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Dettaglio seduta n.76 del 04/06/15 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS



(La seduta ha inizio alle ore 10.01)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Do atto che l'o.d.g. è stato comunicato con la convocazione.
Non essendovi proposte di modifica, l'o.d.g. è approvato, ai sensi dell'articolo 58 del Regolamento.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Ferrero, Ferraris, Sozzani e Caputo


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

E' a disposizione e riproducibile, su richiesta, il processo verbale della seduta del 26 maggio 2015.


Argomento:

d) Assunzione deliberazione Ufficio di Presidenza


PRESIDENTE

Comunico che l'Ufficio di Presidenza ha assunto, nella seduta del 26 maggio 2015, la deliberazione n. 64, avente ad oggetto "Riaccertamento straordinario dei residui attivi e passivi, ai sensi dell'articolo 3, comma 7 del d.lgs. 118/2011, corretto e integrato dal d.lgs. 126/2014. Iscrizione avanzo, saldo di cassa e variazioni n. 8, 9, 10 e 11 al bilancio di previsione 2015-2017 (MG/CR)", con preghiera di inserirla nelle Comunicazioni del Presidente della seduta di Consiglio del prossimo 4 giugno.


Argomento:

e) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

Approvazione processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Approvazione processi verbali precedenti sedute", comunico che sono stati approvati i verbali del 12 e del 19 maggio 2015.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Disegno di legge n. 91, inerente a "Modifica dell'articolo 27 della legge regionale 3 maggio 1985, n. 59 (Piano Socio Sanitario della Regione Piemonte per il triennio '85-'87)" (rinvio in Commissione)


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame del disegno di legge n. 91, di cui al punto 3) all'o.d.g.
Ha chiesto di intervenire il Vicepresidente Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo, Vicepresidente della Giunta regionale

Prima di iniziare il dibattito sul tema, la Giunta ritiene opportuno anche in relazione a quanto discusso nell'ultima Conferenza dei Capigruppo una sospensione del Consiglio regionale per una Conferenza dei Capigruppo.



PRESIDENTE

I Capigruppo sono pregati di presentarsi in Sala A.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 10.05, riprende alle ore 10.30)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Invito i colleghi a prendere posto.
La Conferenza dei Capigruppo ha stabilito di proporre all'Aula il rinvio del disegno di legge n. 91 alla Commissione competente stabilendo un tempo di tre settimane e la riconsegna del provvedimento all'Aula.
Ricordo che per il rinvio in Commissione servono 26 voti.
Indìco la votazione palese sul rinvio in Commissione del disegno di legge n. 91.
Il Consiglio approva.
Pertanto, l'esame del disegno di legge n. 91 è rinviato in Commissione ai sensi dell'articolo 37, comma 5 del Regolamento.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

"Politiche del lavoro, gestione delle crisi aziendali e programmazione delle attività produttive. Pianificazione dei fondi comunitari e regionali per il quinquennio 2014-2020" richiesta di seduta straordinaria presentata dai Consiglieri Pichetto Fratin, Porchietto, Ruffino, Graglia, Berutti Vignale, Bertola, Frediani, Andrissi, Bono, Mighetti, Campo, Batzella Valetti, Gancia) (atti d'indirizzo collegati)


PRESIDENTE

Sono stati presentati numerosi atti di indirizzo collegati al dibattito su "Politiche del lavoro, gestione delle crisi aziendali e programmazione delle attività produttive. Pianificazione dei fondi comunitari e regionali per il quinquennio 2014-2020" svoltosi il 26 maggio u.s.: . mozione n. 81 presentata dai Consiglieri Frediani, Bertola, Bono Campo e Mighetti, inerente a "Commemorazione imprenditori suicidi in Piemonte" . ordine del giorno n. 213 presentato dai Consiglieri Gallo, Accossato Appiano, Conticelli, Motta, Ottria, Ravetti, Rostagno e Valle inerente a "Impegno della Regione a sostegno del sistema camerale piemontese e dei suoi lavoratori" . ordine del giorno n. 252 presentato dai Consiglieri Ottria, Allemano Appiano, Baricco, Boeti, Caputo, Corgnati, Ferrentino, Gariglio Molinari, Ravetti, Rostagno e Valle, inerente a "Diritti e tutela per i lavoratori autonomi colpiti da malattia grave o prolungata" . mozione n. 281 presentata dai Consiglieri Monaco, Chiapello, Gallo Gariglio e Rostagno inerente a "Comunità energetica del pinerolese Intervento presso Governo" . mozione n. 292 presentata dai Consiglieri Mighetti, Batzella, Bertola Bono, Campo, Frediani e Valetti, inerente a "Applicazione di misure estensive all'utilizzo del lavoro accessorio nel settore agricolo" . ordine del giorno n. 371 presentato dai Consiglieri Frediani, Bertola Bono, Mighetti e Valetti inerente a "Salvaguardia del Made in Italy e del Made in Piemonte e contrasto alla delocalizzazione selvaggia" . ordine del giorno n. 372 presentato dai Consiglieri Frediani, Bertola Bono, Mighetti e Valetti, inerente a "Proroga della Cassa straordinaria anche per l'Azienda Schreder - Caselette (TO) e FNAC di Torino" . mozione n. 373 presentato dai Consiglieri Bono, Andrissi, Batzella Bertola, Campo, Frediani, Mighetti e Valetti, inerente a "Impegno per istituire in Italia il "reddito di cittadinanza", un sostegno al reddito universalistico" . ordine del giorno n. 374 presentato dai Consiglieri Porchietto Berutti, Graglia, Pichetto Fratin, Sozzani e Vignale, inerente a "Tempi celeri per attivazione fondi comunitari" . ordine del giorno n. 375 presentato dai Consiglieri Porchietto Berutti, Graglia, Pichetto Fratin, Sozzani e Vignale, inerente a "Rilanciare il Piemonte partendo dal mattone" . ordine del giorno n. 376 presentato dai Consiglieri Grimaldi, Rossi Appiano, Accossato, Ottria e Giaccone, inerente a "Reddito di autonomia. Sostegno al reddito in favore di disoccupati, inoccupati precariamente occupati o sottoccupati" . ordine del giorno n. 386 presentato dai Consiglieri Frediani, Bertola Campo, Mighetti e Valetti, inerente a "Finanziare studi di fattibilità volti all'applicabilità di un modello economico alternativo sul territorio regionale" Procediamo ora alla loro illustrazione per poi passare alle votazioni.
Partiamo dall'esame della mozione n. 81 presentata dai Consiglieri Frediani, Bertola, Bono, Campo e Mighetti, inerente a "Commemorazione imprenditori suicidi in Piemonte", di cui al punto 4) all'o.d.g.
La parola alla Consigliera Frediani per l'illustrazione.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Con la mozione in oggetto chiediamo al Consiglio di istituire una giornata in cui possiamo fare il punto sulla situazione del tessuto imprenditoriale in regione. Purtroppo, attraversando un periodo di crisi di cui tutti siamo a conoscenza, capita sempre più spesso di apprendere dai giornali e di vedere da rilevazioni statistiche che molti imprenditori soffocati dalla crisi e non riuscendo ad andare avanti con le loro attività, scelgono, purtroppo, di attuare, di mettere in atto il gesto estremo del suicidio.
Quello che noi proponiamo non è tanto una giornata di commemorazione con lettura dei nomi come accade nel caso degli incidenti sul lavoro, ma proprio un'occasione per riflettere, quindi trovare una giornata nell'arco dell'anno, individuare il momento più opportuno per fare il punto della situazione, per confrontarci insieme, per discutere e per trovare delle soluzioni per questa grave crisi che sta colpendo soprattutto il tessuto economico dei piccoli e medi imprenditori che, molto spesso, non vedono via d'uscita e, purtroppo, scelgono di compiere questo gesto estremo.
Chiedo che il Consiglio prenda in considerazione questa possibilità come momento di riflessione da condividere insieme.



PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'ordine del giorno n. 213 presentato dai Consiglieri Gallo, Accossato, Appiano, Conticelli, Motta, Ottria, Ravetti Rostagno e Valle inerente a "Impegno della Regione a sostegno del sistema camerale piemontese e dei suoi lavoratori", di cui al punto 5) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Gallo per l'illustrazione.



GALLO Raffaele

Grazie,Presidente.
Questo ordine del giorno è stato presentato qualche tempo fa a seguito di un'audizione che abbiamo svolto in III Commissione con i rappresentanti sindacali e la Camera di Commercio di Torino, in merito alla situazione dei dipendenti delle Camere di Commercio che, come tutti sappiamo, a seguito anche della rivisitazione del sistema camerale nel suo complesso, vivono un momento di difficoltà in termini economici che ha portato alla necessità di ristrutturare il sistema camerale nel suo complesso e tutte le sue aziende partecipate.
Poiché le aziende partecipate dal sistema camerale, dalle Camere di Commercio, per una situazione legata ai codici di attività, non possono accedere completamente a tutti gli ammortizzatori sociali, noi chiediamo che la Giunta regionale si possa far carico, nei confronti del Governo nazionale, di permettere ai dipendenti delle aziende speciali, delle aziende partecipate al sistema camerale, di accedere a tutti gli ammortizzatori sociali oggi presenti e a disposizione delle aziende che vivono momenti di difficoltà e di crisi, in modo da poter permettere dei percorsi di accompagnamento individuali o collettivi, e quindi fornire loro gli ammortizzatori nelle loro varie vesti.
Nel secondo punto, si chiede alla Giunta regionale di verificare la possibilità di valorizzare il ruolo che ha svolto il sistema camerale piemontese, e quindi il know how che ha al suo interno, anche utilizzando questo know how per la diffusione e la comunicazione di quelle che saranno le nuove misure delle politiche legate ai fondi europei e comunque cercare di valorizzare e non disperdere il know how di sostegno che le Camere di Commercio hanno svolto in questi anni nei confronti delle piccole e medie imprese.



PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'ordine del giorno n. 252 presentato dai Consiglieri Ottria, Allemano, Appiano, Baricco, Boeti, Caputo, Corgnati Ferrentino, Gariglio, Molinari, Ravetti, Rostagno e Valle, inerente a "Diritti e tutela per i lavoratori autonomi colpiti da malattia grave o prolungata", di cui al punto 6) all'o.d.g.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ottria per l'illustrazione; ne ha facoltà.



OTTRIA Domenico

Grazie, Presidente.
Questo ordine del giorno riguarda i diritti e le tutele per i lavoratori autonomi colpiti da malattia grave o prolungata. Su questo tema si è espresso anche il Parlamento Europeo attraverso una risoluzione, in cui si chiede proprio questa protezione sociale per queste categorie.
Infatti, un numero crescente di questi lavoratori, in particolare giovani che hanno intrapreso un'attività imprenditoriale e più ancora le donne, si trovano spesso in condizioni di grave difficoltà, anche perché non sono previste per queste categorie di lavoratori alcune tutele ed ammortizzatori sociali di cui usufruiscono i lavoratori dipendenti.
Rispetto al caso di malattia grave esiste una sorta di discriminazione in quanto mentre i lavoratori dipendenti possono usufruire di un periodo di malattia e di alcune tutele, i lavoratori autonomi non possono avere più di un ristretto numero di giorni di malattia e non possono avere lo stipendio pieno come accade per i lavoratori dipendenti, per i quali esiste il divieto di licenziamento e la possibilità di richiedere il part time.
Tutto questo non consente a questi lavoratori di avere delle tutele che possano permettere di superare il periodo di difficoltà.
Su questi temi nel febbraio 2014 è stata lanciata una petizione chiamata "Diritti ed assistenza ai lavoratori autonomi che si ammalano".
Questa petizione - che è stata lanciata da Daniela Fregasi, che è una lavoratrice autonoma ammalata di cancro - ad oggi ha raccolto più di 82 mila firme.
In questa petizione si chiede al Presidente del Consiglio e al Ministro del Lavoro delle azioni fattibili e realizzabili, quali il diritto ad una indennità di malattia che copra l'intero periodo di inattività, il diritto ad una indennità di malattia per chi abbia versato all'INPS almeno tre annualità nel corso dell'intera vita lavorativa e un indennizzo relativo alla malattia uguale a quello stabilito per la degenza ospedaliera quando ci si deve sottoporre a terapie invasive (ad esempio, la chemioterapia o la radioterapia).
Si richiede inoltre il riconoscimento della copertura pensionistica e figurativa per tutto il periodo della malattia e la possibilità di sospendere tutti i pagamenti (INPS e IRPEF), che saranno poi dilazionati e versati a partire dalla piena ripresa lavorativa, senza maggiorazioni in termini di more. E' richiesta inoltre la possibilità di escludere dagli studi di settore i lavoratori autonomi ammalati.
Questa petizione, tra l'altro, è già stata illustrata ed approvata in diversi Enti locali, ad esempio il Comune di Grosseto, il Comune di Trento il Comune di Reggio Emilia, la Regione Puglia e la Regione Toscana; altre Regioni stanno seguendo il loro esempio.
L'ordine del giorno impegna quindi la Giunta regionale del Piemonte ad intervenire presso il Parlamento affinché il Ministero del Lavoro riveda la normativa attuale, al fine di dare maggiori tutele a questi lavoratori colpiti da malattia grave o prolungata. Si chiede inoltre di entrare in contatto con le associazioni di categoria per concordare azioni congiunte ad esempio campagne di informazione per i lavoratori autonomi, la maggior parte dei quali non è a conoscenza neppure di quei diritti minimi a cui hanno accesso oppure non possiedono tutti gli elementi informativi per valutare correttamente il rischio che corrono in caso di malattia grave.
Infine, identificare modalità concrete e di intervento a supporto dei lavoratori autonomi colpiti da grave malattia. Grazie.



PRESIDENTE

Passiamo all'esame della mozione n. 281 presentata dai Consiglieri Monaco, Chiapello, Gallo, Gariglio e Rostagno, inerente a "Comunità energetica del Pinerolese. Intervento presso il Governo", di cui al punto 7) all'o.d.g.
Ha chiesto la parola il Consigliere Monaco per l'illustrazione; ne ha facoltà.



MONACO Alfredo

Grazie, Presidente.
Questa mozione nasce da un'istanza territoriale che abbiamo condiviso con il Presidente Gallo e con il Consigliere Rostagno, colleghi molto attenti, il primo in quanto Presidente della Commissione competente e il secondo per valenza territoriale e attenzione sul suo territorio.
L'argomento è quello dell'autonomia energetica che chiede un territorio e che ha delle capacità di poterlo fare; un'autonomia energetica peraltro green, quindi con capacità di bassi livello di produzione di CO2, che nasce dall'esigenza di 47 Comuni del Pinerolese che hanno dato vita ad una comunità energetica. Questi Comuni sarebbero e sono capaci - grazie anche a studi di fattibilità elaborati dal Politecnico di Torino insieme ad altre società nel mondo informatico e di automazione - di rendersi autonomi sia da un punto di vista di comunità in quanto enti pubblici sia per le collettività e quindi per accesso a delle energie rinnovabili pulite a più basso costo per i propri cittadini.
Tutto questo però si impatta con un mercato complesso, difficile e con delle norme che impediscono per certi versi una liberalità in questo settore, che potrebbe produrre peraltro grandi benefici rispetto alla collettività.
L'impegno della Giunta e del Presidente della Giunta, in particolare anche in qualità di Presidente dei Presidenti, è quello di interessarsi e di interessare il Governo e, in particolare, il Ministero dello Sviluppo Economico per superare quei laccioli normativi che oggi impediscono a delle comunità positive come questa del Pinerolese di poter sviluppare parallelamente ai mercati di produzione formali, conosciuti ed istituzionalizzati da anni e di poter sperimentare questi percorsi nuovi che possono essere degli esempi e dei modelli da applicare su altri territori.
Ci giunge notizia che anche in Parlamento ci sono delle interrogazioni e degli interventi che vanno in questa direzione. Al di là di quello che è il nostro aspetto territoriale, che può essere un modello di esempio che nasce nel Pinerolese, riteniamo che questo possa avere una valenza di ampio respiro ed essere un modello che possa essere utilizzato su altri territori del Piemonte e in altre località piemontesi.



PRESIDENTE

Passiamo all'esame della mozione n. 292 presentata dai Consiglieri Mighetti, Batzella, Bertola, Bono, Campo, Frediani e Valetti, inerente a "Applicazione di misure estensive all'utilizzo del lavoro accessorio nel settore agricolo", di cui al punto 8) all'o.d.g.
Ha chiesto la parola il Consigliere Mighetti per l'illustrazione; ne ha facoltà.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Questa mozione ha colto l'occasione di questa seduta del Consiglio per portare alla luce un lavoro che noi stiamo facendo da alcuni mesi, che vanno dalla scorsa vendemmia fino a pochi mesi fa.
Abbiamo approfondito l'argomento anche sollecitati da una problematica che è sotto gli occhi di tutti, specialmente nelle aree a più alta vocazione vitivinicola e nelle aree anche di produzione frutticola.
Quindi, molto interessate da queste problematiche sono le aree del sud del Piemonte dall'Alessandrino all'Astigiano al Cuneese.
La problematica in questione è sostanzialmente quella del lavoro accessorio in ambito agricolo dei cosiddetti braccianti, che nei periodi di raccolta e della vendemmia creano una sostanziale problematica sociale oltre che tutta una serie di problematiche dal punto di vista gestionale.
Molti braccianti di origine straniera approdano nelle nostre terre per lavorare nei campi, specialmente nel periodo della vendemmia.
Tutti gli anni assistiamo ad un rincorrersi di notizie sui giornali tra gli abitanti delle zone dove si improvvisano campi nei quali soggiornano i braccianti stranieri e gli abitanti protestano per le situazioni che si vengono a creare: Sindaci che propongono soluzioni, Sindaci che non propongono soluzioni, gli stessi agricoltori che lamentano una situazione di sostanziale non possibilità di mettersi in regola con tutte le normative che sono presenti sul mercato del lavoro e che non collimano con quello che è il bilancio delle proprie aziende agricole. Su questo abbiamo fatto alcune riflessioni che riguardano anche la problematica dei lavoratori italiani, che un tempo bastavano a creare fabbisogno di manodopera da utilizzare in ambito agricolo e oggi non bastano più.
Quindi, da una parte ci sono aziende in crisi e dall'altra persone inoccupate, disoccupate o sottoccupate che non possono più accedere a questo mercato, perché questo mercato è gestito da un caporalato, spesso di origine straniera, che monopolizza questo mercato rendendolo chiuso, non avvicinabile dagli italiani e che si basa sullo sfruttamento.
Con questa mozione, chiediamo semplicemente che la Giunta regionale si attivi presso il Governo nazionale per sistemare alcune problematiche alcuni tasselli che possono dare la possibilità, da una parte, a chi è in difficoltà dal punto di vista lavorativo di poter entrare in questo mercato dell'offerta di manodopera e integrare il proprio reddito e dall'altra attraverso una banca dati regionale, dare la possibilità di un raffronto tra domanda e offerta di manodopera. In tal modo è possibile agevolare le aziende agricole che non dovranno affidarsi a questi "caporali" che comandano piccole o grandi cooperative di manovalanza straniera, che da una parte garantiscono alle aziende agricole la totale affidabilità della documentazione, ma dall'altra, nella realtà dei fatti, se si va a indagare non garantiscono nessuna legalità del mercato del lavoro che gestiscono.
Per questo motivo abbiamo dato alcuni input, tra i quali la revisione del meccanismo dei voucher nell'ambito agricolo. Attualmente i voucher sono molto limitati nell'ambito di applicazione la quale è limitata, da una parte, a pochi soggetti, cioè agli studenti e ai pensioni, ma dall'altra ha una non limitazione dal punto di vista della connessione tra paga oraria e pagamento.
Quindi, una regolamentazione che allarga il campo, dando delle regole più nette, per creare tutto quello che è un meccanismo il più possibile virtuoso in quest'ambito. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Valetti.
Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 371 presentato dai Consiglieri Frediani, Bertola, Bono, Mighetti e Valetti, inerente a "Salvaguardia del Made in Italy e del Made in Piemonte e contrasto alla delocalizzazione selvaggia", di cui al punto 9) all'o.d.g.
La parola alla Consigliera Frediani per l'illustrazione.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Nel corso della recente seduta straordinaria sul lavoro abbiamo visto come uno dei problemi della nostra Regione sia proprio il non riuscire ad essere attrattiva nei confronti delle aziende che dovrebbero mantenere la produzione sul territorio.
Purtroppo, abbiamo visto in questi anni come sempre più spesso le aziende tendano a delocalizzare non solo fuori regione, ma anche al di fuori dell'Italia. Questo perché chiaramente ci sono costi del lavoro che sono decisamente diversi e poi probabilmente perché i territori riescono a mettere in atto delle politiche che noi al momento, con questo attuale stato di crisi, non riusciamo a mettere in atto.
Quello che noi chiediamo attraverso questo ordine del giorno è, da una parte, dimettere in atto delle azioni di fiscalità, ma direi anche non solo di fiscalità, anche delle azioni che possano servire a dare sostegno al tessuto produttivo, quindi lavorando sulla messa in rete, sulla collaborazione, sul dialogo con gli imprenditori e cercare, attraverso queste azioni, di rendere il nostro territorio attrattivo per le imprese tentando di mantenere sia le aziende già presenti, ma anche di attrarre quelle che potrebbero scegliere di spostare la produzione nella nostra regione. D'altra parte, chiediamo un intervento che potrebbe essere visto come punitivo, ma giustamente punitivo, perché molto spesso le aziende quando scelgono di delocalizzare lasciano sul territorio sia degli stabilimenti vuoti, ma soprattutto dei lavoratori che si ritrovano senza occupazione e questo crea un danno alla collettività, al territorio e quindi a tutti i cittadini della nostra regione.
Quindi, vorremmo che la Regione prendesse un impegno preciso e cioè quello di procedere alla revoca dei finanziamenti regionali concessi alle aziende che scelgono di delocalizzare la produzione. Questo proprio perch riteniamo che non sia corretto che un'azienda usufruisca di contributi regionali e ci limitiamo all'aspetto regionale perché non possiamo agire a livello nazionale, anche se ci piacerebbe un impegno preso dal Governo centrale. Dicevo che riteniamo inaccettabile che un'azienda usufruisca di fondi pubblici e poi sposti la produzione altrove proprio per cercare di trarre maggiore guadagno. Pertanto chiediamo che venga data priorità anche a un certo tipo di funzione sociale che le imprese dovrebbero avere, che dovrebbe essere quello di garantire che ci sia lavoro sul territorio.
Quando un ente pubblico sostiene le imprese è giusto che ci sia una ritorno che ricada sulla collettività.
Attraverso questa nostra proposta chiediamo che qualora un'aziende che ha sede e più sedi sul territorio piemontese scelga di delocalizzare la produzione spostandola magari all'estero, come è successo recentemente quando un'azienda ha spostato la produzione in Polonia, ma sicuramente non è l'unica; chiediamo quindi si proceda alla revoca dei contributi regionali e che si richiamino le aziende alla loro responsabilità nei confronti della collettività, perché non è giusto che le Istituzioni sostengano e poi non abbiano un in cambio un ritorno che possa portare benessere ai nostri cittadini. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Frediani.
Passiamo all'esame dell'ordine del giorno n. 372 presentato dai Consiglieri Frediani, Bertola, Bono, Mighetti e Valetti, inerente a "Proroga della Cassa straordinaria anche per l'Azienda Schreder - Caselette (TO) e FNAC di Torino", di cui al punto 10) all'o.d.g.
La parola alla Consigliera Frediani, per l'illustrazione.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Con questo atto di indirizzo chiediamo alla Regione di fa repressioni presso il Governo, affinché si possa concedere la proroga per il secondo anno di cassa integrazione straordinaria a queste due aziende, che risultano le uniche due aziende sul territorio piemontese che non hanno avuto la riconferma del secondo anno di cassa.
Abbiamo visto che c'erano altre aziende che si trovavano nella stessa situazione, che forse per maggiore evidenza mediatica oppure per ragioni che poi forse l'Assessore ci spiegherà (vedo che annuisce), sono riuscite ad ottenere questa proroga; rimangono invece al di fuori questa azienda di Caselette alle porte della Val di Susa, un territorio già duramente colpito dalla crisi e tra l'altro si tratta di pochi lavoratori, non è un numero tale da far supporre una mancanza di fondi, probabilmente è una scelta dovuta a procedure burocratiche; non conoscendo le ragioni che hanno determinato questa scelta, ci affideremo all'Assessore, se vorrà illustrarci la situazione nel dettaglio.
Poi, c'è la FNAC (un'altra delle aziende gravemente colpite dalla crisi, che aveva diversi punti vendita sul territorio) che, esattamente come la Schreder, non ha avuto diritto al rinnovo della cassa integrazione.
Quindi, con questo nostro atto di indirizzo chiediamo di fare pressioni sul Governo o, comunque, di tenere alta l'attenzione sulla situazione di questi lavoratori che si sono trovati improvvisamente senza qualsiasi tipo di paracadute e, ovviamente, senza un'occupazione. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie.
Procediamo con l'esame della mozione n. 373 presentata dai Consiglieri Bono, Andrissi, Batzella, Bertola, Campo, Frediani, Mighetti e Valetti inerente a "Impegno per istituire in Italia il 'reddito di cittadinanza' un sostegno al reddito universalistico", di cui al punto 11) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.
Ci faccia sognare sul reddito di cittadinanza!



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Penso che per sognare ci sia la notte, mentre per provare a produrre qualcosa di concreto per i cittadini, ovviamente, ci siano le aule parlamentari, soprattutto, in questo caso, anche quelle nazionali.
Ovviamente, la nostra richiesta fa pressione più sul lato nazionale che su quello regionale, in quanto, attualmente, le risorse a disposizione della Regione Piemonte sono molto risicate, quindi sarebbe difficile ipotizzare oggi l'introduzione in regione Piemonte di un reddito di cittadinanza con fondi regionali; però, nell'illustrazione della mozione qualche proposta l'avanziamo anche per il livello regionale.
Con l'espressione "reddito di cittadinanza", o "reddito minimo garantito", o "salario minimo garantito", come dir si voglia, si intende un insieme di misure volte a contrastare, se non eliminare, la povertà a livello nazionale e, in questo caso, regionale. Infatti, sempre più persone in Italia, purtroppo, vivono sotto la cosiddetta "soglia assoluta di povertà", che viene calcolata dall'ISTAT riferendosi ad una media di consumi a livello nazionale; l'ultima soglia misurata in Italia, nel 2013 era intorno a 800 euro, ovviamente con scostamenti tra regioni e tra comuni.
E' ovvio che se si vive in un Comune più grande, la soglia assoluta di povertà si alza, nel senso che si deve guadagnare di più per uscire dalla soglia assoluta di povertà, mentre se si vive in un Comune più piccolo i costi sono minori; ad esempio, penso agli affitti delle case e ai costi medi per l'acquisto di beni di prima necessità, quali quelli relativi all'alimentazione, però non ci si discosta troppo dagli 800 euro per un single, ovviamente, e nel caso si viva in due con un figlio piccolo l'importo sale a 1.300 euro mensili. Stiamo parlando di un reddito che nella maggior parte dei casi, oggi, non è a disposizione di un singolo lavoratore; purtroppo, i redditi da una media di 1.200-1.300 euro di qualche anno fa sono scesi andando verso i 1.000 euro (naturalmente, stiamo parlando di redditi da lavoro semplici e non di dirigenti, manager o funzionari).
Quindi, molte famiglie stanno affrontando la difficoltà concreta di arrivare a fine mese per soddisfare le esigenze minime vitali del proprio nucleo familiare, quindi si parla di "soglia assoluta di povertà". Invece in caso di "soglia di povertà relativa" ci si riferisce ad un importo più elevato, in quanto si assume come paragone la media della propria regione come capacità di reddito; vuol dire che non si è allo stesso livello, si è un poco sotto questa media regionale ma non si è in condizioni di povertà assoluta, quindi si riesce a far fronte delle spese minime, magari non si riescono a fare le spese extra (vacanze, ristorante, cinema...). Quindi, ci sono condizioni di difficoltà diffuse nella nostra regione e nella nazione intera.
Ovviamente, è difficile trovare dati concreti relativamente alle famiglie piemontesi, si parla di circa 100 mila famiglie in provincia di Torino e di altre 100 mila fuori dalla provincia di Torino, per un totale di 200 mila famiglie in Piemonte in condizioni di povertà relativa; è difficile avere dati precisi sul numero di famiglie in condizioni di povertà assoluta. Dati indiretti si possono ottenere tramite istituzioni come la Caritas o altre, che attraverso il passaggio nelle loro sedi censiscono le famiglie realmente in difficoltà, però rimane una zona grigia non conosciuta di famiglie che si arrangiano in maniera alternativa, magari non ricorrendo ad associazioni riconosciute a livello regionale o nazionale.
Per quanto riguarda l'ambito pensionistico, sappiamo che su 7,2 milioni di pensionati il 17% può contare su un reddito fino a di 500 euro (è una pensione minima, quindi è evidente che queste persone, in assenza di altri redditi, sono in condizioni di povertà assoluta); il 35% ha una pensione tra i 500 e i 1.000 euro, quindi viaggiano tra una condizione di povertà assoluta e una relativa; mentre solo il 2,9% va oltre i 3.000 euro. Da qui deriva una valutazione sulla possibilità di ridurre le pensioni cosiddette d'oro e aumentare le pensioni minime, oltre all'impugnativa della Corte Costituzionale sulla mancata indicizzazione all'ISTAT delle pensioni di cui si sta discutendo in queste settimane a livello nazionale.
Sappiamo che l'occupazione, al di là dei dati emersi ieri, anche se il trend di un mese è un po' poco, è calata progressivamente sin dal 2009 in maniera costante, con una disoccupazione giovanile che, a livello nazionale, supera il 40% e in alcune regioni si avvicina al 50%.
L'Europa con una direttiva ha chiesto a tutti gli Stati membri di istituire un reddito minimo di cittadinanza che integri o sostituisca le entrate o le non entrate di un nucleo familiare, proprio per evitare ricadute sociali e sanitarie fortemente negative. E' ovvio che le persone in difficoltà economiche che si rivolgono ai servizi sociali delle nostre regioni e dei nostri paesi spesso diventano problemi anche sanitari perch non riescono a curarsi o, comunque, con una scarsa alimentazione aumentano il rischio di contrarre malattie; ci sono anche difficoltà per quanto riguarda i minori in quanto con l'aumento del tasso di dispersione scolastica c'è una riduzione del livello di istruzione, insomma si innesca una serie di conseguenze a catena.
La riforma degli ammortizzatori sociali compiuta dai Governi che si sono succeduti negli ultimi anni ha cercato - questo è positivo - di allargare il fronte dei lavoratori che possono accedere ad un minimo di integrazione al proprio reddito. Prima c'erano solo i lavoratori a tempo indeterminato, mentre adesso sono state introdotte alcune misure lodevoli come la NASPI, la mini-ASPI, la cosiddetta DIS-COLL (il trattamento di disoccupazione per i collaboratori coordinati e continuativi o a progetto) e l'ASDI (l'assegno di disoccupazione per sei mesi), che però si scontrano con la scarsità di risorse. Ad esempio, la DIS-COLL è uno strumento sperimentale solo per il 2015 per i Co.co.co. e i Co.co.pro. e, ad oggi non si sa se verrà finanziato sul 2016; l'Asdi prevede solo sei mesi di copertura, e dopo, se non si è ancora riusciti a trovare un'occupazione cosa si fa? Così come la NASPI e la mini-ASPI prevedono la sostituzione della cassa integrazione come l'abbiamo conosciuta in questi anni, con una riduzione rapida nel tempo: si passa da 80% a zero nell'arco di un anno, un anno e mezzo, o al massimo due.
Sappiamo che i fondi sono stati contingentati e addirittura alcuni dopo essere stati istituiti, non sono partiti. Se n'è occupata anche una trasmissione a livello nazionale: i fondi per l'ASL di Ladispoli, ad esempio, al 1° maggio non sono partiti. Non ho dati aggiornati al 1 giugno, ma non mi pare ci siano state novità.
Anche la social card straordinaria per i disoccupati del 2015, carta acquisti sulla quale ogni mese dovrebbe essere accreditato un importo variabile (da un minimo di 231 euro ad un massimo di 400 euro, in base al numero dei componenti del nucleo familiare) non ci risulta attiva in tutte le Regioni. Non è attiva in Regione Piemonte. E' un dato su cui chiedere chiarimenti sia all'Assessore Pentenero sia all'Assessore Ferrari, per comprendere quali sono le misure che la Regione Piemonte intende sperimentare in prima persona, oltre a quelle già lette dei contratti di ricollocazione e della possibilità dell'anticipo del pensionamento. Altre misure a livello nazionale sarebbero sicuramente utili da valutarsi.
Salto la pagina relativa ai dati della Regione Piemonte, altrimenti mi risulta difficile illustrate tutto l'atto, ma mi auguro che su questa mozione vogliano intervenire anche altri colleghi, non solo del mio Gruppo.
Dico solo che, analizzando i fondi europei, sappiamo benissimo - avendolo visto solo pochi giorni fa - che il Fondo Sociale Europeo cuba, per quanto stabilito da Giunte regionali, 872 milioni di euro, divisi su cinque assi di cui l'Asse 2 si chiama proprio "inclusione sociale, lotta alla povertà" e cuba 176,5 milioni di euro. Ho già avuto modo di discutere, come sanno gli Assessori Pentenero e De Santis, dell'attuale impossibilità ad un utilizzo tout court di un assegno mensile alle persone in difficoltà.
Tuttavia, visto che anche il Presidente della vicina Regione Lombardia sta facendo una valutazione in questo senso, se più Regioni, a livello nazionale, si coalizzassero, a fin di bene, per l'utilità dei cittadini per chiedere all'Europa la valutazione dell'utilizzo, almeno per una parte di un'asse specifico del Fondo Sociale Europeo (non diciamo tutti gli 870 milioni, ma addirittura una parte dei 176) per un'erogazione reale di un contributo sempre finalizzato al reinserimento lavorativo, alla formazione e all'occupabilità, insieme a tutte le altre misure, noi potremmo fare qualcosa di veramente utile, perché oltre a formarsi e a cercare di ricollocarsi, alle persone che perdono lavoro forse dovremmo anche dare un'erogazione mensile (dico "forse" in maniera ironica).
Ovviamente dobbiamo dare un'erogazione, quindi uno strumento come il fondo europeo. Oggi tutti ritengono che questi sono gli unici fondi su cui si può fare una politica da parte delle Regioni, soprattutto della Regione Piemonte, che è in piano di rientro ed è in grande difficoltà. Dovremmo veramente fare un asse tra le varie Regioni d'Italia, perché non credo interessi solo al Piemonte e alla Lombarda, ma a tutti, per poter utilizzare una parte di queste risorse - ad esempio 100 milioni - per iniziare misure di erogazione di assegno minimo.
Noi sosteniamo la proposta del nostro Gruppo parlamentare, ma anche quelle di altri Gruppi parlamentari a livello nazionale, che propongono l'istituzione di un reddito di cittadinanza nazionale. Noi proponiamo, a livello nazionale, 780 euro mensili a single (e a salire per coppie, coppie con figlio, ecc.), però riteniamo che le Regioni potrebbero fare la loro parte.
Come ho già detto, in questo caso, se volessero promuovere una politica, a livello nazionale, di utilizzo di una parte dei fondi europei potrebbe essere una specie di co-finanziamento ad un finanziamento nazionale.
Noi crediamo che la Regione possa fare la sua parte, sia muovendosi a livello di Conferenza Stato-Regioni sia muovendosi a livello nazionale, per dire che oggi questa è una priorità sociale, politica ed economica, insieme alla creazione di nuovi posti di lavoro, e deve essere una delle politiche fondamentali del Governo e del Parlamento nazionale, oltre che della Giunta e del Parlamento regionale.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Bono.
Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 375 presentato dai Consiglieri Porchietto, Berutti, Graglia, Pichetto Fratin, Sozzani e Vignale, inerente a "Rilanciare dal Piemonte partendo dal mattone", di cui al punto 13) all'o.d.g.
Prego, Consigliera Porchietto.



PORCHIETTO Claudia

Presidente, volevo solo segnalare che c'era anche l'ordine del giorno n. 374. Lo facciamo dopo?



PRESIDENTE

Volevo solo segnalare, io a lei, che lei ha ragione ed io ho torto.
Pertanto, esaminiamo l'ordine del giorno n. 374 presentato dai Consiglieri Porchietto, Berutti, Graglia, Pichetto Fratin, Sozzani e Vignale, inerente a "Tempi celeri per attivazione fondi comunitari", di cui al punto 12) all'o.d.g.
Prego, Consigliera Porchietto.



PORCHIETTO Claudia

Grazie, Presidente.
Su quest'ordine del giorno porteremo via pochi minuti, soprattutto alla Giunta e al Consiglio regionale, perché già la scorsa settimana, nel momento in cui abbiamo dibattuto sul tema legato al Consiglio straordinario sul lavoro, avevamo sottolineato come sollecitavamo la Giunta regionale a far propria un'istanza riportata, a più riprese, nei nostri interventi vale a dire quella di attivare immediatamente tutte le linee, e non soltanto quelle programmatiche, relative agli assi del FESR e del FSE.
Altre Regioni a noi confinanti sono già molto avanti da questo punto di vista. La scelta della Regione Piemonte, più volte sottolineata da vari Assessori, è stata quella di chiudere prima le rendicontazioni della vecchia programmazione e poi attivarsi sulla nuova programmazione.
Mi permetto di sottolineare, alla Presidenza e alla Giunta regionale come, da parte di tutti gli attori che muovono la vita economica della nostra Regione, la sollecitazione è partita forte e chiara. Il problema è che in questo momento, a parte qualche bando ancora aperto sui residui della vecchia programmazione, nulla si sta muovendo per quanto riguarda FESR e FSE.
Pertanto, chiediamo un impegno, da parte della Giunta regionale affinché non si attenda oltre nel definire, non soltanto gli assi, ma a questo punto la nuova programmazione, perché, come già ricordavamo la scorsa settimana, per poter mettere in piedi un bando, dal momento in cui si definisce che il bando è attivo, ci vogliono dai sei ai nove mesi.
Siamo a giugno, stiamo parlando del 2016. Mi permetto di sottolineare nuovamente questa data perché non è un problema dell'opposizione, ma è un problema del Piemonte: occorre attivare molto velocemente, perché la preoccupazione non è tanto quella di non rendicontare nuove risorse, ma di incentivare l'economia piemontese.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Porchietto.
Esaminiamo ora l'ordine del giorno n. 375 presentato dai Consiglieri Porchietto, Berutti, Graglia, Pichetto Fratin, Sozzani e Vignale, inerente a "Rilanciare il Piemonte, partendo dal mattone", di cui al punto 12) all'o.d.g.
Prego, Consigliera Porchietto.



PORCHIETTO Claudia

Sono rimasta in piedi, in attesa che lei presentasse il successivo ordine del giorno.
Anche in questo caso si tratta di un tema legato al rilancio dell'economia piemontese. E' un tema che Forza Italia in particolare ha molto a cuore. Risottolineiamo il fatto che forse non è ancora stato capito a livello nazionale o, forse, a livello nazionale non si riesce a comprendere quali possano essere le misure e le iniziative di politica economica industriale.
Sta di fatto che ancora una volta riteniamo che non è di certo con il Jobs Act che risolveremo i problemi dell'occupazione.
Credo sia importante sottolineare come sia necessario che, anche a livello nazionale, una serie di iniziative di carattere industriale debbano essere lanciate da questa Giunta e da questo Consiglio regionale.
In particolare, sappiamo che il settore delle costruzioni è stato uno dei comparti più toccati dalla crisi. Le stime che la Banca d'Italia ha dato negli ultimi tempi sono estremamente preoccupanti, oltre al grido d'allarme che ormai da parecchi anni il settore delle costruzioni in Piemonte sta lanciando, tant'è che ricorderete come l'anno scorso, in un'iniziativa volutamente provocatoria, l'ANCI Piemonte decise di non chiedere e di non fare proposte, perché tanto non sarebbero state ascoltate.
Parliamo di una perdita, dal 2008 al 2014, di circa il 32% di attività nell'ambito delle costruzioni; parliamo di un PIL in calo di circa 1,6 punti percentuali.
Sono quindi numeri, sia dal punto di vista economico sia dal punto di vista dei posti di lavoro, molto preoccupanti.
Noi riteniamo fondamentale - dopo aver portato avanti, durante l'iter della legge n. 1 del 2015 "Provvedimenti per la riqualificazione della spesa regionale", un'iniziativa che venne accolta dall'Aula sul censimento e l'utilizzo delle aree industriali e dopo essere poi anche riusciti, poche settimane fa nel dibattito sul bilancio (devo dire anche con un po' di fatica), a far passare un emendamento che assegnava dei fondi per fare il censimento sull'utilizzo delle aree industriali pubbliche, pur vedendone la cifra ridotta - che la Giunta si impegni a sostenere delle linee di intervento urgenti sul comparto edilizio e soprattutto a dare attuazione molto velocemente a quanto abbiamo deliberato in Aula nei due passaggi che ho testé ricordato, ovvero sia nella votazione della legge regionale n. 1 del 2015 sia nell'approvazione del bilancio con l'emendamento accolto dalla Giunta regionale riguardante, appunto, il sostegno economico al censimento delle aree industriali.
Auspichiamo però che questa non rimanga soltanto un'iniziativa d'Aula ma che venga seriamente presa in considerazione dalla Giunta regionale; e chiediamo pertanto che questo ordine del giorno venga approvato, perch questo significherebbe un segnale di riguardo verso un comparto che in questo momento chiede un'attenzione alla politica regionale.



PRESIDENTE

Grazie, collega Porchietto.
Passiamo all'esame dell'ordine del giorno n. 376 presentato dai Consiglieri Grimaldi, Rossi, Appiano, Accossato, Ottria e Giaccone inerente a "Reddito di autonomia. Sostegno al reddito in favore di disoccupati, inoccupati, precariamente occupati o sottooccupati", di cui al punto 14) all'o.d.g.
Interviene, per l'illustrazione, il Consigliere Grimaldi; prego.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Intanto sono molto contento di questa discussione che ha fatto emergere i dati drammatici della recessione, quelli che descriveva l'Assessore Pentenero nella scorsa seduta di Consiglio. E credo che sia molto importante che questa discussione finisca anche sul tema del reddito di autonomia e del reddito minimo garantito.
Come avete sentito, i dati dal 2010 al 2014 sono impietosi: dall'inizio della crisi quasi il 14% delle industrie hanno chiuso; la perdita effettiva delle aziende è di circa 9.000 realtà; la cassa integrazione straordinaria a fine marzo del 2015 coinvolgeva, appunto, 264 imprese e circa 21.000 lavoratori, mentre a fine marzo del 2014 coinvolgeva 530 imprese e 36.000 lavoratori. L'8 maggio del 2015 sono invece 4.788 le domande di cassa integrazione in deroga presentate, per un totale di circa 2.979 imprese interessate e altri 15.000 lavoratori coinvolti.
Ecco, le situazioni di crisi più preoccupanti sono quelle in cui l'attività dell'azienda è cessata e in cui i lavoratori stanno ancora beneficiando di CIGS o di mobilità in scadenza. E sono più di 30.000 i piemontesi che il prossimo anno non saranno più tutelati da alcun ammortizzatore sociale e si stima che intorno ai 6-7.000 di questi siano a pochi anni dalla pensione, come ricordava l'Assessore Pentenero.
Nel primo quadrimestre del 2015 sono 1.500 le persone che hanno richiesto l'anticipo della cassa integrazione, per un impegno economico di circa tre milioni di euro, e dagli ultimi dati ISTAT disponibili le persone in cerca di occupazione in Piemonte sono stimate sulle 226.000 unità, con un aumento di 17.000 sull'anno precedente. Inoltre, con un indice stimato intorno all'11,3%, si rileva una crescita esponenziale del tasso di disoccupazione, soprattutto per i soggetti fino a 24 anni, dove questo sale dal 14-15% all'attuale 42, che in termini di valore assoluto corrisponde al passaggio da 20.000 a oltre 50.000 ragazzi in cerca di lavoro. I neet - ci ricordava, appunto, l'Assessore in Commissione - si stimano - però è un dato difficile da rilevare - sulle 140.000 unità.
Ecco, i dati sulla precarietà in Piemonte sono ancora allarmanti sebbene le procedure di assunzione nel primo trimestre - così come ha rilevato la discussione e com'è emerso in questi giorni sui giornali registrano un incremento dell'11,7% rispetto all'anno precedente ovviamente anche per l'effetto delle misure introdotte nell'ultimo anno; e benché il lavoro precario assorbisse nel 2014 una percentuale maggiore ossia l'82% del totale delle procedure, le assunzioni a tempo restino comunque nettamente prevalenti.
In tutto questo noi inseriamo il discorso più generale del Paese e soprattutto dei dati internazionali; li ricordava in assoluto, prima, anche il Consigliere Bono: secondo l'OCSE negli ultimi decenni la disuguaglianza economica in Italia è cresciuta del 33% ed è il dato più preoccupante perché è quello più alto fra i Paesi avanzati, la cui media è del 12%.
Oggi, l'1% delle persone più ricche continua a detenere più del 14% della ricchezza nazionale netta: praticamente il triplo rispetto al 40% più povero che ne detiene solo il 4,9.
Dal 2009 ad oggi gli italiani che versano in povertà assoluta sono quasi raddoppiati, fino ad arrivare più o meno alle cifre che avete letto cioè a sei milioni, rappresentando quindi quasi il 10% dell'intera popolazione: dieci milioni di italiane e italiani, come sapete, vivono in condizione di povertà relativa.
I dati del Piemonte non sono dissimili e quindi credo faccia bene questa discussione a tenere insieme i dati sulle politiche industriali quelli sulla recessione, ma anche il tema di come questo Paese non è riuscito ad affrontare questo divario e soprattutto di come non è riuscito a dimezzare, o almeno a ridurre, le nuove povertà.
Ecco, credo sia proprio giusto che il tasso di povertà non venga scollegato dal tema dell'occupazione. Spesso continuiamo a parlare di nuovi poveri e non parliamo del tema più grosso, che è quello degli inoccupati dei disoccupati e soprattutto dei precariamente occupati e dei sottoccupati. Ricordiamo come recente la visita di tutti quei lavoratori delle cooperative, che ci spiegavano di continuare ad avere dei contratti full time, ma - come avete visto, se avete guardato il reddito di fine mese i cui redditi non sono redditi neanche da salario minimo. Altro che rispetto dei contratti collettivi nazionali! Per questo tale documento affronta il problema più generale di un bisogno che ha questo Paese. A fronte di questi dati, cioè, appare sempre più urgente una misura che noi pensiamo debba essere universale; ed è per questo che a livello nazionale parliamo di reddito minimo. So che ci sono ovviamente, a questo proposito, tante altre idee, ma è certo che risulta sempre più essenziale uno strumento per sottrarre chi è in cerca di occupazione alla ricattabilità del lavoro precario, per contrastare la povertà, promuovere l'integrazione sociale e garantire una qualità di vita adeguata all'esistenza delle persone.
Lo dico perché si parla spesso di rimodulare il welfare e trovare delle nuove formule; ma se noi non diamo un reddito minimo alle persone e se non troviamo il modo per farle uscire dalla povertà e toglierle veramente dalla ricattabilità del mondo del lavoro, difficilmente noi cambieremo le regole.
Nell'impegnativa avanziamo una richiesta; e sono felice che i Consiglieri del Partito Democratico che l'hanno sottoscritta abbiano segnalato dei punti e ringrazio anche il Consigliere Gallo, Presidente della Commissione, che ha rilevato ancor di più la necessità di andare a fondo dell'analisi, non solo della sostenibilità economica, ma della praticabilità.
Ricordo che sono tante le Regioni in Italia che hanno provato ad introdurre i redditi minimi garantiti. Noi pensiamo ad un reddito di autonomia e ad un'analisi sul reddito di autonomia che possa integrare intanto, gli ammortizzatori che ci sono oggi e sperimentare per la prima volta, magari con un protocollo con i Ministeri competenti, una misura che superi i buchi del nostro sistema. Abbiamo parlato dell'ANASPI della DISS COL, ma sono ancora troppi gli inoccupati e i disoccupati che sono fuori da questi parametri e comunque non c'è una misura che garantisca alle persone il fatto che, per quel tempo, avranno non solo quel sostegno al reddito, ma anche la possibilità di cerarsi quel lavoro, magari pensando anche all'oggetto di fondo, cioè al tema della congruità del lavoro che verrà loro offerto.
Per questo noi chiediamo al Consiglio di "prendersi cura" di questo ordine del giorno ed iniziare ad analizzare le proposte che sono già state votate nel resto d'Italia, in altre regioni (so che sono almeno altre due regioni e tra poco anche l'Emilia Romagna discuterà progetti di legge analoghi). Anche noi abbiamo un provvedimento in bozza che vorremmo condividere con tutta la maggioranza e - spero - anche con le opposizioni ma oggi ci preme ricordare che è il Parlamento a dover fare una scelta.
Ha ragione il Consigliere Bono quando afferma che è la fiscalità generale che deve sostenere tutto questo e non vuol dire che non si possano fare anche a livello regionale - ne abbiamo già discusso - delle leggi che provino a.



PRESIDENTE

Consigliere Grimaldi, capisco che lei voglia entrare a far parte del Gruppo Movimento 5 Stelle, quindi c'è un'affinità tra lei e il Consigliere Bertola, ma a me farebbe piacere se lei si rivolgesse alla Presidenza.



GRIMALDI Marco

Mi sono voltato una volta, Presidente! Lei era al telefono e non mi stava ascoltando, per cui mi sono girato verso il Consigliere Bono.



PRESIDENTE

Ho chiuso la comunicazione proprio perché volevo ascoltare lei. Prego.



GRIMALDI Marco

Dicevo che, per quanto sia giusto ricordare che la fiscalità generale deve sostenere questo tipo di progetti, le Regioni possono agire come stimolo e dimostrare un'evidenza scientifica.
Guardate il caso della Regione Lazio, che ha introdotto il reddito minimo garantito alla fine del decennio scorso (fra il 2008 e il 2009). Il dato più preoccupante è emerso l'anno successivo: il problema non è solo quello di trovare le risorse economiche per sostenere i disoccupati e gli inoccupati, ma anche quello di conoscere la realtà del nostro Paese e l'esigenza - lo dicevamo con l'Assessore Pentenero - di dover riformulare la nostra offerta nei Centri per l'impiego. Tutto passa da lì: la congruità, ma anche l'esigenza di dover innovare quei luoghi, che non sono stati aggiornati.
Guardiamo cosa succede nel mondo! Guardate quali offerte si danno agli inoccupati e ai disoccupati! Noi non ci possiamo permettere i neet: 140 mila ragazzi che non studiano e non sono in cerca di un lavoro è il dato più inqualificabile di questo Paese e di questa regione. Inqualificabile! Per questo motivo, invitiamo il Parlamento a sostenere anche quello che, ad esempio, tante associazioni come Libera hanno chiesto in queste settimane: discuterne e arrivare fino in fondo; magari anche dividerci, su questo, ma discutere, perché la difficoltà del nostro Paese è quella di rimandare le discussioni, poiché sembrano sempre secondarie. No: dividiamoci anche su questo, ma almeno discutiamone! Sono molto contento che il documento in oggetto impegni il Consiglio ad avviare una riflessione e ad analizzare i progetti di legge che saranno in campo nei prossimi mesi, ma soprattutto inviti il Parlamento a riflettere su questi strumenti universali, che ritengo dovranno cambiare il nostro Paese.
Presidente, chiudo dicendo che non è un caso che solo l'Italia, la Grecia e la Bulgaria non abbiamo strumenti di questo genere. Mi chiedo allora, se sia un caso che la disoccupazione e la precarietà continuano a stare su questi livelli, ma soprattutto mi chiedo se sia un caso che proprio le povertà hanno raddoppiato il loro segno negativo, in questi anni.
Per tutte queste ragioni, spero che il Consiglio regionale, non solo oggi approvi questo documento, ma inizi un percorso che ci porti, in breve termine, a discutere con il Governo forme sperimentali di reddito d'autonomia anche in questa regione. Grazie.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi della Scuola Primaria - Istituto Comprensivo "M. Montessori" di San Maurizio Canavese (TO)


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti della classe V della Scuola Primaria Istituto Comprensivo "M. Montessori" di San Maurizio Canavese in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

"Politiche del lavoro, gestione delle crisi aziendali e programmazione delle attività produttive. Pianificazione dei fondi comunitari e regionali per il quinquennio 2014-2020" richiesta di seduta straordinaria presentata dai Consiglieri Pichetto Fratin, Porchietto, Ruffino, Graglia, Berutti Vignale, Bertola, Frediani, Andrissi, Bono, Mighetti, Campo, Batzella Valetti, Gancia) (atti d'indirizzo collegati) (seguito)


PRESIDENTE

Esaminiamo infine l'ordine del giorno n. 386 presentato dai Consiglieri Frediani, Bertola, Campo, Mighetti e Valetti, inerente a "Finanziare studi di fattibilità volti all'applicabilità di un modello economico alternativo sul territorio regionale", di cui al punto 15) all'o.d.g.
La parola alla Consigliera Frediani per l'illustrazione.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
E' un titolo un po' contorto, complicato, ma il concetto dovrebbe essere più semplice.
Con questo documento chiediamo di iniziare a pensare ad un percorso di possibile uscita da questa crisi, che prenda in considerazione dei modelli alternativi di economia, pertanto valutare se, sul nostro territorio regionale, ci sono delle zone in cui si possano effettuare degli studi.
Servirebbe una collaborazione con le Università ed anche un intervento di sostegno economico da parte della Regione, che potrebbe avvalersi dei fondi per la ricerca e lo sviluppo. Oggi l'Assessore De Santis non è presente, ma spero abbia preso atto di questa richiesta.
Si tratta di modelli che si stanno sviluppando un po' in tutta Europa quindi non scopriamo nulla di nuovo, ma ci rifacciamo a dei principi ispiratori che si stanno già diffondendo fra gli studiosi di economia. In particolare, chiediamo che ci si ispiri a dei principi che possano garantire la buona occupazione, la partecipazione, equità e solidarietà valorizzazione della biodiversità e sviluppo di innovazioni ispirate dalla natura.
Il principio base è quello di creare un'economia di tipo circolare, che consenta anche di ridurre e minimizzare la produzione di rifiuti. Il ciclo dei rifiuti è uno dei problemi principali della nostra regione: noi vorremmo affrontarlo alla radice, cercando di promuovere delle attività che consentano una riduzione ed anche un riutilizzo degli scarti di produzione.
Quindi, creare una rete sul territorio che metta in relazione e sinergia i produttori, affinché possano basare la loro produzione su quello che non serve più alle altre aziende.
Ci sono delle realtà sul nostro territorio che stanno esaminando questi aspetti: si stanno già facendo degli esperimenti in alcune valli della nostra regione e ci sono dei produttori che sarebbero molto interessati ad approfondire questo discorso. La Regione dovrebbe offrire degli spazi quindi favorire l'interazione fra questi soggetti e valutare se siamo pronti per questo tipo di economia o se dobbiamo supportarla ulteriormente introducendo delle innovazioni legislative o dando origine a dei nuovi soggetti che possano coordinare tale passaggio.
In questi ultimi mesi abbiamo assistito alla grave crisi della grande distribuzione, che sta lasciando senza lavoro tantissimi lavoratori di catene come Mercatone Uno, Auchan, Media World. Noi riteniamo che la Regione potrebbe proporre un tipo di consumo diverso, che privilegi la filiera corta, il chilometro zero, le produzioni locali.
Quello che chiediamo con questo atto di indirizzo è che ci sia una presa di posizione rispetto alla nuova impronta che vorremmo dare all'economia, partendo dalle Università e dagli studenti, per verificare se questi esperimenti (che tanto esperimenti non sono, perché - ripeto - siamo a conoscenza di realtà che sono già attive sul nostro territorio e non solo) possono avere luogo e se la nostra regione è pronta per mettere in atto questa nuova economia, verso la quale, prima o poi, dovremo necessariamente andare, perché è l'unico modo per poter uscire dalla grave crisi che sta investendo il nostro Paese. Grazie.



PRESIDENTE

E' aperta la discussione generale sui documenti presentati.
Quando prenderete la parola - se lo riterrete - potrete svolgere un unico intervento, oppure intervenire di volta in volta sui singoli atti di indirizzo: come volete voi.
Alla fine di tutti gli interventi, procederemo con la votazione, ma credo che, prima, la Giunta voglia esprimere la propria opinione su tali atti di indirizzo.
In merito alla mozione n. 81, ha chiesto la parola la Consigliera Segretaria Motta, che interviene in qualità di Consigliera; ne ha facoltà.



MOTTA Angela

Grazie, Presidente.
All'interno del Gruppo ci siamo suddivisi gli interventi sui diversi documenti. Questo lo affronto volentieri io, anche perché il 28 gennaio 2014 (un anno e mezzo fa) la mia provincia astigiana viveva il dramma della scomparsa di un imprenditore agricolo: era stata trovata la sua giacca sul ponte del Tanaro, quindi si ipotizza che si sia tolto la vita gettandosi nel fiume, che in quel frangente era in piena. Purtroppo il corpo non è mai stato trovato, per cui ancora adesso l'imprenditore risulta scomparso.
Sfortunatamente di casi analoghi se ne sono registrati molti - questo in particolare, ha toccato la nostra provincia - soprattutto nel 2013, che è stato un anno tragico sotto questo punto di vista.
A gennaio del 2014 scrissi a Matteo Renzi perché in quel periodo il centro della discussione politica e del dibattito giornalistico verteva sulla legge elettorale e sulle riforme istituzionali, e, seppur importanti e necessarie per il Paese, avevo ritenuto che non si potesse non affrontare in modo serio l'emergenza democratica e istituzionale di una crisi economica e sociale che stava attanagliando il nostro Paese, che strangolava le imprese e i lavoratori, che ipotecava la serenità delle nostre famiglie e il futuro delle generazioni più giovani.
A questi casi drammatici bisognava dare delle risposte serie, perch non era sufficiente sfogliare le cronache locali e derubricarle come fatti di cronaca, e niente più. Credo che quelle famiglie, quegli imprenditori e quei lavoratori avessero bisogno di una risposta concreta da parte del Governo e da parte delle Amministrazioni locali.
La situazione è sicuramente migliorata da questo punto di vista, perch non stiamo ricordando ulteriori suicidi, ma non possiamo certo affermare che la crisi sia superata, sebbene si registri una timida ripresa, sia nella nostra Regione che nel Paese. Occorre fare ancora tanto, e dobbiamo dare ancora molte risposte a queste famiglie e a queste imprese.
Non voglio annoiare il Consiglio con dati statistici, ma conosciamo tutti le difficoltà che quotidianamente incontrano soprattutto i piccoli imprenditori, gli artigiani e i commercianti. Sappiamo dei vincoli burocratici; sappiamo dei problemi di un fisco troppo elevato; conosciamo i problemi di un sistema di credito che fa fatica a finanziare le aziende e che sempre più chiede garanzie pesanti per erogare crediti. Le risposte dunque, devono essere concrete.
Certo, dal punto di vista del lavoro e delle attività produttive molte cose sono già state fatte anche dalla Giunta precedente. Anche questa Amministrazione in questo anno di Governo sta portando avanti delle politiche importanti sotto questo profilo.
Sicuramente è un'azione positiva l'operazione che è stata presentata pochi giorni fa dalla Giunta regionale, grazie alla quale entro luglio si inietterà nel sistema economico piemontese liquidità per oltre un miliardo e 700 milioni per i debiti commerciali pregressi fino al 2013. Siamo convinti che questa operazione, che aiuterà l'agricoltura, i trasporti, le opere pubbliche, l'università, la cultura, la ricerca e l'innovazione potrà dare sicuramente una boccata di ossigeno al sistema economico e produttivo della Regione Piemonte. È un'operazione importante e credo che bene abbia fatto la Giunta da questo punto di vista. Come bene sta facendo sulle politiche del lavoro, sia in termini di risorse che in termini di risanamento del bilancio.
Certamente queste azioni sono importanti, per cui dobbiamo continuare in questa direzione, ma la crisi non è ancora superata, quindi le riforme devono diventare strutturali.
Per quanto concerne la mozione presentata dai colleghi del Movimento 5 Stelle, relativa all'istituzione di una giornata di commemorazione degli imprenditori suicidi del Piemonte, pur condividendo quanto contenuto nella mozione, perché crediamo che sia importante dare queste risposte, riteniamo che tale commemorazione possa essere inserita nella giornata in cui si ricordano e si elencano i caduti sul lavoro: quindi non solo per gli infortuni, ma anche per chi non ce l'ha più fatta, per chi ha visto il suicidio come unica alternativa alla disfatta economica o alla perdita di lavoro.
Queste persone devono essere ricordate, ma crediamo che non sia necessaria una commemorazione ad hoc, ma possano essere inserite nella commemorazione che facciamo sui caduti del lavoro. Credo che queste persone possano ricevere altrettanta dignità nella giornata in cui si parla di lavoro e di tutte le difficoltà che si affrontano in quell'ambito. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bertola; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Prima di svolgere il mio intervento, che comunque voleva essere generale sull'impianto degli atti di indirizzo presentati oggi, volevo chiedere una nota tecnica: mi domandavo se i colleghi del mio Gruppi, così come gli altri colleghi del Consiglio, potevano intervenire anche solo su un singolo atto di indirizzo.



PRESIDENTE

Sì, certo.
Adesso, per esempio, la discussione è relativa alla mozione n. 81. Se nessuno ritiene di intervenire su questa mozione, io proseguo con l'ordine del giorno n. 213.



BERTOLA Giorgio

No, siamo ancora sulla mozione n. 81.



PRESIDENTE

Prego, intervenga sulla mozione n. 81.



BERTOLA Giorgio

In realtà, il mio intervento non verteva direttamente sulla mozione n.
81.



PRESIDENTE

Il suo era un intervento generale, ma può anche intervenire sul singolo atto di indirizzo, se ritiene.



BERTOLA Giorgio

Il mio intervento era in senso generale, il collega Campo invece interverrà sulla mozione n. 81.
Come dicevo, gli ordini del giorno che esaminiamo oggi intendono dare un sostegno su diversi aspetti. Oltre alle crisi aziendali che sono state oggetto dell'attenzione del nostro Gruppo consigliare ogni qualvolta si sono manifestate, vogliamo dare sostegno anche ad altri soggetti, in primo luogo agli imprenditori in difficoltà. Perché quando si affrontano delle crisi aziendali, spesso si presta attenzione alla problematica perché gli episodi riguardano una pluralità di persone, magari qualche centinaio di soggetti; nel caso dei singoli imprenditori, invece, non si ravvisa la stessa attenzione. Poi è ovvio che non sempre l'attenzione data dalle istituzioni verso le crisi aziendali porta a dei risultati tangibili - lo abbiamo visto anche ultimamente con il caso della De Tomaso - però almeno si tenta di discutere e anche di proporre delle soluzioni.
Quella che vivono questi piccoli imprenditori in crisi è spesso una vera sensazione di solitudine, perché non hanno tutta una serie di garanzie (sempre meno, possiamo dire) che hanno i lavoratori dipendenti, e la loro situazione in qualche modo è sempre individuale e non viene vista come un "problema collettivo". Queste condizioni - lo hanno richiamato anche i colleghi che mi hanno preceduto - spesso portano a episodi tragici come quello dei suicidi. Quindi la nostra intenzione - l'ha detto bene la collega Frediani - non è semplicemente istituire una giornata per lavarsi in qualche modo la coscienza e commemorare tutti gli imprenditori che si suicidano, ma è il porre l'attenzione ad un grave problema sociale e quindi cercare di trovare delle soluzioni per tutti.
Vorrei poi porre l'attenzione sull'atto di indirizzo che riguarda la delocalizzazione, perché ultimamente siamo un po' inorriditi quando abbiamo visto che, nel riscrivere nel bilancio tutta una serie di debiti per poterli poi pagare con il decreto legge n. 35, abbiamo trovato anche un vecchio debito verso un'azienda che nel frattempo se n'è andata.
Erano stati erogati dei finanziamenti alla Indesit dal 2010 per un progetto di ricerca, anche se già in quel momento avevano spostato una parte della loro produzione in Polonia, ma si era finanziato un progetto di ricerca, perché si pensava fosse un po' la garanzia di poter mantenere almeno una parte dell'occupazione in Italia. Ebbene, per tutta una serie di motivi, che conosciamo bene, si era poi creato un debito rispetto a quei fondi e adesso si va a saldare questo debito e lo si va a saldare proprio mentre quest'azienda in Italia non c'è più, quest'azienda se ne vuole andare.
Riteniamo che questo sia molto grave e sia un segnale di grande debolezza da parte della politica. Posso capire che chi è creditore poi ponga in essere tutte le misure idonee a potersi tutelare, quindi le misure date ovviamente dalla legge (solleciti, ingiunzioni o quant'altro), però la politica deve anche avere il coraggio, se non è soltanto amministrazione ma è anche programmazione e indirizzo, di dire no, o quantomeno far posporre il pagamento di quel debito rispetto ad una serie di altri pagamenti molto più importanti.
Parto dal particolare per richiamare lo spirito generale dell'ordine del giorno, che intende revocare in modo assoluto qualsiasi finanziamento ad aziende che portino via il lavoro della nostra regione: occorre tutelare l'occupazione della nostra regione.
Infine, vorrei porre una particolare attenzione sulla questione del reddito di cittadinanza, che è declinato in due modi diversi a seconda che si parli del nostro atto di indirizzo o che si parli di quello del collega Grimaldi (che non è presente), così come gran parte della maggioranza, che in questo momento non è seduta nei banchi della maggioranza, e lo dico a difesa e a favore dei colleghi che, invece, ci sono e stanno ascoltando.
Lo dico perché mentre da parte nostra, sia qui in Consiglio regionale sia, a maggior ragione, in Parlamento, c'è un impegno per istituire al più presto un reddito di cittadinanza, da parte della maggioranza, soprattutto il PD, finora abbiamo soltanto sentito parole: in Senato, non più di un'oretta fa, è stata bocciata la proposta del Movimento 5 Stelle di discutere subito sul reddito di cittadinanza. Sembra una coincidenza, dal momento che ne stiamo parlando proprio ora, quindi l'impegno che vedo scritto nell'ordine del giorno del collega Grimaldi, firmato da buona parte del Gruppo del PD, in realtà, si è già disatteso da solo, perché proprio mentre si chiede di discutere con urgenza questi provvedimenti, la maggioranza del PD in Parlamento dice no. Dico PD perché, se ho visto bene nella fotografia, qualche lucina verde un po' più dalla parte dell'estrema sinistra magari c'è, però sicuramente le lucine rosse ci sono dai banchi del PD.
Se esprimo apprezzamento per il loro atto di indirizzo, con il quale in modo diverso e con ispiratori diversi, in questo caso l'associazione Libera, vogliono comunque definire alcuni provvedimenti per poter dare sostegno alle famiglie con un'integrazione al reddito, d'altra parte non posso che prendere atto che su questo, come per molte altre cose, alle parole non seguono i fatti.
Pertanto, quello che chiedo con forza è di votare il nostro provvedimento che sollecita il Parlamento nazionale l'istituzione del reddito di cittadinanza, così come, ovviamente, anche di appoggiare l'atto di indirizzo della maggioranza, facendosi veramente parte attiva, affinch in Parlamento si proceda al più presto con la discussione, perch l'impressione è che in questo momento alla maggioranza guidata dal Presidente del Consiglio Renzi interessi molto di più altre cose che il reddito di cittadinanza. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bertola.
La parola al Consigliere Campo.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Vorrei intervenire almeno su quattro ordini del giorno, però lo farei separatamente. Adesso interverrei sulla mozione n. 81 e poi su quelli su cui mi interessa intervenire: se è possibile, non li tratterei tutti i insieme.
Lo scopo della mozione n. 81, come ha già sottolineato la collega Frediani, è quello di stimolare non una mera commemorazione, ma un momento di riflessione serio su questo argomento.
Nel mese di aprile su Focus è stata pubblicata un'analisi sui suicidi causati dalla crisi economica. Qui parliamo di imprenditori, ma in realtà il fenomeno dei suicidi, in aumento a partire dal 2013, con una minima flessione alla fine del 2014, è un fenomeno che presenta alcune caratteristiche importanti di deviazione da quella che è l'usuale casistica ante crisi. Ad esempio, la motivazione "perdita del lavoro" è diventata "soltanto" - è brutto dirlo - la seconda causa di tali suicidi, la principale delle quali è oggi "debiti e carenza di finanziamenti"; infine la terza causa è imputabile alla "persecuzione da parte delle dell'Agenzia delle Entrate".
Quella centrale è una causa tradizionale, magari difficilmente affrontabile, se non favorendo il più possibile l'occupazione, ma comunque fisiologicamente ci saranno sempre persone che perderanno il lavoro, per un motivo o per l'altro. Le altre due cause, però, sono affrontabili e rappresentano la sfida che la classe politica, che si ritrova a fare leggi e ad occuparsi di queste tematiche, ha di fronte; tuttavia, evidentemente poiché la crisi cominciò nel 2008 e quindi l'abbiamo comodamente vista arrivare, chi ha governato e amministrato non ha saputo porre in atto misure atte a contrastarle.
Il fatto di trovarsi sommersi dai debiti, di non avere accessi a finanziamenti e di essere vessati dall'Agenzia delle Entrate, quindi dai "gabellieri", come si suol dire, rappresenta un fallimento dell'azione politica e di quella amministrativa, perché il buon amministratore è colui che sa prevedere e programmare, soprattutto quando le cose le si vedono arrivare da lontano, mettendo in atto tutta una serie di misure per cercare di mitigare gli effetti della crisi sul tessuto produttivo. Non c'era nessun bisogno e qui, ad esempio la battaglia sul reddito di cittadinanza che portiamo avanti, guarda caso, fin dalla nostra partecipazione alle elezioni politiche, quindi dal 2013, ma era già un'idea precedente, poteva essere una riforma degli ammortizzatori sociali che oggi, per chi è imprenditore o per tante forme di lavoro dipendente, non è disponibile, ma avrebbe potuto affrontare alcune di queste manifestazioni.
Così come poteva esser avviato un intervento più efficace, più ragionato e preventivo sul modo in cui l'Agenzia delle entrate persegue gli inadempienti, quindi incidendo sulle motivazioni che portano le persone a non pagare le tasse, ad evadere l'IVA, necessariamente. Anche sul nostro territorio vediamo spesso persone che devono decidere se pagare l'IVA, la rata del mutuo oppure comprare da mangiare. Spesso, per pagare le tasse, si rivolgono ai genitori o a finanziamenti che sono sempre più difficili da ottenere.
Senza rivangare troppo il passato, è chiaro che adesso ci troviamo in una congiuntura forse leggermente più favorevole, non tanto per l'azione del Governo nazionale che, mi spiace dirlo, ha fatto ben poco in termini di politiche attive per promuovere il tessuto produttivo, per costituire una nuova "politica" industriale, ma meglio economica e politica sulle attività produttive. Sappiamo bene che, ormai, l'industria è in esodo violento; lo dicono bene anche i dati sui consumi energetici da parte dell'industria che in Piemonte segnano meno 41%, sostanzialmente uno smantellamento del comparto industriale piemontese.
Si richiederebbero politiche nuove, politiche diverse, che puntino a diverse soluzioni, a diversi obiettivi di produzione che non sono solo più quelli della produzione materiale, ma anche quella di produzione dei beni dell'intelletto, delle idee, della conoscenza, delle pratiche, della salute.
Idee e progetti che dovrebbero rilanciare e rinnovare il nostro tessuto produttivo e dare nuova speranza a chi, in prima linea, quindi agli imprenditori, assumono su se stessi il rischio di impresa per fare profitto, ma anche per quella che si chiama la ragione sociale, ossia per dare lavoro, per portare ricchezza e redistribuzione della stessa all'interno del tessuto sociale ed economico.
Queste sono questioni su cui vorremmo riflettere. Vorremmo avere un momento di riflessione dedicato a coloro che si sono sentiti talmente abbandonati ed emarginati da questa società da dover ricorrere al gesto estremo di togliersi la vita o, come anche in alcuni casi, togliendo la vita ai propri cari prima di togliere la propria. Situazioni che leggiamo sui giornali.
Tra l'altro, vorrei sottolineare che per ogni suicida che ci riesce, ce ne sono due o tre che vengono salvati, quindi il fenomeno, come è stato sottolineato in quell'analisi che ho letto su Focus, è più esteso di quello che appare dalle pagine dei giornali. Ripeto, oggi la situazione economica è migliorata grazie al quantitative easing, grazie ad un minimo di ripresa a livello comunitario legato al fatto che altri stanno facendo politiche un po' più coraggiose e innovative rispetto alle nostre, grazie al fatto che il costo dell'energia è calato (uno dei problemi per chi vuole fare impresa nel nostro Paese). Tutto sommato qualcosa, sul fronte del lavoro, si sta facendo, anche se è il minimo sindacale. Quello che vorremmo fare è provare a trovare una modalità, una giornata, qualcosa da dedicare.
Una bella idea è stata quella del Consiglio dedicato alle tematiche del lavoro, ma sarebbe meglio che le riflessioni sul proporre idee, sul confrontarsi su quello che si può fare da un lato per mitigare gli effetti della crisi e, dall'altro, per rilanciare il tessuto produttivo dessero speranza. E' la speranza che fa evitare i suicidi. Si può anche perdere il lavoro, essere in difficoltà economiche ed avere problemi di qualsiasi genere, ma se si ha la speranza di migliorare, se si ha una società attorno, un tessuto sociale - che vuol dire anche le amministrazioni, che vuol dire anche il pubblico con cui si ha a che fare - che dà la possibilità di portare avanti qualcosa, di sperare in un futuro probabilmente non si ricorrerebbe al suicidio.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Andrissi; ne ha facoltà.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Vorrei farei un inquadramento generale della situazione piemontese.
Volevo partire da un dato che, secondo me, è anche un po' la cartina di tornasole delle strategie industriali internazionali, partendo da un dato molto significativo: la disoccupazione giovanile in provincia di Novara, da quanto ci ha relazionato l'Assessore Pentenero, è sopra il 50%.
Tuttavia, in provincia di Novara, viviamo una situazione paradossale: si sono concentrati grossi investimenti nell'ambito delle produzioni militari. Mi riferisco allo stabilimento FACO, dove il Governo ha investito 800 milioni e se noi pensiamo a quanto questa Regione può investire a livello regionale, non provinciale, per combattere la disoccupazione vediamo che questi soldi, concentrati in una sola provincia, hanno dato come risultato la disoccupazione più alta della regione Piemonte.
Gli sbandierati 10.000 posti di lavoro, di cui parlava l'ex governatore della Regione Piemonte Cota, o i 6.000 posti di lavoro raccontati dal Ministro della Difesa Pinotti, si stanno rilevando non veri.
Attualmente, all'interno di questo stabilimento, dove verranno ulteriormente investiti da parte del Governo altri 360 milioni, in un settore dove a livello internazionale l'occupazione è in continuo calo perché il comparto militare, pur essendo in espansione (le guerre ce lo indicano) è in forte calo di occupazione, tutti gli studi internazionali indicano che è importante investire nel civile perché, oltre ad essere una questione etica, dà anche un ritorno occupazionale.
Dal punto di vista occupazionale, c'è una forte crisi del settore militare, a partire dagli Stati Uniti, che sono i maggiori produttori a livello mondiale. In questo disegno si inserisce la provincia di Novara che paga con una disoccupazione giovanili tra le più elevate in Italia. La provincia di Novara, tra l'altro, è sul podio per perdita di posti di lavoro, è nelle tre prime posizioni a livello nazionale. Ha subito una deindustrializzazione selvaggia e il Governo italiano investe in questa regione, in uno stabilimento che attualmente dà posti di lavoro per circa 500/600 persone, delle quali solo 80 a tempo determinato.
Questa è la situazione che viviamo. Nel nostro Paese abbiamo poche aziende internazionali. Solo Finmeccanica, ENI, ENEL, oltre che FCA, hanno la massa critica che consente loro di fare investimenti in ricerca e sviluppo. Ma definire italiana questa azienda è forse ormai un po' forte: gran parte dell'azionariato è controllato da fondi anglosassoni, altrimenti non avrebbero certamente consentito a Finmeccanica di acquistare RDS, che produce sistemi informatici per i servizi segreti e per i militari americani, che è proprietaria di Finmeccanica. Il MEF detiene un controllo del 30% ma, in realtà, la politica di questo gruppo è fortemente condizionata da situazioni internazionali. Di qui nasce anche questo investimento nella produzione degli aerei F35 che, di fatto, dal punto di vista occupazionale - ed è quello di cui stiamo parlando - è un fallimento industriale, politico, militare e nazionale che ha delle ricadute gravissime a livello regionale.
Noi stiamo investendo soldi per uno stabilimento all'avanguardia ma, di fatto, lì facciamo la parte più povera delle ali di un aereo e faremo manutenzione alla carlinga, a quella che è la carrozzeria di un aereo. E' questo che viene lasciato, quando abbiamo un gruppo come Finmeccanica che ha al suo interno 14.000 ingegneri e 7.000 ricercatori. E noi ci siamo limitati ad una scelta di basso profilo tecnologico che, dal punto di vista occupazionale, non ha alcun ritorno. Si spendono miliardi di euro senza ritorno occupazionale, perché noi pensiamo che il comparto aerospaziale in Piemonte valga circa 15.000 posti di lavoro.
Teniamo conto che il capitalismo internazionale, laddove non vi è un'azienda che faccia comparto e che abbia massa critica, porta la crisi anche nelle piccole e medie aziende, perché ormai si stanno accentrando le produzioni. Noi soffriamo maggiormente degli altri Paesi europei - questo lo dicono gli analisti economici - proprio per questo motivo, e consentiamo che Finmeccanica abbandoni i settori civili per concentrarsi su un settore che (Cameri lo dimostra) non dà un ritorno occupazionale oltre che essere una scelta sbagliata. E' una scelta sbagliata perché questi aerei vengono scelti proprio perché sono in grado di trasportare bombe nucleari. Su questo si potrebbe aprire un bel discorso sul trattato di non proliferazione.
Come mai abbiamo 90 ordigni nucleari a Ghedi? Cosa che l'Italia firmando quel trattato, non potrebbe avere sul proprio territorio nazionale.
Questo è il discorso che a livello nazionale viene riportato a livello regionale e che crea un grosso problema di sofferenza occupazionale e industriale sui nostri territori. La nostra Regione, invece di andare a contrastare questa politica nazionale sbagliata, cosa fa? Siamo alla lotta di quartiere tra accaparramento di produzioni nell'aerospazio tra Regione Piemonte e Regione Campania. Sposta di qua, crea disoccupazione di là e tira e molla: questa purtroppo è la situazione, cioè una guerra intestina tra Piemonte, Lombardia e Campania.
Queste cose non ci vengono dette, ma sono le cose che vengono fatte ai tavoli di incontro tecnico tra Regioni. Purtroppo è questa la situazione in base alla quale si cerca di spostare le produzioni, mandando magari in crisi la Regione Campania. Questo accade perché manca una politica industriale nazionale con la P maiuscola, a causa di un Governo che, di fatto, non ha spostato un po' di contributi sociali da quelli passivi (cassa integrazione) a quelli attivi, riducendo i contributi che devono pagare i lavoratori, ma di fatto di politiche industriali non se ne vedono.
Ovviamente la situazione internazionale porta dei benefici e ad un leggero ritorno dell'occupazione, ma di fatto stiamo perdendo fortemente di fronte ad altri Paesi, e il Piemonte maggiormente, a causa di queste politiche nazionali.
Quello che noi proponiamo è invece un altro modo di affrontare i problemi, perché se pensiamo di aver superato la crisi e di ritornare a fare le stesse cose che facevamo prima, siamo completamente fuori strada.
Più volte il nostro Capogruppo Bertola ha citato la blue economy, cioè lo studio del ciclo di vita dei materiali. Purtroppo non credo che il piano regionale dei rifiuti dia buone nuove, almeno da quello che abbiamo avuto modo di leggere, perché non si ha il coraggio di investire e di puntare sull'innovazione nel riciclo della materia.
Se gli studi più autorevoli parlano di 200 mila posti di lavoro nel settore del riciclo della materia se si facessero le cose che devono essere fatte, vuol dire che per la Regione Piemonte potremmo parlare almeno di 10.000 posti di lavoro. Ma il piano regionale dei rifiuti, da questo punto di vista, è una fotografia della realtà, ma poco più che questo.
Quindi, credo che bisogna cambiare pagina sia a livello nazionale sia a livello regionale, investendo in innovazione e in ricerca, in settori civili che possono dare occupazione senza seguire le sirene di strategie militari che, a livello internazionale, non hanno portato nulla di nuovo.
Vediamo la situazione mediterranea, cioè vediamo le conseguenze frasi strampalate come esportare la democrazia e cose simili di questo tipo.
Bombardare l'Iraq con il fosforo bianco: vediamo le conseguenze. Di fatto l'esercito dell'ISIS è in gran parte guidato dai generali del fu esercito iracheno. Questa è la situazione.
Sicuramente acquistare aerei militari o comunque costruirli nella parte più povera in Italia non porta occupazione e non porta sicuramente a migliorare la situazione nazionale. Porta sicuramente ad un impoverimento industriale del nostro tessuto industriale nazionale, con un grosso impoverimento delle piccole e medie imprese italiane, perché soffrono proprio la carenza e l'assenza dei grossi gruppi italiani che potevano essere in questa fase da trascinatori se vi fosse stata una guida a livello nazionale che dava altre priorità, non quella di aumentare le spese militare e non quella di inseguire il trasporto di bombe nucleari con dei missili cacciabombardieri che, sicuramente, non danno motivi e segnali di distensione internazionale nell'area mediterranea.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Marrone; ne ha facoltà.



MARRONE Maurizio

Grazie, Presidente.
Volevo intervenire nel dettaglio, in particolar modo sull'atto di indirizzo sul Made in Italy, quindi sulla difesa dalle delocalizzazioni che è stato presentato dal Movimento 5 Stelle e che, con il suo permesso ho voluto sottoscrivere, perché ritengo che parlare di lavoro e di occupazione intesa come possibilità di mantenimento dell'occupazione esistente e, soprattutto, di promozione di un incremento della stessa, sia il tema veramente strategico per il nostro territorio. Questo non solo perché siamo in un mercato globale che ormai ha scelto un finto liberalismo che, in realtà, è una sorta di santificazione della concorrenza sleale, in cui le nostre imprese si ritrovano a dover concorrere con dei mostri in contesti economico-sociali completamente alieni, come la Cina e l'India nazioni che, purtroppo, non riconoscono minimamente quelli che sono diritti o quanto meno conquiste o parità di condizioni, anche in termini di rispetto dell'ambiente e dei limiti che vengono posti all'iniziativa imprenditoriale.
Ci ritroviamo pertanto ad esporre il nostro tessuto imprenditoriale ad una sorta di gara impari nei confronti di questi soggetti, che inevitabilmente finiscono per prevalere, perché si trovano ad operare in condizioni del tutto diverse.
Vorrei ricordare che quando si parlava di politiche doganali ovviamente non nazionali né tanto meno solo regionali bensì continentali ed europee, quando nel centrodestra avanzava questa proposta in termini concreti ma soprattutto incalzanti dal punto di vista politico, ricordo una grande irrisione soprattutto da parte non dico della sinistra in generale ma da un certo centrosinistra molto in sintonia con certe burocrazie e tecnocrazie europee. E le si giudicava come una sorta di politiche retrive di retroguardia, del tutto anacronistiche e non in linea con questa grande moda dell'economia globale.
Adesso ci ritroviamo con la De Tomaso svenduta, sostanzialmente saccheggiata dai cinesi, che si porteranno via il know how e lasceranno a terra tutti i dipendenti. E purtroppo ci ritroviamo a scoprire in questo esempio quella che è la norma, la regola e non l'eccezione.
Sinceramente mi sono molto sorpreso, e voglio condividere con voi questa riflessione, nel vedere in quel fenomeno molto strano e ancora tutto da comprendere e da descrivere che è stato il 9 dicembre di due anni, il cosiddetto fenomeno dei "forconi" - che io ho voluto con convinzione vivere dal di dentro - una sorta di insofferenza generalizzata di tutto un ceto che è quello delle piccole e medie partite IVA, che non sono nemmeno inquadrate o, se lo sono, lo sono con grande insofferenza e demoralizzazione nelle organizzazioni rappresentative delle categorie, e sostanzialmente vedere in quel ceto una sorta di volontà di riscatto proprio territoriale, che si incarnava nell'esaltazione nazionale del tricolore ma che, in realtà, rivendicava proprio una sorta di orgoglio territoriale e non si scagliava tanto contro un "complottismo", nella consapevolezza molto matura di essere penalizzati e discriminati in un contesto di concorrenza sleale internazionale.
Ora, quale dovrebbe essere la reazione di un ente come quello regionale in un contesto simile? E' quello che indica questo ordine del giorno nel quale mi riconosco, ovvero, sostanzialmente, indirizzare le politiche di sostegno all'economia in crisi alla permanenza dei soggetti in termini di sviluppo, quindi di occupazione, sul territorio.
Voglio dire fuori da ogni suggestione ideologica che, con viva preoccupazione, ho notato che il piano di finanziamenti europei, in particolare il piano operativo regionale che detta la linea ai bandi premia in particolare voci come quelle della ricerca e dello sviluppo che per definizione, sono connaturate alla grande impresa, quindi pongono meno vincoli possibili al mantenimento di questi investimenti sul territorio regionale.
Per essere più diretto, non è che il grande industriale a cui noi diamo ingenti fondi per sviluppare la propria ricerca e lo sviluppo tecnologico aziendale va a portare gli esiti di questo finanziamento - visto che se lo può permettere perché ha le spalle larghe - in contesti territoriali e geografici che non sono il Piemonte, dove, magari, possono permettersi degli schiavi invece dei lavoratori subordinati? Dove possono permettersi sforamenti di limiti ambientali e inquinamenti di massa, che, invece, in Italia e in Piemonte non si potrebbero permettere? Vedete, questo è il punto, tanto che io voglio sperare che l'impegnativa - caso mai venisse approvato questo atto di indirizzo - che fa riferimento espresso a contributi regionali a qualsiasi titolo concessi ponendo la revoca come misura sanzionatoria all'aver portato gli investimenti all'estero, comprenda anche i contributi europei, che sono il vero polmone, l'unico forse che in questo momento si ritrova a gestire la Regione Piemonte. Voglio sperare che lì vengano ricompresi visto che vengono mediati dalla Regione; se così non fosse, sostanzialmente non credo che solo le politiche fiscali possano davvero costituire un incentivo alla permanenza sul nostro territorio.
Se continuiamo ad indirizzare le nostre risorse regionali e quelle di derivazione europea a imprese che creano occupazione all'estero, direi che commemorare a posteriori gli imprenditori che hanno scelto la via drammatica del suicidio senza aver visto, evidentemente, speranze di riscatto o andare a inventarsi tutta la flessibilità possibile nel mercato del lavoro, addirittura istituzionalizzando strumenti quasi di sfruttamento legalizzato come i cosiddetti "tirocini formativi", non porterà assolutamente a niente, quindi si tratterà di uno spreco di risorse.
Noi dobbiamo sostenere quella piccola e media impresa che non solo non ha alternative, ma vuole mantenere il proprio radicamento sul nostro territorio, perché saranno quelle le imprese che daranno lavoro ai nostri giovani o che, addirittura, saranno in grado di ricollocare le persone di mezza età rimaste, per colpa della crisi, senza lavoro, di cui non si riesce a immaginare un reale, serio e non solo propagandistico accompagnamento alla pensione.
Questa diventa una battaglia di territorio che credo si svesta di qualsiasi particolare connotazione ideologica. Se vogliamo essere responsabili, ma soprattutto onesti, nei confronti della nostra regione dobbiamo sostenere solo quelle imprese che portano lavoro e sviluppo nella nostra regione, altrimenti si tratterà semplicemente di propaganda o peggio ancora, di essere soggetti compiacenti verso il solito lobbismo, che forse sa ricambiare in voti ma non sa ricambiare in lavoro e in benessere per i nostri cittadini piemontesi.



PRESIDENTE

Grazie.
Richiamo i colleghi all'attenzione perché sono le ore 12.20; per me non ci sono assolutamente problemi, ma chiedo se riuscite a concentrare un po' gli interventi perché tra un quarto d'ora-20 minuti ha chiesto di intervenire la Giunta che, probabilmente, dovrà dilungarsi in quanto vuole toccare diversi punti degli ordini del giorno, regolatevi voi.
La parola alla Consigliera Batzella.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Volevo intervenire in merito all'ordine del giorno n. 252, avente ad oggetto "Diritti e tutela per i lavoratori autonomi colpiti da malattia grave o prolungata"; poi, volevo fare riferimento anche alla mozione n. 373 sul reddito di cittadinanza, presentata dal collega Bono.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno n. 252, è giunto il momento nonostante la mancata informazione, di riconoscere i diritti di tutti i lavoratori e, come Movimento, lo abbiamo fatto più di una volta; nel Consiglio precedente dedicato esclusivamente al tema del lavoro io stessa ho toccato il tema delle discriminazioni e della tutela dei diritti di tutti i lavoratori.
Purtroppo, c'è una forte discrepanza tra i lavoratori autonomi, che lavorano con partita IVA, rispetto ai lavoratori dipendenti. Un lavoratore autonomo che si ammala gravemente, purtroppo, viene fortemente discriminato perché non gli viene riconosciuta la malattia e non lavorando non guadagna.
Le nuove forme di povertà sono determinate anche da queste situazioni quando i lavoratori, purtroppo, si ammalano e non producono reddito. Per lo Stato continua a chiedere a questi lavoratori di pagare le tasse e di versare i contributi ignorando il loro stato di malattia, e questo è gravissimo perché lo Stato e anche la Regione Piemonte devono rimuovere tutti gli ostacoli che discriminano i lavoratori: dobbiamo partire da qui.
Come richiesto nell'ordine del giorno, si deve impegnare anche il Ministero della salute affinché queste discriminazioni vengano rimosse.
Ai lavoratori dipendenti che si ammalano di tumore viene riconosciuta la malattia, possono stare a casa fino a 180 giorni e nel triennio possono usufruire dei 18 mesi di astensione dal lavoro; invece, i lavoratori autonomi iscritti alla gestione separata INPS o alla relativa cassa professionale possono contare solo su un minimo sostegno economico in realtà, è proprio minimo, è una cifra irrisoria.
Al lavoratore autonomo che ha questa assicurazione privata viene riconosciuta perlomeno l'indennità della degenza ospedaliera, che, tra l'altro, è limitata perché se la degenza ospedaliera è prolungata nel tempo viene riconosciuto un budget. Stiamo parlando di malattie fortemente invalidanti, come i tumori, o magari di un brutto incidente stradale o di una brutta caduta, cioè di situazioni che determinano infermità, incapacità di movimento, la possibilità di lavorare e di poter vivere una vita nella normalità, nello svolgere normali attività quotidiane. Questo non è possibile. Queste persone, quindi, che hanno bisogno di un tempo prolungato di guarigione, di terapie e di riabilitazione, sono fortemente discriminate.
Mi sono documentata in merito perché, come ha già ben spiegato il Consigliere Ottria, ci sono molte battaglie e petizioni in merito. Qualcuna è in corso, come quella intitolata: "SOS - in cui si chiede diritti e assistenza ai lavoratori autonomi che si ammalavano - noi non siamo cittadini di serie b, ma persone come tutti gli altri".
Concordo, quindi, che a questi lavoratori debba essere riconosciuto il diritto alla salute, come sancito da un articolo costituzionale e dal Regolamento e dallo Statuto della Regione Piemonte.
Collegandomi al reddito di cittadinanza, come ha già ben spiegato il promotore, il nostro collega Bono (che anche nella passata legislatura si è sempre battuto, esponendo in maniera chiara ed esaustiva la nostra posizione per aiutare e sostenere coloro che si trovano in difficoltà o che vivono una soglia di povertà relativa), noi chiediamo il reddito di cittadinanza.
Di certo, come ben spiegato, è incrementata la soglia della povertà legata alla crisi economica e sociale che stiamo vivendo negli ultimi anni.
Da un paio di anni a questa parte, mentre prima si parlava di povertà cronica, oggi si parla di nuove forme di povertà, legate a tutto un'insieme di fattori che conosciamo benissimo.
La povertà e il sostegno non si combattono facendo l'elemosina, ma si combattono con una forma di reddito minimo garantito a tutte queste persone e a tutte queste famiglie che si trovano in una situazione economica davvero devastante. Ci sono famiglie che non riescono ad arrivare a fine mese; ci sono famiglie che non riescono più a pagare il canone di locazione; persone che hanno una casa e rischiano di perderla perché non hanno più la possibilità economica di pagare il mutuo che avevano stipulato.
E' triste dirlo, ma io sento i discorsi, perché sono una cittadina che vive in mezzo ai cittadini. Non appartengo a una famiglia nobile o agiata che ha vissuto o vive nella ricchezza, sono una persona che ha sempre lavorato e che continua a lavorare e a percepire uno stipendio come tutte le persone normali, quindi mi accorgo delle grosse difficoltà che ci sono tutti i giorni.
Ci sono persone che dicono di non avere più neanche la possibilità di mandare i propri figli a scuola. Se i genitori non hanno un lavoro e non hanno un lavoro, hanno grosse difficoltà a mandare i figli a studiare all'università o, comunque, a cercare di costruirgli un futuro migliore.
Noi ci crediamo e auspico che questo Consiglio possa finalmente mettere in atto, una volta per tutti, quello che noi da tempo chiediamo fortemente da sempre, da quando il Movimento 5 Stelle è nato, cioè che venga applicato il reddito di cittadinanza, un reddito minimo garantito a tutti coloro che si trovano in difficoltà e che si trovano a vivere una soglia di povertà minima relativa.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazi, Consigliere Batzella.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Gallo; ne ha facoltà.



GALLO Raffaele

Grazie, Presidente.
Intervengo sulla mozione n. 376.
Guardate, su questo tema, il PD accoglie oggi con favore l'apertura di una discussione di questo tipo in Consiglio regionale, perché non penso di sbagliare se dico che noi tutti - chi è oggi all'opposizione, chi è in maggioranza, chi è rappresentante di una forza politica e di chi di un'altra - oggi siamo consci della necessità di dare una risposta concreta tempestiva e strutturale al problema del lavoro in primis, e alle nuove forme di povertà che si sono manifestate in questi anni e che ci hanno consegnato un'Italia e un Piemonte molto diversi rispetto a qualche anno fa.
I dati allarmanti richiamati in entrambe le mozioni, anche se sono stati parzialmente rettificati dagli ultimi dati dell'ISTAT che ci dicono che c'è un minimo di ripresa, anche in termini di assunzioni, ci inducono comunque ad elaborare nuove forme innovative di risposta ai temi della disoccupazione, della precarietà, della mancanza di alcuni diritti in alcune forme di contratto, e anche del lavoro. Al centro di tutto, per c'è il problema del lavoro e della mancanza di lavoro per chi lo cerca.
Questo genera nuove forme di povertà, nuovi problemi sociali, che hanno toccato categorie prima assolutamente fuori dalle soglie di povertà e dalla difficoltà economiche, che oggi si trovano, improvvisamente, sotto l'asticella (lasciatemi usare questo termine).
Questo tema, però, va braccetto, inesorabilmente e ineluttabilmente con il tema della crescita economica, dello sviluppo economico e dello sviluppo dell'impresa, senza il quale non riusciremo a dare una risposta giusta, concreta e strutturata nel tempo, ai problemi che oggi ha l'Italia e la nostra Regione.
E' chiaro, non esiste un intervento unico, risolutore, e non si risolve in un mese o in un anno, perché le risposte devono riguardare più fronti e devono guardare, contemporaneamente, il lavoratore, l'impresa, chi oggi cerca lavoro, chi esce dal mercato del lavoro, chi vuole fare impresa e anche chi ha un'impresa in crisi (che non deve essere dimenticato).
E' evidente che oggi, dopo essere intervenuti in materia di politica industriale e di modernizzazione del mercato del lavoro a livello nazionale, che sono elementi centrali per far ripartire il nostro Paese oggi appare urgente avere un ragionamento su altri tasselli che compongono il puzzle e che interessano, in modo trasversale, il mondo del lavoro, ma anche, se non di più, il welfare e il mondo del sociale.
Tutti noi abbiamo diritto, in momenti di difficoltà, ad un'esistenza dignitosa e ad essere accompagnati verso un percorso di reinserimento lavorativo e sociale, che prima di tutto è un diritto costituzionale, ma anche una regola base di convivenza civile e sociale.
In questa direzione vanno le politiche attive del lavoro, le scelte del Governo nazionale, che ha spostato sulle politiche attive del lavoro le risorse allocate nelle risorse passive, per creare nuovi posti di lavoro.
In questo scenario e con questi presupposti, mettendo al centro la crescita e il lavoro, e dando una risposta in modo completo a tutte le forme di difficoltà sociale ed economica che oggi viviamo, il Partito Democratico è disponibile ad aprire un ragionamento su una forma di sostegno temporaneo alla persona che si trova in determinate condizioni di difficoltà e che deve reinserirsi nel mercato del lavoro, reinventarsi un futuro e quindi approfondire, analizzare, studiare, dialogare e discutere insieme una soluzione a questo tipo di problema, che non sia per tutti, ma limitata nel tempo e finalizzata al reinserimento lavorativo e sociale.
Tutto questo oggi è necessario, perché è un tassello che si aggiunge a quelli già messi in campo, e che permette di dare risposte tempestive ed immediate ai casi di povertà e alle nuove forme di disagio sociale.
Cosa fa fatto e cosa stanno facendo il PD e il Governo in questo momento? In questi mesi il Governo sta già cercando, prima di tutto, di capire quali sono le risorse economiche da destinare ad una eventuale misura di questo tipo, e poi quali sono le soluzioni e le modalità migliori per rispondere a questa esigenza che, ripeto, nel PD è chiara ed evidente.
E' un'esigenza - voglio essere chiaro - che deve essere una misura ponte, limitata, non per tutti, non universale, che sostenga il reddito delle persone in difficoltà e che devono essere ricollocate.
Con questo spirito, quindi, noi voteremo favorevolmente all'ordine del giorno, il cui primo firmatario è il Consigliere Grimaldi, per poter far sì che la Regione diventi un laboratorio di idee e anche di sperimentazione che ci permetta di ragionare su questi temi e anche di sollecitare il Parlamento ad intervenire nel merito.
Occorre però aver ben chiara un'idea, che noi abbiamo: cioè che non abbiamo bisogno di uno Stato assistenzialista, ma abbiamo bisogno di uno Stato che garantisca la mobilità sociale e la crescita economica e che dia pari condizioni di partenza a tutti, ma nel quale, poi, ogni singola persona si costruisca un proprio percorso e una propria capacità di crescita e di creare ricchezza e lavoro.
Allora, in questo contesto e con questo presupposto, accogliamo favorevolmente l'ordine del giorno presentato dal collega Grimaldi, per aprire un confronto e una dialettica su questo tema.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola al Consigliere Monaco.



MONACO Alfredo

Grazie, Presidente.
Cercherò di essere estremamente breve: vorrei però integrare o precisare alcuni elementi che sono stati presentati in maniera splendida come sempre - oserei dire quasi romantica - dalla collega Batzella nel suo intervento relativo all'ordine del giorno n. 251.
Credo che sia sempre condivisibile il tema di fondo di essere vicini ai soggetti più deboli, ma credo che vadano fatte anche alcune precisazioni.
Il diritto alla salute non è mai negato ad alcuno, per quante riforme si stiano facendo, a volte anche apparentemente difficili; ma credo che quel diritto non venga negato ad alcuno.
Per quanto riguarda alcuni istituti, esistono già dei sostegni a tutela di alcune condizioni di patologia, nel senso che se andiamo a valutare le malattie di lungo corso e di lunga disabilitazione, che è evidente che creano un forte disagio ai lavoratori autonomi, esistono delle forme di sostegno già previste ed utilizzate dallo Stato quali, per esempio, le forme di inabilità temporanea al lavoro, con le quali vengono riconosciuti degli assegni INPS, financo l'accompagnamento (che viene riconosciuto anche per un solo giorno e figuriamoci per la malattia oncologica), associati alla legge n. 104 e alla legge sulla inabilità temporanea, sino ad arrivare alle forme di inabilità considerate permanenti o rivedibili, che arrivano fino al punto di permettere al lavoratore di andare in pensione anticipatamente, fosse anche con soli dieci anni di contributi versati volontariamente; questo senza nulla togliere alla linea di principio sulla quale credo si sia in gran parte tutti d'accordo, dell'aiuto e del sostegno alle persone.
Credo però si voglia anche uscire dal recinto del disordine di confondere il diritto ad una malattia, anche prolungata, con dei diritti per i quali probabilmente qualcuno può pensare non esistano delle forme di tutela: esistono, sono classificate e codificate e, in tempi anche relativamente brevi, sono tutti istituti ai quali gli aventi diritto possono accedere con grande beneficio.
Gli aventi diritto sono alcune figure ben citate dalla collega Batzella: malati oncologici che hanno dei lunghi percorsi di terapia e che evidentemente non possono andare al lavoro. Per queste figure, oltre ai normali istituti che vengono attivati presso l'INPS, fino alla malattia che viene considerata invalidante al 100%, partendo da certi limiti, viene riconosciuto l'assegno sociale di malattia, fino all'istituto dell'accompagnamento (che non fa reddito), anche per un solo giorno. Una volta l'accesso all'istituto dell'accompagnamento era molto più complesso adesso le normali procedure prevedono, per queste patologie, canali più semplici.
Diverso, invece, è il caso delle forme di invalidità temporanea che possono oggettivamente limitare la capacità di reddito, per le quali esistono altri istituti.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
La parola al Consigliere Rossi.



ROSSI Domenico

Dico solo poche parole, perché sono già intervenuti sia il Consigliere Grimaldi sia il collega Gallo, ma ci tenevo ad intervenire anch'io sul tema che oggi è stato affrontato in quest'Aula e che tratta, appunto, di misure di sostegno al reddito delle persone in difficoltà.
Ruberò pochi minuti. Vorrei associarmi a chi ha già ricordato chiaramente che qui non si tratta di misure che vogliono prevedere uno Stato assistenziale; questo lo voglio ribadire anch'io. La nostra è una Repubblica fondata sul lavoro. Crediamo fortemente in questo principio: è soltanto nel lavoro che la persona si realizza, che trova dignità e libertà e quindi è a questo che noi dobbiamo guardare. Questa misura non vuole mettere in discussione tutto questo: non vuole mettere in discussione il fondamento della nostra Repubblica sul lavoro.
Dall'altro lato, però, dobbiamo prendere atto del fatto che in questi decenni un modello è crollato, che un equilibrio che prima c'era oggi non c'è più e che il nuovo modello è in forte disequilibrio. La sperequazione è aumentata ed è in crescita. Il nostro è un Paese sempre più diseguale e anche il mondo è sempre più diseguale. E questa disuguaglianza chiaramente viene scaricata prima sugli ultimi e sui più deboli e, a mano a mano che passa il tempo, su quello che una volta era il ceto medio; tant'è che oggi si parla molto di vulnerabili, di persone che non sono tecnicamente povere ma che sono in un limbo da cui, se non si interviene con delle misure di sostegno - e il nostro welfare non è più in grado di intervenire - allora cadono e vanno verso la povertà.
Noi sappiamo benissimo che chi è in questa condizione, chi è vulnerabile e chi è povero prima di tutto non è pienamente cittadino: non gode dei diritti fondamentali che la nostra Costituzione prevede. Ma lasciatemi dire - ancora più con difficoltà potrà adempiere ai propri doveri, cosa che sempre la nostra Costituzione richiede. La questione di intervenire su questo punto, quindi, è centrale proprio alla luce dei primi articoli della nostra Costituzione.
Perché molte organizzazioni si stanno occupando di questo tema? Semplicemente perché chi è senza lavoro, chi è privo della propria dignità chi non riesce a mantenere la propria famiglia o mandare i propri figli a scuola con molta difficoltà potrà essere cittadino fino in fondo; con molta difficoltà potrà impegnarsi perché le cose migliorino. E chi non ha i diritti molto spesso si rivolge a chi è più forte per chiedere dei favori rinunciando alla legge e appoggiandosi a chi può garantire, sotto forma di favore, ciò che invece noi dovremmo dare come diritto.
Ecco perché questo tema è importante. Non esclude chiaramente la priorità di mettere al centro politiche attive per il lavoro, perché noi auspichiamo che nessuno benefici del reddito di cittadinanza, o reddito minimo (chiamatelo come volete): vorremmo che non ce ne fosse bisogno, in questo Paese, e che le persone lavorassero e potessero contribuire al proprio sostentamento, alla propria realizzazione e a quella della comunità.
Chiudo, dicendo che qui oggi stiamo parlando di una cosa importante che altro non è che l'articolo 3 della Costituzione. Non sta certo a me ricordarlo, ma ci tenevo a terminare rileggendone il testo, perché ritengo che noi oggi parliamo di questo: "E' compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese".
Credo che oggi, aprendo una discussione su questo tema, parliamo di questo: di come oggi, in un contesto mutato, dobbiamo continuare a tener fede a questo articolo e a quello che è un compito che la Costituzione ci affida.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RUFFINO



PRESIDENTE



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Pentenero.
Faccio presente ai colleghi che, molto probabilmente, al termine dell'intervento dell'Assessore Pentenero non ci sarà lo spazio per le votazioni, poiché arriveremo alle ore 13.



PENTENERO Giovanna, Assessore al lavoro

Grazie, Presidente.
Intanto, ringrazio per il dibattito che si è svolto in queste due giornate intorno ad un tema che è stato richiesto dalla minoranza, ma che è al centro delle nostre politiche e delle preoccupazioni di tanti lavoratori e tante famiglie della nostra regione. Gli stimoli che sono arrivati dal dibattito sono importanti e ci portano a comprendere quanto la politica oggi abbia a cuore il tema del lavoro.
Mi permetto di svolgere una serie di riflessioni sulle mozioni e sugli ordini del giorno che sono stati presentati.
Il dibattito intorno al tema del reddito di cittadinanza e il reddito di autonomia è stato ampio. Ritengo sia un po' più realistico e sostenibile, per quelle che sono le condizioni complessive all'interno del nostro Paese, parlare di reddito di autonomia. Credo - ripeto - sia un percorso analizzabile e sostenibile.
Mi permetto di fare alcune osservazioni in merito al documento presentato, introducendo qualche elemento che possa qualificare meglio un tema che - come ho detto precedentemente - sta particolarmente a cuore, non solo al Consiglio, ma anche alla Giunta regionale.
Immagino sia necessario - e questo è il percorso sul quale ci stiamo attestando - avviare una serie di studi e sperimentazioni che ci permettano di capire come può essere identificato un reddito di cittadinanza, pertanto suggerirei di introdurre, nella parte finale del "considerato": "di avviare studi e sperimentazioni anche attraverso iniziative per l'assegnazione di un reddito per l'autonomia, a livello regionale".
Aggiungerei, poi, sugli impegni che si rivolgono al Consiglio: "avviare nelle Commissioni competenti un'analisi sulla praticabilità" - ed una seconda affermazione, sempre al primo punto - "anche in relazione con iniziative nazionali in corso di definizione".
Sottolineo ancora un aspetto emerso nel dibattito, in più interventi: al momento attuale, per noi è impossibile utilizzare i Fondi Sociali Europei come fonte economica per finanziare qualsiasi tipo di reddito che si voglia immaginare per i cittadini piemontesi. E' un punto sul quale la Comunità Europea ha insistito in modo significativo e sul quale esiste una determinazione chiara e precisa da parte della Commissione.
E' evidente che, così come è successo nella programmazione precedente anche nella fase di attuazione della programmazione dei fondi comunitari alcune linee di azione sono state modificate dalla Commissione stessa.
Ricordo quando fu introdotta la possibilità di utilizzare quota parte del Fondo Sociale Europeo come ammortizzatore sociale, nella quota 30-30-30, ma in quel caso eravamo di fronte allo strumento abbinato a politiche attive utilizzate all'interno degli ammortizzatori sociali.
Ci tengo ad evidenziare un altro aspetto: la Regione deve svolgere attraverso l'utilizzo dei fondi comunitari, un'azione aggiuntiva rispetto alle azioni governative. Questo, per permettere di arrivare a dei progetti che siano in aggiunta e rivolti alla qualificazione, nonché - come è stato ricordato bene in un intervento precedente - all'inclusione sociale stessa.
Questo è un elemento che dobbiamo tenere in considerazione in qualsiasi forma di dibattito e studio.
Rispetto alla mozione n. 81, la Consigliera Motta ha già espresso l'orientamento della maggioranza, che intendo sostenere. Ritengo sia una modalità corretta, con la quale possiamo immaginare di ricordare le persone che hanno deciso di interrompere il proprio progetto di vita, a seguito di condizioni di difficoltà nella loro azienda.
Nell'ordine del giorno n. 213 c'è una parte che non può essere sostenuta dalla Regione: è quella che prevede un trasferimento delle funzioni del personale delle Unioni Camerali regionali e delle Aziende speciali soppresse dalle Camere di Commercio. Chiedo se è possibile emendare quella parte dell'ordine del giorno, affinché possa essere sostenibile nelle azioni che già vengono svolte a sostegno dei lavoratori delle Camere di Commercio.
Nell'ordine del giorno n. 292, anche in seguito ad un ragionamento svolto con l'Assessore Ferrero, in merito all'applicazione di misure estensive nell'utilizzo del lavoro accessorio nel settore agricolo, mi permetto di sottolineare l'ultima parte, riguardante la creazione di una banca dati dei braccianti agricoli. Riguarda uno dei temi principali ovvero la difficoltà che abbiamo da sempre nelle politiche attive, poich le banche dati dell'INAIL e, in modo particolare, dell'INPS non sono banche dati sulle quali possiamo intervenire e lavorare, ma sono banche dati sulle quali si lavora soltanto per numeri. Questa è un'azione che riguarda il sistema complessivo e che l'Agenzia Nazionale identificata all'interno del Jobs Act avrebbe dovuto affrontare.
Pertanto, credo che quel ragionamento possa essere condiviso soltanto nella misura in cui quest'ultima parte venga tolta, perché riguarda un'azione di sistema che stiamo cercano di realizzare. Abbiamo la possibilità d'intervenire presso il Governo, ma non è corretto introdurre o meglio potrebbe essere semplicemente strumentale - la direzione dell'INPS, perché la direzione nazionale dell'INPS compie le azioni che il Governo dà come indicazione all'interno del provvedimento stesso.
In merito all'ordine del giorno n. 371, riguardante la salvaguardia del Made in Italy, quanto è stato richiesto dai Consiglieri è condivisibile, ma riteniamo più corretto inserire "per quanto consentito dalla legge, nel rispetto delle competenze regionali".
Riguardo all'ordine del giorno n. 376, è già stata evidenziata da qualche Consigliere la modifica che si vuole apportare, introducendo elementi di ulteriore specificazione.
L'ordine del giorno n. 372 è relativo all'azienda Schreder e richiede un'azione che, come Assessorato, abbiamo già svolto in questi giorni.
All'azienda Schreder (così come alla FNAC di Torino) fu concesso un solo anno di cassa integrazione, e, con il decreto del maggio 2014 non è più possibile richiedere un ulteriore anno di cassa integrazione per i lavoratori delle due aziende coinvolte.
Pertanto, ringrazio perché l'ordine del giorno chiede di prestare la dovuta attenzione a due aziende nelle quali è coinvolto un numero peraltro esiguo di lavoratori (ma non importa, fosse anche un solo lavoratore la nostra attenzione è comunque dovuta), richiedendo presso il Ministero la possibilità di ottenere un secondo anno di cassa integrazione.
Purtroppo, le nostre richieste non hanno trovato soddisfazione, proprio perché il decreto del maggio dello scorso anno non permette di chiedere un secondo anno di cassa integrazione.
So che l'esempio al quale si fa riferimento nel chiedere questo intervento è la Agrati di Collegno. Tuttavia, la situazione della Agrati è diversa, perché due anni erano già stati richiesti e non rientrava nell'elenco delle aziende finanziabili per il secondo anno. Si tratta quindi, di un intervento al rovescio rispetto a quello richiesto per la Schreder e per la FNAC.
Mi premeva informare il Consiglio rispetto a quanto è già stato fatto.
Incontrerò i lavoratori della Schreder questa settimana e mi pare che anche i rappresentanti delle associazioni di categoria che hanno formalizzato una richiesta al Ministero abbiano già ricevuto una risposta, che è risultata negativa.
È evidente che se dovesse presentarsi all'orizzonte la possibilità di modificare il decreto faremo tutti gli interventi necessari al fine di ottenere risposte positive nei confronti di queste due aziende che si trovano in difficoltà.
Concludo il mio intervento esprimendo soddisfazione rispetto al dibattito che si è articolato, e che può essere riassunto attraverso gli ordini del giorno che sono stati presentati con le modifiche che suggerisco e che ci piacerebbe trovare all'interno di tali atti di indirizzo, perch darebbero maggiore attuazione e maggiore possibilità di intervento da parte della Regione. Grazie.



PRESIDENTE

Come avevo anticipato, i nostri lavori si concluderanno alle ore 13.
Ha chiesto la parola la Consigliera Porchietto per un brevissimo intervento; ne ha facoltà.



PORCHIETTO Claudia

Grazie, Presidente.
Prendo atto di quanto ha evidenziato adesso l'Assessore Pentenero su alcuni ordini del giorno, ma ne rimangono però altri su cui la Giunta non si è espressa. Quelli toccati dall'Assessore Pentenero - mi permetto di dire così - erano legati soprattutto a situazioni di crisi e politiche passive. Noi abbiamo presentato alcuni ordini del giorno che vanno oltre il tema delle politiche passive.
Stante che le politiche attive a livello nazionale non partono e le politiche industriali ancora meno, ci sono almeno due ordini del giorno di Forza Italia che invece evidenziano una serie di iniziative di natura economica e industriale: a tal riguardo, chiederemmo gentilmente alla Giunta, posto che sono le ore 13, di esprimere quantomeno un parere in merito ai due ordini del giorno.



PRESIDENTE

Vista l'ora, concedo all'Assessore un brevissimo interveto di replica.
Comunico altresì ai Consiglieri presenti in Aula che la prossima settimana il Consiglio regionale si terrà martedì e inizierà alle ore 9.30 con lo svolgimento delle interrogazioni a riposta immediata. Seguirà la votazione degli atti di indirizzo presentati, e prima ancora l'esame della proposta di legge n. 78, presentata dai Consiglieri Grimaldi, Giaccone Baricco e altri, e della proposta di legge n. 50.
Concluderei i lavori con l'intervento dell'Assessore Pentenero.
GRIMALDI Marco (fuori microfono) Presidente, non sono d'accordo, chiedo una mozione d'ordine. Come l'ha fatta la collega Porchietto...



PRESIDENTE

Sì, ma sono le ore 13, mentre la collega Porchietto l'ha avanzata alle ore 12.58.
GRIMALDI Marco (fuori microfono) Io chiedo di votare in Aula.



PRESIDENTE

Adesso interverrà brevemente l'Assessore Pentenero, poi vediamo.
Prego, Assessore.



PENTENERO Giovanna, Assessore al lavoro

Avendo espresso soltanto gli elementi che riteniamo debbano essere modificati, credevo di lasciar spazio anche ai Consiglieri rispetto agli altri ordini del giorno che sono stati presentati. Ma non ho alcuna difficoltà ad esprimere il parere della Giunta in merito.
Relativamente alla mozione n. 81, credo siano da accogliere le osservazioni che poneva la Consigliera Motta.
Gli ordini del giorno n. 252, n. 281, n. 374 e n. 375 possono essere accolti.
Sulla mozione n. 373 esprimiamo, invece, parere negativo.
Con questo, credo di aver citato tutti gli ordini del giorno e le mozioni che sono state presentate durante la mattinata.
Se dovessi aver dimenticato qualche atto di indirizzo chiedo scusa, ma posso entrare nel merito. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Ricordo che in mattinata il Presidente Laus ha ribadito più volte di cercare di contenere gli invertenti per chiudere la seduta alle ore 13.
Dunque, mi attengo con precisione a quanto è stato detto poc'anzi. Sappiate che nel prossimo Consiglio riprenderemo i nostri lavori esattamente dal punto in cui abbiamo lasciato. Grazie, colleghi.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.02)



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