Consiglio Regionale del Piemonte

Vai ai contenuti

L'Ue fra passato e futuro

“La ricorrenza cui abbiamo voluto dedicare un Consiglio aperto, su sollecitazione dell’Aiccre, è tanto più importante da celebrare perché si colloca in un momento storico molto difficile per l’Unione europea e rappresenta un’opportunità per rilanciare il processo politico europeo. Questo patrimonio che ci appartiene, fatto di conquiste e avanzamenti sul terreno dei diritti e della democrazia e che soprattutto nelle politiche ambientali ha prodotto risultati importanti, non può disperdersi in politiche sbagliate e a causa degli interessi di singoli governi. Mi auguro quindi che queste celebrazioni non siano solo parate fotografiche di Capi di Stato ma ci conducano all’assunzione di un nuovo rinvigorito impegno a difendere le ragioni di un’Europa unita, che possa reggere il confronto con il mondo e con i suoi giganti”.

Queste le parole del presidente del Consiglio regionale Mauro Laus, che ha inaugurato la seduta aperta del Consiglio regionale sull’Unione europea, a 60 anni dai Trattati di Roma, che si è svolta il 29 marzo a Palazzo Lascaris.

"I cittadini del Piemonte chiedono all'Europa  le stesse fondamentali cose che si aspettano dai livelli di governo locali e nazionali: debellare il gigantismo burocratico, ridurre l'imposizione fiscale che causa troppe vittime tra le imprese, attuare politiche coordinate per favorire i giovani e l'occupazione”, è intervenuta la vicepresidente del Consiglio regionale Daniela Ruffino, presidente della Consulta regionale europea . “È compito in primo luogo delle nostre istituzioni dialogare con l'Unione, saperne cogliere tutte le opportunità che offre a favore dei nostri territori e farla percepire alle comunità locali quale realtà utile, irrinunciabile e vicina. In tal senso, per quanto riguarda l'attività dell'Assemblea regionale, un ruolo davvero importante è rappresentato dalle azioni di comunicazione e sensibilizzazione svolto dagli Organismi consultivi, in particolare dalla Consulta europea”.

Un excursus storico sulle tappe che hanno portato all’Unione europea, fra grandi idealità e battute d’arresto, è stato tracciato da Davide Rigallo, segretario regionale dell’Aiccre, che ha messo in luce la necessità di avviare un processo di revisione istituzionale per sbloccare il motore decisionale dell’Ue: “è una condizione necessaria ma non sufficiente, a cui deve seguire anche una reale dialettica politica a livello europeo, partecipata e democratica”.

Il consigliere Giorgio Bertola (M5s) ha affermato che l’Europa deve riprendere le finalità degli inizi ed essere una comunità non d'interessi economici bensì di Stati, di popoli e di cittadini che s'impegnano per realizzare l’unione in modo partecipato e democratico. Bisogna definire meccanismi di governance sostenibili e solidali investendo nel sociale, ad esempio utilizzando parte del budget europeo per finanziare il reddito di cittadinanza.

Il capogruppo del Pd Davide Gariglio ha sottolineato come l’Europa, oggi così come sessant’anni fa, sia davanti a una sfida e debba scegliere una rotta su molti temi - dall’occupazione all’immigrazione alla crescita economica - recuperando lo spirito e lo slancio dei padri fondatori. Il consigliere ha ribadito la necessità che l’Europa si dia politiche fiscali comuni come un’unica politica estera e si impegni a un nuovo assetto delle istituzioni con l’elezione diretta del presidente della Commissione europea, per camminare verso la reale prospettiva degli Stati Uniti d’Europa.

A favore di una fase nuova che vada verso un autentico federalismo europeo si è espressa la presidente della Lega Nord Gianna Gancia: “La costruzione dell’Europa unita rappresenta un’occasione formidabile per restituire alle Regioni e alle realtà locali una serie di poteri che in passato lo Stato nazionale ha rivendicato e che possono essere meglio svolti a livello federale. Devolution significa infatti avvicinare il potere ai cittadini, rendendolo più efficace e più legittimo”.

“Sicurezza, prosperità, sostenibilità, progresso sociale e ruolo nel mondo possono essere garantiti ai nostri popoli solo rafforzando e rendendo più efficaci le istituzioni europee, parlando ai cittadini e smontando i luoghi comuni sull’Unione e lavorando coesi in una prospettiva di lungo termine”, ha aggiunto Mario Giaccone, presidente del gruppo Chiamparino per il Piemonte.

Il capogruppo di Fi Gilberto Pichetto ha commentato che l’Europa unita ha ottenuto grandi risultati di progresso sociale ed economico e ha coinciso con un periodo di oltre 70 anni di pace, ma oggi è in crisi e non riesce a definire una propria politica estera. È quindi necessario rivedere i trattati e stabilire un nuovo modello politico, fiscale ed economico precisando le regole del consenso.

A sottolineare la necessità di porre una griglia minima di regole per la tutela del lavoro e la sicurezza ambientale è stato il presidente di Scelta civica Alfredo Monaco, diversamente s’impone internamente il rispetto di questi diritti e poi s’importano beni realizzati nella totale violazione degli stessi.

“Il futuro dell'Unione europea si gioca soprattutto sul tema del governo dei flussi migratori. Il dibattito non deve essere solo un confronto retorico e dialettico ma lo strumento per costruire politiche che non siano percepite come un modello calato dall'alto, bensì il frutto delle buone pratiche che nascono dal basso. È per questo che credo sia fondamentale coinvolgere nei processi decisionali anche le autonomie locali. L'Europa non si può girare dall'altro lato davanti a quel che succede nel Mediterraneo: nel 2016 sono morti almeno 5.000 migranti. Dobbiamo contrastare l'Europa dei muri riaffermando quella dei diritti. È in quest'ottica che interpreto la mia carica di portavoce nel Consiglio dei Comuni e delle Regioni d'Europa (Ccre) sui temi della cittadinanza e dei gemellaggi”, ha dichiarato Monica Cerutti, assessora regionale all'Immigrazione.

Il presidente del gruppo Sel Marco Grimaldi ha evidenziato come, a 27 anni dalla caduta del muro di Berlino, si alzino purtroppo nuovi muri e controlli alle frontiere in palese contrasto con gli accordi di Schengen. Invece i capitali viaggiano incontrastati: le banche nascondono un quarto dei propri profitti nei paradisi fiscali, anche europei. In questo modo i ricchi diventeranno sempre più ricchi, con disuguaglianze ogni giorno più evidenti. Il consigliere ha ricordato che c’è anche un’altra Europa, un continente unito, senza guerre interne, una generazione Erasmus che però è anche la più critica verso questa logica dell’austerità e queste barriere: ci vuole una mobilitazione generale contro ogni muro, ogni rigurgito xenofobo.

“L’Unione europea è sostanzialmente morta”, è intervenuto Maurizio Marrone, presidente del gruppo FdI, e sopravvive in modo artificiale, ma non è nelle piazze, nei mercati, nei luoghi vissuti nella quotidianità dai popoli europei. In questi anni si è preoccupata più di dettare la lunghezza dei cetrioli piuttosto che di tutelare le imprese piccole o medie rispetto alla concorrenza sleale di chi fa dello schiavismo una carta da usare nel libero mercato. L’Unione europea è morta nell’incapacità di tutelare i propri confini esterni, lasciando interi territori in mano al califfato degli scafisti. Si sente parlare di populismo, ma saranno i popoli, le nazioni a mettere fine a questi errori. Anche se l’Unione è morta, non è morta l’Europa, con la sua cultura, le sue tradizioni, la sua storia.

Il presidente del gruppo Mns Gian Luca Vignale ha affermato che sessant’anni fa si pensava a un’Europa dei popoli e che quell’idea di Europa è tramontata in pochi anni: il punto nodale è esattamente la crisi balcanica, per la quale non c’è stata alcuna politica comune europea. Se si vuole bene al Continente bisogna rispettare i motivi di sessant’anni fa, violentati dall’Europa di questi anni.

“L’attenzione per le persone in carne e ossa, la storia ce l’ha dimostrato, è possibile. Ed è vero che, pur con le sue contraddizioni, la civiltà europea è stata quella capace di confrontarsi con la società capitalistica nel modo migliore”, ha dichiarato il presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino -. Oggi la globalizzazione mette in discussione tutto ciò e a farcela non saranno gli stati nazionali, mentre l’Unione europea ha delle possibilità. Ma servono condizioni sufficientemente omogenee tra i Paesi che si cimentano in questo. Si tratta di un punto cruciale per rilanciare l’Ue: rilanciare gli investimenti, il piano Junker è una caricatura di questo; il capitale umano va valorizzato; le infrastrutture materiali e immateriali vanno promosse con decisione così come è necessaria l’armonizzazione fiscale”.

“Questa Europa non ci piace. Non ci piace l’irreversibilità della moneta unica, non ci piace che la sua stabilità economica e finanziaria sia la cosa più importante, cui vadano asservite tutte le altre politiche, quelle della sanità, del lavoro e del welfare”, è intervenuta la consigliera Francesca Frediani (M5s). “Quello che vogliamo è un’Europa non necessariamente unita politicamente ma che sia una vera comunità di popoli, di diritti, di libera circolazione di persone e di capitali all’interno di linee comuni che tutelino i più deboli e garantiscano i diritti fondamentali sanciti da tante Costituzioni nazionali”.

La consigliera Nadia Conticelli (Pd) ha affermato che nei recenti documenti adottati a livello europeo emerge il ruolo importante delle Regioni, più ancora che degli Stati, e delle politiche infrastrutturali e trasportistiche nella costruzione della coesione europea. La Ue individua una delle soluzioni alla crisi proprio nella creazione di nuove infrastrutture e le Regioni rappresentano, anche in questo campo, un livello territoriale che può contribuire a rafforzare il legame fra le istituzioni europee, la cittadinanza e gli attori sociali.

Il consigliere Domenico Rossi (Pd) ha infine sottolineato che, nonostante il disaccordo sul ruolo e sulle prospettive dell’Ue emerso nel corso dei vari interventi, l’Unione europea dovrebbe essere l’obiettivo minimo nell’ottica del dialogo e delle politiche sopranazionali: è una necessità di natura storica che ha portato, per esempio, a un lungo periodo di pace. Tocca alla politica occuparsi di regolare i conflitti per evitare la guerra e il superamento dello Stato nazione s’impone ormai come una necessità.

Al dibattito sui risultati ottenuti dall’Europa unita, sulle criticità che oggi la mettono in discussione e sulle sfide e prospettive future sono intervenuti anche Corrado Malandrino, professore ordinario di storia delle dottrine politiche e direttore del laboratorio di storia, politiche e istituzioni dell’Università del Piemonte orientale, Samin Sedghi Zadeh e Luciano Scagliotti, membri esperti del Comitato regionale dei Diritti umani, Sergio Pistone, membro direzione nazionale del Movimento federalista europeo e componente della Consulta europea, Roberto Palea del Centro studi sul federalismo e membro della Consulta europea, Alberto Avetta, presidente di Anci Piemonte, Maria Grazia Breda, presidente della Fondazione promozione sociale, Simone Fissolo, presidente del Movimento gioventù federalista europea e membro della Consulta regionale europea e Lido Riba, presidente di Uncem Piemonte.

I fatti in breve

  • Il 29 marzo a Palazzo Lascaris il Consiglio regionale aperto sull'Unione europea tra passato e futuro.
  • La seduta, ospitata nell'Aula consiliare, si è svolta su sollecitazione dell’Aiccre.
  • Con i consiglieri e gli assessori regionali sono intervenuti numerosi esperti, studiosi e rappresentanti degli enti locali.