventi di questa mattina.
Gli agenti si ritrovano spesso senza strumenti e senza competenze a svolgere questi ruoli che, seppure evidentemente necessari per mantenere il benessere dei detenuti, non sono adeguatamente rappresentati nell'organico penitenziario.
Se c'è un aumento dei detenuti con fragilità psichiche, facciamo un appello all'Assessore Riboldi e quindi alla sanità piemontese perché continua, al contrario, a contribuire al tema con un investimento minimo, che è pari al 3% del budget.
Oggi porterò un question time proprio su questo tema, perché la carenza di personale anche nelle ASL fa mancare il personale che può intervenire dentro il carcere.
C'è un ritardo, ma il ritardo è la mancata presa in carico dei detenuti e sicuramente è una conseguenza del sovraffollamento.
C'è un carico di lavoro ingestibile per gli agenti e questo peggiora la condizione di convivenza e aumenta le tensioni, causando ritardi e carenze.
Le persone che sono detenute dentro il carcere spesso hanno pochissime cose a cui pensare e, quindi, se ci sono dei ritardi, questo crea veramente molte tensioni e molta frustrazione.
Un punto sulla detenzione dinamica.
La Corte per i diritti dell'uomo ha chiesto di ridurre il numero delle persone presenti in carcere o di tenerle maggiormente impegnate con attività formative e ricreative.
Noi abbiamo risposto aprendo le celle, ma li teniamo chiusi dentro le sezioni e non abbiamo aumentato il numero di attività lavorative di formazione. Come possiamo, quindi, stupirci poi dei disordini? Le nostre proposte sono di pensare tutti insieme, come parti politiche, a orientare il sistema penitenziario italiano verso un modello più riabilitativo e meno punitivo. Non possiamo trascurare l'importanza della formazione professionale e del supporto psicologico per i detenuti e anche per gli agenti della Polizia Penitenziaria.
Dobbiamo investire sull'edilizia carceraria. Gli istituti carcerari che ho visitato sono brutti, sporchi e vecchi. Bisogna investire su quello per creare spazi razionali, dignitosi e vivibili, che facilitino lo svolgimento delle attività e il lavoro del personale. Dobbiamo fare entrare più mediatori culturali nelle carceri. Abbiamo visto che il 70% dei detenuti è di origine straniera e non ci sono mediatori fissi, figure professionali che aiutano anche a ridurre le tensioni. Dobbiamo ricostruire il patto sociale per cui chi va in carcere sa che la pena è commisurata al crimine e il carcere non rappresenta una sospensione dei propri diritti, altrimenti chi ne uscirà, quando uscirà, avrà sviluppato più facilmente comportamenti antisociali, non credendo più nell'esistenza di uno Stato cui non solo chiedere diritti, ma anche corrispondere dei doveri.
Pensare al carcere significa lavorare per il bene di tutta la società. Oggi è nostro dovere garantire che non resti un luogo di abbandono e tensione ma diventi uno spazio in cui le persone possono costruire una nuova possibilità per il futuro.
Grazie.
PRESIDENTE
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Pentenero; ne ha facoltà.
PENTENERO Gianna
Grazie, Presidente.
Ringrazio per aver organizzato questo Consiglio aperto secondo le indicazioni di un ordine del giorno, se ho compreso bene, approvato nella legislatura precedente. Credo che sia molto chiara la posizione dei sindacati della Polizia Penitenziaria che, come abbiamo ascoltato questa mattina, ci testimoniano sicuramente una carenza di organico, ma soprattutto una difficoltà ad operare nei nostri istituti.
Noi dovremmo riflettere sulla necessità di fare un Consiglio regionale aperto che consideri il tema delle carceri e non consideri soltanto il tema della Polizia Penitenziaria. Il tema della Polizia Penitenziaria deve essere contestualizzato all'interno del sistema, altrimenti non comprendiamo fino in fondo i dati che sono stati raccontati un attimo fa circa il numero di feriti della Polizia Penitenziaria che abbiamo avuto in questi anni, oppure potremmo citare il numero dei suicidi che, come abbiamo sentito questa mattina, tocca sicuramente le persone private di libertà, ma anche gli agenti stessi.
Allora dobbiamo avere la consapevolezza di che cosa vuol dire svolgere il ruolo di Polizia Penitenziaria all'interno di un contesto che è complesso di un contesto che ha bisogno di molte altre cose e di molti altri interventi, come loro stessi ci hanno testimoniato questa mattina.
Credo che l'aspetto principale con il quale dobbiamo fare i conti è il tema del sovraffollamento. Se consideriamo il carcere Lorusso e Cutugno, il provveditore lo ha definito il carcere sicuramente più difficile del nostro Paese. Abbiamo un sovraffollamento significativo, abbiamo una situazione legata alle persone più fragili. Parlo di psichiatria e parlo del tema dello spaccio, perché, non essendoci nessuna forma di prevenzione all'interno dei nostri territori, è evidente che tutto quello che non prevede attività di prevenzione ricada all'interno di un sistema di restrizione della libertà delle singole persone.
Non a caso, i dati di una ricerca recente, compiuta dal Garante dei detenuti della Città di Torino, hanno dimostrato come le attività di recidive siano ormai molto significative. Sono così significative perch all'interno del sistema carcerario la situazione è quella che abbiamo sentito descrivere dagli interventi di questa mattina. Quando le persone escono, quel ponte necessario affinché possa essere garantito loro un reinserimento all'interno della società non esiste. I numeri che sono stati citati, ad esempio, rispetto agli sportelli per il lavoro, non permettono alle persone che escono dal sistema detentivo di recuperare una dignità, di recuperare un progetto di vita che permetta loro di avere una casa, che permetta loro di avere un lavoro e che permetta loro di reinserirsi all'interno delle proprie famiglie.
Noi abbiamo una problematica complessa che va affrontata da questo punto di vista. Sicuramente qualche agente è stato assunto, ma non è certo nei numeri che servirebbero alle nostre strutture.
Assistiamo continuamente ad attacchi e ribellioni. Ieri è toccato a Cuneo quest'estate è toccato al Ferrante Aporti e contestualmente da luglio a settembre. Gli episodi che si sono manifestati per due mesi tra il Lorusso e il Ferrante Aporti hanno determinato una situazione davvero difficile non solo per gli agenti penitenziari, ma anche per tutto il personale all'interno delle strutture carcerarie.
Abbiamo un tema legato al carcere minorile, dove i ragazzi sono costretti a superare quel periodo necessario, identificato dalla legge, di reclusione perché non esistono le comunità che possono accoglierli per continuare il progetto di recupero. Non abbiamo le comunità perché le comunità sono sovraffollate e non hanno il giusto riconoscimento.
C'è un tema, così come è stato evidenziato da tutti gli interventi che abbiamo sentito questa mattina, legato alla sanità. Qui non possiamo dire che questa non è una nostra competenza. Certamente abbiamo bisogno che il Governo ponga maggiore attenzione rispetto ai problemi del sovraffollamento, della Polizia Penitenziaria e delle strutture carcerarie ma abbiamo anche la necessità che si intervenga sui direttori e sui dirigenti perché, ad esempio, noi sappiamo che il Provveditore che questa mattina ha parlato regge due Regioni a scavalco: il Piemonte e la Sardegna.
Sappiamo che i direttori spesso reggono più strutture carcerarie a scavalco e quindi abbiamo bisogno di un intervento anche da questo punto di vista così come sappiamo che gli educatori hanno prese in carico che spesso vanno oltre il centinaio di unità di detenuti. Non è pensabile costruire progetti di recupero nei confronti delle persone quando, all'interno del sistema carcerario, si ha un educatore per ogni cento unità.
Un'ultima riflessione è legata alla sanità. La sanità, come dicevo, è una nostra competenza precipua. Sono molte le risorse che vengono stanziate, ma non si capisce bene all'interno di quale piano stiano. Probabilmente abbiamo bisogno di un vero e proprio piano sanitario dedicato al sistema carcerario. Chi ha avuto la possibilità di visitare le nostre strutture sia le case circondariali sia le case di reclusione, si è reso conto che la condizione da un punto di vista sanitario (per sanitario si intendono tutte le condizioni legate alla salute dei detenuti) è davvero difficile complessa e molto articolata. Credo che dovremmo lavorare intorno a un piano sanitario che tenga in considerazione tutto il sistema carcerario.
Un'ultima riflessione sul tema dell'edilizia carceraria. Se pensiamo che il Lorusso e Cutugno ha una spesa quotidiana che ammonta a circa 17 mila euro solo per le utenze, ci rendiamo conto come quella struttura, oltre a essere fatiscente, abbia un problema di gestione che parte dalle cose più semplici: dalle utenze. L'acqua spesso manca e non riesce a garantire il riscaldamento necessario. Abbiamo una situazione che non è più sostenibile.
Noi dovremmo impegnarci come Regione per far sì che certamente lo Stato faccia la sua parte, ma anche noi come Regione dobbiamo fare la nostra. Lo dobbiamo fare per quello che riguarda la costruzione di quel ponte e dei progetti di lavoro; lo dobbiamo fare con il Ministero per quello che riguarda le misure delle pene alternative; lo dobbiamo fare per quello che riguarda i processi di formazione e di istruzione all'interno delle nostre carceri.
Non sono sufficienti a garantire alle persone la possibilità di riavere un percorso che permetta loro di ricostruire una propria identità nel momento in cui torneranno a essere cittadini liberi. Da questo punto di vista l'impegno della Regione deve essere a 360 gradi. Affrontare emergenze vuol dire analizzarle e vuol dire offrire delle condizioni di lavoro non solo alle guardie penitenziarie, ma a tutto il personale che opera all'interno del sistema carcerario, in favore delle persone con restrizioni affinch possano ricostruire il proprio progetto di vita.
PRESIDENTE
Grazie, Consigliera Pentenero.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Conticelli; ne ha facoltà.
CONTICELLI Nadia
Grazie, Presidente, e grazie agli intervenuti di questa mattina.
Come ha già detto la Consigliera Pentenero, non siamo insensibili al grido d'allarme che è emerso dalle relazioni in Aula e che, purtroppo, si ripete ormai da tempo da parte dei lavoratori all'interno delle strutture carcerarie.
In apertura della seduta, l'Assessora ha letto dei numeri che, mi perdoni definisco imbarazzanti.
Solo al Lorusso e Cutugno, dove quest'estate la carenza - probabilmente adesso ancora maggiore - per effetto del turnover, come ci è stato illustrato questa mattina, era di oltre 200 unità, ne arriveranno 13 più 30.
Purtroppo, non ci sentiamo di sorridere, perché è una realtà tragica, una realtà che riguarda la quotidianità di tutte le persone che vivono e lavorano all'interno del carcere. Una realtà che molti di noi hanno potuto verificare, com'è già stato detto negli interventi dei colleghi, nei numerosi sopralluoghi che abbiamo fatto a livello istituzionale o a livello politico, ma che questa mattina, nelle parole dei rappresentanti dei sindacati delle forze di Polizia Penitenziaria, è emersa con tutta la sua drammatica evidenza.
Ritengo il Consiglio di oggi un'iniziativa opportuna, perché ha messo in luce come, purtroppo, gli impegni assunti siano stati disattesi e come la situazione in un anno sia peggiorata.
I numeri della rotazione del personale sono così scarni da non coprire neanche il turnover, perché naturalmente si parte dal sintomo, dall'acuzie del sintomo e se i lavoratori all'interno delle carceri piemontesi chiedono il trasferimento è perché le condizioni qui sono invivibili. Pertanto, se non proviamo a curare alcune delle cause di quei sintomi che sono emersi questa mattina, l'anno prossimo saremo qui a dire che, invece che 1.000 detenuti in più ce ne saranno 1.500, invece che 500 agenti ne mancheranno 600 e così via.
Il tema del sovraffollamento è legato a carenze strutturali delle carceri a partire dal carcere Lorusso e Cutugno, unico in Italia ad avere tutti i percorsi penitenziari, maschile e femminile e ICAM, con i percorsi mamma bambino, la sezione sanitaria e la sezione per la salute mentale.
Il Lorusso e Cutugno dovrebbe, quindi, avere una dotazione straordinaria di personale, perché sono tutti percorsi dedicati che richiamano nel nostro carcere torinese persone che provengono da tutto il Nord Ovest, talvolta anche da altre zone d'Italia e, invece, è un carcere pesantemente sotto organico, con problemi strutturali endemici. La stessa Città di Torino l'Amministrazione comunale, in maniera trasversale, ha chiesto più volte che quel carcere sia abbattuto e rifatto.
A oggi, nelle celle previste per un detenuto ce ne sono due. Questo naturalmente determina una forte pressione psicologica, oltre che condizioni che ledono i diritti umani per le persone ristrette nella libertà personale, ma una forte pressione psicologica continua anche per chi vi lavora a partire, appunto, dalla Polizia Penitenziaria.
La carenza di organico e le carenze di tipo strutturale fanno sì che non ci sia più il percorso dei nuovi giunti e, quindi, una volta espletate le formalità d'ingresso del carcere, i nuovi giunti, anche chi dovrebbe passare lì magari un periodo molto breve o anche solo per accertamenti vengono messi all'interno del carcere stesso, con le situazioni che sono a monte di quegli atti di cronaca che avete citato.
Tra i sintomi del sovraffollamento, che però hanno delle cause molto gravi ci sono anche le scelte di cui questo Governo deve prendersi la responsabilità e non puntare più sulle misure alternative alla detenzione come è anche emerso dagli interventi di questa mattina; ricordiamo che scegliere di introdurre nelle norme la carcerazione come misura per affrontare qualunque problema di disagio o di conflittualità e addirittura nel decreto Caivano per i minori.
Il carcere non è un'isola a sé stante, è inserito nel territorio e risente in maniera amplificata di tutte le difficoltà e le problematiche di quel territorio. Sulla sanità succede questo, perché la popolazione carceraria se non c'è questa carenza di organico, ha la possibilità di ricevere visite specialistiche in carcere, ma per gli esami no. Per gli esami risente della stessa lungaggine delle liste d'attesa di tutti i cittadini piemontesi, con la differenza che chi sta in un istituto di pena non ha la possibilità di pagare e rivolgersi al privato. È inutile dire che ogni sofferenza lì è amplificata: talvolta, aspettare mesi per un esame significa aggravare la pressione psicologica che poi sfocia in questi episodi.
Noi abbiamo depositato una mozione sul sistema carcere, che parla anche dell'organico della Polizia Penitenziaria. Lo abbiamo presentato dopo la relazione del Garante, che aveva messo fortemente in luce questa realtà.
Riteniamo che in una giornata come questa, essendo noi in Consiglio regionale, questa assise e la Giunta regionale debbano assumere impegni concreti, altrimenti questo grido di sofferenza proveniente dalla Polizia Penitenziaria, cui va tutta la nostra solidarietà, resta vuoto, inutile e inascoltato.
CAROSSO FABIO
PRESIDENTE
Nel ringraziare la Consigliera Conticelli, informo l'Aula che la trascrizione dell'intervento della Vicepresidente Chiorino è disponibile sul supporto del Consiglio.
La parola alla Consigliere Verzella.
VERZELLA Emanuela
Ringrazio veramente tutti coloro che oggi hanno preso la parola, a partire dall'Assessore Chiorino, su un tema che mi sta particolarmente a cuore come credo dovrebbe stare a cuore a tutti noi (e immagino lo sia), da molti punti di vista.
Personalmente lo affronterò dal punto di vista che conosco meglio, grazie a un'esperienza ultradecennale come dirigente scolastico in un istituto per adulti, che aveva sezioni carcerarie in due carceri piemontesi, quello di Biella (più volte nominato questa mattina) e quello di Vercelli.
In questi anni ho potuto toccare con mano, ma con un lento e progressivo aumento dei disagi, tutto quanto è stato detto dai convenuti. Tutto indistintamente, a partire da un elemento che ha riportato prima la Consigliera appartenente al Gruppo AVS: il fatto che anche dal punto di vista scolastico, di istruzione e di formazione, i detenuti sono cambiati.
Sono cambiati come cambiano i nostri ragazzi nelle scuole con il passare delle generazioni, anche se, purtroppo, molto di più. Sono, come è stato giustamente detto, lo specchio di un cambiamento epocale nella società condotto ad avere un saldo migratorio che si riflette di necessità nelle carceri (fenomeno che, storicamente, nel tempo è sempre accaduto, anche a noi quando eravamo migranti in America), anche proprio dal punto di vista della volontà all'impegno e alla collaborazione nel trattamento.
Non nego, quindi, che ci sia una situazione difficile, acuita moltissimo dopo il Covid, che la Polizia Penitenziaria affronta con grande fatica.
Anche riguardo all'istruzione, vi dico che le aule in cui si svolgono attività meritorie di formazione professionale e istruzione, organizzate rispettivamente dalla Regione Piemonte e dallo Stato, sono piccole fatiscenti e, spesso, prive di banchi adeguati. Ci sono condizioni strutturali generali che si riverberano anche lì.
Durante le ultime annate in cui sono stata dirigente è stato un problema anche il riscaldamento, perché in certe aule non arrivava e ci scaldavamo come si dice, a fiato. Questo era un effetto di carenze manutentive conclamate e annose, che riguardavano anche gli uffici degli agenti e tutte le strutture dove si trovava il personale trattamentale.
Ho visitato particolarmente il carcere di Vercelli e più volte gli uffici dell'area trattamentale e vi assicuro che nessuno di noi può pensare che quelle strutture, quelle aule e quegli uffici siano diversi da certi bassi di Napoli del neorealismo: un'umidità veramente diffusa, un luogo di lavoro veramente indisponente rispetto a qualsiasi prospettiva. Per esempio, le docce spesso sono ancora comuni, una cosa che non dovremmo più avere negli spazi comuni. C'è una situazione manutentiva veramente molto complicata peggiore a Vercelli rispetto a Biella nei due casi che conosco meglio, e un piano straordinario sulla manutenzione è assolutamente necessario.
L'istruzione e la formazione connessi sono l'anima dell'eliminazione o della riduzione della recidiva - su questo nessuno ho dubbi - unitamente al lavoro.
Il percorso di istruzione dovrebbe cominciare con forza riguardo a quei detenuti stranieri che non hanno le competenze linguistiche, neanche per segnalare il proprio disagio o i propri bisogni medici o qualsiasi altra questione, per cui l'agente di Polizia Penitenziaria si trova ad avere questo blocco in mezzo che, di certo, non favorisce la buona comunicazione e di certo non favorisce una risposta trattamentale né da parte degli educatori né, tantomeno, da parte degli agenti che su questo, ovviamente non sono preparati.
La formazione, che più volte è stata evocata qui, dei nuovi e giovani agenti deve pensare moltissimo a questa questione; anche perché, molto spesso, si sottovaluta l'importanza di queste attività all'interno delle carceri. Stante l'emergenza e la mancanza di agenti sufficienti, i primi a essere distratti ad altri compiti, tra cui numerosissime traduzioni all'esterno per questioni sanitarie, sono proprio gli agenti dedicati alle aree di istruzione, formazione e lavoro perché, erroneamente, li si ritiene quelli che possono essere distratti perché c'è un'emergenza. Questa è una situazione di cui dobbiamo essere tutti consapevoli per porvi rimedio.
Per quanto riguarda la sanità, più e più volte nelle nostre aule abbiamo raccolto, senza che fosse nostro compito fare questo come docenti, i bisogni, al di là delle questioni psichiatriche, più spiccioli. Per esempio, c'è una vera e propria emergenza sui dentisti, perché mancano dentisti che lavorano nelle carceri. Guardate che le condizioni dei detenuti, dal punto di vista della sanità della bocca, sono pessime per motivi legati alla stretta detenzione e immaginate un agente che si trovi davanti a un detenuto straniero che non sa parlare, che cerca di esprimere quei bisogni. Ma quale agente è in grado, senza l'adeguato supporto di figure di mediazione e senza che a quei detenuti venga offerta una possibilità di apprendere la nostra lingua, di fare qualche cosa nel suo compito di trattamento e di contenzione delle possibili rivolte e tensioni interne? Chiudo dicendo che abbiamo bisogno di lavorare insieme su questi aspetti e di elaborare misure alternative alle pene sui reati di minore emergenza sociale, perché il sovraffollamento non si risolve soltanto con nuove carceri, ma anche attraverso un pensiero su queste misure.
Grazie.
PRESIDENTE
Visto l'orario, direi che potremmo sospendere i lavori e riprenderli dopo le ore 14, anzi verso le 15.30, perché prima c'è l'esame delle interrogazioni.
Ricordo a tutti i Presidenti di Gruppo che la Conferenza dei Capigruppo si svolgerà alle ore 13.15 in Sala Morando.
La seduta è sospesa.
(La seduta è sospesa alle ore 12.56)
CASTELLO MARIO SALVATORE
(I lavori riprendono alle ore 14.16 con l'esame del punto all'o.d.g. inerente a "Svolgimento interrogazioni e interpellanze")
Interrogazione n. 1 presentata da Canalis, inerente a "A quale punto sono la normativa e la sperimentazione sulla guida autonoma?"
PRESIDENTE
Buongiorno, colleghi.
Iniziamo i lavori del sindacato ispettivo esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1 della Consigliera Canalis.
La parola all'Assessore Gabusi per l'illustrazione.
GABUSI Marco, Assessore regionale
L'Unione Europea ha approvato la normativa che dal 14 luglio 2022 permette l'omologazione delle auto a guida autonoma di livello 3, limitandone l'utilizzo sulle strade europee a carreggiate separate, senza pedoni n ciclisti, senza superare i 60 chilometri orari, escludendo, di fatto, le autostrade, in quanto non sono ammessi circolare in autostrada o nelle strade extraurbane principali veicoli che non sono in grado, per omologazione, di sviluppare la velocità in piano di almeno 80 chilometri orari.
Inoltre, il Codice della strada, articolo 46, "Nozione di veicolo" stabilisce: "Ai fini delle norme del presente Codice, si intendono per veicoli tutte le macchine di qualsiasi specie, che circolano sulla strada guidate dall'uomo".
Si rende, pertanto, necessaria una modifica al Codice della strada atta a consentire la circolazione dei veicoli con guida autonoma di livello 3.
A oggi, non risulta avviata, né da parte della Conferenza Stato-Regioni, n in sede di Conferenza Unificata, né tantomeno da parte della Regione Piemonte, alcuna interlocuzione in tal senso.
Le condizioni necessarie per la guida autonoma sulle strade provinciali e comunali (unico ambito d'azione, ipoteticamente, di Regione Piemonte) prevedrebbero, alla luce di quanto sopra, l'utilizzo sui limitati tratti di strada (che non raggiungerebbero sostanzialmente neanche l'1% della rete complessiva in Piemonte) e la necessità di ingenti investimenti infrastrutturali, di difficile sostenibilità e di notevole impatto ambientale, anche in termini di consumo di suolo.
Relativamente alle sperimentazioni, va ricordato che gli enti proprietari della strada hanno, in questo momento, avviato alcune sperimentazioni tipo: la C-Roads Italy 2, che prevedeva la realizzazione di servizi di cooperazione e d'interazione fra veicolo (connesso) e infrastruttura, e ha consentito l'espansione dell'infrastruttura tecnologica, con previsione e realizzazione di aumento del numero di dispositivi di comunicazione su strada e d'interazione con la centrale della mobilità della società 5T S.r.l.
Il progetto Show, un progetto europeo di innovazione, che ha utilizzato un veicolo L3 provvisto di safety driver, in sede promiscua, che, a causa di vicende interne al progetto, è stato predisposto, pronto partire ma non ancora avviato nel bacino torinese.
IN2CCAM: progetto europeo di innovazione, che prevede l'utilizzazione di un veicolo L3 in sede promiscua, il quale sperimenta funzioni di reinstradamento tramite la comunicazione con la centrale della mobilità di cui sopra, a seguito di analisi dei dati di traffico in tempo reale.
Il progetto Scale (in partenza ottobre a ottobre 2024), che è la prosecuzione del C-Roads Italy.
Inoltre, la cosa più importante per il senso dell'intervento (fino a qui ho letto un po' di nozioni che era giusto approfondire e rendicontare) è che la società 5T, partecipata da Regione Piemonte, Città metropolitana e Città di Torino, prende parte ai tavoli di standardizzazione europei delle specifiche tecniche, utili allo sviluppo di tecnologie riferibili alla guida L3, sia per l'infrastruttura stradale sia per quella tecnologica.
Ciò riscontrato, comunico che Regione Piemonte è la regione più attiva in Italia tramite 5T per quanto riguarda la normazione della sicurezza stradale, in particolare nell'interlocuzione a livello ministeriale sull'ottimizzazione della norma regionale che dovrà vedere la luce entro il 31 dicembre 2024.
Per ricapitolare in estrema sintesi rispetto a quello che ho letto velocemente, ci sono due livelli, a cominciare da quello normativo, che al momento - devo dirlo sinceramente, e l'ho detto per Regione Piemonte ma soprattutto per le componenti ministeriali - non si è ancora affrontato quindi vi è una limitazione di utilizzo sulle carreggiate stradali, che sono in larga parte quelle esistenti in Piemonte e in Italia.
D'altro canto, vi è il livello della sperimentazione che, di fatto, dal punto di vista tecnologico, è in questo momento per noi incentrato su 5T che sta svolgendo i primi esperimenti di cui potremmo avere i risultati sicuramente nei prossimi anni.
Ci candidiamo, come sempre, ad avere un ruolo primario, soprattutto per la parte attuativa; su quella normativa ci rifacciamo a quella nazionale e saremo interpreti delle volontà e anche degli esiti della sperimentazione nelle sedi di Conferenza delle Regioni.
PRESIDENTE
La parola alla Consigliera Canalis, che ha cinque minuti a disposizione per la replica.
CANALIS Monica
Grazie, Presidente. Ringrazio anche l'Assessore per la risposta, che conteneva molti dettagli tecnici che necessitano di un approfondimento successivo.
Sottolineo una premessa: l'interrogazione scaturisce dall'enorme numero di incidenti stradali che avvengono ogni anno nel nostro paese e nella nostra regione. Il costo sociale degli incidenti stradali, per quanto riguarda le lesioni a persone, nel solo 2023 ammontava a quasi 18 miliardi di euro.
È chiaro, Assessore, che la severità della normativa europea, che è andata sviluppandosi nel tempo e che rende sempre più vincolanti i sistemi della sicurezza, ha anche comportato un aumento dei costi delle vetture al consumatore.
Perché oggi le auto costano di più rispetto al passato? Sicuramente per la congiuntura degli ultimi anni, legata all'aumento dei prezzi delle materie prime, all'aumento dei costi energetici, ai nuovi modelli di auto. Pensiamo alle auto elettriche, ma l'aumento dei prezzi delle auto è anche legato all'imposizione di nuovi metodi di sicurezza, proprio per limitare il numero delle vittime della strada o degli incidenti sulla strada.
Quindi, il tema che trattiamo oggi, sicuramente ha attinenza con la mobilità, ma anche con le attività produttive, considerando che la nostra è una delle regioni europee maggiormente vocate all'automotive.
Credo che le risposte tecniche che mi ha fornito possano essere utili per fare una riflessione.
Da un lato, applicare nel modo più estensivo possibile, anche in Piemonte compatibilmente con le caratteristiche della nostra rete viaria, questi nuovi sistemi di sicurezza e, in particolare, la guida autonoma, che tra tutti i sistemi è quello che limita al massimo gli incidenti, perch previene distrazioni, mancamenti, malori e via dicendo; dall'altro, credo che possa essere utile, e accolgo con favore quanto lei ha detto, cioè che stiamo facendo delle sperimentazioni tecnologiche, anche con il supporto della Regione, perché possiamo presentarci, anche sul mercato, come un territorio che sperimenta tecnologie nuove, che possono anche incidere sulla produzione e quindi non solo sulla prevenzione di incidenti, ma anche sulla produzione di autoveicoli all'avanguardia e moderni.
Leggerò ancora con cura la sua risposta e spero che, anche con il supporto delle minoranze, si possa incentivare e potenziare questo tipo di sperimentazioni.
Interrogazione indifferibile e urgente n. 46 presentata da Valle, inerente a "Realizzazione di una strada nel Vallone di Sea da parte del Comune di Groscavallo (TO) e dell'Unione Montana Alpi Graie (TO), la Regione Piemonte come intende prevenire i rischio idrogeologico derivante dall'attuazione di tale intervento?" (risposta scritta) 43003 - 43099 Interrogazione indifferibile e urgente n. 47 presentata da Valle, inerente a "Ulteriori ritardi nella riapertura del Traforo del Frejus, quali impegni della Regione Piemonte per garantire il ripristino della Viabilità ferroviaria?" (risposta scritta)
PRESIDENTE
D'intesa con l'interrogante, Consigliere Valle, alle interrogazioni n. 46 e n. 47 viene fornita risposta scritta.
Interrogazione n. 59 presentata da Rossi, inerente a "Pulizia alveo torrente Terdoppio"
PRESIDENTE
Procediamo con l'esame dell'interrogazione n. 59.
Ricordo che per le interrogazioni ordinarie non è prevista l'illustrazione da parte dell'interrogante, è prevista la risposta del componente della Giunta regionale per cinque minuti e la replica dell'interrogante per altrettanti cinque minuti.
La parola all'Assessore Gabusi per la risposta.
GABUSI Marco, Assessore regionale
Grazie, Presidente.
Rispondo volentieri al Consigliere Rossi.
In riferimento agli interventi manutentivi aventi a oggetto l'alveo del torrente Terdoppio in prossimità di ponti ferroviari e di accesso al centro interportuale merci di Novara, si segnala che il Settore Tecnico Regionale di Novara e Verbania, a seguito dell'istanza presentata da CIM, in data 4 marzo 2024, di accesso all'alveo del torrente Terdoppio per raccolta di materiale legnoso divelto a ridosso del ponte ferroviario a due campate con pila in alveo, ha rilasciato l'autorizzazione idraulica, con nota protocollo 17-536 del 5 aprile 2024. Sottolineo la data del 5, perché è il giorno dopo la richiesta di autorizzazione, essendo un intervento di emergenza.
La società CIM, con nota protocollo n. 391 del 15 ottobre 2024, ha comunicato gli interventi di manutenzione idraulica condotti nel corso dell'anno e in fase di esecuzione in prossimità dei ponti ferroviari. In particolare, a seguito del rilascio dell'autorizzazione idraulica sopracitata, ha provveduto alla rimozione del materiale legnoso divelto addossato alla pila del vecchio ponte ferroviario (quella dell'autorizzazione di cui sopra), così come ha richiesto preventivi per l'intervento di pulizia dei depositi dell'alveo del torrente per Terdoppio in prossimità di manufatti ferroviari, per la successiva presentazione dell'istanza di autorizzazione idraulica. Inoltre, ha segnalato che sono in corso interventi di sistemazione degli accessi ferroviari con l'utilizzo completo del nuovo triplo ponte. Una volta completato l'assetto, non sarà più necessario mantenere il vecchio ponte.
Per quanto attiene le visite ispettive condotte e la relativa documentazione che attesti tali interventi, si segnala che, sulla base di quanto comunicato dall'Ufficio Tecnico di CIM-S.p.A., vengono eseguiti durante le normali attività dell'Interporto e a seguito di ogni evento di piena significativo del corso d'acqua.
Credo che la rappresentazione che ho letto, perché ci sono tanti protocolli e, soprattutto, tanti interventi fatti, specifichi bene quanto sta facendo in questo momento CIM, ovviamente su autorizzazione della Regione, e quanto farà. Naturalmente, quello che verrà ancora fatto è soggetto ad autorizzazione idraulica e quindi, quando ci verrà presentato, saremo nella possibilità di dettagliarlo meglio.
Certamente, se il Consigliere Rossi farà un'altra interrogazione piuttosto che un accesso agli atti, potremmo approfondire ulteriormente gli aspetti di sicurezza idraulica che interessano il Consigliere Rossi, ma credo tutta la Regione.
PRESIDENTE
Grazie, Assessore Gabusi.
La parola al Consigliere Rossi per la replica.
ROSSI Domenico
Grazie, Presidente.
Ringrazio l'Assessore per la risposta, ma lo ringrazio soprattutto per la chiusura: con un accesso agli atti o una successiva interrogazione perch sicuramente per responsabilità mia, Assessore, non ho capito la questione essenziale. Abbiamo presentato l'interrogazione perché ci viene segnalata una situazione di accumulo di materiale ghiaioso esistente, ma non ho capito se, alla fine, questo cumulo è stato rimosso oppure no. Sicuramente mi riservo, anche a seguito di quanto da lei detto, di acquisire il materiale e provare a capire, oltre che con una verifica sul posto, a che punto siamo.
Capisco che la pulizia è portata avanti direttamente dagli uffici tecnici di CIM o, comunque, gli interventi sono fatti direttamente da CIM, ma certamente, come lei diceva, lo stiamo facendo anche su segnalazione dei cittadini, perché abbiamo l'interesse comune di evitare che in situazioni di grandi precipitazioni, che, come sa meglio di me, sono molto frequenti avvengano esondazioni o problemi per i territori circostanti.
Acquisirò la risposta di cui lei ha dato lettura e poi capirò, sulla base di quanto scritto, come procedere per avere un'evidenza rispetto a quanto presentato.
Grazie.
Interrogazione n. 63 presentata da Ravinale, inerente a "Sgombero dei presidi degli attivisti no-Tav nei terreni di Susa in località San Giuliano"
PRESIDENTE
Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
63.
Ricordo che per le interrogazioni non è prevista l'illustrazione da parte dell'interrogante ed è prevista la risposta del componente la Giunta regionale per cinque minuti e la replica del proponente per altrettanti cinque minuti.
La parola all'Assessore Bussalino per la risposta.
BUSSALINO Enrico, Assessore regionale
Grazie, Presidente.
Tra il 9 e il 15 ottobre 2024 si è svolta l'attività d'immissione in possesso di alcuni terreni alla periferia del centro abitato di Susa, in frazione San Giuliano, confinanti con la Strada Statale n. 25 e la linea ferroviaria storica Susa-Bussoleno.
Secondo il progetto definitivo della Torino-Lione, opera inserita nella rete europea dei trasporti (corridoio TNT), i terreni sono destinati ai cantieri per la realizzazione della futura stazione internazionale.
Le procedure d'esproprio seguono le disposizioni contenute nel DPR 327/01 e s.m.i.
In particolare, la norma prevede, all'art. 24, che, dal decreto di esproprio, l'immissione in possesso delle aree individuate debba concludersi entro due anni.
Nel caso di specie, il decreto relativo alle aree di Susa, da destinare a cantiere, è stato emanato nel gennaio 2023.
A norma di legge, i proprietari interessati dalle procedure in oggetto sono stati avvisati del luogo, del giorno e dell'ora di esecuzione dell'espropriazione.
In particolare, le attività di notifica sono iniziate nel mese di maggio 2024 e si sono concluse nel mese di settembre u.s.
Le aree interessate, infatti, sono necessarie, in un primo tempo, per la logistica dei lavori nella Piana di Susa quali deposito di materiale da cantiere, viabilità e interconnessione ferroviaria e, a regime, ospiteranno aree a servizio della nuova stazione internazionale.
A oggi, sono già state realizzate le operazioni di recinzione.
Gli aspetti inerenti alle misure di ordine pubblico connesse ai cantieri sono di competenza del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica promosso dalla Prefettura, di concerto con la Questura di Torino.
A tali enti è demandata la definizione delle misure da attuare per la gestione dell'area, nonché la quantificazione economica della relativa spesa, la definizione delle forze da porre in campo e la durata dell'operazione.
PRESIDENTE
La parola alla Consigliera Ravinale per la replica.
RAVINALE Alice
Ringrazio l'Assessore per la risposta, purtroppo parziale, nel senso che rimanda alle determinazioni del COSP relativamente a quanto avevamo richiesto in merito a come si intende gestire l'area e anche a quante risorse serviranno per garantire e mettere in pratica l'ordine pubblico per come lo intende mettere in atto il COSP. Abbiamo depositato anche un'interrogazione parlamentare al riguardo, quindi speriamo, quanto prima di avere delle risposte dal Ministero su questo punto.
Tuttavia l'Assessore mi conferma che, benché le notifiche per l'espropriazione ai proprietari fossero cominciate, come è previsto ai sensi di legge, ben prima, l'esproprio e l'immissione del possesso era prevista tra il 9 e il 15 ottobre, mentre questo sgombero è stato fatto nottetempo tra il 6 e il 7 ottobre, quindi in un momento preventivo rispetto a quando previsto; i soggetti che vivevano in quell'area sono stati sgomberati con la forza, prima di quando sarebbe dovuta avvenire la procedura d'immissione del possesso, quindi ci confermate che è stata fatta un'operazione preventiva.
Non ci venne data una risposta, e questo l'avevamo sottolineato, su quale sarà l'utilizzo di quell'area a livello temporale. Ci dite che servirà per l'installazione della stazione e poi, quando partiranno i cantieri, come luogo di magazzinaggio e di materiali. Peccato che a noi risulti che per almeno due anni non ci sia alcun tipo di lavorazione prevista in quel sito e su questo rimaniamo convinti di quanto sapevamo.
Ricordo soltanto che, mentre continuano a gonfiare i costi anche solo per il tunnel di base che è passato da 8,6 miliardi a 11,1 previsti oggi e l'Unione Europea continua a non mettere fondi perché oggi prevede una copertura di fondi solo del 15% dei costi dell'opera, l'Italia sta mantenendo bloccati nella legge di bilancio nazionale cinque miliardi di euro di fondi nazionali su un cantiere che, a oggi, è, di fatto, fermo.
Sottolineiamo questo dato rispetto a una gestione delle risorse pubbliche che, a quanto ci consta, non è in alcun modo opportuna, e anche il fatto che nuovamente in Val di Susa viene utilizzata la forza pubblica in maniera preventiva per un esproprio che era previsto per i giorni successivi e che ben poteva concludersi, come era previsto, secondo le normative e su cui invece c'è stata una nuova forzatura.
Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 49 presentata da Pentenero, inerente a "ATC Piemonte Centrale. Congelata ogni procedura sul personale che ricadrà sulla futura governance. Indicazione legittima e opportuna?"
PRESIDENTE
Esaminiamo l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 49.
Ricordo che l'interrogante ha facoltà di illustrare l'interrogazione per due minuti, la Giunta ha tre minuti per la risposta e non è prevista replica.
La parola alla Consigliera Pentenero per l'illustrazione.
PENTENERO Gianna
Abbiamo appreso dalle notizie dei giornali che il Presidente dell'ATC del Piemonte centrale ha deciso di congelare ogni procedura sul personale che ricadrà sulla futura governance.
Ci interrogavamo sul fatto che fosse legittimo questo tipo di indicazione soprattutto a fronte del fatto che oggi la situazione di ATC del Piemonte centrale, che si occupa di un patrimonio immobiliare enorme, ha una situazione di grossa difficoltà nella gestione. Vi è una situazione di sofferenza non indifferente e abbiamo una consistenza di patrimonio destinato alle ERP che ammonta a oltre 50 mila alloggi sociali, che sono presenti in 430 comuni.
Ci domandiamo, quindi, se sia legittimo l'intervento che è stato deciso e che non metta ulteriormente in difficoltà la nostra ATC.
Peraltro, sul Bollettino della Regione sono stati pubblicati diversi bandi e, quindi, come dire, sembrano procedure aperte, che in realtà si sta pensando di interrompere.
Vorremmo comprendere come, nel frattempo, si pensa di sopperire alle tante emergenze di ATC e quindi a garantire quella che è l'ordinarietà che oggi assume un carattere di straordinarietà nella gestione dell'attività della stessa ATC.
PRESIDENTE
La parola all'Assessore Marrone per la risposta.
MARRONE Maurizio, Assessore regionale
Grazie, Presidente.
Ho letto l'interrogazione.
Mi ha colpito che nelle premesse addirittura sia stato scelto il termine "intimato" all'attuale Presidente dell'Agenzia, tra l'altro tra virgolette.
Sono curioso di capire da chi arrivano queste virgolette, perché certo se ci fosse stata un'intimazione, allora avrebbe ragione l'interrogante a dire che c'è qualcosa che non va; infatti, non è avvenuta un'intimazione, per cui mi terrò la curiosità sulla fonte, diciamo, di questa informazione errata.
Per essere più precisi, rispetto a quanto scritto dall'interpellante nelle premesse, non è avvenuta, appunto, alcuna intimazione nei confronti del presidente di ATC Piemonte centrale. Semplicemente, in un incontro tenutosi nel mese di luglio presso l'Agenzia, che era stato richiesto dallo stesso organo amministrativo dell'Agenzia, con me e con la mia segreteria erano gli stessi vertici, quindi gli ATC, a volersi confrontare circa l'opportunità o meno di procedere in questa fase a nuove assunzioni di personale, peraltro corpose, almeno da quello che era emerso in quella riunione.
In una successiva missiva mi limitavo testualmente - cito, visto che si tratta di una lettera - "a ritenere consigliabile una condotta cauta e prudente" in merito, confermando, poi, "in ogni caso, massima fiducia nella decisione della Presidenza e della Direzione di procedere con l'assunzione di una posizione riconducibili alle categorie protette ex legge n. 68 del 1999 e anche con tutte quelle sostituzioni del personale in pensione o in via di pensionamento e altri inserimenti con limitato impatto economico senza maggiori oneri finanziari rispetto al 2024".
Pertanto, nessuna intimazione, ma semplicemente una risposta di un parere dell'organo politico che ha la delega rispetto a un interrogativo che era stato posto in una riunione dallo stesso organo amministrativo. Questo invece, penso sinceramente che mi sia consentito, visto che, come ricorda anche l'interrogante in un'altra premessa, siamo attualmente in una fase di rinnovo dell'organo amministrativo stesso di tutte le ATC con un bando che era già aperto, mi sembra, nel periodo in cui sono state scambiate queste missive.
Ovviamente, considero tutti gli attuali organi amministrativi delle ATC in piena carica, perché lo sono a tutti gli effetti; chiaramente, l'auspicio è quello che ci si limiti un po' all'ordinaria amministrazione nelle more di nomine che, tra l'altro, lo ricordo, non spettano all'Assessore, ma al Consiglio regionale, quindi all'Assemblea legislativa in cui siete eletti.
Spero di aver chiarito la situazione e ringrazio.
PRESIDENTE
Dichiaro chiusa la trattazione del sindacato ispettivo.
Comunico che tra pochi minuti avrà luogo la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.
(Alle ore 14.41 il Presidente dichiara esaurita la trattazione del punto all'o.d.g. inerente a "Svolgimento interrogazioni e interpellanze")
CAROSSO FABIO
(I lavori proseguono alle ore 14.43 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)
PRESIDENTE
Buongiorno a tutti.
Su incarico del Presidente Nicco, dichiaro aperta la sessione di trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.
In merito allo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata, come recita l'articolo 100 del Regolamento, oggi si provvederà, anche in accoglimento della richiesta della Giunta sulla disponibilità degli Assessori, a rispondere come segue: interrogazione a risposta immediata n.
116 presentata dal Consigliere Avetta, cui risponderà l'Assessore Vignale interrogazione a risposta immediata n. 117 presentata dalla Consigliera Nallo, cui risponderà l'Assessore Vignale; interrogazione a risposta immediata n. 118 presentata dalla Consigliera Disabato, che d'intesa con l'interrogante verrà trattata nella prossima seduta consiliare interrogazione a risposta immediata n. 119 presentata dalla Consigliera Ravinale, cui risponderà l'Assessore Vignale; interrogazione a risposta immediata n. 120 presentata dal Consigliere Coluccio, cui risponderà l'Assessore Vignale; interrogazione a risposta immediata n. 121 presentata dalla Consigliera Cera, cui risponderà l'Assessore Vignale; interrogazione a risposta immediata n. 122 presentata dal Consigliere Calderoni cui risponderà l'Assessore Vignale; interrogazione a risposta immediata n. 123 presentata dal Consigliere Ravello, cui risponderà l'Assessore Vignale interrogazione a risposta immediata n. 124 presentata dal Consigliere Rossi, cui risponderà l'Assessore Vignale; interrogazione a risposta immediata n. 125 presentata dal Consigliere Unia, cui d'intesa con interrogante verrà fornita risposta scritta; interrogazione a risposta immediata n. 126 presentata dalla Consigliera Marro, cui risponderà l'Assessore Vignale.
Ricordo agli Assessori che rispondono alle interrogazioni a risposta immediata di disporre l'invio via mail delle risposte scritte agli interroganti e all'Ufficio d'Aula. Ricordo agli interroganti che nel resoconto della seduta, trasmessa via mail in visione a tutti i Consiglieri intervenuti dall'Ufficio Resocontazione prima della pubblicazione e poi pubblicato integralmente in banca dati, è reperibile la trascrizione integrale di tutti gli interventi sia degli interroganti sia degli Assessori che rispondono.
Ricordo che l'interrogante ha disposizione tre minuti per l'illustrazione la Giunta ha a disposizione cinque per la risposta e non sono previste repliche.
Prego gli Assessori e i Consiglieri di attenersi rigorosamente ai tempi.
Interrogazione a risposta immediata n. 116 presentata da Avetta, inerente a "Quando inizierà in Piemonte la campagna di immunizzazione contro il virus
PRESIDENTE
respiratorio sinciziale?"
PRESIDENTE
Iniziamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 116.
La parola al Consigliere Avetta per l'illustrazione.
AVETTA Alberto
Grazie, Presidente; grazie, Assessore.
L'interrogazione riguarda un tema molto delicato, perché coinvolge i bambini e la loro salute.
Il virus respiratorio sinciziale è il principale responsabile delle bronchioliti che causano sia infezioni respiratorie acute sia frequenti ospedalizzazioni nel primo anno di vita, oltre a bronchiti asmatiche nei bambini e negli adolescenti.
In Piemonte, solo nell'anno 2023, il virus ha causato oltre 1.000 ricoveri e 1.500 accessi al pronto soccorso. Con molta enfasi, come sappiamo, era stata annunciata, non solo a livello nazionale, ma anche qui da noi, una campagna di immunizzazione volontaria e gratuita. La campagna avrebbe dovuto iniziare il 1° novembre scorso. I bambini nati dal 1° gennaio 2024 avrebbero potuto ricevere il vaccino presso i centri vaccinali delle ASL o presso i pediatri di prima scelta che aderiscono all'iniziativa.
Fino a ieri, per quello che ne sappiamo, i centri vaccinali erano ancora in attesa delle dosi e lamentavano carenza di informazioni rispetto all'inizio concreto della campagna di vaccinazione.
Considerando che il rischio di infezione severa è un rischio stagionale e si manifesta soprattutto nei mesi di ottobre e di novembre, siamo già in ritardo per ottenere la massima efficacia dei vaccini. Questo è un fatto che preoccupa tanti genitori e preoccupa anche molto noi.
Per questo, chiediamo alla Giunta se ci sono novità e se e quando inizierà la campagna di vaccinazione.
PRESIDENTE
La parola all'Assessore Vignale per la risposta.
VIGNALE Gian Luca, Assessore regionale
Grazie, Presidente.
L'interrogante chiede alla Giunta regionale se e in quali tempi si darà corso all'impegno di garantire il vaccino contro il virus respiratorio sinciziale.
La Regione Piemonte con la DGR del 6 settembre 2024, avente a oggetto "Attivazione sul territorio regionale di una campagna di immunizzazione passiva, su base volontaria, per la prevenzione delle infezioni da virus respiratorio sinciziale nel neonato", ha approvato l'acquisto dell'anticorpo monoclonale per la profilassi del virus respiratorio.
L'inizio della campagna di immunizzazione contro RSV era inizialmente previsto per il mese di ottobre 2024, ma l'azienda farmaceutica produttrice ha comunicato ufficialmente a tutte le Regioni interessate che la commercializzazione dell'anticorpo monoclonale, da utilizzare nella campagna di immunizzazione veniva posticipata alla data del 28 ottobre 2024.
L'inizio della campagna di immunizzazione, pertanto, inizialmente previsto per il mese di ottobre è stato, necessariamente e indipendentemente dalla volontà regionale, rimandato al mese di novembre 2024.
La campagna di immunizzazione, per quel che ci risulta, è ufficialmente iniziata il 1° novembre 2024. Non siamo a conoscenza, ma magari il Consigliere ha notizie più puntuali, che non compaiono all'interno dell'interrogazione, relativamente a ritardi rispetto tanto all'approvvigionamento quanto alla data di inizio dell'immunizzazione.
Pertanto, se li avessero veramente, siamo disponibili come Giunta a fare un approfondimento in merito.
Interrogazione a risposta immediata n. 117 presentata da Nallo, inerente a "Erogazione dei ristori ai comuni colpiti da alluvione nel biennio 2019 2020"
PRESIDENTE
Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
117.
La parola alla Consigliera Nallo per l'illustrazione.
NALLO Vittoria
Proprio nei giorni in cui abbiamo negli occhi la sofferenza di quello che sta succedendo a Valencia e anche nei giorni in cui abbiamo ricordato la terribile alluvione di trent'anni fa in Piemonte, torno su un punto che ci è molto caro e che è molto caro ai Comuni colpiti dalle alluvioni che stanno aspettando i ristori: i Comuni colpiti dalle alluvioni della provincia di Alessandria nel 2019 e quelli delle province di Biella, Cuneo Novara e del VCO nel 2020.
Solo nel recente giugno, ricordo che per l'alluvione del 2020 è stata emessa una determina dirigenziale che ha disposto la liquidazione di un acconto pari al 70%, che poi è stato effettivamente versato ai Comuni, ma rispetto all'alluvione del 2019 non abbiamo ancora contezza né di disposizioni né, tantomeno, di erogazioni ai Comuni.
Chiedo alla Giunta se si abbia contezza di quando questi fondi saranno effettivamente erogati.
PRESIDENTE
La parola all'Assessore Vignale per la risposta.
VIGNALE Gian Luca, Assessore regionale
Con la determinazione n. 1370 del 28 giugno 2024 il Settore Infrastrutture e Pronto Intervento ha disposto relativamente all'evento del 2-3 ottobre 2020 la liquidazione di un acconto pari al 70% dei contributi ai sensi lettera e) art. 25 c. 2 D.Lgs. n. 1/2018 destinati al patrimonio edilizio privato.
Nel mese di agosto 2024 sono stati emessi gli atti di liquidazione a valere sulla contabilità speciale n. 6248 ed i Comuni hanno ricevuto le somme spettanti.
Con la stessa determinazione il Settore Infrastrutture e Pronto Intervento ha disposto, relativamente all'evento ottobre-novembre 2019, la liquidazione di acconti per la totalità delle risorse disponibili sulla contabilità speciale, pari a 950 mila euro, previsti sempre ai sensi della lettera e) dell'articolo 25 del decreto legislativo sopracitato.
Si è in attesa, da parte del Dipartimento nazionale, del trasferimento dalla contabilità speciale al capitolo 6172 del bilancio regionale delle risorse residue; tali risorse consentiranno, come da normativa, di liquidare acconti fino al 70%. II totale dei danni accertati corrisponde a 4.045.281 euro.
Tra i mesi di agosto e settembre 2024 il Settore Infrastrutture e Pronto Intervento ha emesso i relativi atti di liquidazione. Per gli atti di liquidazione relativi al ristoro, invece, dei danni ai privati dei Comuni alluvionati nel 2019 sono in corso di emissione i relativi mandati di pagamento, che verranno perfezionati entro il 15 novembre per un totale di 943.376 euro.
Interrogazione a risposta immediata n. 118 presentata da Disabato, inerente a "La Regione Piemonte garantisca il proprio supporto all'organizzazione dell'EuroPride 2027 che si terrà a Torino"
PRESIDENTE
D'intesa con l'interrogante, all'interrogazione n. 118 verrà fornita risposta nella prossima seduta consiliare.
Interrogazione a risposta immediata n. 119 presentata da Ravinale, inerente a "La Regione ha avviato le necessarie interlocuzioni con il Comune di Baldissero Torinese (TO) per verificare che la procedura adottata con Delibera del Consiglio Comunale n. 12 del 22 aprile 2024 rispetti la normativa regionale e il Piano Paesaggistico Regionale?"
PRESIDENTE
Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
119.
La parola alla Consigliera Ravinale per l'illustrazione.
RAVINALE Alice
Grazie, Presidente.
L'interrogazione ha come oggetto la tutela del nostro territorio, in particolare quello della collina torinese. Deriva da una situazione che è stata posta all'attenzione degli uffici della Giunta regionale nel mese di luglio e, la scorsa settimana, sottoposta nuovamente all'attenzione di tutto il Consiglio, oltre che della Giunta, da Legambiente relativamente a una variazione, diciamo, della disciplina territoriale del Comune di Baldissero, che tuttavia, non con una variante al Piano regolatore generale, ma semplicemente con un protocollo d'intesa, consentirebbe di utilizzare una ex fabbrica di fuochi d'artificio per la costruzione di nuove villette, insomma di insediamenti residenziali.
Ci sembra debba essere tenuta nella massima considerazione la richiesta pervenuta alla Giunta e, a oggi, anche al Consiglio, relativamente al fatto che questo modus operandi di fatto bypassa non soltanto le normative previste dalla normativa urbanistica regionale e il Codice dell'ambiente per quanto riguarda la possibilità di cambiare la destinazione d'uso di determinati terreni, ma anche il Piano paesaggistico regionale. Stiamo parlando di un territorio, come quello di Baldissero, di particolare pregio, trattandosi della Collina torinese, che in questo modo, con questa modalità accelerata e meno tutelata di decisione, risulta di fatto completamente bypassato. Stiamo parlando di un Piano paesaggistico approvato nel 2017 e cui bisogna attenersi per qualunque questione riguardi il governo del territorio.
Chiediamo, quindi, per sapere se, a seguito delle sollecitazioni ricevute la Regione e gli uffici regionali abbiano avviato le necessarie interlocuzioni con il Comune di Baldissero per verificare che la procedura adottata sia compatibile tanto con la normativa regionale vigente in materia urbanistica e di tutela ambientale, quanto con il Piano paesaggistico regionale.
PRESIDENTE
La parola all'Assessore Vignale per la risposta.
VIGNALE Gian Luca, Assessore regionale
Grazie, Presidente.
Il perimetro amministrativo, relativamente all'interrogazione legata alla verifica delle necessarie interlocuzioni con il Comune di Baldissero rispetto alla procedura adottata dal Consiglio comunale, in data 22 aprile 2024, e se essa rispecchi la normativa regionale e il Piano paesaggistico regionale, che la Consigliera ha descritto nell'interrogazione a risposta immediata, non consente di individuare specifiche competenze regionali.
La descrizione di un protocollo d'intesa non inquadra un procedimento avente contenuto di variante al Piano regolatore generale comunale, n direttamente derogatorio dello strumento urbanistico generale, circostanza che può essere altresì oggetto di successivi specifici provvedimenti.
È tuttavia da segnalare che la Regione, in relazione all'istituto del protocollo d'intesa, come anche del richiamato permesso di costruire in deroga, verosimilmente afferibile ai casi descritti dall'articolo n. 14 del DPR n. 380 del 2001, non ha compiti di vigilanza, né risulta essere stata interessata.
Per quel che attiene il rispetto della disciplina edilizia e urbanistica in merito ai contenuti del PPR, se ne conferma in via generale la necessità di ossequio, per quanto di competenza, circostanza peraltro non facilmente verificabile in considerazione della carenza di descrizione localizzativi dell'intervento.
PRESIDENTE
Grazie, Assessore.
Interrogazione a risposta immediata n. 120 presentata da Coluccio, inerente a "Ipotesi nuova stazione Alta velocità Serravalle Outlet Mall, quali valutazioni da parte della Giunta?"
PRESIDENTE
Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.120.
La parola al Consigliere Coluccio per l'illustrazione.
COLUCCIO Pasquale
Grazie, Presidente; grazie, Assessore, per la risposta.
Solleviamo il tema perché abbiamo una preoccupazione.
Dagli organi di stampa abbiamo appreso che c'è l'ipotesi di una stazione nel Comune di Serravalle Scrivia.
La preoccupazione nasce dal fatto che questo intervento non è stato fatto rientrare in una programmazione di area di più ampio respiro.
Ricordo, come già fatto in altre situazioni, che parliamo di un'area quella del basso Alessandrino, che - ahimè - pur essendo un'area di confine, aspira a tutte le potenzialità per essere anche un'area di soglia quindi di scambio e di relazioni che possano generare ricchezza per il territorio.
L'economia di questi territori non è squisitamente logistica, come si potrebbe pensare, o per quel poco di produttivo che rimane, ma ha anche altre aspirazioni in campo turistico. Questi territori, che hanno la volontà di andare oltre la logica del confine amministrativo, devono essere messi in condizione di svilupparsi e di avere collegamenti con il resto del territorio.
L'esempio che porto sempre è quello che ho avuto occasione di osservare da vicino, per ragioni di studio, della metropoli di Nizza. La città di Nizza insieme a tutti i territori retrostanti delle vallate, ha saputo creare una metropoli e mettere a sistema le ricchezze di tutto il territorio diventando una realtà di peso.
L'area tra Novi e Tortona ha sicuramente i numeri per percorrere la stessa strada, quindi qualsiasi tipo d'intervento dev'essere messo in questa logica. La speranza è che la programmazione abbia un orizzonte un po' più alto dell'operatore economico. Sicuramente legittimo, che non mettiamo assolutamente in secondo piano, ma non può diventare protagonista nel dialogo tra gestione del territorio e operatore economico, con almeno pari dignità nella trattativa.
Grazie.
PRESIDENTE
Grazie, Consigliere Coluccio.
La parola all'Assessore Vignale per la risposta.
VIGNALE Gian Luca, Assessore regionale
Grazie, Presidente.
Occorre chiarire all'interrogante che il tema dell'eventuale fermata presso il centro commerciale di Serravalle Scrivia nulla ha a che vedere con la fermata alta velocità sulla linea Genova-Milano.
La Regione Piemonte, da diversi mesi, sta valutando, con il gestore dell'infrastruttura RFI e in un dialogo trasparente con il Comune di Serravalle Scrivia, la realizzazione di una stazione presso il centro commerciale, che consentirebbe a migliaia di utenti, che raggiungono quotidianamente l'outlet, di utilizzare il trasporto pubblico locale.
La definizione di questa operazione non prevede la chiusura della stazione attuale ed è naturalmente subordinata, come richiamava il Consigliere nella sua interrogazione, al pieno consenso del Comune di Serravalle Scrivia e di conseguenza, alla tutela degli utenti attuali della stazione sita nel centro del Comune cui, nel caso, dovrà essere garantita la possibilità di collegamento con la nuova stazione.
Questo tipo di pianificazione è coerente con il Piano regionale dei trasporti, che mira ad aggiornare i servizi in base alle nuove esigenze degli utenti, senza naturalmente dimenticarsi o tralasciare quelli che già oggi utilizzano il servizio pubblico.
Per ciò che riguarda l'alta velocità, invece, ci sono programmazioni decisori politici e tempistiche molto diverse.
La Regione Piemonte, competente per il servizio regionale, è attenta agli sviluppi della linea AV e, come in altre circostanze, valuterà come sostenere la localizzazione di un'eventuale fermata in condivisione con i territori interessati.
Da questo punto di vista è importante partire dalle esperienze vincenti che hanno visto individuare Tortona come fermata sia della linea Genova-Zurigo sia del collegamento con Roma del vettore Italo.
Interrogazione a risposta immediata n. 121 presentata da Cera, inerente a "Carrefour nella provincia di Torino licenzia in settimana e cerca lavoratori e lavoratrici precari/e per i festivi"
PRESIDENTE
Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
121 La parola alla Consigliera Cera per l'illustrazione.
CERA Valentina
Grazie, Presidente.
Questa interrogazione vuole portare l'attenzione su un vero e proprio paradosso che riguarda una società francese del comparto della grande distribuzione: Carrefour.
Carrefour in provincia di Torino pare licenziare in settimana e cercare lavoratori e lavoratrici, ovviamente precari, per i festivi.
Da quanto si apprende Carrefour ha annunciato 90 esuberi in cinque punti vendita della provincia di Torino ed ha avviato una procedura di licenziamento collettivo che coinvolgerebbe lavoratori e lavoratrici impiegati nei punti vendita di Moncalieri, Nichelino, Collegno Grugliasco e Burolo. Il taglio coinvolgerebbe ben il 10% della forza lavoro in ciascuno dei cinque ipermercati.
L'azienda motiva questa scelta spiegando di avere personale in esubero nella fascia di lavoro settimanale dal lunedì al venerdì, lamentando invece di non avere sufficiente organico nelle giornate di sabato e domenica quando si registra il picco delle vendite.
Le organizzazioni sindacali hanno proposto di incentivare economicamente il lavoro domenicale o aumentare le ore dei tanti part time involontari che purtroppo, ci sono dentro l'azienda, per far sì che anche chi non ha l'obbligo di prestazione lavorativa domenicale sia incentivato ad offrirla volontariamente. Questo, insieme a una maggiore e più chiara condivisione dell'organizzazione del lavoro tra sindacati e azienda, al fine di consentire eque turnazioni e rotazioni tra lavoratrici e lavoratori nella giornata di domenica.
Carrefour, invece, ha prospettato la possibilità di voler incentivare l'esodo volontario e non si comprende la ragione del perché voglia destinare risorse economiche su incentivi all'esodo, anziché investirli sulla copertura di turni domenicali di cui dice di aver bisogno.
Non è chiaro poi quali siano gli investimenti che l'azienda ha intenzione di mettere in campo per rilanciare i punti vendita di Nichelino Moncalieri, Collegno, Grugliasco e Burolo al fine di garantire continuità e sicurezza alle lavoratrici e ai lavoratori del territorio torinese, a partire dalle auspicabili ristrutturazioni dei punti vendita più vecchi sino a immaginare dei piani commerciali che possano aggredire un mercato altamente competitivo.
Sarebbe auspicabile, necessario e urgente l'avvio di un'interlocuzione con la società francese del comparto della grande distribuzione, affinch ritiri i 90 esuberi annunciati in cinque punti vendita nella provincia di Torino e apra una seria trattativa con le organizzazioni sindacali, al fine di giungere all'adozione di soluzioni condivise che possano risolvere le criticità emerse nell'organizzazione del lavoro aziendale, mantenendo gli attuali livelli occupazionali.
S'interroga quindi l'Assessore per sapere se e quali iniziative di competenza ha assunto o intenda assumere su questa ennesima situazione di crisi occupazionale che riguarda il territorio della provincia di Torino.
PRESIDENTE
La parola all'Assessore Vignale per la risposta.
VIGNALE Gian Luca, Assessore regionale
Grazie, Presidente.
In merito a quali iniziative ha assunto l'Assessorato al lavoro sulla situazione di crisi occupazionale che ha risvolti che segnalava la Consigliera, si risponde che la Regione sta monitorando costantemente l'evoluzione della situazione e le trattative sindacali in corso che coinvolgono i 90 lavoratori di Carrefour del Torinese.
Qualora non si dovesse giungere a un accordo in quanto siamo ancora in una fase di trattativa sindacale, il nostro impegno sarà massimo per mettere in atto le azioni necessarie a proteggere i lavoratori, sia attraverso l'utilizzo degli ammortizzatori sociali sia attraverso azioni di accompagnamento al lavoro in capo all'UGRI come già avvenuto in altre situazioni di crisi.
Aggiungo, rispetto a quanto rilevava nella sua interrogazione, che il contratto collettivo nazionale, a volte, consente e, in qualche modo facilita, perché il caso di Carrefour non è l'unico di queste situazioni facilita l'utilizzo di part time o, in qualche modo, promuove funzioni d'incentivazione all'esodo, da una parte, e cassa integrazione dall'altra che, come correttamente segnalava, sono una distonia rispetto al mercato del lavoro, ma stanno all'interno della contrattazione nazionale, che forse è uno dei temi sui quali è più necessario intervenire, perché sono la conseguenza di intervenire rispetto alla crisi aziendale conclamata e non alla sua soluzione.
Interrogazione a risposta immediata n. 122 presentata da Calderoni inerente a "La Regione fornisca un cronoprogramma col dettaglio della dotazione finanziaria a copertura dei vari step relativi alla costruzione del nuovo Ospedale di Cuneo"
PRESIDENTE
Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
122.
La parola al Consigliere Calderoni per l'illustrazione.
CALDERONI Mauro
Grazie, Presidente.
La programmazione di carattere strategico generale degli investimenti in edilizia sanitaria per la realizzazione dei nuovi presìdi ospedalieri risale al 2022. Una politica però che, come abbiamo constatato nei fatti e come peraltro ha riconosciuto lo stesso Assessore Riboldi incontrando la scorsa settimana i Sindaci dell'ASL CN1, fin qui è stata totalmente disattesa.
Nello specifico dell'ospedale di Cuneo, considerato che il progetto prevede la sua edificazione sull'area dell'attuale nosocomio Santa Croce e Carle frazione Confreria dovrebbe occupare circa 138 mila metri quadri e produrre una struttura con 805 posti letto, di cui 653 ordinari, 43 in day hospital e 109 tecnici.
Tenuto conto che nel mese di maggio era stata convocata la Conferenza dei Servizi preliminare cui è seguita, nello scorso mese di ottobre, la valutazione delle offerte; considerato che la gara d'appalto non si è poi svolta e abbiamo appreso da fonti giornalistiche che INC S.p.A., fornitrice del progetto di partenariato pubblico-privato, ha presentato nei giorni scorsi un ricorso al TAR per un importo di 10.880.000 euro e che il TAR, a questo punto, ha 30 giorni dalla presentazione del ricorso per emanare una sentenza, in caso di pronuncia a favore di INC Regione Piemonte si vedrebbe costretta a mettere a bilancio una somma importante.
Ovviamente, pur auspicando che la Regione non sia soccombente, non ci risulta chiaro se e in quale misura il ricorso incida sulla tempistica e sulla spesa per la realizzazione del nuovo ospedale hub di Cuneo.
Cionondimeno, questa notizia ha suscitato legittime forti preoccupazioni tra gli amministratori di una parte della Provincia Granda e certamente anche tra la popolazione, come ha potuto constatare l'Assessore Riboldi nel corso della succitata assemblea dei Sindaci.
Pertanto, chiedo all'Assessore competente di sapere se si è in grado di fornire un cronoprogramma con il dettaglio della dotazione finanziaria a copertura dei vari passaggi relativi alla realizzazione del nuovo ospedale di Cuneo.
PRESIDENTE
La parola all'Assessore Vignale per la risposta.
VIGNALE Gian Luca, Assessore regionale
Grazie, Presidente.
Nell'interrogazione si chiede di fornire un cronoprogramma dettagliato della dotazione finanziaria relativamente alla realizzazione del nuovo ospedale di Cuneo.
La dotazione finanziaria a copertura dei vari stadi di realizzazione del nuovo Ospedale di Cuneo è oggetto di interventi che i competenti Settori regionali della Direzione Sanità, in accordo con la Direzione Bilancio hanno predisposto, in questo momento, con una bozza di provvedimento deliberativo - attualmente alla verifica di legittimità dei competenti Uffici della Giunta regionale - che modifica e integra il quadro finanziario per i nuovi ospedali, fra cui proprio quello dell'ospedale di Cuneo.
Detto provvedimento, tra l'altro, autorizza la Direzione Sanità, sulla base degli effettivi cronoprogrammi di spesa presentati dalle Aziende Sanitarie Regionali e nell'ambito della disponibilità finanziaria, a rimodulare le somme stanziate nelle diverse annualità del bilancio regionale e ad assegnare le risorse relative all'annualità 2025.
Questo, è evidente, non è presente nell'interrogazione, ma mi permetto di aggiungerlo perché, passando da un PPP a uno stanziamento con INAIL, come il Consigliere sa bene, cambiano anche le modalità di riparto della spesa regionale.
Il suddetto atto deliberativo è in fase d'istruttoria e sarà presto disponibile per la debita e necessaria valutazione dei Consiglieri.
È sostanzialmente scritto e in questo momento è in Segreteria di Giunta che attende l'approvazione. Nel momento in cui diventerà una delibera di Giunta, sarà ovviamente disponibile per tutti i Consiglieri regionali.
Interrogazione a risposta immediata n. 123 presentata da Ravello, inerente a "FS Squadra Rialzo Torino Porta Nuova, Scalo Vallino: quali politiche di riduzione dell'inquinamento acustico e ambientale?"
PRESIDENTE
Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
123.
La parola al Consigliere Ravello per l'illustrazione.
RAVELLO Roberto
Grazie, Presidente.
Siamo a segnalare all'attenzione della Giunta regionale un problema che si trascina ormai da anni e che insiste in una zona centrale di Torino.
Parliamo dell'area in prossimità della stazione di Porta Nuova, dove ha sede la il centro di riparazione dei treni delle Ferrovie dello Stato Squadra Rialzo Torino Porta Nuova, zona via Chisone-Jonio, il cosiddetto "Scalo Vallino".
Attorno a quest'area sono stati registrati, ormai da anni, conseguenze decisamente impattanti sulla qualità della vita della popolazione residente, derivanti dall'utilizzo delle motrici e dei rimorchiatori a gasolio, molto spesso, a quanto risulta a rapida occhiata, anche di vecchia generazione.
Le decine di famiglie residenti in un'area fortemente antropizzata hanno provveduto a raccogliere informazioni, a effettuare segnalazioni e soprattutto, a monitorare lo stato e l'andamento delle emissioni soprattutto le emissioni acustiche. Sono arrivati addirittura a rilevare anche nelle ore notturne, valori prossimi ai 75 decibel. È una zona collocata, secondo il piano di classificazione acustica della Città di Torino, come area di tipo misto, che dovrebbe avere un limite massimo nelle zone notturne, che va tra i 45 e i 50 decibel.
A tutto questo si aggiunge anche una conseguenza sempre ambientale, ma su un altro filone: le emissioni in atmosfera. Non è il caso di ricordare per l'ennesima volta quanto il problema delle emissioni in atmosfera insista sulla città di Torino, sull'area metropolitana e su tutto il bacino padano non è il caso di ricordare quanto la Giunta regionale si sia impegnata ancora di recente, per rispondere alle aspettative poste dall'Unione Europea in termini di rispetto dei parametri, ma, nonostante questo, nulla pare cambiare e la qualità della vita della popolazione residente continua a risentirne pesantemente.
Pertanto, siamo a chiedere se abbia mai ritenuto opportuno fare o se abbia intenzione di avviare un'interlocuzione con RFI e con Ferrovie dello Stato per trovare una modalità che contemperi le ragionevoli necessità industriali trasportistiche delle due società, ma le renda compatibili con la vivibilità di una porzione importante di territorio della città di Torino.
Grazie.
PRESIDENTE
Grazie, Consigliere Ravello.
La parola all'Assessore Vignale per la risposta.
VIGNALE Gian Luca, Assessore regionale
Grazie, Presidente.
Relativamente allo Scalo Vallino, l'area in oggetto si trova in una zona di pertinenza dell'infrastruttura ferroviaria, con presenza di attività di manovra e transito ferroviario.
Da un'analisi puntuale delle manovre programmate si evince che non vi sono movimenti notturni, ma dalla prima mattina, in particolare dalle 4,50, si registrano un paio di movimenti di manovra con materiale tecnico, mentre durante la giornata, fino alle ore 22,30, solo altre cinque manovre. Il resto dei movimenti interessa materiali a trazione elettrica.
RFI ha ricevuto il 6 novembre 2024 una nota da parte del Comune di Torino che riporta gli esiti di un accertamento fatto tramite ARPA e che conferma i livelli di emissione acustica all'interno dei limiti di legge previsti dal DPR 459/98, che in quella puntuale area risulterebbero essere di 70 decibel nelle fasce diurne e di 60 nelle fasce notturne.
Sebbene i livelli complessivi siano conformi ai limiti legali, ARPA Piemonte ha evidenziato - si trova una comunicazione allegata e di risposta all'Amministrazione comunale - che lo stridio delle ruote sui binari soprattutto durante il transito dei convogli, è chiaramente udibile e potrebbe generare disturbi specialmente durante le ore notturne.
Si conferma, in ogni caso, la disponibilità di RFI a valutare eventuali segnalazioni di superamenti accertati che l'Amministrazione regionale o comunale di Torino, anche interessata a questa situazione, vorrà inviare ai sensi dell'articolo 2, comma 3, del decreto ministeriale ambiente del 29 novembre 2000.
Per un eventuale aggiornamento del Piano, fermo restando che secondo la legge 447/95 e i successivi decreti attuativi, i rilievi fonometrici dovranno essere eseguiti, come prevede la norma, da un tecnico competente in acustica, si ritiene opportuno monitorare costantemente la situazione acustica nell'area in questione e altresì farsi portavoce con RFI affinch valuti azioni di mitigazione acustica, come l'installazione di barriere o l'adozione di tecnologie che riducano l'impatto del rumore, soprattutto nelle ore notturne.
Questo intervento si inserisce nell'ambito degli impegni per migliorare la qualità della vita dei cittadini, pur mantenendo il giusto equilibrio tra la necessità di garantire un servizio ferroviario efficiente e il rispetto dei diritti alla salute e al benessere psicofisico delle persone.
Troverà allegata un inquadramento dell'area e anche la lettera trasmessa dal Comune di Torino ad ARPA di cui facevo menzione all'interno della risposta.
Interrogazione a risposta immediata n. 124 presentata da Rossi, inerente a "Crisi occupazionale Schaeffler Italia"
PRESIDENTE
Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
124.
La parola al Consigliere Rossi per l'illustrazione.
ROSSI Domenico
Questa mia interrogazione, purtroppo, si occupa di una potenziale crisi occupazionale per il Gruppo Schaeffler.
Schaeffler Italia è la filiale italiana del Gruppo Schaeffler multinazionale da circa 120 mila dipendenti, e commercializza sul mercato italiano i prodotti a marchio INA, FAG e LUK per applicazioni industriali ed automotive.
Le origini di Schaeffler risalgono agli anni Sessanta, ma l'azienda si chiamava INA-Rullini e aveva, e ha tuttora sotto la denominazione Schaeffler, una sede a Momo in Provincia di Novara.
Il sito di Momo è uno dei più evoluti stabilimenti di produzione appartenenti al gruppo e vengono prodotti cuscinetti pompa acqua che trovano applicazione nell'industria automobilistica e per il quale il gruppo Schaeffler è riconosciuto leader a livello europeo e mondiale.
Conosciamo tutti la crisi mondiale del mercato dell'auto che sta investendo anche il mercato tedesco, in particolare Volkswagen, la quale ha previsto un taglio dei costi pari a quattro miliardi di euro e la chiusura di almeno tre stabilimenti in Germania. Questo ha provocato chiaramente delle conseguenze anche in altre aziende che lavorano nell'indotto.
La crisi ha superato i confini tedeschi considerato che nei giorni scorsi in Francia Michelin ha annunciato la prossima chiusura degli stabilimenti di Cholet e Vannes entro i primi mesi del 2026, con oltre 1.200 esuberi.
Abbiamo appreso dai media che il gruppo Schaeffer ha annunciato anche possibili tagli e necessità di risparmi in tutto il mondo, con conseguenze potenziali anche in Italia. I responsabili della comunicazione di Schaeffler per i Paesi dell'Europa del sud hanno dichiarato a "La Stampa" pochi giorni fa che ulteriori dettagli su questi tagli e su questa crisi saranno dati non appena ci saranno le condizioni.
Sappiamo che i sindacati hanno chiesto un incontro urgente con la dirigenza aziendale - dai giornali di oggi risulta che ci sarà domani per quanto riguarda l'azienda di Momo - e considerato che a Momo sono impiegati 336 dipendenti e che il sito rappresenta non solo una realtà produttiva di riferimento, ma anche un'eccellenza novarese e piemontese, interroghiamo l'Assessore competente per sapere se la Regione Piemonte intende farsi parte attiva e con quali iniziative affinché venga tutelata una realtà produttiva di rilievo per il territorio e salvaguardate le attuali condizioni occupazionali.
PRESIDENTE
La parola all'Assessore Vignale per la risposta.
VIGNALE Gian Luca, Assessore regionale
Grazie, Presidente.
La Regione, come in altre occasioni, non farà mancare il proprio sostegno a chi si trova in situazione di difficoltà lavorative.
Al momento, però, non risultano, salvo gli aspetti di comunicazione che correttamente citava il Consigliere Rossi, ancora essere state avviate alcune procedure riguardanti lo stabilimento di Momo.
La situazione viene così costantemente monitorata dall'Assessorato e confermiamo che, nel caso in cui lo stabilimento di Momo fosse coinvolto saremo pronti a mettere in campo le soluzioni necessarie per garantire la tutela occupazionale.
L'obiettivo, come si cerca di fare in queste situazioni, è quello di tutelare i lavoratori di Momo, sia attraverso l'utilizzo di ammortizzatori sociali, sia con ogni strumento possibile per evitare licenziamenti a sostenere le famiglie.
Siamo ancora, aggiungo, in una situazione che, pur avendo avuto una comunicazione da parte, come correttamente ricordava, dei media di potenziali difficoltà, non siamo ancora nella situazione formale in cui salvo gli incontri che possono avvenire ovviamente fra le organizzazioni sindacali e le amministrazioni, vi sia una situazione formale da prendere in carico come crisi aziendale.
Non troverà questa parte nella risposta all'interrogazione.
Interrogazione a risposta immediata n. 125 presentata da Unia, inerente a "È stato verificato il rischio idrogeologico per il sito del nuovo ospedale Maria Vittoria?" (risposta scritta)
PRESIDENTE
In assenza dell'interrogante, Consigliere Unia, all'interrogazione a risposta immediata n. 125 viene fornita risposta scritta.
Interrogazione a risposta immediata n. 126 presentata da Marro, inerente a "Chiarimenti in merito alle azioni previste per far fronte alla carenza di organico di ASL CN1 per il progetto SALUS"
PRESIDENTE
Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
126.
La parola alla Consigliera Marro per l'illustrazione.
MARRO Giulia
Grazie, Presidente.
Oggi porto alla vostra attenzione un tema per me molto importante, perch parla di coesione sociale, tutela della salute pubblica e anche sicurezza nella nostra regione, nonché di prevenzione di possibili incarcerazioni.
Come abbiamo visto questa mattina, le carceri sono troppo affollate e non adatte a persone con disturbi psichiatrici, dipendenze e situazioni di marginalità.
Mi riferisco alla difficoltà di implementazione del progetto SALUS-Piano di salute e accoglienza tramite il lavoro unito dei servizi presso l'ASL CN1.
È una difficoltà causata in larga misura dalla carenza di personale qualificato, come segnalato dal Direttore del Dipartimento di salute mentale e dai rappresentanti della psichiatria dell'ASL.
Il progetto SALUS è un progetto proposto dalla nostra Regione, finanziato dal Fondo Asilo, migrazione e integrazione con oltre 2,5 milioni di euro e rappresenta un'opportunità unica per migliorare la salute e la qualità della vita dei richiedenti asilo e dei titolari di protezione internazionale con vulnerabilità fisica o psichica, incluse le persone minori non accompagnate.
Attraverso un approccio integrato, che coinvolge le 12 ASL piemontesi e IRES-Piemonte, SALUS mira a garantire una presa in carico olistica dei soggetti vulnerabili, mettendo al centro della risposta sanitaria e sociale quipe multiprofessionali (psichiatri, psicologi, medici specialistici nelle dipendenze, antropologi e mediatori culturali).
Il problema è che, durante il tavolo tecnico sulle vulnerabilità, convocato a Cuneo lo scorso giugno, è stata segnalata la carenza di personale qualificato, che ha posto dubbi nell'implementazione di queste azioni strategiche e quest'ultimo mese si è anche visto un rifiuto da parte del SerD e dal Reparto di salute mentale di Cuneo di un fondo PNRR di 50 mila euro, anch'esso dedicato alla grave marginalità e alle dipendenze.
Tale situazione rischia di compromettere l'efficacia dell'intero progetto SALUS e, di conseguenza, di vanificare l'impegno che la nostra Regione ha profuso per vincere questo bando e ottenere il supporto finanziario necessario a promuovere la salute e l'integrazione sociale.
Vorrei sottolineare che la carenza di risorse umane adeguate in questo caso non è solo una questione di competenza sanitaria, ma è anche una questione di sicurezza pubblica e di inclusione sociale.
Conosco bene la realtà della provincia di Cuneo e ho avuto modo di intervenire direttamente in tante situazioni che sono sfociate in disagio per le persone e per la cittadinanza che potevano essere ampiamente prevenute, accompagnate e risolte.
Per questi motivi, chiedo alla Giunta di spiegare quali azioni intenda intraprendere per affrontare la criticità riscontrata, in particolare per quanto riguarda la carenza di personale del Dipartimento SerD di salute mentale dell'ASL CN1, in modo che si possa dare una risposta concreta e strutturata alle esigenze segnalate dal territorio.
Grazie.
PRESIDENTE
Grazie, Consigliera Marro.
La parola all'Assessore Vignale per la risposta.
VIGNALE Gian Luca, Assessore regionale
Grazie, Presidente.
L'acronimo SALUS - lo ricordava la Consigliera - è il Piano di Salute e Accoglienza tramite il Lavoro Unito dei Servizi, che ha l'obiettivo di potenziare la prevenzione e migliorare il sistema della salute di richiedenti e titolari di protezione internazionale, inclusi i minori stranieri non accompagnati che presentano vulnerabilità psichiche o psicologiche.
La Regione Piemonte partecipa all'avviso pubblico del piano SALUS adottato dal Ministero dell'Interno, con un progetto strutturato e articolato che permetterà, grazie al lavoro congiunto dei servizi delle ASL, di raggiungere un alto numero di persone, ospiti dei centri di accoglienza con l'obiettivo di migliorare il sistema di tutela della salute di richiedenti e titolari di protezione internazionale, inclusi i minori stranieri senza accompagnamento, che presentano vulnerabilità psichiche e psicologiche, con particolare attenzione alle dipendenze.
Tutte le Aziende Sanitarie Locali hanno aderito al progetto SALUS e stanno partecipando attivamente e con interesse agli incontri di coordinamento in corso con la Regione.
Con tutte le ASL, attraverso specifici tavoli di progettazione locale, si è cercato di individuare le modalità più idonee per l'attuazione delle azioni.
La Regione garantisce, come ricordava anche la Consigliera nell'illustrazione, sia direttamente sia tramite IRES, un forte accompagnamento nei confronti delle ASL, sia sostanziale sia amministrativo, al fine di assicurare il raggiungimento degli indicatori di progetto, tra cui le attività amministrative utili al reclutamento del personale interno o esterno all'Azienda.
L'ASL CN1 ha confermato la partecipazione al progetto e così, al pari di tutte le altre Aziende sanitarie regionali, si sta attivando al meglio per definire i passi migliori da compiere nel solco delle attività, dei potenziamenti e delle organizzazioni proprie dettate dall'autonomia consegnata dalla legge 502/1992.
La Regione, nel rispetto delle singole autonomie aziendali e conseguentemente, nei limiti dei propri poteri di legge, laddove necessaria darà tutta l'assistenza necessaria a ciascuna ASL, ivi compresa ovviamente l'ASL CN1, per raggiungere i comuni obiettivi.
PRESIDENTE
Grazie, Assessore.
Grazie a tutti i Consiglieri.
Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.
Comunico che tra pochi minuti sarà riaperta la seduta del Consiglio regionale convocata come assemblea aperta.
(Alle ore 15.29 il Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE NICCO
(La seduta riprende alle ore 15.36)
PRESIDENTE
La seduta riprende.
Condizioni di lavoro della Polizia Penitenziaria sul territorio della
PRESIDENTE
Regione Piemonte (seguito)
PRESIDENTE
Procediamo con l'assemblea aperta sul tema delle condizioni di lavoro della Polizia Penitenziaria in Piemonte.
Eravamo agli interventi dei Consiglieri.
Il primo previsto a parlare è il Consigliere Ravello, al quale lascio la parola.
RAVELLO Roberto
Io, per prima cosa, voglio unirmi a chi lo ha fatto prima di me nel ringraziare tutti gli intervenuti, ma soprattutto nell'esprimere un apprezzamento particolare al Presidente Nicco e, attraverso di lui, a tutto l'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale e al Vicepresidente Chiorino e, per il suo tramite, a tutta la Giunta regionale, per aver voluto rimarcare con questa occasione l'eccezionale attenzione che la Regione Piemonte rivolge a quella che definisco "l'altra faccia della luna del mondo penitenziario".
Perché uso questa formula? Perché poche settimane fa, proprio in quest'Aula, nel commentare e nel dibattere attorno alla relazione del Garante regionale per i diritti delle persone private della libertà personale, avevamo avuto già modo di rimarcare quanto l'attenzione dell'istituzione fosse eccessivamente sbilanciata sull'altra faccia della luna, cioè, rispondendo a una mission propria del Garante, siamo sempre annualmente chiamati a commentare, a prendere visione, a esaminare e ad analizzare tutte le informazioni che il Garante è chiamato a fornire al Consiglio regionale, ma che si concentrano, in maniera quasi totale, sulle problematiche della popolazione detenuta.
Allora, perché parliamo di qualcosa che è già codificato dalle norme l'attenzione alla popolazione reclusa è, appunto, un'attività propria del Garante e la mancanza di una misura compensativa è anche, probabilmente effetto di una diffusa carenza di sensibilità, conseguenza anche della mancanza di una sorta di sindacato politico che, appunto, osservi l'universo penitenziario nel suo complesso.
Universo penitenziario che, lo abbiamo ricordato oggi, è incarnato anche da centinaia, migliaia di donne e di uomini che servono la Nazione e che sono chiamati a svolgere uno dei lavori più complicati che ci siano in condizioni spesso davvero profondamente difficili.
Non è così comune; non mi risulta che siano molte Regioni a farlo.
Non è così comune che una Regione si assuma la responsabilità di diventare un interlocutore ordinario del mondo della Polizia Penitenziaria e, nel farlo, cerchi di accelerare i processi di soluzione delle problematiche e delle criticità che investono questo mondo. Già solo per questo, credo che si debba, trasversalmente, con onestà intellettuale, apprezzare e riconoscere merito a questa Giunta.
Perché, fino a non molto tempo fa, non eravamo in tanti a conoscere le problematiche della Polizia Penitenziaria, perché non vi era un megafono che consentisse loro di portare all'attenzione della politica tutta.
Io ero un giovane consigliere comunale quando mi trovavo davvero in solitudine a manifestare, insieme alla Polizia Penitenziaria, di fronte al carcere Lorusso e Cutugno, a visitare le strutture carcerarie della città di Torino, ma ero da solo.
Ero da solo accompagnato, per carità, dalle figure istituzionalmente preposte a questo, ma la politica non mi accompagnava in questo ed eravamo credo in tanti, pochi come me, ma in tante altre realtà d'Italia, sede di strutture carcerarie, a fare lo stesso e probabilmente a constatare questa mancanza.
Ecco, accanto questo, voglio rivolgere un non retorico grazie, ma voglio manifestare la più profonda gratitudine, gratitudine già espressa dal Presidente Nicco e dal Vicepresidente Chiorino, a nome di tutta la comunità piemontese, evidentemente, e la solidarietà a tutto il personale della Polizia penitenziaria, evidentemente sottoposto a un colossale carico di stress psicologico e fisico, aggravato dalle continue sottoposizioni a violenze, angherie e aggressioni da parte del personale recluso.
Una solidarietà che certo, però, non può essere né dev'essere fine a s stessa; una solidarietà vale e ha un senso quando si accompagna ad azioni concrete e a interventi reali e conseguenti rispetto alle situazioni di criticità su cui si manifesta.
Non ripeterò quanto già ricordato da diversi colleghi che mi hanno preceduto, sullo straordinario impegno del Governo per far fronte alle carenze d'organico e alle mancanze strutturali del sistema penitenziario italiano, però spero mi sia consentito manifestare, almeno con orgoglio una certa soddisfazione per il fatto che, finalmente, assistiamo al compimento di una vera rivoluzione culturale nei confronti del tema.
Finalmente la politica, anche grazie all'impegno della Regione Piemonte, ha abbattuto quel muro di silenzio e d'indifferenza che per troppo tempo ha messo in ombra le ragioni di servitori dello Stato e della patria chiamati a una doppia responsabilità: garantire la sicurezza della popolazione reclusa e, contemporaneamente, contribuire alla sicurezza di chi sta fuori dalle strutture penitenziarie.
Non sfugge che c'è ancora molto da fare, così come non sfugge, sempre se si osserva la questione con onestà intellettuale, che i padri di questa situazione sono molti. Questa è una situazione figlia di moltissimi padri e il Governo che ha abbattuto quel muro di cui parlavo prima sta ancora muovendo i suoi primi passi. Ciononostante, ha messo in atto azioni mai pensate prima e una quantità enorme di risorse, soprattutto se paragonate al nulla di chi fino a poco tempo fa ha pensato che il problema del sovraffollamento, dell'inadeguatezza strutturale degli istituti di pena e del carico di stress della Polizia Penitenziaria si potesse rispondere solo con misure "svuotacarceri", con indulti, amnistie, depenalizzazioni e non con la fermezza propria di uno Stato che crede nella giustizia, nella legalità, nella sicurezza e nella certezza della pena.
Mi mia consentito ricordarlo con una punta d'orgoglio in più, considerato che molte di queste misure, per quanto si dica, parlano con un particolare accento piemontese, accento che ha finalmente portato al superamento della logica cui gli italiani erano stati abituati, quella secondo cui un processo di umanizzazione carceraria, peraltro sempre auspicato ma mai realmente attuato, avrebbe dovuto essere perseguito a ogni costo, anche a costo della disumanizzazione del lavoro che la Polizia Penitenziaria è chiamata a svolgere. Effetto, anche questo, dello sbilanciamento di cui parlavo in apertura.
Il lavoro, però, non si umanizza con le buone intenzioni. Il lavoro si umanizza con gli investimenti per il potenziamento degli organici, per il potenziamento delle dotazioni con nuove regole d'ingaggio, con nuovi protocolli operativi, con interventi strutturali per aumentare la capienza degli istituti di pena e per renderli più adeguati e più adatti ai tempi.
Sono stati ricordati i 250 milioni di euro investiti in un piano straordinario di edilizia penitenziaria, che ha visto anche la nomina di un Commissario chiamato proprio a metterlo a terra, come diciamo noi giovani nel più breve tempo possibile.
Voglio ricordare ancora una volta che in un anno sono state portate da quattro a 48 milioni di euro le risorse stanziate per la manutenzione ordinaria e straordinaria delle infrastrutture penitenziari. Non sfuggirà a nessuno, neanche a chi, come me, non possiede una laurea in matematica che, nel 48, il numero quattro ci sta 12 volte.
Sul fronte della sanità penitenziaria abbiamo già commentato gli esiti del lavoro coordinato dal Presidente Rossi durante la scorsa legislatura.
Abbiamo anche già ricordato che sono in corso procedure per l'individuazione della terza REMS in Piemonte e che si sta attendendo la conclusione della procedura di gara, in capo però alla Regione Lombardia per l'avvio di un progetto straordinario di telemedicina che interesserà anche le strutture penitenziarie. Attualmente, l'Assessorato alla sanità è impegnato a rivedere le regole d'ingaggio delle questioni più logistiche della gestione dei malati e delle loro misure di accompagnamento nelle strutture sanitarie piemontesi.
Tuttavia, credo che questa sia davvero una straordinaria occasione per riaffermare certe distanze, intanto la più assoluta distanza da chi denuncia - lo ha fatto anche questa mattina - derive autocratiche autoritarie, assolutiste, liberticide.
Distanza da chi crede che al sovraffollamento delle carceri o all'aumento dei reati si risponda solo cancellandoli dal Codice penale. Niente di più facile (l'uovo di Colombo): se voglio svuotare le carceri, elimino un reato dal Codice penale. A pensarci prima, è un po' come risolvere il problema della fame nel mondo con il digiuno, oppure come combattere la povertà con un decreto, ma questa è un'altra storia. Soprattutto, se a compiere questi reati, magari sono gruppi di incappucciati a caccia di fantasmi fascisti in giro per l'Italia, in giro per le piazze delle nostre meravigliose città e non solo.
Distanza da chi ancora questa mattina parlava di repressione. A chi parlava di repressione rispondo che, se c'è qualcosa da fare il giorno dopo una rivolta in un carcere piemontese o in qualunque parte del mondo, è sì andare in visita in quel carcere, ma non per capire le ragioni di una rivolta. Una rivolta, soprattutto quando è violenta, non ha nessuna ragione; un rivoltoso quando manifesta il suo disagio attraverso la violenza, si mette in condizione di avere torto a prescindere. Trovo grave che un'istituzione vada ad abbracciare le ragioni di rivoltosi che poche ore prima hanno ferito seriamente degli agenti di Polizia Penitenziaria che, come dicevamo, sono null'altro che servitori dello Stato, persone al servizio della nostra comunità.
A chi soffia, e non ha perso l'occasione di farlo, quest'oggi sul fuoco delle polemiche, delle tensioni sociali e denuncia una deriva securitaria in Italia, risponderò citando dei dati. Secondo me non tutti sanno che esistono - tra l'altro, sono dati abbastanza certificati - una serie di classifiche che indicano come l'Italia, nel rapporto tra popolazione detenuta rispetto al numero di abitanti, sia ai posti più bassi della classifica e sia superata da nazioni certamente meno securitarie della nostra, come la Francia, come la Polonia, come la Germania, come il Regno Unito.
Forse non tutti sanno che su una media europea di 107 detenuti ogni 100 mila abitanti, l'Italia è significativamente sotto: alla faccia della deriva securitaria e delle attività di repressione in capo, ovviamente, ai cani da guardia del potere e dei padroni.
Così come non ritengo, se si vuole analizzare con serietà la questione, che sia inevitabile mettere in relazione le problematiche delle comunità penitenziarie con le politiche sull'immigrazione. Se la media europea di detenuti stranieri oscilla tra il 15 e il 20%, in paesi di primo approdo come l'Italia questa raggiunge il 30% e in alcune realtà, soprattutto nel Nord, come il Piemonte supera il 40% e in Lombardia sfiora il 50%. Altri paesi, sempre di primo approdo come la Grecia, hanno percentuali del 60% di popolazione straniera detenuta in carcere.
Questo significa che sotto i nostri occhi c'è, ed è grosso come una casa un fenomeno che solo una miopia ideologica e terzomondista non vede fenomeno che io credo debba farci pensare che sia ormai irrimandabile e irrinunciabile una profonda svolta nelle politiche migratorie, nelle politiche di rimpatrio e nell'esecuzione di accordi bilaterali, di cui si è già parlato questa mattina, che portino all'esecuzione in patria della condanna.
Molte risposte sono arrivate con il decreto carceri, altre sono auspicabilmente in arrivo con il pacchetto sicurezza recentemente approvato dalla Camera dei Deputati, che parla, ad esempio, di introduzione del reato di rivolta carceraria, ipotesi che nasce da una logica che considero elementare: la logica secondo cui, anche nell'ottica del loro inserimento sociale, non c'è nulla di male nell'aspettarsi che un detenuto rispetti le regole perché, se non lo farà durante la detenzione, è difficile credere che lo voglia fare una volta uscito.
Oppure l'introduzione di strumenti per la videosorveglianza nei luoghi di detenzione finalizzati certamente al migliore esercizio della professionalità della Polizia Penitenziaria e anche - perché no? - a tutela della popolazione detenuta.
Certo, però, non mi aspetto che chi parla di repressione, di democratura di derive autoritarie, che ha incoronato come paladino un artista dell'antifascismo militante di fama internazionale, che sostiene che la pratica delle occupazioni abusive sia la migliore risposta all'emergenza abitativa, oppure che ritiene che la risposta al sovraffollamento carcerario sia - anche qui, niente di più facile - la chiusura degli istituti penitenziari, oppure che ritiene che le carceri siano istituti razzisti, ma che, soprattutto, ha spudoratamente approfittato di un privilegio di casta per sfuggire alla legge, non credo che mi possano capire o che possano pensarla come noi, né che abbiano la volontà di superare certi retaggi ideologici nell'interesse della Nazione.
Niente di male; ce ne faremo una ragione.
Questa è una di quelle distanze di cui siamo convintamente fieri; questo è uno dei motivi in più per sostenere le nostre posizioni, cosa che ribadiamo anche con l'ordine del giorno che stiamo depositando in questi minuti.
Esprimiamo ancora una volta vicinanza alla Polizia Penitenziaria, sostegno all'azione del Governo e, soprattutto, l'impegno di elevare il Corpo e le sue ragioni a un interesse collettivo, di comunità, di patria e non di parte.
PRESIDENTE
La parola al Consigliere Calderoni.
Ricordo che il suo Gruppo ha ancora sette minuti di tempo per parlare.
CALDERONI Mauro
Farò in fretta, così darò modo anche al Consigliere Rossi di intervenire.
Signor Presidente, gentili colleghi, Assessora che non c'è più e mi spiace grazie per l'opportunità.
Ah, è tornata! Chiedo scusa.
Grazie per l'opportunità di aver voluto ascoltare dalla viva voce dei lavoratori della Polizia Penitenziaria le difficoltà quotidiane nelle carceri piemontesi.
Siamo qui a discutere di una tematica di grande rilevanza che coinvolge la sicurezza, il sistema penitenziario, le condizioni degli operatori penitenziari e delle persone detenute.
L'audizione ha messo in luce una realtà che non può essere ignorata.
Nonostante le promesse di cambiamento, tutti i rappresentanti della Polizia Penitenziaria - tutti - ci hanno detto chiaramente che la situazione non è affatto migliorata rispetto all'audizione dell'anno precedente, anzi, in alcuni casi, ci è stato fatto notare che è anche peggiorata! Nonostante la speranza più volte ribadita nelle promesse politiche, abbiamo sentito chiaramente scandire queste parole: "Dall'ultima volta che siamo stati auditi non è cambiato nulla".
Un'affermazione che, al di là di ogni altra valutazione politica, ci invita a riflettere sulla coerenza tra le dichiarazioni e le azioni concrete di chi ha da tempo la responsabilità di governo di questa Regione e di questo Paese.
Nessuna ipotesi d'indulto, come ha evocato il collega Zappalà questa mattina, e nessun lassismo buonista, come detto dal collega Ravello.
Dev'essere però sfuggito a questo Consiglio un punto cruciale sollevato dai rappresentanti del personale della Polizia Penitenziaria: il rischio, ormai conclamato, che la strategia del cosiddetto "aumento delle pene" non risolve i problemi che si vogliono affrontare, ma semmai aggrava ulteriormente il problema del sovraffollamento, scaricandone l'intero peso della gestione penitenziaria sugli agenti che, come abbiamo sentito, sono già sotto fortissima pressione.
L'incremento delle pene, infatti, comporta inevitabilmente un aumento del numero dei detenuti, in particolare, a quelli per reati minori, creando sovraffollamento e rendendo ancora più difficile la gestione della sicurezza all'interno degli istituti.
Questo non ha fatto altro che aggiungere difficoltà a una situazione già critica, con risorse insufficienti per garantire una gestione adeguata.
Il tema delle carenze è fondamentale: non mancano solo agenti, ma anche altre figure cruciali come mediatori, educatori e operatori sanitari.
Su questo aspetto la Regione - è stato detto e lo ribadiamo - può fare qualcosa, perché è una competenza diretta, ma stando sul tema dell'incontro odierno, la Polizia Penitenziaria non può essere chiamata a svolgere funzioni che non le competono, rischiando di compromettere non soltanto la sicurezza, ma anche l'efficacia del sistema di riabilitazione.
In conclusione, è chiaro che vanno assunti provvedimenti rapidi per risolvere le criticità del sistema. La polizia non può più essere lasciata sola a fronteggiare una situazione che è diventata insostenibile (basti pensare alle notizie di quanto accaduto ieri nel carcere di Cuneo e alle immagini che abbiamo potuto apprendere dai media); una situazione da troppo tempo critica su cui non si è intervenuti in maniera efficace.
Nonostante l'incessante lavoro attribuito da alcuni colleghi al Sottosegretario, il cui spirito, abbiamo appreso questa mattina, aleggia in quest'Aula e mai ci lascia, crediamo sia quantomai necessaria un'azione concreta, decisa e autorevole della Giunta, come suggerito dal Provveditore regionale, che non si limiti a dichiarazioni di principio, ma che traduca le parole in azioni.
Grazie.
PRESIDENTE
Grazie, Consigliere Calderoni.
La parola alla Consigliera Ravinale.
RAVINALE Alice
Grazie, Presidente.
Brevemente. Quanto riferito questa mattina, e quanto visto nelle nostre visite nelle carceri piemontesi, è preoccupante, anche per il senso di solitudine che la stragrande maggioranza degli agenti di Polizia Penitenziaria, spesso giovanissimi, hanno e patiscono. Mi dispiace apprendere che non ci saranno ulteriori notizie per il Piemonte, perch purtroppo la Polizia Penitenziaria è gravemente sotto organico. Questo non può che essere considerato un problema; così come mi spiace sentire che ci sarebbe una contrapposizione naturale tra detenuti e agenti. Questo non condivido di certi interventi che mi hanno preceduto, cioè il fatto che la condizione della popolazione detenuta è in contrapposizione alla condizione degli agenti: se stanno meglio i detenuti, se vanno meglio le condizioni di detenzione, allora lavoreranno meglio, staranno meglio e non avranno crisi stress, burnout e drammatiche situazioni personale anche gli agenti di Polizia Penitenziaria.
Leggo il manifesto dello sciopero della fame avvenuto nella Sezione Femminile del carcere delle Vallette, esemplificativo di quanto non ci sia contrapposizione e che l'universo penitenziario è unico: "Non c'è più tempo, né spazio. In queste strutture fatiscenti e insalubri si fa fatica a gestire un'esistenza. Dopo il susseguirsi di suicidi, eventi critici roghi, detenuti ed agenti feriti" - lo scrivono le persone carcerate - "e la costante crescita del sovraffollamento. Al termine di un'estate rovente 57 donne hanno deciso di portare avanti lo sciopero della fame ad oltranza e a staffetta. Questa scelta pacifica ha lo scopo di richiamare l'attenzione pubblica, del Parlamento e delle istituzioni sulla situazione d'emergenza totale delle carceri", di cui fanno le spese sia la popolazione detenuta sia gli agenti di Polizia Penitenziaria.
Lo leggo perché quando parliamo di democratura o di svolta securitaria intendiamo dire che manifestazioni come questa - lo sciopero della fame totalmente pacifica, con il nuovo DDL sicurezza viene punito con la reclusione da un anno a cinque anni di carcere. Questo sì che aumenta il sovraffollamento.
Faccio altri esempi su scelte politiche che devono essere considerate perché dobbiamo comprendere le ragioni che hanno portato, oggi, ad avere il più alto numero di popolazione carceraria, con la sentenza Torreggiani: 62 mila detenuti, molti dei quali, come ricordava prima di me la Consigliera Disabato, a fine pena, ma che dalle carceri non escono perché anche la Magistratura di Sorveglianza è drammaticamente sotto organico e le persone finiscono in carcere anche quando non dovrebbero.
Faccio solo altri due esempi, fermo restando che c'è un tema enorme regionale di assistenza dal punto di vista sanitario e psicologico, anche a beneficio degli agenti di Polizia Penitenziaria, come è già stato detto bene prima di me dalla Consigliera Marro e da tanti altri interventi.
Primo, la questione dell'uso di psicofarmaci.
L'uso di psicofarmaci in carcere è cinque volte superiore a quello della popolazione fuori dalle carceri. C'è chi si è chiesto se questo utilizzo prescritto in carcere, sia una dipendenza indotta e se sia stato fatto per sedare disturbi o per sedare disturbanti. È stata creata dipendenza. Questa dipendenza, oggi, dà luogo alle rivolte. Molte rivolte nascono perché la gente vuole farsi prescrivere farmaci come Rivotril e Lyrica, farmaci tolti perché troppo pericolosi e di cui, invece, nelle carceri si abusa. È un problema che va affrontato.
Il secondo tema riguarda la popolazione straniera. Il 30% degli stranieri nelle carceri dipende dalle condizioni in cui la popolazione straniera soprattutto i primi arrivi, vengono fatti vivere nel nostro Paese per il tempo che aspettano i documenti, per quanto vengono deumanizzati dalle nostre politiche sull'immigrazione.
In conclusione vorrei ricordare un ragazzo di 18 anni e mezzo morto carbonizzato nel carcere di Milano, non più di qualche mese fa. Si chiamava Joussef Moktar Loka Baron, aveva diciott'anni e mezzo e veniva dall'Egitto è stato detenuto in Libia per un anno per la nostra politica di esternalizzazione delle frontiere, poi è arrivato in Italia durante uno sbarco come minore straniero non accompagnato e legato mani e piedi.
Peccato che i fondi destinati all'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati abbiano la capienza soltanto di un terzo delle persone che arrivano, mentre le altre sono condannate alla disperazione e spesso condannate a delinquere perché vivono in situazioni di enorme ricattabilità sociale.
Un ragazzo di 18 anni e mezzo con chiari problemi psichiatrici, in questo caso conclamati che, poiché non c'erano posti in comunità, è finito in carcere e in carcere è morto per un rogo a 18 anni e mezzo. Credo che sia questo quello che dobbiamo tenere in considerazione e su questo confido che anche chi prima sosteneva che noi mai cambieremo idea e che rimarremo obnubilata dalla nostra ideologia, si renda conto che è a storie come quella di Joussef che noi dovremmo dare conto.
È una vergogna che nell'Italia del 2024 un ragazzo di 18 anni e mezzo muoia nelle carceri, così come è una vergogna che ragazzi di vent'anni che si trovano a fare gli agenti della Polizia Penitenziaria debbano soffrire quotidianamente andando al lavoro e si arrivi nel solo 2024 a sette suicidi tra gli agenti che si uniscono agli altri 79 avvenuti tra la popolazione detenuta.
PRESIDENTE
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Rossi, che ha pochi minuti a disposizione, ma le verrà concessa un po' di elasticità.
ROSSI Domenico
Grazie, Presidente.
Cercherò di non abusare e la ringrazio per come mi ha concesso la parola.
Grazie anche da parte mia a tutti coloro che sono intervenuti, per cui provo ad andare dritto ad alcune considerazioni.
Se uscendo da quest'aula qualcuno dovesse chiedermi: quali sono stati i messaggi che chi è intervenuto oggi ha consegnato ai Consiglieri regionali? Se si convoca un Consiglio aperto, occorre poi ascoltare quello che viene detto, non è che uno prepara un discorso che potrebbe fare in qualsiasi situazione e lo fa come se non fosse stato detto nulla.
Mi sono segnato alcuni passaggi.
Primo. Dall'ultimo Consiglio aperto, purtroppo non è cambiato nulla, anzi molti hanno sottolineato che le cose sono peggiorate: l'hanno detto le persone che abbiamo invitato a parlare.
Secondo. C'è una carenza strutturale di personale, con varie figure e con particolare riferimento alle figure intermedie: è stato riportato in maniera chiara.
Terzo. Le condizioni di lavoro sono stressanti, si lavora anche 50 ore a settimana e anche sul tema della sicurezza gli auditi hanno sollevato diverse questioni specifiche. Il primo problema, da quello che è stato riportato, è quello del sovraffollamento. Addirittura uno dei primi sindacati intervenuto - quindi non il PD, non AVS e non il Movimento 5 Stelle - ha fatto una proposta concreta che stranamente nessuno dei colleghi di maggioranza ha ripreso, ma che mi auguro il Governo vorrà prendere in considerazione: intervenire sui reati lievi e di minore entità ad esempio quelli legati agli stupefacenti.
L'ha detto un sindacalista dei lavoratori della Polizia Penitenziaria intervenuto in Aula, ma stranamente non è stato riportato da nessuno.
Un altro problema è quello dell'aumento, rispetto al passato, sia dei detenuti con problemi psichici sia dei detenuti con atteggiamenti maggiormente violenti. Questi sono alcuni dei punti che, oggettivamente sono stati richiamati in quest'Aula.
In un contesto di scarsa attenzione da parte della Giunta - al di là del Vicepresidente Chiorino, non si capisce la vicinanza della Giunta neanche per venire ad ascoltare e una vicinanza della maggioranza espressa solo da alcuni esponenti - ci saremmo aspettati un intervento almeno dell'Assessore con le deleghe alla sicurezza e dell'Assessore con le deleghe alla sanità nella prima parte della mattinata.
Noi chiaramente esprimiamo la massima solidarietà al comparto, ai lavoratori e alle lavoratrici, ma non basta la solidarietà, colleghe e colleghi. Mi rivolgo in particolare al collega Cerutti e al collega Ravello, ricordando che siamo nel 2024 e che da due anni al governo del Paese ci sono Fratelli d'Italia, Lega e Forza Italia e dal 2019, da sei anni, la destra governa la Regione Piemonte.
Oggi, francamente, mi sarei aspettato meno polemica politica e meno retorica securitaria, ma qualche assunzione di responsabilità sul fatto che non è cambiato nulla in questi anni; magari l'annuncio di qualche misura concreta, non rivendicare i risultati che sono solo nelle parole dei Consiglieri di maggioranza, mentre nessuno qui ha portato un risultato da parte del Governo o della Regione.
Nessuno ha portato risultati. Ci hanno detto che le cose sono peggiorate! Allora dobbiamo anche sentire i Consiglieri di maggioranza che ci spiegano invece, il mondo meraviglioso dell'attenzione verso la Polizia Penitenziaria.
Scusate, chi deve assumere il personale? Chi che deve fare le scelte che influiscono sul sovraffollamento? Siete voi! Gli alibi sono finiti da quando siete al Governo! La verità però è che il vero messaggio della giornata odierna è che le scelte in campo penale, ispirate al paternalismo, stanno andando nella direzione opposta a quella richiesta dai rappresentanti dei lavoratori.
L'aumento dei reati e delle pene, così come ha fatto il decreto Caivano anche per i minori, fa in modo che succeda il contrario di quello che i lavoratori oggi ci hanno chiesto.
Così come non si intravedono scelte innovative sull'edilizia penitenziaria.
Qui di investimenti non ne abbiamo visti; abbiamo visto soldi annunciati ma investimenti concreti e reali non ne abbiamo visti da nessuna parte! Allora, chiudo, Presidente.
Se vogliamo rendere utili questi Consigli aperti, se vogliamo davvero ascoltare e non usarli solo per una passerella di discorsi retorici che potremmo fare in qualsiasi momento, bisogna fare delle cose concrete e alcune riguardano la Regione, come la formazione professionale, gli inserimenti lavorativi, la sanità penitenziaria e altre riguardano il livello nazionale.
L'avete detto tutti, ma non vanno solo annunciati.
Vanno fatte politiche che riducono il sovraffollamento, vanno assunti più operatori. Bisogna introdurre nuove figure capaci di affiancare gli operatori della sicurezza, anche con mediatori e traduttori. Bisogna dare una formazione adeguata alla complessità della situazione a chi comincia questo lavoro, realizzare nuove strutture pensate con una concezione adeguata alla società attuale, ma soprattutto smettere di introdurre reati inutili e aumento di pene che servono a raccogliere magari voti, ma non aiutano certo i lavoratori del comparto della Polizia Penitenziaria!
PRESIDENTE
La parola alla Consigliera Nallo.
NALLO Vittoria
Grazie, Presidente.
Anch'io mi unisco ai ringraziamenti nei confronti degli ospiti che sono intervenuti oggi.
Sono sicura anch'io che dobbiamo intervenire.
Come Regione, sicuramente, come è stato ricordato, siamo un interlocutore che deve essere costante nel confronto permanente con gli agenti di Polizia Penitenziaria per cercare di venire incontro a tutte quelle richieste che oggi ci sono state purtroppo presentate dai sindacati: difficoltà dal punto di vista fisico, purtroppo, ma anche dal punto di vista psicologico.
Ho pochissimi minuti, quindi voglio approfittarne solo per sottolineare e per mettere in luce un aspetto che, secondo me, si è manifestato oggi plasticamente, quello della contraddizione. Una contraddizione tra ciò che è previsto dal nostro ordinamento carcerario e ciò che realmente avviene nelle nostre carceri.
La contraddizione di chi vuole migliorare - non ho dubbi - la situazione carceraria nel nostro Paese e, invece, istituisce nuovi reati, facendo un uso ideologico e propagandistico delle norme penali e, per giunta, con decreti legge che, in quanto tali, devono rispondere a un'urgenza, ma che in questo modo vanno ad aggravare un'urgenza andando ad aumentare quella che effettivamente è la pressione sulla popolazione carceraria.
C'è un aspetto, un'altra contraddizione che secondo me è emersa, che è quella tra il principio di rieducazione della pena previsto dalla nostra Costituzione, come lo ricordava questa mattina la Consigliera Beccaria e invece, la tendenza, legata al ritorno a delinquere, di un numero altissimo di persone che arrivano addirittura a togliersi la vita in carcere. Questo lo dico perché il suicidio colpisce sempre tutti noi. Ci colpisce per ancora di più quando questo avviene da parte di ragazzi molto, molto giovani.
È successo pochi mesi fa a Novara; un ragazzo di vent'anni si è tolto la vita in carcere e questo colpisce ancora di più se pensiamo che si è tolto la vita a pochissimo tempo dal fine pena, quindi, quella speranza di futuro che, invece, il carcere dovrebbe restituire oggi, effettivamente non c'è e non emerge.
Davanti a queste contraddizioni ci deve essere il nostro impegno, è vero sulle materie che ci competono, sulle materie di competenza sociosanitaria ma ci deve essere anche un impegno nei confronti del Governo nazionale.
Ho sentito tutti gli interventi di questa mattina, anche da parte della maggioranza e dei colleghi. Ho sentito l'intervento del Consigliere Zappalà in difesa del Sottosegretario Delmastro. Chiedo a lui di farsi regolarmente portavoce anche rispetto ai temi della giustizia, affinché si arrivi a discutere, per esempio, il disegno di legge proposto da Roberto Giachetti e Rita Bernardini, che va nell'ottica di alleggerire la pressione carceraria nel nostro Paese, andando ad aumentare sconti di pena e cambiando condizioni che oggi sono di premialità.
L'invito, su questi argomenti, è di non farsi portavoce solo della propria parte politica, ma di impegnarci davvero tutti perché le condizioni che oggi abbiamo ascoltato possano migliorare e non ascoltare più quello che ci siamo trovati ad ascoltare oggi.
Grazie.
PRESIDENTE
Grazie, Consigliera Nallo.
La parola al Consigliere Bartoli.
BARTOLI Sergio
Grazie, Presidente.
Questa seduta del Consiglio regionale ha, a mio parere, un compito in particolare: far conoscere in modo approfondito non solo all'Assemblea piemontese, ma anche e soprattutto all'opinione pubblica, le molteplici problematiche riguardanti il mondo carcerario. Finché certi temi non si toccano con mano, non vengono portati a conoscenza di tutti, rischiando purtroppo, di apparire lontani e di passare inosservati.
Cercare di trovare soluzioni alle tante criticità esistenti nel sistema carcerario è, in primo luogo, un impegno di civiltà e un dovere delle istituzioni nel rispetto della popolazione carceraria, costituita da detenuti, personale della Polizia Penitenziaria e servizi che fanno funzionare la macchina degli istituti carcerari.
Lo scorso 3 settembre ho avuto modo di visitare il carcere Lorusso e Cutugno di Torino. È indubbio che le problematiche del carcere torinese che riguardano il personale carcerario e le condizioni dei detenuti rispecchiano le difficoltà del sistema penitenziario nazionale.
Prenderei come esempio il carcere di Torino, seppure con le sue specificità, per affrontare il tema oggi all'ordine del giorno nelle sue caratteristiche generali. Sono in molti, oggi, a chiedere la realizzazione di nuove carceri. Certo, è un'emergenza, ma c'è anche un'altra emergenza: l'urgenza di ristrutturare adeguatamente l'esistente, rendendolo più civile e vivibile.
Il carcere di Torino dispone di ampi spazi che andrebbero rivisti e dedicati al nuovo uso, mentre invece contiene arie anguste, docce insufficienti con carenza di acqua calda e lo spazio per l'ora d'aria è un cortile troppo piccolo e bollente d'estate. La funzione sociale e i percorsi riabilitativi che il carcere dovrebbe offrire ai detenuti, molti dei quali chiedono di lavorare e di rendersi utile all'interno dell'istituto, è un'esigenza indifferibile.
Anche il mondo del carcere è cambiato, così come le necessità di chi vi è ospitato: non mi riferisco solo ai detenuti, ma anche agli uomini e alle donne della Polizia Penitenziaria che, spesso, vivono una realtà di disagio nello svolgere adeguatamente il proprio delicatissimo lavoro. Non possiamo fare finta di nulla di fronte a episodi di violenza e di aggressioni cui spesso, sono sottoposti. Vanno cercate le cause e anche le soluzioni. È necessario che, a Torino come altrove, le condizioni di vivibilità nelle strutture carcerarie vengano adeguate sia per migliorare vivibilità e sicurezza sia per far sì che il percorso delle carcerazioni sia virtuoso e riabilitativo.
Tra le problematiche sicuramente c'è il sovraffollamento. Gran parte dei detenuti è in carcere per reati minori e per pensare a un reinserimento nella società servono educatori e più opportunità, anche dal punto di vista della formazione.
Le numerose successioni di direttori, la burocrazia e la carenza di personale educativo e di Polizia Penitenziaria sono ulteriori problemi. È ovvio che la mancanza di personale crea gravi difficoltà alla vita dei detenuti e del personale stesso per la gestione quotidiana delle situazioni, dalle più semplici a quelle più complesse.
Tutti questi sono ostacoli che vanno superati con l'intervento urgente delle istituzioni, in termini di maggiori risorse finanziarie e, al tempo stesso, con un approccio culturale nuovo e una continua sensibilizzazione dell'opinione pubblica, come stiamo facendo noi oggi con questa seduta di Consiglio regionale che, spero, possa dare un utile contributo al dibattito.
Per quanto riguarda la Regione, ritengo che l'efficace attività del Garante regionale e dei Garanti delle diverse realtà territoriali debba essere sempre più l'interfaccia tra il mondo carcerario e la società: deve essere supportata in ogni modo, per dare risposte positive alla popolazione e al personale delle carceri.
Sono sicuro di parlare a nome di tutti i miei colleghi e colleghe, al di là delle appartenenze politiche di ciascuno, nell'affermare che il Consiglio regionale si impegnerà per far sì che la questione carceri possa trovare risposte concrete da parte della politica e delle istituzioni.
Partiamo dal presupposto che la mozione n. 916 citata nel testo a firma del Consigliere Rossi e altri era maggiormente incentrata sul tema della sanità penitenziaria in Piemonte e impegnava il Presidente della Giunta regionale a farsi portavoce presso il Governo della necessità di operare delle scelte per ovviare al problema del sovraffollamento delle carceri da una parte e dall'altra, per consentire che queste tornassero a essere aderenti al dettato costituzionale in materia di rieducazione del condannato.
È pur vero che in terza battuta veniva citato anche il tema di farle diventare un luogo sicuro per il personale che vi opera all'interno. Nella mozione n. 916 si chiedeva, inoltre, di costituire un gruppo di lavoro per acquisire notizie, informazioni e documenti relativi alla gestione del sistema sanitario all'interno delle carceri piemontesi e di arrivare alla stesura di un apposito documento con cui riferire al Consiglio le acquisizioni, le conclusioni delle indagini e le opportune proposte conseguenti, volte a fronteggiare futuri scenari in seno alla IV Commissione, sempre in ambito sanitario.
La mozione 1159 a firma del Consigliere Bongioanni e altri, da cui oggi prendiamo spunto per questo Consiglio regionale aperto alla consultazione degli operatori in merito alla condizione di lavoro della Polizia Penitenziaria sul territorio della Regione Piemonte, prevedeva, invece, un impegno della stessa IV Commissione a costituire un gruppo di lavoro complementare focalizzato sulle condizioni lavorative di sicurezza e salute sul posto di lavoro inerente ai lavoratori del sistema carcerario piemontese, a partire dagli agenti di Polizia Penitenziaria.
Al riguardo potevano essere previste audizioni come quella di oggi acquisizioni di documenti e informazioni con l'obiettivo di effettuare proposte al fine di migliorare le condizioni generali lavorative, di sicurezza e di prevenzione dello stress psicofisico, tipo sindrome di burnout degli agenti di Polizia Penitenziaria e dei lavoratori impegnati nel sistema penitenziario regionale.
PRESIDENTE
Grazie, Consigliere Bartoli.
Non ci sono più iscritti a intervenire, quindi dichiaro conclusa la discussione generale.
La parola all'Assessore Chiorino per le conclusioni.
CHIORINO Elena, Assessore regionale
Grazie, Presidente, e grazie alle organizzazioni sindacali della Polizia Penitenziaria; grazie a tutta l'Aula per questa giornata che penso fosse quantomeno doverosa nei confronti di uomini e donne che, come dicevo a introduzione del Consiglio regionale, lavorano ogni giorno per garantire la nostra sicurezza.
Dai vari interventi mi pare che sia emerso che, come anticipato anche da alcuni dati della relazione iniziale, il Governo fin dal suo insediamento abbia posto al centro dell'agenda il tema delle carceri. Un ambito che come è stato evidenziato in tutti gli interventi, è stato per troppo tempo trascurato da politiche miopi e da scelte che hanno portato a tagli indiscriminati e visioni unidirezionali.
Lo dico anche pensando a chi parla di carceri fatiscenti e, riprendendo le parole del Consigliere Conticelli, dati imbarazzanti. Sì, Consigliere Conticelli, pensi un po' a quali erano i dati due anni fa, quindi mi fa piacere apprendere che anche lei condivida lo stato imbarazzante in cui hanno versato per troppi anni le nostre carceri e che è giunto il momento di investire come il Governo sta facendo.
Si è aggiunta, come ha detto bene il Consigliere Ravello nel suo intervento, una percezione negativa nei confronti di chi opera negli istituti penitenziari; uomini e donne in divisa, non mi stancherò mai di ripeterlo, impegnati ogni giorno nella gestione, nella sicurezza e nel trattamento dei detenuti, che troppo spesso sono stati visti non come professionisti, ma quasi come figure antagoniste.
Questa visione non è solo profondamente ingiusta, ma ritengo sia dannosa per il sistema penitenziario nel suo complesso. Questo Consiglio aperto che si riunisce per la seconda volta con l'audizione della Polizia Penitenziaria, vuole, come è stato evidenziato da vari interventi, porre l'attenzione sull'operato della polizia penitenziaria, perché è evidente a tutti che di certo non si poteva continuare come per troppi anni è stato.
Si è reso evidente che questo Governo ha intrapreso un'importante inversione di rotta rispetto alle politiche penitenziarie del passato riportando il focus su due concetti fondamentali: sicurezza e certezza della pena.
Per farlo sono stati avviati una serie di interventi strutturali volti al potenziamento delle infrastrutture, al miglioramento delle dotazioni e al rafforzamento del personale.
Prima abbiamo ascoltato la dottoressa Di Domenico che diceva che sono in corso così tante assunzioni e così tanti corsi di formazione al punto che rischiamo di avere il problema del sovraffollamento nelle scuole di formazione, tant'è che dobbiamo andare a costruire nuove scuole di formazione.
Credo che la gestione dei detenuti sia parte integrante della garanzia di sicurezza: senza sicurezza non può esserci certezza della pena, né un trattamento efficace dei detenuti, nel rispetto della dignità umana all'interno degli istituti.
Negli anni precedenti, purtroppo, sono state adottate misure che hanno reso ancora più difficile il compito della Polizia Penitenziaria. Ho sentito il Consigliere Marro che chiedeva maggiore e ulteriore libertà quando uno dei dati che ci è stato riportato oggi è proprio che, ad esempio, la sorveglianza dinamica crea particolari criticità e problemi.
Non voglio arrivare a quello che, un po' tra le righe, ha suggerito il Consigliere Ravinale, che pare volerci dire che dovremmo costruire resort di lusso per i nostri detenuti. È una proposta che respingiamo al mittente perché abbiamo il rispetto delle vittime dei delitti che sono stati commessi.
Gli interventi posti in essere a livello nazionale si scontrano con problemi più che noti, come è stato detto: il sovraffollamento delle carceri, la carenza di personale della Polizia Penitenziaria, la gestione di detenuti con problematiche particolari, strutture fatiscenti o incapienti, episodi di aggressioni e rivolte all'interno degli istituti.
Questi problemi sono una zavorra importante, come è stato evidenziato in ogni singolo intervento, ma non scoraggiano le Istituzioni nella ferma volontà di portare soluzioni che rendano gli istituti un posto più sicuro e che diano nuovamente dignità a chi lavora e vive il mondo delle carceri.
Pensiamo all'edilizia penitenziaria. Sono stati approvati interventi per un totale di 250 milioni di euro, che comprendono 166 milioni euro per progetti già avviati e ulteriori 84 milioni, provenienti dal PNRR, per la costruzione di otto nuovi padiglioni detentivi. Si prevede che, grazie a questi investimenti, saranno disponibili circa 7.000 nuovi posti detentivi.
Vorrei riprendere il passaggio del Consigliere Disabato per dirle che il Governo c'è e che le risposte le sta dando in termini concreti e sicuramente diversi da quelle che fino a oggi, invece, sono state proposte il tema del sovraffollamento carcerario è un tema che ci insegue da sempre e sempre si ritorna a quel numero: 10 mila. Lo "svuotacarceri" è stata una politica fallimentare, perché ciclicamente si è tornati a 10 mila.
Qualcosa ci suggerisce che non può essere quella la soluzione e che invece, bisogna lavorare per costruire nuove carceri e finanziare nuovi posti.
Inoltre, mi rendo anche conto che la sinistra abbia sperimentato una nuova forma di "svuotacarceri" in Ungheria, ma lasciamo continuare a loro quella politica del passare dall'essere detenuto all'essere europarlamentare: noi andiamo avanti a costruire carceri.
Per quanto riguarda il Piemonte, sono stati stanziati, in questi termini 19 milioni di euro per interventi di riqualificazione delle strutture esistenti.
Nell'ambito delle assunzioni della Polizia Penitenziaria, il Governo ha dato avvio a un significativo piano di assunzioni del Corpo di Polizia Penitenziaria.
Negli ultimi anni, il Corpo è stato fortemente penalizzato da rigide politiche di riduzione del personale dovute alla riforma Madia. Con l'attuale esecutivo abbiamo invertito questa tendenza e sono stati avviati i concorsi che porteranno all'assunzione di oltre 7.800 nuovi agenti in Italia, di cui 429 unità già operative negli istituti piemontesi.
Assunzioni sul comparto delle funzioni centrali.
Un ulteriore sforzo è stato compiuto per rafforzare questo comparto, con un focus su figure professionali cruciali per il trattamento dei detenuti come ad esempio i funzionari giuridico-pedagogici. Ricordo, in questo caso che spiccano i concorsi che hanno portato alla strutturazione delle piante organiche per quegli educatori di cui parlava il Consigliere Marro.
I dati sulla popolazione detenuta ci dicono che, alla data del 5 novembre 2024, la popolazione detenuta negli istituti penitenziari italiani ammonta a 62.193 persone, di cui 42.352 italiani e 19.841 stranieri. L'indice di affollamento è pari al 133%. Per quanto riguarda il Piemonte, 4.479 detenuti sono ospitati nelle carceri sul nostro territorio e, nello specifico, 1.890 stranieri. Si supera, quindi, la capienza regolamentare fissata a 3.979 posti.
Il Governo, come è stato più volte ribadito in questa seduta, sta lavorando per affrontare queste criticità, investendo sia nell'edilizia penitenziaria sia in programmi di reinserimento mirato soprattutto per detenuti con esigenze specifiche come tossicodipendenze, detenuti psichiatrici e stranieri.
Per i detenuti tossicodipendenti si deve ragionare in un'ottica di primarietà del trattamento: la prima libertà sia quella dalla schiavitù della droga e solo dopo può essere possibile il recupero della persona e il reinserimento socio-lavorativo. Il Governo sta lavorando in questi termini.
È un progetto di legge che permette ai detenuti tossicodipendenti di disintossicarsi veramente attraverso nuovi percorsi di collaborazione con le comunità terapeutiche, con le quali è stato avviato un confronto diretto a livello governativo per definirne insieme le strategie.
Per i detenuti stranieri è fondamentale decongestionare le carceri e quindi, la stipula di accordi bilaterali che consentano l'esecuzione all'estero delle sentenze di condanna italiane. Se consideriamo che in Piemonte, oggi, ci sono 1.890 detenuti stranieri, che è più di un terzo della popolazione detenuta totale, e che ogni detenuto costa al giorno circa 137 euro, considerando 1.890 detenuti per 137 euro per 365 giorni all'anno e contando quanto sta costando la detenzione dei detenuti stranieri, capirete che si troverebbero, allora sì ancora più facilmente, i soldi necessari per l'edilizia penitenziaria e non solo, ma si abbatterebbe anche il sovraffollamento.
Per i detenuti psichiatrici, il DL "Carceri", provvedimento volto a garantire l'umanizzazione carceraria, come più volte ha avuto modo di ribadire il Ministro Nordio, ha previsto la possibilità di trasferire in comunità persone che hanno disagi psichici. Il trattamento per questa tipologia di detenuti deve essere personalizzato: devono poter percorrere percorsi di cura all'esterno del carcere con équipe specializzate e in luoghi consoni allo scopo. Ricordiamoci che gli agenti di Polizia Penitenziaria non sono psicologi, ma sono poliziotti; pertanto, è abbastanza politico ritenere che questi possano assolvere compiti tipicamente sociosanitari.
Gli OPG sono stati un buco nero della nostra coscienza: chiuderli era un dovere morale e su questo non ci sono ripensamenti, ma la soluzione trovata si è rivelata una toppa peggio del buco, perché le REMS hanno sostanzialmente fallito per una serie di motivi, tra cui la scarsità di posti, i requisiti d'accesso e la carenza di fondi e di personale. In Piemonte evidenzio che ci sono due REMS (Bra e San Maurizio Canavese) per un totale di 40 posti.
Per quanto riguarda il citato DDL "Sicurezza" e il reato della rivolta in carcere, per lavorare in ottica di sicurezza all'interno degli istituti penitenziari è stato previsto un nuovo reato, la rivolta in carcere, reso necessario nell'ottica di prevenire le situazioni maggiormente critiche e problematiche, rivolte che spesso mettono in ginocchio il personale che lavora negli istituti.
Per fronteggiare le rivolte che spesso mettono in ginocchio il personale che lavora negli istituti e usare il gradiente minimo di forze è stato istituito il GIO (Gruppo Intervento Operativo), come diceva prima la dottoressa Di Domenico, che avrà la funzione di intervenire prontamente in caso di rivolte e di situazioni critiche, utilizzando il minimo gradiente di forza necessaria per la sedazione delle rivolte stesse.
Anche gli uomini e le donne del GIO saranno formati per fronteggiare le situazioni nelle quali sono chiamati a intervenire a supporto dei colleghi nei casi in cui, con le sole forze interne all'istituto, sia impossibile fronteggiare le situazioni che si creano. Articolato, come ci spiegavano in una situazione centrale e in situazioni per provveditorato, che garantirà impiego rapido in caso di sommossa.
Per quanto riguarda il lavoro in carcere e il progetto "Recidiva zero" crediamo che il trattamento sia un segmento fondamentale della dignità dei detenuti, la via maestra per il pieno trattamento; il recupero della persona è il lavoro, perché è tramite il lavoro che la persona riassume dignità. Per quello che riguarda progettualità, formazione e lavoro tranquillizzo di nuovo il Consigliere Disabato, perché i progetti sono in corso e se fosse stata presente fin dall'inizio della seduta, avrebbe sentito la mia relazione anche in merito a quello che sta facendo la Regione in tal senso.
In conclusione, a livello centrale il Governo sta affrontando con decisione le numerose sfide del sistema penitenziario italiano e l'impegno della Regione è massimo per essere di supporto sia alle politiche nazionali sia come questa Giunta non mancherà mai di ripetere, per essere al fianco, nel miglior modo possibile e con il maggior supporto possibile, alla Polizia Penitenziaria e a tutte le Forze dell'ordine.
PRESIDENTE
Grazie, Assessore Chiorino.
Consigliera Ravinale, su cosa vuole intervenire?
RAVINALE Alice
Sull'intervento dell'Assessora per fatto personale, perché mi sono state messe in bocca parole che io non ho mai pronunciato.
PRESIDENTE
Non può intervenire sull'intervento dell'Assessora. Per fatto personale invece, ne ha diritto, ma deve limitarsi a spiegare quali sono le parole che le sono state attribuite e nelle quali non si riconosce. Non può aprire una discussione.
RAVINALE Alice
È stato detto che io avrei fatto intendere che noi siamo per la costruzione di resort di lusso per la popolazione detenuta, quando nel mio intervento non ho neanche parlato di edilizia carceraria. Capisco la volontà di delegittimazione della nostra posizione, ma è falso, non è il contenuto di quanto ho detto.
Mi stupisce che venga data una replica su altro, mettendomi in bocca parole che non ho mai pronunciato.
PRESIDENTE
Lei nega di aver detto quelle parole. Ne abbiamo preso atto.
La Consigliera Disabato chiede di intervenire, ma le ricordo che per fatto personale non vuol dire che l'Assessore ha detto qualcosa che lei non condivide, ma che le è stato attribuito qualcosa dalle quali vuol prendere le distanze.
DISABATO Sarah (fuori microfono) Allora intervengo sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE
Sull'ordine di lavori non può intervenire perché sto chiudendo il Consiglio.
Grazie a tutti coloro che sono intervenuti.
La seduta è tolta.
(La seduta termina alle ore 16.35)