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  • Legislatura: corrente
  • Parola chiave: emergenza climatica
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Legislatura n. XI - Seduta n. 92 del 28/07/20 - SARNO Diego - Argomento: Protezione della natura (fauna, flora, minerali, vigilanza, ecc.)


Proseguimento esame proposta di legge n. 41, inerente a "Modifiche alla legge regionale 2 novembre 1982, n. 32 'Norme per la conservazione del patrimonio naturale e dell'assetto ambientale'" (Atti di indirizzo collegati)


Grazie, Presidente.
Il primo tema nella dichiarazione di voto a questa proposta è strettamente politico, come i colleghi hanno già raccontato. Se faceste un giro sulle dirette streaming di diversi Consigli regionali della nostra Repubblica, li ascoltereste discutere di tutt'altro.
Ho provato a fare quest'esperimento, perché poi, come sappiamo, le dirette streaming dei Consigli regionali non sono a volte così coinvolgenti. Per ho provato a misurarmi con i nostri colleghi di altri Consigli regionali.
Alcuni, come il nostro, governati dalla destra hanno qualche problema in più, ad esempio la Lombardia. Ma lasciando da parte la Lombardia, ho ascoltato Consigli regionali che hanno discusso e approfondito, attraverso non solo degli atti ma anche delle informative - che, come qualcuno ha detto, sono mancate in queste settimane - il tema centrale della ripartenza e dell'uscire definitivamente da questa crisi, di avere gli anticorpi in tutti i sensi per dare strumenti alle attività, al mondo della scuola, al mondo della cultura e dello sport.
I Consigli regionali della nostra Repubblica parlano di tutt'altro. Noi siamo qui, ormai da settimane, a parlare di proposte di leggi che oggettivamente interessano, seppur legittimamente, una porzione molto piccola del nostro Piemonte.
Avete provato a farci discutere, con dei mini colpi di mano, di altre leggi con solo degli emendamenti, cardine di alcune azioni e di alcuni temi (cito nuovamente, tanto per fare un esempio, il tema del gioco d'azzardo). Meno male che vi abbiamo convinto a farlo in maniera coerente attraverso le Commissioni.
La prima considerazione è questa: siamo in Aula a discutere non delle priorità della nostra Regione, ma di tutt'altro. Questa è una vostra responsabilità politica e istituzionale e credo che i piemontesi abbiano iniziato a capire di quale altra velocità, secondo voi, questo Piemonte ha bisogno. Hanno iniziato a capirla perché, è vero Consigliere Ruzzola, che c'è qualcuno che vi aveva detto di no, fortemente no a questa proposta, ma ci sono state anche delle interlocuzioni con cui vi hanno chiesto di fare delle modifiche.
Il titolo della legge che andate a modificare è "Norme per la conservazione del patrimonio naturale e dell'assetto ambientale". La modifica non c'entra nulla con il titolo della legge stessa, abbiatene coscienza. Abbiamo cercato, in Commissione prima e in Consiglio poi, di ridurre il danno perché è evidente che eravamo contrari a questa proposta. Stando all'opposizione, abbiamo cercato di darvi e segnalarvi alcune modifiche che non erano modifiche per avere l'ambizione di approvare e di votarvi una proposta di legge del genere, ma almeno per farvi fare meno danno possibile. Riduzione del danno.
Presidente, se il collega Ruzzola dice "ringrazio dei contributi dati nella discussione", delle due l'una: se ringrazia dei contributi, non capisco perché neanche uno viene preso in considerazione. Non è che ci potete dire grazie dei contributi, però tanto facciamo come vogliamo noi.
Abbiamo provato a dirvi, con delle modifiche e con emendamenti, di usare mezzi ecocompatibili, di utilizzare sistemi diversi come i dissuasori acustici a ultrasuoni. Vi abbiamo chiesto di utilizzare altri strumenti naturali, perché la modifica della legge è la legge che si chiama "Norme per la conservazione del patrimonio naturale e dell'assetto ambientale". Vi abbiamo anche detto in Commissione che sarebbe stato utile dare questa possibilità di autorizzare o no il passaggio all'Unione dei Comuni. Voi siete quelli dell'autonomia, siete quelli della valorizzazione territoriale, siete quelli che vogliono valorizzare le microcomunità. Bene vi abbiamo messo alla prova: valorizziamoli insieme, diamo possibilità all'Unione dei Comuni di decidere. No.
Allora capite che dalle parole, come sempre, si passa ai fatti e i fatti negano le parole, anche negli interventi di discussione di chiusura prima del voto di una proposta di legge. "Ringraziamo dei contributi delle opposizioni", ma tanto questi contributi vengono rispediti al mittente senza neanche una vera discussione.
Capite che non funziona, non può funzionare così. Ecco perché siamo contrari e voteremo convintamente no a questa proposta di legge. L'ha detta bene: l'unica cosa che salviamo, della dichiarazione di voto del Consigliere Ruzzola, è che vi abbiamo detto dall'inizio che il problema esiste e il modo con il quale lo state affrontando è sbagliato. L'hanno capito in molti, perché abbiamo ricevuto diverse sollecitazioni in questo senso, anche rispetto agli emendamenti che vi abbiamo proposto.
Allora - e concludo, Presidente - questa legge dimostra totalmente la vostra - forse dovremmo chiamarla "la non vostra" - cultura ambientalista.
Non è una vostra priorità. Quando andate a regolamentare più o meno "la qualunque", e andrete a farlo nei prossimi quattro anni, abbiamo capito che il tema ambientale è in fondo alle vostre priorità, totalmente dimenticata.
Avete anche negato la dichiarazione di emergenza climatica; l'avete bocciata a inizio legislatura, ve lo ricordiamo. Nella vostra scala valoriale, il tema ambientale è in fondo, non è una priorità, non è considerato. La modifica di questa legge, quota parte lo dimostra.
Purtroppo, continuerete a farlo e noi saremo qui, come quella minoranza parziale e strutturata che diceva il Consigliere Bertola, ma ben organizzata. Ecco, le opposizioni sono opposizioni, ma saremmo strutturati per dire ai piemontesi di questo vostro limite.
Questa Regione, in questi ultimi quattro anni (o poco meno che vi separano dalla fine di questa legislatura), sarà ambiente free, cioè sarà senz'ambiente; non avrà, da parte vostra, un'attenzione e una priorità perché andate e andrete a regolamentare quote parziali d'interesse, senza osservare quello che dovrebbe essere l'obiettivo degli amministratori, in particolare dei legislatori, cioè l'interesse pubblico e collettivo, il bene comune. Oggi avete dimostrato nuovamente che il carattere ambientale non è nelle vostre priorità. Ecco perché il nostro voto sarà contrario.
Grazie.

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Legislatura n. XI - Seduta n. 98 del 29/09/20 - GRIMALDI Marco - Argomento: Problemi energetici - Uso delle acque (regimazione, usi plurimi)


Esame disegno di legge n. 87, inerente a "Assegnazione delle grandi derivazioni ad uso idroelettrico"


Mi dia una deroga, magari concludiamo la seduta con il mio intervento. Con il disegno di legge n. 87 la Regione intende disciplinare le modalità e le procedure di assegnazione delle concessioni, delle quali alcune sono in scadenza o scadute, delle grandi derivazioni d'acqua a scopo idroelettrico.
Queste, come abbiamo sentito, producono quasi il 90% dell'energia idroelettrica del Piemonte.
Diciamoci la verità, la Regione si è mossa nella stessa direzione di altre Regioni, ma in assenza di uno studio pubblico sull'argomento (come dicevano anche i relatori di minoranza) prodotto, ad esempio, da Regioni a voi affini, come la Lombardia, nel 2011. Non ci sono informazioni di dettaglio sull'attuale gestione e neppure sulla numerosità, sulla localizzazione e sulle caratteristiche degli impianti, tant'è vero che, secondo il sito della Regione, gli impianti sono circa 60, mentre in un'altra pagina collegata si parla di circa 50, mentre il PEAR (Piano Energetico Ambientale Regionale) ne dichiara 67.
Sotto il profilo ambientale vi abbiamo ricordato che, dall'epoca delle costruzioni in molti casi antecedenti al 1960, molte di quelle aree sono state incluse nei SIC e nelle ZPS, richiedendo quindi precisi criteri nella loro gestione. Inoltre, per molti impianti si rilevano problemi di deflusso minimo vitale. Oggi però, di fatto, il Consiglio regionale si spoglia di ogni competenza, riprendendo i contenuti di un'errata disciplina nazionale e rimandando tutto a successivi regolamenti o atti di Giunta, non legiferando nell'esercizio di una competenza sulla quale ha preteso di voler avere un'esclusività. Altro che storicità del testo! Centrale invece, in questa legge deve essere l'attenzione al territorio, che fortunatamente - almeno e solo nominalmente - è stata reinserita all'interno del testo durante il nostro lavoro di Commissione e ringrazio i colleghi dell'opposizione che per noi hanno lavorato anche durante il lockdown.
Ma non basta, lo diceva giustamente il relatore Avetta. Oggi con i nostri emendamenti, oltre a quelli accolti in Commissione, vogliamo definire in modo migliore le finalità della legge, inserendo tra queste la tutela dell'ambiente. Il nostro scopo è ovviamente di tutelare la portata del corso d'acqua oggetto delle concessioni.
Arrivando all'articolo 3 di cui parlava anche la Consigliera Canalis vogliamo definire in modo più stringente i criteri di valutazione di cui al comma 1 dell'articolo 3 del disegno di legge. Vogliamo che venga tenuto conto della durata di vita delle opere, degli impianti e della concessione in scadenza, prescrivendo lo smantellamento e il ripristino dei luoghi per quelli giunti a fine vita e il trasferimento di questo obbligo, entro gli stessi termini, al concessionario subentrante. Crediamo sia necessario un procedimento di evidenza pubblica prima della deliberazione formale della Giunta regionale in merito a quanto previsto dal comma 1 e soprattutto vogliamo evitare l'automatismo del rinnovo delle concessioni. Chiediamo inoltre, che ci sia una valutazione di impatto ambientale anche per tutti i rinnovi.
Lo dicevano bene i colleghi prima di me: oggi i cambiamenti climatici in atto ci obbligano ad un'attenta valutazione del contesto ambientale in cui operiamo. Per quanto concerne le risorse idriche e i corsi d'acqua, il tema si fa ancora più delicato, specialmente nell'arco alpino.
Negli ultimi 150 anni, le Alpi hanno registrato un aumento delle temperature di quasi due gradi centigradi: più del doppio della media globale dell'intero pianeta. Questi cambiamenti climatici stanno producendo consistenti effetti sul ciclo idrologico. Il repentino scioglimento dei ghiacciai e il permafrost hanno indotto nei corsi d'acqua a regime nivo glaciale o nivo-pluviale variazioni del regime idrologico e quindi anche delle portate.
La tendenza al riscaldamento delle aree di montagna è circa il doppio di quello globale. Negli ultimi trent'anni, il tasso di aumento delle temperature medie annuali al di sopra dei 700 metri di quota è stato intorno a più 0,3% di riscaldamento ogni dieci anni nelle regioni montane del Nord Americana, Asia e delle Alpi, con valori locali superiori fino allo 0,4 e 0,5 ogni anno. Anche se più incertezza e minore significatività statistica si hanno per le tendenze sulle precipitazioni, il rapporto fra neve e piogge si sta riducendo in particolare lungo tutta la fascia alpina.
L'emergenza climatica assume, in montagna, una connotazione climatica più severa anche per quanto riguarda gli effetti, sia legati al patrimonio che la montagna rappresenta (risorse d'acqua, di biodiversità, di natura) sia economici.
Alla luce di tutto questo, esistano fondate motivazioni per ritenere che la disponibilità delle risorse idriche nelle Alpi sia in netta, nettissima diminuzione. Il recente rapporto 2017 dell'Agenzia europea per l'ambiente dedica un intero capitolo alle Alpi, per avvisarci di come gli impatti del cambiamento climatico saranno particolarmente rilevanti in questa macroregione. Tra le criticità messe in evidenza, osserviamo non solo una forte diminuzione in termini di estensione del volumi dei ghiacciai e un aumento del rischio di frane e valanghe, ma anche consistenti variazione del potenziale idroelettrico.
Nessuna di queste parole è stata pronunciata dalla maggioranza e dalla Giunta.
La progressiva e forte riduzione dei ghiacciai alpini in corso negli ultimi decenni sembra non lasciare molti dubbi sul destino dei ghiacciai e sulla conseguente scomparsa dell'acqua derivante dalla loro fusione, preziosa appunto, soprattutto nelle estati più torride e siccitose. Gli studi del Servizio Glaciologico Lombardo sul fiume Adda portano a stimare una componente glaciale media rapportata al periodo di fine estate pari al 10 20% e forniscono un dato importante rispetto alla possibile variazione dei bacini idrici.
In un contesto instabile come quello che si va delineando, è indispensabile rivedere l'uso delle risorse naturali montane, con particolare attenzione all'acqua. Gli eccessivi prelievi a scopo idroelettrico di questi ultimi anni hanno comportato pesanti ripercussioni sui corsi d'acqua, tanto da indurre a un ripensamento della gestione complessiva della risorsa. Lo sfruttamento dell'acqua per la produzione dell'energia elettrica, nei decenni, ha permesso di soddisfare una consistente parte dei fabbisogni elettrici degli italiani e ovviamente anche dei piemontesi. Per questo quanto è accaduto ai nostri torrenti denuncia uno stato di fatto dove l'idroelettrico è stato governato con provvedimenti che ignoravano la complessità del problema, con incentivi alla produzione, da un lato, e con norme di tutela dei fiumi spesso inefficaci, dall'altro, sia rispetto alla tutela della risorsa idrica sia della biodiversità.
In un periodo di profondi cambiamenti strutturali e di stili di vita come il nostro, non va dimenticato come il fiume, con le sue specificità, offra una fruizione delle sponde e delle acque a un uso turistico sempre più richieste, oltre ovviamente a tanta bellezza ambientale, equilibrio geologico, geomorfologico, idrologico e riduzione del rischio.
Come dicevamo, il virus pare aver cancellato tutto il resto, eppure il 2020 lo dicevano bene i colleghi - rischia di essere un anno maledetto, dopo la pandemia, anche per un altro tema: quello della carenza dell'acqua e della siccità. Io credo che le due questioni siano strettamente collegate.
L'ARPA ci fornisce alcuni dati molto concreti: i bacini idrici piemontesi oggi sono al 29% della capacità massima teorica complessiva e hanno perso dal 1° gennaio a oggi, circa 100 milioni di metri cubi d'acqua. Forse, il dato aggiornato è ancora più alto di questo.
Le portate dei fiumi del Piemonte centrale e meridionale, parlo del bacino del Tanaro e del Po, sono ridotte dal 20% al 50% rispetto alla media del periodo. Le precipitazioni nell'area centrale della regione sono circa un quarto della media del primo trimestre dell'anno (parlo soprattutto di questo inizio anno in cui eravamo dentro la pandemia e non ci siamo accorti che stavamo vivendo un'altra stagione drammatica). Le previsioni dell'ARPA proposte nello scenario pubblicato fanno tremare i polsi e anche di questo non ho sentito traccia in nessuna delle argomentazioni dell'Assessore Marnati e dei colleghi di maggioranza.
Credo che la pandemia non ci stia facendo accorgere di questa emergenza che potrebbe avere dimensioni molto rilevanti e conseguenze incredibilmente serie, a meno di precipitazioni abbondanti nell'immediato futuro che, a oggi, non sono tuttavia previste e prevedibili.
Siamo in presenza di uno degli anni più siccitosi dell'ultimo mezzo secolo siccità che ormai si ripete periodicamente con frequenza sempre maggiore.
Già, perché le risorse idriche sono al minimo, le precipitazioni nell'area della Pianura Padana sono state assenti nei primi mesi del 2020 e le portate dei fiumi sono incredibilmente basse, soprattutto nei mesi primaverili. E poi, arrivano le bombe d'acqua, quelli che continuiamo a trattare come se fossero dei casi sporadici, mentre sono gli effetti di questa crisi climatica.
Il risultato è che le colture dell'intera regione sono a rischio, così come gli approvvigionamenti idrici potabili in alcune aree, con il rischio aggiuntivo di trovarsi di fronte alla guerra dell'acqua tra gli agricoltori, come è già accaduto in passato. Sarebbe utile avviare una task force regionale che coinvolga pienamente il Ministero dell'Ambiente e dell'Agricoltura, nonché le associazioni di categoria. Per questo, la delicatezza di questa frontiera deve essere discussa anche dentro il tema delle concessioni, perché il privato oggettivamente fa il suo mestiere cioè pensare alla sua remunerazione del capitale investito; occorre pensare esattamente al fatto che quei limiti o li mettiamo noi in campo o il tema della siccità e di quello che è centrale per il futuro del nostro destino ambientale ed ecologico non sarà certo il privato ad affrontarlo al posto nostro.
Per questo, e chiudo Presidente, senza interventi strutturali su questi sistemi, e anche sui sistemi di irrigazione e risparmio idrico, questi anni rischiano di essere dei veri spartiacque per il futuro del Piemonte. Noi speriamo che la nostra attività emendativa vi aiuti a riconsiderare alcuni di questi dubbi e alcune delle questioni che avete sentito questa mattina e speriamo che anche la Giunta, nel pomeriggio, ci dica qualcosa in più perché di questa storia, di cui avete tanto parlato, non abbiamo sentito nulla e non ne abbiamo letto nel testo che è stato depositato.

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Legislatura n. XI - Seduta n. 98 del 29/09/20 - GRIMALDI Marco - Argomento: Problemi energetici - Uso delle acque (regimazione, usi plurimi)


Esame disegno di legge n. 87, inerente a "Assegnazione delle grandi derivazioni ad uso idroelettrico" (seguito)


Grazie, Presidente.
Cercherò di completare quanto poc'anzi stava dicendo il Consigliere Ravetti. Tra l'altro, se come pare, il Governo destinerà 300 milioni di euro sul Recovery Fund per la tutela delle acque servirebbe che finalmente, la Giunta Cirio prendesse coscienza che la tutela dell'ambiente debba diventare l'obiettivo principale di questo governo regionale, come tra l'altro sta facendo l'Europa e come milioni di ragazze e ragazzi in tutto il mondo ci stanno ricordando da mesi, anche se l'Assessore Marnati ogni tanto li giudica come degli studenti che dovrebbero fare altro.
Un anno fa, purtroppo, quest'assise ha negato lo stato di emergenza climatica e ambientale per poi rincorrere questo stesso oggetto quando Greta Thunberg ha assediato piazza Castello, forse perché, alla fine, il continuo negazionismo di questa destra finta sovranista minimizza la lotta ai cambiamenti climatici, come se fossero l'esagerazione di qualche ansioso, ma quest'impostazione si vede anche in questa nuova legge, come dicevamo, che disciplina le concessioni di grandi derivazioni di acque senza che l'oggetto ambientale sia davvero capibile, riconoscibile e soprattutto oggetto delle finalità e nei destini di quelle concessioni.
Questa proposta di legge in discussione regola, di fatto, un ambito che produce più del 90% dell'energia idroelettrica del Piemonte, ma nega l'attenzione al territorio e spesso sembra completamente assente.

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Legislatura n. XI - Seduta n. 98 del 29/09/20 - GRIMALDI Marco - Argomento: Problemi energetici - Uso delle acque (regimazione, usi plurimi)


Esame disegno di legge n. 87, inerente a "Assegnazione delle grandi derivazioni ad uso idroelettrico" (seguito)


Grazie, Presidente.
Spero che l'Assessore Marnati segua, perché sono stato interrotto più volte. Dicevo che proprio i cambiamenti in atto ci obbligano a un'attenta valutazione del contesto ambientale in cui operiamo.
Per quanto concerne le risorse idriche e i corsi d'acqua, il tema si fa ancora più delicato, come dicevo, nell'arco alpino. I dati sono incontrovertibili e riguardano proprio i rischi che corrono i fiumi e i torrenti montani, laddove l'emergenza climatica in quota è addirittura più grave rispetto al resto del territorio, i cui effetti sono ben più ampi legati sia al patrimonio che la montagna rappresenta, una risorsa non solo di acqua, ma anche di biodiversità e di natura, sia all'economia connessa alla sicurezza, alla frequentazione e al turismo in quei luoghi.
Le dicevo stamattina - non so se mi ha ascoltato, Assessore Marnati - che probabilmente anche la pandemia ha messo da parte alcune di queste grandi discussioni di dibattito. Il movimento ambientalista sembra messo lì nell'angolo di una discussione pubblica, come se le due emergenze non fossero connesse. Ci saranno altri luoghi per dirci quanto le due vicende in realtà, siano altrettanto connesse.
Quello che vorrei dirle è che questo è stato anche un anno drammatico, dal punto di vista della carenza d'acqua, quindi non c'è solo quel cambiamento che stavamo descrivendo nei grandi bacini e nei ghiacciai, ma c'è proprio il tema della capacità massima teorica complessiva. Come lei sa, già oggi è al 29% e da inizio anno si stima - sono dati dell'ARPA Piemonte, quindi dati che lei conoscerà bene - che sono 100 milioni di metri cubi d'acqua quelli che hanno perso i bacini dall'inizio dell'anno e le portate dei fiumi del Piemonte centrale e meridionale si sono ridotte dal 20 al 50 rispetto alla media del periodo precedente.
Per questo, dopo il 2017, anche quest'anno la siccità in Piemonte ha colpito duro e la frequenza con cui questa avviene è allarmante. I rischi sono enormi per le coltivazioni della nostra regione e anche per gli approvvigionamenti idrici potabili in alcune aree del Piemonte.
Continuerò a brevissimo. Assessore, segua il ragionamento.

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Legislatura n. XI - Seduta n. 99 del 08/10/20 - GRIMALDI Marco - Argomento: Calamità naturali


Comunicazioni della Giunta regionale inerenti a "Eventi alluvionali del 2 e del 3 ottobre 2020"


Grazie, Presidente.
Anche il mio intervento inizierà ovviamente con un pensiero e un abbraccio alle vittime di quest'alluvione e di questo disastro, così come esprimendo la nostra vicinanza a chi ancora adesso sta lottando in tanti piccoli Comuni e in tante valli e comunità montane per ritornare alla vita e alla connessione col mondo, oltre ovviamente alla disperazione di chi ha perso tutto in queste ore.
Partirei da una frase detta dal Direttore de L'Espresso, che ci dice che l'Italia è diventata l'hot spot dei cambiamenti climatici e che ci ricorda che cosa è successo in questo weekend, durante il quale, tra la Liguria e il Piemonte, si è verificata quella che è stata definita da molti, anche in questa sala, come una bomba d'acqua, con le persone disperse e le vittime così come quello che è successo, ad esempio, sul fiume Sesia che, quando è salito di più di 8,5 metri, ha provocato quell'alto numero di esondazioni nelle diverse aree del Piemonte, facendo sì che ci sia un ennesimo record targato Climate Change.
Non voglio elencare la serie infinita di vicende simili a quelle che sono successe in queste ore. Anzi, mi piacerebbe addirittura partire da quello che vi ho detto la scorsa settimana circa questo stato pericoloso di cose descritto ogni volta come se fosse un oggetto sconosciuto dai nostri radar mentre in realtà è ben scritto nelle relazioni addirittura del nostro principale ente di controllo e governo dei cambiamenti climatici, cioè l'ARPA.
L'ARPA diceva già nello "Stato dell'ambiente" di quest'anno che lo scorso anno è stato uno dei più caldi degli ultimi 60 anni. Inoltre, ci spiegava che il clima si è stabilizzato con una media del 10,6, cioè 1,5 gradi in più della media degli ultimi trent'anni. E ci diceva già lo scorso anno che l'apporto delle precipitazioni totali annue aveva visto un surplus di 1.295 millimetri, che è un surplus legato al trentennale precedente, cioè pari al 23% in più.
Ma cosa ci diceva l'ARPA? Ci diceva che, così com'è successo quest'anno per diversi mesi siamo stati fra le Regioni con più siccità e con una vera emergenza legata alle risorse d'acqua. E già lo scorso anno ci diceva che da metà ottobre a fine novembre, l'anomalia di precipitazioni è passata da meno 25% a più 20%.
Ho rispetto ovviamente per chi, come mi ha appena preceduto, ha di sicuro a cuore i destini del nostro territorio e per chi oggi ricorda gli investimenti fatti, così come per chi, ad esempio il collega Riva Vercellotti, è rimasto alle stagioni precedenti. Per vent'anni, infatti, ci siamo lamentati ex post della cementificazione selvaggia di cui parlava il collega Sacco, di non fare il necessario per dragare i fiumi, e ossessivamente, abbiamo ripetuto le stesse cose sapendo che quell'impermeabilizzazione non aveva mai freno. Anzi, vi ricordo cosa avete fatto nel "Riparti Piemonte", solo per farvi collegare due delle discussioni che state svolgendo, o quello che avete fatto la scorsa settimana, quando non avete accettato il tema della tutela ambientale nella discussione dell'idroelettrico.
A me sembra tutto surreale, Presidente Allasia. Quello che si è abbattuto sul Piemonte in queste ore (le vittime umane di esondazioni e devastazione) non è un semplice maltempo, non è sfortuna, non è il caso. Io vorrei che questa vicenda vi entrasse un po' nella pelle: è figlia di un paradigma che è saltato. Anche la pandemia ci dice questo: quanto il nostro strapotere sulla natura alla fine non sia incondizionato e abbia degli effetti che poi, ci ritornano contro.
Lo so che è difficile considerare ogni scelta politica in base alla regola della finitezza delle risorse naturali e materiali e del rispetto del clima e dell'ambiente. Lo so che parlate di diesel e della difficoltà delle persone di cambiare stili di vita ricordandovi, una volta l'anno, che ci sono persone che hanno redditi bassi solo quando devono cambiare le macchine! Quando si deve parlare di salari minimi, di aumentare i redditi magari a parità di ore o con la riduzione delle ore non ci sentite, per quando bisogna cambiare le macchine siete sempre molto attenti a parlare di quelli più in difficoltà! Io ve lo dico sinceramente: certo che servono investimenti sulla messa in sicurezza e sono certo che il Governo sappia che i soldi del Recovery Plan devono essere messi anche sulla più grande opera strategica del nostro territorio, cioè la riconversione ecologica dell'economia e della messa in sicurezza del nostro territorio. Fatevelo dire da chi vi ha proposto più di un anno fa lo stato di emergenza climatica vedendo l'insofferenza ad ascoltare le parole dei ragazzi di Fridays for Future, perché secondo voi erano troppo catastrofisti; a me sembravano troppo moderati per l'età che hanno, per i toni e le cose che ci hanno detto, pacatamente e senza darci dei criminali, come fanno spesso i movimenti ecologisti in giro per il mondo.
Io vi chiedo semplicemente di essere un po' conseguenti, di leggere ogni tanto quello che scrivono i nostri report scientifici, di dirci che, tutto sommato, tutto passa da quello che costruiremo nei prossimi anni, perché le lancette del tempo pare si siano fermate per quest'umanità se nei prossimi vent'anni non cambieremo queste strategie, questi tipi di effetti devastanti.
C'era un bel report che ci spiegava che cosa è successo quest'anno: quest'anno, per intenderci, vicende come queste ne sono successe tante anche la grandinata su Torino di qualche mese fa, le trombe d'aria, cioè il nostro Paese è uno di quelli, con altri Paesi del mondo, che rischia di più nei cambiamenti climatici. Lo sapete che se non capovolgiamo questa tendenza avremo molte difficoltà, oltre ai fenomeni una tantum, che per non è un caso che arrivino sempre negli stessi periodi dell'anno. Lo scorso anno sono accaduti fra il 24 e il 30 ottobre, per intenderci; forse l'ARPA non può stabilirlo qualche giorno prima, ma più o meno sappiamo di cosa parliamo, quell'allerta in qualche modo dev'essere focalizzata.
Oltre a questo, dicevo, c'è la parte più strutturale: parlate di agricoltura, ma lo sapete che se i cambiamenti andranno avanti così, negli anni, noi vedremo la scomparsa dei vigneti nel nostro Piemonte? Sapete cosa vuol dire per noi perdere una storia millenaria, ma soprattutto che ha avuto un risvolto incredibile negli ultimi trent'anni per l'export, per la vocazione turistica e produttiva del nostro Piemonte? Non ho molto altro da aggiungere, perché queste stesse parole me le sentirete dire fra qualche minuto parlando di un'altra legge: sui rifiuti e nuovamente sull'idroelettrico. Insomma, piangiamo i nostri morti assieme siamo uniti su queste questioni - figuriamoci, non voglio fare il cattivo a tutti i costi - ma davvero cambiamo almeno lessico, almeno non chiamatelo maltempo, almeno non parlate di sfortuna, di caso, di fato, perché non c'entra nulla né per chi crede in Dio né per chi non ci crede: c'entra l'uomo in tutto questo! Voi vedete solo la natura, ma c'entra tantissimo l'uomo e la natura, quando si sfoga così, è perché è stato portato qualcosa di anomalo dentro di essa. Non credo, davvero, che questa Regione possa permettersi di sottovalutare quello che sta accadendo.
Pertanto, colleghi, siamo disponibilissimi a votare un atto d'indirizzo però vorremmo vedervi alla prova dei fatti nel prossimo assestamento, vi vogliamo vedere alla prova dei fatti fra qualche ora nei prossimi emendamenti che presenteremo sulle grandi derivazioni, vi vogliamo vedere alla prova dei fatti su quelle che saranno le misure sulla qualità dell'aria nei prossimi mesi, vi vogliamo vedere alla prova dei fatti - e chiudo - sul tema dell'autonomia.
Guardate che il Nord si deve unire solo su un grande tema: quello di togliere quella macchia nera che c'è sopra le nostre teste e ripensare, per esempio, a un trasporto pubblico locale che rischia, anche grazie alla pandemia, di essere spazzato via per altri due anni.
Unitevi a noi, unitevi in questa discussione e vedrete che troverete degli interlocutori credibili, che hanno solo voglia di seguire gli interessi della nostra regione.
Grazie.

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