Consiglio Regionale del Piemonte

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Mostra fotografica al Salone del Gusto

Una grande immagine del 1972 con gli operai Fiat in mensa accoglie al Castello del Valentino i visitatori della mostra Fame di lavoro, storie di gastronomie operaie, promossa dal Consiglio regionale e realizzata in collaborazione con l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo e l’Associazione culturale Kores.

"L’accostamento dei termini fame e lavoro per l’intitolazione della mostra - ha dichiarato il presidente del Consiglio regionale Mauro Laus - è esemplificativo del periodo di crisi che stiamo vivendo, dal quale emerge un’originale, ampia e intensa attenzione al rapporto con il cibo, che riconquista una sua centralità nella vita delle persone".

Tra le immagini in bianco e nero degli anni Settanta, sotto il titolo “Il pasto senza posto” vediamo operai in mensa, operai con il barachin (contenitore di alluminio per conservare il cibo) preparato da mamme e mogli all’alba, tute blu e sguardi affamati, ma anche operai senza un posto preciso dove mangiare, donne che preparano la minestra nelle cucine della fabbrica e un bambino degli anni ’50 all’ospizio dei poveri che mostra la sua gavetta vuota.

Nella sezione centrale i volti di dodici operai raccontano le loro storie di cibo in fabbrica. Le testimonianze si possono ascoltare attraverso il QRCode accanto alla foto che rimanda al sito “Granai della Memoria”, oppure sul video che completa l’esposizione. Nelle cinque vetrine trasparenti sono esposti alcuni oggetti tipici del mondo operaio degli anni '50 – '70: il barachin, la gavetta, la pietanziera, il portouovo in alluminio, ma anche la zucca per tenere in fresco il vino, le bottiglietta di vetro, le posate e un tovagliolo.

La sezione "Il Barachin e la mensa" si focalizza sulla mensa aziendale. Le fotografie mostrano anche quegli operai che il locale mensa non l’avevano a disposizione e lo rivendicavano con manifestazioni e cartelli di protesta. Ci sono gli operai dell'ATM in strada, quelli della Fiat in fabbrica, le cucine interne allo stabilimento di Mirafiori, i cortei per ottenere la mensa. I testi accanto alle fotografie illustrano il consumo di vino tra gli operai e le metodologie utilizzate per la ricerca sul campo che ha portato a questa mostra. 

"Questa mostra ridona dignità anche culturale al cibo degli operai - ha detto Carlin Petrini, fondatore di Slow Food - perché non esiste soltanto la cucina dei grandi chef.  A Bra ai tempi d'oro più di duemila 'Barachin' partivano ogni mattina per andare a lavorare a Torino".

"Dietro a questa mostra - ha sottolineato Piercarlo Grimaldi, Rettore dell'Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo - c'è un lungo e meticoloso lavoro di ricerca che ha raccordato l'Università con il vissuto delle persone che ci hanno raccontato le loro vite e i loro pranzi in fabbrica".

"Qui non parliamo di ristoranti di lusso - ha dichiarato Alba Zanini - ma della tavola degli operai, del lavoro delle persone e degli affetti che il cibo si porta dietro".

 

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