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  • Legislatura: corrente
  • Parola chiave: emergenza climatica
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Legislatura n. XI - Seduta n. 100 del 13/10/20 - ROSSI Domenico - Argomento: Calamità naturali


Proseguimento dibattito relativo a eventi alluvionali del 2 e 3 ottobre 2020 (atti d'indirizzo collegati)


Grazie, Presidente.
Con questa mozione proviamo a fare un ragionamento generale su due livelli uno sulle cause che hanno reso peculiare quest'alluvione rispetto alle altre alle quali abbiamo assistito negli ultimi decenni, sia per provare a fare un ragionamento sulle azioni che è necessario mettere in campo, anche come Regione Piemonte, per ridurre i rischi e i danni, anche per il futuro rispetto a eventi simili.
È evidente che la nostra regione, anche per l'assetto idrogeologico, è interessata spesso da queste situazioni di emergenza; situazioni che comportano, molto spesso, l'attivazione del Servizio nazionale di Protezione civile, l'assistenza alla popolazione e anche l'impiego d'ingenti risorse per il ritorno alla normalità. Appunto, proprio per le sue caratteristiche, come dicevo, sia geografiche sia climatiche, contiamo almeno cento eventi significativi, dal 1800 al 2018, Presidente, anche con una media comunque elevata, ogni 18-20 mesi. Certo è che le caratteristiche di questi eventi si sono modificate nel corso degli anni per le ragioni che vedremo.
Abbiamo visto che anche il bilancio di quest'ultimo evento è drammatico perché abbiamo visto la perdita di due cittadini piemontesi, ma anche perché sono centinaia i Comuni colpiti, con danni anche importanti: i numerosi sopralluoghi di questi giorni hanno visto molti di noi e diverse autorità regionali e nazionali visitare quei luoghi e hanno messo in evidenza danni per oltre un miliardo di euro.
Sappiamo, però, anche da recenti studi dell'ISPRA, che la nostra regione è ricca di aree a elevata criticità sotto il profilo idrogeologico e noi questo non possiamo sottovalutarlo, quando dobbiamo immaginare e programmare le politiche per il nostro territorio.
Secondo questi studi, in Piemonte circa il 12,7% della popolazione risiede in zone a elevato rischio idrogeologico, che rappresentano il 12,2% della superficie totale. È evidente, inoltre, come all'origine dell'attuale dissesto idrogeologico ci siano diversi fattori, Presidente. Prima di tutto, oggi non possiamo non citare il cambiamento climatico, come hanno già fatto alcuni colleghi e ho fatto anch'io durante il mio intervento sull'informativa del Presidente; lo ha fatto anche prima, con forza, la collega Disabato, ma anche tanti altri colleghi che sono intervenuti.
Purtroppo, relativamente ai cambiamenti climatici, che non possiamo più ignorare, all'inizio della legislatura questo Consiglio ha rifiutato di votare una mozione sull'emergenza climatica.
L'abbandono della montagna, un aspetto citato anche dai colleghi di maggioranza, è certamente un altro degli elementi che ostacola la cura del territorio, perché un luogo disabitato non è un luogo curato, non è un luogo manutenuto.
Poi, il tema dell'elevato consumo di suolo ha visto il Piemonte, ma non soltanto il Piemonte, perché abbiamo vissuto in una cultura, durante il XX secolo, nel dopoguerra in particolare, che non ha minimamente pensato alle conseguenze che un elevato consumo di suolo avrebbe portato nei nostri territori. Non ne faccio una colpa a chi negli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta costruiva durante il boom economico, ma oggi non possiamo fare un errore neanche lontanamente simile a quello che è stato fatto. Oggi abbiamo tutti gli strumenti culturali e tutte le evidenze scientifiche per dire che quel tipo di consumo ha provocato danni enormi, prima di tutto ai nostri suoli e ai nostri terreni.
In base all'ultimo monitoraggio del consumo di suolo in Piemonte, noi sappiamo che, tra il 2008 e il 2013, è aumentato ancora dello 0,3%. Un incremento contenuto rispetto ai quinquenni precedenti che, valutato dal 1991 al 2008, ha visto un incremento del 6%. Comunque, anche negli ultimi anni, c'è stato un trend di crescita che noi dobbiamo trovare assolutamente il modo di arrestare, anche perché questa non è una questione che chiede l'opposizione in Consiglio regionale. Il tema del consumo di suolo, oramai è un tema riconosciuto a livello nazionale e europeo. Abbiamo obiettivi europei di consumo di suolo zero che siamo tenuti a rispettare, pena anche il pagamento di sanzioni, pena il fatto che renderemo il nostro territorio ancora più debole e fragile, quindi soggetto a danni maggiori, come abbiamo visto.
Da questo punto di vista, abbiamo l'obbligo e la responsabilità non soltanto di soffermarci sull'emergenza attuale. Sappiamo benissimo che sull'emergenza anche il Presidente Cirio, così come il Governo, si sono attivati e si stanno mettendo in gioco per superarla, ma noi dobbiamo andare oltre l'emergenza, soprattutto quando parliamo di atti d'indirizzo come quelli di cui stiamo discutendo adesso. Abbiamo delle risorse in arrivo, al di là dei tempi su cui si sta discutendo anche in questi giorni sui giornali. Penso al Recovery Fund, ma alcune situazioni le conosciamo già da tempo, solo che non sempre siamo intervenuti come avremmo dovuto.
Nel 2014 il Governo - all'epoca presieduto da Matteo Renzi - aveva istituito una struttura di missione definita "Italiasicura", che aveva l'obiettivo di mitigare il rischio idrogeologico su tutto il territorio nazionale. Purtroppo quella struttura di missione è stata abolita dal primo governo Conte e io mi auguro che questa emergenza possa far ripensare a quell'iniziativa ma, al di là della scelta di rimetterla in piedi oppure no, noi sappiamo, dallo studio di quella struttura di missione, che in Piemonte si prevedevano interventi per un miliardo e 500 milioni di euro da investire in opere di prevenzione al dissesto. Noi già sapevamo che solo in Piemonte avevamo da fare interventi per un miliardo e 500 milioni di euro.
Noi oggi in maniera particolare abbiamo l'obiettivo e il dovere Presidente, di non soffermarci all'emergenza, ma di guardare avanti e quindi chiederci che cosa possiamo fare, come Regione, per fare in modo che in futuro questi eventi avvengano con meno virulenza. Parlo del tema dei cambiamenti climatici, affinché facciano meno danni, quindi parlo del consumo di suolo, del ripopolamento delle montagne, di una maggiore manutenzione, anche di un intervento magari più efficace, come molti hanno sottolineato, sull'alveo dei fiumi, dove certamente dobbiamo ascoltare i tecnici, ma dove è evidente che qualche criticità in questi anni sulla gestione degli alvei c'è stata.
Noi riteniamo fondamentale che questo spirito di collaborazione tra le istituzioni vada anche oltre l'emergenza, che il dissesto idrogeologico sia messo al centro delle politiche future. Oggi dobbiamo avere il coraggio di cambiare radicalmente il paradigma culturale, le visioni che abbiamo sul territorio, perché se noi piangiamo i morti e piangiamo i danni, ma continuiamo a fare ciò che abbiamo fatto prima, è evidente che ci rendiamo corresponsabili di quello che accadrà in futuro.
Dobbiamo mettere in campo politiche più rigorose sulla riduzione del consumo di suolo, che tengano conto dei cambiamenti climatici, che sono un fatto. Se noi oggi ci comportassimo come se non ci fossero cambiamenti climatici, faremmo un grosso errore e ci renderemmo responsabili dei futuri danni. Dobbiamo sostenere maggiormente le comunità montane, renderle più desiderabili, fare in modo che le persone ci abitino in maniera continuativa e prevenire l'abbandono delle montagne. Occorre fare in modo che gli interventi sulla riva dei fiumi siano effettuati in maniera consistente.
Che cosa chiediamo? Non chiediamo solo soldi al Governo, ma anche di impegnare anche risorse della Regione nel prossimo assestamento di bilancio, utili a sostenere gli interventi per la messa in sicurezza dei territori. Chiediamo di ritagliare all'interno della nuova programmazione dei Fondi europei risorse finalizzate proprio alla prevenzione del dissesto idrogeologico sul territorio regionale.
Chiediamo alla Regione di promuovere politiche di riduzione del consumo di suolo, l'incentivazione della tutela e cura del territorio con particolare attenzione al ripopolamento dalla montagna.
Chiediamo - questo è l'ultimo impegno che chiediamo alla Giunta - di costituire una struttura di missione regionale, con l'obiettivo di supportare diversi enti e le amministrazioni locali in merito agli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico e assistere le amministrazioni locali nella progettazione di opere e strutture per la messa in sicurezza, al fine di intercettare i fondi disponibili a livello nazionale ed europeo.
Abbiamo visto e toccato con mano che i Sindaci, soprattutto nei piccoli Comuni, anche per l'indebolimento delle Province, in questi anni non sempre sono stati in grado di mettersi insieme tra di loro per opere che spesso vanno oltre il territorio comunale. Riteniamo che la Regione oggi debba sopperire con una struttura regionale ad hoc a supporto dei territori.
Grazie.

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Legislatura n. XI - Seduta n. 103 del 17/11/20 - BERTOLA Giorgio - Argomento: Organi, strumenti e procedure della programmazione


Esame proposta di deliberazione n. 80, inerente a "Documento di economia e finanza (DEFR) 2021-2023" (seguito)


Grazie, Presidente.
In effetti, mettere la parola "sostenibile" qua e là, così come capita, un concetto di per sé vago, sostenibile, è un po' come mettere la cipria. non dico dove, insomma.
Che cosa vuol dire edilizia sostenibile? È giusto cercare di specificare meglio, quindi è giusta la specifica offerta con il nostro emendamento.
In un documento di programmazione come questo, se lo si ritiene una cosa seria (e noi riteniamo che il DEFR sia una cosa seria e debba essere una cosa seria), allora è bene avere una visione che porti un po' più avanti un po' fuori dal cosiddetto business as usual; che ci porti veramente verso il futuro, anche con un settore, come quello delle costruzioni, che pu avere un grande sviluppo; che ci porti a delle costruzioni che siano a bilancio energetico nullo o positivo e che ci portino anche avanti, vista la possibilità di avere facilitazioni per questo tipo di costruzioni, di avere dei bonus che possano portare ad avere edifici che consumano meno o che non consumano, quindi ridurre un po' anche il fabbisogno energetico della nostra regione, oltre che contribuire a contrastare l'emergenza climatica.

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Legislatura n. XI - Seduta n. 109 del 29/12/20 - ROSSI Domenico - Argomento: Tutela dagli inquinamenti atmosferici ed acustici


Esame disegno di legge n. 112, inerente a "Modifiche alla legge regionale 7 aprile 2000, n. 43 (Disposizioni per la tutela dell'ambiente in materia di inquinamento atmosferico. Prima attuazione del Piano regionale per il risanamento e la tutela della qualità dell'aria)"


Grazie, Presidente.
La situazione è stata già descritta bene dal collega Grimaldi, ma provo ad aggiungere alcune considerazioni in merito a questo progetto di legge.
Parto proprio dal titolo, perché qualcuno può finalmente dire che la Regione Piemonte si occupa di un tema importante per la nostra regione. In realtà, come ha già sottolineato anche il collega Grimaldi prima, è uno dei temi più importanti di questa fase storica: tutela dell'ambiente e inquinamento atmosferico.
Alla luce dell'epoca e del momento che stiamo attraversando, con tutte le questioni a esso collegate, come quelle ambientali e sanitarie, non c'è solo il COVID (su questo tornerò dopo). Purtroppo, ancora una volta, e ribadisco ancora una volta, Presidente, come in altri ambiti, andiamo avanti a piccoli pezzettini, a piccole necessità che ogni volta emergono.
Mai, fino a questo momento perlomeno, abbiamo avuto il piacere di ascoltare su un tema una visione di questa Regione, uno sguardo non dico di lungo periodo, ma almeno di medio periodo. Quello che accade per la sanità, in cui andiamo avanti a piccoli pezzettini, sta accadendo anche per l'ambiente.
Che cosa facciamo noi per migliorare la qualità dell'aria e l'inquinamento atmosferico in Piemonte? Questa legge poteva essere un'occasione? Sì, ma l'abbiamo persa, come stiamo perdendo diverse occasioni anche in altri ambiti. Ecco perché un'occasione persa su un tema delicato come questo diventa, Presidente, un errore politico e amministrativo enorme.
Noi, e qui voglio ripetere i numeri che ha già richiamato il collega, siamo un paese, chiaramente non soltanto il Piemonte, ma in particolare tutta l'area che si affaccia sulla Pianura Padana, che ha un problema enorme e gigantesco rispetto all'inquinamento atmosferico. Un problema che ormai è riconosciuto a tutti i livelli: è dal 2014 che l'Italia è stata messa in mora per il continuo sforamento per i limiti sia giornalieri sia annuali di concentrazione di PM10.
Nonostante tutto questo, non riusciamo a intervenire in maniera strutturale. È dimostrato non solo che c'è un'incidenza per quanto riguarda il COVID perché c'è la questione del sistema respiratorio, ma anche per tutte quelle patologie che non riguardano il COVID e che generano delle morti che sono contate anno per anno rispetto alla salute dei cittadini.
Migliaia di persone muoiono prematuramente rispetto a quello che avrebbero potuto vivere, perché vivono in una condizione d'inquinamento atmosferico esagerato, superiore alla maggior parte degli altri territori europei.
È assurdo, dal nostro punto di vista, intervenire, in una situazione di questo tipo solamente per fare ulteriori deroghe. Lo abbiamo già visto perché la questione ambientale ed ecologica incrocia gli altri temi.
Abbiamo visto che incrocia il tema della sanità, ma anche quello della mobilità sostenibile.
È chiaro che se, quando discutiamo di trasporto pubblico locale, ci sentiamo dire che tanto non è possibile fare diversamente, allora è evidente che non si vede molto la luce in fondo al tunnel su questo tema.
Dobbiamo mettere seriamente mano alle emissioni in tutti gli ambienti e in tutti i settori, a partire dal trasporto pubblico, che è nodale, perch diventa importante sia perché collega i territori più periferici alle città sia perché attualizza il diritto di mobilità, ma anche perché, in questo caso, ci aiuta in maniera sostanziale a ridurre il movimento di mezzi inquinanti.
Il problema, e così arriviamo alla relazione di oggi, è che di tutto questo non c'è assolutamente traccia: non c'è in questo disegno di legge, non c'è nella discussione e non c'è nella programmazione. Ecco perché su un tema come questo noi non possiamo essere d'accordo ma solo perché, al di là del merito in sé, è un merito inserito all'interno di un'assenza che è assordante per quanto riguarda il tema dell'inquinamento atmosferico e della qualità dell'aria del Piemonte.
Per fortuna, nella scorsa legislatura siamo riusciti a terminare il piano dell'aria. Ora si tratta davvero di fare qualcosa in più, e questi mesi lo hanno reso ancora più urgente. Non deroghe, ma una visione coraggiosa, un po' più radicale, che ci permetta di vivere in una regione meno inquinata e dove anche il diritto alla salute sia più tutelato da questo punto di vista.
Ecco perché rivolgiamo anche una preghiera affinché questa discussione almeno si apra. Invece questo Consiglio, dopo che ha negato la dichiarazione di emergenza climatica, ha, di fatto, giocato in difesa su questo tema; ha giocato come se il problema dell'inquinamento atmosferico e dell'ambiente non esistesse. Questo non è più accettabile nel 2020, lo sarà ancora di meno nel 2021 e rischia di lasciare il Piemonte indietro rispetto al resto del mondo, che ormai a livello di coscienza planetaria ha maturato su questo tema che occorre un cambiamento strutturale.
Restano poi tutte le altre questioni legate agli articoli in sé, come ha già detto il collega Grimaldi, a partite dal rapporto che Regione Piemonte ha con una partecipata di Regione Lombardia: una quantità enorme di risorse se consideriamo il nostro bilancio per, di fatto, permettere delle deroghe.
Su questo noi non possiamo essere d'accordo, Presidente, e chiaramente lo faremo presente nel voto dell'articolato.
Grazie.

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Legislatura n. XI - Seduta n. 113 del 03/02/21 - GRIMALDI Marco - Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti


Esame disegno di legge n. 88, inerente a "Modifiche alla legge regionale 10 gennaio 2018 n. 1 (Norme in materia di gestione dei rifiuti e servizio di gestione integrata de rifiuti urbani e modifiche alle leggi regionali 26 aprile 2000, n. 44 e 24 maggio 2012, n. 7)"


Non ho molto altro da aggiungere. Questo emendamento non è solo su Torino ma, in generale, è sugli obiettivi della nostra legge.
Come dicevo, i cambiamenti climatici e la pesante impronta ecologica umana sull'ambiente a nostro avviso rendono necessario porre obiettivi più sfidanti nel contenimento della produzione, soprattutto pro capite, di rifiuti indifferenziati.
Per questo, non riteniamo giusto aver di nuovo spostato più in là la data di scadenza dell'articolo 1: chiediamo quindi che le parole "entro l'anno 2025" siano sostituite dalle parole "entro l'anno 2024", provando a rimettere al centro quella che è una richiesta che ci viene dall'Europa viene dal Paese e anche da alcuni ordini del giorno che abbiamo votato insieme. Perché è inutile dichiarare lo stato di emergenza climatica se poi, a ogni provvedimento, l'unica cosa che sa fare questo centrodestra è continuare a rimandare quello che deve essere fatto oggi.
Pertanto, la dico così: prima che sia "dopo", prima che inizi un giudizio universale climatico, credo che sia corretto che a ogni votazione, a ogni disegno di legge non ci sia solo la mano sulla coscienza degli equilibri economici, ma ci sia anche sui difficili equilibri ambientali perché è, in qualche modo, il compromesso fra la nostra impronta e la società.
Le chiedo, Presidente, di avviare un'interlocuzione con la sua maggioranza per far sì che il senso di questi emendamenti diventi realtà. Grazie.

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Legislatura n. XI - Seduta n. 125 del 14/04/21 - ROSSI Domenico - Argomento: Trasporti su ferro


Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 665 presentata da Rossi, inerente a "Elettrificazione della linea ferroviaria Biella-Novara"


Grazie, Presidente.
Come già annunciato, la mia interrogazione verte sull'elettrificazione della linea ferroviaria Biella-Novara. Si tratta di una linea semplice a binario lungo di circa 50 chilometri, sulla quale ad oggi è programmata la tratta per viaggiatori regionale; in particolare circolano circa 30 treni di Trenitalia al giorno. Si tratta di una linea non elettrificata, con binario unico e rappresenta anche la continuazione della linea Santhià Biella.
Il tema riguarda l'elettrificazione per due ragioni fondamentali. Una è di natura generale, legata al tema dell'emergenza climatica e al fatto che chiaramente passare da diesel ad elettrico ci porta nella direzione della cosiddetta "transizione ecologica", come ci chiede il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
Qual è il tema specifico dell'interrogazione? Noi sappiamo - qui c'è un refuso nell'interrogazione, ma sono certo che l'Assessore se ne sarà accorto - che nella legge di bilancio, non regionale ma nazionale, erano stati assegnati alla Regione Piemonte contributi per 5 milioni di euro da destinare alla progettazione dell'elettrificazione della tratta Biella Novara e delle opere accessorie. Non ci risulta che questa progettazione sia ancora avvenuta in nessuna forma né risulta realizzata una convenzione in questo senso con RFI. Per cui l'assenza di un progetto preliminare nonostante lo stanziamento dei fondi, ci mette in allarme, perché rischia di compromettere la finanziabilità dell'opera all'interno nel Next Generation UE.
L'interrogazione è stata presentata prima di vedere il documento della Regione sul Next Generation UE, in cui vedo che poi ha inserito il Progetto, ma restano le domande finali che adesso vado a leggere. Si interroga la Giunta regionale per sapere per quale ragione la Regione non ha proceduto a progettare l'elettrificazione della linea Biella-Novara e le opere accessorie; se e come siano stati spesi i 5 milioni di euro a questo fine destinati e, se no, come si intende utilizzarli; se e in quale forma la Regione intenda interessarsi alla realizzazione dell'opera, magari promuovendone l'inserimento nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e in subordine, nel prossimo contratto di programma tra RFI e MIT, parte investimenti. Grazie.

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