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Dettaglio seduta n.95 del 29/09/15 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

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Argomento:


MOTTA ANGELA



(I lavori iniziano alle ore 14.32 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)


Argomento: Edilizia sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 672 presentata dal Consigliere Sozzani, inerente a "Città della Salute e della Scienza di Novara procedure di alienazione patrimonio ASO di Novara"


PRESIDENTE

Buongiorno, colleghi.
Iniziamo i lavori con la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata. Poiché il collega Sozzani deve assentarsi, ha chiesto di anticipare la trattazione della sua interrogazione.
Procediamo, quindi, all'esame dell'interrogazione a risposta immediata n.
672 inerente a "Città della Salute e della Scienza di Novara - procedure di alienazione patrimonio ASO di Novara".
La parola al Consigliere Sozzani per l'illustrazione.



SOZZANI Diego

Grazie, Presidente.
La illustro brevemente. Per la verità, avevamo già avuto dei confronti in Aula su questo tema, anche in occasione di un ordine del giorno trattato nel mese di luglio.
Oggi, con grande soddisfazione della comunità locale (e non solo), il Comitato Tecnico del Ministero ha espresso parere positivo, segnando quindi l'avvio della procedura burocratica che attendevamo da Roma per la realizzazione della Città della Salute.
A questo punto, ci preoccupano solo i tempi burocratici, che sono di grande attesa per l'intera comunità novarese (e non solo, perché parliamo di un ospedale di quadrante). Diventa fondamentale, ai fini dell'equilibrio finanziario della Città della Salute, la vendita del patrimonio dell'ospedale (o di parte di essa), aspetto che va ad incidere in modo sostanziale sotto il profilo del quadro finanziario globale.
Non vorremmo - peraltro, è la preoccupazione che sta alla base di questa interrogazione - che ci venisse detto che manca un accordo di programma fra le parti (è un accordo di programma che non va ad incidere ovviamente, sulla vendita del patrimonio), perché mi risulta che nei mesi scorsi alcune proprietà dell'ospedale siano state già vendute.
Noi chiediamo all'Assessore innanzitutto se vi è una procedura in atto per la vendita del patrimonio dell'ospedale, in funzione, evidentemente della realizzazione della Città della Salute. In secondo luogo, non vorremmo che anche le vendite pregresse finissero nel cosiddetto "minestrone" dei finanziamenti dell'ospedale o delle necessità finanziarie dell'ospedale, ma su un conto corrente dedicato alla realizzazione della Città della Salute.
Dunque, al di là degli aspetti dell'interrogazione che è stata presentata, vorremmo sapere per quale motivo non sono ancora state avviate le procedure di alienazione delle proprietà dell'ASO di Novara e, di conseguenza, quale percorso si intenda adottare affinché tali alienazioni vadano a coprire il costo della Città della Salute, e non i costi necessari per l'ospedale.



PRESIDENTE

Risponde l'Assessore Saitta; ne ha facoltà.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Credo che il collega Sozzani ne sappia più di me su questa vicenda avendola seguita per parecchio tempo quando era Presidente della Provincia di Novara. Immagino, quindi, che ciò che dirò probabilmente risulterà insufficiente.
Evidentemente, anche noi siamo soddisfatti - lo abbiamo già ribadito per il parere positivo del Nucleo di Valutazione, risultato ottenuto dopo tantissimi anni, più di dieci! Anzi, mi pare che il tempo trascorso sia ancora più lungo, oserei dire addirittura quindici anni! In questi quindici anni - lo preciso solo per offrire qualche elemento di riflessione, poi vengo alla risposta - è capitato di tutto per quanto riguarda la sanità: si sono succeduti otto Ministri della Salute, quattro Presidenti di Regione, sei Assessori regionali alla sanità (non corrisponde al numero dei Presidenti per noti motivi), quattro Direttori regionali all'Assessorato, quattro Direttori dell'Azienda Sanitaria Ospedaliera, tre Rettori dell'Università, due Amministrazioni comunali a Novara e tre Amministrazioni provinciali. Quindi, il fatto di essere arrivati a questo punto, cioè al giudizio positivo del Nucleo di Valutazione, che è la condizione per la sottoscrizione dell'accordo di programma del Ministero per l'utilizzo dei fondi, è sicuramente un grande risultato. Ci tenevo a dirlo, perché si tratta di un traguardo che tutti apprezziamo.
Per quanto riguarda le questioni più specifiche che sono state prima richiamate, il Consigliere sa - perché lo abbiamo approvato in quest'Aula ma credo che ci sia anche una norma che precede la legge - che tutto ci che viene ricavato dalla vendita di immobili può essere utilizzato soltanto per investimenti. Dunque, sotto questo aspetto siamo garantiti (se non erro, abbiamo approvato una legge quasi un anno fa).
Per quanto concerne le iniziative assunte per dare seguito al giudizio positivo espresso dal Nucleo di Valutazione, le procedure sono le seguenti: la prima è l'accordo di programma (mi pare si chiami così) con il Governo cioè il patto sottoscritto dal Ministero, in cui i soldi vengono in modo specifico indicati e diventa il pezzo importante del piano economico, quei 127 milioni dell'articolo 20.
Come il collega sa, questa è una componente importante per quanto riguarda il costo. Poi, la scelta della realizzazione di quest'opera è avvenuta attraverso una procedura pubblica, che è la concessione per la costruzione e per la gestione (si tratta praticamente di questo, nel senso che c'è il concessionario); una componente importante che era stata indicata per quanto riguarda il finanziamento era la parte relativa agli immobili (se non sbaglio, qui non l'ho scritto, mi pare sia una cifra intorno ai 100 milioni).
Erano state fatte da parte delle Aziende alcune valutazioni e anche era stata valutata l'ipotesi della vendita degli immobili, in modo particolare si parlava di "cascina", ne abbiamo parlato qui.
E' chiaro che nei prossimi giorni l'Azienda dovrà compiere una scelta e questa è una responsabilità tutta dell'Azienda, perché la stazione appaltante è l'Azienda e non la Regione. Dovrà compiere una scelta: se procedere alla vendita degli immobili oppure procedere all'utilizzo di questo patrimonio come una componente importante del piano per la realizzazione del sistema in concessione, nel senso che ha un valore e pu essere messo nel piano complessivo.
In ogni caso, mi è stato riferito dal dottor Minola che si sta procedendo con la valutazione del patrimonio che era stato indicato nel piano economico, in modo da avere i valori attualizzati all'anno 2015.
Sulla base di questo risultato e sulla base, evidentemente, dell'accordo che si istituirà con il Governo, verrà compiuta la scelta più utile per poter avviare quanto prima le procedure, che non riguardano soltanto questa parte, poi c'è una parte per quanto riguarda il Comune, ma stiamo procedendo. Ormai, siamo alla conclusione di un lavoro che era stato, per la verità, già preparato ancora prima dell'intesa - ci siamo portati avanti con il Comune di Novara per tutto quello che è necessario in termini anche di variante al Piano regolatore che riguarda l'opera e che riguarda anche l'utilizzo del patrimonio esistente e una serie di questioni che pensiamo di definire puntualmente.
Quindi, noi abbiamo già l'intesa pronta. Appena verrà definita l'intesa con il Governo, si procederà contestualmente ad avviare tutte le procedure in modo da non perdere tempo, però per quanto riguarda quell'aspetto la modalità di affidamento non cambia. E' chiaro che le modalità possono essere due: stima attualizzata e valore del terreno, che si sta facendo attraverso l'Agenzia per il territorio di Novara; a quel punto si vedrà se fare la procedura per la vendita oppure utilizzare quel valore, che pu essere incamerato, nel caso in cui la scelta da parte dell'Azienda sia questa, come controprestazione dal concessionario.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Saitta.


Argomento: Interventi per lo sviluppo dell" offerta - Trasporti su ferro

Interrogazione a risposta immediata n. 667 presentata dal Consigliere Valle, inerente a "Sostegno alla Navetta turistica - Stazione Ferroviaria Avigliana/ Sacra di San Michele"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 667, presentata dal Consigliere Valle, che ha la parola per l'illustrazione.



VALLE Daniele

Grazie, Presidente.
Con quest'interrogazione volevamo portare all'attenzione della Giunta che sappiamo essersene già occupata - la questione di un collegamento di trasporto pubblico tra la base della valle, Avigliana, e i paesi limitrofi con la Sacra di San Michele. Oggi non ci sono collegamenti, è possibile raggiungere la Sacra solo con mezzi propri, o a piedi, o in taxi o in macchina. Dei servizi (alcuni sostenuti dal Comune in passato e da fondazioni bancarie) sono stati sperimentati nei periodi estivi con un discreto successo, ma occorre sicuramente, affinché il servizio vada a regime e possa soddisfare e incontrare le richieste dei turisti, che questo sia continuativo nel tempo e possa garantire una certa affidabilità per chi sa che troverà questo servizio presente quando vuole visitare uno dei monumenti più importanti, forse il monumento simbolo, della nostra regione.
Quest'estate il servizio si è protratto fino ad una certa parte di estate, poi, per il venir meno delle risorse del Comune, si è interrotto sarebbe interessante, oltre ad approfondire cosa è avvenuto, capire come mai non siamo riusciti ad intervenire per tempo quest'anno, più che altro dobbiamo interrogarci e riflettere su come affrontare la prossima stagione estiva, in maniera da arrivare preparati all'appuntamento.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere.
La parola all'Assessore Parigi per la risposta.



PARIGI Antonella, Assessore al turismo

Grazie, Presidente.
In riferimento al sostegno per la navetta Avigliana/Sacra di San Michele per l'anno 2015, l'istanza di contributo è stata presentata dall'ATL-Turismo Torino e Provincia nell'ambito del progetto speciale Expo "Erbaluce Express - Navette Valle di Susa", ai sensi della l.r. 75/96 articolo 14, comma 2, che prevede l'erogazione di contributi alle ATL per progetti specifici di accoglienza e promozione turistica.
La DGR n. 55-1704 del 6 luglio 2015 ha stabilito, infatti, i criteri per l'erogazione dei suddetti contributi e ha previsto per l'anno 2015 un budget destinato all'erogazione di contributi per dei Progetti speciali Expo che consistono "nella creazione di specifici servizi, di eventi o altre iniziative di miglioramento dell'accoglienza e di animazione del territorio che favoriscano l'accesso dei turisti verso il Piemonte e la mobilità sul territorio regionale, destinati in particolar modo ai visitatori dell'Expo, con la finalità di promuovere la visita e la fruizione delle eccellenze del nostro territorio e dei prodotti turistici piemontesi".
Quindi, il contributo della Regione Piemonte, in realtà, andava all'ATL Turismo Torino e Provincia.
Il bando si è chiuso il 15 settembre ed è in corso la verifica dell'ammissibilità e la valutazione dei progetti presentati dalle diverse ATL, prevista dalla succitata DGR 1704/2015, e costituita da funzionari dei Settori Promozione turistica e sportiva, Offerta turistica e sportiva e della Ragioneria decentrata.
In realtà, stiamo assegnando adesso i contributi. La verità è che, per problematiche legate all'approvazione dei bilancio e dei criteri effettivamente, siamo in ritardo con l'assegnazione dei contributi speriamo di riuscire a fare meglio sul 2016 approvando preventivamente il bilancio, quindi potendo pubblicare il bando in modo da garantire il servizio.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Interrogazione a risposta immediata n. 663 presentata dalla Consigliera Chiapello, inerente a "Bonus bebè 2013"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 663, presentata dalla Consigliera Chiapello, che ha la parola per l'illustrazione.



CHIAPELLO Maria Carla

Grazie, Presidente.
Fino al 2013, le famiglie dei neonati con reddito ISEE inferiore a 38.000 euro avevano diritto a ricevere un bonus bebè di 250 euro, soldi che arrivavano direttamente dalla Regione. Oggi, come sappiamo, questi 250 euro sono stati sostituiti dagli 80 euro del Governo centrale.
Nelle ultime settimane mi è capitato di parlare con delle famiglie che non hanno ancora ricevuto il bonus del 2013, mentre invece gli 80 euro dal Governo stanno già arrivando.
Erano state presentate 12.000 domande, per un importo totale di circa tre milioni di euro, quindi vorrei capire quando verranno erogati questi contributi.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Chiapello.
La parola all'Assessore Ferrari per la risposta.



FERRARI Augusto, Assessore alle politiche sociali

Grazie.
Nel 2014, la collaborazione proficua tra la Direzione Sanità e la Direzione Politiche sociali, oggi denominata Direzione Coesione sociale, ha permesso di chiudere tutte le attività relative al bonus bebè del 2012, ad eccezione dei beneficiari che sono risultati del tutto irreperibili.
Quindi, possiamo dire che il 2012 è stato completato negli adempimenti che dovevano essere compiuti.
Nel 2014, l'Amministrazione regionale appena insediata ha compiuto una scelta politica di fondo, quella di non proseguire sulla strada di interventi meramente monetari di sostegno alle famiglie, ma di attivare una progettualità ed un percorso diverso che puntava direttamente su servizi di natura territoriale.
Certamente, come lei ha sottolineato, rimane aperto il problema del 2013, cioè di quelle famiglie che, rientrando nei requisiti previsti, hanno fatto legittimamente domanda, quindi attendono che sia erogato il bonus così come era previsto.
Lei ha messo in evidenza i numeri e la cifra: stiamo parlando di 13.000 famiglie, per un fabbisogno complessivo di circa tre milioni di euro.
Tenendo presenti le oggettive difficoltà di bilancio e l'estrema difficoltà della situazione dei flussi di cassa, è chiaro che l'erogazione del 2013 avverrà - e questo è un impegno che non possiamo certo trascurare man mano che la disponibilità di cassa la renderà percorribile.
Questo è un problema che si pone pesantemente su diverse prestazioni riguardanti la Regione Piemonte in questo momento, risalenti anche a diversi anni. Certamente, non stiamo con le mani in mano: a partire dal marzo 2015, la Direzione Coesione Sociale ha avviato tutte le procedure finalizzate all'assegnazione del bonus bebè del 2013 a tutti coloro che ne hanno diritto. Ad oggi, è stata approvata con appositi atti amministrativi l'assegnazione per circa 6.500 beneficiari, rispetto ai 13.000 complessivamente individuati. L'operazione - come lei sa - è particolarmente complessa e non è immediata, poiché devono essere attivate una serie di procedure finalizzazione all'analisi e all'istruttoria dei requisiti.
Pertanto, ad oggi, questa è la situazione. L'impegno dell'Amministrazione è quello di onorare il debito esistente, nel momento in cui la cassa lo renderà disponibile. In questo momento, non possiamo dire altrimenti.
Questo è quanto viene detto anche alla casella telefonica dedicata a dare informazioni, in questo ambito. Tale casella telefonica - tempestata per molti mesi, tutti i giorni ed a tutte le ore - viene attivata in alcune ore per permettere anche ai funzionari di predisporre gli atti amministrativi necessari ad attivare l'istruttoria per coloro che devono ricevere l'erogazione del bonus.
Questa - ripeto - è la situazione. Mi rendo conto che è una situazione non definita, ma in divenire. Di più, onestamente, non possiamo dire.


Argomento: Contributi all'agricoltura

Interrogazione a risposta immediata n. 664 presentata dal Consigliere Benvenuto, inerente a "Anticipo sulla Domanda Unica (ex PAC)"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione n. 664, presentata dal Consigliere Benvenuto.
La parola al Consigliere Segretario Benvenuto, che interviene in qualità di Consigliere, per l'illustrazione.



BENVENUTO Alessandro

Grazie, Presidente.
Questa interrogazione è relativa all'anticipo sulla Domanda Unica (ex PAC). Riprende la risposta dell'Assessore Ferrero ad una nostra interrogazione del mese di luglio, sempre relativamente alla questione della PAC.
Le preoccupazioni di moltissime imprese agricole, che vedono una possibilità, da parte della Regione, di spostare dall'Asse 1 all'Asse 2 i finanziamenti residui, ha creato un profondo allarmismo. Alcune imprese ci hanno segnalato che, sul sito della Regione, le graduatorie relative ai pagamenti non sono aggiornate, e questo ha creato una forte incertezza.
C'è, poi, tutta la questione legata all'anticipo sulla Domanda Unica che, in questo momento, la Regione non ha concesso. Questo, non solo genera incertezza tra gli imprenditori agricoli, ma, soprattutto, in un momento di difficoltà (ricordo anche i ritardi sul pagamento del PSR), non aiuta.
Interroghiamo, pertanto, la Regione per capire le motivazioni di questa mancata erogazione dell'anticipo sulla Domanda Unica; chiediamo di conoscerne il motivo, soprattutto perché i ritardi sui finanziamenti del PSR sono incombenti e mettono in grande difficoltà le attività agricole imprenditoriali piemontesi.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferrero per la risposta.



FERRERO Giorgio, Assessore all'agricoltura

Grazie, Consigliere Benvenuto.
In merito alla domanda finale dell'interrogazione, l'anticipo PAC non è avvenuto, perché non erano definiti i titoli. Mentre, cioè, negli anni scorsi avevamo la possibilità di conoscere l'entità esatta dei titoli per cui effettuavamo un anticipo su un dato certo, a luglio - nonostante i titoli dovessero essere definiti - non avevamo contezza di quanto fosse il loro importo. Pertanto, non è stato possibile erogare in anticipo i PAC.
Approfitto per entrare nel merito della premessa: è stato fatto un assestamento di bilancio, all'interno del PSR, dall'asse degli investimenti a quello dell'agro-ambiente, semplicemente perché erano fondi che non sono stati utilizzati, cioè che avevamo impegnato, ma che, ad un certo punto sono risultati come economie (le aziende non li hanno utilizzati).
Poiché dobbiamo completare la spesa - quindi i pagamenti - entro il 31/12/2015, naturalmente a settembre non c'è alcun tempo per riaprire i bandi, attivare le istruttorie e i collaudi, e arrivare al pagamento pertanto li abbiamo spostati verso una misura in cui sono utilizzabili.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione a risposta immediata n. 665, presentata dal Consigliere Ravetti, inerente a "Sversamento di idrocarburi presso l'oleodotto ENI di Tortona e Castelnuovo Scrivia"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 665, presentata dal Consigliere Ravetti, che ha la parola per l'illustrazione.



RAVETTI Domenico

Mercoledì 23 settembre i tecnici dell'ENI si sono accorti di una nuova effrazione dell'oleodotto Sannazzaro de' Burgundi-Genova Fegino, avvenuto nel territorio del Comune di Tortona, sul confine con il Comune di Castelnuovo Scrivia, in sponda destra della Scrivia, sulla direttrice del centro abitato del paese della Bassa Valle Scrivia.
Tale effrazione ha determinato uno sversamento di idrocarburi ancora in via di accertamento, ma di considerevole portata.
Il 17 giugno di quest'anno si era verificato un episodio analogo sul territorio del Comune di Tortona, con un quantitativo ingente di benzina che era fuoriuscito dall'impianto, riversandosi nel terreno circostante. In relazione a tale episodio si era resa necessaria l'emanazione di una prima ordinanza di chiusura dei pozzi inquinati di 12 cascine e la macchia oleosa si era estesa fino al Comune di Castelnuovo Scrivia, suscitando particolari preoccupazioni soprattutto per la frazione di Ova, dove si erano resi necessari i prelievi d'acqua dai pozzi per poter effettuare le analisi e le valutazioni necessarie, essendo tale frazione collocata proprio sulla linea di movimento delle falde.
Il nuovo sversamento si è verificato in un'area connotata da un fitto reticolo idrico e irriguo, che oltre a servire l'approvvigionamento civile di acqua per gli usi potabili e domestici è fondamentale per l'agricoltura locale. Tale impianto è considerato strategico dall'ENI, pertanto occorrerebbe maggiore chiarezza riguardo alle garanzie sui sistemi di sicurezza e di allertamento.
Lo stesso oleodotto ENI, fino ad oggi, è stato interessato da ben tre sversamenti nel raggio di dieci chilometri, suscitando notevoli preoccupazioni riguardo - da un lato - alla possibile vulnerabilità dell'impianto e all'efficienza dei sistemi di allertamento e, dall'altro più in generale, alle eventuali conseguenze in termini di sicurezza della popolazione, salubrità dell'acqua e dell'ambiente.
Considerato il fatto che ENI ha subito un danno, interrogo l'Assessore competente per sapere di quali informazioni e dati sia venuto in possesso sia da parte di ENI circa i gravi episodi verificatisi presso l'oleodotto di Tortona e Castelnuovo Scrivia, in particolare in merito alle misure di sicurezza previste e adottate, sia da parte di ARPA, relativamente agli effetti, per la salute della popolazione e per l'ambiente, della dispersione della massa oleosa nei terreni, nei pozzi e in prossimità delle falde idriche.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Ravetti.
La parola all'Assessore Valmaggia per la risposta.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'ambiente

Parto dalla prima situazione che si è verificata. Il 17 giugno 2015 era stato rilevato un punto di prelievo illecito attribuibile ad un'effrazione dolosa, comunicata da ENI il 18 giugno 2015. ENI ha valutato che l'area interessata dalla potenziale contaminazione potesse essere di circa 200 metri quadri in zona non urbanizzata costituita da aree agricole e non ravvisava pericoli immediati per la popolazione o per l'ambiente.
Successivamente, ENI comunicava che le attività di indagini preliminari avrebbero avuto inizio l'8 luglio.
Il 16 luglio ENI inviava la Relazione Tecnica descrittiva "Misure di messa in sicurezza di emergenza adottate a seguito della effrazione dell'Oleodotto Sannazzaro - Genova Fegino - ai sensi del decreto legislativo 152/2006 e Piano di indagine", documento nel quale venivano descritte le misure di Messa in Sicurezza di Emergenza e le indagini ambientali proposte.
Il documento, a seguito dei risultati delle indagini condotte descriveva le indagini ambientali integrative finalizzate all'accertamento della qualità ambientale delle matrici terreno insaturo e acque sotterranee nella zona limitrofa al punto di effrazione con lo scopo di indagare le matrici di terreno superficiale, profondo e saturo, che consistevano nella realizzazione di cinque sondaggi spinti a 15 metri di profondità da allestire a piezometri per il monitoraggio della falda freatica. Nel caso in cui si fosse riscontrata contaminazione, sarebbero state realizzate due stazioni di campionamento vapori dal sottosuolo, allo scopo di acquisire dati per valutare i percorsi di inalazione vapori ai fini di un'eventuale elaborazione del documento Analisi di Rischio.
Il 17 settembre 2015 ENI trasmetteva i risultati analitici relativi al monitoraggio delle acque sotterranee da pozzi privati eseguito in data 9 e 14 settembre 2015. Dai risultati analitici emergevano superamenti dei valori di Concentrazione Soglia di Contaminazione per una serie di inquinanti nel pozzo n. 4 e per il solo metilterbutiletere anche nei pozzi 9, 51, 54 e 55.
Sempre con nota del 17 settembre ENI trasmetteva la "Relazione tecnica degli impianti di trattamento acque di falda previsti presso l'area di Effrazione". Tale documento mediante attività di scavi e smaltimento del terreno potenzialmente contaminato, eccedente le concentrazioni di soglia di contaminazione, analizzava anche le ricadute all'interno dei pozzi irrigui. Questa è la parte relativa a luglio.
Il 23 settembre 2015 la società ENI comunicava che in data 22 settembre, com'è stato richiamato dal Consigliere interrogante, era stato rilevato un punto di prelievo illecito attribuibile ad un'effrazione dolosa. Anche qui è ripartita la trafila. In prima approssimazione ENI valutava che l'area interessata dalla potenziale contaminazione era di circa 200 metri quadri e le necessarie verifiche per adottare le messa in sicurezza del sottosuolo erano state affidate ad una società e consulente ambientale di ENI.
Tutte queste comunicazioni di ENI sono state trasmesse anche ad ARPA che ha ruolo di controllo e non di attività operativa diretta, e le attività stesse di ENI, quelle tecniche, sono state concordate in sede tecnica nel corso della riunione dell'8 settembre 2015.
Questo è quanto fino ad ora è stato fatto.


Argomento: Servizi postali

Interrogazione a risposta immediata n. 666 presentata dal Consigliere Ottria, inerente a "Punto della situazione del nuovo Piano di Razionalizzazione delle Poste Italiane"


PRESIDENTE

Procediamo esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 666 presentata dal Consigliere Ottria, che ha la parola per l'illustrazione.



OTTRIA Domenico

Grazie, Presidente.
Questa interrogazione vuole riprendere un tema che era già stato trattato nei mesi scorsi. In particolare il 3 marzo il sottoscritto aveva presentato un ordine del giorno in cui si chiedeva un interessamento della Giunta rispetto al piano di ridimensionamento degli sportelli degli uffici postali. Come sapete, le Poste hanno presentato un piano di ridimensionamento che riguarda gli anni 2015-2019 e che prevede numerose chiusure su tutto il territorio piemontese, in particolare nel Piemonte del sud, la provincia di Alessandria, Asti e Cuneo.
In questi mesi è stata anche svolta un'azione meritevole - ricordo in particolare il lavoro svolto dal Gruppo degli Amici della Montagna, con il Consigliere Ferrentino - in cui, insieme al Vicepresidente Reschigna, si era chiesto alle Poste, attraverso un incontro, di mitigare i riflessi che queste azioni possono avere nei territori, e parliamo di territori marginali.
A fronte di questo, mi risulta che molte istanze presentate dai Comuni non sono state accolte e si è proceduto alla chiusura di numerosi sportelli nei Comuni che hanno delle frazioni. Questo porta delle conseguenze notevoli, specialmente in Comuni situati in zone disagiate, privi di collegamenti e con una popolazione molto anziana.
E' paradossale che, a fronte di queste misure, negli incontri le Poste giustificavano i provvedimenti con il fatto che avrebbero implementato i servizi a domicilio, cioè sarebbero andati direttamente nelle case degli utenti a svolgere le operazioni. Anche questo non si è verificato, anzi, si sta verificando che, proprio in questi giorni, a molti Comuni è stato annunciato il piano di consegna a giorni alterni della posta. Da una parte si dice che s'implementano i servizi a domicilio, dall'altra si diminuiscono i giorni di consegna della posta.
In questi giorni ho visto una forte campagna mediatica di Poste Italiane che recita: "Il cambiamento siamo noi". Cambiamento è una parola che non sempre ha delle connotazioni positive. Dipende se il cambiamento porta vantaggi per i cittadini. Non vorrei che questo cambiamento fosse fatto pagare unicamente a fasce deboli e a zone marginali del nostro territorio. Per questo chiedo, anche alla luce della mozione votata all'unanimità, alla Giunta quali siano le azioni che ancora s'intendono portare avanti per venire incontro ai Comuni che, tra l'altro, stanno mettendo in atto delle misure per venire incontro alla popolazione nelle difficoltà generali della finanza locale. Questo rende molto difficile consentire ai cittadini di usufruire di servizi essenziali.
Chiedo alla Giunta quali potranno essere le azioni che si riusciranno portare avanti rispetto al piano di ridimensionamento degli uffici postali.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Valmaggia per la risposta.



VALMAGGIA Alberto, Assessore regionale

Intervengo a nome del Vicepresidente Reschigna, che è impegnato nell'Osservatorio per l'attuazione della riforma istituzionale delle Province.
A seguito dell'incontro del 25 marzo scorso, in stretta collaborazione con il gruppo Amici della Montagna e con ANCI, UNCEM e Lega delle Autonomie, abbiamo fissato una serie di incontri, provincia per provincia con i Sindaci dei comuni interessati alla riorganizzazione per ascoltare i problemi e individuare insieme le possibili soluzioni.
Grazie al coordinamento delle amministrazioni provinciali, sono state raccolte delle proposte e controproposte, alcune delle quali tendenti a salvaguardare per intero l'esistente, altre disposte a tentare di rendere più equilibrata la proposta di Poste Italiane, senza bocciarla completamente.
Venerdì 24 aprile, il Vicepresidente Reschigna, assieme ai soggetti sopra indicati, ha incontrato i vertici di Poste Italiane nella sede della Giunta regionale.
In quell'incontro, l'Amministrazione regionale, dopo aver manifestato le proprie forti perplessità al Piano di razionalizzazione, ha preso atto della disponibilità dei vertici regionali di Poste Italiane, in particolare del dottor Bianchi, a porre alcuni correttivi che tenessero conto delle richieste arrivate dai territori. In particolare, è stato chiesto di rivedere la chiusura di alcuni uffici e di strutturare il piano delle aperture prevedendo un minimo di tre giorni di attività.
Il 23 giugno, sempre nella sede della Giunta regionale, Poste Italiane ha portato un nuovo Piano che, sebbene dal nostro punto di vista presentasse ancora molte criticità, accoglieva parte delle richieste sulla chiusura di alcuni uffici postali e l'apertura di ogni ufficio almeno per tre giorni a settimana e determinava una sessantina di modifiche rispetto al Piano originale.
Infine - questo è il punto - si è concordato di monitorare, insieme a Poste Italiane, il processo di attuazione del Piano che è, di fatto partita ad inizio mese, con l'obiettivo di intervenire laddove si manifesteranno le maggiori criticità. Quindi, il monitoraggio sul territorio è opera e attività di queste settimane.
Siamo consapevoli che le richieste provenienti dai territori erano fortemente critiche e che, in alcuni casi, sono già stati presentati ricorsi al TAR. Comprendiamo le esigenze delle Amministrazioni comunali, ma le disposizioni delle direttive dell'AGCOM non ci hanno messo nelle condizioni di forzare ulteriormente la trattativa che, in caso di rottura avrebbe avuto come conseguenza quella di vedere applicato il primo Piano presentato da Poste Italiane, che era molto più svantaggioso. Peraltro, va sottolineato che il nuovo contratto di servizio che lega Poste Italiane al Governo Italiano amplia enormemente i margini di flessibilità per Poste Italiane circa la razionalizzazione degli Uffici Postali.
Ancora in questi giorni stiamo tentando di trovare punti di incontro che possano soddisfare tutte le esigenze e per questo ritengo sia importante la disponibilità data da Poste Italiane a mantenere aperto il tavolo anche nei mesi prossimi.
E' da quel tavolo che possono giungere quelle osservazioni alle quali faceva riferimento il Consigliere Ottria.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Valmaggia.


Argomento: Cave e torbiere - Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione a risposta immediata n. 670 presentata dal Consigliere Mighetti, inerente a "Attuazione della Mozione n. 399: 'Interramento illegale di rifiuti nelle cave della Provincia di Alessandria'"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 670, presentata dal Consigliere Mighetti, che ha la parola per l'illustrazione.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Sarò molto breve, perché questo question time è molto semplice e riguarda l'applicazione della mozione n. 399, inerente a "Interramento illegale dei rifiuti nelle cave della Provincia di Alessandria", approvata all'unanimità il 16 giugno scorso.
Questa mozione prevedeva l'avvio del procedimento di controllo delle cave della Provincia di Alessandria con una scadenza di 90 giorni dall'approvazione dell'atto stesso.
Poiché il periodo di 90 giorni è già stato superato, ci chiedevamo come sono state organizzate le attività di controllo, se sono già stati fatti dei controlli. Insomma, volevamo conoscere lo stato dell'arte.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Mighetti.
La parola all'Assessore Valmaggia per la risposta.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'ambiente

Grazie, Presidente.
La mozione impegnava la Giunta ad incaricare ARPA-Piemonte per un'operazione di verifica puntuale di tutte le cave, attive e dismesse della Provincia di Alessandria.
Premetto che, per quanto riguarda l'ARPA-Piemonte, il suo coinvolgimento nelle attività di vigilanza e controllo è già presente in tutti i casi in cui nelle cave sia previsto un recupero ambientale che contempli l'utilizzo di rifiuti, il che può essere effettuato solo a seguito di procedure definite e vincolanti, con esecuzione di controlli sistematici effettuati anche sui conferimenti (oltre ai controlli "in partenza", di tipo analitico sui rifiuti e materiali destinati al recupero di cava).
Una campagna di verifica puntuale dei siti di cava attivi e dismessi stante quanto detto sopra, si configurerebbe quindi come una attività aggiuntiva rispetto a quanto già viene svolto da ARPA-Piemonte, andando a coinvolgere 51 siti attivi in Provincia di Alessandria, sui quali ARPA in molti casi ha già esercitato azioni di verifica per motivi di vario genere.
Occorre inoltre specificare che oltre alle ordinarie attività ispettive, la mozione prevede di effettuare delle vere e proprie campagne di sondaggi per le quali, oltre a disporre delle necessarie attrezzature bisognerebbe successivamente procedere a un cospicuo numero di analisi per le quali occorrerebbe avere a disposizione personale qualificato.
Inoltre, si dovrà prevedere che, per ogni azione puntuale di monitoraggio di cava, venga preliminarmente svolta una complessa serie di attività, tra le quali definizione della situazione amministrativa della cava; reperimento o realizzazione di un rilievo topografico; ricostruzione delle modalità di coltivazione ed eventuale riempimento; identificazione delle possibili aree all'interno della cava, ove eseguire uno o più sondaggi; reperimento della proprietà e predisposizione da parte dell'autorità amministrativa competente degli atti necessari a permettere ad ARPA delle attività di indagini.
In proposito, volevo soffermarmi e ricordare che il progetto europeo che è in fase di attivazione, denominato "Smart Ground - Horizon 2020" della durata di tre anni prevede di predisporre e rendere operativa una banca dati che possa raccogliere dati di diverso tipo, tra cui la georeferenziazione dei rifiuti depositati delle cave nelle discariche esaurite e non, presenti sul territorio regionale.
Ciò detto, la Regione è al corrente della necessità di verificare costantemente, anche grazie agli organi di controllo, la corretta gestione delle operazioni effettuate all'interno delle cave piemontesi, anche se per le ripercussioni estremamente negative, che potrebbero verificarsi a danno della qualità dei corpi idrici, assicura il proprio impegno e i propri sforzi affinché siano massimizzate le risorse disponibili a garantire la massima collaborazione tra i vari enti preposti al controllo non solo dei rifiuti, ma in generale anche dei materiali sottoprodotti e sostanze di qualsivoglia natura ivi conferite. A tal fine e alla luce delle premesse fatte, si rende necessario acquisire da ARPA-Piemonte un dettaglio sui costi delle analisi richieste e un cronoprogramma delle attività.
E' stata quindi predisposta una nota inviata ad ARPA-Piemonte alla Provincia di Alessandria invitandoli ad un incontro con la Direzione scrivente e le Direzioni regionali coinvolte da effettuarsi nelle prossime settimane, proprio per mettere a fuoco queste modalità operative.
In quest'incontro saranno discussi i criteri e le modalità organizzative inerenti la partecipazione delle delegazioni di cittadini.


Argomento: Montagna - Viabilità - Difesa idrogeologica

Interrogazione a risposta immediata n. 671 presentata dal Consigliere Campo, inerente a "Dissesto idrogeologico dei versanti e chiusura della Strada Provinciale 104 per Stroppo (CN)"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 671, presentata dal Consigliere Campo, che ha la parola per l'illustrazione.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Parliamo di un problema che si ripete periodicamente e che, nell'ultimo anno, è diventato grave.
Dopo una frana, l'anno scorso, s'è interrotta la Strada Provinciale 104 che porta all'abitato di Elva, la cosiddetta strada del Vallone o dell'Orrido di Elva. E' una strada di una decina di chilometri che passa sopra un precipizio; è una strada atipica che ha anche una valenza storico paesaggistica ed è considerata la strada di Elva. Dopodiché ci sono altre due strade, una delle quali passa dal Colle di Sampeyre, che nella cattiva stagione è sostanzialmente impraticabile, mentre l'altra strada è lunga 17 chilometri, quindi quasi il doppio della cosiddetta strada di Elva, che collega l'abitato del Comune di Sroppo al Comune di Elva. Sia questa strada che quella del Colle di Sampeyre sono soggette a problemi dovuti al cattivo tempo e al fatto che seguono antiche mulattiere e quindi sono strade molto contorte.
Però il problema di fondo - come purtroppo per la viabilità di tutti i Comuni piemontesi - è che negli ultimi periodi non si sono fatte neanche le manutenzioni ordinarie e non si sono più garantiti i presidi di verifica e controllo necessari su una strada come quella dell'Orrido, del Vallone di Elva, che è soggetta a franosità.
Dopo quello che è accaduto tra dicembre e giugno - prima una piccola frana e poi una più grande - la Provincia di Cuneo a giugno ha presentato il progetto per mettere in sicurezza tutte e tre le strade; progetto che prevedeva un investimento del valore di quasi tre milioni di euro.
Chiaramente è un investimento significativo, tant'è che, ad oggi, pur avendo il minimo sindacale di rimozione delle frane, il grosso della spesa di quasi 500 mila euro si è deciso di investirlo sull'altra strada, quella di Stroppo, sostanzialmente, per certi versi, rinunciando e alzando bandiera bianca sulla strada del Vallone.
Quello che non quadra e che vorremmo capire, anche dal punto di vista della Regione che, alla fine, è l'Ente erogatore dei fondi anche per la manutenzione stradale soprattutto per le aree disagiate, è come mai di fronte ad una richiesta vitale per un Comune come Elva, che da quella strada di otto chilometri dipende strettamente per tutte le sue attività si ritrova invece con una risposta mancante per quanto riguarda la riapertura della strada (anche dopo che è stata sgomberata) per un parere degli apparati tecnici regionali. Quindi, la Provincia non autorizza la riapertura.
Dall'altra parte, alla richiesta dei fondi, siccome non si riescono a trovare due milioni e 800, qualcuno se n'è uscito con una proposta al Ministro Delrio, dicendo: "Bene, allora facciamo un progetto da quasi 14 milioni di euro, rifacciamo integralmente quella strada - che oggi conta 12 gallerie ed è fatta praticamente con il piccone - e la facciamo a due gallerie". Costo previsto: 13 milioni e 800 mila euro.
Allora, mi sembra che si stiano un po' prendendo in giro le persone perché non ho trovato da dicembre ad oggi due milioni circa per mettere in sicurezza tre strade, però vado a dire: "Facciamo un progetto da 14 milioni".
Quello che si chiede ora è di mettere in sicurezza le strade, spendendo quello che si deve spendere, ma si deve garantire la possibilità a chi deve lasciare l'abitato di Elva di poter percorrere la propria strada, anche la più breve, mettendola in sicurezza.
E poi, se ci sono tutti questi soldi da investire, li si investa sul territorio, per evitare l'abbandono delle aree disagiate, per favorire l'imprenditorialità nelle aree disagiate, ma non per opere fantasiose, che sappiamo come vanno a finire. Ormai in Provincia di Cuneo di tunnel in costruzione ce ne sono due e non sapremo bene quando saranno finiti.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Valmaggia per la risposta.



VALMAGGIA Alberto, Assessore allo sviluppo della montagna

Grazie, Presidente.
Parto dal fondo.
Attualmente si stanno svolgendo dei lavori sulla Strada Provinciale 335, quella che passa al colle S. Giovanni o alla Cavallina, che è stata scelta dalla Provincia di Cuneo perché meno problematica. Si stanno facendo dei lavori per un ammontare di circa 900 mila euro, di cui 500 mila di fondi regionali e 400 mila di fondi provinciali.
Quindi, per scongiurare il rischio di isolamento del Comune di Elva la priorità è stata data a questo tipo di intervento.
Sulla Strada Provinciale 104, quella dell'Orrido, quella del Vallone, a fronte di un primo intervento valutato in alcuni milioni di euro, sono state fatte successive analisi anche da un gruppo di lavoro costituito da tecnici provinciali e tecnici regionali.
Questa strada presenta situazioni di instabilità in diversi punti pareti alte 15-20 metri, in parte aggettanti. Problematiche per frane di crollo dalle pareti prospicienti la carreggiate sono diffuse e presenti su gran parte della Strada Provinciale 104, soprattutto nei primi cinque chilometri.
A seguito di questi rilievi effettuati è risultato evidente che, in considerazione delle molteplicità delle tipologie dissestive rilevate e dell'ubiquitarietà delle situazioni di dissesto, prevedere di intervenire su tutte le situazioni di pericolo comporterebbe costi insostenibili.
Si è pertanto scelto di effettuare, attraverso un rigoroso processo di risk management, una valutazione quantitativa del rischio, al fine di effettuare scelte corrette e giustificabili dal punto di vista dell'ottimizzazione costi/benefici in un contesto di rischio ammissibile.
Regione e Provincia si sono impegnate a realizzare ulteriori approfondimenti tecnici con verifiche e rilievi utili a perfezionare un'ipotesi progettuale che prevede interventi, al momento, per ben 14 milioni.
Si tratta di effettuare verifiche strutturali per avvalorare le ipotesi previste nel preliminare. A tale scopo sarà incaricato un soggetto terzo ed indipendente al quale verrà commissionato lo studio.
Per riassumere, nell'immediato il collegamento è attraverso la Strada Provinciale 335 per evitare il rischio di isolamento. Intanto si sta valutando sulla strada del Vallone, anche approfondendo il tema di una strada di interesse panoramico - quindi con una finalità diversa da quella di semplice collegamento con Elva - per trovare delle strade per poter mettere in sicurezza, nei limiti della ragionevole sicurezza, e per poter utilizzare anche la strada del Vallone.


Argomento: Trasporti su gomma

Interrogazione a risposta immediata n. 673 presentata dal Consigliere Graglia, inerente a "Contributi acquisto scuolabus - em. n. 199 bilancio 2015"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 673, presentata dal Consigliere Graglia, che ha la parola per l'illustrazione.



GRAGLIA Franco

Semplicemente ritorniamo su quest'argomento, dopo che ci siamo già tornati altre volte.
In fase di assestamento di bilancio avevamo, come Consiglio regionale approvato all'unanimità un emendamento che stanziava 300 mila euro (la richiesta era di 500 mila euro) per andare a soddisfare le esigenze di alcuni Comuni veramente in difficoltà.
C'era un bando che assegnava degli scuolabus nuovi per un massimo di 30 mila euro o alcune manutenzioni per un importo minore. Siccome non c'è mai stato un seguito, cioè questi soldi non sono mai stati messi a bilancio nelle discussioni del bilancio di previsione 2015 avevamo approvato un ordine del giorno, anche questo all'unanimità.
Visti anche i solleciti fatti da questi Comuni, alcuni dei quali sono veramente in difficoltà, ci chiedevamo se fosse possibile procedere con lo stanziamento di questa somma e quali fossero i tempi. Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Valmaggia per la risposta.



VALMAGGIA Alberto, Assessore regionale

Correttamente, a bilancio, sono state assegnate risorse per 300 mila euro, ma il vero nodo è che c'è una differenza tra l'assegnazione e la disponibilità di cassa. La disponibilità di cassa - lo sanno bene i colleghi - è stata dimezzata dappertutto, e quindi, come disponibilità di cassa su questo capitolo, sono solo 150 mila euro.
Sapendo questo, come Assessorato abbiamo scritto all'Assessore al bilancio, già a fine agosto, chiedendo di dare copertura piena all'intero capitolo, per poter dare corso al provvedimento e, quindi, scorrere la graduatoria.
Ad oggi, siamo in attesa che dal bilancio assegnino come cassa l'intero importo, in modo da procedere con i 300 mila euro e non soltanto con i 150 adesso disponibili nella cassa, scorrere la graduatoria e fare l'assegnazione ai Comuni beneficiari.
Siamo primi ad auspicarci questo, ma il bilancio e la cassa ci impongono di aspettare questa assegnazione complessiva dell'importo che, a suo tempo, era stato destinato dal Consiglio a questo tipo di intervento.


Argomento: Incarichi e consulenze esterne

Interrogazione a risposta immediata n. 674 presentata dalla Consigliera Porchietto, inerente a "D.D. n. 2064 del 26 agosto 2015 - selezione pubblica per incarichi di collaborazione a supporto dell'attuazione di Misure forestali"


PRESIDENTE

Interrogazione a risposta immediata n. 674, presentata dalla Consigliera Porchietto, che ha la parola per l'illustrazione.



PORCHIETTO Claudia

Grazie, Presidente.
Se non ho capito male risponderà l'Assessore Valmaggia, quindi mi permetto di dire, già sin d'ora, che ne presenteremo un'altra, per avere anche una risposta da parte dell'Assessore con competenze al personale perché riteniamo il tema vada affrontato dal punto di vista delle competenze del suo collega che ha anche la delega al personale.
In realtà, mi sono permessa di fare quest'interrogazione in funzione del fatto che ho trovato alquanto particolare apprendere, in un periodo in cui anche il suo collega al personale sottolinea la necessità di una razionalizzazione delle risorse del personale, che la ricerca interna non abbia dato esiti positivi in merito alla ricerca di due figure: una addetta alla comunicazione forestale e l'altra alla formazione professionale sempre in ambito forestale.
Poiché anche all'interno della determina viene specificato come, in realtà, i profili richiesti abbiano competenze e richieste di professionalità molto generiche (laurea in materie scientifiche attinenti il comparto forestale e laurea in scienze delle comunicazioni), mi permetto di dire, da ex Assessore, perché non credo che la composizione del personale sia cambiata in questo anno e mezzo, e conoscendo quant'è articolata la parte di soggetti dipendenti della Regione che si occupano di comunicazione e, dopo essermi confrontata con il mio collega Vignale, anche di coloro i quali si occupano di tematiche logicamente legate alle misure forestali), che ci pareva alquanto difficile capire il motivo per cui siamo dovuti andare a cercare delle persone al di fuori delle competenze interne della Regione.
A questo punto, chiediamo all'Assessore di capire il motivo per cui la Giunta regionale ha scelto di andare a cercare delle collaborazioni, che giustamente verranno remunerate, in funzione del fatto che queste competenze potevano essere tranquillamente trovate all'interno della nostra Regione.



PRESIDENTE

Risponde l'Assessore Valmaggia; prego.



VALMAGGIA Alberto, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
In relazione all'interrogazione a risposta immediata della Consigliere regionale Porchietto, relativa all'esito negativo della ricerca interna di professionalità esterne per i seguenti profili: profilo a) comunicazione forestale e profilo b) formazione professionale forestale, si precisa quanto segue.
Per il profilo professionale b) - formazione professionale forestale non è pervenuta, alla Direzione Opere Pubbliche, Difesa del Suolo Montagna, Foreste, Protezione Civile, Trasporti e Logistica alcuna manifestazione di interesse.
Per quanto riguarda il profilo professionale a) - Comunicazione forestale - sono pervenute, alla Direzione Opere Pubbliche, due richieste di interesse; una, da parte di una dipendente attualmente inserita in un ufficio periferico dell'URP. Pur avendo un curriculum valido dal punto di vista delle esperienze, ma piuttosto debole sulle conoscenze di tipo informatiche necessarie per la gestione dell'attività, si è scelto di effettuare un colloquio, dal quale sono emerse difficoltà in relazione alle necessità di svolgere a tempo pieno la propria attività presso la sede del Settore Foreste in corso Stati Uniti, legate al fatto che la residenza era in un paese della provincia di Alessandria e la sua attuale sede di lavoro (Alessandria con telelavoro in un Comune prossimo a quello di residenza).
C'era, quindi, un problema di operatività.
Una seconda da parte di una dipendente attualmente inserita in una struttura della Direzione Sanità. Una valutazione positiva del curriculum e dal colloquio effettuato è emersa la conferma del reciproco interesse ad attivare la collaborazione, ma l'impossibilità di attivarla nei tempi necessari alle esigenze del Settore Foreste come tempistica, perché questo risulta scoperto a partire dal 1° gennaio 2016.
Per questo motivo, si è scelto di attivare una collaborazione esterna di un solo anno (invece dei tre iniziali ipotizzati) e, nel corso di questo periodo, attivare, in modo progressivo, la collaborazione, al fine di consentire, in questo modo, alla collega di concludere le attività che attualmente sta svolgendo nella Direzione Sanità.
In conseguenza di quanto sopra, si è dato seguito agli avvisi pubblici per la selezione di un incarico per la durata di tre anni - la scadenza delle domande è prevista per domani, 30 settembre 2015 - e per la selezione di un incarico per la formazione per il profilo formazione professionale forestale, con la durata di un anno (scadenza presentazione domande 30 settembre 2015).
Grazie.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 668 presentata dalla Consigliera Gancia, inerente a "Atto Aziendale ASL-TO1 - Dipartimento Interaziendale della Prevenzione"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 668, presentata dalla Consigliera Gancia, che ha la parola per l'illustrazione.



GANCIA Gianna

Grazie, Presidente.
Considerata la delibera di Giunta regionale n. 42-1921 del 2015 per l'organizzazione delle Aziende Sanitarie Regionali e l'applicazione dei parametri standard per l'individuazione di strutture semplici e complesse ex art. 12, comma 1, lettera b) del Patto per la Salute 2010-2012 considerata la DGR 25-1513 del 30 giugno 2015, che ha approvato il Piano regionale di Prevenzione per gli anni 2015-2018, quale atto propedeutico all'attuazione dei programmi operativi di cui alla succitata DGR 25-6992 del 30/12/2013; considerati gli Atti Aziendali adottati dalle ASL del Piemonte e pubblicati sui relativi Albi Pretori; considerato altresì il disposto della DGR 42.1921 che al punto 3.3 descrive gli elementi caratterizzanti delle più comuni e tradizionali tipologie dipartimentali considerato che l'Atto Aziendale dell'ASL-TO1, adottato in data 21 settembre 2015, con deliberazione del Direttore Generale n. 729/2015 introduce il Dipartimento di Prevenzione in forma di "Dipartimento Strutturale Interaziendale di Prevenzione", che comprende i diversi soggetti che svolgono attività di prevenzione: ASL-TO1, ASL-TO2, Città della Salute e della Scienza di Torino e AO-Ordine Mauriziano, con competenza estesa su tutta la Città di Torino nell'ambito del quale nuovo organismo confluiscono le funzioni di prevenzione svolte nelle altre Aziende e ad esso, in aggiunta alle strutture ex D.Lgs 502/92 e s.m.i, sono trasferite tutte le funzioni e i servizi di Medicina Legale; considerato che ciò renderà necessaria la definizione, d'intesa tra Aziende, di regole di funzionamento in termini di governance, regolamento di organizzazione e procedure operative, nonché finanziamento; si interroga il Presidente della Giunta regionale per conoscere le motivazioni in fatto e di diritto che hanno determinato la creazione di un nuovo organismo, denominato "Dipartimento Interaziendale della Prevenzione", e definito di tipo strutturale, che non permette di rispettare la mission intrinseca dello stesso e impedisce di raggiungere efficacemente gli obiettivi che devono perseguirsi a livello dipartimentale, così come previsti nella già citata DGR n. 42-1921 del 27/7/2015 e che, nell'articolazione rappresentata e nella declinazione funzionale, non rappresenta le specifiche disposizioni normative in merito alle articolazioni di strutture complesse e semplici anche dal punto di vista di elementi oggettivanti caratterizzanti quali il bacino di utenza, i volumi di produzione, la complessità della casistica trattata (che pare non essere stata considerata) e le risorse economiche gestite. Grazie.



PRESIDENTE

Risponde l'Assessore Saitta; ne ha facoltà.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Già dal 2002 l'ASL-TO1 svolgeva le funzioni relative all'organizzazione e promozione di tutela della salute della popolazione in tutta la città di Torino, con un unico Dipartimento di prevenzione, comprendendo anche le altre ASL cittadine.
L'ASL-TO1 oggi ha confermato, nel rispetto delle disposizioni normative nazionali e regionali, l'interaziendalità nell'ambito territoriale metropolitano del Dipartimento, integrandolo - questo sì - con le funzioni di coordinamento di tutte le attività delle strutture intra ed extra aziendali, in particolare le strutture territoriali ospedaliere, e coinvolgendo, a livello funzionale, anche le Aziende Sanitarie Metropolitane Città della Salute e Mauriziano.
La qualificazione del Dipartimento di prevenzione quale dipartimento strutturale è motivata dalla sussistenza dei requisiti previsti dal decreto legislativo n. 502 del 1992 (articolo 17 bis) e dalle linee guida regionali circa l'omogeneità delle attività, delle risorse umane o tecnologiche impiegate o delle procedure operative adottate.
Le aree del Dipartimento previste nell'atto aziendale dell'ASL-TO1 rispecchiano le disposizioni quale risposta maggiormente adeguata ai bisogni assistenziali del bacino di utenza e per lo sviluppo di ulteriori progetti innovativi legati all'ambito della prevenzione.
In sostanza, collega, è chiaro che rispetto al passato sta avvenendo un grande cambiamento: c'è una precisa indicazione che abbiamo dato alle Aziende per la stesura degli atti aziendali, contenuta in atti deliberati per fare delle prove tecniche di integrazione. La storia che ogni ASL si organizzi per conto proprio, indipendentemente dal vicino, creando disomogeneità, è storia antica e superata, che non ha molto senso. E gli atti aziendali (quelli che abbiamo già esaminato le contengono già) avranno sicuramente intese interaziendali per immaginare anche un'organizzazione delle Aziende che superi le dimensioni attuali. Questo percorso sta avvenendo in tutte le Regioni, indipendentemente dal colore politico, dal Veneto, alla Lombardia, eccetera. L'unica maniera è quella di immaginare una modalità, stante questa situazione, di accordi interaziendali, in modo da poter garantire quella omogeneità che finora non era stata garantita (ovviamente parlo dei servizi).


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta immediata n. 675 presentata dal Consigliere Grimaldi, inerente a "Ritardo nei pagamenti degli stipendi ai lavoratori dell'ospedale Maria Vittoria e di altri poliambulatori torinesi e mobilità del personale ospedaliero"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 675, presentata dal Consigliere Grimaldi, che la illustra.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Come avrete colto, questa è l'ennesima interpellanza che presento con lo stesso oggetto, ossia il ritardo dei pagamenti alle cooperative. In questo caso, alla drammatica situazione dei pagamenti in un'ASL, si aggiunge lo sciopero indetto nella giornata di ieri presso l'ospedale Maria Vittoria. Secondo i giornali di oggi, non sono state compromesse le attività dell'ospedale, in quanto le pulizie sono state fatte dai sindacati.
Come dicevo, alla grave situazione dei pagamenti, che spero verrà presto affrontate dal Direttore, che pare abbia convocato le aziende che hanno vinto l'appalto per 23 milioni di euro ma che lo hanno subappaltato ad aziende che, di fatto, lavorano in questo momento al Maria Vittoria, c'è un'altra piccola vicenda: la gran parte di questi lavoratori hanno perso più o meno, il 30% o 40% delle ore. Per intenderci, vengono pagati 300 euro in meno rispetto al contratto precedente, quindi più o meno viaggiano sulle 15 ore a settimana: per intenderci, guadagnano fra i 210 e i 280 euro.
Immaginate cosa vuol dire, per una famiglia che non riceve più uno stipendio regolare, venire pagati dopo due o tre mesi! Ho più volte denunciato questa situazione all'Assessore, che giustamente ribadirà l'autonomia delle ASL, il fatto che i Direttori sono stati richiamati all'ordine e che devono monitorare. Io, però, ve la dico così, perché non abbiamo più altri strumenti per sottolineare la gravità della situazione: o si risolve la vicenda dei pagamenti e iniziamo ad attuare il tema della giusta retribuzione, della delibera e degli atti di indirizzo che abbiamo messo in campo, oppure sarò costretto a chiedere una Commissione d'inchiesta sullo stato degli appalti nelle ASL. Perché è inammissibile - lo ripeto - che questi working poor, che lavorano per il pubblico, vengano pagati sotto il minimo salariale. Il Contratto Collettivo Nazionale non prevede quegli standard né quei numeri. Oltre a questo, ci sono Aziende che vincono gli appalti e poi subappaltano, pagando oltretutto, dopo due o tre mesi: tutto ciò è inammissibile! Credo che l'Assessore la pensi come me, ma dobbiamo trovare il modo per chiedere a quei Direttori di fare il loro mestiere, quindi di vigilare; e quando, di fatto, non vengono rispettati i capitolati, anche di togliere quegli appalti. Perché quest'incongruenza non è più accettabile, né per i lavoratori, né - credo - per le aziende che rischiano ogni volta di non aprire. Perché se questi lavoratori ritorneranno ad incrociare le braccia non ci sarà pulizia - neanche minima! - per le sale operatorie.



PRESIDENTE

Risponde l'Assessore Saitta; ne ha facoltà.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Il Consigliere Grimaldi, anche se ha avuto modo, in altre interrogazioni, di intervenire su questo tema, in modo particolare per quanto riguarda i contratti in generale, fa riferimento alle notizie di questi giorni: il punto di partenza del quesito che ha posto è relativo come lo stesso collega ha richiamato, all'appalto per le pulizie presso l'ospedale Maria Vittoria.
Nel caso specifico, il Direttore dell'ASL-TO2, dottor Alberti m'informa che l'appalto in questione era stato aggiudicato, per una durata di 60 mesi, lo scorso anno, per la TO2 e per la TO4, ad un gruppo di cooperative (Eporlux capofila, La Lucente, PDP e Cooperativa Sociale Barbara B).
Le pulizie dell'ospedale Maria Vittoria risultano in capo ai lavoratori de La Lucente, PDP e Cooperativa Sociale Barbara B, ma nel frattempo si è registrato l'affitto del ramo d'azienda della PDP alla ditta DIEM. Proprio a causa di questo passaggio si sono verificati dei disagi economici che hanno causato ritardi nei pagamenti degli stipendi ai lavoratori.
Presso la Direzione della TO2 c'è stato un incontro con tutte le società dell'appalto per individuare una soluzione. Resta evidente che si tratta di lavoratori che svolgono un compito per noi importantissimo, quale quello della pulizia dei nostri ospedali e di tutti i presidi ospedalieri che hanno anche contratti di categoria particolari, forse non sufficientemente tutelanti. Lo dico con molta franchezza, credo ci sia anche un problema di carattere complessivo, ho visto anche qualcuno di questi contratti. Suppongo che, qualora una di queste Aziende che ha vinto dovesse pagare una paga oraria inferiore, chiaramente si potrebbe ricorrere, ma ho l'impressione che ci sia un problema generale di rivisitazione di quella forma di contrattazione che non è sufficientemente tutelante, tanto per essere franchi fino in fondo.
Dal nostro punto di vista, è chiaro che, così come i lavoratori sono danneggiati dal ritardo dei pagamenti, sono danneggiate anche l'Azienda sanitaria e la Regione.
Quindi, da questo comportamento noi subiamo un danno, le Aziende devono pagare, possono fare qualunque cosa, ma devono pagare perché noi le paghiamo. Abbiamo subito un danno, perché è chiaro ciò che comporta leggere sul giornale che "nella camera operatoria non c'è la pulizia"; è chiaro che questo è un danno complessivo, è un danno enorme.
Vediamo la conclusione dell'incontro di oggi.
Un imprenditore deve sapere quando vince un appalto cosa deve fare, ma se contribuisce a creare un danno è chiaro che qualche azione per rivalerci nei confronti di chi vince l'adotteremo; cominceremo ad adottare qualche misura precisa - oggi lo possiamo fare - anche a tutela complessiva della nostra comunità.
C'è un problema di tutela dei lavoratori, che mi sembra logico, ma c'è un problema di tutela della nostra comunità e in questo senso abbiamo dato ma daremo ancora indicazioni - questa sollecitazione la trovo estremamente utile - ai nostri Direttori perché agiscano con una forte determinazione perché non è possibile che avvenga quanto abbiamo visto, che in un ospedale non si faccia la pulizia. Per fortuna, avete visto quello che hanno fatto i dipendenti dell'ASL per quanto riguarda le attività sanitarie, anche le OSS sono intervenute e hanno lavorato: sono stati veramente straordinari perché hanno il senso di appartenere ad una comunità importante, che è quella della sanità pubblica, ma quando c'è un tale comportamento derivante dal non pagamento è chiaro che interverremo.



(Commenti della Consigliera Batzella)



PRESIDENTE

Consigliera Batzella, non è la sua interrogazione. Se vuole parlare, sa come intervenire in modo corretto.


Argomento: Giovani

Interrogazione a risposta immediata n. 669 presentata dalla Consigliera Frediani, inerente a "Criticità riscontrate dal programma Garanzia Giovani"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 669 presentata dalla Consigliera Frediani, che ha la parola per l'illustrazione.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Io farei un'illustrazione brevissima.
Abbiamo già parlato diverse volte di Garanzia Giovani con l'Assessore e immagino che anche questa volta ci sarà una serie di dati per illustrare il successo di questo provvedimento, che è piuttosto controverso.
Oltre ad evidenziare quanto ho sottolineato nella premessa dell'interrogazione, cioè un reale problema di ritardo nell'erogazione dei pagamenti ai giovani che vengono inseriti in questo progetto, occuperei pochi secondi del tempo a mia disposizione per leggere uno degli interventi che è apparso sulla pagina Facebook di Garanzia Giovani - proprio perch questi commenti rimangono magari lì e poi si perdono nel vuoto - per capire qual è il problema principale, o meglio, uno dei problemi principali di questo programma.
Leggo le parole di un utente che, evidentemente, è stato inserito all'interno di questo programma: "In particolare, sono fortemente stupito dal divieto assoluto di frequentare corsi di formazione e trovarsi un secondo lavoro. Il che è già un controsenso enorme dati i 60 giorni di attesa per ricevere" - i 60 giorni, poi, sono un eufemismo perché pare ce ne siano molti di più da aspettare - "forse quei 300 euro lordi promessi.
Mi sorge spontaneo chiedermi, o chiedervi, come potrei provvedere alla mia sopravvivenza mentre lavoro gratis a Torino per due mesi. Un secondo controsenso è, come ho già scritto prima, l'impossibilità di seguire corsi di formazione, essenziali per acquisire un minimo di competenza in più in qualsiasi ambito lavorativo, corsi che avevo progettato di seguire per ammortizzare il pomeriggio libero al fine di poter essere più competitivo una volta che mi sarei trovato senza un lavoro dopo i sei mesi di tirocinio. Questa opzione mi è stata brutalmente strappata via perché non compatibile con i requisiti di Garanzia Giovani. Vorrei chiedervi se vi rendete conto che così facendo state paralizzando noi giovani lavoratori sia nel presente che nel futuro, ostacolate la nostra crescita e annullate le possibilità che potremmo cogliere. Quale fastidio comporta il trovarsi un secondo lavoro oppure cercare di specializzarsi in qualcosa studiando?".
Allora, io chiedo una risposta alla domanda di questa persona che ha scritto sulla pagina e che ho riassunto nel mio questione time, adesso aspetto l'Assessore.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Frediani.
La parola all'Assessore Pentenero per la risposta.



PENTENERO Giovanna, Assessore alla formazione professionale

E' evidente che ogni situazione e ogni percorso va studiato a sé.
In termini generali, posso dire che non sussiste alcun divieto di partecipare ad un corso di formazione dopo aver frequentato un tirocinio.
E' certo che un tirocinio si immagina - ed è per questo che facevo riferimento alla questione individuale - faccia riferimento ad un'attività a tempo pieno. E' chiaro che non si può immaginare di svolgere un'attività di tirocinio, quindi un'attività formativa/lavorativa in un tempo pieno e frequentare anche un corso, ed è il motivo per il quale un corso di formazione non può essere svolto nello stesso momento in cui si effettua un tirocinio. Questa è la prima questione.
Dopodiché, sul caso specifico, probabilmente ha un'attività part-time credo si possa serenamente immaginare un percorso che preveda le due soluzioni. Probabilmente, era necessario rivolgersi ad uno sportello e trovare una soluzione, perché non ci sono elementi tali per cui una escluda l'altra; magari, se il caso fosse stato studiato nel dettaglio si poteva trovare una soluzione specifica.
In relazione al voler fare un doppio lavoro, direi che un'attività esclude l'altra: nel momento in cui si è all'interno di un'esperienza di tirocinio lavorativo, se si trova un'occupazione, è evidente che l'una esclude l'altra, mi sembra siano in antitesi. Non possiamo immaginare un'attività lavorativa, magari con un contratto, e, nel frattempo immaginare che si svolga un'attività di tirocinio. Davvero credo che, pur entrando nella specificità del singolo caso, sia una situazione che non possa consentire la convivenza delle due questioni.
Rispetto alle altre domande che erano state richieste all'interno dell'interrogazione, aggiungo quanto segue: le imprese, in questo momento possono beneficiare degli incentivi previsti dal Jobs Act. Il non aver previsto il bonus assunzionale da parte delle aziende deriva dall'esistenza di analisi e di studi compiuti proprio da questa Regione e dai nostri istituti di ricerca che ci hanno testimoniato nel tempo come gli incentivi all'assunzione non producono benefici, ovvero quello che le aziende ci chiedono è una riduzione - ed è quello che, appunto, il Jobs Act prevede del costo del lavoratore stesso, perché le aziende avrebbero assunto in ogni caso. Quindi, la scelta è di utilizzare quelle risorse in favore di altre azioni previste dalla Garanzia Giovani per quello che riguarda il programma, ed era una facoltà prevista. Il Piemonte ha fatto questo tipo di scelta e, peraltro, altre Regioni ci confermavano la bontà della scelta che è stata compiuta dalla nostra Regione.
Sottolineo quanto ho detto prima: è evidente che se c'è un tirocinio in atto è impensabile che ci sia anche un contratto di lavoro che si instaura in quel momento, perché sono l'uno in antitesi rispetto all'altro.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.



(Alle ore 15.58 il Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS



(La seduta ha inizio alle ore 16.01)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Ha chiesto congedo la Consigliera Baricco.


Argomento: Beni culturali (tutela, valorizzazione, catalogazione monumenti e complessi monumentali, aree archeologiche)

Esame ordine del giorno n. 73 presentato dai Consiglieri Graglia e Gancia inerente a "Azioni per lo sviluppo del complesso del Castello di Racconigi"; ordine del giorno n. 89 presentato dai Consiglieri Caputo Allemano, Appiano, Chiapello, Gariglio e Ravetti, inerente a "Recupero e valorizzazione del Castello Reale di Racconigi"; ordine del giorno n. 286 presentato dai Consiglieri Frediani, Andrissi, Batzella, Bertola, Bono Mighetti e Valetti, inerente a "Sviluppo del complesso del Castello di Racconigi"; ordine del giorno n. 428 presentato dai Consiglieri Caputo Accossato, Appiano, Conticelli, Ferrentino e Ravetti, inerente a "Realizzazione del Circuito delle Residenze Reali del Piemonte"


PRESIDENTE

Poiché la maggioranza mi ha chiesto di soprassedere sul punto relativo alle nomine, procediamo con l'esame del punto 5) all'o.d.g., avente ad oggetto "Esame ordine del giorno n. 73 presentato dai Consiglieri Graglia e Gancia, inerente a "Azioni per lo sviluppo del complesso del Castello di Racconigi"; ordine del giorno n. 89 presentato dai Consiglieri Caputo Allemano, Appiano, Chiapello, Gariglio, Ravetti, inerente a "Recupero e valorizzazione del Castello Reale di Racconigi"; ordine del giorno n. 286 presentato dai Consiglieri Frediani, Andrissi, Batzella, Bertola, Bono Mighetti, Valetti, inerente a "Sviluppo del complesso del Castello di Racconigi"; Ordine del giorno n. 428 presentato dai Consiglieri Caputo Accossato, Appiano, Conticelli, Ferrentino e Ravetti, inerente a "Realizzazione del Circuito delle Residenze Reali del Piemonte". Questa mattina non è stato possibile trattare tale punto all'o.d.g., in quanto era assente la collega Caputo, prima firmataria degli ordini del giorno n. 89 e 428.
La parola alla Consigliera Caputo per l'illustrazione congiunta degli ordini del giorno n. 89 e 428.



CAPUTO Valentina

Grazie, Presidente.
Espongo congiuntamente gli ordini del giorno, poiché sono collegati.
L'ordine del giorno riguardante il recupero e la valorizzazione del Castello di Racconigi risale a parecchio tempo fa e nasce in seguito ad una visita personale che ho effettuato lo scorso anno (il 26 ottobre). In quell'occasione, ho potuto appurare quali sono le condizioni in cui versa questa dimora, da diversi anni oramai.
Il nostro Paese, così come la nostra regione, può vantare un grandissimo patrimonio artistico e culturale: all'estero ce lo invidiano ma ne siamo spesso poco consapevoli. Non sempre rappresenta la punta di diamante che, invece, dovremmo considerare, e che potrebbe essere anche il volano per la nostra crescita economica.
Noi italiani - come ho detto - abbiamo un immenso patrimonio storico e culturale, però abbiamo pochissima consapevolezza di questo. Mi riferisco ai musei, alle dimore storiche, alle pinacoteche, ed anche alle nostre residenze: siamo ereditieri di un immenso valore, di grandi ricchezze, che però - non sappiamo valorizzare né, tanto meno, proteggere.
Il Castello di Racconigi è una residenza che risale all'XI secolo, ed è stato residenza ufficiale dei Savoia-Carignano. E',inoltre, compreso nel Patrimonio dell'Umanità dell'UNESCO, tra i più rappresentativi della nostra storia.
La residenza fu riaperta nel 1994, in seguito a notevoli lavori di restauro conservativo, anche grazie ai fondi della Regione Piemonte, che finanziò con il POR FESR 2007/2013 il recupero dei giardini e della Margaria del Castello.
E' bene ricordare che il Parco, tra il 2003 e il 2010, è stato insignito del premio come "Parco più bello d'Italia", ma negli ultimi anni si trova in uno stato di abbandono.
Quello che colpisce di più è che, nell'era della tecnologia (parliamo di nuove tecnologie per valorizzare anche il nostro patrimonio culturale) il tempo si è fermato al 2011. Infatti, nel sito web, soprattutto la parte inerente alle visite guidate per associazioni, scolaresche o gruppi di turisti, non vi è stato alcun tipo di aggiornamento.
Nel 2011 pare sia stata abbandonata la volontà di valorizzare questa residenza: pare addirittura che le visite guidate siano una ogni ora e soprattutto per gruppi di non più di 25 persone. Sembra che occorra prenotare con un lauto anticipo, ma in occasione della mia visita ho incontrato delle persone che - ad esempio - erano arrivate alle ore 15 e avevano trovato soltanto due posti disponibili per una visita alle ore 18.
Questo non è sicuramente un percorso a favore della valorizzazione della residenza.
Con l'ordine del giorno si chiede a questa Giunta di voltare pagina e ripartire con azioni di potenziamento di questa residenza storica sabauda di cui noi piemontesi siamo orgogliosi, e di farsi tramite anche presso il Ministero per i Beni e le Attività Culturali (il MIBAT) affinché sia inserito all'interno della promozione del patrimonio culturale e architettonico del Piemonte.
L'ordine del giorno collegato tratta le residenze sabaude in generale.
Sappiamo che le Residenze Reali sono 17, di cui cinque cittadine e 12 extraurbane. Il fulcro è caratterizzato da Palazzo Reale, Palazzo Madama Palazzo Carignano (se parliamo di Torino), ma, ovviamente, a queste sono collegate altre residenze, come il Castello ducale di Agliè, la Palazzina di Stupinigi, il Castello di Racconigi, il Castello di Moncalieri ed anche quello di Rivoli.
I dati delle affluenze a queste residenze sono elevatissimi, pertanto confermano quanto esse rappresentino un volano per la nostra regione quanto siano amate dai turisti e quanto ci sia la voglia di visitarle, per portare a casa un bel ricordo della nostra regione.
Singolarmente, magari su alcune di queste residenze sono state fatte delle azioni, ma quello che chiediamo alla Giunta è soprattutto di trovare delle azioni comuni, che possano valorizzare tali residenze in rete attraverso il potenziamento dei trasporti ed anche delle azioni via web.
Pensiamo ai Castelli della Loira, dove è possibile non soltanto prenotare la visita on line, ma avere la possibilità di accedervi anche a distanza, con dei tour virtuali e quant'altro, oppure ho in mente cosa succede, per esempio, alla Residenza Schönbrunn di Vienna, dove è possibile interagire con la Residenza, scaricando addirittura le singole visite di ogni singola stanza.
Pertanto, guardando un po' più in là, si può prendere esempio su come potrebbe essere oggi il percorso di valorizzazione del nostro patrimonio culturale, anche perché, se i dati parlano chiaro, i turisti adorano venire nella nostra regione e portare con sé un ricordo; ogni turista che torna a casa con un ricordo negativo, dovuta ad una non valorizzazione della nostra regione o del nostro paese, non lascerà sicuramente una bella immagine dell'Italia. Questo, molto spesso, è dovuto proprio a noi italiani, che non sappiamo renderci conto di quello che abbiamo.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Caputo.
Passiamo all'ordine del giorno n. 73, presentato dai Consiglieri Graglia e Gancia, avente ad oggetto "Azioni per lo sviluppo del complesso del Castello di Racconigi".
Colleghi, lo diamo per illustrato o volete illustrarlo?



(Commenti del Consigliere Graglia)



PRESIDENTE

La mia era una semplice domanda. Sento anch'io il bisogno psicologico di ascoltare la vostra illustrazione!



(Commenti del Consigliere Graglia)



PRESIDENTE

Ho sbagliato? Se ho sbagliato, mi scuso. Adesso volete illustrarlo? Consigliere Graglia, ho capito l'osservazione; non ho ascoltato le parole ma ho capito l'osservazione. Mi sono permesso di.



GRAGLIA Franco

E' veramente una piccolezza, che ritiro subito. Era solo per puntualizzare.



PRESIDENTE

So che lei mi vuole bene: mi vuole bene e il bene è reciproco!



GRAGLIA Franco

Non esageriamo!



PRESIDENTE

No, no, è la verità: non arrossisca! Ho dato la parola alla collega Caputo, perché aveva due ordini del giorno. Solo per questo.



GRAGLIA Franco

Certo, non c'è problema.



PRESIDENTE

Adesso posso andare avanti con i lavori?



GRAGLIA Franco

Non l'ho mai interrotta.



PRESIDENTE

Prego, Consigliere Graglia.



GRAGLIA Franco

Il presente ordine del giorno, che scaturisce da una congiunta iniziativa dei Gruppi di centrodestra, cui ora si aggiungono anche quelli di centrosinistra, intende farsi interprete di un disagio assai diffuso tra i visitatori e gli operatori economico-turistici, legato alle condizioni e alle incerte sorti di una residenza reale, patrimonio UNESCO, che nel corso della propria quasi millenaria vicenda storica ha ospitato eventi mondani diplomatici, collegati con le dinamiche politiche e istituzionali del Regno di Sardegna, prima, e dell'Italia, poi.
Racconigi, al confronto, con i progetti dinamici che stanno caratterizzando tutt'oggi, pur nel difficile momento finanziario generale il polo sabaudo nella sua complessa e complessiva articolazione, si presenta con tutta una serie di problematiche le quali, ove non risolte rischiano di aggravarne in maniera e in misura irreversibile l'isolamento.
Con la prospettiva, tutt'altro che remota, di vanificare i piani di investimento recenti e passati che si sono susseguiti nelle diverse epoche e con costi collettivi più alti in assoluto.
Il calo di visitatori che si è registrato ancora nell'ultimo anno è la conferma di uno stallo involutivo che può e che deve essere arginato. In una contingenza in cui si parla di emergenza occupazionale giovanile, la piena valorizzazione di tutti i siti del polo sabaudo, riteniamo sia una condizione importante per tendere ad obiettivi di aumento della ricettività turistica e di una qualificata occupazione giovanile, oltre che una finalità di riscoperta storica della nostra regione, in funzione del consolidamento e del tessuto identitario regionale e nazionale.
Sono obiettivi che si saldano l'uno l'altro e che richiedono una strategia di mezzi altrettanto integrati fra loro, e non solo limitati all'aspetto finanziario che ne rappresenta, semmai, una conseguenza.
L'esperienza concreta ha insegnato che, nel contesto attuale, anche la più meritoria delle iniziative promosse rischia di non produrre alcun effetto indotto o duraturo, proprio perché non supportata da uno scenario più complessivo e coordinato con l'attività degli altri siti. Per la propria collocazione geografica e per gli eventi che si sono svolti in tale cornice, Racconigi è la porta del circuito delle residenze sabaude subalpine e la sua evoluzione nel corso storico da cittadella fortificata a residenza di delizie la predispone ottimamente a location polivalente e complementare a tutte le altre: dall'arte all'enogastronomia, dalla storia all'ambiente, alla musica, al ballo risorgimentale che hanno scandito momenti, anche significativi, delle relazioni politiche e diplomatiche.
La vicinanza temporale geografica ai luoghi dell'Expo e il raggiungimento del servizio ferroviario metropolitano devono essere precondizione per accelerare tale tendenza, utile a far concorrere il Castello racconigese a proposte meritevoli di finanziamento da parte di fondi strutturali europei intorno a progetti di recupero conservativo di integrazione strategico-operativa, nel complesso polo sabaudo dei castelli europei di gran pregio, di rilancio imprenditoriale, con lo sviluppo di iniziative negli ambiti della ricettività della promozione di eventi, oltre che con il sostegno alla green economy.
L'amplissimo e artistico parco che lo distingue può, infatti, diventare un polmone strategico per salvaguardare l'ambiente con microfiliere rinnovabili che avrebbero anche il compito di favorire la continuità e l'autosufficienza energetica dell'intero sito, unitamente alle coperture implementabili negli edifici tramite i lavori futuribili di riqualificazione. I fondi europei e di enti, per esempio bancari, si situano in ciascuno di questi ambiti essenziali, mentre sul versante dell'impulso imprenditoriale della riattivazione degli investimenti privati, la Regione può svolgere un grande ruolo veicolando le opportunità del bonus governativo e strumenti come quelli gestiti da Film Commission.



PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'ordine del giorno 286, avente per oggetto "Sviluppo del complesso del Castello di Racconigi".
La parola alla Consigliera Frediani per l'illustrazione.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente Non ho granché da aggiungere a quello che ha già detto la Consigliera Caputo. Vorrei solo fare notare che il Castello in questione si trova nella provincia di Cuneo, ma vicinissimo a Torino, in una posizione un po' particolare dal punto di vista geografico, ragion per cui potrebbe essere un'occasione per buttare il naso al di fuori della cintura torinese e verificare che ci sono gioielli che meritano di essere valorizzati. Cercare di estendere un po' questo circuito di Regge che su Torino e dintorni sta dando parecchie soddisfazioni, come abbiamo visto con il caso più eclatante della Venaria Reale.
Facendo un giro sui vari siti, leggendo i commenti dei turisti rileviamo che i problemi evidenziati sono più o meno gli stessi, quelli che sono già stati citati dai colleghi che mi hanno preceduto. Si lamenta anzitutto, la mancanza di guide che possano condurre i turisti all'interno del castello. Ci sono i custodi ma, rispetto ad una guida, sono ovviamente piuttosto impreparati e, da alcuni commenti, pare anche demotivati per l'ambiente in cui si trovano a lavorare e un po' per la paura di perdere il posto di lavoro e la minaccia di trasferimento in altro luogo.
Si denuncia molto spesso l'abbandono dei giardini, e questo è un vero peccato. Sappiamo perfettamente che valore abbiano i giardini che circondano i castelli, sia dal punto di vista della flora che da quello della fauna, quindi potrebbero diventare una risorsa per il castello stesso. In particolare, mi ha colpito il commento di un turista che dice: "La lunga passeggiata nel giardino, mi ha lasciato triste". Si nota proprio l'abbandono anche in tutto quello che la circonda, anche per il fatto che il castello è visitabile soltanto in parte, magari per carenza di personale o per varie problematiche che possono presentarsi di volta in volta.
Succede anche al Polo Reale che, molto spesso, si debbano chiudere dei piani per questioni di sicurezza e per carenza di personale.
Questo gioiello avrebbe bisogno di un piano di rilancio e di investimenti, anche se è un momento in cui ci rendiamo benissimo conto che le risorse sono scarse, ma è proprio uno di quei gioielli su cui vale la pena investire per avere un buon ritorno e per allargare un po' il cerchio del rilancio della cultura, al di fuori della cintura torinese. Per questo chiediamo che si approvi il nostro ordine del giorno e gli atti dei colleghi che vanno nella stessa direzione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Allemano; ne ha facoltà.



ALLEMANO Paolo

Grazie, Presidente.
Vorrei sottolineare che non è una casuale coincidenza questa convergenza di tre ordini del giorno, di tre forze politiche diverse sullo stesso tema. Chiaramente non siamo qui a gareggiare su chi l'ha presentato per primo, ma a sostenere una causa comune.
Richiamo gli aspetti che sono già stati evidenziati, a cominciare dal fatto che sicuramente è un'eccellenza per il parco e per la residenza reale. Siamo al confine tra le aree metropolitane e le aree interne aggiungerei tra i Savoia e il marchesato di Saluzzo. E' un fatto indubbio che c'è una tendenza che va nella direzione opposta a quella dei primi anni 2000, che vede contrarsi ogni anno l'interesse e le risorse. Questo chiaramente, va frenato perché ne andrebbe a detrimento di tutto il Piemonte e dell'intero sistema delle regge sabaude.
Mi permetto di suggerire all'Assessore - se mi presta attenzione avendo già parlato più volte in Commissione con lei e anche con il responsabile consorzio della Venaria di questo problema - l'adozione di strumenti formali. Preso atto che questa Reggia corre il rischio di passare in seconda o terza linea, preso atto che l'interesse dei grandi attori - la Regione, le fondazioni bancarie - è inferiore rispetto a realtà come la Venaria e come altre di cui andremo a parlare tra poco, credo che la nostra rete di protezione sia un accordo di programma forte che coinvolga ovviamente, il Consorzio della Venaria, che ha come mission quello del sostegno della Reggia sabaude, ma il volontariato lì è cruciale, perch associazioni come gli Amici del Castello e l'Associazione Centro delle Cicogne e Anatidi hanno un ruolo fondamentale. Io l'ho visto due domeniche fa, quando si è corsa la mezza maratona, la prima che si è svolta nel parco del Castello: a fronte di un sostanziale disinteresse degli operatori strutturati, c'è stato entusiasmo, c'è stata una donazione di sangue dei volontari, che ha consentito di fare un evento tutt'altro che semplice.
Credo, e concludo, che un impegno dell'Assessore in questa direzione trovi il Comune e associazioni come Le Terre dei Savoia pronti a mettersi in un tavolo per capire qual è il livello minimo di manutenzione sia del luogo sia del sito, per evitare che questa Reggia vada in degrado, per riuscire a creare quella sinergia che forse oggi si misura più sulle idee e sulla progettualità che non sui soldi, e che consentirebbe a questa Reggia che non ha il tetto da rifare, che non ha una situazione drammatica, se non quello dell'abbandono dal punto di vista della comunicazione, di mantenere il livello alto che ha raggiunto negli anni scorsi.



PRESIDENTE

Grazie, collega Allemano.
La parola al Consigliere Appiano.



APPIANO Andrea

Grazie, Presidente.
Dopo questo ulteriore intervento su Racconigi, ho piacere di aggiungere qualche osservazione in relazione all'ordine del giorno illustrato dalla collega Caputo in merito al circuito delle residenze sabaude con un particolare riferimento alla palazzina di caccia di Stupinigi. Anzitutto per ricordare che non più tardi di sabato scorso ho partecipato, insieme al collega Ottria e ad alcuni partecipanti della Giunta al primo compleanno del riconoscimento dei paesaggi delle zone Langhe, Roero e Monferrato quale patrimonio UNESCO. Analogo patrimonio UNESCO è stato riconosciuto alle residenze sabaude in cui si trovi inserita anche la Palazzina di caccia.
Ricordo come l'intervento dell'Assessore alla cultura fatto a Grinzane Cavour sabato scorso collegava questi due riconoscimenti UNESCO come due punti di forza dello sviluppo delle politiche culturali e della valorizzazione della nostra Regione. In particolare, per venire al tema, la Palazzina di caccia residenza sabauda, uno dei gioielli alle porte di Torino, di inestimabile valore di proprietà della Fondazione dell'Ordine Mauriziano è stato oggetto anche di approfondimento nel corso di un'audizione in sede di IV Commissione, dove peraltro il Commissario dell'Ordine Mauriziano ha messo in evidenza le drammatiche situazioni finanziarie e la carenza di risorse per garantire nel prosieguo del tempo l'apertura e la valorizzazione di questo nostro monumento inserito nel parco a sud di Torino.
In quest'occasione, proprio cogliendo l'occasione della mozione illustrata in precedenza, vorrei ricordare che i Comuni del comprensorio sud di Torino che fanno capo al Comune di Nichelino, Orbassano, Candiolo Beinasco, None e Vinovo, non più tardi di qualche mese fa, per la precisione il 17 aprile, hanno firmato una convenzione, un atto di impegno in cui loro stessi, come Enti locali, intendono farsi protagonisti di questo processo di valorizzazione di questa importante risorsa monumentale di questo complesso sabaudo.
Nello specifico, in questo caso, il Comune di Nichelino, ma probabilmente atti analoghi sono stati adottati dagli altri Consigli comunali, in una seduta del mese di giugno, in un ordine del giorno approvato nel loro Consiglio comunale, nel segnalare le potenzialità da un lato e le criticità, soprattutto finanziarie, dall'altro, hanno indirizzato a noi un invito ad un impegno straordinario anche attraverso specifiche istanze nell'ambito del riparto dei fondi europei, quindi della prossima programmazione economico-finanziaria per realizzare opere e progetti che colgano le molteplici opportunità prospettate dalla palazzina, dal parco e dai poderi, affinché siano perno di una rivalutazione turistico-ambientale dell'area.
E' sotto gli occhi di tutti che l'attuale gestione commissariale riesce probabilmente a garantire solo il minimo indispensabile, perché si mantenga un'apertura e si svolgano gli interventi assolutamente improcrastinabili di manutenzione, laddove li si riesce a fare, di questo patrimonio.
Serve un colpo di reni da parte di tutte le Istituzioni e di tutte le comunità interessate; quindi, credo che, nell'ambito della valorizzazione e realizzazione di questo circuito, questo patrimonio che è alle porte di Torino, sfruttando anche l'atto di impegno delle comunità locali che gravitano attorno al parco medesimo e in cui si trova la palazzina, debba esservi l'occasione giusta per una piena valorizzazione, che sicuramente può anche aumentare il turismo e la fruizione. Si tratta di una palazzina che potrebbe ospitare mostre e convegni, che spesso e volentieri non riusciamo ad organizzare; anzi, ha ricevuto anche in un passato recente delle proposte che in realtà non hanno avuto un riscontro positivo per tutte le difficoltà che ben conosciamo.
Cogliamo quest'occasione per un supplemento di riflessione e per riuscire davvero a trasformare in grande risorsa quello che, attualmente, a volte è stato descritto come un gran problema di sopravvivenza, di gestione e di manutenzione.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Appiano.
La parola alla Consigliera Gancia.



GANCIA Gianna

Grazie, Presidente.
Nell'ottica di quanto è stato detto da chi mi ha preceduto, credo sia sostanziale assolutamente ridare una dignità al castello di Racconigi e sicuramente mettere in rete le residenze sabaude.
Vorrei sdrammatizzare la situazione dicendo che in procinto del falso storico che fu il referendum sulla scelta tra monarchia o repubblica Pietro Nenni disse una frase: "O la repubblica, o il caos". Noi, oggi che siamo qua a discutere, mentre tutto va a rotoli, possiamo dire che non abbiamo la repubblica, ma abbiamo tanto caos. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Gancia.
La parola all'Assessore Parigi.



PARIGI Antonella, Assessore alla cultura

Intervengo dicendo che nessun problema forse mi è più a cuore che non quello delle residenze sabaude, della messa a sistema di queste residenze e della loro valorizzazione.
La problematica di Racconigi e quella di Stupinigi sono alquanto similari, una più complessa dell'altra. La problematica di Stupinigi è la problematica di un ente, il Mauriziano, non finalizzato alla valorizzazione; vorrei ricordare che la valorizzazione è un mestiere, è una professionalità e bisogna saperla fare. Dicevo che il Mauriziano è un ente non finalizzato alla valorizzazione, con delle problematiche assai complesse. A questo fine, insieme al Presidente Chiamparino abbiamo chiesto un incontro proprio sulla questione Stupinigi, che però non è oggetto di questo ordine del giorno.
Sulla questione Racconigi vorrei solo dire che ricordo perfettamente di quando Racconigi era un gioiello, perché peraltro ci lavoravo nella mia precedente professione, insieme a Mirella Macera. Con grandissima nostalgia, ricordo che aveva fatto di quel luogo un vero gioiello, di quel parco un parco letterario che aveva 200 mila visitatori. Oggi, mi sembra che i numeri siano sui 75 mila ed io stessa sono andata a fare un sopralluogo, quindi sono molto consapevole. E' un problema che però non si può risolvere, perché in realtà, noi come Regione, stiamo già facendo molti interventi, nel senso che ci stiamo occupando in realtà di Racconigi, se non alla radice.
A questo scopo, abbiamo firmato con il Ministero un protocollo d'intesa per la valorizzazione del Consorzio di Venaria Reale e delle altre residenze reali Sabaude tra il Ministero dei Beni delle attività Culturali e del Turismo. La Regione Piemonte ha dato vita a un tavolo tecnico, in cui ogni ente, compresa la Compagnia di Sanpaolo, ha nominato un proprio rappresentante. Questo tavolo tecnico deve portare a un piano in cui effettivamente si parli di valorizzazione e di messa a sistema di queste regge sabaude, a partire dalla loro centralizzazione all'interno del Consorzio La Venaria Reale.
Nel frattempo, ovviamente, noi non possiamo rimanere a guardare, questo è sicuro, quindi abbiamo fatto tutta una serie di azioni, cominciando a mettere in piedi per Expo 2015 "La Dispensa del Re", cioè un circuito di visite all'interno delle regge sabaude, così come la Royal Card, così come stiamo mettendo in piedi la scuola per giardiniere d'arte, per giardini e parchi storici, che coinvolgerà anche la Reggia di Racconigi. Ma quello che assolutamente è importante per noi è risolvere alla base questo, cioè conferire la valorizzazione, insieme al Ministero, al Consorzio della Venaria Reale, che diventerà il Consorzio di valorizzazione delle regge sabaude.



PRESIDENTE

Passiamo alla votazione l'ordine del giorno n. 73 del Consigliere Graglia. Credo che ci sia una piccola modifica.
La parola al Consigliere Graglia.



GRAGLIA Franco

Mi rammarico di essere costretti ad accettare il cambio di un verbo fondamentale, che è un diminutivo, cioè "valutare", che non dà nessuna certezza. Capisco il momento, ma va bene.



PRESIDENTE

Pertanto, qual è la modifica? Prego, Assessore Parigi.



PARIGI Antonella, Assessore alla cultura

"Ad attuare azioni immediate di potenziamento di tale storica residenza sabauda e a valutare, in sede di nuova programmazione dei Fondi Europei POR FESR, risorse da destinare alla sua valorizzazione". Quindi, si sostituisce la parola "individuando" con la parola "valutare", cosa che stiamo già facendo. Questo, Consigliere Graglia, glielo posso dire, però da questo a dirle che è un impegno.



(Commenti del Consigliere Graglia)



PARIGI Antonella, Assessore alla cultura

Io anche sono nelle mani di altri.



PRESIDENTE

Chiedo ai Consiglieri Caputo e Graglia di avvicinarsi al banco della Presidenza.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle 16.31, riprende alle ore 16.33)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Sull'ordine del giorno n. 73, vi è un orientamento favorevole dell'Aula.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 73, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
L'ordine del giorno è approvato anche con il voto favorevole del Presidente Giaccone, che verrà riportato a verbale.
Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 89.
A tale ordine del giorno è stata apportata una modifica, pertanto il testo definitivo comporta il seguente impegno: "Ad attuare azioni immediate di potenziamento di tale storica residenza sabauda, valutando in sede di nuova programmazione dei Fondi Europei POR-FESR 2014-2020, risorse da destinare alla sua valorizzazione".
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 89, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
Sull'ordine del giorno n. 286, vi è un orientamento favorevole dell'Aula.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 286, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 428.


Argomento: Organizzazione regionale: argomenti non sopra specificati

Richiesta, da parte del Consigliere Vignale, di chiarimenti relativamente alla concessione dell'aula consiliare per l'inaugurazione del progetto Election Days di Quorum/YouTrend e del corso di laurea in Comunicazione pubblica e politica dell'Università degli Studi di Torino


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Se mi consente, era solo per avere un'informazione, perché abbiamo letto sul sito del Consiglio regionale che giovedì sera alle ore 19 il Consiglio regionale ospiterà il corso a pagamento "Election Days". La società che lo organizza è, tra le altre, la società Quorum/YouTrend più altri soggetti partner.
Visto che si svolgerà all'interno di questa sala e successivamente vi sarà un rinfresco, volevamo chiedere alla Presidenza del Consiglio se è possibile per tutte le aziende affittare questa sala, perché crediamo che questo avvenga a pagamento, considerando che ci saranno le spese per l'utilizzo della sala e anche le spese successive per il rinfresco.
Lo dico, perché non è un'associazione, ma è un'azienda che fa legittimamente un corso di formazione di comunicazione politica ad un costo contenuto di 380 euro per chiunque voglia partecipare.
E' un'azienda - e lo rilevo solo leggendo il suo sito - che ha nel suo portafoglio, come li definisce, Alessandra Moretti (la candidata del PD alle elezioni del Veneto), Vincenzo De Luca (candidato alla Presidenza della Regione Campania), Debora Serracchiani (Vicepresidente del PD e Presidente del Friuli Venezia Giulia), Pippo Civati.



PRESIDENTE

Mi scusi.



VIGNALE Gian Luca

Non è irrituale. Io le ho fatto una domanda, poi mi risponde quando crede. Apprendiamo solo e capiamo solo se le aziende possono affittare un'istituzione, anzi la sala principe di un'istituzione, oppure se noi regaliamo ad aziende la sala principe di un'istituzione e il successivo rinfresco.



PRESIDENTE

Rispondo subito. Intanto cercavo di interromperla solo perché erano in votazione gli ordini del giorno, e quindi stavo mettendo in votazione l'ultimo ordine del giorno.
Però prima di mettere in votazione l'ordine del giorno, le do una risposta veloce, poi la può approfondire in un'altra sede, se vuole, oppure anche in questa.
E' stata una proposta del Direttore della comunicazione, passata all'Ufficio di Presidenza e deliberata nella Conferenza dei Capigruppo.
Quindi, qualsiasi iniziativa esterna valutata dall'Ufficio di Presidenza, a seconda della portata e passata nella riunione dei Capigruppo, può essere tranquillamente ospitata all'interno di quest'Aula e all'interno del Palazzo. Inoltre, il rinfresco non è assolutamente di competenza delle risorse del Consiglio. Ci tenevo a dirlo.
Questo vale anche per altre iniziative e se ci dovessero essere altre iniziative, ben venga.


Argomento:

Esame ordine del giorno n. 73 presentato dai Consiglieri Graglia e Gancia inerente a "Azioni per lo sviluppo del complesso del Castello di Racconigi"; ordine del giorno n. 89 presentato dai Consiglieri Caputo Allemano, Appiano, Chiapello, Gariglio e Ravetti, inerente a "Recupero e valorizzazione del Castello Reale di Racconigi"; ordine del giorno n. 286 presentato dai Consiglieri Frediani, Andrissi, Batzella, Bertola, Bono Mighetti e Valetti, inerente a "Sviluppo del complesso del Castello di Racconigi"; ordine del giorno n. 428 presentato dai Consiglieri Caputo Accossato, Appiano, Conticelli, Ferrentino e Ravetti, inerente a "Realizzazione del Circuito delle Residenze Reali del Piemonte" (seguito)


PRESIDENTE

Completiamo l'esame degli atti di indirizzo relativi al Castello di Racconigi.
Sull'ordine del giorno n. 428 vi è un orientamento favorevole dell'Aula.
Indìco la votazione sull'ordine del giorno n. 428, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Organizzazione regionale: argomenti non sopra specificati

Richiesta, da parte del Consigliere Bertola, di chiarimenti relativamente alla concessione dell'aula consiliare per l'inaugurazione del progetto Election Days di Quorum/YouTrend e del corso di laurea in Comunicazione pubblica e politica dell'Università degli Studi di Torino /seguito)


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bertola; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Intervengo perché la stavo ascoltando, cioè l'ho ascoltata attentamente come faccio sempre. Che abbiano scritto va bene. Ufficio di Presidenza? Probabile.



PRESIDENTE

L'Ufficio di Presidenza non ha votato. Solo la riunione dei Capigruppo.



BERTOLA Giorgio

Io ho incontrato prima lo sguardo del collega Grimaldi, perché posso anche difettare a volte di memoria.



PRESIDENTE

Si vede che siete distratti!



BERTOLA Giorgio

Evidentemente ci siamo distratti quando lei parlava di questa società che fa un'attività privata legittimissima, però mi sembra legittima l'attività che svolge questa attività privata, ma altrettanto legittima mi sembra la domanda del Consigliere Vignale.
Ripeto: ho incontrato proprio in quel momento lo sguardo del Consigliere di SEL, Grimaldi, che ha guardato il Consigliere Gariglio e ancora scuote la testa, e non ci ricordiamo una cosa del genere.



PRESIDENTE

Quindi devo fare registrare.



BERTOLA Giorgio

Sarebbe cosa buona e giusta registrare la Conferenza dei Capigruppo.



PRESIDENTE

Al di là delle battute, dato che non ci ascoltiamo solo noi, ma dall'esterno di ascoltano anche altri.



BERTOLA Giorgio

Ma proprio per questo.



PRESIDENTE

Significa che io non l'ho portato nella Capigruppo?



BERTOLA Giorgio

Io dico che almeno due Capigruppo - difetta la memoria - non ricordano una cosa del genere. Per cui lei, che è persona solitamente gradevole e cortese, magari porterà, alla prossima Conferenza dei Capigruppo, un ausilio, un integratore alimentare o delle pasticche che aiutano la memoria. Una volta si diceva il fosforo, poi non so, evidentemente.



PRESIDENTE

Ma no, basta solo un po' di attenzione, tranquilli.



BERTOLA Giorgio

Eh sì, ma sarà la vecchiaia, Presidente. Sarà sicuramente la vecchiaia Presidente.



PRESIDENTE

Grazie, comunque, adesso vi faccio avere anche il dettaglio.


Argomento: Montagna - Professioni e imprese turistiche (agenzie, guide turistiche alpine speleologiche, accompagnatori, maestri di sci, ecc. - Ordinamento sportivo

Esame mozione n. 381 presentata dai Consiglieri Accossato, Allemano Appiano, Baricco, Caputo, Ferrentino, Ottria e Ravetti, inerente a "Disciplina della pratica dell'eliski in Piemonte"; mozione n. 276 presentata dai Consiglieri Bertola, Andrissi, Batzella, Campo, Frediani Mighetti e Valetti, inerente a "Eliski. Nuova disciplina per l'attività di volo a motore ai fini della tutela ambientale"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame della mozione n. 381 e della mozione n. 276, di cui al punto 7) all'o.d.g., entrambe relativi all'eliski Iniziamo con la mozione n. 381.
La parola alla Consigliera Accossato per l'illustrazione.



ACCOSSATO Silvana

Grazie.
Con questa mozione vogliamo sottoporre a quest'Aula consiliare il tema della pratica dell'eliski in Piemonte, ossia l'utilizzo di velivoli a motore sulle nostre Alpi, soprattutto per motivi ludici di tempo libero.
Il tema sta diventando urgente e quindi la sua trattazione è importante, ancor più in prossimità della prossima stagione sciistica ed invernale.
Approfondendo un po' la questione ho visto che già in passato, più di vent'anni fa, quest'Aula consiliare analizzò una proposta di legge che voleva regolamentare l'utilizzo dei velivoli a motore - parlo del '92 - ma tale proposta non ebbe alcuna sorte positiva, rimase lettera morta.
Auspico che in questa legislatura ci sia la possibilità, prima di tutto oggi, di un pronunciamento chiaro di quest'Aula, ma soprattutto un intervento legislativo che la Giunta, o il Consiglio stesso, vorrà adottare per intervenire su questo settore.
Per entrare nel merito, il tema - ripeto - riguarda l'utilizzo di elicotteri per raggiungere le vette alpine e da lì scendere con gli sci.
Questa pratica è vietata in molti Paesi europei che condividono con noi le Alpi: è vietata in Francia e in Austria; è regolamentata in modo abbastanza stretto in Svizzera. L'Italia non ha una legislazione in materia e in merito si sono cimentate alcune Regioni: la Regione Autonoma Valle d'Aosta e le Province di Trento e Bolzano. In più, anche la Regione Veneto ha definito un protocollo per un'area particolare, mi sembra quella della Marmolada, con un accordo specifico.
Come dicevo, in passato il Piemonte ha affrontato a più riprese questo tema, ma non l'ha risolto, non ha trovato soluzioni, quindi noi oggi assistiamo ad episodi e a situazioni anche grottesche per cui in Francia vengono pubblicizzati i voli e la pratica dell'eliski in Italia, in Piemonte, proprio perché da noi è priva di regolamentazione.
Noi, quindi, assistiamo ad un fenomeno che per la gran parte, oltre ai danni ambientali e alle conseguenze di cui parlerò dopo, ha pochissime basi organizzative ed economiche nella nostra Regione. Molto spesso si tratta di piloti, di elicotteri e di società francesi che portano i turisti sul versante italiano, visitatori che, se va bene, forse consumano un pasto in un rifugio (o forse nemmeno quello).
Le ricadute economiche, quindi, sono sicuramente molto modeste, ma ovviamente c'è il tema della protezione e della tutela ambientale, sia della fauna alpina sia dei versanti. Questo è anzitutto il primo motivo per cui ho voluto sottoporre, insieme al collega Allemano ed altri, questa mozione al Consiglio.
C'è il tema della sicurezza, e proprio alcuni episodi accaduti quest'inverno hanno dimostrato i rischi a cui si va incontro salendo in quota senza conoscere le condizioni della neve e del percorso, come succede con l'eliski.
Con i colleghi, prima di presentare questa mozione abbiamo incontrato alcune associazioni ambientaliste, delle guide alpine e il CAI, e ciascuno di noi ha avuto occasione di parlare con dei Sindaci. Certo, non abbiamo la pretesa di aver ascoltato tutti, perché sono stati incontri informali, ma quello che abbiamo recepito, e che è un po' il collante che unisce un po' tutti, è che, a fronte di posizioni personali anche molto diversificate c'è una forte richiesta di regolamentazione, un intervento normativo che metta fine alla giungla.
La stessa cosa credo l'abbiano richiesta i numerosi cittadini che questo inverno hanno spedito una lettera con una petizione in proposito al Presidente Chiamparino.
E' ovvio che le posizioni sono variegate. Ci sono posizioni che richiedono un divieto assoluto ed estremo, e se io dovessi dire ciò che personalmente penso in fondo al cuore, penso che per sciare non occorra andare in cima con l'elicottero. Non ce n'è motivo e bisogno. Ma so benissimo, così come è emerso nel confronto con queste associazioni e con i colleghi Consiglieri, che ci possono essere condizioni, situazioni ambientali e luoghi dove questa pratica potrebbe essere tollerata regolamentare ed integrata nel sistema di fruizione ludico-sportiva dell'ambiente montano.
L'approccio della nostra mozione, quindi, è un approccio dialogante, un approccio che però vuole invitare ad una regolamentazione, fermo restando il tema dell'utilizzo dell'elicottero per l'organizzazione e la gestione dei rifugi alpini, oppure il tema importante della sicurezza.
Non vogliamo e non pensiamo che si possa escludere completamente l'utilizzo dei velivoli a motore, perché in molti casi sono strumenti che consentono rapidità e sicurezza di intervento.
Questo è, grossomodo, l'impianto della mozione, su cui poi credo anche gli altri colleghi firmatari vorranno intervenire.
In conclusione ribadisco l'urgenza di un nostro pronunciamento fortemente atteso anche da quei tanti Sindaci che si vedono arrivare, più che proposte delle comunicazioni in merito a questi servizi. In questo momento i Sindaci sono esautorati, in assenza di legge: sono un po' vittime degli interessi economici del territorio, un po' alla mercé di chi è più forte sul territorio, e quindi ci chiedono di avere un riferimento normativo preciso.
In conclusione, vogliamo che con questa mozione arrivi un primo pronunciamento, chiaro, da parte di quest'Aula, cui seguirà un impegno, da parte di tutti, per arrivare ad una normativa e una legislazione coerente e chiara su questo tema. Grazie.



PRESIDENTE

Procediamo con l'illustrazione della mozione n. 276, per la quale ha chiesto la parola il Consigliere Bertola; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Condivido buona parte delle osservazioni sollevate dalla Presidente della Commissione ambiente, la Consigliera Accossato. Condivido meno l'aspetto un po' timido. Da questo punto di vista, la timidezza è giustificata con l'aggettivo "dialogante". Perché, a nostro avviso, invece bisognerebbe arrivare in modo deciso ad un divieto della pratica dell'eliski.
E' bene, però, fare anche un passo indietro, perché sia a livello regionale che a livello nazionale, ci sono delle normative; inoltre, si stipulano anche delle convenzioni internazionali, che spesso contengono dichiarazioni di principio; dichiarazioni di principio che, in qualche modo, vengono un po' disperse, non si ricordano o vengono disattese. Ci che fa più effetto, soprattutto con i regolamenti e le direttive comunitarie, sono semmai le sanzioni, quando vengono applicate, perch costano. Dei principi, invece, spesso ci si disinteressa totalmente.
Il nostro Paese ha sottoscritto la Convenzione delle Alpi, che risale al 1991 ed è entrata in vigore nel 1995, che riunisce appunto i Paesi delle Alpi che ne condividono il territorio (Austria, Francia, Germania, Italia Slovenia, Liechtenstein, Svizzera e in seguito anche il Principato di Monaco).
Da questa Convenzione sono scaturiti dei protocolli, tra cui anche quello sulla "Protezione della natura e la tutela del paesaggio".
All'interno di questi protocolli leggiamo che l'Italia e gli Stati membri s'impegnano a tener conto delle esigenze di protezione della natura e di salvaguardia del paesaggio, e s'impegnano a promuovere, nella misura del possibile, solamente progetti che rispettino i paesaggi e siano compatibili con l'ambiente, e s'impegnano a limitare al massimo, e ove sia il caso a vietare al di fuori degli aerodromi, il deposito di aeromobili a fini sportivi. Questo è il protocollo sul "Turismo".
C'è un altro impegno molto più preciso "a ridurre, per quanto possibile, l'impatto ambientale e acustico prodotto dal traffico aereo sulle Alpi" e "si adoperano affinché venga limitato e, all'occorrenza vietato, il lancio da aeromobili". Queste dichiarazioni di principio sono tuttora valide.
Si è altresì data anche una definizione a "eliski" (o elisci), che è una pratica di sci fuoripista e freeride, nata negli ultimi anni, che utilizza appunto l'elicottero per arrivare in alta quota.
Il nostro atto di indirizzo, depositato un paio di mesi prima rispetto a quello del Partito Democratico, penso sia partito con le stesse motivazioni: in pratica, sono le notizie di tragedie che abbiamo dovuto leggere sui giornali.
Si sono verificati numerosi incidenti già solo nei primi mesi del 2015: a gennaio 2015 quattro snowboarder, a Livigno, sono stati raggiunti da una valanga dopo essere stati trasportati in quota da un elicottero; uno è morto qualche ora più tardi. A febbraio 2015 è caduto un elicottero in Valgrisenche dopo aver scaricato alcuni sciatori, che a loro volta hanno provocato una valanga che li ha travolti. A marzo 2015 si sono registrati due morti e un ferito a Cesana, a causa di una valanga, erano saliti con l'eliski. In particolare sull'ultimo episodio accaduto in Piemonte il Pubblico Ministero Guariniello ha aperto un fascicolo d'indagine per omicidio colposo. Questi sono i fatti.
Qualcuno ritiene che vi è anche la necessità di favorire il turismo perché può portare sviluppo e un indotto anche economico. Vi chiedo allora, di fare un'ulteriore riflessione: la Valle d'Aosta, ad esempio penso che sia un territorio in cui è evocato il turismo, e abbia tutto l'interesse a favorirlo; allo stesso modo, penso che la Provincia autonoma di Trento abbia lo stesso interesse a favorire il turismo; punta tutto sul turismo alpino. Anche la Francia pone l'attenzione sul turismo. Insomma, i Paesi che ho citato - le Province autonome di Trento e Bolzano, la Valle d'Aosta, la Francia, la Germania, il Liechtenstein, l'Austria e la Slovenia hanno vietato o limitato la pratica di eliski. Questi sono i fatti. E, in assenza di una normativa, non riusciamo nemmeno a far rispettare, nella nostra Regione, le poche disposizioni che vietano i sorvoli sulle aree protette. Infatti, il sito delle guide di Alagna è addirittura arrivato a pubblicizzare l'atterraggio all'interno del Parco naturale dell'Alta Valsesia: siamo a questo assurdo, addirittura nelle aree protette! Qui non si tratta di limitare, vietare o bloccare il turismo. Ma c'è una forma di turismo che è quella che noi vorremmo anche per la nostra Regione: il turismo sostenibile, che molti di noi praticano. Adesso il Presidente Chiamparino è momentaneamente uscito, ma è un noto sportivo: eppure, non penso che prenda l'elicottero per andare a sciare in montagne! Si può andare a sciare anche senza l'elicottero.
Nelle more della discussione di questi atti di indirizzo, che hanno ormai qualche mese, ho presentato una proposta di legge (la n. 157) che è volta proprio a limitare, anzi a vietare, la pratica dell'eliski sul territorio piemontese. Questa proposta di legge, mossa dalla necessità di regolamentare, limitare e soprattutto di vietare questa pratica, ci é stata segnalata anche da soggetti che hanno, proprio come attività principale quella della tutela della montagna, come il CAI.
Nella nostra mozione chiediamo alla Giunta regionale di disciplinare l'attività di volo a motore ai fini della tutela ambientale; di mettere in atto una normativa che preveda il divieto della pratica dell'eliski su tutto il territorio regionale; che individui i casi in cui è consentita l'attività di volo, ad esempio per il soccorso e la manutenzione dei rifugi, com'è giusto che sia; preveda adeguati controlli, soprattutto per quanto riguarda le aree protette e i siti della Rete Natura 2000.
Esiste, dunque, questa nostra proposta di legge, ma nelle more della sua trattazione chiediamo che, in qualche modo, il Consiglio e la Giunta regionale si assumano un impegno e un indirizzo in questo senso.



MOTTA ANGELA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Allemano.



ALLEMANO Paolo

Grazie, Presidente.
Mi compiaccio di questa convergenza che c'è oggi con il Movimento 5 Stelle.
Vorrei richiamare, oltre che l'attenzione dell'Assessore, che sono sicuro essere alta su questo punto, anche quella del Presidente e del Vicepresidente.
Siamo in molti qui ad avere a cuore la montagna, a essere lontanissimi da una visione della montagna come museo o come parco giochi (se ne parlava questa mattina), ma, certamente, noi che l'abitiamo la consideriamo una realtà economica vitale per il Piemonte, quindi governarla è un dovere e un'opportunità da cui non possiamo certamente prescindere.
Veniva richiamato ora dal collega Bertola che scontiamo un ritardo rispetto alle Regioni a Statuto autonomo e rispetto ai paesi transfrontalieri, per cui rischiamo, effettivamente, di diventare un parco giochi, quindi di morire proprio di ciò che vogliamo a tutti i costi evitare, cioè fare in modo che la montagna sia una realtà economica e in grado di autoregolarsi rispetto a fenomeni che sono legati al consumismo che hanno ricadute economiche ma certamente anche ambientali; quindi, ci vuole assolutamente una compenetrazione di interessi.
Concludo: la mia posizione è un po' meno tranchant di quella del collega Bertola, nel senso che mi rendo conto che chiudere in modo radicale rispetto ad un fenomeno che ha delle ricadute economiche, forse, non sarebbe cosa auspicabile neanche da parte degli operatori della montagna però ho totale fiducia nella loro capacità di normare il fenomeno. Credo ci sia una serie di accorgimenti, a cominciare dal calendario, ovviamente dalla sicurezza e dalle caratteristiche dei luoghi dove si esercita lo sci alpinismo, che i tecnici hanno già evidenziato.
Quindi, insediamo rapidamente una Commissione di stakeholder e di esperti del territorio, che ci consentano di rendere il fenomeno il meno impattante possibile sull'ambiente, con ricadute economiche che siano positive. Oggi ne abbiamo, ma sono più negative, perché nella misura in cui il fenomeno avviene in modo selvaggio finisce per avere un effetto di moral suasion contrario rispetto a chi esercita l'attività di sci alpinismo.
Quindi, è di tutta evidenza che se vogliamo che diventi un'attività economica deve essere regolata e normata. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Allemano.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Intervengo solo per svolgere alcune considerazioni in relazione a ci che le mozioni esprimono ma anche a quanto è avvenuto all'interno di questa Regione.
Il principio che entrambe le mozioni contengono, quello relativo alla regolamentazione della gestione dell'eliski, è certamente condiviso.
Poi, noi crediamo che le modalità debbano essere quelle che anche il collega Allemano ricordava nel suo intervento, cioè modalità che tengano conto di una serie di necessità, non soltanto di sicurezza o di raggiungimento o di gestione dei rifugi anche nei periodi invernali, ma anche di ricadute di carattere economico.
Ricordo che questo Consiglio regionale già nella precedente legislatura licenziò in seno alla V Commissione un articolo di modifica della legge n.
2 relativo all'eliski, che poi non arrivò in Aula per l'interruzione della legislatura.
Il disegno di legge n. 103 presentato dal nostro Gruppo consiliare, in realtà, prevede una regolamentazione dell'eliski. Poi, ricordiamo alcuni aspetti, perché occorre citare le norme regionali ma riferire anche cosa dicono le norme regionali. Cioè, la vicina Valle d'Aosta, se voi andate a leggere la norma, ha un magnifico articolo 1, che dice che "in Valle d'Aosta è vietato l'eliski, salvo i comprensori di cui all'articolo 2". Voi prendete l'articolo 2: salvo la città di Aosta e la parte confinante con la provincia di Torino, tutto il resto del territorio è compreso tra il soggetto in deroga.
Il nostro disegno di legge dice una cosa differente, cioè che è vietato salvo le autorizzazioni che le Amministrazioni comunali possono rilasciare o, qualora siano aree protette, le aree protette, con una serie di indicazioni, che adesso non ricordo perché sono all'interno del PDL (comunque, località di partenza e località di atterraggio, obbligo di presenza di una guida alpina).
Ricordo che, in questo momento, abbiamo già tre realtà in Piemonte che sono normate, nel senso che, rispetto ad un protocollo per l'utilizzo dell'eliski, il Comune di Formazza, il Comune di Macugnaga e la Valsesia (se andate a vedere le determine dirigenziali del Settore Ambiente) hanno autorizzato l'eliski per un motivo molto banale, perché quelle domande che sottostanno ad una regolamentazione, che tra l'altro è presente all'interno della nostra proposta di legge, hanno superato la valutazione di incidenza ambientale. Benché appaia strano al collega Bertola, ma anche all'interno di un'area protetta, qualora vi sia un superamento della valutazione di incidenza ambientale, è possibile, vivaddio, fare delle cose, compresa quella dell'eliski, ma non soltanto quello, perché tutto è soggetto a valutazione di incidenza ambientale, salvo quanto previsto dalle buone pratiche rispetto alle misure di conservazione, che sono lo strumento individuato dalla norma nazionale per definire cosa è vietato, cosa è possibile regolamentando l'attività fuori pista, dove, per esempio, rimane appeso da anni - e alcuni colleghi lo sanno bene - un aspetto riguardante l'obbligatorietà dell'utilizzo dell'ARTVA, della pala e della sonda, che invece, è presente nella regolamentazione dell'eliski, perché è uno strumento indispensabile per salvare le vite. Poi, bisogna essere capaci ad usarlo, ma serve a salvare le vite.
Pertanto, saremmo ben lieti di discutere in sede di III o V Commissione (non so quale sia la sede più opportuna), una regolamentazione di questo tema, che sia uguale per tutti. Ovviamente, la nostra posizione, presente nel PDL 103, non è di chiusura tout court, ma è quella di una regolamentazione rispetto a tutti i territori.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Vignale.
La parola all'Assessore Valmaggia.



VALMAGGIA Alberto, Assessore allo sviluppo della montagna

Grazie, Presidente.
Ho ascoltato con attenzione il dibattito su questi ordini del giorno.
Voglio condividere con il Consiglio quanto ho sentito finora: la necessità, per la nostra regione, di una regolamentazione che riguardi non soltanto l'eliski, ma, in generale, il volo alpino, del quale l'eliski è un sottogruppo, un sottoinsieme.
Con la collega Parigi, che è la titolare di questa partita, stiamo lavorando in ambito di impianti di discesa e della legge 2, per la sicurezza della pratica degli sport invernali. Stiamo lavorano ad una proposta che potrebbe essere inserita in ambito di collegato alla finanziaria, al fine di arrivare ad un'ipotesi di regolamento che sia il più rapidamente possibile operativo, in Piemonte.
Ad oggi, per la nostra regione non esiste un'indicazione; esiste nella legge n. 19, sulle aree protette, il divieto di sorvolo, fatto salvo quanto si diceva prima: in casi particolari, fatta la valutazione di incidenza.
Pertanto, anche nelle aree protette, in certe condizioni (pensiamo al rifornimento per i rifugi in quota o ai lavori che sono stati fatti lo scorso anno per la messa a norma del Buco di Viso, quindi un cantiere che ha visto l'elicottero come importante strumento di trasferimento di materiale), e nella Rete Natura 2000, ma non ci sono altre indicazioni più generali sul territorio regionale.
Volevo condividere il percorso di una proposta che parte dalla storia e dai provvedimenti precedenti, che valuteremo di proporre, anche per questioni di velocità di approvazione, all'interno del collegato alla finanziaria, che sarà portato all'attenzione delle Commissioni e, poi, del Consiglio, nelle prossime settimane.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei, Assessore Valmaggia.
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, indìco la votazione palese sulla mozione n. 381, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
Così come richiesto dal Consigliere Bertola ed altri due Consiglieri, la votazione della mozione 276 avverrà per appello nominale.
Indìco la votazione nominale sulla mozione n. 276, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 36 Consiglieri votanti 32 Consiglieri hanno votato SÌ 8 Consiglieri si sono astenuti 24 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 4 Consiglieri Il Consiglio non approva.


Argomento: Organizzazione regionale: argomenti non sopra specificati

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale relativamente alla concessione dell'aula consiliare per l'inaugurazione del progetto Election Days di Quorum/YouTrend e del corso di laurea in Comunicazione pubblica e politica dell'Università degli Studi di Torino


PRESIDENTE

Prima di passare all'ordine del giorno n. 424, comunico al collega Vignale, al Consigliere Bertola e all'Aula l'evento che ho comunicato anche alla Conferenza dei Capigruppo, testualmente con questo dettato: "Segnalo che 'Quorum/YouTrend', insieme al Corso di laurea Magistrale in Comunicazione Pubblica e Politica del Dipartimento di Cultura, Politica e Società dell'Università degli Studi di Torino, ha richiesto la disponibilità dell'aula consiliare per un saluto e apertura dei lavori, e della Sala dei Presidenti e delle Bandiere, per un successivo buffet a loro carico, per giovedì 1° ottobre, per l'inaugurazione del Workshop di Alta Formazione nel campo della comunicazione politica e della strategia elettorale".
Qualora ci dovessero essere (quindi confermo quanto ho detto prima) altre iniziative con partecipate e con istituzioni di primaria importanza il Palazzo sarà sempre a disposizione, subordinato alla volontà degli organi competenti (l'Ufficio di Presidenza o la Conferenza dei Capigruppo).


Argomento: Protezione della natura (fauna, flora, minerali, vigilanza, ecc.)

Esame ordine del giorno n. 424 presentato dal Consigliere Monaco, inerente a "Contenimento animali selvatici nocivi e tutela ambiente - Permesso di transito su piste e mulattiere per specifiche categorie"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'ordine del giorno n. 424, di cui al punto 8) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Monaco per l'illustrazione.



MONACO Alfredo

Grazie, Presidente.
L'ordine del giorno che stiamo per andare a presentare è relativo ad una norma che è stata approvata nella scorsa finanziaria, nel consuntivo dello scorso anno, quale emendamento che rafforza le norme già previste dalle leggi n. 32/1982 e 45/1989, che disciplinano i soggetti che possono avere accesso alle strade poderali, alle piste forestali e così via.
In quest'elenco non si fa citazione o menzione di coloro che, nel rispetto delle regole, avendo pagato regolare concessione regionale per l'attività venatoria, svolgono un'attività di contenimento e sostegno ambientale, limitando il numero di animali nocivi sul territorio.
Mi pare utile sottolineare che recentemente, su questo, c'è stato anche un intervento dell'Assessore, riguardante il numero dei danni che devono essere pagati agli agricoltori, danni sulle strade, e così via, favorendo il più possibile l'abbattimento e il contenimento di ungulati cosiddetti nocivi.
Recentemente, il Comune di Castellamonte è andato incontro a questa situazione, perché è anche prerogativa dei Sindaci poter intervenire o meno.
L'ordine del giorno chiede un impegno della Giunta della Giunta e dell'Assessore in particolare, che possa sensibilizzare favorendo o meno presso le amministrazioni locali competenti l'attività di importante impatto ambientale, quindi a sostegno dell'ambiente, di alcuni gruppi che svolgono l'attività venatoria per favorire il limitare di questi animali nocivi, di valutare, di volta in volta, e di non considerare la legge tout court come una limitazione e un divieto assoluto.
Questo comporterebbe un numero di animali che rischia di crescere, un numero di danni che vanno pagati, un numero di pericoli che il Comune di Castellamonte ha bene recepito, avendo comunicato questa deroga alla Regione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bertola; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Penso sia bene inquadrare la questione anche dal punto di vista normativo. La questione alla quale si fa riferimento è normata da una legge regionale, la legge n. 32 del 1982, precisamente l'articolo n. 11.
L'articolo 11, al comma 1, dice: "Su tutto il territorio regionale è vietato compiere, con mezzi motorizzati, percorsi fuori strada". Già questo è stato oggetto, nella scorsa legislatura, di vari tentativi di un Consigliere di fare passare moto, fuoristrada, carri armati, un po' di tutto sulle cosiddette strade bianche.
Il comma 4 dell'articolo 11 specifica meglio e dice: "Le amministrazioni provinciali ed i Comuni possono interdire, previo parere vincolante della Regione, il transito ai mezzi motorizzati su strade di loro competenza, qualora sia ritenuto opportuno ai fini di tutela ambientale e sicurezza stradale". Questo ci pare di buon senso e pone delle esclusioni per questi divieti.
Da tali interdizioni sono esclusi i residenti, i conduttori di aziende agricole, proprietari o gestori di fondi agricoli o forestali non accessibili da strade aperte al pubblico, i mezzi motorizzati dei soggetti autorizzati, ai sensi dell'articolo 19 della legge regionale 4 settembre 1996, n. 70, "Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il periodo venatorio", dalle amministrazioni provinciali alle operazioni di controllo della fauna. Quindi, in qualche modo, chi opera al controllo della fauna può passare e i Comuni e le Province non possono interdire loro il passaggio.
Successivamente, come spesso avviene in un assestamento di bilancio precisamente nella legge regionale n. 18 del 3 agosto 2010 "Assestamento al bilancio di previsione 2010", al comma 4 era stata aggiunta la lettera c).
La lettera c) dice che da tali interdizioni erano esclusi anche i mezzi dei cacciatori, i mezzi dei soggetti autorizzati all'attività venatoria. La lettera c) è stata abrogata da un emendamento che noi avevamo presentato a quella che poi è diventata la legge regionale n. 1 del 2015. Semplicemente non si sono aumentati i divieti, ma si è riportata la legge del 1982 alla sua versione originale, si è ripristinata la legge n. 32 del 1982.
La caccia è iniziata, purtroppo. Da domenica, chi ama frequentare la montagna per camminare come me sta un po' meno tranquillo; bisogna guardarsi intorno quando si va nei boschi, indossare un giubbotto di alta visibilità come quelli che si portano nel sedile dell'auto perché prendersi dei pallini non è piacevole per nessuno.
Capisco che ci sia anche l'interesse a dare un aiutino e una mano ai cacciatori, ma a me sembra che il dettato della legge n. 32 del 1982 sia già piuttosto chiaro: ai mezzi motorizzati, ai sensi della legge n. 70/96 dalle amministrazioni provinciali alle operazioni di controllo della fauna è già permesso di passare. Meglio, non si possa interdire il passaggio.
Questa aggiunta che vorrebbe il Consigliere Monaco non fa altro che favorire sic et simpliciter i cacciatori.
Sulla caccia ci siamo già espressi, ma avremmo modo di farlo anche in futuro. Noi vorremmo che l'attività predatoria dell'animale più nocivo, che è l'uomo, si limitasse a quello che c'è in mezzo ai boschi e non all'attività predatoria delle strade e delle mulattiere. Giacch anzitutto, è difficilissimo fare dei controlli.
Spesso per queste mulattiere leggiamo dei bei cartelli che recitano "transito vietato ai sensi della legge regionale n. 32/82", ma poi continuano a passare auto, fuoristrada, moto, quad. C'è già una grossa carenza nei controlli, e capisco anche che da parte dei Comuni, date le risorse, sia difficile fare dei controlli. Non vedo neanche il senso nel dispositivo. Si dice di farsi parte attiva presso i Sindaci dei Comuni interessati, affinché provvedano a favorire il transito su strade, piste forestali e mulattiere dei mezzi motorizzati dei cacciatori. C'è una legge che dice che i Comuni e le Province possono interdire, tra l'altro previo parere della Regione.
La legge è piuttosto chiara. Al di là del merito della questione, che non mi trova d'accordo, trovo questo atto di indirizzo abbastanza, con rispetto parlando, inutile.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Rivendico il fatto di aver fatto quella modifica che il Consigliere Bertola ricordava. Nel 2010, con un emendamento alla legge finanziaria introducemmo la possibilità anche per i cacciatori nello svolgimento non di funzioni di controllo, che oggi sono già autorizzate dalle Province, ma anche nella semplice attività venatoria, quella che si è aperta domenica e si concluderà a gennaio, di transitare sulle strade, ai sensi della legge n. 32. E' assolutamente evidente che vi è un aspetto, che è quello della riduzione della fauna selvatica in eccesso.
Mentre, per esempio, nell'82 il problema dei cinghiali - in altre realtà dei caprioli, in altre realtà dei corvi, a seconda delle zone della nostra regione - non esisteva, tant'è che non esisteva neanche il riconoscimento del danno all'imprenditore agricolo, oggi è un problema che esiste. L'unico aspetto è che bisogna ricordare chi ha cassato quella norma. Oggi il Consigliere Monaco presenta una mozione che non serve a niente. Una mozione che sostanzialmente dice ai Sindaci: "Fate un'ordinanza per consentire il transito". Ma è nella potestà dei Sindaci. Tant'è che molti Sindaci - a chi la volesse, ne forniamo copia - hanno fatto l'ordinanza esattamente con questa modalità. Hanno fatto l'ordinanza per questioni di tutela del loro territorio.
Se uno si prende gli abbattimenti che avvengono all'interno di un anno si rende conto - che piaccia o non piaccia, ognuno faccia le valutazioni che vuole - che l'80% degli abbattimenti non vengono fatti in controllo non vengono fatti a caccia chiusa, ma a caccia aperta.
Se l'Assessore Ferrero vuole ridurre i danni provocati non solo dai cinghiali - oggi, in alcune realtà, per esempio quella in cui vive l'Assessore Ferrero, quella dell'Alessandrino, il capriolo fa più danni del cinghiale, ma in altre realtà di pianura, dove magari non tutte le strade servono, i corvi fanno più danni dei cinghiali o dei caprioli - allora bisogna ricordare la finalità di quella norma, che sembrava la norma pro cacciatori. Era una norma che certamente agevolava chi svolgeva quella attività, ma agevolava anche l'abbattimento. Chi conosce la montagna sa che per arrivare in alcune zone in a piedi non ci vai, perché abbiamo anche strade di 12 chilometri per arrivare in alcune zone in cui c'è una grande presenza di fauna e continuano ad esserci, voi malgrado, fortunatamente attività agricole, che sono danneggiate, per esempio i pascoli. Se uno va nei pascoli a 2.000 metri nel periodo estivo si renderà conto che sono arati e quell'intervento crea un danno all'agricoltura in montagna.
Bisognerebbe tornare all'errore che si è compiuto. Ricordo che, in occasione della legge di materia economica sull'equilibrio finanziario quella successiva alla legge che ha aumentato le tasse, il Movimento 5 Stelle legittimamente, perché è la posizione che ha sempre tenuto, anche quando presentammo quell'emendamento, presentò un emendamento che cassa la lettera c), il Vicepresidente Reschigna, per motivi che lui solo sa, diede parere favorevole e la maggioranza votò a favore: compreso lei, collega Monaco.
Allora l'unica soluzione è riportare la norma com'era prima, perché si dà la possibilità di transito in quelle aree. La norma è stata vigente per quattro anni; chi conosce le aree montane sa che abbiamo visto in quei quattro anni delle attività di inseguimento o di una presenza di autovetture; erano in quelle realtà in cui è utile, perché per chiunque riesce ad andare con le proprie gambe e non con l'ausilio del mezzo, è ovviamente più semplice. Laddove il mezzo è indispensabile, perché la distanza è troppo elevata, se ne fa uso, poi c'è anche il recupero dell'animale e tutta una serie di aspetti, che sembrano troppo di dettaglio.
Noi utilizzeremo il collegato alla finanziaria per cercare, anche se a tempo scaduto, di ripresentare la norma così com'era, però bisogna avere il coraggio di dire che si è sbagliato. Il collega Monaco dovrebbe dire che quando ha votato quel provvedimento presentato in modo coerente dal Movimento 5 Stelle, aveva sbagliato: oggi non consentiamo un numero di abbattimenti maggiori, perché alcune aree del Piemonte non sono più raggiungibili per la lettera c) dell'articolo 11 della legge 32 che il centrosinistra ha cancellato.
Questa è la storia. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Vignale.
La parola al Consigliere Monaco.



MONACO Alfredo

Grazie, Presidente.
Volevo semplicemente proporre un'eventuale modifica al testo e rispondere anche ad alcuni interventi.
Al collega Vignale volevo dire che ricordo benissimo di aver votato nel dicembre scorso quell'emendamento presentato dai colleghi del Movimento 5 Stelle, con il parere favorevole del Vicepresidente Reschigna.
C'è una ragione che imponeva quello e che non è un'ammissione, nel senso che avendo sbagliato, vogliamo porvi un rimedio.



VIGNALE Gian Luca (fuori microfono)

Si può sbagliare.



MONACO Alfredo

E' evidente che tutti possono sbagliare e prenderne anche atto è secondo me, un atto leale. Tuttavia, nella fattispecie credo che si sia realizzata in questi quattro anni, da un lato, la possibilità di raggiungere dei territori difficili per contenere il numero degli ungulati ma alla fine questo non è avvenuto. Questo sarebbe il primo anno che si apre la caccia senza l'accesso alle piste e abbiamo tantissimi nocivi, ma al contempo vi sono stati anche lamenti per tantissimi comportamenti scorretti.
E' vero, ha ragione il collega Vignale quando ci dice che molti raggiungono il luogo di caccia semplicemente limitandosi a raggiungerlo senza fare danni alle piste o ad altre cose, ma in realtà molte Amministrazioni segnalano che ci sono danni per comportamenti impropri e per attraversamenti non proprio corretti di queste aree da tutelare dal punto di vista ambientale.
Credo che al momento sia stato fatto bene. Sono convinto che il collega Bertola potrà sicuramente andare in montagna la domenica, il sabato e negli altri giorni di attività venatoria senza correre alcun rischio nel rispetto, perché chi va a caccia ci va nel rispetto delle regole e anzitutto della sicurezza...



RESCHIGNA Aldo, Vicepresidente della Giunta regionale (fuori microfono)

Bertola, stai sereno!



MONACO Alfredo

Allo stesso tempo, credo sia necessario favorire quello che correttamente, alcuni hanno segnalato, limitare il numero di danni che possono essere causati da alcune specie, anche nell'interesse di altre specie che altrimenti sono soggette a malattie o quant'altro.
Tuttavia, prima di arrivare ad una restitutio ad integrum della legge esattamente come la immagina il collega Vignale, non credo che si possa fare quel percorso, o quantomeno non lo si possa fare in tempi brevissimi.
Perché una norma del genere auspicabile è da alcune parti, ma, allo stesso tempo, va contrappesata con delle regolamentazioni per cui si possa avere accesso a degli ambienti e a delle strade che hanno necessità di essere tutelate dal punto di vista ambientale.
Poiché ritengo che alcune attività venatorie abbiano invece un ruolo fondamentale nel rispetto e nella tutela dell'ambiente, ecco il motivo del presentare un ordine del giorno con il quale propongo una modifica rispetto al testo che avete visto, scrivendo "a farsi parte attiva presso i Sindaci dei Comuni che hanno la possibilità di proporre una deroga, laddove rilevano che sui propri territori ci siano dei pericoli da ungulati affinché provvedano a favorire il transito su strade, piste e mulattiere di propria competenza, con mezzi utilizzati dai cacciatori, autorizzati esclusivamente" - questa è l'integrazione - "allo svolgimento delle attività di contenimento selettivo delle specie selvatiche dannose".
Mi pare che questo sia un testo che possa rispondere meglio alle esigenze attuali; nel frattempo, credo sia esigenza di tutti i sostenitori e fautori del mondo dell'ambiente, di dare accesso alle persone che si comportano in modo corretto e che vanno a fare attività di tutela ambientale anche come attività venatoria, di studiare quelle che sono le formule non di accedervi e basta, ma di accedervi con criteri e modalità che vanno evidentemente identificate e valutate con molta ponderazione.
Questo anche alla luce di un altro elemento che è emerso sia da quanto ha detto il collega Bertola, sia da quanto ha detto dal collega Vignale, e cioè che risulta sempre più difficile fare i controlli.
Quando in queste piste passano quad, motociclette e quant'altro, che fanno dei danni, tutto diventa complicato, se non c'è la possibilità di andare a fare dei controlli. Mi pare che invece parte del mondo venatorio chiede, gentilmente e in punta di piedi, se è possibile fare dei controlli perché non vogliono contravvenire alle regole e ai regolamenti. Secondo me vanno sostenuti coloro che si comportano bene e bisogna elaborare norme le più chiare possibili, affinché possano effettivamente aiutarci.
Se non ricordo male, nel recentissimo calendario venatorio l'Assessore ha inserito che per alcune specie bisogna andare tre giorni a settimana a caccia, addirittura stabilendo un giorno, che è il lunedì, proprio per contenere la nocività di alcuni animali sui nostri territori. In quel senso, non abbiamo commesso un errore tout court, probabilmente l'errore era stato fatto prima e spiega perché oggi abbiamo tantissimi animali da un lato e lamentele di cattivi comportamenti nei boschi su queste strade, che possono essere derivate da cacciatori, ma anche da altri soggetti che hanno avuto accesso.
Una buona regolamentazione in prospettiva potrebbe anche permetterci di restituire un accesso più pieno a quelli che svolgono delle attività. Per il momento è a valutazione sia del Consiglio regionale che della Giunta, e questo potrebbe essere un suggerimento che mi sento di proporre all'Aula.



PRESIDENTE

Non essendovi ulteriori richieste di intervento, passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 424, con le modifiche apportate dal Consigliere Monaco, al quale chiedo di avvicinarsi ai banchi della Presidenza per controfirmare le modifiche.
Su tale documento vi è un orientamento favorevole della maggioranza.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 424, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio non approva.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Esame ordine del giorno n. 407 presentato dai Consiglieri Ruffino, Berutti Graglia, Sozzani e Vignale, inerente a "Ospedale di Ciriè"; mozione n. 437 presentata dai Consiglieri Bono, Bertola, Andrissi, Batzella, Campo Frediani, Mighetti e Valetti, inerente a "Riorganizzazione dei laboratori di emodinamica ASL-TO4"; mozione n. 273 presentata dai Consiglieri Bono Bertola, Frediani, Andrissi, Campo, Mighetti, Valetti e Batzella, inerente a "Riorganizzazione della rete ospedaliera presso l'area Torino Nord assegnazione unità semplici e complesse e nuova rete dell'Emodinamica" mozione n. 484 presentata dai Consiglieri Mighetti, Bertola, Bono, Campo e Frediani, inerente a "Ospedale di Acqui Terme - Strutture semplici previste nell'atto aziendale della ASL-AL"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 407, della mozione n.
437 e della mozione n. 273, di cui al punto 9) all'o.d.g.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Colgo l'occasione per dire che ritiriamo la mozione n. 273, perché era antecedente, similare nei contenuti ma superata nei termini, in quanto sono usciti gli atti aziendali. Quindi, ci concentriamo solo sulla mozione n.
437, che riguarda sempre lo stesso tema, ovvero quello della riorganizzazione dei laboratori di emodinamica dell'ASL-TO4.
Sappiamo che con le varie DGR che si sono susseguite, a partire dalla DGR n. 25 del 30 dicembre 2013, che riguarda i programmi operativi del rientro della spesa sanitaria, in particolare il programma 14, "Intervento 1.1 - Rete ospedaliere e riconversioni", vi è la definizione di rete ospedaliera acuti e postacuti con l'individuazione anche dei reparti di emodinamica presenti a livello regionale, con un'indicazione che recepisce gli standard qualitativi, strutturali e tecnologici dell'assistenza ospedaliera, in base all'accordo della Conferenza Stato-Regioni recepito del 5 agosto 2014, che prevede la presenza di strutture di emodinamica in aree geografiche con almeno 300 mila abitanti e con un numero minimo di interventi di angioplastica coronarica per la rivascolarizzazione in pazienti con una stenosi o un'occlusione totale di una coronaria.
Quindi, a seguito di questo, la Regione Piemonte ha stilato un documento (la deliberazione n. 1-600, poi modificata dalla deliberazione n.
1-924 a cavallo tra il 2014 e il 2015), che definisce le strutture complesse e strutture semplici nei vari ospedali della Regione Piemonte tra cui ovviamente anche le strutture complesse delle emodinamiche.
Sappiamo che alcune ASL hanno delle strutture di emodinamica sub iudice, cioè sotto valutazione da parte dell'Assessorato della Regione Piemonte e ovviamente anche da parte del Tavolo Ministeriale, con una scadenza al 31 dicembre 2015. Quindi, sono sotto osservazione per una valutazione nel merito del mantenimento o disattivazione del servizio stesso.
Pertanto, l'attività che è stata fatta negli anni passati - perché è un tema che ci portiamo dietro ormai dal 2012 - ha portato a presentare e ad approvare diversi ordini del giorno ed atti di indirizzo da parte del Consiglio regionale, proprio per il mantenimento di alcuni servizi di emodinamica che si ritengono indispensabili per la salvaguardia della salute dei cittadini residenti in quel territorio.
Mi riferisco, ad esempio, all'emodinamica di Moncalieri, a quella di Vercelli e del San Luigi di Orbassano, nonché all'attivazione e al mantenimento dell'emodinamica di Domodossola.
In merito parliamo, nello specifico, dell'ASL-TO4, quindi dell'area nord di Torino, e in questo caso sono coinvolti i centri dinamici di Ivrea e di Ciriè che vengono considerati, in un certo qual modo, concorrenti da parte dell'Amministrazione regionale, dell'Assessorato che vedrebbe il mantenimento di una sola delle due strutture.
Ho citato le precedenti strutture complesse di emodinamica delle altre aree torinesi e non solo proprio per ricordare che su tale tema il Consiglio ha approvato all'unanimità un ordine del giorno in data 12 maggio 2015 - che aveva come primo firmatario il Presidente del Gruppo consiliare del Partito Democratico, Gariglio - che aveva come titolo "Riorganizzazione dei laboratori di emodinamica dell'area torinese", in cui la Giunta si era impegnata "ad approfondire la possibilità di creare due Centri di Emodinamica, articolati ciascuno su due laboratori ubicati all'interno dei presidi ospedalieri tra loro geograficamente vicini: un Centro di Emodinamica, articolato su due Laboratori, uno presso la Città della Salute di Torino e l'altro presso l'Ospedale Santa Croce di Moncalieri; l'altro Centro di Emodinamica, sempre articolato su due Laboratori, uno presso l'ospedale di Rivoli e l'altro presso il nosocomio San Luigi di Orbassano a prevedere che la gestione di ogni singolo Centro sia affidata ad un responsabile unico, costituendo altresì un'unica equipe di personale dei laboratori afferenti al singolo Centro; a verificare il risultato di questi approfondimenti con il Tavolo ministeriale di monitoraggio della sanità piemontese".
In soldoni, quindi, si chiedeva - cosa che era già stata portata all'attenzione di quest'Aula nella scorsa legislatura - che, laddove c'erano due strutture complesse di emodinamica (tra l'altro in due Aziende Sanitarie diverse: una, l'Azienda Ospedaliera Universitaria della Città della Salute di Torino; due, per Moncalieri l'ASL-TO5, per Rivoli l'ASL-TO3 e l'Azienda Ospedaliera Universitaria di San Luigi di Orbassano), si potesse mantenere una struttura unica ma plurisede, cioè con due sedi; un unico responsabile della struttura complessa; che il secondo laboratorio sarebbe diventato una struttura semplice con scambio del personale che poteva essere inquadrato sotto un'unica organizzazione gerarchica; e chiedere l'indicazione, da parte del Ministero, di una valutazione nel merito di questa possibile sperimentazione.
Poco tempo fa, il collega Bertola ha interrogato l'Assessore in merito all'atto aziendale recentemente licenziato dalla dirigenza dell'ASL-TO5 relativamente al mantenimento del laboratorio di emodinamica di Moncalieri al di là della scadenza del 31 dicembre 2015. Non abbiamo ottenuto una risposta soddisfacente da parte dell'Assessore Saitta, perché anche nell'atto aziendale si diceva che sarebbe stato mantenuto il laboratorio nei termini, nei tempi e nelle modalità decise dalla programmazione della Giunta regionale (quindi non si sa se al 31 dicembre 2015 verrà mantenuto o meno).
Per quanto riguarda il laboratorio di emodinamica del San Luigi di Orbassano, sottolineiamo già un declassamento in corso con l'atto aziendale, perché vi è scritto che sarà solo più un laboratorio di emodinamica diurno, quindi non più h24, che gestirà solo gli interventi programmati.
Questa è la situazione per le due realtà già citate, ai sensi dell'ordine del giorno approvato all'unanimità e presentato dal Partito Democratico. Una dimenticanza molto grave in quel documento c'è stata: ci siamo dimenticati della realtà di Torino nord e - perché no - anche delle altre emodinamiche di cui ho parlato prima. Non abbiamo affrontato il tema del mantenimento delle due emodinamiche di Ciriè ed Ivrea, con un atto di indirizzo del Consiglio regionale. E' vero che, al momento, nell'atto aziendale dell'ASL-TO4 si dice che sono tutte e due aperte, tutte e due h24, sette su sette giorni e anche con attività d'urgenza e non programmata, però anche nell'atto aziendale dell'ASL-TO4 si dice, in maniera un po' "ponziopilatesca", che si rimanda sempre nei termini e nelle modalità decise dalla programmazione regionale e che rimarranno aperte rimandando la parte all'Assessorato presieduto dall'Assessore Saitta.
Non abbiamo contezza, quindi, di quali potranno essere gli accanimenti scavalcato il termine dell'anno, quindi il 31 dicembre 2015.
Con questo ordine del giorno chiediamo di impegnare, analogamente a quanto è stato fatto per il connubio ASL-TO5 Città della Salute-San Luigi di Orbassano e Rivoli, la possibilità di verificare la realizzazione di un'unica struttura plurisede, per quanto riguarda l'emodinamica, anche per l'ASL-TO4. Si deciderà in quale delle due sedi ci sarà la struttura complessa, mentre nell'altra rimarrà una struttura semplice, mantenendo l'attività di emodinamica.
Perché? Perché è noto che, ad oggi, le due realtà cui afferiscono, da una parte, i pazienti per Ciriè e le Valli di Lanzo, e, dall'altra, dal Canavese con Ivrea e l'Eporediese, sono due realtà diverse geograficamente storicamente, culturalmente e socialmente. Sono proprio separate e non sono facilmente connesse, anzi, è quasi più semplice arrivare da Ciriè a Torino piuttosto che andare ad Ivrea.
Dover quindi pensare di dimettere una delle due strutture di emodinamica creerebbe gravi problematiche alle aree più marginali - penso alle aree delle Valli di Lanzo - con il rischio di non arrivare nella cosiddetta golden hour dal momento dell'insorgenza dei sintomi di un infarto all'inserimento del palloncino per l'angioplastica.
Noi pensiamo, quindi, che si debbano mantenere entrambe.
Visto che è stato approvato all'unanimità un ordine del giorno del Partito Democratico, a prima firma del Consigliere Gariglio, su quelle due realtà che ho già ricordato, crediamo sia giusto provare, in questo senso a salvaguardare entrambe le strutture di emodinamica.
E guardi - anticipo già una sua possibile risposta - in questo caso non stiamo difendendo i primariati. A noi non interessa difendere i primariati anche perché non li abbiamo mai nominati, a differenza di forze politiche che siedono in maggioranza e all'opposizione. Noi crediamo che in questo modo si salvaguarda un servizio, tra l'altro un servizio di fondamentale importanza, un servizio salvavita.
Su alcuni servizi non possiamo fare melina; non possiamo giocare. Non possiamo scherzare sulla salute dei cittadini, e questo è uno di questi servizi.
Noi crediamo che questo ordine del giorno vada approvato e si debba poi lavorare con il Ministero per mantenere aperti entrambi i laboratori di emodinamica.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Bono.
Quindi diamo per illustrate le mozioni n. 437 e n. 273?



BONO Davide

La mozione n. 273 è ritirata.



PRESIDENTE

Va bene La parola al Consigliere Vignale per l'illustrazione della mozione n.
407.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
L'ordine del giorno n. 407 è uno degli ordini del giorno che ha sollevato il tema che l'Assessore Saitta ben ricorda, relativamente ai presidi di Ciriè, ma anche di Lanzo.
L'Assessore e i colleghi ricorderanno bene come a questo punto il nostro Gruppo consiliare abbia dedicato un'attenzione particolare. Avendo visto la delibera 1-600 (ed anche la successiva, che nulla ha modificato rispetto a questi presidi), temevamo non soltanto un declassamento, ma un'ipotesi di chiusura dell'ospedale di Lanzo e un declassamento dell'ospedale di Ciriè. Un po' con la dinamica che ben conosciamo delle colonne azzurre e un po' con l'individuazione, nella delibera, di alcune strutture complesse, il rischio non riguardava di nuovo la questione dei primariati. Tuttavia, mi permetto sempre di ricordare che nell'organizzazione della sanità voluta da legge nazionale, le strutture complesse sono una parte essenziale. Non casualmente, l'Assessore Saitta ha predisposto una delibera di indirizzo per la stesura degli atti aziendali che prevedesse anche come si individua una struttura complessa.
Devo dire che l'atto aziendale pubblico, ma non ancora assunto dalla Giunta regionale, recepisce e supera i nostri timori. Dobbiamo quindi dire con estrema correttezza e verità, che se l'atto aziendale approvato dalla Direzione venisse recepito dalla Giunta regionale, per noi sarebbe un buon atto aziendale, non il miglior atto possibile, ma un buon atto aziendale che, rispetto ai timori che avevamo sul presidio di Lanzo e sul presidio di Ciriè, in qualche modo invece garantisse la salvaguardia dei servizi e di alcune strutture complesse a discesa.
Ci tenevo a dirlo perché non ci capita spesso di avere un confronto in cui riconosciamo che è stato fatto un buon lavoro.
Ci teniamo a dirlo, dopodiché io, la collega Porchietto e la collega Ruffino siamo di questa provincia, ma insieme al Gruppo rivendichiamo, o pensiamo di voler rivendicare, il merito che anche le grandi sollecitazioni che abbiamo rivolto all'Assessore siamo siate utili. Se così non è stato possiamo dire che non importa.
La cosa fondamentale è l'interesse dei cittadini: che questo sia avvenuto per nostra sollecitazione, per quella di altri Gruppi consiliari per l'intervento dell'Assessore o di chi ha steso l'atto aziendale, non ci importa. Possiamo dire che siamo estremamente più sereni, rispetto all'erogazione dei servizi sanitari, su Ciriè e su Lanzo.
Ovviamente, l'attenzione sarà ancora importante, perché se fosse sufficiente stendere un atto aziendale per garantire buona sanità, sarebbe la cosa più semplice del mondo. Bisogna poi declinarlo e anche avere alcune garanzie, come ad esempio quella dell'emodinamica. Ma almeno partiamo da un punto fermo, che è un atto che può garantire, come già oggi avviene peraltro, una buona erogazione dei servizi sanitari all'interno di quella zona.
Indubbiamente, il fatto di pensare all'ospedale di Ciriè e di Lanzo (devo dire che nell'atto questo c'è) come un unico ospedale, che affronta due livelli differenti di intensità, è un modello estremamente interessante che potrebbe non riguardare solo quest'area del nostro territorio, ma anche altre del territorio piemontese.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Vicepresidente Boeti, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



BOETI Antonino

Grazie, Presidente.
Prendo la parola perché su questi argomenti è successo molte volte, con il Presidente Vignale, di confrontarsi e, qualche volta, anche di scontrarsi.



PRESIDENTE

Mi scusi, Vicepresidente, mi sono distratto: c'era ancora una mozione del collega Mighetti da illustrare. Le chiedo gentilmente di posticipare il suo intervento.
Chiedo scusa anche al collega Mighetti, perché avevamo stabilito di procedere prima con l'illustrazione degli atti di indirizzo e poi con gli interventi di discussione generale.
Procediamo, quindi, all'esame della mozione n. 484 presentata dai Consiglieri Mighetti, Bertola, Bono, Campo e Frediani, inerente a "Ospedale di Acqui Terme - Strutture semplici previste nell'atto aziendale della ASL AL".
La parola al Consigliere Mighetti per l'illustrazione; ne ha facoltà.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente. Ho avuto un po' di paura perché è anche scomparsa dal sistema la nostra mozione!



PRESIDENTE

Perché sembrava non attratta. Invece, sostanzialmente, lo è.



MIGHETTI Paolo

Sì, sì, in mezzo ai fogli c'era.
Questa mozione semplicemente prende spunto da quelli che sono gli atti aziendali; in pratica, va a chiedere alcune cose che, in realtà, erano in parte già previste nella DGR 1-924 e, in parte, erano state oggetto di discussione e dibattito tra gli amministratori locali, il Direttore generale di ASL AL e l'Assessorato.
Abbiamo appreso ieri, con un sospiro di sollievo, la notizia apparsa sugli organi di stampa relativa alle osservazioni dell'Assessorato sul collegamento tra l'ospedale di Acqui Terme e Alessandria; collegamento che non compariva nell'atto aziendale. A nostro avviso, era un elemento decisamente preoccupante. Ma c'era un ulteriore aspetto altrettanto preoccupante: gran parte delle strutture semplici previste in luogo di reparti esistenti nell'ospedale di Acqui dipendevano dalla struttura complessa di Casale. C'era, dunque, un rapporto diretto con Casale, che si trova dall'altra parte della provincia, con i relativi problemi logistici per noi acquesi.
Vi sono, poi, altre due questioni legate a reparti che, dal passaggio da DEA di primo livello dell'ospedale di Acqui a ospedale territoriale svolgono un ruolo cardine: sto parlando di due servizi che negli anni si sono dimostrati molto utili per gli acquesi e per gli abitanti dei paesi limitrofi. In un primo momento si pensava all'urologia, che, anche nei colloqui con il Direttore generale, si riteneva che potesse essere realizzata mediante una struttura semplice dipendente dalla SOC di Novi. In secondo luogo, con maggiore importanza, parliamo di UTIC (Unità di Terapia Intensiva Cardiologica). Attualmente abbiamo un'UTIC collegato alla cardiologia che dovrebbe essere smantellata.
Teniamo presente che già nel corso del dibattito sulla 1-924 e sulla 1-600 era emerso che UTIC ad Acqui aveva una capacità di occupazione dei posti letto non tra le più alte, ma la più alta in Piemonte, quindi era un reparto molto utilizzato e serviva, in sostanza, da "tampone" per i degenti di patologie coronariche in attesa di essere collocati ad Alessandria nell'emodinamica, anche dopo il passaggio in emodinamica, al ritorno nell'ospedale di Acqui. Noi chiedevamo, quindi, che venissero lasciati alcuni letti monitorizzati, utili, appunto, a sopperire a tale mancanza.
Per concludere, i tre punti su cui si focalizza il nostro atto di indirizzo sono i seguenti: la struttura semplice di urologia; i posti letto UTIC e chiaramente, quello che è già emerso dai comunicati stampa dell'Assessore Saitta, ma che intendiamo con questo atto ratificare nero su bianco, il collegamento con l'ospedale di Alessandria.
Colgo l'occasione per chiedere all'Assessore con quali strumenti questo collegamento verrà fatto e che tipo di accordi troveremo sull'atto aziendale. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Vicepresidente Boeti, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



BOETI Antonino

Grazie, Presidente.
Avendo discusso in questo Consiglio regionale molto volte nel corso della precedente legislatura di tali questioni, sento il bisogno, superata la fase iniziale della discussione soprattutto sulle emodinamiche, di fare qualche riflessione.
Io credo, innanzitutto, che nella passata legislatura abbia aiutato - e in qualche modo ricambio la disponibilità dopo l'intervento del Consigliere Vignale - il buonsenso del Governo regionale precedente. Anche lì eravamo partiti con l'ipotesi di chiudere molte emodinamiche, poi era stato trovato un accordo di buon senso, sollecitato sia dall'opposizione che dalla maggioranza del Consiglio regionale. Va dunque sottolineata la disponibilità dell'Assessore ad andare incontro ai rilievi che avevamo sollevato, perché, come sosteneva il Consigliere Bono, i servizi di emodinamica sono indispensabili per garantire la vita ai cittadini. E dunque, quando si discute di tali questioni, al di là dell'appartenenza politica, occorre utilizzare buon senso e competenza.
Se è stato positivo il lavoro della passata legislatura, credo che si sia verificata, in qualche modo, la stessa situazione anche in questa legislatura. Una situazione che è stata poi tradotta negli atti aziendali.
A tal riguardo, ci tengo a fare alcune precisazioni: per la prima volta posso dirlo essendo qui da dieci anni - abbiamo nominato i Direttori generali non in base all'appartenenza politica, ma in base alle competenze alla professionalità e al rilievo delle esperienze professionali precedenti.
Nessuno di noi è intervenuto sulle scelte (credo che non l'abbia fatto quasi nemmeno l'Assessore). È stata una scelta esclusiva di professionalità e nessuno potrà sostenere il contrario. Avendoli incontrati una volta conosco il Direttore generale del territorio nel quale vivo e nel quale continuo a fare attività politica. Per il Consiglio regionale mi occupo di Resistenza e di Costituzione in tutta la Regione, ma nel territorio in cui vivo mi occupo di tutte le questioni che riguardano il mio territorio. E sia il Direttore generale dell'ASO S. Luigi, sia il Direttore generale della TO3 sono due persone di estremo equilibro e di grande buonsenso lavorano assieme, s'incontrano una volta alla settimana per capire quali sinergie tra la Torino 3 e il San Luigi possono essere determinate e mi pare davvero che stiano facendo un grande lavoro.
Credo sia anche la prima volta che un atto aziendale viene portato avanti e inviato alla Regione con l'approvazione delle organizzazioni sindacali. Questo è successo al San Luigi e anche alla Torino 3. Se questo si verifica vuol dire che i direttori generali sono persone di equilibrio in grado di confrontarsi, che poi devono decidere quando è il momento di compiere la scelta. Io penso al Direttore generale del San Luigi, che ha scelto, rispetto, per esempio, alle due neurologie, privilegiando nella Struttura Complessa la Neurologia ospedaliera, cioè il dottor Bertolotto (è un settore delicato con 2.200 pazienti in cura per sclerosi multipla).
L'atto aziendale che riguarda le due emodinamiche, quella di Rivoli e quella del San Luigi, è altresì di estremo buon senso: ci sarà un'unica equipe. E' vero, come diceva il Consigliere Bono, che probabilmente le angioplastiche notturne si faranno soltanto all'ospedale di Rivoli, ma probabilmente, se sono di turno, le faranno gli emodinamisti del San Luigi (nella formazione complessiva di un professionista, è importante occuparsi sia delle angioplastiche di elezione e sia delle angioplastiche in acuto quando arriva un infarto).
Quindi, è una soluzione che, secondo me, va incontro alle esigenze dei cittadini e che, da un punto di vista organizzativo, è stata condivisa sia dal personale medico che dalle organizzazioni sindacali.
Ritengo che lo stesso percorso individuato per il San Luigi possa essere trovato per quanto riguarda la Torino 4, cioè Ciriè e Ivrea.
Relativamente a Moncalieri, è prevista l'eliminazione della struttura complessa l'anno prossimo. Credo che noi quest'anno saremo in grado di uscire dal piano di rientro; a quel punto, con le risorse economiche (naturalmente gli otto miliardi che sono a disposizione) che ci darà lo Stato saremo in grado, finalmente, di uscire da una condizione di commissariamento e poter organizzare i servizi così come riteniamo di doverli organizzare.
Mentre parlo mi viene in mente un'assemblea al San Luigi, cui hanno partecipato anche i Consiglieri regionali, come sempre, giustamente presenti sul territorio, del Movimento 5 Stelle, nella quale sembrava che dovessimo chiudere il San Luigi il giorno dopo; erano intervenuti anche gli studenti di Medicina, preoccupati del fatto che il San Luigi sarebbe stato diciamo così, declassato.
A parte la questione che riguarda il pronto soccorso - ripeto: sostenibile assolutamente, anche la scelta rispetto al Mauriziano, perch effettivamente, non c'erano le condizioni per un pronto soccorso di II livello - mi sembra che i direttori generali stiano svolgendo un buon lavoro, che la competenza del Direttore Moirano e la determinazione dell'Assessore Saitta stiano, finalmente, facendo uscire il Sistema Sanitario Regionale dal guado in cui, in qualche modo, era finito, per responsabilità, naturalmente, di tutti, negli anni precedenti.
Quindi, invito l'Assessore a continuare a fare il suo lavoro, così come lo sta facendo; credo che, alla fine, la soluzione anche per l'emodinamica di Moncalieri, e naturalmente per quelle di Ciriè e di Ivrea, sarà trovata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Allemano.



ALLEMANO Paolo

Grazie, Presidente.
Semplicemente, anch'io rilevo come, forse, è la prima volta che quest'Aula discute di emodinamiche con toni molto pacati, direi sostanzialmente convergenti.
Credo che questo non avvenga per caso, ma sia il risultato di un lavoro piuttosto corposo che parte da una delibera tanto contestata quanto necessaria, quella del dicembre 2014, che, ovviamente, metteva in rete gli ospedali sulla base degli esiti dei bacini di utenza delle aree vaste, ma soprattutto una delibera seguita dagli atti conseguenti.
Ora, non ricordo di avere assistito ad una nomina di Direttori generali seguita da fatti e non da polemiche, ma questo è esattamente quanto è avvenuto. E' indubbio che è stata compiuta una scelta di qualità, che si traduce oggi in piani di azione che stiamo vagliando, ma che ovviamente anche dalle considerazioni dei colleghi, sono quantomeno di un livello superiore rispetto a quanto abbiamo visto fino ad oggi.
Conclusione: se quello che avevamo auspicato, e che sta avvenendo per i bacini San Luigi-Rivoli (mi riferisco qui alle emodinamiche) e Moncalieri Torino, si sta attuando anche per l'area Ciriè-Ivrea, noi ne siamo ben felici, ne prendiamo atto; se si è già superato, direi che va attribuito alla bontà del percorso seguito, che è un percorso politico.
Ho qualche riserva ad entrare nel merito circa pressioni che prescindono un po' dall'articolazione degli ospedali e vanno a sindacare relativamente a singole attribuzioni di posti letto su singole strutture.
Rispetto a questo - proprio perché abbiamo fiducia nei direttori generali e mi contraddirei se non fosse così - il nostro orientamento sulle altre mozioni sarebbe di astensione; nel senso che, sicuramente, accoglierà i suggerimenti l'Assessore, ma non è compito nostro dire ad un direttore generale se l'urologia deve essere struttura semplice o complessa ed essere attribuita a questa o a quell'altra Struttura. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
La parola al Consigliere Rostagno.



ROSTAGNO Elvio

Pur nel massimo rispetto di chi mi ha preceduto, relativamente al tema delle emodinamiche ci terrei comunque ad evidenziare una questione, visto che si è parlato dell'ASL TO3: la presenza di due ospedali con l'emodinamica a una manciata di chilometri e un ospedale vicino alla montagna che ne è privo credo debba comunque far riflettere perch ovviamente, è una carenza di servizio per un'area territoriale.



PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Campo; ne ha facoltà.



CAMPO Mauro

Svolgo un breve intervento di carattere un po' più generale, traendo spunto dal Consigliere Allemano.
Secondo me, in realtà, noi dovremmo cercare di definire dove vogliamo andare con la sanità regionale. Il fatto che la politica, tutto sommato, se ne lavi le mani dicendo che se ne occupano i Direttori generali è la modalità che ci ha portati anche nella situazione attuale perché i Direttori generali, alla fine, sono dei tecnici e, come tecnici, a volte hanno anche la tendenza a cercare di far funzionare il sistema indipendentemente dal fatto che, magari, ci siano anche delle scelte legislative sbagliate. Mi vengono in mente alcuni esempi: il blocco del turnover è stato abilmente aggirato per mantenere in piedi il sistema perché era una legge sbagliata che rendeva ingestibile tutto il sistema.
Però, la bravura degli amministratori e il solito modo di pensare all'italiana ha fatto sì che si generassero situazioni un po' distorte così come anche lo scarso controllo che l'Assessorato, evidentemente, ha svolto negli anni passati ha portato i bilanci delle ASL alla completa indipendenza ed autonomia, senza alcun controllo sull'operato.
Allora, al di là di affidarci nuovamente a dei tecnici, che pensano solo a tabelline, a standard e a cose di questo genere, dovremmo affidare degli obiettivi derivanti dal fabbisogno che emerge dal territorio, perch i territori non sono uguali. Mi sembra idiota che si applichi in Piemonte la stessa regola che si applica per la Sicilia: la Balduzzi e il Patto per la salute rappresentano un sistema delirante, che serve solo a nascondere i tagli che si vogliono compiere, perché le riforme non si fanno a costo zero e, anzi, non si fanno neanche al risparmio.
Quindi, sotto questo profilo, rivendico il ruolo della politica definendo quali siano gli obiettivi anche a livello puntuale; certo, magari poi non andiamo a vedere i dettagli tecnicissimi, però ai tecnici si deve dire: "Voi che fate i tecnici e ci proponete le soluzioni, ci dovete anche dire, rispetto all'attività legislativa, che cosa serve per fare quello che chiediamo noi, che noi vorremmo si facesse attraverso l'attività legislativa".
Quindi, dovremmo parlare di fabbisogni, di cosa esprime un territorio e di casi di studio, perché è la pratica che serve e non cose calate dall'empireo, sulla base di studi generali, che sono medie. Signori, le medie sono pericolosissime, perché si taglia fuori tutto quello che è particolare e noi abbiamo particolarità ovunque, soprattutto in sanità.
L'essere umano è sempre particolare.
Pertanto, sotto questo profilo, tutto il discorso della riorganizzazione della rete ospedaliera ha numeri sballati, perché sappiamo benissimo che i numeri che ci arrivano dalle SDO, dal piano ESIT, ecc., non sono così affidabili. Attenzione! Il fatto che non esista ancora oggi l'agenda digitale della sanità, vuol dire che quei dati (so di essere un po' fuori tema) non sono così certi, pertanto occorre fare attenzione a quello che si va affermando.
Stiamo attenti e verifichiamo, anche come politici, cosa emerge dai bisogni effettivi del territorio. E' questo che bisogna valutare.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola l'Assessore Saitta; ne ha facoltà.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Il collega Bono - prima - e il collega Vignale - poi - hanno giustamente ripreso un tema che è stato oggetto di discussione ed anche di grande preoccupazione, da parte di tutti, relativamente alle questioni dell'ospedale di Ciriè, dell'ospedale di Lanzo, delle emodinamiche.
Gli ordini del giorno sono stati presentati già qualche mese fa, quando il tema era oggetto di un grande confronto ed anche - devo dire - in alcuni momenti, di uno scontro.
Mi pare proprio che, a questo punto, siano superati, nel senso che è stata compiuta una scelta da parte dei Direttori e voi potete sicuramente immaginare che, nel momento in cui i direttori presentano gli atti aziendali, per forza di cose questi sono coerenti con le delibere e le determinazioni che abbiamo assunto.
Pertanto, in linea generale, ciò che emerge dagli atti aziendali è oggetto di confronto anche con le Amministrazioni comunali. Apprezzo dunque, il clima che si è creato, nonostante lo scontro di un anno fa, nel rapporto tra le direzioni generali, le strutture dell'ASL e le Amministrazioni comunali. E' stato positivo: un lavoro di grande composizione, ma - devo dire - anche alla ricerca di soluzioni che difficilmente la politica può immaginare.
Le soluzioni che sono state immaginate, cioè (penso alle emodinamiche) sono frutto di un lavoro di cesello (possiamo dire così), che, mantenendo un obiettivo di carattere generale, sta consentendo e consentirà di trovare una soluzione, nel senso che viene sempre posto il problema del contenimento della spesa. Questo non vuol dire la riduzione dell'attività non vuol dire il razionamento della spesa, ma vuol dire una razionalizzazione nell'organizzazione dei servizi.
Per quanto riguarda il tema di Ciriè e Lanzo, cioè l'ASL-TO4, posso sicuramente dire che dovremo recepire - e lo faremo quanto prima (stiamo iniziando a lavorare) - tutti gli atti aziendali. Abbiamo le informazioni ecc., ma sicuramente, per quanto riguarda quegli ospedali, quell'atto aziendale è un atto che noi condividiamo, e pertanto lo recepiremo quanto prima.
La scelta che è state compiuta - in questo caso dal Direttore, ma potrei dire anche dagli altri Direttori - è anche frutto (non è per mettersi le medaglie, perché la politica è fatta sempre di confronto) di indicazioni precise. Nel tempo, cioè, pur con le diverse contestazioni che abbiamo avuto e che probabilmente avremo ancora, abbiamo definito il campo del lavoro dei Direttori: cosa vuol dire strutture complesse, cosa vuol dire strutture semplici, quali, con quale modalità.
E' chiaro che, con questi punti fermi, abbiamo potuto concentrare l'attenzione più sulla soluzione dei problemi, anziché su quello che normalmente capita: il mantenimento e la conservazione.
Noi discutiamo normalmente del tema delle strutture complesse ospedaliere, ma pensate al grande lavoro che hanno svolto i Direttori, con gli atti aziendali, per la riduzione e il contenimento delle strutture complesse amministrative. Poi vedremo il dato complessivo, ma è stato fatto un grande lavoro, che permette anche di semplificare la nostra attività regionale.
Pertanto, posso sicuramente dire che condividiamo gli ordini del giorno nell'obiettivo, anche se sono datati, perché pongono non soltanto un problema puntuale, ma anche problemi riguardanti diverse tipologie di struttura, cosa di cui è bene che noi non ci occupiamo più, perché siamo un organo di programmazione.
Riguardo ai posti letto (lo dico a chi continua a parlare di queste cose), lasciamo perdere queste questioni, non perché non siano importanti ma perché occorre porre un'esigenza. E' lecito quantificare, indicare ecc.; normalmente (vi posso dire che l'ho visto e vissuto in questi mesi) c'è sempre un'attenzione e una giusta preoccupazione magari da parte di qualche operatore, però la politica deve porsi il problema della programmazione.
Lo dico molto spesso anche ai miei colleghi della maggioranza: stiamo attenti quando c'è un'indicazione troppo puntuale. Se è troppo puntuale vuol dire che si perde la dimensione. E se siamo arrivati a questo punto probabilmente questo è frutto anche del lavoro svolto.
Per quanto mi riguarda, condivido totalmente gli atti aziendali che sono stati preparati e li faremo propri. Questo non vuol dire che non daremo indicazioni, anzi, colgo questa occasione per dire ai colleghi che la valutazione degli atti aziendali - come abbiamo fatto ieri per gli atti aziendali della zona est, cioè Asti, Alessandria, ecc. - saranno fatti a livello di Quadrante.
L'avevamo già detto negli atti che abbiamo assunto: saranno a livello di Quadrante, perché, fermo restando le scelte (devo dire che i Direttori questo l'hanno immediatamente compreso), c'è la necessità - come potete immaginare - di rompere vecchi schemi e vecchie abitudini.
Mi pare che il collega Mighetti parlasse di Acqui e del rapporto con l'ASO. E' chiaro (lo sapevamo) che si arrivava da Casale, perché quella è l'ASO di riferimento, ecc., ecc. Cose prive di senso.
Noi abbiamo introdotto (e questa è la risposta alla domanda: qual è lo strumento?) gli accordi interaziendali. In sostanza, penso a quello che è successo per quella zona: dipartimenti interaziendali, funzionali, di emergenza e di accettazione. Si crea, cioè, la rete. L'idea antica e superata, dove ognuno è racchiuso all'interno dei confini, come se si fosse in un fortino, noi la stiamo smontando. Questo non vuole dire che non c'è la gerarchia, ma si va a rete.
Pertanto, anche negli atti aziendali che esamineremo, il criterio sarà questo. Non per nulla - come abbiamo già fatto e, a maggior ragione, oggi si pone, soprattutto dopo quello che è capitato oggi, e penso all'ASL-TO1 indicheremo che in tutti gli atti aziendali, facendo una valutazione di carattere di area, ci sia un'unica struttura complessa degli acquisti un'unica struttura complessa per la parte informatica, e via di questo passo, perché non può che essere così.
Questa è l'unica modalità che consente di organizzare al meglio la struttura, avendo competenze adeguate. Ma non è soltanto un problema di competenze: oggi all'ASL-TO1 abbiamo avuto la conferma che, lì, c'è stata frode. Il fatto che ognuno si faccia la sua gara d'appalto, ecc., lo dobbiamo strutturare, non soltanto attraverso il coordinamento di appalti ma anche attraverso una responsabilità precisa. Questo è il lavoro che faremo.
In sostanza, cioè, l'occasione degli atti aziendali e della riorganizzazione che stiamo facendo è una sorta di preparazione ad affrontare un problema che si porrà. Lo dico perché arriverà il momento e lo stanno facendo tutti (lo dicevo anche oggi, rispondendo alla collega Gancia): si riproporrà il problema di un accorpamento dell'Azienda Sanitaria. Si riproporrà: lo proporrà il Governo, e - in ogni caso - mi pare che risponda ad una logica.
Pertanto, incominciamo a preparare questa scadenza, rompendo qualche fortino, in funzione dell'interesse del malato.
Ringrazio per gli apprezzamenti, ma anche - lo diceva il collega Vignale - per le sollecitazioni che sono arrivate. Voglio ricordare - non lo dico per difendere un'azione, poi è chiaro che questa è nostra responsabilità, non abbiamo bisogno di dire che siamo bravi, ecc. - che il tema dell'emodinamica, al di là degli ordini del giorno presentati, era stato irrisolto anche in passato. Poi l'ordine del giorno aveva dato delle indicazioni (ne abbiamo parlato con il collega Bertola) di verifica con il Ministero e quant'altro.
La strada che qui viene indicata, in qualche maniera, risponde a quella logica. Noi ci stiamo assumendo la responsabilità di dimostrare che, con quella modalità organizzativa che è stata indicata per le emodinamiche, c'è un vantaggio dal punto di vista della razionalità del servizio. Con vantaggi anche dal punto di vista economico. Siamo oggi nelle condizioni che, approvandoli come Regione, possiamo avere il benestare, e credo anche che qualche verifica l'abbiamo potuta fare.
Ringrazio per anche le opinioni espresse. In politica, avere riconoscimenti di questo senso, per un settore delicato, è un fatto importante e mi pare che siamo avviati sulla strada giusta per fare qualche passo avanti per una razionalizzazione del sistema. Voglio dire, e completo, che contrariamente a ciò che è stato detto fino ad ora - "taglio dei servizi", "taglio dei servizi" - non è avvenuto nessun taglio dei servizi. Avverrà una rimodulazione in funzione delle esigenze di salute che sono diverse rispetto al passato.
Non è capitato nulla, vorrei che questo fosse chiaro. Se una struttura complessa viene accorpata su un'altra è un problema organizzativo. In termini di quantità di servizi, oggi mi pare che possiamo dire che nonostante le risorse, in ogni caso questo lavoro ci permetterà - in questo siamo abbastanza ottimisti, appena sarà superato l'esame di novembre al tavolo nuovo, ex Massicci, portando gli atti aziendali, che vuol dire l'avvio di ciò che è stato deciso nel tempo - di avere quell'autorizzazione ad uscire dal piano di rientro, che ci consentirà di avere quell'autonomia che hanno le altre Regioni. Ci consentirà di liberare delle risorse che vengono mantenute, perché siamo nel piano di rientro.
Immaginiamo, per il lavoro che è stato fatto e che faremo ancora in questi mesi, di iniziare l'anno in una situazione di normalità dignitosa per quello che è la sanità piemontese, che credo si meriti di non avere questo timbro e di metterci al pari di Regioni come Veneto, Toscana, Emilia Romagna e Lombardia.
Grazie per gli interventi e per i suggerimenti.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Vicepresidente Ruffino, che interviene in qualità di Consigliera; ne ha facoltà.



RUFFINO Daniela

Grazie, Presidente.
Abbiamo letto con attenzione l'atto aziendale che fa riferimento all'ASL TO4.
Speriamo che quanto detto dall'Assessore, ossia la coerenza dell'atto aziendale con le politiche legate alla sanità da parte dell'Assessorato, la si percepisca e ci sia effettivamente coerenza e autonomia da parte di Direttori generali.
Pertanto, pur continuando a prestare grande attenzione, ritiriamo l'ordine del giorno n. 407



PRESIDENTE

L'ordine del giorno n. 273 è ritirato.
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 437, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio non approva.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ravetti; ne ha facoltà.



RAVETTI Domenico

Grazie, Presidente.
Siamo assolutamente d'accordo con quanto prima i colleghi della maggioranza hanno detto. In particolare, siamo d'accordo con quanto espresso dall'Assessore Saitta. Mi sia permesso di dire alcune cose sulla mozione avente come primo firmatario il Consigliere Mighetti. Riconosco e capisco i giochi che si fanno quando s'interpretano ruoli differenti in politica. Cercherò di spiegarmi con un giudizio. Un giudizio estremamente positivo nei confronti della persona, il primo firmatario di questo documento, che ha stili appropriati rispetto ad una politica che ha bisogno di affrontare, con senso di responsabilità, il presente e il futuro dei territori.
Tuttavia, c'è un gioco cui non intendiamo partecipare, lo dico con estrema semplicità. È il gioco che, in questi giorni, abbiamo visto troppe volte sui territori. Un gioco che tiene conto di un solo risultato, che è quello del consenso del giorno dopo. A quel gioco noi non vogliamo partecipare. Sembra quasi - anzi, dirò di più, è certo dalle dichiarazioni che leggiamo sui giornali da parte di alcuni esponenti anche amministratori di città importanti del nostro territorio - che vi è una parte, la nostra che è impegnata ad destrutturate e impoverire i servizi della sanità piemontese - in questo caso si parla del territorio, acquese o alessandrino e, dall'altra, coloro i quali, invece, sono impegnati a mantenere l'esistente, pur sapendo che l'esistente è impossibile da mantenere e che non ci sono le condizioni concrete per mantenerlo.
Non è un giudizio nostro, è un giudizio di tutti, è un giudizio che quest'Aula ha dato da tempo per scontato, soprattutto lo ha dato a partire dalla IX Legislatura, altrimenti alcuni atti, in parte anche condivisibili soprattutto nell'ultima parte di quella legislatura, non li avrebbero nemmeno adottati.
Qui, in questo documento, presentato fuori tempo massimo vedo, non per la buona fede del Consigliere Mighetti, le regole di quel gioco: una parte che, con senso di responsabilità, pone in essere una riforma che tenta di uscire al più presto dal piano di rientro, cercando di dare futuro alla sanità, attorno alle esigenze dei cittadini, e che non può fare altro che quelle scelte; un'altra parte che fa il "più uno", magari domani - non il collega Mighetti - con il comunicato stampa del tipo "avremmo voluto dare di più, ma quelli non hanno voluto".
Allora, guardate, la dico così: dato che al principio abbiamo detto che non partecipiamo a questo gioco, noi non partecipiamo davvero a questo gioco, su questo documento. Se, come dire, in questo caso, è un elemento di discussione territoriale, Presidente, mi permetto di dire che dovrebbe valere anche per tanti altri territori.



PRESIDENTE

Grazie, collega Ravetti.
Indìco la votazione palese sulla mozione n. 484, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio non approva.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Esame ordine del giorno n. 422 presentato dai Consiglieri Ruffino, Berutti Graglia, Pichetto Fratin e Vignale, inerente a "Protocollo d'Intesa Ospedale di Susa"; ordine del giorno n. 425 presentato dai Consiglieri Batzella, Andrissi, Bertola, Bono, Campo, Frediani, Mighetti e Valetti inerente a "Protocollo d'Intesa per l'Ospedale di Susa"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 422 e dell'ordine del giorno n. 425, entrambi relativi all'Ospedale di Susa, di cui al punto 10) all'o.d.g.
La parola alla Vicepresidente Ruffino, che interviene in qualità di Consigliera per l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 422.



RUFFINO Daniela

Grazie, Presidente.
L'ordine del giorno è datato 12 marzo 2015, ma sicuramente è sempre attuale, per il grande interesse che abbiamo legato alla sanità.
In particolare, si parla dell'Ospedale di Susa; soltanto un breve cenno legato a un'area che sicuramente è disagiata e che comunque è un riferimento. Stiamo parlando di un bacino di utenza di 91 mila abitanti e di 37 Comuni. Lo so che magari a quest'ora del giorno c'è un po' di noia e che magari certi ordini del giorno possono apparire scontati; magari dipende un po' anche da chi li presenta, però invito i colleghi a pensare a questo bacino ampio di popolazione, ai Comuni che afferiscono al distretto di Susa, ai tanti interventi che sono stati fatti sui locali dell'Ospedale e anche all'accordo che è stato firmato, come dicevo, proprio sei mesi or sono con gli Amministratori locali.
E' un accordo cui, a mio parere, è assolutamente possibile ottemperare una volta letto con attenzione l'atto aziendale. La richiesta che pongo nel mio ordine del giorno è sulla garanzia delle risorse necessarie ad attuare il protocollo d'intesa, ad attivare il più presto possibile il day surgery e a prevedere l'assunzione del personale necessario a garantire la qualità e, ovviamente, anche a far ruotare il personale, quindi contrattisti e medici di altri reparti, a prevedere l'assunzione di un ortopedico, un radiologo per implementare l'attività della traumatologia nella Valle.
Questo perché? Perché il nostro Ospedale possa competere tranquillamente con Briançon, perché spessissimo si sente preferire la struttura di Briançon piuttosto che quella di Susa, e poi, ancora l'assunzione di un medico di medicina interna per i 24 posti letto.
Penso che la concertazione con i Sindaci sia importante e fondamentale con la "sottoscrizione" (tra virgolette) di questo accordo; sicuramente i Sindaci hanno dato fiducia alla politica, che si è presa degli impegni che adesso debbono rispettati, anche perché sappiamo che a loro volta i Sindaci devono dare delle risposte ai cittadini utenti, in una Valle che è difficile, ampia e complessa.
Quindi, volendo - e sono positiva - interpretare l'atto aziendale, mi viene da pensare che a breve ci sarà tutto il personale per far funzionare al meglio questo Ospedale, però chiaramente in questo è fondamentale la risposta dell'Assessore. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Vicepresidente Ruffino.
Proseguiamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 425.
La parola alla Consigliera Batzella per l'illustrazione.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Trepidavo, attendevo con ansia di illustrare questo l'ordine del giorno che riguarda il protocollo d'intesa, siglato in seguito alla riorganizzazione dei servizi ospedalieri, quindi in seguito alla nuova deliberazione di Giunta (n. 1-600) e quella d'integrazione (n. 1-924).
Che cos'è questo protocollo d'intesa? Vorrei spiegarlo ai presenti. Chi l'ha stipulato? Chi l'ha siglato? E' un protocollo d'intesa che è stato siglato tra l'Assessore Saitta l'ex Direttore generale dell'ASL-TO3, perché la scorsa primavera è stato sostituito, e alcuni Sindaci della Val di Susa. Quindi non è stato siglato da tutti i Sindaci della Val di Susa, ma ancora una volta c'è stato un accordo segreto, al quale hanno partecipato quelle poche persone, sempre nel solito palazzo del potere, cosiddetto. Infatti, sono stati esclusi tutti i cittadini e non sono state tenute in considerazione le criticità e le esigenze del territorio valsusino, perché i Sindaci non si sono consultati con il territorio, quindi con i cittadini. Inoltre non si sono confrontati né con i vari comitati e neanche con gli operatori della sanità.



(Commenti in aula)



BATZELLA Stefania

Posso continuare? Capisco che l'Assessore non è molto interessato anche se è il diretto interessato, però almeno un minimo di rispetto...



PRESIDENTE

Può continuare il suo intervento, l'Assessore la stava ascoltando.
Prego.



BATZELLA Stefania

No, l'Assessore parlava con lei, Presidente.



PRESIDENTE

Vada pure avanti. Ho chiamato io l'Assessore; prego, continui.



BATZELLA Stefania

Allora, è un atto di maleducazione da parte sua, Presidente.
Dicevo, noi che cosa chiediamo con questo ordine del giorno? Questo protocollo d'intesa, che ho in mano, è stato presentato lo scorso 12 marzo a Bussoleno. Questo protocollo d'intesa è soltanto carta straccia, perch non è stato preso in considerazione, ad oggi non è stato ancora messo in atto.
Ci sono degli accordi scritti, che non sono inventati dalla Consigliera Batzella, ma ci sono veramente, come vedete! E' tutto scritto nero su bianco, lo voglio mostrare, perché non mi invento le cose, potete anche vederlo questo protocollo. Con il protocollo d'intesa sono state fatte delle promesse, come per esempio l'assunzione di personale che, in realtà non è mai avvenuta o, perlomeno, sono state assunte due figure professionali a tempo determinato, ma queste non sono nuove assunzioni sono delle sostituzioni di figure professionali che hanno cessato il loro rapporto di lavoro con l'ASL, andando in pensione, oppure chiedendo il trasferimento. Quindi non è avvenuta l'assunzione di personale promessa.
Con quest'ordine del giorno chiediamo che vengano assunte almeno le figure professionali che sono citate in questo documento, se così si pu definire; poi, che ci sia un tavolo di confronto e di lavoro per la verifica e la revisione di un documento che garantisca veramente i livelli essenziali di assistenza della popolazione, prevedendo anche percorsi di sperimentazione riguardo la promozione, la prevenzione e la tutela della salute dei cittadini.
Chiediamo che il documento coinvolga tutte le varie figure professionali e non solo limitata, com'è stato, a quei pochi Sindaci della Val di Susa. Quindi, che siano coinvolte tutte le varie figure professionali e che questo documento venga inviato ed approvato nella Commissione consiliare competente della Regione, che è la IV Commissione perché tutti i membri di quella Commissione devono essere al corrente e valutare quali sono le proposte e non soltanto l'Assessore deve avere il potere di decidere con quei pochi Sindaci o con un Direttore aziendale.
Detto questo, volevo anche fare un appunto. Mi dispiace che non è più presente il Vicepresidente Boeti, che ha fatto i complimenti all'Assessore mi stupirebbe se fosse il contrario - dicendo che ci sono stati tanti elogi del buon lavoro fatto e di questi nuovi atti aziendali che sono stati approvati ed accolti con entusiasmo da parte dalle organizzazioni sindacali.
Ebbene, signori, non è vero! Perché venerdì 26 tutti avete ricevuto una mail da parte delle organizzazioni sindacali e, in particolare, da parte della CGIL e della UIL, le quali esprimono grandi preoccupazioni e chiedono il rispetto del protocollo d'intesa. Addirittura denunciano il fatto che non sono stati assolutamente coinvolti nel nuovo progetto del day service.
Come prima firmataria della mozione, ho chiesto un progetto di sperimentazione per la conversione dei punti nascita prossimi alla chiusura in centri specializzato per il parto naturale. E' stato già deciso a monte che il centro specializzato per il parto naturale sarebbe stato bocciato e sono stati presi accordi con il nuovo Direttore generale, sempre in seduta molto ristretta, prima ancora che il mio atto di indirizzo venisse discusso.
Quindi, c'è stata una violazione ed una mancanza di rispetto verso un Consigliere regionale di opposizione, perché l'atto di indirizzo doveva essere discusso.
Detto questo, a parte la mancanza di rispetto nei confronti delle forze di opposizione, vorrei aggiungere un'altra cosa. Era stato deciso un nuovo progetto, un day service simile a quello ostetrico-ginecologico e neonatologico, simile a quello di Cuorgnè, che è un fallimento totale perché non funziona, non è conosciuto e non viene usufruito dalla popolazione locale. Le organizzazioni sindacali ad oggi non sono a conoscenza di questo progetto, perché la Direzione aziendale non ha provveduto ad informarle. Ed è tutto scritto nero su bianco, andate a leggere la mail del 26 del corrente mese, con la quale le organizzazioni sindacali denunciano le criticità che ci sono nei vari servizi, non solo dell'ospedale di Susa, ma anche di tutti gli altri servizi del territorio dell'ASL-TO4!



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Monaco; ne ha facoltà.



MONACO Alfredo

Grazie, Presidente. Sarà un intervento brevissimo.
Ho letto anch'io il documento delle organizzazioni sindacali stato spedito a tutti i Consiglieri della IV Commissione. Su quello bisogna soffermarci un momento. E' stato segnalato anche quello che viene definito una sorta di clima di terrore. Mi dispiace dover contestare questa affermazione, al di là del fatto che è ancora sospeso il discorso sul burn out, sul quale il Presidente Ravetti ha affidato al collega Bono e al sottoscritto di fare questa indagine per supportare poi l'Assessore Saitta nelle scelte successive.
Solo una nota. Mi risulta, in quanto componente del Consiglio di sanità dell'ASL TO3, che ci sia invece un'ampia disponibilità da parte della nuova Direzione a dialogare con tutti. E' evidente che ci sono dei paletti imposti dalla deliberazione n. 1-600, delle indicazioni molto chiare e precise, sulle quali bisogna ragionare. E' un'azienda complessa, sulla quale si sta facendo un lavoro importante e difficile, ma credo e mi sembra di rilevare che ci sia un livello di confronto decisamente più alto ed intenso rispetto alla recente storia vissuta da quell'Azienda.
In ultimo, per quanto riguarda il personale, quindi credo che pu essere un ulteriore contributo di conoscenza, recentemente l'Azienda-TO3 ha fatto un bando di mobilità regionale proprio per coprire un posto vacante di medicina all'ospedale di Susa. C'è stata una domanda, peraltro suffragata da nulla osta dell'Azienda di appartenenza (il San Giovanni Bosco), quindi si parla di un pronto soccorso decisamente importante. Non so esattamente i dettagli della procedura, ma mi risulta che chi ha presentato la domanda ha presentato successivamente un atto di rinuncia. Su questo, forse, andrebbe fatto qualche approfondimento maggiore, non per denunciare cosa accade o non accade - perché sono scelte individuali se una persona decide di trasferirsi e poi rinuncia al trasferimento - ma per rappresentare all'Aula che l'Azienda si sta muovendo nella direzione indicata di assunzione e anche attraverso le procedure indicate.
E' evidente che ci sono gli atti aziendali, che sono stati mandati solo qualche giorno fa in Regione e devono essere valutati (non soltanto quelli della TO3, ma quelli di tutta la Regione Piemonte). Successivamente, a fine ottobre, ci dovrebbe essere l'approvazione.
Per quanto riguarda il punto nascite, ne abbiamo ampiamente discusso.
Non credo che ci siano dei discorsi pregiudiziali. Un punto nascite, che si chiami parto naturale o comunque si chiami, è un punto nascite. E un punto nascite comporta rischi. Credo che oggi, per un tema di sicurezza, nessuna organizzazione sanitaria si può permettere il lusso di esporre anche un solo caso ad altissimo rischio e soprattutto nel settore delle nascite.
Credo che sia un tema al quale siamo tutti sensibili.



(Commenti della Consigliera Batzella)



PRESIDENTE

Collega Batzella, non interrompa. Lei non è stata interrotta.



(Commenti della Consigliera Batzella)



PRESIDENTE

Collega, non esistono stupidaggini in questo Consiglio.
Prego, Consigliere Monaco.



MONACO Alfredo

Quando si arriva ad affermare che un punto di nascite naturali e di parto naturale può avere esistenza, mi vengono dei dubbi. Evidentemente ci sono soggetti in quest'Aula che dichiarano la loro forte professionalità ma dimenticano quei casi in cui ci può essere l'incidente e il problema che incorre in quel caso. In quel caso poi diciamo che è colpa dell'Assessore! Così come è colpa dell'Assessore se la legge dice che sono i Sindaci dei territori che devono andare, ma se è la rappresentanza dei Sindaci, credo che rappresenti i cittadini.
Quindi, mi sembra che bisogna fare chiarezza: l'Assessore doveva andare a consultare tutti i cittadini della Val di Susa per sapere esattamente se quell'atto o quel documento c'è? Diciamo le cose come stanno! I sindaci rappresentano i cittadini, legittimamente, sui propri territori, dicono le proprie cose, si raffrontano con le istituzioni.
Un punto nascite comunque si chiami o per il parto naturale mi spaventa in termini di sicurezza. E lo dico a chi fa quella professione, perché mi riferisco a quei casi in cui c'è la complicanza e la complicanza non nasce nel parto che è, per sua natura, naturale. E' in quel contesto che c'è la complicanza e vorrei sapere poi come questi soggetti chiedono in queste strutture di andare a proteggere quelle situazioni e a risolvere quelle complicanze, dalle quali bisogna che escano indenni sia la madre sia il nascituro.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ferrentino; ne ha facoltà.



FERRENTINO Antonio

Presidente, in aggiunta e in rafforzamento a quanto detto dal Consigliere Monaco, intervengo su affermazioni sentite sul ruolo dei Sindaci e dei Comitati.
Il distretto della Val di Susa ha un Presidente dell'Assemblea dei Sindaci ed una rappresentanza dei Sindaci.
Posso quindi assolutamente affermare, essendo amministratore sul territorio, che in ogni amministrazione comunale è stato visto questo documento ed è stato poi dato mandato alla rappresentanza. Non è vero quindi, che ci sono riunioni segrete tra l'Assessore e i Sindaci e che bisogna consultare tutti i cittadini. I cittadini vanno a votare - essendo ancora una Repubblica che riconosce il ruolo dell'amministrazione comunale e scelgono il Sindaco.
Quel Comitato va dal Sindaco a fare le proprie osservazioni e poi il Sindaco rappresenta questa sintesi all'Assessore. Questo percorso è stato condiviso con i Consigli comunali e con gli amministratori sul territorio.
Soltanto su questo aspetto credo che alcune rappresentazioni che si fanno non sono supportate da nessuna verifica sul territorio.



PRESIDENTE

La Consigliera Batzella può nuovamente intervenire, essendo prima firmataria, poi darò la parola all'Assessore; prego.



BATZELLA Stefania

Sì, voglio rispondere al Consigliere Monaco e al Consigliere Ferrentino.
Al Consigliere Ferrentino voglio ricordare che il Sindaco viene eletto da tutti i cittadini e rappresenta tutti i cittadini. Un buon Sindaco deve essere un buon amministratore e quello che deve fare, per rappresentare al meglio i cittadini, è ascoltare le criticità e le esigenze che i cittadini hanno, non che deve andare a casa di ciascun cittadino a dire: "Tu cosa ne pensi?".
Un Sindaco deve confrontarsi con i cittadini perché è quello il suo ruolo. Il ruolo per il quale è stato eletto è rappresentare tutti i cittadini nel migliore dei modi.
C'è poco da ridere. Lei evidentemente non ha mai rappresentato al meglio i suoi cittadini!



PRESIDENTE

Si rivolga alla Presidenza, collega Batzella.



BATZELLA Stefania

Invece al Consigliere Monaco volevo dire di andare, visto che è un medico ed è laureato in Medicina.
Colgo l'occasione per ricordarle, Consigliere Monaco, che ci sono delle linee guida e delle indicazioni da parte dell'Organizzazione Mondiale della Sanità. La invito cortesemente ad andare a leggersi le linee guida e tutti i nuovi protocolli sulla nascita e sul parto naturale.
La invito cortesemente. Le ricordo che, nella vita, qualunque lavoro si faccia, anche se siamo all'interno di una grande struttura di alta specializzazione, i rischi ci sono.
Le ricordo quello: i rischi ci sono, e lei sa benissimo - lei sa benissimo! Se ha veramente un'onestà intellettuale e un'onestà di coscienza, oggi in quest'Aula non avrebbe parlato così.



PRESIDENTE

Ma lei non può parlare così. Lei, Consigliera Batzella, è distratta.



BATZELLA Stefania

No, io parlo così!



PRESIDENTE

E le spiego perché.



BATZELLA Stefania

Perché il Consigliere Monaco in quest'Aula dice delle cose e quando siamo al di fuori ne afferma delle altre. Va bene? Ecco, quindi un po' di onestà di coscienza.



PRESIDENTE

Collega Batzella, questa è un'Aula e da Regolamento, quando.



(Commenti della Consigliera Batzella)



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19.02)



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