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Dettaglio seduta n.79 del 16/06/15 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RUFFINO



(I lavori iniziano alle ore 14.31 con l'esame del punto all'o.d.g. inerente a "Svolgimento interrogazioni e interpellanze")


Argomento: Prevenzione infortuni - Tutela dell'ambiente - Inquinamenti: argomenti non sopra specificati

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 404 presentata dai Consiglieri Mighetti, Andrissi, Bertola, Bono e Valetti, inerente a "Sostanze pericolose nel sangue dei lavoratori della Solvay di Spinetta Marengo"

Argomento: Prevenzione infortuni - Tutela dell'ambiente - Inquinamenti: argomenti non sopra specificati

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 406 presentata dai Consiglieri Mighetti, Batzella e Bertola, inerente a "Incendio ed esplosione nel polo chimico Arkema di Spinetta Marengo (AL)"


PRESIDENTE

Buongiorno, colleghi. Iniziamo i lavori del sindacato ispettivo proponendo l'esame dell'interrogazione indifferibile e urgente n. 404 presentata dai Consiglieri Mighetti, Andrissi, Bertola, Bono e Valetti.
La illustra il Consigliere Mighetti; ne ha facoltà.



MIGHETTI Paolo

Presidente, illustrerei congiuntamente sia l'interrogazione n. 404 sia la n. 406.



PRESIDENTE

Va benissimo. L'Assessore, se lei è d'accordo, fornirà un'unica risposta.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Le questioni oggetto delle due interrogazioni riguardano entrambe Spinetta Marengo, nello specifico il polo chimico di Spinetta Marengo.
Vorrei ricordare che Spinetta Marengo rappresenta la parte più sviluppata nel tessuto produttivo e industriale della città di Alessandria e, in un certo senso, della Provincia, dal punto di vista della chimica.
Chiaramente, un polo chimico nelle vicinanze di un centro abitato ha delle conseguenze, sia dal punto di vista ambientale che dal punto di vista della sicurezza.
La prima interrogazione riguarda le ricadute sulla salute delle persone dovute alla presenza di agenti chimici che vengono trattati dalle industrie di Spinetta; su questa base ci siamo mossi anche sulla scorta di studi epidemiologici che sono stati fatti e che hanno fornito dei dati abbastanza preoccupanti. Chiedevamo, dunque, rispetto alle informazioni che sono nella disponibilità dell'Assessore, di conoscere meglio la situazione relativamente a questa problematica.
La seconda interrogazione riguarda un incidente avvenuto circa due mesi fa in uno degli stabilimenti del polo chimico di Spinetta, che ha destato molte preoccupazioni anche per l'impatto visivo che ha avuto sull'area dell'alessandrino: la nuvola che si è sprigionata a seguito di tale esplosione era visibile da decine di chilometri, per cui potete capire che genere preoccupazione ha generato questo incidente.
A tal proposito, sono stati sollevati alcuni quesiti, specialmente all'interno del borgo di Spinetta, relativamente alle procedure di sicurezza, che, per legge, devono essere rispettate in tali stabilimenti.
Infatti, non solo in questi stabilimenti deve essere garantita la sicurezza delle persone che lavorano e che accedono allo stabilimento, ma deve essere anche garantita da legge nazionale la sicurezza dell'abitato limitrofo: dev'esserci, quindi, un apposito piano aggiornato periodicamente che deve garantire, nell'eventualità di incidenti, l'attivazione di una serie di manovre e di presidi per mantenere in sicurezza chi risiede nel circondario della fabbrica.
Chiediamo quindi all'Assessore di illustrarci lo stato dell'arte rispetto alla sicurezza e alla salute delle persone di Spinetta. Grazie.



PRESIDENTE

Risponde l'Assessore Valmaggia; ne ha facoltà.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'ambiente

Grazie, Presidente.
La prima interrogazione è improntata sul tema della salute e della sicurezza, con particolare attenzione alle misure attuate e le iniziative in progetto finalizzate a garantire la salute della popolazione.
Relativamente ai punti più di tipo sanitario ed epidemiologico rimanderei ad una nota abbastanza corposa che ha trasmesso ARPA-Piemonte Dipartimento Tematico "Epidemiologia e Salute Ambientale" il 4 maggio 2015 che fornirei al Consigliere interrogante.
Invece, rispetto agli studi epidemiologici citati e descritti nella suddetta nota, si informa che uno studio epidemiologico di coorte sui lavoratori è stato già effettuato e uno studio di mortalità e morbosità su tutta l'area della Fraschetta, compresa all'interno del Comune di Alessandria, è stato richiesto dal Comune di Alessandria (nella persona dell'Assessore all'ambiente) all'ASL di Alessandria e al Dipartimento tecnico di Epidemiologia e Salute Ambientale dell'ARPA-Piemonte in data 20 marzo 2015. Le attività conseguenti sono in corso di esecuzione da parte degli Enti coinvolti e saranno presumibilmente disponibili alla fine del corrente anno.
Rispetto al tema dell'ispezione sia da parte di ARPA-Piemonte si rileva che il personale della Regione Piemonte (Direzione Ambiente, Governo e Tutela del Territorio) e di ARPA-Piemonte stanno svolgendo un'istruttoria ai sensi dell'articolo 21 del decreto legislativo 238/2005 (decreto Seveso) nell'ambito delle attività del Comitato tecnico regionale presieduto dalla Direzione Regionale dei Vigili del Fuoco.
Il gruppo è coordinato dal Comandante dei Vigili del Fuoco di Alessandria. Si segnala inoltre che è stata svolta una verifica ispettiva sul sistema di gestione della sicurezza ai sensi dell'articolo 25 del decreto legislativo 238/2005 (Seveso) i cui esiti sono stati trasmessi dal Ministero dell'ambiente al suddetto Comitato Tecnico Regionale.
Si rammenta in ultimo che l'azienda è soggetta anche al rilascio di Autorizzazione Integrata Ambientale di competenza provinciale.
Relativamente al punto 4, quello che riguarda le ispezioni dell'Ispettorato del lavoro, non è possibile fornire elementi in quanto lo stesso Ispettorato non è dipendente funzionalmente dagli Uffici regionali.
Sulla seconda interrogazione si segnala che il legislatore ha assegnato al Prefetto il compito di predisporre, d'intesa con la Regione e gli Enti locali interessati, il piano di emergenza esterno (PEE) per gli stabilimenti soggetti ai disposti dell'articolo 8. Il PPE rappresenta il provvedimento con il quale il Prefetto organizza la risposta di protezione civile e di tutela ambientale per mitigare i danni di un incidente rilevante sulla base degli scenari che individuano le zone a rischio ove presumibilmente ricadranno gli effetti nocivi dell'evento atteso.
Elemento qualificante ed indispensabile per il successo e l'efficacia di un'azione pianificatoria è certamente la partecipazione integrata e raccordata dei diversi soggetti istituzionali preposti (Vigili del Fuoco il 118, l'ARPA e la Protezione Civile) già nella fase di costruzione del piano oltre che, naturalmente, nelle fasi attuative dello stesso.
A tal fine la Giunta ha individuato le modalità per il raggiungimento dell'intesa con i Prefetti con la deliberazione n. 34-978 del 3 ottobre 2005, che prevede la presenza costante ed attiva del Settore Risanamento Acustico, Elettromagnetico ed Atmosferico e Grandi Rischi Ambientali, in tutte le fasi di elaborazione dei rispettivi piani, al fine di ottimizzare ed armonizzare i compiti dei numerosi attori coinvolti nell'attuazione degli stessi e garantendo inoltre l'uniformità di impostazione e di contenuti dei Piani predisposti nelle varie realtà territoriali regionali.
Questa deliberazione prevede altresì che il predetto Settore svolga funzione di collegamento, coordinamento e di supporto alle diverse strutture regionali che, a diverso titolo, hanno competenza sulla materia mettendo a disposizione le conoscenze e gli strumenti informativi di cui la Regione dispone, quali servizi di carattere cartografico e geografico concernenti gli stabilimenti ed il loro rapporto con il territorio anche attraverso il coinvolgimento dell'ARPA che svolge attività tecniche specialistiche.
Peraltro, gli Uffici regionali hanno proposto e predisposto un programma per testare la validità delle procedure definite ed assicurarne la conoscenza da parte dei singoli attori, in modo da realizzare il miglior coordinamento di tutti i soggetti.
In relazione all'emergenza esterna per il sito industriale che comprende gli impianti Ausimont S.p.A. e lo stabilimento Elfatochem Italia s.r.l. si segnala che nel 2003 il Prefetto di Alessandria ha adottato il Piano di polo. Nel mese di aprile scorso la Prefettura di Alessandria ha dato mandato al Comando dei Vigili del Fuoco di predisporre l'aggiornamento del PEE; del documento è stata redatta una prima versione che è stata inviata, sentita la Regione per le vie brevi, alla Direzione Regionale dei Vigili del Fuoco e alla Prefettura stessa.
A seguito dell'esplosione e successivo incendio avvenuto presso l'unità di macinazione polveri dei perossidi organici dello stabilimento Arkema oggetto dell'interrogazione, sono state avviate una serie di indagini interne all'azienda a cui hanno partecipato anche funzionari del Comando dei Vigili del Fuoco di Alessandria, approfondendo le condizioni di funzionamento e i parametri operativi.
Gli approfondimenti sulle cause dell'incidente sono ancora in corso e sulla base delle informazioni fornite dal gestore e a parere del Comando dei Vigili del Fuoco di Alessandria l'evento non è stato classificato come "incidente rilevante" ex articolo 3 del d.lgs. 334/99, in considerazione del ridotto quantitativo di sostanza coinvolta.
Con riferimento al quesito dei Consiglieri interroganti, si conferma che gli Uffici regionali hanno immediatamente reso disponibili le proprie strutture e le competenze dell'Amministrazione per concorrere, anche ai fini dell'intesa di cui alla citata deliberazione regionale, all'iniziativa di aggiornamento del piano di emergenza esterno del polo di Spinetta avviata dal Prefetto.



PRESIDENTE

Ricordo che sono previsti due minuti per l'esposizione e tre minuti per la risposta.


Argomento: Norme generali sui trasporti

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 309 presentata dai Consiglieri Valetti, Andrissi, Batzella, Bono e Mighetti, inerente a "Rimborsi ritardi agli utenti dei servizi ferroviari e autobus Torino Caselle"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 309.
La parola al Consigliere Valetti per l'illustrazione.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
E' un'interrogazione già piuttosto datata e avevo quasi dimenticato che fosse ancora in attesa.
L'interrogazione riguarda il servizio di trasporto pubblico sulla linea Torino-Caselle espletato da GTT per il servizio ferroviario e da Sadem per il servizio automobilistico.
Il fatto che la direttrice ferroviaria attualmente non conduca direttamente al centro ha comportato un appoggio dei pendolari e delle persone che vanno verso l'aeroporto molto strutturato sulla linea autobus.
Il monitoraggio della linea è, di fatto, un'autocertificazione del gestore, quindi non c'è un controllo sulla veridicità dei dati che quest'ultimo fornisce sulle utenze che serve.
In seguito alle variazioni che ci sono state, che ormai risalgono al 2014, ci sono stati dei problemi che l'utenza ci ha segnalato.
Chiediamo alla Giunta quali misure si intendano applicare per garantire il diritto ad un servizio equo e stabile agli utenti e quando si ritiene di effettuare un monitoraggio strutturato delle linee, che non sia un'autocertificazione del gestore.
Ovviamente ci deve essere la disponibilità ad ascoltare le esigenze delle utenze per calibrare il servizio nel modo più efficace e non semplicemente basandosi su quelle che sono le comunicazioni della compagnia. Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Balocco per la risposta.



BALOCCO Francesco, Assessore ai trasporti

Grazie, Presidente.
In effetti, la Carta dei Servizi gestita da GTT sulla linea per Ceres esiste, è una Carta della mobilità dei servizi ferroviari, ma non risultano indicazioni rispetto alla natura risarcitoria. Esiste invece questa segnalazione nella Carta della mobilità del servizio Sadem, così come sottoscritta assieme all'Agenzia della mobilità metropolitana.
Per quanto riguarda i monitoraggi, in realtà sulla linea bus vengono esercitati dall'Agenzia stessa e invece vengono esercitati direttamente dalla GTT sulla tratta ferroviaria. In entrambi i casi, però, sono in corso revisioni dei livelli di utenza delle due linee proprio per migliorarne il servizio, anche in base all'uso che ne viene fatto dall'utenza.
Lascio a disposizione una risposta scritta molto di dettaglio, che in questo momento mi parrebbe prolisso leggere.


Argomento: Trasporti aerei

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 334 presentata dal Consigliere Valetti, inerente a "Prospettive future per l'aeroporto di Caselle"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 334.
La parola al Consigliere Valetti per l'illustrazione.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Anche qui parliamo delle politiche dello scalo aeroportuale di Caselle.
Questo è uno scalo molto importante della zona, che ha visto affluenze altalenanti, ma comunque stabilizzate su un numero abbastanza costante di passeggeri. Pur essendoci state delle diminuzioni dovute alla crisi e degli aumenti dovuti alla contingenza delle Olimpiadi, comunque il traffico aereo appare al momento stabilizzato su un'utenza prettamente locale e su tratte di breve e media distanza, mentre i numeri dei poli aeroportuali di Milano sono attestati su tutt'altre cifre e guardano a un traffico più intercontinentale.
Questo per dire che è molto importante garantire una sostenibilità economica a tale scalo e capire quali sono effettivamente i numeri potenziali su cui esso si può attestare, perché ciò detta le politiche aeroportuali del Piemonte e detta anche l'impegno di spesa che gli enti vogliono accollarsi, che deve ovviamente rientrare in un piano di investimento realistico, basato sulla possibilità di un ritorno e sul fatto di rendere economicamente stabile e produttivo l'aeroporto tendenzialmente speriamo - senza più esborso di soldi pubblici per il suo mantenimento.
Di conseguenza, è molto importante capire qual è la collocazione di questo aeroporto nel mercato aeroportuale del Nord Italia, non solo del Piemonte.
Le domande sono: qual è la strategia che la Regione intende adottare su Caselle; su quali settori di mercato puntare; quali sono le prospettive di collaborazione con il polo aeroportuale di Milano (Malpensa, Linate Bergamo); se esiste un progetto preliminare di collegamento ferroviario ad alta velocità con Malpensa e, se la Regione lo possiede, condividerlo con i suoi dettagli tecnici; quali sono gli intenti di investimento sull'aeroporto di Cuneo Levaldigi. Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Balocco per la risposta.



BALOCCO Francesco, Assessore ai trasporti

Grazie, Presidente.
Consigliere Valetti, come lei sa, l'aeroporto di Caselle, gestito dalla società Sagat, ormai da alcuni ha un bilancio che non produce più deficit e che è sostanzialmente in attivo, quindi da alcuni anni a questa parte i soci (in particolare i soci pubblici: 10% Comune di Torino, 8% Regione Piemonte, 5% Provincia-Città metropolitana) godono anzi di un dividendo anche significativo.
Per quanto riguarda le strategie, è ormai a un buon livello di redazione il Piano regionale dei trasporti, all'interno del quale esiste un Piano settoriale che riguarda appunto il sistema aeroportuale. Le indicazioni che svilupperà il Piano regionale vanno sostanzialmente nel senso di superare il concetto di territorialità (a cui lei faceva riferimento) legata ai confini regionali, estendendo l'area di studio e di programmazione alle Regioni confinanti, sia italiane (Lombardia e Liguria) che estere (in particolare la Regione della PACA).
Si tratta poi evidentemente anche di introdurre i concetti di sistema aeroportuale, di rete di aeroporti come definiti dalla normativa europea e nazionale, razionalizzando per quanto possibile la ripartizione del traffico attraverso la valorizzazione delle caratteristiche peculiari dei singoli scali e, infine, definire il sistema delle connessioni infrastrutturali ai siti aeroportuali, migliorando l'accessibilità delle strutture, favorendo ovviamente la modalità ferroviaria e l'interconnessione con la rete dell'alta velocità.
In questo senso, due mesi fa si è ottenuto, almeno a livello di bozza del DPR sulla classificazione degli aeroporti, che Caselle sia appunto classificato come aeroporto di particolare rilevanza strategica. Questo DPR deve ancora superare l'iter di approvazione parlamentare e prevede che si realizzi un sistema di alleanza con l'aeroporto intercontinentale di Malpensa, finalizzato a generare sinergie di sviluppo reciproco e dell'intero bacino del nord-ovest.
Questo è evidentemente collegato anche alle previsioni infrastrutturali che dovranno essere sviluppate, due in particolare, fra cui la cosiddetta variante di Galliate, che collegherebbe il nodo ferroviario di Novara all'aeroporto di Malpensa. Non esiste ancora un progetto di dettaglio, ma semplicemente uno studio di fattibilità che prevede un costo attorno ai 70 milioni di euro, e questo investimento è stato confermato dalla Regione l'anno scorso all'interno della sua intesa generale quadro e dell'allegato 12 delle infrastrutture. Ovviamente ciò si collega poi agli interventi più generali sull'intero nodo di Novara.
L'altro grande intervento di interconnessione dell'aeroporto di Caselle con il sistema ferroviario in generale e con l'Alta Velocità in particolare e, di conseguenza, anche tramite la tratta ferroviaria con Malpensa riguarda la linea Torino-Ceres, il collegamento Rebaudengo-Grosseto necessario a garantire il collegamento dell'aeroporto di Torino Caselle con la rete ferroviaria nazionale e alla linea di Alta Velocità Torino-Milano con interscambio nella stazione di Torino Porta Susa.
Per quanto riguarda l'aeroporto di Levaldigi, la Regione non ha più una partecipazione azionaria nella società GEAC, che gestisce l'aeroporto ormai da quasi un anno, quindi non interviene più economicamente e finanziariamente nel mantenimento di quell'aeroporto.


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 351 presentata dalla Consigliera Motta, inerente a "Rilancio della storica linea ferroviaria Alessandria - Nizza Monferrato - Castagnole delle Lanze - Alba" (risposta scritta)


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 351.
La parola alla Consigliera Segretaria Motta per l'illustrazione.



MOTTA Angela

Grazie, Presidente.
Chiederei all'Assessore se mi può consegnare la risposta scritta.
Ringrazio.


Argomento: Parchi e riserve

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 361 presentata dalla Consigliera Frediani, inerente a "Stato di abbandono interventi Parco della Mandria"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 361.
La parola alla Consigliera Frediani per l'illustrazione.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente. Sarò breve, anche perché ho presentato sei interrogazioni e, se mi metto a discuterle tutte, non finiamo più.
Con questa interrogazione chiediamo quale sia lo stato di avanzamento rispetto a un progetto che ha origine nel 1996, addirittura; un progetto che vede coinvolti il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e la Regione Piemonte e che prevedeva la realizzazione, all'interno del Parco della Mandria, quindi vicino alla Reggia di Venaria, di alcuni interventi (un hotel, un museo, un'area per il mercato di prodotti tipici, uno spazio per mostre contemporanee, il Centro Natura e Paesaggio), il tutto finalizzato alla creazione di un vero e proprio centro culturale: un grande centro di cultura europeo ad alto profilo. Da quanto risulta, pare che gli interventi siano attualmente fermi e che le strutture siano in uno stato di degrado, proprio per la mancanza di lavori di restauro e di conservazione ma anche di avanzamento.
Quindi, ci chiediamo se il progetto sia ancora previsto dalla Regione e a che punto sia, se si intenda ancora investire in questo progetto e quale ruolo abbia la Regione. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Frediani.
La parola all'Assessore Parigi per la risposta.



PARIGI Antonella, Assessore alla cultura

Grazie, Presidente.
Per quanto a conoscenza del nostro Assessorato, come riferito dall'Ente Parco La Mandria, i lavori di rifunzionalizzazione di parte del Borgo Castello per destinarlo a Hotel de Charme, definiti nella scorsa legislatura, rientravano in un più generale progetto riguardante "La Venaria Reale" e hanno subito una forte battuta d'arresto nel giugno 2001 a seguito di un crollo di parte dell'edificio cui sono seguiti il sequestro del cantiere e una lunga vicenda giudiziaria (terminata con sentenza della Cassazione penale, nel maggio 2013, che ha riconosciuto la responsabilità a carico di progettisti e responsabili dei lavori, per disastro colposo).
Nel maggio 2012, su proposta dell'Ente Parco La Mandria, la Giunta regionale pro tempore ha costituito un Gruppo di Lavoro per la valorizzazione delle strutture regionali del Parco La Mandria, che coinvolgeva varie direzioni, l'Ente Parco e il Consorzio La Venaria Reale.
Nel contempo, nel 2012, veniva emesso a cura della Direzione regionale al Patrimonio un avviso pubblico per l'affitto degli immobili e pertinenze relative al complesso del Borgo Castello da destinare a ricettività, previo completamento del recupero dell'immobile, rimasto senza esito non essendo state presentate offerte.
L'anno successivo, a quanto risulta, gli Uffici regionali della Direzione Patrimonio hanno lavorato su una nuova proposta di massima per l'affidamento della struttura, con modalità di maggior vantaggio per eventuali investitori privati interessati all'affitto, dati gli ingenti lavori preliminari, ma la procedura non è mai stata definita e, di conseguenza, avviata.
L'Ente Parco, a seguito della nuova legislatura regionale, ha reso noto di aver nuovamente avanzato alla Direzione Patrimonio proposte per la ripresa delle iniziative volte al completamento dei lavori per il previsto hotel, così come per il recupero di altri importanti strutture del Parco attualmente non utilizzate.
Inoltre, per quanto di competenza della scrivente, relativamente agli Appartamenti reali del Castello La Mandria, con provvedimenti della Direzione Cultura - Settore Residenze, Collezioni reali, da fine anno 2014 è stato definito ed approvato un progetto di significativo restauro di buona parte delle collezioni d'arte e degli elementi decorativi presenti negli appartamenti, con attento recupero dei casi con massima priorità oltre ad interventi di funzionalizzazione e messa in sicurezza di alcune parti e miglioramenti degli allestimenti.
Il progetto ha la finalità primaria della conservazione dei beni, ma altresì quella del miglioramento delle attenzioni e della gradevolezza che il percorso museale può offrire ai suoi visitatori.
Quanto al progetto dì un "Grande Centro di Cultura Europea" nel Parco La Mandria, oltre all'inserimento nell'allegato all'APQ del maggio 2001 non è stata rinvenuta agli atti della Direzione documentazione esplicativa di ordine strategico o tecnico.
Con l'occasione, si ricorda che il 30 dicembre 2014 la Regione ha sottoscritto con l'ente Parco La Mandria un Protocollo di collaborazione diretto a rafforzare i rapporti di collaborazione in essere, al fine di promuovere, incrementare e coordinare azioni di valorizzazione integrata delle strutture regionali inserite nel Parco naturale La Mandria e nel Parco naturale di Stupinigi.
In particolare, gli interventi oggetto del Protocollo sono declinabili nelle seguenti tipologie: conservazione e valorizzazione del patrimonio con definizione altresì di interventi di funzionalizzazione di quelle strutture prive di adeguata effettiva destinazione; attività di promozione turistica, culturale ed ambientale, condivise anche con il Consorzio di valorizzazione culturale "La Venaria Reale", con l'obiettivo di un maggior sviluppo delle attività gestionali del Complesso storico - monumentale delle "Residenze Reali" piemontesi; infine, impulso alla creazione di un sistema di incubatori di start up, per servizi turistici nei "parchi reali".
Al fine di mettere in atto questo protocollo, siamo in attesa dei nuovi fondi strutturali europei che già sono destinati in parte, almeno nelle intenzioni, al Parco naturale La Mandria, in particolare al Borgo Castello e a Villa dei Laghi. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Parigi.


Argomento: Beni librari (biblioteche, tutela ecc.

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 424 presentata dalla Consigliera Frediani, inerente a "Biblioteca universitaria Dipartimento Sanità pubblica e Microbiologia"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 424.
La parola alla Consigliera Frediani per l'illustrazione.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Con quest'interrogazione vorremmo fare luce su un avvenimento che è stato un po' trascurato dai mezzi di informazione e non sappiamo se neanche l'Assessore ne fosse a conoscenza.
E' successo che la Biblioteca di Sanità pubblica e Microbiologia dell'Università di Torino, che deriva dall'accorpamento delle due biblioteche di Igiene e Microbiologia, ha ereditato una pregevole collezione di testi, che erano conservati all'interno della biblioteca.
Purtroppo, nel settembre 2014, il patrimonio librario della biblioteca è stato affidato ad una ditta; dico "purtroppo" perché questa ditta ha provveduto a riporre i libri in un magazzino, con una sistemazione non proprio adeguata al tipo di testi, che erano testi piuttosto preziosi alcune copie uniche.
A causa di un corto circuito c'è stato un incendio all'interno di questo magazzino e i Vigili del Fuoco, non conoscendo e probabilmente non avendo coscienza del tipo di materiale contenuto all'interno di questo magazzino, hanno utilizzato l'acqua per spegnere l'incendio e questo ha portato ovviamente all'intera distruzione del patrimonio librario.
Chiediamo all'Assessore anzitutto se fosse informata dei danni subiti da questo patrimonio della Biblioteca di Sanità pubblica; per conoscere quali fondi siano stati erogati in passato alla biblioteca e quali siano gli interventi regionali previsti per la riapertura della biblioteca stessa. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Frediani.
La parola all'Assessore Parigi per la risposta.



PARIGI Antonella, Assessore alla cultura

Grazie, Presidente.
Naturalmente, ne ero a conoscenza.
La Soprintendenza Beni Librari della Regione Piemonte - Direzione Promozione della Cultura del Turismo e dello Sport esercita le competenze in materia di tutela sui beni librari e documentari, già delegate alle Regioni con il DPR n. 3/1972. Poi le darò la risposta scritta con tutti i riferimenti. Si occupa quindi della tutela dei beni librari piemontesi non appartenenti allo Stato.
Nel mese di settembre 2014, dopo aver ricevuto comunicazione dell'incendio occorso alla Biblioteca d'Igiene e Sanità Pubblica (ora confluita nella Biblioteca del Dipartimento di Scienze della Sanità Pubblica e Pediatriche dell'Università degli Studi di Torino), la Soprintendenza ha effettuato ispezioni, si è attivata per valutare i danni e trovare soluzioni consone al recupero dei volumi danneggiati in quanto l'incendio è stato spento con getti di acqua, come ha detto la Consigliera Frediani.
Tutte le operazioni successive sono state seguite costantemente da personale qualificato della Soprintendenza ed autorizzate, come previsto dal Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio.
I volumi superstiti sono stati collocati in un luogo idoneo alle operazioni di suddivisione del materiale in rapporto ai danni subiti.
Attualmente, si sta effettuando l'asciugatura dei libri non gravemente danneggiati secondo i metodi consigliati dagli studi in materia. Non è andata distrutta la totalità della raccolta bibliografica e sono stati salvati anche alcuni dei volumi rari per contenuto. Non è, ad oggi possibile definire il dettaglio delle opere danneggiate e quindi quantificarne il danno.
Aggiungo che il Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dei Carabinieri di Torino, rispetto ai fatti accaduti, ha avviato un procedimento penale che è pendente presso la Procura di Torino.
La Soprintendenza della Regione da anni ha rapporti costanti col personale della Biblioteca in causa, il quale si è attivato per la salvaguardia della raccolta bibliografica, anche promuovendo il restauro di alcuni testi particolarmente significativi e rari per il contenuto.
Nell'anno 2009 la Regione Piemonte ha assegnato un contributo di euro 4678,20 a seguito della presentazione di un progetto di restauro di alcuni volumi.
Ad oggi non sono previsti interventi specifici a favore della biblioteca in oggetto in quanto tutte le istruttorie relative agli interventi sul patrimonio bibliografico e alle sedi bibliotecarie non sono attive in mancanza di disponibilità finanziarie sui relativi capitoli di bilancio dedicati agli investimenti.


Argomento: Turismo religioso

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 425 presentata dalla Consigliera Frediani inerente a "Contributi Turismo di fede - Sahaja Yoga di Cabella"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 425.
La parola alla Consigliera Frediani per l'illustrazione.



FREDIANI Francesca

Cercherò di essere breve perché sono fatti che tutti noi conosciamo e sono stati sulle prime pagine dei giornali qualche mese fa. Parliamo della vicenda legata alla Fondazione di Cabella Ligure.
La Regione, nell'ambito del suo ruolo di sostegno al turismo religioso ha elargito alla Fondazione Mondiale Shri Mataji Nirmala Devi Sahaja Yoga di Cabella Ligure un contributo di 200 mila euro, come parte di contributo per alcuni lavori di ristrutturazione.
Abbiamo appreso dai giornali che la Fondazione, in particolare la scuola, nella sede di Cabella Ligure che ospitava 59 studenti, è stata chiusa a seguito di un'inchiesta della Procura dei Minori di Torino e di alcuni sopralluoghi dell'ASL di Alessandria.
Attraverso questa interrogazione intendiamo sapere l'effettiva entità dei contributi assegnati e liquidati dalla Regione alla Fondazione e le intenzioni della Giunta su eventuali fondi che ancora non siano stati erogati alla luce di quanto successo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Parigi per la risposta.



PARIGI Antonella, Assessore al turismo

Grazie, Presidente.
A riscontro dall'interrogazione di cui all'oggetto presentata dalla Consigliera Frediani, si comunica quanto segue.
Con decreto n. 711 del 18 novembre 2008, così come confermato con il numero 61 dell'11 febbraio 2009, la Regione Piemonte ha concesso, tra gli altri, alla Fondazione Mondiale Shri Mataji Nirmala Devi Sahaja Yoga un contributo a fondo perduto per un importo complessivo di euro 200 mila ai sensi del programma annuale degli interventi 2007, in attuazione a quanto disposto dalla legge regionale n. 34/06 per il sostegno di un progetto denominato Costruzione Centro polifunzionale per area congressi in Valle Borbera.
Pertanto, in conformità a quanto previsto dalla normativa e dalla convenzione n. 14075 del 17 dicembre 2008, in essere con la Regione Piemonte, Finpiemonte S.p.A. ha provveduto ad erogare in data 8 giugno 2010, in via anticipata e dietro presentazione di polizza fideiussoria emessa in data 23 aprile 2010 alla società beneficiaria, l'importo di euro 100 mila, pari al 50% del contributo concesso.
In data 24 marzo 2015, i funzionari della Direzione Promozione della Cultura del Turismo e dello Sport, Settore Offerta turistica, Interventi comunitari in Materia turistica, hanno eseguito un sopralluogo dal quale non sono emerse anomalie e problematiche di particolare rilevanza, in relazione al contributo a suo tempo concesso.
Tuttavia, venuti a conoscenza, successivamente a sopralluogo effettuato, da articoli di stampa, dell'ordinanza del Sindaco di Cabella Ligure, che ha disposto la chiusura a fini cautelativi della struttura ed appreso che sono ancora in corso alcuni accertamenti da parte delle autorità giudiziarie, si è in attesa di ottenere maggiori elementi di natura formale al fine di valutare la posizione regionale e l'assunzione di eventuali provvedimenti in merito.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 428 presentata dalla Consigliera Frediani, inerente a "Bottero S.p.A., quali garanzie occupazionali e produttive"

Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 452 presentata dalla Consigliera Frediani, inerente a "Mensilità non pagate per i dipendenti del Gruppo Veneziani Editore"

Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 453 presentata dalla Consigliera Frediani, inerente a "Inclusione dei lavoratori della De Tomaso S.p.A. nel piano di ricollocazione per 800 addetti del settore meccanica"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 428.
La parola alla Consigliera Frediani per l'illustrazione



FREDIANI Francesca

Per non farmi odiare troppo dai colleghi illustrerei anche le altre interrogazioni, facendo quindi una domanda unica all'Assessore. Sono situazioni che ben conosciamo e che abbiamo più volte affrontato discusso in Consiglio.



PRESIDENTE

Prego, Consigliera Frediani.



FREDIANI Francesca

In particolare, sulla Bottero di Trana volevo sapere se l'Assessore ha degli aggiornamenti. Ci risulta che, recentemente, si sia riunito un tavolo. Vorremo capire, quindi, se ci sono notizie da parte dell'azienda notizie che possano fare capire se l'azienda stia attuando un'operazione di delocalizzazione o se ci siano, effettivamente, le motivate ragioni per procedere a questi licenziamenti.
Per quello che riguarda il Gruppo Guido Veneziani, ci risulta che non siano pagati gli stipendi ai lavoratori. Secondo notizie di corridoio ci risulta che, probabilmente, l'azienda tornerà o, comunque, Guido Veneziani sta cercando di riconsegnarla all'amministratore delegato Farina in base ad una clausola contenuta nel contratto di cessione. Vorremo capire se il comportamento di questi due imprenditori sia eticamente corretto - anche se la risposta in parte la conosciamo - e quali siano le ricadute sui lavoratori.
Relativamente alla De Tommaso vorremmo capire se c'è qualche dettaglio un po' più chiaro sul piano di ricollocazione e se quei lavoratori saranno inseriti nel piano più generale, annunciato dal Presidente Chiamparino, di ricollocazione nel settore metalmeccanico.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Pentenero per la risposta.



PENTENERO Giovanna, Assessore al lavoro

Grazie, Presidente.
Cercherò di fornire risposte esaustive in ordine a quanto mi è stato richiesto.
In merito all'azienda Bottero ieri si è tenuto un tavolo di concertazione e oggi un'assemblea sindacale all'interno dell'azienda stessa, ed è stato sottoscritto, da parte di una sola sigla sindacale l'accordo concernente la mobilità volontaria per 42 lavoratori.
Cerco di fornire alcuni elementi in merito a quanto è stato richiesto cioè se ci siano le condizioni di carattere aziendale o se sia soltanto una mera riduzione di personale. Da quello che noi abbiamo potuto analizzare la Bottero è un'azienda che lavorava principalmente con i mercati della Cina, del Giappone e dell'Indonesia e, recentemente, con i mercati dell'ex Unione Sovietica per i quali, negli ultimi temi, c'è stata una riduzione del fatturato pari al 95% del giro di affari complessivo dell'Azienda. Il 95% dell'attività, quindi, è su Paesi stranieri e c'è stata una riduzione così significativa del fatturato.
Questo determina una riorganizzazione del personale. Oggi la prima riorganizzazione è avvenuta all'interno dello stabilimento di Trana; come ho detto, ieri si è riunito un tavolo dove si è arrivati soltanto ad un'ipotesi, ma questa mattina, durante l'assemblea sindacale, abbiamo ricevuto la notizia che una sigla sindacale ha deciso di firmare l'accordo pertanto l'accordo è ritenuto valido per i 42 lavoratori che hanno aderito volontariamente alla mobilità.
Sullo stabilimento di Cuneo le ipotesi di riduzione sono significative ma la trattativa, quindi l'avvio della messa in mobilità, è partita solo la scorsa settimana, quindi non siamo ancora in grado di dire quale sia il destino. Abbiamo chiesto in più occasioni la possibilità di unire i due stabilimenti, quindi una trattativa sola, ma non è stato possibile ottenere questo tipo di soluzione.
Per quanto riguarda i lavoratori della De Tomaso, non traccio nuovamente tutta la storia perché sarebbe mera cronaca che consegniamo tristemente alla storia, ma ribadisco che all'inizio di quest'anno abbiamo presentato, secondo un bando del Ministero del Lavoro, una sperimentazione per il contratto di ricollocazione, che prevedeva l'utilizzo di due milioni e mezzo per avviare una sperimentazione su questi lavoratori.
Il 15 maggio, il Ministero del Lavoro ci ha comunicato che i progetti finanziati sono risultati più numerosi del previsto, quindi hanno dato priorità a quelle Regioni che hanno attribuito una quota di co finanziamento ai progetti.
Il nostro progetto resta in attesa di finanziamento, che immaginiamo di poter avere nel mese di luglio, poiché il Ministero stanzierà altre risorse che derivano da altre attività che si stanno chiudendo, quindi potremmo partire con il mese di luglio.
Nel merito, rispetto a come intendiamo dare attuazione a questa progettazione, è evidente che si tratta di una sperimentazione legata al contratto di ricollocazione, ma va anche collegata a quello che questi lavoratori hanno già fatto in questi anni, cioè percorsi di formazione che hanno permesso loro di approfondire alcune competenze che in quel momento risultavano residuali rispetto alle potenzialità dei lavoratori della De Tomaso.
La parte formativa nel contratto di ricollocazione, quindi, se non dovessero subentrare percorsi specifici (e quindi competenze diverse rispetto alle loro), la considereremo come percorso già acquisito. Vorremo fare un'azione mirata per l'ultima parte di un percorso in cui si cerca soltanto - uso il termine "soltanto" virgolettato - di ottenere possibilità di ricollocazione anche attraverso il coinvolgimento delle parti sociali che è l'altro aspetto qualificante del progetto. Si tratta di 850 lavoratori. E' un numero importante, una storia particolare e di professionalità, in cui anche le parti datoriali hanno ritenuto utile dare il proprio contributo per la ricollocazione.
Anche per quanto riguarda il gruppo Veneziani non ripercorrerei tutta la storia, perché credo sia conosciuta, ma vorrei solo sottolineare rispetto all'ultima domanda, che, ad oggi, Guido Veneziani risulta indagato dalla Procura di Asti per bancarotta fraudolenta e bancarotta semplice proprio in relazione innanzitutto - e sottolineo il termine "innanzitutto" per la vicenda Rotoalba. Attendiamo quindi gli esiti.
E' certamente una situazione travagliata e complicata, che ha visto innescarsi molteplici questioni e molteplici aspetti, che hanno determinato una situazione di grossa difficoltà per un numero significativo di dipendenti. Anche in questo caso, nei diversi gruppi di aziende che toccano il Rotoalba, arriviamo a quasi 400 lavoratori. Un numero rilevante.
La situazione è molto complicata, e ad oggi non resta loro che l'utilizzo degli ammortizzatori sociali, per i quali, con grande attenzione, quest'anno abbiamo cercato di seguire le diverse vicissitudini.
Tuttavia, l'ultima notizia, cioè che la Procura sta indagando, pone drammaticamente fine ad una situazione molto complicata e difficile.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 469 presentata dal Consigliere Rossi, inerente a "Procedura di bonifica dell'amianto di strade contaminate nei Comuni di Vespolate e Nibbiola"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 469.
La parola al Consigliere Rossi per l'illustrazione.



ROSSI Domenico

Grazie, Presidente.
Cercherò di illustrare molto brevemente l'interrogazione, che è alquanto complessa.
Le questioni sono tre: una riguarda la storia e i fatti che cercher brevemente di riassumere; le altre due, che rappresentano le domande conclusive dell'interrogazione, riguardano il pagamento, da parte della Regione alla Provincia, per avanzamento lavori e la possibilità di continuazione.
Andiamo con ordine.
Si parte nel 2010, quando la Provincia di Novara fa partire il percorso per la bonifica di pietrisco contenente amianto per le strade dei Comuni di Vespolate e Nibbiola. Chiaramente questa gara viene fatta con un bando di rilevanza comunitaria, perché gli importi sono cifre elevate.
La gara viene vinta dalla ditta 1 Emme s.r.l. con sede in Medolago Provincia di Bergamo. Uno dei motivi per cui questa gara viene vinta dalla ditta sopra citata è perché viene dichiarato l'utilizzo di un macchinario particolarmente innovativo che avrebbe permesso l'aspirazione del pietrisco in maniera non standard.
Il problema è che dopo le prime lavorazioni questo metodo, a detta dalla ditta, non risulta essere utilizzabile per continuare i lavori pertanto la ditta stessa chiede di cambiare metodo, di tornare ad un metodo tradizionale, proponendo anche un risparmio rispetto ai costi iniziali.
Viene così applicato un meccanismo per cui questo risparmio viene diviso a metà tra l'ente Provincia e la ditta stessa che propone il risparmio.
Cosa succede? Succede che, mentre la Regione ha sempre richiesto alla Provincia che questa variante fosse sottoposta di nuovo a parare ARPA, la Provincia ha sempre sostenuto che fosse sufficiente un semplice parere dell'ASL. Tra l'altro, in questi giorni ho scoperto che pare neanche esistere un parere ufficiale dell'ASL, ma esiste soltanto un verbale di due ispettori sul cantiere, che è cosa diversa da un parere dell'ASL.
Intanto la Provincia decide di pagare lo stesso l'avanzamento lavori nonostante la Regione avesse posto dei paletti.
Nel frattempo, però, questa ditta, la 1 Emme srl, riceve un'interdittiva antimafia da parte della Prefettura di Bergamo, e questo fa sì che i lavori vengano bloccati.
Le questioni che quindi pongo all'Assessore sono due.
La prima è relativa ai pagamenti. La Provincia di Novara ha comunque erogato tre avanzamenti lavori, nonostante la Regione avesse chiesto un parere preliminare di ARPA, quindi mi chiedo se sia possibile che la Regione paghi questi avanzamenti lavori, oppure, se tutto è in capo alla Provincia, non capisco chi risponderà di questi pagamenti.
La seconda questione è più preoccupante, perché riguarda la salute dei cittadini. Questi lavori li dobbiamo concludere, perché fino a quando non terminiamo l'asportazione di pietrisco contenente amianto, questo potrebbe costituire un problema per la salute dei cittadini.
Grazie.



PRESIDENTE

Risponde l'Assessore Valmaggia; prego.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'ambiente

Grazie, Presidente.
Cercherò di recuperare i minuti che ho utilizzato in più nella precedente risposta, anche perché poi lascerò al Consigliere Rossi la risposta scritta.
Il 3 maggio 2007 la Regione Piemonte assegnava alla Provincia di Novara, individuata quale soggetto attuatore, un finanziamento di un milione e 750 mila euro per l'intervento di bonifica del sito n. 1235 "Pietrisco ferroviario nei Comuni di Vespolate e Nibbiola", e di 200 mila euro per una prima fase di messa in sicurezza ed emergenza.
Nell'ambito della gestione dell'appalto, il 18 aprile 2013 la Provincia di Novara approvava una variante al progetto finanziato, che non veniva sottoposto alla verifica degli Uffici regionali. Tale variante prevedeva una sostanziale modifica delle modalità di scavo, con la sostituzione del previsto escavatore a risucchio con un escavatore di tipo tradizionale, per superare le presunte difficoltà incontrate nell'operazione di rimozione del pietrisco di amianto.
Per quanto riguarda l'oggetto della variante, gli Uffici regionali non ritenevamo ci fossero le condizioni per riconoscere all'appaltatore il 50 per cento delle economie derivanti dalla perizia di variante in diminuzione.
L'11 giugno 2013 e il 22 luglio 2013 veniva poi richiesta ad ARPA Piemonte una verifica della variante progettuale approvata, anche al fine di verificare se le modifiche apportate alla tecnica di scavo garantissero almeno lo stesso livello di salvaguardia ambientale, rispetto alla soluzione progettuale approvata in Conferenza dei servizi.
In attesa del pronunciamento di ARPA, si provvedeva a bloccare la liquidazione degli stati di avanzamento dei lavori relativi alle attività svolte successivamente all'approvazione della variante. Trattasi dello stato di avanzamento lavori n. 3 e successivi.
Il 26 febbraio 2014 è stata attivata dalla Provincia di Novara una specifica Conferenza dei servizi per l'approvazione di una seconda perizia di variante e il 20 maggio scorso la Provincia di Novara comunicava la revoca dell'affidamento e la risoluzione del contratto stipulato con la ditta 1 Emme Soluzioni ambientali, avvenuta con determina il 18 maggio 2015.
Ad oggi le attività di bonifica risultano quindi sospese. Sulla base dei fatti esposti non ci sono al momento le condizioni per procedere all'erogazione del finanziamento relativo agli stati di avanzamento lavori delle attività svolte successivamente all'approvazione della prima variante da parte della Provincia di Novara.
Inoltre, il completamento dei lavori risulta subordinato alla rimozione delle seguenti condizioni ostative: primo, l'individuazione di una ditta che subentri alla 1 Emme Soluzioni ambientali per il proseguo dell'attività di bonifica; secondo, la conclusione della Conferenza dei servizi per l'approvazione della seconda perizia di variante; terzo, il pronunciamento di ARPA Piemonte circa la compatibilità ambientale delle operazioni di scavo modificate con la prima perizia di variante.
Grazie.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione - Cultura: argomenti non sopra specificati

Interpellanza n. 433 presentata dal Consigliere Grimaldi, inerente a "I've seen things you people wouldn't believe"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'interpellanza n. 433: ho visto cose meravigliose e lascio a lei, collega, il titolo in inglese.
La parola al Consigliere Grimaldi per l'illustrazione.



GRIMALDI Marco

Presidente, il titolo è in inglese, ma è una frase celebre di un noto film: "Ho visto cose che voi umani non avete mai visto".
APPIANO Andrea (fuori microfono) "Blade runner"!



GRIMALDI Marco

"Blade runner". Esatto: "I've seen things you people wouldn't believe".
Il senso è questo. Credo che in molti abbiano notato quello che è successo più di un mese fa, cioè che questa produzione dal nome "Mechanismo", di Lou Castel con regia di Luis Nero, ha fatto una cosa inedita nel panorama italiano, in cui si era già visto tanto nell'ambito degli stage gratuiti nel mondo del lavoro legato al cinema; così come si erano visti i nuovi meccanismi della "promessa".
Non so se avete letto - oltre al caso di Expo e del lavoro gratuito quali sono, ormai, le strategie commerciali di molte aziende: addirittura quelle di chiedere alle persone di pagarsi la formazione. I termini sono anche interessanti: penso al tipo di operazione che hanno condotto Ryanair o altre grandi aziende, che chiedevano 3.000 euro per questi corsi, con questa promessa dell'assunzione.
Ecco, quello che è successo a livello torinese è un unicum. Non si chiedeva, infatti, di pagare una formazione per poi partecipare. No, si chiedeva di partecipare ad un'esperienza nel fare l'aiuto cameraman o l'aiuto regista; ma in quest'esperienza, dopo il lavoro gratuito, abbiamo per la prima volta superato una barriera: paghi per lavorare, paghi per fare l'aiuto cameraman o l'aiuto regista! Guardate, a me questo aspetto ha inquietato. Ho fatto il primo lavoro della mia vita fra i 17 e i 18 anni; mi pagavano tanto, per l'epoca, e la formazione me l'hanno corrisposta loro; e mi riconoscevano la diaria, per formarmi, perché mi formavano per fare un lavoro che era utile a quell'azienda: dal primo anno mi pagavano 12.000 lire l'ora e poi, dopo qualche mese, 16.000.
Ecco, la cosa incredibile è che nel nostro sistema - purtroppo, in quel caso, patrocinato anche da Film Commission, che in realtà ha pagato la produzione, lo dico già: ovviamente non è dipendente né responsabile della promozione - l'idea che qualcuno possa anche solo immaginare di chiedere che vengano pagati 500 euro per lavorare gratuitamente - anzi, per fare l'assistente del regista o l'assistente del fotografo - e vivere un'esperienza incredibile pagando per lavorare, rappresenta un elemento inaccettabile. Io lo dico sinceramente.
Purtroppo, poi, so la risposta, perché ormai è passato più di un mese.
Allora dico soltanto, e poi mi taccio, sapendo già che Film Commission si dirà non responsabile, che vorrei solo che questo sistema venga monitorato.
Guardate, infatti, che proprio nel mondo del cinema è nata questa idea della "promessa": ci sono attori famosi che pensano di potersi far pagare per vedersi tagliare le proprie vigne! Ecco, io lo dico così, perché purtroppo questo è giù successo: vorrei solo che l'Assessore - visto che mi risponderà - monitori, affinché questo non avvenga mai più; e che, anzi, nel mondo degli stage e della formazione dentro quei luoghi ci sia un po' più di attenzione.
Grazie.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Parigi per la risposta.



PARIGI Antonella, Assessore alla cultura

Grazie, Presidente e grazie, Consigliere Grimaldi.
Naturalmente, Consigliere, le darò la risposta con tutti i dettagli su quanto da lei messo sotto la lente di ingrandimento.
Ritengo però doveroso chiarire gli esatti termini della questione in argomento e il quadro oggettivo dei rapporti intercorsi tra la società di produzione Louis Nero s.a.s. e la Fondazione Film Commission Torino Piemonte. Il ruolo di Film Commission non è stato di collaboratore nella produzione del cortometraggio in questione, bensì quello di Ente sostenitore, a seguito di una procedura selettiva.
Detto questo, resta comunque il fatto in sé che, pur circoscritto all'episodio, questo Assessorato non può che considerare censurabile tenuto conto della somma richiesta a fronte di una supposta esperienza formativa dalle caratteristiche certamente limitate, vista la portata del progetto produttivo. Si condivide l'allarme sollevato da lei, Consigliere rispetto alla situazione di precarietà di molti rapporti di lavoro in ambito culturale, certamente anche conseguenza della pesante situazione di crisi in cui versa il settore a seguito del forte ridimensionamento delle risorse disponibili, ma all'interno dei quali si inseriscono discutibili operazioni, quali quelle evidenziate dall'interpellanza, che paiono forme di autofinanziamento di progetti a spese di giovani attratti da sedicenti percorsi formativi che, nel caso sollevato, non paiono supportati da modalità e contenuti espliciti e trasparenti.
La mozione n. 229, approvata all'unanimità dal Consiglio regionale del Piemonte il 3 marzo 2015, può non solo costituire un punto di riferimento per il settore degli appalti, a cui la stessa fa maggiormente riferimento ma anche servire da strumento per far sì che gli Enti partecipati dalla Regione - in questo caso operanti in ambito culturale - siano sensibilizzati alla sorveglianza sull'osservanza dei corretti rapporti di lavoro, nel rispetto dei contratti collettivi nazionali.
In particolare, si provvederà ad evidenziare quanto contenuto nella mozione n. 229, proprio a quegli Enti partecipati - quali, in questo caso specifico, la Fondazione Film Commission Torino Piemonte - che sono, per fini statutari, deputati a svolgere a loro volta azione di sostegno ad attività di terzi come quelle, nel caso in oggetto, a favore della produzione cinematografica e audiovisiva.
Grazie.



PRESIDENTE

Dichiaro conclusa la trattazione del sindacato ispettivo.



(Alle ore 15.38 il Presidente dichiara esaurita la trattazione del punto all'o.d.g. inerente a "Svolgimento interrogazioni e interpellanze")



(La seduta ha inizio alle ore 15.39)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Gancia, Gariglio e Marrone.


Argomento: Psichiatria

"Riordino dei servizi psichiatrici" richiesta di sessione straordinaria ai sensi dell'articolo 50 del Regolamento interno del Consiglio regionale presentata dai Consiglieri Porchietto, Vignale, Andrissi, Bertola, Marrone Bono, Graglia, Campo, Batzella, Gancia, Valetti, Berutti, Mighetti Frediani e Ruffino (atti d'ndirizzo collegati: ordine del giorno n. 408 ordine del giorno n. 409; ordine del giorno n. 410; ordine del giorno n. 337)


PRESIDENTE

La seduta prosegue in sessione straordinaria, ai sensi dell'articolo 50 del Regolamento interno del Consiglio regionale, con l'esame del punto 2) all'o.d.g., inerente a "Riordino dei servizi psichiatrici".
E' stata chiesta a questa Presidenza la possibilità di audire alcuni rappresentanti delle associazioni per i diritti dei malati. Ho spiegato informalmente a qualche rappresentante che le audizioni vengono coordinate e in genere assegnate alle Commissioni, oppure viene dato spazio nella pausa tra il Consiglio della mattina e quello del pomeriggio, dalle ore 13 alle ore 15. Io, però, suggerirei (solo se ho il consenso dei Capigruppo) di sospendere per un minuto la seduta. Invito i Capigruppo a recarsi presso la Presidenza.
Se ho il consenso dei Capigruppo, sospendo la seduta straordinaria per mezz'ora, cercando di stare nei tempi, in modo che i rappresentanti possano rappresentare le loro richieste all'Assessore e all'Aula. Poi, rientriamo in aula e iniziamo il dibattito del Consiglio straordinario.
Invito i colleghi Capigruppo a recarsi presso la Presidenza.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 15.41, riprende alle ore 15.42)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Invito gli ospiti ad accomodarsi, compatibilmente con le norme di sicurezza, verso la Sala Viglione. Invito i commessi a fornire le indicazioni per raggiungere la Sala. I Capigruppo e i Consiglieri interessati possono salire in Sala Viglione: questa sorta di audizione durerà all'incirca mezz'ora. Raccomando la capacità di sintesi. Grazie a tutti.
Colleghi, approfitto per dire che la sospensione è resa possibile dal sottoscritto solo ed esclusivamente perché si tratta di un Consiglio straordinario (i richiedenti devono rappresentare delle argomentazioni finalizzate al Consiglio straordinario), per evitare che in futuro, per qualsiasi altro tipo di contestazione, venga richiesto alla Presidenza uno stesso trattamento, perché non sarà dato.
La seduta è sospesa.



(Alle ore 15.44 la Consigliera Segretaria Motta comunica che la seduta riprenderà inizio alle ore 16.25)



(La seduta riprende alle ore 16.35)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Invito i colleghi a prendere posto.
Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Il Consiglio straordinario è stato richiesto per una serie di motivi che provo a sostanziare, pur essendo tra loro differenti.
Un motivo afferisce al rispetto delle regole. Questo Consiglio regionale assunse, il 20 dicembre 2013, la delibera n. 260; una delibera di attuazione di un protocollo nazionale relativamente ai servizi residenziali psichiatrici e non solo residenziali, che dava mandato alla Giunta regionale di attuare la delibera stessa entro 60 giorni, con il parere vincolante della Commissione consiliare competente.
E' evidente che c'è un aspetto che riguarda il Consiglio, la Giunta e lei - come Presidente del Consiglio - che è di carattere meramente formale dove la forma, però, assume sostanza, poiché la delibera è stata assunta senza il parere della Commissione consiliare competente. Questo è un aspetto di merito, che però non poteva che tornare al Consiglio, essendo all'interno di un'aula legislativa ed avendo la Giunta un potere che le ha consegnato il Consiglio stesso.
Vi è un altro aspetto che riguarda sempre la forma e che riguarda nuovamente lei, signor Presidente, relativo al fatto che la delibera del 3 giugno modifica anche la DCR n. 357-1370 del 1997. Pertanto, vi è un atto di Giunta che modifica una delibera di Consiglio e - come è noto a lei e a tutti i colleghi - questo non può essere fatto neppure motivandolo con la giustificazione dei Piani di rientro, perché chiunque abbia la pazienza di leggere la delibera del 23 dicembre 2013, questa fa riferimento ai Piani di rientro. Per lo stesso motivo dei Piani di rientro, il Consiglio regionale assunse quella delibera.
Vi sono, poi, degli aspetti di natura sostanziale.
Il primo riguarda l'illegittima o meno della deliberazione. Non è certamente questo Consiglio a doverlo decidere, ma la Presidenza del Consiglio e gli Uffici legislativi sì, perché esiste una nostra richiesta di parere, nel merito. Potrà deciderlo in seguito un Tribunale Amministrativo, ma noi cerchiamo di gestire questo tema estremamente delicato, demandando ad altri di fare il proprio mestiere.
Vi è un aspetto sostanziale per cui, allorquando una deliberazione richieda il parere della Commissione, si deve venire in Commissione, anche perché non solo il nostro Gruppo consiliare e il sottoscritto, ma più soggetti hanno richiesto che si discutesse di questo. Il Consigliere Ravetti mi è testimone del fatto che da alcuni mesi chiediamo che la PDCR n. 44, presentata dal nostro Gruppo consiliare e che non interviene solo sul tema della residenzialità, ma anche su altri aspetti delle cure relativamente alla salute mentale, sia posta in discussione.
E allora, l'aspetto sostanziale è che non si può scavalcare il Consiglio regionale con una giustificazione relativa alla fretta, perch siamo certamente di fronte ad un'esigenza (poi arriverò su questo), ma non alla fretta, perché la deliberazione entra in vigore il 1° gennaio 2016.
Sugli aspetti sostanziali intendiamo svolgere alcune valutazioni e al riguardo abbiamo presentato una mozione, di cui dirò in conclusione.
Il maggiore timore che abbiamo è che la finalità di questa delibera che ha al proprio interno alcune incongruenze, salvo avere un concetto diverso rispetto alla cura della salute mentale, che peraltro nell'audizione appena conclusa abbiamo ascoltato - è quella di trasformare le attività di riabilitazione sociale all'interno dei gruppi appartamento non più come attività in un percorso di cura individuale per singolo paziente, ma in un percorso che da una parte è sanitario e dall'altra parte, invece, scaricando i gruppi appartamento interamente sulle politiche sociali, diventa di "semplice" politica sociale (semplice volutamente fra virgolette), dove il concetto di assistenza (e non cura) del paziente all'interno di una struttura è superiore a quello relativo alla cura.
Questa deliberazione - dicevo - presenta una serie di incongruenze: un numero significativo di aumento di ore di OSS e una riduzione di ore riguardanti gli operatori (psicologi e altri soggetti) che operano all'interno dei gruppi appartamento). Inoltre, presenta una differenziazione dei tempi tra le rivalutazioni dei pazienti e l'entrata in vigore della deliberazione: la rivalutazione dura un anno, mentre la delibera entra in vigore dal 1° gennaio 2016. Pertanto, ci domandiamo: "I pazienti non ancora rivalutati in quel momento, dove staranno?".
Ma alla domanda "perché la delibera?", l'unica risposta che sono stato in grado di darmi è quella di scaricare 10-15 milioni di euro (poi verremo anche su questo) dalla sanità alle politiche sociali.
Un'altra domanda che formulo, conoscendo la risposta: "Scaricando sulle famiglie e sugli Enti gestori (quindi sui Comuni) più di dieci milioni di euro, la Regione Piemonte aumenta il numero di risorse agli Enti gestori per potersi fare carico di questo costo?". La risposta è: "No, perch sappiamo che all'interno del nostro bilancio ci sono risorse risicate per svolgere le funzioni che questa deliberazione non prevedeva". E, quindi certamente non ha una garanzia.
Vorremmo, poi, sottolineare ciò che in questa delibera manca: innanzitutto il coinvolgimento. La precedente Amministrazione predispose due deliberazioni che lasciò all'Amministrazione che oggi governa il Piemonte, proprie perché la IV Commissione non poté esprimere un parere.
Non ho voglia, in questo caso, di fare del "passatismo", ma ricordo solo che le slide che il Gruppo consiliare del Partito Democratico present avevano una serie di riflessioni, secondo cui spostare questa spesa da una direzione (sanità) all'altra (politiche sociali) sembra veramente una presa in giro, e altre valutazioni di questo tipo. Le slide si concludevano dicendo: "La bozza di deliberazione in questione va ritirata. Considerato che si tratta di mettere mano a una deliberazione di 17 anni fa, destinata quindi a durare nel tempo, è impensabile prevedere di modificarla senza un passaggio in Commissione consiliare e in pochi giorni, spinti dalla fretta della fine della legislatura". Uno può sempre cambiare idea, lo abbiamo visto anche in altri casi: certo, nell'arco di dodici mesi è alquanto singolare! Ma vi è un altro aspetto, che è ciò che dicevo che manca in questa delibera: innanzitutto manca un coinvolgimento.
Quelle due bozze di delibera che lasciammo in eredità alla Giunta potevano essere modificate, come lo sono state, ma certamente avevano un merito: quello di aver fatto un percorso lungo (tant'è che non deliberammo entro 60 giorni dall'approvazione della delibera quadro, ma saremmo stati pronti ad aprile, se la legislatura fosse terminata nel suo periodo consueto) e di aver coinvolto le associazioni e tutto il mondo del terzo settore, cioè gli erogatori di cura; inoltre, inserivano alcuni concetti che a noi paiono essenziali, che è l'altra parte negativa di questa delibera, perché assente: la scelta del luogo di cura e il superamento dell'autoreferenzialità dei Dipartimenti di Salute Mentale.
La psichiatria è l'unica parte di sanità piemontese (oggi con la vostra delibera non è più "sanità") in cui un singolo soggetto - il Dipartimento di Salute Mentale - individua il soggetto erogatore, invia il paziente ed esercita i controlli. Ed è l'unica parte di sanità piemontese in cui il paziente non può scegliere il luogo in cui decide di curarsi. Perché in qualunque altra parte della sanità piemontese, dalla scelta del medico curante alla scelta della struttura in cui fare un qualunque esame diagnostico, il paziente sceglie: ha la facoltà di scegliere una struttura pubblica o una struttura privata convenzionata. In psichiatria questo non avviene.
Vi è un altro aspetto relativamente alla rivalutazione: se andremo avanti con questa delibera, un numero consistente di pazienti che oggi sono all'interno delle strutture "gruppi appartamento" verranno certamente rivalutati come "soggetti a cura psichiatrica", quindi certamente entreranno nelle case di cura psichiatriche, tema che questa delibera non affronta (anomalia piemontese che, invece, si stava cercando di affrontare); inoltre, come dicevamo, non interviene relativamente alla scelta del luogo di cura e all'accreditamento, tantomeno, cosa che invece era prevista, sull'osservatorio.
Credo che oggi non sia utile (sebbene per noi sia forse più semplice) una sorta di "contrapposizione formale", per cui da una parte c'è l'opposizione che ha richiesto un Consiglio straordinario, e quindi prova in qualche modo a uscire vincitrice rispetto a quelle che sono le proprie posizioni. Credo, piuttosto, che oggi al centro della nostra discussione ci debba essere, com'è per la PDCR n. 44 da noi presentata e com'era per la PDCR presentata nella precedente legislatura, la cura del paziente, con un progetto individualizzato e condiviso dalle famiglie, oltre che dal DSM con la scelta del luogo di cura e con una serie di aspetti.
Innanzitutto non abbiamo fretta: cioè se oggi non vogliamo individuare un vincitore e uno sconfitto, ma badiamo a dare soluzioni alla nostra Regione, abbiamo tutto il tempo di sospendere, di revocare, di fare quello che credete rispetto a questo atto, che tanto entrerà in vigore dal 1 gennaio 2016, e di coinvolgere i soggetti che, con molta attenzione abbiamo prima ascoltato nell'audizione che si è tenuta, e cercare di fare in modo che quelle parti che sono state indicate siano contenute all'interno della delibera.
Uno può deliberare a dispetto dei santi, ma quando l'ANCI regionale ieri ha deliberato esprimendosi in modo contrario rispetto alla delibera che avete approvato; quanto tutte le associazioni di pazienti e di familiari vi dicono che la delibera va modificata; quando i soggetti gestori vi dicono che la delibera va modificata; quando Psichiatria Democratica, unitamente ad altri soggetti, vi dice che la delibera va modificata, non vi viene il sospetto - visto che non avete udito neanche un singolo soggetto che vi ha detto che la delibera va bene - che la delibera non vada bene? Qualche volta si sbaglia! Io ho avuto la responsabilità (talvolta non il privilegio) di fare il Consigliere regionale nella precedente legislatura. Di sbagli ne abbiamo fatti; ma talvolta, anche con l'indicazione delle opposizioni, ne abbiamo anche saputi correggere. Perché sbaglia solo chi governa, chi fa. Chi non fa, è difficile che sbagli! Allora, senza vinti e vincitori, si dovrebbe prendere atto che vi è una delibera che non risponde a quelle che sono le esigenze di tutti, non solo di un settore! Perché non stiamo parlando di tariffe o di orari, ma di un settore intero.
Come chiediamo nella mozione, noi riteniamo che il percorso da seguire sia quello di sospendere l'atto, perché è un principio fondamentale (poi arriveremo alla discussione sulle mozioni), e provare a scriverne insieme un altro, anche con la Commissione consiliare competente. Questo ci permettiamo di dire. Noi crediamo che questi siano alcuni degli aspetti (non tutti) che giudichiamo fondamentali.
Non vorremmo solo essere fraintesi su un tema: noi crediamo che sia urgente - anzi urgentissima - una riforma del sistema di residenzialità psichiatrica piemontese. Lo diciamo da molti anni (io personalmente, ma anche molti altri colleghi), perché questo è certamente un sistema che non funziona: è un sistema che paga la stessa prestazione a tariffe diverse; è un sistema che si è inventato le modalità di compartecipazione più differenti. Oggi noi abbiamo pazienti che compartecipano al cento per cento del costo della retta! È un sistema che non ha controlli. In molti casi è un sistema che va migliorato.
Non abbiamo dubbi, quindi, che una riforma dei sistemi residenziali vada attuata. Chiediamo che si faccia, come si tende a fare buon governo coinvolgendo tutti i soggetti interessati, fra cui anche il Consiglio regionale, come la delibera consiliare prevede.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Giunta regionale.
Prego, Assessore Saitta; ne ha facoltà.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Colleghi, sicuramente l'Assessore Ferrari completerà il mio intervento essendo questa una delibera a doppia firma, però al di là degli aspetti formali, vorrei sicuramente evitare in questo intervento le polemiche. Mi riferisco, evidentemente, alle polemiche di carattere politico.
Farò riferimento, soprattutto, agli interventi che ho sentito nel corso dell'audizione, ai cittadini, agli operatori e ai gestori che ci stanno ascoltando, perché hanno posto delle questioni vere che necessitano di essere affrontate.
Permettetemi soltanto di dire, però, visto che questo è un dibattito di Consiglio, che non è la prima volta che il collega Vignale ci parla delle magnificenze del passato. È stato talmente "magnifico" il passato che noi abbiamo strutture non accreditate: la Regione ha pagato e continua a pagare strutture non accreditate! E' stato così magnifico il passato che il responsabile dei Distretti mentali continua ad avere quell'autonomia che non è stata assolutamente ridotta, e non mi pare che questa sia una grande eredità che è stata concessa a chi è arrivato dopo, cioè a noi.
Mi fermo qui.



(Commenti del Consigliere Vignale)



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Non è soltanto un tema della delibera, è un problema di decisioni. Ad ogni modo, veniamo alla delibera e veniamo agli interventi che sono stati attuati, alle questioni che ho colto nel dibattito che si è sviluppato da quando il 3 giugno abbiamo approvato la delibera. E' stato un dibattito che si è svolto anche sui social network, al quale ho avuto modo di partecipare e di rispondere, possibilmente puntualmente, e mi pare che, strada facendo in qualche maniera stiamo definendo le questioni sostanziali che debbono essere affrontate. Qui vi dirò come intendiamo affrontarle.
Quello che sicuramente non è vero - lo dico soprattutto per evitare problemi - è che da parte di questa Amministrazione regionale, da parte di questa maggioranza e di questa Giunta, c'è una insensibilità al tema della psichiatria, c'è una insensibilità al tema della residenzialità. No: fa parte della nostra cultura politica. Lo dico perché, in qualche maniera, in questi giorni, dopo aver sentito qualche attacco di chi probabilmente, per questioni di età, non ha avuto modo di vedere in passato come si era svolta la vicenda "legge Basaglia", sono andato a rivedermi che cosa era capitato in quel passato, anche per quanto mi riguarda.
So perfettamente che allora fu una grande conquista di carattere sociale grazie al lavoro fatto da due grandi partiti - due partiti popolari di allora: la Democrazia Cristiana e il Partito Comunista - che riuscirono ad avere la capacità di affrontare questo tema.
BONO Davide (fuori microfono) Parli del presente!



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Serve sempre!



PRESIDENTE

Scusate: non interrompete, perché non è possibile interrompere e lo sapete.
Prego, Assessore.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Credo che serva sempre, perché fu fatta un'operazione di chiusura dei manicomi, che non significava eliminare per legge il disagio, ma decidere di trattare il tema in modo diverso, con maggiore attenzione dal punto di vista sociale.
Per quanto mi riguarda, volevo anche ricordare - quel periodo l'ho vissuto, essendo Collegno vicino a dove stavo - che ho vissuto quella vicenda, e l'ho vissuta perché non posso dimenticare il lavoro che fu fatto. Lo dico perché c'è una sensibilità su questi temi, nel senso che un piccolo contributo, in qualche maniera, pensiamo di averlo dato.
Allora, oltre al grande Basaglia, di cui abbiamo il massimo rispetto ricordo che il relatore della legge fu Bruno Orsini, il Presidente della Commissione sanità (lo dico perché c'erano persone di grande qualità) era Maria Eletta Martini e il Ministro della Sanità era Tina Anselmi; questo soltanto per dire che è stata una grande conquista che fa parte della nostra cultura politica. Quindi da parte nostra, proprio per la storia che ci portiamo dietro, c'è un'assoluta sensibilità verso la residenzialità: c'è, esiste. Si tratta di una sensibilità che non è formale; per questo ci piace dire che il lavoro che stiamo facendo non è un lavoro finalizzato a far quadrare i conti. Lo ripeto: non è finalizzato a far quadrare i conti.
Quando la Corte dei Conti ha detto in passato - e continua a dire perché ancora non abbiamo risposto - che c'è responsabilità di carattere penale per gli Amministratori e rileva che i gruppi appartamento non sono accreditati, vuol dire che non sappiamo chi sono, non sappiamo se hanno le caratteristiche. Quando la Corte dei Conti ci dice, per i gruppi appartamento, che le rette oscillano dai 40 euro e arrivano ai 130 euro con punte di 165 euro, vuole dire probabilmente - e questo può essere vero che nei gruppi appartamento qualche volta si fornisce una cura che non è soltanto di tipo socio-riabilitativo. In ogni caso, ci sono delle grandi differenziazioni, per cui la Corte dei Conti ci dice di mettere ordine.
Mettere ordine: è soltanto questo il nostro obiettivo, ovvero sapere concretamente le caratteristiche - per un attimo accantono le questioni generali - che devono avere i gestori. Credo che sia doveroso, quando spendiamo denaro pubblico, sapere a chi vanno i soldi, come vanno e in base a quali criteri, in base a quali servizi offerti. Questa affermazione non serve nei nostri ragionamenti, e guardate che è fondamentale questo. Lo dice la Corte dei Conti, ma credo che sia anche doveroso; non soltanto la Corte dei Conti, ma da quanto tempo ce lo dice il Ministero dell'Economia e il Ministero della Salute. Il collega Vignale e molti colleghi che erano qui presenti prima lo sanno? Proprio perché siamo in Piano di rientro, cioè sulla sanità si è speso di più di quello che ci viene dato, ci viene detto ripetutamente: mettete ordine su quel settore, accreditate, uniformate le tariffe in base alle cure che vengono date.
La risposta non è stata data. Possiamo immaginare di continuare ancora a non uscire dai vincoli del Piano di rientro, che vuol dire non avere l'autonomia, e penso agli extra LEA? Perché non diamo questa risposta? E allora, con questa delibera, abbiamo compiuto una scelta molto semplice: incominciamo (questa è la parte del dispositivo) non il censimento, che è stato fatto (i numeri si conoscono), ma il tema è: come sono, chi sono cosa, cosa offrono. Fate la domanda di accreditamento per lavorare nel sistema sanitario pubblico. E' una cosa straordinaria, questa? No: è il minimo.
Questa è la parte principale. Con quale riferimento di carattere normativo? Il riferimento di carattere normativo è quello definito negli accordi tra Conferenza Stato-Regioni, AGENAS e GIS, che individuano SRP1 SRP2, SRP3 e via dicendo. Ho visto molti soggetti - parlo dei produttori ma anche delle associazioni - che hanno partecipato agli incontri che c'erano stati prima, perché gli accordi erano stati condivisi, mi pare.
Ora, il tema vero è sicuramente la parte relativa ai gruppi appartamento, questo è perfettamente vero, ma la delibera avvia una fase di transizione per avere il quadro di riferimento e, sulla base del quadro di riferimento - che non è soltanto la lettura della domanda dei produttori ma possiamo dire che al centro vi è anche la salute del paziente - decidere le modalità che consentono di dare una risposta adeguata a una domanda di salute.
Mettiamo ordine. Non si è messo ordine in questo settore, questo è il tema, e non è una cosa straordinaria. Quindi l'operazione che noi avviamo prevalentemente - poi entrerò nei particolari - è questa: iniziamo l'azione di accreditamento. Si tratta di una fase transitoria, non cambia assolutamente nulla in questi mesi, facciamo questo lavoro e, strada facendo, valutiamo. C'è scritto nella delibera, vi posso citare alcuni passi (contiene anche inesattezze, sono perfettamente d'accordo e chiedo scusa), ad esempio a pagina 4: "Nella fase transitoria occorre una valutazione dei pazienti presenti nelle strutture, volta a verificare l'appropriatezza.". Siamo così sicuri che c'è appropriatezza, in base alle esigenze del paziente? Magari sarà così, io sarei contento, ma verifichiamo l'appropriatezza. E chi deve farlo questo, se non la sanità pubblica, se non chi governa questo processo? Verifichiamo l'appropriatezza degli inserimenti e, laddove sia incoerente l'appropriatezza, si trova la collocazione nella struttura più adeguata in base alle esigenze. Questo è quello che abbiamo scritto nella delibera.
Allo stesso modo, nella delibera abbiamo scritto che questa fase transitoria è una fase di perfezionamento, cioè una fase che avrà avvio successivamente, ma occorre mettere a regime un sistema con la possibilità di rivalutare in seguito alle evidenze emerse durante la fase transitoria.
Questo è il tema. Che cosa abbiamo di fronte oggi? Una fase transitoria che inizia in questo periodo.
E' un lavoro enorme e non abbiamo assolutamente la pretesa di avere la soluzione adeguata alle risposte che bisogna dare, tanto per essere molto chiari, assolutamente. Abbiamo ripetuto in quella deliberazione il contenuto dell'accordo AGENAS-GISM. Questo è quello che abbiamo fatto, è stata fatta quell'operazione lì. Può piacere, può non piacere, resta sicuramente il tema dei gruppi appartamento, che è un tema delicato, che sostanzialmente è questo.
Tra l'altro, abbiamo previsto la possibilità di articolare la parte nei gruppi appartamento con tre livelli di intensità di cura, ma il tema che si pone e che è stato giustamente posto è che i gruppi appartamento svolgono mi è stato detto, in molti casi, prevalentemente o forse totalmente attività di carattere terapeutico e non di carattere socio-riabilitativo.
Si dice che questa è la nostra realtà.
Ebbene, entreremo nel merito, per capire quali sono quelli che svolgono un'attività di tipo terapeutico e quali quelli che svolgono un'attività di carattere socio-assistenziale, perché, non soltanto io, ma anche la Corte dei Conti, ci si chiede se con 45 euro al giorno si riesce a fare un'attività di tipo terapeutico. Non credo. Non credo proprio.
Allora, il gruppo di appartamento è il tema delicato esclusivamente prevalentemente per il fatto che una legge dello Stato, e non della Regione Piemonte, che finora non è stata applicata, prevede per la parte socio riabilitativa una compartecipazione, che finora non è avvenuta, perché per modalità diverse, la Giunta precedente e la Giunta attuale hanno utilizzato dei fondi che non ci sono più. E' avvenuto così.
Non siamo certamente insensibili a questo tema, però bisogna dare un ordine alle questioni. Anzitutto, definire sulla base del censimento, sulla base delle domande di accreditamento quali sono le esigenze del paziente per la collocazione più giusta e trovare anche qui le modalità dal punto di vista scientifico per poterlo fare, perché non abbiamo assolutamente pretese. Dopodiché, è chiaro che c'è il problema della parte socio riabilitativa, perché ho sentito dire, avendo ascoltato molti casi, che molto spesso - può essere, magari, chiedo scusa, non sono affermazioni che valgono - alcune modalità di cura non sempre possono essere adeguate.
Vedremo, non sto qui a fare delle previsioni.
Man mano che si avvia il processo di accreditamento, questo ci consente di fare due cose. Prima di tutto, dire alla Corte dei Conti: "Stiamo facendo"; poi, al Ministero dell'Economia e del Tesoro abbiamo assunto una deliberazione che avvia una fase di accreditamento. Ci consente di uscire il prossimo anno, questo è l'obiettivo, altrimenti avremo seri problemi su tutto il sistema sanitario. E' chiaro che non è soltanto questo, abbiamo altre questioni, però questo è un pezzo che continua ad essere richiesto ormai da parecchi anni e non si era fatto assolutamente nulla.
Sicuramente, posso assumermi un impegno, a nome della Giunta, che avendo avviato questo percorso (un percorso che è stato contestato) sono anzi siamo disponibili, a lavorare con le modalità che saranno ritenute più opportune in modo che questa fase di transizione sia accompagnata da un lavoro nel merito sulla base dei dati esistenti. E sulla base di quei dati se dovessimo dimostrare, cosa che probabilmente a un certo punto bisogna fare, perché il tavolo di monitoraggio nazionale (noi siamo controllati) ci dice che abbiamo più posti letto, dobbiamo dimostrare perché ci sono più posti letto e credo che, sulla base del censimento, saremo in grado di dimostrarlo. Dobbiamo dimostrare prima questo.
Sulla base del lavoro dell'accreditamento e del lavoro di tutti i soggetti interessati, emergerà che bisogna approfondire la materia, aprire un confronto col tavolo nazionale, vedere come affrontare il tema della parte socio-riabilitava, e l'affronteremo.
In sostanza, per noi quella deliberazione è la fase di avvio. C'è stata un'accelerazione, perché nell'ultimo incontro durante il quale la Regione Piemonte ha avuto l'autorizzazione ad assumere del personale per la sanità ci è stato rilevato che siamo inadempienti perché "non fate neppure il censimento, l'accreditamento". Abbiamo accelerato e sappiamo che, come per tutte le accelerazioni, anche questa contiene qualche problema, è perfettamente vero, ma la deliberazione su un piano pratico provoca soltanto questo. Sul piano operativo è il secondo semestre.
L'impegno da parte nostra è lavorare con tutti i soggetti interessi per seguire questa fase, ma facciamolo sulla base dei dati (in questi mesi ho incontrato parecchi operatori), altrimenti qualcuno può avere la sensazione e l'impressione che le nostre valutazioni sono dettate da qualche convenienza politica, che le valutazioni che fa un gestore, magari, possono essere valutate sulle sue esigenze, eccetera. Incominciamo ad avere un quadro; con un punto di certezza siamo disponibili a modificare.
L'impegno, se il Consiglio vorrà, ma penso di sì, è di seguire questa fase in modo permanente per, man mano che arrivano i dati, studiare la modalità in modo che la seconda fase sia una modalità coerente con l'esigenza di garantire un'attenzione particolare in base alla situazione anche perché (non voglio qui ripetere altre questioni) sappiamo anche che per quanto riguarda molti con disagio psichico, ci sono dei ricoveri in RSA, in case di famiglia accoglienza, in comunità, eccetera. E' necessario riportare un po' di ordine a questo sistema: è utile per tutti, anche per i produttori e per i gestori. E' una garanzia avere le cose a posto, è così.
E' bene avere queste certezze, dopodiché apriamo la discussione.
Forse abbiamo commesso qualche errore, ma devo dire che adesso abbiamo ripreso il contenuto della deliberazione, abbiamo messo le tariffe sulla base dei riferimenti di carattere nazionale. Anche qui c'è stato qualche errore, ma lo vediamo, però in ogni caso partiamo da un punto certo altrimenti la nostra discussione rischia di essere viziata da un'opinione riferita più a ciò che uno rappresenta legittimamente. L'abbiamo visto anche per la parte ospedaliera: è chiaro che una cosa dicevano i primari un'altra cosa...
Ad ogni modo, c'è, il tempo per poterlo fare. Inizia una fase nuova ed interessante: è partito il cronometro. Possiamo dire che dopo anni è partito il cronometro per riordinare questo sistema che non era stato riordinato. Ci siamo assunti questa responsabilità, ma non credo che c'erano altre motivazioni, perché le motivazioni che ho ascoltato poco fa non sono motivazioni nuove, erano quelle motivazioni che ci avrebbero impedito di partire con il cronometro. Magari, partendo con i dati riusciremo a risolvere questi problemi. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Saitta.
La parola all'Assessore Ferrari.



FERRARI Augusto, Assessore alle politiche sociali

Grazie, Presidente.
Soltanto poche riflessioni per integrare anche con il punto di vista dell'Assessorato alle politiche sociali nell'ambito di questa materia particolarmente delicata e quindi carica inevitabilmente di alcune tensioni.
Credo che la questione di fondo, con cui dobbiamo fare i conti finalmente, stia in una domanda. La domanda riguarda il modo con cui in Regione Piemonte, nell'arco degli ultimi 15 anni, sono stati applicati livelli essenziali di assistenza. Faccio riferimento ai LEA del 2001 perché certamente la Regione Piemonte ha saputo essere all'avanguardia e ha saputo anche indicare la strada ad altre Regioni del nostro Paese concentrandosi, nello specifico dell'area di integrazione socio-sanitaria prevalentemente, non dico esclusivamente, sul tema della non autosufficienza.
Quindi, sul tema della non autosufficienza, nello specifico riferito agli anziani non autosufficienti, abbiamo avuto una serie di interventi normativi fino al culmine della legge n. 10, che hanno dato comunque il segnale di un percorso compiuto. Discutibile o meno che sia, per certamente hanno dato il segnale vero di un percorso che è iniziato e che si è compiuto, anche se, ad oggi, siamo di fronte a diverse criticità che dobbiamo affrontare per una serie di elementi che sono venuti emergendo negli ultimi anni.
Non altrettanto, dobbiamo dirlo onestamente, è stato fatto su altre questioni. Nello specifico, non altrettanto è stato fatto sul tema della psichiatria, perché certamente siamo di fronte a diverse esperienze qua e là di eccellenza dal punto di vista del servizio erogato e della professionalità con cui è stato erogato, ma nello stesso tempo il sistema di governo in questo ambito e il quadro normativo di riferimento ha tutte le caratteristiche di un sentiero incompiuto, di un percorso continuamente interrotto, mai giunto a compimento, con tutti i prezzi e con tutti gli esiti critichi e difficili che questo ha comportato.
Certamente questo problema lo ha fatto esplodere negli ultimi anni il Piano di rientro della spesa sanitaria, ma ricordiamoci che il tema della disciplina dei gruppi appartamento precede lo stesso Piano di rientro. C'è già una deliberazione del 2009 che rimanda ad un ulteriore provvedimento che possa disciplinare questa vicenda.
Inoltre, com'è stato ricordato, abbiamo avuto gli interventi nazionali e regionali del 2013, che sono rimasti anch'essi interrotti. Questa incompiutezza del sistema del governo dei servizi per i pazienti psichiatrici ha prodotto, soprattutto nell'ultimo anno, delle questioni molto delicate, perché non si è affrontato fino in fondo, tra gli altri, il problema di come viene finanziato questo sistema.
Il Piano di rientro della spesa sanitaria lo ha fatto esplodere a tal punto che, non potendosi più contabilizzare nei bilanci delle ASL alcune prestazioni, già dall'anno scorso questa spesa pesa sulle politiche sociali in maniera rilevante. E' stato istituito un capitolo di bilancio apposito e specifico che gli enti gestori delle funzioni socio-assistenziali non vedono, non lo ricevono. Ma è un capitolo di bilancio in capo alle politiche sociali che viene artificialmente girato alla sanità e dalla sanità va alle ASL. Già adesso il peso rilevante è sulle politiche sociali.
Quindi, è chiaro che abbiamo a che fare con questa situazione che, come diceva giustamente il collega Saitta, ha prodotto nell'ultimo momento un'accelerazione per fattori esterni all'ambito di merito dei servizi ai pazienti psichiatrici.
Questo è un po' il processo in cui siamo collocati, che va descritto per quello che è. C'è stato un grosso investimento dal punto di vista normativo e dal punto di vista del governo delle prestazioni sulla non autosufficienza. C'è stato, nei fatti, un non intervento, o comunque un intervento sempre incompiuto su questo specifico aspetto, che occorre affrontare.
Per quanto riguarda le mie competenze è chiaro che lo specifico della mia attenzione è sul versante degli interventi che hanno una valenza socio sanitaria, ma se guardiamo nel merito, a mio avviso diventa cruciale in questo momento la gestione intelligente di quella che nella deliberazione è chiamata fase di transizione.
Perché parlo di momento cruciale? Perché credo che nel momento in cui si prende in mano la situazione per una determinazione effettiva del fabbisogno in Regione Piemonte per capire, sulla base di quest'ultimo, qual è il peso del costo in capo alla sanità e, per quanto mi concerne, in capo alle politiche sociali, tutto questo possa essere opportunamente accompagnato dall'apertura di un tavolo di confronto - come già il collega Saitta ha sottolineato - con tutte le realtà che operano all'interno di questo settore.
Credo che in questa fase di transizione diventi cruciale affrontare il tema dei gruppi appartamento. Questa, a mio avviso, è la questione più delicata che abbiamo, perché se dal punto di vista teorico i gruppi appartamento rientrano nella fattispecie di interventi socio-assistenziali e quindi soggetti alla compartecipazione - per la compartecipazione ci tengo a dire che è definito dal DPCM del 2001, ma che mi pare che l'aggiornamento in corso da parte del Ministero della Sanità non modifichi quell'aspetto, lo mantiene tale e quale - nei fatti (ed è quello che abbiamo sottolineato) i gruppi appartamento sono stati un'esperienza molto rilevante in Regione Piemonte anche dal punto di vista terapeutico, cioè della cura; quindi, con un forte impatto, un alto livello di intervento terapeutico e non soltanto assistenziale.
Credo che dobbiamo affrontare questo elemento e questo nodo in maniera molto trasparente e chiara, per tentare di definire tutti insieme qual è la fisionomia che queste realtà devono avere, ipotizzando, io credo, un intervento successivo, frutto del lavoro di confronto e di approfondimento su questo punto specifico. In effetti, c'è bisogno di un chiarimento e di una maggiore trasparenza da questo punto di vista, per tutte le conseguenze che esso comporta.
Lo dico anche perché credo di sapere che all'interno di questa realtà noi stiamo parlando di persone che, oltre ad avere problemi a carattere psichico, nello stesso tempo portano con sé spesso delle fragilità di ordine sociale e di ordine economico, quindi il rischio di un intervento che non sia attento e che sappia monitorare con scrupolo questa realtà potrebbe certamente comportare il rischio di un'ulteriore emarginazione di queste persone.
Quindi, è chiaro che dobbiamo valutare attentamente nello specifico questa realtà, tenendo conto di questi aspetti e tenendo conto anche del fatto che la compartecipazione, così come attualmente viene fatta, non è ammissibile. Non è concepibile che venga fatta in maniera così disparata e disarticolata.
Credo che sia indispensabile valutare a livello regionale per un intervento che sia omogeneo e che sia coeso il tema della soglia ISEE su questa specifica tipologia di utenza. Non possiamo immaginare che ci siano situazioni in cui la compartecipazione è al 100%, oppure una compartecipazione più ridotta da una parte o dall'altra: è chiaro che c'è bisogno di fare in modo che questa situazione venga riportata e gestita con un minimo di coerenza e omogeneità.
Se noi riusciamo ad affrontare in maniera chiara e trasparente questo nodo legato alla fisionomia e al tipo di intervento sui gruppi appartamento e se noi identifichiamo una fascia per cui è appropriato un intervento di carattere socio-assistenziale, noi dobbiamo prevedere in maniera organica e strutturata un intervento anche degli enti gestori delle funzioni socio assistenziali dentro questa vicenda.
I Consorzi e gli enti gestori non possono essere visti soltanto come erogatori eventuali della quota sociale della spesa, ma devono entrare, in maniera attiva e diretta, nella gestione del percorso di accompagnamento avendo come obiettivo fondamentale quello di costruire un progetto che sia adeguato per la persona che si sta curando e si sta accompagnando nel suo percorso di vita.
Queste erano le cose che, grossomodo, intendevo dire.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ravetti; ne ha facoltà.



RAVETTI Domenico

Grazie, Presidente.
Ci sono tantissime cose che sono già state dette dagli Assessori e che riprenderò anche se per sommi capi.
E' evidente che vi è una base comune, vi sono punti di convergenza non soltanto rispetto a quello che penso io o la Giunta, ma anche rispetto a ciò che ho ascoltato negli interventi del Consigliere Vignale, ancora prima in Sala Viglione. Cioè il punto di partenza: un sistema da riordinare, la necessità di mettere ordine in un ambito che, per svariate ragione, in alcuni casi e per una manciata di scuse, non è stato riordinato.
Mi sia permesso, Presidente: non voglio parlare di legislature passate ma di generazioni passate. Le generazioni passate in molti ambiti hanno fatto bene, molto bene. In altri, hanno consegnato a questa generazione un obbligo, quello di non poter più utilizzare ragioni per rinviare e tanto meno scuse. In molti ambiti abbiamo l'obbligo di affrontare il presente per tentare di porre in essere le migliore soluzioni, con molta umiltà e cercando di dare futuro agli ambiti in cui non è più possibile rinviare alcunché. Mi permetta: questo è uno di quelli.
Se il riordino ha un obiettivo, l'obiettivo tra gli obiettivi l'obiettivo più importante è mettere al centro le esigenze, i bisogni e i diritti dei pazienti. Al centro è quello. Se è attorno a questo che noi dobbiamo costruire l'insieme della riforma, sapendo che la DGR di lunedì scorso non è un punto d'arrivo, ma un punto di partenza, allora ben venga.
Il resto non è in subordine, ma sono priorità con pesi differenti. Dopo ciò che è più importante, cioè i diritti dei pazienti, i lavoratori e gli imprenditori, nell'ambito di regole che devono essere identificate condivise. Su questo dirò alcune cose.
In un settore, come ho detto prima, dimenticato e che ora appare essere leggo anch'io i giornali - sotto monitoraggio non soltanto della politica, e che quindi merita davvero anche accelerazioni, in questo senso tra le cose che sono state dette, pongo delle domande cui tenteremo di dare tutti insieme delle risposte.
L'offerta residenziale in Piemonte è molto più alta rispetto agli standard nazionali? C'è una distribuzione disomogenea territoriale dell'offerta? Sono elevati i tempi di permanenza dei pazienti nelle strutture? Infine: è assente un sistema tariffario per la remunerazione? Domande. Domande che meritano un po' di risposte, anche con uno strumento che noi abbiamo inserito in una proposta, la proposta di un ordine del giorno che discuteremo e affronteremo dopo la discussione.
Noi chiediamo, Presidente e Assessori, di istituire un tavolo permanente da qui al momento in cui il cronometro verrà stoppato. Un tavolo permanente attorno al quale possono sedersi dipartimenti di salute mentale le associazioni dei pazienti, gli enti gestori delle politiche socio assistenziali, i rappresentanti dell'ANCI e i soggetti che riterremo più opportuno chiamare per definire il percorso migliore.
Noi abbiamo bisogno di prevedere, nel percorso attuativo, un confronto costruttivo con tutti i soggetti istituzionali interessati. Cammin facendo dovremo non soltanto prevedere, ma anche analizzare le conseguenze economiche di questi cambiamenti. Conseguenze economiche, lo diciamo sin dal principio. Chi ci chiede rispetto a chi non ce la farà da un punto di vista economico, proviamo a dare concretezza al tema della solidarietà in questa vicenda? Proviamo a dare concretezza e gambe ad un progetto che riesca a non lasciare indietro nessuno? L'Assessore ha parlato di ISEE. Perché no? E' uno degli strumenti possibili e abbiamo bisogno di valutare e rivalutare periodicamente mensilmente o trimestralmente, gli obiettivi, e se siamo stati in grado step by step, di raggiungerli.
Abbiamo bisogno, in questo senso, anche del lavoro della IV Commissione. Un lavoro che non potrà che essere propositivo, ancor più da oggi in poi.
Mi piacerebbe, al più presto, fare un'analisi puntuale rispetto ai motivi - senza aver paura di gettare una volta l'occhio a destra e un'altra a sinistra - per cui ci troviamo qui a discutere, in questo modo, del presente e del futuro della sanità, sapendo che sono stati commessi molti errori e che c'è un Piano di rientro che impone degli obblighi.
Sono molto curioso delle reazioni dei colleghi della IV Commissione, e non solo, di fronte al giudizio che gli Uffici legislativi daranno. Gli Uffici preposti daranno rispetto all'obbligo o meno del parere della IV Commissione, dopodiché, nella sostanza, io sono qui a chiedere in un ordine del giorno, che discuteremo e voteremo dopo, di inserire, in questo percorso di consultazione, dopo l'avvio di questo cronometro, la IV Commissione per i pareri e per le indicazioni del caso, così come richiesto correttamente dai colleghi nelle discussioni precedenti. Per provare a concludere.
Non sono solito utilizzare citazioni, ma, come diceva Basaglia: "Facciamo prima della pratica e poi della teoria".
E' una bellissima citazione di Basaglia.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Voglio ringraziare in particolar modo l'Assessore Saitta per il suo tentativo di riscrivere una pagina di storia; di riprendersi una serie di obiettivi positivi raggiunti negli anni '70 e di riscrivere una storia, da parte della maggioranza, per le sorti presenti.
Oggi, al di là della storia che voleva tirare fuori l'Assessore Saitta vorrei parlare del presente. Non c'interessa neanche tanto lo scontro e rivangare la passata legislatura, ricordando le difficoltà, le colpe e le responsabilità.
A noi ovviamente può risultare facile, perché le ascriviamo sia a chi ha governato la scorsa legislatura, quindi la destra, ma anche a chi ha governato prima, però a distanza di un anno dalle elezioni, direi che il Presidente Chiamparino, l'Assessore Saitta, questa Giunta e questo Consiglio non possono nascondersi dietro un dito. Non possono nascondersi dietro l'immagine importante e bella di Basaglia; non possono neanche nascondersi dietro le riunioni della Giunta in cui vengono approvate delibere e poi si dice che si vuole aprire alla discussione.
Gliel'ho già detto più volte, Assessore Saitta, e l'ho detto ai suoi colleghi di Giunta ed anche ad alcuni imbarazzati Presidenti di Commissione che cercano di difendere la squadra: potete prendere in giro i colleghi di opposizione, perché questo è il gioco delle parti (poi sta a noi farle trovare difficile l'approvazione di altri provvedimenti in Consiglio o in Commissione), ma che prendiate in giro i malati, i pazienti, le famiglie dei pazienti, gli operatori e le associazioni, non ci stiamo, e penso che non ci stiano neanche loro.
La presenza massiccia oggi in Consiglio - non si era mai visto un'audizione di questo tipo - è indicativa del fatto che non è possibile prendere in giro così le persone.
Come hanno ricordato, è stato fatto un convegno il 29 maggio, in cui erano presenti gli Assessori e diversi Consiglieri regionali: "Psichiatria senz'anima". Era stata approvata una mozione presentata da questo Gruppo consiliare in cui si chiedeva, non di incontrare i Consiglieri di opposizione - questi sono le ultime ruote del carro e lo abbiamo imparato ma gli operatori del settore e le associazioni dei familiari, per discutere nel merito della delibera, non per fare concioni, discutere di filosofia dei massimi sistemi e quant'altro.
A quell'incontro, mi pare del 22 maggio, voi non avete presentato niente. Ma il documento era già scritto, era già pronto. Non credo che vi siate incontrati il 2 giugno, festa della Repubblica, lei, Chiamparino e Ferrari per scrivere la delibera. Dai, non è che abbiamo scritto "fessi" in fronte! Né noi né le persone che siedono dietro di noi.
Quella delibera era già pronta da tempo, quindi voi avete volontariamente sottratto questa delibera al dibattito con il Consiglio, la Commissione e con le parti sociali.
E non è la prima volta. Non è la prima volta, perché siete recidivi: l'avete già fatto con la revisione della rete ospedaliera e con la revisione della rete territoriale (sì, qualcosa l'avete un po' portato in giro, ma anche lì la bozza è già scritta, già mandata a Roma e già approvata).
Vi chiediamo, quindi, di smetterla di prendere in giro i piemontesi su tanti e tanti temi, in particolar modo della sanità, e di non nascondervi di nuovo dietro il dito del tavolo romano. Va bene? Conosciamo benissimo le difficoltà della Regione Piemonte, il Piano di rientro e l'eredità dei debiti, ma a quel "cavolo" di tavolo voi dovete andare e dire che per fare le cose bene ci vuole del tempo. Va bene? E ci vuole il confronto con le persone che siedono in Consiglio regionale perché rappresentano milioni di piemontesi, e con le associazioni di pazienti, di lavoratori e di operatori del settore. Va bene? Penso che questo, nella dinamica politica (anche se a Roma ci sono i tecnici), possa tranquillamente passare, anche perché lei, Chiamparino, è il Presidente della Conferenza Stato-Regioni, e quindi lei ha il polso della situazione ed ha un peso rilevante che magari altre persone non hanno.
Quindi, se c'è del tempo per discutere delle delibere, non potete sempre arrivare con la scusa dell'emergenza a dire: il tavolo si incontra tra dieci giorni e noi presentiamo la delibera, e tac, è fatta! E poi dopo venite pure a fare quelli che dicono: "No, ma siamo disponibili al confronto".
Beh, ci mancherebbe, siete stati eletti mica per fare i monarchi, gli oligarchi (dieci/dodici persone che regnano sul Piemonte). No, siete stati eletti per dialogare col territorio. Guardate, il vostro mandato, se dura durerà cinque anni, non 50, quindi c'è una continuità amministrativa e c'è bisogno di dialogare e fare riforme concertate con il territorio altrimenti succede la solita solfa: la nuova Giunta stralcia quello che ha fatto quella precedente, ripartono di nuovo i lavori e si ferma sempre tutto.
Chiudo la parte politica, perché mi sentivo di dire assolutamente quanto pensavo.
Sul tema della delibera, sì, è vero, c'è il Piano Nazionale della Salute Mentale e c'è il documento di attuazione del riordino delle strutture residenziali psichiatriche - e voi l'avete recepito - però in mezzo c'è tutto un mare di scelte fatte in questa delibera.
L'Assessore Saitta ha ripetuto tre volte: sì, forse sono stati fatti degli errorini, degli errori. Beh, insomma, lei presenta una delibera in cui ci dice dopo che forse sono stati fatti degli errori? E' un'ammissione di colpa, come dire: metto una pezza e provo a dire, ad illudere le persone che qualcosa potrà poi cambiare, oppure davvero avete scritto una delibera che è sbagliata? Questo sarebbe il massimo: fate tutto di corsa e poi scrivete una delibera sbagliata. Di questo bisogna parlare.
Il tema è innanzitutto un tema di tempistiche, oltre che di contenuti.
Siamo a giugno, a metà giugno, e in sei mesi pretendete di fare tutta quella pappardella che lei aveva iniziato giustamente a leggere, per quanto riguarda la fase istruttoria e la fase transitoria. Prima c'è la fase istruttoria, in cui ci sono le domande di accreditamento e l'autorizzazione, poi c'è la fase transitoria in cui lei diceva che si valuteranno i pazienti, ecc. ecc.
Pensate di fare tutto in sei mesi? Di farlo fare in sei mesi e di ottenerlo, francamente, conoscendo anche, non dico le difficoltà degli operatori, che ovviamente sono anche da considerarsi attentamente, ma anche le difficoltà che voi avete in Assessorato, in sei mesi? Lo diciamo un giorno sì e l'altro anche: ci sono difficoltà enormi a Roma per consegnare i dati di monitoraggio della spesa delle aziende sanitarie e degli ospedali, e in sei mesi - ci diamo sempre tempi che non stanno né in cielo né in terra - pensate di fare una riforma essenziale e sacrosanta del sistema della psichiatria? Prima di tutto è una questione di tempistica.
Nella mozione che abbiamo presentato chiediamo di rinviare almeno di sei mesi il tutto; cioè che la fase transitoria parta dal 1° gennaio 2016 e si concluda il 30 giugno 2016, per dare sei mesi di tempo in più alle strutture, ed anche all'Assessorato, per valutare le richieste di autorizzazione e di accreditamento.
E' sacrosanto che i gruppi appartamento vadano autorizzati e accreditati, e che non si possa ancora rimanere in convenzione, ma vanno riviste tariffe univoche, nel senso che non ci siano questi sbalzi - me ne sono segnati ma c'è anche di peggio - come CPA, ad esempio, da 160 fino a 200 euro.
Occorre comprendere bene quali sono le tipologie di pazienti all'interno dei gruppi appartamento. Lei parlava di censimento, non delle strutture, che ovviamente ci sono, ma magari anche delle specifiche dei pazienti che vi sono, di come sono trattati e del personale di riferimento.
Dire che tutte le CPB diventano strutture SRP2, diventano cioè trattamento medio, media intensità, non fotografa realmente l'esistente.
Anche questo, quindi, deve essere una valutazione: cosa fanno automaticamente, tutte le comunità protette di tipo B? Le comunità alloggio scivolano giù verso l'assistenziale, oppure ci sarà una valutazione puntuale nel merito? Perché leggendo la delibera sembra così: di nuovo cioè, un'applicazione rigida, matematica, di un accordo nazionale, che forse discende dall'eredità pesante lasciata da Monferino; è una battuta ovviamente: forse, in questo momento, è più colpa di Moirano. E no! Bisogna applicarla sul territorio, bisogna studiare, bisogna valutare, bisogna discutere, bisogna dialogare. Questo è il ruolo della politica. Non diciamo che non sia difficile, complicato, logorante, ecc; però siete stati eletti per fare quello.
Chiudo quindi, Assessore, dicendo che noi aspettavamo la delibera di Giunta in Commissione; era scritto in una delibera del 2013. Voi non rispettate neanche le norme che approva questa Regione.
Noi, dunque, non sappiamo più cosa fare, oltre che promuovere - noi in prima persona, o stimolare a farlo - ricorsi al TAR su ogni delibera che approvate in Regione. A parte, ovviamente, i costi diretti ed indiretti che questo provoca, io suggerirei forse un atteggiamento - e mi scuso già per il gioco di parole - un po' più democratico da parte della vostra Giunta che preveda di dialogare e scrivere le delibere dopo che si è raggiunto almeno, un accordo. "Accordo" non vuol dire, Assessore, che si sia d'accordo al 100% sulle tematiche, ma che almeno si capiscano esattamente le condizioni della delibera.
Oggi c'erano degli operatori del settore che ci hanno chiesto: "Quando viene approvata la delibera?". Non sapevano neanche, cioè, che la delibera ormai voi l'avete approvata e che quindi è già operativa, anche se non ancora pubblicata sul Bollettino Ufficiale. E non capiscono bene quali saranno le conseguenze. Noi non possiamo gettare nel panico ogni volta, con una delibera, gli operatori del settore; che sia questo la sanità, che siano i trasporti o che sia il sociale. Questo è un dato di fatto inoppugnabile.
Noi, quindi, non abbiamo chiesto con la nostra mozione il ritiro della delibera, perché temiamo - noi voteremo convintamente la mozione del centrodestra - che questa richiesta non potrebbe avere un risvolto positivo. Le chiediamo però l'impegno, con la nostra mozione, di approvare entro dieci giorni un tavolo e modificare la delibera con le richieste che le verranno fatte non tanto dai Consiglieri di opposizione, ma dalle associazioni del territorio.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bono.
La parola al Vicepresidente Boeti, che interviene in qualità di Consigliere.



BOETI Antonino

Grazie, Presidente.
Può darsi che sia normale il fatto che su una DGR appena approvata dalla Giunta, che prova a riorganizzare sistemi complessi come sono quelli dei quali stiamo parlando oggi - che, all'interno di un percorso terapeutico, sono articolati su vari livelli di assistenza e di intensità di cura - ci sia un confronto e che, qualche volta, ci possono anche essere posizioni diverse rispetto ai vari snodi del sistema.
La Giunta risponde ad un'indicazione legislativa dell'accordo Stato Regioni e io credo che sia meritorio il tentativo che l'Assessore Saitta sta facendo di mettere ordine - lo dico tra virgolette, usando questo termine - in una "giungla" di tariffe rispetto alle quali, forse, mettere ordine era necessario; non soltanto perché ce lo dice la Corte dei Conti ma perché è un tentativo che stiamo facendo in questo primo anno di governo regionale, dovendo rispondere da un punto di vista economico ai disavanzi che la gestione regionale portava con sé.
Così com'è necessario - devo dire sinceramente che pensavo fosse anche naturale e mi immaginavo fosse già così - un censimento puntuale delle strutture, dalle comunità protette ai gruppi appartamento, rispetto al quale fare le valutazioni.
Immaginavo - pensavo fosse così - che anche i Dipartimenti dai salute mentale avessero un monitoraggio costante rispetto ai risultati ottenuti nei vari percorsi terapeutici all'interno delle varie strutture.
Probabilmente così non era e questa è una delle ragioni per cui oggi ci troviamo ad affrontare, con l'urgenza della quale ha parlato l'Assessore Saitta, queste questioni.
Io credo, come dice l'Assessore Saitta, che una delibera che si occupi soltanto dell'accreditamento - e quindi dei criteri che deve avere una struttura per essere utilizzata nel sistema sanitario regionale - sia parziale e che questo non rappresenti un vantaggio, ma che da un punto di vista sanitario rappresenti anche un limite. Il discorso che facciamo oggi secondo me, dovrebbe essere più complessivo, cioè dovrebbe partire dalla residenzialità articolata in tutti i suoi modelli organizzativi, fino ai percorsi territoriali, per capire quali sono i punti di forza del sistema e quali quelli di debolezza.
Faccio un esempio. E' importante sapere - mi permetto per un attimo di dirlo, per il mestiere che faccio - qual è il costo di una protesi di ginocchio; e questo dobbiamo saperlo perché questi presidi vengono acquistati attraverso un bando di gara. Ma quello che conta per il paziente è la tecnica chirurgica, un po' il chirurgo, i percorsi riabilitativi che portano poi alla guarigione definitiva. I dati soltanto economici, cioè sono necessariamente parziali. Noi avremmo l'esigenza, secondo me - e quando avremo il tempo, come governo regionale, dovremo occuparci di tutte queste questioni - di entrare invece nella complessità dei temi quali, in questo caso, quello della patologia psichiatrica.
C'è un concetto che ti appartiene, Assessore Saitta, che appartiene al Partito Democratico e che abbiamo sempre espresso, in questi anni, in Consiglio regionale: cioè che quello che attiene alla sanità è sanitario e dev'essere garantito dal sistema sanitario regionale; e non può essere perché questo creerebbe una discriminazione rispetto agli altri temi sanitari - a carico delle famiglie.
L'abbiamo detto per l'Alzheimer - abbiamo affrontato questo argomento nella legislatura precedente, con l'Assessore Cavallera - e lo diciamo oggi per la psichiatria e per i pazienti psichiatrici.
Se però in una delle fasi del percorso - quella che riguarda i gruppi di appartamento - la delibera che è stata approvata prevede che queste strutture vengano considerate prive di una funzione terapeutica e riabilitativa e che possano garantire solo interventi a bassa intensità di cura; se questo è emerso all'interno della delibera, è stato commesso un errore. Lo stesso Assessore Saitta diceva che non è questo il nostro orientamento, perché non è questa la nostra filosofia.
La funzione terapeutica non è garantita solo dal peso strutturale paraospedaliero di un presidio, com'è per le comunità protette che hanno caratteristiche simili ad una RSA. Un percorso terapeutico - e questa è stata la storia sanitaria della nostra Regione rispetto ai servizi psichiatrici - si più realizzare anche all'interno di una casa di civile abitazione. L'intensità di cura si può realizzare anche lì, se il senso di quella cura è il reinserimento del paziente in un contesto sociale, se non è soltanto la somministrazione di un medicinale, ma se è anche l'obiettivo del reinserimento del paziente: una casa normale che, se è normale, non ha bisogno dell'antibagno e nemmeno dello spazio dedicato all'operatore dentro un quartiere normale (non isolato in periferia, come invece avviene spesso per queste strutture), con opportunità di relazioni; perché le relazioni per un paziente psichiatrico sono alla base del suo inserimento sociale.
In molte Regioni italiane, peraltro - Lombardia, Lazio, Toscana - i gruppi appartamento svolgono importanti funzioni terapeutiche e sono a carico del sistema sanitario nazionale.
Qual è, infatti, la preoccupazione, che è nota all'Assessore Saitta (ce lo siamo detti anche in questi giorni)? Se i gruppi appartamento divengono strutture di impostazione sociale, quindi parzialmente a carico della famiglia o dei Comuni, il pericolo è che questi pazienti finiscano per essere curati all'interno dei presidi delle comunità protette; e noi otterremmo il contrario di quello che ci prefiggiamo.
In fondo, se vogliamo fare un confronto, è come la differenza tra l'assegno di domiciliarità ad un paziente che può stare a casa sua e il ricovero dello stesso all'interno di una RSA. Se non siamo in grado di garantire la domiciliarità a questo paziente, è inevitabile che questo paziente finisca all'interno di una RSA. Non avremo ottenuto il risultato terapeutico che vogliamo, lo avremo sradicato dalla sua famiglia e alla fine l'intervento ci costerà di più di quello che ci eravamo prefissati di spendere.
L'Assessore Saitta ha fatto all'inizio una riflessione che io invece ho trovato - a differenza del Consigliere Bono - opportuna: ha fatto riferimento alla legge Basaglia.
Ieri c'è stato un dibattito sul terrorismo e su quello che sono costati gli anni di piombo alla nostra regione. Nel mio intervento di introduzione come saluto del Consiglio regionale, ho detto che quegli anni sono stati terribili, che sono stati gli anni in cui si sparava ai poliziotti, ai carabinieri, agli imprenditori, ma sono stati anche gli anni in cui si è fatta la riforma sull'aborto, sul diritto di famiglia, sul sistema sanitario nazione (nel 1978), sul sistema psichiatrico.
Voglio dire che nei momenti di difficoltà si possono trovare anche le risorse necessarie per mandare avanti il sistema sanitario e far progredire il Paese sul percorso della modernizzazione. Soprattutto, non possiamo tornare indietro rispetto alle conquiste sociali e terapeutiche che hanno caratterizzato la storia sanitaria della nostra regione e i gruppi appartamento fanno parte di questa progressione di civiltà rispetto alla quale non possiamo retrocedere.
L'Assessore Saitta ha detto "partiamo da qui", e noi siamo convinti che oggi, con questa discussione, si parta da qui. Naturalmente, dovremo discuterne in Commissione sanità e ovviamente discuteremo con gli Enti gestori, con le associazioni, con i familiari.
Rousseau ha detto: "Prima di tutto, fare". Noi dobbiamo fare, ma dobbiamo anche spiegare come vogliamo fare e io ritengo che il modo migliore dipenda dal confronto con tutte le persone che oggi sono qui per difendere le conquiste sociali e non (non lo credo, assolutamente) per una rivendicazione nei confronti dell'Assessore o della maggioranza che governa in questo momento la Regione.
Se questo succederà, ritengo che questa giornata, anche se un po' complicata, sarà utile per il sistema sanitario e soprattutto per i pazienti.



(Applausi provenienti dalla parte dell'emiciclo riservata al pubblico)



PRESIDENTE

Ricordo che non si può applaudire.
La parola alla Consigliera Batzella.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Ho ascoltato con attenzione tutti gli interventi che finora sono stati svolti dai colleghi.
Alcune volte mi chiedo: "Sono all'interno di un'Aula consiliare composta da 50 componenti, che sono stati eletti dai cittadini per rappresentarli al meglio, o sono all'interno di un'aula dove le persone predicano bene e, poi, razzolano male?".
Oggi abbiamo alle nostre spalle una folta rappresentanza di associazioni, operatori, gestori, che sono presenti perché hanno richiesto più volte un confronto, un tavolo di lavoro, un dialogo, a questa Amministrazione. Questi signori, però, sono qui perché le forze di opposizione - a loro volta - hanno chiesto questo Consiglio straordinario: se non ci fosse stato questo Consiglio straordinario, queste persone non avrebbe udito tutte le promesse che vengono fatte.
Faccio un esempio: è come se noi costruissimo una casa partendo dal tetto, senza le fondamenta. La stessa cosa è accaduta qui: la Giunta regionale ha deciso ed approvato, nel suo palazzo, nelle sue stanze, una deliberazione di Giunta sul riordinino dei servizi residenziali psichiatrici. Ancora una volta, ha escluso la Commissione competente (la Commissione sanità e politiche sociali), tutti i Consiglieri che ne fanno parte ed anche tutti i Consiglieri che non ne fanno parte, violando le normative previste dal Regolamento regionale ed anche le normative nazionali, visto e considerato che la sanità va discussa e trattata.
Occorre fare delle valutazioni, e allora mi dico: "Se questa Giunta non ha dialogo, non ha un'apertura nei confronti dei Consiglieri, figuriamoci se ce l'ha nei confronti dei pazienti, degli operatori, di coloro che lavorano quotidianamente, che sono specialisti del settore e conoscono meglio di chiunque altro il campo della psichiatria". Chi meglio di loro conosce le criticità, i problemi, sa cosa si deve risolvere, cosa si pu fare e non si può fare, cosa funziona e cosa non funziona? Non avete dialogo con noi, figuriamoci con gli altri! Oggi - ebbene sì - c'è un'apertura al dialogo: incominciamo da qui.
Dopo aver approvato una delibera di Giunta, si parte da qui. Intanto, la delibera di Giunta è stata approvata, così com'era accaduto per la delibera di Giunta sul riordino della rete ospedaliera o sul riordino della rete territoriale: per il riordino della rete territoriale c'è stato un miglioramento, perché almeno siete andati sul territorio e vi siete confrontati, mentre per il riordino della rete ospedaliera e dei servizi residenziali psichiatrici non lo avete fatto. Avete deciso e valutato in quella stanza e in quel palazzo: non c'è stato dialogo e confronto.
Oggi, durante l'audizione, abbiamo sentito diversi interventi da parte di associazioni come l'Associazione per la lotta contro le malattie mentali e della Presidente di FENASCOP. Anche noi, come Movimento 5 Stelle, abbiamo sempre chiesto che ci fosse un monitoraggio costante dei servizi sanitari e socio-assistenziali. Loro chiedono un monitoraggio costante del percorso di cura e di riabilitazione dei pazienti e chiedono (molto importante) l'istituzione di un osservatorio permanente della psichiatria, che non c'è.
Nel campo della psichiatria, infatti, non ci sono dei dati effettivi che permettano di vedere e valutare cosa non funziona: solo chi lavora in questo ambito può fornire dei dati esatti, pertanto la presenza di un osservatorio permanente non sarebbe una cattiva idea. Ascoltiamo e prendiamo nota di quanto oggi chiedono i rappresentanti del settore: aprire un tavolo di lavoro e confronto, perché - ripeto ancora una volta - chi lavora e conosce bene il settore ci può dare dei consigli.
Pertanto, prima di approvare le delibere di Giunta, dovreste ascoltare i professionisti del settore. Non l'avete fatto e non lo fate. Si dice sempre che la nostra Regione è in Piano di rientro, però poi partecipate alle trasmissioni televisive o vi recate nelle piazze e affermate: "Abbiamo fatto un sacco di cose, i debiti sono a buon punto, abbiamo risolto quasi tutto".
Non è vero! Dite la verità ai cittadini! Dite la verità! Ditelo: "Siamo ancora in Piano di rientro, siamo pieni di debiti, siamo una delle Regioni più indebitate d'Italia". Diciamo la verità, non prendiamoci in giro! Diciamo la verità anche riguardo a questa delibera di Giunta: ascoltiamo le criticità ed i problemi e mettiamoli in pratica, non prendiamoci in giro, perché - come ha detto il collega Bono - potete "prendere in giro" noi dell'opposizione (tra virgolette, perché non siamo scemi), ma non prendete in giro i cittadini piemontesi e, in particolare le persone malate, i pazienti. La salute è importante e non si gioca con la salute delle persone, così come non si gioca con il lavoro e la professionalità di tutti quegli operatori e gestori che hanno a che fare con questi pazienti. Quindi finché prendete in giro noi, possiamo accettarlo, fra virgolette, perché sappiamo difenderci. Ma non prendiamo in giro i pazienti! Su questo sarò molto severa, perché sono un operatore della sanità: ho scelto di fare questo mestiere perché lo sentivo dentro di me, l'ho scelto consapevolmente e l'ho sempre svolto con passione, per cui capisco cosa significa lavorare e avere a che fare con i malati.
Detto questo, volevo ricordare le richieste avanzate dalla Presidente nazionale di FENASCOP, che chiedeva con quale ordine di grandezza voi avete deciso quali sono le spese effettive della psichiatria. Che cosa intendete questo ve lo chiedo io - per "erogazione delle migliori prestazioni"? In base a quali criteri? In base a quali dati? Se non esiste un monitoraggio come potete chiedere, scrivere o definire "erogazione delle migliori prestazioni"? Non abbiamo né dati né un monitoraggio: con quali criteri avete fatto determinate scelte? Anche il tasso del fabbisogno bisogna verificarlo. Ancora, declassare una prestazione di carattere esclusivamente clinico a una prestazione assistenziale, prevalentemente socio assistenziale, ridurre i professionisti e gli specialisti e incrementare l'attività assistenziali attraverso gli operatori socio-sanitari.
Ho letto con attenzione una lettera che è pervenuta a tutti i Consiglieri da parte del Presidente dell'Ordine degli Psicologi del Piemonte, che esprimeva forte preoccupazioni. Vi ricordo che sono 7.000 gli psicologi iscritti nella Regione Piemonte e circa 2.000 lavorano nei servizi di residenzialità.
Quando definite la cosiddetta "residenzialità leggera" o quando parlate di "comunità alloggio".
Scusate, avevo preso qualche appunto.



PRESIDENTE

Ha ancora un'ora per l'intervento, tranquilla!



BATZELLA Stefania

Presidente, ho quasi terminato! Peraltro, c'è chi ha parlato anche 15 o 16 minuti.



PRESIDENTE

Era la persona che aveva richiesto questo Consiglio.
Prego, mi scusi per l'interruzione.



BATZELLA Stefania

Vorrei soffermarmi sull'ultimo concetto, relativo alle comunità, ma impiegherò trenta secondi.
A tal riguardo, volevo chiedere all'Assessore Saitta delle delucidazioni sulle comunità. Quando si parla di comunità alloggio raggruppate insieme ai gruppi appartamento (quindi si parla di residenzialità leggera) che adesso saranno classificati come SRP3 eccetera, vengono classificate in tre tipi: h24, h12 e a fascia oraria.
Voi, in questo modo, riducete nettamente le ore di lavoro; nello stesso tempo, fate scomparire la figura dello psicologo, o comunque le sue ore si riducono nettamente, così come si riducono le ore degli educatori, degli infermieri. Si registra, magari, un incremento di ore degli operatori socio assistenziali, ma per tutte le altre figure di professionisti le ore diminuiscono, per cui tenderanno a scomparire. Per cui anche quando fate la classificazione a fasce orarie (h24, h12 o a fasce orarie di tre, quattro cinque o sei ore), valutate bene la situazione.
In conclusione, aprite questo tavolo di confronto e di dialogo con tutti i professionisti, con i rappresentanti sindacali, con gli operatori con le associazioni varie e con noi Consiglieri e componenti della Commissione sanità, e cerchiamo di andare incontro alle esigenze dei cittadini.
Noi siamo qua per rappresentare i cittadini, tutti, senza esclusione sociale. Soprattutto, dovremmo tutelare le persone che hanno più bisogno.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Monaco; ne ha facoltà.



MONACO Alfredo

Grazie, Presidente.
Oggi tocchiamo un altro argomento delicato, che riguarda la sanità e il futuro della nostra Regione, perché su questa delibera quadro si andranno ad inserire una serie di provvedimenti e ne discenderanno una serie di atti.
Io credo che ci siano alcuni punti che vanno stigmatizzati e l'Assessore ha già fornito alcune risposte ad una serie di quesiti che potevano, in qualche maniera, suscitare delle perplessità.
Innanzitutto partiamo da un dato che crea non pochi dubbi nel mondo della psichiatria: si parla di un posto letto ogni 5.000. In realtà, ha già fornito una risposta: "Facciamo un'attenta ricognizione e avremo la possibilità di documentare che possono servire più posti letto rispetto a dei numeri che, il più delle volte, nel Patto della salute - l'ho rilevato e lo abbiamo segnalato in questa Aula in altre circostanze (relativamente al 118) - nascono in maniera quantomeno dubbiosa e senza una reale origine scientifica". Se avessimo la possibilità di documentare e fare chiarezza sarebbe un elemento di conforto per la prospettiva di coloro che ne avranno poi bisogno, così come viene recitato in questa Aula.
Allo stesso tempo, mi viene da pensare a quello che è successo. Si è fatto riferimento alla legge n. 180, del 13 maggio 1978: credo che ci siano degli elementi che vanno segnalati, perché non furono cancellata da quella legge e ancora oggi hanno una valenza di tipo terapeutico, e si ritrovano nel regio decreto n. 615 del 16 agosto 1909, che istituiva da un lato quelle che erano le residenzialità, ma soprattutto stabiliva quello che era l'assegno terapeutico alle famiglie a fianco dell'istituzione dei manicomi quei complessi tristemente conosciuti e che credo nella storia della medicina, fra qualche anno, qualcuno andrà a riprendere per imputare tanti di quegli atti medici come crimini contro l'umanità.
Veniamo alla delibera quadro di oggi. Credo che siano tre i punti sostanziali sui quali intenderò soffermarmi.
Da una parte, sottolineerò gli aspetti sui quali vorrei puntare l'attenzione, dall'altra parte illustrerò le criticità che credo di avere rilevato e che vorrei segnalare all'Assessore, affinché possa fare un po' di chiarezza.
Il primo punto riguarda le strutture residenziali, che credo abbiano la necessità di offrirsi come un ventaglio di offerta, di opzioni terapeutiche prescrittive rispetto alla domanda.
Mi spiego meglio: rispetto all'esigenza di salute psichiatrica che viene proposta e che ci arriva all'osservazione, l'operatore deve poter discriminare fra le sue terapie un vero ventaglio di soluzioni residenziali. Poi chiarirò meglio queste note.
Il secondo aspetto riguarda gli accessi alle RSA, che oggi sono messi in discussione (oggettivamente, quando andremo a fare bene i conti, si evincerà che sono riservati a quote minoritarie di pazienti). Perch suscita delle perplessità il fatto di non sapere dove andranno questi pazienti. Ma ci soffermeremo anche su questo aspetto. Parliamo comunque di soluzioni che comportano un minor costo e, tutto sommato, di pazienti cronicizzati e stabilizzati da valutare, che avevano bisogno più di assistenza che di sanità (anche se poi i temi si sovrappongono).
Il terzo è la componente economica, che, sostanzialmente, è diviso in due quote: le borse lavoro e l'assegno terapeutico.
Sulle quote delle borse lavoro credo ci sia poca discussione. Una seconda parte viene applicata dai Centri di Salute Mentale e non è normata: sono le borse lavoro cosiddette "a costo zero". Alcuni sono contrari, nel senso che incontrano opposizioni, ma credo che vadano normate. Alcuni le ritengono, esattamente alla stregua dell'assegno terapeutico, una vera e propria forma di terapia per il paziente. Le borse lavoro a costo zero vengono somministrate da operatori specialisti psichiatri che ritengono utile avere questo strumento nel loro armamentario di terapia.
A volte è difficile discutere di terapie quando si parla di soldi in termini di assegno. Questo è un aspetto sul quale vorrei soffermarmi un momento, perché può facilmente generare confusione.
E' vero che anche l'assegno terapeutico non rientra più nei LEA e che qui c'è la possibilità, attraverso la deliberazione, di avere un sostanziale spostamento rispetto alla parte socio-assistenziale. Vorrei però mettere in guardia su questo argomento, perché la componente socio assistenziale è già oggi gravata da una serie di domande crescenti che vengono dalla realtà e non vorrei che andasse invece a ricadere su quel grande capitolo che riguarda la terapia in senso stretto: è come se somministrassimo a un cardiopatico la digitale o un altro farmaco del genere, è ritenuto tale. Lo so che diventa difficile immaginarla come una terapia, ma è così e lo era già nel 1909 quando se ne accorsero.
Non solo, ma questo era un elemento che già allora, quando costruivano quelle strutture mastodontiche che erano i manicomi, indusse ad accorgersi che c'era una categoria di pazienti che poteva costare meno al sistema e alla collettività, laddove fosse stato riconosciuto loro l'assegno terapeutico. Quindi su questo inviterei veramente la Giunta a fare delle riflessioni e a mantenerlo proprio nella nostra quota, ahimè, extra LEA ossia mantenerlo proprio in quota sanità, perché credo che quello sia l'argomento principale da valutare.
In ordine alla deliberazione in senso stretto, mi sono permesso di appuntare qualche suggerimento che potrebbe essere utile in prospettiva.
Richiamo in particolare l'aspetto che riconosce nella valutazione multidimensionale del bisogno il coinvolgimento del medico di medicina generale, con il problema che non si comprende esattamente ancora bene come il medico deve essere coinvolto, cioè se comunicare il progetto al medico di medicina generale o coinvolgerlo attivamente nella progettazione del percorso del paziente. Inoltre, qual è il ruolo del distretto che dovrà essere dedicato a quello? La valutazione multidimensionale stessa del paziente deve avvenire mediante strumenti o scale di valutazione che sono quelli identificati dall'AGENAS o da altri? Sul piano, invece, del trattamento individuale e della scelta della struttura due sono gli aspetti che vorrei segnalare. Ebbene, il responsabile di questo piano è lo psichiatra; chiedo che lo psichiatra sia mantenuto come responsabile, ma l'aspetto che non mi è chiaro è quello del case manager, chi deve essere il personaggio responsabile della gestione.
Credo che possa essere anche un soggetto diverso dallo psichiatra, però a mio avviso tutto questo deve essere chiarito, nel senso che sono figure professionali che possono ampiamente lavorare di concerto, ma non necessariamente ricadere sullo stesso attore.
Sempre su questo tema, cioè il "Piano di trattamento individuale e scelta della struttura", si fa riferimento a deliberazioni regionali in materia di tetti e tariffe, ma in questo caso, superato il tetto, si arriva alla creazione di liste d'attesa, che è un tema che ci dobbiamo porre perché se abbiamo la lista d'attesa, abbiamo un altro problema che ci cade tra capo e collo.
Sulla "Disciplina transitoria" ho dei dubbi o, meglio, vorrei fare delle domande o fornire suggerimenti all'Assessore. Nella sezione dedicata alla disciplina transitoria, credo che la conversione da CPA-CPB-CA nelle classi SRP1, SRP2 e SRP3 non potrà essere automatica. Ad oggi, vi sono strutture che funzionano diversamente rispetto alla tipologia di accreditamento, ma credo sia necessaria una redistribuzione, anche su una base storica, delle strutture basandosi, quindi, sul funzionamento e sui servizi erogati.
Sempre sulla stessa disciplina, dove si parla di RSA, dove andranno i pazienti da dimettere dalle RSA? Perché ad oggi non è ancora chiaro.
Quindi, ci saranno delle sezioni residenziali strutturate, spero, ad hoc anche perché i distretti non funzionano in modo omogeneo sui vari territori e quindi è auspicabile un'uniformità di procedure anche a livello dei distretti.
Nella definizione della SRP3 ci sono pazienti che richiedono interventi riabilitativi. Nella DGR invece vengono definite come strutture dedicate a pazienti con condizioni psicopatologiche stabilizzate. Pertanto, si consiglia l'eliminazione della frase "su cui interventi terapeutico riabilitativi non hanno effetto". Credo che questo possa essere un suggerimento, forse, apparentemente banale, ma che può avere grosse ricadute per la funzionalità richiesta dalla deliberazione.
Per quanto riguarda la stessa sezione (SRP3), la DGR dice che i pazienti che sono inseriti in queste strutture sono pazienti in condizioni cronicizzate e dopo il periodo di 36 più 12 mesi non è ben definito dove trovano collocazione. Ciò è comprensibile soltanto per i pazienti che sono all'interno di un percorso riabilitativo, mentre per altri diventa complesso e non è ben chiarito. Credo che anche questa sia materia di approfondimento.
Infine, un aspetto che vorrei sottolineare, ma che vorrei che fosse rivalutato e rivisto, è quando si parla delle strutture riabilitative residenziali psichiatriche 3.3. Queste hanno ad oggi una copertura settimanale con fasce piuttosto rigide di lavoro. Credo sia auspicabile dare degli indirizzi di maggiore flessibilità ed elasticità per consentire agli operatori molta elasticità di sistema, ma queste strutture contemplano purtroppo una partecipazione finanziaria o del paziente o dei Comuni.
Pertanto, credo che su questo tema vada fatta una riflessione.
Credo che oggi i Comuni non siano quasi più in grado di sostenere ulteriori costi e ho la netta percezione, ma è più di una percezione, che sono poche le famiglie di questa tipologia di pazienti che oggettivamente possono partecipare alla spesa. Sarebbe, quindi, auspicabile l'inserimento al posto della 3.3, di una struttura a valenza sanitaria. Suggerirei la 2.1, perché darebbe maggiori possibilità agli operatori di intervenire con efficacia rispetto ad una serie di tipologie di pazienti e dare delle risposte oggettive alla domanda, purtroppo crescente, sui nostri territori.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Monaco.
La parola al Consigliere Allemano.



ALLEMANO Paolo

Grazie, Presidente.
Ci avviamo alla conclusione, quindi una brevissima riflessione.
Comprendo le riserve metodologiche espresse da molti colleghi inevitabilmente approfondire quest'aspetto ci porterebbe a chiederci come mai siamo arrivati in questa situazione. La discussione diventerebbe poco produttiva e comporterebbe soprattutto il perpetuarsi di prassi e di tempi che non possiamo permetterci, vista la situazione emergenziale che vive la Regione Piemonte.
Vorrei semplicemente far rilevare come, mi sembra, da un interessante pomeriggio si evinca un sostanziale accordo su tre punti, per cui sono fiducioso sulla possibilità di passare bene i sei mesi che ci separano dall'attuazione della deliberazione. Ovviamente, al netto di pochi interventi che hanno interpretato la deliberazione come un maldestro tentativo di fare cassa o di smantellare il servizio di psichiatria.
I punti di accordo sono il fatto che c'è un'esigenza di riordino imprescindibile; qualsiasi atto deve essere al di sopra di ogni sospetto.
Siamo in un contesto di risorse assolutamente limitate, quindi il principio della giustizia distributiva va salvaguardato. Ci sono altre cronicità oltre a quella della psichiatria, che sono trattate in modo diverso, quindi è di tutta evidenza che se noi usiamo pesi e misure differenti andiamo a creare delle ingiustizie non potendo evidentemente disporre di un salvadanaio a cui fare riferimento in modo illimitato.
Ci sono delle strade non più percorribili. Credo che l'abbia detto con molta onestà e molta chiarezza l'Assessore Ferrari quando ha parlato degli extra LEA, strumento che è stato attivato con un percorso abbastanza complesso e che non è più attivabile, perché evidentemente elude un problema che va affrontato alla radice e non può essere certamente bypassato a valle con degli storni di fondi.
Quindi, credo che su questo nessuno in quest'Aula né tra il pubblico possa eccepire sul fatto che occorre riordinare.
Il secondo punto di accordo è che occorre valutare l'offerta della residenzialità psichiatrica sotto il profilo dell'appropriatezza e della equità.
Non mi dilungo, perché molti colleghi hanno parlato con competenza dell'appropriatezza dei percorsi. Faccio solo presente che anche all'interno di come sono state impegnate le risorse, in particolare nei gruppi appartamento, c'è stata una situazione non equa, perché, nell'ambito di quel budget degli extra LEA, le risorse che sono andate ad esempio al Piemonte sud sono state minime, se non irrilevanti.
Qualcuno mi deve spiegare come si spiegano e si giustificano le diversità geografiche dei LEA. Capisco se ci sono fasce di rischio così diverse, ma noi di Cuneo non siamo così diversi rispetto a quelli di altre aree del Piemonte. Quindi, è evidente che un problema di equità si pone anche all'interno della scatola dei soldi impegnati per la psichiatria.
Il terzo punto di equilibrio e di contatto è che al centro di questo percorso c'è sicuramente la persona. Io ho apprezzato molto un intervento fatto dal dottor Sorrentino, che ha richiamato come qualsiasi pianificazione dei percorsi terapeutici riabilitativi basati sui numeri è destinata a fallire, perché evidentemente contano i progetti, gli obiettivi, contano le sinergie, conta l'integrazione con le comunità perché parliamo di patologie che spesso nascono proprio da una malattia della comunità; quindi, soltanto la comunità le può rieducare. In questo senso penso anche che l'appello forte che ha fatto il Consigliere Vignale alla libertà dell'individuo vada considerato, ma l'individuo deve essere il punto nodale di questo percorso terapeutico.
Dopodiché non si sceglie una struttura residenziale come si sceglie un menu, quindi la persona va supportata, va messa al centro e va seguita, ma la centralità, a mio avviso, va vista non tanto nel senso di libertà di scelta quanto nell'essere al centro di esperti che accompagnano queste persone.
Tutto questo per dire che darò il mio voto convinto a quell'ordine del giorno che chiede di sfruttare bene i tempi per arrivare ad un'attuazione migliorativa della deliberazione e superare i limiti che ha avuto in un percorso necessariamente un po' precipitoso, ma sono anche convinto che la giornata sia positiva nella misura in cui abbiamo sicuramente una base molto forte di condivisione e dalla quale partire. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Appiano; ne ha facoltà.



APPIANO Andrea

Grazie, Presidente.
Mi collego proprio a quest'ultimo intervento, perché mi pare positivo dividere le questioni oggettivamente condivisibili dalle preoccupazioni che, invece, quei presupposti e la deliberazione in questione hanno ingenerato e con una riflessione un po' più di sistema, su cui spender qualche minuto in più rispetto ai presupposti di cui si è già detto ampiamente.
Certamente il fatto di avere criteri di accreditamento, monitoraggi una omogeneità di trattamento su tutto il territorio regionale, criteri di compartecipazione anche questi omogenei laddove ciò sia necessario e possibile è un dato di fatto da cui non possiamo prescindere, ma non solo perché ce lo dice la Corte dei Conti, ma perché è un fatto in se stesso che non esiste un sistema in cui un monitoraggio e una omogeneità del genere non esista.
Se però la deliberazione, che contiene e parte da questo presupposto ed offre delle soluzioni a questo percorso, ha ingenerato dei dubbi e delle preoccupazioni in relazione al fatto che, magari, alcune persone fino a ieri avevano una risposta in termini di gruppo appartamento piuttosto che in altri termini e domani potrebbero non averla sui criteri di accreditamento, sul numero di posti letto, allora il percorso che chiediamo di aprire e il tavolo di confronto dovrà fugare, se è possibile, queste preoccupazioni oppure se le preoccupazioni sono fondate e si rinvengono errori o necessità correttive, io chiedo l'impegno affinché in questo percorso si corregga il testo della deliberazione nel senso che il tavolo andrà a definire.
Il confronto è sempre un fattore di ricchezza, perché non vuol dire piegarsi sulle richieste specifiche di questo o quel soggetto, ma avere una conoscenza più ampia e a 360 gradi di una questione e poi assumersi una responsabilità di scelta, che non può che essere nostra.
La riflessione, però, un po' più generale e della richiesta che farei al tavolo e a noi stessi, è di ampliare la discussione, perché oggi si parla di residenzialità con una particolare enfasi ad una delle forme di intervento residenziale, che è quella dei gruppi appartamento. Ma, in realtà, una riflessione più generale sul tema della salute mentale io credo sia improcrastinabile, perché compie quasi quarant'anni la legge in cui abbiamo realizzato una conquista di civiltà. Anzi, hanno realizzato, perch per ragioni anagrafiche non appartengo alla generazione che ha combattuto ed ottenuto questo preziosissimo risultato.
Però a quasi quarant'anni di distanza ci dobbiamo chiedere se abbiamo davvero fatto tutta la parte necessaria per attuare l'altra parte della legge, che non era solo "eliminiamo le strutture manicomiali", ma "diamo dei servizi adeguati e dignitosi, affinché tutte le persone possano vivere una vita emancipata e possa essere salvaguardata la dignità di ciascuno".
Spesso e volentieri parlo in termini generali forte di due esperienze.
La prima è quella di amministratore locale, che condivido con tanti di voi perché spesso, come sindaco, mi sono trovato a vivere esperienze drammatiche accanto a famiglie e accanto a persone che non ottenevano e non ottengono risposte adeguate o sufficienti rispetto alla loro problematica.
Ma la vivo anche dall'esperienza personale di chi ha misurato fino in fondo come una risposta non adeguata può portare non solo ad una sofferenza enorme, ma può anche in alcuni casi portare a scelte drastiche da parte della persona che vive quel tipo di sofferenza, finanche a gesti non autoconservativi.
Allora noi abbiamo un dovere morale prima che politico nell'affrontare la questione di sistema: chiederci se tutti i servizi che ci sono o che non ci sono svolgono fino in fondo la loro parte, e soprattutto se la svolgono in rete.
Quando si parla di distretto forte nell'ambito della sanità di territorio, cioè un luogo fisico in cui diversi operatori sanitari e sociali si trovano e condividono un progetto, questo è uno di quei campi in cui è assolutamente improcrastinabile, ma non per cercare di scaricare la spesa da un settore all'altro con tutte le conseguenze del caso, perch rilevo che un conto è il diritto alla salute iscritto in Costituzione altra cosa è il diritto alla prestazione socio-sanitaria. Il più forte di tutti è il diritto alla salute, il diritto alla sanità; e, quindi, laddove si intravedono anche minimi aspetti ascrivibili nel diritto alla salute noi non dobbiamo cedere di un millimetro al fatto che è la sanità deve svolgere il proprio percorso, sapendo però che la sanità non è tutto nel piano della salute della persona.
Quindi, i vari servizi devono parlarsi, i centri di salute mentale devono dialogare con i territori, così come gli ospedali - perché, in parte, anche l'ospedale è uno dei soggetti che interviene in materia devono dialogare con i servizi territoriali. Pertanto bisogna puntare verso quei servizi innovativi; ne veniva citato uno prima, che è molto attivo nel territorio di Collegno ed è il servizio dello IESA, cioè gli inserimenti all'interno di famiglie diverse dalla propria come percorso per recuperare un clima di famiglia e quindi un processo di emancipazione.
Dobbiamo poi riconoscere la vera natura delle varie prestazioni. Il gruppo appartamento, da un certo punto di vista, è forse l'elemento e il momento di cura più forte, perché così come mantenere a domicilio delle persone - lo ricordava prima il collega Boeti - attraverso un aiuto alla famiglia con l'assegno di cura può, meglio di tanti altri interventi residenziali o di ricovero nelle RSA, agevolare la persona non autosufficiente e farle vivere anni più dignitosi e più coerenti con il diritto alla salute della persona stessa.
Allo stesso modo, spronare dei servizi e sostenere dei servizi che portino ad emancipare, a vivere la vita quotidiana in autonomia le persone che hanno problematiche di salute mentale è una conquista di salute e, in prospettiva, è anche un fattore di crescita e di rafforzamento della comunità stessa. Non nascondendoci, però, che ci sono delle problematiche ad oggi ancora irrisolte e che, forse, sono anche frutto di un'evoluzione di nuovi bisogni e di nuove necessità. Pensiamo al problema della salute mentale di persone che hanno una fascia di età che non è ancora maggiorenne, ma non è neanche quella del minore.
Ad oggi, possiamo dirci che i servizi che possono essere offerti a 360 gradi siano adeguati o spesso non ci sia uno scaricabarile di competenze ma il soggetto indicato dal soggetto A come competente dice "no, non è neppure competenza mia". Il risultato è che nessuno si occupa della persona e la famiglia o la persona stessa si trova a vivere il dramma nella propria solitudine, oppure delle modalità di accesso ai servizi. Certo, c'è un principio fondamentale di scelta, quindi di libertà di scelta, ma dall'altro lato occorrono dei servizi delle comunità locali, dei contesti che permettano di assumere serenamente questa scelta affinché, laddove possibile, la prospettiva di salute si crei, si consolidi e porti a dei risultati positivi.
Di lavoro ce n'è tanto e io mi auguro che un'assemblea elettiva o comunque, una rappresentanza politica voglia analizzare a 360 gradi questo come altri temi, ma su questo dobbiamo fare passi avanti notevoli capitalizzando tutte le migliori esperienze di cui si ha conoscenza e che ci sono, senza sottacere i limiti che, invece, ci sono e senza sottacere nello specifico, l'oggetto specifico da cui siamo partiti oggi, cioè la necessità di aprire questo forte tavolo di confronto che porti anche a correggere quegli aspetti che, magari, non ci convincono o che si scopre insieme che non sono le migliori soluzioni per affrontare i problemi veri che, invece, sono oggettivamente enucleabili. Grazie.



PRESIDENTE

Vi richiamo alla vostra responsabilità. Discrezionalmente decidete il da farsi. Alle ore 19 termina il Consiglio. Sono ancora iscritti a parlare i Consiglieri Bertola e Grimaldi e ci sono una serie di ordini del giorno da approvare.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bertola; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Sarò breve. Nel mio intervento riassumo anche gli interventi dei Consiglieri del mio Gruppo.
Bene anzitutto audire le parti come abbiamo fatto oggi, gli operatori.
Penso che questa sia una materia e sia anche un momento, per via delle decisioni assunte dalla Giunta regionale, proprio da Consiglio aperto, più che da Consiglio straordinario. Ovviamente, noi Consiglieri abbiamo chiesto la convocazione del Consiglio straordinario perché rientra tra le nostre prerogative avendo visto che, all'interno della Conferenza dei Capigruppo il partito di maggioranza relativa, il Partito Democratico, ha parecchie remore nel convocare Consigli aperti.
Non si capisce bene perché non piace la gestione assembleare. Forse non piace perché, in qualche modo, poi si devono giustificare delle decisioni prese senza consultarsi con gli operatori del settore, con i laboratori con le associazioni.
Complessivamente, a noi pare, ultimamente abbiamo fatto il ragionamento che la Giunta, un pezzo alla volta, stia costruendo un nuovo Piano Socio Sanitario senza passare dal Consiglio e, soprattutto, senza consultarsi con le parti interessate: gli operatori, i lavoratori, ecc. Prima la rete ospedaliera, poi il territorio e adesso anche la psichiatria. Si assumono gli atti in Giunta regionale, senza nemmeno acquisire il parere della Commissione consiliare, ma poi, se ci si dichiara disponibili al dialogo e al confronto, la maggioranza e la Giunta si trovano a dover arginare il dissenso e a proporre modifiche.
Alla fine ci troviamo in una situazione paradossale come quella di oggi, dove ci sono anche Consiglieri di maggioranza che, in qualche modo danno suggerimenti a posteriori o, magari, in alcuni casi, ammettono che forse si è stati un po' troppo precipitosi.
Se la gestione "commissariale" della sanità, la gestione emergenziale porta a degli atti presi e assunti in modo troppo precipitoso e frettoloso che poi si deve ritornare a rivederli, tanto vale partire con percorsi più condivisi che, in qualche modo, rendono chiara la situazione a tutti.
Anche per il riordino della rete dei servizi psichiatrici, si è operato da parte della Giunta senza il necessario confronto e la necessaria collaborazione con gli operatori del settore. Come è stato evidenziato sia dalle persone che abbiamo audito oggi, sia dai colleghi del mio Gruppo, la delibera presenta diverse criticità.
Ne riassumo alcune: la scarsa trasparenza in quanto non è garantito il diritto di informazione riguardo ai servizi disponibili l'informatizzazione delle cartelle cliniche; lo spostamento, purtroppo, di una parte della spesa delle comunità alloggio e dei gruppi appartamento alla compartecipazione delle famiglie; la mancanza di percorsi chiari e definiti del tempo di cura, per citarne alcune.
Con questo voglio riassumere il senso del nostro atto di indirizzo, che chiede alla Giunta regionale di istituire, in tempi brevissimi, entro dieci giorni dalla sua approvazione, un tavolo di confronto con tutti i soggetti interessati dal provvedimento, in modo da valutare insieme quali sono le modifiche che si possono apportare alla delibera, in modo da eliminare le criticità evidenziate da noi ma, soprattutto, dalle persone che abbiamo audito oggi.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Non mi succede spesso di avere più dubbi che certezze alla fine di una discussione. L'avevo creduto sinceramente, nel senso che ci siamo sentiti più volte e mi pare che la necessità fondamentale della Regione sia stata ricordata più e più volte dall'Assessore, cioè di dire dopo tanti anni c'è bisogno che, soprattutto sui gruppi appartamento e non solo, ci sia una vera analisi e la necessità di evitare che si siano inseriti, visto il non accreditamento, magari anche soggetti che abbiano fatto un po' i furbi.
Visto che quella fa parte soprattutto della nostra storia, che il gruppo appartamento è un modo, anche - lo dico usando le virgolette visto che abbiamo parlato tanto di piani e di sostenibilità - per "spendere molto meno", non serve solo in termini di avvicinarci alla nostra società, serve anche, rispetto alla comunità, a spendere in parte "meno risorse" perch c'è un lavoro più attento di reinserimento.
Visto che avevo creduto a questa narrazione, la cosa che non capisco dall'interlocuzione con i nostri.



CHIAMPARINO Sergio, Presidente della Giunta regionale (fuori microfono)

Non bisogna mai credere alle narrazioni.



GRIMALDI Marco

Poiché credo sia legittimo, da parte della Regione, dopo tanti anni chiedere un accreditamento e quindi - lo dico - non mi piace assolutamente quella narrazione che dice: "Ah, ma cosa succede nel Comune di Torino? Ah ma cos'è questa proliferazione?".
Sì, c'è una cultura diversa a Torino, e l'ex Sindaco non può che riconoscere il fatto che sia stato un modello fino all'altro ieri. Se poi abbiamo cambiato tutti opinione, è un altro discorso.
Io non ho cambiato opinione.
Credo che in quel modello ci sia tanto della nostra storia e anche tanto del nostro futuro.
Qual è però il cruccio che mi viene? Quando ad un certo punto si dice che i gruppi appartamento - e lo dice proprio il sito della Regione Piemonte - finiscono automaticamente nella tipologia socio-sanitaria e quindi, a differenza delle altre due tipologie.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità (fuori microfono)

Socio-riabilitativa.



GRIMALDI Marco

No, no, la terza tipologia è di natura socio-sanitaria. Lo dice il sito della Regione Piemonte, anzi, il sito che spiega esattamente la delibera da cui tutti hanno preso le vostre dichiarazioni. Vorrei solo ricordarvelo. Se poi ci sono degli errori, andate a correggere il testo nel sito.
Le prime due sono strutture sanitarie e la terza tipologia è di natura socio-sanitaria. Le comunità protette di tipo A e B confluiranno nelle prime due tipologie, mentre i gruppi appartamento e le comunità alloggio in quella socio-sanitaria.
Qual è, secondo me, la prima narrazione sbagliata? E' dire che tutta quella parte lì - tutta - viene spostata in un settore che non è il suo. Di sicuro qualcuno avrà una natura socio-sanitaria e la parte terapeutica sarà ridimensionata, però saranno poche. E quindi, se tutto questo comparto lo spostiamo lì, sapete che succede? Che forse si "incazza". Ma dai? Sì, si "incazza".
Io non sono renziano e quindi lo dico: a me non me ne frega niente di trovare la turboparola per dire come superiamo tutto questo. Non me ne frega niente di chiedervi di sospendere o di cancellare.



PRESIDENTE

Scusi, Consigliere Grimaldi, la prego di usare un linguaggio più consono.



GRIMALDI Marco

Non me ne importa niente, Presidente, ma la cosa che invece mi importa è di trovare il termine freezing, per superare quello che si vuole.
Ammettiamo che ci siano dei fraintendimenti: superiamoli. Superiamoli! Facciamo il gruppo di lavoro come dice il Consigliere Ravetti, ma superiamoli, anche se abbiamo scritto delle cose inesatte.
Ad un certo punto scriviamo: "Preso atto che il progetto obiettivo tutela della salute ha fissato un indicatore di fabbisogno in un rapporto ottimale di un posto." e che la Regione Piemonte, con DGR del marzo del 2000 ha stabilito.
Ecco, se ci cita la delibera del '97 del Consiglio che forse andrebbe rivista, e visto che è di Consiglio rivediamola tutti insieme, ma allora rivediamo anche delle stime che sono un po' vetuste.
Ad un certo punto l'Assessore dice: "Del resto, è un settore che impegna ogni anno 200 milioni di euro del fondo sanitario ed io sento forte la necessità di capire".
Ma mica solo lei, Assessore! A questo punto, Presidente Ravetti, facciamo una Commissione anche per capire come sono divisi questi 200 milioni di euro, altrimenti diamo il messaggio che nei gruppi appartamento si spendono 200 milioni di euro e che lì ci siano tutti i furbetti della terra. Io non credo a questa narrazione.
Visto che non credo che sia la narrazione di Antonio Saitta - io non ci credo, e lo dico, non credo che sia questa la narrazione - se però è così, o se si è percepito questo, voglio che questa retorica venga stralciata. Lo dico perché non è la mia e non credo sia quella del centrosinistra (finché c'è ancora il centrosinistra, poi, per carità, tutto può succedere).
Io non ci credo. Così come non ci credo che non si voglia mantenere il requisito di civile abitazione. Non ci credo. Non ci credo perché non è questo l'oggetto. Il fatto che quell'appartamento sia una civile abitazione, non può cambiare il senso di questa discussione.
Personalmente credo che se alla fine il mondo che abbiamo appena ascoltato ci chiede di non buttare a mare vent'anni di requisiti professionali e di non standardizzare secondo le richieste del tavolo Massicci, perché rischia di farci fare altri errori. Secondo voi, se li spostiamo tutti nelle comunità, questa storia ci costa meno o ci costa di più? Solo per capirci.
Ci siamo? Abbiamo capito cos'è che non ci va? Stiamo sulle parole di Antonio Saitta, cioè che vogliamo semplicemente accreditare, senza avere un pregiudizio di fondo iniziale e senza avere già in mente il finale? Bene, riportiamo i gruppi appartamento dove devono stare; diamogli delle regole, diciamo sì all'uniformità tariffaria (perch mi pare che nessuno di loro ci abbiamo detto di volere una disomogeneità) però diciamo semplicemente che in questi sei mesi ci prendiamo il tempo non solo di superare gli errori (questi si possono superare in una settimana), ma di ritrovare un'interlocuzione con chi ha innovato questo mondo e forse ci ha fatto anche risparmiare.
Sono sicuro che quella del gruppo appartamento, fra le tante tipologie che ci sono, è quella che fa risparmiare più delle comunità e di altre opzioni. Se invece pensiamo che tutti i più gravi devono andare nella comunità e ritorniamo al concetto che per gli altri in realtà facciamo un po' di assistenza sociale, ritorniamo indietro ad un modello che avevamo dimenticato nel tempo e che semplicemente vorremmo superare.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Conticelli; ne ha facoltà.



CONTICELLI Nadia

Grazie, sarà molto rapida, visto che sono l'ultima ad intervenire.
Molte cose sono già state dette dai colleghi e le condivido.
In questo percorso delineato, oltre che dalla parole dell'Assessore anche nel documento che presentiamo, ritengo che oltre alle associazioni alle comunità e agli enti gestori vadano coinvolti gli enti locali.
Non so se è già stato richiesto il parere del CAL o se è giunto il parere dell'ANCI (forse l'ANCI ha formalizzato in questi giorni una lettera), altrimenti questa delibera rischia di configurarsi come un'applicazione unilaterale dei LEA sanitari che vengono traslati a livello sociale.
Il riordino è necessario. E' stato richiesto, come ha ben spiegato l'Assessore, anche a livello nazionale, però va da sé che riordino non significa scaricare i costi da un ente all'altro e alla fine farli ricadere sulle famiglie, perché è di questo che stiamo parlando.
La compartecipazione sulla base di questa bozza di delibera, o delibera, è prevista per tutte le strutture a carattere socio-riabilitavo anche quelle con gli operatori sulle 24 ore. Faccio presente che si tratta di 370 strutture di accoglienza residenziale e comunità alloggio, il che vuol dire circa 1.600 posti.
Stiamo parlando, quindi, di una fetta ampia di popolazione.
L'hanno già detto in audizione alcuni utenti o coloro che lavorano in queste strutture: si tratta di percorsi di eccellenza, non solo dal punto di vista della cura (e parlo di cura, non solo di riabilitazione, perché di cura si tratta), ma anche del reinserimento.
Sicuramente la comunità alloggio e la residenzialità in microstrutture favoriscono il reinserimento. In qualche modo queste vengono declassate da prestazione sanitaria e da prestazione assistenziale. E' corretto, l'ha ben spiegato l'Assessore: vi è l'esigenza di non caricare tutto sempre solo sul bilancio della sanità, però, attenzione, così si rischia, se ho ben intese le parole dell'Assessore Saitta, di tornare indietro di quarant'anni, cioè di non considerare più alcune prestazioni, ma non solo prestazioni, quindi anche alcune patologie, non come patologie sanitarie ma come un problema sociale.
Non si tratta di fragilità sociale, si tratta di persone che devono fare dei percorsi di cura. Si tratta, cioè, di gestire la complessità.
Un'ultima parola sull'accreditamento e la tariffazione.
Riformare l'accreditamento non significa solo riformare un dispositivo amministrativo e basta, ma significa guardare alla governance; significa guardare a finalità, emerse in molti degli interventi che mi hanno preceduto, di flessibilità e di accessibilità per l'utenza, perché solo così possiamo guardare alla complessità, governandola senza temerla, ma soprattutto questo ci consentirebbe - ed è un'occasione davvero, se la cogliamo - di superare quella frammentarietà prestazionale, che ci richiede anche a livello nazionale una maggiore omogeneità; che non vuol dire, per appiattimento su un solo modello.
E ricordiamoci che si tratta di persone e che quando si ha a che fare con le persone le soluzioni non possono mai essere uniche: sono sempre complesse e non possono essere semplici.
E' una sfida, l'hanno già detto molti dei colleghi. L'efficienza - in primo luogo economica, perché ne abbiamo assolutamente bisogno, e amministrativa - può e deve coniugarsi, però, anche con la qualità sociale.
Questa è la sfida, perché altrimenti operare tagli e passare da un bacino all'altro è quello che è stato fatto fino a ieri e che abbiamo detto tutti non andare bene.



PRESIDENTE

Grazie.
Mettiamo ora in discussione e poi in votazione - se ci sarà il tempo e se lo riterrete opportuno - quattro atti di indirizzo.
Il primo è l'ordine del giorno n. 408 presentato dai Consiglieri Vignale Berutti, Graglia, Sozzani, Pichetto Fratin e Ruffino, inerente a "Ritiro della Delibera n. 30 del 3 giugno 2015 sui servizi residenziali in psichiatria e costituzione di un osservatorio permanente sulla psichiatria".
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale per l'illustrazione ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Intervengo solo per chiedere la votazione nominale.



PRESIDENTE

Come da richiesta del collega Vignale, la votazione avverrà per appello nominale.
Prima di procedere, però, ha chiesto la parola la Consigliera Batzella ne ha facoltà.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Intervengo solo per dire che è stato attratto un altro ordine del giorno, di cui sono io prima firmataria. Si tratta di un ordine del giorno che avevo collegato alla trattazione del bilancio previsionale 2015: l'avevo depositato ed era stato attratto nel dibattito. Il testo è caricato sulla intranet.
Vorrei chiedere al Presidente se posso almeno dire velocemente - in trenta secondi - gli impegni dell'ordine del giorno.
Allora, questo mio atto di indirizzo chiede alla Giunta che si preveda entro 90 giorni dall'approvazione, ad uniformare il tariffario delle strutture per l'assistenza residenziale e semiresidenziale dei disabili psichici. L'utente per il quale sia individuata la condizione di non autosufficienza e non assistibilità a domicilio ha diritto di scegliere il luogo di cura nell'ambito delle diverse opzioni offerte dalle strutture del sistema sanitario nazionale accreditate su tutto il territorio regionale nel rispetto del principio della libera scelta. Quindi: libera scelta e uniformità del tariffario.
Inoltre, le Aziende Sanitarie devono redigere annualmente e pubblicare nei rispettivi siti on line, entro e non oltre il 30 giugno, una Carta dei servizi, per tutti i servizi di residenzialità e semi-residenzialità accreditati.
Da ultimo, nel rispetto del principio della trasparenza, è prevista adeguata pubblicizzazione dei verbali della Commissione di vigilanza, a seguito delle verifiche di controllo delle strutture accreditate. In proposito, entro 15 giorni dalla visita della Commissione di vigilanza presso le strutture, tutti i verbali devono essere pubblicati nei rispettivi siti on line, nell'area dedicata alla Carta dei servizi per i cittadini.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie.
Si tratta dell'ordine del giorno n. 337 presentato dai Consiglieri Batzella, Campo, Valetti, Bertola, Frediani e Valetti, inerente a "Assistenza residenziale e semiresidenziale disabili psichici".
La parola al Consigliere Ravetti.



RAVETTI Domenico

Presidente, per me e per tutte le mozioni e gli ordini del giorno sono cose serie e hanno bisogno di tempo per la presentazione. In realtà, al di là dell'illustrazione che ha fatto la collega Batzella per il suo, io posso desumere gli altri: non ho l'obbligo di leggerli, dovrei discuterli e mi pare, insieme ai colleghi, che alle 19 diventi un po' improbabile poterlo fare.



PRESIDENTE

E' chiaro.
Allora, collega Vignale: ci sono quattro atti di indirizzo. Per quanto riguarda quelli della maggioranza, prendo atto delle osservazioni del Consigliere Ravetti e quindi verranno illustrati in un'altra seduta. Anche lei vuole illustrare il suo in altra seduta, o vuole che lo mettiamo in votazione? Su richiesta del Consigliere Vignale, mettiamo in votazione nominale il documento di cui è primo firmatario.
Indìco la votazione nominale sull'ordine del giorno n. 408, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 38 Consiglieri votanti 37 Consiglieri hanno votato SÌ 12 Consiglieri hanno votato NO 25 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consiglieri Il Consiglio non approva.



PRESIDENTE

Consigliere Ravetti, desidera che il suo ordine del giorno venga messo in votazione?



RAVETTI Domenico

A questo punto sì, Presidente.



PRESIDENTE

Prima che si passi alla votazione, ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca (fuori microfono)

Vorrei intervenire nel merito del testo da votare, Presidente.



PRESIDENTE

No, scusate, colleghi! Questo non glielo posso permettere e le spiego perché. Non mi mettete in difficoltà! Fate silenzio, colleghi, devo dire la mia: non significa che io abbia ragione, però sono seduto sullo scranno più alto.
Ho chiesto: "Volete illustrare i testi per poi passare alla votazione?" E' intervenuto il collega Ravetti e ha detto: "No, preferiamo illustrarli e quindi votarli in una seduta successiva". Il collega Vignale ha detto: "Il mio, invece, posso farlo votare adesso".
E' scorretto da un punto di vista politico licenziare un atto di indirizzo quando invece il collega Ravetti aveva dato la possibilità a tutti, compreso il collega Vignale, di illustrare i documenti in un'altra seduta. Considero attento, intelligente e scaltro questo suo comportamento collega Vignale, ma personalmente, per quel che ho detto prima, non posso non mettere in votazione gli altri atti di indirizzo.
Ora le do con piacere la parola, ma questa seduta finirà quando saranno votati tutti gli atti di indirizzo.
Prego, Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Allora avremo molto tempo, perché possiamo intervenire sugli ordini del giorno.
Evidentemente questa modalità che sceglie oggi il Presidente è una modalità che varrà per qualunque altro Consiglio: quindi non si termina alle 19, come spesso ci dite, ma quando si sono concluse la discussione e l'approvazione.
GRIMALDI Marco (fuori microfono) La tua mozione è stata votata alle 19.03!



PRESIDENTE

Consigliere Vignale, gliel'ho fatta votare facendole un atto di cortesia. Mi aspetto il grazie, collega. Comprendo il suo ragionamento, ma mi aspetto un grazie.
Le ho fatto votare il suo atto di indirizzo perché voi avete presentato richiesta di Consiglio straordinario e mi sembrava corretto darvi lo spazio e la possibilità di licenziare la mozione. Non posso, adesso, aver licenziato il suo documento e non far votare gli altri.



(Commenti del Consigliere Grimaldi)



PRESIDENTE

Consigliere Grimaldi! Collega Vignale, glielo chiedo con cortesia.



VIGNALE Gian Luca

Non mi interessa, guardi: lei me lo può chiedere come crede. Lei deve solo decidere cosa fare: se mi dà il tempo di intervenire sugli altri atti di indirizzo - ed è un precedente interessante che noi accogliamo positivamente il fatto che si concluda la discussione su un tema aperto e non all'ora prevista per il termine - ne prendiamo atto e discutiamo almeno, io ovviamente intendo discutere i documenti e in modo particolare quello presentato dai colleghi della maggioranza; se invece non è così, mi siedo perché la sessione è "seduta".



PRESIDENTE

Consigliere Vignale, le do la risposta.
Da Regolamento, lei ha ragione e io ho torto. Se, invece, facciamo riferimento a quanto io ho detto da un punto di vista personale, per onestà intellettuale stavamo procedendo alla votazione di tutti gli atti di indirizzo.
GRIMALDI Marco (fuori microfono) Stavamo: l'imperfetto è un tempo più corretto. Stavamo: non abbiamo votato.
Poiché ci ha fatto votare alle 19.01, o viene annullata la votazione ma abbiamo votato il documento del Consigliere Vignale dopo le 19...



RESCHIGNA Aldo, Vicepresidente del Consiglio regionale (fuori microfono)

Fate quello che volete: si capisce che state provando la strumentalizzazione. L'abbiamo capito tutti!



PRESIDENTE

Parli a microfono, Consigliere Grimaldi.



GRIMALDI Marco

Presidente, poiché ha fatto votare alle 19.01, o viene annullata anche quella votazione, così ci capiamo e ci vediamo la prossima volta - per (posso dire?) è una furbata veramente misera - oppure, visto che alle 19.01 abbiamo permesso di effettuare una votazione, ci permetta di votare anche gli altri documenti e ce ne andiamo a casa.



PRESIDENTE

Consigliere Grimaldi, forse non è chiaro: in questo momento, il collega Vignale e gli altri colleghi hanno la possibilità d'intervenire per dieci minuti e, quindi, la seduta può tranquillamente prolungarsi anche oltre le ore 20.
Il tema è una questione di accordo e di ragionamento. Io ho fatto una proposta nell'interesse di tutti. Adesso, non ho voglia di forzare il Regolamento, quindi chiedo gentilmente. Consigliere Vignale, a titolo di cortesia, visto che ero stato chiaro (e lei sa che sono stato chiaro): abbiamo votato la sua mozione, pertanto può mettere l'Aula nelle condizioni di votare anche gli altri atti d'indirizzo? Glielo chiedo a livello personale, perché lei ha ragione e io ho torto! Se lei mi dice di sì, ne prendo atto e ci saranno altri momenti, nel corso di questa legislatura, in cui cercherò - come già ho fatto in passato di venirle incontro. Se lei mi dice di no, io sono in difficoltà, perch devo rispettare il Regolamento.
La parola al Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Lei, ovviamente, quando siede lì fa il Presidente e il notaio dopodiché, se procedere con una modalità oppure un'altra sono scelte che vengono fatte.
Spiego il motivo del mio intervento. Per me si può anche procedere (non parlo, ovviamente, per gli altri colleghi), perché in giro non ci si prende univocamente. Oggi abbiamo assistito ad una situazione in cui il Consiglio regionale, su un atto, doveva essere tutelato in primo luogo dal Presidente del Consiglio, che non l'ha fatto. In secondo luogo, il Presidente della Commissione sanità, non solo non ha fatto rispettare una prerogativa del Consiglio, ma è anche il primo firmatario dell'ordine del giorno che andremo a votare. Allora, in giro non siamo abituati - almeno noi - a farci prendere gratis! Pertanto, è inutile che l'Assessore Saitta faccia partire il suo disco come è successo in altri casi - e ci racconti una serie di frottole perché di questo si tratta.
Assessore, le comunico che c'è una lettera del 23 ottobre 2013 in cui la sua Direzione fa il censimento dei gruppi appartamento: se la faccia dare e la trasmetta anche ai Gruppi consiliari che gliel'hanno chiesta così una parte del lavoro è stato fatto. Ma, questo per dire che con l'atteggiamento dei furbi non si va da nessuna parte. Questo è il gioco dei furbi, e vale per il Presidente del Consiglio, che deve far rispettare le delibere del Consiglio.
Quando il sottoscritto ha provato a mettere in discussione (in alcuni casi, perché si poteva) degli atti senza che avessero l'adeguato parere degli Uffici, gli Uffici - legittimamente - hanno sempre ricordato che l'espressione del parere della Commissione competente era obbligatoria.
Non si può lavorare con la pistola puntata: si vota la delibera e poi si sentono una serie di dichiarazioni, molte delle quali anche condivisibili, in cui si dice: "Eh no, mica possiamo trasformare le strutture di cura in strutture destinate alle politiche sociali!".
Faccio presente che c'è una delibera votata. La delibera - ripeto - è votata e finché non viene cambiata significa che tutto ciò che era cura in psichiatria oggi riguarda le politiche sociali e l'assistenza. Non c'è l'assegno di cura terapeutico e funzionale; non c'è - e condivido l'intervento della collega Conticelli o quello dei colleghi Grimaldi e Appiano - perché l'Assessore e la Giunta hanno forzato su un tema che potrebbe essere affrontato in sede di IV Commissione, mentre oggi ci pongono di fronte al fatto compiuto. E la mia sarebbe la furbata?



PRESIDENTE

Nessuno ha detto che è una furbata.



VIGNALE Gian Luca

Non l'ha detto lei, ma altri l'hanno detto. Ma non mi interessa: occorre prendere atto che, prima di tutto - non nel merito, ma nel metodo si rispettano le regole all'interno dell'Aula. Lo si fa anche in una riunione di condominio! Se non si sanno rispettare le regole, quale confronto ci può essere? Dopodiché, fate quello che credete. Intanto, avendo respinto l'unica cosa seria che veniva richiesta oggi (il ritiro o la sospensione di un atto illegittimo), procedete! Siete tanto certi di aver fatto la cosa giusta siete convinti di non aver preso un'altra volta in giro, affabulando, le persone, ma le persone, gli operatori, i pazienti, sanno che da domani quello che ieri era un diritto (poi si cita Basaglia, del 78) diventa politiche sociali. Non è più diritto alla cura, e se il Comune di Torino non avrà i milioni di euro.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità (fuori microfono)

Ma cosa dice?



VIGNALE Gian Luca

Non ho deliberato io, ha deliberato lei!



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità (fuori microfono)

Sta strumentalizzando i malati! Racconti le storie alle persone che non sanno! Racconti ai suoi iscritti!



PRESIDENTE

Collega Vignale, per cortesia. L'ho fatta intervenire, ora procediamo con le votazioni.
Ricordo che stiamo per votare l'ordine del giorno n. 409 presentato dai Consiglieri Ravetti, Rossi, Caputo, Rostagno, Barazzotto,Ottria, Motta Conticelli, Boeti, Gallo, Ferrentino e Appiano, inerente a "Percorso di attuazione della Delibera di riordino della psichiatria" l'ordine del giorno n. 410 presentato dai Consiglieri Bertola, Batzella Valetti, Mighetti, Andrissi, Campo e Frediani, inerente a "Istituzione di un tavolo di confronto fra i rappresentanti pubblici e privati delle strutture di residenza psichiatrica e delle famiglie dei pazienti per giungere ad una revisione della DGR 30-1517 del 3 giugno 2015 da sottoporsi a parere preventivo della Commissione consiliare competente", oltre al già richiamato ordine del giorno n. 337, avente come prima firmataria la Consigliera Batzella.
Indìco la votazione nominale sull'ordine del giorno n. 409, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 31 Consiglieri votanti 30 Consiglieri hanno votato SÌ 26 Consiglieri hanno votato NO 4 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio approva.
Indìco la votazione nominale sull'ordine del giorno n. 410, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 36 Consiglieri votanti 35 Consiglieri hanno votato SÌ 12 Consiglieri hanno votato NO 21 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sull'ordine del giorno n. 337, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 35 Consiglieri votanti 28 Consiglieri hanno votato SÌ 7 Consiglieri hanno votato NO 18 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 7 Consiglieri Il Consiglio non approva.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19.12)



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