Gentili iscritte ed iscritti al servizio di newsletter del Difensore Civico,
Come già ho segnalato nella relazione annuale, è entrato in vigore, a tutti gli effetti il Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri istitutivo dei nuovi Lea
Molti i primi commenti: tra di essi mi pare doveroso segnalare per equilibrio e capacità di approfondimento, con riferimento alle tematiche che più frequentemente vengono affrontate da questo ufficio, quello a firma del dottor Maurizio Motta di Torino, pubblicato sul numero5/2016 della rivista Welfare oggi ed intitolato “I nuovi livelli essenziali: una occasione perduta per l’assistenza sociosanitaria ?”
Autorizzato dall’autore ne propongo qui di seguito una sintesi.
Premesso un doveroso rilievo riguardante la sempre più rapida crescita dei bisogni connessi alla non autosufficienza e la drammatica inadeguatezza del sistema italiano di welfare nell’affrontarli il dottor Motta osserva in premessa che i nuovi Lea esplicitamente omettono di prevedere, per gli interventi socio sanitari, nuove prestazioni od aumenti di spesa od anche riorganizzazioni della rete d’offerta.
Ed inoltre che essi neppure introducono alcuna maggior garanzia di esigibilità, come invece sarebbe stato auspicabile volendo garantire un livello minimo di risposte ai bisogni dei più fragili.
L’autore prosegue la riflessione domandandosi quale debba essere il livello di specificità dei contenuti dei livelli essenziali. Egli osserva infatti che l’effettività della prestazione in favore del cittadino, dipende in modo decisivo dalla circostanza che siano offerte quantità adeguate di intervento da un lato e tempi certi, non dilatati, di fruizione, dall’altro.
Ad esempio: la possibilità di far permanere al proprio domicilio un anziano non autosufficiente, o un disabile, dipende dal numero di ore di assistenza domiciliare di costui può fruire. E così la possibilità per un non autosufficiente di fruire di una collocazione in una struttura residenziale è effettiva nella misura in cui l’attesa per entrare in struttura non sia troppo lunga.
Dunque sarebbe importante che i Lea definissero, nell’ottica di una uniforme garanzia sul territorio nazionale, anche il volume degli interventi da erogare ed i tempi massimi entro cui tale offerta debba essere erogata. Introducendo, per quanto attiene all’assistenza domiciliare, un meccanismo teso a definire un massimale mensile erogabile (da tradurre in prestazioni domiciliari), con valore crescente al crescere della non autosufficienza. E, per quanto attiene all’assistenza residenziale, definendo uno standard di posti letto nelle Rsa da garantire in ogni territorio, nonché criteri di governo delle tariffe delle Rsa, diversificati in base al grado di non autosufficienza: profilo questo affrontato dai nuovi Lea ma con criteri non sufficientemente precisi e vincolanti.
Il terzo capitolo del lavoro del dottor Motta si sofferma sul tema della contribuzione dei cittadini al costo delle prestazioni sanitarie, osservando che nell’ambito dei Lea sarebbe stato opportuno quantomeno regolare, nell’ambito delle modalità di calcolo delle integrazioni delle quote alberghiere dovute dai cittadini, criteri di massima volti ad evitare e/o ridurre le possibili distorsioni derivanti dall’utilizzo dell’Isee e, comunque, a prevedere una contribuzione rispondente a criteri di concreta ragionevolezza.
L’ esigenza di ragionevolezza è richiamata dall’autore anche nel successivo paragrafo, dedicato alla spesa delle Aziende Sanitarie per prestazioni socio sanitarie, nel quale si sottolinea che il diritto all’assistenza in capo ad un non autosufficiente non può in astratto non comprendere tutto ciò che genera tutela, indipendentemente dal tipo di operatori coinvolti (infermieri, assistenti familiari, badanti) sia dalla forma degli interventi (lavoro a domicilio di operatori pubblici, assunzione di badanti con contributo pubblico, affido a terzi ecc). E dunque all’autore non pare ragionevole assumere a priori che solo interventi di operatori con specifiche qualifiche debbano assurgere al rango di livello socio sanitario, quando altrettanto essenziali possono essere molti altri sostegni, ad esempio di assistenti familiari e/o dei familiari medesimi.
Il quarto capitolo è dedicato al tema di come si possa realizzare una buona assistenza domiciliare per i non autosufficienti ed in esso si sottolinea come le situazioni delle famiglie con non autosufficienti possano essere molto diverse tra loro e come, per questa ragione, l’assistenza al domicilio dovrebbe essere articolata in diverse forme, adattandosi alla specifica situazione familiare: specificità che vengono accuratamente prese in esame dall’autore che, rispetto a ciascuna, formula proposte tanto concrete quanto di immediato buon senso.
Nel sesto capitolo viene accuratamente esaminata la questione della difficoltà degli utenti nell’accesso al welfare, osservando come frequentemente si verifichi una seria difficoltà per i familiari dei non autosufficienti nel recarsi presso i diversi servizi e nel gestire complesse procedure. E, soprattutto, come sia del tutto carente una informazione complessiva su quanto viene offerto dal nostro sistema sia con riferimento alle prestazioni sanitarie che a quelle monetarie, alle agevolazioni fiscali, alle riduzioni tariffarie, alle misure di tutela degli incapaci ecc. Non riuscendo gli sportelli pubblici, nella loro attuale configurazione settoriale, a supportare i cittadini non solo sul cosa richiedere ma anche sul come richiedere.
Ed ancora vengono sottolineate le carenze della continuità assistenziale che, in molte regioni[1] si inceppa al termine della permanenza del non autosufficiente nelle strutture di post acuzie o riabilitative. Anche questo snodo organizzativo dovrebbe, nel contesto della riflessione proposta dal dottor Motta, divenire ingrediente dei Lea da garantire in modo strutturale in tutte le regioni.
Facendo attenzione ad un possibile rischio: che il percorso per arrivare agli interventi socio sanitari di lungo assistenza diventi, paradossalmente, più agevole per quanti siano stati ricoverati in ospedale rispetto a quelli che, in pari condizioni di non autosufficienza ma senza eventi acuti, richiedano dal loro domicilio l’accesso ai medesimi interventi.
Nel raccomandare agli interessati al tema la lettura integrale dell’articolo, invio i miei migliori saluti e quelli dei Collaboratori dell’Ufficio.
Il Difensore civico
Avv Augusto Fierro
[1] La situazione del Piemonte è stato oggetto, come noto al lettore di queste news, di svariati interventi del Difensore civico.