Consiglio Regionale del Piemonte

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Alla scoperta dei comuni del Piemonte n.43 del 2015

Berzano di San Pietro (At)

Il piccolo comune di Berzano di San Pietro si trova oggi in provincia di Asti, al confine con il Chierese.  L’origine di questa località risale al tardo secolo XIII, un periodo in cui nell’area compresa tra la collina torinese e la piana di Villanova si scontravano le ambizioni territoriali di potenze di scala regionale, quali i comuni di Asti e di Chieri, i conti di Biandrate e i marchesi di Monferrato.
La guerra innescò in tutta la zona importanti mutamenti, tanto negli assetti insediativi quanto nella configurazione dei poteri locali, in particolare, negli equilibri interni tra signori e comunità.
Fu precisamente in tale contesto che si verificò la confluenza degli abitanti di Berzano e di Romaneto, due località preesistenti, in un nuovo insediamento, appunto Berzano di San Pietro. Quest’ultimo si configurò come castrum et villa (castello e villaggio) una designazione che, qui come altrove, rimanda forse a strutture differenziate, anche se, in questo caso, quasi certamente contigue. Ciò che rende il caso di Berzano peculiare rispetto alla norma è che l’iniziativa nacque dal basso, e cioè dalla volontà della popolazione locale, in cerca di maggiore sicurezza, e non dai loro signori.

La fusione dei nuclei demici originari e l’edificazione di un castello a difesa del nuovo insediamento va infatti in questo caso di pari passo con la costruzione di una comunità rurale autonoma, che si apprestava a organizzare un proprio territorio, cercando di ritagliarsi uno spazio di autonomia all’interno del contesto politico locale. Gli eventi del conflitto tra il comune di Chieri e i marchesi di Monferrato, aprirono, per infatti agli “uomini” di Berzano e di Romaneto, la possibilità di unirsi in un progetto non solo di difesa nei confronti delle milizie che avevano fatto della regione il proprio teatro di battaglia, ma anche volto a consolidare la capacità di resistenza comunitaria alle pressioni del regime signorile. E proprio questa impronta genetica si sarebbe mantenuta viva anche nei secoli successivi, sempre caratterizzati da una pulsione verso l’autonomia organizzativa e gestionale della comunità.

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