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Dettaglio seduta n.87 del 21/07/15 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RUFFINO



(I lavori iniziano alle ore 14.30 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)


Argomento: Commercio ambulante

Interrogazione a risposta immediata n. 576 presentata dal Consigliere Bertola, inerente a "Stato di attuazione del tavolo di concertazione con i Comuni e le rappresentanze degli operatori su area pubblica - Ordine del giorno n. 222 del 24 febbraio 2015"


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
576, presentata dal Consigliere Bertola, che ha la parola per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Questa interrogazione riguarda l'attuazione di un atto di indirizzo, e abbiamo visto quanto il tema sia stato finora dibattuto in generale.
L'ordine del giorno n. 222 aveva come titolo: "Identificare misure efficaci a sostegno degli esercenti il commercio su area pubblica, su posteggio fisso o in forma itinerante".
Da cosa derivava quell'ordine del giorno che noi, come dissi al tempo votammo con il braccino un po' molle, un po' indeciso? Praticamente rappresentava il superamento di un ordine del giorno collegato al disegno di legge n. 66, approvato a fine dicembre 2014, a nostra firma; ordine del giorno che chiedeva (ricordo: approvato all'unanimità) una sospensione di 24 mesi, per le imprese del commercio, dall'obbligo ad ottenere, da parte del Comune competente, il rilascio del modello di verifica della regolarità contributiva e fiscale dell'impresa, il cosiddetto VARA, per svolgere l'attività su posteggio fisso o in forma itinerante.
Non si era voluto dare attuazione a quell'ordine del giorno. Dopo una consultazione, un'audizione (possiamo definirla così) in Commissione e in Aula, si era portato quell'atto di indirizzo che ho citato prima, che in pratica superava il nostro che era inattuato. All'interno di quell'ordine del giorno, oltre a far diventare i due anni di sospensione due mesi (quindi due anni di sospensione sono diventati due mesi), c'erano due misure che potevano anche essere condivisibili, ed erano quelle che ci avevano spinto a votare, seppur col braccino leggero quell'atto di indirizzo: l'urgente attivazione di un tavolo di concertazione con i Comuni e la rappresentanza degli operatori su area pubblica, mirato per venire alla rivisitazione della normativa che regola il settore, con la definizione entro la fine del 2015 di un paio di interventi condivisi per il sostegno e il rilancio del commercio ambulante; l'individuazione, anche in accordo con i Comuni, di misure economiche di sostegno e di qualifica del settore del commercio in area pubblica nelle forme consentite dalla legge, ove vi sia la capienza di bilancio.
Tra l'altro, in questa fase la Regione si accinge ad approvare un Regolamento con delibera di Giunta, delibera che passerà prima al parere della Commissione competente, sulla non attuazione della legge regionale n.
28 del 1999 e sulla disciplina relativa allo sviluppo ed incentivazione del commercio in Piemonte; un regolamento che stabilisca i criteri e le modalità di selezione per il rilascio e il rinnovo delle concessioni di posteggio su area pubblica. E qui c'è di mezzo la famigerata direttiva Bolkestein.
Quindi, siccome non abbiamo notizie dell'attuazione di questo ordine del giorno relativamente all'attivazione del tavolo di concertazione vogliamo sapere quale sia lo stato di attuazione del tavolo di concertazione coi Comuni e le rappresentanze degli operatori su area pubblica che individui, entro la fine del 2015, interventi di sostegno qualifica e rilancio del commercio ambulante. Recentemente abbiamo anche letto sugli organi di stampa dei problemi ulteriori derivanti, ad esempio dall'aumento della TARI a Torino.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore De Santis per la risposta.
DE SANTIS Giuseppina, Assessore al commercio Grazie, Presidente; grazie, Consigliere.
L'interrogazione pone una serie di questioni. Sul tema del VARA si è lavorato, tenuto conto delle segnalazioni di criticità che sono pervenute dagli operatori di comparto e dalle loro rappresentanze, nonché dai Comuni in maniera partecipativa, per rendere più semplice e trasparente il sistema di produzione della documentazione da parte degli operatori e il sistema di controllo e rilascio del VARA. Sul punto, sono stati intrattenuti contatti con la Direzione regionale INPS e si sono forniti chiarimenti con una nota specifica recente; particolare attenzione è stata dedicata ai soggetti con rischio specifico, cioè coloro che hanno avuto in precedenza una rateizzazione dei debiti, che ovviamente non preclude assolutamente la rateizzazione la possibilità di avere il VARA, perché chi ha rateizzato è a posto con la legge. Allo stato attuale, abbiamo una proposta dell'INPS che ci chiede di superare il sistema del VARA.
Ricordo che il VARA presuppone la regolarità fiscale e contributiva dell'operatore in relazione all'ultimo anno di attività - in questo caso si parla del VARA per il 2013 - mentre l'INPS ci propone di arrivare alla richiesta del DURC, che presuppone una regolarità perdurante dell'impresa in tempo reale sin dalla nascita.
A noi, in questo momento, è sembrato prudente - sapendo che la categoria ha delle difficoltà - mantenere il sistema del VARA e non aderire alla richiesta dell'INPS di passare al DURC. Questa proposta INPS nasce dall'operazione di semplificazione e digitalizzazione delle procedure di richiesta e controllo del DURC, quello che si chiama DURC on line, che è stato da pochissimo messo in opera da INPS.
Rispetto al tavolo di concertazione con i Comuni e le rappresentanze degli operatori, questo tavolo è stato già avviato con composizione variabile a seconda delle tematiche all'o.d.g. ed è stato già convocato.
Per ragioni di priorità condivise, i temi sui quali il tavolo si è riunito hanno avuto ad oggetto la programmazione della rete e le vendite occasionali anche su area pubblica (mercatini dell'usato), particolarmente critiche per i risvolti in termini di concorrenza. Nella seconda parte dell'anno, fra le altre tematiche, verrà discussa anche quella della regolarità degli operatori.
Quanto al regolamento previsto dall'articolo 10 della legge regionale n. 28/1999 per l'assegnazione dei posteggi mercatali, questo costituisce evidentemente un obiettivo dell'Amministrazione, considerato il fatto che molti Comuni (proprio tanti) chiedono che l'Amministrazione produca tale regolamento, in assenza del quale non possono mettere a bando i posti nei mercati.
La bozza di regolamento è stata distribuita in Giunta sotto forma di comunicazione e inviata alle rappresentanze degli operatori del commercio su area pubblica; verrà discussa il prossimo 30 luglio nella seduta di consultazione allargata alle organizzazioni del commercio su area pubblica e alle organizzazioni agricole, perché in parte questa cosa riguarda anche i produttori agricoli che vendono direttamente sui mercati. Successivamente il regolamento proseguirà il suo corso nelle sedi di ulteriore consultazione istituzionale: prima il Consiglio delle Autonomie Locali e poi la competente Commissione consiliare.
Nella bozza di regolamento abbiamo cercato - peraltro è un atto sui cui contenuti non abbiamo particolare discrezionalità, siamo sostanzialmente vincolati in quanto attuazione dell'intesa siglata in Conferenza unificata di dare il massimo spazio alle aspettative degli operatori, proponendo meccanismi di premialità a favore degli operatori in possesso di VARA.
Noi ci aspettiamo che il regolamento effettivamente sostenga la crescita del comparto, immaginando che si possa accompagnare all'approvazione dello stesso la messa a punto di processi di formazione professionale e qualificazione degli operatori in attività, alla cui effettuazione sono legati i pochi criteri di premialità che non dipendono invece dal fatto di essere già titolari di quella concessione.
L'ultima questione è quella dei fondi. Il Consigliere Bertola sa bene qual è la situazione del bilancio della Regione. Purtroppo non abbiamo risorse libere da dedicare ad iniziative di questo tipo che pure, ne convengo, sarebbero assolutamente utili, ma come il Consigliere ha visto non ci sono, per quanto riguarda le disponibilità dei servizi che da me dipendono, risorse libere sostanzialmente su nessuna voce e non solo su questa.
Ne terremo conto in fase di elaborazione del bilancio 2016, augurandoci di poterci mettere un pochino di risorse.


Argomento: Contributi all'agricoltura

Interrogazione a risposta immediata n. 570 presentata dalla Consigliera Gancia, inerente a "Utilizzo fondi UE-PSR" (risposta scritta)


PRESIDENTE

Su richiesta dell'interrogante, Consigliera Gancia, all'interrogazione n. 570 viene fornita risposta scritta.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta immediata n. 575 presentata dalla Consigliera Frediani, inerente a "Criteri di trasferimento adottati dalla catena francese Auchan S.p.A."


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 575, presentata dalla Consigliera Frediani, che ha la parola per l'illustrazione.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Qui parliamo del caso di un'azienda che è presente sul territorio piemontese già da diversi anni. E' un'azienda che da alcuni mesi sta attuando dei comportamenti che giudichiamo non propriamente corretti e ci chiediamo se la Regione stia monitorando in tal senso.
Il question time riguarda in particolare alcune lavoratrici dell'Auchan di Rivoli, che è una sede dell'azienda, quindi un punto vendita che non ha dichiarato esuberi, contrariamente ad altre sedi dello stesso ipermercato che si trovano sempre sul territorio piemontese.
L'Auchan, infatti, ha dichiarato ad aprile 2015 1426 esuberi in tutta Italia su 11 mila dipendenti. Nell'ipermercato di Torino sono 67.
In Piemonte ci sono quattro ipermercati; a Venaria, a Rivoli e a Cuneo non sono segnalati esuberi. Quindi, questo è anche uno dei dubbi che viene rispetto alle politiche che sta attuando l'azienda.
Che cosa capita? Capita che quattro lavoratrici dell'ipermercato di Rivoli vengono inizialmente mandate in missione a Cuneo. E già questo per loro comporta un notevole sacrifico, perché si sono ritrovate con una sede di lavoro distante vari chilometri da casa, avendo tra l'altro un contratto part time. Tengo a sottolineare che queste lavoratrici sono donne che normalmente scelgono un tipo di orario che consenta di gestire anche la famiglia. E questo dovrebbe essere uno dei capisaldi dell'azione sia del governo regionale che del Governo centrale, ovvero la possibilità di conciliare i tempi di vita e lavoro.
In questo caso abbiamo delle lavoratrici che vengono mandate inizialmente in missione da Rivoli a Cuneo e, a partire dal gennaio di quest'anno, addirittura vengono trasferite, quindi la sede di lavoro viene modificata. E cosa comporta questo? Comporta anche che non avranno più diritto ai rimborsi.
Ovviamente queste lavoratrici si stanno tutelando, quindi hanno presentato un ricorso presso il Tribunale di Torino e ci sono delle udienze fissate. A seguito del trasferimento definitivo il giudice, tra l'altro, ha rigettato una parte del ricorso e la competenza è passata sotto il Tribunale di Cuneo; quindi, anche questo provoca notevole disagio nel seguire la causa in corso.
Noi chiediamo se la Regione stia in qualche modo monitorando questo comportamento dell'azienda, proprio per il fatto che sta agendo nei confronti di donne e anche, a quanto sembra - cosa che viene segnalata anche in altri punti vendita - nei confronti di persone che si sono rifiutate di sottoscrivere degli accordi peggiorativi rispetto alle condizioni di lavoro.
Quindi, pare che l'azienda stia attuando una specie di ritorsione nei confronti dei lavoratori che non accettano di rovinare ulteriormente le loro vite, perché le persone che lavorano negli ipermercati già vivono una vita abbastanza difficile. Noi siamo ben contenti magari di avere gli ipermercati aperti alla domenica e con orario fino alle 21, di pagare poco i prodotti, ma non ci rendiamo conto che dietro tutte queste agevolazioni per i clienti, ci sono dei grossi sacrifici da parte dei lavoratori soprattutto quelli relativi alle domeniche, che comportano l'impossibilità di trascorrere il tempo con la propria famiglia.
Dover andare a Cuneo per svolgere quattro ore di lavoro con uno stipendio che potremmo definire minimo e, in più, il sospetto che questa azienda stia utilizzando questi trasferimenti come arma di ritorsione, è sinceramente una cosa che giudichiamo inaccettabile.
Per questo chiediamo all'Assessore se ha non dico la medesima opinione ma se sta monitorando questa situazione. Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Pentenero per la risposta.



PENTENERO Giovanna, Assessore al lavoro

Grazie, Presidente.
Posso condividere le valutazioni che sono state fatte dalla Consigliera Frediani nell'ultima parte del suo intervento, ma noi, purtroppo, dobbiamo attenerci a valutazioni di carattere politico. Per quello che può essere competenza della Regione, credo sia sicuramente utile attivarci e trovare strumenti per modificare un contesto che è esattamente quello che lei ha rappresentato.
Nello specifico, riguardo alla questione relativa all'interrogazione che lei ha presentato, posso affermare quanto segue.
Secondo la giurisprudenza il trasferimento del lavoratore consiste in uno spostamento definitivo e senza nessun limite di durata. Lo Statuto dei lavoratori ne contempla addirittura l'ipotesi.
La contrattazione collettiva integra la disciplina legale sotto diversi aspetti: il trasferimento può riguardare il singolo lavoratore ed essere disposto su iniziativa del datore di lavoro in modo unilaterale o previo consenso del dipendente espresso nel contratto individuale o su esplicita richiesta del lavoratore stesso; può infine riguardare più lavoratori (trasferimento collettivo).
Il trasferimento individuale su iniziativa del datore di lavoro è quello più frequente, in quanto egli ha un'ampia discrezionalità nel decidere unilateralmente i trasferimenti individuali. La contrattazione collettiva può prevedere che il trasferimento sia preceduto da un periodo di preavviso.
I trasferimenti devono essere motivati da comprovate ragioni tecniche organizzative e produttive e possono avvenire obbligatoriamente da unità produttiva o da più unità produttive nell'ambito della stessa azienda.
La legittimità del trasferimento si limita all'accertamento della sussistenza delle comprovate ragioni tecniche organizzative e produttive mentre è insindacabile la scelta del datore di lavoro tra le diverse soluzioni organizzative adottabili. Quindi, è un atteggiamento che è, ad oggi, insindacabile.
La giurisprudenza individua ulteriori limiti rispetto a quelli legali: i motivi di trasferimento devono sussistere al momento in cui viene deciso (e quindi non dopo); le ragioni del trasferimento devono essere oggettive (non valgono ad esempio le scelte fatte in caso di sanzioni disciplinari) deve sussistere un rapporto di causalità tra ragioni organizzative e lavoratore trasferito; il trasferimento deve essere finalizzato al miglior funzionamento dell'azienda.
Anche la contrattazione collettiva può stabilire ulteriori limitazioni al potere del datore di lavoro di disporre trasferimenti e possono riguardare tutti i dipendenti o solo alcune categorie. Sono legittimi i trasferimenti causati dall'apertura di una nuova filiale, da esigenze di incremento di organico nel luogo di destinazione, mentre sono illegittimi i trasferimenti ad un posto di lavoro per un temporaneo aumento di attività.
I singoli lavoratori trasferiti, anche se la ricorrenza delle ragioni giustificatrici del trasferimento abbia formato oggetto di un esame congiunto in sede sindacale, possono sempre impugnare il provvedimento di trasferimento al fine di ottenere la verifica giudiziale della loro sussistenza.
L'excursus sulla tematica dei trasferimenti è per rappresentare che la Regione Piemonte non può intervenire in alcun modo sulle scelte organizzative di un datore di lavoro. Se il lavoratore ritiene di esserne leso, anche fosse operante un accordo con le organizzazioni sindacali, deve adire in giudizio.
Per quanto riguarda la procedura del licenziamento collettivo attivata a livello nazionale da Auchan e che riguardava anche 65 lavoratori dell'ipermercato di corso Romania a Torino, è noto che il 6 luglio è stato raggiunto un accordo presso il Ministero del Lavoro. L'accordo prevede la mobilità volontaria per 1.345 lavoratori.
Per le organizzazioni sindacali l'accordo non era una soluzione scontata perché Auchan aveva avviato la procedura nel mese di aprile, ma da parecchio tempo azienda e organizzazioni sindacali fronteggiavano una situazione complessa e di portata più generale, che scaturiva dallo stato di grave crisi in cui versa la società stessa.
La sottoscrizione dell'accordo da parte del sindacato è stata volta a salvaguardare l'occupazione rispetto ad un piano di riassetto ed un nuovo modello organizzativo prospettato da Auchan, le cui priorità sono rappresentate da un contenimento dei costi e dal superamento della situazione di estrema difficoltà che coinvolge l'azienda stessa.
Il confronto proseguirà ora a livello territoriale per gestire l'accordo e per il recupero della contrattazione integrativa che è possibile effettuare su base regionale.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta immediata n. 577 presentata dalla Consigliera Porchietto, inerente a "Situazione ex Ilte di Moncalieri"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 577, presentata dalla Consigliera Porchietto.



PORCHIETTO Claudia

L'Assessore conosce molto bene la situazione. Una situazione delicata che, ahimè, abbiamo lasciato in eredità perché nasce alcuni anni or sono.
Tuttavia, mi pare che sia tornata all'onor della cronaca correttamente quando qualche giorno fa i dipendenti della ex Ilte nello stabilimento di Moncalieri, in una situazione alquanto surreale, sono riusciti a fare una sorta di mediazione con l'ENEL che era lì presente per apporre i sigilli ai quadri elettrici per i ritardati pagamenti.
Non voglio tediare l'Aula facendo la storia di questa azienda che, in realtà, nasce nel 2011, prosegue in questi anni e, addirittura, siamo arrivati ad un certo punto, quest'anno, in cui si era creata una best company rispetto a due gruppi ma, ad un certo punto, svuotata questa, è stata restituita al mittente.
Mi permetto di sottolineare un passaggio. Questa interrogazione a risposta immediata nasce da una forte sollecitazione dei dipendenti dell'ex Ilte Satiz che chiedono un'attenzione particolare rispetto a questo caso.
Un'attenzione che, chiaramente, è difficile dedicare allo stesso modo su tutte le situazioni di crisi in Piemonte. Tuttavia, questo caso è emblematico perché rappresenta una delle crisi più difficili in un settore come quello della grafica e dell'editoria. Non essendovi alcuna iniziativa di carattere nazionale rispetto ad un progetto industriale sul settore risulta molto difficile gestire la crisi soltanto a livello locale.
Credo che sia anche importante da parte dell'Aula e dell'Assessore, non tanto rispondere al question time con quello che tutti quanti sappiamo perché ci sono state anche iniziative di carattere parlamentare non soltanto della forza politica che rappresento, ma anche del Movimento 5 Stelle.
Credo che oggi, forse, ci vorrebbe un segnale da parte di tutta l'Aula di forte sollecitazione a livello nazionale per avviare delle iniziative sul tema della grafica che possano coinvolgere successivamente le numerose aziende in crisi ricordando che in particolare il Piemonte ed in particolare.



PRESIDENTE

Consiglieri, per cortesia, un po' di silenzio.



PORCHIETTO Claudia

Forse sarebbe importante che, oltre ad una risposta all'interrogazione ci fosse un'iniziativa di carattere consiliare che sottolinei l'urgenza e l'emergenza rispetto ad un settore, quello della grafica, che ormai ha delle condizioni difficilmente sostenibili sia come ammortizzatori sociali sia come politiche industriali che, in questo momento, sono assolutamente inesistenti anche a livello nazionale.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Pentenero per la risposta.



PENTENERO Giovanna, Assessore al lavoro

Risparmierei tutta la cronistoria perché credo che di quest'Azienda e del Gruppo che ne deriva potremmo scrivere una enciclopedia di come non si gestiscono le aziende, di qualsiasi settore esse siano.
La situazione dell'ex Ilte di Moncalieri è precipitata all'inizio del mese di luglio ed è stato presentato al Tribunale di Torino l'istanza per l'ammissione al concordato preventivo. Sotto il profilo degli ammortizzatori sociali la situazione è la seguente: 140 lavoratori ancora in forza a Satiz sono in cassa integrazione straordinaria per procedure concorsuale. Peraltro, voglio ricordare che il settore grafico ha, rispetto agli ammortizzatori sociali previsti dal nuovo decreto, ancora un trattamento specifico, perché c'è la consapevolezza di un settore che ha una condizione delicata e complicata su tutto il territorio nazionale.
Ripeto, i 140 lavoratori che derivano da Satiz sono in cassa integrazione straordinaria mentre i 167 lavoratori di Enerprint sono in attesa che il Tribunale decida sull'ammissione del concordato preventivo. I 140 lavoratori sono in cassa integrazione straordinaria per cessazione di attività in base alla normativa speciale che è attribuita al settore per le imprese del settore grafico editoriale e la cassa integrazione straordinaria è stata richiesta per 24 mesi. Se non fossimo stati nel settore della grafica, con le nuove norme, non avremmo potuto chiedere i 24 mesi.
La Regione Piemonte, come aveva concordato a suo tempo con Satiz per i lavoratori Enerprint, oltre ad aver accelerato al massimo la procedura per la richiesta al Ministero della cassa integrazione straordinaria, sta predisponendo, tramite l'Agenzia Piemonte Lavoro, gli atti necessari per l'anticipo della cassa integrazione.
E' evidente che soltanto attraverso processi di innovazione noi possiamo pensare che il settore della grafica editoriale possa ritrovare un suo spazio all'interno del nostro mercato del lavoro. Questa è una situazione molto particolare rispetto alle altre aziende che, in questi anni, hanno manifestato situazioni di crisi che hanno fatto ricorso agli ammortizzatori sociali in modo significativo. Si tratta di una situazione molto particolare che ha anche alcuni risvolti di carattere penale, oltre alla questione fallimentare, ma ci sono altri risvolti di carattere penale.
Occorre distinguere la questione specifica di queste aziende del Gruppo e immaginare quali elementi di innovazione noi possiamo introdurre possiamo pensare per un settore che, comunque, ha una sua rilevanza all'interno del contesto regionale, quindi provare ad immaginare percorsi che permettano di innovare la loro attività e la loro situazione.
Per quello che riguarda la situazione dell'ex Ilte e di tutto il contesto legato a Moncalieri, avremo un tavolo a breve per fare il punto della situazione e, come ho detto, nel frattempo, ci siamo attivati per mettere in atto tutti gli strumenti a nostra disposizione.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione a risposta immediata n. 571 presentata dal Consigliere Appiano, inerente a "Organizzazione dei servizi sanitari in Val Sangone"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 571, presentata dal Consigliere Appiano, che ha la parola per l'illustrazione.



APPIANO Andrea

Grazie, Presidente.
L'antefatto è che a fine giugno l'ASL TO3 ha comunicato la riduzione del servizio di guardia medica estiva, da molti anni fruibile in Val Sangone, con la posticipazione di alcuni giorni dell'inizio dal 1° al 13 luglio e l'anticipazione della fine, dal 31 al 21 agosto. Un taglio del 40 che va ad acuire notevoli carenze nell'organizzazione complessiva dei servizi sanitari della vallata. Per esempio, ciò si aggiunge al fatto che da tempo le ambulanze del 118 non hanno l'infermiere a bordo nelle ore notturne, con la motivazione dello scarso numero di interventi effettuati.
Faccio presente che questo problema non è specifico della sola Val Sangone, ma è un problema abbastanza diffuso. Le ragioni che vengono addotte a queste motivazioni attengono al criterio della cosiddetta produttività, scarsi interventi ed eccessivo costo e alternative facilmente fruibili come, per esempio, il fatto che se manca la guardia medica, in particolare per l'estate, ci si può rivolgere ai medici di medicina generale che renderebbero a pagamento questi servizi - se si tratta di un non residente - o al punto di primo intervento di Giaveno, su cui mi auguro che prima o poi si prendano posizioni definitive per riqualificarlo da qui al futuro.
Si tenga anche presente che la città di Giaveno e, comunque, la Val Sangone è territorialmente distante dal primo presidio ospedaliero immediatamente disponibile, dunque le criticità sono evidenti. Ricordo che nel periodo estivo è territorio di alto turismo con un elevato numero di villeggianti in età avanzata e con pluripatologie.
Si constata che la riorganizzazione della guardia medica estiva è avvenuta senza una concertazione con i Sindaci, quindi con i territori, e che gli stessi medici erano stati invitati, entro il 10 giugno, a formulare le loro proposte di turnazione secondo il vecchio calendario, hanno solo scoperto con il senno del poi che il periodo 2015 era più ridotto sia nell'inizio che nella fine.
A tal fine, interrogo l'Assessore competente, che verrà rappresentato da altro componente della Giunta, su come intende intervenire per assicurare che i servizi sanitari siano adeguati e pienamente rispondenti alle reali esigenze dei residenti e dei turisti della Val Sangone sollecitando in tale ottica sia il mantenimento del servizio di guarda medica estiva con le modalità analoghe agli anni scorsi sia l'estensione alle ore notturne della presenza dell'infermiere a bordo e delle ambulanze del 118.



PRESIDENTE

Risponde il Vicepresidente Reschigna; prego.



RESCHIGNA Aldo, Vicepresidente della Giunta regionale

In effetti c'è stato un ritocco, in termini di attivazione della guardia medica, nei distretti di Susa e Giaveno. Questo ritocco si è sostanziato con una lieve posticipazione del giorno di inizio rispetto al passato, dal 1° al 13 luglio, e una lieve anticipazione della fine, il 21 agosto anziché il 31 agosto, rispetto agli anni scorsi.
Tale decisione deriva dalla scarsissima affluenza al servizio nei periodi di inizio luglio e fine agosto: in alcuni Comuni in tali periodi è mediamente pervenuto un solo paziente ogni tre-quattro ore di guardia medica effettiva, tenuto conto che in tutto il mese di luglio 2014 sono pervenuti n. 20 pazienti in tutto, su 66 ore di presenza medica, e 40 pazienti in agosto 2014.
Sotto questo aspetto, quindi, abbiamo ritenuto di concentrare il servizio di guardia medica, rispetto al periodo della stagione estiva di più intensa presenza di villeggianti.
Per quanto riguarda la richiesta di estensione alle ore notturne della presenza dell'infermiere a bordo dell'ambulanza, si precisa che l'operatività dei mezzi di soccorso sul territorio della Val Sangone è comunque garantita da mezzi di soccorso avanzato h24 con medico a bordo per quanto riguarda la postazione di Giaveno, e con medico ed infermiere h24 per la postazione di Avigliana.
La DGR 36-1483 del 25 maggio 2015 ha permesso lo sblocco delle assunzioni con il definitivo consenso al trasferimento del personale in graduatoria dell'ASL TO3. Pertanto, si sta provvedendo gradualmente all'assunzione in capo alla Città della Salute e della Scienza di Torino del suddetto personale.
Ad oggi, la postazione di Giaveno risulta coperta con medico ed infermiere tutti i giorni h24; dal 15 di agosto sarà coperta h24 nei giorni di venerdì sabato e domenica, ed entrerà a totale regime a far data dal 1 settembre 2005.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Interrogazione a risposta immediata n. 573 presentata dal Consigliere Valle, inerente a "Contributo acquisto parrucche per donne e bambine sottoposte a chemioterapia"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione a risposta immediata n. 573, presentata dal Consigliere Valle, che ha la parola per l'illustrazione.



VALLE Daniele

Grazie, Presidente.
Questo è un contributo che la Regione Piemonte porta avanti dal 2010 e che garantisce, a donne e bambine in cura chemioterapica, di avere un contributo per l'acquisto di parrucche, ovviamente a condizione di essere al di sotto di una certa fascia di ISEE.
Il contributo è stato portato avanti per diversi anni; mentre ora siamo fermi in attesa di capire che cosa sarà del contributo 2014. Ovviamente c'è una grande richiesta che interessa diversi sportelli di accesso delle nostre ASL.
E' da segnalare che il servizio e il contributo sono ancora segnalati come attivi sul sito della Regione Piemonte, quindi l'aspettativa, a maggior ragione, è particolarmente forte e confermata.
E' nostro interesse, quindi, sapere quali sono gli intendimenti per l'anno 2014, e poi per il 2015 ovviamente, della Regione in questo senso.
Grazie.



PRESIDENTE

Risponde il Vicepresidente Reschigna; prego.



RESCHIGNA Aldo, Vicepresidente della Giunta regionale

Tale contributo rientra nella categoria dei cosiddetti "Extra LEA", che costituiscono livelli di assistenza aggiuntivi rispetto a quelli previsti dalle norme del Servizio Sanitario Nazionale e, in quanto tali esplicitamente non finanziabili con i fondi del Fondo Sanitario.
Lo scorso anno, la Regione Piemonte ha coperto le spese sostenute dalle ASL attraverso il proprio bilancio regionale utilizzando fondi destinati alle politiche sociali.
Nell'ambito degli stanziamenti assegnati, gli Assessorati sono impegnati a trovare le coperture necessarie per garantire il mantenimento dei contributi anche per il 2015.
Nel frattempo, l'Assessorato ha avviato contatti con la Commissione Salute e con il Ministero della Salute, per favorire il riconoscimento di questo livello di assistenza nei provvedimenti di riordino della materia che sono in corso di negoziazione a livello statale.


Argomento: Psichiatria

Interrogazione a risposta immediata n. 574 presentata dal Consigliere Campo, inerente a "Casa di Cura San Michele di Bra"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 574 presentata dal Consigliere Campo, che ha la parola per l'illustrazione.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Con quest'interrogazione vorremmo avere un chiarimento su quello che si sta facendo per applicare la legge relativamente alla chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari.
Il percorso individuato prevedeva una transizione, attraverso strutture intermedie chiamate REMS, individuate nel numero di due a livello regionale. Questo percorso però pare arenato, tant'è che abbiamo avuto, in un consiglio comunale nella mia provincia, a Bra, notizia che si stava siglando una convenzione tra l'ASL o la Regione e una struttura privata, la Casa di Cura San Michele, per ospitare 31 di questi internati, in questa struttura privata, quindi al di fuori di qualsiasi percorso individuato dalla norma di legge.
Poiché ormai si tratta di una questione per cui i fondi sono stati individuati (stiamo parlando di procedure fatte tra il 2013 e il 2014, con un'ultima deliberazione di marzo 2015) e sono state individuate le ASL di riferimento che dovrebbero occuparsi anche del passaggio intermedio dei REMS, vorremmo capire che cosa si sta facendo in realtà, perché pare si stia stipulando una convenzione triennale per ospitare 31 pazienti (ben più di quanto previsto dalla norma), in una struttura privati che sarebbe inadeguata.
Grazie.



PRESIDENTE

Risponde il Vicepresidente Reschigna; prego.



RESCHIGNA Aldo, Vicepresidente della Giunta regionale

Il percorso di superamento degli ex Ospedali Psichiatrici Giudiziari incontra difficoltà e ritardi - aggiungerei pregiudizi - in tutto il territorio nazionale.
A suo tempo, il Piemonte ha comunicato alle istituzioni competenti che la disponibilità di posti letto in due REMS provvisorie si concretizzerà nell'autunno del 2015.
Il ritardo è principalmente dovuto al ritardo di realizzazione delle due strutture identificate come sede definitiva di REMS (Bioglio e Alessandria), che al momento del cambio di amministrazione regionale non risultavano né progettate né finanziate, ma solamente individuate. A questo ritardo si è poi aggiunto quello dovuto alla difficoltà di reperire soluzioni provvisorie in possesso dei requisiti funzionali necessari e collocate in contesti territoriali disponibili ad accogliere l'insediamento.
Nel tentativo di abbreviare i tempi di realizzazione, è stata esplorata anche la possibilità di utilizzare temporaneamente parte di alcune strutture ospedaliere private, risultate in esubero rispetto al fabbisogno regionale nell'ambito del riordino della rete ospedaliera regionale.
Per questo è stata anche presa in considerazione la clinica San Michele di Bra.
Tuttavia, in considerazione delle obiezioni poste dal Consiglio Comunale di Bra, la Direzione Regionale Sanità sta al momento esaminando ipotesi alternative.


Argomento: Celebrazioni Manifestazioni Anniversari Convegni

Interrogazione a risposta immediata n. 572 presentata dalla Consigliera Accossato, inerente a "Le amnesie del programma MITO 2015"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 572, presentata dalla Consigliera Accossato, che ha la parola per l'illustrazione.



ACCOSSATO Silvana

Grazie, Presidente.
La materia oggetto di quesito è sicuramente meno grave di quelle che abbiamo sentito oggi, però mi sembrava opportuno segnalare all'Assessore, e chiedere anche un suo intervento, rispetto a questa dimenticanza di cui ho avuto modo di rendermi conto vedendo il programma MITO.
MITO è sicuramente una grande manifestazione del nostro territorio. E' storicamente sedimentata nell'area torinese - e sicuramente ha avuto un'implementazione forte con l'accordo con Milano - ed è anche un'occasione di valorizzazione delle realtà del nostro territorio e dei luoghi che ospitano gli spettacoli.
Con molto stupore ho verificato come, all'interno della guida, non sia indicata la specifica localizzazione della Lavanderia a Vapore n indicazioni utili per raggiungere questo luogo.
In realtà questo mi sembra, non solo una scorrettezza nei confronti dell'organizzazione complessiva, ma anche un limite per ottenere buoni risultati per la riuscita del programma.
Peraltro, stiamo parlando di un luogo, la Lavanderia a Vapore di Collegno, recentemente oggetto di un protocollo d'intesa tra la Regione Piemonte e la città di Collegno, sulla quale la Regione sta investendo molto in termini di promozione, valorizzazione e progettualità future.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Parigi per la risposta.



PARIGI Antonella, Assessore alla cultura

Grazie, Presidente e grazie, Consigliera.
Innanzitutto vorrei sottolineare che la Regione Piemonte non finanzia MITO, direi da diversi anni. Qualche volta è stato dato un contributo sulla legge n. 58, ma riteniamo che essendo un'iniziativa della Città non abbia bisogno del contributo su detta legge.
Non certo come Ente finanziatore, quindi, ma semplicemente per rispondere al suo quesito, abbiamo chiesto delle delucidazioni che qui le riporto. Innanzitutto nel programma di MITO 2015 non viene citata a pagina 172, tra le location elencate, la Lavanderia a Vapore, in quanto si tratta di una location non utilizzata dal Festival MITO. Infatti, la Lavanderia a Vapore è stata scelta quale sede di spettacolo dal Festival "Torino danza" il cui programma è stato riportato nella guida di MITO 2015 solo a titolo pubblicitario e non rientra dunque nella programmazione dello stesso.
Facendo una verifica, nel programma di "Torino danza" la denominazione della Lavanderia a Vapore è stata riportata nella sua completezza (indirizzo e Comune).
Si precisa infine che nella dicitura "Fonderie Limone Moncalieri" è stato riportato anche il nome del Comune perché è parte integrante del marchio, a differenza di quanto non sia attualmente per la Lavanderia a Vapore. Ora, poiché come forse lei saprà proprio due giorni fa ci è stata aggiudicata la Lavanderia a Vapore, forse una delle prime cose che come Piemonte Live bisognerà pensare è quella di ristrutturare il marchio aggiungendo ovviamente il Comune, ovverosia Collegno.
Grazie.


Argomento: Caccia

Interrogazione a risposta immediata n. 578 presentata dal Consigliere Vignale, inerente a "Caccia: come la Regione intende modificare, dopo la sentenza del TAR, il calendario venatorio 2015-2016 e ricostruire un clima di confronto e rispetto con il mondo venatorio"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'ultima interrogazione a risposta immediata, la n. 578, presentata dal Consigliere Vignale, che ha la parola per l'illustrazione.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Nella stessa giornata in cui si è discusso - e ha fatto ovviamente più notizia - il ricorso al TAR relativamente alla liste del Presidente e a quelle ad esso collegate, le Associazioni venatorie, i Comprensori alpini gli Ambiti territoriali di caccia hanno visto accolto un ricorso davanti al Tribunale amministrativo che avevano avanzato rispetto al calendario approvato dalla Regione Piemonte.
Sommariamente, il ricorso si riferisce ad alcuni punti in particolare.
Il calendario vietata l'attività di prelievo della pernice bianca, riduceva il periodo di caccia per alcune specie - tortora, quaglia, beccaccia e fagiano - e soprattutto non garantiva, come prevede la legge nazionale n.
157, i 90 giorni di attività venatoria: il calendario oggi vigente - al di là delle pre-aperture sui corvidi - prevede l'apertura della caccia il 4 ottobre, con chiusura - al di là delle differenziazioni delle specie venabili e dei loro tempi - il 31 gennaio.
Il Tribunale amministrativo ha accolto alcuni degli aspetti che i ricorrenti hanno posto, in particolar modo relativamente al mancato inserimento della pernice bianca all'interno del calendario, non avendo tenuto conto di un elemento che regolamenta l'attività venatoria, cioè quello legato alla presenza faunistica data dai censimenti e la relativa possibilità o meno, qualora la presenza non vi sia, di attività venatoria.
La decisione, per esempio, di posticipare al 4 ottobre l'apertura della caccia alla tortora senza una motivazione disattende il parere dell'ISPRA che, come alcuni colleghi ricordano, esprime un parere consultivo ma che nel corso degli ultimi anni è diventato un parere tenuto in grande considerazione dal Tribunale amministrativo, ancorché non sia vincolante e ancorché l'Ente esprima un parere unico, pur in una nazione lunga come l'Italia e soggetta per esempio ad una consistente attività migratoria: lo stesso parere che l'ISPRA esprime, infatti, vale tanto per la Sicilia quanto per la nostra Regione, ovviamente risultando inutile in particolar modo rispetto alle specie migratorie.
La restrizione del periodo di caccia al fagiano, altresì, non tiene conto delle indicazioni espresse dall'ISPRA e viene anche ritenuta immotivata, sempre dalla sentenza, la non anticipazione alla quarta domenica di settembre dell'apertura della caccia al cinghiale.
In ultimo - e vado a finire - l'Assessore il 6 luglio ha svolto un incontro - ovviamente legittimo - presso il suo Assessorato; ed è altrettanto legittimo invitare chi l'Assessore ritenga. Crediamo non sia stato corretto, in quel caso, invitare tutti i soggetti del caso Associazioni ambientaliste, ecc - ma fra le Associazioni venatorie solo una, che era anche quella che non aveva sottoscritto il ricorso. Per carità: si tratta di una modalità che ha già annunciato in un altro caso il Presidente Chiamparino, nel dire "noi con chi ricorre non parliamo". Ci sembra però una modalità oggettivamente non utile, anche a dimostrazione del fatto che poi i ricorrenti avevano ragione.
Al di là di questi aspetti, la domanda che formuliamo è una sola, al fine di sapere quando e in che modalità verranno apportate le modifiche al calendario venatorio, in quanto la sentenza del TAR, in relazione ai punti che ho sommariamente ricordato, ha sospeso il calendario rispetto a quegli elementi che il TAR stesso ha ritenuto non legittimi.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere.
Per la Giunta regionale, risponde l'Assessore Ferrero.



FERRERO Giorgio, Assessore alla caccia

Grazie, Presidente e grazie, collega.
Il Consigliere Vignale ha detto molto correttamente che la sentenza del TAR ha accolto parzialmente le richieste di alcune associazioni venatorie tra cui, in qualità di capofila, Federcaccia - e di alcuni ATC e CA.
Vengo subito alla risposta, precisando solo alcune cose. Naturalmente noi, in assenza di legge regionale sulla caccia, sempre - e anche in questo caso - abbiamo avuto il parere di ISPRA sul calendario venatorio naturalmente positivo. Quelle cui fa riferimento la sentenza sono linee guida di ISPRA. Però lascerei perdere la vicenda legale e mi fermerei ai fatti.
La sentenza dispone l'anticipo, per la specie fagiano, dal 4 al 1 ottobre (cioè ad un mercoledì) e, per la specie cinghiale, alla quarta domenica di settembre. Soluzione che noi peraltro avevamo già prospettato proponendo cioè di aprire l'intero calendario venatorio mercoledì 1 ottobre e anticipando per il cinghiale alla settimana prima, con l'assoluta contrarietà dei ricorrenti. Questo è il motivo per cui - siccome loro ci hanno chiesto di aprire insieme per tutte le specie e di farlo in un giorno che fosse domenica. Avendo il parere positivo di ISPRA per questa soluzione solo per la prima domenica di ottobre - quello era il calendario che noi abbiamo composto.
Ad ogni modo, noi ottempereremo all'ordinanza del Tribunale Amministrativo, quindi stiamo predisponendo una DGR che attui tale ordinanza.
Per quanto riguarda la convocazione delle associazioni venatorie immagino saranno un po' imbarazzate: ci hanno fatto richiesta per avere un incontro e posso dire con soddisfazione che alle 9 di mattina - la sua interrogazione è pervenuta alla ore 13 - avevo già fissato loro un incontro per il 5 agosto sul tema del calendario venatorio. Quindi ho già provveduto: è nostro dovere tenere rapporti e dialogo con tutti. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie.
Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.



(Alle ore 15.22 il Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS



(La seduta ha inizio alle ore 15.26)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Chiapello, Monaco, Rostagno e Saitta.


Argomento: Protezione della natura (fauna, flora, minerali, vigilanza, ecc.)

Proseguimento esame disegno di legge n. 90, inerente a "Riordino del sistema di gestione delle aree protette regionali e nuove norme in materia di Sacri Monti. Modifiche alla legge regionale 29 giugno 2009, n. 19 (Testo unico sulla tutela delle aree naturali e della biodiversità)"


PRESIDENTE

Proseguiamo l'esame del disegno di legge n. 90, inerente a "Riordino del sistema di gestione delle aree protette regionali e nuove norme in materia di Sacri Monti. Modifiche alla legge regionale 29 giugno 2009, n.
19 (Testo unico sulla tutela delle aree naturali e della biodiversità)", di cui al punto 4) all'o.d.g.
Nella seduta antimeridiana è terminata la discussione generale.
Sono stati votati e approvati gli articoli 1, 2 e 3; l'articolo 3 bis è stato respinto. E' iniziato l'esame dell'articolo 3 ter: è stato già illustrato l'emendamento rubricato n. 18).
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Gariglio; ne ha facoltà.



GARIGLIO Davide

Grazie, Presidente.
Le sarei grato se potesse disporre una sospensione di dieci minuti della seduta per poter procedere anche ad un confronto finale tra i Gruppi consiliari su alcuni emendamenti; credo che questo possa essere un buon viatico per una rapida definizione delle questioni ancora in sospeso.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Gariglio.
I Capigruppo possono recarsi in Sala A.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 15.27, riprende alle ore 16.25)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Avevamo detto che nella seduta pomeridiana avremmo affrontato il punto 5) all'o.d.g., inerente a "Nomine". Tuttavia, poiché alcuni Gruppi stanno ancora facendo delle verifiche e quindi non sono pronti, posticipiamo tale punto a una prossima seduta e proseguiamo con l'esame del disegno di legge n. 90.
Siamo all'articolo 3 ter. Abbiamo illustrato l'emendamento n. 18) e dobbiamo illustrare l'emendamento n. 19).
Ha chiesto di intervenire il collega Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Non sull'emendamento. Chiederei solo una sospensione di tre minuti per poter aggiornare il nostro Gruppo.



PRESIDENTE

Va bene per pochi minuti.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 16.26, riprende alle ore 16.43)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
ARTICOLO 3 ter Emendamento rubricato n. 19) presentato dal Consiglieri Vignale, Berutti Graglia, Pichetto Fratin, Porchietto, Sozzani: Dopo l'articolo 3 del disegno di legge n. 90, è aggiunto il seguente: "3 quater. Inserimento dell'articolo 5 bis nella legge regionale n.
19/2009: 1. Dopo l'articolo 5 della legge regionale n, 19/2009, è aggiunto il seguente: Articolo 5 bis (Istituzione Marchio di qualità) 1. La Regione Piemonte, al fine di sostenere l'economia delle aree interessate dalla presente legge, promuove l'istituzione di un Marchio di qualità delle aree protette e singoli Marchi per aree omogenee.
2. Al fine di garantire la registrazione, la promozione, la realizzazione dei protocolli di qualità, la Regione individua adeguate risorse in particolar modo all'interno dei fondi del Piano di sviluppo rurale".
La parola al Consigliere Vignale per l'illustrazione.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Illustro l'emendamento n. 19), collegandolo anche al n. 18) soltanto perché vi è una modifica.
L'emendamento n. 19) prevede l'istituzione di Marchi di qualità, cosa che noi crediamo estremamente utile all'interno dei parchi per due motivi.
Il primo è che, in qualche modo, individua - come peraltro alcune aree protette nella nostra regione hanno già fatto - quelle che sono le eccellenze di alcune qualità presenti all'interno delle aree stesse. Per noi è importante ciò che dice il comma 2, relativo alla registrazione promozione, realizzazione dei protocolli di qualità, contemperando quello che le norme regionali, le norme nazionali ed europee prevedono, perch questa è una materia certamente complessa, ma in particolar modo nelle aree montane vi è una possibilità di maggiore facilità di registrazione dei marchi.
E' importante individuare una qualità all'interno di alcuni territori anche perché una serie di fondi europei sono destinati proprio alla promozione e qualificazione di prodotti che, in qualche modo, sono soggetti a marchio e soprattutto a protocollo di qualità. Di conseguenza, riteniamo che l'emendamento n. 19) da noi abbiamo proposto sia utile nel territorio piemontese; in questo caso parliamo di territorio delle aree protette, ma in realtà è un tema che dovrebbe essere affrontato in modo più generale all'interno di tutto il territorio piemontese, cosa che peraltro la Regione Piemonte, da alcuni anni, ha già fatto.
Modifichiamo poi l'emendamento n. 18), su richiesta della Giunta regionale, per cui ciò che viene previsto dall'emendamento n. 19), anche se era più completo nei commi 1 e 2, diventa un'aggiunta del comma 1 dell'emendamento n. 18) con le parole "anche attraverso la valorizzazione di specifici Marchi di qualità". Avremmo preferito l'approvazione dei due differenti emendamenti - tanto quello sulla promozione della vendita on line, che però è già stato illustrato questa mattina, quanto quello dell'istituzione del Marchio di qualità - in maniera distinta, ma almeno in questo modo riusciamo a introdurre la modifica all'interno del testo della legge. Questa non è altro una delle misure che cercano in qualche modo di declinare l'attività di promozione territoriale.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Berutti; ne ha facoltà.



BERUTTI Massimo

Grazie, Presidente.
L'opportunità che abbiamo con questo disegno di legge non è solo ed esclusivamente una revisione della legge legata al meccanismo dei parchi ma, in un momento storico di riforma dei vari sistemi sia amministrativi sia locali, abbiamo anche l'opportunità, a mio avviso, di provare a vedere quanto un sistema già collaudato, soprattutto in ambiti territoriali abbastanza particolari e ben capillarizzati nel territorio regionale, di studiare delle formule che, in qualche modo, possano dare soluzioni opportunità e, soprattutto, far evolvere i sistemi territoriali.
Ritengo che questo emendamento sia una proposta di assoluta fondatezza ma soprattutto di opportunità, perché noi dobbiamo incominciare a pensare (dico noi: sia maggioranza sia opposizione) che i sistemi territoriali sono sempre più in difficoltà anche dal punto di vista finanziario, cosa che era emersa sin dall'inizio di questo lavoro sul disegno di legge.
Pertanto, occorre un meccanismo di valorizzazione, di identificazione cioè quel percorso che i sistemi di marketing oggi chiedono di applicare sia nel mondo della comunicazione, anche pubblica, sia nel mondo del sistema (questo è perfettamente attinente al sistema turistico), e di cui soprattutto necessitano.
Dobbiamo andare al di là delle posizioni politiche e "culturali" (anche qui ci sarebbe da disquisire), perché oggi dobbiamo fare in modo di creare delle opportunità. O questi mondi hanno delle opportunità e vengono guidati (non dimentichiamo che c'è anche una necessità di evoluzione, che nasce dalle linee che l'organo di riferimento superiore indica), oppure continuiamo ad avere delle situazioni che rischiano di implodere in se stesse, perché non hanno risorse, non hanno nuove opportunità, non danno sfogo ad idee innovative o quantomeno evolutive, che portano questi contesti a proiettarsi nel sistema.
Come diceva il collega, in un meccanismo che vede davanti a sé almeno un quinquiennio, se non un settennato (ormai sono già passati due anni dal punto di vista dei fondi europei), probabilmente siamo noi che dobbiamo creare delle opportunità e indicare delle strade su cui lavorare. Questa è una di quelle.



PRESIDENTE

La parola alla Vicepresidente Ruffino, che interviene in qualità di Consigliera.



RUFFINO Daniela

Grazie, Presidente.
Vogliamo approfondire il tema del Marchio, perché lo riteniamo importantissimo e vogliamo spiegare, nel dettaglio, il perché di questo emendamento.
Intanto, il Marchio identifica le aziende agricole delle aree protette e, poi, risponde a tutta una serie di esigenze importantissime, quali: individuare nella caratteristica di maggiore compatibilità ambientale il valore aggiunto dell'agricoltura attuata nelle aree protette, anche con la promozione di pratiche e tecniche produttive che siano rispettose dell'ambiente, ma che lo qualifichino rispetto all'attività che si svolge.
Pensiamo, inoltre, che il marchio serva ad intercettare la nuova domanda del cittadino consumatore, offrendo un binomio importante, ambiente prodotto, e poi prodotto agricolo, agroalimentare, che definisca le produzioni e che sempre di più indichi il senso di appartenenza alla comunità locale.
Pensiamo anche che il Marchio riesca a fornire una concreta prospettiva di valorizzazione economica delle produzioni e dei servizi offerti nell'area protetta, promuovendo una crescita parallela all'immagine del parco e delle aziende.
Ancora, crediamo che il Marchio riesca a creare e sostenere una rete di valorizzazione e cooperazione tra le aziende, il parco, la riserva e le aree protette. Se non ci fosse questa opportunità, molto probabilmente sarebbe più difficile riuscire a creare e costruire questo dialogo.
Un altro piccolo aspetto, prima di concludere: il Marchio promosso dall'ente gestore intende anche certificare la provenienza e la sostenibilità delle produzioni e degli ambienti, e ovviamente anche la volontà e l'impegno che i produttori scelgono nel salvaguardare e conservare i segni tradizionali dell'agricoltura e del paesaggio del parco.
Presidente e Assessore, pensiamo che la finalità del Marchio sia quella di accrescere l'immagine del parco riserva e anche delle aziende che collaborano a questo importante obiettivo. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei, Consigliera Ruffino.
Prima di dare la parola al collega Graglia, se l'Aula acconsente suggerirei di continuare l'esame del disegno di legge n. 90 fino alle ore 18. Poi, dalle ore 18 alle 19, cercheremo di trattare qualche atto di indirizzo, tranne quelli che vedono come competente l'Assessore Saitta.
La parola al Consigliere Graglia.
BATZELLA Stefania (fuori microfono) Presidente, posso dire una cosa a proposito dell'Assessore Saitta?



PRESIDENTE

Dipende dall'argomento. Prego.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente, sarò breve.
Lei ha detto che non verranno discussi gli ordini del giorno che riguardano l'Assessore Saitta?



PRESIDENTE

Sì, perché non è presente.



BATZELLA Stefania

Ho capito. Allora rimandiamo il tutto a settembre.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie a lei, Consigliera Batzella.
Prego, Consigliere Graglia.



GRAGLIA Franco

Grazie, Presidente.
Questo è un emendamento che racchiude un po' tutti gli intenti del nostro Gruppo, che sta lottando per ottenere qualche risultato con l'esame del provvedimento di riordino dei parchi, che tanto ci fa discutere (ormai sono una ventina di settimane).
Questo emendamento chiede l'istituzione del Marchio di qualità, che ci consentirebbe di individuare le eccellenze dei prodotti delle nostre aree protette, che sono - come dicevamo - prodotti di nicchia e che, quindi dovremmo far conoscere non solo ai piemontesi, ma anche agli italiani, e non solo. In questo modo, riusciremmo anche a garantire la promozione del territorio (e qui torniamo a battere su questo tasto, in cui crediamo molto), la registrazione e la realizzazione di questi prodotti di qualità.
Per fare questo, però, è fondamentale che la Regione riesca a mettere a disposizione delle risorse adeguate. Torniamo, ancora una volta - e lo faremo anche più avanti - sull'argomento riguardante la promozione del territorio e dei nostri prodotti. Un territorio - quello piemontese turistico, che deve essere assolutamente valorizzato con tutti i mezzi.
Ricordiamo che il turismo è una risorsa importantissima per la nostra regione, che presenta molti prodotti di eccellenza.
Il Marchio di qualità che proponiamo identificherebbe anche le aziende e garantirebbe i consumatori, che sarebbero così invogliati a consumare questi prodotti, protetti dal marchio.
Per questo motivo, abbiamo pensato di presentare l'emendamento in oggetto.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Graglia.
Emendamento rubricato n. 20) presentato dal Consiglieri Vignale, Berutti Graglia, Pichetto Fratin, Porchietto, Sozzani: Dopo l'articolo 3, del disegno di legge n. 90, è aggiunto il seguente: "3 quinquies. Inserimento dell'articolo 5 bis nella l.r. 19/2009 Dopo l'articolo 5, della l.r. 19/2009, è aggiunto il seguente: Art. 5 bis (Misure di incentivazione) Ai comuni e alle province il cui territorio è compreso, in tutto o in parte, entro i confini di un'area protetta regionale è, nell'ordine attribuita priorità nella concessione di finanziamenti statali e regionali richiesti per la realizzazione, sul territorio, compreso entro i confini del parco stesso, dai seguenti interventi, impianti e opere: restauro dei centri storici ed edifici di particolare valore storico e culturale recupero dei nuclei abitati rurali opere igieniche e idropotabili e di risanamento dell'acqua, dell'aria e del suolo opere di conservazione e di restauro ambientale del territorio, ivi comprese le attività agricole e forestali attività culturali nei campi di interesse del parco agriturismo attività sportive compatibili strutture per la utilizzazione di fonti energetiche a basso impatto ambientale, quali il metano e altri gas combustibili, nonché interventi volti a favorire l'uso di energie rinnovabili.
2. Il medesimo ordine di priorità di cui al comma 1 è attribuito ai privati, singoli o associati, che intendono realizzare iniziative produttive o di servizio.".
La parola al Consigliere Vignale per l'illustrazione.



VIGNALE Gian Luca

L'emendamento n. 20), ancorché con una modifica che inserisca all'interno della legge regionale integralmente un articolo della legge regionale, crediamo sia estremamente importante, perché la legge nazionale che tende ad essere una norma equilibrata, dove alla tutela prevede anche come viene definito dall'articolo, misure di incentivazione, è finalizzato a fare in modo che nei Comuni, entro i confini dei quali vi è un'area protetta sono attribuiti, nell'ordine della possibilità dei finanziamenti in questo caso regionali, dei contributi per il restauro dei centri storici, per edifici di particolare valore, per il recupero dei nuclei abitati rurali, per opere igieniche o idropotabili, per conservazione e restauro del territorio, per attività culturali, agriturismo e altro.
Questo è estremamente importante, perché è uno di quegli emendamenti che, una volta approvato, di nuovo renderebbe la legge più equilibrata perché non soltanto individua misure di promozione del territorio, come abbiamo avuto modo di dire nella discussione generale di questa mattina, ma introduce anche misure di incentivazione per coloro che vivono all'interno di un'area protetta.
E' evidente che una norma si prova a concretizzare con quelli che sono gli strumenti e soprattutto le risorse a disposizione della Regione Piemonte. E' altrettanto vero che non vi sono solo le risorse regionali, ma ricordiamo come all'interno dei fondi europei ci sia tutta una serie di misure; una in modo particolare all'interno del PSR proprio per quegli agricoltori che vivono all'interno di un'area protetta che abbiano misure di incentivazione ed indennità, così come quelli che abitano in altre aree disagiate della nostra Regione.
Vi sono anche altri interventi che fanno riferimento alla qualificazione urbana delle aree dei Comuni all'interno di aree protette o degli interventi di opere pubbliche o di riduzione di emissioni. Questi in qualche modo fanno sì che tanto le Amministrazioni comunali quanto le persone che vivono all'interno di un'area protetta abbiano almeno nel dettato della legge uno strumento di equilibrio, che consenta loro di avere un'agevolazione che bilanci i vincoli o, comunque, le limitazioni che vivere ed operare all'interno di un'area protetta può portare.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Berutti; ne ha facoltà.



BERUTTI Massimo

Grazie.
Certamente è una proposta abbastanza forte, perché il fatto di attribuire priorità non è una proposta debole. Non dobbiamo dimenticare che parliamo di contesti che, come hanno sempre dimostrato tutte le varie programmazioni storiche, questi territori sono identificati come zone in grande difficoltà anche dal punto di vista dello sviluppo. Quindi, il fatto di identificare tutta una serie di aspetti - tra l'altro citati in questo emendamento - che vanno dal recupero degli abitati rurali ad attività culturali, dall'agriturismo alle attività sportive compatibili eccetera sono certamente delle opportunità, così come i discorsi legati all'aspetto ambientale o alla produzione di energia.
Non dobbiamo dimenticare che creiamo delle condizioni per cui questi territori possano riqualificarsi e possano sfruttare quelle che sono le grandi potenzialità e le grandi proprietà dal punto di vista patrimoniale ed ambientale. Queste possono essere tradotte in opportunità, in produzione (lo dico in modo brutale) di risorse finanziarie finalizzate al reinvestimento, allo sviluppo e quindi a tutta una serie di elementi che possano stimolare reinsediamenti, investimenti ed attività di carattere turistico, culturale ed ambientale.
Tutto questo o lo facciamo noi, mettendo questi territori nelle condizioni di farlo, oppure se non diamo questa possibilità e non c'è neanche la facoltà di avere le risorse per cofinanziare i progetti, è ovvio che diventa molto difficile. Quindi, si tratta di mettere in moto un meccanismo che in questo emendamento è già abbastanza contenuto, perché la possibilità di avere delle priorità sicuramente è importante.
D'altro canto, però, bisogna creare tutta quella serie di opportunità perché gli Enti pubblici facenti parte di questi territori, con i tagli che ormai vengono fatti sistematicamente - a parte il Comune capoluogo che beneficia dei decreti ad hoc - obiettivamente non possono sicuramente agire in questi termini.
Questo è uno di quegli emendamenti che danno veramente uno stimolo dal punto di vista dello sviluppo dei territori. In questo caso ci sembrerebbe assurdo non lavorare già immediatamente su questo tipo di emendamento perché perdere l'opportunità e la prospettiva dei fondi europei che possono partire in termini immediati, appoggiandosi su un'eventuale successiva modifica di legge, farebbe sì che si perderebbero mesi o addirittura anni e quindi non daremmo delle opportunità ai territori che pagherebbero le conseguenze in futuro.



PRESIDENTE

La parola alla Vicepresidente Ruffino, in qualità di Consigliera.



RUFFINO Daniela

Noi abbiamo provato, stendendo l'emendamento, a pensare e ad immaginare le motivazioni che ci hanno fatto elencare i vari recuperi e i restauri.
Tutto questo è derivato dal fatto che riteniamo che i parchi siano dei laboratori ideali per sperimentare e per valorizzare le risorse naturali culturali e sociali, ma anche per mettere a punto i più avanzati programmi strategici di un effettivo sviluppo di un territorio, che altrimenti faticherebbe a raggiungere i risultati che, invece, vogliamo immaginare.
Tant'è che pensiamo che nei confini del parco debba essere attribuita una concessione di finanziamenti che possono provenire dall'Unione Europea piuttosto che da stanziamenti regionali per cercare di portare avanti opere a sostegno e a favore di questo territorio, che negli anni ci sembra abbia avuto pochissime attenzioni.
In particolare, al di là delle opere e degli interventi che abbiamo elencato nell'emendamento, riteniamo che ci debba essere un'azione importante volta a portare i turisti nel parco, incrementando l'azione attraverso educational, attraverso premi ai giornalisti nazionali ed internazionali che abbiano voglia di parlare dei nostri parchi, a immaginare, dopo avere ottenuto e anche attuato delle opere, l'attenzione di tour operator che inseriscano i parchi nei cataloghi turistici selezionati e li leghino a fiere e manifestazioni varie.
Molte volte in Commissione abbiamo parlato dell'albergo diffuso che tranquillamente potrebbe essere realizzato nei parchi. Ovviamente ci devono essere i fondi per le ristrutturazioni delle abitazioni.
Riteniamo che i prossimi fondi strutturali possano essere molto ben utilizzati in questo contesto. Il patrimonio dei parchi è importantissimo ma ha necessità di opere, di conservazione e di restauro. Riteniamo che una legge come la nostra non possa fingere di dimenticarsi di questa grande opportunità che siamo convinti verrebbe anche condivisa dalla rete degli amministratori locali e sicuramente potrebbe dare nuova vita ai parchi.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Graglia; ne ha facoltà.



GRAGLIA Franco

Essendo un emendamento circoscritto le puntualizzazioni non possono che essere sempre le solite.
Riteniamo che questo sia un emendamento propositivo e di valorizzazione, come dicevamo prima, verso aree disagiate del nostro territorio. L'emendamento va nella direzione di dare una priorità ai Comuni e alle Province, ovviamente compresi in un'area protetta regionale concedere una priorità nella concessione di finanziamenti che non è detto che siano esclusivamente regionali, ma possono essere anche nazionali per la realizzazione di alcune opere all'interno dei confini del parco; opere importanti come il restauro dei centri storici e degli edifici di particolare valore storico e culturale; recupero di nuclei abitativi rurali, opere igienico idropotabili di risanamento dell'acqua, dell'aria e del suolo; opere di conservazione di restauro ambientale del territorio attività culturali nei campi di interesse del parco, agriturismo, attività sportive e compatibili; strutture per l'utilizzazione di fonti energetiche a basso impatto ambientale.
La seconda parte di questo emendamento, ovviamente, è stato proposta per comprendere non solo i Comuni e le Province, ma anche i privati singoli associati che intendono realizzare iniziative cosiddette produttive.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Porchietto; ne ha facoltà.



PORCHIETTO Claudia

Grazie, Presidente.
Una puntualizzazione che credo possa aggiungere qualcosa alle riflessioni che dobbiamo fare e poi mi auguro una votazione positiva di questo emendamento.
Molto spesso abbiamo guardato anche ad altre iniziative di altre Regioni, non soltanto nell'ambito specifico, ma magari iniziative che possono essere prese ad esempio. Se noi andiamo a vedere tutto quello che è stato fatto rispetto agli interventi sulla tutela delle aree naturali della biodiversità in Italia, troveremo in altre Regioni, molto attente da un punto di vista ambientali, come è stata la nostra Regione, una serie di interventi che calzano pressoché uguali a quello che stiamo cercando di proporre.
Se in questo momento vogliamo valorizzare una cultura diversa all'interno delle nostre aree naturali, necessitiamo, come ho detto in un intervento precedente, di una serie di iniziative che diano un segnale di cambiamento. Se andiamo a vedere ciò che è stato fatto in altre Regioni, ad esempio in Trentino Alto Adige, vedremo che le iniziative, gli interventi e le opere che abbiamo elencato in questo emendamento sono, comunque all'ordine del giorno e sono iniziative che hanno portato ad una serie di introiti, anche di natura economica, che hanno permesso uno sviluppo ulteriore della tutela delle aree naturali della biodiversità.
Riteniamo importante risottolineare, all'interno della legge, misure di incentivazione; un'incentivazione che fa bene sia alle aree di cui stiamo parlando, sia ad un'economia piemontese che stenta nel riprendere. A differenza di quanto è stato fino ad oggi, vale a dire una serie di desiderata (faremo, vedremo, ci lanceremo), qui ci sono iniziative di natura economica che possono essere veramente di aiuto sia per l'incremento dei posti di lavoro, sia per un incremento del PIL regionale piemontese che, ricordo, ormai da troppi anni è fermo a percentuali che non fanno onore alla nostra regione.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Porchietto.
Emendamento rubricato n. 21) presentato dal Consiglieri Vignale, Berutti Graglia, Pichetto Fratin, Porchietto, Sozzani: Dopo l'articolo 3, del disegno di legge n. 90, è aggiunto il seguente: 3. inserimento dell'articolo 5 bis nella l.r. 19/2009 Dopo l'articolo 5, della l.r. 19/2009, è aggiunto il seguente: "Art. 5 bis (biglietto di ingresso e tariffe dei servizi) Gli enti gestori delle Aree protette possono, d'intesa con la Comunità del parco, introdurre biglietti di ingresso per l'intera area protetta o una parte di essa (transito su strade bianche, piste forestali) o introdurre tariffe per servizi che l'ente gestore eroga.
Le risorse derivanti dall'applicazione del comma 1 risultano come risorse aggiuntive prioritariamente destinate ad attività di promozione territoriale e incremento occupazionale dei residenti all'interno dei comuni dell'area protetta.
La Regione Piemonte promuove tali attività anche con risorse finalizzate alla ristrutturazione ordinaria e straordinaria di case, fabbricati, strade che possono consentire entrate aggiuntive all'Ente gestore".
Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale per l'illustrazione; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
L'emendamento n. 21) è quello che introduce la possibilità per gli enti gestori di introdurre un biglietto di ingresso o tariffe per servizi. Lo dicevamo già nel corso della discussione generale e anche durante la discussione in sede di Commissione.
Dobbiamo prendere atto di due aspetti. Un aspetto, come dicevamo in altre occasioni, che la Regione Piemonte fa un investimento assolutamente significativo rispetto alla gestione delle aree protette. Intervento positivo perché, nel corso degli anni, ha garantito la tutela e, quando si riesce, la gestione territoriale che, con alcune modifiche che stiamo apportando alla legge, ci auguriamo anche che possa diventare volano economico, ma che si scontra con una realtà, cioè l'assenza delle risorse.
Sostanzialmente, il trasferimento che noi facciamo agli Enti parco, non solo quest'anno, ma negli ultimi anni, è un trasferimento che, in gran parte dei casi, è finalizzato al pagamento degli stipendi e delle spese fisse.
È necessario, invece, per poter, per esempio, partecipare ai bandi europei o per poter svolgere attività di promozione, individuare delle risorse aggiuntive. Se uno di voi, anche solo utilizzando un tablet, prova a vedere a livello europeo, e anche italiano, quanti sono i parchi, le aree protette che prevedono un biglietto, non soltanto di ingresso, o un pagamento di servizi che il parco ha realizzato, vedrà che questo è assolutamente maggioritario soprattutto e in particolar modo all'estero.
Credo che questa sia una parte che, in qualche modo, vada recepita anche all'interno della legge regionale tenendo conto che, in molti casi l'erogazione di nuovi servizi, le opportunità che possono derivare dalla gestione e l'introduzione di un biglietto di ingresso offrono anche delle garanzie occupazionali e di miglior gestione del territorio.
Ragion per cui crediamo che questo articolo sia importante nell'ottica di dare valore alla promozione territoriale, su cui maggiormente ci siamo mossi nella discussione su questa legge; andremmo a cassare, come condiviso, il punto 3, che è quello che prevedeva l'intervento che la Regione Piemonte faceva relativamente ad entrate aggiuntive per l'ente con risorse finalizzate alla ristrutturazione ordinaria e straordinaria di case e di fabbricati di proprietà della regione. Tuttavia, preferiremmo mantenerlo perché non è altro che riprendere quanto una legge regionale, la n. 1 del 2015, dice, cioè gli Enti parco hanno, in moltissimi casi, sedi di proprietà che non vengono utilizzate perché hanno necessità di interventi economici, magari anche non molto significativi, ma costosi.
Noi preferimmo che il comma 3 rimanesse perché introdurre un principio in una legge, non significa che debba essere necessariamente finanziato quest'anno, ma si lascia un impianto normativo che, in un anno in cui le risorse sono maggiori, può trovare un'allocazione.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE BOETI



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Berutti; ne ha facoltà.



BERUTTI Massimo

Questo emendamento evidenzia la possibilità di inserire il concetto del biglietto di ingresso e tariffe dei servizi.
In considerazione del fatto che a livello mondiale ogni area protetta e ogni parco è soggetto a questo tipo di situazione - biglietti o pagamento dei servizi - non si vede perché questa proposta non possa essere accolta.
Si tratta di un'opportunità per creare quelle forme di introito che gestite in un meccanismo di buona gestione (mettendo insieme tutta una serie di elementi di opportunità), danno quell'autonomia di gestione di spesa, e quindi di opportunità, che, con una visione quasi aziendale potrebbe dare garanzia di sopravvivenza a queste aree e garanzia di attività che si auto-alimentano, creando un meccanismo virtuoso che permette di far crescere e valorizzare sempre di più queste aree.
Questo vuol dire valorizzare i territori, farli crescere, permettere veramente una visione totalmente nuova, ma, soprattutto, creare un'attenzione, perché noi sappiamo che questi territori, se non hanno la possibilità di un reinsediamento, e quindi di un'attenzione da parte dei fruitori stanziali, cioè di chi ci vive, diventano solo territori di seconde case, con un graduale depauperamento dei patrimoni e con un aumento di criticità che alla fine vanno ad innescare ulteriori meccanismi di spesa, che naturalmente si ripercuotono sulle casse regionali.
O noi partiamo da una nuova visione dei sistemi, altrimenti ci facciamo del male.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Vicepresidente Ruffino in qualità di Consigliera; ne ha facoltà.



RUFFINO Daniela

Grazie, Presidente.
Cercherò di dare una motivazione in più per il biglietto di ingresso intanto perché pensiamo sia difficile dire quale sia il fabbisogno finanziario di un parco. Le attività da fare sono tantissime, quindi magari il biglietto potrebbe andare a colmare un grande vuoto che oggi abbiamo su queste aree; aree che riteniamo debbano agire come un'azienda autonoma che interviene, ad esempio nell'agricoltura, promuovendo il turismo, con il risultato dell'aumento dell'occupazione e del reddito dell'area interessata.
Abbiamo provato a fare qualche suddivisione: pensiamo che il 50% della spesa annua venga assorbito nella tutela e nella riqualificazione ambientale (ci sono spese di ripristino delle zone dissestate); il 30 potrebbe andare per le spese del personale; il 10% alla ricerca scientifica e alle pubblicazioni a carattere divulgativo e il 10% alle organizzazioni di visite guidate e alla propaganda turistica.
Sappiamo benissimo che oggi non ci sono queste possibilità per i nostri parchi, soprattutto perché mancano le risorse, anche per quelli che hanno più appeal (quello di cui vi ho parlato è un obiettivo assolutamente irraggiungibile).
Il biglietto potrebbe portare sicuramente qualche risorsa in più permettendo ai parchi di fare quel salto di qualità che, a mio parere, ci viene richiesto, magari non a gran voce, ma sappiamo quanti utilizzano quelle zone e quanto sia difficile ritrovare - ma ne parleremo più avanti requisiti di sicurezza nelle aree del parco.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Porchietto; ne ha facoltà.



PORCHIETTO Claudia

Grazie, Presidente.
Non intervengo in merito alle motivazioni, ma, in realtà, pongo una riflessione alla maggioranza.
Sentendo parlare i colleghi, mi chiedo il motivo per cui in questo ultimo anno abbiamo comunque accolto, non positivamente ma ne abbiamo comunque preso atto, incrementi di imposizione fiscale a livello regionale laddove non c'erano le risorse. Oggi si propone un intervento, che chiaramente non è in positivo per tutta la popolazione, ma lo è per coloro che vorrebbero e potrebbero usufruire dei parchi, diciamo fin da subito.
Con questo emendamento, gli eventuali introiti da biglietti verrebbero comunque destinati allo sviluppo delle aree protette.
Lo diceva bene prima il mio collega Vignale: lo fanno in tutto il mondo. Pensiamo ai parchi americani, alla Svizzera, alla vicina Croazia, ma anche in altre parti dell'Italia: se andiamo in Maremma, in Maremma si paga per entrare nei parchi, così come nei parchi laziali.
E' chiaro che nel momento in cui si paga un biglietto di entrata, si pretendono dei servizi o, quantomeno, si pretende che il parco sia agibile.
Vi ricordo, prendendone uno ad esempio, che per una buona parte il Parco della Mandria in questo momento non è agibile, perché abbiamo il problema che tutta una messa in sicurezza degli alberi non si può fare perché non ci sono le risorse. Credo che chiunque usufruisca di quel parco sarebbe ben contento di dover pagare qualcosa in più, per avere la possibilità di percorre tutti i viali e tutti i percorsi che ci sono all'interno.
Credo sia necessario uscire un attimo dell'ipocrisia che in quest'Aula diciamo in modo preponderante, si sta assaggiando: vediamo di fare un ragionamento a prescindere da chi sta proponendo questi emendamenti.
Mi pare che, con tutta la buona volontà, noi abbiamo cercato di venire incontro ad una serie di logiche e di contrapposizioni di pensiero, per credo che un paese moderno non possa non immaginare di inserire un emendamento come questo.
Auspico quindi, Vicepresidente Boeti, che anche da parte sua ci sia la capacità di far capire che questa è l'evoluzione di una normativa importante per rendere moderno un sistema di tutela delle aree naturali e della bio-diversità.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bertola; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Intervengo per dichiarazione di voto su questi quattro emendamenti e quindi, di conseguenza, sull'articolo 3 ter.
Se da una parte possiamo esprimere un parere positivo, un consenso sugli emendamenti 18), 19) e 20), personalmente non sono d'accordo con il contenuto dell'emendamento 21), poiché non sono d'accordo a far pagare un biglietto di ingresso per entrare nei parchi piemontesi.
Accade già che in alcuni parchi si paghi un biglietto, una tariffa, ad esempio per il parcheggio - e questo va bene - o per accedere a servizi come la guida.
Visto che è stato citato il Parco della Mandria, inorridisco un po' al pensiero di dover pagare un biglietto per entrarci; quindi non sono assolutamente d'accordo con l'emendamento.



PRESIDENTE

Non essendovi ulteriori dichiarazioni di voto, interrompiamo i lavori per consentire al Consigliere Vignale di terminare la modifica degli emendamenti e di risottoscriverli.
Pertanto, non lasciate i vostri banchi: si tratta solo della sospensione di un minuto per completare le modifiche concordate con la Giunta regionale.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 17.30, riprende alle ore 17.31)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Possiamo ricominciare i nostri lavori con il voto sull'emendamento rubricato n. 18), al quale vengono dunque aggiunte, nell'ultimo comma, le parole "anche attraverso la valorizzazione di specifici Marchi di qualità".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 18), sul quale l'Assessore Valmaggia, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 19), sul quale l'Assessore Valmaggia, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
All'ultimo comma dell'emendamento rubricato n. 20) si aggiungono le parole "compatibili con le finalità istitutive dell'Area protetta interessata" e al comma 1, dopo le parole "seguenti interventi, impianti e opere", si aggiungono le parole "compatibili con il piano d'Area e previsti dal piano pluriennale economico e sociale".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 20), sul quale l'Assessore Valmaggia, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Il terzo comma dell'emendamento rubricato n. 21) è eliminato.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 21), sul quale l'Assessore Valmaggia, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 3 ter, così come emendato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 3 quater Emendamento rubricato n. 22) presentato dai Consiglieri Vignale, Berutti Graglia, Pichetto Fratin, Porchietto e Sozzani: "Dopo l'articolo 3, del disegno di legge n. 90, è aggiunto il seguente: 3 quater (Modifiche all'articolo 6 della l.r. 19/2009) 1. Il comma 1 bis, dell'articolo 6, della l.r. 19/2009, è sostituito dal seguente: '1 bis. I confini delle aree contigue sono indicati da apposite tabelle di segnalazione. La tabellazione delle aree contigue, al fine di garantire la chiara delimitazione delle stesse, avviene con le medesime modalità con cui sono tabellate le aree parco'".
La parola al Consigliere Vignale per l'illustrazione.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
L'emendamento n. 22) è di per sé un emendamento teoricamente banale anche se stiamo cercando di sancire questo principio dall'inizio della discussione, ma devo dire con poco successo.
Cosa prevede l'emendamento n. 22)? Che le aree contigue, quelle che una volta erano definite pre-parco o zone di protezione speciale, che sono aree all'interno delle quali esistono dei vincoli, ma soprattutto all'interno delle quali la violazione dei vincoli previsti per legge comporta in gran parte dei casi una sanzione di carattere penale e non amministrativo, siano tabellate. È quello, cioè, che avviene nella nostra Regione in qualunque area protetta e non noi ci troviamo: sia che si tratti di un'area demaniale, di un'oasi di protezione, di una zona di ripopolamento e ovviamente di un ente protetto o di un parco - dappertutto, laddove esistano dei divieti - vi è l'obbligatorietà di rendere semplice al cittadino la comprensione che sta entrando in un area soggetta a divieto e che pertanto deve rispettare quello che la normativa prevede. La legge non ammette ignoranza e questo è vero, ma la burocrazia - o, meglio, la nostra Regione - dovrebbe essere amica e non nemica dei cittadini piemontesi.
L'esempio più semplice che ci è venuto da fare è quello del parcheggio dell'auto. Se si parcheggia un'auto e non si ha il cartello di divieto di sosta, non si può sapere che si è soggetti a contravvenzione. Cosa prevede la nostra norma? Prevede che se si vuole sapere se si è in divieto di sosta, si va sul sito della Regione Piemonte, si ha la possibilità di scaricare - invito qualcuno di voi a farlo per capire se è così semplice una cartina di formato A4 (che, se va bene, è in una scala 1:25.000, il che significa che un puntino corrisponde a quasi 25 metri), per stabilire se si è dentro o fuori un'area in cui una serie di attività contemplate dalla norma prevedono l'elevazione di una sanzione di carattere penale.
Ci sembra una banalità dire che - così come i parchi, le oasi, le zone di ripopolamento, le aree demaniali e tutto ciò che è protetto e vincolato deve essere segnalato - anche le aree contigue debbano essere segnalate. Il motivo per cui questo non si voglia fare non ci è noto: la Giunta, cioè, ha presentato un emendamento che di fatto rimanda ancora ad un altro momento l'applicazione della visibilità dei confini delle aree contigue. E davvero questo è un aspetto che non possiamo comprendere, perché - ripeto - non credo che l'Amministrazione sia interessata a creare tranelli ai cittadini piemontesi.
Non capisco per quale motivo non si possa prevedere che, laddove esiste un divieto, come sempre accade, per norma ci debba essere un segnale che indichi che è una zona sottoposta a limitazioni, a restrizioni o a divieti.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Berutti.



BERUTTI Massimo

Come diceva il collega Vignale, il principio dell'emendamento è molto semplice e banale, però si fa fatica a coglierlo.
Sappiamo che le aree contigue sono un elemento molto delicato nel sistema dei parchi e delle aree naturali. Non lo diciamo certo noi, oggi: nasce da un percorso molto travagliato già in occasione dell'approvazione della legge all'epoca, perché nel mondo dei parchi c'è tutta una questione legata anche al mondo della caccia.
Riteniamo che l'elemento identificativo e di delimitazione sia molto banale, ma, nello stesso tempo, necessario. Viviamo in un paese dove la certezza delle regole non è più cosa nostra: ci rendiamo conto che tutto è discutibile e tutto è basato sull'interpretabilità, ma non possiamo continuare a pensare che anche le aree identificate sulla carta, e quindi ben riconosciute da norme di legge, non vengano definite e non permettano di sapere, a chi fruisce di questi territori, dove va, dove si pone e quindi, cosa affronta.
Ritengo che questo sia molto importante, perché origina delle situazioni di chiarezza, che - come tali - possono permettere una maggiore funzionalità dei sistemi integrati di cui stiamo parlando.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Graglia.



GRAGLIA Franco

Grazie Presidente.
Questo è un emendamento cui teniamo molto: propone di delimitare le aree contigue, che apportano dei vincoli e comportano anche una sanzione con apposite tabelle di segnalazione, per garantire una chiara delimitazione delle stesse.
Fin dall'inizio, fin dalla discussione in Commissione, abbiamo insistito su questa proposta. Anche l'Assessore Reschigna, nella riunione in Sala A, sembrava favorevole a questa soluzione, che consideriamo assolutamente di buonsenso. Se è assolutamente vero - come affermava il collega Vignale - che la legge non ammette ignoranza, è anche vero - come sosteneva anche l'Assessore Reschigna - che bisogna mettere le persone nelle condizioni di essere aiutate, facilitate e non ingannate.
Purtroppo, nonostante l'approvazione nei confronti del nostro emendamento da parte del Vicepresidente, ho il sentore che la nostra proposta verrà rigettata e non accettata.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei, collega Graglia.
Emendamento rubricato n. 23) presentato dai Consiglieri Vignale, Berutti Graglia, Pichetto Fratin, Porchietto, Sozzani: Dopo l'articolo 3, del disegno di legge n. 90, è aggiunto il seguente: 3.Modifiche all'articolo 6 della l.r. 19/2009 Dopo il comma 1 bis, dell'articolo 6, della l.r. 19/2009, è aggiunto il seguente: "1 ter. La Giunta regionale, entro novanta giorni dall'entrata in vigore della presente legge, modifica con proprio atto deliberativo i confini delle aree contigue trasformando una percentuale delle stesse in zone di salvaguardia.".
La parola al Consigliere Vignale per l'illustrazione.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
L'emendamento n. 23) prevede la modifica, da parte della Giunta regionale, dei confini delle aree contigue, trasformandone una percentuale di esse in zone di salvaguardia.
In sede di Commissione abbiamo provato a intervenire su alcune aree: era certamente facile, anche da un punto di vista cartografico, intervenire in quelle più semplici, cioè laddove la trasformazione delle zone di protezione in area contigua ha comportato un problema anche per l'Amministrazione regionale, rispetto - per esempio - a concessioni che la stessa aveva lasciato.
La dizione del nostro emendamento consente di fare in modo che la Giunta, entro tre mesi dall'approvazione della legge, provi a fare un ragionamento complessivo sul sistema delle aree contigue piemontesi ritrasformando una parte delle stesse in zone di salvaguardia, dove i limiti sono meno pesanti, dove molte sanzioni - come dicevamo precedentemente - non sono di carattere penale, ma amministrativo. Si cerca, così, di dare anche omogeneità ad un territorio che nel 2009, quando è stata approvata la legge, ha preso tutta la cartografia afferente alle zone di salvaguardia e l'ha trasformata interamente in aree contigue, senza fare una valutazione di merito, territorio per territorio, nel lasciare una distinzione tra le due tipologie di aree che, anche da un punto di vista ambientale, hanno significati ben precisi.
Crediamo che questo emendamento sia utile, peraltro è semplice nella sua applicazione, perché non ci fa - oggi - entrare nel merito della cartografia, ma ne prevede una modifica successiva. Crediamo sia utile la sua approvazione, ma soprattutto iniziare a fare un lavoro, dal mese di settembre in poi, con le Amministrazioni comunali per fare in modo che vi sia un ridisegnamento dei confini delle aree protette, aree contigue o zone di salvaguardia, che tenga conto delle differenti e singole realtà territoriali e delle loro esigenze.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Vignale.
Emendamento rubricato n. 24) presentato dai Consiglieri Vignale, Berutti Graglia, Pichetto Fratin, Porchietto, Sozzani: Dopo l'articolo 3, del disegno di legge n. 90, è aggiunto il seguente: 3.Modifiche all'articolo 6 della l.r. 19/2009 Dopo il comma 1 bis, dell'articolo 6, della l.r. 19/2009, è aggiunto il seguente: "1. quater. La Giunta regionale, entro novanta giorni dall'entrata in vigore della presente legge, definisce le aree contigue sulle quali insistono aziende faunistiche e agri-faunistiche venatorie che precedentemente alla definizione delle aree contigue hanno ottenuto una concessione dalla Regione Piemonte.".
La parola al Consigliere Vignale per l'illustrazione.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
L'emendamento n. 24) è un emendamento "di salvaguardia", visto che abbiamo parlato di aree a protezione. Prevede che le aree contigue sulle quali insistano aziende faunistiche e agri-faunistiche venatorie, che precedentemente alla definizione delle aree contigue hanno ottenuto una concessione con la Regione Piemonte, tornino ad essere zone di protezione e non più aree contigue.
Questo, per un motivo banale: la Regione Piemonte ha una serie di contratti con aziende faunistiche e agro-faunistiche venatorie, alle quali ha ceduto parti del proprio territorio. Il soggetto concessionario paga alla Regione un canone, a seconda della vastità e del pregio dell'area che ha avuto in concessione, senonché, in queste aree, che sono a tutti gli effetti aziende, che quindi vivono grazie ai clienti che si recano presso tali aziende agri-faunistiche o faunistiche venatorie, con l'introduzione delle aree contigue parti consistenti dei territori dati in concessione o in alcuni casi, la totalità dei territori dati in concessione, sono diventate aree contigue nelle quali l'attività venatoria è esercitabile esclusivamente dai residenti dell'area interessata. Questa è una modalità che si scontra con quella che è la frequentazione di chi va all'interno di un'azienda faunistica o agrifaunistica venatoria.
Questo emendamento consente alla Giunta di risolvere in poco tempo dei possibili contenziosi che l'Amministrazione ha, perché è stata al tempo stesso concessionaria di un territorio senza vincoli e poi ha nel tempo invece, trasformato questo territorio, dal quale continua ad ottenere lo stesso canone annuo, in un territorio vincolato.
Questo è un lavoro di buonsenso; esiste già una cartografia regionale che sovrappone quelle che sono aree a concessione con le aree trasformate in aree contigue. Quindi, è un emendamento che tutela l'Amministrazione regionale da ipotesi di contenzioso e, al tempo stesso, di nuovo rende l'Amministrazione un'Amministrazione non nemica. Se io faccio un contratto per un'area e nel frattempo il vincolo di quell'area viene modificato evidentemente quel contratto è nullo. E questo non lo dovrebbe fare un'Amministrazione pubblica che è terza nei confronti dei cittadini.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Berutti; ne ha facoltà.



BERUTTI Massimo

Il collega Vignale parlava di regolamentazione e di fare chiarezza su un qualcosa che diventa determinante alla luce di quello che mi disse tempo fa l'Assessore Ferrero sulla questione della legge sulla caccia, cioè che l'avrebbe presentata in tempi brevi. Credo che questo abbia molta attinenza, perché credo che il mondo della caccia, su cui io non ho nulla da eccepire, necessita di regole certe e, soprattutto, di una chiarezza.
Infatti, se proviamo a confrontarci con chi vive il mondo dei parchi, con chi vive il mondo della caccia e chi vive al di fuori del modo dei parchi c'è un grande caos e questo lo sappiamo tutti, maggioranza ed opposizione.
Come tale, c'è la necessità di arrivare ad elementi sempre più di chiarezza e di fruibilità certa di queste aree e di queste zone. Questo è un aspetto che probabilmente placherebbe molte situazioni un po' ambigue dal punto di vista della fruibilità e, nello stesso tempo, garantirebbe anche una maggiore tranquillità a chi è più appassionato di situazioni di caccia e, come tale, probabilmente eviterebbe sempre queste frizioni che poi porterebbero o portano a strumentalizzazioni molto di bottega e di interesse di parte ad opera di associazioni varie calate sui territori senza dare chiarezza da una parte e dall'altra.
Quindi, noi crediamo che ci sia la necessità di lavorare per una maggiore trasparenza e per una maggiore regolarizzazione dei territori.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Graglia; ne ha facoltà.



GRAGLIA Franco

Gli emendamenti n. 23) e 24) sono collegati. Mentre l'emendamento n.
23), sul quale non sono intervenuto, chiede la modifica da parte della Giunta dei confini delle aree contigue in zone di salvaguarda, seguendo una percentuale ben definita - e tutto questo è richiesto entro 90 giorni dall'entrata in vigore della legge - e quindi permetteva dei limiti molto leggeri, ridisegnando i confini (e questa era una richiesta che ci veniva dai cittadini), l'emendamento n. 24) chiede alla Giunta regionale, sempre entro 90 giorni dall'entrata in vigore della legge, di definire le aree contigue sulle quali insistono aziende faunistiche e agrifaunistiche venatorie, che precedentemente alla definizione delle aree contigue hanno ottenuto una concessione dalla Regione Piemonte.
Anche questo è un emendamento assolutamente di buonsenso, che ci mette dalla parte dei cittadini, di quei cittadini che quotidianamente vivono il territorio e, soprattutto, di quei cittadini che, fin dall'inizio dell'iter di illustrazione in Commissione di questa proposta di legge, ci hanno chiesto di far sentire la loro voce.
In questa direzione vanno proprio i nostri emendamenti. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Graglia.
Emendamento rubricato n. 25) presentato dai Consiglieri Vignale, Berutti Graglia, Pichetto Fratin, Porchietto, Sozzani: Dopo l'articolo 3, del disegno di legge n. 90, è aggiunto il seguente: "3 Modifiche all'articolo 6 della l.r. 19/2009 1 Dopo il comma 2 quinquies dell'articolo 6, della l.r. 19/2009, è aggiunto il seguente: "2 sexies. Le aree contigue di un Parco naturale non possono superare il 50% della superficie del parco stesso. Entro novanta giorni dall'approvazione della presente legge, il territorio oggi individuato come area contigua viene trasformato in zona di protezione speciale" La parola al Consigliere Vignale per l'illustrazione.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
L'emendamento n. 25) riguarda sempre il tema delle aree contigue e prevede che le aree contigue di un parco naturale non possano superare il 50% della superficie del parco stesso. Entro 90 giorni dall'approvazione della legge il territorio oggi individuato come area contigua viene trasformato in zona di protezione speciale.
Perché è importante l'ultimo aspetto? E' importante, perché questo emendamento interviene su due parametri: uno è la modalità di evitare che con una cartografia collegata all'area protetta si moltiplichi, di fatto per dieci un'area protetta, nel senso che noi abbiamo dei paradossi in cui un'area protetta è un'area di qualche decina di ettari mentre l'area contigua è, invece, un'area di molte centinaia di ettari. Questo non ha alcuna giustificazione né da un punto di vista naturalistico né di tutela di quelle che una volta potevano essere le aree definite di pre-parco, cioè quelle in cui la pressione antropica e altro doveva essere limitata proprio perché si entrava in una zona di parco.
Al tempo stesso, però, non diciamo di trasformare quella che oggi è un'area contigua in una zona che non rientri nella Rete Natura 2000.
Prevediamo che le aree in eccesso rispetto al 50% della superficie del parco vengano trasformate in una zona di protezione speciale. Quindi, in una zona che è sempre protetta, ma all'interno della quale vi è un vincolo minore, ma soprattutto vi è una relazione tra la grandezza del parco stesso e la grandezza dell'area contigua che sia di buonsenso e soprattutto funzionale anche a quello che è un sistema parco.
Noi potremmo fare nel merito degli esempi e ci renderemmo conto come una serie di interventi anche relativamente alle aree protette, in particolar modo rispetto a zone lacustri e non solo della nostra Regione abbiano creato dei problemi non indifferenti dal punto di vista delle attività di ricettività, di attrazione e quant'altro. Potremmo fare molti esempi: uno fra tutti è certamente il parco del Lago di Avigliana, quello del Lago Grande.
Chiunque di voi si sia recato prima dell'istituzione del parco sul Lago di Avigliana o abbia anche solo percorso la via dei Laghi si sarà reso conto come fosse una zona di attrazione, di svago, che dava opportunità ricreative, di lavoro, di occupazione e quant'altro ed oggi sia, invece, a tutti gli effetti (sia il lago piccolo sia il grande) una zona museale meravigliosamente più o meno tutelata, ma che non ha più alcun tipo di ritorni ed attrattività economica su quel territorio o, comunque, molto meno rispetto a prima.
E' sufficiente guardare lo specchio d'acqua anche nei giorni di maggior presenza. E' evidente che da questo punto di vista - ho fatto un esempio ma potrei farne altri - credo che l'equilibrio sia un aspetto positivo.
Prendendo sempre i buoni esempi che abbiamo all'interno della nostra regione e all'interno delle regioni limitrofe, se prendiamo altre realtà di bacini naturali o di bacini artificiali, vediamo come, invece, uno specchio d'acqua in alcune realtà si sia trasformato in uno dei più grandi strumenti di attrazione turistica nel periodo estivo.
Una norma come questa, che sembra la legge sui parchi, in realtà è una norma che deve tenere conto di tutto ciò che ruota all'interno di un territorio, partendo sempre dal presupposto che, come abbiamo detto in più occasioni (e in alcuni casi siamo anche riusciti ad inserire in legge) un territorio deve essere certamente tutelato, deve essere certamente gestito ma deve essere anche vissuto da persone che vivono in quel territorio altrimenti è un museo.



PRESIDENTE

Grazie, collega Vignale.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 22), sul quale l'Assessore Valmaggia, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 42 Consiglieri votanti 41 Consiglieri hanno votato SÌ 5 Consiglieri hanno votato NO 36 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 23), sul quale l'Assessore Valmaggia, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 42 Consiglieri votanti 41 Consiglieri hanno votato SÌ 5 Consiglieri hanno votato NO 36 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 24), sul quale l'Assessore Valmaggia, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 42 Consiglieri votanti 41 Consiglieri hanno votato SÌ 5 Consiglieri hanno votato NO 36 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 25), sul quale l'Assessore Valmaggia, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 42 Consiglieri votanti 41 Consiglieri hanno votato SÌ 5 Consiglieri hanno votato NO 36 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva.
Sospendiamo l'esame del disegno di legge n. 90 e passiamo agli atti d'indirizzo.


Argomento: Protezione della natura (fauna, flora, minerali, vigilanza, ecc.)

Esame mozione n. 379 presentata dai Consiglieri Sozzani, Berruti, Graglia Pichetto Fratin, Porchietto, Ruffino e Vignale, inerente a "Tavolo di lavoro VAS"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame della mozione n. 379, avente ad oggetto "Tavolo di lavoro VAS", presentato dai Consiglieri Sozzani, Berruti, Graglia Pichetto Fratin, Porchietto, Ruffino e Vignale, di cui al punto 6) all'o.d.g.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Graglia; ne ha facoltà.



GRAGLIA Franco

Visto che avevamo raggiunto un accordo e questa è una mozione che doveva essere votata settimane fa, non vorrei perdere l'occasione, quindi spererei venisse votata.
È assente il Consigliere Sozzani, è assente anche il Consigliere Rostagno, ma è presente la Consigliera Conticelli. Lascerei quindi l'illustrazione al Consigliere Vignale e poi ai Consiglieri di maggioranza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
I Consiglieri perdoneranno perché capisco di VAS tanto quanto di fisica. Tuttavia il Consigliere Sozzani, come giustamente ricordava, mi ha spiegato alcuni aspetti che sono semplici anche per me. La Regione Piemonte ha cercato un'attività di semplificazione dell'attività normativa, e devo dire che è stato un esempio positivo. Dovremmo poi vedere le ricadute in termini regolamentari.
Tuttavia, vi sono altri aspetti che riguardano la legge n. 40 del '98 e la legge n. 56 del '77 riguardanti anche le valutazioni strategiche che, in qualche modo, sono tanto più restrittive, ma anche impongono la VAS in un numero di casi maggiore rispetto alla comparazione di altre Regioni italiane, quindi a normativa nazionale invariata.
Noi facciamo nostro quanto ha detto il Ministro Poletti in un incontro due settimane fa in Regione Piemonte: dobbiamo rispettare i parametri europei o nazionali. Corretto. Dobbiamo evitare, in alcuni casi, di essere più restrittivi come in molti casi la norma nazionale o regionale è, dei parametri europei e nazionali.
Questo è il fine della mozione, che credo si indirizzi in un filone che è stato condiviso in altri casi tanto dalla maggioranza che dall'opposizione nel cercare di individuare una via che è quella più richiesta, insieme alla diminuzione delle tasse, visto che in questo momento ci pare più difficile da perseguire, cioè quella della semplificazione.



PRESIDENTE

Prima di dare la parola alla Consigliera Conticelli, vi informo che l'Assessore Parigi ha un impegno istituzionale e chiede di soprassedere all'esame degli ordini del giorno n. 73, n. 89, n. 286 e n. 428 per quanto riguarda il Castello di Racconigi.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Conticelli; ne ha facoltà.



CONTICELLI Nadia

Con i colleghi avevamo concordato diversi emendamenti.



PRESIDENTE

Mi scusi, Consigliera Conticelli. Devo ripetere? PORCHIETTO Claudia (fuori microfono) Non abbiamo capito cosa stava proponendo rispetto agli ordini del giorno.



PRESIDENTE

Era una semplice proposta di non trattarli.
Poiché l'Assessore ha un impegno istituzionale, chiede gentilmente all'Aula, a titolo di cortesia, dato che non era previsto nella programmazione di oggi secondo i suoi programmi, di non discutere gli ordini del giorno n. 73, 89, 286 e 428, relativi al Castello di Racconigi.



PORCHIETTO Claudia

Scusi, Presidente, mi permetto solo di sottolineare che sono ordini del giorno che credo siano giacenti da almeno sette-otto mesi.
E' vero che il Castello di Racconigi è lì da centinaia di anni, per valutate anche voi l'opportunità o meno di prendere atto di quelli che sono ordini del giorno.



PRESIDENTE

Ma dato che per martedì sarà convocato un nuovo Consiglio, l'Assessore gentilmente chiede di rinviarli per un suo impegno.
Grazie, Assessore.
Prego, continui puri, Consigliera Conticelli.



CONTICELLI Nadia

Avevamo concordato, con i colleghi presentatori, quattro emendamenti: due sostitutivi e due soppressivi.
Ve li leggo, così anche i colleghi possono verificare che siano quelli che avevamo concordato.
"Ritenuto che - tutto il paragrafo - da "ciò che sia stato il prodotto" fino a "spazi di manovra", verrebbe sostituito con: "Le disposizioni che regolamentano l'assoggettabilità a VAS rientrano nella competenza esclusiva dello Stato in materia di tutela dell'ambiente, come indicato dalla giurisprudenza comunitaria e, come ribadito dalla Corte Costituzionale, la VAS rientra nelle materie ambientali di competenza esclusiva dello Stato e che interventi specifici del legislatore regionale sono ammessi nei soli casi in cui essi, pur intercettando gli interessi ambientali, risultano espressivi di una competenza propria della Regione".
Questo solo per specificare quanto, peraltro, ha già detto il collega Vignale.
I due emendamenti soppressivi sarebbero: ai due capoversi (siamo sul secondo foglio): "L'esistenza di dette norme, la prova provata del fatto che adottando un approccio dialettico fino a possibilità operative"; mentre con l'altro emendamento soppressivo, tre righe sotto, espungeremmo "così come ci chiede la CEE e come ci promette un giorno sì e l'altro pure il Governo Renzi".
L'ultimo emendamento sostitutivo riguarda, invece, il dispositivo dello "Impegna".
Il primo punto sarebbe: "Impegna la Giunta regionale ad attivare con urgenza un tavolo di lavoro congiunto tra uffici a diverso titolo competenti e la II Commissione di lavoro permanente, al fine di sottoporre alla competente Commissione consiliare entro il termine di 90 giorni proposte finalizzate ad una revisione organica della disciplina piemontese in materia di VAS, anche con provvedimenti attuativi relativi all'integrazione delle fasi di VAS all'interno dei vari procedimenti urbanistici delle l.r. 40/1998 e l.r. 56/1997 e smi, predisponendo meccanismi di semplificazione basati sull'integrazione procedurale e tecnica, allo scopo di diminuire gli oneri amministrativi e velocizzare le relative tempistiche".
Lasceremmo invece immutato la restante parte di impegno.
Si valuterà, quindi, se questo sia possibile o meno.



PRESIDENTE

Quindi, in pratica, il primo firmatario, Consigliere Sozzani, oggi non presente, dovrebbe accettare le proposte di modifica dell'ordine del giorno.



(Commenti della Consigliera Conticelli)



PRESIDENTE

Le avete già viste? Però dovrebbero arrivare alla Presidenza. Da chi sono controfirmate? Viene lei, Consigliere Graglia? Va bene, allora procediamo alla votazione.
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 379, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Esame ordine del giorno n. 295 presentato dalla Consigliera Baricco Appiano, Caputo, Corgnati e Ottria, inerente a "Osservazione in merito alla riforma del terzo settore"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 295, avente ad oggetto "Osservazioni in merito alla riforma del terzo settore", presentato dalla Consigliera Baricco, Appiano, Caputo, Corgnati e Ottria, di cui al punto 7) all'o.d.g.
La parola alla Consigliera Baricco per l'illustrazione.



BARICCO Enrica

Grazie, Presidente.
Premetto che rispetto all'ordine del giorno originale, iscritto mesi or sono, il testo odierno presenta alcuni aggiornamenti dovuti all'approvazione del disegno di legge alla Camera dei Deputati e trasmesso ora al Senato.
Alla fine consegnerò il testo aggiornato.
Il disegno di legge delega al Governo per la riforma del Terzo Settore dell'impresa sociale per la disciplina del servizio civile universale approvato il 9 aprile alla Camera dei Deputati e trasmesso al Senato, ora in discussione alla I Commissione, riveste particolare importanza poich pone, finalmente, gli organismi, senza scopo di lucro, quali componenti determinanti per la coesione della nostra società, rendendo pertanto fondamentale definire delle linee guida per il loro migliore funzionamento.
Il disegno di legge delega prevede, per l'applicazione operativa delle linee guida ivi contenute, l'emanazione di decreti attuativi.
Il Terzo Settore riveste un ruolo particolarmente importante nella nostra Regione, in quanto il Piemonte è storicamente luogo di comunità, di sperimentazione sociale e di solidarietà. Il Terzo settore ha progressivamente conseguito grande rilievo, facendosi carico di funzioni complementari all'istituzione pubblica, anticipando risposte a bisogni urgenti della popolazione, assicurando la prestazione di compiti strategici e aprendo nuove possibilità occupazionali.
Rileviamo che la XII Commissione Affari Sociali della Camera, nel corso della discussione del disegno di legge delega, ha di recente attribuito al Ministero del lavoro e delle Politiche Sociali le funzioni tipiche di un'Authority del Terzo Settore, in luogo di affidare le medesime ad un organo terzo, autonomo ed indipendente dalle forze politiche.
Molti gruppi parlamentari intervenuti nella discussione generale della I Commissione del Senato hanno criticato la scelta di attribuire al suddetto Ministero, un ruolo che sarebbe più corretto assegnare ad un'Authority.
Quindi si impegna la Giunta regionale del Piemonte a portare all'attenzione della Conferenza Stato-Regioni il ruolo del Terzo Settore con particolare riguardo alle innovazioni intervenute negli ultimi anni e che richiedono una necessaria tutela normativa del disegno di legge in discussione; a evidenziare l'elemento imprescindibile del coinvolgimento delle Regioni nella regolamentazione delle attività promosse e svolte dal Terzo settore; a proporre un'applicazione omogenea delle normative attuali e future su tutto il territorio nazionale; a proporre la costituzione di un organismo nazionale ed indipendente di controllo, di monitoraggio, di vigilanza e di promozione del Terzo settore (Authority del Terzo settore) che, alla stregua di esperienze straniere, assicuri la corretta applicazione delle norme da parte degli enti no profit, nonché il supporto ad organi legislativi ed esecutivi per la semplificazione delle stesse considerando il fatto che attualmente le strutture periferiche impiegano un numero di persone e risorse maggiori rispetto a quelle necessarie per un'Authority; a evidenziare l'importanza della funzione del Registro unico delle organizzazioni del Terzo settore, di cui all'articolo 55 della legge regionale del Piemonte 11 marzo 2015, nella preservazione della pubblica fede, nella semplificazione del sistema attuale che conta alcune centinaia di albi, registri, anagrafi e per prevenire episodi di cattiva gestione dei fondi pubblici e privati, auspicando al riguardo che il Piemonte sia territorio di sperimentazione pilota a livello nazionale; a realizzare il Testo unico delle norme che regolano le organizzazioni del Terzo settore nonché le disposizioni comuni a tali organizzazioni; a portare all'attenzione della Conferenza Stato-Regioni le seguenti questioni: necessità di semplificazione degli adempimenti a carico di aziende ed Enti no profit per le donazioni di beni al Terzo settore, necessità di semplificazione dei regimi premiali per i donatori, evitando che l'opportuna razionalizzazione porti ad una diminuzione dei vantaggi per i donatori e quindi delle donazioni, opportunità di verifica della congruità del limite di 500 milioni di euro attribuiti al 5 per mille, come definito nell'ultima legge di stabilità, necessità di dare una risposta concreta ai bisogni degli enti, anche costituendo un ente ad hoc, quando intendono realizzare forme di imprenditoria sociale e di raccolte fondi attraverso la commercializzazione di beni e servizi; a portare all'attenzione dei componenti della I Commissione del Senato l'opportunità di stralciare dal suddetto disegno di legge il tema dell'impresa sociale, dedicando ad un argomento così importante di portata innovativa, come la riforma dell'impresa sociale, un disegno di legge ad hoc, senza necessità di delega al Governo, in modo da intervenire con maggiore velocità e condivisione sugli argomenti in discussione.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Baricco.
Non essendovi richieste di intervento, indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 295, il cui testo verrà allegato nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
Rinviamo ora la trattazione dei punti 8) e 9) all'o.d.g. e passiamo al punto 10).


Argomento: Polizia rurale, urbana e locale

Esame ordine del giorno n. 382 presentato dai Consiglieri Allemano Accossato e Valle, inerente a "Salvaguardia delle competenze e del personale delle Polizie provinciali"; ordine del giorno n. 432 presentato dai Consiglieri Grimaldi e Accossato, inerente a "Criticità contenute nel DL 78/2015 in tema di Polizia provinciale e Centri per l'impiego"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 382, avente ad oggetto "Salvaguardia delle competenze e del personale delle Polizie provinciali" presentato dai Consiglieri Allemano, Accossato e Valle, di cui al punto 10) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Allemano per l'illustrazione.



ALLEMANO Paolo

Siamo nell'ambito del complesso progetto di riordino delle Province che, in attuazione della legge Delrio, subiscono sostanziali modificazioni.
Il riferimento, in specifico, è al decreto legge n. 78 del 19 giugno 2015 che è in attesa di conversione in legge, laddove si dispone l'assegnazione agli Enti locali del personale che svolge attualmente mansioni in materia di Polizia ambientale. Si tratta di 2.700 uomini in Italia e poco più di 200 in Piemonte, con le stesse mansioni, ancorché con profili funzionali differenti.
La cosa che ci preme far rilevare è che stiamo parlando di Polizia ambientale, che vuol dire circa 80 infrazioni al giorno. Mi sembra del tutto evidente il legame con il tema delle Aree protette che stiamo affrontando: se pensiamo che la qualità dell'ambiente, la sua tutela e la sostenibilità siano dei valori assoluti, abbiamo necessità che ci sia un personale di vigilanza.
Ora, il decreto legge che ho citato prevede l'assegnazione di questo personale agli Enti locali e quindi il transito nei corpi di Polizia urbana. Senza ovviamente togliere alcun merito alla Polizia urbana pensiamo che le funzioni di Polizia ambientale siano un'altra cosa. Quanto meno, quindi, chiediamo che il personale che in questi anni ha sviluppato specifiche competenze in materia di Polizia ambientale continui a svolgere le stesse, transitando nella Forestale o in ciò che diventerà la Forestale o comunque nell'ambito di un corpo con funzione di Polizia a tutela dell'ambiente.
Questo ordine del giorno ne attrae anche un altro del collega Grimaldi che rileva, sempre nello stesso decreto legge n. 78, il destino del personale dei Centri per l'impiego, che verrebbe affidato come coordinamento alle Regioni senza risorse aggiuntive: un problema, quindi non da poco. Non devo richiamare la vostra attenzione su quanto sia complessa per la Regione questa riorganizzazione e mi sembra del tutto logico e anche conseguente con il senso di questa giornata che noi invitiamo la Giunta e il Presidente a fare gli opportuni passi perché - in sede di conversione dal decreto alla legge, cosa che è questione di giorni si ponga rimedio a queste anomalie che consideriamo, appunto, piuttosto pesanti, sia per motivi di cassa delle Regioni, ma soprattutto per la dequalificazione professionale e per l'impoverimento che si avrebbero nell'ambito della tutela ambientale.
L'ordine del giorno è quello che avete in allegato. Le modifiche che proporrò adesso all'Ufficio di Presidenza riguardano i riferimenti al decreto legge n. 78 e lo specifico richiamo dell'articolo 15 che concerne appunto, i Centri per l'impiego trasferiti senza risorse.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Allemano. La prego di voler venire ai banchi della Presidenza con le modifiche annunciate.


Argomento: Polizia rurale, urbana e locale

Esame ordine del giorno n. 432 "Criticità contenute nel D.L 78/2015 di polizia provinciale e centri per l'impiego" presentato dai Consiglieri Grimaldi, Accossato


PRESIDENTE

Passiamo ora alla trattazione dell'ordine del giorno n. 432 del Consigliere Grimaldi e sottoscritto anche dalla collega Accossato, attratto dall'atto di indirizzo appena esaminato.
La parola al Consigliere Grimaldi per l'illustrazione.



GRIMALDI Marco

Grazie.
Ha poc'anzi già detto tutto il collega Allemano e credo che l'importante sia poi arrivare ad un testo che venga approvato prima che il Governo e il Parlamento, in sede di conversione, chiariscano in qualche modo questa ambiguità: da una parte - come rilevato - per le Polizie provinciali e, dall'altra, anche per i Centri per l'impiego.
Aggiungo a quanto appena detto dal Consigliere Allemano che in una situazione così difficile di visione organica, anche rispetto alle leggi attuative del Jobs Act e la necessità che sempre di più i Centri per l'impiego svolgano un ruolo diverso da quello svolto in questi anni - e quindi pure in previsione, per esempio, di un possibile utilizzo anche in sede regionale per l'attuazione del presidio dei redditi di autonomia, così come auspichiamo, o comunque per rafforzare il lavoro della ricerca attiva di tutti gli inoccupati, disoccupati e sottooccupati - noi crediamo che l'impossibilità per le Regioni di assorbire in questo momento quei lavoratori, senza avere risorse aggiuntive, rischi di essere una delle difficoltà maggiori che non solo incontreremo nei prossimi mesi, ma che per esempio sin da subito i sindacati ci hanno fatto notare a proposito dell'imminente disegno di legge di riforma degli Enti locali e del superamento delle attuali Province e loro conversione in Aree vaste.
Se il Consigliere Allemano è disponibile, ovviamente, potremmo far convergere questo secondo documento nel suo. E se verranno citate non solo le Polizie provinciali ma anche i dipendenti dei Centri per l'impiego e se nell'impegnativa la Giunta si impegna ad attivarsi presso il Governo e il Parlamento affinché appunto, in sede di conversione, tengano conto delle criticità così evidenziate, siamo disponibili a ritirare l'atto e a sottoscrivere quello presentato dal Consigliere Allemano, come testo unico.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Grimaldi.
Può venire presso la Presidenza a sottoscrivere l'ordine del giorno a firma Allemano, così come modificato? Abbiamo, pertanto, un testo unificato, che comprende gli ordini del giorno n. 382 e 432.
Procediamo, pertanto, alla votazione dell'ordine del giorno n. 382, con un orientamento favorevole dell'Assessore Ferraris.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 382, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici - Edilizia e norme tecnico-costruttive

Esame mozione n. 380 presentata dai Consiglieri Sozzani, Berutti, Graglia Pichetto Fratin, Porchietto, Ruffino e Vignale, inerente a "Applicazione delle disposizioni di cui alla lettera d-ter, del comma 4, dell'articolo 16, del Testo unico in materia di edilizia"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame della mozione n. 380, avente ad oggetto "Applicazione delle disposizioni di cui alla lettera d-ter, del comma 4 dell'articolo 16, del Testo unico in materia di edilizia", presentata dai Consiglieri Sozzani, Berutti, Graglia, Pichetto Fratin, Porchietto, Ruffino e Vignale, di cui al punto 11) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Graglia per l'illustrazione.



GRAGLIA Franco

Grazie, Presidente.
In sede di conversione del decreto legge cosiddetto "Sblocca Italia" il Parlamento, peraltro nel contesto di un articolo che avrebbe come fine dichiarato quello di introdurre norme che riducano gli oneri economici che famiglie ed imprese sopportano in materia di autorizzazioni nel settore edilizio, ha introdotto alla lettera d-ter, del quarto comma dell'articolo 16, del Testo unico dell'edilizia, un nuovo rilevante balzello.
Si tratta di un contributo straordinario che deve essere versato come parte del contributo di costruzione e quindi in aggiunta agli oneri di urbanizzazione primaria e secondaria ed al costo di costruzione, nei casi di varianti o permessi di costruire in deroga o cambi di destinazione che determinano un incremento di valore dell'area oggetto di intervento.
La norma stabilisce che almeno la metà di questo maggior valore venga corrisposta al Comune.
La norma è piombata sull'operatività degli Uffici comunali come una bomba, che non assegnava nemmeno un giorno per determinarne l'applicazione che peraltro presuppone una disciplina applicativa disposta dal Consiglio comunale nel contesto della delibera con cui si regolamenta l'applicazione degli oneri.
Il legislatore ha fatto salve le previsioni perequative inserite nel



PRGC - ma bisognava lasciare il tempo di introdurle in molti Comuni che non

le hanno, e non le hanno in maniera sistematica - e le norme legislative regionali in merito. Norme che in Piemonte non ci sono.
Di qui, il caos gestionale: un paradossale blocco o ritardo nel rilascio di permessi di costruire, prodotto per ironia della sorte dallo "Sblocca Italia". Ci risulta costante la richiesta da parte dei Comuni di avere disposizioni regionali che diano indicazione, in maniera chiara ed uniforme, per l'applicazione di questa complessa novità.
Finora, la Regione ha fatto orecchie da mercante. E' un comportamento che contestiamo fortemente, perché contrario all'impegno, che abbiamo assunto con il territorio, di garantire il massimo supporto agli amministratori locali che sono già alle prese con crescenti difficoltà economiche, istituzionali e operative per il caos normativo che, alla faccia della semplificazione, insidia la gestione quotidiana. Un comportamento che è anche contraddittorio rispetto alla continua rivendicazione del rispetto delle prerogative regionali da parte dello Stato.
Un'organica normativa in materia di riuso del patrimonio edilizio esistente richiede tempo. Siccome, però, le delibere dei Consigli comunali che disciplinano l'applicazione degli oneri di urbanizzazione sono predisposte sulla base dei criteri dettati dal Consiglio regionale, è con un'integrazione a questo provvedimento che si può e si deve intervenire con la massima urgenza.
Questo è quanto miriamo ad ottenere dalla Giunta, fornendo anche alcune indicazioni per quanto riguarda l'ambito applicativo del nuovo balzello e le modalità di conteggio dello stesso. Occorre, infatti, assicurare un'applicazione ragionevole e semplice della nuova disposizione considerando che tale contributo è comunque parte dell'incidenza degli oneri di urbanizzazione, che è l'oggetto dell'articolo 16 del Testo Unico.
L'importante è che vengano date certezze operative con indicazioni omogenee sul territorio regionale, per agevolare la sollecita ed introversa definizione delle peraltro poche operazioni di rigenerazione urbana che allo stato, sono ancora sui tavoli dei Comuni.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Valmaggia.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'urbanistica

Grazie, Presidente.
L'ordine del giorno richiama un tema importante, che nasce da una norma nazionale e dal decreto legge n. 133/2014. Questo ha introdotto, proprio al comma 4, un ulteriore criterio per la definizione dei parametri relativi alla determinazione del contributo di costruzione, pertanto, vanno fatte alcune valutazioni al riguardo.
Voglio soprattutto rassicurare i Consiglieri e il Consiglio che la Regione sta lavorando non soltanto in ambito regionale, ma anche a livello nazionale, proprio per chiarire questa norma.
Si tratta di una normativa introdotta un po' in fretta. Alla lettera d ter, introduce un principio nella sostanza condivisibile, ma difficile da applicare: il maggior valore generato da interventi su aree o immobili in variante urbanistica, in deroga o con il cambio di destinazione d'uso produce un contributo di costruzione aggiuntivo. La norma non è così chiara: non si capisce se è soltanto la variante oppure l'intervento sull'immobile, quindi se sono varianti strutturali o parziali. E' una normativa che crea dei problemi anche in ambito comunale.
La Regione Piemonte aveva già fatto il suo lavoro individuando le tabella parametriche che determinano l'incidenza degli oneri di urbanizzazione, nel caso d'interventi sia di trasformazione urbanistica sia di trasformazione edilizia del territorio.
Il concetto del maggior valore generato da interventi su aree o immobili in variante urbanistica crea, però, dei problemi applicativi. E' condivisibile sul piano generale, legato alla ridistribuzione del valore derivante dall'incremento di rendita fondiaria; rendita che le Amministrazioni locali hanno contribuito a determinare o determinato attraverso l'infrastrutturazione delle aree, la realizzazione dei servizi.
Questo aumento di valore, però, deve fare i conti con la situazione contingente, soprattutto con due elementi che vado a richiamare.
Il primo problema che impone un'attenta riflessione sull'uso di questa norma è legato alla crisi economica che ha colpito il sistema economico nazionale e regionale e che non ha risparmiato nemmeno il settore dell'edilizia. Proprio ieri abbiamo vissuto, al tavolo dell'edilizia, le problematiche del settore.
Questo tema, che in sostanza corrisponde ad un nuovo onere, un nuovo tributo, un maggiore costo, può creare dei problemi a livello operativo. Il favorire un processo generale di rigenerazione urbana delle città, ma anche di restauro dei territori significa creare le condizioni per avviare un processo complessivo di sviluppo sostenibile dei territori, che pu incidere positivamente su molti operatori del settore, ma che può venire condizionato da questo ulteriore maggiore onere operativo.
Il secondo aspetto che va tenuto presente è quello del consumo del suolo. Oggi il territorio è ancora governato prevalentemente dalla generazione di strumenti urbanistici generali, che prevedono uno sviluppo costante e consistente dell'urbanizzazione del suolo, interessando nuove aree, senza porre troppa attenzione alla sostenibilità dello sviluppo che ancora oggi, i piani regolatori non hanno assunto come questioni centrali.
Il consumo del suolo è un fenomeno che determina la perdita di una risorsa ambientale fondamentale e in queste condizioni è indispensabile orientare la definizione del parametro in discussione e rendere più conveniente la rigenerazione e la riqualificazione di aree già edificate e urbanizzate rispetto all'utilizzazione di aree nuove attraverso progetti di elevata qualità urbanistica ed edilizia.
Se, quindi, l'obiettivo generale è di contenere il consumo di un bene non riproducibile e favorire processi di riqualificazione e di restauro, è necessario introdurre condizioni che rendano meno onerosi i primi, cioè gli interventi di rigenerazione e di riqualificazione, rispetto ai secondi cioè i nuovi insediamenti e i nuovi interventi.
La norma di cui si parlava prima, invece, va a colpire proprio gli interventi edilizi preesistenti.
Sul piano operativo della specifica norma ci sono alcune questioni che devono essere chiarite sul tema di variante urbanistica: se la variante urbanistica a cui si riferisce interessa anche gli strumenti urbanistici esecutivi; oppure se basta semplicemente il cambio di destinazione.
Se il maggior valore deve essere calcolato solo con riguardo all'incremento del valore fondiario derivante dalla variante o anche con riferimento al valore più complessivo dell'intervento, e quindi le quantità edificabili, ci sono tutta una serie di elementi che vanno presi in considerazione.
Parrebbe ragionevole applicare il contributo straordinario solo alle varianti urbanistiche - uso il condizionale per dire come la norma non è così chiara. Varianti urbanistiche che prevedano interventi in deroga o con cambio di destinazione d'uso o che siano attivate per consentire un intervento che, senza tale variante, non sarebbe fattibile. Dunque, tale contributo, secondo questa lettura, non sarebbe da applicare indiscriminatamente a tutte le modifiche del PRG.
Occorre, tuttavia, ammettere che il testo normativo è ambiguo poiché la nozione dalla deroga si applica più agli interventi che non alle varianti e anche l'equiparazione tra aree o immobili - questo è un punto che non è chiaro assolutamente - potrebbe accreditare l'interpretazione che il soggetto siano gli interventi più che le varianti urbanistiche.
L'applicazione del contributo straordinario a tutte le varianti urbanistiche attivate dai Comuni pare non rispondere alla prerogativa della norma, il cui obiettivo è quello di ridistribuire tra l'operatore edilizio e la collettività il beneficio derivante dalla maggiore rendita fondiaria determinata dalla possibilità di realizzare un intervento conseguente alla specifica azione pianificatoria attivata dal Comune su richiesta del privato.
Ovviamente, non sembra possano essere ricondotte a questa fattispecie le varianti generali o, comunque, quelle che costituiscono nella sostanza un'azione di pianificazione urbanistica che deriva da scelte della Pubblica Amministrazione finalizzate al governo e alla tutela del territorio nel suo insieme.
Questo per dire come la norma, che è stata introdotta, ha delle difficoltà interpretative e degli approcci complessi che rendono complicata un'indicazione precisa.
Che cosa si è fatto in questi mesi? Si è lavorato su due fronti: un primo fronte è quello di operare per una nuova norma - e c'è già una prima bozza prevista dalla direzione - per integrare la deliberazione del Consiglio regionale del '77, cioè quelle tabelle parametriche alle quali accennavo prima.
Il secondo filone sul quale si è lavorato è a livello nazionale, perch questo non è un tema solo piemontese. E' stato istituito in ambito ministeriale un tavolo tecnico proprio relativo alla definizione del Regolamento edilizio unico nazionale, che è legato a tutto un lavoro che si sta portando avanti a livello nazionale sull'agenda dalla semplificazione presso il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, al quale partecipano i tecnici dalla Regione Piemonte, ai quali è stato chiesto proprio dalla Regione Piemonte di mettere all'ordine del giorno questa problematica sulla quale si sta lavorando anche in ambito romano.
Questo per fare un po' il punto della situazione. Ritengo che sia un po' semplicistico e riduttivo tradurre il tutto in un voto di un ordine del giorno. Chiederei, se il Consiglio fosse d'accordo, un approfondimento sia sulla bozza prevista in Regione sia un aggiornamento sul lavoro che il Tavolo tecnico romano sta portando avanti a livello ministeriale, in modo da entrare nel merito della questione. Vorrei che si superasse il discrimine tra votare o non votare l'ordine del giorno. Secondo me, è un tema importante che va approfondito, ma che non va ridotto ad un ordine del giorno che sollecita un lavoro che non è tutto in capo alla Regione, che è più complicato e sul quale ci stiamo già muovendo.
Quindi, se i proponenti volessero chiedere alla Presidente della Commissione di fermarci per approfondire e a dedicare un po' di tempo al merito della questione piuttosto che ridurre il tutto a un ordine del giorno che viene votato, ma che poi rischia di rimanere senza effetti operativi. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Anche in virtù della valutazione fatta dall'Assessore, credo che l'ordine del giorno intervenga su due aspetti fra loro distinti: uno più di carattere amministrativo e "semplice", che è la necessità che la Regione determini tabelle parametriche, sulle quali le Amministrazioni regionali possono fare la valutazioni del computo degli oneri di amministrazione, in modo tale che vi sia un quadro unitario per tutto il Piemonte e anche cercando di aiutare in tal senso le Amministrazioni comunali.
Sostanzialmente, se l'Assessore e i colleghi guardano l'ordine del giorno, sono i punti e il primo trattino dell'ordine del giorno.
Vi è una seconda parte che riguarda l'applicazione ragionevole di tale norma, che consideri la circostanza per cui l'obbligo di tale nuova contribuzione è inserita nel contesto dell'articolo 18 per ridurre gli oneri per imprese e famiglie. Quindi, può essere certamente oggetto di approfondimento.
Come i colleghi hanno potuto vedere e anche l'Assessore, questo ordine del giorno è finalizzato alla risoluzione di un problema. La nostra finalità non è quella di presentare un ordine del giorno per farlo bocciare. Ci pare, anche relativamente alla prima parte, che sia una necessità che le stesse amministrazioni comunali sollecitano e rammento che non è un problema che riguarda le amministrazioni comunali. Nel momento in cui non si riesce a determinare l'onere di urbanizzazione da far pagare non viene fatta neanche la variante edilizia. Noi non abbiamo - mi rivolgo all'Assessore e al Presidente - problemi a fare un approfondimento nelle sedi che si ritengono opportune, carichiamo la II Commissione di un altro lavoro (così la Presidente Conticelli è lieta). Vorremmo solo che da qui a martedì prossimo, cioè prima della pausa estiva, potessimo licenziare questo ordine del giorno, almeno relativamente al tema della parametrazione degli oneri di urbanizzazione, con un'integrazione della delibera che la Regione Piemonte fa.
Sugli altri temi che l'Assessore sottolineava, che certamente non sono semplici, ci si potrà approfondire. Andrebbero solo superati gli aspetti un po' farraginosi di una Pubblica Amministrazione che produce un decreto "Sblocca Italia" all'interno del quale c'è un effetto della legge "Sblocca Italia". In realtà sta ingessando parte della già lenta attività (lenta per poca necessità di richiesta) di opere pubbliche che vi è all'interno della nostra regione.
Ovviamente non lo ritiriamo, ne sospendiamo la discussione come chiedeva anche l'Assessore, ma chiediamo - mi rivolgo al Vicepresidente perché è il Vicepresidente che è presente nella Conferenza dei Capigruppo e anche al Presidente - la raccomandazione di inserirlo nel Consiglio di martedì prossimo.


Argomento: Ristrutturazione industriale

Esame mozione n. 100 presentata dai Consiglieri Bertola, Batzella, Bono Campo, Mighetti e Valetti, inerente a "Rispetto degli accordi contratti circa la delocalizzazione di Ambienthesis S.p.A., ex SADI-Servizi Industriali S.r.L."


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 100, avente ad oggetto "Rispetto degli accordi contratti circa la delocalizzazione di Ambienthesis S.pA, ex SADI Servizi Industriali S.r.L.", avente come primo firmatario il Consigliere Bertola, di cui al punto 12) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Bertola per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Finalmente arriviamo, se non altro, ad illustrare questa mozione che è piuttosto vecchia, ha qualche mese. Ci arriviamo, tuttavia, in un momento abbastanza importante. Abbiamo notizie in questi giorni secondo cui non sono più dei cittadini preoccupati, ma è l'ARPA a dire che, probabilmente si è registrato un aumento dei morti per tumore nella zona interessata dall'inceneritore di Vercelli. Siamo anche nel momento in cui ci apprestiamo a discutere, ad analizzare e ad esaminare il nuovo Piano rifiuti della Regione Piemonte dopo niente meno che 18 anni. Lo facciamo mentre sul territorio della provincia di Torino c'è un inceneritore, quello del Gerbido, operativo da due anni, ma dobbiamo ancora chiudere i conti con il passato.
Abbiamo uno degli impegni formali che il territorio si era preso ed era considerato come pregiudiziale all'avvio dell'inceneritore del Gerbido, che non è a tutt'oggi - parliamo del 2015 - rispettato. Stiamo parlando di un'azienda, che ora si chiama Ambienthesis S.p.A. ma si chiamava SADI S.p.A. e prima ancora Servizi Industriali. E' un'azienda presente ad Orbassano, a poca distanza dall'inceneritore del Gerbido, dalla fine degli anni '70. La più grande piattaforma in Italia per il trattamento dei rifiuti pericolosi, con una lavorazione potenziale di 500 mila tonnellate all'anno.
Già all'inizio degli anni '90 fu posta in essere l'ipotesi di rilocalizzare quell'azienda in occasione dell'Accordo di programma relativo alla realizzazione del CAAT, il nuovo Centro Agro Alimentare Torinese.
Ripeto, siamo all'inizio degli anni '90. Il CAAT, come si sa, ha sede nel comune di Grugliasco.
L'accordo, stipulato nel '95 e approvato con un decreto del Presidente della Giunta regionale, indica, tra i propri obiettivi contenuti, la rilocalizzazione di quella che allora si chiamava la Servizi Industriali.
Nel 2004 l'amministrazione provinciale di Torino, nove Consorzi di bacino, 10 Comuni capofila hanno sottoscritto un protocollo di intesa per la realizzazione dell'inceneritore del Gerbido, l'inceneritore di Torino.
All'articolo 9 di questo protocollo si leggeva che, per un'equa distribuzione dei carichi ambientali, si impegnano a far rispettare l'Accordo di Programma per la realizzazione del CAAT relativamente alla rilocalizzazione degli impianti della Servizi Industriale prima dell'entrata in funzione dell'impianto di termovalorizzazione, cosiddetto inceneritore del Gerbido, stabilendo che lo stesso deve essere un elemento sostitutivo, e non aggiuntivo, della Servizi Industriali.
Nel 2004 si comincia a parlare di inceneritore e si richiama l'accordo precedente che riguardava già il Centro Agro Alimentare. Per dire che l'inceneritore è, come carico ambientale, non come tipologia di attività sostitutivo e non aggiuntivo della Servizi Industriali su quel territorio.
Nella seduta dell'11 febbraio 2009 il comitato locale di controllo organismo che oggi non si sa bene che fine abbia fatto perché non si raduna dal febbraio 2012, ma commenta i comunicati stampa di TRM, non si sa attraverso quale figura, ha prodotto una formale istanza al rispetto degli impegni assunti ribadendo la necessità della stesura di un cronoprogramma realistico per il trasferimento.
Nel 2010 il Consiglio provinciale di Torino ha approvato una mozione avente come oggetto "Rispetto del protocollo di intesa", in cui si ribadiva la necessità di rispettare gli impegni assunti, sollecitando gli enti competenti e la rilocalizzazione della Servizi Industriali e richiedendo la stesura di un cronoprogramma realistico su tempi e modalità di trasferimento di questa azienda. Simili mozioni sono state presentate da diversi Consigli comunali del territorio.
Con lettera del 1° giugno 2012 il Consorzio Valorizzazione rifiuti COVAR 14, ha diffidato formalmente la Regione Piemonte ad adempiere all'obbligo assunto di rilocalizzare l'impianto della Servizi Industriali prima dell'entrata in funzione dell'inceneritore del Gerbido. Inceneritore del Gerbido che poi è entrato in funzione ad aprile 2013, senza che quell'impegno venisse rispettato.
Siamo a marzo 2014, è stato avviato dal Comune di Beinasco e da COVAR 14 un ricorso avanti al TAR contro la Regione Piemonte nei confronti della società Ambienthesis, nonché nei confronti di tutti i soggetti facenti parte di quell'Accordo di Programma e di quel protocollo di intesa, proprio per la rilocalizzazione di quell'azienda. Attualmente, nonostante l'entrata in funzione dell'inceneritore del Gerbido - ormai sono passati poco più di due anni - l'impianto non è stato ricollocato né, a quanto sappiamo, è in corso alcun procedimento di formazione di un Accordo di Programma che dovrebbe definirne lo spostamento.
Sul territorio interessato dall'inceneritore Gerbido, è tuttora presente questo grave carico ambientale, rappresentato dall'interporto SITO, che comunque attira, nonostante la crisi, parecchi mezzi motorizzati dall'impianto Ambienthesis S.p.A.; dalla tangenziale di Torino dall'innesto dell'autostrada Torino-Pinerolo e, ovviamente dall'inceneritore del Gerbido.
Va richiamato che la valutazione favorevole di impatto ambientale dell'inceneritore è stata pronunciata sul presupposto che l'impianto della Servizi Industriali sarebbe stato rimosso dal sito di Orbassano prima dell'avvio dell'inceneritore stesso.
Da un punto di vista formale e sostanziale, quindi, abbiamo una valutazione d'impatto ambientale sull'inceneritore che è falsata dal mancato rispetto di questo impegno.
La Regione Piemonte, di fatto, non ha ancora adempiuto all'obbligo di rilocalizzare l'impianto di Ambienthesis.
Con questo ordine del giorno, quindi, chiediamo che si prenda un impegno per rilocalizzare nel più breve tempo possibile, nel rispetto degli impegno presi già nel 1995, questo impianto Ambienthesis S.p.A., e a mettere immediatamente in campo, insieme agli enti interessati e preposti misure di mitigazione compensative e di riduzione della pressione ambientale, quindi misure volte alla protezione della salute umana nella zona interessata, fino all'avvenuta delocalizzazione definitiva dell'azienda in questione.
Si tratta, quindi, di due impegni: delocalizzare l'ex Servizi Industriali e, nell'attesa, di mettere in atto una serie di politiche di mitigazione del carico ambientale.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Appiano; ne ha facoltà.



APPIANO Andrea

Grazie, Presidente.
Data l'ora, sarò molto veloce, ma volevo solo testimoniare, in forma diretta, che le amministrazioni comunali e il consorzio di valorizzazione dei rifiuti da anni combattono per una riduzione del carico ambientale di quest'area.
Per questo motivo, non posso che essere favorevole all'ordine del giorno testé illustrato, ricordando che in quell'area, oltre ad esserci impianti che aggravano il carico ambientale, abbiamo anche delle realtà che necessiterebbero proprio di un carico bassissimo: penso all'ospedale San Luigi (che è a due passi dall'impianto di cui si parlava prima) e al Centro Agro Alimentare di cui si faceva menzione.
Il fatto che studi ed analisi di compatibilità ambientale degli impianti più gravosi citino la necessità e gli accordi di delocalizzare l'impianto della ex Servizi Industriali, non può che renderci attenti affinché quegli accordi e quegli impegni vengano effettivamente mantenuti.
Ricordo - e termino - che oltre alla delocalizzazione dell'impianto di Servizi Industriali, dobbiamo anche ragionare seriamente su un altro aspetto legato al termovalorizzatore, che è l'accesso diretto dei rifiuti da ferro e non da gomma (anche questo è un impegno preso, ma non lo si è portato a termine) e l'arretramento del casello della tangenziale, perch il carico ambientale su strada si è aggravato pesantemente proprio nel momento in cui è stato aperto quel casello, nonostante tutti i Sindaci amministratori e cittadini avessero in passato sottolineato l'inevitabilità di questo effetto.
Infine, la realizzazione della stazione ferroviaria metropolitana della SFM 5, proprio prevista a due passi dall'impianto di cui si parla.
Non posso, quindi, che accogliere favorevolmente questo ordine del giorno, anche a nome dei miei ex colleghi del territorio.
BONO Davide (fuori microfono) Parli per te o per il PD?



APPIANO Andrea

Hanno fatto parlare me, quindi parlo anche a nome del PD.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire l'Assessore Valmaggia; ne ha facoltà.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'ambiente

Grazie, Presidente.
Solo per integrare quanto ha relazionato il Consigliere Bertola, perch forse si è dimenticato un'ultima parte.
Nella sua esposizione, il Consigliere parla di un ricorso al TAR proposto dal Comune di Beinasco e da COVER 14, contro la Regione Piemonte.
La sentenza di questo ricorso ha confermato che la Regione non era parte contraente del protocollo del 2004.
Mi spiego. Facciamo riferimento al 1995; nel 2004 si è rivista la situazione e dato che la Regione non era parte contraente del protocollo d'intesa del 2004, tale circostanza la pone al riparo da ogni sorta di possibile addebito di responsabilità inerente alla mancata esecuzione delle intese in quella sede raggiunte.
Il ricorso, quindi, ha avuto questo esito.
Aggiungo anche, leggendo la storia dal 1995, che ci furono diversi interventi di rilocalizzazione, ma che comunque la società Servizi Industriali ha ottenuto, ad oggi, un'autorizzazione integrata ambientale da parte della Provincia di Torino, nel 31 marzo 2008, che è rinnovata fino al 6 marzo 2020, con determina dirigenziale del 6 marzo 2014.
Diciamo, quindi, che il problema ha una storia lunga, come bene ha richiamato il Consigliere Appiano, e c'è un intreccio di questioni che riguardano quell'area, ma ridurre il tutto, come chiede l'ordine del giorno, ad impegnare la Giunta a rispettare gli impegni presi nel 1995, a fronte di un nuovo Accordo di Programma del 2004 di una riorganizzazione (perché nel 1995 si parlava di Centro Agro Alimentare Torinese e successivamente c'è stata la tangenziale, quindi è un po' cambiata la situazione), mi sembra un po' limitativo.
Solo come contributo alla discussione.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Valmaggia.
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, indìco la votazione palese sulla mozione n. 100, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19.06)



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