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Dettaglio seduta n.93 del 22/09/15 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

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Argomento:


MOTTA ANGELA



(I lavori iniziano alle ore 14.32 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)


Argomento: Nomine - Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione a risposta immediata n. 649 presentata dal Consigliere Monaco, inerente a "Nomina Presidente del Consiglio d'Amministrazione ACSEL spa"


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
649, presentata dal Consigliere Monaco, che ha la parola per l'illustrazione.



MONACO Alfredo

Grazie, Presidente.
Il tema è ricorrente, si parla di costi della politica. E' un tema che abbiamo affrontato la scorsa settimana con un ordine del giorno votato unanimemente da quest'Aula, quando abbiamo notato che il Ministro per le sue competenze aveva scelto un residente di Avola quale Revisore dei conti di Alessandria; il che significa: 1.500 chilometri, per cui un valore di rimborso spese di 5.000 euro a fronte di uno stipendio lordo annuo di 14.000. Poiché è presente anche l'Assessore competente sulla materia l'Assessore Saitta, vorrei fare un piccolo inciso: ha rinunciato formalmente soltanto il 18 settembre e credo soltanto con un'e-mail e non con una PEC, per cui anche lì potrebbero generarsi equivoci. Questo detto per inciso.
Su quella falsariga, scopriamo che nella nostra Regione alcuni continuano ad essere poco sensibili alla necessità del costo della politica immaginando sempre che esistano dei curriculum stratosfericamente "belli" che però sono raccolti in modo improprio.
Allora, presso l'ACSEL-spa (Società gestione raccolta rifiuti delle Valli di Susa) si deve scegliere un Presidente, inoltre senza alcun'evidenza pubblica; questo è l'aspetto che mi preme di più di sottolineare. Pertanto, vengono raccolti dei curriculum e alla fine viene scelto un soggetto che è residente a Lucca! Lo stesso soggetto dieci giorni fa ha avuto un incarico a Rieti per gestire una società simile, ha gestito o gestisce ancora i Comuni di Messina e di Capannori ed ha un incarico presso l'Unione Europea a Bruxelles.
Per svolgere quest'attività, per cui è stato nominato soltanto ieri riceverà un compenso di 12.000 euro lordi l'anno, ma a fianco di questo vi sono 10.000 euro per rimborso spese, 10.000 euro per indennità di missione e non capisco quale sia la differenza e se fa anche reddito, oppure è assimilabile al rimborso spese; inoltre, è stata aggiunta una terza quota e si dovrà discutere, relativamente ai premi di produzione, rispetto ai premi. Credo che lì possa esserci il trucco.
La domanda è la seguente: è pensabile che, con la necessità di rivisitare anche la trasparenza dei costi della politica, esistono ancora delle società, degli enti, peraltro a finanza solida - ricordo che questa società non ha bilanci con pendenze o passività, quindi non serviva un genio, ma una persona normale che continuasse a gestire bene, con questi costi? Insomma, "ci costa più la salsa che il pesce"! 25.000 euro di rimborso spese a fronte di 12.000 euro lorde di compenso. Tra l'altro, il neo Presidente ha appena dichiarato che sarà molto presente in videoconferenza.
Su questi temi credo di porre una questione; soprattutto sull'evidenza pubblica dei bandi, che siano trasparenti il più possibile, come facciamo per esempio per le nomine di quest'Aula, e che siano estesi il più possibile a tutti, che cosa è accaduto e come si può procedere successivamente in casi analoghi.



PRESIDENTE

Grazie, collega Monaco.
La parola all'Assessore Valmaggia per la risposta.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'ambiente

Grazie, Presidente.
E' un'interrogazione che riguarda nomine non direttamente dipendenti dalla Regione, bensì da Enti locali. Infatti la società, che è a totale capitale pubblico, è partecipata da 39 Comuni e fornisce i servizi agli stessi Comuni soci. Svolge principalmente servizio di raccolta, trasporto e smaltimento rifiuti in forza dell'affidamento ottenuto dal Consorzio Cados attraverso un contratto quadro della durata di quindici anni. Quindi sono procedure che non riguardano direttamente la Regione.
Per quanto riguarda la comunicazione dei criteri adottati dalla società Acsel spa s'informa che non si dispone, proprio per quello che ho detto prima, di tale informazione e che non rientra tra le competenze regionali quella di verificare i criteri in base ai quali avviene la selezione degli organi di vertice delle società pubbliche partecipate dagli Enti locali.
Si tratta, infatti, di una funzione che è chiamata a svolgere l'ente pubblico che esercita il controllo analogo nei confronti della propria società da esercitarsi sulla base delle norme in materia e delle procedure individuate negli atti fondamentali della medesima società.
Ciò detto, però, informo che si è già provveduto a richiedere tali notizie al Consorzio Cados, che è il consorzio che ha affidato, e quando avremo le informazioni relative sarà cura di quest'Assessorato far pervenire tempestivamente le risposte.
Certo è che il tema sollevato dal Consigliere Monaco è un tema importante, perché certi meccanismi di trasparenza devono essere riportati a cascata, anche su tutte le società gestite da Enti pubblici e quindi anche nei consorzi, come in questo caso. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Valmaggia.


Argomento: Valutazione impatto ambientale - Cave e torbiere

Interrogazione a risposta immediata n. 652 presentata dal Consigliere Barazzotto, inerente a "Autorizzazione ad una nuova cava in Valledora sul territorio del Comune di Cavaglià"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 652, presentata dal Consigliere Barazzotto, che ha la parola per l'illustrazione.



BARAZZOTTO Vittorio

Grazie, Presidente.
L'interrogazione nasce dalla necessità di comprendere, in attesa della stesura di una nuova legge regionale, che regolamenti meglio le attività estrattive, con un testo su cui sta lavorando il collega Rossi l'opportunità di alcune recenti concessioni nel territorio piemontese.
Nello specifico, mi riferisco all'ambito territoriale denominato Valledora, geograficamente situato al confine tra le province di Vercelli e Biella, comprendente i Comuni di Alice Castello, Borgo d'Ale, Cavaglià Santhià e Tronzano.
In questo sito sono state concesse nuove autorizzazioni in un territorio che presenta da anni un quadro piuttosto complesso caratterizzato da alcune criticità legate all'esistenza di numerose cave e discariche su cui ci sono state parecchie polemiche, ma secondo me c'è anche molto motivata preoccupazione da parte della popolazione.
Recentemente, le criticità sono state acuite dalla decisione da parte della Provincia di Biella, che peraltro comprendo sia vincolata da una norma che lascia ben poco margine decisionale all'Ente, di concedere la compatibilità ambientale ventennale ad una nuova cava sul territorio del Comune di Cavaglià, in provincia di Biella, per uno scavo - badate bene! di quattro milioni di metri cubi, in una zona attualmente dedicata alle coltivazioni agricole. L'autorizzazione della Provincia di Biella giunge dopo analoga compatibilità ambientale concessa per un rinnovo relativo ad un altro sito vicino, comprendente un ampliamento che porterà la capacità di scavo a 1,5 milioni di metri cubi.
Si tratta di numeri veramente importanti, imponenti, che sulla carta possono anche non rendere a pieno l'idea di ciò di cui stiamo parlando.
Giusto per offrire ai colleghi un esempio, una sorta di termine di paragone, cinque milioni e mezzo di metri cubi equivalgono al materiale concesso per riempire 12 volte il Duomo di Milano, sei volte il Colosseo e 340 volte il Palazzo Ducale di Venezia (giusto per capire di cosa stiamo parlando!).
Le decisioni assunte dalla Provincia sembrano non aver tenuto conto delle gravi condizioni ambientali di un'area gravata da pesante inquinamento sia atmosferico, a causa delle polveri di cava, sia delle acque, essendo stata rilevata la presenza di percolato rilasciato in falda da una discarica (ho potuto constatarlo personalmente, pur non essendo un tecnico: del resto, anche un profano ne comprenderebbe la gravità!).
Inoltre, lo stesso rapporto preliminare per la pianificazione dell'attività estrattiva nell'area della Valledora redatto dalla Regione riconosce come la gestione delle cave sul territorio in questione sia "poco coordinata e priva di una programmazione unitaria e, per questo potenzialmente impattante, oltre che sul contesto circoscritto all'ambito delle cave, anche sul più ampio sistema territoriale di riferimento caratterizzato da un più complesso quadro di componenti territoriali anche di pregio ed emergenze ambientali naturalistiche".
Risulta piuttosto incomprensibile come tale autorizzazione possa essere stata concessa in un'area in cui lo stesso Piano territoriale della Provincia prevede, dal 2010, la necessità di procedere ad una riqualificazione.
Fatte le debite premesse, e dal momento che spetta alla Regione Piemonte, ai sensi della legge regionale 22 novembre 1978, n. 69 nell'ambito delle proprie competenze, la programmazione dell'attività di cava, chiedo all'Assessore se non ritenga opportuno prevedere, nell'ambito delle proprie competenze in materia di programmazione delle attività di cava, l'istituzione di un Tavolo di concertazione - scusatemi, non amo questa parola, perché è iperinflazionata - con gli Enti provinciali e locali territorialmente coinvolti, ossia la Provincia di Biella e il Comune di Cavaglià, oltre che la Regione ovviamente, al fine di concordare interventi più adatti a salvaguardare il territorio della Valledora.
Ovviamente, ciò che sto dicendo lo riteniamo molto urgente, oltre che grave, dal momento qualcuno aveva assicurato che per un po' vi sarebbe stata pace per quel territorio, ma probabilmente non è così. Grazie.



PRESIDENTE

Risponde l'Assessore De Santis; ne ha facoltà.
DE SANTIS Giuseppina, Assessore alle attività estrattive Grazie, Presidente; grazie, Consigliere Barazzotto.
Il Consigliere ha ricordato l'attività preparatoria alla stesura del Piano; attività che è stata svolta dalla Regione nelle legislature precedenti e che poi non si è conclusa.
Il dato di fatto è che, a legislazione vigente, la competenza pianificatoria e autorizzatoria è interamente in capo alle Province. Di conseguenza, relativamente a questo progetto (di cui ovviamente la Regione ne è a conoscenza, anche perché ha avuto una lunga e completa istruttoria) non era nella capacità della Regione indirizzare in alcun modo l'esito dell'istruttoria medesima.
Il Consigliere ha ricordato il fatto che il Consiglio sta lavorando ad una proposta di legge in tema di cave. Aggiungerei che il disegno di legge presentato dalla Giunta, in applicazione alla cosiddetta "Legge Delrio" prevede che la competenza anche di pianificazione, nonché d'autorizzazione torni completamente in capo alla Regione. Dunque, da qui a qualche settimana, o, al più, a qualche mese (comunque entro la fine dell'anno), si sarà definita una distribuzione delle competenze e una definizione delle stesse in maniera più chiara.
È altrettanto evidente che per un'autorizzazione già concessa in costanza di legge non si potrà in alcun modo tornare indietro. Confermo evidentemente, la disponibilità ad interloquire con il territorio e con gli Enti locali (Provincia e Comuni) ove sollecitati a farlo. Credo che questo si potrà fare con maggior efficacia una volta che il sistema delle competenze sarà ridisegnato, il che dovrebbe avvenire a breve. Grazie.


Argomento: Nomine

Interrogazione a risposta immediata n. 650 presentata dalla Consigliera Gancia, inerente a "ARPEA-Bando per la nomina del nuovo Direttore"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 650, presentata dalla Consigliera Gancia, che la illustra.



GANCIA Gianna

Grazie, Presidente.
Considerato che in data 21 ottobre 2014, con DGR n. 13-448 è stato nominato il commissario straordinario di ARPEA con scadenza 30 aprile 2015 considerato che, in data 13 aprile 2015, con DGR n. 5-1301 è stato prorogato l'incarico del commissario straordinario entro e non oltre il 31 ottobre 2015 con la motivazione che erano in corso le procedure per assegnare ad ARPEA anche la gestione delle OCM (attualmente gestite da AGEA OP senza costi per la Regione Piemonte) e delle quali non si trova traccia nelle dichiarazioni dell'Assessore Ferrero sullo stato d'avanzamento dell'autorizzazione da parte del MIPAAF.
Considerato, inoltre, che la stessa DGR del 13 aprile 2015 indicava l'avvio delle procedure per la nomina del nuovo direttore per la quale sembrerebbe necessario modificare la legge regionale istitutiva di ARPEA che fissa in cinque anni il tempo di nomina, mentre la vigente legislazione del Governo Renzi fissa come termine tre anni (prorogabili una sola volta) considerato che il commissario straordinario attualmente in carica al momento della sua nomina non sembrerebbe avere i requisiti necessari per la nomina a direttore di ARPEA; considerato che per la nomina del nuovo direttore sembrerebbe necessario, per i motivi sopra esposti, modificare la legge regionale 21 giugno 2002, n. 16 istitutiva di ARPEA, almeno per quella parte che riguarda la durata dell'incarico del direttore, con tempi molto lunghi e del tutto incompatibili con la scadenza dell'incarico (31 ottobre 2015), tanto da insinuare il "sospetto" che si voglia prorogare l'attuale incarico per "far maturare" al commissario straordinario i requisiti per una sua eventuale nomina a direttore prima del bando per la sua ricerca. Per quanto sinora esposto, interroghiamo il Presidente della Giunta regionale per conoscere la tempistica prevista per la nomina del nuovo direttore, tenendo conto dello stato del procedimento di riconoscimento di ARPEA quale "gestore" delle OCM (attualmente gestite da AGEA-OP senza costi per la Regione Piemonte).



PRESIDENTE

Risponde l'Assessore Ferrero; ne ha facoltà.



FERRERO Giorgio, Assessore all'agricoltura

Grazie, Presidente.
Per quanto riguarda le procedure finalizzate ad assegnare ad ARPEA anche la gestione delle OCM, si rileva che nelle relazioni presentate alla Giunta regionale dal Commissario sia stato evidenziato il percorso necessario a tal fine.
Allo stato, è all'esame della Giunta regionale se procedere in tale direzione, tenuto conto degli oneri finanziari che ne deriverebbero per l'Ente regionale.
Non è che vogliamo assumere i pagamenti dell'OCM per gravare di costi e di lavoro ARPEA, ma nelle direttive ministeriali chiedono per gli Enti pagatori, per mantenere questa qualifica, abbiano anche i pagamenti delle OCM, cosa che tuttora in Piemonte non facciamo.
Allora, dall'analisi del Commissario, abbiamo rilevato che assumere anche quest'ulteriore settore di pagamenti graverebbe in termini di costi e personale, ma bisogna vedere fino a che possiamo farne a meno.
Fermo restando che l'attuale Commissario, all'atto della nomina possedeva i requisiti richiesti dallo Statuto di ARPEA, si rileva come, in ordine alla tempistica prevista per la nomina del nuovo Direttore quest'Assessorato abbia effettuato specifici approfondimenti. Sarà proposto alla Giunta regionale il provvedimento finalizzato alla copertura dell'incarico non appena gli stessi saranno completati nel rispetto, per quanto possibile, delle tempistiche della scadenza. Aggiungo che non abbiamo intenzione di far passare un altro anno prima di nominare il Direttore, questo sicuramente.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 654 presentata dal Consigliere Bono inerente a "Chiusura dell'Ospedale Oftalmico e trasloco presso Città della Salute e San Giovanni Bosco"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione a risposta immediata n. 654, presentata dal Consigliere Bono, che ha la parola per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Il tema è sicuramente noto all'Assessore Saitta, ma ai anche lavoratori dell'ASL-TO1, ai cittadini torinesi e alle cronache.
L'Oftalmico è un ospedale monospecialistico, come dice il termine, in ogni modo con un pronto soccorso che nel 2013 ha effettuato 52.000 passaggi e oggetto di una riconversione, in quanto in tale ospedale verrà chiusa l'attività sanitaria e le strutture verranno trasferite, come da proposta dell'Assessorato alla sanità, sulla base della delibera 1-600 e 1-924 di riorganizzazione della rete ospedaliera, presso altre realtà ospedaliere della città di Torino. Ci risulta che le realtà interessate dovrebbero essere la Città della Salute e l'ospedale San Giovanni Bosco.
Relativamente all'ipotesi di trasferimento rispetto alla Città della Salute, si parlava di allestire i locali siti in Via Cherasco dell'ospedale dermatologico San Lazzaro. Il problema è che, in un sopralluogo effettuato dall'ASL-TO1 in data 11 agosto 2015, veniva riscontrata tutta una serie di problematiche che rendevano non idoneo, a giudizio dell'ASL-TO1, il trasferimento di una delle due strutture dell'Oftalmico nei locali citati.
In particolar modo, si diceva che i locali sono vetusti, la maggior parte di ridotte dimensioni, che non consentono l'allocazione delle apparecchiature specifiche, quindi non si rispetterebbero i criteri per l'accreditamento. Idem dicasi relativamente alle sale per la chirurgia ambulatoriale: non si tratta di un blocco operatorio, ma di due sale chirurgiche separate, locali di ridotte dimensioni, non idonei ad effettuare gli interventi di chirurgia ambulatoriale oftalmologica anche per mancanza di idonee condizioni igienico-sanitarie; pure in questo caso non si rispetterebbero i criteri per l'accreditamento.
In generale, la sicurezza igienico-ambientale non può essere garantita in considerazione del fatto che l'infezione post chirurgica può portare a gravi conseguenze, tra cui anche la perdita dell'organo e quindi della funzione visiva. Anche nell'area per i ricoveri i locali sono vetusti, di ridotte dimensioni, non idonei a raccogliere elevati numeri di pazienti e non rispetterebbero i criteri per l'accreditamento.
La sede di Via Juvarra 19 dell'attuale Oftalmico, come sappiamo tutti è stata di recente fortemente ristrutturata con almeno 30 consistenti interventi e nel 2014 dotata di impianti montalettighe nuovi, nuova centrale dei gas medicali, pannelli solari sul tetto che coprono l'80% del fabbisogno energetico della struttura, nuova centrale termica e tutto il secondo piano dal lato di Via Manzoni, infine impianti elettrici, idraulici e antincendio, ponendo l'Oftalmico tra i migliori ospedali di Torino dal punto di vista strutturale.
A seguito di questa lettera dell'ASL apparsa anche sui principali giornali cittadini, l'Assessorato aveva risposto che, in realtà, doveva essere fatto anche un contro-sopralluogo da parte della Direzione della sanità. Abbiamo notizia che questo contro-sopralluogo è stato effettuato e vorremmo sapere, visto che abbiamo letto la bozza aziendale dell'ASL-TO1 in cosa consisterebbe, come, con quali tempistiche e costi avverrà il trasferimento dell'Oftalmico nelle due strutture individuate (Città della Salute e San Giovanni Bosco).



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
Come il collega Bono, anch'io ho avuto modo di leggere il contenuto sintetico della relazione che i giornali hanno riportato e poi ho chiesto il contenuto completo. Com'è stato ricordato, ho fatto in modo che venisse effettuato un attento sopralluogo per valutare la giusta collocazione e soprattutto se questa era possibile secondo le indicazioni che erano state date inizialmente.
Devo dire che quel verbale l'ho letto: è un verbale che rileva delle questioni importanti. Mi pare che sia stato fatto un sopralluogo senza neppure un minimo d'intesa con i tecnici della Città della Salute, nel senso che - il collega avrà sicuramente letto quel verbale - non è stato possibile visionare perché i locali erano chiusi. E' un po' atipico, in sostanza, fare dei sopralluoghi senza mettersi d'accordo con l'Azienda ricevente.
A parte queste questioni che non sono in grado di valutare sul piano operativo, i tecnici della Regione, la dottoressa Zandonà, che si occupa di organizzazione ospedaliera, ha avuto questo compito. Non so le conclusioni però è stata in contatto con i Direttori generali della Città della Salute dell'ASL1 e dell'ASL2. Avremo modo di leggere attentamente - cosa che non è stata possibile, perché solo ieri sono stati presentati gli atti aziendali qual è la soluzione che è stata trovata. E' chiaro che la raccomandazione che ho dato, e che qui ripeto, è che innanzitutto la soluzione deve essere una soluzione che garantisce il servizio anche del pronto soccorso H24 in condizioni non soltanto decorose, ma coerenti per l'attività dal punto di vista sanitario. Quindi suppongo che i Direttori, insieme agli Uffici regionali, abbiano ragionato. Non so le conclusioni: leggeremo gli atti aziendali per poter esprimere un parere.
Al di là delle questioni procedurali, che non sono irrilevanti, resta il fatto che l'ospedale Oftalmico - già la scelta l'abbiamo compiuta, come i colleghi sanno, nella delibera 1-600 e poi nelle successive modifiche risponde non soltanto ad una logica di coerenza con i programmi operativi ma risponde anche ad una logica nota dal punto di vista sanitario in tutta Italia: che gli ospedali monospecialistici non hanno più molto senso.
E' importante che l'attività oculistica sia legata ad un ospedale rilevante, utile soprattutto per la sicurezza. Questo è il criterio di tipo generale che ormai è stato indicato nazionalmente, quindi non sto qui a ripetere cose note, perché sono state già dibattute. Posso garantire che l'attenzione da parte dell'Assessorato sarà enorme, in modo da poter garantire che la collocazione sia la migliore possibile e, in ogni caso fino a quando non ci sarà una collocazione (parlo sempre della Città della Salute perché risponde anche ad una logica di prospettiva), è chiaro che nulla sarà trasferito. In sostanza, quello che capiterà il giorno del trasferimento è: gli uffici sono trasferiti in via "X"; il pronto soccorso è trasferito in via "X" dalle ore alle ore "X". E' ovvio che tutto dovrà essere accreditabile e a posto.
Ho l'impressione che in questo cambiamento che sta avvenendo molto spesso possono prevalere - cosa che è capitata in tutto il Piemonte - anche delle resistenze, non soltanto dei primariati (questo mi sembra logico e probabilmente, dal loro punto di vista, anche legittimo), ma anche delle resistenze da parte della struttura, che evidentemente è stata sempre abituata ad una logica di conservazione che non intendiamo assolutamente favorire. Magari quei locali non andavano bene, ma bisogna trovare altre soluzioni, in modo che il trasferimento risponda a logiche serie e corrette dal punto di vista sanitario.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 655 presentata dal Consigliere Andrissi, inerente a "Proroghe AUO-Novara"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 655, presentata dal Consigliere Andrissi, che ha la parola per l'illustrazione.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Parliamo di proroghe per l'Azienda Ospedaliera Universitaria di Novara.
Dati nazionali elaborati dall'Agenzia nazionale della sanità indicano che l'illegalità e la corruzione incidono sull'acquisto di beni e servizi nel mondo sanitario per circa sei miliardi di euro all'anno. Quindi, se facciamo le debite proporzioni, parliamo per il Piemonte di circa 500 milioni.
Il Consiglio regionale il 30 aprile 2015 ha approvato l'ordine del giorno n. 300, al fine di prevenire la corruzione in sanità, con i seguenti impegni: "Entro 90 giorni, al fine di una maggiore efficienza, efficacia trasparenza ed economicità dell'attività di gestione del Servizio Sanitario Regionale, tutti gli uffici coinvolti nell'acquisto di beni e servizi presentino al proprio responsabile dell'anticorruzione e della trasparenza una relazione almeno semestrale, indicando gli affidamenti diretti e le procedure negoziate con le ragioni che hanno fatto preferire per questi metodi e l'indicazione degli importi le relazioni sopra menzionate siano tempestivamente pubblicate all'interno dell'area amministrazione trasparenza si preveda l'obbligo, per chi aspira a divenire fornitore o appaltatore delle Aziende Sanitarie Regionali, di dichiarare eventuali propri finanziamenti a partiti, uomini politici, fondazioni, onlus, consorzi entro 90 giorni dall'approvazione della presente legge, le ASR costituiscano un albo dei dirigenti e dei funzionari membri di commissione suddivisi per competenza e che questi ultimi siano chiamati ad espletare il ruolo esclusivamente attraverso sorteggio pubblico".
L'Assessore Saitta il 6 agosto ha dichiarato: "Negli atti aziendali si ponga l'accento sulla trasparenza e l'anticorruzione negli appalti. Noi abbiamo scelto di farlo rispettando disposizioni di legge nazionali, ma anche con un ordine del giorno che a fine aprile il Consiglio regionale aveva approvato all'unanimità, incentrato proprio sul tema della trasparenza e della prevenzione della corruzione".
Lo stesso Assessore Saitta ha comunicato già nel 2014 che la Giunta aveva in serbo un piano di rientro, che non pesasse solamente sul personale, ma che s'impegnasse maggiormente sugli appalti. "Non vogliamo più proroghe", dichiarò l'Assessore Saitta, "ma partire con le gare d'appalto. La Giunta regionale individuerà all'interno di ciascuna Area Integrata di Coordinamento (AIC) l'Azienda Sanitaria a cui affidare la gestione degli appalti". E qui nascono delle contraddizioni, perch l'Azienda Sanitaria Ospedaliera di Novara diventa una capofila nel gestire queste gare per forniture e servizi.
Però in data 19 gennaio 2015, con provvedimento n. 77, l'Azienda Ospedaliera Universitaria di Novara, capofila AIC3, impegna in proroghe di contratti di fornitura per dieci milioni di euro. Inoltre, con provvedimento n. 100 del 20/1/2015 vi è un impegno di spesa per l'anno 2015 per contratti di servizi in proroga. Ancora una volta la capofila si comporta in modo diverso da quanto abbiamo approvato e da quanto l'Assessore s'impegnava a far rispettare.
Detto questo, interroghiamo l'Assessore alla sanità per sapere alla luce di quanto premesso a che punto sia l'Azienda Ospedaliera Sanitaria nella predisposizione delle nuove gare, al fine di raggiungere l'obiettivo di eliminare le proroghe per l'anno 2016, visto che nel 2015 questo non è stato rispettato. Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Il collega ha richiamato una procedura che abbiamo introdotto nel mese di luglio 2014, che è quella della definizione di un'Azienda capofila all'interno di un'area molto più ampia.
Volevo soltanto ricordare che nel mese di giugno o di luglio abbiamo assunto una deliberazione, con la quale abbiamo fatto il punto delle gare che sono state aggregate in tutta la Regione e anche delle gare ulteriormente aggregabili che venivano affidate in termini di gare a SCR.
Il risultato è stato ottimo, nel senso che cominciamo ad avvicinarci tra SCR e gare fatte dai soggetti aggregatori, al 36-37%, che ritengo sia un dato importante.
In modo particolare, per quanto riguarda l'ASL da lei richiamata, cioè quel quadrante, quell'AIC, ad aprile 2015 - quindi, dal momento in cui sono morte le federazioni - le gare aggregate che sono state fatte dall'azienda per tutto l'ambito sono state 27 per un importo di sette milioni e 121 mila euro; le gare non aggregate 282 per un importo di 16 milioni e 887, per un totale di circa 24 milioni. Questo per quanto riguarda i beni.
Poi c'è la parte sui servizi con cinque gare aggregate per un importo di 11 milioni e 760 e 55 gare non aggregate per un importo di circa dieci milioni, che significa un totale ancora di 22 milioni. Quindi, sono 24 milioni più 22 milioni, che ci paiono un gran risultato.
Però il collega lascia immaginare una sorta di negligenza perché si è proceduto ancora alle proroghe. Mi pare che fosse questo il tema e che non fosse interessato all'entità, ma alle proroghe.
Il collega sa perfettamente - almeno, suppongo di sì - che l'aggregazione delle gare richiede la soluzione di due grandi questioni. Le gare si possono aggregare quando si ha la capacità - e la capacità richiede anche tempo - di omogeneizzare gli acquisti. Perché, come sicuramente lei sa, molto spesso per alcuni acquisti ci sono indicazioni specifiche, magari di quella struttura, indicando qualche caratteristica del prodotto che non sempre è aggregabile con altre gare. Quindi, c'è un lavoro di carattere tecnico, in modo da omogeneizzare le gare.
Più si omogeneizza il prodotto richiesto dal primariato tizio o dal primariato caio della struttura, più è chiaro che è possibile aggregare.
Questo lavoro è un lavoro complesso che la struttura ha fatto e si farà ancora, perché non rispondere o rispondere soltanto in termini amministrativi ad un primario che chiede qualche cosa di particolare dicendo "no, non è possibile, tu prendi questa cosa e basta", è chiaro che comporta anche un problema di responsabilità. Per cui in tutto il Piemonte si sta procedendo con la dovuta attenzione, ma il processo d'aggregazione (l'abbiamo visto sui numeri) va avanti.
Poi c'è l'altro elemento che è importante nei processi d'aggregazione perché si possono aggregare delle gare quando si arriva alla scadenza uniforme. Insomma, non è che se c'è una gara avviata per la fornitura di un prodotto ospedaliero, nel momento in cui si fa la gara per una decisione scadono i contratti in questo momento. No, i contratti che sono in corso scadranno, e quindi il lavoro che si sta facendo è di portare pian piano ad un'unica data le scadenze di tutti i contratti. A quel punto, è possibile qualsiasi aggregazione. Altrimenti l'aggregazione non ci sarebbe.
Se faccio la gara in corrispondenza della scadenza, non è detto che tutte le ASL abbiano la stessa data. Dico delle cose banali, ma mi sembra che questo sia il motivo.
Quindi, il processo che cosa comporta? Che per mantenere una data in modo da aggregare il più possibile la fornitura di alcuni prodotti, bisogna immaginare delle proroghe di carattere tecnico, in modo da riportare tutto il sistema ad un'unica data, altrimenti non si può aggregare assolutamente nulla.
Quindi, le proroghe che sono state fatte in tutto il sistema sanitario sono proroghe finalizzate a riportare ad una stessa data, in modo da poterle aggregare, altrimenti si sarebbe dovuto fare un'altra gara che non era l'aggregazione. Poiché il compito era l'aggregazione, ciò risponde ad una logica d'economicità. Questo è il risultato.
E' chiaro che questo processo andrà ancora avanti, anche alla luce dei provvedimenti già adottati da parte del Governo e gli altri che si preannunciano per quanto riguarda le centrali d'acquisto. Il nostro sistema, e completo questo mio intervento, emerge da grandi difficoltà. Il periodo lungo d'attesa delle Federazioni, quelle che sono state eliminate aveva portato, con interventi non soltanto da parte delle Corte dei Conti ad una proroga anche lunga di molti contratti. In quel periodo d'incertezza, era stata immaginata la costruzione di una sovrastruttura e delle modalità che hanno portato alle proroghe. Noi stiamo cercando di sopperire a quelle difficoltà di allora che non hanno portato a grandi risultati. Il processo procede e stiamo cercando di accelerarlo.
Se il collega avrà modo di vedere anche le ultime delibere che abbiamo assunto, c'è una corposa quantità di aggregazioni di gare che mi pare ci portino quasi vicino al risultato raggiunto, in molti anni, dall'Emilia Romagna.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 656 presentata dal Consigliere Valetti, inerente a "Atto aziendale TO3-Ospedale di Pinerolo"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 656, presentata dal Consigliere Valetti, che ha la parola per l'illustrazione.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Quest'interrogazione è stata presentata perché è arrivato alle nostre orecchie un atto aziendale dell'ASL-TO3 che coinvolgeva l'Ospedale di Pinerolo. La nota di per sé non stabilisce dei criteri chiarissimi per cui bisogna anche limitare l'allarmismo ma, poiché noi non siamo a conoscenza delle reali intenzioni di organizzazioni e alcune delle cose che vi abbiamo detto fanno presagire un qualche tipo di depotenziamento, vorremo che l'Assessore Saitta ci escludesse questa possibilità.
Per comprendere il contesto storico ricordiamo i riferimenti: la DGR n.
19-1832 del 7 aprile 2011, "Attuazione del Piano di Rientro Distribuzione territoriale e funzionale dei centri ospedalieri per l'ictus in Piemonte".
Secondo questa DGR l'ospedale di Pinerolo è sede di stroke unit di base (primo livello). Dal documento aziendale non si capisce se questa stroke unit resta oppure no. Seppure sia vero che, per il trattamento degli ictus a trombolisi endovenosa, è la terapia che ha il rischio minore, la stoke unit è efficace su un largo numero di casi in cui non vi è necessità di una terapia più intensiva. Essendo l'Ospedale di Pinerolo un DEA di primo livello, vogliamo capire se questa stroke unit resta.
Dal medesimo atto aziendale non si capisce quale sia il futuro dei posti letto di UTIC (Unità terapia intensiva coronarica). Cosa che ci sembra indispensabile, visto il dimensionamento dell'ospedale e la sua collocazione, dal momento che i presidi più vicini sono nel Torinese.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Come il collega può immaginare, gli atti aziendali non sono libere interpretazioni, non dovranno essere libere interpretazioni da parte dei Direttori, ma è l'applicazione di alcuni atti che abbiamo compiuto (non li cito tutti). Qualora i Direttori avessero compiuto delle scelte che non sono coerenti con quegli atti, è chiaro che saranno richiamati, ma non è questo il caso.
L'atto aziendale dell'ASL-TO3 è stato deliberato e inviato alla Regione ieri. Il Consigliere Valetti mi chiede se verranno cancellati o ridotti i servizi all'interno dell'Ospedale Agnelli di Pinerolo. Rispondo che nell'atto deliberato, non è prevista alcuna cancellazione o riduzione di servizi. Ripeto: non è prevista, nell'atto deliberato, alcuna cancellazione o riduzione di servizi, ma unicamente il riordino organizzativo di alcune attività cliniche sul quale vi dirò. Credo che il collega Valletti sappia quali siano e che, rispetto al momento della presentazione dell'interrogazione, forse ha qualche informazione in più.
Senza citare le strutture complesse e semplici che vengono riconfermate, le modifiche riguardano il mantenimento a Pinerolo di stroke unit deputata al trattamento precoce delle trombolisi, che diventa struttura semplice. Prima era solo un servizio all'interno della struttura complessa di neurologia, quindi era un servizio all'interno di neurologia ora diventa una struttura semplice. Questo non vuol dire eliminazione, ma il potenziamento dal punto di vista organizzativo. Quindi viene rafforzata.
Viene mantenuta la struttura complessa di cardiologia, la struttura di aritmologia ed elettrofisiologia, e viene altresì prevista la struttura UTIC, sempre a Pinerolo. Nefrologia e dialisi vengono pienamente mantenute come attività clinica, come struttura semplice, nell'ambito della struttura complessa di nefrologia e dialisi che sarà a Rivoli.
Il servizio trasfusionale viene mantenuto a Pinerolo anche se, come previsto dal Piano Nazionale Sangue, opererà in sinergia con il San Luigi di Orbassano, tenuto conto che è riferimento regionale situato presso la Città della Salute e della Scienza.
La gastroentologia, la diabetologia e malattie metaboliche già previste nella medicina generale mantengono la loro attività clinica a Pinerolo anche se vengono ora a configurarsi rispettivamente come strutture semplici e dipartimentali uniche a livello aziendale.
L'urologia di Pinerolo viene mantenuta a Pinerolo come struttura semplice nell'ambito della struttura complessa di urologia di Rivoli. Al riguardo, per Pinerolo è stata deliberata l'assunzione a tempo indeterminato, cosa che non c'era, dell'urologo.
Premesso quanto sopra, presso l'Ospedale Agnelli di Pinerolo vengono mantenute 15 strutture complesse - lo stesso numero dell'ospedale di Rivoli e 15 strutture semplici (a Rivoli sono 16). Possiamo quindi dire che l'Ospedale Agnelli di Pinerolo non è affatto oggetto di un ridimensionamento nell'ambito dell'atto aziendale che leggeremo con maggiore attenzione. Tenuto sempre conto che, parallelamente al mantenimento delle attività cliniche e delle risorse umane e professionali è in corso - è nostra intenzione lavorarci, vedremo su questo cosa dice l'atto aziendale - una modernizzazione strutturale con un investimento importante, effettuato nel tempo - pari a 24 milioni di euro - e con previsione di completamento dei lavori nel prossimo anno 2016.



PRESIDENTE

Ci sarebbe ancora un'interrogazione dell'Assessore Saitta del Vicepresidente Boeti che, in questo momento, non è in aula. Se arriva prima della chiusura della fase dedicata al question time la trattiamo altrimenti gli si fornirà risposta scritta.


Argomento: Università - Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Interrogazione a risposta immediata n. 653 presentata dal Consigliere Valle, inerente a "Chiusura Libreria Universitaria CELID"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 653, presentata dal Consigliere Valle, che ha la parola per l'illustrazione.



VALLE Daniele

Grazie, Presidente.
Con quest'interrogazione volevo portare all'attenzione dell'Aula e della Giunta una questione che penso sia già nota, anche perché proprio in questo weekend se ne sono occupati i giornali, in particolare La Stampa relativa alla chiusura della libreria universitaria CELID. Si tratta di una realtà importante, con più di 40 mila associati (penso anche molti in quest'Aula), 15 dipendenti diretti più un indotto considerevole (se considerate che è anche un'attività di editrice e di stampa di circa 50 titoli nuovi ogni anno), che dal mese d'aprile patisce una situazione di grave difficoltà, relativa alla chiusura di Palazzo Nuovo, dove si trova la principale delle sue librerie, e che qualche settimana fa l'ha portata a dover dichiarare lo stato di messa in liquidazione della società.
E' un rischio importante per la nostra città e la nostra Regione. Si tratta, innanzitutto, di un servizio che viene meno per gli studenti, che peraltro non è ancora completo perché alcuni punti importanti della nostra Università, penso in particolare al Campus Einaudi, sono ancora sforniti di una libreria universitaria. Ovviamente si tratta di un venir meno ad un'altra casa editrice sul territorio della nostra Regione ed è l'ennesima perdita in questo settore. Si tratta anche di un importante rischio di crisi occupazionale.
Oggi sono contento di poterne parlare con l'Assessore Cerutti: tra qualche settimana o tra qualche mese, forse alla prossima interrogazione risponderà l'Assessore Pentenero, quindi è meglio affrontarla per tempo.
Da questo punto di vista sappiamo che le competenze della Regione sono limitate, ma se dal punto di vista dello studente, dal punto di vista del rapporto con gli atenei e dei finanziamenti (soprattutto per l'edilizia) che in questo senso la Regione eroga, e dal punto di vista occupazionale e culturale, è importante che la Regione si attivi al più presto per confrontarsi con l'università e trovare le vie d'uscita ad una crisi che colpisce duramente la cultura, l'occupazione e il servizio agli studenti nella nostra città.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessora Cerutti per la risposta.



CERUTTI Monica, Assessore al diritto allo studio universitario

Grazie, Presidente.
Per la verità ho già anche una risposta dell'Assessora Pentenero quindi siamo già coordinati in Giunta, quindi diamo una risposta duplice.
Dal punto di vista universitario, proprio in relazione alle informazioni che ci ha fornito l'Università degli Studi di Torino, posso dirle che, a seguito della chiusura precauzionale di Palazzo Nuovo a partire dal 17 marzo 2015, l'Ateneo ha tenuto frequenti e costanti contatti con la Libreria CELID, per attivare le possibili azioni di sostegno. Tra queste, vi è stata l'immediata sospensione anche degli altri oneri sostenuti da CELID per l'uso dei locali in corso Unione Sovietica 218 (secondo punto vendita presso l'Ateneo) e l'offerta per l'utilizzo di altri spazi di significative dimensioni e ovviamente senza oneri (tra questi, il Palazzo del Rettorato e il Campus Luigi Einaudi).
La CELID non ha ritenuto gestibile l'installazione di un nuovo punto vendita alternativo a Palazzo Nuovo per motivi economici.
A seguito di un incontro avvenuto con il Rettore in data 27/07/2015, si è formalizzata a CELID la proposta per l'uso gratuito di uno spazio espositivo e di vendita libri all'interno del Campus Luigi Einaudi, per l'avvio dell'anno accademico 2015/2016. Inoltre, è stato ribadito che alla riapertura di Palazzo Nuovo l'Ateneo avrebbe garantito alla CELID la disponibilità dei medesimi spazi per la ripresa delle attività, senza oneri per un periodo pari al tempo di chiusura a cui aggiungere un ulteriore lasso di tempo, da concordare, anche a compensazione delle perdite subite.
Non vi è stato, al momento, riscontro da parte di CELID (il punto vendita non è ancora stato attivato).
Questo, quindi, è ciò che ci ha detto l'Università da noi sollecitata.
Riporto anche quanto è stato posto, come attenzione, dalla collega Pentenero.
Alla notizia relativa alla chiusura della CELID, l'Assessorato al Lavoro ha avuto un immediato confronto con l'organizzazione sindacale Filcams-Cgil, in merito alle possibilità di salvaguardare i posti di lavoro e tutelare i lavoratori.
Per quanto riguarda la possibilità di un eventuale utilizzo della cassa integrazione, l'esito è stato la conferma di quello che era già noto al sindacato.
Nei casi di cessazione di cessazione d'attività, sia la normativa vigente che quella prevista dal decreto legislativo sul Jobs Act riguardante il riordino degli ammortizzatori in costanza di rapporto di lavoro in procinto di entrare in vigore, non prevedono la possibilità d'utilizzo della cassa integrazione guadagni ordinaria, straordinaria o in deroga.
I lavoratori licenziati potranno tuttavia avere il sostegno al reddito previsto dalla Nuova prestazione di Assicurazione Sociale per l'Impiego.
I requisiti per ottenerla sono 13 settimane di contribuzione nei quattro anni precedenti l'inizio del periodo di disoccupazione e 30 giorni di lavoro effettivo nei dodici mesi precedenti l'inizio del periodo di disoccupazione.
La NASpI è rapportata alla retribuzione imponibile ai fini previdenziali degli ultimi quattro anni; nei casi in cui la retribuzione mensile sia pari o inferiore a 1.195 euro,la NASpI è pari al 75% della retribuzione mensile. L'eventuale differenza in eccesso tra la retribuzione mensile e la soglia di 1.195 euro entra nel calcolo della NASpI in misura pari al 25%.
La NASpI è corrisposta per un numero di settimane pari alla metà delle settimane di contribuzione degli ultimi quattro anni.
La domanda di NASpI è presentata all'INPS entro il termine di 68 giorni dalla cessazione del rapporto di lavoro e spetta a decorrere dall'ottavo giorno successivo alla cessazione.
Queste chiaramente sono le norme generali su cui l'Assessorato al Lavoro si è già attivato. Tuttavia auspichiamo, anche rispetto alle considerazioni espresse dall'Università di Torino, che ci possano essere altre strade da percorrere, prima di arrivare a soluzioni che, per riporterebbero un danno al nostro territorio, come il Consigliere Valle ha ribadito nell'introdurre il question time.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 651 presentata dal Consigliere Boeti, inerente a "Costituzione di un reparto speciale a pagamento per malati cronici non autosufficienti all'interno della RSA in convenzione 'Il Porto' di Torino" (risposta scritta)


PRESIDENTE

Comunico che all'interrogazione a risposta immediata n. 651, presentata dal Consigliere Boeti, verrà fornita riposta scritta.
Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.



(Alle ore 15.28 il Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS



(La seduta ha inizio alle ore 15.36)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Caputo, Reschigna, Rossi e Ruffino.


Argomento: Pesca

Proposta di deliberazione n. 78, inerente a "Legge regionale 29 dicembre 2006, n. 37, art. 10. Piano regionale per la tutela e la conservazione degli ambienti e della fauna acquatica e l'esercizio della pesca. Stralcio relativo alla componente ittica" (inversione all'o.d.g.)


PRESIDENTE

Poiché stiamo posticipando alcune nomine all'o.d.g., e quindi gli Uffici stanno predisponendo le schede, chiedo di iniziare la trattazione del punto 5) all'o.d.g. fino alle ore 16.30, ossia la proposta di deliberazione n. 78, per poi sospendere e procedere con le nomine.
L'Aula acconsente? Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gianluca

Chiedo che venga messa ai voti.



PRESIDENTE

Procediamo con la votazione.
Indico la votazione palese sulla proposta di inversione di punti all'o.d.g.
Il Consiglio approva.


Argomento: Pesca

Esame proposta di deliberazione n. 78, inerente a "Legge regionale 29 dicembre 2006, n. 37, art. 10. Piano regionale per la tutela e la conservazione degli ambienti e della fauna acquatica e l'esercizio della pesca. Stralcio relativo alla componente ittica"


PRESIDENTE

Passiamo dunque ad esaminare la proposta di deliberazione n. 78, di cui al punto 5) all'o.d.g.
Non trattandosi di una proposta di legge, non è obbligatoria la relazione.
Chiedo pertanto chi intende iscriversi a parlare per la discussione generale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
E' solo singolare che, essendo in discussione un piano regionale ancorché si tratti di una delibera e non di una legge - non vi sia la relazione al Consiglio. Dopodiché, ovviamente, usiamo la documentazione in nostro possesso.
Noi cercheremo di evidenziare le negatività di questo piano sostanzialmente sotto due punti di vista. Il primo è quello di carattere scientifico, perché ovviamente il piano ha una parte che si basa su aspetti scientifici; un secondo aspetto è relativo alle negatività che il piano apporta su di un tema che - lo ricordo - è di significativo interesse all'interno della nostra Regione, cioè quello della pesca, perché stiamo parlando del piano ittico regionale, che certamente ha una parte che riguarda la tutela della biodiversità e dell'ambiente, ma contiene un'altra parte che attiene all'attività umana.
La pesca, nella nostra Regione, riguarda circa 40.000 persone, che versano complessivamente delle tasse nei confronti delle Amministrazioni pubbliche - siano esse la Regione o la Provincia - che ammontano ad alcuni milioni di euro. Si tratta quindi di elementi significativi che si riferiscono a decine d'incubatoi di valle, che sono quei luoghi d'allevamento pubblici (e non privati) in cui, appunto, si fa nascere e si alleva l'ittiofauna all'interno della nostra Regione e ad un indotto economico assolutamente importante, perché riguarda due aspetti: da una parte ci sono le riserve di pesca, quindi le aree turistiche (per le quali vi è un pagamento che, a seconda delle aree, va dai dieci ai 20 euro, che garantisce alle Amministrazioni comunali o ai soggetti gestori degli introiti importanti); soprattutto, però, anche una parte consistente del turismo della nostra Regione, ancorché di vicinanza (anche se non in tutti casi), è legato ad una passione, che è appunto quella della pesca.
Quali sono gli aspetti positivi e negativi del piano? L'aspetto positivo è certamente il fatto che la Regione Piemonte ha bisogno di un piano ittico regionale, perché norma una serie d'aspetti relativamente all'utilizzo delle acque.



PRESIDENTE

Scusi, Consigliere Vignale.
Che faccio, vado avanti con il Consiglio o mi fermo? Lo dico perché non si sente: ci sono colleghi che si lamentano perché effettivamente l'acustica è disturbata.
Le chiedo scusa, Consigliere Vignale.
Prego, continui.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Dicevo che questo turismo ha una ricaduta economica significativa perché - ancorché si tratti di turismo vicinale (cioè turismo che sostanzialmente sta all'interno dei confini della nostra Regione, anche se non solo) - interessa, nelle acque alpine, prealpine e di pianura, migliaia di persone. Chiunque nella vita abbia svolto anche per pochi mesi l'attività alieutica di pesca sa benissimo che dietro di essa c'è poi un mondo che produce tutto ciò che serve per quest'attività, che è un altro mondo che anima un'economia significativa. In particolar modo occorre tener in conto che quest'economia riguarda spesso aree pedemontane o montane dove le singole piccole economie garantiscono un'economia complessiva per un'area.
Cercheremo allora di affrontare i due aspetti, cioè quello di carattere scientifico - per quanto ovviamente possiamo esserne in grado - e quello invece, di carattere più pratico.
Come dicevamo, è necessario un piano ittico regionale, perch certamente la tutela degli alvei, la compresenza fra utilizzo della risorsa idrica a fini energetici e salvaguardia delle comunità ittiche sono aspetti che il piano affronta e che sono importanti. Ve ne sono invece altri, che sono quelli sui quali noi abbiamo le maggiori perplessità, che riguardano le classificazioni di alcune specie.
In particolar modo, la Regione Piemonte, unica in Italia salvo la Regione Friuli Venezia Giulia, fa una scelta. Peraltro, sul Friuli potremmo fare una valutazione. Semplicemente, è differente la natura delle sue montagne, che sono montagne carsiche, cioè che assorbono l'acqua e la rilasciano a valle; quindi, l'abitudine a vedere i nostri torrenti montani in gran parte del Friuli Venezia Giulia non si riscontra, come peraltro non esiste in alcune realtà della nostra Regione: l'area del Marguareis, una delle poche realtà carsiche della nostra Regione, è nota non tanto per i fiumi che scendono da quelle montagne, ma per il luogo in cui quei fiumi sboccano dopo il disgelo, che sono anche luoghi di visita e d'interesse. La Regione, dunque, fa una scelta, quella di indicare la trota fario di ceppo atlantico, ma più in generale la trota fario nel suo complesso, come specie alloctona, cioè come specie non presente all'interno della nostra Regione da sempre, e non come specie parautoctona, cioè quale specie - come dice il Ministero dell'Ambiente - presente da molte centinaia di anni all'interno della nostra Regione e quindi individuabile come specie autoctona.
Noi abbiamo provato - ripeto che non siamo certamente ittiologi - con le limitatezze che hanno i Gruppi consiliari, a cercare della documentazione scientifica, ma legale; non abbiamo cercato la documentazione di un ittiologo, piuttosto che di un altro, perché la comunità degli ittiologi è divisa rispetto ad individuare la trota fario come una specie alloctona o una specie autoctona. Badate che non lo diciamo soltanto noi: per chi volesse capire e verificare che ciò che diciamo corrisponde a verità, il piano, a pagina 58 dell'allegato A, dice: "Contemporaneamente si ritiene necessario effettuare ulteriori approfondimenti sugli studi genetici riguardanti i salmonidi, in particolare al fine di fornire ulteriori chiarimenti circa l'alloctonia possibile della salmo trutta", che è la trota fario dei ceppi atlantici. Il piano stesso, quindi, dice che oggi ancora non c'è una certezza scientifica rispetto all'alloctonia o all'autoctonia della trota fario. Non lo dice il nostro Gruppo consiliare, ma lo dice il piano nell'allegato A, a pagina 58.
Uno strumento importante, il più significativo per la gestione delle acque all'interno della Pianura padana è la Carta ittica del fiume Po fatta dall'Autorità di bacino del Fiume Po, che si propone come strumento conoscitivo nuovo al servizio della gestione ambientale e faunistica, non più confinato entro i limiti amministrativi di Regioni e Province, ma è estesa alla dimensione reale del fiume, cioè quella geografica ed ecologica di ecosistema unico e indivisibile. Correttamente, come sulle opere pubbliche e come in altri temi, si tende anche sulla gestione ittica a prendere tutto il bacino del Po, ovviamente con gli affluenti di destra e di sinistra, per cercare di fare, anche da un punto di vista della gestione unica, una gestione unitaria.
In una parte della Carta ittica del fiume Po si legge quanto segue: "Un dato di fatto altrettanto inconfutabile è d'altro canto rappresentato anche dall'attuale presenza certa di popolazioni di trota fario in ottimo stato di salute, abbondanti e ben strutturate, in numerosissimi torrenti alpini dei bacini di sinistra del fiume Po". Queste popolazioni sono peraltro insediate, come la popolazione di trota fario nel tratto montano del fiume Po, in un segmento fluviale vocato "unicamente" ad ospitare questa specie non certo la trota marmorata - lo ripeto: non certo la trota marmorata - le cui caratteristiche autoecologiche la vedono piuttosto legata all'ambiente fluviale di fondovalle e d'alta pianura. Occorre anche sottolineare la presenza della trota fario nel nostro Paese ed il significato storico e culturale: essa, di fatto, è la specie più ambita, è la specie più conosciuta anche dall'opinione pubblica e riveste un grande interesse locale per la pesca.
A valle di tutte queste considerazioni, nell'attesa che la ricerca scientifica riesca è risolvere definitivamente la questione biogeografica delle trote, è auspicabile un approccio quanto più moderato e razionale nella definizione dell'autoctonia della specie che per questo motivo nel presente testo - Carta ittica del fiume Po - viene considerata come specie parautoctona o autoctona".
Quindi, la discussione relativamente all'autocnonia o all'alloctonia della trota fario che vede la comunità degli ittiologi dividersi si contrappone a documenti molto puntuali circa la sua parautoctonia o autoctonia, o comunque al principio di moderazione che va utilizzato prima di definirla alloctona. Perché? Perché è il lavoro che fa questo Piano! Questo Piano individua la trota fario come alloctona, dopodiché dice: "In deroga al principio di alloctonia" - un pesce alloctono non può essere immesso in nessun torrente piemontese - "invece, nelle aree definite 'a'" quindi nelle aree alpine della nostra regione - "è possibile immettere la trota fario". In questo modo, il Piano confligge con una legge dello Stato la quale in merito alle reintroduzioni, in applicazione alla direttiva n.
79409 della Comunità Europea e al DPR n. 357/1997, dice che è vietato inserire all'interno dei nostri fiumi specie alloctone.
Qual è il grande rischio che corriamo? E' quello di creare un Piano dove, con basi scientifiche - non dico non solide - ancora da verificare indichiamo che un pesce è non autoctono ed è alloctono, cioè la trota fario; indichiamo una deroga, la quale però confligge palesemente con la direttiva europea e con la legge dello Stato, e questo può portare la nostra Regione ad essere non solo censurata, ma ad incorrere in una procedura di sanzione perché, sostanzialmente, violiamo una direttiva dell'Unione Europea e una legge dello Stato - su questo si basa.
Perché, voi direte, è importante la trota fario...



(Il Presidente ricorda al Consigliere che il tempo a disposizione è terminato)



VIGNALE Gian Luca

Ho concluso con questo, poi ovviamente riprendo il ragionamento sugli emendamenti.
Perché è importante il mantenimento della trota fario o la non individuazione della trota fario come alloctona? Perché negli ultimi quarant'anni le Province piemontesi, quella di Torino ma non solo, hanno dato indicazioni precise agli incubatori di valle e anche la comunità degli ittiologi ha dato indicazioni precise sul fatto che producessero trote fario di ceppo atlantico da immettere all'interno dei nostri fiumi.
Allora, nessuno nega che all'interno della nostra regione vi siano acque con una storia legata alla presenza di trota marmorata, pesce certamente autoctono, che è quello che questo piano maggiormente tutela; e nessuno nega che vi sia una discussione ancora aperta circa l'alloctonia o l'autoctonia della trota fario, ma è un po' come se noi passassimo da quando c'erano le marmitte non catalizzate, che bruciavano benzina super all'obbligo di avere solo auto elettriche. E' questo il passaggio che stiamo chiedendo al mondo pubblico e privato di questa Regione.
L'alto aspetto assente all'interno del Piano - con questo concludo - è il carattere graduale dove ai soggetti, ai quali negli anni abbiamo detto che andavano ripopolati i fiumi in un certo modo, diciamo che ci sarà un percorso che ci porterà verso una maggiore tutela di un pesce certamente autoctono, che è la trota marmorata, ma per dare tempo agli incubatori di valle di produrne, anche con le risorse. Infatti, ricordiamo che una parte consistente di queste risorse deriva dalle tessere che i pescatori pagano alla Regione e alle Province.
E' evidente che se gli incubatori di valle già oggi hanno un problema di sopravvivenza perché non vengono più trasferite delle risorse, avranno un problema ancora maggiore nel riconvertire le loro produzioni.
Interverrò successivamente su quello che è stato il colpo di maestria cioè individuare la trota fario, ma di ceppo mediterraneo, come soggetto inseribile o le deroghe che inseriscono anche sulle acque la trota marmorata relativamente alle attività di gare alieutiche.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bertola.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Innanzitutto, mi sia consentita un'osservazione per sottolineare come anche secondo me sarebbe stato utile ed opportuno che l'Assessore relazionasse all'Aula prima della discussione generale, anche, se vogliamo per una forma di rispetto istituzionale. Ce ne siamo accorti durante il dibattito in Commissione ma anche in riunioni separate rispetto alla Commissione: se verranno mantenute le premesse, quindi se, come immagino verranno mantenuti gli emendamenti presentati da un altro Gruppo consiliare, non dal nostro, questo Piano è tutt'altro che condiviso contenendo aspetti fortemente controversi. Allora, anche a mio avviso, mi sarebbe sembrato il minimo avere una relazione all'Aula da parte dell'Assessore, ma tant'è.
Stiamo discutendo uno dei Piani che vedranno impegnate le Commissioni nei prossimi mesi, in questo caso la III Commissione, ma, ad esempio, la V Commissione si occuperà del Piano rifiuti e del Piano gestione amianto.
Come in altri casi, discutiamo un Piano che possiamo dire ha un forte ritardo, perché la legge regionale di riferimento n. 37 del 29 dicembre 2006, all'articolo 10, prevedeva che entro 180 giorni dall'entrata in vigore la Giunta regionale provvedesse alla redazione del Piano regionale per la tutela e la conservazione degli ambienti e della fauna acquatica e l'esercizio della pesca. Eravamo a fine 2006, adesso siamo quasi alla fine del 2015, quindi sono trascorsi nove anni e non 180 giorni.
Chiaramente comprendiamo come un Piano ittico sia qualcosa di assai impegnativo, anche perché nello stesso anno si è approvato, a livello nazionale, un testo normativo di riferimento molto importante: il testo unico ambientale (il decreto legislativo 152/2006).
Il testo unico ambientale ha recepito, nella parte relativa alle acque quella che viene definita, a livello comunitario,"la direttiva acque" (la n. 2060 CE), che è anche l'ambito nel quale questo piano ittico si deve muovere. Tale direttiva impone limiti molto severi per la qualità delle acque e indica il 2015 come data limite dopo la quale, se non si raggiunge lo stato di buono per i corpi idrici, scattano delle sanzioni.
Uno degli elementi (sono cinque) che caratterizzano l'indice di qualità biologica dei corsi d'acqua sono i pesci: la popolazione ittica. Pertanto è importante garantire la quantità e la qualità della popolazione ittica perché l'indice viene preso avendo come riferimento la caratteristica peggiore. Dei cinque indicatori, cioè, viene preso il peggiore per definire lo stato di salute del corpo idrico. Pertanto, dobbiamo parlare sicuramente di quantità, ma anche di qualità della fauna ittica.
Prima di scendere nello specifico sull'autoctonia o alloctonia di determinate specie, occorre dire che ci sono delle specie sicuramente alloctone che infestano i nostri corpi idrici, come l'aspio e il pesce siluro: troppo poco se ne parla e molti danni fanno. Per assurdo, a volte anche sui social network si vedono foto di persone fiere di aver pescato un grosso pesce siluro, ma poi lo ributtano in acqua. In realtà, fanno un grosso danno, poiché sarebbe meglio se questa specie venisse sradicata.
Sarebbe meglio non rigettarli in acqua.
Relativamente, invece, a specie molto più controverse, come la trota fario (controversa perché, essendo - a differenza delle altre che ho citato una specie che possiamo definire anche molto gradita e prelibata, muove un mondo ed anche un indotto economico per chi è appassionato di pesca), il piano che c'era stato proposto aveva trovato una soluzione di compromesso definendo come alloctona la trota fario e limitandone il ripopolamento alle zone alpine. Perché? Perché sono zone nelle quali normalmente non ci sarebbero dei pesci, quindi non sarebbero zone monitorabili e monitorate per l'indice di qualità biologica delle acque, relativamente alla fauna ittica.
Questo ha scatenato polemiche e differenze d'interpretazione e d'opinione a livello scientifico sull'autoctonia o alloctonia della trota fario, ma non in generale: quella del ceppo atlantico, piuttosto che del ceppo mediterraneo. Qui, non dico che si sia arrivati quasi al sesso degli angeli, ma, ovviamente, quando si vanno a toccare temi anche fortemente scientifici, il dibattito entra decisamente nel dettaglio. Penso che anche oggi pomeriggio si andrà molto nel dettaglio e questo a noi non è che non faccia piacere: è uno splendido esercizio di democrazia parlare una, due o tre sedute del Piano ittico, ma certamente avremmo voluto poter fare la stessa cosa con la riforma della rete ospedaliera, che, invece, è passata con deliberazione di Giunta. Su questo, penso che il Consigliere Vignale sia totalmente d'accordo con me.
Riteniamo che la soluzione prospettata negli emendamenti che la Giunta ha apportato al piano vada un po' a mutare la situazione, perché si è addirittura un po' più pilateschi di prima: si va a trattare la Salmo trutta, la fario di ceppo mediterraneo come autoctona, applicando un principio di precauzione, dicendo che deve essere prodotta e gestita com'è previsto per la trota marmorata, quindi la trota autoctona, ed immessa esclusivamente nella zona gestionale A. Per quella di ceppo mediterraneo invece, si dice che può essere immessa solo dove ci sono le gare sportive.
Devo dire che, pur avendo il massimo rispetto sia per l'indotto economico sia per la passione che hanno migliaia di nostri concittadini piemontesi per la pesca, a noi appassionerebbe di più un dibattito su ci che può portare alla qualità dei corpi idrici e ad un miglioramento della vita nell'acqua. Oggi, al di là di tutti i discorsi legittimi sulla trota abbiamo dei grandissimi problemi di permanenza della vita nelle acque dei nostri fiumi, perché il deflusso minimo vitale è messo continuamente in pericolo dalla molteplicità di prelievi per la produzione d'energia dall'idroelettrico. Secondo noi, bisognerebbe parlare molto di più di questo e occuparci della vita in generale nei nostri corpi idrici. Ma tant'è: parteciperemo anche noi, per quanto possibile, a questa discussione e valuteremo se il testo che licenzierà quest'Aula sarà votabile o no, da parte nostra.
Pongo una questione, perché se n'è parlato anche in Commissione. Si è detto che il piano non può cambiare più di tanto, perché a monte c'è stata una VAS (essendo un piano è stata fatta una valutazione ambientale strategica), quindi se cambia più di un certo limite bisogna rifare la VAS.
Io non sono così sicuro che gli emendamenti proposti dalla Giunta (essendo proposti dalla Giunta passeranno) non debbano comportare una revisione della VAS, perché a nostro avviso vanno a mutare parecchio l'impianto iniziale del piano.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Bertola.
La parola al Consigliere Monaco.



MONACO Alfredo

Grazie, Presidente.
Siamo in discussione generale di un provvedimento atteso da anni (già dagli interventi precedenti è emerso con gran chiarezza) nella nostra regione.
E' curioso: provenendo io da un mondo scientifico abbastanza puro, mi trovo ora in un contesto politico, ma mi sembra di essere ad un congresso scientifico, dove si entra nella disamina di chiarire (in questo contesto) quale delle verità scientifiche ricorda di più la verità. E quindi, si perde un attimo di vista il vero obiettivo del piano: innanzitutto, dotare la nostra regione di uno strumento che dia delle certezze e delle regole.
Con questo, voglio rispondere ad una parte di un intervento che ho sentito precedentemente: agli allevatori era stato detto di produrre una certa tipologia di fauna ittica, per ripopolare, innescando delle consuetudini che, poi, si pensa e s'immagina debbano trasformarsi regolarmente in norme.
Allora, è vero quello che dice il Consigliere Bertola, e lo condivido: abbiamo la necessità di avere delle acque il più vive possibile e renderle più vive in futuro, partendo da oggi.
Il piano potrà avere delle lacune e dei difetti (evidentemente, il dibattito sta appassionando), ma credo che dimostri la buona volontà di mettere mano ad un qualcosa che era stato da troppo tempo sotteso e abbandonato sotto il tappeto, come la polvere che viene messa quando arriva l'ospite all'improvviso che poi era stata lasciata lì.
Si è avuto il coraggio di sollevare quel tappeto, qualcuno dice in modo pilatesco; si farà un gran dibattito, ma insomma, poi dipenderà dall'Assessore se vorrà portarci per due o tre sessioni o chiedere di accorciare i tempi del dibattito. Tuttavia, credo che ci sia stato già uno sforzo enorme da parte della Giunta di voler mettere mano alla gestione dei nostri corsi d'acqua.
Nell'ambito del dibattito scientifico, che dire? Vi sono due posizioni contrapposte. Sentivo il collega Vignale dire, giustamente che "da molte centinaia d'anni insiste quella specie" - mi permetterei di dire "alcune centinaia d'anni" - prima di classificarla, ma è evidente che non sarà questo il momento nel quale la maggioranza e neanche l'opposizione, anche se volessimo essere tutti d'accordo, potremmo dare una parola definitiva alla scienza a coloro che da anni studiano questo aspetto.
Credo piuttosto che dei comportamenti si sono consolidati, e qui vengo proprio al discorso di specie, che diventa quasi l'oggetto del contendere e cioè quale trota merita più dignità? Credo che alla fine si stia cercando di trovare un buon compromesso per tutti, anche per quelle aziende che forse, non sempre in buona fede, perché è suggerito così, si sono orientate in una maniera piuttosto che in un'altra.
Credo ci sia tempo e modo di modificare dei comportamenti, perché è compito del legislatore assecondare dei comportamenti, anche suggeriti ad imprese, aziende e a quanti altri avessero interesse, e se c'è la necessità di modificarle perché si sta di fronte a due verità scientifiche possibili ripeto, possibili - credo che da parte della politica ci sia il dovere di dare una risposta. Una risposta nel tentativo di rendere più vive le nostre acque? Dico sì, ma non tanto nel dettaglio di piano, ma nella volontà di aver presentato questo piano c'è questo intendimento. Poi, lungo il percorso si possono fare verifiche sul campo, i necessari aggiustamenti e modifiche, ma credo che ci sia questa volontà.
Credo che questo debba essere riconosciuto come elemento d'apprezzamento da parte di chi ci sta lavorando, perché era facile lasciare il Piano ittico così com'era, c'è stato per tanti anni. Insomma nulla ci avrebbe ostacolato ad aspettare ancora.
C'è la volontà di rendere più vive le nostre acque, la volontà di andare incontro anche ad una quota che non è marginale, se andiamo a vedere, quindi riallacciamo a quell'aspetto dell'economia marginale secondo alcuni, ma non così marginale, che gira intorno al circuito di coloro che vanno a svolgere delle attività a scopo ludico-sportivo o per passione. Credo che anche nei tentativi di aggiustamenti, negli emendamenti che l'Assessore ha predisposto, ci siano dei margini di lavoro partendo da oggi e per il futuro.
Sarebbe auspicabile, al di là di quelle che sono le necessità di ognuno di noi di rappresentare qualcosa, qualcuno o quant'altro, che forse piuttosto che avviare un dibattito lunghissimo con moltissimi emendamenti da presentare e averne poi un giudizio che rischia di essere il più delle volte negativo, si possa addivenire ad un momento di elaborare di pochi aggiustamenti che possono essere ancora elemento d'attenzione. Suggerirei a tutti però di non entrare come se fossimo tutti degli ittiologi, perché da quanto si trova in letteratura loro stessi non sono in grado di stabilire esattamente chi, quale, come.
Per quello che ho avuto modo di appurare, e ne parlo a titolo di un piccola ricerca che ho fatto sul tema, sembrerebbe che la specie che abbia identificato la Giunta abbia più storia di popolamento sia nell'arco alpino che nelle zone appenniniche, quindi nel nostro Paese, nonché in Sardegna anche se nella storia è stata limitata dai ripopolamenti fatti con un'altra specie, che, forse, trova condizioni di più facile allevamento e adattamento, però ad oggi c'è una mediazione. Durante la Conferenza dei Capigruppo sono state sollevate anche delle eccezioni che dicono: "Attenzione, rispetto a questo testo potrebbero insorgere comportamenti furbeschi". E' vero. Credo che di fronte a qualunque norma o a qualunque tentativo che il legislatore voglia mettere in campo, in prima battuta diventerebbe difficile fare qualcosa che ponga tutti al riparo dai furbi.
Se ci saranno tantissime trote che diventeranno autoctone, caro Assessore, lo diranno i nostri posteri e probabilmente nemmeno loro, oppure se tanti furbi si attiveranno rispetto al suo piano. Il mio auspicio è che veramente l'Aula possa comprendere qual è il valore e l'intendimento di questo piano ad oggi, pur recependo e registrando quelli che possono essere i mal di pancia e i malumori che possono venire sia all'interno dell'Aula sia all'esterno di questo mondo, al quale mi sembra la Giunta stia cercando di dare una risposta e comunque di mantenere alta l'attenzione.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Monaco.
La parola al Consigliere Sozzani.



SOZZANI Diego

Grazie, Presidente.
Prima di iniziare, un paio di battute, se mi è consentito, perch mentre stiamo discutendo sotto il profilo della trota che vive in acque fresche, noi continuiamo a non sentire i benefici dell'aria condizionata che lei pochi minuti fa ha acceso per tutta l'aula. Glielo volevo segnalare, perché non so se la temperatura che lei ha messo era sufficientemente alta per risparmiare i sette milioni che abbiamo votato questa mattina.



PRESIDENTE

Consigliere, io non sono quello che accende o spegne l'aria condizionata: ho comunicato a chi accende o spegne l'aria condizionata di accendere l'aria condizionata e l'aria condizionata è stata accesa.



SOZZANI Diego

Speriamo allora che a breve arrivino anche i benefici dell'accensione.
Secondo. Volevo dire al Consigliere Monaco che l'ho ascoltato con attenzione, ma - devo essere sincero - non ho capito da che parte sta, se è con noi o con la maggioranza. Perché nell'ambito di questo discorso c'erano una serie d'azioni critiche, che mi è sembrato di cogliere nell'ambito del discorso, che volevamo valutare se in un ambito di discussione scientifica perché questo è - mi rivolgo all'Assessore - mi pare di comprendere che le differenze non stanno sotto il profilo politico, ma stanno sotto un concetto di mera applicazione della legge.
Provo a riassumerlo, senza avere la competenza necessaria, ma proprio perché non ho la competenza, magari, semplifico di molto l'aspetto della discussione che stiamo facendo. La nostra preoccupazione è relativa all'immissione di pesce soprattutto nelle zone montane, nelle zone alte del nostro territorio. Nelle zone di pianura queste esigenze sono minori perché l'attività di pesca viene mantenuta indipendentemente dall'immissione di pesce, mentre mi pare di comprendere che le zone montane sono l'oggetto della nostra discussione odierna. Stiamo parlando di circa i due terzi del Piemonte riguardati da quest'aspetto.
Allora, se la comunità degli ittiologi determina la trota fario alloctona e non autoctona, se è così, ed è una mera discussione di tipo scientifico, mi sembra che sia abbastanza semplice poter sospendere un attimo la discussione e verificare, dal momento che il grosso degli emendamenti sono collocati su questo tema, dando un'interpretazione abbastanza semplice. Cioè, il fatto che la legge nazionale e la legge europea danno un divieto esplicito nell'introduzione di trote che abbiano la caratteristica dell'alloctonia, la prima domanda che si pone alla Giunta è la seguente: questa legge è sì o no in contrasto con la legge europea e quella nazionale? Se la risposta è che vi è un sospetto di contrasto, ecco che allora io chiedo e invoco all'Aula che questo principio di precauzione non vada ad incidere su una legge che, teoricamente e giuridicamente, possa essere, in tempi relativamente brevi, giudicata negativamente da un Ente superiore (nel caso specifico lo Stato).
Se sussiste tale dubbio, prospettato, peraltro, da chi ne sa più di me e da chi politicamente è intervenuto prima di me, potremmo trovarci un attimo e chiarire quest'aspetto, magari introducendo, nell'ambito del Piano ittico, degli elementi di salvaguardia che vadano ad incidere con gli aspetti che citavo poc'anzi. Sono convinto che si possa trovare una sintesi tecnica, perché di questo stiamo discutendo: non mi sembra che ci possa essere un'alloctonia o autoctonia di destra o di sinistra! Sarebbe un concetto difficile da concepire e trasformare in un'azione di tipo politico.
Verifichiamo se vi è una possibilità d'essere coerenti nei confronti di coloro che ci hanno dettato questa legge, sia a livello nazionale, sia (nel caso specifico) a livello europeo. In fondo, stiamo parlando di un numero sensibile di persone, perché 40.000 appassionati non sono pochi nell'ambito del Piemonte. Il pescatore, di per sé, è una persona che frequenta la natura, quindi, dal punto di vista naturalistico, la pesca è uno sport apprezzabile e conforme ai dettami moderni del concetto ambientale e naturale.
Non intendo portar via altro tempo, ma mi sembra che sia sensata la possibilità di verificare se esistono dei parametri di discussione in questo senso: se trovassimo una soluzione, probabilmente molti degli emendamenti che sono stati presentati cadrebbero.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Intanto ringrazio la Presidente di Commissione che ha voluto approfondire con noi e con i Consiglieri d'opposizione questa difficile materia.
A dire la verità, per quanto sia stata appassionante la discussione con tutto il mondo della pesca, ho ritenuto poco opportuni gli attacchi, a mio avviso un pochino ingenerosi, verso i tecnici della Regione. Capisco che vi siano punti di vista diversi, però credo che si debba rispettare anche il lavoro dei nostri Uffici e, soprattutto, quello che è il quadro sia delle sentenze che della giurisprudenza.
Mi limiterò, allora, a ripercorrere, ovviamente su posizioni diverse da quelle espresse dai colleghi Sozzani e Vignale, ciò che ho capito io di questa vicenda.
Posto che siamo tutti d'accordo su quelle che sono le finalità, ma anche sulle modalità con cui raggiungere quegli obiettivi - cioè come ottenere la tutela della fauna ittica autoctona passando dall'eradicamento e dal contenimento della fauna ittica alloctona - spesso si è detto che non vi è alcuna legislazione che ci porta verso quest'indicazione.
Proverò a ripercorrere quello che io, invece, vedo come un chiaro segnale di riferimento, sia in termini normativi che di competenza.
Per intenderci, la direttiva 92/43/CEE ci ricorda, all'articolo 22 cosa devono fare gli Stati membri (quindi anche il nostro Paese) nell'attuare le disposizioni della presente direttiva: "Controllano l'introduzione intenzionale nell'ambiente naturale di una specie non locale del proprio territorio sia disciplinata in modo da non arrecare alcun pregiudizio agli habitat naturali nella loro area di ripartizione naturale né alla fauna e alla flora selvatiche locali, e, qualora lo ritengano necessario, vietano siffatta introduzione".
Questo è il quadro di riferimento, o, perlomeno, quello da cui ho capito che tutto discende.
Vi è, poi, un Decreto del Presidente della Repubblica del 12 marzo 2003, citato dai nostri uffici, che ci spiega, all'articolo 2, quali sono le specie autoctone e quali sono quelle non autoctone. Per "autoctone" s'intende la "Popolazione o specie che per motivi storico-ecologici è indigena del territorio italiano"; per "non autoctone" la "Popolazione o specie non facente parte originariamente della fauna indigena italiana".
Ma arriviamo al punto, perché, alla fine, ci dividiamo sul tema della Salmo trutta, se mediterranea od oceanica.
Andiamo, allora, ad un'altra normativa del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, pubblicata su La Gazzetta Ufficiale (per intenderci, il decreto del 2010). Cosa si arriva a dire in quel decreto (e andiamo pian piano a quello che ci serve)? Intanto si dice che l'indice da utilizzare è quello ISECI (sono i famosi intellettuali e ricercatori, perché poi ha un nome chi ha fatto questi studi).
Cosa dice, in particolare, La Gazzetta Ufficiale? Tabella 1 riferimento alle comunità ittiche attese nelle nove zone zoogeografiche ecologiche fluviali principali: "La zona dei salmoni della Regione Padana la Salmo trutta trutta, cioè il ceppo mediterraneo, è considerato 'possibilmente autoctono'". Tra l'altro, lo specifica sotto: "In Piemonte si devono fare ancora ricerche". Ma stiamo parlando del ceppo mediterraneo lo stesso ceppo che il collega Vignale sostiene essere praticamente non presente in questa Regione, se non in tre torrenti, possiamo dirla così? Quindi la lasciamo da parte, perché invece l'altra specie autoctona, sempre citata, è la Salmo trutta marmoratus, cioè quella che comunemente chiamiamo trota mormorata. Se sono due quelle autoctone, sono queste.
Quelle atlantiche, che, giustamente, il Consigliere ricorda essere più presenti, se guardiamo il metodo ISECI non sono autoctone. Basta arrivare alla pagina 20 del metodo ISECI (per intenderci, è l'adeguamento dell'indice dello stato ecologico delle comunità ittiche alla direttiva quadro delle acque 2000/60, fatta da Zerunian, Goltara, eccetera).
Che cosa si dice alla pagina 20? Si legge: "Gruppi di specie alieni in relazione al loro impatto sulla ittiofauna indigena; per un'analisi completa della situazione presente in Italia gli elenchi comprendono anche le specie lacustri". Fra le specie col grado di nocività, quello medio, si dice: "La Salmo trutta trutta, ceppo atlantico".
Quindi se dobbiamo proprio stare al metodo ISECI, non possiamo assolutamente, come ha chiesto il Consigliere Vignale, dire che questa è una forma parautoctona.
Inoltre, se proprio ce la vogliamo dire, andiamo in Veneto, dai suoi amici e colleghi: loro hanno tentato di dire che alcune specie sono parautoctone. Ma cosa ha risposto la Corte Costituzionale? Cosa recita la sentenza n. 30 del 2009? Per intenderci, dichiara, di fatto, che non spettava alla Regione Veneto stabilire che quelle specie ittiche fossero parautoctone. Quindi o si rispettano gli elenchi che abbiamo appena citato così come dicevano tanti Consiglieri, o non è che si fa finta di fare un'interpretazione per cui si confonde, tra l'altro anche un po' strumentalmente, quello che dicono alcuni nostri decreti, che precisano semplicemente che una parte delle trote considerate fario, quelle mediterranee, potrebbero essere autoctone. Ma non stiamo parlando di quello che, alla fine, ci chiedevano i pescatori. Cioè stavano dicendo: "Continuiamo a fare finta di niente su quella trota che noi consideriamo alloctona, che è la trota di ceppo atlantico".
Chiusa (almeno per me) la parentesi, quindi lasciando da parte il fatto che non è vero che non ci sono normative di riferimento che ci dicono questo, alla fine abbiamo fatto anche una mediazione più alta: guardate che non è che stiamo dicendo che solo nelle competizioni internazionali si potrà fare l'immissione. No. Diciamo anche che demandiamo, di fatto, anche ad altri Enti, fra cui la Provincia, il controllo e la possibilità di immettere, per alcune gare anche non di carattere internazionale, quel tipo di specie.
Certo, siamo in Italia, e qualcuno potrebbe dirci che, in realtà facendo così, in poche gare, e magari in luoghi dove c'è la trota mormorata, ci saranno più immissioni.
Intanto spero che la Provincia faccia quei controlli e poi noi lo vediamo esplicitamente, quindi cerchiamo di capirci.
Se invece il punto è tutto politico, quando noi diciamo che sopra i 400 metri ci possono essere immissioni è perché sopra i 400 metri, di fatto non c'è una discussione sull'autoctonia o sull'alloctonia, perché ci sono i salti, perché in questa regione non ci sono, di fatto, specie autoctone sopra una certa altitudine, oppure, come ci hanno spiegato i tecnici, non è un problema della qualità delle acque sopra i 400 metri, oppure ci possiamo dire che c'è anche tutta una discussione sul fatto che quelle zone siano free fish, cioè che tutta la Pianura Padana potrà considerarli di fatto liberi in questo senso. Ma noi non ci addentriamo in questa discussione non ci addentriamo perché non vogliamo fare lo stesso errore che ha fatto la Regione Veneto. Noi semplicemente spieghiamo dove non si possono in qualche modo reinserire, dove vogliamo regolamentare e, al massimo, che deroghe vogliamo fare soprattutto su alcune attività ittiche, ovviamente di carattere sportivo.
Credo che questa mediazione sia la mediazione massima che si poteva fare, soprattutto nel rispetto di quella che è la scienza che è scritta qui; poi magari lo studio fatto da Zerunian verrà superato dallo studio del professor Vignale, e quando il professor Vignale cambierà il metodo ISECI noi saremo lì a dire: "Bisogna rispettare le regole e bisogna rispettare queste direttive". Fino ad allora, ritengo che questo Piano ittico sia intanto un'innovazione rispetto alla materia in discussione e, anche se fossimo fra i primi ad applicare quello che l'Europa ci chiede, credo che avremmo fatto bene. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Accossato; ne ha facoltà.



ACCOSSATO Silvana

Grazie, Presidente.
Proverò anch'io a fare qualche considerazione su questo Piano ittico che arriva in discussione in Consiglio, precisando che, nonostante la mia formazione scientifica, non mi sento sicuramente di avere competenze in ittiologia e dunque, a differenza di altri colleghi, non mi addentrerò in riferimenti di natura scientifica e tecnica così dettagliati perché, in qualche modo, mi sembrerebbe di ripetere una lezione imparata magari anche abbastanza male. In ogni caso, è un ambito, un settore d'indubbio interesse, non solo mio personale anche in qualità di Presidente della Commissione ambiente e per essermi occupata molti anni fa, come Assessore provinciale alla pesca della Provincia di Torino, di questi temi, ma anche per la comunità di tutto il Piemonte.
Il Piano - credo sia giudizio concorde - era molto atteso, perché nella legge del 2006 veniva indicato come strumento di rapida approvazione e attuazione della legge stessa, e vi arriviamo dopo circa nove anni. Al di là dell'attuazione della legge, è in ogni modo uno strumento utile, direi indispensabile, per tutti coloro i quali si cimentano con il governo e la gestione di queste tematiche, cioè del sistema sia di gestione delle acque che del sistema ittico della nostra regione, quindi utile innanzitutto per gli amministratori, i tecnici e i funzionari delle ex Province o comunque di tutti quegli Enti che hanno ancora, sulla base delle deleghe conferite dalla Regione Piemonte, competenza in merito; ma lo è anche per gli operatori del settore e le associazioni di pescatori; lo è per le comunità scientifiche e per gli studiosi.
Il nostro Piano deve - e lo fa - prestare grande attenzione alle tematiche della garanzia della biodiversità, che è un tema a cui ci richiama l'Unione Europea, ma anche le nostre norme e direi tutto il nostro agire come Piemonte per ciò che riguarda la gestione dell'ambiente, delle produzioni animali e vegetali. Quindi il Piano va in questa direzione e deve garantire qualità ai corsi d'acqua. In qualche caso, la presenza di fauna ittica è un indicatore di qualità; in qualche altro no: lo abbiamo imparato anche nei confronti con gli scienziati. Ad ogni modo, anche nel sentire comune, il ritorno di presenza di fauna ittica viene visto dai cittadini come indice di qualità delle acque e quindi miglioramento di quei corsi d'acqua.
Detto questo come inquadramento generale, vengo anch'io al tema che è oggetto di confronto, scontro e sembra anche di difficile sintesi e mediazione in quest'Aula, che è quello della trota fario. Come ho già detto, non voglio ripetere le lezioni che abbiamo già sentito qui anche negli interventi degli altri colleghi, per cui la questione potrebbe apparire - e in parte anche a noi Consiglieri appare - come una querelle tra mondo scientifico.
Nel merito, però, a partire dalla grande disponibilità dell'Assessore Ferrero ad affrontare le questioni per trovare soluzioni condivise considero gli emendamenti da lui presentati un buon compromesso tra le analisi di natura scientifica e le esigenze pratiche dei pescatori all'interno di un percorso graduale di attuazione..
Questo Piano, a partire da un'analisi scientifica rigorosa, avvalorata da studi e documenti (sono stati citati prima) sia nazionali che europei mette però in atto anche un atteggiamento e una metodologia di gradualità nella sua attuazione, con la volontà di mescolare- rigore scientifico con praticabilità e pragmatismo. Mi sembra che questo Piano abbia fatto questo sforzo, ma soprattutto il confronto che abbiamo avuto ancora la scorsa settimana, sicuramente utile, con i soggetti interessati ci ha aiutato a fare un ulteriore passo avanti in questa direzione, e cioè ad andare incontro (non in modo scorretto o soltanto per inseguire il consenso) alle esigenze pratiche di chi, tutti i giorni, esercita la pesca e deve occuparsi della produzione del materiale di riproduzione, e trovare mediazioni che abbiano un senso.
Certamente il tema del mantenimento dell'esperienza degli incubatoi di valle, anzi della loro valorizzazione, è un tema che sta a cuore, credo, a questo Consiglio; penso che l'abbia a cuore anche chi ha presentato emendamenti, e l'ha anche dichiarato. Personalmente ritengo che sia una questione importante che non posso che condividere, perché è un'esperienza forse anche abbastanza unica nel panorama nazionale che ha caratterizzato la Regione Piemonte, e in particolare alcune sue Province, con l'obiettivo di uscire da un metodo storicamente attuato d'immissioni casuali di fauna (metodo, peraltro, utilizzato anche per la fauna selvatica) per valorizzare invece la riproduzione in loco del materiale d'immissione.
Le persone che costituiscono i consigli di valle e che gestiscono gli incubatoi si sono formate nel corso degli anni in modo serio, facendo anche uno sforzo rispetto alle loro singole competenze, perché da pescatori sono diventati anche un po' esperti e scienziati. Hanno fatto un gran lavoro di selezione e credo che il loro impegno vada valorizzato e mantenuto e il piano va in questa direzione, ma soprattutto credo che le valutazioni cui siamo giunti a conclusione della riunione di venerdì possano andare in questa direzione.
Quindi, sicuramente credo ci sia da parte dell'Assessore e anche della maggioranza la disponibilità a valutare ulteriori miglioramenti e accorgimenti che possano portare a sintesi, però fattibile, attuabile e con il giusto rigore scientifico. E' altrettanto vero che stiamo discutendo di un buon strumento di lavoro che ha bisogno di essere approvato il più presto possibile.



PRESIDENTE

Come concordato, sospendiamo l'esame di questo punto all'o.d.g.


Argomento:

Nomine


PRESIDENTE

Colleghi, possiamo passare all'esame del punto 3) all'o.d.g., inerente a "Nomine".
Si proceda alla distribuzione delle schede per le seguenti nomine:


Argomento: Nomine

Proposta di deliberazione n. 84 "Istituto zooprofilattico sperimentale del Piemonte, della Liguria e della Valle d'Aosta - (articolo 2, l.r. 13/2014 e articolo 10 dell'Accordo) - Collegio dei revisori dei conti - designazione di 2 membri"

Argomento: Nomine

Proposta di deliberazione n. 82 "Fondazione Luigi Einaudi" - Comitato di indirizzo - nomina di 1 membro"

Argomento: Nomine

Proposta di deliberazione n. 81 "Azienda Speciale della Camera di Commercio di Asti per la promozione e la regolazione del mercato" - Collegio dei Revisori dei Conti - nomina di 1 membro effettivo e 1 membro supplente

Argomento: Nomine

Proposta di deliberazione n. 86 "Consorzio d'irrigazione e bonifica 'Associazione irrigazione Est Sesia' di Novara - Collegio dei revisori dei conti - nomina di 1 membro effettivo e di 1 membro supplente"

Argomento: Nomine

Proposta di deliberazione n. 90 "Consorzio d'irrigazione e bonifica 'Associazione irrigazione Est Sesia' di Novara" - Consiglio dei delegati e deputazione amministrativa per la gestione speciale bonifica - nomina di 2 rappresentanti

Argomento: Nomine

Proposta di deliberazione n. 79 "ASFIM-Azienda speciale della Camera di commercio di Vercelli" - Collegio dei revisori dei conti - nomina di 1 membro effettivo e di 1 membro supplente

Argomento: Nomine

Proposta di deliberazione n. 95 "Fondazione per il libro, la musica e la cultura" - Collegio dei revisori dei conti - designazione di 1 membro effettivo

Argomento: Nomine

Proposta di deliberazione n. 92 "Fondazione Film Commission Torino Piemonte" - Collegio dei revisori dei conti - nomina di 2 membri

Argomento: Nomine

Proposta di deliberazione n. 93 "Fondazione Teatro Piemonte Europa" Collegio dei revisori dei conti - designazione di un membro effettivo

Argomento: Nomine

Proposta di deliberazione n. 89 "Enoteca regionale di Canelli dell'Astesana" - Consiglio direttivo - designazione di 1 membro

Argomento: Nomine

Proposta di deliberazione n. 96 "Museo regionale di scienze naturali" Comitato scientifico - designazione di 1 membro in sostituzione del signor Aldo Fasolo

Argomento: Nomine

Proposta di deliberazione n. 88 "Fondazione del Teatro Stabile di Torino" Collegio dei revisori dei conti - designazione di 1 membro effettivo e di 1 membro supplente

Argomento: Nomine

Proposta di deliberazione n. 101 "Consorzio agenzia di accoglienza e promozione turistica locale della Provincia di Novara" Consiglio direttivo - designazione di 1 membro

Argomento: Nomine

Proposta di deliberazione n. 102 "Comitato consultivo regionale tecnico scientifico in materia di ambienti acquatici e pesca" - nomina di 1 esperto in acquacoltura

Argomento: Nomine

Proposta di deliberazione n. 103 "Comitato misto paritetico Regione Autorità militari sulla nuova regolamentazione delle servitù militari" designazione di 7 membri supplenti


PRESIDENTE

La scheda contiene solo sei nominativi, ma la Commissione Nomine ha concordato di procedere alla votazione trattandosi dei soli membri supplenti


Argomento: Nomine

Proposta di deliberazione n. 104 "Commissione tecnico consultiva per la tutela del patrimonio speleologico della Regione Piemonte" - nomina di 3 rappresentanti con voto limitato a due nominativi e nomina di 2 esperti sentita l'Università degli studi di Torino

Argomento: Nomine

Proposta di deliberazione n. 108 "Azienda Sanitaria Locale Torino 2" Collegio sindacale - individuazione di 1 componente con funzione di Presidente

Argomento: Nomine

Proposta di deliberazione n. 107 "Azienda Sanitaria Locale Torino 3" Collegio sindacale -individuazione di 1 componente con funzione di Presidente

Argomento: Nomine

Proposta di deliberazione n. 106 "Azienda Sanitaria Locale Torino 4" Collegio sindacale -individuazione di 1 componente con funzione di Presidente

Argomento: Nomine

Proposta di deliberazione n. 105 "Azienda Sanitaria Locale di Alessandria" - Collegio sindacale - individuazione di 1 componente con funzione di Presidente


PRESIDENTE

Comunico che nelle schede relative alle individuazioni dei componenti del Collegio sindacale delle Aziende Sanitarie Regionali di Alessandria e di Torino sono stati espunti i nominativi dei soggetti già designati, negli stessi Collegi, dai Ministeri di competenza.
Occorre prestare attenzione, al momento della votazione, poiché ci sono ipotesi in cui più candidati hanno lo stesso cognome: in tal caso occorre scrivere sulla scheda anche il nome.
Comunico, infine, che ai sensi del novellato articolo 12 dello Statuto della Fondazione del Teatro Stabile di Torino, "la composizione del Collegio dei Revisori dei Conti deve tener conto delle disposizioni in materia di parità di accesso, di cui alla legge 12 luglio 2011, n. 120"; a tal fine preciso che, per quanto riguarda la nomina dei componenti effettivi, il Ministro competente in materia di spettacolo dal vivo e la Compagnia di San Paolo hanno già provveduto indicando il nominativo di un uomo.
Invito, infine, i Gruppi consiliari di minoranza a procedere all'assunzione dei propri candidati ai sensi dell'articolo 79, comma 3, del Regolamento interno del Consiglio regionale in riferimento ai seguenti enti: Comitato Misto Paritetico Regione-Autorità militari sulla nuova regolamentazione delle servitù militari - Designazione di 7 membri supplenti (di cui 2 espressi dalle minoranze consiliari)



PRESIDENTE

Commissione Tecnico Consultiva per la tutela del Patrimonio Speleologico della Regione Piemonte - Nomina di 3 rappresentanti con voto limitato a due nominativi (di cui 1 espresso dalle minoranze consiliari)



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bertola; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Per la Commissione tecnico consultiva per la tutela del Patrimonio Speleologico della Regione Piemonte, il Gruppo Movimento 5 Stelle indica Silvia Maria Cima.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Gariglio; ne ha facoltà.



GARIGLIO Davide

Per quanto riguarda il Comitato Misto Paritetico, ci sono sette membri da votare e sono sei le candidature, quindi ci facciamo carico di quelle candidature che ci sono, mentre per la Commissione tecnico consultiva proponiamo Cinzia Avanzato.



PRESIDENTE

Grazie, collega Gariglio.
Prego la Consigliera Segretaria Motta di procedere all'appello nominale.



(La Consigliera Segretaria Motta effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione è terminata.
Sono stati effettuati due appelli nominali.
Procediamo allo spoglio delle schede.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE BOETI


Argomento: Pesca

Esame proposta di deliberazione n. 78, inerente a "Legge regionale 29 dicembre 2006, n. 37, art. 10. Piano regionale per la tutela e la conservazione degli ambienti e della fauna acquatica e l'esercizio della pesca. Stralcio relativo alla componente ittica" (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame della proposta di deliberazione n. 78, di cui al punto 5) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Allemano.



ALLEMANO Paolo

Grazie, Presidente.
Credo che tutto quello che si poteva dire sulle varianti fenotipiche della trota fario è stato detto. Credo anche che sia bene ricordare che venerdì scorso c'è stato un tavolo tecnico-scientifico con esperti di fauna ittica - del cui risultato ovviamente ci farà un resoconto l'Assessore - in cui si è affrontato il problema.
Ritengo degno di uno spettacolo di varietà un'Assemblea regionale che si divide tra partigiani della trota marmorata e partigiani della trota fario. Non che la cosa non abbia un interesse: è evidente che ce l'ha, io non sto ridicolizzando, ma sto solo cercando di far capire che ci sono dei limiti, superati i quali la politica può anche diventare ridicola. Noi non siamo "tuttologi", non possiamo essere esperti di fauna ittica, ma possiamo addentrarci, come ha fatto il Consigliere Grimaldi, nella normativa, e quindi applicarla senza darci delle patenti che non ci competono.
Dicendo questo mi collego all'ampia discussione di questa mattina, che ho molto apprezzato, relativa ad una politica necessaria, che deve essere dignitosa, ma anche seria e conseguente.
Ora, una politica che ogni tanto non porta la palla in rete va a minare uno dei presupposti della discussione di stamani: la necessità di essere svolta con dignità e quindi con adeguata remunerazione. Dico questo perch en passant, questa mattina si è detto che noi stiamo adempiendo ad un obbligo di legge del 2006. Questo piano, che io apprezzo nella sua sostanza, è stato sottoposto alla procedura VAS, che sappiamo non essere proprio un caffè al bar; è stato pubblicato per 60 giorni (dal 27 gennaio 2011 al 29 marzo 2011) ed è stato oggetto di consultazioni con la Consulta regionale, alla quale abbiamo dedicato del tempo alcuni minuti fa nominando un rappresentante.
Se non terminiamo la discussione oggi o martedì prossimo, potrebbero nascere dei problemi sul senso delle giornate trascorse.
Sotto il profilo dell'opportunità, quindi, credo che non ci sia alcun dubbio che sia opportuno che il comparto delle acque e della pesca - quindi della fauna ittica - abbia una sua definizione.
Perché ritengo che sia un'operazione buona e giusta, al di là del problema scientifico, sul quale ci tornerà sicuramente l'Assessore? Perch noi andiamo a fare un'operazione culturalmente di spessore: noi andiamo a classificare le acque; andiamo a classificare, fin dove possiamo, la fauna ittica; andiamo ad occuparci della biodiversità; andiamo a prevedere un piano di monitoraggio; andiamo a dare un senso alla Consulta, prevista dalla legge del 2006; andiamo a valutare l'incidenza sulla conservazione degli habitat, di quello che oggi diventa una linea guida e andiamo a rendere possibile la redazione dei piani provinciali.
Penso che la politica possa essere soddisfatta di quest'operazione ancorché ritardata (le cui giustificazioni però possono anche essere comprensibili) e non possa più di tanto trasformare un problema scientifico, sul quale si dividerebbe anche la comunità scientifica, in un motivo per un ulteriore trascinamento dei tempi.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Graglia; ne ha facoltà.



GRAGLIA Franco

Grazie, Presidente.
Assolutamente non voglio unirmi al teatrino, però mi sembra giusto intervenire su un problema che abbiamo affrontato più volte con l'Assessore Ferrero, che ringrazio per avere consentito venerdì scorso una riunione allargata, che sicuramente è servita, anche se ha lasciato qualche dubbio.
La stessa confusione che sta regnando adesso in Aula potrebbe riversarsi sui pescatori e sulle varie federazioni. Personalmente ho avuto la possibilità di avere un colloquio con l'Assessore e con il Presidente della Provincia di Cuneo, che dei 40 mila pescatori ne rappresenta 4 mila quindi un bel numero.
E' ovvio che c'è confusione ed è ovvio che io non ho la pretesa di conoscere bene la materia, come con grande umiltà ha ammesso anche l'Assessore, che forse se ne intende più di bovini che non di pesci (io forse neanche di bovini: posso solo dire che mi piace mangiarli, e si pu anche vedere), però non si tratta di un teatrino o di ottenere una vittoria politica o meno, quanto piuttosto di essere portavoce di una categoria, o di una parte di categoria.
E' pur vero che questa categoria non si sarebbe neanche pienamente accorta del testo, se non fosse stata sollecitata, ma il nostro ruolo è proprio quello di farci portavoce di queste esigenze.
E' ovvio che il problema sta nel fatto se la trota fario è alloctona o autoctona. Obiettivamente non sono in grado di dirlo, però sono confuso dalle affermazioni e dagli esempi portati, perché, quasi come in un processo, una parte porta una documentazione che parla in un certo senso l'altra parte parla in senso opposto.
Siamo in difficoltà: qui ci vuole un po' di buonsenso.
Io adesso sono in difficoltà. Mi ricordo una frase che mi aveva detto l'Assessore per aiutarmi: se non avessimo approvato in fretta il PIR avremmo dovuto subire regole molto più restrittive; poi dall'altra parte mi sento dire che siamo addirittura in contrasto con le regole europee o nazionali, quindi vado ancora più in confusione.
Obiettivamente vedo - usando buon senso - che anche parte della maggioranza è un po' in difficoltà e si esprime in un senso non molto chiaro, nel senso che probabilmente anche loro hanno delle pressioni da parte dei pescatori. Alla fine voteranno sicuramente a favore di questo piano, ma stanno tentando di giustificare il loro voto.
Questo l'ho capito; ma ciò che voglio rimarcare è che non si tratta assolutamente di una battaglia politica, ma di usare buonsenso.
Secondo me, il buon senso è stato bene espresso prima dal collega Vignale e soprattutto dal collega Sozzani, quando dice che nel momento in cui lo stesso PIR - nella citazione di Vignale - chiede ulteriori accertamenti per capire e non dà la certezza della alloctonia o della autoctonia, mette ancora più dubbi.
In questi casi, ciò che il buon senso richiede è che, prima di limitare l'immissione, occorrerebbe capire in che direzione andiamo. E' ovvio che in una democrazia la maggioranza ha i voti e la minoranza no, però ci fa piacere portare la nostra voce.
Volevo solo rivolgermi al collega Grimaldi, che prima ha definito il collega Vignale " professore". Il collega Vignale - anche se non ha bisogno di essere difeso - siccome l'ho conosciuto e lo apprezzo, è un "professore" perché si documenta ed è sempre molto preparato. Posso capire che dia fastidio il fatto che lui sia sempre preparato e che - tra virgolette possa anche rompere un po' troppo, però fa parte del suo.
Secondo me, il fatto che sia stato definito professore è perché gli si riconosce dei meriti che effettivamente ha. Poi possiamo anche essere dalla sua parte e pensarla come lui o no, ma mi fa piacere rimarcare il fatto che lo stimo, in quanto è sempre molto preparato su tutte le situazioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Appiano.



APPIANO Andrea

Rubo un minuto per segnalare la mia profonda ignoranza sul tema. Ringrazio tutti i colleghi che mi hanno dato una mano a distinguere le trote fario da quelle mormorate, quelle alloctone da quelle autoctone, quelle oceaniche atlantiche da quelle mediterranee.
Ora, anche di fronte ai dubbi della comunità scientifica e per provare a addivenire ad un dignitoso compromesso e ad acquisire tutti gli elementi utili per un'istruttoria completa, chiederei all'Assessore la disponibilità a fare un tavolo a cui ci venga proposta una bella grigliata con diversi tipi di trota e, ad occhi bendati, noi cercheremo di stabilire qual è la più prelibata. Dico questo per venire incontro all'intervento del Consigliere Bertola, che mi pare propenda per la trota fario, avendola definita più prelibata delle altre.
Grazie.



PRESIDENTE

Non essendovi ulteriori interventi in fase di discussione generale, la parola all'Assessore Ferrero.



FERRERO Giorgio, Assessore alla caccia e pesca

Grazie, Presidente; grazie, colleghi.
Intanto chiedo scusa se il mio intervento arriva adesso e non in apertura. Il motivo è di carattere tecnico, perché l'apertura della discussione mi ha sorpreso ad infilare gli emendamenti nel piano ittico regionale: li ho, infatti, messi in ordine sul piano cartaceo, visto che ogni tanto il mio collegamento vacilla.
Vorrei dirvi che questi tre-quattro emendamenti che abbiamo concordato in quell'incontro informale con i Capigruppo, con i tecnici che hanno redatto il PIR e anche con le rappresentanze dei pescatori comportano poi di essere inseriti ripetutamente. Per esempio, si va a modificare la modalità di immissione durante le gare - così entro nel merito - dicendo che prima si potevano fare immissioni nel corso delle competizioni nazionali e internazionali e adesso anche durante le altre gare, nelle aree che non sono in zona A (quindi non solo nelle zone alpine), purché siano intanto zone al di fuori dei luoghi dove vengono tutelate specie autoctone come la trota mormorata, che sono censite ed escluse da quella possibilità, e poi purché siano aree che le Province vanno ad individuare nelle zone idonee a non creare problemi con la fauna ittica.
Ora sono entrato nel merito, ma volevo rimanere soltanto in linea generale.
Credo che si sia già detto tutto e credo anche che valga la pena fare una discussione sul Piano ittico regionale; sarà anche perché auspicavamo di averne uno - ed è per questo che gli Uffici, gli esperti e le rappresentanze in questi anni hanno lavorato, perché questo documento non è frutto di qualche mese, ma di qualche anno di lavoro - e quindi questo è un dato positivo. Qui non stiamo solo decidendo sull'alloctonia o sull'autoctonia della trota fario: qui diamo un carattere di valutazione sulle risorse idriche e sui corsi d'acqua della nostra Regione, anche in base alla fauna ittica.
Ora, vorrei fosse chiaro l'oggetto del contendere su cui abbiamo anche condotto un approfondimento. Il tema dell'alloctonia e dell'autoctonia credo l'abbia citato bene, nella sua dinamica, il Consigliere Grimaldi, che ringrazio, perché quello è il riferimento sul quale gli esperti si sono basati: hanno preso questo metodo dal documento nazionale e hanno estratto le risultanze del loro studio.
Dopodiché, in un ambito generale - e con questo concetto vorrei anche chiudere - noi dobbiamo coniugare le attenzioni alla biodiversità e al rispetto della fauna ittica autoctona (ma vale anche la restante) con alcune situazioni economiche - per esempio gli incubatoi e tutti coloro che fanno allevamento - e con le istanze dei pescatori, che hanno un'importanza che noi non vogliamo sottovalutare, ponendo però questi elementi - se me lo consentite - nell'ordine che abbiamo detto.
Noi non possiamo permetterci - anche perché nessuno ce lo consentirebbe e questo documento costituisce una valutazione ambientale strategica - di scendere sotto questa soglia di tutela per le acque e per la fauna ittica pena uno sbocco non positivo.
Dopodiché, io credo che, come abbiamo avuto modo di riscontrare in quell'incontro fatto venerdì scorso, per il quale ringrazio tutti gli intervenuti, le rappresentanze del mondo della pesca abbiano gradito le due tre modifiche che abbiamo apportato con gli emendamenti a questo piano: una è quella per le gare, che abbiamo detto prima, l'altra prevede di inserire la Consulta della pesca, che sia nella sua componente tecnica sia in quella della rappresentanze delle Autonomie locali, viene interpellata per ogni azione che consegua all'approvazione del Piano ittico regionale.
L'altro aspetto su cui abbiamo lavorato è la possibilità degli incubatoi di allevare la trota fario nella sua tipologia mediterranea.
Questo è quanto siamo riusciti a conciliare in termini di esigenze e mi è sembrato che alla fine dell'incontro ci fossero una consapevolezza e anche una disposizione positiva da parte delle rappresentanze della pesca. Oggi lasciate che lo dica, e lo dico in particolare al Consigliere Vignale, che conosco e stimo anche per il suo lavoro - mi sarei aspettato, semmai qualche emendamento nel merito, che facesse capire bene l'oggetto del contendere sul tema, che francamente - lo devo dire - io non ancora ben capito. Assunto come dato di fatto che noi non possiamo riconoscere una specie alloctona come autoctona - non possiamo farlo, l'ha già detto qualcuno, perché non è competenza della Regione fare questo - noi possiamo solo prendere atto dei documenti che abbiamo a disposizione e, in base a questo, svolgere il lavoro che abbiamo fatto.
Dopodiché, se ci sono emendamenti nel merito vale la pena di lavorarci.
Questo di oggi mi sembra un modello ostruzionistico e mi pare che l'alternativa, che pure abbiamo analizzato, di non avere un piano ittico regionale comporti il fatto che facciamo finta di avere una regolamentazione; in realtà, però, oggi non potremmo immettere specie alloctone da nessuna parte.
Io credo allora sia positivo regolamentare questa modalità e che questo sia un passo avanti, probabilmente migliorabile. Non dico che fra un paio d'anni non si possa fare un lavoro migliore: magari fra tre o quattro visto che abbiamo impiegato tanti anni in questo percorso. Pero ritengo che questo sia un dato di partenza necessario per la qualità delle acque della nostra Regione e anche per chi pratica l'attività d'allevamento e di pesca.



PRESIDENTE

Possiamo cominciare con l'esame degli emendamenti.
Gli Uffici hanno valutato gli emendamenti dal n. 1) al n. 10) e non li hanno ritenuti ammissibili. Io stesso ho visto gli emendamenti e non mi pare siano ammissibili perché esprimono valutazioni soprattutto di carattere politico rispetto alla delibera, invece gli emendamenti dovrebbero avere caratteristiche diverse da quelle presentate.
Per cui, non essendo ammissibili gli emendamenti dal n. 1) al n. 10) cominciamo con l'esame dell'emendamento rubricato n. 11).
Emendamento rubricato n. 11) presentato dai Consiglieri Vignale, Berutti Graglia, Pichetto Fratin, Ruffino, Sozzani: "Prima del paragrafo: '1- Criteri di classificazione delle acque' inserire 'Secondo quanto riportato dalla 'Carta Ittica del Fiume Po'' (par. 2.3.1 dell'Introduzione), 'per il bacino del Fiume Po si individuano due specie para-autoctone: trota fario e carpa, introdotte entrambe da secoli nel nostro Paese, naturalizzate da secoli e ormai diffuse in tutti i nostri bacini'.
Gli Autori della Carta Ittica del Fiume Po mettono bene in evidenza molti problemi per la trota fario, rispetto alla quale è in corso un ampio dibattito circa la sua alloctonia/autoctonia. Tuttavia concludono che 'nell'attesa che la ricerca scientifica riesca a risolvere definitivamente la questione biogeografìca delle trote, è auspicabile un approccio quanto più moderato e razionale nella definizione dell'autoctonia della specie che, per questo motivo,... viene considerata specie paraautoctona (o autoctona)''.".
Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale per l'illustrazione; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Intanto svolgo una riflessione relativamente agli emendamenti dal n. 1) al n. 10).



PRESIDENTE

Ha il diritto di svolgerla, Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Gli emendamenti dal n. 1) al n. 10) inseriscono all'interno del Piano delle premesse, che sono considerazioni in merito al Piano, che possono essere condivisibili o meno, ma sono premesse relativamente al Piano stesso. Quindi, si ritengono non accettabili emendamenti che in qualche modo non apportano modifica sostanziale al Piano e che, in realtà inseriscono argomentazioni che sono esattamente le stesse che si trovano negli emendamenti successivi sul Piano, solo che sono la declinazione di quelle premesse. Quindi, che le premesse non siano accolte ma che inevitabilmente, gli emendamenti puntuali siano accoglibili è perlomeno singolare; non è questo il problema, non sono dieci emendamenti in più o in meno che cambiano la questione.
Inizio con una valutazione, perché è evidente che nessuno ha voglia di discutere per delle ore del Piano ittico, ancorché ogni strumento che influisce su un piano generale della Regione Piemonte, per quanto possa sembrare marginale come il Piano ittico appare, in realtà, abbia una serie di incidenze, per cui non lo ritengo assolutamente tempo perso, anzi.
Perché ritengo che non si sia cercato di compiere alcun passo verso un'ipotesi non voglio dire di mediazione ma che tenesse conto di alcuni aspetti che lo stesso Piano esprime? Poi, potrà ricordare che la classificazione ISECI, oggi, è una classificazione, in realtà, di un ittiologo, perché lo studio del professor Zulian non è null'altro di più se non una modalità di valutazione delle acque, non sta dentro la tabella del Ministero. Per esempio, nella tabella del Ministero c'è il salmerino alpino, che è individuato come parautoctono, quindi come tale potrebbe essere specie immettibile perché lo ha deciso lo Stato e, invece, noi, di nuovo, definiamo che anche il salmerino alpino non è una specie immettibile.
Sull'aspetto della valutazione di forme legato alle valutazioni di carattere scientifico, come ho detto in apertura, non è necessario che ci sforziamo - ancorché lo abbiamo fatto nel cercare delle valutazioni perché come ho detto precedentemente è lo stesso Piano che lo dice. Lo stesso Piano, a pagina 58, dice che l'alloctonia della trota fario è un'alloctonia possibile, quindi non è certa se il Piano scrive che è possibile.
Perché non si sono fatti passi avanti, se non una posizione assolutamente rigida di chi credo debba in qualche modo giustificare lo studio compiuto? Perché, secondo me, si sta compiendo un errore nel fermarsi ad una valutazione che è solo ed esclusivamente di carattere scientifico, perché l'Assessore mi perdonerà...



PRESIDENTE

La discussione generale è già stata svolta. Le ricordo che come primo firmatario lei ha tre minuti a disposizione e due minuti per i secondi quindi la invito a continuare successivamente, ce ne sono emendamenti per sviluppare la discussione.



VIGNALE Gian Luca

Proseguo dopo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sozzani.



SOZZANI Diego

Grazie, Presidente.
Continuo con la stessa interpretazione cui avevo accennato, ma nella relazione dell'Assessore non ho colto la possibilità di un eventuale incontro relativamente alla definizione, perché l'Assessore mi sembra abbia detto di "non aver capito quali sono gli elementi di peso specifico maggiore rispetto alla quantità degli emendamenti" - ho compreso questo "tali per cui su quei punti, se è possibile trovare una condivisione probabilmente decadono tutta una serie di emendamenti".
Prima avevo segnalato che vi era da parte del Gruppo la possibilità di un incontro in questo senso per definire questo tipo di strategia. Infatti mi sembra di comprendere che, com'è stato detto anche da altri colleghi del Gruppo, evidentemente, l'analisi che ha fatto - evidentemente ha convinto tutti noi del Gruppo, perché lo abbiamo analizzato con il Consigliere Vignale - abbia fondamenti tecnici e fondamenti scientifici che o sono confutati - quindi, le parole provenienti da questo banco sono false ed evidentemente la disquisizione parte da concetti sbagliati, chiamiamoli così, e anche gli emendamenti non poggiano su fondamenta sufficientemente solide - oppure il concetto espresso dal Consigliere Vignale, che continua a ripetere, come stiamo sentendo, ha un fondamento scientifico certo.
Allora, probabilmente, c'è nell'ambito del Piano un'incertezza - non dico un errore, perché non sono in grado di determinare la presenza o meno di un errore - entro la quale probabilmente si possano definire questi elementi di cui stiamo dicendo in questo momento.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Graglia; ne ha facoltà.



GRAGLIA Franco

Presidente, in realtà, non intervengo sull'emendamento, perch l'Assessore non si è espresso sulla richiesta, per esempio, del Consigliere Appiano su un tavolo di lavoro che non dovrebbe durare un'infinità, non si era un attimo espresso...



(Commenti del Consigliere Grimaldi)



GRAGLIA Franco

Sulla Bibbia, sì...



(Commenti del Consigliere Grimaldi)



GRAGLIA Franco

Ah, scusa.
Personalmente, mi piacerebbe capire una cosa: visto che le posizioni partono da presupposti diversi e l'Assessore ha indicato un testo e il Consigliere Vignale continua a dire che è uno dei possibili testi, volevo chiedere, anche per chiarirmi personalmente, se le posizioni da cui parte Forza Italia sono totalmente smentite dalla Giunta o sono semplicemente una diversa interpretazione. Questo mi farebbe molto comodo capirlo, perché, se venissimo smentiti clamorosamente, forse dovremmo fare una riflessione.
Se è un punto di partenza diverso, ma che ci sta comunque, si fa una riflessione totalmente diversa. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Berutti; ne ha facoltà.



BERUTTI Massimo

Grazie, Presidente.
Questo è un tema che onestamente conosco poco, però, ascoltando adesso un po' i colleghi nella discussione generale sugli emendamenti, cerco di dare un contributo, più che altro un contributo costruttivo.
Obiettivamente, se penso che si possa passare qualche seduta di Consiglio a discutere se una trota è autoctona o alloctona, con tutti i problemi che abbiamo, mi viene abbastanza da sorridere.
Ritengo che possa anche avere delle ricadute o delle problematiche però ci possono essere dei punti di convergenza, dei momenti di condivisione, dei tavoli su cui si possano - a parte le battute di prima comunque individuare dei punti di convergenza, perché realisticamente non credo che si cambi la storia della pesca in Piemonte nel momento in cui magari, s'interpreta o s'identifica un pesce in un modo o nell'altro.
Effettivamente, mi sembra che questo scontro, questo muro contro muro possa solo creare dei problemi dal punto di vista del lavoro in Consiglio che sicuramente ha molto da fare.
Pertanto, ritengo che il primo passaggio determinante sia quello di mettersi ad un tavolo e trovare una sintonia, cercando di costruire qualcosa che possa essere utile al funzionamento, allo sviluppo e alla crescita di quello che è uno sport, un'attività, un hobby, un business. Non dimentichiamo che quando ci sono anche queste posizioni.



PRESIDENTE

Scusi, Consigliere, ha due minuti, non di più.



BERUTTI Massimo

Questo è il primo passaggio su cui mi sento di esprimermi.
Grazie.



PRESIDENTE

Proseguiamo con l'esame degli emendamenti.
Emendamento rubricato n. 12) presentato dai Consiglieri Vignale, Berutti Graglia, Pichetto Fratin, Ruffino, Sozzani: Prima del paragrafo: "1 - Criteri di classificazione delle acque inserire Gli Autori della Carta Ittica del Fiume Po sembrano comunque optare per considerare paraautoctona la trota fario, visto che, al par. 1.3 delle Conclusioni affermano quanto segue: 'alcune specie ittiche, introdotte in tempi storici sono ormai da considerarsi paraautoctone, cioè del tutto integrate con la fauna ittica nativa, all'interno dei nostri ecosistemi fluviali: è il caso della carpa e della trota fario'. Gli stessi Autori insistono con lo stesso concetto affermando (al par. 14.1 del capitolo dedicato allo stato attuale della fauna ittica del Fiume Po) che il Fiume Po ospita 'almeno 51 specie ittiche dulcicole, di cui.circa 30 specie dulcicole native.19 specie esotiche accertate.2 specie para-autoctone carpa e trota fario".
La parola al Consigliere Vignale per l'illustrazione.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
L'emendamento n. 12) entra nel merito rispetto alle cose che dicevamo prima: noi citiamo, come fanno molti piani ittici delle Regioni della Pianura Padana, la Carta Ittica del fiume Po. La Carta Ittica del fiume Po nelle conclusioni, afferma (e questo dice l'emendamento): "Alcune specie ittiche, interrotte in tempi storici, sono ormai da considerarsi paraautoctone, cioè del tutto integrate con la fauna ittica nativa all'interno dei nostri ecosistemi fluviali. E' il caso della carpa e della trota fario". Gli stessi autori insistono con lo stesso concetto: "Il fiume Po ospita almeno 51 specie ittiche dulcicole, di cui 30 native, 19 esotiche e 2 parautoctone (carpa e trota fario)".
Perché noi crediamo che non si sia fatto alcun passaggio verso quello che era un semplice punto d'incontro? Perché, in realtà - se posso dire la politica non ha fatto il suo lavoro. Noi continuiamo a basarci su dati scientifici di parte, cioè di una parte della comunità ittiologa (i consulenti che abbiamo individuato per stendere il piano), senza fare invece, delle valutazioni.
Ricordo due aspetti che riguardano la legge. E' assolutamente vero quanto ricordavano il collega Grimaldi e l'Assessore Ferrero: la Regione Veneto ha provato ad individuare la trota fario come trota paraautoctona di ceppo atlantico, ma la Corte Costituzionale è intervenuta dicendo, non che avevano torto, ma che non era competenza della Regione individuare una specie come paraautoctona. Ma se non è competenza della Regione Veneto individuare una specie come paraautoctona, non è neanche competenza della Regione Piemonte individuare la trota fario come specie alloctona, perch ancorché volete utilizzare certamente ciò che vi è più utile - la classificazione ISECI è una classificazione sulla qualità delle acque. Non è nulla di più: non è un documento con cui fare le attività di gestione delle acque. L'unico documento che vale per l'attività di gestione delle acque nel nostro territorio è la Carta Ittica del fiume Po, che, invece non viene tenuta in alcun modo in considerazione. Essa dice esattamente quanto recita l'emendamento n. 12).
Vi è un secondo aspetto sul quale si poteva e si può trovare, non un compromesso, ma il rispetto della norma. La legge dello Stato dice che l'attività di ripopolamento è compito delle Regioni, ma visto che la Regione Piemonte ha trasferito le proprie competenze alle Province, nel nostro caso è compito delle Province, tant'è che tutte le Province piemontesi - e i colleghi lo possono vedere nell'allegato D - hanno lamentato espressamente.



PRESIDENTE

Consigliere Vignale, deve continuare dopo perché sono tre minuti e 29 secondi.



VIGNALE Gian Luca

Finisco solo il concetto: le Province hanno espresso la contrarietà rispetto al piano, perché entra nel dettaglio rispetto alle competenze delle Amministrazioni stesse.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Berutti.



BERUTTI Massimo

Grazie, Presidente.
Obiettivamente, questa è una tematica abbastanza complicata soprattutto più scientifica che tecnica e sicuramente politica. Per questo la nostra esortazione nasce dal fatto che - come diceva il collega sarebbe opportuno porsi in un confronto anche tra forze scientifiche, prima che politiche, per trovare un punto di contatto. Non credo che la trota sia comparsa oggi nello scenario ittico regionale, e quindi - come tale - se ad oggi (uso dei termini molto pratici) ha convissuto con un sistema ittico non credo che questo possa in qualche modo ledere gli equilibri della fauna ittica.
Pertanto, ancora di più mi viene da pensare che ci sia solo ed esclusivamente una "posizione" di una parte ideologicamente orientata verso un certo tipo di discorso e, a questo punto, diventa uno scontro tra menti.
Ritengo, obiettivamente, che questo alla fine vada solo ed esclusivamente a ledere un ecosistema che ha la necessità di avere bene altro: probabilmente più risorse o cose molto più tangibili.



PRESIDENTE

Comunico che gli emendamenti che vanno dal n. 13) al n. 15) non sono ricevibili, per le stesse questioni per le quali non sono stati ricevibili gli emendamenti dal n. 1) al n. 10).
Emendamento rubricato n. 16) presentato dai Consiglieri Vignale, Berutti Graglia, Pichetto Fratin, Ruffino, Sozzani: Allegato A - pagina 2 Al punto 1, dell'Allegato A, della PDCR n. 78, le parole "non può non tenere conto" sono sostituite dalle seguenti: "deve tenere conto".
La parola al Consigliere Vignale per l'illustrazione.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Considerando che sono stati presentati da molto tempo, credo che almeno nella Conferenza dei Capigruppo di oggi il tema relativo al non recepimento ed anche la spiegazione dello stesso sarebbe stata da analizzare, perch ripeto - erano considerazioni che si facevano in merito al piano, peraltro citando valutazioni che gli Enti pubblici facevano relativamente al piano stesso. Ma non è questo il problema.
Uno degli emendamenti che non è certamente fra i più significativi (ovviamente ve ne sono altri e, se si crede, possiamo anche indicare quelli che crediamo siano gli aspetti più importanti di modifica del piano) recita: "Sostituisce le parole 'non può non tenere conto' con 'deve tenere conto'". Lì si parla della diversa distribuzione in aree omogenee geografiche e ambientali del territorio nazionale, costituenti mosaici territoriali che caratterizzano i distretti geografici padano-veneto e tosco-laziale.
Questo è un tema: noi stiamo parlando, ad esempio relativamente alla trota fario di ceppo atlantico, ancorché si stia discutendo dell'aspetto dell'alloctonia o autoctonia, di due aspetti. Il piano, cioè, individua due tipi di acque: quelle a zona A, dove è possibile il ripopolamento della trota fario ancorché alloctona, e quelle a zona S, dove è possibile esclusivamente il ripopolamento con trote marmorate.
Noi crediamo che, anche rispetto alla zona S, sia necessaria una maggiore gradualità del piano stesso. Infatti, abbiamo presentato un emendamento che, mantenendo fermi i principi del piano, li pospone, perch altrimenti diventa difficile una gestione quarantennale e dire che da domani ciò che avete fatto per quarant'anni non va più bene e va fatto in modo distinto.
Dicevo, se si volesse tenere in considerazione l'aspetto della qualità delle acque e quindi del mantenimento della trota marmorata nelle acque a zona S è evidente che quando parliamo delle acque...



PRESIDENTE

Consigliere Vignale, sono trascorsi tre minuti e dieci secondi.



VIGNALE Gian Luca

Va bene, continuo dopo.



PRESIDENTE

Possiamo passare all'emendamento n. 17), non prima di aver dato un'informazione.
Consigliere Vignale, l'emendamento che ha appena presentato non è ricevibile perché è fuori termine; poiché è sull'allegato A e dell'allegato A è già cominciata la discussione.
Emendamento rubricato n. 17) presentato dai Consiglieri Vignale, Berutti Graglia, Pichetto Fratin, Ruffino, Sozzani: Allegato A - pagina 2.
Al punto 1, dell'allegato A, della PDCR n. 78, dopo le parole "classificazione delle tipologie", sono aggiunte le seguenti: "e soprattutto" La parola al Consigliere Vignale per l'illustrazione.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Devo dire che un'attenzione così scrupolosa del rispetto del Regolamento raramente l'avrò vista in quest'Aula, però ne prendo atto, nel senso che vale per tutto, dall'attività della Commissione all'attività dell'Aula sulle 24 ore, sulla presentazione, però questa è una scelta...



PRESIDENTE

L'obiettivo è la perfezione.



VIGNALE Gian Luca

Però, quando la perfezione cambia nell'arco di un po' di tempo, allora poi uno si domanda perché a volte bisogna essere perfetti e altre volte è sufficiente essere...



PRESIDENTE

Si è sempre disponibili nei confronti dei Consiglieri.



VIGNALE Gian Luca

Infatti, va benissimo.
Tra l'altro, l'emendamento cercava di porre una soluzione, per cui posso dire "chi se ne frega", nel senso che non è il sottoscritto che deve trovare la soluzione a un cattivo piano o, meglio, stiamo cercando di farlo con la discussione degli emendamenti.
L'emendamento n. 17) interviene relativamente alla classificazione delle tipologie ambientali. Dove si dice: "anche in funzione delle comunità ittiche in riferimento tipiche della Regione" invece proponiamo "soprattutto in funzione delle comunità ittiche di riferimento tipiche della Regione", perché è esattamente quanto dicevo precedentemente.
E' evidente che noi dobbiamo fare un ragionamento relativamente ad un piano che se è un piano, oltre che serio, pragmatico, rispettabile e/o rispettato, non possiamo non tenere conto delle comunità ittiche di riferimento della nostra regione.
Se noi abbiamo un'area, che è quella montana, anche se una parte è quella pedemontana, in cui la presenza di comunità ittiche all''interno della nostra Regione, che leggendo qualsiasi documento sono comunità ittiche spontanee, cioè senza anche fare ripopolamenti, in quei fiumi continuerebbero ad essere presenti comunità ittiche, per esempio, nel caso che facevo prima, di trote fario di ceppo atlantico, non possiamo non tenere conto nella classificazione delle comunità ittiche di riferimento.
Cosa che in questo piano non si fa, perché in questo piano si fa una valutazione che è...



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS



PRESIDENTE

Consiglieri Grimaldi, Valle e altri, per favore, non disturbate.
Prego, Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
E' certamente scientifica rispetto - ripeto - ad una valutazione che un pezzo di comunità scientifica ha, ma non ha nulla di pratico, nel senso che lo faremo presente anche successivamente - quando un piano non è rispettabile, non viene rispettato. E' come mettere i 40 all'ora in autostrada: se si impongono i 40 all'ora in autostrada e soprattutto non vi è chi controlla, perché noi stiamo parlando di aree in cui è scomparsa anche l'attività di vigilanza, quello che avviene è che facciamo un meraviglioso strumento che può andare bene per farci una lezione universitaria, ma che nessuno rispetterà mai, così come oggi il piano è scritto, perché non potrebbe essere fatto se non garantendo una gradualità di tempi nel rispetto del piano stesso, che il piano non indica.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Vignale.
La parola al Consigliere Berutti.



BERUTTI Massimo

Grazie, Presidente.
Come dice il collega, la necessità è quella di un piano che sia sostenibile. Purtroppo, come in altre situazioni analoghe - anzi, magari lo rivedremo sulla caccia - l'arrivo in Aula di complessità di piani, di leggi e di regolamenti alla fine crea solo confusione, crea solo problemi, crea solo criticità, quindi poi diventano un deterrente, diciamo così, per chi deve fruirne e deve lavorarci, e nello stesso tempo, certamente non stimola, invece, è un'azione.
Pertanto, ancora di più si evidenzia la necessità di ragionamento, di semplicità, di razionalità al fine di trovare soluzioni che possono essere comunque, diciamo così, di buon senso e sostenibili.
Ogni comparto e ogni contesto ha comunque la necessità di essere vissuto. Se noi, e lo dico con un po' di polemica, ci mettiamo in mano agli scienziati, magari in alcuni contesti può essere anche utile; in altri contesti obiettivamente, forse, e lo vediamo anche in situazioni molto più "terra terra" come tutto il mondo fluviale dal punto di vista dei rischi e di tutto quello che ne concerne, vediamo dove siamo arrivati oggi.
Quindi, probabilmente, bisogna un po' scendere dal disco volante e tornare un po' con i piedi per terra. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Berutti.
Emendamento rubricato n. 18) presentato dai Consiglieri Vignale, Berutti Graglia, Pichetto Fratin, Ruffino, Sozzani: Allegato A - pagina 5 Il punto 2.3.1.4, della Tabella 2, del punto 1.1, dell'Allegato A della PDCR n. 78, è soppresso.
La parola al Consigliere Vignale per l'illustrazione.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
L'emendamento 18) in realtà è una modifica delle zone umide artificiali, levando una fattispecie d'acque correnti artificiali con alveo rivestito, "occasionali" - peraltro c'è anche un problema d'italiano - ma con presenza d'acqua per brevi periodi, poco o nulla interessante da un punto di vista naturalistico. Che questo venga poi o possa essere classificato come una zona umida artificiale all'interno di un piano ittico regionale, noi abbiamo delle perplessità.
Tuttavia, questo è utile come altri emendamenti e lo sarà certamente su questo documento, ma per tutti i documenti che portano nocumento alla Regione. Perché noi stiamo cercando di rallentare e impedire? Ovviamente la nostra finalità è quella di migliorare il piano, perché se uno chiedesse ma non ai pescatori, ma ai soggetti che gestiscono il mondo della pesca in Piemonte, ma anche ai soggetti che ne capiscono di ambienti acquatici perché poi fra lo studio e la presenza in campo c'è una distinzione, è assolutamente evidente che approvare il piano così com'è oggi scritto o non approvarlo, verosimilmente, oggi è meglio non avere un piano. Ancorché un piano sia necessario, come abbiamo detto in apertura, è però opportuno avere un buon piano o un piano accettabile, un piano discreto. Avere un piano che invece stravolge tutto quello che è il mondo della gestione della pesca piemontese crediamo sia dannoso, controproducente e inutile, quindi da contrastare in qualunque modo e ovviamente anche con la modalità di rallentamento.
Lo dico per un motivo: è evidente che a piano approvato ci saranno enormi difficoltà nella gestione della pesca in Piemonte.
E' altresì vero che i piani vengono votati, ma noi crediamo che su alcuni temi - non sarà solo questo ovviamente - sia necessario e d'obbligo significare una netta contrarietà, in modo tale che non sarà possibile quello che ricordava prima il collega Graglia: questa posizione che di qualche collega della maggioranza, che sostanzialmente condivide la totalità o il 50% delle posizioni che noi abbiamo, le enuncia in Aula, ma poi non modifica il piano e vota a favore. Avviene su questo tema, è avvenuto sulla psichiatria, è avvenuti su molti, molti altri temi.
Allora, la distinzione un po' furbesca di chi dice quello che sarebbe giusto dire, però poi vota un documento che è l'esatto opposto di quello che ha detto, noi vogliamo che sia rimarcata non solo relativamente al voto finale, ma anche distinguendo tra chi ha contrastato un documento dannoso e invece chi ha fatto sì che un documento dannoso venisse approvato.



PRESIDENTE

Grazie, collega Vignale.
Emendamento rubricato n. 19) presentato dai Consiglieri Vignale, Berutti Graglia, Pichetto Fratin, Ruffino, Sozzani: Allegato A - pagina 6 Il punto 2.3.2.4, della tabella 2, del punto 1.1, dell'Allegato A, della PDCR n. 78, è soppresso.
La parola al Consigliere Vignale per l'illustrazione; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
L'emendamento n. 19) si riferisce sempre alla classificazione delle zone umide artificiali e riguarda, nello specifico, "Acque senza correnti artificiali con alveo senza rivestimento occasionali. Presenza dell'acqua per brevi periodi, pochi giorni. Poco interessanti dal punto di vista naturalistico". E' quanto abbiamo già previsto nell'emendamento precedente.
Non crediamo che sia necessario individuarlo.
Crediamo, invece, che sia importante prestare attenzione - e poi lo faremo - anche a quelle che sono le zone umide artificiali. Nel senso che va rilevato che, per esempio, per una fattispecie che è quella dei laghi di cava o degli stagni artificiali o quant'altro (in questo caso perch parliamo di zone umide artificiali), non tanto con il Piano che stiamo discutendo, ma con il Piano paesaggistico, di fatto, s'impedisce di fare attività di ripopolamento all'interno di questi laghi.
Oppure, di nuovo, per ciò che riguarda i laghi alpini, ancorché ci rifacciamo sempre ad una norma dello Stato che specifica le specie parautoctone, dove individua il salmerino alpino, ci sarebbe stata la possibilità, nel rispetto della legge dello Stato, di individuare il salmerino alpino come specie con cui fare ripopolamento nei laghi d'alta montagna, in cui molte altre specie non sono in grado di vivere (peraltro non si creano problemi dal punto di vista ambientale, perché oltre a quello specchio d'acqua spesso ci sono salti tali per cui non è possibile che riescano a raggiungere altri torrenti). Anche in questo caso, non è stata individuata quell'opportunità, benché lo garantisca la norma (ancorché sia possibile quindi farlo) e nonostante sia ambientalmente consono.
Dopodiché, è evidente che chi ha un concetto museale anche delle aree montane, come spesso avviene, con questa modalità noi dovremmo avere i laghi d'alta montagna senza vita, oppure con le poche piccole specie che vivono, si riproducono e muoiono nell'arco del periodo estivo.
Noi crediamo che questa sia una modalità che non fa bene non soltanto ad un concetto di tutela della natura (che non sia mussale), ma non fa bene neanche a quello che è l'utilizzo e la frequentazione di molte aree delle catene appenniniche o alpine della nostra Regione.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Graglia; ne ha facoltà.



GRAGLIA Franco

Grazie, Presidente.
Riparto dal presupposto di prima, perché non ho ricevuto risposte, per cui rimango nella mia confusione, di cui mi assumo parte della colpa, ci mancherebbe! E' ovvio che stiamo tentando di portare le istanze di una parte del territorio, ce ne rendiamo assolutamente conto. L'intento è quello di cercare di migliorare questo PIR (Piano Ittico Regionale). Poiché credo sia indispensabile renderlo chiaro, noi facciamo la nostra parte in Consiglio regionale.
Il dubbio è sempre il solito, è lo stesso di prima. Noi partiamo da due posizioni diverse: ma reggono entrambe o la nostra si basa su principi falsi ed errati? Perché se viene dimostrato che i documenti da cui partiamo sono superati, allora penso che sia corretto fare una riflessione in tal senso, e magari cambiare anche idea. E' assolutamente giusto, se abbiamo torto, prenderne atto. Però ci piacerebbe che qualcuno ci facesse capire se è così. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola l'Assessore Ferrero; ne ha facoltà.



FERRERO Giorgio, Assessore alla caccia e pesca

Rispondo, con piacere, alla sollecitazione del Consigliere Graglia, che in questa fase è stato anche molto utile anche in rapporto con le associazioni dei pescatori, e del Consigliere Berutti.
Mi pare che il supporto scientifico al Piano sia già stato dimostrato e non è in quest'Aula che possiamo dare ulteriori dimostrazioni di bontà o meno.
Tuttavia, se anche oggi volessimo cambiare idea - cioè se volessimo prendere questo piano e fare buona una tesi diversa da quella con cui è stato redatto - non potremmo farlo. Perché - forse non mi sono spiegato bene prima - ha una valutazione ambientale strategica che non consente di avere un approccio totalmente diverso da quello che abbiamo inserito.
In questo Piano non ci arroghiamo il diritto, come ha fatto la Regione Veneto, di cambiare la natura d'alloctonia o d'autoctonia di una specie.
Semplicemente, prendiamo un riferimento giuridico e riteniamo che questo sia valido per definire l'alloctonia o meno di una specie, che è cosa diversa. Perché tutto il Piano, quando parla dei pesci, è basato su questo principio. Sarebbe allucinante voler fare un Piano scevro da ogni giudizio rispetto a questo! Oggi, quindi, abbiamo due scelte: una, di cui sono profondamente convinto (ne abbiamo discusso a lungo anche durante l'incontro di venerdì scorso), è quella di dire che queste basi scientifiche sono assolutamente fondate e che questo Piano ha avuto una valutazione ambientale positiva rispetto alla sua natura, quindi dobbiamo andare avanti così. Dopodich abbiamo apportato alcune limature - ci stanno nel contesto! - che sono frutto di una mediazione: ci sono 25 emendamenti della Giunta che vanno a mettere in atto quei tre o quatto aspetti che ci siamo detti venerdì e che è possibile inserire nel Piano. Questi ci sono, perché altrimenti non ci sarebbe neanche un emendamento della Giunta! Ma se vogliamo approvare questo Piano, non è possibile stabilire che una specie come la trota fario atlantica sia una specie autoctona quando non possiamo definirlo. Se è questo è l'oggetto del contendere! Oppure non possiamo esimerci dall'esprimerci in base alle nozioni scientifiche che abbiamo nel Piano.
Queste sono le due scelte possibili e mi pare che con la maggioranza (e mi sembrava anche con l'Associazione dei pescatori) avessimo condiviso una strada.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Ferrero.
Emendamento rubricato n. 20) presentato dai Consiglieri Vignale, Berutti Graglia, Pichetto Fratin, Ruffino, Sozzani: Allegato A - pagina 16 Alla tabella 5, del punto 1.3, dell'Allegato AQ, della PDCR n. 78, è aggiunta la seguente riga: Tabella Allegata Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale per l'illustrazione; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Ne approfitto, tanto questo non è altro che la declinazione di ciò che abbiamo detto molte volte, cioè modificare una tabella inserendo, appunto la salmo trutta (trota fario) all'interno delle specie, come invece non è previsto.
In merito alla considerazione fatta dall'Assessore, faccio presente che non è vero che non vi sono possibilità che anche gli emendamenti inseriscono di punti di incontro superando l'aspetto scientifico, sul quale potremmo continuare a disquisire all'infinito, perché non ho ragione io e non ha ragione lei. Altrimenti il piano non lo direbbe, il piano non direbbe che si sta studiando circa l'ipotetica alloctonia della trota fario. Lo direbbe in modo certo. E su questo vorremmo solo essere tranquilli che non ci siano futuri studi, per essere chiari, perché io scrivo un piano e mi inserisco all'interno del piano uno studio successivo tant'è che su questo abbiamo presentato anche un emendamento.
Al di là di questo noi siamo disponibili, come lo siamo stati venerdì e come lo siamo stati nelle settimane precedenti, a trovare un punto d'intesa sul piano, avendo detto in più occasioni che, non essendo noi ittiologi prendiamo per buono ciò che il piano dice. Ci sembra strano ed anomalo perché, ripeto, siamo l'unica Regione in Italia - per lei magari è un fiore all'occhiello, per noi non lo è - ma l'aspetto importante è che la declinazione di quanto il piano dice non abbia un esito negativo.
Alcune proposte di minore impatto noi le abbiamo fatte, ancora con un ultimo emendamento presentato anche se non accolto, e le vogliamo ricordare. Ce n'è una che è quella di posticipare l'entrata in vigore del piano relativamente alle emissioni, perché credo che sia doveroso dare il tempo a chi oggi gestisce gli incubatori, la gestione della pesca e quant'altro di dare attuazione ad un piano che, come dicevo precedentemente, è come passare dalla benzina super senza marmitta catalitica all'obbligatorietà delle macchine elettriche. Questo piano fa così.
Quindi, credo che, invece, una gradualità nell'introduzione del piano stesso vada inserita e questo non va contro le procedure di VAS, perch rimarrebbero le stesse valutazioni che sono fatte.
Poi c'è un altro aspetto che abbiamo sottolineato, che non riguarda in realtà il piano nella sua fondatezza scientifica, ma è solo nuovamente un'opportunità che cerchiamo di dare al territorio piemontese, che è la stessa cosa che fa la Regione Valle d'Aosta, la Regione Trentino ed altre cioè consentire nelle riserve sportive, nei tratti a pesca sportiva ovvero nelle riserve a pagamento in cui il pesce viene immesso e pescato, che non vi sia l'interruzione prevista per la pesca nelle acque salmonicole dalla prima di ottobre fino alla terza di febbraio, perché quella interruzione è figlia del fatto che quello è il momento della riproduzione. Laddove s'immette e si pesca, non c'è questo problema, salvo, come scriviamo nell'emendamento, l'intervento con piedi a secco, cioè senza la possibilità di entrare nel fiume.
Quindi, alcune opportunità non di miglioramento ma di fare in modo che il piano abbia un impatto che sia meno significativo le abbiamo proposte.
Da questo punto di vista, come lo siamo stati precedentemente continuiamo ad essere disponibili anche ad un incontro della Conferenza dei Capigruppo per arrivare ad un punto d'intesa, sapendo che tale punto deve tenere conto di un impatto minore anche solo in termini temporali che il piano ha rispetto a coloro i quali, fino ad oggi, hanno gestito la pesca in Piemonte in modo completamente differente, ma su indicazioni dell'Amministrazione regionale, delle Amministrazioni Provinciali e della comunità degli ittiologi.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Sozzani; ne ha facoltà.



SOZZANI Diego

Avendo sentito la disponibilità dell'Assessore e del Consigliere Vignale, propongo un'interruzione di un quarto d'ora, perché rispetto a ci che è stato detto poc'anzi credo si possa trovare un punto d'intesa, in modo da proseguire nella discussione in un ambito condiviso.



PRESIDENTE

La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 18.05, riprende alle ore 18.55)



PRESIDENTE

La seduta riprende.


Argomento:

Nomine - Proclamazione degli eletti


PRESIDENTE

Relativamente al punto 3) all'o.d.g., che reca "Nomine", in base allo scrutinio effettuato, possiamo procedere alla proclamazione degli eletti delle seguenti nomine: Proposta di deliberazione n. 84 "Istituto Zooprofilattico sperimentale del Piemonte, della Liguria e della Valle d'Aosta" - Collegio dei Revisori dei Conti - Designazione di 2 membri (Divenuta deliberazione del Consiglio regionale n. 81 - 32580 del 22 settembre 2015).
Proclamo designati, quali membri del Collegio dei revisori dei conti dell'Istituto zooprofilattico sperimentale del Piemonte, della Liguria e della Valle d'Aosta, il signor Renato Filippi e la signora Ada Giordano.
Proposta di deliberazione n. 82 "Fondazione Luigi Einaudi" - Comitato di Indirizzo - Nomina di 1 membro (Divenuta deliberazione del Consiglio regionale n. 82 - 32582 del 22 settembre 2015).
Proclamo nominata, quale membro in seno al Comitato di indirizzo della Fondazione "Luigi Einaudi", la signora Alessandra Quarta.
Rammento che ai sensi dell'articolo 20 del decreto legislativo n. 39/2013 la presentazione della dichiarazione da parte dei soggetti nominati sull'insussistenza di una delle cause di inconferibilità di cui al citato decreto, è condizione per l'acquisizione dell'efficacia dell'incarico.
Proposta di deliberazione n. 81 "Azienda Speciale della Camera di Commercio di Asti per la promozione e la regolazione del mercato" - Collegio dei Revisori dei Conti - Nomina di 1 membro effettivo e di 1 membro supplente (Divenuta deliberazione del Consiglio regionale n. 83 - 32586 del 22 settembre 2015).
Proclamo nominati, quali membri del Collegio dei revisori dei conti dell'Azienda speciale della Camera di commercio di Asti per la promozione e la regolazione del mercato, quale membro effettivo il signor Gianfranco Ippolito e quale membro supplente il signor Alberto Milanese.
Proposta di deliberazione n. 86 "Consorzio d'irrigazione e bonifica 'Associazione Irrigazione Est Sesia' di Novara Collegio dei revisori dei Conti - Nomina di 1 membro effettivo e di 1 membro supplente (Divenuta deliberazione del Consiglio regionale n. 84-32588 del 22 settembre 2015).
Proclamo nominati, quali membri del Collegio dei revisori dei conti del Consorzio d'irrigazione e bonifica "Associazione irrigazione Est Sesia" di Novara, quale membro effettivo il signor Fabio Sponghini e quale membro supplente la signora Roberta Angelè.
Proposta di deliberazione n. 90 "Consorzio d'irrigazione e bonifica 'Associazione Irrigazione Est Sesia' di Novara" - Consiglio dei Delegati e Deputazione Amministrativa per la gestione speciale bonifica - Nomina di 2 rappresentanti (Divenuta deliberazione del Consiglio regionale n. 85 32595 del 22 settembre 2015).
Il Presidente LAUS Proclamo nominati, quali rappresentanti in seno al Consiglio dei delegati e deputazione amministrativa per la gestione speciale bonifica del Consorzio d'irrigazione e bonifica "Associazione irrigazione Est Sesia" di Novara, i signori Mauro Cerfeda e Matteo Alberto Villa.
Rammento che ai sensi dell'articolo 20 del decreto legislativo n. 39/2013 la presentazione della dichiarazione da parte dei soggetti nominati sull'insussistenza di una delle cause di incoferibilità di cui al citato decreto,è condizione per l'acquisizione dell'efficacia dell'incarico Proposta di deliberazione n. 79 ASFIM-Azienda speciale della Camera di Commercio di Vercelli-Collegio dei Revisori dei Conti - Nomina di 1 membro effettivo e di 1 membro supplente (Divenuta deliberazione del Consiglio regionale n. 86 - 32598 del 22 settembre 2015).
Proclamo nominati, quali membri del Collegio dei revisori dei conti dell'ASFIM-Azienda speciale della Camera di commercio di Vercelli, quale membro effettivo il signor Alberto Andreello e quale membro supplente il signor Gianni Cau.
Proposta di deliberazione n. 95 "Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura" - Collegio dei Revisori dei Conti - Designazione di 1 membro effettivo (Divenuta deliberazione del Consiglio regionale n. 87 - 32599 del 22 settembre 2015).
Proclamo designata, quale membro effettivo del Collegio dei revisori dei conti della Fondazione per il libro, la musica e la cultura, la signora Lidia Maria Pizzotti.
Proposta di deliberazione n. 92 "Fondazione Film Commission Torino Piemonte" - Collegio dei Revisori dei Conti - Nomina di 2 membri (Divenuta deliberazione del Consiglio regionale n. 88 - 32604 del 22 settembre 2015).
Proclamo nominati, quali membri in seno al Collegio dei revisori dei conti della Fondazione Film Commission Torino - Piemonte, i signori Fausto Fracchia e Oporti Massimo.
Proposta di deliberazione n. 93 "Fondazione Teatro Piemonte Europa" Collegio dei Revisori dei Conti - Designazione di un membro effettivo (Divenuta deliberazione del Consiglio regionale n. 89 - 32609 del 22 settembre 2015).
Proclamo designato, quale membro effettivo del Collegio dei revisori dei conti della Fondazione Teatro Piemonte Europa il signor Massimo Ceraolo.
Proposta di deliberazione n. 89 "Enoteca regionale di Canelli dell'Astesana" Consiglio Direttivo - Designazione di 1 membro" (Divenuta deliberazione del Consiglio regionale n. 90 - 32611 del 22 settembre 2015).
Proclamo designato, quale membro in seno al Consiglio direttivo dell'Enoteca regionale di Canelli e dell'Astesana, il signor Flavio Carillo.
Rammento che, ai sensi dell'articolo 20 del decreto legislativo n. 39/2013 la presentazione della dichiarazione da parte dei soggetti nominati sull'insussistenza di una delle cause di inconferibilità di cui al citato decreto, è condizione per l'acquisizione dell'efficacia dell'incarico Proposta di deliberazione n. 96 "Museo regionale di Scienze Naturali" Comitato Scientifico - Designazione di 1 membro in sostituzione del Signor Aldo Fasolo (Divenuta deliberazione del Consiglio regionale n. 91 - 32612 del 22 settembre 2015).
Proclamo designata, quale membro in seno al Comitato scientifico del Museo regionale di scienze naturali, in sostituzione del signor Aldo Fasolo, la signora Claudia Palestrini.
Proposta di deliberazione n. 88 "Fondazione del Teatro Stabile di Torino" Collegio dei Revisori dei conti - designazione di 1 membro effettivo e di 1 membro supplente (Divenuta deliberazione del Consiglio regionale n. 92 32613 del 22 settembre 2015).
Proclamo designati membri del Collegio dei Revisori dei Conti della Fondazione del Teatro Stabile di Torino, quale membro effettivo la Signora Branca Stefania e quale membro supplente Moine Federico.
Proposta di deliberazione n. 101 "Consorzio agenzia di accoglienza e promozione turistica locale della Provincia di Novara" Consiglio direttivo designazione di 1 membro (Divenuta deliberazione del Consiglio regionale n. 93 - 32614 del 22 settembre 2015).
Il Presidente LAUS proclama designato, quale membro in seno al Consiglio direttivo del Consorzio agenzia di accoglienza e promozione turistica locale della Provincia di Novara, la signora Antonella Coser.
Rammento che, ai sensi dell'articolo 20 del decreto legislativo n. 39/2013 la presentazione della dichiarazione da parte dei soggetti nominati sull'insussistenza di una delle cause di inconferibilità di cui al citato decreto, è condizione per l'acquisizione dell'efficacia dell'incarico.
Proposta di deliberazione n. 102 "Comitato consultivo regionale tecnico scientifico in materia di ambienti acquatici e pesca" - Nomina di 1 esperto in acquicoltura (Divenuta deliberazione del Consiglio regionale n. 94 32615 del 22 settembre 2015).
Proclamo nominato quale esperto in acquicoltura in seno al Comitato consultivo regionale tecnico-scientifico in materia di ambienti acquatici e pesca, il Signor Marasso Gabriele.
Proposta di deliberazione n. 103 "Comitato misto paritetico Regione Autorità militari sulla nuova regolamentazione delle servitù militari" designazione di 7 membri supplenti (Divenuta deliberazione del Consiglio regionale n. 95 - 32619 del 22 settembre 2015).
Proclamo designati, quali membri supplenti in seno al Comitato misto paritetico Regione-Autorità militari sulla nuova regolamentazione delle servitù militari i signori: Angelo Annichiarico, Pasquale Menolascino Massimiliano Di Lorenzo, Davide Amendola, Andrea Scarano e Silvio Viviani.
Proposta di deliberazione n. 104 "Commissione tecnico consultiva per la tutela del patrimonio speleologico della Regione Piemonte" - nomina di 3 rappresentanti con voto limitato a due nominativi e nomina di 2 esperti sentita l'Università degli studi di Torino (Divenuta deliberazione del Consiglio regionale n. 96 - 32620 del 22 settembre 2015).
Proclamo nominati, quali rappresentanti del Consiglio regionale in seno alla Commissione tecnico consultiva per la tutela del patrimonio speleologico della Regione Piemonte i signori Cinzia Banzato, Bartolomeo Vigna e Silvia Maria Cina, quest'ultima in rappresentanza delle minoranze consiliari e quali esperti, sentita l'Università degli Studi di Torino, i signori Marco Isaia e Michele Motta.
Proposta di deliberazione n. 108 "Azienda Sanitaria Locale Torino 2" Collegio sindacale - individuazione di 1 componente con funzione di Presidente (Divenuta deliberazione del Consiglio regionale n. 97 - 32621 del 22 settembre 2015).
Proclamo individuato il signor Felice Lupia quale componente con funzioni di Presidente in seno al Collegio sindacale dell'Azienda Sanitaria Locale Torino 2, ai fini della successiva designazione da parte del Presidente della Giunta regionale.
Proposta di deliberazione n. 107 "Azienda Sanitaria Locale Torino 3" Collegio sindacale - individuazione di 1 componente con funzione di Presidente" (Divenuta deliberazione del Consiglio regionale n. 98 - 32622 del 22 settembre 2015).
Proclamo individuata la signora Gabriella Nardelli quale componente con funzioni di Presidente in seno al Collegio sindacale dell'Azienda Sanitaria Locale Torino 3, ai fini della successiva designazione da parte del Presidente della Giunta regionale.
Proposta di deliberazione n. 106 "Azienda Sanitaria Locale Torino 4" Collegio sindacale - individuazione di 1 componente con funzione di Presidente (Divenuta deliberazione del Consiglio regionale n. 99 - 32624 del 22 settembre 2015).
Proclamo individuato il signor Ettore Matinata quale componente con funzioni di Presidente in seno al Collegio sindacale dell'Azienda Sanitaria Locale Torino 4, ai fini della successiva designazione da parte del Presidente della Giunta regionale.
Proposta di deliberazione n. 105 "Azienda Sanitaria Locale di Alessandria" Collegio sindacale - individuazione di 1 componente con funzione di Presidente (Divenuta deliberazione del Consiglio regionale n. 100 - 32626 del 22 settembre 2015).
Proclamo individuato il signor Fabio Scarsi quale componente con funzioni di Presidente in seno al Collegio sindacale dell'Azienda Sanitaria Locale di Alessandria, ai fini della successiva designazione da parte del Presidente della Giunta regionale.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19.07)



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 20) presentato dal Consigliere Vignale: Allegato A - pagina 16 Alla tabella 5, del punto 1.3, dell'Allegato AQ, della PDCR n. 78, è aggiunta la seguente riga:



PRESIDENTE

Salmo (Trutta Trutta) |Trota fario |X |X |X | |X |X |X



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