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  • Parola chiave: emergenza climatica

Legislatura n. XI - Seduta n. 51 del 07/01/20 - GRIMALDI Marco - Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione


Comunicazioni del Presidente della Giunta regionale, Cirio, e dell'Assessore Chiorino, inerenti a "Tematiche occupazionali e crisi della manifattura in Piemonte" (seguito)


Grazie, Presidente.
Intanto, ringraziamo tutti i Consiglieri che hanno accolto la richiesta del nostro Gruppo di iniziare l'anno discutendo della manifattura, ma soprattutto avendo raccolto l'appello che abbiamo fatto davanti ai lavoratori della Mahle, che erano qui davanti con gli ex lavoratori dell'Embraco, i lavoratori della Lear, dell'Alpitel, dell'Alcar, della Blutec, dell'Olisystem, della Manital, della CNH, della Comital. Insomma proprio perché l'elenco è enorme fino ad arrivare alla Martor, che citavo in precedenza, chiedevamo a tutti voi di smettere di rincorrere le crisi anche in termini di discussione pubblica, soprattutto tutte quelle legate all'indotto del più grande (ancora) settore strategico di questo Piemonte che continua a essere l'automotive, vi abbiamo chiesto, in qualche modo, di provare a darci non solo delle linee guida, ma anche un orizzonte interpretativo non così distante fra noi.
Devo dire che, anche sul tema della dichiarazione di stato occupazionale in Piemonte, noi abbiamo fatto delle grandi aperture e non vogliamo che finisca proprio com'è finita sulla vicenda dell'emergenza ambientale e climatica. Proprio per questo, per uscire dagli slogan, vorrei che ci fosse chiarezza fra noi. Credo che il tema, alla fine, non sia tanto dissimile: trattate la vicenda dell'emergenza climatica come una bomba d'acqua, come un cataclisma, come se madre natura si fosse rivoltata contro di noi.
Eppure, la nuvola nera che abbiamo sopra le nostre teste, cui è legato il blocco dei diesel, quello che sta succedendo in ogni angolo del pianeta quello che sta succedendo nei nostri vigneti, nei nostri ghiacciai, nei settori più piccoli come l'apicoltura, fino a ciò che abbiamo visto nel martoriato territorio alessandrino, non c'entrano solo con quello che l'ambiente produce con le sue dinamiche, con quello che la natura produce da sola, ma dipendono ovviamente dal carattere antropico delle nostre attività, a partire da quelle produttive.
Perché dico che non è tanto dissimile dalla vostra riflessione sulla crisi occupazionale? Sembra che tutto questo sia avvenuto perlopiù per fortuna ma cos'è successo? Abbiamo perso 10.000 imprese negli ultimi otto anni abbiamo perso circa 400 mila occupati; abbiamo 200 mila piemontesi in cerca di lavoro e i salari si sono abbassati.
I più radicali fra voi - ho sentito adesso il Consigliere Marrone - hanno detto, negli ultimi minuti, che è colpa delle delocalizzazioni. Le delocalizzazioni sono un effetto; un effetto di un unico sistema imperante e senza nemici, quello di lasciar fare che nell'economia di mercato avvenga il libero gioco degli interessi. E qual è il movente dell'economia di mercato? Fare profitti e farli nei luoghi in cui è possibile farne di più.
Intendiamoci, perché anche per i più radicali di voi, come il Consigliere Marrone, alla fine la soluzione non è tanto dissimile da quella contenuta in altre concezioni più liberali come quella del Presidente Cirio: creiamo le condizioni, senza lacci e lacciuoli, affinché questo territorio sia ospitale.
Io ve lo dico, e lo dico anche alle forze del centrosinistra: siamo sicuri che, dopo trent'anni di questo pensiero imperante del rendere l'Italia la Cina a chilometri zero, è ancora questo il destino del nostro territorio? Faccio altre due riflessioni, che non sono state minimamente toccate.
Parlare di crisi occupazionale senza parlare di crisi ambientale secondo me non si può più fare, come anche parlare di crisi occupazionale senza parlare dei salari, dello stato della sottoccupazione e della dignità nell'occupazione.
Guardate che è la prima volta nella storia in cui il Nord-Ovest tende ad avere i salari più bassi rispetto al resto d'Italia. Certo, siamo lontani dal Veneto e dalla Lombardia, ma la cosa grave è che in Piemonte i salari ormai sfiorano i limiti di dignità anche nella piena occupazione. Che cosa intendo? Il problema non sono solo i 200 mila disoccupati, non sono solo i 140 mila NEET né in cerca di lavoro né in cerca di formazione, ma è che dentro l'occupazione, anche quella stabile, abbiamo una bolla di lavoro povero che riguarda, prima di tutto, anche il nostro interesse pubblico.
Parlo degli appalti, parlo del mondo delle cooperative, parlo del fatto che spesso ci ritroviamo in Consiglio regionale a ragionare se è ammissibile che la retribuzione di 700/800 euro al mese dei lavoratori del settore delle pulizie diminuisca del 10, 15 o 17%.
Dobbiamo anche discutere di una vicenda che ci riguarda tutti, e mi riferisco alla terza frontiera che non avete minimamente toccato. Siamo davanti all'ultima delle transazioni tecnologiche conosciute, quella dell'intelligenza artificiale. È possibile, in un'Italia in cui si lavora ancora mediamente 40 ore - mediamente 40 ore - che ci sia chi lavora troppo e chi, come vi stavo dicendo, lavora troppo poco? In questa situazione, chiediamo ai sindacati di fare i contratti di solidarietà non espansiva, ma di solidarietà e basta, non a parità di salario: fate le stesse cose in meno tempo venendo pagati meno! Ci troviamo in una transizione digitale che comporta che non verranno solo più sostituiti gli operai e che spariranno i casellanti. Come vedete, oggi nei McDonald non si vedono quasi più commessi, ma computer in cui si fanno le preordinazioni.
Oggi l'intelligenza artificiale rischia - a parte la politica, a parte l'arte, a parte forse la cucina, cioè dove c'è un po' di estro e umanità di mettere a repentaglio altri posti di lavoro. Parlo della chirurgia parlo degli avvocati; parlo del mondo dei giornali, che adesso non sono assenti, ma sappiamo che presto i nostri comunicati stampa saranno estrapolati da motori digitali e ributtati sul web. Che cosa vi voglio dire? Dev'essere una Ministra di 34 anni - voi mi direte della comoda socialdemocratica Scandinavia - a richiamare il tema della riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario? Ve la dico diversamente: guardate che in questi dieci anni non è che siamo tutti uguali. Vi ho parlato di un mondo d'impoveriti, ma guardate che la gran parte degli imprenditori non sono finiti né sul lastrico né in bancarotta. Voi parlate d'imprenditori, quelli che volete giustamente difendere, che dovrebbero essere uniti con noi e con i lavoratori, ma contro chi? Contro quel dumping che, ogni giorno, gran parte delle multinazionali che hanno assediato i nostri centri fanno.
Scusate, pensateci bene: andate un po' in giro per il centro di Torino, ma quando non vedete più Emerson Jack &CO, quando non vedete più Taffelli in via Viotti, quando non vedete più la gran parte dei marchi storici torinesi, è la sfiga che li ha portati fuori dal mercato o è perché c'è qualcuno che si può permettere, in questo territorio, di non pagare le tasse e di non pagare l'IRAP? Tra l'altro, senza che vi sia qualche forza politica, tranne la nostra modesta, che, da cinque anni, spiega che non è possibile che il colosso FCA, che il colosso Eataly, che tutte le banche che stanno nei nostri centri - non solo di Torino, ma parlo anche della grande distribuzione - continuino a poter scegliere dove pagare meno le tasse.
Credo che tutte queste vicende siano collegate. Noi siamo disponibilissimi figuriamoci - a proclamare anche lo stato di crisi occupazionale, ma non senza parlare di riconversione ecologica dell'economia, quindi non senza rimettere al centro la vicenda della funzione di FCA e di dov'è inserita non solo del ritardo tecnologico della multinazionale che ha un pezzo ancora di cuore italiano. Senza parlare di quegli affetti, ve lo dico, il Presidente Cirio fa bene a convocare Gorlier, ma intanto ci sono altri tre problemi: il primo riguarda la proprietà. Se continuate a pensare di rincorrere i management che cambiano senza inchiodare le responsabilità sociali e i proprietari che continuano a fare utili mentre la gran parte di quei lavoratori sta in cassa integrazione da dieci anni.
Ce le siamo bevute tutte quelle promesse, ma dove siamo finiti dopo dieci anni? La crisi dell'indotto porterà via altri 10.000 lavoratori se non interveniamo oggi. E allora avrei voluto almeno sentire che ci preoccupa il fatto che sei componenti su 11 nel CdA non sono proprio della casa madre torinese (anzi, che è stata torinese, scusate). Mi sarei aspettato almeno di sentire: "Vogliamo parlare con gli Elkann. Vogliamo capire".
Lo sappiamo già, non so se è chiaro anche a voi: se arriviamo al massimo livello di produzione del settore dell'elettrico, non occupiamo neanche un terzo dei lavoratori attuali del distretto che va da Mirafiori a Grugliasco. Se non arriviamo per tempo a chiedere al Governo e all'Unione Europea uno stato di crisi vera e di riconversione vera, il nostro indotto verrà spezzato via. Perché, banalmente, le auto elettriche si fanno con meno componenti.
Io avrei voluto sentirvi dire questo. La riconversione ecologica è strettamente legata alla crisi ambientale - che esiste e che non è una bomba d'acqua - e, dall'altra, alle strategie e alle traiettorie che l'Unione Europea ci chiede.
Noi siamo qui per questo: volete aprire un'indagine sullo stato della sottoccupazione, della precarietà e fermare l'unica migrazione che dovrebbe spaventarvi, quella del 48% in più di giovani che negli ultimi anni se ne sono andati via da questo Piemonte? È questo il dato dovrebbe drammatizzare le nostre discussioni, altro che immigrati! Avete vinto le elezioni su questo, dunque smettiamola con quella campagna elettorale e pensiamo al fatto che la gran parte di quei ragazzi che formiamo anche grazie alle nostre borse di studio se ne va via perché qua non ha un'alternativa.
L'alternativa parla di dignità, di redditi e di scarse possibilità. Tutto questo passa dalle nostre politiche.
Io non credo - lo dico sinceramente al collega Preioni - che lo stato della crisi occupazionale piemontese sia legato - ho sentito bene? - ai troppi "no" che abbiamo detto agli imprenditori.

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Legislatura n. XI - Seduta n. 52 del 07/01/20 - FREDIANI Francesca - Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione


Comunicazioni del Presidente della Giunta regionale, Cirio, e dell'Assessore Chiorino inerenti a "Tematiche occupazionali e crisi della manifattura in Piemonte"


Grazie, ma in realtà ho poco da aggiungere a quanto detto questa mattina dal mio collega Sacco, che ha già ampiamente esaminato la situazione della nostra Regione ed espresso le osservazioni a nome del Gruppo rispetto alle comunicazioni dell'Assessora Chiorino.
Vorrei solo ricordare che la proposta di legge a mia prima firma rispetto al contrasto alle delocalizzazioni è stata inserita in programmazione, ma non ha ancora iniziato il suo percorso in Commissione. Visto che anche questa mattina ho sentito richiamare l'attenzione sul tema delle delocalizzazioni, credo che sarebbe il caso di dare avvio alla discussione di questa proposta di legge che, tra l'altro, nella scorsa legislatura purtroppo è arrivata quasi fino al traguardo, ma non è riuscita a oltrepassare la linea d'arrivo, perché ricordo benissimo che, nell'ultima seduta di Consiglio nella quale si sarebbe dovuto affrontare questo tema c'è stata un'inversione dell'o.d.g. e un altro provvedimento è passato prima della mia proposta di legge. Lo ricorderanno anche i colleghi presenti nella scorsa legislatura, perché si trattava della famosa PDL dell'ex collega Rostagno, che ha superato sulla linea d'arrivo questa proposta di legge e che quindi non ha potuto neanche essere discussa in Aula.
Non credo che questa proposta di legge possa essere la soluzione di tutti i mali che affliggono la nostra Regione, però sicuramente potrebbe essere un primo inizio, un segnale di attenzione a questo tema e potrebbe offrire anche qualche strumento in più per cercare di contrastare questo grave problema. Tra l'altro, all'interno della proposta - che spero avremo modo di esaminare sia in Commissione sia in Aula - c'è anche una parte d'incentivazione per consentire alle aziende di trovare delle opportunità sul nostro territorio. In tal senso, l'altra faccia della medaglia è anche quella che consente di attrarre le aziende e far sì che possano insediarsi e rimanere sul nostro territorio.
Questa mattina ho sentito citare più volte le infrastrutture e credo che le infrastrutture siano importantissime per la nostra Regione, ma devono essere ovviamente infrastrutture utili. Mi dispiace che non ci siano più gli esponenti del sindacato, in particolare la persona che ha citato fra le grandi infrastrutture necessarie al territorio il TAV. So che si tratta di un pensiero condiviso non solo dalla maggioranza, ma lo è anche da un parte della minoranza il fatto che il TAV possa essere un'opera importante per il nostro territorio. Però ricordiamoci che, se anche mai si dovesse realizzare questo buco nella montagna - cosa che ovviamente non mi auguro noi continueremmo ad avere sul nostro territorio una situazione infrastrutturale pessima.
Insomma, è inutile che stiamo tutti lì a concentrarci su quel buco nella montagna quando poi il sistema logistico della nostra Regione non sarebbe comunque in grado di essere efficace ed efficiente. Questo anche perché nel corso degli anni non si sono messe in atto politiche capaci, in primo luogo, di potenziare la rete regionale e nazionale e, in secondo luogo capaci di spostare le merci da gomma a treno. Tutto questo non si è fatto ed è anche per questo motivo che riteniamo perfettamente inutile sprecare milioni in un'opera che non cambierebbe assolutamente nulla nell'economia piemontese.
Si è poi accennato al discorso della formazione e non ricordo se sia stata proprio l'Assessora Chiorino o qualche intervento successivo.
Il tema della formazione è un tema assolutamente centrale e fondamentale.
Non parlo solo dell'aspetto relativo all'impatto sulla preparazione dei lavoratori, delle persone che hanno perso il lavoro e anche dei ragazzi che devono entrare nel mondo del lavoro. Parlo proprio del sistema della formazione, che è un sistema che, a oggi, è purtroppo poco efficiente e molto spesso è diventato la culla d'interessi che nulla hanno a che vedere con la finalità per cui la formazione dovrebbe essere coltivata. Si pensa maggiormente a guadagnare con la formazione che a formare le persone. La formazione è diventata un business. Ci sono, tra l'altro, degli enti di formazione, alcuni ovviamente molto seri, che lavorano da anni sul mercato con ottimi risultati, altri che, forse, meriterebbero un occhio di riguardo in più.
Credo che il sistema degli accreditamenti, della valutazione e anche della formazione dei docenti dovrebbe essere sottoposto a verifica. Ricordiamoci che non esiste una modalità di valutazione delle capacità dei docenti nell'ambito della formazione. Ci sono alcune aziende, soprattutto in campo informatico, che certificano i loro docenti, ma su molte tematiche questo tipo di certificazione non esiste, quindi noi dovremmo innanzitutto preoccuparci che la nostra formazione sia valida, efficace e che porti risultati che siano assolutamente certificabili e che siano un reale aiuto all'inserimento o al reinserimento nel mondo del lavoro.
Ho letto poco fa un'ansa che riporta un commento dell'Assessora Chiorino rispetto alla plastic tax. Credo che dovremmo iniziare a pensare che la realtà ci impone dei cambiamenti. Il motore elettrico è un qualcosa che bene o male, ci viene imposto dalla realtà, dal modo in cui il mondo sta cambiando e dall'emergenza climatica, quindi noi dobbiamo necessariamente dare una svolta alla nostra economia e quindi, anche da questo punto di vista, una tassa sulla plastica, così come quella sugli zuccheri citata anch'essa nell'ansa, non dovrebbe essere considerata come un qualcosa di negativo per la nostra economia.
Credo che il ruolo di un ente pubblico dovrebbe essere quello di comprendere la necessità dei cambiamenti e cercare di accompagnarli, quindi mettere a disposizione tutti gli strumenti possibili per consentire quel cambiamento nell'economia e nelle nostre produzioni che, purtroppo, negli anni passati non c'è stato. Abbiamo visto che la nostra più grande fabbrica automobilistica, alla fine, ha avuto e avrà, e speriamo che non abbia un destino negativo, ma conosciamo perfettamente la travagliata storia di quest'azienda.
Il fatto di saper intercettare il cambiamento, accoglierlo e accompagnarlo dovrebbe essere uno dei primi compiti di un ente pubblico, ed è per questo che non capisco quale possa essere la contrarietà rispetto a una misura del Governo che, invece, si propone di cambiare direzione. Una direzione che comunque, necessariamente dovremo prendere prima o poi. Non possiamo continuare a rimanere fermi e immobili in un'economia che ormai è superata soltanto per il timore di non riuscire ad affrontare i cambiamenti.
Possiamo avere tutti gli strumenti per farlo e credo che serva soltanto un po' di coraggio e cercare di mettere in campo tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione.
Grazie.

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Legislatura n. XI - Seduta n. 52 del 07/01/20 - GRIMALDI Marco - Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione


Comunicazioni del Presidente della Giunta regionale, Cirio, e dell'Assessore Chiorino inerenti a "Tematiche occupazionali e crisi della manifattura in Piemonte"


Grazie, Presidente.
Voglio chiedere all'Assessora Chiorino cosa intende fare rispetto all'altro ordine del giorno (quello sui rider e la gig economy): se vogliamo trattarlo contestualmente o subito dopo.
Inoltre, Presidente, poiché ho depositato due ordini del giorno (uno, come dicevo nella relazione, avente come titolo "Dichiarazione di stato di emergenza occupazionale e salariale in Piemonte", l'altro "Dichiarazione di stato di crisi occupazionale, emergenza ambientale e riconversione ecologica dell'economia in Piemonte", come avrà colto dalle parole del Presidente Cirio, rimangono le distanze culturali e politiche su alcune ragioni della crisi, anche su alcuni conflitti in atto e anche rispetto al tema dell'emergenza climatica Tuttavia, raccogliendo ben sei punti delle due impegnative dei due ordini del giorno ed essendoci la necessità di un testo unico, accoglieremmo tutti i punti a partire da "proseguire le politiche regionali di riconversione ecologica dell'economia, promuovere la piena realizzazione delle direttive contenute nell'Accordo di Parigi, applicare il Protocollo d'intesa sulla giusta retribuzione", come dicevamo poc'anzi sul lavoro povero e sulla giusta retribuzione, "e prevedere un'indagine conoscitiva sul tema della sottoccupazione e del lavoro povero".
In questo senso, chiederemmo di non porre in votazione gli altri due ordini del giorno e di addivenire a un testo unico.
Sulla gig economy, se li trattiamo contestualmente, proverei anche lì a dire quali sono gli emendamenti, ma le chiedo - prima di tutto - se vuole farlo in questa seduta di Consiglio o in un'altra seduta, visto che c'entra sempre la piena e buona occupazione. Se chiudiamo anche questa partita, gli emendamenti sono pronti. Mi dica lei cosa vuole fare.

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Legislatura n. XI - Seduta n. 53 del 14/01/20 - PRESIDENTE - Argomento:


Programmazione dei lavori


Poiché tra 15 minuti chiuderemo la seduta, chiedo se è il caso di iniziare a esaminare gli ordini del giorno sull'emergenza climatica.

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Legislatura n. XI - Seduta n. 53 del 14/01/20 - GRIMALDI Marco - Argomento:


Programmazione dei lavori


Grazie, Presidente.
Come avrà notato, l'ordine del giorno sulla dichiarazione dello stato d'emergenza climatica e ambientale è collegato al documento, con stesso oggetto, prima firma Marrone. Come l'Assessore Marnati e il Presidente Cirio sanno, ieri abbiamo fatto l'ennesimo appello, vista la notizia rimbalzata su tutti i media europei, sul nuovo Piano europeo sulla riconversione ecologica dell'economia, che potrebbe prevedere la nostra Regione fra quelle interessate ai finanziamenti.
Poiché su questa vicenda avremmo chiesto le Comunicazioni al Presidente Cirio e all'Assessore Marnati e poiché credo che la discussione sia contestuale alle ulteriori richieste che facciamo nel nostro ordine del giorno (50% dei programmi dei Fondi strutturali europei e un Piano del Nord Italia sul trasporto pubblico), se la sua proposta è di soprassedere, le chiederei, però, di inserire questi due ordini del giorno e le Comunicazioni sul Piano europeo al primo punto all'o.d.g. della prossima seduta.

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