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  • Legislatura: corrente
  • Parola chiave: emergenza climatica

Legislatura n. XI - Seduta n. 175 del 22/02/22 - FREDIANI Francesca - Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici


Proseguimento esame atti di indirizzo collegati all'Assemblea aperta relativa a "Emergenza ecoclimatica e obiettivo della riduzione delle emissioni climalteranti entro il 2030"


Grazie, Presidente.
Sarò breve, anche perché il collega Bertola ha già illustrato l'atto d'indirizzo che abbiamo condiviso.
Anch'io, ovviamente, ieri ho seguito tutto il Consiglio aperto e tutti i vari interventi. Devo rilevare che, in particolare, la mattinata, è stata molto utile, molto interessante e, come ho già detto ieri sera, arricchente per quasi tutti noi. Purtroppo, poi, c'è stato lo spazio politico, che forse non è stato all'altezza della parte più tecnica. Ovviamente, si sono scontrate delle visioni differenti, però si sono anche sentite delle affermazioni assolutamente non condivisibili.
Ne cito solo una, che mi è rimasta particolarmente impressa per mia sensibilità personale: si è detto che gli allevamenti non fanno male all'ambiente. Noi, invece, abbiamo inserito nel nostro atto d'indirizzo proprio un punto relativo alla necessità di ridurre, se non addirittura di eliminare, gli allevamenti intensivi, perché sono uno dei primi fattori che influiscono sull'inquinamento ambientale. Tuttavia, sentir negare una cosa del genere fa un po' rabbrividire. Così come fa rabbrividire sentir parlare di nucleare: veramente, c'è stato un tuffo nel passato che ci ha riportato indietro, e spero che non ci porti in avanti nei prossimi anni! Abbiamo convocato questo Consiglio aperto per ascoltare persone competenti sui temi che dovremmo seguire con particolare attenzione, soprattutto in un momento in cui la sensibilità al di fuori dei palazzi è così alta e così forte; ci sono dei giovani, ma anche dei meno giovani, che ci chiedono di occuparci dell'ambiente in cui viviamo. E ce lo chiedono con urgenza perché l'emergenza climatica è un qualcosa che ormai investe la nostra quotidianità.
Abbiamo sentito anche il Direttore dell'ARPA, Robotto, che riportava i dati sulle precipitazioni e sui venti, in particolare sui forti venti, ad esempio, che spirano in Val di Susa. Mi ha particolarmente colpito, perch è la prima volta che sento l'ARPA ammettere che in Val di Susa c'è un forte vento.
C'è un aspetto, però, che non capisco. Abbiamo ascoltato il dottor Mercalli, che è uno dei massimi esperti di climatologia, che ci ha scosso come sua abitudine, con il suo eloquio e con la sua capacità di esporre dei concetti anche molto complessi con estrema semplicità. Mercalli ha detto una cosa molto chiaramente: bisogna fermare il TAV. Questa considerazione non l'ha detta solo Mercalli, ma l'ha detta l'esponente di Greenpeace, l'ha detta l'esponente di Legambiente, l'hanno detta quasi tutte le associazioni ambientaliste e molti studiosi che sono intervenuti. Io mi chiedo perché da entrambe le parti dell'emiciclo rispetto a questo tema non ci sia ascolto.
In tutti gli interventi che fino adesso si sono svolti abbiamo citato e ripreso molti punti, come ad esempio il nucleare, l'estrazione di gas, le varie fonti di energia rinnovabili, l'economia circolare, i termovalorizzatori, ma non c'è stato un solo intervento che abbia ripreso quest'allarme rispetto alla realizzazione di un'opera definita "climaticida" e che ieri più studiosi hanno detto che va immediatamente fermata.
Infatti, l'unico atto d'indirizzo che prevede lo stop immediato alla nuova linea Torino-Lione è quello a prima firma mia e del collega Bertola. Questa cosa, ovviamente, mi lascia un po' perplessa, perché non possiamo essere ambientalisti a giorni alterni o ascoltare gli esperti solo quando dicono qualcosa che ci piace o chiedere di fare scelte coraggiose che vadano contro l'interesse delle lobby, e porci con coraggio per la difesa dell'ambiente, per poi stare tutti zitti sul TAV! Sul TAV tutti zitti! È una cosa che dovrebbe unire tutti in quest'Aula di Consiglio regionale, e mi fa un po' dubitare dell'effettiva predisposizione al cambiamento non solo nella maggioranza, ma purtroppo anche in chi siede dalla nostra stessa parte dell'emiciclo.
Grazie.

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Legislatura n. XI - Seduta n. 176 del 02/03/22 - BERTOLA Giorgio - Argomento: Problemi energetici - Valutazione impatto ambientale


Esame proposta di deliberazione n. 37, inerente a "Approvazione del Piano energetico ambientale regionale"


Grazie, Presidente.
La discussione su questo Piano energetico ambientale regionale (PEAR) arriva in un momento molto difficile per noi, per la nostra Regione e per il nostro Paese; una situazione difficile a livello internazionale.
All'emergenza legata ai cambiamenti climatici, all'aumento dalla temperatura media sul nostro pianeta, si è aggiunta negli ultimi mesi la questione relativa al caro-energia, con un aumento del costo dell'energia elettrica che è arrivato (dato di fine anno e di inizio gennaio) a +50% o 60%, e con un aumento del costo del gas che sta creando grandissimi problemi alle famiglie. Ci sono famiglie che non riescono più a scaldarsi e non basta abbassare un po' i termosifoni.
A tutto questo si aggiungerà, probabilmente, una crisi energetica legata al conflitto in Ucraina; crisi legata sia alla produzione generale di petrolio, sia soprattutto al fatto che, come più volte richiamato anche nella discussione di questa mattina, siamo legati alla fornitura di gas russo per oltre il 40%.
Vanno fatte, però, alcune considerazioni, e in questo dovrò ripetere ci che, purtroppo, dicevo mesi fa, quando si parlava di pandemia, che anche quella si è allentata ma non se n'è andata. Purtroppo, un'emergenza non ne sostituisce un'altra; non si mettono d'accordo tra di loro, non fanno i turni, quindi un'emergenza si aggiunge a un'altra e a un'altra ancora. Noi poi, non possiamo trascurarne una, ma dobbiamo fare i conti con tutte.
Oggi non possiamo permetterci - davvero non ce lo possiamo permettere! - di accantonare la questione dell'emergenza climatica per occuparci dell'emergenza energetica.
Noi siamo molto preoccupati, ma non solo per l'emergenza in sé e per le emergenze in sé, ma anche perché sentiamo importanti esponenti del mondo politico italiano, persone che hanno incarichi di governo a livello nazionale e incarichi di governo di maggioranza a livello regionale proporre delle soluzioni che per noi sono inaccettabili. Già lo si faceva prima, ma ancora di più sentiamo parlare di necessità di estrarre petrolio nel nostro paese per bruciare altro petrolio e per avere bisogno di altro petrolio, centrali nucleari e addirittura il carbone. Tra l'altro, alcune di queste soluzioni sono poco praticabili e altre poco utili.
Abbiamo sentito più volte parlare della questione degli inceneritori o termovalorizzatori, come si vogliano chiamare.
Va detta una cosa: i termovalorizzatori sono una soluzione sbagliata, ma sono, al limite, una soluzione sbagliata per la gestione dei rifiuti, non per la produzione di energia elettrica, perché la caratteristica che hanno i termovalorizzatori è, se non altro, di chiudere parzialmente il ciclo producendo da una parte energia elettrica e, dall'altra, in molti casi anche il calore per il teleriscaldamento, ma non nascono per produrre energia elettrica. Di conseguenza, non sono una soluzione, seppur sbagliata, all'esigenza di produrre energia elettrica in un altro modo. In quella discussione vanno completamente accantonati, possiamo parlarne e la nostra opinione è nota quando parliamo di gestione dei rifiuti, ma non quando parliamo di produzione di energia elettrica.
Sul nucleare, vedo anche una certa ipocrisia di fondo, perché si può anche essere d'accordo a voler tornare a investire sul nucleare nel nostro paese e io non sono d'accordo, anche perché significa spendere miliardi di euro per avere un impianto che forse funzionerà tra quindici anni - però chi è d'accordo dovrebbe anche dare delle spiegazioni ai cittadini piemontesi perché ho visto politici di questa Regione mettersi al fianco dei cittadini che manifestavano legittimamente contro l'ipotesi di avere un deposito di scorie nucleari sul proprio territorio.
Gli stessi poi dicono che serve tornare al nucleare nel nostro Paese e dovrebbero dire dove si fanno le centrali. Nel 2018 il Consiglio regionale andò in missione insieme a SOGIN - c'erano anche Consiglieri tutt'oggi presenti in questa legislatura - al deposito dell'Aube nel centro della Francia. Quel deposito è dieci volte più grande di quello che serve al nostro paese e non è l'unico deposito in Francia. Nell'ipotesi di tornare al nucleare, servono altri depositi come quello che si deve costruire e che nessuno legittimamente vuole sul suo territorio.
Bisogna spiegarlo questo. Qualcuno deve andarlo a spiegare ai cittadini piemontesi, altrimenti ci si mobilita per delle cose, ma poi in realtà ci che si pensa va assolutamente al contrario con la loro causa di mobilitazione.
Pertanto, la soluzione, a nostro avviso, anche cogliendo la triste occasione di un'emergenza di una crisi energetica, è di puntare sulle rinnovabili, di investire sulle rinnovabili e abbandonare certe idee malsane, a partire dal Ministro Cingolani. Anche su quello, oltre a tutto c'è una certa ipocrisia, perché, signori - e su questo siamo tutti d'accordo - a essere particolarmente energivori sono gli edifici dove abitano le persone, i comuni cittadini italiani e piemontesi, perché sono tanti edifici e in gran parte sono vecchi e in gran parte sono energivori.
Da una parte si dice che bisogna tornare al nucleare e rimanere al gas dove lo prendiamo, dall'altra parte c'è una misura come il superbonus che è oggettiva e che riduce la necessità e l'esigenza di gas nel nostro paese rende più efficienti gli edifici. Quanto gas in meno serve a uno stabile che fa il cappotto termico, che cambia gli infissi e che mette dei pannelli fotovoltaici con delle pompe di calore? Quanto gas utilizza? E probabilmente il gas che si riesce a risparmiare in un periodo relativamente molto breve, magari è gas che non vogliamo più comprare da qualcuno. Ragioniamo su questo, parliamo di un 40-45% che compriamo dalla Russia.
Invece, oltre a porre delle scadenze temporali, che ci possono anche stare ultimamente abbiamo assistito a regole che cambiano ogni quindici giorni mettendo in confusione i cittadini e i professionisti, mettendo in confusione tutti e creando isteria sul mercato. È una sorta di terrorismo decretizio da parte del Governo sul superbonus. È una situazione veramente surreale.
Concludo per non sforare col tempo, dicendo che questo Piano energetico regionale ha dei limiti che sono già stati evidenziati. Apprezziamo lo sforzo fatto e capiamo che è molto complesso costruire un piano che ha dei tempi prima di arrivare alla discussione in Aula, però oggi abbiamo un testo piuttosto datato e che si riferisce a dati vecchi e a obiettivi che sono già stati aggiornati. Noi sappiamo di non poterlo fermare e di non poter perdere altro tempo, però cerchiamo per quanto possibile di migliorarlo, di renderlo più al passo con i tempi, ambizioso e poi chiaramente, di applicarlo.

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Legislatura n. XI - Seduta n. 177 del 08/03/22 - FREDIANI Francesca - Argomento: Problemi energetici


Esame proposta di deliberazione n. 37, inerente a "Approvazione del Piano energetico ambientale regionale"


Grazie.
Intervengo dopo questo scenario catastrofico dipinto dal Consigliere Bertola. Lo dico con ironia, ma in realtà ho contezza della gravità del problema.
Con questo emendamento arriviamo finalmente al livello della Regione Piemonte. Dopo aver introdotto tutta la cornice a livello europeo e a livello nazionale, adesso parliamo proprio del luogo in cui operiamo e in cui siamo eletti.
Diciamo che "La Regione Piemonte, consapevole da tempo dell'urgenza dell'agire anche a scala locale e in attesa del Documento di Strategia Regionale sul Cambiamento Climatico è già attiva in funzione del contrasto al cambiamento climatico sul proprio territorio sia in materia di comprensione del fenomeno sia di mitigazione contrasti e i suoi effetti con la realizzazione di azioni e interventi concreti nei diversi ambiti di competenza delle proprie politiche".
Gli ambiti sono molti e abbiamo già citato prima quali siano gli ambiti coinvolti che concorrono alle possibilità di contrasto dell'emergenza climatica. Abbiamo parlato di trasporti, di consumo del suolo, abbiamo parlato anche di produzione. Tutti questi ambiti vedono delle competenze importanti della Regione; infatti diciamo che intorno alla discussione di un provvedimento come questo ci sarebbe anche piaciuto vedere una maggiore partecipazione della Giunta, in base anche alle diverse e nuove competenze che sono state riassegnate e che ho citato nel mio intervento di apertura di seduta rispetto all'urbanistica e all'agricoltura.
Direi che questo emendamento è più che mai importante anche nella misura in cui va a richiamare la consapevolezza dell'urgenza dell'agire, quindi noi speriamo che questa consapevolezza ci sia e che, di conseguenza, si agisca in modo immediato.

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Legislatura n. XI - Seduta n. 177 del 08/03/22 - FREDIANI Francesca - Argomento: Problemi energetici


Esame proposta di deliberazione n. 37, inerente a "Approvazione del Piano energetico ambientale regionale"


Grazie, Presidente.
C'è una premessa importantissima in questo emendamento: quella di ricordare il nesso tra ambiente e salute. Perché se proprio non vogliamo renderci conto dell'emergenza climatica, del suo impatto sul territorio e sulla vivibilità delle nostre città (e non solo delle nostre città), non possiamo non riconoscere il suo impatto sulla nostra salute e, di conseguenza, sul nostro sistema sanitario. Dobbiamo iniziare a ragionare in un'ottica che non dev'essere solo emergenziale, ma che deve prevedere anche i futuri sviluppi e i futuri impatti della degenerazione del nostro clima e del nostro ambiente sul nostro benessere, sulla nostra salute, sulla nostra condizione (nostra e, ovviamente, dei nostri figli, di chi verrà dopo di noi).
È una nostra precisa responsabilità, cui potremmo far fronte in questo periodo grazie alle risorse che vengono richiamate nell'emendamento, che sono quelle del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Anche qui però, non abbiamo visto grande coraggio nelle scelte messe in campo.
Ricordava il Consigliere Grimaldi che, purtroppo, si sono trovate risorse per realizzare delle opere che hanno una chiara incompatibilità con le finalità di salvaguardia e di rispetto dell'ambiente: si parlava di tangenziali, si parlava di inceneritori; io torno ovviamente a parlare della nuova linea Torino-Lione, per la quale sono stati trovati proprio in questi giorni dei fondi aggiuntivi. Dunque, in questi giorni abbiamo trovato fondi da impegnare per future opere inutili e anche per le armi perché abbiamo sentito il Ministro Guerini annunciare l'aumento degli investimenti in armi.
È davvero questa la direzione che vogliamo prendere nel nostro Paese? Si tratta di una retromarcia che assolutamente non può che trasportarci verso l'abisso.

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Legislatura n. XI - Seduta n. 199 del 19/07/22 - LEONE Claudio - Argomento: Veterinaria


Emergenza Peste Suina Africana strategie, prevenzione e gestione dei danni sul territorio


Grazie, Presidente.
Mi unisco ai ringraziamenti rivolti a tutti coloro che sono intervenuti questa mattina per parlare di un problema importante; un problema che ahimè, ha toccato la nostra Regione prima di altre. Vorrei quindi considerarlo un problema annunciato, specialmente in Piemonte. Lo dico perché il Piemonte, forse, è figlio di una brutta legge regionale, una legge fatta di divieti, una legge fatta di ostruzionismo, una legge fatta di privazioni, una legge fatta con un eccesso di ambientalismo - oserei dire - che, magari, il buonsenso ha difficoltà a comprendere. Questo è il risultato che ha portato oggi a mettere a rischio il mondo agricolo, in special modo il mondo suinicolo.
Perché dico questo? Perché con le modifiche a questa vecchia legge, cui fortunatamente, appena ci siamo insediati, ho voluto mettere mano nel collegato del 2020, ho cercato di riaprire le maglie di chiusura e di ostruzionismo che oggi ci fanno piangere, fanno piangere un mondo imprenditoriale, fanno piangere gli agricoltori e domani potrebbe far piangere altri.
Nelle nostre montagne assistiamo a quella che oserei chiamare "un'invasione di lupi", immessi non si sa per quale motivo: qualcuno dice per limitare i cinghiali, sebbene si sia ottenuto il risultato opposto. Il lupo ha sì insidiato il cinghiale, ma ha fatto in modo che si imbrancasse che ogni volta che una femmina andava in estro fosse fecondata contribuendo a far aumentare il loro numero sul nostro territorio.
Qualcuno sostiene che bisogna fare i censimenti: bene, cominciamo a fare i censimenti, ma usiamo il buonsenso. Se rileviamo che i danni da fauna selvatica siano in forte crescita, se registriamo addirittura delle morti come qualche collega ha ricordato, forse i censimenti sono utili, ma non indispensabili. Anche lì, esiste il buonsenso; basta saper leggere i giornali e ascoltare quello che ci dice il mondo.
Questo è un problema, è una piaga che mi auguro venga recepita e ascoltata anche a livello nazionale. Mi auguro che venga ascoltato questo grido d'allarme che l'Assessore Protopapa e l'Assessore Carosso hanno fatto fin da quando si sono insediati, uno sui parchi e l'altro sulle aree venabili. Entrambi hanno detto che così non possiamo andare avanti. Per purtroppo, in Italia è tuttora vigente la legge n. 157 del 1992.
Probabilmente, tutti sappiamo che nel 1992 c'era una realtà totalmente diversa da oggi, eppure dobbiamo sottostare a quelle regole scritte oltre trent'anni fa. Per quanto riguarda la PSA, dobbiamo rimanere nei vincoli prescritti dall'Unione Europea per il Belgio. Il Belgio, come tutti mi insegnate, ha un territorio con una morfologia diversa da quella del Piemonte. Probabilmente, costruire o circoscrivere un'area per limitare l'espansione della peste suina africana lì aveva senso. Nel nostro Monferrato e nel nostro Alessandrino, invece, la conformità del territorio è totalmente diversa. Se non agire agiamo da subito - anzi, da ieri! chiedendo aiuto a chi conosce questo mondo, a chi conosce il mondo rurale a chi conosce questi problemi, non andremo da nessuna parte! Perché, come hanno detto in tanti, 2.000 capi abbattuti in selezione è una goccia nel mare; un mare dove gli agricoltori piangono lacrime. Piangono lacrime! Oltre ai tanti rincari sui carburanti, oltre all'emergenza climatica, si aggiunge anche questa sciagura. Che cosa ci aspettiamo domani? Non dimentichiamo che oltre ai cinghiali prospereranno anche specie opportunistiche come i caprioli e i lupi.
A mio avviso, dobbiamo cambiare rotta, dobbiamo cambiare marcia. Per dobbiamo essere tutti uniti e cercare tutti insieme di capire che siamo nel 2022 e non più negli anni Novanta: dobbiamo emanare una legge conforme al periodo in cui viviamo. Va bene il protezionismo; va bene proteggere gli animali; qualcuno sostiene che li dobbiamo catturare, ma come? L'unico strumento che ritengo efficace per la cattura, come diceva qualche collega che mi ha preceduto, è il piombo; è l'unico strumento che ci consenta di limitarne l'espansione e di arrivare all'obiettivo richiesto.
Qualcuno parlava di 50.000 capi. Io non ho contezza dei numeri, anche perché un censimento reale, calato sul nostro territorio piemontese sinceramente credo che non sia stato ancora fatto. Che cos'è, invece, che vedo? Vedo i danni che ci segnala l'Assessore Protopapa per quanto riguarda il territorio venabile, e l'Assessore Carosso per quanto riguarda i parchi.
A tutte le associazioni, ma anche a tutti i miei colleghi Consiglieri rivolgo un appello: mettiamo mano alle vecchie regole e riscriviamole con coerenza; non limitiamoci soltanto alle parole.
Ho sentito dire che la caccia non è lo strumento adeguato: sono d'accordo, perché la caccia ha le sue regole. Però dobbiamo utilizzare i cacciatori, che sono una cosa diversa dalla caccia. Il cacciatore va usato e - passatemi il termine - anche "sfruttato" per quelle che sono le sue competenze, che in questo momento altri non hanno. Pertanto, affrontiamo l'emergenza utilizzando gli strumenti che abbiamo.
Chiedo scusa, Presidente, se mi sono dilungato troppo, però avrei voluto veramente utilizzare il doppio del tempo.
La ringrazio per avermi dato la parola e per avermi consentito di fare queste brevi considerazioni.

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