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  • Legislatura: corrente
  • Parola chiave: emergenza climatica

Legislatura n. XI - Seduta n. 24 del 15/10/19 - BERTOLA Giorgio - Argomento: Protezione della natura (fauna, flora, minerali, vigilanza, ecc.)


Assemblea aperta ai sensi dell'articolo 53 del Regolamento interno. "Ambiente e clima, quali soluzioni per il futuro?"


Grazie, Presidente.
Buongiorno e benvenuti a tutti gli ospiti che abbiamo avuto questa mattina in Consiglio regionale. Abbiamo avuto modo di ascoltare interventi molto importanti che hanno portato delle visioni, ma soprattutto anche dei dati scientifici. Volevo partire proprio da quelli per fare un ragionamento, ma non utilizzare tanto i dati quanto delle immagini. Noi chiaramente come Gruppo abbiamo delle proposte e chiediamo anche noi la dichiarazione di stato di emergenza climatica. Questo sarà più chiaro nel pomeriggio, quando verranno discussi i due atti d'indirizzo presentati dal mio Gruppo a firma di due colleghi.
Però volevo ragionare insieme su alcune immagini, perché i dati sono importantissimi e li abbiamo visti questa mattina: sono dati scientifici quindi non appartengono al campo delle opinioni, ma al campo dei fatti.
Spesso è bene richiamare alcune immagini che poi rimangono fissate nella mente, e devono rimanere fissate nella nostra mente e nella nostra memoria quando ci accingiamo a prendere delle decisioni, anche a noi politici quando siamo chiamati a schiacciare un bottone nella nostra aula di Consiglio regionale, nei Consigli comunali, in Parlamento. Sono dati che sembrano appartenere ai film del filone catastrofico che, non a caso, sta andando in crisi, perché la realtà in alcuni casi sta superando la fiction.
Voglio partire da una frase di una persona, anche lui in qualche modo uno scienziato, una di quelle persone che ci rendono orgogliosi di essere italiani, un personaggio che sta diventando anche un po' iconografico per la sua attività, che è il nostro astronauta Luca Parmitano - che ha la possibilità di avere una visione privilegiata sulla Terra, perché la vede dall'alto, da molto in alto - che ha detto: "Negli ultimi sei anni ho visto deserti avanzare e ghiacciai sciogliersi".
Parlando di ghiacciai quest'estate abbiamo visto 12 miliardi di tonnellate d'acqua riversate in mare in un solo giorno. Questo è successo in Groenlandia. La temperatura ha raggiunto i 22 gradi. Nel mese di luglio, il più caldo dal 2012, sono state riversate nell'oceano 197 miliardi di tonnellate d'acqua. Pensiamo agli incendi, non solo a quelli in Amazzonia che sono qualcosa che va a peggiorare la situazione d'emergenza climatica per ben noti interessi, ma parliamo anche degli incendi in Alaska e in Siberia di quest'estate: 4,5 milioni di ettari di foresta siberiana sono andati in cenere in pochi giorni, rilasciando in atmosfera la stessa quantità di CO2 prodotta dal Belgio in un anno. Arriviamo più vicini, in Svizzera al di là delle Alpi, Zermatt, il 25 luglio c'è stato un evento alluvionale, ma un evento alluvionale senza una goccia di pioggia. Com'è possibile? Zero termico a quota 4.800 metri. Lo scioglimento dei ghiacciai ha provocato lo sblocco di un laghetto sotterraneo che era lì danni e che entrando nel torrente Triftbach, ha provocato una vera e propria alluvione.
Passiamo a un episodio accaduto in Italia. Roma 28 luglio: una donna è stata sollevata da un ciclone con la sua Smart ed è stata ritrovata morta a chilometri di distanza. Fenomeno che prima di quest'estate lo avevo visto solo in documentari sugli uragani negli Stati Uniti e non qualcosa che appartenesse al nostro Paese.
Andiamo di nuovo all'estero, ma qui vicino, al di là delle Alpi, parliamo dei nostri cugini francesi che spesso non sono proprio amatissimi da noi c'è un po' di rivalità, ma ciò che è successo è sintomatico. Per la prima volta quest'estate a Les Deux Alpes non si è sciato. Il caldo ha sciolto la neve e, per la prima volta, l'impianto di risalita è stato chiuso: un fatto senza precedenti. Ricordiamo che gli impianti vanno dai 3.200 ai 3.600 metri e finora non era mai successo qualcosa di simile.
Parlando di ghiacciai, torniamo in Italia. A settembre il ghiacciaio del Monte Bianco scivola di alcune decine di metri al mese, un fronte di 250 mila metri cubi di acqua, pari a 10.000 container di navi cargo, minacciava alcune frazioni di Courmayeur. Ci si è salvati perché, nel frattempo, la temperatura è un po' scesa.
Di fronte a questi fatti, ci sono diverse reazioni possibili. Una è quella di far finta che non sia vero, c'è del negazionismo sui cambiamenti climatici, far finta che sia qualcosa di lontano nel tempo e nello spazio oppure spostare la questione sulle persone e non sui fatti: "Chissà chi c'è dietro Greta", "ll grande capitalismo", "cosa vorranno farci fare?" Non pensare, invece, al fatto che quei ragazzi manifestano per qualcosa di concreto, per qualcosa che esiste nei fatti e qualcosa che non riguarda solo la loro generazione o il loro futuro, ma riguarda anche la generazione di noi che abbiamo l'età dei loro genitori o dei loro nonni.
Oppure si possono fare operazioni di ambientalismo di facciata, un ambientalismo un po' alla Jovanotti. Anche da parte di chi fa politica: "Ma sì, facciamo fare due sportine di cotone", "facciamo qualche evento senza plastica", "non si può vietare la plastica, non vietiamola, diamo due incentivi a chi non la usa", "non si può fermare il consumo di suolo, non si può, diciamo di utilizzarlo meglio, magari con un cemento un po' più bello", come magari suggerirebbe il Presidente della nostra Regione.
La più preoccupante reazione che non dobbiamo avere nemmeno noi politici è quella di pensare che siano altri a dover fare qualcosa o che siano altri a dover fare ben altro, il "benaltrismo". Il Sindaco, l'amministrazione comunale dice: "Sì, però, se non fanno qualcosa a livello regionale, noi dal nostro livello facciamo pochino". Noi Consiglio regionali diciamo: "D'accordo, ma alcune cose sono a livello nazionale, comunitario". Abbiamo sentito dire anche da queste parti: "La Cina? Se non fa qualcosa la Cina o l'India.". Chi ha la responsabilità, chi ha un mandato da parte dei cittadini si deve prendere la responsabilità di adottare soluzioni concrete e immediate.
È stato detto questa mattina, e sono contento che sia stato citato Peccei che abbiamo perso cinquant'anni anzi; forse, ne abbiamo persi cento.
Cinquant'anni nei quali non solo non siamo andati nella direzione dovuta ma siamo andati nella direzione contraria, quindi forse ne abbiamo persi anche cento.
Le cose cambiano solo se ognuno di noi, per quelle che sono le sue competenze, le sue possibilità e le sue responsabilità, cambia qualcosa.
Serve anche da parti di noi politici una vera rivoluzione, una rivoluzione intesa proprio nella definizione letterale della Treccani: "Mutamento radicale di un ordine statuale e sociale nei suoi aspetti economici e politici".
Bisogna avere il coraggio anche di fare delle scelte impopolari, signori non solo le scelte che ci fanno prendere i voti la prossima volta, ma anche delle scelte impopolari. Mi spiace, è così.
Abbiamo sentito dire: "Sì, ma non tutti possono cambiare l'auto, bisogna aiutare i cittadini a poter cambiare l'auto". Signori, guardate che chi ha meno risorse, magari non solo non può cambiare l'auto ma - dirò una cosa cinica - i poveri muoiono di più dei ricchi - ripeto, muoiono più dei ricchi - anche per le condizioni ambientali di dove vivono e anche perch si possono curare di meno. L'automobile da una parte e la salute dall'altra: cosa pesa di più? Parliamone. È famosa la questione del percorso del tram 3 a Torino che, per ogni chilometro, si perdono cinque mesi di vita, come dicono le statistiche. Pensiamo a questo.
Decisione impopolare anche per favorire un cambiamento perché sappiamo come funziona. Tutti dicono: "Bisogna cambiare oggi", "dobbiamo fare", ma poi quando il cambiamento riguarda noi diciamo: "Proprio io? Ma perché non inizia lui? Da me dovete iniziare? Datemi una piccola deroga, una proroga datemi due anni di tempo e magari mi organizzo, quindi iniziate da qualcun altro".
Invece, purtroppo, bisogna anche fare delle scelte impopolari, poiché i fatti dimostrano che finora non è servito pensare di migliorare le condizioni ambientali del nostro pianeta con una visione altruistica. Non è servito pensare di farlo per i nostri figli, per i nostri nipoti, per i poveri e per le altre generazioni. Non è servito. Abbiamo perso. Allora facciamolo per egoismo, facciamolo per noi, perché questi cambiamenti che porteranno modificazioni nella nostra vita e nella nostra salute e alle nostre tasche, sono già qui.
Le nostre produzioni sono minacciate dai cambiamenti climatici, le nostre produzioni di eccellenza come il nostro vino. Se non vogliamo farlo per altruismo, facciamolo per egoismo, per salvarci noi, la nostra salute e i nostri soldi. Facciamolo almeno per questo perché non c'è moltissimo tempo.

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Legislatura n. XI - Seduta n. 24 del 15/10/19 - ROSSI Domenico - Argomento: Protezione della natura (fauna, flora, minerali, vigilanza, ecc.)


Assemblea aperta ai sensi dell'articolo 53 del Regolamento interno. "Ambiente e clima, quali soluzioni per il futuro?"


Grazie, Presidente, e grazie a tutte le persone e alle Istituzioni che oggi sono intervenute.
Mi permetto anch'io di fare un ringraziamento, in particolare ai ragazzi del movimento Fridays for Future, perché finalmente costringono questo Consiglio, ma non solo questo Consiglio, direi il mondo intero, a confrontarsi con il tema dell'emergenza climatica e costringono a farlo nei termini di un'emergenza. Abbiamo ascoltato le loro parole e alcuni di noi hanno manifestato con loro nelle settimane scorse. È importante sottolineare quest'aspetto. Stiamo discutendo di un'emergenza, quindi non ci basta il buonsenso, come abbiamo ancora sentito dire oggi in quest'aula da qualcuno.
Abbiamo ascoltato i dati oggettivi che le Università e i vari intervenuti ci hanno raccontato; abbiamo sentito anche i dati relativi all'aumento della temperatura e allo scioglimento dei ghiacciai (non ripeterò queste cose, perché le abbiamo già ascoltate), ma una cosa è certa: queste cose ci richiamano alla necessità di un cambiamento di paradigma. Qualcuno potrebbe usare la parola "rivoluzione", ma serve un cambiamento radicale dei nostri presupposti culturali e dei nostri comportamenti. Con il buonsenso e con i piccoli passi non usciamo certamente da quella che è l'emergenza di cui stiamo parlando.
I ragazzi ci costringono ad affrontare questo tema, che però non è un tema nuovo. Non è un tema che nasce oggi, è un tema che ci accompagna da decenni, ma come tanti "lemmings" ci stavamo buttando a mare. Qualcuno in questi decenni ci ha detto "guardate che vi state suicidando", ma non abbiamo ascoltato queste parole.
Voglio citarne alcuni, giusto per ricordare a quest'Aula che il tema affonda le radici in decenni di discussioni. Nel 1972 è uscito il rapporto "I limiti dello sviluppo", commissionato al MIT dal Club di Roma (è uno studio importante e famoso), in cui si faceva una simulazione sull'evoluzione del nostro sistema e si diceva che nel giro di cento anni si sarebbe arrivati a un punto di rottura che avrebbe provocato un collasso, sia della questione demografica sia della questione produttiva.
Le questioni erano già ben identificate, perché s'introduceva il concetto di limite. Noi stiamo sfruttando come se non ci fosse limite, invece il limite c'è, dobbiamo cominciare a tenere conto di questo e la questione dello sviluppo sostenibile attraverso le risorse rinnovabili, perché non si possono sfruttare le risorse finite come se fossero infinite e dobbiamo cominciare a impostare uno sviluppo che invece si fondi sulle risorse rinnovabili.
Tutto questo, dagli anni Settanta fino a oggi, ha avuto uno scarso successo, anche se negli ultimi anni possiamo dire che qualcosa ha cominciato a muoversi.
Poi c'è stata tutta una serie di pensatori. Non voglio fare della letteratura, ma non posso non citare Edgar Morin, per fare un nome tra i più importanti, che dagli anni Settanta in poi ha dato il via a una scuola di pensiero. Molte di queste cose le troviamo autorevolmente, sintetizzate e riattualizzate, nella bellissima Enciclica "Laudato Si'" di Papa Francesco, già citata oggi, che ci dice una cosa importante, che forse oggi abbiamo sottolineato poco: quando parliamo di crisi ecologica, non parliamo solo di una questione ambientale, ma parliamo almeno di due aspetti, un aspetto sociale e un aspetto ecologico. Questa crisi, questo sistema che non funziona, ha degli effetti deleteri dal punto vista ambientale, ma anche dal punto di vista della giustizia sociale.
Un ultimo nome che voglio fare, che è quello che, secondo me, più di tutti ha compreso qual è la stortura di fondo della nostra cultura e del perch siamo in questa situazione. È un autore che si chiama Gregori Bezzola, che ci ha spiegato come, in questa visione dell'uomo contrapposto all'ambiente e non di un uomo connesso al suo ambiente, nel momento in cui interviene la tecnica, quindi dalla rivoluzione industriale in avanti, la potenza che l'uomo acquisisce, e che prima non aveva, dà una forza, nei confronti della natura, che porta a uno squilibrio da cui non siamo ancora usciti.
Noi dobbiamo prendere atto di questo, sapendo che qui non è in ballo una questione ambientale, ma è in ballo una questione evoluzionistica. La posta in gioco è l'evoluzione: non esiste l'evoluzione dell'essere umano sganciata dall'evoluzione del sistema in cui è inserito. Noi non dobbiamo occuparci dell'ambiente perché siamo buonisti o perché è giusto così, ma perché, come diceva anche adesso il collega, se volete anche per una forma di egoismo, perché noi non usciamo da questa questione, siamo in un imbuto.
O ci usciamo insieme all'ambiente in cui siamo inseriti, oppure non ne usciamo neanche noi.
Anche le questioni economiche che altri hanno toccato - la questione del modello economico che genera, che uccide o che genera ingiustizia, sia sociale sia climatica, così come il richiamo ai nostri comportamenti individuali, che correttamente devono cambiare - non potranno mai cambiare in profondità, se noi non rivediamo i nostri presupposti culturali di fondo.
È una questione che deve partire, prima di tutto, da questa consapevolezza e serve un cambiamento radicale dei nostri saperi, del nostro sistema scolastico e dei nostri modelli educativi, perché se i modelli su cui ci fondiamo sono sbagliati, anche i nostri comportamenti lo saranno.
Ma - e arriviamo a questa sede, che è quella del Consiglio regionale - oggi non possiamo non porci la domanda di cosa possiamo fare noi, come Consiglio regionale, come Ente Regione.
Su questo mi permetto di dare il mio contributo: sono contento che l'Assessore Marnati sia in aula e abbia ascoltato la quasi totalità del dibattito (questo gli fa onore), perché è importante ascoltare quello che viene detto. Mi dispiace che altri Assessori non siano presenti, perch questo è un tema che in realtà non riguarda solo l'Assessore Marnati, ma riguarda moltissimi Assessorati, a partire da quello della salute, ma anche quello delle attività produttive.
Vorrei partire da questo, proprio da un suggerimento, un mio contributo: esiste, a livello europeo, una strategia europea per la bioeconomia e l'economia circolare; esiste a livello nazionale un Piano nazionale per la bioeconomia e l'economia circolare. La Regione Piemonte non ha un Piano regionale per la bioeconomia e l'economia circolare.
Chiedo che questa legislatura possa darsi quest'obiettivo ambizioso Assessore, da portare avanti insieme anche all'Assessorato alle Attività produttive, perché il settore della bioeconomia darebbe una risposta anche a chi oggi ha posto la questione del lavoro, anche mettendo un indizio pericoloso, perché non c'è una contrapposizione tra il lavoro e la necessità di cambiare modello di sviluppo. Se cadiamo in questa trappola non ne usciamo. Dobbiamo trovare la possibilità - e in Piemonte abbiamo eccellenze internazionali da questo punto di vista - di produrre beni e lavoro all'interno di un modello diverso, che non sfrutti l'ambiente, ma che utilizzi le fonti rinnovabili e che rigenera i territori.
Questo è possibile, non è una cosa che dobbiamo immaginarci per il futuro.
Esiste già, dobbiamo soltanto renderla a modello e incentivarla. Pertanto un Piano sulla bioeconomia e l'economia circolare significa, prima di tutto, incentivare la nascita di nuove attività che creeranno lavoro, nel rispetto dell'ambiente in questo settore, ma anche la riconversione di attività esistenti.
Faccio un esempio con la chimica su tutte: non è che 20 o trent'anni fa esisteva la chimica verde ed era un settore altamente inquinante. Oggi, per fortuna, insieme a un settore old style, esiste una chimica verde che fa le stesse cose, magari anche meglio di prima, ma lo fa nel rispetto dell'ambiente e con un nuovo modello.
La Regione Piemonte ha bisogno di avere un piano su questo, perché uno degli ambiti d'intervento della Regione è quello della pianificazione.
Senza pianificazione, noi seguiremo a tentoni il mercato o le mode del momento, mentre una pianificazione seria, che s'inserisce nel quadro europeo nazionale, ci aiuterà a essere all'avanguardia.
Un ruolo importante, in questo settore, devono giocarlo i nuovi fondi europei, perché è evidente che serviranno degli investimenti, quindi è importante che la nuova programmazione tenga conto di questo scenario.
Poi, ci sono le questioni più ordinarie. È evidente che oggi, parlando di emergenza climatica, dobbiamo trovare il modo di potenziare il trasporto pubblico locale, incentivare le persone a usare meno l'auto e più il trasporto pubblico e incentivare la sharing mobility (in questo momento c'è soltanto a Torino e nelle metropoli, mentre nel resto del Piemonte non esiste).
Si è parlato di consumo di suolo: anche qui, se n'è parlato nell'ottica di non esagerare. Io ritengo, invece, che sul consumo di suolo noi dovremmo essere radicali e arrivare a parlare anche in Piemonte, finalmente, di consumo zero. Tuttavia, quando parliamo di suolo, non dobbiamo parlare soltanto di questo: dobbiamo parlare anche della valorizzazione del suolo perché buona parte dell'inquinamento delle acque arriva dall'inquinamento del suolo; dobbiamo parlare del fatto che noi non sfruttiamo ancora bene il nostro rifiuto organico, che, invece, servirebbe ad aumentare la qualità del suolo e a diminuirne l'inquinamento. Questo, insieme a un efficientamento di quanto è già previsto nel Piano rifiuti, potrebbe essere utile.
Occorre dirsi con chiarezza, a partire dall'Accordo di Bacino Padano, cosa vogliamo fare in Piemonte quando parliamo di emissioni. I ragazzi ci chiedono emissioni zero nel 2030; ieri è uscito un manifesto per un'economia a misura d'uomo che parla di un'Italia a emissioni zero nel 2050. Noi, però, dobbiamo dirci quando vogliamo avere un Piemonte a emissioni zero, perché oggi questo non l'abbiamo detto, ma è arrivato il momento in cui non possiamo più rinviare.
Chiudo, Presidente, con un'immagine: l'immagine di una ciambella, che rubo a una studiosa, Kate Raworth, che ha scritto un libro dal titolo "L'economia della ciambella". La ciambella è delimitata da due linee: una inferiore e una superiore. Lei sostiene che noi dobbiamo immaginare un'economia che abbia questi due confini: la base sociale, dove non dobbiamo mai scendere sotto alcuni livelli di diseguaglianza, d'ingiustizia sociale, di situazione di degrado anche sociale, e poi un tetto, che è un tetto ecologico; dobbiamo avere un'economia che non superi mai questo tetto, quindi non distrugga la natura e non crei inquinamento.
L'obiettivo per il XXI secolo che ci indica questa studiosa e che oggi allargo al Consiglio regionale del Piemonte è quello di portare la nostra economia, la nostra cultura, nel XXI secolo, dentro la ciambella limitandoci a non sforare mai - nelle nostre scelte - né la base sociale n il tetto ecologico.
Grazie.

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Legislatura n. XI - Seduta n. 25 del 15/10/19 - PRESIDENTE - Argomento: Protezione della natura (fauna, flora, minerali, vigilanza, ecc.)


Esame ordine del giorno n. 94 presentato da Biletta, Graglia e Riva Vercellotti, inerente a "La Regione adotti un piano di politiche ambientali"


Grazie.
Procediamo con l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 17, avente a oggetto "Dichiarazione dello stato di emergenza climatica ed ambientale in Regione Piemonte e impegni concreti per contrastare il cambiamento climatico", con la Consigliera Disabato come prima firmataria, di cui al punto 4) all'o.d.g.
La parola alla Consigliera Disabato per l'illustrazione.


Legislatura n. XI - Seduta n. 25 del 15/10/19 - DISABATO Sarah - Argomento: Protezione della natura (fauna, flora, minerali, vigilanza, ecc.)


Esame ordine del giorno n. 94 presentato da Biletta, Graglia e Riva Vercellotti, inerente a "La Regione adotti un piano di politiche ambientali"


Grazie, Presidente.
Anzitutto, mi preme ringraziare tutti gli intervenuti di questa mattina (esperti, tecnici, docenti, realtà rappresentate) che hanno esposto quelle problematiche e quei fenomeni non solo a livello globale, ma anche a livello territoriale, che riguardano il nostro territorio.
Sebbene il riscaldamento climatico sia un fenomeno che coinvolge tutto il globo, noi in Piemonte ne risentiamo in modo particolare, come hanno detto i tecnici questa mattina: sul nostro territorio il riscaldamento dell'atmosfera corre a una velocità doppia rispetto quella degli altri territori e questo ci deve far riflettere.
È vero che non si possono modificare i comportamenti delle altre Nazioni, degli altri Stati e degli altri Continenti, però se questo è l'impatto che viene dato al nostro territorio, noi per primi dobbiamo affrontare la questione in termini emergenziali e con delle misure concrete, perché non possiamo auspicare che, entro il 2100, la temperatura media da noi aumenti e raddoppi rispetto agli altri territori. Per questo motivo, abbiamo proposto un ordine del giorno volto a chiedere misure concrete a livello territoriale e regionale.
L'Assessore all'ambiente questa mattina ha detto che si stanno facendo già molte cose e, secondo noi, alcune sono particolarmente condivisibili sia dal punto di vista ambientale sia dal punto di vista dell'efficientamento energetico. Queste sono le politiche e le misure che vorremmo chiedere di mettere in programmazione per i prossimi anni con il nostro ordine del giorno.
Oltre alla dichiarazione dello stato d'emergenza climatica, vorremmo inserire delle misure concrete, perché il problema non è soltanto ideologico, ma dobbiamo agire con qualcosa che ci porti benefici nei prossimi anni e che preveda degli stanziamenti al fine di migliorare la qualità dell'aria, non soltanto di ridurre le emissioni climalteranti e quindi, di agire in modo immediato sulla tutela e il benessere dell'ambiente.
Con il nostro ordine di giorno chiediamo di dichiarare, come hanno fatto altre Amministrazioni comunali, ma anche altre Regioni, lo stato d'emergenza climatica e dare anche immediata attuazione dell'ordine del giorno n. 1418, che chiedeva, nella scorsa legislatura, di istituire il reddito energetico regionale.
Inoltre, chiediamo l'attuazione, il sostegno e la creazione di comunità energetiche, com'è stato detto questa mattina dall'Assessore all'ambiente: noi lo troviamo condivisibile e l'abbiamo proposto in primis come punto al nostro ordine del giorno.
Queste sono alcune delle misure citate, però ci terrei a dire che sulle nostre montagne e sui nostri territori viviamo e vediamo quali sono gli effetti del riscaldamento climatico non soltanto dal punto di vista ambientale e della salute, ma anche in termini economici: nei prossimi anni, potrebbero esservi gravi ripercussioni sul tessuto della produzione agricola, sul turismo e su tutto quello che le nostre montagne hanno da offrire.
Nella Valle del Gesso, dove sono stata in visita qualche settimana abbiamo potuto verificare, tramite dati divulgati da diverse agenzie, che dal 1850 a oggi il tessuto dei ghiacciai si è ridotto: da 30 ghiacciai che esistevano nel 1850, oggi ne restano soltanto sei. E questo implica una riduzione della diffusione e della copertura dei ghiacciai: ne rimangono soltanto 0,45 chilometri quadrati, che è pochissimo rispetto al passato. Il destino è che, nel giro di pochi anni - addirittura potrebbe succedere nei prossimi 100 anni - questi ghiacciai spariscano completamente. Questo porterà ovviamente a ripercussioni sul territorio e sulle nostre montagne ma è una cosa che non possiamo accettare e sulla quale dobbiamo agire immediatamente. Da noi il riscaldamento globale corre al doppio della velocità e la Regione Piemonte deve dare la sua impronta al doppio della velocità rispetto agli altri territori.
Ringrazio anche i ragazzi del Fridays for Future che ci hanno chiesto d'intervenire nell'immediato sulla situazione e non soltanto a noi, ma anche ad altre realtà, che hanno dichiarato prima di noi lo stato d'emergenza climatica. È vero, a ognuno di noi tocca fare la propria parte.
Questa mattina l'Assessore l'ha detto, incitando anche i ragazzi a fare la propria parte, però noi, come istituzioni e come politica, siamo i primi a dover dare l'esempio e i primi a dover indicare la strada giusta.
Vorrei fare una considerazione su quello che ha detto questa mattina il Presidente Cirio riguardo alla possibilità di evitare di fare divieti o comunque, di vietare determinate cose, perché è una politica che non piace.
Non è una politica del coraggio: noi non dobbiamo aver paura di vietare delle situazioni svantaggiose dal punto di vista ambientale. Anche l'Unione Europea qualche mese fa ha messo al bando la plastica monouso, vietandone l'utilizzo e il consumo entro il 2021.
Non dobbiamo aver paura di vietare completamente l'utilizzo di determinati prodotti o delle pratiche che non sono condivisibili e non sostenibili dal punto di vista ambientale. Non dobbiamo avere questo timore, ammesso che questo non si traduca in termini di consenso elettorale. Certo, nessuno vorrebbe vietare, vorremmo tutti incentivare però, purtroppo, siamo arrivati a un punto in cui questo non è più possibile. L'hanno capito altre istituzioni, l'ha capito l'Unione Europea e dobbiamo capirlo anche noi e avere il coraggio non soltanto di incentivare ma anche di vietare e di punire i comportamenti poco virtuosi.
Mi sarei aspettata, per esempio, più coraggio durante l'emissione dell'ultimo Piano per la qualità dell'aria, perché inserire delle deroghe in questo momento storico, in cui è forte l'impatto dei cambiamenti climatici, non è, secondo me, un buon segnale. Ci sono territori che hanno fatto meglio degli altri? Bene, devono dare l'esempio e devono continuare a farlo, non bisogna derogare e consentire nuovamente di attuare politiche pari a quelle degli altri. Devono dare l'esempio e devono continuare su quella strada, ma noi non dobbiamo derogare, dobbiamo inserire dei divieti ancora più severi, se vogliamo andare a ridurre e azzerare le emissioni.
Condividiamo molti dei principi contenuti anche negli altri ordini del giorno e ci fa molto piacere che anche le altre forze politiche manifestino la stessa sensibilità e la sensibilità dei ragazzi del Fridays for Future.
Mi auguro che tutti gli ordini del giorno possano essere approvati, per partire da quest'Aula oggi per attuare dei nuovi piani di politiche ambientali, energetiche e del trasporto pubblico che possano migliorare effettivamente e nell'immediato la qualità dell'aria e azzerare, nel più breve tempo possibile, le emissioni sul nostro territorio.
Per quanto riguarda altri punti del nostro ordine del giorno, vorremmo inserire nuovi criteri per l'efficientamento energetico degli edifici privati, privilegiando chi, oltre ad agire sul risparmio energetico interviene anche installando impianti che permettano di sopperire al fabbisogno residuo, attraverso fonti rinnovabili; a integrare le pianificazioni regionali, affinché l'obiettivo generale sia il contrasto al cambiamento climatico; a creare un Osservatorio statistico ed energetico regionale, unendo tutti i soggetti che già lavorano da anni sulle tematiche (Enti, Università e quant'altro) con il compito di creare una base dati aggiornata e utile a indirizzare l'azione politica ai servizi dei cittadini. Questo e anche altro.
A me fa piacere, tra l'altro, parlare in Aula di cambiamento climatico e di azioni concrete per la riduzione delle emissioni la settimana dopo l'approvazione del Consiglio dei Ministri del via libera al primo decreto totalmente legato all'ambiente, il Decreto clima, che è il primo atto normativo del Governo che inaugura il Green New Deal.
Prima ho sentito dire che nel provvedimento non ci sono i sussidi ambientali dannosi. Questo è perché tale provvedimento non viaggia da solo viaggia in concomitanza con la legge di bilancio e del collegato ambientale. I sussidi ambientalmente dannosi non ci sono perché sono contenuti nella nota di aggiornamento del DEF, quindi saranno inseriti nella legge di bilancio, come ha detto il Ministro. Questo decreto inserisce misure che per noi sono concrete e immediate, quindi non soltanto dei principi; inserisce degli stanziamenti ed è un ottimo passo per partire.
I soldi forse non saranno sufficienti, però sono immediatamente disponibili per attuare delle politiche, come il buono mobilità, cioè inserire 255 milioni di euro e stanziare fino a 1.500 euro per la rottamazione dei veicoli o fino a 500 euro per quella dei motoveicoli.
Questo è per ridurre le emissioni climalteranti, reinvestendo in servizi ambientali sostenibili, come l'acquisto di biciclette, come incentivi agli abbonamenti al trasporto pubblico locale. Ci sono 40 milioni per le corsie preferenziali per i Comuni, ci sono 20 milioni per il trasporto scolastico ecologico, quindi al sostegno degli scuolabus; ci sono 30 milioni per la riforestazione urbana e questo è stato citato anche stamattina.
Dobbiamo sostenere e ampliare le politiche di piantumazione del nostro territorio e poi c'è l'infrazione per le discariche a depurazione trasparenza dei dati ambientali. Questo è tutto contenuto nel Decreto clima che, per la prima volta nella storia della Repubblica italiana, è un decreto urgente e in via emergenziale, pronto per affrontare le problematiche ambientali che stanno investendo il nostro Paese.
Noi ci auguriamo che la Regione Piemonte possa fare la sua parte, come stanno facendo altri Comuni, come stanno facendo lo Stato e l'Unione Europea, e quindi portarci sulla strada giusta, che è quella non soltanto del buonsenso, ma quella delle buone pratiche ambientali per la tutela del territorio.
Grazie.


Legislatura n. XI - Seduta n. 25 del 15/10/19 - PRESIDENTE - Argomento: Protezione della natura (fauna, flora, minerali, vigilanza, ecc.)


Esame ordine del giorno n. 94 presentato da Biletta, Graglia e Riva Vercellotti, inerente a "La Regione adotti un piano di politiche ambientali"


Grazie, Consigliera Disabato.
Sull'ordine del giorno n. 17 ci sarebbe una modifica da parte degli Uffici per renderlo accettabile e considerabile per il voto. La frase "Il Consiglio regionale dichiara" deve essere sostituita con le parole "impegna la Giunta regionale allo stato di emergenza climatica", essendo che lo stato di emergenza climatica è una richiesta e una dichiarazione della Giunta regionale e non del Consiglio.
Faccio riferimento anche al successivo ordine del giorno, a prima firma del Consigliere Grimaldi, che ha la stessa problematica. Sostanzialmente non cambia, ma è solo una precisazione in modo tale che possa essere accettato nella sua completezza.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Disabato; ne ha facoltà.



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