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Dettaglio seduta n.86 del 21/07/15 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS



(I lavori iniziano alle ore 9.40 con l'esame del punto all'o.d.g. inerente a "Svolgimento interrogazioni e interpellanze")


Argomento: Problemi energetici

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 489 presentata dal Consigliere Bertola, inerente a "Criticità della centrale a biomassa Biogen Chivasso srl"


PRESIDENTE

Buongiorno, colleghi. Iniziamo i lavori del sindacato ispettivo proponendo l'esame dell'interrogazione indifferibile e urgente n. 489 presentata dal Consigliere Bertola, avente ad oggetto "Criticità della centrale a biomassa Biogen Chivasso srl" La parola al Consigliere Bertola per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Parliamo di un impianto sito nel Comune di Chivasso, zona che ha già un carico ambientale elevatissimo e, oserei direi, insopportabile.
Il 27 novembre 2007 venne autorizzata la SIGIT alla costruzione e all'esercizio di un impianto di combustione a biomassa in cogenerazione quindi con produzione di energia elettrica e calore, di potenza 36,1 MW alimentato a olio vegetale, appunto nel Comune di Chivasso. C'è da dire che in quell'occasione il Comune di Chivasso, in sede di Conferenza dei servizi, espresse un parere non favorevole, però - come sappiamo - gli impianti autorizzati ai sensi del decreto legislativo n. 387/2003 sono definiti di "pubblica utilità, indifferibili e urgenti", per cui, insomma non basta il diniego del Comune sul cui territorio insiste l'impianto.
Nell'autorizzazione a questo impianto vengono definite le prescrizioni che la SIGIT doveva e deve rispettare, in particolar modo dei parametri sui valori minimi per il limite termico, al netto degli autoconsumi. Cosa vuol dire? Che sostenere un limite termico elevato dell'impianto garantisce un'alta efficienza energetica complessiva, ma anche, in relazione allo stato della qualità dell'area interessata, rappresenta un indicatore della ricaduta virtuosa sul territorio, così come specificato nella stessa determina dirigenziale.
Questo impianto ha funzionato in regime di avviamento fino al 28 marzo 2013. Durante l'incontro recentemente avvenuto presso la Città metropolitana di Torino con il Comitato Vivi Chivasso, il Comune di Chivasso, l'ARPA Piemonte e il Dipartimento di Torino dell'ARPA, si dichiarava l'intenzione di dare attuazione al rispetto del limite termico attraverso le procedure previste dal decreto legislativo 3 marzo 2011, n.
28, per perseguire le violazioni delle prescrizioni stabilite con autorizzazione. Perché? Perché questo limite termico non è stato e non è rispettato.
I commi 3 e 4 dell'articolo 42 del decreto legislativo che ho citato dicono esplicitamente: "Qualora gli organi preposti al controllo" - in questo caso la Città metropolitana di Torino - "riscontrino il mancato rispetto delle autorizzazioni rilasciate per la costruzione e l'esercizio degli impianti da fonti rinnovabili, fermo restando il loro potere sanzionatorio, trasmettono tempestivamente al GSE l'esito degli accertamenti effettuati. Il GSE dispone il rigetto dell'istanza e la decadenza degli incentivi, nonché il recupero delle somme già erogate e trasmette alle autorità l'esito degli accertamenti effettuati per l'applicazione delle sanzioni".
Nei primi mesi del 2015, non contenta di ciò, la Biogen di Chivasso presenta un'istanza per la modifica dell'autorizzazione unica, ex articolo 12 del decreto legislativo n. 387/2003, per poter utilizzare nell'impianto anche sottoprodotti di origine animale (grassi animali) e altre biomasse liquide in aggiunta al combustibile vegetale autorizzato.
Durante la Conferenza dei Servizi più recente, del 16 aprile 2015 istruttoria per una modifica dell'autorizzazione, il Comune di Chivasso ha ribadito la contrarietà alla modifica dell'autorizzazione perché la prescrizione sulla produzione di energia termica non era rispettata.
Alla data in cui abbiamo redatto quest'atto ispettivo risultava che la Città metropolitana non avesse ancora accolto l'istanza di modifica del combustibile, ma altresì non aveva nemmeno ottemperato al suo ruolo di controllo, così come previsto dal decreto legislativo n. 28/2011.
L'impianto continuerebbe ad essere autorizzato pur non rispettando le prescrizioni della Città metropolitana di Torino, ovviamente usufruendo degli incentivi e dei certificati verdi per la cogenerazione.
Quindi, in relazione a questo, vogliamo chiedere alla Giunta regionale: se era a conoscenza di questa situazione, che noi possiamo definire grave se e quali interventi aveva in animo di intraprendere.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore De Santis per la risposta.
DE SANTIS Giuseppina, Assessore all'energia Grazie, Presidente.
Ai sensi dell'articolo 31 del decreto legislativo n. 112/1998 - come peraltro il Consigliere sa bene - le funzioni di autorizzazione all'installazione e all'esercizio degli impianti di produzione di energia sono state attribuite dallo Stato alle Province. Con la legge regionale n.
44/2000, la Regione Piemonte ha, a sua volta, dettato le disposizioni normative per l'attuazione del decreto sul territorio piemontese confermando, all'articolo 53 di tale legge, in capo alle Province le funzioni di autorizzazione degli impianti di produzione elettrica non riservati allo Stato. Ad oggi, pertanto, in Regione Piemonte è l'Ente Provincia a occuparsi dei procedimenti autorizzativi in materia e a garantire il controllo degli atti rilasciati.
Per quanto riguarda il caso in oggetto, si tratta di un impianto di produzione elettrica e calore alimentato a olio vegetale, autorizzato dalla Provincia di torino nel 2007. Tale impianto è tuttavia entrato in regolare esercizio solo nell'anno 2013, con una potenza elettrica di 17 MW e primaria di circa 36 MW. L'energia elettrica è immessa in rete, mentre il calore alimenta la rete di teleriscaldamento del Consorzio industriale Pi.Chi di Chivasso. All'epoca in cui l'impianto era stato proposto per l'autorizzazione, nell'area era anche in funzione la centrale termoelettrica a ciclo combinato Edipower, da circa 1.200 MW elettrici, e la Provincia di Torino, per limitare la produzione di ossidi di azoto complessivi, impose un limite di livello termico piuttosto elevato, pari al 28% per i primi cinque anni di esercizio e al 40% successivamente.
Secondo le misurazioni condotte nel primo anno di funzionamento escludendo l'energia utilizzata per l'autoconsumo, il valore del livello termico raggiunto dall'impianto è sensibilmente più basso del limite del 28%, raggiungendo il solo 10,5%. Per tale ragione, la Provincia di Torino ha in corso la redazione di un provvedimento di diffida con destinatario il soggetto gestore dell'impianto, con il quale si richiede il rispetto del livello termico previsto nella determinazione di autorizzazione e la trasmissione, entro 30 giorni dalla diffida, di un documento che evidenzi le misure e gli interventi individuati per ottimizzare la fornitura di calore al Consorzio ed eventuali altri utenze.
Si tiene comunque a segnalare che la situazione attuale dell'area è sensibilmente differente rispetto a quella del 2007, anno in cui la Provincia di Torino autorizzò l'impianto a biocombustibile. Infatti, la Centrale Edipower, responsabile principale delle emissioni di ossidi di azoto, è ferma e non contribuisce più, pertanto, alle emissioni di inquinanti atmosferici. Inoltre, anche il Consorzio industriale, a fronte di previsioni di sensibile crescita all'atto della presentazione del progetto nel 2007, a causa della crisi economico-finanziaria ha invece ridotto il consumo energetico. La prevista rete di teleriscaldamento nel centro abitato di Chivasso, cui la Centrale si sarebbe potuta collegare non è stata nel frattempo realizzata, riducendo pertanto le possibilità di cessione del calore. Rimangono comunque ulteriori possibilità di incrementare il calore ceduto dall'impianto, fatto che potrebbe incrementare leggermente il valore del limite termico.
Da ultimo, si segnala come la DGR 6-3315 del 30 gennaio 2012 "Individuazione delle aree e dei siti non idonei all'installazione ed esercizio di impianti per la produzione di energia elettrica alimentati da biomasse". Per quanto riguarda i criteri di base richiesti per l'autorizzazione di impianti alimentati a biomassa liquida in Comuni ricadenti nella Zona di Piano del "Piano Regionale di Tutela e Risanamento della Qualità dell'Aria", impone come riferimento un valore dell'indice di risparmio di energia primaria superiore al 10% e un valore del limite termico superiore al 15%.
In sostanza, il procedimento autorizzativo è stato rilasciato dalla Provincia di Torino. L'Ente competente secondo la normativa vigente è ormai la Città metropolitana, evidentemente, la quale ha attualmente in corso la predisposizione di una nota di diffida al soggetto gestore dell'impianto.


Argomento: Problemi energetici

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 488 presentata dalla Consigliera Frediani, inerente a "Interconnessione 'Piemonte-Savoia' modifica del progetto esecutivo"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 488.
La parola alla Consigliera Frediani per l'illustrazione.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Assessore, la interrogo in merito a questo progetto di Terna che riguarda la Val di Susa. E' un progetto di cui si parla da diversi anni anche se nel corso del tempo ha subito delle varianti ed è proprio su questa variante che intendo avere delle delucidazioni.
Il progetto di Terna prevede un'interconnessione tra due centrali quella di "Grande Ile" in Francia e quella di Piossasco.
Qualche anno fa si parlava già di un'interconnessione di questo tipo anche se il progetto era relativo ad un elettrodotto costruito per via aerea e in seguito ad una forte pressione della popolazione e ad una forte opposizione il progetto è stato accantonato.
Adesso si torna a parlare del progetto, ma c'è una differenza, nel senso che l'elettrodotto sarà interrato e quindi ci sono delle diverse ripercussioni sulla salute della popolazione. Anche su questo non c'è piena chiarezza, ma l'azienda sta cercando di dialogare con i cittadini e con le Amministrazioni, quindi speriamo che prima dell'avvio dei lavori (se mai ci sarà) ci sia effettivamente chiarezza in merito alle ripercussioni sulla salute per i cittadini.
Non è esattamente di questo che parliamo nell'interrogazione, perch quello che interessa adesso è proprio la variante di cui Terna sta parlando o ha parlato nei giorni scorsi durante un tour in Val di Susa, nel corso del quale ha interagito con le Amministrazioni e anche con i cittadini. Ci sono state delle giornate di incontro e delle giornate in cui Terna si rendeva disponibile ad un confronto con quanti avessero delle domande in merito al progetto.
Inizialmente l'elettrodotto avrebbe dovuto utilizzare l'infrastruttura esistente di SITAF e quindi scorrere lungo la rete autostradale. Il progetto approvato faceva proprio riferimento a questo tipo di tracciato.
Poi sono intervenute delle complicazioni, a quanto riferisce l'azienda e il Ministero ha chiesto o di creare delle gallerie nuove di dimensioni più grandi per permettere di poter ispezionare i tunnel che avrebbero dovuto attraversare le montagne, oppure di spostare il tracciato. Ed è questa l'opzione che Terna ha scelto, probabilmente in considerazione di un aumento dei costi nel caso in cui avesse dovuto perforare le montagne.
Terna ha parlato anche di un impatto ambientale maggiore, perch sappiamo tutti quali tipi di materiali sono contenuti all'interno di quelle montagne. Cosa che fa abbastanza sorridere, pensando che a pochi chilometri c'è un cantiere che sta scavando un tunnel esattamente nelle stesse montagne con la stessa composizione. Ma di questo parleremo in altra occasione.
Quindi, in pratica, ci troviamo di fronte ad un ennesimo progetto impattante in Val di Susa, che attraverserà proprio i centri abitati.
Quindi, Terna ha scelto di variare il tracciato e attraversare i centri abitati.
Quello che noi vorremmo capire, sempre considerando che questo progetto non porterà il minimo beneficio alla Valle, perché anche parlando con i responsabili di Terna che erano raggiungibili nel corso di queste giornate questi hanno chiaramente detto, a precisa mia domanda, che questo progetto non avrà alcuna ricaduta positiva sulla popolazione valsusini.
Semplicemente il territorio, essendo un corridoio, sarà attraversato dall'infrastruttura.
Quindi, come al solito, benefici nulli e molti disagi; disagi che derivano dai cantieri e derivano anche dal fatto che si andrà a scavare nuovamente in un territorio sul quale, fino a pochi giorni fa, abbiamo visto sui giornali una discussione in merito a delle rotonde, che sarebbero necessarie - ad esempio, in Frazione Foresto - e non verranno realizzate proprio perché c'è amianto nel terreno.
Quindi, in alcuni casi non si fanno delle opere per via dell'amianto quindi per timori per la salute mentre in altri casi c'è il via libera e si scava senza problemi, senza nessun beneficio per la Valle.
Le domande che intendo porle con questa interrogazione sono le seguenti.
Qual è il ruolo della Regione Piemonte nella fase di modifica del progetto? Abbiamo detto che c'è un progetto approvato qualche anno fa e adesso si tratta di valutare questa variante che, a quanto dice Terna, non sarà soggetta alla valutazione di impatto ambientale. Quindi, vorremmo chiarezza in merito al ruolo della Regione.
Poi ci sono i costi, i soggetti che li sostengono e la loro ripartizione. Ci piacerebbe anche sapere quanto verrà pagato a SITAF per l'utilizzo della infrastruttura, ma ovviamente è una domanda che non possiamo rivolgere a lei, la rivolgeremo magari in altre sedi.
Vorremmo anche sapere se i costi vengono sostenuti anche dai punti di compensazione della TAV Torino-Lione, e se sono stati valutati prima dell'intesa con i Comuni gli impatti per la salute dovuti alla modifica della tratta, proprio in virtù di questo rischio amianto di cui ho accennato prima.
Infine, vorremmo sapere se quest'opera si deve proprio fare, se si è valutato di intervenire con interventi di manutenzione su alcune strade che saranno interessate dalla tratta. Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore De Santis per la risposta.
DE SANTIS Giuseppina, Assessore all'energia Grazie, Presidente. Cercherò di stare nei tre minuti.
In primo luogo, la Regione Piemonte non è stata coinvolta dalla Società Elettrica Terna nell'individuazione dell'alternativa di tracciato.
Abbiamo naturalmente acquisito le informazioni in merito alla programmazione di un ciclo di incontri informativi nei sei Comuni territorialmente interessati dall'ipotesi di variante, l'Assessorato ha comunicato alle Amministrazioni comunali la disponibilità della struttura a supportare l'attività di analisi tecnico-territoriale in corso da parte delle Amministrazioni stesse.
Per quanto afferisce al quesito inerente ai costi dell'intervento, si precisa che l'ammontare dell'investimento previsto sull'intera opera è pari a circa un miliardo e 400 milioni di euro, di cui circa 800 milioni di euro relativi alla sola tratta sul lato italiano.
Di questi ultimi, circa la metà dei costi saranno inclusi nella tariffa elettrica, in quanto associati alla realizzazione della linea pubblica che farà parte della rete di trasmissione nazionale di competenza di Terna. La restante quota, ossia la linea privata, sarà a carico di soggetti finanziatori, in attuazione dell'articolo 32 della legge n. 99 "Disposizioni per lo sviluppo e l'internazionalizzazione delle imprese nonché in materia di energia" e della legge n. 41 del 22 marzo 2010 "Conversione in legge, con modificazione, del decreto legge 25 gennaio 2010 recante 'Misure urgenti per garantire la sicurezza di approvvigionamento di energia elettrica nelle isole maggiori'".
La porzione di linea a carico dei soggetti finanziatori rimarrà nella titolarità di tali soggetti per un periodo decennale o ventennale (ancora da definire), allo scadere del quale la linea privata entrerà a far parte della Rete di Trasmissione Nazionale, divenendo di proprietà pubblica.
Pertanto, i costi complessivi saranno sostenuti come ho detto finora e non è previsto alcun legame della nuova linea di interconnessione elettrica con i fondi di compensazione e compartecipazione correlati al progetto TAV Torino-Lione.
Per quanto riguarda la preventiva valutazione dell'impatto ambientale sulla salute umana dell'intervento, precisiamo che, in merito al rischio amianto e alla possibilità di trovare asbesto in fase di cantiere e durante le fasi di scavo, la società elettrica dichiara che dalle ricerche preliminari effettuate per la redazione della due diligence sulla gestione delle terre e rocce da scavo non è emersa al riguardo nessuna criticità particolare.
L'amianto sarà, comunque, uno tra i parametri da analizzare, così come previsto dalla normativa vigente. Preliminarmente all'avvio delle attività saranno eseguite le analisi sui terreni interessati dal passaggio del cavo proprio per verificare il rispetto dei limiti di legge per i vari parametri e, di conseguenza, verrà definita la modalità di gestione del materiale di scavo in accordo a quanto previsto dal Codice dell'Ambiente e dalla normativa di settore.
Per quanto riguarda l'esposizione ai campi elettromagnetici, Terna precisa che la corrente continua produce un campo magnetico statico e non variabile nel tempo (quindi, a "frequenza zero") che non produce effetti di induzione elettromagnetica.
Il campo magnetico statico come quello prodotto dai cavi in corrente continua non costituisce una minaccia per la salute umana, ed è del tutto analogo a quello terrestre (il campo oscilla fra 0,034 milliTesla in aria all'equatore, e 0,070 milliTesla in aria ai poli geomagnetici).
Il collegamento "Piemonte-Savoia" verrà realizzato con tecnologia di trasmissione in corrente continua. Tale tecnologia genera quindi un campo elettrico e magnetico statico, dunque, per quanto appurato a livello attuale delle conoscenze scientifiche, si possono escludere da questo punto di vista rischi per la salute.
In merito ai rischi sulla salute, per un progetto simile al collegamento "Piemonte-Savoia", l'Istituto Superiore di Sanità (ISS) organo tecnico del Servizio Sanitario Nazionale che fornisce consulenza allo Stato e alle Regioni su tematiche sanitarie connesse a determinate categorie di impianti, chiamato ad esprimere una valutazione su possibili rischi per la salute della popolazione connessi alla realizzazione dell'elettrodotto in corrente continua "Italia-Grecia", al punto 3 della sua relazione ha chiarito che in linea generale: "Il complesso delle conoscenze disponibili permette di concludere che l'esposizione a breve termine a campi magnetici statici inferiori a 2.000 milliTesla non rappresenti un rischio sanitario".
In ultimo, con riferimento alla possibilità di coordinare i cantieri dell'intervento con eventuali lavori di manutenzione delle strade interessate, Terna precisa che, in merito alla necessità di coordinare i lavori con la presenza di sottoservizi sulla strada statale, in sede di definizione del tracciato della variante che interessa la SP 24, è stata svolta un'analisi preliminare dei sottoservizi presenti lungo la stessa che ha dimostrato la piena compatibilità tra il progetto e la presenza degli stessi.
Qualora dalle ulteriori analisi di dettaglio, che verranno svolte in fase realizzativa, dovesse emergere la necessità di apportare lo spostamento dei sottoservizi esistenti, tali attività e i relativi costi saranno a carico della società proponente. Inoltre, si fa presente che Terna ha dato la sua disponibilità a partecipare ad eventuali Tavoli Tecnici composti dai Comuni e dagli enti gestori dei sottoservizi presenti lungo la SP 24, in ragione delle competenze e delle responsabilità loro assegnate.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 486 presentata dalla Consigliera Frediani, inerente a "Pubblica fruizione del fondo Salsano attraverso i progetti pubblica utilità (PPU)"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 486.
La parola al Consigliere Frediani per l'illustrazione



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Con quest'interrogazione volevamo capire se ci fosse qualche possibilità di prosecuzione di un progetto che ha avuto vita breve. È stato iniziato e, purtroppo, non è stato portato a conclusione per varie difficoltà riscontrate durante lo svolgimento dello stesso.



PRESIDENTE

Scusate, Consiglieri! Se non c'è silenzio in Aula sospendo l'esame delle interrogazioni e riprendiamo alle ore 10.30.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Il 2 luglio 2013 la Regione ha deliberato l'attivazione, a regia regionale, di un'iniziativa per l'impiego temporaneo e straordinario di lavoratori disoccupati per la realizzazione di progetti di pubblica utilità ed è all'interno di tale programmazione regionale che si inserisce il progetto di cui parliamo.
L'Agenzia Piemonte Lavoro ha previsto l'emanazione di più avvisi di chiamata a progetti di pubblica utilità per il periodo dal 1° settembre 2013 al 30 settembre 2015. Tra queste attività era contemplata la valorizzazione del patrimonio culturale attraverso l'attività di salvaguardia, promozione, allestimento e custodia di mostre relative a prodotti, oggetti, attrezzature del territorio, nonché riordino recupero o valorizzazione di beni archivistici, librari e artistici di interesse storico e culturale. Si tratta di un progetto di pubblica utilità applicato al campo culturale.
La Città di Torino ha partecipato a tale progetto. Il 21 aprile ha accettato la donazione del dottor Alfredo Salsano, che ha donato una documentazione molto ingente e cospicua e di grande valore alla Città di Torino (il valore è stimato in 30 mila euro). Pertanto, è stato avviato tale progetto inserendo sei lavoratori per 25 settimane per un impegno di 30 ore settimanali. Questi lavoratori erano addetti alla catalogazione dei documenti secondo gli standard in uso alle biblioteche nel servizio bibliotecario nazionale.
Torino utilizza per le biblioteche, il sistema Clavis ma, a quanto pare, all'avvio del progetto, si sono verificati dei problemi per cui i lavoratori non hanno potuto agire direttamente sul sistema Clavis, ma hanno dovuto creare una specie di archivio temporaneo della documentazione presente in biblioteca. Questo ha comportato uno slittamento dei tempi. Tra l'altro, il soggetto attuatore di questo progetto era la cooperativa COPAT che ha provveduto a selezionare il personale impiegato nel progetto. E' successo, quindi, che un po' per la difficoltà ad utilizzare l'applicativo Clavis, un po' per i ritardi accumulati, il progetto è stato interrotto. Si è concluso, ma non ha potuto rendere fruibile il patrimonio lasciato in eredità dal dottor Salsano.
Ci chiedevamo se fosse possibile recuperare, in qualche modo, sia la professionalità acquisita da questi lavoratori che hanno accumulato nel corso del progetto un'alta professionalità - quindi valorizzare la professionalità e dare occasione di lavoro - sia portare a termine, secondo le volontà del dottor Salsano, l'opera e quindi renderla disponibile per i cittadini anche attraverso il sistema Clavis.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Pentenero per la risposta.



PENTENERO Giovanna, Assessore al lavoro

Grazie, Presidente.
Intanto bisogna contestualizzare l'attività di cui stiamo parlando.
Come è stato ricordato nell'interrogazione, stiamo parlando di progetti di pubblica utilità che sono stati attivati attraverso bandi e che hanno un'attività finalizzata su proposta del soggetto proponente. A progetto terminato, quindi, si fanno le valutazioni rispetto a quello che è stato effettuato, ma a cura del soggetto proponente, nello specifico la Città di Torino. Questo è l'impianto complessivo dei progetti di pubblica utilità.
E' evidente che nell'attività prevista nel POR-FSE 2014-2020 riproporremo altre attività simili ai PPU, ma ci sono alcuni elementi di criticità che, nell'attivazione dell'atto di indirizzo, saranno tenuti in considerazione.
Così come è utile sottolineare che le scelte effettuate rispetto al sistema di catalogazione, cioè Clavis oppure Access, che è stato utilizzato in una fase successiva creando un data base temporaneo, sono scelte che ha fatto il soggetto proponente.
In considerazione di tutto ciò, è evidente che il prodotto utilizzato ha, comunque, realizzato un'attività che deve essere tenuta in considerazione per i progetti futuri. Sappiamo che la Città di Torino ha intenzione di portare a termine il progetto di catalogazione del fondo Salsano e attuare un riversamento dei dati attraverso il metodo di archiviazione Clavis. Questo lo potrà fare o con risorse proprie della Città di Torino, oppure quando ci sarà il nuovo atto di indirizzo. Con le nuove attività simili al PPU potranno ripartecipare all'attività e quindi riavviare la propria attività, così come autonomamente la Città di Torino ritiene di dover o poter fare.
Al momento, siamo in questa fase di attuazione e definizione, in attesa di uscire con il nuovo atto di indirizzo legato ai PPU.


Argomento: Calamità naturali

Interrogazione n. 467 presentata dalla Consigliera Motta, inerente a "Danni nell'Astigiano a causa degli eventi atmosferici del 25-26 marzo 2015" (risposta scritta)

Argomento: Industria - Commercio - Artigianato: argomenti non sopra specificati

Interrogazione n. 408 presentata dal Consigliere Ferrentino, inerente a "Posizione della Regione Piemonte rispetto alle criticità contenute nel disegno di legge sulla concorrenza riguardo alla modifica del Codice di assicurazione" (risposta scritta)


PRESIDENTE

In assenza degli interroganti, alle interrogazioni n. 467 e n. 408 viene fornita risposta scritta.


Argomento: Organizzazione degli uffici - Regolamento del personale - Telecomunicazioni

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 436 presentata dai Consiglieri Corgnati, Boeti e Gariglio, inerente a "Disciplina del telelavoro in Regione Piemonte"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n.
436.
La parola al Consigliere Corgnati per l'illustrazione.



CORGNATI Giovanni

Grazie, Presidente.
Intanto premetto che il telelavoro è stato introdotto nel pubblico impiego dall'articolo 4 della legge 16 giugno 1998, n. 191, che ha dettato norme in materia di formazione del personale dipendente e di lavoro a distanza nelle pubbliche amministrazioni.
In base a tale legge, le amministrazioni pubbliche possono avvalersi di forme di lavoro a distanza, allo scopo di razionalizzare l'organizzazione del lavoro e di realizzare economie di gestione attraverso l'impiego flessibile di risorse umane.
L'adozione dell'istituto del telelavoro, sia nelle forme del lavoro a distanza (ovvero svolto in sede diversa da quella di appartenenza) sia del telelavoro domiciliare, risponde a molteplici finalità e obiettivi. In particolare, il telelavoro consente di introdurre soluzioni organizzative per andare incontro a crescenti richieste di flessibilità della prestazione lavorativa, anche come ausilio a quelle categorie di lavoratrici e lavoratori in situazione di disagio, a causa di disabilità psicofisica, o con minori o familiari bisognosi di assistenza o per l'eccessiva lontananza della propria abitazione dal luogo di lavoro.
Oltre a ciò, il telelavoro consente anche di razionalizzare e adeguare l'organizzazione del lavoro a seguito dell'introduzione delle nuove tecnologie e reti di comunicazione pubblica, realizzando, pertanto economie di gestione.
Considerato che in Regione Piemonte la disciplina del telelavoro è pienamente operativa dal 2010, anno in cui è stata adottata la DGR n. 25-39 con la quale il telelavoro, nelle sue varie forme, è stato introdotto a regime, al termine della sperimentazione del lavoro a distanza avviata nel 2004 (DGR n. 45-12073 del 23 marzo 2004) e del telelavoro domiciliare del 2006 (Protocollo d'intesa recepito con DGR n. 9-4832 dell'll dicembre 2006); considerato che nel triennio 2010-2013 sono state attivate complessivamente settanta postazioni di telelavoro (tra lavoro a distanza e telelavoro domiciliare) e che nel 2014, con l'approvazione del Piano per il telelavoro 2013-2015 (DGR n. 36-7453 del 15 aprile 2014), è stata prevista l'attivazione di altre ottanta postazioni con una spesa pari a 200.000 euro, risorse derivanti dall'intesa tra Governo e Regioni del 25 ottobre 2012.
Naturalmente non tutte le attività si prestano al telelavoro e, al riguardo, il Responsabile della Struttura regionale proponente il progetto deve determinare il grado di telelavorabilità dell'attività del dipendente escludendo, di fatto, tutte le attività che prevedono o necessitano un contatto diretto con utenza o colleghi, il ricevimento di pubblico a tempo pieno, nonché le attività svolte dal personale nell'ambito dei servizi generali operativi.
Nell'ambito delle mansioni che è possibile svolgere in regime di telelavoro, in particolare domiciliare, è auspicabile prevedere contestualmente all'organizzazione del lavoro stesso, modalità di verifica e di controllo delle attività e degli obiettivi raggiunti dal dipendente in modo tale da escludere ogni eventuale forma di inadempienza o abuso.
Detto questo, si interroga l'Assessore regionale competente per sapere se non ritenga opportuno relazionare riguardo ai criteri vigenti in materia di telelavoro e alla necessità di un loro eventuale aggiornamento, nonch alle mansioni attualmente affidate, al numero dei dipendenti coinvolti oltre che alle eventuali verifiche e controlli svolti ed ai loro esiti.
Grazie.



PRESIDENTE

Risponde l'Assessore Ferraris; prego.



FERRARIS Giovanni Maria, Assessore al personale e organizzazione

Grazie, Presidente.
Riferisco quanto mi viene trasmesso dagli Uffici e colgo l'occasione per ringraziare il Consigliere per questa richiesta, che è occasione per noi di approfondire una materia che prenderà sempre più piede, non solo qui, ma in generale nell'ambito lavorativo.
Il telelavoro, nella forma del lavoro a distanza, è stato introdotto in Regione, in via sperimentale, con la DGR 4512073 del 23 marzo 2004 (abbiamo ormai superato abbondantemente i dieci anni).
Nel 2006 è stata avviata la sperimentazione del telelavoro domiciliare e nel 2010, con DGR del 30 aprile, l'istituto è stato disciplinato a regime.
Con deliberazione n. 115240 del 21 gennaio 2013, la Giunta ha approvato il programma che prevede la destinazione di risorse tra quelle assegnate alla Regione Piemonte, nell'ambito dell'intesa tra Governo e Regioni, in materia di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, del 25 ottobre 2012, ai sensi dell'articolo 8, comma 6, della legge 5 giugno 2003, n. 131 per l'incremento delle postazioni del telelavoro per i dipendenti regionali.
Nell'ambito della somma totale sono state destinate, come lei ricordava, le risorse (circa 200 mila euro) per incrementare la postazioni di telelavoro per i dipendenti regionali, fino ad un numero complessivo di 150 postazioni per la Giunta regionale; in aumento rispetto alle postazioni previste (3% del personale in servizio, circa 70 unità).
Con deliberazione n. 367453 del 15 aprile 2014, la Giunta ha approvato il piano per l'utilizzo del telelavoro per il personale della Giunta regionale, per il triennio 2013-2015 e ha sostituito la deliberazione precedente del 30 aprile 2010, n. 2530.
Il telelavoro può essere a distanza, presso sede regionale o sede di altra amministrazione, o domiciliare.
Le disposizioni in materia prevedono che la condizione indispensabile per l'attività dell'iter procedurale per l'adozione di progetti di telelavoro, sia la volontarietà, da parte dei dipendenti interessati, a svolgere l'attività lavorativa a distanza; presupposto per coniugare esigenze organizzative dell'amministrazione con quelle di conciliazione del personale.
Mi viene da pensare che qualche volta accade anche a noi di partecipare a riunioni in concomitanza, ma in luoghi diversi, proprio con la teleconferenza.
Inoltre, la disciplinare allegata alla DGR 367453 sopraccitata ha formalizzato e stabilito, in modo molto puntuale, l'iter procedurale per l'attivazione delle postazioni di telelavoro che prevede, come condizione essenziale per la predisposizione del progetto, la telelavorabilità dell'attività del dipendente, la cui verifica è effettuata dal Dirigente che propone il progetto e lo approva con determina dirigenziale, dopo aver ricevuto il nulla-osta dalla Direzione competente in materia di personale.
Faccio presente che alcune delle mansioni escluse sono proprie quelle che hanno la necessità di contatto diretto con il pubblico, perch sarebbero non telelavorabili, perché se ho l'obbligo di avere rapporto con il pubblico, non posso lavorare a distanza.
Per quanto riguarda la registrazione della presenza in servizio durante il telelavoro domiciliare, la delibera ha previsto un modulo, che è allegato alla stessa, che il telelavorista deve compilare giornalmente e renderlo disponibile entro la giornata successiva, inviandola al Dirigente in via telematica.
Tale modulo, a fine mese viene stampato e sottoscritto dal dipendente e dal Dirigenti responsabile.
In caso di lavoro a distanza presso sede regionale o altro ente, la rilevazione della presenza avviene in modo automatico tramite budget, come per la totalità dei dipendenti regionali.
Inoltre, nel contratto è precisato che il dipendente e il Dirigente stabiliscano i due periodi di un'ora di reperibilità giornaliera, durante i quali il dipendente è a disposizione della struttura di appartenenza e dell'amministrazione, per eventuali comunicazioni e contatti.
C'è sempre, quindi, una reperibilità individuata di almeno due volte al giorno. Il resto dell'orario di lavoro giornaliero viene svolto in modo flessibile e registrato sul modulo sopraindicato.
Per quanto concerne, invece, la verifica delle attività svolte in telelavoro, il dirigente ha a disposizione gli strumenti utilizzati per tutti i dipendenti, quale il piano di lavoro che viene redatto ogni anno e che stabilisce in modo preciso le mansioni affidate e gli obiettivi annuali da raggiungere.
Tale piano di lavoro viene monitorato in fasi periodiche dal dirigente che certifica, tramite le fasi intermedie e finali, il raggiungimento o meno degli obiettivi assegnati e lo svolgimento delle attività ordinarie da parte del dipendente interessato, al fine anche dell'erogazione dei conseguenti incentivi economici previsti.
Alla data odierna sono attivi n. 106 progetti di telelavoro, di cui 62 domiciliari e 44 di stanza presso sedi regionali o altri Enti; 38 progetti sono in corso di attivazione e pertanto si arriverà ad un totale di 144 progetti, raggiungendo quasi il numero di esperienze attivabili così come previsto nel piano del telelavoro 2013-2015.
La deliberazione del piano del telelavoro prevede inoltre che, all'atto del ricevimento del progetto, la Direzione competente in materia di personale assegni un punteggio in base ai criteri previsti nella stessa DGR, che sono stati inseriti per definire le priorità delle richieste pervenute, tramite la redazione di una graduatoria. Tali criteri erano stati definiti e proposti all'Amministrazione da una Commissione bilaterale composta da Amministrazione e Sindacati, appositamente costituita, che ha collaborato alla predisposizione del disciplinare del telelavoro, fin dall'avvio della sperimentazione avvenuta - come ho ricordato all'inizio nel 2004.
Considerato che il piano del telelavoro avrà la sua scadenza naturale il 31 dicembre 2015, la Commissione bilaterale nuovamente costituita riunitasi già nei mesi di giugno e luglio di quest'anno, sta valutando la possibilità di aggiornare e disciplinare il telelavoro, proponendo all'Amministrazione modifiche e integrazioni relativamente ai criteri di punteggio e ai numeri di progetti attivabili in relazione alle risorse che saranno messe a disposizione dall'Amministrazione nell'anno del piano di telelavoro per il triennio successivo, quindi 2016-2018.
Si precisa infine che il programma attuativo regionale finalizzato all'utilizzo delle risorse destinate alla Regione Piemonte dall'intesa con il Governo di cui ho parlato sopra in epigrafe ha avuto una proroga fino al 30 giugno 2016 per l'utilizzo delle risorse assegnateci.
Grazie.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.



(Alle ore 10.23 il Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



(La seduta ha inizio alle ore 10.25)



PRESIDENTE

Do atto che l'o.d.g. è stato comunicato con la convocazione. Chiedo se vi siano ulteriori proposte di modifiche.
Non essendovi proposte di modifica, l'o.d.g. è approvato, ai sensi dell'articolo 58 del Regolamento.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo il Consigliere Monaco e l'Assessore Saitta.


Argomento:

b) Processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Sono a disposizione e riproducibili, su richiesta, i processi verbali delle sedute del 14 luglio 2015.


Argomento: Gruppi consiliari

c) Variazione denominazione Gruppo consiliare


PRESIDENTE

l'Ufficio di Presidenza, in data 16 luglio, ha preso atto della variazione di denominazione del Gruppo consiliare "Scelta civica per Chiamparino" in "Scelta di Rete civica per Chiamparino".


Argomento:

d) Censura comportamento Consigliere Campo


PRESIDENTE

Comunico che l'Ufficio di Presidenza, nella seduta del 13 luglio, ha audito il Consigliere Mauro Willem Campo, a seguito del comportamento tenuto in Aula lo scorso 7 luglio. Il Consigliere Campo, consapevole del comportamento non consono, ha formulato le scuse all'Ufficio di Presidenza e all'Assemblea tutta.
L'Ufficio di Presidenza, all'unanimità dei presenti, ha censurato il suo comportamento.


Argomento:

e) Promulgazione e pubblicazione deliberazione statutaria


PRESIDENTE

Informo che, ai sensi dell'articolo 102 dello Statuto della Regione Piemonte, sono trascorsi i termini di tre mesi per la presentazione della richiesta di referendum popolare alla deliberazione di revisione statutaria "Modifica alla legge regionale 4 marzo 2005, n. 1 (Statuto della Regione Piemonte) - Pubblicità dei lavori delle Commissioni consiliari". Pertanto la stessa sarà promulgata e pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte.
Informo pertanto che la Giunta per il Regolamento si riunirà mercoledì 22 luglio alle ore 11 in Sala Morando.


Argomento:

f) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

g) Variazioni di bilancio di previsione per l'anno finanziario 2015.


PRESIDENTE

La Giunta regionale, in data 15 luglio 2015, ha trasmesso per comunicazioni al Consiglio, in ottemperanza al comma 7 dell'articolo 24 della l.r. 7/2001, "Nuovo ordinamento contabile della Regione Piemonte", n.
1 deliberazione dell'11 maggio 2015, n. 3 deliberazioni del 18 maggio 2015 n. 1 deliberazione del 26 maggio 2015, n. 10 deliberazioni del 3 giugno 2015 e n. 7 deliberazioni del 15 giugno 2015.
Gli allegati sono a disposizione presso l'Ufficio Aula.


Argomento:

Approvazione processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Approvazione processi verbali precedenti sedute", comunico che sono stati approvati i verbali del 7 luglio 2015.


Argomento: Istituzione nuovi comuni - Mutamento denominazioni

Esame proposta di deliberazione n. 110, inerente a "Indizione, ai sensi del titolo III della legge regionale 16 gennaio 1973, n. 4 (Iniziativa popolare e degli enti locali e referendum abrogativo e consultivo), di referendum consultivo per l'istituzione del nuovo comune di Campiglia Cervo mediante fusione degli attuali comuni di Campiglia Cervo, Quittengo e San Paolo Cervo (Provincia di Biella)"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare la proposta di deliberazione n. 110, di cui al punto 3) all'o.d.g, per la quale non è richiesta alcuna relazione.
Non essendovi richieste di intervento, indìco la votazione palese sulla proposta di deliberazione n. 110, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Parchi e riserve - Protezione della natura (fauna, flora, minerali, vigilanza, ecc.)

Proseguimento esame disegno di legge n. 90, inerente a "Riordino del sistema di gestione delle aree protette regionali e nuove norme in materia di Sacri Monti. Modifiche alla legge regionale 29 giugno 2009, n. 19 (Testo unico sulla tutela delle aree naturali e della biodiversità)"


PRESIDENTE

Proseguiamo l'esame del disegno di legge n. 90, inerente a "Riordino del sistema di gestione delle aree protette regionali e nuove norme in materia di Sacri Monti. Modifiche alla legge regionale 29 giugno 2009, n.
19 (Testo unico sulla tutela delle aree naturali e della biodiversità)", di cui al punto 4) all'o.d.g.
Nella seduta pomeridiana del 14 luglio, dopo le relazioni di maggioranza e di minoranza, è iniziata la discussione generale con gli interventi dei Consiglieri Berutti, Sozzani, Andrissi, Motta, Graglia Campo e Accossato. Sono ancora iscritti a parlare in sede di discussione generale i Consiglieri Grimaldi, Valetti, Ottria ed eventuali altri Consiglieri che ne facciano richiesta.
I Consiglieri Grimaldi, Valetti e Ottria non chiedono di intervenire.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Nella discussione generale sono stati evidenziati alcuni aspetti e passaggi avvenuti in sede di V Commissione, che hanno in qualche modo migliorato o, comunque, modificato la norma. Alcuni passaggi li abbiamo già ricordati nella relazione, ma riteniamo importante rammentarli anche durante l'intervento: aver ridato titolarità alle Amministrazioni locali anche nella scelta, d'intesa con la Giunta, del Presidente del parco; aver modificato la modalità di governance, garantendo una rappresentanza ai Comuni e anche per numero di Comuni che compongono ogni singola area protetta; aver mantenuto alcune specificità, quale quella del Parco Capanne di Marcarolo; aver inserito dei nomi diversi, come in quel caso definito Parco dell'Appennino piemontese; soprattutto, secondo noi - questo è un po' anche il motivo dell'intervento - occorre proseguire l'attività di miglioramento, proveniente dal lavoro in Commissione, legata a quello che definivamo "il bilanciamento necessario tra tutela e opportunità".
Allora, certamente la norma introduce un aspetto estremamente significativo, quello legato agli emendamenti che sono stati apportati, che sostanzialmente introducono una terza finalità che la legge si pone, che non è solo quella della tutela e non è solo quella della gestione del territorio, ma anche quella della promozione.
E' evidente che la finalità legata alla promozione territoriale va in qualche modo declinata, ed è stata declinata in modo assolutamente positivo grazie a un emendamento presentato dal nostro Gruppo consiliare (discusso insieme alla maggioranza e alla Giunta) con l'istituzione della Consulta per la promozione del territorio, che per la prima volta vede nella governance dei parchi non soltanto, com'è giusto che sia, il Consiglio direttivo e il Presidente che gestisce l'ente parco e non soltanto, come è altrettanto doveroso che sia, la comunità del parco, composta da tutti i sindaci (quindi, le rappresentanze istituzionali territoriali), ma anche dall'altra parte, le rappresentanze del mondo economico e associativo.
Pertanto, all'interno della Consulta per la promozione del territorio come si potrà vedere all'interno della legge, vi sono commercianti artigiani, chi si occupa di promozione turistica, il CAI, le guide alpine cioè tutti coloro i quali in qualche modo rappresentano una possibilità di sviluppo e di promozione per quel territorio.
All'interno della norma, per la sua declinazione, sono assenti altre cose. Non dovendoci porre una questione di reperimento immediato di risorse, faccio un esempio: la legge nazionale n. 392 contiene un articolo che noi non decliniamo nella legge regionale, per questo abbiamo presentato una proposta di modifica che prevede la possibilità per imprenditori e popolazioni locali di avere dei ristori economici dati dal fatto che vivono all'interno di un parco.
Ancorché siano state realizzate nell'anno passato le misure di conservazione, che è lo strumento che alleggerisce il peso burocratico all'interno di un ente parco, va ricordato che per un numero considerevole di attività, se si è fuori da un ente parco, occorre una richiesta all'ente competente, mentre se si è all'interno di un ente parco è necessaria una valutazione di incidenza ambientale.
Questo, ovviamente, pone non solo dei limiti temporali rispetto all'attività che uno deve svolgere, altresì è un peso burocratico non indifferente, anche se, come dicevo, con la delibera della precedente Amministrazione sulle misure di conservazione gran parte di questa burocrazia è stata eliminata. Però, vi è anche l'aspetto relativo, per esempio, a coloro che hanno un'attività agricola all'interno di un ente parco, tant'è che non casualmente il PSR, ancorché sia poi finanziato o meno, contiene una voce che prevede un corrispettivo economico per gli agricoltori che svolgono l'attività all'interno di un'area protetta, così come sono previste dalla norma nazionale possibilità in qualche modo incentivanti per coloro i quali vivono all'interno dei confini di un parco naturale.
Quella è una di quelle parti che non è stata inserita né dalla legge n.
19/2009, né dalla modifica successiva del 2011, quindi riteniamo doveroso inserirla quale effetto della declinazione delle tre parole inserite nella legge: la terza finalità di cui dicevo in apertura, cioè quella legata alla promozione del territorio.
Non ci sono solo quelli, abbiamo portato anche altri esempi.
Innanzitutto, ci sono due aspetti fondamentali: il primo, dare attuazione alla legge del 2009, pertanto il piano di sviluppo socio-economico previsto dall'articolo 25 venga davvero elaborato - da questo punto di vista crediamo che la Consulta per la promozione del territorio sarà uno strumento indispensabile - e votato entro 90 giorni, se non ricordo male.
In secondo luogo, occorre che i parchi si dotino di uno regolamento che la legge sempre prevede e già prevedeva nel 2009, affinch differenziare i divieti di cui all'articolo 8 per singola realtà. E' evidente che anche da questo punto di vista la declinazione della promozione del territorio avviene a seconda delle vocazionalità di un territorio, se ha una presenza imprenditoriale di tipo agricolo molto importante, se ne ha una di tipo turistico o di tipo artigianale, insomma una serie di divieti posti dall'articolo 8 possono essere alleviati o addirittura tolti.
Inoltre, crediamo opportuno prevedere alcune misure significative di rilancio del territorio. Un esempio per tutti è quello del pagamento per l'accesso in aree parco, in aree parziali o in aree totali. Badate, questo è un aspetto che non è previsto con la sola delimitazione dell'area protetta (una staccionata o un luogo di ingresso in cui si paga il biglietto), perché non è un cinema. In gran parte dei Paesi europei, e non solo (ed anche in Italia), un numero consistente di aree naturali richiede il pagamento di un biglietto d'ingresso. Ovviamente, deve essere compatibile, deve essere fruibile ed accessibile a tutti. Questo, perché in un'area protetta, in un luogo protetto e tutelato, ogni anno vengono versati dai contribuenti piemontesi (siano essi fondi regionali, siano essi fondi europei) più di 25 milioni di euro - oggi - e fino a più di 40 milioni, negli anni precedenti.
Così come per visitare un museo, che ha un costo di gestione, di manutenzione, del personale e quant'altro, in alcuni casi si paga per entrare, io ritengo sia utile prevedere il pagamento di un biglietto d'ingresso anche in questo caso. Perché? Perché in questo modo si dà al parco la possibilità di non avere solo le risorse per pagare gli affitti e gli stipendi del personale, ma anche per fare attività di manutenzione straordinaria (scomparsa da questo bilancio, perché non c'è un euro sugli investimenti) e di promozione del proprio territorio.
Questo è possibile realizzarlo, cercando di far fruttare al meglio un patrimonio dei cittadini. Rammento solo - e concludo - che il vicino Parco ligure delle Cinque Terre - per carità, in un ambiente certamente più noto rispetto ad alcuni ambienti del Piemonte - da quando ha introdotto il pagamento di un biglietto di ingresso incassa otto milioni di euro l'anno.
Anche altri parchi toscani hanno un'entrata di alcuni milioni di euro quindi si tratta di una realtà esistente in Italia. Se, poi, guardiamo il panorama europeo o statunitense (non solo gli Stati Uniti, ma anche le Americhe del Sud o altri luoghi) vediamo che molte aree di grande pregio dal punto di vista naturalistico prevedono un biglietto d'ingresso, senza scandalo per nessuno.
Pertanto, avendo inserito e condiviso questa finalità, ritengo vadano inserite nel corso della discussione una serie di ulteriori modifiche alla norma, affinché la bilancia fra tutela, equilibrio e possibilità di vivere in modo non penalizzante rispetto ad un'altra realtà penda verso la possibilità della promozione e non verso la possibilità dei vincoli.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marrone.



MARRONE Maurizio

Sappiamo bene che l'iter di quest'innovazione legislativa è stato contrastato sin dall'inizio. Abbiamo partecipato a diverse assemblee sul territorio regionale, convocate da diversi Comuni delle diverse province piemontesi. La rimostranza è stata spesso la medesima, pur nella diversità dei territori ed anche delle parti politiche rappresentate dalle diverse Amministrazioni comunali. Le lamentele riguardavano il mancato coinvolgimento preventivo dei territori, il fatto di aver deciso i riequilibri o i riassetti delle strutture che andavano a premiare alcuni territori, penalizzandone altri, senza aver precedentemente svolto - a nostro avviso - un'analisi puntuale delle esigenze, delle necessità logistiche, delle valutazioni di mero buonsenso.
Questi fatti, in questa fase decisionale, hanno sicuramente pesato nel dare un giudizio che non può essere che negativo, perché, in una materia così delicata, qualsiasi decisione deve essere presa con il massimo coinvolgimento e la più alta condivisione raggiungibile.
Devo anche dire che la mentalità generale con cui si va ad intervenire sui parchi deve essere rivisitata. E' stata solo parzialmente rivista e ancora molto va fatto. Non si può pensare che la filosofia ispiratrice dell'istituzione dei parchi sia una sorta di ambientalismo integralista che traduce la difesa dell'ambiente con una sorta di abbandono della natura. Non può essere questa la mentalità, poiché non fa bene alla natura essere lasciata allo stato brado e poiché gli equilibri degli habitat e di determinati ecosistemi devono essere gestiti rispetto alla fauna e alla flora.
Non possiamo ignorare - su questo concordo assolutamente con il collega Vignale - le esigenze di tutte le componenti umane, ma anche economiche e imprenditoriali che vivono all'interno di quelle aree. Non si può pensare che la tutela della natura e dell'ambiente si traduca nell'impedire a chiunque di agire all'interno di quelle aree, anche quando magari si tratta di un intervento migliorativo, di valorizzazione e sostegno. Diversamente andremmo a massacrare intere comunità che vivono e prosperano in quelle realtà naturalistiche, ma soprattutto rinunceremmo ad un valore aggiunto del nostro patrimonio ambientale.
Il fatto che la gestione e l'indirizzo della gestione di queste aree veda escludere componenti comunitarie, ma anche imprenditoriali, che vivono e operano al loro interno, denota un attaccamento ad una visione superata meramente amministrativistica di questa gestione. Occorre portare avanti una politica che abbia il coraggio di innovare questi sistemi di gestione.
Chi vive all'interno di quelle aree e chi addirittura vi opera a livello lavorativo è il primo soggetto ad avere a cuore il loro interesse e sviluppo, pertanto non si può pensare che l'abbandono sia la soluzione.
In futuro, bisognerà cercare di riequilibrare anche le possibilità d'intervento, soprattutto le possibilità di voce in capitolo - anche solo a livello consultivo - delle comunità umane presenti, attraverso le loro Amministrazioni comunali. Ma non bisogna limitarsi a quelle voci di rappresentatività: esistono le organizzazioni di categoria del mondo agricolo, esistono i consorzi, esistono associazioni che possono essere create ad hoc per dare un maggiore collegamento al territorio e alla singola realtà di cui parliamo, che può essere un interlocutore valido per tutte le azioni di tutela, ma - è giusto dire - anche di promozione di quei territori.
Non si può pensare che i territori possano essere semplicemente abbandonati, con qualche diktat di divieto. Bisogna, invece, dare degli strumenti di promozione e valorizzazione. In alcune assemblee che si sono svolte anche alla presenta della Giunta e di altri colleghi del Consiglio ho avuto modo di sollevare il tema dei fondi strutturali europei, che prevedono, all'interno del POR, delle voci dedicate alla tutela e alla promozione del territorio.
Se non della montagna e delle aree parco, di cosa si deve parlare rispetto a questi canali d'intervento e finanziamento? Occorre immaginare dei progetti e delle interazioni anche con i possibili utenti di quelle aree che non risiedono lì; bisogna inserire un sistema anche turistico, che, alla luce di una nuova sensibilità oggettivamente diffusa - per fortuna - possa addirittura coniugare la tutela e la valorizzazione del territorio con quella che può essere una fonte di sviluppo del territorio stesso.
Chiaramente, bisogna consentire non solo il massimo coinvolgimento a livello di interlocuzione, ma anche il protagonismo di proposta dei territori e bisogna però dargli dei canali di inevitabile sostegno anche economico-finanziario.
Sappiamo benissimo che la situazione dell'erario regionale non consente operazioni eccessivamente ardite, ma - ribadisco - nei canali che già sono attivati, quelli dei fondi europei, bisogna impedire che questa possibilità si perda e fare in modo che, nonostante la farraginosità del sistema di gestione di tali fondi con bandi che passano da tavoli piuttosto scuri e imperscrutabili, si arrivi al risultato di garantire la ricaduta positiva di questi investimenti sul territorio in modo duraturo e soprattutto in modo non episodico, con la possibilità di dare vita a un sistema di valorizzazione dei parchi che assicuri il massimo protagonismo delle persone che vivono all'interno, vi lavorano e creano impresa, ma soprattutto per consentire al mondo naturalistico dei parchi piemontesi di essere finalmente una realtà che non va solo salvaguardata, bensì promossa e sostenuta attivamente.



PRESIDENTE

La parola alla Vicepresidente Ruffino, che interviene in qualità di Consigliera.



RUFFINO Daniela

Grazie, Presidente.
Cerco di fare una piccola sintesi del lavoro portato avanti in Commissione in questi mesi, dove abbiamo cercato, con i nostri emendamenti di costruire e di far immaginare la nostra idea di parco. Intanto il tentativo forte di sviluppare un confronto istituzionale, perché per noi i parchi sono enti che hanno una funzione specifica e importante, e questo è evidente, ma sono anche a salvaguardia e valorizzazione di un patrimonio ambientale che riteniamo faccia della nostra Regione una eccellenza importante in Italia e non solo. Per questo pensiamo che non si debbano sottovalutare le potenzialità di sviluppo economico che i parchi possono rappresentare.
Noi riteniamo che vi sia la necessità di avere parchi amici e non - uso un termine un po' forte - carrozzoni e ulteriori enti burocratici. Allora pensiamo che questo momento di revisione legislativa diventi ancor più strategico per la nostra Regione. Abbiamo detto che è un'occasione importante per voltare pagina, per ridare fiducia e speranza agli imprenditori e ai cittadini che aspettano questa riforma, forse anche nel segno della discontinuità.
In Commissione abbiamo toccato spesso il tema e la necessità di una maggiore integrazione tra agricoltura e ambiente. Abbiamo anche auspicato una valutazione tecnica e non ideologica rispetto alla riperimetrazione dei parchi e delle aree contigue e debbo dire, Assessore, che su questo abbiamo veramente parlato parecchio.
Noi pensiamo che per la Regione Piemonte i parchi possano essere uno strumento di tutela delle risorse ambientali, ma anche e soprattutto in questo periodo una sede per la valorizzazione delle attività antropiche compatibili come l'agricoltura e il turismo sostenibile. Di questo abbiamo parlato parecchio, vorremmo che i parchi diventassero un tessuto economico con una forte prospettiva anche rispetto al turismo verde e con un ricongiungimento alle valenze e alle vocazioni turistiche dei territori.
Si è parlato anche dell'utilizzo del nome del parco come emblema, come marchio per i produttori di beni e servizi locali, che presentano delle caratteristiche di qualità, sostenibilità e tipicità territoriali.
In sintesi, noi pensiamo che questa legge possa diventare un'esperienza, ovviamente replicabile anche da parte di altre Regioni.
Perché? In primo luogo, perché le aree protette oggi occupano un numero importante di lavoratori, infatti gli addetti impiegati nei servizi e nelle attività relative alla divulgazione, all'educazione ambientale, alla ricerca scientifica e soprattutto alla gestione, anche qui, hanno numeri importanti. Sto parlando di 12.000 addetti, ma potrebbero essere sicuramente di più.
In Commissione mi sono soffermata molto sull'aspetto dell'agricoltura perché tutti sappiamo quanto sia difficile praticare l'agricoltura nei parchi e auspichiamo che oggi ci siano le condizioni per passare dalla contrapposizione all'alleanza, proprio per permettere l'evolversi di questo mondo, che è sicuramente portato a molti sacrifici.
Ho detto più volte che - e credo che tutti i colleghi dell'Aula lo sappiano - spesso, per i Comuni e per chi ha a che fare con i parchi, si ravvisa un problema. Vorremmo che questo pensiero potesse mutare e che dal problema si passasse alla risorsa. Abbiamo delle preoccupazioni, ad esempio non riusciamo a capire come verranno date risposte per la manutenzione dei parchi, per tutti quegli interventi sempre più necessari a renderli aree assolutamente fruibili. In sintesi, ci preoccupa la mancanza di risorse che renderebbe questa legge assolutamente importante, anche soltanto per incentivare il turismo scolastico che è forse quello che oggi ha dato più ossigeno proprio ai parchi.
Noi presenteremo degli emendamenti e speriamo che vengano accolti.
Credo che i passi che sono stati fatti dal nostro Gruppo in questa direzione, proprio nell'ottica della collaborazione, siano stati tanti.
Ognuno di noi arriva da esperienze diverse e vorremmo che i parchi, ma anche i Comuni, le Unioni di Comuni, oggi le Unioni montane, potessero darsi un nuovo futuro e delle nuove possibilità nella gestione di aree che riteniamo così strategiche per tutto il territorio piemontese, perché di fatto i parchi si trovano su tutto il territorio. Grazie.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Porchietto.



PORCHIETTO Claudia

Grazie. Presidente.
Ruberò soltanto alcuni secondi all'Aula.
Mi permetto di risollecitare nuovamente un'attenzione rispetto a quanto hanno già detto i miei colleghi in merito alla disponibilità di vedere il sistema dei parchi in un'ottica diversa, molto più europea rispetto a quello cui noi siamo abituati a livello nazionale.
Abbiamo delle esperienze all'estero che hanno fatto del sistema parchi non soltanto una giusta bandiera di quella che è oggi la battaglia per l'ambiente e per l'ecologia, ma ne hanno fatto un sistema nell'ambito della promozione delle attività economiche importante e significativo, e sarebbe abbastanza surreale immaginare che una Regione come il Piemonte, al passo con i tempi, non sia in grado di mettersi in concorrenza con Paesi anche definiti più di Terzo Mondo, ma che hanno saputo fare del sistema parchi e del sistema natura non soltanto un punto di attrazione, ma un punto di eccellenza e di prospettiva economica significativa.
Senza andare a scomodare il sistema dei parchi africani, che sono una cosa molto diversa, andiamo a vedere il Nord America cosa è riuscito a fare e come le istituzioni locali hanno sì contribuito, ma il contributo di iniziativa istituzionale ha avuto una ricaduta economica estremamente significativa sul territorio.
Sono anni che ne parliamo; già precedentemente, con la Giunta di cui facevo parte, l'allora Assessore Vignale iniziò un lavoro significativo e importante che stiamo cercando di portare avanti anche oggi che siamo all'opposizione, e mi pare che sia il Presidente Laus sia il Presidente Chiamparino abbiano sempre sottolineato come una giusta collaborazione istituzionale ha sempre portato il Piemonte a dei successi apprezzabili.
Ecco, io spero che anche questa volta si possa arrivare a un successo significativo, non tanto per quello che hanno portato maggioranza e opposizione, ma per quello che potremo portare per la Regione Piemonte.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Anche io non userò tutti i dieci minuti di tempo concesso per intervenire nella discussione generale, anche perché è un tema che ho seguito solo in seconda battuta, in quanto, come riportato dai colleghi del Gruppo, non sono iscritto come membro della V Commissione permanente sull'ambiente.
Però nella scorsa legislatura avevo seguito lungamente il tema della riforma della legge del 2009 dei parchi, compresa la riforma della governance. Quindi, volevo dire la mia opinione nella discussione generale in Aula e soprattutto sostenere il lavoro fatto dai colleghi del Gruppo consiliare nella V Commissione con gli emendamenti che verranno presentati in Aula.
Prendendo brevemente la relazione portata in Aula, si vede come la situazione attuale è molto frammentata, ovvero 81 aree protette a gestione regionale, nove aree protette a gestione provinciale e tre aree protette a gestione locali, oltre a due parchi nazionali istituiti proprio dalla legge del 2009 quando era in carica la Giunta Bresso.
Le aree protette a gestione regionale fino al 1° gennaio 2012 erano affidate a 29 diversi soggetti di gestione. Sono invece amministrate da 14 enti strumentali regionali di diritto pubblico retti da un Presidente nominato secondo criteri di rappresentatività del territorio, con decreto del Presidente della Giunta regionale - quindi, fondamentalmente nominato dal Presidente della Giunta - anche se vi è l'intesa con la comunità delle aree protette e, nel caso dell'Ente di gestione dei Sacri Monti, d'intesa con gli Enti locali interessati.
Il Consiglio è composto, oltre che dal Presidente nominato come detto sopra, da quattro componenti, nominati anch'essi con decreto del Presidente della Giunta regionale, di cui uno designato totalmente dalla Giunta, uno designato dalla Provincia o d'intesa se sono più di una Provincia, e due designati dalla comunità delle aree protette.
Diverso era il caso dell'ente di gestione dei Sacri Monti, in quanto essendo plurimi, il Consiglio era composto da 16 membri, quindi il Presidente dell'Ente oltre a 15 componenti nominati con decreto del Presidente della Giunta regionale, di cui uno nominato direttamente dalla Giunta regionale; gli altri 14 nominati in numero di due da ciascuno dei sette Sacri Monti, delineati in modo paritario da Amministrazioni comunali e regionali interessate.
Quindi, l'attività del Gruppo consiliare Movimento 5 Stelle è stata importante per arrivare ad un testo che fosse molto diverso da quello presentato all'inizio, che con la finalità di modificare il sistema di governance portava ad accorpamenti forse eccessivi rispetto alla frammentazione iniziale di cui ho parlato, ma eccessivi anche poi nelle risultanze per quanto riguarda la possibilità di avere una rappresentanza anche locale dei territori all'interno delle aree protette che insistono su quelle comunità, su quei Comuni, su quei territori che devono essere giustamente rappresentati.
C'è stata poi la finalità di separare la gestione dei Sacri Monti dalla parte ambiente e territorio alla competenza dell'Assessorato al turismo.
Questo, dal nostro punto di vista, può avere un senso e un significato proprio nel momento in cui si cerca di valorizzare le ricadute turistiche quindi di indotto ricettivo, economico e sociale sul territorio, visto che sono tra le eccellenze riconosciute a livello mondiale per quanto riguarda l'attrattività del nostro territorio.
Quindi, c'è forse una discrepanza e una diversità tra notorietà attrattività e pubblicizzazione di alcuni Sacri Monti rispetto ad altri.
Penso che questo sia un discorso che si possa fare, quindi vediamo con favore la possibilità di una gestione unitaria e la pubblicizzazione per un potenziamento del turismo religioso e non - perché non deve essere solo turismo religioso, ma anche ai fini paesaggistici, architettonici e culturali per le opere d'arte in essi contenuti.
Il Movimento 5 Stelle è riuscito a permettere una parziale marcia indietro sull'accorpamento del Parco delle Capanne di Marcarolo nel cosiddetto Parco dell'Appennino ligure. E' stata accolta una nostra proposta che riteniamo molto importante, quella di perseguire un risparmio non tanto solo con la fusione e l'accorpamento, che abbiamo visto non portare i risultati sperati su tanti altri temi. Penso ad esempio alle ASL che è un tema che mi è più consono; non ha sempre portato a quei risparmi auspicati, perché spesso non sono stati fatti degli acquisti centralizzati.
Mi viene in mente tutto il discorso delle Federazioni sanitarie della scorsa legislatura, che poi non è andato in porto, anzi ci ha fatto perdere due anni di tempo e aumentato i costi per quanto riguarda il personale dirigenziale.
In questo caso, forti di questa esperienza, il Movimento 5 Stelle ha proposto e ha fatto passare l'obbligo degli acquisti centralizzati, che potessero portare un risparmio. E' ovvio che in sanità è un po' più difficile, perché si parla di acquistare materiali, strutture e tecnologie e anche servizi molto diversi. Per quanto riguarda i parchi, invece, si tratta di una centralizzazione che può essere più semplice dal nostro punto di vista e può portare a risparmi immediati.
Come dicevo, leggendo la relazione abbiamo comunque condiviso la modifica del Consiglio delle aree protette, mantenendo la rappresentanza legale in capo al Presidente, e abbiamo combattuto per mantenere il forte legame con il territorio. Pensiamo che l'area protetta debba avere un legame forte con la comunità su cui insiste e non essere astratta ed avulsa dal territorio, perché poi crea quelle conflittualità che spesso già ci sono con i residenti. Quindi, deve esserci una gestione il più possibile vicina al territorio, vicina ai cittadini e vicina alle comunità.
Diciamo che sono stati accolti alcuni nostri emendamenti, quindi siamo riusciti ad intervenire in alcuni modi, migliorando il testo. Alcuni emendamenti di merito saranno ancora presenti nella discussione generale quindi vedremo nell'analisi del testo come proseguirà la discussione.
Grazie.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la discussione generale.
Procediamo con l'esame dell'articolato.
ARTICOLO 1 Non essendoci dichiarazioni di voto sull'articolo 1, passiamo alla votazione.
Indìco la votazione palese sull'articolo 1.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 2 La parola al Consigliere Vignale per dichiarazione di voto.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Diventa complicato, e mi rivolgo ai colleghi e alla Giunta un'espressione di voto relativamente al disegno di legge, salvo che non si proceda ad una valutazione per singoli articoli.
Come i colleghi sapranno, ma anche il Presidente, perché è stato oggetto di una valutazione in una Conferenza dei Capigruppo informale con il Presidente del Consiglio, la legge, come abbiamo detto durante la discussione, è stata modificata in alcune parti e l'articolo 2 è una di esse.
Come i Consiglieri possono verificare, la rubrica del Capo I viene sostituita con "Classificazione e norme di tutela e di promozione". La modifica è stata introdurre quelle parole "e di promozione" che nella norma non c'erano.
Relativamente all'articolo 2, esprimiamo una valutazione di carattere positivo perché l'articolo 2 contiene una delle misure più significative che abbiamo emendato rispetto alla legge n. 19. Tuttavia, non possiamo non rilevare che all'interno della norma vi sono ancora tutta una serie di aspetti sui quali noi proponiamo delle modifiche. Come i colleghi potranno vedere, negli articoli successivi sono stati presentati degli emendamenti.
Ricordo in modo assolutamente trasparente, come sempre siamo abituati a fare, che tali modifiche erano oggetto di una modalità migliorativa che il nostro Gruppo consiliare ha proposto, cioè quello di migliorare gli articoli dal n. 20 in poi, quando eravamo ancora in Commissione. Abbiamo inserito una serie di modifiche che andremo a spiegare nel corso della discussione della legge e rimangono in piedi tutta un'altra serie di proposte di modifiche che abbiamo apportato.
Una serie di queste proposte riguardano l'articolo 6. In modo altrettanto chiaro dico che, avendo noi avanzato (quando arriveremo all'articolo 6 lo faremo presente) una serie di proposte che, per il nostro Gruppo consiliare, non solo migliorano la legge ma sono assolutamente significative.
Il nostro Gruppo ha tenuto in Commissione una modalità di comportamento, nel senso che per molti mesi il nostro Gruppo ha cercato di bloccare la norma in Commissione stessa, perché conteneva tutta una serie di aspetti che non la rendevano votabile. Allorquando una serie di quegli aspetti - che adesso non ricordo, ma che abbiamo ricordato nei nostri interventi - sono stati modificati, abbiamo fatto licenziare la legge senza esprimere un voto in seno alla Commissione, perché attendevamo che venissero migliorati ulteriormente gli articoli sui quali noi avevamo presentato degli emendamenti, ma che erano stati, salvo in tre casi interamente respinti.
Faccio solo presente che la modalità che abbiamo tenuto in seno alla Commissione, che è stata anche oggetto di incontri con i Gruppi consiliari a latere della V Commissione, è una modalità sulla quale non cambiamo idea.
Se vi è la volontà di approvare una norma che migliori, nel suo complesso la legge n. 19, allora siamo disponibili a fare un ragionamento; se invece vi è un irrigidimento, non è possibile.
Non è obbligatoria una replica della Giunta, ma rammento che durante la discussione generale non solo il nostro Gruppo consiliare, ma anche altri Gruppi, hanno posto una serie di temi, come quello legato alla necessità o meno - noi riteniamo di no - che si proceda ad alcuni accorpamenti che riteniamo oggi più farraginosi per la macchina che non utili (perché non fanno risparmiare un euro); come quello legato alla necessità di regolamentare l'aspetto riguardante le aree contigue e la necessità di dare impulso all'articolo 2, cioè le norme non solo di tutela, ma anche di promozione del territorio.
Ognuno proceda come crede - ci mancherebbe - ben sapendo quali sono le idee che il nostro Gruppo consiliare ha rispetto agli articoli e alla legge n. 19, sulla quale abbiamo presentato degli emendamenti che andremo a discutere.



PRESIDENTE

Grazie, collega Vignale.
Indìco la votazione palese sull'articolo 2.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 3 Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale per dichiarazione di voto; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Noi avanziamo la richiesta di una sospensiva per una Conferenza dei Capigruppo, o con i portatori di voto in seno alla V Commissione, per capire quale sarà l'andamento della discussione della legge, giusto per giocare a carte scoperte e non a carte coperte.



PRESIDENTE

Scusate,Consiglieri, il Consigliere Vignale sta avanzando una proposta importante per lo svolgimento dei lavori. Vi prego di prestare attenzione.



VIGNALE Gian Luca

Ripeto, noi avanziamo una richiesta di sospensiva perché, come abbiamo detto, il nostro Gruppo consiliare ha presentato una serie di emendamenti di merito, anche limitati rispetto alla proposta di legge.
Rispetto alla modalità che abbiamo intrapreso, credo sia corretto che relativamente agli emendamenti da noi presentati, si arrivi a conoscere la volontà della Giunta e della maggioranza non in seno di dichiarazione di voto riportata dal Presidente, ma in un ragionamento un po' più complessivo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrentino.



FERRENTINO Antonio

Penso sia giusto accogliere la richiesta del Consigliere Vignale per velocizzare il lavoro successivo. Una sospensione di qualche minuto per vedere il testo insieme.



PRESIDENTE

Sospendo la seduta per 15 minuti. Invito i Capigruppo a recarsi in sala A La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 11.21. riprende alle ore 12.11)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Riprendiamo con l'esame dell'articolo 3.
Ci sono dichiarazioni di voto sull'articolo 3? Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Il voto sull'articolo 3 sarà negativo, così come su gran parte degli articoli della legge.
Il motivo è molto semplice.
Non facciamo più soltanto una valutazione di merito, come abbiamo cercato di fare anche solo nella votazione dell'articolo 2, su cui, essendo un articolo frutto di un emendamento del nostro Gruppo consiliare ovviamente avevamo espresso voto favorevole.
Il nostro voto sarà negativo perché la modalità con cui si è cercato di arrivare alla discussione, e all'eventuale approvazione di questa proposta di legge, è una modalità dei "furbi".
La modalità dei furbi non funziona né in questo disegno di legge né in quelli che verranno. Per carità, ognuno ha la possibilità di imparare: abbiamo fatto un'opposizione per più di 27 settimane in sede di V Commissione, facendo la cosa giusta, perché questa è una legge che serve unicamente alla Giunta regionale per votarsi i Presidenti, cosa che potrebbe fare senza la necessità di impegnare per 25 settimane la Commissione e per alcune settimane il Consiglio, per rimarcare qualche aspetto territoriale, come la costituzione del Parco del Monviso, senza la discussione con il territorio e quant'altro.
Non è certamente la modalità corretta con cui si opera rispetto ad una modifica di legge.
Quando si modifica una legge non ci sono le modifica della Giunta, che sono quelle che vanno bene, e le modifiche del Consiglio, che non sono quelle che non vanno bene, salvo poi dover, fortunatamente per noi (perch noi condividiamo questa linea) fare alcune valutazioni differenti su singole realtà territoriali che invece non subiranno la fusione perch legittimamente e da noi condiviso, alcuni esponenti della maggioranza sono riusciti e riusciranno a modificare la norma.
Non è questo il modo in cui operare.
Le norme le modifica il Consiglio e non solo a colpi di maggioranza.
Questa è una modalità che avete intrapreso - non è la prima volta e non sarà l'ultima - ma è certamente molto, molto molto più in difficoltosa e lenta.
Ognuno è libero di intraprendere le strade che crede e che vuole.
Evidentemente, avendo noi cercato di porci come forza di opposizione, che però arriva da un'esperienza di governo e quindi cerca, non solo di contrastare le norme, ma anche di migliorarle (e questo certamente abbiamo fatto), questo errore non lo faremo più, se serve solo ed esclusivamente per dire "no", perché è l'unica modalità che in qualche modo si comprende.
Se qualcuno pensa che questa sia un'aula di un Consiglio comunale dove si presentano le delibere, con una o due possibilità di dire sì o no, ha sbagliato aula.
Questa è un'Aula legislativa, in cui i Consiglieri regionali votano e approvano leggi ed hanno facoltà e diritto di modificarle.
Noi questo cercheremo di fare: dare al Piemonte una legge migliore, che non tenga conto solo dell'esigenza delle nomine, ma che tenga conto delle esigenze di equilibrio nella gestione delle aree protette.
Il nostro voto sull'articolo 3, quindi, sarà negativo.



MOTTA ANGELA



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ferrentino; ne ha facoltà.



FERRENTINO Antonio

Grazie, Presidente.
Ovviamente il voto del Partito Democratico sarà favorevole, anche perché ci sembra di aver recepito, nella modifica dell'articolo 4 della legge 19, la specificità di alcune richieste, per esempio l'aggiunta di "promozione territoriale dei territori tutelati", che era proprio una richiesta specifica; come anche nella regolazione della legge sulle aree protette si era recepito l'eccezione per le risorse speciali, disciplinate da apposite disposizioni legislative, in ragione delle loro specifiche caratteristiche.
A noi sembrava, quindi, di aver colto parte dei suggerimenti assolutamente preziosi, quindi riteniamo di votare a favore di questo articolo.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Ferrentino.
Non essendoci altre dichiarazioni di voto, procediamo con la votazione dell'articolo 3.
Indìco la votazione palese sull'articolo 3.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 3 bis Emendamento rubricato n. 17) presentato dai Consiglieri Vignale, Graglia Sozzani, Berutti, Porchietto, Pichetto Fratin: "Dopo l'articolo 3, del disegno di legge n. 90, è aggiunto il seguente: 23 bis (Modifica all'articolo 5 della l.r. 19/2009) 1. Alla lettera a), del comma 1, dell'articolo 5, della l.r. 19/2009, le parole: "dove la presenza umana si integra in modo equilibrato con l'ambiente", sono sostituite dalle seguenti: "dove l'ambiente si integra in modo equilibrato con la presenza umana".
Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale per l'illustrazione; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
L'emendamento rubricato 17), che in realtà modifica la legge, sembra una modifica parziale, una modifica non importante. La legge oggi recita alla lettera a) del comma 1 dell'articolo 5, "dove la presenza umana si integra in modo equilibrato con l'ambiente".
L'emendamento intende sostituirlo con le parole "dove l'ambiente si integra in modo equilibrato con la presenza umana".
Non è un gioco di parole, ma è la filosofia con cui abbiamo cercato di emendare questa legge, perché è assolutamente evidente che oggi gran parte delle attività che abbiamo svolto all'interno delle aree protette, va anche ricordato qual è il valore economico.
Ogni anno, la Regione Piemonte spende più di venti milioni di euro di risorse regionali, quindi risorse preziosissime per questo Ente, per il finanziamento degli enti di gestione, quindi delle aree protette. Un finanziamento importante e significativo: negli ultimi dieci anni sono stati investiti più di 300 milioni di euro sulle aree protette. Credo che poche altre realtà, da un punto di vista territoriale, abbiano avuto finanziamenti così ingenti che - ricordiamo - sono finanziamenti dei cittadini.
Come sono stati usati questi finanziamenti? Diciamo non sempre per la promozione. Chiunque di voi conosca le aree protette e vi si muova all'interno, nonostante per molti anni vi siano state risorse assolutamente ingenti per investimento, si renderà conto che le due cose che principalmente sono state fatte erano quelle previste dalla legge: una legge, la n. 19, che pur discendendo da una legge nazionale (la n. 392) aveva preso da quest'ultima solo la pare di tutela; era quindi una norma che badava molto alla tutela e non tanto alla gestione, perché poi per tutelare bene l'ambiente bisogna anche farne gestione; e questo si faceva meno. In modo assoluto non si badava alle relazioni tra coloro i quali abitavano dentro le aree protette e i vincoli che le aree protette stesse avevano.
In molti casi queste zone erano e rischiano di essere il classico "parco divertimenti" per chi vive in città o in aree urbane e che quindi continua a sostenere la necessità di vincoli sempre più stringenti per tutelare l'ambiente, non rendendosi conto che quelle realtà che sono ambientalmente molto pregiate rischiano di diventare anche umanamente desertificate: tanti più sono i vincoli, infatti, tanto più le attività di qualunque tipo - da quelle imprenditoriali a quelle di vita in senso stretto - vanno modificandosi.
Negli interventi a seguire cercheremo anche di dimostrare ciò che in realtà è stato fatto e ciò che si dovrebbe fare, invece, per rendere più equilibrato questo rapporto fra l'uomo e la natura e questo emendamento anche con il cambio di quelle parole, va esattamente in tale direzione.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS



PRESIDENTE

Grazie.
La parola alla Vicepresidente Ruffino, che interviene in qualità di Consigliera.



RUFFINO Daniela

Grazie, Presidente.
Intervengo intanto per declinare alcuni degli interventi che si possono ben riassumere nel nostro emendamento, ossia mostrare dove l'ambiente si integra in modo equilibrato con la presenza umana.
A che cosa pensiamo? Pensiamo ad una riqualificazione dell'offerta turistica e della ricettività che sia finalizzata a migliorare e adeguare le strutture ricettive esistenti: sono parecchie e hanno dei bisogni importanti come la ristrutturazione, la riqualificazione, la certificazione di qualità ambientale (aspetto che noi andiamo richiedendo in modo diffuso); tutto questo proprio per cercare di raggiungere dei livelli ottimali in termini di servizi e di efficienza gestionale, attraverso piccoli ampliamenti che ribadiamo essere senza impatto ambientale.
Importantissima poi è la capacità ricettiva delle piccole strutture con un dimensionamento coerente con le esigenze minime che vengono richieste dal mercato. Parliamo inoltre dell'importante valorizzazione e recupero del patrimonio edilizio esistente, che ribadiamo sempre a fini ricettivi perché il parco deve avere vita.
E poi, ancora, bisogna adeguare le strutture alle normative europee in termini di sicurezza: abbiamo parlato più volte in Commissione, per esempio, dell'abbattimento delle barriere architettoniche, e questo è un tema che dev'essere tenuto in conto e che dev'essere previsto.
Perché chiediamo tutto questo? Perché sappiamo che, operando con questa modalità, riusciremmo a raggiungere dei risultati occupazionali diretti o indiretti. Si tratta di un altro elemento che più volte è stato ripreso dal Presidente Chiamparino in questo campo, ossia l'incremento dei posti di lavoro. Noi riteniamo che con queste azioni riusciremmo a raggiungere questo obiettivo che riteniamo importante.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie. La informo che non avrebbe potuto intervenire, Consigliera Ruffino, perché non era firmataria dell'emendamento. Io, però, le ho dato ugualmente la parola e vorrei ricordarle questa cortesia che le ho riservato.
La parola al Consigliere Sozzani; ne ha facoltà.



SOZZANI Diego

Intervengo solo per aggiungere a quanto già indicato dal collega Vignale e sottolineato dalla collega Ruffino che uno degli elementi fondamentali sui quali noi intendevamo modificare la legge ai fini della promozione era che il sistema dei parchi non fosse vissuto come un elemento restrittivo rispetto alla fruizione del territorio.
Sicuramente, sotto il profilo urbanistico, nelle aree protette ci sono tutta una serie di vincoli, ma vorremmo che questi vincoli fossero elementi di promozione per la fruizione di aree particolarmente belle e interessanti, soprattutto andando a sancire quali sono le attività che possono svilupparsi al loro interno.
Evidentemente, infatti, tutto deve nascere con una filosofia - e questo era stato l'elemento per il quale noi ci siamo sempre battuti in ambito di Commissione - che porti a identificare con precisione le attività consentite e che queste possano essere sviluppate, integrate e anche promosse nel contesto di queste aree confinanti i parchi e, non a caso anche delle aree cosiddette contigue, limitrofe al Parco.
Questa somma di superfici con questo tipo di vincolo, infatti, va sicuramente ad incidere sotto il profilo dell'interesse della fruizione da parte dei cittadini che, entrando, trovano tutta una sere di servizi e di realtà sicuramente interessanti anche ai fini dello sviluppo del parco e del mantenimento economico dello stesso.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Porchietto; ne ha facoltà.



PORCHIETTO Claudia

Presidente, io vorrei riprendere un secondo - veramente due minuti - un passaggio fatto su un sito di un importante europarlamentare - e poi dir anche di chi - sul tema dei parchi.
Noi abbiamo un europarlamentare piemontese che dice appunto questo, che oggi è il momento di fare una seria riflessione: non solo risparmi e non solo razionalizzazione, ma anche la proiezione di una visione del tema parchi che sempre di più l'Europa sta proponendo ai propri Paesi membri.
Sto parlando del sito dell'Europarlamentare Mercedes Bresso: non sto parlando, quindi, di un europarlamentare di estrazione di centrodestra, ma di estrazione di centrosinistra. E invito magari i colleghi a leggere quello che ha riportato sul suo blog per quanto riguarda "una nuova cultura dei parchi, guardando all'Europa".
Ecco, io credo che oggi quello che sta chiedendo Forza Italia sia proprio questo, cioè una nuova cultura dei parchi guardando all'Europa.
Ritengo che sia importante - l'hanno già sottolineato precedentemente i miei colleghi - non soffermarsi su chi sia stato a presentare eventualmente, proposte ed emendamenti; così come non mi sembra neanche opportuno - mi permetto di dirlo - fare delle variazioni nuovamente ad personam: mi pare che stiamo rivedendo anche una serie di eventuali unioni in funzione di chi è il Consigliere regionale che avanza la proposta.
Permettetemi: credo che sia molto più serio fare un ragionamento ed eventualmente fermarsi ancora un momento; e che sia la sintesi di una serie di proposte importanti e non "velate minacce" da parte di qualche Consigliere a portare la maggioranza a rivedere un'iniziativa, che così verrebbe sminuita.
Allora, io credo che - e vedo che il Presidente Chiamparino sta annuendo - sia importante.



RESCHIGNA Aldo, Vicepresidente della Giunta regionale (fuori microfono)

Veramente stava parlando d'altro.



PORCHIETTO Claudia

Stava parlando d'altro, ma mi stava guardando.
Allora, o mi ritiene molto bella (ma non credo), o perché mi vede in bianco e nero (ma non credo sia neanche per questo, sapendo la sua fede granata), oppure forse stava ascoltando, come io spero, ciò che stavo dicendo e, magari, su qualcosa era anche d'accordo il Presidente.
Però, risottolineo questo passaggio: stiamo portando avanti tutti insieme un'iniziativa che è importante, ed era iniziata con la precedente legislatura. Siamo vicini anche ad una conclusione, il cui percorso pu trovare tutti quanti d'accordo, che è importante, in quanto al di fuori dell'Aula e dell'ufficialità una serie di emendamenti proposti dal centrodestra sono stati ampiamente discussi ma anche condivisi.
Allora, mi sembrerebbe poco lungimirante avere una maggioranza che non vuole cogliere l'occasione, questa volta, di fare un lavoro serio, che non abbia solo sempre dei papà e delle mamme che stanno da una parte. Grazie Presidente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Graglia.



GRAGLIA Franco

Grazie, Presidente.
Spiace constatare che pensavamo di essere arrivati ad una conclusione che, in realtà, si sta allontanando, allora noi che rivestiamo il ruolo di minoranza facciamo quell'opposizione che fin dall'inizio ci ha chiesto il territorio, per cui portiamo avanti le nostre istanze.
Questo è un emendamento di sostanza, per cui è importante, segue quel filo conduttore che ricalca le nostre idee, quello che noi vogliamo esprimere, cioè quanto vogliamo che questo disegno di legge sul riordino dei parchi esprima.
L'ambiente va tutelato, per cui la modifica, anche se potrebbe sembrare di poco conto, in realtà, prevede la seguente inversione: le parole "dove la presenza umana si integra in modo equilibrato con l'ambiente" vengono cambiate in "dove l'ambiente si integra in modo equilibrato con la presenza umana". Infatti, l'ambiente va tutelato in modo molto concreto, con l'integrazione della presenza umana, cioè con gli abitanti di quel territorio che giornalmente lo vivono, che ci hanno chiesto di portare avanti le loro istanze. Quindi, piena integrazione tra l'ambiente, la natura e la presenza umana.
Come prima diceva bene il collega Vignale, la Regione spende questi 20 milioni per finanziare le aree protette, che, in un momento di difficoltà è una cifra importante se la rapportiamo anche al fatto che in questi ultimi anni sono stati 300 milioni di euro; però, ci dispiace constatare lo abbiamo detto fin dall'inizio della discussione e dell'illustrazione del provvedimento in Commissione - che pochi vengono spesi sulla promozione e capiamo che, se non ci sono risorse sulla promozione, viene a mancare una parte importante delle richieste dei cittadini.
Pertanto, rimarco che occorre piena integrazione tra territorio e presenza umana. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 17), sul quale l'Assessore Valmaggia, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
ARTICOLO 3 ter Emendamento rubricato n. 18, presentato dal Consiglieri Vignale, Graglia Sozzani, Berutti, Porchietto, Pichetto Fratin: "Dopo l'articolo 3, del disegno di legge n. 90, è aggiunto il seguente: '3. Inserimento dell'articolo 5 bis nella l.r. 19/2009 1. Dopo l'articolo 5, della l.r. 19/2009. è aggiunto il seguente: Art. 5 bis (Promozione della vendita on line dei prodotti delle Aree protette) 1. La Regione Piemonte, nella volontà di sostenere l'economia delle imprese presenti all'interno delle Aree Protette e della Rete Natura 2000 promuove, anche con la collaborazione dei Gruppi di Azione Locale (GAL) delle associazioni datoriali o di soggetti terzi, l'e-commerce dei prodotti agricoli, artigianali o comunque relativi all'area protetta con la realizzazione di una piattaforma ad esso dedicata.'".
Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale per l'illustrazione; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
I colleghi ricorderanno che noi abbiamo votato l'articolo 2, in cui solo nel titolo veniva inserita la parola "promozione". Questo è uno dei primi emendamenti che cerca di declinare la modalità con cui si può fare promozione del territorio all'interno delle nostre aree protette.
L'articolo 5 bis che inseriamo prevede la promozione della vendita online dei prodotti delle aree protette anche con la collaborazione dei Gruppi di Azione Locale, delle associazioni datoriali o di soggetti terzi.
Infatti, le nostre aree protette hanno, tanto che esse si trovino in aree montane, collinari, di pianura o fluviali, come gran parte della nostra regione, un'importante produzione di prodotti di assoluta qualità ed eccellenza, partendo dai prodotti delle colline astigiane per arrivare a quelli delle nostre montagne o delle nostre colline, che troppo spesso non vengono adeguatamente valorizzati e messi nella condizione di poter essere commercializzati.
Questo è uno degli strumenti sempre più significativi nella bilancia commerciale dell'export: la nostra nazione ha un saldo positivo di svariati miliardi di euro, però ha un saldo negativo di un miliardo di euro tra ci che i cittadini italiani comprano tramite e-commerce da altre nazioni e quello che, invece, i cittadini di altre nazioni comprano utilizzando l'e commerce all'interno della nostra nazione. Quindi, è certamente un tema non solo riguardante le aree protette, ma sul quale va fatta un'implementazione e un lavoro significativo. E' ovvio che a fronte di questo occorre un'attività anche, tra virgolette, di "tutoraggio", perché non è così semplice da un punto di vista logistico e dell'utilizzo della piattaforma avere un prodotto assolutamente di eccellenza e di qualità e riuscire a venderlo tramite e-commerce.
Questo, lo vedremo, è uno dei tanti - non tantissimi, li abbiamo limitati a quelli che ritenevamo più utili - emendamenti che tendono a fare in modo che relativamente agli enti parco o alle aree protette si ponga molta attenzione all'attività di promozione e di sviluppo economico sostenibile dei territori, per far sì che quella bilancia di cui dicevamo prima, che troppo spesso rischia di pendere dalla parte dei vincoli e delle tutele, abbia degli strumenti che consentono a chi vive e frequenta quei territori di poterlo fare senza avere penalizzazioni o vincoli eccessivi rispetto a coloro i quali vivono o lavorano all'esterno delle aree protette.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sozzani.



SOZZANI Diego

Grazie Presidente.
Questo emendamento, che si lega al precedente, è sicuramente approvabile, in quanto è anche inseribile nell'ambito della legge. Ci sono alcune considerazioni, come dicevamo prima, nell'ambito della filosofia di promozione degli enti parco e delle aree contigue che attraverso questa precisazione - si tratta di una precisazione relativamente alla possibilità di svolgere un'attività commerciale - incidono sotto il profilo dell'economia della zona inserita nei parchi, ma soprattutto incidono nell'ambito della promozione del territorio in modo complessivo, anche attraverso i prodotti che vengono realizzati all'interno delle aree stesse.
Questo è importante perché, dopo tutto, è peculiarità dell'Italia avere aree bellissime totalmente gratuite, mentre all'estero quando c'è qualcosa di carino - non di bellissimo come invece sono le nostre aree - è totalmente a pagamento.
Se in aree di questo genere ci può essere un'integrazione tra le attività economiche consentite rispetto ad un'area d'interesse naturalistico, evidentemente si vanno a raggiungere due obiettivi: il primo, è la certezza della tutela di quella porzione di territorio; il secondo, è la possibilità che, con la tutela del territorio, possano nascere una serie di attività come quelle indicate nell'emendamento che proponiamo.
Con la diffusione dell'acquisto via internet, potrebbe essere, sempre con lo spirito del duplice obiettivo, la riconoscibilità del prodotto in funzione della zona da cui arriva, e quindi anche la riconoscibilità del territorio ente parco di cui stiamo discutendo.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Porchietto.



PORCHIETTO Claudia

Grazie, Presidente.
Mentre parlavano i miei colleghi, ho cercato di capire se esistessero altri progetti di questo genere, oltre a quello piemontese della Bottega dell'Alpe, come primo sito e-commerce dei prodotti delle Alpi piemontesi.
Non mi sembra ce ne siano e, proprio perché la prima iniziativa nasce in Piemonte, dalle Alpi piemontesi, promossa dall'UNCEM in collaborazione con Camera di Commercio e le Fondazioni, credo sia importante e significativo che questa, che al momento è singola - e sicuramente non potrà fare molto se non ci sarà un supporto, non soltanto di natura economica, ma anche organizzativa - venga promossa all'interno del provvedimento, con il nostro emendamento.
Ricordo che negli ultimi anni molte delle attività che sono nate, e sono nate non da una promozione istituzionale, ma da un intervento di natura individuale.



PRESIDENTE

Scusate, la collega Porchietto ha chiesto gentilmente con lo sguardo perché non riusciva ad affrontare contemporaneamente due questioni e dare due messaggi: il messaggio principale è quello che dà alla Giunta e all'Aula, l'altro voleva darlo a me, chiedendomi gentilmente, a titolo di cortesia, se potete abbassare la voce. Giusto, collega?



PORCHIETTO Claudia

Grazie, Presidente. Lei, come sempre, interpreta molto bene gli sguardi.
Considero importante, soprattutto per lottare contro lo spopolamento delle nostre montagne, avviare delle iniziative come quelle che vi stiamo proponendo.
Se andiamo a vedere, attraverso le Camere di Commercio, la percentuale di attività che sono nate nei nostri territori montani in questi ultimi anni, abbiamo sicuramente delle sorprese. Abbiamo dei Gruppi di Azione Locale (i GAL) che stanno lavorando molto bene e ritengo che questa sia un'iniziativa che vada sottolineata ed alimentata.
Pertanto, mi auguro che la maggioranza, e in particolare la Giunta voglia promuovere insieme a noi l'approvazione del nostro emendamento, che potrebbe sicuramente aiutare questo sviluppo di natura economica.



PRESIDENTE

La parola alla Vicepresidente Ruffino, che interviene in qualità di Consigliera.



PRESIDENTE

Grazie, Presidente.
L'obiettivo principale è quello di sostenere l'economia delle imprese presenti nelle aree protette, anche in collaborazione con il GAL e le associazioni datoriali, per creare una piattaforma informatica e commercializzare i prodotti artigianali. Un percorso che non sarà sicuramente semplice, perché conosciamo la ritrosia nel costruire questo tipo di progetto, che non è ancora praticato e forse conosciuto, ma che metterebbe tutti nella condizione d'incontrarsi, di condividere le produzioni, di costituire un progetto. Insomma, un percorso che porta ad un lavoro di gruppo e - come dicevo prima e lo ribadisco anche in questo contesto - ad un aumento di posti di lavoro per prodotti che sono sicuramente di nicchia.
Siamo in un momento particolarmente favorevole, perché abbiamo i bandi comunitari e i PSR, che possono sicuramente essere utilizzati e potrebbero anche permettere a chi vive all'interno del parco ed a chi ha intenzione di lavorare sull'e-commerce di dotarsi di attrezzature, spendendo, molto probabilmente, pochi denari.
Riteniamo che questo progetto abbia la caratteristica dell'innovazione molto importante e molto forte. Sono sicura che ognuno di noi ha perorato questo tipo di attività nei territori: sarebbe assolutamente importante investire anche in risorse di presentazione proprio nei parchi, poiché non molti conoscono i GAL (i Gruppi di Azione Locale) e questo sarebbe il momento giusto per portarli a conoscenza, sfruttando queste risorse che come sappiamo - non sono mai state utilizzate. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Graglia.



GRAGLIA Franco

Grazie, Presidente.
Ci sono degli emendamenti la cui approvazione è sicuramente più difficoltosa, soprattutto dal punto di vista politico, mentre ce ne sono altri la cui approvazione deriva solo dal fatto di usare il buonsenso.
Questo è un emendamento che potrebbe sembrare di poco conto, ma che in realtà non lo è, perché va a vantaggio delle aree montane che, non per scelta loro, sono disagiate rispetto ad altri territori.
Pertanto, è importante creare dei prodotti di nicchia e di alta qualità, perché nelle aree montane (mi rivolgo soprattutto alla provincia di Cuneo, perché è quella che conosco meglio) abbiamo dei grandissimi prodotti. Io frequento maggiormente la Val Varaita e posso citare il "Tumin del Mel" e magari anche i "Raviole" di Sampeyre.
Con questo strumento possiamo dare la possibilità, soprattutto alle imprese locali, di creare economia, quindi aiutare queste imprese, già in difficoltà, con la vendita on line dei prodotti. Dobbiamo tenere conto di questa loro esigenza e andare loro incontro come possiamo.
Questo emendamento propone la vendita online dei prodotti delle aree protette e io ritengo che possiamo votarlo unanimemente. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gariglio.



GARIGLIO Davide

Presidente, volevo chiederle se è possibile fare una breve sospensione e magari anticipare la chiusura dei lavori, per riflettere su alcuni emendamenti.



PRESIDENTE

Va bene.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12.47)



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