Il Futuro del Salone del libro
Il presente e il futuro del Salone del Libro di Torino. Il Consiglio regionale del Piemonte, nella seduta del 19 luglio, ha affrontato la questione con la comunicazione in merito dell’assessore Antonella Parigi, che ha ripercorso con una dettagliata disamina la storia dell’evento fieristico, da quando si è insediata la Giunta di Sergio Chiamparino.
Il presidente del Piemonte, alla fine del dibattito, è intervenuto spiegando che “si sta trattando con Aie”, l’Associazione italiana degli editori, tuttavia “non confondiamo tutti gli editori con l’Aie. Perché gli editori sono un mondo grande e variegato, noi il discorso lo teniamo aperto con tutti: faremo ogni sforzo per rendere competitiva la nostra offerta. Non nascondo che molto è nelle mani del Comune di Torino ed è normale che la Regione dialoghi con l’amministrazione del capoluogo, qualunque sia il colore politico del sindaco in carica”. Chiamparino ha anche rivendicato il merito delle passate amministrazione, “che comunque sono state capaci di creare un evento che è il fiore all’occhiello della città ed un evento dal valore nazionale e internazionale”.
Nel suo intervento, Parigi si è chiesta “Di chi è colpa il dissesto?”, rispondendo che “c’è stato un tempo in cui il denaro pubblico sembrava illimitato, così come la crescita del Paese. Questo ci ha lasciato un debito generale, non solo al Salone”. E poi: “Erano tutti in malafede, se per 28 anni non hanno fatto gare pubbliche per gli affidamenti? Evidentemente no. Le fondazioni culturali almeno formalmente sono di diritto privato e in quel periodo era normale fare così”.
Ma la domanda più importante è quella sul futuro dell’evento culturale: “Abbiamo fatto una proposta – ha ricordato Parigi – vediamo se funziona. Ma in ogni caso noi andremo avanti, perché questa città ha sempre la capacità di creare nuovi percorsi”.
È quindi intervenuto Gilberto Pichetto (Fi), secondo cui “dobbiamo creare le condizioni affinché convenga agli editori è stare a Torino: sono imprenditori, vanno dove hanno convenienza”. Maurizio Marrone ha puntato sulle responsabilità di chi “ha portato al dissesto. E mi sorprendo che il sindaco Chiara Appendino si sia allineata. È chiaro che l’unica speranza di mantenere gli editori a Torino doveva passare per un profondo rinnovamento, mentre ora siamo già ai comunicati congiunti Appendino-Chiamparino, nel segno della continuità di errori già commessi”. Quindi Daniele Valle (Pd), ha sottolineato “l’impegno forte affinché il Salone del libro resti a Torino. Penso sia uno dei presidi culturali più importanti della nostra Regione”. E Gianluca Vignale (Fi), ha comunque ricordato “che tanto di buono è stato fatto per crearlo, ma non scordiamo l’aspetto più stucchevole: l’indicazione precisa rispetto al fatto che Gl dovesse rimanere in questa città. Anche con quella gestione un po’ anomala, che è stata però condivisa”. Francesca Frediani (M5s) ha ricordato che il direttore “Ferrero aveva definito il contratto con Gl un capestro. La risposta dell’assessore era stata: tutto regolare. Dobbiamo sempre aspettare che intervenga la magistratura per aprire gli occhi. Ci sembra che il sistema Torino sia ben presente, specie in ambito culturale”. Marco Grimaldi (Sel) ha considerato che “ci mancherebbe altro che la nuova amministrazione di Torino con Appendino voltasse le spalle all’interesse di Torino solo per prendersi una rivincita. Mi fa strano l’omissione del problema di fondo, cioè che il polo fieristico della città non sia partecipato dalla città di Torino”. E Davide Gariglio (Pd), ha risposto “in modo lapidario: deve esserci un futuro. Riteniamo impossibile perdere questo Salone. Vero, Torino ha la capacità di creare tante cose, ma ha anche la capacità di perdere tutto ciò che inventa, questo non deve assolutamente accadere”.
L’assessore Parigi ha concluso annunciando che “nel nostro iter progettuale, abbiamo ipotizzato un cammino che non è di concessione di servizi, ma finalizzato a trovare un partner con precise caratteristiche, come l’Aie. Rivendichiamo però con forza la nostra storia, che è un modello per tutto il Paese. Nuovo format culturale per aumentare la capacità attrattiva del Salone”.