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  • Legislatura: corrente
  • Parola chiave: emergenza climatica
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Legislatura n. XI - Seduta n. 159 del 16/11/21 - SARNO Diego - Argomento: Montagna - Programmazione sportiva (impianti e attivita")


Testo unificato delle proposte di legge n. 66 e n. 72 "Modifiche alla legge regionale 26 gennaio 2009, n. 2 (Norme in materia di sicurezza nella pratica degli sport montani invernali ed estivi e disciplina dell'attività di volo in zone di montagna), e adeguamento al Decreto legislativo 40/2021") (Presentazione questioni sospensive) (seguito)


Grazie, Presidente.
Illustro una nuova sospensiva che, in qualche modo, si collega alla proposta in oggetto.
Sarebbe opportuno che il Consiglio, in particolare la maggioranza, avesse l'attenzione, il piacere e il dovere di approfondire i propri atti, in particolare in vista dei fondi che arriveranno con il PNRR e in alcune scelte/delibere del futuro, in particolare sul tema della sanità, ma anche sul tema dell'urbanistica, e ridiscutere alcune scelte a fronte di quella che è stata la discussione al COP26.
È vero che qui in Regione partiamo dalla negazione della maggioranza della dichiarazione di stato d'emergenza climatica, quindi comprendo che la maggioranza su questo abbia qualche difficoltà, però bisogna tenere conto del dato che emerge da COP26, poiché non siamo un mondo a parte, ma viviamo in un contesto sociale internazionale. Pertanto, a seguito di quello che nel COP26, nella Conferenza Glasgow si è deciso e si è non deciso - e sottolineo, non deciso - forse sarebbe opportuno approfondire quelle scelte, quegli indirizzi e quei non indirizzi di alcuni Paesi che hanno partecipato a quell'importante Conferenza internazionale straordinaria, per adattare alcune scelte di questa maggioranza (e quindi di questo Consiglio) a quelle decisioni e a quella strategia sul clima e sull'emergenza climatica.
Non è velleitarismo discutere in un'assise come il Consiglio regionale di questi temi. È una scelta politica, è una scelta culturale e di priorità e sarebbe opportuno rivedere alcune scelte che si faranno e che si sono fatte nell'utilizzo dei fondi, perché anche il nostro Governo ha posto delle questioni. E a quelle questioni, sulle quali ci riconosciamo, devono essere poi adattate anche le decisioni del nostro Consiglio e della nostra Regione, in particolare sulla cosiddetta transazione ecologica, sullo sviluppo compatibile con l'emergenza climatica.
Di conseguenza, chiediamo al Consiglio di votare questa sospensione e di adattare quei documenti sul PNRR, in conseguenza anche di quelle decisioni prese o non prese a Glasgow. Questo è un elemento fondamentale e poniamo l'attenzione del Consiglio sulla discussione e sulla riflessione inerente a questa sospensiva.
Grazie.

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Legislatura n. XI - Seduta n. 159 del 16/11/21 - PRESIDENTE - Argomento: Montagna - Programmazione sportiva (impianti e attivita")


Testo unificato delle proposte di legge n. 66 e n. 72 "Modifiche alla legge regionale 26 gennaio 2009, n. 2 (Norme in materia di sicurezza nella pratica degli sport montani invernali ed estivi e disciplina dell'attività di volo in zone di montagna), e adeguamento al Decreto legislativo 40/2021") (Presentazione questioni sospensive) (seguito)


Scusate, se avete dei problemi sul fatto che io legga le sospensive, uscite dall'aula, perché tutti i Consiglieri hanno necessità di capire cosa devono votare. Fatemi fare il mio lavoro, voi avete fatto, come opposizione, il vostro! Questione sospensiva del Consigliere Valle, dividere il provvedimento affrontato solo in parte, essendo già stato votato in merito al ritorno in Commissione; della Consigliera Canalis, affrontare il tema della collocazione delle Case di comunità nelle ASL piemontesi; del Consigliere Martinetti, affrontare il tema del COVID gestito da Finpiemonte, anche alla luce dei problemi di governance esistenti; del Consigliere Grimaldi affrontare il tema della stabilizzazione del personale sanitario; della Consigliera Disabato, affrontare il tema dei fondi trasferiti alla Città metropolitana, per le funzioni delegate; del Consigliere Rossi, urgenza di affrontare il tema dei vuoti cava, con approvazione del regolamento in III Commissione; del Consigliere Chiamparino, fare riflessioni strategiche sul modello il turismo che vogliamo immaginare per il Piemonte; del Consiglio Sarno, approfondire progetti a contrasto dell'emergenza climatica anche attraverso i fondi PNRR; del Consigliere Magliano, affrontare il tema terza dose presso le farmacie, tenendo conto del numero dei tamponi fatti.
Dopo aver ricordato tutte le undici questioni sospensive, ne metto in votazione dieci, perché la richiesta del Consigliere Valle è già stata votata.
Indìco la votazione palese sulle richieste di sospensiva in merito al rinvio dell'esame del testo unificato delle proposte di legge n. 66 e n.
72.
Il Consiglio non approva.
(Esito della votazione nel processo verbale dell'adunanza in corso).

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Legislatura n. XI - Seduta n. 173 del 21/02/22 - SARDO Luca, Friday for Future - Argomento: Protezione della natura (fauna, flora, minerali, vigilanza, ecc.)


Emergenza ecoclimatica e riduzione emissioni climalteranti entro 2030


Grazie. So che avrebbe lasciato dei minuti in più al professor Lewanski per l'intervento, che noi condividiamo in pieno.
Volevo partire da alcune riflessioni che abbiamo sviluppato nel corso delle mobilitazioni delle ultime settimane, mobilitazioni di protesta che si sono sviluppate nel mondo studentesco. Magari l'Assessore non condividerà lo strumento della protesta, però sono stati, secondo noi, dei momenti molto importanti perché finalmente gli studenti hanno ripreso, dopo la pandemia a discutere del loro futuro e a ragionare criticamente su che cosa non andasse nel mondo in cui viviamo, non solo scolastico ma in generale. In queste mobilitazioni, che hanno visto l'occupazione di tantissimi licei nel corso delle settimane, siamo stati invitati e abbiamo parlato del problema dell'emergenza climatica, dei rischi e delle paure che i ragazzi hanno quando si parla di questo tema.
Mi sono appuntato alcune frasi che, secondo me, sono importanti per farci capire, proprio a livello emotivo, che cosa pensano oggi i giovani quando riflettono sul loro futuro. "Siamo pochi, secondo me è per questo che non ci ascoltano. Per me è terribile vedere che nei dibattiti in tv i politici non parlano mai dei nostri problemi" (Francesca, diciassette anni studentessa al liceo scientifico di Torino). "Non avevo mai visto un incendio così grande e così vicino. Mio papà si è trasferito da poco a Lanzo, non ci ero mai stato prima. Ieri notte quasi non riuscivo a dormire". (Mirko, sedici anni, vive a Lanzo e studia in un liceo linguistico a Torino). Si riferisce all'incendio di qualche settimana fa.
L'ultima frase ci lascia una domanda su cui riflettere: "La cosa che mi spaventa di più è che non so come fare per cambiare le cose. Non sono bastati gli scioperi con milioni di ragazzi, non sono bastati tutti questi report scientifici delle Nazioni Unite. Ma allora cosa possiamo fare per convincere chi ha il potere ad agire?" (Rebecca, quindici anni, studentessa al liceo scientifico di Moncalieri).
Ovviamente rispondere a queste domande per noi è difficile. L'ultima volta che siamo venuti in Consiglio regionale (due anni fa) era per un Consiglio aperto sui cambiamenti climatici. Durante la seduta è stato detto da un Consigliere che non venivano apprezzati i modi di coloro che tratteggiano una visione catastrofistica del cambiamento climatico: "A oggi, non è possibile accostare l'inquinamento da noi prodotto ai cambiamenti climatici in modo diretto, in quanto non ci sono prove scientifiche che lo dimostrino".
Questa frase, secondo me, è l'unica risposta che abbiamo potuto dare ai ragazzi sul perché, ancora oggi, in politica si faccia così fatica ad affrontare questo problema. Quando dal negazionismo si passa alla discussione vera del problema, si cerca sempre di scaricare la responsabilità. E l'Assessore oggi di nuovo ha riferito che, secondo lui l'Europa può fare poco, che gran parte dell'inquinamento e delle emissioni derivano da altri paesi, dalla Cina, dall'India, però spesso ci dimentichiamo che derivano anche dagli Stati Uniti e dall'Australia, e che quindi noi abbiamo una responsabilità minore.
Ovviamente un discorso di questo tipo non regge, perché la CO2, a differenza degli inquinanti atmosferici, non resta in atmosfera per poco tempo, ma resta in atmosfera per tantissimo tempo.
Scientificamente, quindi, gran parte della CO2 che oggi è nell'aria, che respiriamo e che riscalda il nostro pianeta è stata emessa da noi, dal mondo occidentale nel corso dell'ultimo secolo, quando, in realtà, altri paesi come Cina e India producevano pochissime emissioni e non avevano nessuna responsabilità dei cambiamenti che già oggi stanno colpendo fasce molto più deboli della popolazione e molto più deboli di noi che l'abbiamo causato.
Sul fatto che la protesta non serva, sono completamente in disaccordo.
Ovviamente la protesta deve essere costruttiva, ma serve ancora oggi. Non siamo tutti sulla stessa parte e non stiamo remando tutti dalla stessa parte. Ancora oggi, in Europa, tante forze politiche qui rappresentate stanno votando per continuare a sussidiare i combustibili fossili; stanno votando per continuare a includere le centrali a gas e che il combustibile utilizzato per produrre energia, che ancora oggi emette gran parte delle emissioni, anche in Italia, venga ancora sussidiato da investimenti definiti sostenibili dalla Commissione europea.
Non siamo tutti dalla stessa parte, quindi la protesta serve: spero che un giorno noi, Extinction Rebellion, e tutti gli altri movimenti diventeremo non necessari, perché vorrebbe dire riuscire veramente ad affrontare questa crisi. Oggi non è così, quindi dobbiamo continuare a scendere in piazza.
Sugli aspetti più tecnici, lascerò la parola a tutti coloro che ci seguiranno, perché molto più preparati di me e di noi per parlarne.
L'ultimo aspetto che voglio sottolineare è che la crisi tematica, come avete detto anche voi, non esiste nel vuoto; è legata a cause in comune con altre emergenze, soprattutto sociali e di disuguaglianze che viviamo oggi.
La cosa più grave è che in futuro, quando sarà ancora più grave di oggi inasprirà queste altre emergenze e stringerà ancora di più il gioco intorno alle persone che già oggi soffrono.
Pertanto, cosa occorre fare? Per affrontare questo problema, non si pu pensare, com'era stato detto nel Consiglio regionale di due anni fa, che lo sviluppo tecnologico ci salverà, che la tecnologia e la scienza da sole risolveranno il problema e ci porteranno verso un mondo sostenibile resiliente e a zero emissioni. Purtroppo non è così. Serve guardare in faccia la realtà e affrontare le emergenze sociali che ci sono oggi.
L'ultimo studio pubblicato ieri su "Nature", che studia la carbon footprint, di cui parlava prima l'Assessore, afferma che, oggi, l'1% più ricco del nostro pianeta emette settantacinque volte più CO2 del 50% più povero. È responsabile del 15% delle emissioni totali di CO2 e ogni persona emette settantacinque volte di più di una persona che fa parte del 50% più povero. Le emergenze sociali, quindi le disuguaglianze sociali, sono alla radice della crisi climatica che stiamo vivendo. Questa crisi, quindi, deve diventare la priorità e il faro che illumina tutte le decisioni che voi prenderete da qui in avanti. Il primo passo, ovviamente, è riconoscere che finora non è stato fatto abbastanza, perché c'è un esame chiaro per capire se la politica sta facendo abbastanza: se le emissioni scendono nella percentuale richiesta dall'IPCC per restare sotto l'aumento di 1,5 gradi.
Se le emissioni non scendono, vuole dire che non si sta facendo abbastanza.
È così semplice, purtroppo, ed è la verifica che bisogna fare ogni anno.
Serve fare molto di più: serve affrontare la realtà e serve affrontare le ingiustizie intrinseche alla società e al sistema economico in cui viviamo oggi. Noi, purtroppo, non possiamo accettare compromessi, perché non si pu scendere a compromessi con le leggi della natura. Ogni singola tonnellata di CO2 in più non farà che inasprire le siccità che viviamo oggi, le ondate di calore e le alluvioni. I principi della termodinamica non si modificano solo perché abbiamo fatto qualche piccolo passo in avanti ogni anno.
Questo grande, variegato e partecipato movimento per il clima, nato negli ultimi anni, è qui per restare e noi scenderemo in piazza di nuovo, a migliaia, ogni settimana, ogni mese, finché non avremo ottenuto ciò che vogliamo, non tanto per noi, ma per le future generazioni.
Grazie.

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Legislatura n. XI - Seduta n. 173 del 21/02/22 - POGGIO Alberto, Politecnico di Torino - Argomento: Protezione della natura (fauna, flora, minerali, vigilanza, ecc.)


Emergenza ecoclimatica e riduzione emissioni climalteranti entro 2030


Buongiorno a tutti. Spero stiate vedendo la presentazione che ho preparato con qualche slide.
Gli interventi degli Atenei piemontesi sono articolati su più tematiche. Io introduco il tema che credo sia centrale quando parliamo di clima e di emissioni, in quanto larga parte della causa delle emissioni che alterano il clima, che creano una condizione già di emergenza, ha che fare con il consumo di combustibili fossili e, quindi, quello che richiede una transizione energetica verso nuove modalità di soddisfacimento di questi fabbisogni.
Se facciamo il quadro degli obiettivi di riduzione delle emissioni, a partire dai dati di riferimento che assumiamo da decenni, dal 1990 l'Unione Europea ha via via accelerato fortemente sulla richiesta di riduzione delle emissioni, al punto che parlavamo anni fa di ridurre del 20%, adesso c'eravamo attestati su una riduzione del 40%, ma nella legge europea sul clima parliamo di decarbonizzazione totale dall'economia europea al 2050. Per raggiungere in così breve tempo questo obiettivo l'orizzonte del 2030 ci obbliga tutti a ridurre del 55%, almeno le emissioni.
Questo, se lo mettiamo a confronto con gli strumenti che abbiamo oggi su scala locale e regionale, ci mette, forse, in difficoltà. Se facciamo un paragone con le previsioni dell'attuale strumento, quello dove principalmente andiamo a gestire le previsioni e gli scenari futuri energetici e, di conseguenza, di transizione energetica e riduzione delle emissioni, lo strumento, che peraltro è in discussione proprio in questi giorni presso il Consiglio regionale, sconta il fatto di essere stato immaginato in tempi decisamente precedenti, quindi porta al suo interno un obiettivo, certamente già sfidante ma, purtroppo, del tutto insufficiente a raggiungere la riduzione del 55% delle emissioni, così come ci richiede l'Unione Europea.
Inoltre, non riporta obiettivi, scenari e previsioni al 2050, perché, come sappiamo, quella del 2030 è solo una tappa intermedia prima di raggiungere la completa decarbonizzazione, che è fatta con tante iniziative a scala locale. I numeri che sto proiettando sono presi direttamente dagli allegati del PER, quello che è in fase di proposta in questi giorni, quindi ci indica come questo strumento, per quanto già decisamente ambizioso, abbia oggettivamente dei limiti e delle criticità che non possono essere ignorate e devono essere affrontate da subito, perché le tempistiche d'azione che ci vengono imposte dall'emergenza in corso non ci permettono più di tergiversare rispetto a questo tipo di decisioni.
Credo che un po' tutti noi dobbiamo assumerci la responsabilità - lo faccio io per primo, che da circa vent'anni mi occupo di questi temi e credo che dobbiamo farlo un po' tutti - che l'ultimo Piano energetico approvato in questa Regione è di quasi vent'anni fa e quello attualmente in discussione ha avuto una lunghissima gestazione, ma non per colpa di qualcuno che non è capace a gestirlo, ma perché lo strumento in sé, il Piano energetico, è uno strumento molto complesso, articolato e difficile da portare a compimento.
Dobbiamo immaginare di modificare drasticamente gli strumenti e i piani d'azione perché i tempi corrono, l'emergenza climatica corre più veloce di noi, ma noi dobbiamo essere in grado di decidere e, soprattutto, di agire.
Questo ci pone degli interrogativi importanti rispetto a quello che dobbiamo fare cinque secondi dopo l'approvazione di questo Piano energetico, che a questo punto dev'essere rimaneggiato e rivisto in termini di orientamento dei suoi obiettivi e di capacità di essere incisivo a breve termine.
Se parliamo di quello che è necessario fare, dobbiamo discutere degli elementi principali che hanno a che fare con i nostri consumi energetici.
Il grosso dei nostri consumi è soprattutto dovuto a dove usiamo l'energia: gli edifici sono la principale componente di consumo, oltre il 40% del nostro fabbisogno, quindi sono la prima quota di azione che dobbiamo mettere in campo, in termini iniziali di fabbisogni, in particolare dei fabbisogni degli involucri edilizi dove dobbiamo continuare ad agire.
I trasporti sono l'ambito in cui dobbiamo spostare fortemente i fabbisogni di energia da attuali combustibili fossili verso l'elettrificazione, ma anche qui, prima ancora di agire in termini di mero spostamento, dobbiamo ridiscutere in termini di consumi dei trasporti. Non possiamo più immaginare una dinamica in cui i trasporti esplodono, ma dobbiamo immaginare di contenere una domanda che è molto difficile anche da spostare in termini di transizione.
Infine, c'è l'ambito più difficile su cui intervenire, quello della produzione, dove, di nuovo, l'elettrificazione è una chiave. Per fare questo, servono dati. I dati che abbiamo nel Piano energetico sono già importanti, ma purtroppo non sono ancora sufficienti per avere un quadro complessivo, quindi l'idea dell'Osservatorio energia-clima è di fondamentale importanza, ma deve lavorare per costruire analisi e serie storiche solidi e difendibili su cui basare previsioni affidabili per un futuro che dovremmo concretizzare in tempi molto brevi.
Prima si accennava alle questioni di natura economica che tendono a scatenarsi poi in quelle che sono gli effetti sulle imprese e sui cittadini, tuttavia credo che sia necessario prendere atto di una situazione che ormai è visibile. Al di là delle dinamiche geopolitiche di questo periodo, quello che sta generando problemi di costo dell'energia è l'uso delle fonti fossili. Sono le fonti fossili a creare perturbazioni sui mercati, incrementi di costo e lo sono perché sono incompatibili con le politiche di contrasto al cambiamento climatico. Quello che sta spingendo in alto il costo delle fonti fossili è il fatto che, finalmente, o purtroppo a seconda dei punti di vista, il costo della CO2 emessa è diventato un valore fondamentale di mercato, il più importante e non tornerà più indietro perché, purtroppo, dobbiamo prenderne atto.
In un contesto come questo, bisogna mettere molto bene a fuoco - ho l'impressione che gli interventi precedenti in qualche caso non avessero chiaro questo aspetto - che le soluzioni sono già disponibili e si chiamano efficienza energetica e fonti rinnovabili e sono già attuali, mature implementabili ed efficaci dal punto di vista del mercato.
Quello che vedete è il grafico che porto all'interno della mia Università per investimenti futuri; non pretende di fare altre cose diverse dall'efficienza energetica e delle rinnovabili perché sono estremamente competitive, anche rispetto al mercato. Questa è la logica in cui ci dobbiamo muovere e credo che debba essere la logica in cui dobbiamo aprire la prospettiva e la transizione nell'arco dei prossimi anni.
Chiudo con la slide che ha a che fare con il contesto dell'attività degli Atenei piemontesi, per accennare al fatto che, come Università del Piemonte, ma in realtà come Università italiane, siamo già in marcia da tempo sul tema dello sviluppo sostenibile attraverso la rete dell'Università per lo sviluppo sostenibile. Realtà che ormai raggruppa oltre ottanta Atenei in tutta Italia e che è attiva con un coordinamento regionale che sta già contribuendo all'attuazione delle strategie per lo sviluppo sostenibile della Regione Piemonte.
Vi ringrazio del tempo dedicatomi e passo la parola, a questo punto, al collega successivo.

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Legislatura n. XI - Seduta n. 173 del 21/02/22 - AINA Carmen, Università del Piemonte orientale - Argomento: Protezione della natura (fauna, flora, minerali, vigilanza, ecc.)


Emergenza ecoclimatica e riduzione emissioni climalteranti entro 2030


Buongiorno a tutte e a tutti i partecipanti di questa Assemblea aperta del Consiglio regionale. Ringrazio anche il Presidente Cirio e tutta la Giunta per questo invito.
Oggi siamo qui a parlare sostanzialmente dell'Obiettivo 13 dell'Agenda 2030, che esplicita in maniera netta la lotta contro i cambiamenti climatici.
Ciò che è emerso è che questa è chiaramente una sfida globale, che non rispetta i confini nazionali, ma interessa tutti i paesi di tutti i continenti, i cui effetti creano oggi delle esternalità negative sulle economie nazionali, con dei costi inevitabilmente molto alti per le persone, per le comunità e per i paesi, che saranno ancora più consistenti e significativi se non si agirà in maniera ferma e decisa nei prossimi anni, proprio perché queste emissioni riguardano tutti.
Tutti gli interventi precedenti, avvalorati dai risultati della comunità scientifica, ci hanno dimostrato che quest'emergenza climatica ha ripercussioni sull'ambiente, sull'attività e sui modelli produttivi, ma anche sulla società civile. Gli interventi dei movimenti dei giovani, a tale proposito, sottolineavano l'importanza di non sottovalutare il tema delle disuguaglianze nel trattare questo problema. È sicuramente importante promuovere delle soluzioni che siano coordinate a livello internazionale e tutti i vari tavoli di lavoro, soprattutto in ambito della cooperazione vanno in quella direzione, affinché tutte le azioni possano essere fattive e condivise.
Oggi ci stiamo soffermando, in particolar modo, su due momenti cruciali, i cosiddetti punti di non ritorno, i tipping points, cioè le finestre al 2030 con l'obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra al 55%, per arrivare a una neutralità nel 2050. Perché bisogna fare questo? Perché è necessario perché dobbiamo garantire le stesse condizioni alle generazioni future. Per fare questo, anche nell'intervento iniziale dell'Assessore Marnati, si segnalava l'importanza di un approccio intelligente, che consideri l'implementazione di politiche di mitigazione e nel contempo anche di adattamento.
Per fare questo, è fondamentale un approccio sistemico e tempestivo che possa promuovere, in maniera sinergica tra istituzioni, sistema produttivo e società civile, tutte queste importanti politiche che vengano prese in considerazione e implementate.
Lo strumento che però possiamo già utilizzare per avere questo approccio sistemico è proprio rappresentato dall'Agenda 2030. Come tutti immagino sappiate, l'Agenda 2030 stabilisce diciassette obiettivi di sviluppo sostenibile, che sono, di fatto, le sfide che tutti quanti dobbiamo affrontare da oggi al 2030. Questa era la finestra, proprio per segnalare che non c'è soltanto un obiettivo; seppur oggi discutiamo l'Obiettivo 13 che è quello della lotta contro il cambiamento climatico, in quanto sono tutti interconnessi. In queste sfide, declinate in questi goal, si segnala il fatto che il miglioramento di uno è interconnesso con l'altro, produce una serie di ricadute e può consentire un'accelerazione nel conseguimento di tutti gli obiettivi.
Vista anche la pandemia che ci ha travolto negli ultimi due anni, per avere salute e benessere non si può prescindere dall'importanza di realizzare altri obiettivi, come ad esempio quello della lotta ai cambiamenti climatici, una maggiore parità ed equità nell'accesso all'istruzione e alla conoscenza, la tutela di tutte le risorse, sia sott'acqua sia sulla terra e così via. Pertanto, è importante promuovere il modello dell'Agenda 2030 per riuscire ad affrontare la complessità di queste questioni e tutti i vari legami, perché solo la capacità di sviluppare in maniera contestuale tutte le ricadute positive e gli interventi mirati degli obiettivi potrà accelerare la promozione di uno sviluppo sostenibile.
Oggi c'è stata una carrellata dei quattro Atenei piemontesi, nei quali il nostro contributo è quello di cercare di accelerare la trasformazione del sistema produttivo nel perseguimento di un benessere sociale e ambientale nell'interesse non solo delle generazioni attuali, ma soprattutto di quelle future, secondo il principio dello sviluppo sostenibile. Di conseguenza, le generazioni presenti nelle loro attività non devono compromettere le possibilità future di altri. Questo è fondamentale.
Noi come Atenei abbiamo il privilegio di parlare ai giovani e ci siamo messi al servizio dei territori e delle istituzioni, attraverso la comunicazione e la capacità di rivedere tutte le attività che svolgiamo dalla ricerca alla didattica, per cercare di fornire ai giovani di oggi che saranno gli adulti di domani, gli strumenti, le competenze e la consapevolezza per contrastare tutte queste sfide ed essere veramente promotori e agenti di questo cambiamento, promuovendo un modello di sviluppo sostenibile nelle attività economico-produttive e nella società civile.
In molti Atenei, grazie al coordinamento della Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile (RUS), c'è un tavolo di lavoro-educazione, per trovare anche modalità innovative per trasferire la conoscenza e la competenza nell'ottica di affrontare le varie sfide, con un'attenzione ad approcci didattici transdisciplinari e un'attitudine al problem solving. Per rispondere alle sfide globali cui siamo tutti chiamati, ci vuole necessariamente un approccio olistico.
Secondo il World Economic Forum, si prevede che, in meno di cinque anni, il 40% delle competenze base dei lavoratori cambieranno, così come cambieranno anche le figure professionali. Proprio alla luce delle sfide tecnologiche e ambientali da affrontare, diventa fondamentale fornire le conoscenze, gli strumenti e le modalità ai giovani e alle future generazioni su come riuscire ad affrontarle. Anche questo è un elemento rilevante per rimuovere le disuguaglianze e favorire un'inclusione sociale.
Ecco perché tutte le Università si stanno impegnando anche del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. La Missione 4 è dedicata a istruzione e ricerca, tra l'altro, lo sottolineo, finanziata nel piano d'intervento europeo Next Generation EU, cioè rivolta ai giovani, ovvero a coloro che possono essere promotori di questo cambiamento. Mettendo al centro i giovani, le Università vogliono rilanciare una crescita potenziale, la produttività e l'inclusione sociale del Paese. Anche attraverso il rafforzamento di tutte le relazioni con il territorio.
Qual è il contributo in qualità di rappresentante dell'Università del Piemonte Orientale alla discussione di oggi? Come Ateneo, anche dopo il periodo molto difficile della pandemia, che ha già creato una rivoluzione nella modalità di approcciarsi alla didattica, con grande slancio ha visto la creazione di un Dipartimento nuovo e multidisciplinare (il Dipartimento per lo Sviluppo Sostenibile e la Transizione Ecologica), con un'anima caratterizzata da un approccio olistico, in modo che nell'affrontare le varie criticità e sfide ci si possa mettere insieme con modalità di ragionamento, di ricerca e di conoscenza provenienti da diverse discipline.
Tali obiettivi di essere fattivi e di contribuire all'accelerazione verso la realizzazione di un modello di sviluppo sostenibile sono stati sperimentati nella creazione di un corso di laurea completamente innovativo, che ha preso inizio in quest'anno accademico.
È il corso di laurea in Gestione Ambientale e Sviluppo Sostenibile, con la velleità di rompere un po' gli schemi monodisciplinari degli approcci proponendo approcci transdisciplinari, con compresenze e collaborazioni con le attività economiche e produttive, al fine di formare delle nuove generazioni non solo con le competenze, ma anche con quella sensibilità indispensabile per affrontare tutte le sfide, perché oggi possiamo e dobbiamo contare sui giovani per facilitare il processo di transizione ecologica e digitale.
Concludo dicendo che noi Atenei siamo veramente attivi in questa sfida globale, contenuta nei diciassette obiettivi dell'Agenda 2030: ci impegniamo nella ricerca, nella didattica e in tutte le attività divulgative per promuoverci come degli hub di saperi e conoscenza, in chiave sostenibile, al servizio della collettività.
La costituzione di una comunità consapevole, infatti, costituisce il primo tassello per non arrivare sconfitti ai tipping points. La sfida globale si vince solo se siamo uniti e se non ci sono disparità e differenze, come già ampiamente detto.
Elemento importante di queste settimane è stata anche la rivoluzionaria modifica di alcuni articoli della Costituzione che hanno visto al loro interno l'integrazione degli aspetti legati alla tutela dell'ambiente aspetto indubbiamente rilevante, ma lascio la parola alla collega professoressa Roberta Lombardi, la quale offrirà spunti per discutere più nel dettaglio questo cambiamento nella Costituzione.
Vi ringrazio.

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