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  • Parola chiave: emergenza climatica
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Legislatura n. XI - Seduta n. 137 del 15/06/21 - DISABATO Sarah - Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici - Caccia


Esame ordine del giorno n. 417 presentato da Perugini, Preioni, Gagliasso Cane, Lanzo, Gavazza, Demarchi, Poggio, Leone, Zambaia, Fava, Marin, Mosca Cerutti, Nicotra e Dago, inerente a "Problematiche sicurezza e contenimento relative alla fauna selvatica; ordine del giorno n. 580 presentato da Bertola, Frediani e Sacco, inerente a "Moratoria del prelievo venatorio per le specie appartenenti alla tipica fauna alpina e per l'allodola"; ordine del giorno n. 595 presentato da Canalis, Avetta, Ravetti e Salizzoni inerente a "Misure urgenti per il contenimento dei capi di ungulati in sovrannumero"


Grazie, Presidente.
Ho ascoltato tutti gli interventi dei colleghi, ho ascoltato la lettura degli ordini del giorno e temo che questo tema sia trattato, per l'ennesima volta, in modo incompleto, parziale e non scientifico. Trattarlo in questo modo equivale quasi a far gestire la pandemia COVID da personale non medico, non specializzato: è la stessa cosa! Sono anni che ormai questo tema è ricorrente in Consiglio regionale: noi l'abbiamo affrontato dall'inizio, da quando siamo entrati in quest'Assise, facendo anche delle proposte di tipo operativo alla Giunta, di fatto senza poi ottenere vere risposte.
Nella stessa discussione sono state trattate diverse questioni. Proverò a riportarle entrambe, perché il problema degli incidenti stradali è una cosa, il problema dei danni all'agricoltura è un'altra; peraltro, sono anche diverse le cause, se così vogliamo dire. Oggi, per esempio, è stato citato un caso specifico, un evento che ha coinvolto degli automobilisti e un cinghiale, che ha portato alla morte di persone.
Certo, il cinghiale non è l'unico animale che causa incidenti stradali, ce ne sono tanti altri. In Europa il tema è molto sentito, non soltanto per la questione degli incidenti che producono vittime, ma anche perché ci sono delle specie di fauna selvatica protette che spesso sono coinvolte in incidenti stradali. Dunque, questi incidenti recano un danno anche alla biodiversità. Per ogni argomento, quindi, bisogna affrontare la questione sotto tutti gli aspetti, osservando tutti i punti di vista.
Dobbiamo però porci alcune domande: come mai si verificano questi incidenti stradali? Perché un animale finisce sulla strada o su determinati percorsi? Un animale può attraversare, ad esempio, perché ne è stata provocata la fuga da parte di qualche attività umana; perché è stato spaventato; perch sta cercando una popolazione per riprodursi e per disperdere la specie magari sta cercando cibo. C'è anche da dire che, secondo alcuni studi, gli incidenti si verificano soprattutto in alcuni periodi dell'anno, dopo l'inverno, quando gli animali scendono in aree più basse del territorio per cercare cibo e potersi nutrire. Conseguentemente, proprio per cercare il cibo, attraversano determinate zone e incontrano le strade.
A livello europeo, quindi a livello comunitario, questi eventi vengono studiati dalla comunità scientifica, perché meritano soluzioni di tipo scientifico. Ad esempio, prima di prendere dei provvedimenti (badate che qua non si parla di caccia, ma di monitoraggio; si parla di dissuasori, si parla di sensibilizzazione della popolazione), dev'esserci una mappatura del territorio e degli incidenti.
Chiedo alla maggioranza, per esempio, se ha verificato quali sono le aree della nostra regione maggiormente soggette a questi incidenti. Sappiamo dove si sono verificati questi incidenti, soprattutto quelli che hanno causato delle vittime? Sappiamo se sono ricorrenti, se sono legati alla presenza di una determinata strada o alla mancanza di vie di fuga? Perch c'è da dire anche questo: se gli animali non hanno vie di fuga, il territorio è frammentato e l'animale passerà per la strada, per cui potrà incontrare una persona, una macchina o un qualsivoglia ostacolo alla sua fuga. In quel caso, non servono tantissimi ungulati o tantissimi animali ne basterà uno solo per provocare l'incidente.
Vogliamo continuare con questa narrazione del tutto parziale, ideologica negazionista da una parte, o vogliamo cercare di risolvere il problema? Perché a me sembra che tutto si voglia fare tranne che risolverlo. Vogliamo continuare a parlarne? Vogliamo continuare a dire che gli abbattimenti sono la soluzione, per cui metteremo a punto delle squadre di volontari? Parliamo, per l'appunto, dei volontari: noi stiamo delegando una funzione quella del controllo dei piani di contenimento degli ungulati, a dei volontari, a dei cacciatori. ISPRA sostiene che, in realtà, anche questi abbattimenti vanno eseguiti in modo scientifico, privilegiando, magari determinati animali rispetto ad altri.
Pertanto, è opportuno stabilire dei criteri; criteri che, con tutto il bene che i volontari possano fare (non certo a mio avviso, perché non lo penso) non è detto che siano attuati in modo scientifico, o comunque seguendo il parere dell'ISPRA. In quel caso, però, non abbiamo agito per supportare le nostre Province e la Città metropolitana per l'assunzione del personale.
Tant'è - lo dico da sempre, da quando sono entrata qui dentro - che gli ungulati stanno aumentando, mentre le guardie faunistiche stanno diminuendo! Non solo il territorio non è presidiato, ma anche l'attività di antibracconaggio viene meno, per cui siamo qui ogni volta, ormai da quasi due anni e mezzo, a ripeterci che serve dotare le Province di personale.
Oggi saremmo di nuovo qui a votare gli ennesimi atti, che non tengono conto sicuramente della questione a 360 gradi. Se volessimo considerare la questione degli abbattimenti, dove vengono effettuati? Magari dove ci sono tantissimi ungulati, ossia nelle aree boscate, dove non creano danni. Li creano, invece, quando scappano, quando fuggono e arrivano ai campi, dove non trovano un metodo di protezione, una barriera fisica che impedisce appunto, il loro passaggio. Perché, anche in quel caso, per arrecare danno ne basta soltanto uno, non ne servono tanti! Allora, vogliamo continuare a dire che è un problema numerico? Diciamolo ma tra cinque anni saremo di nuovo qui a parlarne, perché nel frattempo non avrete risolto niente. Perché voi non volete affrontare il problema dal punto di vista scientifico, secondo quello che dicono gli scienziati secondo quello che dice l'Unione Europea. Votatevelo, allora, l'ordine del giorno! Che cosa vi devo dire? Starò qua nuovamente a dirvi che servono dei metodi alternativi, dei metodi di prevenzione, delle sperimentazioni nuove.
L'Assessore mi risponderà, "va bene, Disabato, lo approviamo", ma poi non si approverà.
Se siete convinti di risolverla così, allora votatevi questi atti. Io non lo credo, così come non credo che la pandemia possa essere risolta da personale non qualificato. Penso che anche questo problema non si possa risolvere in questa sede con noi che ce la raccontiamo senza andare a vedere cosa dicono la comunità scientifica, la scienza o l'innovazione.
Perché ci sono anche dei metodi innovativi che sono sperimentati. Peccato che qui non ho sentito parlare di niente.
Diremo: "Oggi il Consiglio regionale ha approvato l'atto che prevede il contenimento". Tuttavia, quando l'Assessore Tronzano dovrà emettere il bonifico per pagare i danni, scoprirà nuovamente che i danni sono aumentati, non si sono ridotti e sarà un problema.
Se volete, affrontiamo una discussione ben fatta sul perché dovremmo applicare dei metodi differenti, sul perché la comunità scientifica e l'Unione Europea adottano metodi differenti per evitare gli incidenti, per evitare i danni e quant'altro, o sul perché la Regione dovrebbe pagare del personale qualificato alle Province e non affidarsi ai volontari.
Va bene, Presidente: votateveli! Continuate a chiudere gli occhi. Alla fine faremo un applauso e l'Assessore Tronzano mi dirà quanto avrà speso tra tre anni.
Diversamente, convochiamo delle Commissioni e iniziamo a parlarne; iniziamo a sentire magari che cosa ci dicono dall'Europa, da dove provengono quegli studi, e proviamo a risolvere il problema.
Sinceramente, non ho intenzione di metterci la faccia e votare questi atti che parlano, in senso unico, soltanto del fatto che dovremmo sparare sparare e sparare, senza risolvere il problema.
Soprattutto, dovremmo concentrarci su un'altra emergenza, che colpisce gli agricoltori più dell'emergenza cinghiali. Mi riferisco all'emergenza climatica, ma lì siamo negazionisti! Va bene, oggi sarò negazionista. Grazie.

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Legislatura n. XI - Seduta n. 137 del 15/06/21 - ROSSI Domenico - Argomento: Rapporti Regioni - Governo


Esame ordine del giorno n. 545 presentato da Rossi, Marello, Valle Salizzoni, Sarno, Canalis e Magliano, inerente a "Adesione alla campagna nazionale 'Figli costituenti' per introdurre nella Costituzione della Repubblica italiana i principi di equità generazionale e tutela dell'ambiente"


Grazie, Presidente.
L'ordine del giorno richiede l'adesione alla campagna nazionale denominata "Figli costituenti", che chiede l'introduzione nella Costituzione della Repubblica italiana dei principi di equità generazionale e tutela dell'ambiente.
Si tratta di un ordine del giorno che in queste settimane è particolarmente adeguato, perché è stato già approvato in Senato in prima lettura un disegno di legge costituzionale che affronta gli stessi temi e che ora dovrà affrontare l'iter legislativo che prevede i quattro passaggi.
Nello specifico, l'ordine del giorno che propongo si richiama intanto all'articolo 5 dello Statuto della Regione Piemonte, il quale prevede: "La Regione nella politica di programmazione adotta le misure necessarie a conservare e a difendere l'ambiente naturale, per assicurare alla collettività e ai singoli condizioni che ne favoriscano lo sviluppo civile e ne salvaguardino la salute".
Per quanto riguarda la questione dell'equità generazionale, cito alcuni dati che ci danno contezza del fenomeno. Secondo i dati ISTAT relativi al 2018, la povertà assoluta riguarda il 10,4% delle famiglie in cui la persona di riferimento ha un'età compresa tra diciotto e trentaquattro anni, mentre scende al 4,7% se la persona di riferimento ha sessantaquattro anni.
Sempre secondo i dati ISTAT, nel 2018 il reddito medio di una famiglia con capofamiglia sotto i trentacinque anni è calato del 60% rispetto al 1990 mentre quello di una famiglia con capofamiglia sopra i sessant'anni, con riferimento allo stesso anno, è cresciuto altrettanto.
Secondo il rapporto "Poveri in attesa" presentato da Caritas nell'ottobre 2018, un povero su due in Italia ha meno di trentacinque anni. La spesa pubblica italiana per il sostegno alle famiglie e ai bambini è pari al 2 del PIL (dato del 2015) e quella per l'educazione è pari al 3,8% (dato del 2016), mentre quella per l'erogazione delle pensioni è pari al 16,1% (dato del 2016). Nel complesso, solo il 4% della spesa sociale italiana viene destinata a chi ha meno di quarant'anni.
Nel 2019 il tasso di disoccupazione giovanile in Piemonte tra i quindici e i ventiquattro anni superava il 26%, maglia nera delle Regioni del Nord con la punta del 35,8% della Provincia di Novara. Nel 2020 il dato è sceso al 24,6%, ma è comunque molto al di sopra della media europea, che è al 15,2%, con la Città metropolitana di Torino che si classifica all'ultimo posto con il 30,3% di disoccupazione giovanile. Tutto questo in un quadro nazionale in cui la disoccupazione giovanile nel 2020 sfiora il 30%, sempre secondo i dati ISTAT.
Inoltre, a questi dati vanno aggiunte altre considerazioni. La schiera dei cosiddetti NEET, ovvero i giovani che non studiano, non lavorano e non si formano, è da analizzare a fondo e da affrontare con misure efficaci e produttive. Su questo serve un vero e proprio cambiamento di rotta a livello culturale.
Secondo gli ultimi dati ISTAT, nel 2018 in Italia, i giovani inattivi (NEET) nella fascia tra i quindici e i ventinove anni sono più di due milioni e rappresentano il 23,4% del totale dei giovani della stessa età presenti sul territorio. In Piemonte, i NEET in età compresa fra i quindici e i trentaquattro anni erano 185 mila, pari al 19,2% della popolazione interessata, una delle percentuali più alte tra le Regioni industrializzate del Nord.
La difficoltà principale nel combattere il fenomeno si scontra anche con il fatto che non esiste ancora un'anagrafe degli studenti, uno strumento da cui attingere informazioni utili a intercettare i soggetti a rischio caduti nella sindrome NEET. La problematica è sotto attenzione dei Governi nazionali e molto sentito dalla Commissione europea, che attraverso i Fondi strutturali comunitari propone agli Stati membri cospicue linee di finanziamento.
In Italia è noto il programma "Garanzia giovani", predisposto per avvicinare i giovani al mondo della formazione e anche al lavoro attraverso proposte di valutazione delle competenze e delle capacità, per delineare un tirocinio, un percorso formativo oppure anche la possibilità di incontrare una risposta nel contratto di apprendistato. Il programma Garanzia giovani ha avuto anche un'edizione precedente, che ha permesso la presa in carico di circa 90 mila giovani, dei quali l'85% ha avuto almeno un avviamento in impresa.
Il Piemonte dispone di un sistema della formazione professionale che fino allo scatenarsi della pandemia COVID ha ottenuto risultati molto importanti. La percentuale NEET indicata dalle rilevazioni ISTAT relativa al Piemonte, nel 2016, era scesa a una media regionale del 12,8% per i ragazzi e dell'8,9% per le ragazze; risultato molto positivo, se confrontato con altri territori. Sicuramente, la formazione professionale è uno degli antidoti principali a questo fenomeno. Le istituzioni scolastiche rimangono in assoluto i punti di contatto attraverso cui il sistema dalla formazione ha potuto attivare i percorsi formativi.
Per quanto riguarda la tutela dell'ambiente e lo sviluppo sostenibile Presidente, è noto a tutti come il surriscaldamento climatico abbia generato una vera e propria emergenza climatica. Il pianeta si sta riscaldando e, purtroppo, continuerà a riscaldarsi nei prossimi decenni; le attività umane ne sono la causa principale, come testimoniano le diverse pubblicazioni scientifiche e ormai anche i rapporti istituzionali.
Peraltro, negli ultimi quarant'anni la Terra ha perso metà delle sue specie animali e metà delle forme di vita che abitavano gli oceani; ha perso una quantità di foreste per un'estensione pari all'intera Europa; ha visto ridursi del 50% i ghiacciai artici e ancora di più quelli in alta quota; ha subito la desertificazione di una fascia di territorio immensa; ha assistito a eventi climatici estremi resi possibili da una concentrazione di energia negli oceani, senza precedenti; si è ritrovata 250 mila tonnellate di plastica che galleggiano sul piano dell'acqua; ha vissuto i fenomeni delle emissioni di gas serra, della deforestazione, dello sversamento dei rifiuti, dell'uso irrazionale dell'acqua, del consumo di suolo che non accenna purtroppo a diminuire.
Nel 2015 è stato sottoscritto tra gli Stati membri della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici l'Accordo di Parigi riguardo alla riduzione dell'emissione di gas serra, a partire dall'anno 2020, con lo scopo di stabilire un quadro globale per evitare pericolosi e ulteriori cambiamenti climatici.
L'obiettivo di lungo periodo è di contenere l'aumento della temperatura media globale ben al di sotto dei due gradi centigradi oltre i livelli pre industriali e delimitare tale incremento a 1,5 gradi, poiché questo ridurrebbe sostanzialmente i rischi e gli effetti del surriscaldamento globale. Tali riduzioni dovrebbero consentire di raggiungere l'obiettivo generale dell'UE, un taglio del 40% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2030.
Nel 2019, inoltre, il Parlamento europeo ha peraltro dichiarato un'emergenza climatica ambientale in Europa e nel mondo ed esortato l'UE a presentare alla Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici una strategia per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.
È chiaro che i problemi correlati al riscaldamento globale sono risultati evidenti recentemente anche in Piemonte, considerato il registrarsi di eventi climatici estremi, quali alluvioni e violenti nubifragi intervallati da lunghi periodi di siccità provocati da un aumento delle temperature massime giornaliere di due gradi negli ultimi sessant'anni secondo quanto riportato da ARPA, con riferimento al 2019.
Anche le associazioni, in primis Legambiente, in occasione dalla pubblicazione, per esempio, di "Mal'aria di città 2021" che è un report annuale nel quale l'associazione ambientalista traccia, sulla scorta dell''elaborazione dei dati di Regione e ARPA, un doppio bilancio sulla qualità dell'aria nei capoluoghi di provincia, stilando una classifica delle città cosiddette "fuorilegge" per aver superato i limiti giornalieri previsti per le polveri sottili, sia la graduatoria delle città che hanno superato il valore medio annuale per le polveri sottili suggerito dalle Linee guida dell'Organizzazione mondiale della Sanità (OMS), che stabilisce in venti microgrammi per metro cubo la media annuale da non superare contro quella di quaranta della legislazione europea. Questa classifica assegna a Torino la maglia nera per le concentrazioni di polveri sottili con novantotto giorni di sforamento registrati.
Inoltre, ormai sta diventando sempre più diffusa la consapevolezza che la transizione ecologica è considerata un obiettivo strategico, tanto che tutte le massime istituzioni, compresi il Governo e l'Unione Europea l'hanno inserito nel Next Generation EU e quindi nel nostro Piano nazionale di ripartenza.
Come dicevo all'inizio, Presidente, è stata presentata anche una legge costituzionale d'iniziativa parlamentare, chiamata "Figli costituenti" perché è corretto che anche le leggi prendano atto e si adeguano anche ai cambiamenti culturali, tanto più se positivi, come quelli che stiamo vivendo e, quindi una maggiore consapevolezza su questi temi, sia sull'equità intergenerazionale, sia sullo sviluppo sostenibile a tutela ambientale.
Questa campagna nazionale ha visto già l'approvazione e l'adesione del Consiglio regionale del Veneto, della Lombardia, del Trentino Alto Adige assieme a numerosi Comuni che hanno aderito con ordini del giorno dedicati.
Il 17 febbraio 2021 il Presidente del Consiglio Mario Draghi, in occasione della replica avvenuta durante il dibattito sulla fiducia all'attuale Governo, presso il Senato, ha apertamente sostenuto l'iniziativa affermando: "C'è un punto sull'ambiente e sul concetto di sviluppo sostenibile, alla base della giustizia tra generazioni, che so che il Senato sta discutendo nella forma di progetto di legge costituzionale, per inserire tali principi nell'ordinamento. Il presente Governo conferma l'impegno di andare in questa direzione".
Le Nazioni Unite, anche grazie a un preventivo lavoro dei Paesi membri dell'Unione, hanno diramato nel 2015 l'Agenda 2030, che ho già citato prima, che elenca diciassette obiettivi legati a 169 traguardi da raggiungere e raggruppati in cinque aree, chiamate "le cinque P" (Persone Prosperità, Pace, Partnership, Pianeta).
Tutto ciò premesso, Presidente, s'impegna il Presidente e la Giunta regionale a farsi promotrice presso il Governo della necessità d'introdurre il principio di equità generazionale a difesa dell'ambiente nella Costituzione della Repubblica italiana, a inserire all'interno del proprio Statuto il principio di equità generazionale, perché la tutela ambientale c'è già, a promuovere nuovi strumenti di controllo sull'effettiva sostenibilità dei provvedimenti approvati da Regione Piemonte, a intraprendere tutte le iniziative necessarie per sensibilizzare la cittadinanza in merito ai principi di equità generazionale, crescita sostenibile e difesa dell'ambiente.
Grazie, Presidente.

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Legislatura n. XI - Seduta n. 144 del 20/07/21 - GRIMALDI Marco - Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione) - Protezione civile


Esame proposta di legge n. 118, inerente a "Norme in materia di soccorso alpino speleologico"


Stavo dicendo che l'altra realtà con cui il Soccorso alpino collabora attivamente negli interventi è il Corpo nazionale dei Vigili del fuoco che per la propria dotazione anche di mezzi aerei e non, fornisce spesso un imprescindibile supporto logistico nelle operazioni più complesse, come la ricerca dei dispersi, in cui è fondamentale un ampio dispiegamento di tecnici e strumentazioni per i ritrovamenti.
Infine, il più recente protocollo operativo che è stato siglato è quello fra le truppe alpine dell'Esercito italiano, in seguito ad alcune fortunate esercitazioni congiunte che hanno messo in risalto la complementarietà tecnica e operativa del soccorso alpino civile e militare, in grado anche di dispiegare, in caso di calamità naturali, molte risorse che abbiamo nel nostro patrimonio.
Credo che i tanti volontari siano orgogliosi di essere parte attiva di un complesso ed efficiente sistema di risposta alle emergenze che provengono dal territorio piemontese. Come abbiamo visto in alcune recenti operazioni la collaborazione tra Enti e Corpi diversi è la maniera più tempestiva per risolvere scenari d'intervento sempre più complicati.
Questa complicazione credo aumenti - nessuno ne ha parlato in Aula - con quegli scenari di guerra che abbiamo visto nelle scorse settimane. Parlo dell'emergenza climatica e di quelle bombe d'acqua che possono in pochissimi minuti cambiare le sorti di ognuno di noi. Mi riferisco alle tragedie che abbiamo visto in Germania e in Belgio, ma anche a tutti i danni che hanno fatto alla nostra agricoltura. Pensate a quella colonna d'acqua che abbiamo visto scendere per qualche decina di minuti a Torino quella foto suggestiva in cui abbiamo visto un muro d'acqua abbattersi sulla nostra città.
Il paragone è abbastanza semplice: se un muro d'acqua può inondare una città come la nostra, può fare morti come abbiamo visto nel resto d'Europa può distruggere piantagioni e l'economia più tradizionale del nostro Piemonte, immaginate quella stessa bomba d'acqua cosa può fare nelle terre alte o in montagna e cosa può fare, soprattutto, se coglie impreparate delle persone che non avevano compreso fino in fondo il rischio di avventurarsi, magari con un clima non mite in una giornata senza sole o con un cielo che non ha cambiato colore.
Credo che la collaborazione tra questi enti sia la maniera più tempestiva per risolvere queste tragedie. Ad esempio, durante la tragedia del Mottarone, quando la prima eliambulanza è giunta sul luogo, credo fossero passati meno di dieci minuti dalla chiamata, se quello che abbiamo visto nei telegiornali è realtà, ma immagino che quanto dimostra il Soccorso Alpino e Speleologico, in questo senso di essere fra i più veloci nel Paese, sia realtà.
Dicevo che questo stesso scenario ha consentito la messa in sicurezza in quella tragedia e la rimozione in quel caso dei corpi, oppure l'operazione che, in questi giorni, ha consentito il ritrovamento di un escursionista disperso tra le montagne della Valle Gesso, in Provincia di Cuneo. Ecco anche per questo motivo credo che vadano ringraziati tutti gli operatori e tutti coloro che collaborano.
Devo dire, però, ed è l'unica nota che dico al Consigliere Ruzzola, essendo questo sistema così ben strutturato, che saremmo stati felicissimi di costruire insieme un ordine del giorno sul tema. Ritengo, infatti, che questa legge rischi di essere un po' ridondante, un po' pleonastica.
Sicuramente non avrà il nostro voto contrario, perché riteniamo, come avrà capito, giusto rafforzare questi meccanismi; non vorremmo solo che fosse ridondante rispetto a quanto si sta già facendo.

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Legislatura n. XI - Seduta n. 152 del 06/10/21 - FREDIANI Francesca - Argomento:


Richieste di modifica dell'o.d.g.


Grazie, Presidente.
Credo che abbiamo tutti letto sui giornali, e in una mail del Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua, cos'è successo al cantiere del tunnel geognostico qualche giorno fa: il tunnel si è allagato, probabilmente per un problema dell'impianto che dovrebbe pompare fuori l'acqua.
Questo incidente, tra l'altro, ha avuto un risvolto comico, se non fosse tragicomico: i Vigili del Fuoco che hanno risposto alla chiamata hanno detto di essere attrezzati per svuotare cantine e non montagne.
Credo che questo incidente ci debba fare riflettere rispetto all'enorme spreco di acqua che quotidianamente avviene all'interno di quel cantiere.
La mail del Comitato per l'Acqua Pubblica Torino chiede un'attenzione maggiore da parte di questa Giunta su cosa succede all'interno di quel tunnel in particolare, essendo l'unica opera attualmente realizzata in territorio italiano e, soprattutto, chiede a tutti noi di riflettere in un momento in cui c'è un forte richiamo all'emergenza climatica. L'acqua è sicuramente uno degli elementi fondamentale della nostra vita; è elemento di vita proprio.
Chiederei, se è possibile, di avere un'informativa da parte dell'Assessore Carosso, che non vedo presente sui banchi della Giunta, e magari anche un commento rispetto al modo in cui TELT ha liquidato quanto avvenuto dimostrando di non avere sufficiente rispetto per questa ricchezza, una ricchezza che appartiene a tutti noi, e di non avere sufficiente attenzione per gli abitanti della Valle, che rischiano di vedere compromesse le loro falde acquifere.
Chiederei di avere, se possibile nell'arco della giornata, una relazione dell'Assessore su quanto accaduto.
Grazie.

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Legislatura n. XI - Seduta n. 157 del 02/11/21 - ROSSI Domenico - Argomento: Uso delle acque (regimazione, usi plurimi)


Esame proposta di deliberazione n. 136, inerente a "Riassunzione della proposta al Consiglio regionale di approvazione del Piano di tutela delle acque ai sensi dell'art. 121 del d.lgs. 152/2006 e dell'art. 7 della l.r. 56/1977, di cui alla DGR n. 64-8118 del 14 dicembre 2018"


La ringrazio, Presidente.
Questo è un atto fondamentale non solo per la Regione Piemonte: tutela delle acque significa tutela della vita in tutte le sue forme. Come abbiamo sentito anche dai colleghi intervenuti prima di me, la tutela delle acque può significare anche salute; può significare anche sviluppo; pu significare anche turismo.
Oggi, parlare di acqua - ne abbiamo discusso in quest'Aula anche in altre occasioni - significa mettere al centro la salute dei cittadini e il futuro della qualità della vita del Piemonte e del Mondo.
Non ripeterò quanto già richiamato dai colleghi, ma faccio un passaggio su tre aspetti puntuali.
Il primo riguarda il cambiamento climatico.
Il Piano che stiamo approvando (lo dico per i colleghi che in altri momenti hanno affermato cose diverse da quelle che stiamo affrontando oggi) rileva che anche in Piemonte, negli ultimi anni, si sta assistendo a un intensificarsi di eventi climatici estremi, quali piogge concentrate in brevi periodi di tempo che causano esondazioni dei corsi d'acqua alternate a prolungate siccità, con potenziale crescente rischio di desertificazione di porzioni del territorio e fragilità di molte aree a rischio sotto il profilo del dissesto idrogeologico. Non lo abbiamo soltanto letto purtroppo l'abbiamo visto negli anni scorsi.
Il Piano che stiamo discutendo oggi in Aula riporta quanto cito: "L'analisi storica dei dati misurati negli ultimi sessant'anni in Piemonte conferma la tendenza di aumento della temperatura". Vado al sodo: "Sull'intero periodo dei sessant'anni si è quindi determinato un incremento medio di circa un grado e mezzo, con punte maggiori fino a circa due gradi sulle zone montane e pedemontane".
Anche in Piemonte, quindi, abbiamo gli effetti di quella che è una vera e propria emergenza climatica che va a creare effetti negativi anche sul nostro patrimonio idrico, come per esempio (ed è già citato da alcuni colleghi) la conservazione dell'acqua. Abbiamo un ritiro dei ghiacciai e in prospettiva, avremo sempre meno riserve naturali, per cui occorre immaginare, progettare e cambiare una nuova modalità di contenimento di quest'acqua perché, diversamente, sia l'acqua per uso potabile sia l'acqua per uso industriale sia l'acqua per l'agricoltura rischieranno, nel giro di qualche decennio, di diventare risorsa non più sufficiente al fabbisogno.
Questo non possiamo permettercelo. A questo serve la progettazione e a questo deve servire fare un Piano di Tutela delle Acque; non soltanto per adempiere una questione imposta anche da un cambiamento legislativo; non soltanto per aggiornare un piano vecchio, ma perché su questo ci giochiamo strategicamente, la qualità della vita e anche la possibilità di crescita del nostro territorio.
Questo, forse, è uno degli atti più importanti che quest'Aula sta affrontando dall'inizio della legislatura.
Il primo punto riguardava il tema del cambiamento climatico. Lo dico ai colleghi di maggioranza: stiamo votando un documento che sostiene che anche in Piemonte c'è un'emergenza climatica e un aumento della temperatura, che hanno risvolti negativi anche sulla risorsa idrica. Pertanto ricordiamocelo quando discuteremo di questi argomenti.
C'è un altro tema che volevo toccare in questa mia breve relazione Presidente, che riguarda l'inquinamento di questa risorsa. Qui si dovrebbe fare un discorso più approfondito, ma provo a stare in quello che, anche nella sintesi non tecnica, si può facilmente riscontrare, anche per chi volesse e per chi ci sta ascoltando. La situazione non è drammatica, nel senso che poteva essere peggio, però c'è ancora molto da fare. C'è ancora molto da fare, perché c'è una puntuale descrizione, sia per quanto riguarda lo stato ecologico sia per quanto riguarda lo stato chimico.
Adesso non sta a me in questa fase di discussione generale entrare nel merito tecnico, ma certamente abbiamo un problema, soprattutto per quanto riguarda le acque sotterranee, che hanno bisogno sicuramente d'interventi importanti nel tempo affinché si elimini l'inquinamento.
Su questo voglio fare un richiamo. Quando parliamo di acque, dobbiamo ricordarci che questo è un tema trasversale a tutte le altre attività che portiamo avanti in Regione. Faccio riferimento, non me ne vogliano i colleghi che da anni devono sopportare questi miei continui riferimenti, al tema delle cave, per esempio. Il tema delle cave è fondamentale. Quando parliamo, per esempio, di riempimento dei vuoti estrattivi - e non è un caso che la discussione sul regolamento dei vuoti estrattivi è ferma perché, per fortuna, anche con l'aiuto della maggioranza, ci siamo accorti che si poteva scrivere qualcosa in maniera tale che fosse più tutelante anche da questo punto di vista - dobbiamo ricordarci che non è che esiste il settore ambiente, il piano delle acque e poi esistono le attività produttive e le attività estrattive. Queste situazioni a "canne d'organo" vanno superate. Il mondo è interconnesso, le attività sono interconnesse tutelare l'acqua, applicare il Piano di Tutela delle Acque, parlare d'inquinamento delle acque sotterranee significa che, quando parliamo di attività produttive, di attività estrattive e di attività turistiche dobbiamo avere a cuore e al centro dalla discussione la tutela delle acque diversamente fra qualche anno piangeremo delle lacrime amare.
Ecco perché la preghiera è di far lavorare insieme i settori ma soprattutto, noi Consigliere legislatori, avere in mente che le questioni sono collegate, quindi ricordarcelo ed evitare di leggere i provvedimenti in maniera separata.
La questione dell'inquinamento va, insomma, trattata dove già esiste, ma vanno poste le condizioni affinché in futuro non ci sia più inquinamento e la nostra attività antropica inquini sempre di meno, altrimenti la nostra capacità di intervenire e di sistemare i danni non sarà mai all'altezza invece, dei danni che provochiamo. Dobbiamo andare in una logica di prevenzione.
Chiudo, Presidente, con un ultimo passaggio. Si faceva riferimento, per esempio, ai contratti di lago e di fiume. Questo lo voglio dire come ultimo passaggio di questo mio breve intervento. Questo documento può essere un adempimento normativo, l'ho già detto, e può essere, invece, un'occasione di lavoro serio sugli aspetti che ho già citato, ma anche sugli aspetti relativi alla progettualità condivisa sui territori. I contratti di lago e i contratti di fiume sono già stati nella nostra Regione un elemento fondamentale di coinvolgimento sia degli Enti locali sia del mondo dell'associazionismo; sono già stati dei luoghi di sperimentazione di quello che oggi è una coscienza ecologica più diffusa (dieci anni fa lo era di meno), ma con i contratti di lago e di fiume abbiamo già delle eccellenze sul nostro territorio.
Mi auguro che questo Piano delle acque, oltre a dare degli indirizzi perché abbiamo visto che in questi anni poi sono cambiate le deleghe e gli affidamenti, è cambiato un po' la gestione del sistema - come Regione dobbiamo anche sostenere gli Enti locali, che sappiamo essere sempre più in difficoltà, ad avere risorse proprie, risorse progettuali; a fare in modo che anche in vista del PNRR, delle risorse che arriveranno e di ciò che abbiamo scritto come finalità in questo Piano delle acque, i contratti di fiume e di lago siano occasione per cui i sistemi sui nostri territori siano, da un lato, tutelanti della risorsa idrica, ma dall'altro trasformino anche l'acqua in un'occasione in cui le persone, da un punto di vista ecologico, riescono a lavorare. Mentre tutelano il sistema, lo fanno diventare un luogo vissuto, partecipato e animato dai protagonisti e dalle persone che devono diventare parte attiva dei processi di sviluppo e manutenzione di queste cose.
Da questo punto di vista, facciamo in modo che questo Piano non resti sulla carta e che sia davvero un'occasione, per tutti i cittadini piemontesi, per mettere al centro l'acqua, perché è in gioco la vita di tutti noi.
Grazie, Presidente.

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