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Dettaglio seduta n.85 del 14/07/15 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RUFFINO



(I lavori iniziano alle ore 14.38 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Interrogazione a risposta immediata n. 560 presentata dal Consigliere Andrissi, inerente a "Situazione clinica neuropsichiatrica Villa Cristina mancato rispetto prescrizioni commissione di vigilanza"


PRESIDENTE

Buongiorno a tutti.
Iniziamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
560, presentata dal Consigliere Andrissi, che ha la parola per l'illustrazione.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
L'interrogazione riguarda la vicenda della clinica neuropsichiatrica Villa Cristina sita nel paese di Nebbiuno in Provincia di Novara (parliamo dell'Alto Vergante).
Sono state compiute più ispezioni, da cui risulta che il personale della clinica è ampiamente sotto organico.
La deliberazione del Direttore dell'ASL di Novara recepisce la prima ispezione del 26 gennaio. Dal verbale si evince che mancano tre infermieri a tempo indeterminato, un infermiere a tempo determinato, quattro OSS a tempo indeterminato, un OSS a tempo determinato, cinque operatori per la riabilitazione e che il dottore assegnato non aveva i titoli adeguati a operare in tale struttura, essendo fisiatra anziché psichiatra. Oltretutto tale dottore è addirittura impossibilitato anche ad effettuare prestazioni di consulenza specialistica in medicina fisica e riabilitazione presso Villa Cristina, poiché non dispone di tale specializzazione.
Successivamente, la Commissione di Vigilanza strutture private del distretto di Arona, dell'ASL di Novara, ha compiuto un secondo sopralluogo in data 11/03/2015. Nuovamente, il Direttore generale dell'ASL di Novara recepisce il verbale e delibera riguardo alla struttura neuropsichiatrica Villa Cristina di Nebbiuno.
Da questa deliberazione si evince che: i turni delle guardie sono completi e correttamente firmati dal Direttore sanitario, ma relativamente a più giorni i nominativi non trovano corrispondenza alle presenze indicate sui fogli firma - questo è già un dato che fa veramente molto pensare un medico effettua impropriamente turni diurni immediatamente successivi a turni notturni i fogli firma spesso non sono compilati con chiarezza, lasciando spazio ad interpretazioni non univoche i fogli firma non sono firmati dal Direttore sanitario il dottor Vicino Giuseppe, come già fatto rilevare in altre valutazioni non disponendo di titolo specialistico psichiatrico od affine necessario veniva impropriamente utilizzato in ambito clinico.
Ulteriormente, riguardo alle valutazioni per febbraio 2015: alcuni medici (Bui, Magotti, Laudati, Di Tizio) effettuano impropriamente turni diurni immediatamente successivi a turni notturni i fogli firma spesso non sono compilati con chiarezza i fogli firma, nuovamente, non sono firmati dal Direttore sanitario a fronte di una dotazione organica teorica numericamente adeguata, la medesima risulta nella pratica quantitativamente sotto utilizzata, con difetto rispetto alla quantità di assistenza medica prevista dalla normativa nel corso del sopralluogo congiunto che la Commissione di Vigilanza sulle strutture sanitarie private del distretto di Arona ha effettuato con i NAS di Torino, in data 11 marzo 2015, presso la Clinica, è emerso che tutte le porte di accesso all'esterno, munite di maniglione antipanico, risultano apribili esclusivamente con il badge.
Considerato che siamo in una situazione di forte carenza di personale che perdura da mesi (mancano quattro infermieri, uno psicologo e tre OSS oltre che un medico), interroghiamo l'Assessore competente Saitta per sapere quali provvedimenti si intendono intraprendere, o sono stati intrapresi, al fine del rispetto dei parametri previsti dalle normative a difesa dei pazienti e del personale impiegato all'interno della struttura.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere.
La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Nelle premesse all'interrogazione che è stata presentata si fa riferimento anche all'azione che la Regione Piemonte ha esercitato in termini di tutela, evidentemente, dell'Amministrazione regionale, per volevo un attimo rispondere al quesito in modo puntuale.
L'Assessorato regionale aveva richiesto il 22 aprile scorso una verifica sull'avvenuto adeguamento alle prescrizioni regionali, emanate a seguito del verbale della Commissione di vigilanza in data 26 gennaio 2015.
La Commissione di vigilanza ha effettuato un sopralluogo il 27 maggio al mattino, presso la struttura che è situata nel Comune di Nebbiuno, come è stato detto, in strada del Poggio Radioso, di cui è titolare appunto la società Villa Cristina.
Nel corso del sopralluogo, i responsabili di Villa Cristina hanno richiamato la nota inviata alla Regione Piemonte dal Procuratore speciale di Villa Cristina, Iosè Parrella, secondo cui le carenze rilevate, in particolare per il personale infermieristico (OTA e OSS), derivano secondo questa interpretazione - da un calcolo non corretto dei parametri organizzativi funzionali da parte della Commissione, che secondo Parrella non hanno tenuto conto della riparametrazione della percentuale del tasso di occupazione dei posti letto, che è alla base per determinare gli operatori necessari.
La Commissione ha invitato, pertanto, il Direttore sanitario di Villa Cristina a fare pervenire al più presto un prospetto di calcolo con le indicazioni dei criteri seguiti per meglio individuare i punti di divergenza rispetto alla metodologia seguita dalla Commissione al fine di sottoporre agli Uffici regionali la questione con la richiesta di un'interpretazione.
Il 10 giugno, il Presidente della Commissione di vigilanza ha inoltrato all'Assessorato alla Sanità della Regione Piemonte una serie di quesiti sul calcolo del fabbisogno di personale e sulla parametrazione rispetto al tasso di occupazione dei posti letto e gli strumenti per misurare il livello di complessità del bisogno assistenziale.
Il 6 luglio, l'Assessorato ha invitato la Commissione di controllo ad un incontro, che è avvenuto, per approfondire e, soprattutto, per utilizzare criteri uniformi in tutto il territorio regionale - quindi, da parte di tutte le Commissioni - e tra qualche giorno alla Commissione perverranno le specifiche indicazioni da parte degli Uffici regionali.
Per quanto attiene, invece, gli aspetti strutturali emersi nel sopralluogo congiunto con i NAS in data 11 marzo 2015, è stato interpellato il Comando provinciale Vigili del Fuoco di Novara, che ha sintetizzato il suo parere favorevole sul rilascio del certificato antincendi.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 561 presentata dalla Consigliera Batzella, inerente a "AOU san Luigi Centro di riferimento regionale per le talassemie ed emoglobinopatie e Centro SQUID"

Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 559 presentata dal Consigliere Vignale, inerente a "S.e.d.u. Microcitemie Pediatria dell'ospedale San Luigi di Orbassano"


PRESIDENTE

Proseguiamo con l'esame congiunto dell'interrogazione a risposta immediata n. 561, presentata dalla Consigliera Batzella, e dell'interrogazione a risposta immediata n. 559, presentata dal Consigliere Vignale.
La parola alla Consigliera Batzella per l'illustrazione dell'interrogazione n. 561.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Oggi parliamo di un centro di eccellenza: il Centro di riferimento regionale per le talassemie e tutte le malattie del globulo rosso e del Centro SQUID, che è l'unico centro presente in Italia. Vi ricordo che nel mondo ci sono quattro centri SQUID e uno è in Italia, proprio al San Luigi di Orbassano.
E' uno strumento non invasivo che riesce a fare una diagnosi precoce, a dirci la quantità esatta di ferro presente nell'organismo umano.
Interrogo l'Assessore Saitta proprio su questo centro perché è un centro universitario, dove si fa prevenzione e ricerca; è un centro che era una struttura complessa e, in seguito alla DGR n. 1-600 del 24 novembre 2014 questo centro di riferimento regionale di rilevanza nazionale e internazionale, è stato declassato da struttura complessa a struttura semplice.
Questo comporta sicuramente dei disagi al Centro e ai pazienti perch il presidio non viene più riconosciuto come centro di eccellenza, perché ci sono meno risorse per la prevenzione e la ricerca e ci sono meno risorse per il personale. Vi ricordo che c'è insufficienza di personale medico: c'è un medico precario che ha un contratto a tempo determinato, che si dovrebbe occupare esclusivamente del Centro SQUID; ma purtroppo il suo orario è limitato.
Assessore, mi sta ascoltando?



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità (fuori microfono)

Certamente.



BATZELLA Stefania

E' importante, quindi aspetto che lei si accomodi perché voglio che senta bene e che finalmente possa dare delle risposte in merito.
Proseguendo il discorso, vi dicevo che è presente un medico che dovrebbe essere dedicato a questo Centro SQUID, ma purtroppo questa dottoressa - perché trattasi di una donna - dalle 8 del mattino fino alle 11 si deve occupare del reparto (quindi effettuare le visite ai pazienti in reparto) e dopodiché si reca nel Centro SQUID - che è una casetta di legno che si trova al di fuori della struttura (è costruita in legno, è particolare ed è isolata secondo dei criteri) - e dalle 11 in avanti esegue questo esame, che è una sorta di risonanza magnetica - possiamo chiamarla così - anche se è meno invasiva perché non comporta alcun problema addirittura vengono sottoposti a questo esame anche i neonati e i bambini.
Questo, come dicevo, è un centro di eccellenza perché si prenotano persone da tutto il mondo per eseguire questo esame. I numeri, poi, sono elevatissimi perché ci sono tantissimi pazienti: sono presi in carico 1.300 1.400 pazienti l'anno, si eseguono quasi 8.000 day hospital terapeutici, si infondono quasi 10.000 sacche di sangue. Si tratta di pazienti molto particolari, che hanno bisogno di essere assistiti e che spesso sono stati dimenticati dalle stesse istituzioni.
La domanda che faccio all'Assessore Saitta.



PRESIDENTE

Chiedo scusa: io vi chiedo di stare nei tre minuti.



BATZELLA Stefania

Sì, sto terminando, Presidente. Termino, ma l'argomento è molto importante.
Interrogo l'Assessore Saitta, il quale aveva incontrato a marzo di quest'anno l'Associazione dei talassemici e che aveva anche scritto un comunicato stampa, datato 25 marzo, dove diceva: "Mi sono state illustrate le preoccupazioni dei pazienti per gli effetti che il riordino della rete ospedaliera potrebbe produrre sull'assetto organizzativo del Centro.
Conosco bene la qualità e la quantità del lavoro svolto nel Centro, gli ottimi risultati, la preparazione degli operatori. In questo caso il termine eccellenza è davvero appropriato" - sono parole sue, Assessore.
"Appena nominati i nuovi Direttori, ritorneremo sulla questione relativa al Centro delle microcitemie e siamo disponibili ad intervenire con le modifiche necessarie a valorizzare questa importante realtà".
Caro Assessore, i nuovi Direttori sono stati nominati. Adesso i pazienti e tutti gli operatori del Centro attendono risposte. Le chiedo quindi gentilmente di mantenere le promesse e di modificare la DGR 1-600.
Grazie.



PRESIDENTE

Prima di dare la parola al Consigliere Vignale per l'illustrazione dell'interrogazione n. 559, chiedo a chi espone di stare nei tre minuti anche perché sono le 14.51 e abbiamo ancora parecchie interrogazioni.
Domando anche a chi risponde il rispetto dei tempi.
Prego, Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Il tema legato al Centro di microcitemie del San Luigi è un tema che non discutiamo per la prima volta all'interno di questo Consiglio, perch appena dopo l'approvazione sia della delibera 1-600 sia della modifica successiva ponemmo già quest'argomento.
I motivi sono quelli che ricordava anche la collega Batzella.
Soprattutto però bisognerebbe, quando si parla di eccellenza sanitaria cercare di coniugare un atto amministrativo come una delibera con le eccellenze, che non solo vengono quotidianamente dimostrate tanto dai medici quanto dai pazienti e anche dalla letteratura internazionale, ma anche con i macchinari che abbiamo all'interno della nostra sanità. Diventa infatti davvero paradossale pensare che, possedendo noi il macchinario dello SQUID, cioè uno dei quattro al mondo e l'unico in Italia, andiamo a trasformare un centro di assoluta eccellenza da struttura complessa a semplice.
Queste sono un po' le semplificazioni che a volte sono state fatte come se il mantenimento delle strutture complesse in sanità non fosse un mantenimento di autonomia gestionale o di possibilità di utilizzo di risorse, ma fosse invece - come qualche volta l'Assessore ha sostenuto - la difesa dei primariati. Ecco, questo è un caso evidente - come ve ne sono molti altri - che dimostra che in moltissime situazioni il mantenimento di strutture complesse è il mantenimento delle eccellenze sanitarie piemontesi.
La collega Batzella ha ricordato le parole che lei ha detto, Assessore e credo che queste siano importanti e significative. Non può, infatti, la politica in generale e soprattutto chi governa pensare di risolvere i problemi, come in questo caso, con una bella comunicazione sulla propria pagina facebook. La memoria informatica, invero, ha un grande merito rispetto alla memoria umana, quello che non scompare mai: noi ci dimentichiamo le cose e fortunatamente la memoria informatica rimane. Io la invito a rileggere le parole che leggeva la collega Batzella e che possiamo ripetere: "Ho voluto rassicurare l'Associazione talassemici e i pazienti che fanno riferimento al Centro del San Luigi che non solo sono perfettamente a conoscenza del valore di questa struttura, che è centro di riferimento regionale, ma che, appena nominati i nuovi Direttori ritorneremo sulla questione relativa al centro di microcitemie e siamo disponibili a intervenire con le modifiche necessarie a valorizzare questa importante realtà".
Noi stiamo aspettando che a questa promessa - è legittimo che chi governa faccia promesse nel tentativo di risolvere un problema - venga in qualche modo dato seguito.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere.
Per la Giunta regionale, risponde l'Assessore Saitta. Le ribadisco la raccomandazione sui tempi, Assessore.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Devo dire che raccolgo questi due interventi come una sorta di richiamo alla concretezza. Quando un Assessore si prende un impegno.
BATZELLA Stefania (fuori microfono) Cosa avete fatto finora?



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Ma mi lasci finire! Non continui sempre con questa modalità.



PRESIDENTE

Però, Assessore, chiedo anche a lei di non dialogare. E domando alla Consigliera, per favore, di non intervenire.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Per abitudine e per convinzione, non soltanto conosco le cose che scrivo e di cui sono convinto, ma mantengo gli impegni. Potrei finire qui.
Se però viene sempre utilizzata qualunque modalità per rimettere in discussione la delibera 1-600, questo è un altro piano ed è un altro livello di cui abbiamo discusso in altre occasioni.
Tornando al tema, vi dico anche le modalità con il quale intendiamo affrontare il problema, che sono quelle richiamate in quella mia dichiarazione. Ripeto che il 25 marzo ho incontrato in Assessorato l'Associazione, i cui rappresentanti mi hanno parlato magnificamente del Centro regionale per le talassemie diretto dal professor Piga, con il quale abbiamo discusso lungamente e che ha avuto modo anche di illustrarmi puntualmente le modalità, dal punto di vista organizzativo, che potrebbero garantire il mantenimento del servizio, perché c'è anche un problema di personale.
In quella sede mi sono state illustrate le preoccupazioni dei pazienti per gli effetti che il riordino della rete ospedaliera avrebbe potuto determinare sul piano organizzativo del centro.
Sono perfettamente a conoscenza del lavoro svolto in una struttura che rappresenta, senza dubbio, un'eccellenza per la sanità piemontese, e che manterremo.
Mi dispiace, ma la manteniamo. Mantengo un impegno.
Ribadisco che è nostra intenzione intervenire per valorizzare questa importante realtà, che resta un centro di riferimento regionale.
I temi riproposti dall'associazione il 17 giugno troveranno riscontro in sede di atto aziendale, perché la sede è quella. Non esiste, collega Batzella, la modalità "l'Assessore dice fate questo": c'è l'atto aziendale e nell'atto aziendale non mancheremo di dare indicazioni puntuali e precise, affinché questo centro regionale continui a restare e a svolgere il proprio ruolo.
E' chiaro che se tutto viene riproposto nei termini che capisco sul piano del confronto politico, dove c'è una contrarietà, non nuova, da parte di molti colleghi della minoranza, relativamente al tema della DGR 1-600 questo è un altro discorso che riguarda più il confronto e le opinioni politiche; ma per quanto riguarda quella struttura posso garantire che sarà mantenuta.
Ribadisco, quindi, la volontà espressa in passato. In ogni caso, lo strumento idoneo per dare attuazione ad un impegno sarà quello dell'atto aziendale che avverrà tra poco.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 564 presentata dal Consigliere Barazzotto, inerente a "Analisi comparativa di tutti i costi diretti e indiretti della gestione dell'attuale base dell'elisoccorso di Borgosesia e di una sua eventuale ubicazione a Cerrione"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'interrogazione a risposta immediata n. 564, presentata dal Consigliere Barazzotto, che ha la parola per l'illustrazione.



BARAZZOTTO Vittorio

Grazie, Presidente.
La domanda l'ha già presentata lei, Presidente, sia pure in modo sintetico. Chiedo scusa all'Assessore, ma credo sia un diritto sapere esattamente qual è il costo di questa operazione. Personalmente lo vorrei sapere anche perché, alle luce delle considerazioni che oggi il nostro Presidente Chiamparino ha fatto, che sottoscrivo appieno, il tema che dovremmo affrontare e scrivere a carattere cubitali è: lavoro, lavoro lavoro! Questa è la priorità del Piemonte.
Ancora una volta, quindi, richiamo questo aspetto, non tanto perch voglio fare delle battaglie di principi ed interessi, di cui non me ne pu calar di meno, ma perché, se c'è un'attività, così come l'aeroporto di Cerrione, che rischia di chiudere (comprendo perfettamente le ragioni di un disimpegno della Regione, non essendo obbligata a farlo: e sotto questo aspetto sono totalmente d'accordo), e ce n'è un'altra a pochi chilometri di distanza che può servire per tenerla in piedi (e che occupa 100 persone) credo che il buonsenso ci possa portare in quella direzione.
Dobbiamo anche superare le battaglie tra le province biellesi e vercellesi, o vercellesi e cuneesi, altrimenti abbiamo sbagliato posto perché se veniamo qui dobbiamo avere un'apertura diversa, almeno questo è il mio spirito.
Pertanto, vorrei sapere esattamente quali sono i costi che vengono sostenuti per gestire, dal punto di vista economico, l'elisoccorso in quel di Borgosesia.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Ho già avuto modo di rispondere al collega Barazzotto, in una delle ultime sedute, utilizzando una relazione che mi è stata preparata dal responsabile del 118, in cui veniva ripercorsa tutta la vicenda, a partire dalla nascita dell'elisoccorso di Borgosesia.
Sono state date anche indicazioni compiute, in termini di scelte e di motivazioni, dal punto di vista della collocazione.
L'elisoccorso di Borgosesia risponde, come ho avuto modo di dire leggendo quella relazione, a logiche anche di un bacino di utenza particolare. Ho anche dato indicazioni - mi rendo conto non analitiche, ma dirò alla fine qualcosa di più preciso sulla parta analitica - anche per quanto riguarda l'ammortamento dei costi per la realizzazione dell'elisoccorso di Borgosesia.
Ripeto qui ciò che ho accennato la volta scorsa.
Si tratta di un tema di carattere generale, relativamente al tema dell'aeroporto di Biella e mi pare che la domanda venga fatta in questa funzione.
In base a quella relazione emergeva che, qualora si fosse deciso per una scelta diversa, come quella di Borgosesia, che è la più logica sul piano della collocazione, per motivi diversi, anche immaginare lo spostamento all'ospedale di Biella, questo non avrebbe determinato vantaggi per l'aeroporto di Biella, perché molti di questi costi sono a carico della Regione, quindi non è un maggiore introito da parte dell'aeroporto.
Dico questo a nome di tutta l'Amministrazione regionale: ci siamo già espressi, per quanto riguarda l'aeroporto, e non è questa la soluzione per poter salvare l'aeroporto. Obiettivamente mi sembra una risposta debole e qualora questo fosse possibile, richiede evidentemente di compiere una scelta rispetto al passato che non intendiamo compiere.
In ogni caso, poiché il collega chiede se non ritenga urgente ed indispensabile approfondire in modo analitico e comparativo tutti i costi diretti e derivati dalla gestione di Borgosesia, volentieri dar indicazioni agli uffici di preparare questi dati che completeranno, anche sul piano analitico, le opinioni già espresse la volta scorsa, fermo restando un'opinione molto chiara per quanto riguarda l'aeroporto di Biella.
Quanto prima quei dati saranno pronti e magari avremmo elementi per fare valutazioni diverse.
Li darò puntualmente.


Argomento: Spettacoli: teatro, musica, cinema, danza

Interrogazione a risposta immediata n. 562 presentata dal Consigliere Bono inerente a "Dibattito politico 'Incontro con la Buona Scuola' al Collisioni festival di Barolo 2015"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'interrogazione a risposta immediata n. 562, presentata dal Consigliere Bono, che ha la parola per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Come si evince dal titolo dell'interrogazione, chiediamo all'Assessore competente delucidazioni in merito ad un dibattito che si svolgerà all'interno del "Collisioni festival" di Barolo tra pochi giorni.
Questo festival si svolge tipicamente ogni anno a luglio ormai dal 2009 (a partire dal 2011 proprio nella sede di Barolo). Qualche giorno fa ho letto il programma e nella data di domenica mi è saltato all'occhio un incontro più politico che letterario, culturale o musicale. Nel festival chiamato "agri-rock festival" si dovrebbe ascoltare musica, discutere con scrittori, artisti e quant'altro, invece domenica, alle ore 12, ci sarà un incontro su la "Buona Scuola".
Con "Buona Scuola" credo si intenda la riforma del Governo Renzi sul sistema di istituzione scolastico a livello nazionale, e all'interno vi sarebbero, oltre allo scrittore Alessandro Baricco, la deputata Flavia Nardelli (Vicepresidente della Commissione cultura, Scienza e Istruzione ovviamente del Partito Democratico); due Presidi di alcuni istituti scolastici, uno di Brindisi e uno di Mantova e i signori Davide Longo e Lucia Nardi di ENI-Scuola. Un dibattito, quindi, in cui si parlerà di una riforma del Governo.
Siamo rimasti un po' perplessi e abbiamo voluto interrogare la Giunta regionale se era a conoscenza di questo dibattito e se lo ritiene un qualcosa di consono all'interno di un festival che dovrebbe essere un avvenimento culturale, che tra l'altro la Regione sostiene e a cui dà il patrocinio, quindi chiedere delucidazioni in merito a questo evento.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Pentenero per la risposta.



PENTENERO Giovanna, Assessore all'istruzione

Grazie, Presidente.
Il festival Collisioni, com'è stato ricordato, è oggetto di patrocinio da parte della Regione Piemonte per il ricco programma di iniziative culturali e musicali e prevede, tra l'altro, incontri con artisti o personalità su diversi aspetti della contemporaneità.
Sul quesito posto, segnalo che l'attribuzione del patrocinio non è stata oggetto di valutazione nello specifico del programma e sull'istruttoria, da parte del mio Assessorato, ritengo prevalente l'aspetto musicale e quello culturale.
In merito al quesito circa l'opportunità di questo dibattito, poich all'interno del festival spesso ci sono incontri con personalità che caratterizzano i diversi aspetti della nostra società, abbiamo verificato che all'interno del programma è previsto un dibattito sulla "buona scuola".
Questa iniziativa, all'interno del contesto del festival, credo rappresenti comunque un'opportunità e un momento di ascolto; peraltro, le persone che sono state invitate credo davvero che rappresentino personalità importanti e rilevanti all'interno del mondo della scuola.
L'opportunità rispetto al fatto che poteva esserci la presenza di alcuni parlamentari poteva essere determinata dal fatto che magari era necessario anche avere rappresentanti sia della maggioranza che della minoranza. Questo è l'unico aspetto che mi sento di evidenziare, che non è stato oggetto di valutazione da parte nostra poiché abbiamo letto il programma solo dopo che è stata presentata l'interrogazione. Ad ogni modo ritengo comunque che sia un dibattito che abbia sicuramente il proprio valore e la propria importanza, forse l'opportunità avrebbe richiesto la presenza di entrambi i rappresentanti all'interno del Parlamento.
Per il resto, credo che possa essere ritenuto assolutamente idoneo.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta immediata n. 563 presentata dal Consigliere Ferrentino, inerente a "Chiusura della storica sede de L'Oreal di Torino"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione a risposta immediata n. 563, presentata dal Consigliere Ferrentino, che ha la parola per l'illustrazione.



FERRENTINO Antonio

Grazie, Presidente.
Qualche giorno fa, abbiamo appreso dai giornali le recenti notizie sul gruppo industriale francese specializzato in prodotti cosmetici e di bellezza che ha in Italia uno stabilimento produttivo importante a Settimo torinese, attivo da più di mezzo secolo, e una sede in Corso Valdocco a Torino in cui lavorano 140 dipendenti del gruppo.
Lo scorso 8 luglio, l'azienda ha annunciato il trasferimento dei 140 dipendenti da Torino a Milano, a far data dal 1° settembre 2016. La decisione sarebbe in parte motivata anche dall'oneroso canone d'affitto che la società deve sostenere per l'immobile storico di Corso Valdocco.
Ovviamente questo trasferimento a Milano, tra l'altro in una zona decentrata della città, sarebbe fortemente penalizzante per i lavoratori comportando un costo assolutamente insostenibile, che andrebbe a incidere molto per chi volesse continuare ad abitare a Torino e lavorare a Milano: si tratta, infatti, di un costo di almeno 400 euro mensili, senza contare le quattro ore circa di tempo di percorrenza per recarsi a lavorare e ritornare a casa.
E' chiaro che la chiusura di questa sede (perché il resto dei lavoratori verrebbe trasferito in un'altra sede, sempre a Torino) rappresenta un impoverimento del tessuto produttivo del centro storico della città. Si è svolta una manifestazione dei dipendenti all'esterno della loro sede, ed io sono andato ad ascoltarli insieme ad alcuni rappresentanti della Città di Torino per cercare di farci interpreti di queste loro preoccupazioni. Aggiungo che è ovvio che non tutti potrebbero accettare il trasferimento nella zona periferica di Milano e dunque, in qualche modo, questa decisione sottende anche a una ridotta capacità della sede di Torino con molti lavoratori e lavoratrici (per lo più sono donne) che sarebbero nell'impossibilità di trasferirsi a Milano e quindi, di fatto, si otterrebbe una riduzione del personale senza costo alcuno.
Per questo motivo, so che c'è stato un primo incontro ieri a Torino personalmente ero presente sotto la sede del Municipio di Torino. Al riguardo, penso che vada attivato un tavolo, se non è stato ancora fatto quindi per questo interrogo l'Assessore al fine di sapere se è stato attivato un tavolo per cercare, insieme alla Città di Torino, di scongiurare questo impoverimento del tessuto produttivo di Torino, che ovviamente avrebbe un riverbero negativo anche sulle varie attività dell'area interessata e, in ogni caso, scongiurare che i costi e le modalità del trasferimento siano quelle individuate dall'azienda, nel senso che ognuno si arrangi come può, anche perché non c'è nessuna - almeno al momento - volontà dell'azienda di cercare di venire incontro a quelle che sono le giuste preoccupazioni delle lavoratrici (sono per lo più donne) di questa società.
Mi auguro che l'azione dell'Assessorato, insieme al Comune di Torino sia finalizzata a evitare questo trasferimento. Si potrebbe anche individuare, specialmente in un mercato asfittico come quello attuale, una soluzione localizzativa che permetta di risparmiare il 60-70% del canone d'affitto, attualmente molto oneroso, magari con un immobile meno prestigioso di quello di Corso Valdocco, ma che permetta di lasciare a Torino l'attività di questi 140 lavoratori.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Pentenero per la risposta.



PENTENERO Giovanna, Assessore al lavoro

Grazie, Presidente.
Rispetto all'istituzione del tavolo con la Città di Torino, che ha rappresentato la propria attenzione e l'esigenza di gestire il tavolo direttamente in Comune, ieri c'è stato un primo incontro, al quale era presente il Sindaco, dopo che la L'Oreal aveva annunciato l'intenzione di trasferirsi a Milano. Peraltro c'era già stato un incontro qualche mese fa con la L'Oreal stessa (con l'Amministratore delegato per l'Italia), la quale aveva rappresentato questa attenzione e poi, in un successivo momento, aveva spiegato che la sua era solo un'esigenza legata all'immobile che ha un costo oneroso e quindi stava cercando una soluzione, sempre all'interno della città di Torino o nella prima cintura (ad esempio Settimo, dove già esiste un altro stabilimento di produzione).
Il suo intendimento era quello di unire la palazzina legata agli stabilimenti alla parte di produzione e quindi ottenere un risparmio rispetto ai costi di gestione. Questo non si è verificato e la scelta, in ultima analisi, è caduta sull'esigenza di trasferire tutto a Milano, quindi anche la parte legata agli aspetti amministrativi. In ogni caso l'Amministratore delegato (dottoressa Cristina Scocchia), nell'incontro di ieri, ha tuttavia precisato che la riorganizzazione non indica un disinteresse de L'Oreal verso Torino e che lo stabilimento di Settimo Torinese manterrà un ruolo strategico, prova ne è che recentemente è stata trasferita una linea dalla Polonia in Piemonte e questo rappresenta appunto, l'attenzione de L'Oreal stessa sul nostro territorio.
Nell'incontro di ieri, i dipendenti e i sindacati hanno ovviamente manifestato la grande preoccupazione per la condizione di precarietà e di incertezza in cui verrebbero a trovarsi i lavoratori che sono investiti dal trasferimento; infatti - com'è stato ricordato - molti di loro hanno carichi familiari significativi e non sarebbe nelle loro disponibilità il trasferirsi verso Milano.
Insieme al Sindaco, si è rappresentata l'esigenza di individuare qualsiasi tipo di strumento per poter aiutare L'Oreal a restare, avendo anche un ruolo storico (da molti anni L'Oreal vanta la sua presenza nella città di Torino), quindi abbiamo manifestato la nostra massima attenzione.
Come ripeto, l'incontro di ieri è frutto di un percorso che è iniziato molto tempo fa e che sembrava aver trovato una risposta nell'unire la realtà amministrativa con la realtà della produzione di Settimo. Tuttavia L'Oreal stessa ha successivamente rinunciato all'investimento inizialmente ipotizzato.
Continueremo a seguire la questione. Anche il Sindaco di Torino ha manifestato la propria disponibilità nel cercare di trovare una soluzione individuando tutti gli strumenti possibili di cui disponiamo per poter consentire il mantenimento di una sede che ha anche un valore storico rispetto all'impegno della L'Oreal nella città di Torino e in Piemonte.
Questo, però, è il quadro nel quale oggi ci stiamo muovendo. Non convocheremo un tavolo in Regione (ieri, in quella sede, è stata manifestata la nostra attenzione) ma monitoreremo quello che succederà e sarà convocato non appena ci saranno elementi di variazione rispetto a quanto è stato verificato e detto nell'incontro di ieri.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione a risposta immediata n. 558 presentata dal Consigliere Graglia, inerente a "Piano di protezione dell'ambiente, di decontaminazione, di smaltimento e di bonifica ai fini della difesa dai pericoli derivanti dall'amianto per gli anni 2015-2019"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 558, presentata dal Consigliere Graglia, che la illustra.



GRAGLIA Franco

Grazie, Presidente.
Questa interrogazione deriva dal fatto che metà del 2015 la Giunta regionale ha approvato il Piano di protezione dell'ambiente, di decontaminazione, di smaltimento e di bonifica ai fini della difesa dai pericoli derivanti dall'amianto per gli anni 2015-2019.
Tale Piano prevede, appunto, l'eliminazione graduale dei manufatti contenenti amianto entro il 2015, dando la priorità alla bonifica di edifici pubblici, di scuole e dei luoghi in cui il materiale appare più abbondante. Tuttavia, il Piano non prende in considerazioni edifici privati localizzati in piccoli Comuni, escludendo così la bonifica anche di casolari, stalle, portici, cascine, fattorie con presenza di amianto.
Considerato che, come previsto dalla legge regionale n. 30/2008 a cui il Piano regionale amianto fa riferimento, si evidenzia il censimento e la mappatura georeferenziata degli impianti industriali attivi o dimessi degli edifici pubblici e privati, delle aree estrattive e delle aree caratterizzate dalla presenza di amianto nell'ambiente naturale laddove vi sia un potenziale rischio per la salute umana.
Tenuto conto che la Regione ha stanziato un fabbisogno complessivo di 25 milioni di euro per i prossimi cinque anni per rimuovere i manufatti contenenti questo materiale, soprattutto nelle scuole e negli edifici pubblici, e ritenendo necessario garantire la mappatura, il censimento e lo smaltimento dei siti e dei manufatti contenenti amianto anche dei numerosi edifici privati per salvaguardare l'ambiente, la sicurezza e la salute degli abitanti dei piccoli Comuni, interrogo l'Assessore per sapere quali misure si intendano adottare affinché anche gli edifici privati, casolari stalle, portici dei piccoli Comuni vengano inclusi nel Piano regionale sull'amianto 2015-2019, salvaguardando così la tutela della salute dei cittadini nei luoghi di vita e di lavoro, sia pubblici che privati. Grazie.



PRESIDENTE

Risponde l'Assessore Valmaggia.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'ambiente

Grazie, Presidente.
Quanto richiesto dal Consigliere Graglia ha sicuramente una risposta più articolata e completa in sede di discussione del Piano regionale amianto che è stato presentato dalla Giunta e che adesso è all'attenzione della Commissione consiliare competente per arrivare all'approvazione finale da parte del Consiglio.
Premesso che non sussistono ad oggi obblighi di legge che impongano la rimozione dei manufatti in cemento amianto, tranne il caso il cui l'autorità sanitaria ne stabilisca specificatamente la pericolosità a causa delle condizioni di conservazione e della possibile esposizione della popolazione; in questo caso, l'obbligo è posto in capo al proprietario impedendo di fatto la contribuzione da parte del pubblico.
Il Piano non si limita agli edifici di proprietà pubblica, ma delinea le strategie per il risanamento del territorio, affrontando la presenza di amianto nella sua totalità. Si parte, dunque, dalla mappatura della presenza di amianto di origine antropica, per il quale si prevede la prosecuzione e il completamento della stessa mappatura sia degli edifici pubblici che privati, individuando anche i soggetti che la realizzano (nello specifico, l'incarico è stato affidato ad ARPA). Una seconda sezione del Piano riguarda lo "Smaltimento dei rifiuti contenenti amianto" e la "Bonifica dei siti", e analizza le problematiche di carattere economico e burocratico relative per le operazioni di bonifica e delineano le strategie finalizzate ad incentivare le operazione di rimozione da parte del pubblico e del privato.
Più in particolare, i dati riepilogati nel Piano consentono di stimare per le coperture in cemento amianto, quantitativi nell'ordine di grandezza delle decine di milioni di metri quadrati (un'indicazione data dal Pano si attesta sui 50 milioni di metri quadri). Ciò si traduce in un costo di bonifica che è molto elevato.
Nel Piano si parla anche di casistiche particolari, quali, ad esempio il sito di Interesse Nazionale di Casale Monferrato, per il quale, proprio in questi giorni, abbiamo avuto un trasferimento di 25 milioni di euro dal Ministero per la sua bonifica. Nel caso di assegnazione di finanziamenti a privati, per garantire la copertura anche solo di una piccola percentuale dei materiali rimossi, occorrerebbero centinaia di milioni di euro.
Ciò che si vuole fare, in ogni caso, è riorganizzare e accompagnare questo percorso di bonifica partendo dal monitoraggio dell'esistente affiancando attraverso iter codificati (proprio per questo nel bilancio ultimo sono state stanziate delle risorse, per far sì che i Comuni attivino questi percorsi a favore dei privati) e procedere in tempi non biblici alla liberazione del nostro Piemonte dall'amianto.


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione a risposta immediata n. 557 presentata dal Consigliere Berutti, inerente a "Collegamento ferroviario dell'Acquese"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 557, presentata dal Consigliere Berutti, che la dà per illustrata.
Risponde l'Assessore Balocco; ne ha facoltà.



BALOCCO Francesco, Assessore ai trasporti

Grazie, Presidente e grazie Consigliere.
Abbiamo accertato che la sospensione dei servizi estivi sulle tratte Asti-Acqui e Acqui-Ovada-Genova risponde ad effettive ed improrogabili esigenze di manutenzione straordinaria delle linee a carico di RFI. La Regione Piemonte ha interpellato la Regione Liguria in merito alla possibilità di effettuare, anche a proprio carico, i treni del mare di cui all'interrogazione, ma la Regione Liguria ha sollevato problematiche relative all'eccessivo intasamento dei nodi ferroviari liguri interessati anche a motivo dei suddetti lavori di manutenzione.
La Regione Piemonte, per poter pervenire ad una gestione diretta delle suddette problematiche, ha chiesto al Ministero il passaggio in propria competenza della linea Acqui-Ovada-Genova e siamo in attesa di risposta.
Verranno comunque effettuati sulle linee sospese, da parte di Trenitalia servizi sostitutivi a mezzo autobus, la cui efficienza ed efficacia sarà monitorata con attenzione dai competenti uffici regionali del Piemonte e della Liguria.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione a risposta immediata n. 565 presentata dal Consigliere Ottria, inerente a "Situazione della soluzione transattiva riguardante l'ACNA e la Valle Bormida"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 565 presentata dal Consigliere Ottria, che ha la parola per l'illustrazione.



OTTRIA Domenico

Grazie, Presidente.
L'interrogazione riguarda la definizione del danno ambientale causato dall'ACNA, in Valle Bormida. Come sapete, l'ACNA e la Valle Bormida fanno parte di uno dei cinque siti contaminati presenti in Piemonte e riconosciuti a livello nazionale. Oggi, dopo quasi trent'anni dalla chiusura dell'attività, il sito dell'ACNA è ancora oggetto di opere di bonifica, sulle quali, però, ci sono anche delle incertezze.
La Regione Piemonte, nel tentativo di arrivare ad una transazione con la Syndial (la proprietaria del sito), ha predisposto un documento in cui in linea con gli indirizzi dell'Unione Europea, si richiede un risarcimento che non è in denaro, ma in contributi utili per effettuare quegli interventi che possano rilanciare le attività economiche, produttive ambientali ed agricole della Valle Bormida. Ricordo che si tratta di un territorio che ha subito, per più di cent'anni, l'inquinamento da parte di quella fabbrica, che ha devastato un fiume e un'intera valle.
Lo scorso anno (il 19 luglio, mi pare), a Cortemilia, l'Assessore e il Direttore dell'Assessorato all'ambiente hanno presentato un documento che prevedeva una serie di interventi suddivisi in cinque filoni: l'agricoltura, l'ambiente, la rete idrica e altre due linee di definizione del danno. In quella sede, è stato presentato il documento che recepiva una serie di progetti che erano già stati presentati precedentemente dagli Enti locali.
Durante quest'anno, ci sono state una serie di problematiche legate anche al fatto che alcuni Comuni, in particolare i Comuni della Valle Bormida cuneese, della Valle Uzzone e dell'Alta Valle Belbo, hanno contestato questo documento, in merito al tipo di interventi ed alla non attenzione verso il territorio - secondo loro - più colpito. Essi vorrebbero che i 16 Comuni dell'Alta Valle ricevessero una maggiore attenzione rispetto ai Comuni a valle del Bormida. Tra l'altro, hanno anche chiesto di poter partecipare, proponendo delle modifiche, alla composizione del piano di interventi.
Al di là di questo, la vera problematica è che vengano definiti con certezza i tempi per un auspicabile risarcimento. Ricordo che la popolazione della Valle Bormida deve essere giustamente compensata rispetto al danno che, ancora oggi, con molta lentezza, si sta cercando di ricucire.
Pertanto, la domanda finale che rivolgo all'Assessore è di poter sapere qual è attualmente l'iter che porterà al riconoscimento del danno e all'esatta quantificazione del contributo, in sede transattiva. Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Valmaggia per la risposta.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'ambiente

Grazie, Presidente.
Nel luglio 2014, è stato presentato un lavoro importante e completo da parte dell'Assessorato all'ambiente della Regione Piemonte, proprio sui danni ambientali che la Syndial (uno stabilimento di Cengio), ha prodotto sull'intera valle.
Da allora, nei restanti mesi del 2014 e nel primo semestre del 2015 sono continuati gli incontri anche a livello ministeriale.
In seguito, ci sono stati due momenti ufficiali - uno presso il Ministero (il 2 febbraio 2015) e l'altro presso gli Uffici della Regione Piemonte (il 18 febbraio 2015) - durante i quali sono stati discussi ed approfonditi i contenuti del documento elaborato da Syndial ("Valutazione dei crediti associabili agli interventi proposti dalle Regioni nella Valle Bormida"). Tali incontri hanno focalizzato che sarebbe stato necessario un ulteriore approfondimento tecnico del tema.
Successivamente, in una nota, Syndial ha rimesso in discussione anche quanto precedentemente concordato e, pertanto, ad oggi, la situazione è in stallo, anche perché le elezioni nella vicina Regione Liguria hanno comportato un blocco dell'attività.
In un recente incontro che ho avuto su un altro sito in Piemonte sempre riguardante Syndial, l'Amministratore Delegato mi ha confermato che c'era molta distanza fra la loro offerta e la proposta della Regione, per cui, da un punto di vista formale, siamo in una fase di stallo. Non escludo che si torni ad attribuire al Tribunale il suo ruolo decisionale, perch non si arriva ad un accordo transattivo.
Nel frattempo, i Comuni hanno segnalato più volte di voler intervenire.
Anche nelle ultime settimane hanno chiesto al Ministero un confronto diretto tra i Comuni, rappresentati da uno studio legale, e il Ministero stesso, ritenendo questo modus operandi più efficace per rappresentare le istanze del territorio e proseguire con una propria presenza diretta nel lavoro del Tavolo tecnico nazionale.
A tale nota, lo stesso Ministero ha chiesto alla Regione di organizzare un incontro, che era stato pianificato nei giorni passati, ma che, per un serio problema di salute del dirigente del Ministero, si è dovuto rinviare.
Pertanto, siamo in attesa di convocare in Regione, su richiesta del Ministero, i Comuni che hanno chiesto un incontro con il Ministero, per fare il punto della situazione. Questa è, allo stato dell'arte, la situazione e quanto è stato fatto in merito allo stabilimento ACNA di Cengio. Grazie.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.



(Alle ore 15.34 il Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



(La seduta ha inizio alle ore 15.36)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Baricco, Boeti e Valmaggia.


Argomento:

Programmazione dei lavori


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Pichetto Fratin; ne ha facoltà.



PICHETTO FRATIN Gilberto

Grazie, Presidente. in merito all'ordine dei lavori.
Intervengo solo per porre a lei e al Consiglio una considerazione.
Poiché oggi iniziamo i lavori con l'esame del disegno di legge n. 90, che ritengo impegnerà quest'Aula per un tempo non limitatissimo, chiedo di valutare la possibilità di dedicare, magari verso le 18, al termine della discussione generale del provvedimento, un'ora alla trattazione delle mozioni ed ordini del giorno. Se vi è questa disponibilità, segnalo la mozione n. 379, riguardante il tavolo di lavoro della VAS.



PRESIDENTE

Se l'Aula acconsente, per me non ci sono problemi.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bertola; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Mi accodo alla richiesta del Consigliere Pichetto, fermo restando che andrebbe rispettato l'ordine dei lavori previsto, per quanto attiene agli atti di indirizzo.
Colgo, però, l'occasione per segnalare che questa mattina, per ragioni a noi non note, la seduta è terminata dieci minuti prima.



PRESIDENTE

No, cinque minuti prima.



BERTOLA Giorgio

Erano le 12.51, Presidente.



PRESIDENTE

Allora, nove minuti prima.
Facciamo così: le do la risposta. Erano nove minuti (secondo me no però diciamo nove minuti). Per il fatto stesso che non ci fossero dieci minuti, cioè il tempo minimo necessario per svolgere un intervento, mi sono permesso di chiudere la seduta, con la convinzione - forse sbagliando - di farvi un atto di gentilezza. Tutto qui.



BERTOLA Giorgio

Non vi è dubbio che, quando non ci saranno dieci minuti per svolgere un intervento, noi stessi chiederemo di chiudere la seduta. Grazie.



PRESIDENTE

Può ripetere l'ultimo passaggio?



BERTOLA Giorgio

Poiché questa è una cortesia che ha offerto lei, noi la raccogliamo e quindi, ogni qualvolta non ci saranno dieci minuti per svolgere un intervento, chiederemo di chiudere la seduta.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Marrone; ne ha facoltà.



MARRONE Maurizio

Presidente, le chiedo solo di mantenere l'ordine dei lavori che ci eravamo detti rispetto anche alla garanzia della scorsa....



PRESIDENTE

Manteniamo l'ordine dei lavori, tanto riusciamo a fare anche l'ordine del giorno n. 389, se sugli ordini del giorno non interviene tutta l'Aula.



MARRONE Maurizio

Le chiedo di fare prima gli ordini del giorno che erano calendarizzati.


Argomento: Elezioni - Ineleggibilita' - Incompatibilita'

Comunicazioni della Giunta regionale in ordine alla sentenza del TAR di Torino emessa il 9 luglio 2015 (proseguimento dibattito)


PRESIDENTE

Nella seduta antimeridiana è stata richiesta una comunicazione. Dopo le comunicazioni del Presidente della Giunta regionale, Chiamparino, è iniziato il dibattito a cui è seguita la replica dello stesso Presidente.
Devono ancora intervenire i Consiglieri Graglia, Andrissi, Bono Alemanno e Frediani. Il Consigliere Graglia rinuncia all'intervento. Il Consigliere Andrissi non rinuncia.
Ha chiesto la parola il Consigliere Andrissi; ne ha facoltà.



ANDRISSI Gianpaolo

Perché rinunciare? Gli spazi della democrazia vanno occupati, quindi occupo il mio piccolo spazio di democrazia e voglio dire anche io la mia opinione su questa vicenda inerente al Partito Democratico, che però ha delle conseguenze su quelli che sono i lavori del Consiglio regionale perché ci state facendo perdere tanto tempo.



PRESIDENTE

Colleghi, vorrei ascoltare l'intervento del Consigliere Andrissi.
Prego, Consigliere.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Volevo fare alcune considerazioni su questa vicenda che purtroppo volentI o nolentI, caratterizzerà anche questa legislatura della Regione Piemonte.
Una prima considerazione è che io, a differenza di quanto detto dal mio collega del Movimento 5 Stelle, Campo, non credo che il Partito Democratico sia una formazione politica dilettante. Credo che sia una formazione politica molto bene organizzata, che non lascia nulla al caso.
La vicenda delle firme false nasce da un'altra questione, che è prettamente politica, che è quella di un manuale Cencelli tra correnti, che ha portato ad un ritardo della presentazione delle liste. Tra l'altro, io sono rimasto molto colpito da quella che è l'organizzazione. Ho fatto il rappresentante di lista in una frazione di Novara (Pernate) e ho incontrato.



(Commenti del Presidente Laus)



ANDRISSI Gianpaolo

Stavo dicendo che rimasi sbalordito dall'organizzazione del Partito Democratico, nel momento in cui, come rappresentante di lista, incontrai un rappresentante di lista del Partito Democratico. Gli feci i complimenti per il risultato che si stava delineando e gli dissi: "Complimenti, state facendo un ottimo risultato. Ma, dimmi, chi è che vincerà le elezioni qui a Novara?". E lui mi disse all'incirca il numero di preferenze e il candidato e ci azzeccò - che avrebbe vinto le elezioni per il Partito Democratico in Provincia di Novara.
Quindi, credo che una formazione politica che ha questa capacità organizzativa e che ha una macchina organizzativa così importante non possa permettersi un errore dalle conseguenze pesanti. Se l'ha fatto è perch all'interno convivono più correnti che non trovano un accordo e hanno portato ad una presentazione tardiva delle liste e ad una raccolta posticcia di firme che ha avuto queste conseguenze.
Devo anche dire che politicamente Chiamparino, da quello che ha detto nel finale di questa mattina, mi ha un po' deluso, nel senso che credo che Chiamparino sia la personalità politica più conosciuta a livello nazionale per quanto riguarda l'Aula consiliare. Pensavo che quanto lui disse, cioè che non si sarebbe mai fatto crogiolare dalla vicenda di firme false come fece Roberto Cota, avrebbe dovuto portare a delle conseguenze più importanti per quanto riguarda la sentenza e quello che si sta delineando nelle aule del TAR.
Invece questa mattina ho visto una risposta un po' ringhiosa, come a dire: "Il più forte sono io. Io rimango in sella". Però, nel momento in cui viene delegittimata la presentazione della lista del PD di Torino - che non credo sia poca cosa, considerando che Torino in quanto ad abitanti ha un peso in Regione del 50% - sinceramente mi sarei aspettato qualcosa di più da Chiamparino. Mi ha deluso e devo constatare che anche lui è rimasto imbrigliato a quella che è la vecchia politica, e quindi lo vedo in difficoltà nella gestione di questa Regione.
Il risanamento della Regione, che lui ha vantato, in realtà è avvenuto grazie a soldi statali prestati a questa Regione. Quindi, l'iniziativa politica che effettivamente lui ha vantato, secondo me, non è così rilevante da potersi presentare a livello nazionale, considerando che lo Stato, con il DL n. 35, ci ha prestato quattro miliardi e mezzo.
In più, è rimasto invischiato in questa vicenda, che si trascinerà e lo logorerà per i prossimi mesi, se non anni. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Innanzitutto prima di iniziare volevo che richiamasse in Aula il Presidente Chiamparino. Eccolo! Basta nominare non invano il nome di Chiamparino.
Diciamo che queste assenze sono più che giustificate, momentanee ma con un rientro rapido ed indolore.
Ci siamo lasciati anzitempo nella seduta antimeridiana del Consiglio regionale con la sua risposta all'Aula e ai Consiglieri ai quali diceva: "Spero di essere stato chiaro".
E' ovvio che abbiamo ascoltato e abbiamo chiare le risposte che ha dato, ma di sicuro non è che ci hanno convinto. Questo mi sembra la prima risposta da poterle dare, a nome anche del Gruppo.
Lei ha parlato di rischio di trasformare l'Aula della politica da un teatro ad un teatrino, con un'ottica svilente rispetto a quei discorsi ed azioni che vengono fatte. Posto che, magari, più che recitare una parte dovremmo cercare di risolvere i problemi dei piemontesi - quindi, a me non piace nemmeno la definizione di politica come teatro - il teatrino, secondo me, lo avete fatto voi in questi mesi. Voi, intendo dire, come maggioranza di centrosinistra, voi come Partito Democratico, in cui ogni giorno ne spuntava fuori una: un Consigliere indagato oppure un funzionario, un funzionario che parlava male di un Consigliere e viceversa. Nelle segreterie ovviamente ci stanno le correnti e le fazioni - è quello che ci ha insegnato la politica - ma ne abbiamo lette di cotte e di crude.
Anche il Presidente Chiamparino ha gonfiato un po' la vicenda, cercando di costruirsi una posizione che potesse essere difendibile in ogni situazione, in ogni eventuale posizionamento del TAR, in ogni pronunciamento del TAR, dicendo: "Io mi dimetto nel momento in cui non ci sarà chiarezza per quanto riguarda il pronunciamento del TAR".
Il Presidente Chiamparino nei giorni precedenti alla pronuncia ostentava però una certa tranquillità - non dico serenità. Faceva riflettere la tranquillità che lei ostentava. Cioè, lei aveva già detto: "Probabilmente il listino del Presidente" - ricordo che lo disse anche a me in un incontro, qui ai lati dell'Aula, non in un incontro privato - " non dovrebbe avere problemi; potrebbe, al massimo, avere problemi il listino provinciale del Partito Democratico".
Tanta sicurezza sulle sorti del pronunciamento del TAR mi ha fatto un po' riflettere, avendo letto il dispositivo della sentenza e non le motivazioni. Non intendo dire che abbiate avuto una soffiata dall'interno delle aule di Tribunale o che abbiate, in qualche modo, condizionato. Certo è anche vero che, a livello politico, un Presidente che dice se il TAR non fa chiarezza, mi dimetto, una certa pressione la fa anche sul Tribunale. E' ovvio che prima di mandare a gambe all'aria una Regione e una Giunta per la seconda volta dopo nemmeno un anno e mezzo, un po' di pressione la fa. E' stata sicuramente una mossa intelligente la sua, questo lo riconosciamo.
Non concordiamo sul fatto che il dispositivo della sentenza, quindi la sentenza, abbia fatto chiarezza, come hanno già detto. Lei dirà: le ho già sentite queste cose. Non ha fatto chiarezza e non ha sollevato i dubbi che ci sono sulla regolarità delle elezioni. Noi lo ribadiamo ancora una volta: non abbiamo mai messo in dubbio la vittoria del centrosinistra in queste elezioni. Anche perché l'ha già detto lei, è chiarissima. Non era il risultato tra il centrodestra e centrosinistra del 2010. Ma non è questo il punto. Il punto è la legittimità delle elezioni o meno. Anche se voi avete commesso una leggerezza - in un colloquio privato userei un'altra definizione - una leggerezza grave, cioè quella di raccogliere migliaia di firme in 48 ore per dare una prova di forza al Movimento 5 Stelle e dare un segnale che, anche se il Movimento 5 Stelle aveva diffidato i Gruppi consiliari a farsi esonerare dalla raccolta firme tramite la legge del 2009 che aveva citato il Consigliere Campo, vi dovete assumere la responsabilità di quello che avete fatto.
Avete vinto con 500 mila voti di scarto, allora qualunque cosa abbiate fatto nel raccogliere le firme e presentare liste, va bene, perché non ha nessun significato ai sensi dell'esito elettorale politico? E no! Voi avete commesso un errore grave, una leggerezza grave, cioè quella di dire "riusciamo comunque a raccogliere in 48 ore le firme che non hanno raccolto il centrodestra e che non ha raccolto il Movimento 5 Stelle". Noi non le abbiamo raccolte per un motivo ben preciso. Ci siamo esentati dalla raccolta delle firme con il collegamento alla lista nazionale, non alla lista regionale. Avevamo detto che - coerenti, come in tanti altri casi come Movimento 5 Stelle - essendo stata annullata la proclamazione degli eletti del 2010 per lo scandalo firme false di Cota, i Gruppi consiliari presenti in Consiglio della scorsa legislatura, non erano autorizzati ad esonerare la raccolta firma a nessun Gruppo consiliare. Questo il centrodestra non l'ha voluto seguire e abbiamo presentato una serie di ricorsi con cui la Magistratura amministrativa ci ha dato torto. Il centrosinistra, invece, ha deciso: "Noi siamo più bravi, più belli, più forti e più sani degli altri, ci mettiamo a raccogliere le firme".
Vi assumete la responsabilità di quello che avete fatto. La segreteria ha deciso di cambiare due giorni prima le liste per accontentare le varie correnti, per inserire la quota 50% donne e 50% uomini. Ripeto, vi assumete la responsabilità. Non vedrei assolutamente nessun stravolgimento, nessuna particolare espressione da parte del Tribunale Amministrativo se dovesse annullare le elezioni, anche solo per la caduta della lista provinciale del Partito Democratico. Non è questione di contare il numero di voti, sono 372 mila, l'ha detto il Consigliere Vignale, su un un milione e 57 ci sarebbe ancora la vittoria del centrosinistra. C'è o no un effetto perturbante sul Consiglio? Non sulla questione di chi ha vinto o non ha vinto, ma vorrebbe dire che la maggioranza passerebbe da 33 Consiglieri a 26. L'opposizione da 18 a 25. Questo quando? A tre anni dal voto.
Questo vuol dire che per tre anni avete preso dei provvedimenti a larga maggioranza che, magari, non avreste preso se non ci fossero stati quegli otto Consiglieri del PD. A me non sembra un ragionamento peregrino. Mi sembra una questione di precarietà costante della politica. Ci siamo ritrovati qui, dopo il 2014, a ridiscutere della stessa cosa. Noi non avevamo nessun piacere a dover tornare su un discorso di questo tipo. Una volta che uno vince, vince. Siamo anche noi di questo parere, fermo restando i premi di maggioranza che discuteremo nella legge elettorale.
Torniamo a discutere di firme false, 13 indagati, due Consiglieri regionali indagati che nessuno ha citato, ma sono presenti e possiamo citarli: i Consiglieri Grimaldi e Conticelli. Magari non verranno condannati, secondo me verranno rinviati a giudizio. Magari non saranno condannati, o se saranno condannati non arriveranno ad una pena per cui scatterà la legge Severino, oppure la legge Severino verrà annullata visto il caso recente De Luca e quant'altro.
C'è una situazione di precarietà e di legittimità diffusa in questo Consiglio. Finisce di nuovo che arriviamo a tre anni e mezzo-quattro in cui il Tribunale dirà: "Avevamo sbagliato, non avevate una maggioranza larga ma avevate una maggioranza di un Consigliere". Vogliamo dire che una maggioranza, con un solo Consigliere, si comporta in maniera diversa rispetto ad una maggioranza con 15 Consiglieri di differenza? Si o no? Se è così, se siamo d'accordo, forse un effetto perturbante sulla vita politica e amministrativa della Regione c'è. Senza mettere in discussione il risultato politico, cioè il fatto che, comunque, come numero di voti, il centrosinistra ha stravinto.
Se un partecipante ad una qualunque gara commette una leggerezza e viene beccato dai giudici, viene squalificato, non è che gli si dice: "Hai vinto per distacco, anche se quell'ostacolo non l'hai saltato e sei passato sotto, hai vinto lo stesso". Secondo me ci sono una serie di questioni che si trascineranno per questa legislatura. Speriamo veramente che, se i ricorrenti presenteranno querela di falso in sede civile e poi in sede penale, la Magistratura possa prendersi a cuore questi processi e farli rapidamente, in tutti e tre i gradi di giudizio.
Abbiamo letto la nota del Presidente del Consiglio Laus, una nota che ha rilasciato ai giornalisti, in cui ha detto che è coerente e garantista fino al terzo grado di giudizio. Ha sempre detto che anche Cota, fino al terzo grado di giudizio, non si doveva dimettere, quindi lei è coerente e garantista. Il Consigliere Sozzani diceva l'opposto prima sollevando le rimostranze dei colleghi del Partito Democratico, ma noi possiamo dire che garantisti sulle persone non lo siamo mai stati. Noi siamo garantisti delle Istituzioni.
Vorremmo che le Istituzioni venissero rappresentate da persone che sono al di sopra di ogni sospetto, quindi non importano le sentenze in giudicato, ma importano anche la condizione in cui ci si trova di fronte all'opinione pubblica.
Noi siamo a chiedere ancora una volta che i colleghi del listino di Torino del Partito Democratico facciano le loro valutazioni, ma le facciano pensando anche e soprattutto all'opinione pubblica all'esterno dell'Aula che ci guarda, ci osserva e trae le sue conclusioni nel merito.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Allemano; ne ha facoltà.



ALLEMANO Paolo

Grazie, Presidente.
Abbiamo ascoltato molti ragionamenti di carattere etico-giuridico storico nella misura in cui si sono fatti i confronti. Adesso abbiamo anche assistito ad una proiezione su un futuro che non è la realtà. Io mi atterrei ai fatti e, da questo punto di vista, mi sento molto sereno e in totale sintonia con il Presidente.
I fatti sono quelli di una vittoria politica indiscutibile, l'ha affermato anche il Consigliere Bono; i fatti sono quelli di un profilo politico, di una statura politica alta di questa maggioranza.
Qualcuno questa mattina si chiedeva: ma quando si vedrà la statura politica? Questa statura si è vista il 24 febbraio 2015, quando si è detto che gli aspetti formali contano quanto quelli sostanziali, quindi se il TAR riterrà non legittima questa maggioranza, noi andremo a casa. Oggi potevamo essere a casa se il TAR avesse emesso una sentenza di alto tenore. Il TAR ha detto che siamo legittimati a governare anche nel peggiore degli scenari, quindi non importa di quanto sia la maggioranza, conta che quella espressa sia legittimamente e sostanzialmente espressa. Per inciso, credo che neanche un voto sia stato estorto agli elettori, per cui stiamo parlando di firme raccolte in alcuni momenti, evidentemente, con una sorveglianza non sufficiente. Quindi, non stiamo certamente parlando di un'operazione di turlupinaggio degli elettori.
Un'ultima considerazione. Questa mattina si è detto: "Dovreste dimettervi voi indagati". Peraltro, non mi risulta che gli otto Consiglieri siano indagati, se non in misura minima e per un aspetto molto parziale ma, se questo fosse, il sottoscritto, che appartiene ad una lista che è stata oggetto di indagine (quella del PD di Cuneo), insieme al collega Balocco, avrebbe dovuto andarsene un anno fa.
Ora, se c'è una cosa non seria è quella di lasciare il campo alla prima difficoltà. Candidarsi ad un'elezione regionale non è come andare a prendere un aperitivo con gli amici, vuol dire mettere la propria vita, la propria famiglia, il patrimonio e la privacy in una situazione di estrema tensione, quindi è del tutto evidente che ci saranno reazioni, soprattutto in caso di successo. Sarebbe veramente ridicolo e frutto di un teatrino inimmaginabile che al primo soffio di vento uno dica: "Mi sono sbagliato torno a casa", non è questa la fattispecie.
Penso che andremo avanti con molto tranquillità e con molta forza.
Spero si possa tornare prestissimo ai problemi, compreso quello che ci attende oggi all'o.d.g., e che si metta mano anche, come molti si sono impegnati a fare, alla legge elettorale; infatti, se certi timing sono avvenuti con tempi molto stretti è perché ci sono aspetti della legge che vanno migliorati nell'interesse della trasparenza e della correttezza.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Allemano.
La parola alla Consigliera Frediani per l'ultimo intervento.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Diciamo che mi sono un po' spenta dopo questa mattina quando ci ha brutalmente tolto la parola, mi manca un po' l'entusiasmo a intervenire nel pomeriggio.
Volevo solo precisare - non in difesa del collega Bono, ma per chiarire meglio, visto che non ha più la possibilità di intervenire - che la richiesta riguardava una dimissione dagli incarichi istituzionali e non la dimissione dal ruolo di Consigliere. C'è differenza.



PRESIDENTE

Poi si abbassa l'indennità, e io non riesco ad arrivare a fine mese.



FREDIANI Francesca

Penso che possa sopravvivere lo stesso.



PRESIDENTE

E' difficile, perché non ho un lavoro fuori. Prego.



FREDIANI Francesca

La sosterremo noi, Presidente, se fa il grande gesto.
Questa mattina abbiamo assistito a quello che il Presidente Chiamparino stesso ha definito "teatrino". Effettivamente, si sono attuate delle iniziative giusto per fare un po' di rumore, ma anche noi, la settimana scorsa, abbiamo messo in atto un'azione dimostrativa; anche il PD, nella scorsa legislatura, era solito srotolare striscioni e adesso sembra che ci stupiamo tutti, in realtà è una prassi abituale all'interno di quest'Aula vedere azioni dimostrative di questo tipo.
Tra l'altro, questo passaggio di lattina di bostik è stato particolarmente divertente. E' bello vedere come le due parti, a seconda della legislatura, si battibeccano tra loro, magari se mettete le orecchie potete fare come la Champions, da una legislatura all'altra vi passate il barattolo di bostik, perché come attaccamento alla poltrona mi sembra che entrambe le parti abbiano dimostrato di averne abbastanza.
Per il momento, senza voler portare sfortuna a Movimento 5 Stelle, noi possiamo guardare da spettatori, che su questo tema hanno, forse, qualcosa da insegnare. Come diceva questa mattina il collega Mighetti, noi siamo prima di tutto attivisti: abbiamo provato l'esperienza di raccogliere firme, sappiamo cosa significhi, sappiamo cosa significhi avere paura di sbagliare. Quindi, l'attenzione che mettiamo nella raccolta firme è proprio dettata dal voler rispettare le regole e le procedure. Per questo dico che è un po' assurdo sentire dire che il numero di firme basta lo stesso anche se andiamo a togliere quelle che non sono regolari. Non è quello il problema, non è il numero di firme che vi legittima, ma è il rispetto di una procedura. Quindi, se la procedura non è stata rispettata, c'è poco da dire: non siete legittimati ad occupare il posto che occupate! Lungi da me il volermi sostituire al TAR, però non ne farei un discorso di cavilli.
Questa mattina alcuni interventi avevano più i contenuti da aula di Tribunale piuttosto che da sala di Consiglio.
Prendiamo atto che ci sono state procedure irregolari e che le persone coinvolte in queste procedure non sono, al momento, pienamente legittimate: in realtà, il TAR non ha sgomberato il campo da qualsiasi dubbio.
Per quanto riguarda la risposta del Presidente Chiamparino, devo dire che anch'io come il collega Andrissi sono un po' delusa, perché le avevo creduto, effettivamente. Cioè, nei giorni che hanno preceduto la sentenza del TAR, effettivamente, avevo creduto che lei avrebbe fatto il grande passo, che si sarebbe dimesso. Quello che mi scoccia di più è stato dover dare ragione al collega Campo, che, effettivamente, è stato l'unico che ha sempre sostenuto che questo non sarebbe avvenuto.
Quindi, fermo restando quanto ho detto poco fa, che, in realtà, il TAR non ha dipanato ogni dubbio, mi aspettavo comunque che si mantenesse la parola, perché, al momento, non mi sembra che ci sia tutta questa serenità.
Voi sarete sereni, ma noi un po' meno.
Se i piemontesi sono sereni, forse è perché non hanno bene idea di cosa potrebbe succedere negli anni a venire, perché l'instabilità è ancora di casa in questo Consiglio, e chissà per quanti anni lo sarà.
D'altra parte, questa mattina abbiamo saputo che il Presidente Chiamparino, dopo avere spiegato che il consenso è molto alto, incontra le persone per strada, che tutti manifestano consenso e approvazione per il suo operato, addirittura qualcuno che avrebbe votato per questa parte dell'emiciclo adesso voterebbe PD, quindi un consenso che forse solo Berlusconi ha avuto all'epoca, quindi una sicurezza che...



(Commenti in aula)



FREDIANI Francesca

Sì, senza nominare qualcuno prima di lui che aveva un consenso altissimo.
Non so se veramente tra i cittadini ci sia tutto questo consenso, è vero che avete riempito Sala Viglione come mai era successo nelle scorse legislature, anche se non mi sembravano esattamente dei fan quelli che sono intervenuti, mi sembravano persone piuttosto arrabbiate per il riordino della psichiatria; poi, può darsi che, invece, fossero accorsi in massa per manifestare il loro consenso, però non mi sembrava proprio così.
Comunque, mi piacerebbe ogni tanto seguirla, magari vedere queste persone che si avvicinano, che le manifestano affetto e che le chiedono di continuare, se me lo consente, magari, qualche giorno organizziamo, per decido io dove portarla, se le va bene.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie.
Abbiamo terminato gli interventi in sede di dibattito sulle Comunicazioni della Giunta regionale.


Argomento:

Nomine (rinvio)


PRESIDENTE

L'esame del punto 3) all'o.d.g., inerente a "Nomine", viene rinviato in quanto alcuni Gruppi non sono pronti.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Esame ordine del giorno n. 404 presentato dal Consigliere Marrone, inerente a "Omegna: Centro ortopedico di Quadrante ad Omegna quali i tempi per l'accordo con la Regione"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 404, avente ad oggetto "Omegna: Centro ortopedico di Quadrante ad Omegna quali i tempi per l'accordo con la Regione", presentato dal Consigliere Marrone, di cui al punto 4) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Marrone per l'illustrazione.



MARRONE Maurizio

Grazie, Presidente.
Questo ordine del giorno, in realtà, era già stato presentato e precedentemente collegato alla riforma, anche legislativa, sull'interazione tra pubblico e privato, ponendosi come un esempio, che ha un'analogia ma in realtà, anche profonde diversità.
A differenza del Gradenigo, dove il presidio di pronto soccorso, di fatto, è stato privatizzato, il Centro ortopedico di Quadrante ad Omegna cerca di incarnare un rapporto pubblico-privato, che, di fatto, è nato quasi spontaneamente, perché risale al 2003, e cerca di fare in modo che il privato possa dare un supporto positivo con il mantenimento di servizi, che altrimenti non sarebbero sostenibili dall'erario pubblico.
A oltre dieci anni (quasi 13) di distanza, credo si possa dire che quello è un esperimento riuscito: con, mi sembra, 6.000 ricoveri all'anno una mobilità attiva del 12%, 100 posti letto e 200 persone occupate a livello lavorativo, è soprattutto un'eccellenza nel campo delle protesi.
Tutto questo, ovviamente, fa i conti con una struttura che necessita per di manutenzione e di interventi anche pesanti, e con il paradosso di una gestione per quasi metà privata che si darebbe disponibile anche ad un investimento - quindi senza aggravio per le casse della Regione Piemonte ma che, trattandosi di investimenti molto importanti, chiede a questa Amministrazione regionale di andare oltre la sperimentazione e ovviamente di stabilizzare a livello contrattuale questo rapporto.
In un'ottica di cessazione della precarietà e in una fase che sbilancia sempre di più a favore del privato rispetto al pubblico l'asse centrale del rapporto, io credo che questo rappresenti una maggior tutela non solo e non tanto del privato, quanto del pubblico stesso, sia per sbloccare questi investimenti che paiono essere addirittura milionari nell'ammodernamento e nella ristrutturazione di questa struttura sia per il mantenimento di quello che è stato definito un presidio dell'ASL nel territorio di Omegna.
C'è anche una campagna del territorio che chiede questo e la discussione è avvenuta anche in Consiglio comunale, dove si è verificata una certa trasversalità, motivo per cui - recependo anche delle osservazioni della Giunta, per le quali c'è stata un'integrazione dell'impegnativa - si va a chiedere quindi la stabilizzazione contrattuale aggiungendo anche, su stimolo della Giunta, un riferimento al ritenere chiusa la fase di sperimentazione, visto che era questo il passaggio che fino ad ora ha impedito la stabilizzazione contrattuale stessa.
Credo che questa sia una misura di buon senso che va nell'interesse del territorio, soprattutto in una fase in cui la cinghia tirata rischia davvero, poi, di compromettere il mantenimento dei servizi sui territori della nostra Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Andrissi.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
In merito a questa vicenda del COC di Omegna, ha ragione il Consigliere Marrone quando dice che sono dieci anni che bisogna stabilizzare questa realtà. Certo è che a livello territoriale noi notiamo una certa frammentazione, perché il COC è specializzato in particolar modo sulle protesi, come diceva il Consigliere Marrone; ma sul territorio esistono altri due reparti di ortopedia e a questi reparti di ortopedia pubblici è stato praticamente impedito - per lo meno da quello che mi dicono i medici del territorio - di intervenire sulle protesi.
Il ragionamento che noi facciamo, allora, è quello che il privato interviene laddove il pubblico non riesce a fare le cose. Non è che dobbiamo fare intervenire il privato, impedendo al pubblico di fare delle cose. Se è questa la scelta ed è questo il principio, infatti, io credo che la sanità, che è un servizio pubblico, si incammini su una brutta strada.
Detto questo, a noi piacerebbe avere i dati - e vorremmo di questo discutere in Commissione - sulla mobilità attiva (quindi dei pazienti provenienti da altre Regioni) e sul numero effettivo di interventi e di ricoveri; li abbiamo visti su un articolo su La Stampa, però ci piacerebbe averli più da lei, Assessore.
Facciamo anche una considerazione: in un territorio di 160.000 abitanti, che ha una morfologia particolare (a tricuspide), crediamo che la soluzione per quest'area non sia quella di far girare i chirurghi per ospedali, facendo far loro 60 chilometri di spostamento e a volte inducendoli ad intentare dei ricorsi di tipo lavorativo perché questi spostamenti vengono imposti, mentre loro avevano vinto il concorso in un ospedale e quindi non sono tenuti ad andare ad operare in un altro ospedale. Ecco, questa situazione si potrebbe sanare realizzando un ospedale unico.
Va quindi valutato, effettivamente, se questa realtà del COC ha le gambe per esistere in questo ambito territoriale e se effettivamente ha questo forte richiamo attrattivo rispetto a una clientela che comunque poteva essere coperta da reparti pubblici.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie.
Per la Giunta regionale, la parola all'Assessore Saitta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Questo ordine del giorno del collega raccoglie non soltanto un sentire comune del territorio di Omegna, ma l'importanza del punto a cui attualmente è arrivata la vicenda del COC.
Io ho avuto modo subito, all'inizio del mio mandato, di visitare la struttura insieme al Vicepresidente Reschigna e di richiedere informazioni puntuali e precise, non solo dal personale sanitario, ma anche dalle Amministrazioni comunali; e l'opinione di allora, che è stata confermata nei mesi successivi, è che l'esperimento ha funzionato. La fase di sperimentazione, cioè, ormai è conclusa e così come abbiamo suggerito - e mi pare questo sia stato condiviso anche dal Collega Marrone, al di là della modalità con cui è stato scritto l'ordine del giorno - essendo finita la fase di sperimentazione, bisogna procedere alla stabilizzazione contrattuale.
Concordiamo quindi con questo intento perché risponde ad un'esigenza vera e alla necessità di una conclusione positiva. E mi pare anche che, per quanto riguarda le attività del COC di Omega in relazione alle altre attività, ci sia un'organizzazione complessiva dell'offerta sanitaria utile per i pazienti.
Per questo motivo, dal nostro punto di vista - e per questo siamo d'accordo - la fase di sperimentazione è stata positiva e si può procedere mantenendo evidentemente le caratteristiche di partecipazione mista pubblico-privato che ha questa struttura.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire per dichiarazione di voto il Consigliere Ravetti; ne ha facoltà.



RAVETTI Domenico

Sentita la relazione del primo firmatario e ascoltata anche l'analisi dell'Assessore, che riconduce un po' il tutto al pensiero del Gruppo del Partito Democratico rispetto a questo argomento, annuncio il voto favorevole.



PRESIDENTE

Grazie, collega Ravetti.
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 404, il cui testo verrà allegato nel processo verbale dell'adunanza in corso Il Consiglio approva.
Si dà atto per il verbale che il risultato comprende il voto favorevole dei Consiglieri Gariglio e Balocco, che hanno avuto problemi con la procedura elettronica.


Argomento: Questioni internazionali

Esame ordine del giorno n. 423 presentato dai Consiglieri Baricco Accossato, Allemano, Appiano, Giaccone, Grimaldi e Ravetti, inerente a "Caso di Nadiya Savchenko"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 423, avente ad oggetto "Caso di Nadiya Savchenko", presentato dai Consiglieri Baricco, Accossato Allemano, Appiano, Giaccone, Grimaldi e Ravetti, di cui al punto 5) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Segretario Molinari, che interviene in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



MOLINARI Gabriele

Presenterò io l'ordine del giorno, in quanto componente del Comitato per i Diritti umani che, coinvolgendo il Consiglio regionale, ha proposto il presente atto di indirizzo, con l'intento di sostenere e dare voce ad alcune gravi violazioni dei diritti umani che necessitano della nostra attenzione, delle quali il caso in oggetto, che riguarda Nadiya Savchenko è sicuramente un esempio estremamente significativo.
Il caso di Nadiya Savchenko - che, peraltro, è riassunto anche nel testo dell'ordine del giorno, che ovviamente non voglio leggere per ragioni pratiche - origina il 17 giugno del 2014, quando dei militanti filo-russi della cosiddetta "Repubblica popolare di Luhansk" hanno illegalmente imprigionato e illegalmente trasferito nella Federazione russa Nadiya Savchenko, libera cittadina ucraina ed ex ufficiale delle Forze Armate Ucraine.
Il comitato investigativo russo ha formulato delle accuse che sono particolarmente gravi: favoreggiamento e istigazione all'omicidio di due e più persone, favoreggiamento e istigazione al tentativo di omicidio di due o più persone e attraversamento illegale dei confini della Federazione russa.
La difesa della Savchenko ha cercato di portare all'attenzione delle autorità elementi che non sono stati tenuti in alcuna considerazione eppure per certi versi anche particolarmente significativi.
Successivamente, nell'ottobre del 2014, la stessa Nadiya Savchenko è stata eletta al Parlamento dell'Ucraina ed è divenuta membro della delegazione ucraina all'Assemblea Parlamentare del Consiglio d'Europa (APCE) e, come tale, acquisendo anche il diritto all'immunità internazionale.
Neanche di questo aspetto si è tenuto successivamente conto.
Nadiya Savchenko ha intrapreso per protesta, a più riprese, un lunghissimo sciopero della fame contro la sua detenzione illegale a cui è sottoposta e i maltrattamenti subiti, che sono stati testimoniati, anche questi di particolare e drammatica gravità, quali trattamenti psichiatrici coatti, difficoltosi colloqui con i legali, luce della cella accesa 24 ore su 24 e mancate cure mediche. Con ciò si sono anche determinate conseguenze particolarmente gravi.
Nel corso di questo anno si sono susseguiti numerosi atti di singoli Paesi e organismi internazionali a sostegno della Savchenko; c'è una risoluzione del Parlamento Europeo; una risoluzione approvata dal Senato degli Stati Uniti (ne sto leggendo alcuni); una dichiarazione dell'Ambasciatore statunitense al Consiglio Permanente dell'OSCE di Vienna del 16 aprile 2015 scorso; un rapporto dell'Ufficio dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani.
Considerato come le principali convenzioni internazionali considerino il trasporto coatto in Russia come sequestro; considerati i numerosi appelli al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite; considerato il "Pacchetto di misure per l'attuazione degli accordi di Minsk" considerato che anche la Federazione russa ha accettato lo scambio di tutti gli ostaggi politici e di tutte le persone detenute illegalmente nel quadro dei medesimi accordi di Minsk; considerato che è in corpo una mobilitazione internazionale, ".
FreeSavchenko", con la quale i cittadini di molti Paesi del mondo chiedono la liberazione di Nadiya Savchenko, questo ordine del giorno vuole impegnare la Giunta regionale del Piemonte a sollecitare il Presidente del Consiglio e il Ministro degli Affari Esteri affinch facciano quanto è in loro potere per portare l'attenzione, a livello internazionale, su questo caso; a sollecitare l'Alto rappresentante dell'Unione europea per gli Affari esteri e la politica di sicurezza con l'obiettivo di mettere in atto tutti gli sforzi necessari a garantire la risoluzione del presente caso; a trasmettere il presente ordine del giorno al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro degli Esteri all'Alto rappresentante dell'Unione europea per gli Affari esteri, al Presidente, al Governo e al Parlamento della Federazione russa, al Presidente, al Governo e al Parlamento dell'Ucraina, nonché al presidente dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 423, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Protezione della natura (fauna, flora, minerali, vigilanza, ecc.)

Esame disegno di legge n. 90, inerente a "Riordino del sistema di gestione delle aree protette regionali e nuove norme in materia di Sacri Monti. Modifica alla legga regionale 29 giugno 2009 n. 19 (Testo Unico sulla tutela delle aree naturali e della biodiversità"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame del disegno di legge n. 90, inerente a "Riordino del sistema di gestione delle aree protette regionali e nuove norme in materia di Sacri Monti. Modifica alla legga regionale 29 giugno 2009 n. 19 (Testo Unico sulla tutela delle aree naturali e della biodiversità", di cui al punto 6) all'o.d.g.
Relatore di maggioranza è il Consigliere Ferrentino; relatori di minoranza sono i Consiglieri Bertola e Vignale.
La parola al Consigliere Ferrentino, relatore di maggioranza.



FERRENTINO Antonio, relatore

Grazie, Presidente.
Con il disegno di legge n. 90 si è fatto un lavoro molto importante in Commissione. Credo sia uno dei provvedimenti che ha visto impegnati i Consiglieri di ogni gruppo presente in Consiglio regionale, per un settore di enorme interesse sul territorio ed anche per la stessa Regione Piemonte.
Il disegno di legge punta ad una riorganizzazione del sistema delle aree protette, individuando alcuni elementi - parlo ad esempio per i Sacri Monti - che diano la possibilità di destinare la gestione di alcune aree protette in capo all'Assessorato alla cultura, riconoscendo a queste aree protette una specificità che la legge regionale 19 non individuava.
Sicuramente le aspettative sul territorio sono ancora più forti. In Commissione abbiamo audito i soggetti interessati (vari operatori dei parchi, direttori ed amministratori delle varie aree protette), cercando di fare una fase di ascolto, che ci ha visto anche fortemente impegnati sul territorio. Ognuno di noi ha avuto modo di ascoltare direttamente la voce degli amministratori locali, facendosi anche interpretare delle percezioni registrate a livello locale.
Il disegno di legge n. 90 prevede una serie di accorpamenti delle aree protette, per assicurare efficacia ad un'azione che assicura comunque una fase di valorizzazione delle stesse.
Ancora oggi abbiamo una serie di osservazioni che stiamo attentamente valutando, per cercare di cogliere gli aspetti che possono essere stati non oggetto di approfondimento in questi mesi di lavoro della V Commissione.
Siamo assolutamente persuasi che sia un settore strategico per la Regione Piemonte.
Per questo motivo riteniamo, come maggioranza, di presentare un documento di accompagnamento che possa impegnare il Consiglio regionale, in un prossimo futuro, a cercare di mettere in sinergia i vari settori (penso all'IPLA; al patrimonio di 500 operai forestali della Regione Piemonte e al Museo di scienze naturali) per riuscire a dare, in un'azione assolutamente coesa sul territorio regionale, risposte al modo settoriale. Crediamo si debba rappresentare un intervento ancora più incisivo, prevedendo un'azione di coordinamento dei vari settori che prima elencavo.
Rimangono delle perplessità rispetto ad alcuni accorpamenti, ma nelle audizioni in Commissione abbiamo avuto la possibilità di rassicurare che l'accorpamento delle aree protette prevede comunque una governance tesa a valorizzare l'azione degli amministratori locali.
In Commissione abbiamo condiviso con l'Assessore l'importanza che la governance fosse assolutamente condivisa col territorio.
Penso che la soluzione individuata possa veramente rappresentare gli interessi (legittimi, ovviamente) di gestione di un settore assolutamente importante.
Noi riteniamo significativa sul territorio l'azione di condivisione degli Amministratori locali nel ritenere che la valorizzazione delle aree protette possa portare delle ricadute, oltre che di tutela, anche di valorizzazione delle tante aree del nostro Piemonte. Per questo motivo rispetto a una previsione contenuta nel disegno di legge 90, la governance di queste varie aree protette è stata assolutamente cambiata e condivisa con tutta la Commissione.
Molta importanza è stata data anche al discorso relativo ai rapporti tra le aree protette e le aree contigue, un settore che ha visto svariati interventi nel corso degli anni (dalla legge regionale n. 19 alla legge n.
11, che ha modificato la legge n. 19). Devo dire che ancora in queste ore stiamo cercando insieme di trovare con i Gruppi presenti in Consiglio regionale una formulazione che permetta di arrivare a una chiara riconoscibilità dei confini delle aree contigue, in modo che ci sia la possibilità, per coloro che si trovano a dover attraversare queste aree poste sotto tutela, di avere ben presente quali sono i perimetri delle aree interessate. Per questa ragione, le modifiche che ancora potrà apportare il Consiglio, sperando che siano condivise, potranno dare dei risultati alle tante indicazioni arrivate dal territorio.
Riteniamo altresì che le aree protette debbano ovviamente avere caratteristiche di tutela da parte del disegno di legge n. 90, ma quello che ancora di più va rimarcato è la valorizzazione, che riteniamo debba essere portata avanti con la modifica della legge n. 19. Naturalmente non nascondiamo che alcuni accorpamenti suscitano ancora oggi qualche problema perché già la legge regionale n. 19 aveva semplificato la gestione delle singole aree protette accorpandole e riducendole di molto.
In questo disegno di legge c'è stata una serie di interventi, che per non vanno minimamente a inficiare su quelle che sono le caratteristiche dell'obiettivo di questa maggioranza, e mi auguro di questo Consiglio regionale, ovvero che l'azione di tutela vada accompagnata da una necessaria azione di valorizzazione. Per tale motivo, noi riteniamo molto proficuo il lavoro che è stato fatto; ulteriori indicazioni potranno essere portate all'attenzione di questo Consiglio regionale nella discussione e negli interventi che si susseguiranno in Aula, fermo restando che è nostra intenzione salvaguardare l'enorme lavoro che è stato fatto fino ad ora apportando quelle modifiche che possono rappresentare un miglioramento del testo. Una di queste - come dicevo, c'è ancora un rapporto con gli altri Gruppi per cercare di arrivare a una definizione condivisa - è quella dell'incidenza delle aree contigue rispetto alle aree protette e anche una chiara identificazione di queste ultime.
Come Gruppo del Partito Democratico e come maggioranza di questo Consiglio regionale, nel ringraziare tutti i Consiglieri per il lavoro svolto, ci auguriamo che l'iter di approvazione del disegno di legge n. 90 possa essere il più celere possibile e ci impegniamo a presentare, per la prossima seduta del Consiglio regionale, un documento politico di accompagnamento che possa recepire il lavoro che è stato fatto, tenendo conto che molte sono state le sollecitazioni del territorio rispetto all'ampliamento di altre aree protette che ci sono state segnalate dai territori stessi e che in questa fase abbiamo ritenuto di memorizzare, ma di non inserire nelle modifiche del disegno di legge perché l'azione di ascolto dei territori e l'azione di condivisione degli attori sui territori avrebbe richiesto ulteriore tempo e quindi non avrebbe permesso di portare in questi giorni all'approvazione del Consiglio regionale questo testo.
Ovviamente tutte le segnalazioni che sono arrivate dai vari territori sono patrimonio della Commissione, ma anche di ognuno di noi, e saranno oggetto di un ulteriore intervento sul meccanismo di gestione e di individuazione delle aree protette. Questo rappresenterà il lavoro della Commissione - e mi auguro anche del Consiglio regionale - nei prossimi mesi, perché ci siamo tutti assunti l'impegno che, esaurita questa fase di presentazione del disegno di legge n. 90 (e ci auguriamo della sua approvazione), in Commissione si possa poi riprendere l'esame di tutte le proposte che dai territori sono pervenute e che abbiamo memorizzato e accantonato in attesa di poterle riprendere, anche con l'obiettivo di fare sinergia tra i vari settori che elencavo all'inizio.
Riteniamo che, mettendo insieme tutte le specificità dei vari settori che la Regione Piemonte esprime in questo contesto, possiamo dare quelle risposte che oggi diamo in modo parziale, ma alle quali ci auguriamo di rimettere mano nel corso della legislatura sia per quanto riguarda la delimitazione delle aree protette, ma per un'azione ancora più incisiva che possa prevedere una fase di coordinamento delle varie aree protette al fine di dare risposte ancora più significative.
Per questo motivo, siamo fortemente interessati a chiudere questa fase con l'approvazione del disegno di legge n. 90 e poi, appena i lavori della Commissione lo permetteranno, a riprendere la discussione su questo settore, perché ancora moltissime sono le sollecitazioni che i territori hanno fatto ai vari componenti della Commissione e che potremo riprendere in un prossimo futuro.



PRESIDENTE

Invito tutti i colleghi presenti nell'emiciclo a indossare la giacca.
Grazie.
La parola al Consigliere Vignale, relatore di minoranza.



VIGNALE Gian Luca, relatore

Grazie, Presidente.
Intanto voglio ricordare che arriviamo in Aula dopo una lunga discussione che vi è stata in seno alla Commissione e anche all'esterno della Commissione consiliare nei territori. Ciò perché questo disegno di legge - non l'unico, non il primo e certamente non l'ultimo - ha avuto il grande limite di essere pensato e scritto senza consultare minimamente il territorio. Tendenzialmente questo non è un obbligo per una Giunta, tant'è che questa Giunta lo fa molto spesso, ma certamente, quando ci si confronta con un territorio e si ascoltano le esigenze di chi all'interno di un territorio o di un'area protetta opera, verosimilmente si cerca di scrivere un disegno di legge che vada incontro alle esigenze dei cittadini piemontesi e non tanto a quelle che sono le idee che ognuno ha nella propria testa.
Devo dire che, quando abbiamo fatto le prime audizioni sul disegno di legge n. 90 - ovviamente è tutto a verbale - su una quarantina di soggetti coinvolti, credo che possiamo contare sulle dita di una mano coloro che erano favorevoli al disegno di legge n. 90: questo la dice lunga su quello che è stato il limite della legge.
Ma il limite della legge non è stato solo quello di com'è stato presentato in Commissione, o del fatto che dell'istituzione di un parco o di un nuovo disegno di legge qualche collega ha avuto modo di parlarne prima coi giornali, e solo a seguito della lettura dei giornali gli stessi Consiglieri regionali, i Sindaci e gli Enti di gestione coinvolti ne siano venuti a conoscenza.
Vi è un secondo aspetto che noi riteniamo essenziale (e continuiamo a ritenerlo tale): è la logica della dilazione ad una legge successiva. Lo abbiamo visto in molti altri provvedimenti esaminati quest'anno: discutiamo un disegno di legge - sostanzialmente la banalizzo - per raggiungere quello che per noi è l'obiettivo più immediato, cioè nominare i nuovi Presidenti poi, in un momento successivo, come ha detto il collega Ferrentino nella chiusura, inizieremo a discutere di eventuali altre modifiche che si vanno ad apportare.
Ora, il fatto che l'Assessore sia assente anche solo durante l'esposizione delle relazioni di maggioranza e di minoranza la dice lunga.
In ogni caso, continuo. Del resto, la Giunta è un organo collegiale ed è rappresentata dal suo Presidente, per cui sono certo che ne farà menzione all'Assessore Valmaggia.
Questa è un'altra occasione persa, perché non è che passi tutti i giorni in Consiglio regionale una proposta di modifica alla legge n. 19! Quando si interviene su una legge di comparto (ricordiamo che si tratta di un Testo Unico) si cerca di mettere mano non solo a quelle che sono alcune necessità volute dalla Giunta, ma anche ad alcune necessità di una legge che, essendo del 2009, e avendo avuto solo un piccolo ritocco nel 2011 inevitabilmente richiede.
Cosa prevede questa legge? Lo dice la relazione: alcuni aspetti di per sé semplici, come l'istituzione di una nuova area naturale; la modifica della governance; l'accorpamento di alcune aree protette; la divisione dei Sacri Monti dall'Assessorato all'Ambiente e ai Parchi a quello alla Cultura.
Devo rilevare che in Commissione è stato fatto un lavoro significativo ricordiamo che la modalità con cui la Giunta ha licenziato il proprio disegno di legge prevedeva, per esempio, in termini di governance, che il Presidente venisse indicato dalla Giunta, senza alcun confronto con il territorio. Ovviamente, in Commissione si è modificato questo aspetto perché sarebbe risultato strano che, in qualche modo, non si fosse tenuta in considerazione una modalità che era già avvenuta. Rammento, però, che questa legge continua a mantenere una facoltà in capo alla Giunta, che sostanzialmente dice: "Io cerco l'intesa: se non la trovo, nomino un Commissario. E se entro trenta giorni quell'intesa non l'ho trovata, nomino chi voglio io", tanto per comprendere quella che è la volontà di scendere nella concertazione con i territori.
Manca, poi, di un altro aspetto, che invece è fra i meriti che noi ci ascriviamo: quello di capire di cosa stiamo parlando. Perché quando si parla di aree protette, di parchi naturali o di Enti di gestione, è meraviglioso riempirsi la bocca con le parole che abbiamo ascoltato da molti colleghi della maggioranza e dallo stesso Assessore: "I parchi sono uno strumento fondamentale per la promozione del nostro territorio". È tutto verissimo, ma la promozione si fa coinvolgendo i territori e si fa badate bene, vi do una notizia incredibile! - con le risorse. Senza risorse, di promozione non se ne fa! Non è che mettendo la scritta "Parco" all'interno di un confine, quella scritta mi attrae magicamente migliaia di persone in un'area! Ricordiamo che la legge n. 19 (quella vigente) ad oggi ha due gambe: quella della tutela territoriale e quella della gestione territoriale, e viene vissuta in moltissimi territori come una legge vincolistica. Perch dagli anni Settanta in poi, quando questa Regione ha iniziato a dotarsi di aree protette, quella modalità, cioè quella prima di tutto della protezione museale di alcuni nostri territori (perché di quello si è trattato) capisco che sia stata la priorità. Tuttavia, sono passati molti anni ed è diventata una dinamica diffusa e compresa quella della necessità di proteggere alcune nostre specificità naturali e ambientali uniche delle della nostra Regione e difenderle. E sono rimaste tali. Però bisogna metterci le altre gambe, che sono quella relativa alla gestione (su questa abbiamo ancora delle difficoltà, perché diminuiscono le risorse, ma anche le persone che fanno gestione) e soprattutto quella della promozione.
Noi rivendichiamo al nostro Gruppo consiliare un grande merito, che viene ripreso all'interno della relazione. La legge, se anche venisse licenziata così com'è oggi, certamente non ci soddisferebbe per una serie di motivi che andremo ad esplicare, ma almeno possiamo rivendicare il fatto di aver inserito una terza gamba al suo interno, che, peraltro, è quanto prevede la legge nazionale. Solo che noi siamo stati bravissimi ad intervenire sugli aspetti vincolistici di tutela museali, e molto meno bravi - salvo le realtà locali, che sono stato più svelte, facendolo anche con attività e con risorse proprie - a svolgere attività di promozione.
La legge licenziata dalla Commissione, grazie agli emendamenti del Gruppo consiliare di Forza Italia, oggi ha una terza gamba, quella della promozione del territorio.
I parchi, per legge regionale (se venisse licenziata com'è oggi), hanno una finalità ulteriore, che è quella della promozione del territorio. Non solo, ma sempre grazie ad un nostro emendamento, è stata istituita come soggetto istituzionale la Consulta per la promozione del territorio.
Perché, di nuovo, ci riempiamo la bocca sulla promozione territoriale, ma di nuovo, all'interno delle realtà dei parchi avevamo il Presidente del Parco, il Consiglio direttivo del Parco, che vanno benissimo, la Consulta dei Sindaci e della Comunità del parco, che è fondamentale nel rappresentare le istanze, e poi tutti i soggetti che un articolo di legge nazionale prevede che debbano essere soggetti attivi all'interno della vita di un territorio. Perché prima di essere un parco, è un territorio: cioè i commercianti, gli imprenditori turistici, gli agricoltori, le guide alpine e tutti coloro che vivono il parco e vivono di attività imprenditoriali (e non solo) all'interno del parco, erano, in qualche modo, esclusi da questa dinamica.
Questo è un merito che ci ascriviamo, e vi sono altre tre modifiche sostanziali che abbiamo apportato: una è quella di burocratizzazione perché grazie agli emendamenti da noi presentati, in alcuni casi poi fatti propri dalla Giunta (non ci interessa chi è il firmatario, ma qual è la soluzione che ne è scaturita), da una parte si potranno fare delle modifiche al Piano d'area dei parchi (ricordiamo che sono strumenti urbanistici che sovrastano gerarchicamente i Piani regolatori dei Comuni per cui un Piano d'area di un parco è più importante di un Piano regolatore di un Comune) in modo più snello; dall'altra parte, nella stesura dei Piani d'area saranno obbligati ad ascoltare anche i soggetti che ricordavamo prima, per la promozione del territorio.
Altri due aspetti significativi sono quelli relativi al provare a fare in modo che il rapporto tra i vincoli e le opportunità sia almeno in pareggio, se non penda dalla parte delle opportunità. Noi, cioè, abbiamo previsto che i vincoli presenti all'articolo 8 della legge possano essere derogati per singola area protetta. E' evidente che se ho un'area, anche all'interno di un confine di un ente di gestione, in cui l'attività agricola o l'attività imprenditoriale è preponderante, devo togliere qualche vincolo, altrimenti il rischio è che la gente scappi dal confine del parco. Questo è già inserito nella norma.
L'altra necessità è quella di prevedere tempi certi per la realizzare dei Piani di sviluppo, perché questa è l'altra parte che consente di avere dei territori dentro i quali possano vivono normalmente delle persone degli imprenditori, ecc. Pertanto, con un Piano di sviluppo l'area protetta non sia solo un museo per chi vive in città, ma anche una possibilità di sviluppo economico.
Perché la legge non ci soddisfa? Perché ci sono alcuni aspetti che hanno poco senso, come gli accorpamenti. Uno di questi è stato modificato in Commissione, mi sento di dire anche per il "peso" dei Consiglieri della provincia di Alessandria. Siamo passati da più di 30 aree protette nel 2009 a 13 aree protette, oggi, e vogliamo fare altri accorpamenti. Dopo aver passato anni a fare in modo che 35 "aziende" diventassero 13, con tutto ci che ne consegue, oggi andiamo a toglierci un altro sfizio e decidiamo di ridurre ancora tali aree. Quante? Ne rimangono tre.
Quelle tre portano un risparmio economico per la Regione Piemonte? No.
Portano un vantaggio gestionale per la Regione Piemonte? No, perché basta prendere una cartina: se si prende il Parco delle aree dell'astigiano e lo si fa stare con il Parco del Po torinese, si capirà bene che, per distanza per realtà geografica, per tipologia ambientale, per biodiversità, queste aree non hanno nulla in comune. Se uno guarda - ancorché siano parchi alpini - i parchi che vanno dal Devero fino al confine con la provincia di Biella, sul Sesia, capisce che si tratta di una zona più grande del Parco Nazionale della Val Grande, che è disomogeneo e, ancorché abbia un'unica vocazione, che è quella del tratto alpino, diventa un territorio non gestibile. Lo stesso aspetto riguarda l'unificazione del Parco del Marguareis e il Parco delle Alpi Marittime, che sono fra i due parchi più vivi (non sono gli unici) della nostra regione.
C'è, inoltre, un secondo aspetto riguardante le aree contigue, e termino, Presidente. E' un problema banale, che affronteremo quando arriveremo all'articolo 6: riteniamo che, laddove c'è un vincolo, quel vincolo debba essere segnalato. Accade ovunque: se mettiamo l'auto in divieto di sosta e non c'è il cartello che indica tale divieto, non ci possono sanzionare. L'unico pezzo di terreno della nostra regione in cui è possibile elevare una sanzione senza la presenza di un cartello è quello riguardante le aree contigue: non le zone di protezione, non le oasi naturali, non le ZRPS, nessun'area vincolata, ovviamente non i parchi, non le aree demaniali (possiamo continuare); qualunque area vincolata ha un cartello che impone un divieto, le aree contigue no.
Come faccio a saperlo? Vado sul sito della Regione, stampo un foglietto A3, perché non ho una stampante digitale professionale, e con quel foglietto A3, che se va bene è 1:50.000 (significa che un punto sono 50 metri), vado a vedere dove c'è il vincolo e dove non c'è.
Cosa comporta entrare in un'area vincolata e accendere un fuoco (per non fare sempre l'esempio del portare il fucile)? Comporta una sanzione di carattere penale. E' corretto che i cittadini piemontesi rischino di incorrere in una sanzione penale, quando non è nemmeno segnalato che si tratta di un'area in cui non si possono svolgere una serie di attività? Ci pare di no.
Un altro aspetto è quello delle risorse: un altro tema che non può non essere affrontato, perché - di nuovo - sulla bilancia dei vincoli e delle opportunità è inevitabile che una parte di risorse siano indispensabili noi non diciamo necessariamente aggiuntive, diciamo che devono essere spese con una filosofia unitaria. Poi, in alcuni casi, servono anche risorse aggiuntive, ma all'interno delle aree protette ci sono molte opportunità di promozione e sviluppo che possono arrivare dal turismo, dalla cultura dallo sport, dalla montagna, da tutta una serie di Assessorati, dove - per sono indispensabili maggiori risorse.
Vi invito a leggere il bilancio: con le risorse stanziate nel 2015 paghiamo dipendenti e bollette. Pagando dipendenti e bollette, ragionando come una piccolissima impresa, si sa che non si fa promozione del territorio e sviluppo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bertola, secondo relatore di minoranza.



BERTOLA Giorgio, relatore

Grazie, Presidente.
Il disegno di legge n. 90 nasceva con due obiettivi principali: il primo era quello di modificare il sistema di governance delle aree protette, anche attraverso l'accorpamento degli enti di gestione.
Accorpamento che aveva l'intenzione di realizzare, in qualche modo, delle economie, dei risparmi.
Il secondo obiettivo, che ha generato meno tensione durante i lavori della Commissione, è quello della separazione della gestione dei Sacri Monti. Ho parlato di tensioni, perché subito dopo la presentazione del disegno di legge sono emerse diverse posizioni fortemente contrarie, così come sono emerse anche nella fase di consultazione di tutti i soggetti interessati (amministratori locali, piuttosto che operatori dei parchi o associazioni ambientaliste). C'è stato un grande lavoro sia delle diverse forze politiche singolarmente sia all'interno della Commissione ambiente che ha portato al testo che arriva all'Aula.
Per quanto riguarda gli accorpamenti, c'è stata una marcia indietro solo parziale da parte della Giunta, e questo è uno degli aspetti che ancora oggi ci porta ad avere delle perplessità. Ad esempio, si è ottenuto di "salvare" l'ente di gestione delle Capanne di Marcarolo, sebbene con un nome diverso, anche grazie ad un emendamento del Movimento 5 Stelle condiviso da altre forze politiche, e poco altro. Pertanto, sono rimasti parte degli accorpamenti.
Se una delle intenzioni degli accorpamenti era quella di realizzare dei risparmi, noi avevamo anche suggerito una modalità alternativa, realizzando delle economie di scala, quindi associando tutta una serie di funzioni. La Giunta ha accolto le nostre proposte con l'articolo 21, inserito dalla Giunta durante la discussione in Commissione, il quale stabilisce che gli enti di gestione attuano, anche su iniziativa ed impulso della Regione forme di collaborazione per l'esercizio associato di funzioni di comune interesse, con particolare riferimento alla gestione contabile all'attività contrattuale, alla gestione e alla formazione del personale nonché per acquisizione di beni e servizi da svolgersi in forma centralizzata.
Questo è uno dei modi con i quali si possono realizzare dei risparmi.
Sicuramente non tagliando le risorse per la promozione delle aree, non tagliando il personale, non accorpando realtà che tra di loro sono molto diverse, che spesso non sono nemmeno contigue come territorio e non andando a complicare ulteriormente la gestione di queste aree.
Per quanto riguarda le modifiche al sistema di governance, abbiamo anche attraverso l'approvazione di emendamenti del Movimento 5 Stelle - che erano condivisi con la Giunta non tanto perché sono stati redatti insieme ma perché anche la Giunta li aveva fatti nello stesso modo - si sono fatti dei passi indietro rispetto alle proposte del disegno di legge n. 90. Dei passi in avanti, perché, secondo noi, si è mantenuto quello che c'era nella legge che siamo andati a modificare, che è la legge n. 19/2009.
Se è cambiata la struttura del consiglio delle aree protette, d'altra parte possiamo dire che siamo riusciti a mantenere la rappresentanza legale in capo al Presidente, elemento che invece non compariva più nel disegno di legge n. 90.
Abbiamo mantenuto anche il legame con il territorio e la proposta del territorio rispetto al Presidente delle aree protette e abbiamo ottenuto l'inserimento di un riferimento alla provata competenza, perché non volgiamo più vedere persone incompetenti nella gestione delle aree protette.
La gestione delle aree protette non è qualcosa che possa essere oggetto di sistemazione di "trombati" dalle elezioni piuttosto che altro, ma deve vedere persone competenti che possono fare una vera promozione del territorio.
Su altri aspetti, che inizialmente erano presenti nel disegno di legge a nostro avviso, è mancato un po' di coraggio. Mi riferisco in particolare ad alcuni ampliamenti, come quello del parco del Monviso. Si era fatta una scelta, a nostro avviso, condivisibile; invece, le resistenze portate avanti da una parte dei rappresentanti del territorio ha fatto che la Giunta facesse un passo indietro.
Noi vorremmo che comunque il percorso per quegli ampliamenti venisse continuato, perché l'obiettivo è di aumentare il numero di aree protette nella nostra Regione e non certo quello di diminuirle. Allo stesso tempo anche noi abbiamo delle proposte per nuove aree protette, che sono oggetto di parte degli emendamenti. Abbiamo un pacchetto di emendamenti tutti di merito che vogliono andare a migliorare ulteriormente il testo. Una parte di questi è già stata proposta durante la discussione in Commissione mentre un'altra parte, invece, è stata redatta ex novo.
Questi ultimi emendamenti derivano da approfondimenti fatti a livello territoriale. Cito un esempio su tutti: l'ampliamento del Parco delle Alpi Marittime con l'inserimento di una parte del territorio di Ormea che, ad oggi, non è ricompreso.
Auspichiamo che il Consiglio regionale possa approvare le modifiche che andremo a proporre.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RUFFINO



PRESIDENTE

Dichiaro conclusa l'illustrazione delle tre relazioni. E' aperta la discussione generale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Berutti; ne ha facoltà.



BERUTTI Massimo

Grazie, Presidente.
Questa legge rispecchia un po' l'andamento e l'impostazione che purtroppo, si sta dando in questo periodo da parte della maggioranza, che è quella di fare le cose a metà. Dico questo, perché già con l'ATC si era fatta qualche modifica di legge, però non si era intervenuti su una riforma di carattere generale. Anche questa legge vede un andamento abbastanza simile o, meglio, si è intervenuto su qualcosa perché c'era la necessità di modificare qualcosa ad uso operativo, ma certamente quello che non ci ha soddisfatto e non ci soddisfa è proprio l'aspetto legato a questo tipo di impostazione.
Come tale, chiaramente non si vede un progetto organico, mentre stiamo parlando di realtà, quali possono essere i parchi e le aree naturali, che necessitano di una riorganizzazione e di una revisione generale, che pu dare nuovi impulsi e soprattutto delle prospettive a questi territori.
Si è provveduto ad impostare una modifica di legge, tra l'altro con un'azione abbastanza aggressiva, oserei dire, perché le audizioni fatte (e non solo) hanno evidenziato una reazione da parte dei territori non certo consona ad un'azione di confronto e ad un'azione corale di lavoro. Credo che questo vada evidenziato e vada dato atto di quello che sto dicendo.
Alla luce di questo, sarebbe stato opportuno impostare il lavoro in un altro modo per dare un segnale definitivo, perché mi metto nei panni dei territori o comunque di chi deve governare queste realtà - come tante altre, visto che anche per quanto riguarda i grandi piani di riforma il caos regna sovrano. Non dimentichiamo le Province, le Unioni di Comuni eccetera.
Questa, secondo me, è una strada che non porta a nulla o, meglio, è una strada che non dico che creerà ingovernabilità, perché questo non lo credo ma sicuramente genererà uno stato di impasse, che probabilmente vedrà un'altra fase di revisione generale. Nel contempo, certamente non permetterà tutta una serie di azioni, a mio avviso, assolutamente necessarie, alla luce anche della scarsa iniezione di risorse messe a disposizione - comprensibile ma certamente non sostanziosa.
Invece, ancora di più necessitano di un'azione finalizzata a sfruttare tutte quelle opportunità che i fondi indiretti o diretti provenienti dall'Unione Europea permettono di attivare.
Credo che si sia persa una buona occasione. Non entro nel merito dei punti già toccati da altri colleghi, perché è già stata fatta un'analisi assolutamente puntuale, però certamente il metodo, l'impostazione, la linea e la strategia non sono quelle che fanno pensare alla ricerca di una soluzione finalizzata a migliorare la governance di questi territori.
L'auspicio è che ci possa essere una convergenza di intenti, almeno tesa a perfezionare determinati elementi, che sono emersi in Commissione e in tavoli paralleli, finalizzati quanto meno ad evitare uno stato di impasse che sarebbe deleterio per territori che, invece, hanno bisogno di funzionare per raggiungere degli obiettivi, ma soprattutto per portare risultati a territori che già fanno fatica e hanno grandissime difficoltà.
Pertanto, un ulteriore fermo sicuramente non aiuta.
Probabilmente l'unico elemento, la governance, cioè il fatto di ritornare su una posizione che in un primo tempo vedeva una decisione al di sopra del territorio, tutto sommato può dare un po' più di convergenza anche territoriale, rispetto all'inizio di questo percorso, ma certamente non è sufficiente a far sì che questo strumento oggi possa essere ritenuto omogeneo e, soprattutto, funzionale ad un certo tipo di percorso e di progetto.
Vedremo se nel lavoro fatto nei giorni a venire, in qualche modo, si possa arrivare a qualcosa di migliorativo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Sozzani; ne ha facoltà.



SOZZANI Diego

Grazie, Presidente.
Intervengo rispetto ad un'analisi complessiva che oggi facciamo della legge, rispetto ad un'avventura che ci ha visto protagonisti nell'ambito della Commissione.
Questa legge è entrata, a nostro modo di vedere, senza offesa per chi l'ha proposta, con una serie di limiti rispetto ad una considerazione sul futuro dei parchi piemontesi. Limiti che abbiamo cercato di redimere, di limare e di affievolire nell'ambito della discussione nella Commissione.
Questi limiti rappresentavano, fondamentalmente, un concetto che è stato poi inserito nell'ambito della legge, che è il concetto di promozione. A noi non sembrava corretto che l'attività dei parchi, o l'attività sulla nuova legge sui parchi, fosse una semplice rivisitazione della legge n. 19 e che, nell'ambito della riforma della legge n. 19, ci fosse solamente una serie di vincoli, che poi sono stati inseriti nella legge, come ci è stato proposto originariamente.
Cosa significa? Significa che quando si va ad incidere dal punto di vista territoriale, definendo quali sono le aree che appartengono ai parchi e alle cosiddette aree contigue, vuol dire che si definiscono anche, dal punto di vista urbanistico e non solo - come ha spiegato il relatore Consigliere Vignale - una serie di problematiche che hanno una valenza anche penale.
Ricordo anche una serie di oneri per i cittadini che intendono fruire di queste aree. Il turismo, all'interno dei parchi, è in aumento, anche le attività che oggi nascono e fioriscono all'interno di queste aree, sono sicuramente da valutare in termini positivi ma, oltre ad essere valutate in termini positivi, devono essere aiutate anche nello sviluppo delle stesse.
Una delle attività fondamentali per lo sviluppo del turismo dell'intera regione Piemonte passa anche attraverso la promozione di questa tipologia di aree. L'esame della cartografia che abbiamo studiato nell'ambito dell'analisi che verteva sulla legge in questione, ha evidenziato degli aspetti sicuramente particolari.
Il primo aspetto è che le aree contigue, quelle che una volta venivano chiamate aree di preparco, hanno una dimensione tale che a volte supera le dimensioni del parco medesimo. Il fatto che ci debba essere una ridefinizione e un'analisi di queste aree, speriamo in termini di ragionevolezza, nell'andare ad analizzare, come l'Assessore ha detto in Commissione, forse è uno dei punti importanti ai fini dell'analisi complessiva che ci consentirà di dibattere i vari articoli della legge e valutare i nostri emendamenti.
Tenete presente che noi in Commissione avevamo avanzato una serie di richieste abbastanza semplici, richieste che erano state valutate dalla Commissione stessa in termini positivi e, grazie ad un accordo raggiunto tra tutte le forze politiche presenti in Commissione, abbiamo agevolato la discussione nella Commissione medesima ritirando tutti gli emendamenti quindi mantenendo, con la massima correttezza possibile, la nostra promessa, cioè quella che, in cambio dell'inserimento in legge dei quattro emendamenti che erano rimasti in piedi in accordo con la componente di maggioranza, l'inserimento in legge di queste nostre modifiche faceva sì che, anche nell'ambito della discussione in Aula, si potesse semplificare la discussione medesima e portare così a casa la legge di rivisitazione dei parchi.
Ricordo - l'ha già detto il Consigliere Vignale - che abbiamo dei parchi molto grandi, come l'unione del Parco dell'Ossola e del Sesia dà delle dimensioni che rendono difficile la gestione. Questo è un elemento che noi chiedevamo che potesse essere rivisto, potesse essere considerato nell'ambito della discussione in Aula perché, oltre ad avere sicuramente delle caratteristiche di dimensioni, aveva anche peculiarità differenti. Il Parco dell'Ossola, rispetto a quello del Sesia, parco di pianura, aveva caratteristiche, difficoltà anche di promozione, di fusione delle iniziative che, nell'ambito di un parco di queste dimensioni, sono difficili. Il Parco dell'Ossola ha caratteristiche diverse rispetto ad un parco di pianura come quello del Sesia.
In più, nell'ambito dell'attività che noi abbiamo previsto sotto il profilo della promozione di questi parchi, vi è la possibilità di introdurre anche dei ticket. Abbiamo dei parchi in Italia che sono, dal punto di vista della redditualità degli stessi, estremamente interessanti.
Sono parchi che fatturano - uso questo termine un po' grossolano dal punto di vista economico - milioni di euro nell'utilizzo delle zone attraverso questi ticket che consentono il mantenimento dei parchi.
Diceva prima il Consigliere Vignale che, a latere di una legge di questo genere, di questa importanza e di questa portata, non vi è a bilancio un contraltare sicuramente interessante e importante ai fini degli investimenti che una legge del genere prevede. Il fatto che ci possa essere una diminuzione dei costi deve rappresentare una possibilità di investimenti nell'ambito di questi parchi.
La nostra preoccupazione, che non è venuta meno dopo le tante sedute che abbiamo fatto nella Commissione, è che non vi è la possibilità di promuovere attività di tipo turistico, alberghiero e agrituristico all'interno dei parchi che, invece, avrebbero bisogno di una loro riconoscibilità, di una loro capacità di essere visti all'esterno, affinch possa essere lanciata la loro fruizione.
Qualora possa essere interessante la proposta dei ticket, vi è la possibilità di un guadagno da parte del parco, oltre che di promozione di se stesso, e anche di lancio di nuove iniziative. È chiaro che questo tipo di promozione deve essere vista anche con un aiuto ai cittadini. Ci deve essere un'assoluta identificazione dei divieti all'interno del parco. Una delle richieste che noi abbiamo avanzato nell'inserire in merito alla legge era la possibilità di identificare con chiarezza la tabellazione delle aree contigue, che vuole dire dare indicazioni precise a coloro che fruiscono di queste aree - non siamo ancora nell'area del parco, ma nelle cosiddette "aree preparco" - con l'individuazione dei divieti, attraverso una procedura di segnalazione, come avviene nell'ambito dei parchi, in quanto coloro che fruiscono di queste aree devono essere messi nella condizione di conoscere quali sono i rischi, quali sono le possibilità e quali sono le attività lecite o illecite previste in quella zona del parco. Con un'attività di questo genere vi è, innanzitutto, correttezza nei confronti dei cittadini, altrimenti non sarebbe possibile un utilizzo corretto di quelle aree, ma, soprattutto, vi è un rapporto corretto tra Pubblica Amministrazione e cittadino, altrimenti il cittadino potrebbe incappare in una multa, non conoscendo le regole di quella zona. Evidentemente, non tutti i giorni a qualcuno di noi viene in mente di visitare il sito della Regione Piemonte, reperire le cartine dei parchi, decidere di farsi un giro in quella zona solo dopo aver stampato le carte del parco e solo se successivamente a ciò uno ha deciso quale attività svolgere in quella zona.
Questi sono i principi che hanno ispirato i nostri emendamenti pertanto chiediamo all'Assessore che possano essere inseriti nella legge e non nei collegati, come ci è stato più volte rappresentato sia in Commissione che nelle riunioni a latere della Commissione.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Sozzani.
La parola al Consigliere Andrissi.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Devo dire anch'io che non ritengo rivoluzionaria questa legge nell'ambito della gestione dei parchi, bensì transitoria, vista un po' la direzione (a partire dal 2009) di accorpare gli enti parco, che si ritiene determini forti risparmi in una situazione di grossa crisi economica della Regione. In realtà, i grossi risparmi avuti negli ultimi anni nella gestione degli enti parco sono dovuti fondamentalmente ad un mancato turnover del personale che gestisce gli enti parco.
Ovviamente, abitando in un Comune il cui territorio in parte rientra nel Parco del Ticino, sono a stretto contatto con questa realtà. Posso dire che negli ultimi anni i guardia parco del Parco del Ticino sono passati da 12 a sei, stravolgendone la presenza già abbastanza bassa sul territorio il quale è vessato dalla presenza di scarichi abusivi di materiali contenenti amianto o altri tipi di discariche. Tanto è vero che, in base alle proprie possibilità, il Parco deve ricorrere sempre alla bonifica di queste piccole aree segnalate dal corpo forestale, o dalla guardia di finanza, o dai guardiaparco stessi. La situazione è questa. Inoltre, le iniziative di promozione turistica o di fruizione di tipo naturalistico del parco sono venute meno con il tempo venendo meno le risorse.
Allora, la direzione intrapresa penso che nei prossimi anni porterà ad una gestione centralizzata dei parchi, perché, come dicevano precedentemente i colleghi, da 30 enti di gestione dei parchi, oggi, con l'accorpamento di ulteriori quattro, siamo arrivati ad avere nove enti parco. Tra l'altro, sono enti parco che gestiscono aree che hanno realtà territoriali completamente differenti, con una difficoltà di accesso da parte del personale che gestisce questi parchi, se dovessero passare da un parco all'altro, veramente impegnativa dal punto di vista logistico.
Quindi, in questa situazione, in realtà, è importante individuare innanzitutto, le missioni fondamentali di ogni parco, e porto l'esempio sempre del Parco del Ticino. Se il Parco del Ticino viene considerato il principale corridoio ecologico nord-sud d'Europa, credo che tutte le attività che si svolgono all'interno di questo parco debbano rispettare la missione fondamentale; quindi, il rispetto della vocazione naturalistica fondamentale di un parco deve rientrare all'interno di una legislazione per garantire considerazione a questi enti parco che sempre più vengono centralizzati. Questo è un primo punto.
Secondariamente, occorre il riconoscimento di una pianta organica per ogni ente parco che consenta il mantenimento dell'attività necessaria e sufficiente ad una promozione delle attività fondamentali, così non si vanificherebbero le motivazioni che hanno portato all'istituzione di questi parchi.
Credo che difficilmente in questa proposta di legge si possano riscontrare questi aspetti. Sinceramente, la ritengo una legge scritta con poco coraggio. Inizialmente, per lo meno, vi era un ampliamento di quello che è stato riconosciuto, giustamente, come il Parco del Monviso, ma successivamente, a causa di pressioni provenienti dal basso, c'è stata una forte riduzione del disegno iniziale del Parco del Monviso.
A mio parere, è una legge che si poteva fare con maggiore coraggio; per lo meno c'è stato un riconoscimento su una possibile gestione, un impegno a stimolare gli enti parco ad una gestione centralizzata che possa generare un risparmio, che non va ricercato solo in una riduzione del personale, che sempre meno gestisce questi parchi, che spesso e volentieri sono lasciati a loro stessi, per lo meno nelle realtà che conosco direttamente. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Andrissi.
La parola alla Consigliera Segretaria Motta, che interviene in qualità di Consigliera.



MOTTA Angela

Grazie, Presidente.
Provo a vedere se quest'Aula un po' sonnolenta magari si degna di attenzione.
Assessore, questo disegno di legge è l'ultimo di una serie inesorabile che sta portando ad un depauperamento dei servizi della provincia di Asti proprio in un momento in cui questa provincia, invece, necessiterebbe di sostegno e di aiuto anche da parte della Regione.
Negli ultimi anni, l'Ente Parchi Astigiani ha sviluppato una progettualità e un'autonomia sulle tematiche paleontologiche, che sono connesse anche all'espansione del museo, che è collegato, ampiamente riconosciute anche dalla Regione Piemonte. Quindi, ci aspettavamo un rilancio turistico e culturale del distretto paleontologico; ci aspettavamo una valorizzazione e conservazione delle aree protette; ci aspettavamo uno sviluppo delle politiche ambientali. Invece assistiamo ad un accorpamento con le Colline del Po.
Ricordo che in audizione il Presidente ha detto palesemente che non ci volevano, perché non c'era compatibilità tra le due Aree naturali. E quindi stiamo facendo un matrimonio combinato, in cui i futuri coniugi non si vogliono sposare.
Anche per quanto riguarda il Museo paleontologico è previsto un accorpamento con il Museo di Scienze naturali; peccato che al momento quest'ultimo sia chiuso e che, pure quand'è aperto, non abbia certo brillato per efficienza: ricordiamo anzi - ed è stato palese durante la visita che i colleghi hanno fatto - che la sua caratteristica è quella di avere più materiale chiuso nelle casse in deposito, piuttosto che in esposizione; questo ci preoccupa molto per la gestione futura e per il futuro stesso del Museo astigiano.
Siamo certi che tutto questo non porterà alcun risparmio e siamo certi invece, che porterà grande confusione nella gestione; e sicuramente non aiuterà e non valorizzerà né il Museo né l'Area naturale né il territorio astigiano.
Quindi, colleghi, dopo il ridimensionamento dell'Ospedale di Asti con la probabile perdita di cinque reparti, con la chiusura del cantiere della Valle Belbo che getta un'ombra sulla speranza di avere un ospedale sul Sud Artigiano e dopo gli accorpamenti che abbiamo visto e che vedremo l'Ufficio scolastico provinciale, l'ATC e l'ARPA -, interviene adesso anche quello dei Parchi. E' stato stoppato, per il momento, l'accorpamento con l'ATL, ma naturalmente non ci illudiamo che questo, nei prossimi mesi, non avvenga.
Ecco, la preoccupazione, quindi, è quella che la Giunta e gli Uffici regionali stiano ragionando come quel funzionario del Settore turismo che durante una riunione alla presenza dell'Assessore Parigi e dei colleghi Ravetti e Allemano, ci spiegò, a proposito di un documento in cui non era inserita la Provincia di Asti, che la Provincia di Asti non esisteva più perché era stata accorpata dal Decreto Delrio. In quell'occasione c'era ancora Fabrizio Brignolo Presidente della Provincia e io chiesi a quel funzionario se l'avrebbe spiegato lui, al Presidente, di essere stato eletto illegittimamente e che la Provincia non esisteva più.
Allora, ci sembra che voi stiate ragionando come se quella Provincia non esista più, come se quella Provincia sia già stata accorpata con quella di Alessandria.



(Brusio in aula)



PRESIDENTE

Chiedo scusa: domando attenzione per consentire alla collega Motta di poter proseguire il suo intervento. Grazie.



MOTTA Angela

No, ma io non voglio neanche essere ascoltata: il mio intervento rimane a verbale. Io non ho questa pretesa; d'altra parte, non mi hanno ascoltata in tutto questo anno e non pretendo di venir ascoltata oggi.
Vorrei proprio approfittare di quest'occasione per ribadire che la Provincia di Asti esiste e che necessita di attenzione e di sostegno. E quindi anche io vi chiedo più coraggio e di avere una visione d'insieme che al momento mi sembra mancare. Abbiamo bisogno di una politica globale e non della politica che state facendo, che è quella del "carciofo", che foglia dopo foglia - sta spogliando un territorio di ogni servizio, senza compensazioni. Anzi, l'unica compensazione che sembra arrivare è quella forse, di un hub a Castello di Annone per i profughi. E questo certamente il territorio non lo può accettare. Questo territorio ha bisogno di politiche di sviluppo, ha bisogno di politiche sociali, culturali e ambientali forti per poter ripartire e per non essere più agli onori delle cronache solo per i fatti di sangue.
Parlando stamattina con il mio Capogruppo Gariglio, gli ho detto che forse, alla fine del dibattito, avrei potuto non votare questo provvedimento; ma naturalmente mi adeguo alle sue volontà: ha cercato di convincermi ad aspettare almeno una risposta da parte della Giunta, prima di decidere cosa fare e come esprimermi nel voto. La cosa certa è che oggi Davide non batterà Golia. Il mio voto, sia in un caso sia in un altro, non cambierà le sorti di questo provvedimento, però naturalmente - lo dico come battuta perché i colleghi sanno che non augurerei mai agli otto Consiglieri torinesi di decadere - se per caso un giorno questa Giunta si dovesse basare solo su un voto di maggioranza, si ricordi del mio intervento.



(Applausi provenienti dai banchi riservati ai Gruppi consiliari di opposizione)



MOTTA Angela

A parte le battute, mi auguro veramente dei segnali di cambiamento.
Abbiamo bisogno di attenzione.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Chiedo scusa: domando silenzio all'Aula.
Prego, Consigliera Motta.



MOTTA Angela

Non sto parlando per me: sto parlando per un territorio, che - ripeto ha bisogno di attenzione e di sostegno; e ha bisogno che questo avvenga già da oggi.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Motta.
Ha chiesto la parola il Consigliere Graglia; ne ha facoltà.



GRAGLIA Franco

Grazie, Presidente.
Questo intervento apre nuovi scenari interessanti nei prossimi mesi che andremo a vedere.
Apprezzo la Consigliera Motta perché è sempre molto schietta e mette sempre il cuore davanti alla politica.
Io intervengo volentieri su questa proposta, perché fin dall'inizio l'ho sentita mia per un'appartenenza territoriale e perché, appunto riconosco ai Comuni montani di essere spesso lasciati un po' da parte mentre hanno bisogno di aiuto; e forse, magari di più rispetto ad altri territori, dovremmo aiutarli con maggior convinzione.
Questo DDL n. 90 sul riordino dei Parchi è stato veramente coinvolgente; lo è stato fin da subito in Commissione e lo è anche in questo momento in Consiglio, dove lo stiamo discutendo. L'abbiamo detto prima: si tratta di uno sviluppo della legge regionale 19.
Questo riordino dei Parchi ha impegnato molto fin da subito il nostro Gruppo di Forza Italia, che è sempre stato presente - non dico in massa, ma con molti Consiglieri - in Commissione, a dimostrazione del nostro interesse che è andato sempre in crescendo. Forza Italia ha fatto molto bene la propria parte. Per alcuni mesi ha portato in Commissione le istanze, le richieste e le esigenze dei territori e soprattutto della gente che vive quotidianamente i luoghi interessati. Direi che il nostro Gruppo ha contribuito in modo sostanziale, con il suo lavoro, al miglioramento di questa legge. Lo dimostra il fatto che tuttora stiamo ancora lavorando per cercare di migliorarla: solo alle 13 c'è stato un incontro tra maggioranza e minoranza con l'intento di andare in questa direzione. Ribadisco che ci siamo presi a cuore le esigenze della gente.
Ricordo che il percorso era partito non molto bene: era partito con una serie di divergenze anche molto marcate proprio nella sostanza, che partivano dal fatto che noi rivendicavamo uno scarso coinvolgimento, sia nei nostri confronti (e della minoranza in generale), ma soprattutto nei confronti della gente, delle persone, delle forze e delle categorie che operano sul territorio. Questo era stato il sentore che noi avevamo recepito, ma che poi, dalle richieste di queste persone che vivono in quelle aree, era emerso in modo molto evidente, durante i numerosi incontri che sono stati fatti in zona organizzati, appunto, dalle categorie presenti sul territorio, che ritengono di essere stati scavalcati, abbandonati, ma soprattutto, non coinvolti nel merito.
In Commissione abbiamo presentato più di 400 emendamenti - e questo la dice lunga sul fatto che ci siamo veramente impegnati - ma quasi tutti sono stati respinti, almeno all'inizio, anche se ci sembravano emendamenti di assoluto buonsenso.
Tuttavia non ci siamo scoraggiati e abbiamo continuato a lavorare rispettando comunque il ruolo che i cittadini ci hanno assegnato durante le elezioni di un anno fa.
Dopo alcuni mesi di opposizione, ed anche di ostruzionismo (non mi vergogno a dirlo), qualcosa è cambiato con la maggioranza: c'è stata una maggiore collaborazione e abbiamo dimostrato che, alla fine, l'interesse era quello di migliore il percorso e la sostanza di questo DDL, andando soprattutto incontro alle esigenze della gente.
E' iniziata, quindi, una collaborazione che ha portato dei frutti assolutamente concreti che in parte ci hanno anche dato soddisfazione.
Forse la maggiorana si è resa conto che non avevamo tutti i torti e che alcuni emendamenti provenivano soprattutto dal buonsenso, andando comunque in una direzione che era sempre quella del territorio e della gente che vive in questi territori.
Noi abbiamo continuato nel nostro lavoro, perché ci sentivamo legittimati nella nostra opera di opposizione, emersa anche dagli argomenti e dalla volontà emersa negli incontri e nel rapporto quotidiano con il territorio.
Ricordo molto bene - l'ha già detto prima il collega Vignale, a cui riconosco veramente un lavoro incredibile, una competenza in merito, un lavoro ed una passione al di fuori del comune - le audizioni. Sono state molto partecipate e andavano quasi tutte in un'unica direzione: non condividevano assolutamente il progetto iniziale. Non lo condividevano gli amministratori e i rappresentati di categorie, indipendentemente dalla loro appartenenza politica di destra o di sinistra. Tutti concordano il fatto che questo progetto andasse perlomeno modificato; alcuni ci hanno chiesto espressamente di far di tutto affinché questo progetto non vedesse la luce.
Il buonsenso, soprattutto di alcuni Consiglieri di maggioranza, ha fatto sì che la discussione andasse su binari di collaborazione e, come hanno ricordato bene prima i miei colleghi, rivendichiamo alcuni successi (è così raro rivendicarli quando si è in minoranza, per cui lo facciamo perché ci dà soddisfazione).
E' molto importante che la governance, che deve assolutamente appartenere al territorio, fosse condivisa anche dalla maggioranza. Abbiamo lottato sulla copertura finanziaria per la promozione, perché riteniamo che sia indispensabile: senza soldi non si fa nessuna promozione.
In merito avevamo presentato moltissimi emendamenti per rimarcare il fatto: tutti puntualmente respinti.
La conquista più importante probabilmente è stata la consulta per la promozione del territorio, perché è assolutamente importante allargare la partecipazione alle decisioni che riguardano questo territorio, il territorio montano.
Questa è veramente una conquista che mi soddisfa, che ci soddisfa perché arriva direttamente dalla gente e abbiamo dato dimostrazione di pensare a loro e non a noi stessi; di mettere i loro interessi prima dei nostri.
Abbiamo acconsentito ad un maggior coinvolgimento delle categorie delle attività produttive locali. C'è stata una rivisitazione importante dei confini (e questo lo voglio rimarcare); e un'altra miglioria importante sulla burocratizzazione, ossia modifiche del piano d'aria più snelle e più coinvolgenti del territorio e più opportunità e vincoli, con deroga per le singole aree protette. Queste sono state assolutamente fondamentali, come il fatto che ci siano tempi certi per la realizzazione dei piani di sviluppo.
Altre cose non ci soddisfano, ma noi abbiamo compiuto pienamente il nostro dovere. Come gruppo di Forza Italia ce l'abbiamo veramente messa tutta, ma purtroppo ricopriamo il ruolo di minoranza, quindi abbiamo un potere molto limitato.
In questo caso, però, orgogliosamente possiamo dire di aver fatto la nostra parte e di averla fatta anche bene.
Concludo dicendo che la nostra proposta sarebbe stata sicuramente diversa.
Grazie.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Campo; ne ha facoltà.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
In merito a questo disegno di legge all'inizio avevamo un relativo interesse, in quanto l'ennesimo disegno di legge volto a riformare la governance di una delle tante responsabilità regionali, e tutto sommato, a nostro parere, di corto respiro.
Nella discussione in Commissione la questione si è un po' evoluta; ci ha dato anche modo di approfondire alcune tematiche relative alla grande varietà e tipologia di aree protette che ci sono in Regione Piemonte. Anche se continuiamo a sottolineare che ci sarebbe l'esigenza di rivedere in maniera più complessiva il discorso delle aree protette piemontesi sotto tutti i profili, dal loro dimensionamento territoriale alla cartografia delle politiche forse un po' più unitarie da attuare nell'ambito della gestione delle aree protette, riteniamo che ne sia comunque venuto fuori un risultato tutto sommato condivisibile, che ci ha permesso di evidenziare i problemi ancora da affrontare.
Ci hanno fatto vedere come anche sui territori non vi sia piena contezza di cosa significhi far parte di un'area protetta, far parte di un parco e quali siano le opportunità che questo possa offrire ai territori e come molte comunità effettivamente siano profondamente all'oscuro, anche delle possibilità di sviluppo economico che il parco offre.
Questo lo dico perché personalmente vivo ai confini di una di queste aree protette, un'area protetta che è così da 35 anni e che ha avuto modo di integrarsi profondamente nel tessuto anche economico del territorio portandovi anche significative innovazioni che si ben sposano, tra l'altro con la politica della nostra forza politica, ossia la ricerca di modelli di sviluppo economico possibili e compatibili con la tutela dell'ambiente.
Ebbene, i parchi piemontesi, in alcuni casi laddove le dimensioni e i rapporti con le comunità locali lo permettono, ossia laddove vi sia un confronto costruttivo tra le comunità che compongono il territorio del parco, portano effettivamente sviluppo, favoriscono tutte quelle attività che in altri posti, dove non ci sono le aree protette, spesso vanno anche a morire (per esempio le attività agricole in montagna), in quanto il parco può sostenere, nell'ambito dei suoi compiti istituzionali di tutela e valorizzazione del territorio, anche l'ecosistema agricolo, quindi ad esempio favorire il riutilizzo di alpeggi troppo frazionati, diventando un ente di mediazione e di rappresentazione di ambiti che altrimenti non potrebbero essere sfruttati, ma che sotto una gestione unitaria permettono il ritorno all'alpeggio (questo, ad esempio, per un parco montano), così come non è incompatibile con tantissime attività, come anche quella delle riserve di pesca, così come favorisce la manutenzione della sentieristica montana e, quindi, l'accesso agli appezzamenti in montagna; favorisce inoltre, tutte le attività turistiche e, grazie alla tutela del territorio aiuta anche, tutto sommato, i suoi più grandi detrattori, che sono i cacciatori, in quanto nelle aree intorno ad un parco, sicuramente la presenza di fauna da cacciare è più densa che altrove.
Di conseguenza, è un modello da applicare al territorio montano, e che potrebbe essere interessante studiare. Lo dico perché, a mio avviso, il discorso andrebbe ampliato, anche dal punto di vista del sostegno economico e dello sviluppo, per tutta quella vasta area che per noi è un'area depressa: le aree marginali e montane costituiscono il 44% del territorio del Piemonte, e i fondi del Piano di Sviluppo Rurale arrivano con il contagocce, per le minori dimensioni degli appezzamenti agricoli, per la maggiore frammentazione e per il fatto che molte delle aziende agricole di montagna oramai sono alla pura sussistenza (magari non sono neanche più in grado di supportare il carico burocratico per l'accesso ai finanziamenti del Piano stesso, che comunque è solo una minima parte dell'intera PAC e neanche tutta dedicata alle aree marginali).
Di conseguenza, andrebbe potenziata la politica di protezione del territorio. Ricordo che la montagna, la protezione del territorio e delle aree marginali sono elementi fondamentali (non lo dico io, ma degli studi nazionali e internazionali) anche di tutela dal dissesto idrogeologico della biodiversità e di tante produzioni tipiche del nostro territorio.
Dal nostro punto di vista, una gestione certamente riordinata dei parchi é una cosa utile. Ma vorrei anche sottolineare e stimolare al più presto, visto che abbiamo passato le secche del giudizio del TAR (quindi almeno per un paio di anni forse si dovrebbe lavorare in pace), l'analisi delle problematiche più complessive di sviluppo delle aree marginali.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Accossato; ne ha facoltà.



ACCOSSATO Silvana

Grazie, Presidente.
Questo disegno di legge arriva alla sua trattazione a quarant'anni giusti dalle prime leggi sui parchi in Piemonte, quindi ha certamente un impegno molto forte, perché raccoglie un'eredità importante.
Sappiamo che l'esperienza legislativa piemontese sui parchi è stata innovativa, un punto di riferimento sia nazionale che europeo. Nel corso degli anni le aree protette sul nostro territorio sono aumentate: dalle prime degli anni Settanta si è arrivati a 81 aree regionali gestite dai 14 enti gestori (ci sono, poi, due parchi nazionali e i parchi provinciali).
In questi numeri che ho sommariamente sintetizzato c'è un patrimonio di competenze molto forti, sia da parte del personale, che da parte degli organi di direzione, anche se sappiamo che ci sono situazioni diverse: ci sono enti parco molto dinamici, molto attivi e molto propositivi; altri invece, fanno più fatica ad essere un punto di riferimento e di sviluppo reale sul territorio.
In questi mesi, a partire sicuramente dal DDL n. 90 ma non solo (perch l'anniversario dei quarant'anni ci ha stimolato a riflettere sulla situazione dei parchi), abbiamo avuto lunghe discussioni, sia all'interno dell'istituzione, in Commissione, sia in altri ambiti (in sedi più politiche anche con gli operatori del settore), sul ruolo dei parchi, su cosa siano stati e su cosa debbano essere.
Spesso abbiamo sentito dire che i parchi non devono essere dei musei ma degli organismi vivi. Vorrei però riprendere qui in Aula le affermazioni contenute nelle delibere istitutive dei parchi della nostra Regione e ribadire che già nelle intenzioni dei legislatori degli anni Settanta c'era la volontà di tutelare e promuovere. Basta andare a leggere le delibere e i documenti: sicuramente, quest'aspetto di promozione e di vitalità dei parchi come luogo di programmazione e pianificazione del territorio, e anche luogo di progettazione dello sviluppo economico del territorio, ha spesso fatto fatica ad affermarsi e non sempre la presenza di un parco in un territorio è riuscita a segnare la differenza rispetto al resto del territorio, e quindi anche a svolgere quell'azione di convinzione e di adesione da parte dei cittadini e del territorio nel suo complesso.
Il disegno di legge n. 90 prova a dare un'ulteriore spinta in questa direzione: voglio sottolineare, in particolare, la scelta dell'istituzione del Parco del Monviso, col suo valore fortemente evocativo, un luogo simbolo del Piemonte come riferimento di importanti aree protette del cuneese. Ma non solo. Anche il dibattito, il confronto e talvolta anche lo scontro molto aspro in Commissione con i Consiglieri di opposizione e con tutti i Commissari presenti, ha riportato l'attenzione legislativa sul tema della promozione. Gli stessi relatori hanno sottolineato alcuni aspetti formali che sono stati introdotti in questa direzione: penso alla Consulta per la promozione del territorio o allo stesso vocabolo "promozione" che è stato introdotto.
Non dobbiamo comunque nasconderci che già in questi anni le norme consentivano un maggior sforzo in questo senso. Ma spesso le norme non bastano; la legislazione, talvolta, da sola non basta.
Vorrei quindi approfittare del mio intervento per stimolare un impegno della Regione, dell'Esecutivo e credo di tutti noi: è necessario che la Regione svolga con più convinzione il suo ruolo di indirizzo, affinché il coordinamento dei Presidenti e dei Direttori sia convocato con maggiore frequenza e che proprio in quell'ambito vengano sviluppate azioni progettuali coordinate, che vedano interegire l'Assessorato all'Ambiente con l'Assessorato al Turismo e all'Agricoltura, e - perché no - anche quello della Sanità e della Salute, pensando al ruolo importante che questo nostro patrimonio di aree protette esercita sulla salute dei cittadini piemontesi: immaginate quali risultati potrebbe dare una fruizione maggiore dei nostri parchi nell'ottica della prevenzione! Credo anche che la prossima sfida dei fondi europei dovrebbe vedere una partecipazione consistente delle nostre aree protette, magari non in modo indistinto o "uno contro tutti", ma con un'azione di forte coordinamento da parte della Regione. Questo è un primo aspetto.
Tornando al disegno di legge n. 90, noi sappiamo che questa è anche l'occasione per un riordino gestionale e per ricercare ottimizzazioni. E gli accorpamenti qui citati vanno proprio in questa direzione. Credo sia anche opportuno sottolineare che in qualche caso sono sicuramente utili e anche richiesti dal territorio; in qualche altro caso, sono oggetto di una riflessione che è ancora in corso. Penso all'accorpamento del parco astigiano con il Parco del Po torinese, che deve trovare, forse anche in questa fase di discussione, una soluzione migliore di quella che abbiamo portato in aula.
Oltre a questo, credo sia importante sottolineare l'input deciso che il disegno di legge n. 90 conferisce alle gestioni comuni, alla definizione di unici centri di acquisto. Come anche il dibattito in Commissione ha evidenziato, si tratta di soluzioni importanti, per arrivare ad un uso migliore delle risorse.
Gli accorpamenti previsti dal provvedimento, che va a definire un numero limitato di enti gestori, non deve essere considerato un intervento che chiude la stagione dei parchi. Questa è una mia convinzione, ma anche credo - di altri colleghi. Vorrei che questo fosse chiaro, perché ci sono ancora delle aree che attendono di essere poste sotto tutela, c'è il tema delle aree di salvaguardia, che sono un ibrido e che attendono di avere una maggiore attenzione e definizione di intervento di tutela. Penso all'area di salvaguardia della Dora Riparia, a quella di Staffarda, o altre simili.
In Commissione, abbiamo assunto l'impegno con l'Assessore - una volta definito e approvato il disegno di legge n. 90 - di riprendere un lavoro normativo su tutta la partita riguardante l'assetto del sistema delle diverse aree sottoposte a tutela, perché c'è bisogno di entrare nel merito di queste partite e dare maggiori contenuti di attenzione e tutela.
A questo scopo, voglio anche ricordare che l'Assessorato dovrà predisporre la Carta della natura regionale, che, in base alla legge n. 19 doveva essere definita entro tre anni dall'approvazione di tale legge e che sarà (so che ci stanno lavorando) una grand'occasione di programmazione territoriale e di concertazione con i territori.
Pertanto, considero questo provvedimento una tappa all'interno di un percorso che non si deve interrompere; un percorso di attenzione e riguardo nei confronti delle nostre aree protette e dei parchi, dove la ristrettezza di risorse - che è un dato di fatto - non deve essere un motivo di ripiegamento delle politiche di tutela, ma deve essere, invece, uno sforzo e uno stimolo per lavorare meglio, per sviluppare sinergie e progettualità condivise.



PRESIDENTE

Grazie. Per chiudere la discussione generale, abbiamo ancora l'intervento dei Consiglieri Grimaldi, Valetti ed altri. Pertanto, la prossima volta procederemo con tali interventi.
Per il momento sospendiamo la trattazione del punto relativo al disegno di legge n. 90.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Mozione n. 230 presentata dai Consiglieri Corgnati, Gariglio, Giaccone Monaco e Ravetti, inerente a "Incompatibilità ed inconferibilità 'Top Management' Aziende Sanitarie. Collocazione dipendenti 'Status Quo Ante'" (ritirata)


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame della mozione n. 230, avente ad oggetto "Incompatibilità ed inconferibilità 'Top Management' Aziende Sanitarie.
Collocazione dipendenti 'Status Quo Ante'", presentata dai Consiglieri Corgnati, Gariglio, Giaccone, Monaco e Ravetti, di cui al punto 7) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Monaco per l'illustrazione.
Colleghi, se prestate attenzione, possiamo cercare di approvare almeno cinque o sei atti di indirizzo, compatibilmente con le vostre volontà politiche.
Prego, Consigliere Monaco.



MONACO Alfredo

Grazie, Presidente.
Sul tema è stata fatta una verifica con l'Assessore e, considerato che la mozione è datata, è stato verificato che - di fatto - è già stata eseguita, pertanto viene ritirata.
Grazie.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Esame mozione n. 206 presentata dai Consiglieri Batzella, Andrissi Bertola, Bono, Campo, Mighetti e Valetti, inerente a "Proposta di mantenimento del servizio reso dall'Ospedale Oftalmico di Torino"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della mozione n. 206, avente ad oggetto "Proposta di mantenimento del servizio reso dall'Ospedale Oftalmico di Torino" presentata dai Consiglieri Batzella, Andrissi, Bertola, Bono, Campo Mighetti e Valetti, di cui al punto 8) all'o.d.g.
La parola alla Consigliera Batzella per l'illustrazione.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Trattiamo un tema che ultimamente sta facendo molto parlare. Tra l'altro, alcuni giorni fa c'è stata un'assemblea pubblica cui hanno partecipato il Comitato per la difesa dell'Ospedale Oftalmico e le rappresentanze sindacali, ed era presente anche il nostro Presidente del Consiglio, che ha ben udito - e spero anche compreso - le richieste avanzate da parte delle forze sindacali, di tale Comitato e di tutti gli operatori della struttura. Era presente il Direttore sanitario della struttura e tanti altri medici primari, medici, infermieri, insomma i lavoratori dell'ospedale, che hanno ribadito la loro contrarietà alla chiusura.
Pertanto, con questa mozione impegniamo la Giunta a mantenere attive tutte le attività, tutte le specialità dell'ospedale Oftalmico di Torino presso l'attuale sede in via Juvarra.
Qualora non fosse possibile tenere aperta la struttura, chiediamo il trasferimento in toto di tutte le specialità in un'unica sede ospedaliera e non in diverse strutture, perché c'è il rischio che vengano perse diverse attività. Infatti, se spostiamo una parte delle attività in Via Cherasco (com'era scritto sui giornali e affermato dall'Assessore) e un'altra parte la spostiamo alla Città della Salute e delle Scienze - precisamente all'Ospedale Molinette (sui giornali c'era scritto che in Via Cherasco saranno attivati i laboratori, mentre il pronto Soccorso e gli accessi dei pazienti durante la notte dovrebbero avvenire presso il DEA delle Molinette), creiamo innanzitutto confusione nei cittadini. Come al solito i cittadini sono vittime di scelte politiche sbagliate e si trovano in uno stato sicuramente confusionale, si trovano persi, perché sono abituati a rivolgersi, per un servizio, ad un ospedale.
Ricordo, inoltre, che l'Ospedale Oftalmico è stato ristrutturato recentemente, quindi è un ospedale nuovo: ci sono cinque sale operatorie nuove, attive tutti i giorni, dal mattino fino al tardo pomeriggio, e durante la notte c'è una sala operatoria reperibile. E' un ospedale di riferimento regionale e non solo, anche nazionale ed internazionale, dove lavorano grandi professionisti. E' l'unico ospedale specializzato in oculistica dove lavorano professionisti in grado di svolgere trattamenti diagnostici terapeutici di alto livello, non solo regionale, ma nazionale.
Mi chiedo come mai quest'ospedale debba essere chiuso, perché pare che l'Assessore abbia già pensato ad una Casa della Salute o non so cos'altro perché apprendiamo le notizie dai giornali e da questi veniamo a conoscenza della situazione. Quello che ci sta a cuore e ci dispiace è che un ospedale di eccellenza di tale livello debba chiudere. Ma, a quanto pare, la Giunta Chiamparino taglia tutte le eccellenze, declassa e chiude gli ospedali: ecco quali sono le scelte e le attività che sono state fatte in questo anno di legislatura! Pertanto, noi chiediamo il mantenimento di tutte le attività dell'Ospedale Oftalmico, perché, se disperdiamo tali attività (una parte in una zona, una parte in un'altra zona), generiamo grande preoccupazione. Una preoccupazione che ha potuto sentire anche il Presidente Laus.
Io, spesso, in Consiglio dico delle cose e, poi, mi ritrovo a parlare al di fuori, con i cittadini, e a ripetere le stesse cose. In Aula non vengo ascoltata, mentre all'esterno sento dire dai cittadini le stesse cose che io dico qui. Pertanto, abbiate il coraggio di fare delle scelte e dire la verità ai cittadini, una volta per tutte, perché abbiamo il dovere di dare delle spiegazioni. Abbiamo il dovere di mantenere i servizi e dare delle spiegazioni ai cittadini.
Una volta per tutte, vogliamo sapere quale sarà il destino di questo ospedale! L'Assessore chiacchiera e non ascolta. Oggi la vedo particolarmente felice. Beato lei che sorride ed è felice! A me non viene da sorridere. A me viene da piangere, Assessore! Beato lui che è sereno.
A me viene da piangere, perché conosco bene la realtà e la disperazione che c'è fra la gente e conosco bene la realtà anche all'interno dell'ospedale. C'è una grande preoccupazione anche da parte dei lavoratori.
Ho ascoltato con attenzione il discorso che ha fatto il Primario di Cardiologia, che faceva il primario all'Ospedale Valdese, che è stato chiuso. Lui si è sentito un deportato quando l'Ospedale Valdese è stato chiuso e anche oggi, ancora una volta, si sente un deportato, perché per la seconda volta gli chiudono il reparto che dirige. Anche tutti gli altri professionisti si sentono in uno stato confusionale e anche poco gratificante, sono demotivati, perché dicono "vogliamo che il nostro lavoro venga garantito, che le nostre attività vengano garantite".
Quindi, la richiesta che facciamo è il mantenimento di tutte le attività all'interno della sede di via Juvarra oppure un trasferimento in toto di tutte le specialità, proprio per mantenere i servizi e non perdere ancora una volta, un'eccellenza come l'Ospedale Oftalmico, unico ospedale oculistico di riferimento regionale. Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Saitta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

La collega ha aggiornato questa mozione, che è del mese di febbraio 2015, con gli ultimi fatti. Su questo voglio fare tre precisazioni.
E' una delle tante questioni che dobbiamo risolvere e non voglio ripetere la frase "è stata una decisione presa dalla Giunta precedente" e con questo assolvermi dalle responsabilità.
Abbiamo cercato di approfondire le motivazioni di quella intesa che è stata raggiunta, di quel programma operativo approvato dalla Giunta regionale e se corrispondeva a logiche di carattere economico o anche a logiche di carattere funzionale. Le questioni sono due, quella economica e quella funzionale.
Devo dire che quella che mi preoccupa di più è quella di carattere funzionale.
Nazionalmente non esistono più, tranne qualche eccezione che è in via di conclusione, ospedali monospecialistici. Questo è il tema. E' un passato antico quello degli ospedali monospecialistici.
L'Ospedale Oftalmico non so quando è nato, ma molto tempo fa; quella struttura è dell'Ottocento, quando la cura era diversa rispetto a quella attuale. Ad esempio, ricordo il caso di mio padre che tanto tempo fa aveva una cataratta. La degenza era di 15 giorni, le camere erano al buio, ma oggi è cambiato completamente tutto. Questi sono ormai interventi di carattere ambulatoriale, anche per interventi che allora avevano una complessità. E' cambiata completamente la modalità di trattarli.
In ogni caso, gli ospedali monospecialistici per questa tipologia ormai sono in riduzione. E' chiaro che il primario e il personale difendono ci che esiste, ma questo è naturale, legittimo e comprensibile. Ma è bene che un'attività con questo servizio sia legata ad un ospedale vero e proprio per sicurezza. Io vorrei sicurezza.
Questa è la linea di tendenza che risponde anche alla letteratura scientifica, cioè continuare a ritenere che nella struttura monospecialistica i pazienti sono curati meglio non è assolutamente vero; è superata quella modalità.
Quindi, c'è una logica in funzione innanzitutto dell'elemento che mi convince di più per garantire più sicurezza al paziente. Si va in un ospedale dove si hanno le risposte più complete.
Questo chiunque può dirle; dopodiché si può difendere tutto, ma il mondo cambia. Pensi ad Avigliana e quello che viene fatto ad Avigliana, per citare qualche esempio, o da altre parti.
Non è che nella Provincia di Cuneo, dove non c'è l'ospedale oftalmico non c'è la cura per coloro che hanno problemi di questo tipo, nel senso che c'è il reparto di oculistica nell'ospedale di Cuneo. La stessa cosa a Novara.
La tendenza è questa: la modalità di concentrare la cura di questi problemi all'interno di un ospedale importante dà più sicurezza. Questo è quello che deve prevalere, il resto sono difese importanti ed utili, sulle quali si ha il massimo rispetto, ma sono difese di un passato che ormai non c'è più. In modo particolare, sull'Oftalmico, c'è questo aspetto.
Innanzitutto la chiusura definita nel programma operativo è una chiusura che avrebbe già dovuto essere fatta. Sicuramente - e questo è l'elemento che vogliamo aggiungere e sottolineare - non ci sarà una chiusura che riduce i servizi, ma ci sarà un trasferimento collegato ad un ospedale come ho detto prima.
Quindi, la chiusura è legata ad un trasferimento dell'attività che c'è attualmente all'Oftalmico, in maggiore sicurezza - vorrei ripeterlo, perch sono convinto di questo. Quindi, a fronte di quelle firme che erano state raccolte in passato (30 mila) per evitare la chiusura, dico che non si chiude un servizio, cioè non stiamo parlando della situazione del Valdese ma si trasferisce un servizio.
Per il Valdese abbiamo recuperato con il Sant'Anna per quanto riguarda quelle cure. Quindi, l'operazione è di trasferimento.
Trasferimento di cosa? Delle attività, ma delle attività che veramente sono tali. Voi sapete qual è il numero dei posti letti al Valdese? Sappiamo concretamente quanti posti letto sono adoperati: il 50% dei posti letto.
Un tema è l'ambulatorio, un tema sono gli interventi che vengono fatti in day hospital e un altro tema è la degenza. Sono utilizzati al 50%.
Possiamo immaginare di trasferire anche i posti letto non utilizzati? Obiettivamente non ha senso.
Oggi abbiamo dati precisi sull'effettiva attività anche per quanto riguarda la degenza e su questi dati, che sono dati non sul passato che c'era ma su fatti concreti. Sono dati sui quali il Direttore Soro e il Direttore Zanetta stanno lavorano per un'ipotesi di trasferimento delle attività dell'Ospedale Oftalmico all'interno della Città della Salute, in blocco, ma per le attività che servono, non per quelle che sono superate e ripeto, i posti letto per quanto riguarda la lungo degenza.
Questo credo che anche i maggiori difensori di quella struttura (penso ai primari) sanno perfettamente che è così. Basta fare un giro all'Oftalmico per rendersi conto di come sono utilizzati quei posti letto.
Quindi, l'idea - e concludo questo mio intervento - è che questa operazione di metterci in linea con quello che ormai viene previsto, cioè il collegamento con un ospedale, il trasferimento delle attività e maggiore sicurezza, evidentemente è legato ad un'ipotesi di utilizzo della struttura, che non sarà venduta.
E' una struttura importante, su cui sono stati fatti degli investimenti, ahimè, ma quegli investimenti sono stati fatti al di fuori di una logica di programmazione.
L'ipotesi su cui stiamo cercando di lavorare, insieme a tutti i Direttori della Città di Torino, è quello di pensare a Torino almeno due strutture di carattere sanitario che hanno le caratteristiche della casa della salute, dove si possono trovare medici, ambulatori, l'assistenza sociale e magari il servizio di dipartimento mentale. Quelle sedi dove è possibile avere delle risposte, come capita in diverse parti del Piemonte risposte di carattere territoriale.
Prima di assumere una decisione, si era pensato all'utilizzo delle strutture esistenti che rispondono ad una logica coerente con il piano che abbiamo approvato, quello dell'assistenza territoriale, con il Piano dell'assistenza domiciliare. All'invito a mantenere attive tutte le specialità siamo d'accordo; all'invito a garantire, in caso di chiusura della sede, il trasferimento in toto delle cose utili e utilizzate, non di quello che è scritto sulla carta, di quello che piacerebbe magari a tanti primari.
E' chiaro che i posti letto contano per tanti primari, anche se non sempre sono utilizzati, non sempre è così per tutti. In ogni caso, io posso garantire che questa è la nostra idea.
L'opinione su questo ordine del giorno, se non contenesse tutte queste premesse che marcano delle differenze di carattere politico, è che ci stiamo lavorando. Quanto prima abbiamo un'ipotesi. Ma è chiaro che un ordine del giorno, che oltre a contenere, nella parte conclusiva, delle indicazioni logiche, un po' corrette, ma nelle parti delle premesse un giudizio fortemente negativo sulla revisione della rete ospedaliera, per quanto riguarda la Giunta non può essere approvato.
Tuttavia, nella parte della conclusione, l'invito mi sembra logico e ragionevole, all'interno di una riflessione che dobbiamo tutti fare, che lì c'è una struttura importante che vogliamo mantenere, ma va dimensionata per quella che è realmente utilizzata, altrimenti utilizzeremo malamente delle risorse.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Monaco; ne ha facoltà.



MONACO Alfredo

Grazie , Presidente.
Se fosse possibile, vorrei aggiungere e addurre qualche riflessione sul tema in oggetto.
Sono soddisfatto della risposta dell'Assessore, nel senso che le strutture monospecialistiche sono anacronistiche e ad alto costo. Ad oggi ha relativamente poco senso mantenere tout court - come diceva la storia di un tempo - una struttura, per una serie di considerazioni anche di sicurezza. Pertanto, non vedo male, anzi ben vedo che possano essere trasferite le competenze di una struttura importante come quella di una specialità di particolare rilievo quale l'oculistica, che ha delle peculiarità che voglio, invece, rimarcare e sottolineare anche al proponente della mozione.
Il tema dell'oculistica è un tema complesso. Se fosse possibile suggerire un elemento anche all'Assessore, sarebbe quello di considerare le eventuali strutture trasferite e ammodernate, qualunque siano le allocazioni, mantenendo il riferimento di pronto soccorso ed anche quella che viene considerata una palestra formativa per una scuola oculistica e chirurgica importante.
Pertanto, ritengo che la nostra Regione abbia persino qualcosa da insegnare e da esportare, sul tema dell'oculistica, e non soltanto il fatto di andare a imparare fuori, al di là di quelle che possono essere le non legittime paure di una chiusura. Ma, se immaginiamo che chiuda l'Ospedale Oftalmico, parliamo di una chiusura; se, invece, immaginiamo di trasferire delle competenze specialistiche, suggerirei, per esempio - se potessi dare un'idea al Direttore Generale - a lui o a quelli che dovranno occuparsi del tema - di prevedere per l'oculistica una sala operatoria dedicata, perché è inimmaginabile che vada ad operare al colon il chirurgo che "prende" la sala perché ha l'urgenza, e poi si entri a fare un intervento agli occhi.
Voglio, poi, sottolineare un aspetto che forse è emotivamente meno palesabile in quest'aula, ma che, in realtà, ritengo possa essere il nocciolo della questione: uno dei noccioli importanti dell'oculistica riguarda i DRG e gli interventi che si vanno a fare, oggi, sul tema. E' corretto, cioè, immaginare anche una riduzione di posti letto ed anche che si vada sempre di più verso una chirurgia di tipo ambulatoriale dell'oculistica, quindi limitarne. Attenzione: limitarne, però, non soltanto (mi permetto di suggerire) a quelle che sono le strutture pubbliche oggi note, quali l'Oftalmico o altre strutture nella nostra regione, che in realtà poi hanno piccoli numeri sulla grossa chirurgia oculistica (su quella vera), ed andare, se possibile (mi permetto di dire questo) anche eventualmente a rivedere qualche posto letto che sia dato alle strutture accreditate, che - ricordo - sono budgettizzate, quindi oltre quei tetti non possono sforare, e danno un forte sfogo al pubblico.
Non solo, ma anche eventualmente nelle more di andare a ritoccare la parte ambulatoriale, ritoccare i DRG un po' in rialzo. Perché dico questo? Perché, diversamente, laddove dovessero essere tutti ambulatoriali, e quindi anche per interventi come i DRG36, o i DRG42, cioè chirurgia della retina, vitrectomia, interventi da due o tre ore, ecc., se la valutazione DRG è oggettivamente molto bassa, perché ridotta ad un intervento ambulatoriale, rischiamo di disperdere e di perdere il valore di una formazione storica, della nostra regione, di grandissime professionalità.
Occorre mantenere, invece, e purtroppo la giurisprudenza (ci sono degli avvocati che ci potrebbero suggerire, in materia) ha condannato dei medici perché non hanno ricoverato alcuni casi particolarmente complessi e sottoposti ad intervento.
Pertanto, rischiamo che questi attori incomincino a distrarsi e l'Assessorato (e qui arriviamo all'aspetto economico) vedrà dover pagare una serie di pazienti che si trasferiranno in altre regioni per fare degli interventi dove, apparentemente, perché continueranno a farli, ma lì ci presenteranno il conto a prezzo pieno e non più budgettizzato, che comunque può essere concordato.
Pertanto, occorre una revisione seria di quella che può essere un'attività monospecialistica, anche una riduzione dei posti letto mantenendo quelli che sono legati a oggettività, e quindi bisogna considerarle, e anche per quelli che sono i poli di riferimento di formazione e di palestra importante per la scuola oculistica regionale, che al di là delle sue divisioni interne (Assessore, lo dico molto sotto tono) è una grossa scuola di oculistica. Poi, le verranno a raccontare l'uno peste dell'altro e l'altro le corna dell'altro ancora, ognuno presentandosi come il più bravo della classe, e i numeri parlano chiaro: ci sono delle strutture che lavorano, lavorano molto bene, sono pubbliche e sono accreditate, e io dico che anche le accreditate, perché le teniamo sotto stretto controllo, perché budgettizzate, sono forse le migliori da considerare, sotto questo aspetto.
Poiché l'oculistica ha molto in sé questo aspetto, io la invito a riguardare anche l'eventuale ritocco dei cosiddetti rimborsi DRG , perch il semplice "declassamento" o modernizzazione, a seconda di come la si voglia guardare, di portare tutto a una chirurgia ambulatoriale, rischia di non incentivare in alcun modo un investimento in una professionalità molto complessa della vera chirurgia oculistica. Rischieremmo di fare del Piemonte un "catarattificio", che ha il rimborso da 1.500 euro e, tutto sommato, se li mettiamo in catena di montaggio rischiano di essere perfino redditizi per alcuni e relativamente facili, ma perdiamo quella professionalità che, in realtà, è necessaria ed importante e che i nostri oculisti svolgono molto bene.
Se fosse possibile, sulla base delle riflessioni che ho addotto chiederei alla collega Batzella - se l'Assessorato è disponibile a fare anche un ragionamento su queste basi - di ritirare il documento oggi posto in discussione e, insieme all'Assessorato, dare delle valutazioni di integrazione, perché mi sembra che l'Assessore abbia detto molto chiaramente che le conclusioni sono condivise.
Ritengo che potremmo, invece, approfondire e dare dei suggerimenti e degli spunti anche con il nostro lavoro.
Quindi, se l'Assessore e la proponente della mozione sono d'accordo nel fare questa riflessione, potremmo pensare di ritirarla e di riproporla più avanti, con un impegno diverso e l'analisi di questi parametri che abbiamo suggerito.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Monaco.
La parola al Consigliere Bono.



BONO Davide

Ancora una volta denunciamo la scarsa chiarezza su un tema molto importante, come quello dell'Ospedale Oftalmico di Torino, perché siamo costretti a presentare atti di indirizzo che poi vengono discussi magari appunto come questo - cinque mesi dopo e interrogazioni urgenti per cavare con le pinze dalla bocca dell'Assessore qualche informazione in più rispetto alla penuria di informazioni che vengono date in Commissione sanità.
Tra l'altro - forse è anche responsabilità del sottoscritto essendo vicepresidente di Commissione - l'Ufficio di Presidenza mi sembra non riesca tanto ad incidere, intanto, sulla calendarizzazione - quella si pu anche fare - sulle informazioni e i dati che l'Assessore ci porta in Commissione, quindi, indirettamente, è anche una critica al Direttore dell'Assessorato Moirano, che spesso è fin troppo parco nella composizione delle risposte alle interrogazioni e, soprattutto, nella concessione di atti richiesti dai Consiglieri. Ormai, forse abbiamo quasi un centinaio di richieste di accesso agli atti inevase da mesi, eventualmente dovremmo muoverci con altri modi per ottenere delle informazioni.
In merito all'Oftalmico, abbiamo letto sui giornali di questa uscita dell'Assessore, cioè della volontà almeno di non scomporre l'identità e l'unità del Presidio oftalmico in tre pezzi diversi rispetto ad un'iniziale volontà che andava in questo senso. Infatti, dal nostro punto di vista, era una follia dividere un insieme di funzioni che venivano erogate in un ospedale, certo, monospecialistico, ma con alcune altre discipline, come medicina interna, cardiologia (già citata dalla collega Batzella) e le malattie metaboliche, in tre presidi diversi.
Ora, ci sembrerebbe di capire, proprio perché non abbiamo conferme ufficiali se non riteniamo ufficiali le fonti giornalistiche, che l'Assessore vorrebbe spostare l'intero presidio all'interno della Città della Salute, in particolar modo nello stabile di Via Cherasco, fermo restando che il pronto soccorso lì non avrebbe spazi, quindi sarebbe da riferirsi al centro delle Molinette, verso corso Bramante, con una distanza di 200-800-400 metri (non so calcolarla con esattezza), all'interno della stessa realtà anche se molto più grossa.
Questo almeno ci sembra un tornare indietro su una proposta veramente assurda, ma riteniamo ancora che manchi tutta una serie di informazioni che possano giustificare una scelta di questo tipo.
Lei ha parlato di risposte soprattutto economiche e funzionali da dare.
Quindi, noi vorremmo avere una risposta economica certa e non solo la sua enunciazione di principio, che così risparmieremmo dei soldi, affinch svolgere pienamente la nostra funzione di indirizzo e di controllo con dovizia di particolari.
Pertanto, se noi non sappiamo quanto si è investito - e questo lo sappiamo - in passato sull'Oftalmico e quanto si deve investire sulla sede nuova di Via Cherasco per poter accogliere le strutture, anche con la riduzione di posti letto - noi non abbiamo problemi a discutere una riduzione di posti letto, se i posti letto non vengono riempiti all'80-85 come da direttiva nazionale e da delibera n. 1-600; poi discuteremo nel merito veramente puntuale dell'effettivo riempimento, anche considerando i festivi e la disponibilità di medici - cioè in assenza di dati economici reali, soprattutto ci manca un ulteriore tassello.
Questa Giunta sta accendendo i motori, a settembre, per la realizzazione della nuova Città della Salute, che dovrebbe localizzarsi intorno all'area del grattacielo della sede unica della Regione Piemonte che doveva essere oggetto di una nuova speculazione edilizia da parte del Comune di Torino. Poi, essendo fermo il mercato immobiliare, si è cercato di convertirlo verso ospedale e centro commerciale - ormai sono correlati però questo porterebbe evidentemente - e penso che l'Assessore Saitta e il Presidente Chiamparino non possano correggermi relativamente a questa affermazione - ad uno spreco di risorse notevolissimo.
Cioè, dopo aver fatto investimenti sull'Oftalmico - lo abbiamo ammodernato a regola d'arte, con sale operatorie nuove - lo andiamo a chiudere - poi dirò cosa si vuole fare lì dentro - e andiamo ad ammodernare, efficientare e riattare una nuova struttura di Via Cherasco dove non conosciamo i costi degli interventi - poi, magari, tra cinque-sei anni - i tempi tecnici, forse sono ottimista, qualcosa di più - avremo la nuova Città della salute accanto alla Stazione Lingotto, e lì avremo di nuovo investimenti per realizzare l'area oftalmologica! Questo è uno spreco o no? Nel nostro ordine del giorno diciamo di tenerlo in via Juvarra fino a quando non ci sarà la nuova Città della salute, quando e se ci sarà la nuova Città della salute, è ovvio che si trasferirà lì, penso che si sia tutti d'accordo, Assessore Saitta e Presidente Chiamparino! Sono d'accordo i medici e sono d'accordo gli operatori! Sarà - se si farà - una struttura nuova, all'avanguardia, con il polo di ricerca e tecnologico, gli spazi nuovi, è ovvio che tutto andrà lì ma spostarlo oggi in una struttura vecchia come quella di Via Cherasco, che deve essere ammodernata, vuol dire buttare dei soldi nel cesso.



(Commenti in aula)



BONO Davide

L'ho detta, infatti.
Su questo noi saremo molto attenti e segnaleremo ogni risorsa sprecata alla Magistratura competente, perché qui non stiamo parlando di proposte politiche che qualcuno vuole fare fuori dal coro per farsi vedere e per accrescere il proprio consenso, vogliamo centellinare delle risorse economiche che sono scarse! Non abbiamo un euro per gli investimenti negli ospedali, che cadono a pezzi - lo sappiamo, l'anno scorso sono stati fatti zero investimenti sull'edilizia sanitaria e per quest'anno non si conosce (parlo del 2014 cioè un anno indietro) il margine per poter fare investimenti - e andiamo a buttare soldi in strutture per le quali non occorrerebbero questi investimenti? No, noi non lo accettiamo, Assessore! Credo che neanche lei lo possa accettare e credo che sotto sotto ci dia ragione, anche se non conosco le motivazioni (i tavoli romani, il Direttore Moirano) che la portano a proseguire su questa strada, ma non è che tutti gli accordi raggiunti in passato siano vincolanti e non possano essere modificati. Non credo ci sia questa impossibilità di comunicazione con i Ministeri romani e con i funzionari dell'Agenas, proprio perché Moirano, tra l'altro, proviene da quel mondo.
Quindi: risparmio. Noi vogliamo conoscere quali risparmi ci saranno e quali investimenti dovranno essere realizzati nella nuova struttura, con quali tempistiche, quindi parlare di progetti! Solo per il progetto del trasloco, che abbiamo seguito un po' dell'Ospedale di Biella dal vecchio al nuovo ospedale, sono occorsi dei mesi, è stato redatto un progetto e sono stati spesi milioni di euro.
Vogliamo parlare anche di questo oppure dobbiamo pensare che la volontà di fare partire il progetto nuova Città della Salute a settembre sia una boutade! Se ci dite che quella è una boutade, cioè Chiamparino ha sondato a livello nazionale ma i soldi non ci sono per la nuova Città della Salute allora trasferiamolo alle Molinette, continuiamo a tamponare le Molinette che cadono a pezzi (l'ala verso corso Bramante), e andiamo avanti così.
Allora, se ci dite che non partirà in tutta la legislatura Chiamparino il progetto nuova Città della salute, allora, forse, ne possiamo anche discutere.
Quindi, risparmio che si pensa di ottenere, investimenti che si devono fare, sprechi di materiali e sale chirurgiche nuove che sono state allestite all'Oftalmico, tempistiche. A quel punto possiamo fare una discussione seria, ragionata, non ideologica, non di parte e non parziale.
Altrimenti è ovvio, Assessore Saitta, che chi è causa del suo mal pianga se stesso. Se lei, cioè, continua a non darci informazioni, a non darci dati, a dire solo ai giornali che "è così, perché l'ha deciso la Giunta Cota, non vogliamo cambiare nulla, vogliamo uscire dal Piano di rientro e prendiamo tutto così com'è, a scatola chiusa", allora noi non possiamo discutere. E' ovvio, poi, che finiamo nella polemica, nella critica e nelle posizioni di parte, perché è chiaro che quando non si conosce non si può correttamente prendere una posizione e quindi si incappa nel dibattito sterile.
Noi crediamo che in Commissione sanità si possa fare questa discussione, portando i dettagli degli investimenti, delle tempistiche e delle spese. Se verrà fatto quello, ovviamente ci potrà essere una discussione. Se no, Assessore Saitta, ci troveremo sempre, come al solito sulle barricate a dover criticare una riforma che i cittadini non capiscono. E probabilmente quegli stessi cittadini che incontreranno Chiamparino in giro per il Piemonte non gli diranno più "vogliamo che lei vada avanti", ma inizieranno a dire, come noi stiamo già verificando in diverse aree della Regione, che forse è il caso di mandare a casa Chiamparino e di avere una nuova Giunta.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Intervengo ricordando solo alcuni aspetti. Se l'Assessore Saitta legge il Piano Socio Sanitario, troverà una frase. Il Piano Socio Sanitario l'ultimo votato da questo Consiglio - dice, cioè, che a proposito dell'Ospedale Oftalmico (contrassegnato con due asterischi) se ne prevede la chiusura, con il trasferimento nella costruenda Città della Salute. Dico questo perché, visto che abbiamo passato alcuni mesi a modificare una norma, si tratta di una norma da non modificare.
Dopodiché svolgo alcune riflessioni relativamente all'Ospedale Oftalmico, ma anche agli ospedali monospecialistici. Infatti, quando io sono entrato in questo Consiglio, l'Assessore Valpreda presentò - credo nel 2006 - la stessa proposta di contrarietà agli ospedali monospecialistici.
Non ce ne sono molti in Italia, questo è vero; ma è altrettanto vero che se si guarda gli ospedali monospecialistici italiani - l'Oftalmico di Torino e quello di Roma, il Gaslini o gli altri - ci si rende conto che in realtà questi sono parte delle eccellenze italiane; e parte dell'eccellenza regionale.
Ricordo intanto alcuni dati rispetto alla sicurezza. Io condivido con lei, Assessore, che quando vi sono piccoli presidi che fanno un numero limitato di interventi vi può anche essere un maggior rischio per il paziente. Va detto, però, che noi dobbiamo attenerci ai dati scientifici: l'Oftalmico non fa pochi interventi - ne fa moltissimi, sia di pronto soccorso che di chirurgia - e va ricordato che ha un tasso di incidenza negativa rispetto agli interventi operati dello 0,2 per mille, uno dei più bassi di tutta la nostra Regione. Chi si cura all'Ospedale Oftalmico quindi, si cura in modo sicuro.
Dopodiché va fatta un'altra considerazione, mantenendo fede a quello che c'è scritto nel Piano Socio Sanitario; anche perché, guardi, quando riesco tendo a non cambiare idea: quella dizione esiste perché venne presentato un emendamento a prima firma del sottoscritto e votato anche da colleghi del centrosinistra che recitava, appunto, quelle quattro righe oggi contenute all'interno del documento. Ma al di là degli aspetti passati fu una difesa e lo dico perché almeno ho titolo di parlare; lo avrei comunque, ma lo dico per coerenza - i dati veri che oggi ci poniamo sono due: quello del mantenimento, anche in un presidio più grande, delle attuali prestazioni svolte e quello dei costi.
Allora, partiamo dal primo aspetto. L'Ospedale Oftalmico, parlando solo della Provincia di Torino, garantisce nelle proprie prestazioni ambulatoriali e soprattutto chirurgiche il 49% di attività per la Città di Torino e il 45% delle rimanenti all'interno delle altre ASL piemontesi; il 22% delle attività vengono svolte per conto dell'ASL 3 (quindi Val di Susa Pinerolese, Val Sangone, ecc.). Pertanto, se noi vedessimo nella delibera che da una parte è prevista la chiusura dell'Oftalmico, ma dall'altra parte abbiamo un aumento degli investimenti o anche delle strutture, semplici o complesse che siano, all'interno di altri presidi, allora potremmo anche non condividere l'aspetto di carattere generale, ma avrebbe ragione lei: si depotenzia un ospedale monospecialistico per potenziare l'intervento di sanità oculistica sul territorio. Il problema è che avviene esattamente l'opposto.
Mi scusi, Assessore, però questo è un "vezzo" davvero spiacevole: non è che passiamo il tempo a discutere di sanità. Ne discutiamo per molto tempo però se una persona mi parla assieme io tendenzialmente faccio finta di ascoltarla. Si tratta solo di buona educazione, non di rispetto istituzionale.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità (fuori microfono)

La sto ascoltando.



VIGNALE Gian Luca

Magari non mi interessa ciò che dice, ma almeno la ascolto. Poi ognuno si comporta come crede, ci mancherebbe. Il fatto è che proprio irrita.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità (fuori microfono)

Credo di essere persona educata: la sto ascoltando.



VIGNALE Gian Luca

E' come quando si parla con qualcuno che gioca al telefonino: a me dà la stessa sensazione, per cui non è una questione personale.
Dicevo dunque che da quel punto di vista non abbiamo investimenti territoriali e dall'altro punto di vista ci domandiamo cosa andrà a finire in Via Cherasco. Il collega Boeti dice che in termini di servizi Via Cherasco non risolve il problema di dove mettere gli attuali quattro reparti, visto che in Via Cherasco ce ne sta soltanto uno. Noi apprendiamo di Via Cherasco dal Direttore generale, quindi non da una velina passata alla stampa.
E' evidente, allora, che abbiamo due problemi, di cui uno in termini di prestazioni: dove vanno a finire più di 50.000 passaggi? Alle Molinette che mi sembrano oggi un DEA che già ha qualche problema in termini di numeri di passaggi. Dove vanno a finire gli interventi e le prestazioni che si svolgono? Credo che non verranno realizzati né lì né in altre parti della Provincia. In ultimo, il costo: se attendiamo la realizzazione della Città della Salute, come noi auspichiamo, vale la pena spendere risorse su questo, magari, chiederemo un'ipotesi di costo - per trasferire tutto realizzare nuove sale all'interno di Via Cherasco per modificare l'attuale struttura e trasformarla in Città della Salute? Visto che non c'è un soldo neanche per fare edilizia, mi sembra che il buonsenso ci direbbe che le attività vanno tenute all'interno dell'attuale struttura, fino al trasferimento in toto in un'altra.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ravetti.



RAVETTI Domenico

Noi abbiamo letto la mozione e abbiamo ascoltato gli interventi in Aula.
In particolare, quello del Consigliere Bono ma anche quello del collega Vignale portano appresso più domande che giudizi rispetto a questa vicenda quasi che questa fosse materia da question time, quasi che si trattasse della necessità di domandare - a proposito di questo percorso e a prescindere dalla delibera 1-600 e dalla successiva - dati, richieste analisi, ricerche, con un fine, che condivide l'Assessore e che condividiamo ovviamente anche noi: quello di mantenere le medesime qualità del servizio. In definitiva, infatti, ci rivolgiamo soprattutto ai cittadini che hanno la necessità di ottenere i servizi e la stessa qualità di quei servizi.
Senza dilungarmi oltre, siamo d'accordo con l'analisi del Consigliere Monaco, nel senso che riteniamo corretto, in questa fase, avviare una procedura di analisi ancora più stringente rispetto a questi argomenti sapendo che non toccheremo, altrimenti inseriremmo elementi di ipocrisia che vorrei evitare, la struttura fondamentale della DGR 1-600 e la successiva.
Le logiche sono quelle che noi condividiamo, però, così com'è avvenuto per la delibera sulla cosiddetta "psichiatria", sento di dover dire qui in Aula, evitando il ruolo di Vice Capogruppo, ma da Presidente della Commissione, che sarebbe buona cosa ritirare questa mozione per trasferire la discussione nell'ambito della Commissione, dedicando una seduta apposita per l'analisi necessaria.
Questa è la proposta di sintesi del nostro Gruppo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Batzella; ne ha facoltà.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Mi chiedevo se lei non intervenisse al dibattito. Aspettavo che lei intervenisse, Presidente, perché era presente alla.
Intendo lei, Presidente Laus.
Presidente, aspettavo con ansia e pensavo: ma come mai non interviene il Presidente Laus, visto che era presente all'assemblea e ha difeso tanto l'Oftalmico? Tra l'altro le ricordo, Presidente, che lei si è fatto promotore di un tavolo di confronto e di dialogo con la Giunta e con l'Assessore. Ha promesso, a tutti presenti all'assemblea, che avrebbe chiesto un tavolo di confronto e di dialogo con i vari operatori, le forze sindacali, i comitati e i cittadini presenti.
Detto questo, aspettavo un suo intervento.
Per concludere, invece, noi non siamo disposti a ritirare la mozione se non ci viene garantito. solo se l'Assessore ci dice che tutte le specialità e le attività verranno trasferite in blocco in un'unica struttura. Io posso ritirare la mozione e parlarne in Commissione e discuterne, però, dal momento in cui una parte delle attività.
Se le attività andranno in Via Cherasco, noi la mozione non la ritiriamo, perché tutte le attività presenti all'interno dell'Oftalmico non possono essere ospitate, non è possibile, soprattutto per una questione di dimensioni dell'edificio.
Tra l'altro, non sappiamo neanche bene quale sia l'edificio che ospiterà le varie attività e specialità dell'Oftalmico.
Se non viene trasferito in blocco, quindi, noi la mozione non la ritiriamo, perché è inutile prenderci in giro: se ne parla in Commissione continuate a fare e a dire quello che volete, però non c'è, da parte vostra, la voglia di confrontarci, di dialogare e di trovare veramente una soluzione, ma non per noi, ma per i cittadini e per tutti gli operatori che lavorano lì.
Le spiegazioni e la soluzione la dovete trovare per loro, non per noi.
Non prendiamoci in giro! Non prendiamoci in giro: è inutile ritirare una mozione se poi andiamo in Commissione sanità e ci ripetete tutti i giorni le solite cose e non avete alcuna intenzione di andare incontro alle esigenze dei cittadini, dei pazienti e di tutti gli operatori.
Quindi, se l'Assessore decide che il trasferimento delle attività sarà unicamente verso un'unica struttura, come diceva il collega Bono, io aspetto che venga comunque completata e ristrutturata la Città della Salute e della Scienza di Torino, in modo tale che vengano trasferite tutte le attività in blocco.
Se invece avete fretta e volete fare entro dicembre 2015 - sono dichiarazioni sue, Assessore - il trasloco, il trasferimento e svuotare l'ospedale, mi dispiace, ma a queste condizioni non ci stiamo, perch andiamo a perdere le attività.
La fretta, spesso, è una cattiva consigliera.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Batzella.
Una breve sospensione è stata richiesta dal Gruppo PD.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 18.53, riprende alle ore 18.56)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Ha chiesto di intervenire l'Assessore Saitta; ne ha facoltà.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

La collega ha comunicato, motivandola con molta chiarezza, il non ritiro della sua proposta.
La posizione della Giunta è una posizione molto chiara: l'ho detto, ma probabilmente non mi sono spiegato bene.
Tutti sapete - lo dico a chi magari non è di Torino - che l'oftalmico ha uno spazio di 20 mila metri quadri e ne utilizza solo 10 mila. Questi sono anche costi: qualunque azienda considera che questo è un costo.
Ventimila metri quadrati, ed è vero che poi sono stati fatti investimenti ma chiudo questa partita perché non voglio entrare nel particolare.
Noi siamo dell'opinione - lo ripeto - di mantenere i servizi, compreso il pronto soccorso, in modo unitario all'interno della Città della Salute ed anche velocemente entro l'anno, perché lo prevede il programma operativo che è il piano di rientro.
Lo dico perché ogni tanto ce ne dimentichiamo. Non abbiamo questo foglio bianco, però essendo 20 mila metri quadri, di cui solo 10 mila utilizzati, conviene pensarci, soprattutto per la salute, per questioni legate ad un ospedale importante.
Dopodiché, il Presidente Laus mi ha informato dell'assemblea e gli ho detto che sicuramente faremo il confronto necessario, dove spiegheremo le motivazioni, innanzitutto di carattere sanitario, cioè per i pazienti, che è la prima cosa, e poi di carattere economico, ma aspettiamo lo studio che ci verrà fornito dai due direttori.
Questo confronto lo faremo con i sindacati, gli operatori e la Commissione. Quindi, quando la Commissione dovrà decidere, è chiaro che dobbiamo avere tutti i dati completi, che non possono essere soltanto i dati presentati esclusivamente dal personale e dai primari che lavorano lì perché è chiaro che c'è un atteggiamento di conservazione, che credo che riguardi tutti quanti. Dopodiché, il confronto ci sarà non appena disporremo dei dati e ci renderemo conto di quali sono gli elementi puntuali. In ogni caso - lo ripeto per evitare problemi - noi manteniamo l'ospedale; manteniamo i servizi; manteniamo il pronto soccorso. Facciamo un'operazione per garantire più sicurezza ai cittadini, ma in un ospedale! In un ospedale! Possiamo smettere ogni volta di presentarci in Assemblea e dire: "Il sindacato dice questo", "Quello dice quest'altro"? E il cittadino? Non è soltanto un problema di firme: chi è a conoscenza soprattutto delle questioni sanitarie - chi ne ha competenza - deve anche poter dire che è molto più sicuro fare interventi dove c'è un ospedale. Se non viene detto questo, vuol dire che noi difendiamo sì la sanità del cittadino, ma ci preoccupiamo, probabilmente, più di altre questioni.
Detto questo, il confronto è aperto e, come mi sono impegnato con il Presidente, sarò disponibile a confrontarmi non appena avremo elementi precisi.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Saitta.
Possiamo porre in votazione la mozione per appello nominale, con un orientamento contrario dell'Aula.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Di astensione? Fate voi.
BATZELLA Stefania (fuori microfono) La Giunta ha espresso parere contrario? Dica quello che.



PRESIDENTE

No, io non devo dire nulla.
L'Aula decide, si vota.
BATZELLA Stefania (fuori microfono) Però la Giunta ha espresso parere contrario alla mozione?



PRESIDENTE

Procediamo con la votazione.
Indìco la votazione nominale sulla mozione n. 206, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 41 Consiglieri votanti 40 Consiglieri hanno votato SÌ 15 Consiglieri hanno votato NO 3 Consiglieri si sono astenuti 22 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva.
La seduta è tolta.



(La seduta termina alle ore 19.00)



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