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Dettaglio seduta n.6 del 16/09/14 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS



(I lavori iniziano alle ore 9.31 con la trattazione del punto 1)


Argomento: Viabilità

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 14 presentata dai Consiglieri Bono, Bertola, Frediani e Valetti, inerente a "Variante di Calliano. Nuovi scenari?"


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g., inerente a "Svolgimento interrogazioni ed interpellanze", iniziamo con l'esame dell'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 14.
La parola al Consigliere Bertola per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Chiedo solo se è possibile posporne l'esame, non essendo ancora arrivato il Consigliere Bono.
Grazie.



PRESIDENTE

Sì, va bene.


Argomento: Calamità naturali

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 24 presentata dai Consiglieri Berutti e Graglia, inerente a "Danni all'agricoltura per avversità atmosferica. Richiesta stato di calamità naturale"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 24.
La parola al Consigliere Berutti per l'illustrazione.



BERUTTI Massimo

Grazie, Presidente, e grazie Assessore.
In relazione alla stagione ormai trascorsa, e in relazione ad uno stato di avversità atmosferica non naturale, abbiamo tutti notato come l'agricoltura non ne abbia giovato.
In particolare, in zone dell'Alessandrino e del Cuneese - come ripreso da tutti gli organi d'informazione - la situazione è stata ancora più avversa che in altre parti della regione. Tutta questa situazione, poco consona all'estate, ha innescato una serie di reazione a catena, sia dal punto di vista vitivinicolo sia dal punto di vista di altre coltivazioni (tipo mais, grano, frumento ed orzo), così è stato rilevato anche dalle associazioni di categoria, le quali hanno iniziato a porre delle criticità.
Alla luce di tutto questo siamo a chiedere se siano già pervenute segnalazioni; se la Regione ritiene di chiedere lo stato di calamità naturale, e quali azioni si intendono comunque adottare, sia a livello regionale sia e livello nazionale, relativamente al sistema agricolo piemontese.
Naturalmente ritengo che questo non sia una situazione di parte, ma una questione che possa interessare tutti, perché l'agricoltura è uno degli elementi più importanti dell'economia piemontese e non solo.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferrero per la risposta.



FERRERO Giorgio, Assessore all'agricoltura

Grazie, Consigliere Berutti.
Solo per chiarimento: lo stato di calamità in agricoltura è regolamentato settorialmente. A differenza di altri settori del privato, da quando esiste il Fondo di Solidarietà Nazionale, cioè dal 1971, ha una propria regolamentazione. Questo prevede che, quando i danni superano il 30% della produzione lorda vendibile aziendale, si possa fare una richiesta agli organi competenti.
Gli organi competenti, dopo l'emanazione della LR 17/99, sono individuati nelle Province e nelle Comunità montane.
In pratica succede che le segnalazioni vengono fatte agli organi (tranne che per i consorzi irrigui, i consorzi di bonifica e di bonifica montana, che invece vengono gestiti direttamente dalla Regione) e poi, in base al decreto legge 102 del 2004, si sono individuate le colture assicurabili, dicendo che per tutte quelle colture assicurabili sul territorio - e da noi sono praticamente tutte - e per eventi calamitosi che possono essere vento, pioggia, grandine (il vento sotto ogni forma: trombe d'aria, ecc. ecc.) e siccità, l'unico strumento che attinge a fondi pubblici è l'assicurazione agevolata.
Per tutte le colture assicurabili e per tutti questi eventi, quindi gli agricoltori che vogliono tutelarsi debbono accedere ai percorsi di assicurazione agevolata contro le calamità. Rimangono fuori le strutture per le quali, se ci sono danni, vengono segnalati alle Province e alla Comunità montane. La Regione recepisce queste segnalazioni (che noi raccogliamo entro ottobre), provvede a segnalarle al Ministero, dopodich il Fondo di Solidarietà Nazionale dovrebbe intervenire.
Ricordo che, per le strutture, anche queste debbono superare i danni del 30% della produzione lorda vendibile aziendale e per aziende zootecniche, inclusa la produzione zootecnica.
In casi veramente eccezionali, quindi, raggiungiamo il livello per cui questo vengono risarciti.
Un piccolo inciso per dire che su grano e orzo abbiamo avuto danni limitati; sul mais attendiamo la trebbiatura, però possiamo dire che, ad oggi, una tentata segnalazione di mancato impollinamento non risulta essere così dannosa. Possiamo anche dire che i coltivatori hanno evitato irrigazioni che normalmente costituiscono costi importanti per quella coltura. Forse sulla vite non potremmo segnare un'annata eccezionale per la qualità, ma speriamo ancora in questi giorni.
Grazie, Consigliere.


Argomento: Viabilità

Interrogazione n. 14 presentata dai Consiglieri Bono, Bertola, Frediani e Valetti, inerente a "Variante di Calliano. Nuovi scenari?" (seguito)


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'interrogazione n. 14.
La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Con quest'interrogazione faccio seguito ad una serie di interrogazioni che depositai la scorsa legislatura, riguardante la possibile realizzazione della variante di Calliano, una strada molto sentita in un piccolo paese della provincia di Asti, in quanto bypasserebbe probabilmente il passaggio di mezzi, soprattutto mezzi pesanti, nel centro comunale.
Ciò, ovviamente, provoca diversi danni strutturali agli edifici per le vibrazioni. È una strada che, pur coinvolgendo un piccolo Comune, è molto trafficata, in quanto rappresenta un collegamento tra Asti e Casale Monferrato, sulla strada provinciale n. 457.
Sono state segnalate diverse problematiche da parte dei cittadini, che mancano di un marciapiede per potersi spostare all'interno del Comune.
La Regione stessa aveva posto tra le priorità l'intervento di realizzazione di detta variante. I lavori inerenti all'opera erano stati stimati da SCR PIEMONTE in circa 24 milioni di euro, ed erano stati inseriti nel piano degli investimenti e degli interventi della legge regionale 44 del 2000.
Purtroppo col tempo - parliamo di 14 anni - quest'opera è stata messa da parte, accantonata, nonostante le promesse, nel 2010, di una realizzazione addirittura entro il 2012.
Ad oggi, è stata effettuata solo la Valutazione di Impatto Ambientale e alla mia interrogazione del 2012 l'Assessorato di via Belfiore rispondeva che SCR Piemonte aveva inserito l'opera in oggetto tra quelle che potevano essere finanziate con il mutuo richiesto alla Cassa Depositi e Prestiti, la quale però non aveva mai dato una risposta ufficiale in merito alla citazione o meno.
Ovviamente, con la nuova Giunta, abbiamo pensato di risollevare il tema, in quanto è importante focalizzare l'attenzione sui vari punti che si ritengono prioritari relativamente agli interventi strutturali sul territorio, ricordando che nel cosiddetto decreto Sblocca Italia sono previsti centinaia di milioni di euro su grandi interventi immediatamente cantierabili, mentre nemmeno un milioncino di euro è ipotizzato su piccoli interventi, che, dal nostro punto di vista, sono ugualmente immediatamente cantierabili.
Mi piacerebbe che questa interrogazione fosse un viatico per aprire una discussione in Commissione, che è la sede più opportuna, anche per capire quali sono le piccole opere, che non per questo sono meno importanti e meno sentite dal territorio, che si possono svolgere immediatamente, magari aprendo un tavolo di contrattazione con la Cassa Depositi e Prestiti oppure direttamente nella prossima legge di stabilità del Governo Renzi.
Termino, Presidente, dicendo che non dobbiamo focalizzare la nostra attenzione solo sulle grandi opere - è vero che alcune sono considerate strategiche, alcune, forse, un po' meno e alcune proprio per nulla - perch lasceremmo da parte tutta una serie di piccoli interventi molto sentiti dal territorio. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Bono.
Risponde all'interrogazione l'Assessore Balocco; ne ha facoltà.



BALOCCO Francesco, Assessore alle infrastrutture

Grazie, Presidente.
Ancora nel mese di luglio, mi sono recato a Calliano, su sollecitazione del Sindaco di Calliano e su segnalazione anche della Consigliera Angela Motta.
La questione è esattamente quella che dice lei, cioè, ormai, è assolutamente necessario presentarsi alle scadenze dei vari decreti Sblocca Italia, o Fare 1, o Fare 2, con progetti il cui iter sia concluso, quindi con progetti cantierabili.
In questo senso, con il Sindaco e con la Provincia - era presente anche la Provincia - semplicemente, ho assunto l'impegno di chiudere l'iter del progetto stesso. Per quanto riguarda il mutuo con la Cassa Depositi e Prestiti, in questa situazione credo non sia possibile, per varie ragioni come potrebbe spiegare molto meglio di me il Vicepresidente.
Al di la di questo, l'obiettivo primario è terminare l'iter del procedimento relativo al progetto stesso.
In accordo con il Comune e con la Provincia, si è compiuto un ulteriore passo, quello di individuare una soluzione progettuale meno onerosa.
Come ha detto esattamente lei, qui stiamo parlando di 24 milioni, che è una somma considerevole in questi tempi.
La Provincia, che comincerà nei prossimi giorni questa attività di rivisitazione del progetto, ritiene di arrivare ad una somma minore: stiamo parlando di 15-16 milioni.
Il finanziamento dell'opera credo possa essere decisamente avvantaggiato dalla conclusione dell'iter di progetto in concomitanza al ridimensionamento della spesa. Però, allo stato attuale, l'opera potrà essere finanziata con risorse eventualmente perenti. Quello delle risorse bloccate è un altro grande capitolo che dovremo affrontare anche in Commissione, se lo riterrà la Presidente della Commissione; ce ne sono parecchie sia sulle opere di viabilità, sia sulle opere pubbliche, sia sulla difesa del suolo, sia sull'AIPO, sia sull'accordo di programma relativo a opere di natura idrogeologica.
Stiamo procedendo ad una rivisitazione di tutte queste somme oggi bloccate per varie ragioni, quali quelle di natura procedimentale, o per il Patto di stabilità per i Comuni o di altra origine. Potrebbe rappresentare una fonte di finanziamento, qualora si individuino opere oggi non più necessarie, quindi recuperando risorse.
E' possibile recuperare altre risorse dai ribassi, quando alcuni lavori riescono a partire, che, normalmente, sono consistenti, data ovviamente, la situazione un po' di crisi, ma forse anche perché il nostro prezzario regionale ha qualche sfrido di eccesso.
L'ultima possibile fonte di finanziamento è data dall'inserimento di queste opere in leggi nazionali, che sbloccano ulteriori fondi, ma su opere immediatamente cantierabili. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Balocco.


Argomento: Assistenza e sicurezza sociale: argomenti non sopra specificati - Sanita': argomenti non sopra specificati

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 6 presentata dai Consiglieri Batzella, Bertola e Bono, inerente a "Abolizione del Consiglio regionale di sanità e assistenza (CORESA)"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'ultima interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 6.
Ricordo che sono a disposizione due minuti per l'interrogante e tre minuti per la replica.
La parola alla Consigliera Batzella per l'illustrazione.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Buongiorno, Assessore.
La mia interrogazione riguarda l'abolizione del Consiglio regionale di sanità e assistenza (CORESA), il quale è stato istituito con legge regionale n. 30/1984, modificata con legge regionale n. 18 del 6 agosto 2007, "Norme per la programmazione socio-sanitaria e per il riassetto del servizio sanitario regionale".
Il CORESA partecipa al processo di programmazione socio-sanitaria con funzione di parere e di consulenza della Giunta regionale e della Conferenza permanente per la programmazione socio-sanitaria.
Pertanto non è solo una Commissione che valuta, avvalla o respinge, ma prende parte al processo di costruzione della programmazione inteso in senso generale e in tal senso è organo terzo o consultivo della Giunta regionale, rappresentativo del Consiglio regionale, delle associazioni del terzo settore, degli ordini professionali e dei sindacati.
Valutato che il Consiglio regionale di sanità e assistenza è nominato con decreto del Presidente della Giunta regionale per la durata di un quinquennio, coincidente con la legislatura regionale; la nomina deve avvenire entro sei mesi dal rinnovo del Consiglio regionale; è stato istituito un bando di candidatura al CORESA con scadenza il 4 agosto 2014.
Appurato che il Consiglio regionale di sanità e assistenza è composto da 40 esperti (26 di nomina politica, 17 scelti dalla maggioranza e nove scelti dalla minoranza; 14 di nomina delle associazioni) selezionati da una rosa di candidature presentate al Consiglio regionale dalla Commissione Nomine e sono minati dalla Giunta regionale; si tratta di professionalità di alto livello e con provata esperienza; sono suddivisi in cinque sottogruppi o commissioni tematiche, i quali si occupano di problemi dell'igiene, della sanità pubblica e della medicina veterinaria, problemi dell'assistenza sociale, sanitaria, problemi della formazione, informazione e ricerca in materia di assistenza sanitaria, problemi finanziari e infrastrutturali inerenti alla sanità e assistenza e pareri su aspetti igienici dei progetti di opere per la provvista di acqua potabile.
Appreso che anche l'ex Presidente Mercedes Bresso il 25 febbraio 2010 (a fine dell'VIII Legislatura) inviò una lettera di ringraziamento e apprezzamento al CORESA, la quale riconosceva l'importanza del lavoro svolto.
E' risaputo che, sistematicamente, ogni nuova Giunta regionale proponga la sua abolizione, salvo poi ricredersi.
La notizia dell'abolizione è stata appresa dai quotidiani (peraltro, si tratta di notizie rilasciate dallo stesso Assessore Saitta) e le motivazioni pare siano legate ai costi, alla pletoricità e alla vetustà dello stesso organismo.



PRESIDENTE

Collega, la invito a terminare.



BATZELLA Stefania

Si interroga dunque la Giunta per sapere la motivazione per la quale si vuole abolire il CORESA, visto che emerge l'assoluto costo zero. Tra l'altro, è stata presentata dalla sottoscritta una proposta di legge in tal senso, con un nuovo piano di riorganizzazione.
Semmai, si chiede di prendere in considerazione l'idea di non abolire il CORESA ma di modificarlo, sia in base alla mia proposta di legge che alle proposte enunciate allo stesso, affinché possa proseguire il confronto e la collaborazione con un organismo di tale importanze, a condizione che venga sempre garantita la trasparenza e non vi siano inserite persone che abbiano conflitti di interesse. Grazie.



PRESIDENTE

Risponde l'Assessore Saitta; ne ha facoltà.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Più che notizie giornalistiche da parte della Giunta, c'è un disegno di legge, come lei sa. E la risposta alle questioni che lei ha sollevato sono tutte contenute in quel disegno di legge.
Lei ha avuto modo di illustrare la composizione e quant'altro, tutti elementi abbastanza noti. Colgo, però, questa occasione per dire che da parte nostra - da qui il contenuto della relazione al disegno di legge non vi è alcuna intenzione di ridurre la partecipazione ai processi decisionali. Si tratta, semmai, di una rivisitazione dei processi di partecipazione. La collega ha poca esperienza e mi permetto soltanto di dire che si tratta di una norma antica, quando i processi di partecipazione avevano caratteristiche diverse. Ma essendo in Consiglio regionale, credo che valga la pena ricordare qual è il meccanismo della partecipazione: vi è un Esecutivo, che sappiamo essere la Giunta, e il Consiglio regionale, che ha potere legislativo.
Il Consiglio regionale, per assumere decisioni il più partecipate possibili all'interno della Commissione, può decidere di convocare e consultare associazioni, gruppi e quant'altro. Per tutte le proposte (di qualunque tipo) che sono oggetto di esame da parte del Consiglio regionale con una volontà del potere legislativo si può consultare chi si ritiene opportuno. E mi pare che questo strumento venga utilizzato.
La legge istitutiva del CORESA prevedeva ancora un altro strumento di 40 persone, come lei ha detto, che, per la verità, non si è rilevato di grandissima utilità. In ogni caso, si sovrappone ad un altro strumento di partecipazione, quello previsto dalla legge n. 18/2007, che è la Conferenza della programmazione, composta dal Sindaco di Torino, dai Presidenti delle Conferenze dei Sindaci e delle ASL, dai Presidenti delle Province piemontesi, da tre rappresentanti dell'Associazione Nazionale dei Comuni Italiani, e via di questo passo. E' un organismo che è stato aggiunto al CORESA successivamente, nel 2007. Secondo noi, questo organismo è in grado in modo permanente, di favorire quel processo di partecipazione. In ogni caso, non è un problema di carattere economico - lei ha perfettamente ragione - ma è un processo di semplificazione e di rafforzamento del potere legislativo. Perché non ha senso che il Consiglio regionale elegga 40 persone in modo permanente e in più ci sia la Conferenza permanente e quant'altro. Obiettivamente, si sarebbe una ridondanza di questi meccanismi, che non sempre hanno dato i risultati sperati.
Siccome noi crediamo nella Conferenza permanente della programmazione prevista all'articolo 6, annuncio - credo che siano cose note - che nei primi mesi di luglio ho chiesto a tutte le associazioni che devono dare delle indicazioni di procedere velocemente, perché abbiamo intenzione di insediarlo il più velocemente possibile.
Oggi, questo ci sembra lo strumento più utile rispetto a meccanismi ridondanti. In Commissione avete già avuto modo di sapere, da parte di qualche componente del CORESA (Consigliere regionale mi pare con esperienza diretta), che difendere quell'organismo può essere forse interessante perché richiama un passato ormai superato, ma i cui risultati, dal punto di vista operativo, sono stati scarsi.
In ogni caso, ci sono opinioni diverse. Mi pare che i colleghi del Movimento 5 Stelle intendano mantenere il CORESA; noi invece lo vogliamo eliminare e mettere in piedi, cosa che non è avvenuta in passato, la Conferenza permanente, attraverso un atto successivo del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Dichiaro chiusa la trattazione del sindacato ispettivo.



(Alle ore 9.56 il Presidente dichiara esaurita la trattazione del punto 1)



PRESIDENTE

all'o.d.g.
inerente a "Svolgimento interrogazioni ed interpellanze")



(La seduta ha inizio alle ore 10.00)


Argomento: Bilanci consuntivi (generale e del Consiglio Regionale)

Proposta di deliberazione n. 3, inerente a "Rendiconto generale per l'esercizio finanziario 2013 del Consiglio regionale" (inversione all'o.d.g.)


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Buongiorno a tutti.
Do atto che l'o.d.g. è stato comunicato con la convocazione.
Chiedo se vi siano proposte di modifica.
La Presidenza propone un'inversione punti all'o.d.g., per un errore materiale, un'incomprensione con gli Uffici: nello specifico, si chiede di invertire il punto 5) all'o.d.g., relativo alla proposta di deliberazione n. 3 "Rendiconto generale per l'esercizio finanziario 2013 del Consiglio regionale", con il punto 4), relativo al disegno di legge n. 2 "Riordino delle Agenzie Territoriali per la Casa. Modifiche alla legge regionale 17 febbraio 2010, n. 3 (Norme in materia di edilizia sociale)".
Vi sono obiezioni?



(L'Assemblea, tacitamente, acconsente all'inversione all'o.d.g.)



PRESIDENTE

Non essendovi ulteriori proposte di modifica, l'o.d.g. è approvato ai sensi dell'articolo 58 del Regolamento.


Argomento:

Approvazione processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Approvazione processi verbali precedenti sedute", comunico che sono stati approvati i verbali del 29 luglio 2014.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Ha chiesto congedo il Consigliere Gariglio.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

E' a disposizione e riproducibile, su richiesta, il processo verbale della seduta del 10/09/2014.


Argomento: Bilanci consuntivi (generale e del Consiglio Regionale)

Esame proposta di deliberazione n. 3, inerente a "Rendiconto generale per l'esercizio finanziario 2013 del Consiglio regionale"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame della proposta di deliberazione n. 3, di cui al punto 4) all'o.d.g., presentata dall'Ufficio di Presidenza al Consiglio regionale e licenziata a maggioranza dalla I Commissione, l'8 settembre.
E' aperta la discussione generale.
La parola al Consigliere Bertola.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Ho chiesto la parola per rivolgere un'accorata richiesta alla Presidenza e a questo Consiglio regionale.
Vediamo che l'avanzo effettivo del Consiglio regionale è pari a più di 13 milioni di euro (13.850.000 euro), che ovviamente dovranno essere destinati ad altri capitoli, nell'assestamento. Noi chiediamo che a decidere la destinazione di quest'avanzo sia la Commissione consiliare competente (la I Commissione consiliare) e non l'Ufficio di Presidenza, per il semplice motivo che la principale forza di opposizione (il Movimento 5 Stelle) non è rappresentata all'interno dell'Ufficio di Presidenza. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Bertola.
Per comodità di dialogo, ricordo che questa è la votazione del rendiconto, mentre oggi, in Commissione, abbiamo la votazione dell'assestamento. Il rendiconto è una fotografia della situazione; la discussione sarà sull'assestamento, ma, in ogni caso, non sarà la Commissione a decidere sulla destinazione, ma l'Aula.
Come può intervenire l'Aula per "condizionare", indicare alla Giunta come indirizzare quelle risorse? Lo può fare con delle mozioni di accompagnamento, ma nemmeno oggi in Commissione, perché anche oggi in Commissione, ci sarà, in sostanza, una fotografia della situazione. Quando poi, riporteremo l'assestamento in Aula, nella prossima seduta, allora, lì ogni forza politica presenterà, se riterrà opportuno, una mozione di accompagnamento al testo.
Nel caso in specie, l'Ufficio di Presidenza avanza una proposta, ma non siete assolutamente vincolati: l'Aula è sempre sovrana. Grazie.
Ci sono altri interventi di carattere generale sul rendiconto? Ha chiesto la parola il Consigliere Bono; ne ha facoltà.
Mi scusi, Consigliere Bono: chiedo cortesemente ai non Consiglieri di uscire dall'aula ed ai Consiglieri di prendere posto e garantire il silenzio, per mettere nelle condizioni i Consiglieri che intervengono di parlare tranquillamente. Grazie.
Prego, Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Un intervento molto generale, poiché è quasi irrituale intervenire sul rendiconto, in particolar modo del Consiglio regionale, che fotografa quanto accaduto nell'anno precedente, in questo caso con una diversa Amministrazione e un diverso Ufficio di Presidenza.
Mi premeva ricordare all'Aula che anche nel 2013, e poi anche nel 2014 una voce sempre più preponderante relativa alla diminuzione generale della spesa del Consiglio regionale è assorbita dalla spesa per i vitalizi.
Voglio ricordare, anche se è un fatto noto sia ai Consiglieri sia ovviamente, alle persone che ascoltano, che i vitalizi sono quell'istituto simil-pensionistico, che non è riconosciuto come una pensione, che veniva e viene erogato ai Consiglieri regionali anche a seguito di una sola legislatura (soli cinque anni di mandato) e che è stato eliminato a partire dalla X Legislatura, quindi questa. Significa che tutti i Consiglieri che sono stati presenti nella IX Legislatura possono usufruire di questo beneficio (alcuni l'hanno definito anche privilegio), in particolar modo nella IX Legislatura, che è stata interrotta un anno prima, potendo chiedere una contribuzione volontaria di un anno per arrivare al raggiungimento della quota minima di versamento di cinque anni.
Tale costo è pari a oltre otto milioni di euro, pertanto, sul totale del bilancio del Consiglio regionale, è sicuramente un importo notevole.
Il Consiglio ha fatto bene a realizzare dei risparmi netti, che si potranno effettivamente utilizzare, di 13 milioni di euro sullo stimato (immagino che verrà anche rivisto al ribasso nei bilanci successivi), per riteniamo ci sia un'ulteriore spesa che può essere ancora aggredita: non solo quella relativa ai vitalizi, ma anche quella degli stipendi dei Consiglieri regionali.
Lo dico in maniera molto generale, in occasione della discussione del rendiconto, ma ne discuteremo, nel merito, sull'assestamento, in I Commissione.
Penso si possa intervenire sulla materia dei vitalizi, sia con l'ipotesi più blanda del contributo di solidarietà - che non ci vede molto d'accordo, poiché sarebbe un intervento molto blando, molto soft - oppure con interventi più incisivi, che possono anche semplicemente riconoscere che l'istituto del vitalizio è ormai un istituto anacronistico, un privilegio rispetto alla normale situazione contributiva dei lavoratori italiani, pertanto riteniamo si possa facilmente ed agevolmente superare anche in un'ottica retroattiva, cioè rispetto a coloro i quali già lo percepiscono e coloro i quali già hanno maturato il diritto a percepirlo.
Questo voleva essere solo un ricordo generale per la discussione che faremo in I Commissione, oggi, nella pausa pranzo.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie a lei, Consigliere Bono.
Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Ritengo, come ricordava il collega Bono, che il tema vero sia il punto 4) della proposta di deliberazione: quello relativo all'avanzo di amministrazione.
Credo sia significativo ricordare questo aspetto Come vedremo nella seduta di Commissione di oggi, in realtà, l'avanzo stesso della Giunta regionale, cioè della Regione, verrà fatto con una parte sostanziosa dei 17 milioni, pur - sarebbe bene ricordarlo, e io lo sottolineo - con provvedimenti che io (non l'intero centrodestra) non ho approvato.
Va rammentato come noi oggi votiamo il rendiconto del 2013, che non solo aveva previsto in approvazione di bilancio una spesa inferiore rispetto agli anni precedenti, ma che prevede un avanzo di amministrazione di 17 milioni di euro Parliamo, è vero, di riduzione dei costi della politica, è evidente che fa molta notizia il fatto che esistano costi per la politica, ma fa molto meno notizia e passa quasi inosservato il fatto che, per esempio oggi votiamo un documento che prevede, già rispetto ad un bilancio che aveva un costo inferiore per il Consiglio regionale, un avanzo di 17 milioni di euro. Questi sono i costi della politica.
Mi permetto di dire, come ho avuto modo di dire in molte altre occasioni, che abbiamo esagerato. La democrazia - meglio, l'esercizio delle funzioni del Consiglio regionale - ha un costo e quando il Consiglio regionale, come oggi, non ha più la capacità o la possibilità di svolgere adeguatamente il proprio ruolo - lo dico per il ruolo che noi ricopriamo di controllo - diventa anche complesso avere una democrazia equilibrata in cui ci sia chi governa con duemila dipendenti a disposizioni per governare e chi fa attività certamente di indirizzo, ma anche di controllo, che ha non so il numero esatto - qualche decina di persone che può svolgere quel lavoro. Ci va un equilibrio.
Tutte le grandi democrazie ci insegnano che i contrappesi, anche le non democrazie da Roma in poi, fra chi governa e chi controlla sono fondamentali. Questo è un ruolo che dobbiamo riprendere ad esercitare. Con alcune proposte di legge, quasi sempre nazionali, che noi abbiamo recepito secondo me sbagliando, nel senso che non ero in maggioranza all'interno della maggioranza in cui sedevo, altrimenti non sarebbero passate - che hanno badato, a casa altrui, a ridurre i costi (vedi la legge Catricalà) ben guardandosi di guardare in casa propria, ed è quello che stiamo continuando a vedere oggi. Tagli nei confronti di organi eletti, ma non un euro di risparmio, per esempio, nella Camera dei Deputati o al Senato della Repubblica (in particolare modo alla Camera). Questo credo sia un tema rilevante.
La possibilità di riappropriarsi di strumenti indispensabili per svolgere il nostro lavoro, è fondamentale. Altrimenti, l'indennità che percepiamo rischia di diventare inutile. Se noi non abbiamo la capacità, la competenza e il supporto per fare attività di indirizzo e di controllo rischiamo di essere un soggetto che se si siede in maggioranza, alza la mano a favore dei provvedimenti della Giunta, ma se siede all'apposizione rischia di fare il contrario, senza avere la possibilità di esaminare a fondo un provvedimento.
Nessuno di noi è un tuttologo. Pensare che un singolo Consigliere, come scrive qualcuno, vada su Facebook e su internet per approfondire.
Possiamo approfondire, ma dobbiamo approfondire temi che riguardano lo scibile della Pubblica Amministrazione. Se uno di noi pensa che utilizzando la rete, può approfondire sbaglia; almeno, secondo me sbaglia non avremmo le competenze sufficienti per fare anche proposte alternative e un'opposizione costruttiva. Questo è un tema su cui, secondo me, questa amministrazione, questa legislatura, questo Consiglio regionale, più che la Giunta, dovrà badare.
Perché dico questo Consiglio regionale? La Giunta non ha questo tipo di problemi né all'interno dei propri uffici di comunicazione né rispetto al numero di dipendenti che operano per la Giunta regionale. C'è un profondo distinguo. Chi lavora all'interno della Giunta regionale, cioè la Regione Piemonte, ma Giunta regionale, lavora per l'amministrazione (giustamente) i dipendenti del Consiglio, che pure sono in numero non indifferente, non lavorano per i Gruppi consiliari, ma per la struttura del Consiglio. C'è una differenza sostanziale. Se non si vogliono aumentare i costi, ma si riconosce una necessità di supporto ai Gruppi consiliari - lo dico al Presidente - noi abbiamo le opportunità umane da mettere a disposizione dei Gruppi consiliari.
Se si deve scrivere una proposta di legge, si può leggere il libro di tecnica legislativa che il Consiglio ha pubblicato, ma lì si dice come si scrive una legge, non cosa deve contenere. Se però si ha bisogno di un supporto, allora dovremmo avere le competenze e le persone che lo possono fare anche per i Gruppi consiliari.
Questo è un tema che affronteremo. Sembra che abbiamo divagato, ma in realtà abbiamo dimostrato che siamo intervenuti in modo profondo, come Consiglio regionale (non solo il Consiglio), sulla riduzione dei costi della politica. Qui dentro c'è tanto costo della politica che è stato ridotto. Allora va trovato, da questo punto di vista, un equilibrio che non penalizzi nessuno e va anche ricordato. Altrimenti, come dicevo, paginate di giornali sono foriere di cattive notizie sui costi della politica.
Dopodiché, se c'è un'istituzione, come il Consiglio regionale, che in modo trasversale, anche se non sempre condiviso dal sottoscritto, ha ridotto in modo consistente il proprio costo (consistente, perché credo che superi il 30% negli ultimi cinque anni), credo che anche questo vada rammentato.
Altrimenti passano sempre le cattive notizie.
Per carità, fa vendere di più un giornale e viene ascoltata di più una cattiva notizia che una buona, ma proviamo, ogni tanto, a dare una notizia buona.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Vignale.
Se non ci sono altre richieste d'intervento, indìco la votazione palese sulla proposta di deliberazione n. 3, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Esame disegno di legge n. 2, inerente a "Riordino delle Agenzie Territoriali per la casa. Modifiche alla legge regionale 17 febbraio 2010 n. 3 (norme in materia di edilizia sociale)"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare il disegno di legge n. 2, di cui al punto 5) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Corgnati, relatore di maggioranza.



CORGNATI Giovanni, relatore

Grazie, Presidente.
Egregi Consiglieri, con il presente disegno legge, come si evince dal titolo del provvedimento stesso, si intende procedere al riordino delle attuali Agenzie territoriali per la casa (ATC), modificando la legge regionale di riferimento in materia di edilizia sociale, ossia la legge regionale 3/2010.
Il disegno di legge, pur mantenendo inalterata la natura giuridica e le funzioni attribuite alle ATC, ne rivede la distribuzione territoriale delle competenze e la composizione degli organi con l'obiettivo di una maggiore efficacia e, anche in attuazione della normativa statale, di un maggiore contenimento della spesa In particolare, la riorganizzazione, come si evince dall'allegato al disegno di legge, prevede l'accorpamento, tenendo conto della loro attuale consistenza patrimoniale, delle ATC del Piemonte da sette a tre: ATC del Piemonte nord, che subentra all'ATC di Novara, Verbano-Cusio Ossola, Biella e Vercelli ATC del Piemonte centrale, che subentra all'ATC di Torino ATC del Piemonte sud, che subentra all'ATC di Alessandria, Asti e Cuneo.
Il provvedimento di razionalizzazione prevede altresì la riduzione dei membri di ciascun Consiglio di Amministrazione delle stesse ATC, da cinque a tre, e del Consiglio dei Revisori da tre membri a un revisore unico più un supplente.
Il disegno di legge rubricato con il numero 2 è stato assegnato all'esame in sede referente della II Commissione consiliare il 14 luglio 2014.
Si sono svolte consultazioni con modalità on-line con gli Enti e i soggetti interessati alla materia e si è acquisito il parere del Consiglio delle Autonomie Locali (CAL), stante l'urgenza del provvedimento, dal momento che gli organi attualmente in carica, in base alla LR n. 39/1995 in materia di nomine, possono esercitare i loro poteri fino alla scadenza dei 90 giorni successivi della prima seduta del Consiglio regionale.
La Commissione ha proceduto nella sua attività il più celermente possibile, pur lasciando lo spazio al dibattito ed addivenire al licenziamento del testo a maggioranza nella seduta del 5 agosto 2014.
Il disegno di legge di cui si chiede all'Aula consiliare sollecita approvazione consta di 9 articoli.
L'articolo 1 introduce un ulteriore comma all'interno dell'articolo 1 della LR 3/2010, al fine di precisare i compiti e le funzioni della Regione in materia di edilizia sociale, con particolare riguardo all'attività concernente all'ordinamento degli enti che operano nel settore.
L'articolo 2, con cui si sostituisce l'articolo 28 della LR 3/2010 prevede l'accorpamento delle preesistenti ATC, garantendo comunque la presenza sul territorio di uffici distaccati della sede legale per esigenze legate alla necessità di urgenza.
Viene altresì previsto, a seguito delle modifiche apportate in sede di Commissione, che le risorse derivanti dal contenimento delle spese per la riduzione dell'ATC siano interamente utilizzate per interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria al patrimonio abitativo.
Con l'articolo 3 di modifica dell'articolo 29 della LR n. 3/2010 viene esplicata la possibilità per l'ATC di attuare programma di social housing anche in società con privati, aumentando quindi la loro sfera di attività con l'obiettivo di offrire una maggiore risposta ai crescenti bisogni abitativi, favorendo la coesione sociale.
Il nuovo articolo 30 della LR 3/2010, così come sostituito dall'articolo 4 del disegno di legge in esame, prevede l'approvazione da parte del Consiglio regionale del nuovo Statuto tipo delle ATC (adempimento di carattere obbligatorio e fondamentale per l'efficacia della nuova disciplina normativa).
Decisamente innovativo è poi l'articolo 5 del provvedimento in esame che va a sostituire l'articolo 31 della LR 3/2010 sugli organi delle ATC prevedendo un Consiglio di Amministrazione più snello rispetto all'attuale che sarà composto solamente di tre membri e la riduzione del numero dei componenti il collega sindacale, che passa da tre sindaci a un solo revisore, con conseguenti risparmi interni di spesa.
In sede di Commissione, recependo il parere espresso dal Consiglio delle Autonomie Locali, è stata prevista l'istituzione della Conferenza dei Sindaci (articolo 6 del disegno di legge) composta dai sindaci dei Comuni in cui sono presenti alloggi di edilizia sociale, compresi nel rispettivo ambito territoriale di competenza.
Alla Conferenza è stata attribuita la funzione di definire gli indirizzi generali a cui è informata l'attività dell'ATC, nonché di esprimere parere obbligatorio in merito al conseguimento degli obiettivi sulle relazioni del revisore legale.
L'articolo 7 del disegno di legge che sostituisce l'articolo 32 della LR 3/2010 prevede, innovando la legge in radice, che il Direttore Generale venga scelto dal Consiglio di Amministrazione sulla base di un elenco regionale di idonei alla nomina.
Seguono poi le norme transitorie finali dell'articolo 8 del disegno di legge, in cui, oltre a stabilire un importante adempimento a carico delle nuove ATC, in ordine alla riorganizzazione delle società partecipate, si disciplinano aspetti giuridici legati alla fase di passaggio dell'attuale organizzazione a quella futura.
Infine, nell'articolo 9 è prevista la clausola d'urgenza in relazione all'entrata in vigore del nuovo testo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bono, relatore di minoranza.



BONO Davide, relatore

Grazie, Presidente.
La nostra relazione sarà breve, in quanto il disegno di legge licenziato dalla Commissione presenta un numero contenuto di articoli con una serie di modifiche ben delimitate, che rappresentano la volontà della Giunta di intervenire principalmente sul riordino della governance e del numero delle ATC.
Come detto in Commissione, noi avremmo preferito largamente poter introdurre una serie di temi nel dibattito, e quindi poi nel testo di legge, riguardanti invece il riordino funzionale e strutturale di tutto il tema dell'edilizia sociale - è un tema che, sicuramente, presenta un'emergenza e l'Assessore lo sa sicuramente - senza dovere aspettare la presentazione di un nuovo testo di legge non si sa esattamente quando ovviamente in coda a quelle che sono le altre improrogabili urgenze o necessità che ha individuato l'Amministrazione regionale.
Quindi, noi crediamo che questo disegno di legge rappresenti un po' un'occasione persa. La riduzione delle ATC da otto a tre, mantenendo gli uffici nel capoluogo di provincia, è una riorganizzazione, dal nostro punto di vista, cosmetica sia dal punto di vista dell'organizzazione e del funzionamento sia dal punto di vista dei costi.
Sicuramente si potranno risparmiare qualche decina di migliaia di euro al mese e qualche centinaia di migliaia di euro all'anno, ma non sono sicuramente queste le modifiche che possono permettere alle casse della Regione Piemonte di ristorarsi, ma altri provvedimenti che analizzeremo nei prossimi giorni in I Commissione e nei provvedimenti che i cittadini si aspettano per quanto riguarda un tentativo - perché siamo utopistici ma non ingenui - di provare almeno a contenere e non risolvere la crisi della mancanza di abitazione per moltissimi cittadini piemontesi e della difficoltà a mantenerne una sia in locazione che acquistata tramite mutui e quant'altro.
Quindi, è un'occasione perduta. Probabilmente c'è chi direbbe che si poteva essere più coraggiosi e ridurre ad una sola ATC. C'è chi ne voleva mantenere quattro, chi cinque, però il tema, dal nostro punto di vista, non è tanto nel numero e neanche nella revisione della governance con l'istituzione della direzione generale e la riduzione del Consiglio di Amministrazione.
Speriamo che le riforme vere sul tema si possano vedere a breve.
Noi abbiamo presentato due ordini del giorno collegati al disegno di legge (ex articolo 87 del Regolamento), con i quali speriamo di potere avere una votazione favorevole per istituire un tavolo di lavoro sul tema prima della presentazione del disegno di legge della Giunta.
Quindi, speriamo che questo sia un tema condiviso da parte le forze politiche, da Fratelli d'Italia a SEL, passando per il Movimento 5 Stelle e il PD, e quindi si possano avere delle proposte serie, concrete ed attuabili che confluiscano in un calderone da cui poi possa emergere una proposta di legge condivisa anche a firma della Giunta. A noi non interessa su questi fattori la primogenitura dei provvedimenti di legge, ma che ci possa essere veramente una legge efficace.
Rispetto a questo, noi - e chiudo l'intervento - speriamo veramente che, con la futura discussione, si possa ottenere quella riforma del tema dell'edilizia sociale che possa essere veramente efficace e dare delle risposte, delle soluzioni alle esigenze dei cittadini.



PRESIDENTE

Terminate le relazioni di maggioranza e di minoranza, dichiaro aperta la discussione generale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Il disegno di legge pone un riordino delle Aziende territoriali che era in qualche modo contenuto, anche se in verità non c'è stato poi l'atto che ne ha dato compimento, in un precedente atto legislativo votato nella IX Legislatura.
Credo che vi siano alcuni limiti all'interno del disegno di legge sostanzialmente sotto due punti di vista, alcuni interni al disegno di legge stesso, o meglio, il disegno di legge ha una volontà, che è quella di razionalizzazione. Poi ci consentirete - anche quello è un po' di marketing politico, no? - di rilevare che, quando si dice "aboliamo, razionalizziamo l'ATC", "aboliamo il CORESA", "riduciamo il Revisore dei Conti all'interno delle ASL", si tratta di cose che, da un punto di vista comunicativo, hanno un buon riscontro: per carità, ci si può anche affidare alla comunicazione come modalità di governo, anche a livello nazionale certamente sta avvenendo questo, ma noi vorremmo che si dessero delle risposte concrete in tempi rapidi.
Perché, vedete, la razionalizzazione delle ATC sarà una priorità certamente, sarà un'esigenza, certamente, ma noi crediamo sia decisamente più prioritario (scusate il bisticcio di parole) provare a dare qualche casa in più ai piemontesi, e uno dei limiti in questo provvedimento, un limite magro, è che non dà una casa in più.
L'Assessore, per la verità, ci ha detto: "Adesso iniziamo a fare questo provvedimento di sistema, poi ragioneremo con le forze politiche della maggioranza e dell'opposizione col Consiglio regionale per provare ad apportare quelle modifiche alla legge 3 utili per fare in modo che ci sia una maggiore offerta abitativa", che peraltro era un tema che non tanto sulla norma, ma a corollario della norma, veniva posto da molti colleghi in modo trasversale nella discussione avvenuta in Commissione. E quindi non affronta un tema, sul quale però noi crediamo non ci possano essere tempi difformi.
La razionalizzazione del sistema Regione Piemonte nelle sue mille articolazioni è certamente un tema importante, ma provare a dare - come peraltro nei vostri programmi di governo, ma c'era anche nel nostro - delle risposte concrete ai piemontesi rispetto a quelle che sono le esigenze, è una priorità.
Lo ricordava l'Assessore: oggi il tema della casa è il tema che maggiormente incide o è uno dei temi che maggiormente incidono sulle famiglie in difficoltà. Quando uso il termine famiglie in difficoltà non parlo delle famiglie che l'ISTAT individua come povere o indigenti: parlo di tutte quelle famiglie dalle fasce medie fino a quelle più indigenti per cui il problema della casa è tale sotto forme differenti: o perché non c'è o perché si ha difficoltà a mantenere quella che si ha, o perché si ha difficoltà ad averne una.
Da un punto di vista economico in termini percentuali, cioè nel salario mensile, il tema del il costo della casa, per motivi di tassazione, e non solo, incide sempre maggiormente sul portafoglio degli italiani. La stessa ISTAT ha riconosciuto come sia aumentato in percentuale il valore del costo della casa.
Non si affronta questa, che è la priorità da un punto di vista delle politiche sociali della nostra Regione, ma non si affronta neanche il tema di piccoli aggiustamenti alla legge 3, che sono indispensabili e di buonsenso.
Faccio un esempio: fra gli emendamenti teoricamente presentati (poi arriveremo anche a questo), noi cancelliamo la registrazione dei contratti.
La legge 3 prevede che, una volta ogni quattro anni (lo dico per fare un esempio delle cose piccole, non delle grandi modifiche che poi in qualche modo indicheremo), tutti i contratti dei residenti delle case di edilizia sociale vengano registrati, quindi vi è una spesa che noi dovremo affrontare, se non ricordo male, nel marzo del prossimo anno, spropositata in termini di bolli, che non hanno alcun tipo di valenza (se non vi sono motivi per l'allontanamento di chi ha il titolo per rimanere all'interno di quella casa, vi rimane e la pubblica amministrazione spende delle risorse che dà allo Stato in termini di bolli). Questo mi sembra poco sensato quando a volte mancano i soldi per fare anche solo la manutenzione ordinaria all'interno del nostro patrimonio abitativo.
Vi sono poi invece, fra il tema che noi vogliamo affrontare oggi, non posticipandolo ad alcuni mesi, alcune modalità immediate da un punto di vista legislativo (nulla è immediato da un punto di vista reale) di ottenimento di misure che garantiscano l'accesso all'abitazione negli edifici di proprietà pubblica, anche con misure nuove che la legge 3 non prevede di accesso alla possibilità di avere un'abitazione. Quindi si tratta di un mix, anche se ovviamente sono alcune proposte che il nostro Gruppo consiliare fa e farà all'interno degli emendamenti presentati che tanto badano alla razionalizzazione del disegno di legge, in alcuni casi provando a migliorarla iniziando a inserire alcune misure che garantiscano di poter dare qualche alloggio in più ai cittadini piemontesi.
Anche perché altrimenti la discussione che oggi facciamo in questo Consiglio è una discussione meravigliosa da un punto di vista comunicativo "non ci sono più sette ATC, ma ce se sono tre", ma i cittadini piemontesi che beneficio hanno dal punto di vista della razionalizzazione? Uno certamente immediato - abbiamo anche presentato un emendamento in Commissione, che è stato recepito - è che le minori spese siano finalizzate agli interventi di manutenzione. Ma, salvo questo intervento, che è un intervento piccolo, ancorché il risparmio di alcune centinaia di migliaia di euro sia comunque significativo (ogni euro che viene in qualche modo risparmiato è certamente una misura utile), ma salvo questo piccolo intervento, non c'è una sola misura d'intervento immediato. E' come se fossero interventi ponte nell'attesa della nuova legge, perché questa è la necessità.
Tuttavia, non abbiamo più tempo, ma questo non vale solo per le politiche abitative. E' tutta una serie di interventi rispetto ai quali non abbiamo il tempo di attendere la riforma della legge 3, perché il mondo reale, quello che sta fuori e non qua dentro, chiede sempre di più che vi siano delle misure che, in qualche modo, intervengano a salvaguardia di quella che oggi è una delle necessità principali per i motivi che dicevo precedentemente (per chi ce l'ha, per chi l'ha persa, per chi la vorrebbe avere), che è quello delle politiche sulla casa.
Come dicevo, non possiamo avere tempi difformi in cui prima facciamo alcune norme di razionalizzazione del sistema per poi, magari fra sei mesi quando abbiamo già affrontato questi temi, iniziare ad intervenire realmente all'interno del sistema.
Così come - concludo - credo che in alcuni casi le misure di controllo siano estremamente necessarie.
Faccio l'esempio del Collegio dei Revisori: la vostra norma porta il Collegio dei revisori a un revisore unico. Credo che, vista l'esiguità della spesa (nove revisori invece di tre), sia bene che ci sia qualche soggetto in più che guardi quei bilanci. Abbiamo visto che in un passato anche solo recentissimo, i collegi dei revisori non sono riusciti ad accorgersi (vedo che il collega Ferrero annuisce perché è un problema anche di casa sua, di casa nostra, nel senso della Provincia) di un problema che è avvenuto e che l'Assessore conosce molto bene.
Quindi, visto che i revisori costano pochissimo, sempre per rimanere in tema di razionalizzazione, magari mantenere sei occhi e non due è estremamente più utile, visto che parliamo di un'attività di controllo e non di governo.



PRESIDENTE

Grazie, collega Vignale.
La parola al Consigliere Sozzani.



SOZZANI Diego

Grazie, Presidente.
Volevo aggiungere alcuni elementi a quelli già indicati dal collega Vignale.
Sono elementi che hanno anche una pertinenza nell'ambito tecnico e non solamente nell'ambito politico di questa legge. Perché, alla fine della fiera, si può attuare un'attività di semplificazione del numero delle ATC ma nell'ambito della legge non viene indicata la programmazione delle abitazioni che in futuro dovremo attenderci nell'ambito della nostra Regione.
La semplificazione cui volevo accennare è che non vi è la costruzione di una casa in più, cioè a fianco di una razionalizzazione del numero delle ATC manca un vero e proprio "Piano casa" che vada ad individuare nell'ambito del Piemonte, quali sono le esigenze. Esigenze fondamentali perché questo, come diceva giustamente il Consigliere Vignale, entra a gamba tesa in un momento particolare della vita economica del nostro Paese in cui nel 2014, questo lo ricordiamo a tutti, gli indici di povertà delle famiglie in Italia, ed in particolare anche delle famiglie piemontesi, è aumentato.
Ci sono molte persone che, dal punto di vista economico, sono passate dalla soglia di normalità quotidiana ad una soglia di rischio e molte persone che sono passate da una soglia di rischio ad una soglia di povertà.
La casa è, lo ricordiamo, un elemento indicato nella Costituzione come il bene primario sul quale questo Stato deve investire, deve tutelare, per così dire, ma è, di fatto, uno degli elementi più colpiti dalla tassazione lo vediamo con IMU, TASI, eccetera: nel momento in cui non si riesce a far fronte al recupero dell'economia sommersa, si va a colpire dove è evidente quindi i metri quadri dell'abitazione.
Ebbene, in questa legge manca una programmazione economica sulla costruzione delle case nella nostra Regione, sulle indicazioni di quali sono le esigenze abitative che le famiglie piemontesi avranno nei prossimi anni.
Tra l'altro, devo dire che dovrà essere affrontata con forza, con attenzione, con dedizione la verifica dei soggetti che utilizzano queste case. Sappiate che ormai ci sono tantissimi soggetti che magari hanno migliorato il proprio reddito e che continuano ad abitare nelle case popolari, quelle case date a suo tempo a seconda delle graduatorie che i singoli Comuni avevano stilato. Penso sia importantissimo verificare se queste condizioni ci sono.
La legge contiene un elemento abbastanza elastico, cioè si fa la verifica dei 740 o dei moduli delle denunce dei redditi dei singoli abitanti. Qualora ci fosse un elemento di sforamento rispetto ai parametri di legge, si lasciano altri due anni prima che queste verifiche vengano riviste, quindi a quel punto è previsto un eventuale abbandono da parte dell'abitazione o un adeguamento del canone di quell'abitazione. Questo adeguamento deve essere fatto subito, al momento della scoperta della non congruenza economica rispetto all'abitazione. Deve essere adeguato istantaneamente il canone o abbandonata la casa a favore di altri soggetti.
Infine, vi è una situazione abbastanza particolare rispetto agli extracomunitari. Oggi stiamo vivendo una situazione difficile per gli italiani, perché gli extracomunitari che arrivano hanno famiglie numerose e redditi più bassi rispetto a quelli degli italiani, quindi molto spesso vi è un privilegio rispetto a questo tipo di famiglie rispetto alle nostre.
Questo lo viviamo nella mia provincia, come pure in altre province del Piemonte. Evidentemente, questo è un altro elemento che va considerato.
Cioè va considerato se vi è un privilegio di coloro che sono nati, sono vissuti, hanno creato reddito nell'ambito della nostra Nazione rispetto a coloro che invece sono arrivati dopo, che però rispetto ai parametri che vengono indicati hanno dei privilegi di utilizzo, di assegnazione delle case, visti i parametri predisposti dagli stessi Comuni.
Inoltre, vi è la mancanza di un raccordo tra le Amministrazioni che dovranno decidere rispetto a questo tipo di assegnazioni e le ATC medesime.
Le ATC, negli anni passati, sono state un braccio operativo delle Amministrazioni: quando vi erano delle esigenze di completamento dei Piani regolatori con aree residenziali, le ATC erano un elemento di dialogo importante.
Ci sembra che in questa legge, che va a razionalizzare, peraltro in modo corretto, anche il numero delle ATC, manchi questo tipo di rapporto che le stesse avranno con gli Amministrazioni. Con ATC così grandi, occorre pensare a quale sarà il metodo, quale sarà la programmazione che le stesse dovranno fare con i singoli ed importanti Comuni. Nella nostra zona un'ATC di quadrante va ad occupare una popolazione di 900 mila abitanti, quindi capite che vi sono esigenze particolarmente diverse rispetto magari a zone in cui la crisi economica è particolarmente accentuata.
Questi sono gli elementi sui quali si basa, secondo noi, l'analisi critica che abbiamo presentato di questa legge.
Gli emendamenti che abbiamo presentato sono circa venti e vanno a inserirsi nell'ambito di quest'attenzione, che vuole migliorare sicuramente la legge, renderla più propositiva e più funzionale rispetto ad una società multietnica, una società economicamente in difficoltà come quella che oggi noi ci troviamo a vivere quotidianamente.



PRESIDENTE

Grazie, collega Sozzani.
La parola al Consigliere Marrone.



MARRONE Maurizio

Grazie, Presidente.
In realtà, l'approfondimento di quest'innovazione legislativa che la maggioranza ha posto in via emergenziale offre uno spunto importante.
L'hanno già detto i colleghi che mi hanno preceduto: bisogna ragionare sull'enorme e drammatica emergenza abitativa che colpisce il nostro territorio, oltre che tutta l'Italia, con particolare accanimento sul capoluogo torinese.
Se non sbaglio, l'Assessore, in occasione di un'interrogazione, aveva avuto modo di confermare e addirittura dare elementi in più sui dati allarmanti relativi al ritardo dell'assegnazione, da graduatoria, di bando generale della casa, evidentemente per colpa di una dinamica individuata di bando aperto, diventata legge nel 2010, che non è al passo con l'attuale emergenza.
Avevamo evidenziato che la procedura di doppia verifica e doppia istruttoria tra Comuni e Commissione centrale dilatava enormemente i tempi andando a raddoppiare un'attività che poteva essere unificata.
Abbiamo visto che anche l'assegnazione dei punteggi rappresenta un mondo che non è più attuale perché, come veniva giustamente ricordato da chi mi ha preceduto, ci sono delle facilitazioni di fatto, rispetto alle situazioni reddituali o familiari di extracomunitari.
In realtà, prima ancora di andare a verificare nel fatto queste situazioni, possiamo già evidenziare situazioni di facilitazioni e di privilegio che di diritto la legge regionale assegna. Sappiamo che c'è un punteggio: tre punti - che non sono pochi - sui 12 che creano la soglia per accedere in prima tranche alle case popolari, vengono riconosciute a chi abbia, di per sé, solo lo status di profugo o di rifugiato politico.
Questo, a prescindere dalle situazioni reddituali, familiari o di salute.
Questo crea una specie di corsia preferenziale che forse, posto che probabilmente non era condivisibile neanche nel 2010, quando andava ad interessare e facilitare un nucleo ristretto di persone (il classico dissidente che arrivava perseguito dal suo Paese), poteva avere un senso ma oggi, su un flusso di centinaia di migliaia di immigrati che ogni anno arriva - si stima un 15% del totale - con il permesso d'asilo in tasca diventa un'emergenza sociale, perché va completamente a sballare i numeri rispetto alle risorse disponibili.
In realtà, il ragionamento che oggi portiamo è sul fatto che l'emergenza, sulla legge regionale per la casa, è, sì, un riassetto e un ordine, in chiave di risparmio, di razionalizzazione delle ATC, ma è anzitutto, la necessità di aggiornare la legge regionale, in modo che le procedure di assegnazione del patrimonio residenziale pubblico, e soprattutto la creazione e l'individuazione di nuovo patrimonio immobiliare assegnabile, porti a creare nuove case popolari e a farle assegnare in fretta a chi ne ha urgenza e bisogno.
E allora, al di là delle singole criticità che ho evidenziato, la vera emergenza ha una soluzione, che si chiama autorecupero. L'autorecupero potrebbe essere la soluzione, a costo quasi zero, con cui, individuando il patrimonio immobiliare pubblico, spesso anche già ATC, che non ha una destinazione (perché al momento non è assegnabile, non è manutenuto nel modo corretto o non viene manutenuto perché mancano le risorse alle ATC per fare questi investimenti), di fatto potrebbe essere assegnato a chi ne ha bisogno chiedendo, in cambio di un canone (almeno nella quota parte), un contributo di lavoro per rimetterlo in sesto.
E' una soluzione che viene già applicata in altri casi: sul territorio piemontese ha già fatto scuola il "Dado" di Settimo che però, lo voglio sottolineare, guarda caso è destinato e riservato solo ai nomadi.
La domanda che sorge spontanea è questa: perché, una soluzione che è già realtà da anni, e che viene destinata e riservata solo ai nomadi con i soldi delle Fondazioni bancarie, non può essere estesa ai centinaia di migliaia di piemontesi italiani, a cui abbiamo già riconosciuto, con punteggi altissimi, un'oggettiva sofferenza ed emergenza abitativa? Quello che quindi si chiede a quest'organo legislativo è di dare ai Comuni una cornice legislativa, oltre che un'individuazione di copertura finanziaria per questo patrimonio immobiliare che, guardate, è sconfinato: già solo per la Città di Torino, la stessa ATC ha ammesso che ci sono 400 unità abitative di patrimonio ERP già censite, che non sono assegnabili perché non hanno infissi, o hanno impianti idraulici, elettrici o di muratura non idonee all'abitabilità e all'assegnazione.
Dall'altra parte, abbiamo migliaia di famiglie in cui ci sono persone che avrebbero, in certi casi addirittura le competenze, se non almeno la voglia di rimboccarsi le maniche, che accetterebbero di buon grado l'assegnazione di quegli immobili, con il patto, sancito legislativamente di far sorgere in loro un obbligo di dare un contributo per rimetterli in sesto e restaurarli.
Una soluzione di questo tipo, però, deve essere adottata in via emergenziale, perché non si può attendere oltre.
Quello che in questo frangente chiedo all'Assessore e alla Giunta è di assumersi, con la collaborazione della Presidenza della Commissione competente, l'impegno di anticipare, rispetto al procedimento di riforma generale della legge 3 del 2010, un percorso legislativo d'urgenza per il tema dell'autorecupero a scopo abitativo.
Perché dico in via emergenziale? Perché i Comuni dovrebbero avere lo strumento legislativo per trasformare in realtà, entro quest'anno, la facoltà di riadibire il proprio patrimonio pubblico immobiliare con l'autorecupero a fine abitativo.
Se riusciremo a raggiungere questo obiettivo, potremmo, al netto delle differenze di orientamento politico, andare a creare una piccola rivoluzione.
Se guardiamo il caso torinese, abbiamo un dato di assegnazione di 500 alloggi all'anno, diciamo tipico da bando e da emergenza abitativa. Con l'autorecupero, il patrimonio, già individuato e censito ma che attualmente non è utilizzato, si raddoppierebbe in un anno il numero delle assegnazioni di case popolari.
Rendiamoci conto della rivoluzione che è alla nostra portata. Di fronte ad una possibilità simile, il dovere di un'Assemblea, attenta e vicina alle sofferenze di quelle centinaia di migliaia di famiglie che si ritrovano materialmente in mezzo alla strada (o divise e smistate tra dormitori maschili, femminili e minori assegnati alle comunità famiglia, con drammi personali e familiari davvero indescrivibili) è di dare una soluzione concreta a costo quasi zero.
La rivoluzione è alla nostra portata di mano.
Diventa quindi per noi un dovere affrontare prioritariamente il tema dell'autorecupero, raggiungendo una soluzione che può davvero cambiare la situazione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Accossato; ne ha facoltà.



ACCOSSATO Silvana

Grazie, Presidente, e grazie colleghi.
Vedo con piacere che c'è molto interesse attorno al tema della casa.
Del resto, non potrebbe non essere così per un'Assemblea responsabile.
Il tema della casa, insieme al tema del lavoro, è sicuramente la preoccupazione e la questione che più affligge i cittadini della nostra regione e dei nostri territori.
Chi ha avuto l'esperienza di amministratore locale sa bene che il 90 delle istanze che i cittadini pongono riguardano questi temi. E poi, certo la mancanza di lavoro porta con sé anche le problematiche relative all'abitare.
Questa sensibilità, quindi, è sicuramente utile e opportuna per portare avanti un lavoro congiunto e comune in quest'Aula, e per dare buone risposte ai cittadini.
Forse avremmo voluto che la stessa attenzione ci fosse anche stata negli anni precedenti. Personalmente ricordo, come amministratore locale come abbia atteso con ansia l'uscita di bandi da parte della Regione sul finanziamento sull'edilizia residenziale pubblica, ma negli ultimi anni l'attesa è stata vana.
Le questioni che il Consigliere Marrone e altri Consiglieri hanno evidenziato, probabilmente avrebbero potuto trovare risposta in una determinazione più forte da parte della Giunta regionale Cota, finanziando il settore dell'edilizia residenziale pubblica.
Ciò non è avvenuto, e oggi stiamo pagando anche i ritardi in questo campo.
Torno alla proposta di legge che abbiamo in approvazione per sostenerne il valore e l'importanza della sua tempestività ed efficacia, che però non vuole trascurare i temi più di contenuto e di merito, che qui ci sono stati ampiamente illustrati, ma che sicuramente sono all'attenzione politica di questa maggioranza e dell'Assessore.
Come ci hanno già detto in Commissione, l'impegno sarà di intervenire in modo determinato, con i tempi giusti e con il giusto confronto con tutte le parti sociali interessate, sulla rivisitazione della legge.
La legge attuale presenta anche aspetti di fatica di attuazione da parte delle amministrazioni locali nonché alcune caratteristiche di ingiustizia sociale (almeno io l'ho vissuta così dal mio osservatorio). C'è soprattutto bisogno di fare i conti con una situazione sociale e anche della vita delle persone e dei cittadini che sta mutando molto rapidamente.
Questo dev'essere il nostro impegno, con le modalità che le istituzioni ci danno: come dicevo prima, il lavoro nella Commissione consiliare, ma credo che questo intervento che oggi noi siamo chiamati ad approvare sia doveroso e opportuno e che non possa essere sottovalutato. Il risparmio infatti, è in ogni caso consistente. Questo risparmio, anche grazie all'intervento dei Consiglieri che l'hanno proposto, sarà destinato al patrimonio residenziale pubblico, che ne ha grande bisogno.
Questo intervento può dimostrare la capacità di intervenire fin da subito e in tempi celeri su una questione che non è ininfluente, quella dell'organizzazione, e che rappresenta la prima cosa da fare, preliminare ad un lavoro successivo di riorganizzazione dell'attività delle ATC.
Voglio ancora sottolineare l'importanza dell'introduzione del Coordinamento dei Sindaci, perché credo che il coinvolgimento degli Enti locali, che sono l'interfaccia e i gestori diretti del rapporto con l'emergenza abitativa, dimostri la volontà di questa maggioranza di avere un dialogo positivo con gli Enti locali e di trarne i migliori suggerimenti e le migliori indicazioni.
Per questo, quindi, il mio voto sarà ovviamente favorevole.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera.
La parola alla Consigliera Gancia.



GANCIA Gianna

Non voglio ripetere, ma evidentemente mi associo al problema del mutamento profondo della nostra società, che sta avvenendo e a cui stiamo assistendo, per quel che riguarda l'immigrazione.
Vorrei però sottolineare - e anche sollecitare la Giunta in tal senso auspicando che la discussione di oggi rappresenti solo un primo ragionamento che facciamo - il fatto che le ATC sono Enti pubblici di servizio e non enti economici. Ecco, io credo che siamo rimasti una delle poche Regioni in Italia - insieme a noi la Val d'Aosta e credo la Campania a non avere l'economicità di un ente pubblico di servizio come l'ATC.
Siamo anche, d'altronde, la Città in cui abbiamo Corso Unione Sovietica quindi possiamo capire che occorra fare un percorso impegnativo per andare verso una liberalizzazione e una razionalizzazione di tutto questo settore.
Ribadisco che questa legge personalmente mi lascia molto perplessa per il fatto che mancano riferimenti alla possibilità di diventare enti economici, come sta avvenendo in tutta Italia; d'altra parte, è in controtendenza con la famosa "annuncite" renziana che sta colpendo il Paese. Ribadisco che questo mi lascia perplessa.
Un'altra cosa che vorrei sottolineare riguarda il comma 7: "Gli enti pubblici diversi dalle ATC si avvalgono di norma delle ATC per la gestione del patrimonio di loro proprietà. Oltre alle ATC sono enti attuatori degli interventi di edilizia sociale i comuni e i loro consorzi"; e poi, ancora l'articolo 3: "e dei programmi di social housing anche in società con privati". Ecco, leggo questo come una gestione da parte dei Comuni degli alloggi dell'edilizia popolare, che si traduce poi in voti: è come un correre ai ripari in modo da evitare le procedure di evidenza pubblica, per poi dare gli affidamenti diretti alle cooperative dei soliti noti (leggi CIT, tra gli altri).
Credo che occorra avviare una seria discussione per quel che riguarda la trasparenza sugli affidamenti e soprattutto, anche, su tutte le società partecipate legate all'ATC.
Non ultima considerazione, per quel che riguarda il territorio cuneese astigiano e alessandrino, segnalo che saremo uniti in un'Agenzia territoriale per la casa del Piemonte Sud, cosa che non riteniamo corretta.
Dato che ci sono state delle gestioni diverse che hanno portato a risultati diversi, non siamo assolutamente d'accordo su quest'impostazione, ma sollecitiamo la Giunta ad essere coerente con lo spirito dei tempi e anche con la trasparenza tanto auspicata e a cui tanto si inneggia.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Gancia; la prego di voler spegnere il microfono.
La parola alla Vicepresidente del Consiglio regionale, Ruffino, che interviene in qualità di Consigliera.



RUFFINO Daniela

Grazie, Presidente.
Espongo alcuni pensieri legati all'analisi delle memorie dei consultati. Le abbiamo viste in Commissione e io mi permetto di ricordarle all'Aula.
Federcasa Piemonte, per esempio, ci dice che "osserva il riordino della distribuzione territoriale delle competenze delle ATC, che ha una valenza di razionalizzazione e maggiore efficienza delle attività", mentre "non incide sull'andamento economico delle strutture, che mantengono inadeguato l'equilibrio tra entrate e uscite, dovuto alla pochezza dei canoni percepiti".
Rispetto all'intervento fatto prima dalla collega Accossato, che ci diceva che ci sarà un risparmio consistente, l'ATC della Provincia di Biella ci dice che non ritiene realistico l'annunciato obiettivo di risparmio (un milione di euro), derivante dal riordino delle ATC, evidenziando che nel caso "gli attuali Direttori Generali siano inseriti nella pianta organica delle rispettive Agenzie come dirigenti, il risparmio conseguente l'accorpamento non sarà pari al loro costo". Salto un pezzo; l'Agenzia rileva ancora che "non si è tenuto conto dei costi diretti ed indiretti derivanti dal riordino e correlati alla necessità di volturare in capo alle tre nuove Agenzie 50.000 alloggi e un numero di poco inferiore di contratti di locazione con gli incombenti che ne conseguono" (oneri, ecc.). L'ANCE PIEMONTE, invece, ci dice che "apprezza l'impegno della Regione rivolto alla necessaria riforma organizzativa delle ATC e auspica che tale riordino complessivo valorizzi maggiormente la gestione sociale di risposta ai problemi abitativi più acuti ed emergenziali, anche attraverso la creazione al livello regionale di un'unica grande società".
Invece, la Confederazione Unitaria Quadri ci ricorda che c'è necessità di coinvolgimento delle cosiddette fasce deboli, ma anche che il ceto medio produttivo oggi ha problemi di emergenza abitativa e sottolinea come, in particolare l'emergenza abitativa per gli immigrati, anziani, single famiglie aggregate, ecc. sia sempre più pressante.
Importante, però, è il parere che ci ha dato l'ANCI. Abbiamo parlato prima di Comuni e di Amministrazioni e sicuramente anche della buona volontà, da parte degli Enti locali, di intraprendere un dialogo. Una piccola parte - e concludo questa lettura dei pareri - è legata alla richiesta dell'ANCI di coinvolgere maggiormente i Comuni: l'Associazione ci chiede questo e noi dobbiamo pensare al "qui ed ora" e non al "ieri e domani". L'ANCI ci fa anche delle proposte dove ritiene la necessità di prevedere la nomina del Revisore dei conti e dei componenti del Consiglio di Amministrazione in capo ai Sindaci, a garanzia di terzietà.
Faccio due considerazioni rispetto all'immediato.
E' stata ripresa da alcuni - e io la approfondisco - la necessità di avere un censimento serio rispetto all'anagrafe del patrimonio, per poter meglio programmare gli interventi. Il problema di accesso agli immobili è incredibile. Ieri ho avuto un incontro con il CPD (Consulta per le Persone in Difficoltà). Ci hanno raccontato che ci sono i volontari che vanno a prelevare gli inquilini che, altrimenti, sarebbero impossibilitati ad uscire dagli alloggi. Però, laddove non ci sono i volontari, sappiamo benissimo che ci sono inquilini murati vivi, che non possono uscire dagli alloggi, quindi è necessario un intervento serio legato al superamento delle barriere architettoniche.
In Commissione, abbiamo chiesto - lo ribadisco oggi - di prendere in esame in modo globale questa proposta di legge, che è parziale e incompleta. C'è la necessità di sentire gli enti locali, Torino, la prima periferia e le seconde periferie, che hanno necessità assolutamente diverse.
Ritengo che la maggioranza debba tenere conto di tutte queste valutazioni; inoltre, il disegno di legge poteva essere preso in mano una volta sola, in maniera globale, così avremmo sicuramente reso un servizio migliore. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Ruffino.
La parola al Consigliere Berutti.



BERUTTI Massimo

Grazie, Presidente.
Viste le criticità che oggi si evidenziano sempre più a livello sociale, mi domando se un tema così importante, possa essere interessato solo da una modifica legata alla struttura cosiddetta operativa o se, in qualche modo, sia necessaria una revisione più ampia dell'intera riorganizzazione legata al mondo delle ATC. Sostanzialmente, si richiamano criticità legate alle emergenze abitative, criticità sociali e tutta una serie di aspetti legati chiaramente alla casa, che, a mio avviso, occorre affrontare con un'attenzione oserei dire molto particolare, affinch evitare una deriva sociale.
Comunque, tale attività deve consentire un'analisi più ampia della legge sulle ATC e, naturalmente, su tutto quanto ne deriva - questo, ad oggi, purtroppo, non si è ancora visto.
Chiaramente, noi cerchiamo di dare il nostro contributo, con l'auspicio che qualche elemento possa essere accolto. Però, bisogna essere realisti conosciamo le criticità del bilancio, sappiamo che non è facile, attivare oggi nuove costruzioni non è un giochino; certamente, ogni unità abitativa ha costi importanti, immaginiamo un palazzo magari con 10-15 appartamenti e, sicuramente, oggi, i bilanci non lo permettono.
Allora, a questo punto, si deve intervenire almeno su quelle situazioni che, magari, possono innescare elementi di recupero. Prima, il collega Marrone citava l'autorecupero, che è un elemento, a mio avviso, molto importante, che potrebbe sdoganare situazioni oggi bloccate, perché le ATC chiaramente, non hanno risorse, dando opportunità in termini di unità abitative e, chiaramente, mettendo in circolo quelle piccole economie, che in un sistema in forte difficoltà certamente non guasta.
Nei momenti di difficoltà, focalizzando l'attenzione su idee e buonsenso è possibile addivenire a delle soluzioni.
La collega Accossato ha detto che la precedente Amministrazione non aveva attivato dei bandi. A memoria, mi sembra di ricordare che qualcosa legato al social housing fosse partito, magari non con numeri altissimi, ma forse già le condizioni non erano ottimali; nella mia esperienza precedente in ambito di social housing avevo sviluppato un progetto che era andato in porto, che aveva determinato delle opportunità legate a unità abitative di carattere sociale.
Altri elementi che possono essere ponderati sono legati all'eliminazione della TASI per quelle realtà disagiate. Oggi, questa tassa non è regolamentata, è a discrezione dei singoli Comuni che, chiaramente magari in alcuni casi possono avere più attenzione e in altri meno. Per discutendo di criticità sociali, dove a mio avviso è ammessa una valutazione discrezionale, credo che un ente come la Regione debba svolgere una valutazione molto più organica sul suo territorio.
Come Gruppo, riteniamo opportuno non sottovalutare un altro elemento come ho avuto modo di riscontrare anche nell'attività che svolgevo precedentemente. Infatti, occorre che quelle famiglie che, grazie al cielo nel tempo hanno avuto la possibilità di crescere, di avere un lavoro e comunque, una migliore situazione sociale, in qualche modo, possano continuare a beneficiare delle unità abitative, però eventualmente con un adeguamento del canone. Insomma, è giusto che chi ha potuto crescere e usufruire nei momenti di difficoltà di situazioni chiaramente di aiuto, nel momento successivo possa essere un pochino più tassato, a differenza di altri che sono ancora in difficoltà.
Credo che questo sia un elemento che non leda la dignità di nessuno, ma dia quei giusti equilibri sociali, senza peraltro togliere la possibilità di vivere in contesti sociali. Ci sono anche dei momenti in cui chi ha avuto opportunità ulteriormente migliorative può lasciare spazi ad altri che magari hanno più necessità e più difficoltà. Oggi, il sistema, sia degli acquisti che degli affitti, è completamente bloccato e la possibilità di acquisire unità abitative è legata ad un mercato che sicuramente non è in ascesa, anzi, se non è stabile diciamo che è più orientato verso il ribasso. Per cui, questo potrebbe innescare comunque una serie di volani magari non grandissimi, ma sicuramente importanti.
Credo che, facendo lavorare un po' la fantasia, si possano evidenziare soluzioni che, in qualche modo, pur in presenza di difficoltà economiche darebbero impulso ad un mondo che, se governato nel modo giusto, può essere perfettamente integrato nel sistema sociale. Se non viene valutato nel modo giusto, speriamo che, invece, non crei situazioni di criticità, e la nostra responsabilità ce lo pone. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere.
La parola al Consigliere Campo.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Volevo fare alcune osservazioni in merito al disegno di legge relativo alla riforma della governance dell'ATC.
Gli elementi introdotti da questa riforma, indicata come "urgente" sono sostanzialmente tre: l'accorpamento in tre macroaziende territoriali la riduzione delle componenti del Consiglio di Amministrazione l'introduzione della Conferenza dei Sindaci.
Certamente, l'intento di questa riforma è nobile, nel senso che, anche a seguito della normativa nazionale, si intendono perseguire dei risparmi economici.
Ma in termini di governance, a nostro parere, andiamo a fare una riforma quantomeno superficiale, nel senso che vengono creati tre grossi enti con dei Consigli di Amministrazione ridotti, ma non viene toccata, al di là del discorso che bisogna ridefinire lo Statuto, l'organizzazione e il funzionamento di tali enti.
Già prima si evidenziava un certo scollamento tra i Consigli di Amministrazione delle ATC esistenti e la parte di lavoro effettivo all'interno delle ATC, che portava anche a situazioni di possibile malaffare all'insaputa dei Consigli di Amministrazione (l'ultimo episodio è quello di Torino dell'inizio di quest'anno, dove il Presidente del Consiglio di Amministrazione e il Consiglio di Amministrazione stesso erano all'oscuro del fatto che era stato creato un intero sistema, con la complicità dei dirigenti, per assegnare appalti al di fuori del sistema delle gare ad evidenza pubblica).
Come si intenda affrontare questo problema all'interno dei nuovi raggruppamenti non è trattato in questo disegno di legge, per quanto sia, a nostro avviso, un problema serio, anche alla luce della riforma del Consiglio di Amministrazione, che viene ridotto a tre membri, così come del Collegio ispettivo, che diventa sostanzialmente di un membro solo, più uno vicario.
Anche l'istituzione della Conferenza dei Sindaci, a nostro avviso presenta alcune criticità. Ovviamente, essendo una Conferenza di Sindaci non ha un termine nella presenza dei suoi membri, per cui avremo l'organo di Governo, che è il Consiglio di Amministrazione, che resta in carica per la durata del Consiglio regionale, mentre la Conferenza dei Sindaci avrà elementi che potranno permanere addirittura per due o tre legislature consecutive.
Sebbene la Conferenza dei Sindaci vada solo a definire linee di indirizzo e ad esprimere dei pareri obbligatori ma non vincolanti, ci sembra, anche in questo caso, che vi sia uno squilibrio: sarebbe stato meglio, magari, optare per una rotazione di un certo numero di Sindaci senza la possibilità di permanere su una poltrona, pur non retribuita (che però ha funzioni di indirizzo), per un periodo di tempo che possa costituire comunque un "patrimonio di influenza politica" e di condizionamento anche sugli altri organi dell'Agenzia.
Conseguentemente, chiediamo che la riforma complessiva della legge sull'edilizia popolare venga affrontata quanto prima. Oggi, pur essendoci stato detto che la questione sarebbe stata affrontata urgentemente mettendo mano alla riforma più complessiva quanto prima, ci piacerebbe che venisse assunto un impegno da parte della maggioranza e della Giunta per discutere di questa riforma complessiva, che dovrà necessariamente rivedere anche le questioni di governance al più presto possibile, possibilmente entro la fine dell'anno, e comunque non più tardi dell'inizio dell'anno prossimo.
Perché sappiamo bene che, comunque, le riforme importanti, quelle che vanno ad incidere sul consenso, gli organismi politici tendono ad affrontarle nei primi anni del proprio mandato, mentre a fine legislatura prevalgono altri tipi di considerazione rispetto alla volontà di andare a toccare dei nodi critici. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Conticelli; ne ha facoltà.



CONTICELLI Nadia

Grazie e buongiorno.
Siccome il tema della casa - è già stato ampiamente ribadito negli interventi che mi hanno preceduto - è importante e sensibile, caliamoci un po' nella realtà.
Vorrei fornirvi qualche dato: gli appartamenti gestiti dalle ATC piemontesi sono circa 52.000, per un totale di oltre 100.000 fruitori. È dunque, un patrimonio e un'utenza in condizione di forte fragilità sociale: parliamo, nella maggioranza dei casi, di fasce deboli, al di sotto dei 6.000 euro di reddito l'anno, di morosità incolpevoli; molti sono disabili è già stato ricordato anche questo tema - o comprendono nuclei familiari composti da più di cinque componenti; tantissimi gli over 65.
Si tratta, dunque, di un patrimonio e di un'utenza di non facile gestione, soprattutto se si considerano, come dicevo, le morosità incolpevoli, che, solo per le utenze, nella Provincia di Torino superano il milione di euro circa.
E' un servizio che, in una congiuntura di crisi come l'attuale, diventa non solo sempre più complesso, ma garantire il diritto alla casa assume una varietà di sfaccettature. Perché le risposte che noi riusciamo a dare a queste utenze che si trovano in condizioni di fragilità sociale sono solo una minima parte rispetto alle esigenze che in realtà ci sono.
In Piemonte, dall'ultimo censimento, a fronte di circa 20.000 domande l'offerta di nuovi alloggi (o turnover) è di poche migliaia. Se questo è il contesto, allora mi permetterei di sottolineare, forse un po' in controtendenza rispetto alle osservazioni dei colleghi, come sia invece qualificante per il Consiglio regionale, che tutti noi qui rappresentiamo che il provvedimento in votazione oggi porti il numero "2" (come numerazione delle leggi dell'attuale legislatura). È un primo passaggio ce lo siamo detti sia qui che in Commissione, e lo ha assicurato lo stesso Assessore - ma è anche indice di un'attenzione privilegiata su questo tema sociale, oltre che di senso di responsabilità.
Perché, allora, questo primo provvedimento - è il quesito che ha caratterizzato gli interventi precedenti - e non aspettare un riordino complessivo? Perché ci sono anche dei tempi da rispettare. La legge finanziaria del 2013 aveva già previsto che la Giunta dovesse provvedere al riordino delle ATC, in realtà con due mission: non solo il contenimento della spesa, su cui questa mattina si è insistito e che comunque persiste ma anche di un efficientamento dell'organizzazione. Perché si tratta di un'organizzazione, in termini di patrimonio di utenza e soprattutto di gestione economica, molto complessa.
Ma c'è anche un risparmio. "Riordino" significa, intanto "razionalizzazione", anche degli organi di Amministrazione, che sono stati resi più snelli, mantenendo però inalterata la loro natura giuridica e le loro funzioni.
Il risparmio non può essere un'opinione, neanche ideologica. La spesa attuale con le sette ATC oggi è di 1.849.000 euro, se sommiamo la spesa degli Amministratori con i Sindaci e i Direttore generali (questo al 2012).
Con il riordino, si passa a 855.000. Solo il costo dei Direttori passa da 757.000 a 355.000. Il risparmio, per gli amanti dei numeri, è del 53.7%.
Il percorso in Commissione è stato utile e proficuo e ha condotto a finalizzare questo risparmio alla manutenzione ordinaria e straordinaria del patrimonio immobiliare (è stato assunto anche nel dispositivo di legge), anche con l'intento di aggredire alcune di quelle problematiche che sono state sottolineate precedentemente dal collega Marrone, ad esempio quelle relative ad interventi fermi da anni che potrebbero invece rendere disponibili nuovi alloggi in locazione.
Certo, anche l'autorecupero può essere una strada, anche se un po' più complessa: non so se sarà in grado di liberare nuovi alloggi - questo ce lo dovrà dire l'Assessore - o quantomeno di intervenire sulle manutenzioni ordinarie e straordinarie anche delle parti comuni, purtroppo ferme da anni, con disagi che vanno ad interagire su un'utenza già complessa, come dicevo (l'esempio dei disabili e del problema annoso degli ascensori, credo possa essere esemplificativo).
Il miglior riparto delle spese non deve, tuttavia, coniugarsi con una diminutio della governance territoriale, ed è per questo che viene previsto che la riorganizzazione e l'accorpamento riguarderanno le sedi legali assolutamente no quelle funzioni, invece, di bassa soglia da esercitare sui territori, cioè gli sportelli che sono legati alle esigenze dell'utenza.
Toccherà ai nuovi Consigli di amministrazione individuare, entro 90 giorni, anche altre funzioni ed attività da esercitare in modo unitario a livello regionale, che favoriscono sicuramente la trasparenza, ma anche le economie di scala e un'ulteriore riduzione dei costi di gestione. Un esempio per tutti, emerso anche in Commissione, era la stazione appaltante unica.
Un importante adempimento previsto per i nuovi organismi delle ATC è la razionalizzazione delle società partecipate. Il percorso di riordino degli enti in cui siamo impegnati noi, così come il Governo a livello nazionale ci pone sempre anche un altro tema delicato, che è quello del personale e del lavoro, soprattutto in una congiuntura complessa come questa.
C'è stato anche un percorso, anche da parte dell'Assessore - che ringraziamo - con le organizzazioni sindacali, che ci ha portato ad assumere in Commissione, all'interno del provvedimento legislativo un'attenzione a questa parte, quindi un costante confronto con le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative che accompagni questa riorganizzazione, sia dell'Ente sia delle partecipate, cioè delle società in house. Anche questo è un tema di cui dovremmo occuparci e che seguiremo nei prossimi mesi.
E' esplicitata, ed è già stata richiamata, anche la possibilità di attuare programmi di social housing, perché, come dicevo prima, la risposta alle esigenze dell'abitare oggi deve essere diversificata: sicuramente non può essere interamente coperta, come tradizionalmente nel passato, dalle case popolari. Già in Commissione l'Assessore ci ha detto di aver istituito un tavolo di lavoro che inizi un percorso rispetto alla riorganizzazione della normativa, quindi andando ad incidere anche sui criteri di assegnazione e su altre questioni più complesse che venivano prima richiamate. Ragion per cui veniva proposto un tavolo di lavoro consiliare.
Credo che il tavolo il Consiglio ce l'abbia, ed è la Commissione competente che l'Assessore si è impegnato a coinvolgere attraverso una relazione puntuale dell'avanzamento delle proposte in questo percorso e nella quale, credo con la medesima disponibilità dimostrata fino adesso, si possa proseguire questo percorso.
Ricordo che ci siamo dati anche dei tempi: l'inizio del nuovo anno.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Mighetti; ne ha facoltà.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
La mia riflessione verte su un particolare del disegno di legge, nella fattispecie l'ingresso dei privati nei programmi di social housing.
Chiaramente l'edilizia sociale ha uno scopo ben preciso: soddisfare un bisogno primario dei cittadini piemontesi, quello di avere un'abitazione.
L'apporto dei privati, in questi anni, è stato molto pubblicizzato e tenuto in considerazione, ma deve essere regolamentato non solo da una piccola modifica della normativa attuale, ma da un complesso di norme e di regolamenti che definiscano bene qual è il ruolo del privato.
Il privato, per sua stessa definizione, nell'ambito economico, opera a fini di lucro, non opera per il bene del cittadino. Quella che è la spesa sociale che noi impieghiamo per i programmi di edilizia sociale deve soddisfare un bisogno primario e non incrementare gli introiti di imprese private e di privati investitori.
In linea di principio, pensiamo che i privati che possono concorrere ai programmi di social housing devono essere privati no profit o, comunque imprese costruttrici che, come loro guadagno, acquisiscono l'utile di impresa. Cioè l'utile di impresa standard che un'impresa costruttrice ha nell'ambito dell'edilizia pubblica. Questo per due ragioni di motivi: una già detta, ossia che non si può lucrare sul fondo destinato al sociale ma in secondo luogo, perché pensiamo che bisogna incrementare la capacità di lavoro dell'edilizia.
Abbiamo l'opportunità di soddisfare un bisogno, abbiamo le imprese che in questo momento sono in gran parte ferme. Non diamo la possibilità a degli investitori che lucrano soltanto sull'impiego del capitale, ma diamo la possibilità a della forza lavoro di impiegare le proprie risorse e di risollevare le sorti di un comparto in gravissima crisi.
Un secondo ordine di riflessione fondamentalmente è questo. Noi abbiamo una situazione del comparto edilizio che non si è mai verificata in Italia probabilmente a memoria d'uomo. C'è una situazione dell'invenduto drammatica, c'è una situazione in cui vecchi alloggi sono sfitti, nuovi alloggi sono sfitti o invenduti e, dall'altra parte, c'è un bisogno di edilizia sociale e di residenza per i meno abbienti. La soluzione più logica è quella di investire il capitale pubblico per andare ad occupare quello che c'è già e non costruire ex novo.
Chiaramente si possono mettere in campo iniziative come quelle prima ricordate dal Consigliere Marrone: programmi di autorecupero, aggiungo programmi di autocostruzione in caso di demolizioni totali e ricostruzioni.
Tutte queste attività, come i consorzi di costruzione costituiti in maggior parte da privati fruitori che necessitano di un'abitazione, devono avere alle spalle un fortissimo impulso dalla Regione, un duplice impulso: un impulso di natura finanziaria e un impulso di natura normativa. Se noi mettiamo sulla carta dei bei proponimenti sull'autorecupero e sull'autocostruzione, ma ci scontriamo con normative, in ambito edilizio e in ambito della sicurezza, che impediscono di operare in questo senso faremo un lavoro perfettamente inutile.
Non so se lo sapete, ma il lavoro, quello che una volta veniva detto in economia - quello che servirebbe per l'autorecupero - è una tipologia di lavoro che viene attuata direttamente dal privato che si costruisce o ristruttura la casa. Questa tipologia di lavoro non è accettata, penso dalla maggior parte dei Comuni del Piemonte, forse non la maggior parte perché i Comuni piccoli tollerano ancora questa attività che è vecchia come l'uomo, ma sicuramente i grandi comuni non accettano, per esempio nelle segnalazioni certificate di inizio attività, l'ipotesi di un lavoro effettuato in economia.
Si richiede, come documentazione necessaria per l'avvio del procedimento, i documenti di regolarità contributiva delle aziende e l'ipotesi che un privato si metta a dare l'intonaco a casa sua non è valutata.
Questa è una situazione un po' paradossale, perché sembra che i privati cittadini non possano più fare nulla in casa propria.
E' una situazione paradossale, che ci impedisce di andare verso quei programmi di autorecupero, quei programmi che possono salvarci un po' rispetto alle situazioni di degrado del patrimonio delle ATC e che possono sollevare quello che è sia un bisogno sia un onere da parte della Regione che impiega dei fondi per fare progetti e per trovare quelle imprese che vadano a fare questi lavori.
Aggiungiamo che i piccoli lavori difficilmente sono remunerativi per le imprese, e quindi tante volte si rischia di non avere il giusto mezzo per andare a soddisfare il bisogno di ripristinare questi alloggi. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Vicepresidente Boeti, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



BOETI Antonino

Grazie, Presidente.
Assessore Ferrari, noi voteremo con convinzione questo disegno di legge, che è opportuno così come è opportuno che sia adottato all'inizio della legislatura, perché dà in qualche modo la linea rispetto a quelle che sono le linee di indirizzo a cui questo governo regionale intende lavorare.
In un percorso di semplificazione e di riorganizzazione indispensabile oggi più che mai in un momento di crisi economica, che siano un milione di euro o che siano 800 mila sostanzialmente non cambia molto. Le risorse disponibili vanno indirizzate verso i cittadini più che sull'architettura istituzionale degli enti regionali.
Ma questa è anche un'occasione per riflettere, come hanno fatto i Consiglieri che mi hanno proceduto, su questo grande capitolo dell'edilizia sociale nel nostro Paese. E' un tema finora non ancora affrontato dal Governo nazionale. Le enunciazioni sono state tante, ma questo è un capitolo del quale non si è ancora parlato e che, invece, riveste per il nostro Paese una grande importanza.
La casa e il lavoro - sono sicuro che la pensiamo allo stesso modo sono due elementi che danno diritto di cittadinanza e quindi è indispensabile che l'edilizia sociale rappresenti un elemento che dà diritto di cittadinanza.
Gli interventi sociali e di edilizia sociale sono cominciati nella storia del nostro Paese, ma non solo del nostro Paese, anche in Europa, già all'inizio del '900, e l'obiettivo era quello di assegnarli in relazione alle difficoltà economiche dei cittadini. Oggi i Comuni assegnano le case di edilizia residenziale pubblica soprattutto ai cittadini che hanno lo sfratto, cioè a quelli che sono sul punto di uscire da una casa senza sapere in quale casa poter ospitare la propria famiglia.
Quindi, in qualche modo tradendo quello che è stato il ragionamento iniziale, che ha portato alla realizzazione dell'edilizia sociale.
Lo diceva prima il Consigliere del Movimento 5 Stelle: oggi in Italia ci sono 29 milioni di abitazioni. Di queste, 24 sono occupate dai residenti, quindi vuol dire che c'è nel nostro Paese un surplus di cinque milioni di abitazioni rispetto alle quali forse il Governo nazionale quindi le Regioni con fondi che vengono dal Governo nazionale, dovrebbe rivolgersi.
Cinque milioni di case in più e 650 mila persone che chiedono una casa.
Quindi, una riflessione su questo patrimonio già costruito e molto spesso invenduto dovrebbe, secondo me, essere alla base delle riflessioni che facciamo sull'edilizia sociale.
Edilizia sociale che ci vede all'ultimo posto in Europa; noi siamo primi, come lei sa, Assessore, soltanto rispetto alla Grecia (4-5%) rispetto al patrimonio residenziale, perché l'Austria è al 23%, la Danimarca al 19%, la Francia al 17%, i Paesi Bassi 34% e la Svezia al 18%.
Quindi, è un ragionamento che prima o poi con un Governo di legislatura deve essere fatto, è un argomento che va affrontato, perché è chiaro che questi ragionamenti non reggono con Governi che durano due anni (non parlo di quello regionale, ma di quello nazionale, e mi auguro che quello regionale naturalmente duri l'intera legislatura).
La ragione per la quale ho fatto queste riflessioni e ho preso la parola è però specifica rispetto ad una questione che mi appassiona e della quale mi occupo, che riguarda le società di mutuo soccorso.
La legge n. 24 del 1990 prevedeva la possibilità di utilizzare meglio il patrimonio delle società di mutuo soccorso e uno degli obiettivi di questo patrimonio era quello di utilizzarlo per l'edilizia residenziale pubblica.
Sono situazioni che conosco perché faccio parte di una società di mutuo soccorso (quella di Buttigliera, che è un Comune vicino a Rivoli). Mi è stato chiesto di farne parte come medico. Io poi visito gratuitamente i soci dell'associazione.
Sono argomenti che la società di mutuo soccorso mi pongono frequentemente. C'è un progetto che è presente in questo momento nella nostra regione, il cui titolo è "Nessun uomo è un'isola".
Lei, Assessore, sicuramente conoscerà John Donne, il poeta inglese del '600 che ha scritto proprio questi versi: "Nessun uomo è un'isola, completo in se stesso; ogni uomo è una parte del tutto".
Questo progetto prevede la realizzazione, all'interno del patrimonio delle SOMS, di casi di edilizia residenziale pubblica. Ci sono molti progetti che dovevano essere finanziati per l'80% dalla Regione e il 20 dalle società di mutuo soccorso. Ci sono molte case che sono cominciate e che sono rimaste e metà, perché le società di mutuo soccorso non hanno più le risorse per completare il lavoro e perché la Regione non ha più dato le risorse disponibili.
Non abbiamo grandi finanziamenti per fare grandi progetti. Potrebbe essere utile completare almeno quello che abbiamo cominciato. Non sono grandi investimenti, in alcuni casi si tratta di tre o quattro appartamenti, qualche volta sono cinque, qualche volta sono due, ma sono piccole cose che nei Comuni piccoli, dove spesso le società di mutuo soccorso hanno la loro sede, possono rappresentare la possibilità di realizzare queste belle parola di John Donne: "Nessun uomo è un'isola".
Quindi, Assessore, la invito ad occuparsi di questa questione. Con qualche centinaia di migliaia di euro completiamo molti progetti che sono in corso e proviamo a dare una risposta ai cittadini piemontesi. E' una piccola risposta per i Comuni in cui questi progetti sono stati avviati però serve anche quella.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Grimaldi.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Credo che sia chiaro - lo dicevano i colleghi - l'intendimento di questa maggioranza, cioè evitare di fare quello che fanno tanti governi cioè prima annunciare delle riforme, poi fare le nomine e poi fare le riforme.
Noi mi pare che abbiamo sospeso questo genere di pratica. Siamo consapevoli che, sull'emergenza delle emergenze - perché la casa è l'emergenza delle emergenze, con il dato della disoccupazione e della crisi del mondo del lavoro - dovremmo intervenire nei prossimi mesi, anche con delle risposte straordinarie.
Io ho avuto la fortuna, fino a qualche mese fa, di far parte di una Commissione di emergenza abitativa, quella più simbolica, che è quella della Città di Torino, anche solo per i dati. I dati ci hanno reso purtroppo impietosamente, la capitale nazionale degli sfratti; per il numero di popolazione sono dati incredibili.
Stiamo parlando di 3,600 sfratti, che spesso diventano esecutivi per la metà! Un migliaio di essi vengono poi considerati da quelle Commissioni di emergenza abitativa e - lo diceva in parte il Consigliere Boeti - metà di essi, di fatto, fanno parte dei pochi numeri che poi sono la risposta di casa popolare della Città. Stiamo parlando di quasi 400 sugli 800 in generale che hanno soddisfazione ogni anno.
Non facevano male i colleghi a ribadire però un pezzo dell'analisi più generale sul patrimonio pubblico, che in Italia rappresenta il 5% delle abitazioni e nella Provincia di Torino, però, Consigliere Boeti, ne rappresenta la metà (stiamo parlando del 2,5). Certo, messi nel quadro generale, rispetto alla Germania che ne ha il 15%, o insieme alla Francia il 20% dell'Inghilterra o il 35% dell'Olanda, fanno capire che tutta questa retorica degli ultimi anni, in base alla quale si dice "sì, però la casa popolare non è più la risposta adeguata", la si dovrebbe andare a spiegare alle migliaia e migliaia di cittadini piemontesi (sono più o meno 20 mila) che lo scorso anno ne avrebbero avuto anche solo l'idoneità. E sono 13 mila fuori dalla Provincia di Torino, quindi tutte le altre Province, e più o meno 7.000 nel nostro capoluogo.
Ecco, credo che dovremo discutere di questo e di tante altre cose.
Personalmente, mi appassiona poco la polemica su quanto il centrodestra ha realizzato delle 10 mila case, però dall'altra parte invito il centrodestra a non chiedere in dieci giorni di realizzare quello che non ha fatto in quattro anni. Oggettivamente spero che riusciremo anche solo a rimettere i tasselli a posto, a partire dal numero generale delle case popolari rispetto alle abitazioni private.
Sono convinto che ci siano anche delle misure straordinarie che le ATC in questo momento non hanno ancora utilizzato, cioè iniziare a progettare l'attesa di quella casa popolare. Lo dico perché si parla tanto di social housing, ma la verità è che, fra i tempi di assegnazione da parte delle Commissioni di emergenze abitative o delle assegnazioni che ormai non si fanno neanche più a bando cadenzato, ma spesso a sportello continuo passano mesi e mesi.
La progettazione dell'attesa non può passare dagli alberghi. E' chiaro che noi dobbiamo iniziare a capire quanto del patrimonio pubblico e privato delle ATC può essere utilizzato anche per progettare quell'attesa. Tra l'altro, questo è fondamentale per abbassarne i costi enormi, perché gli alberghi sociali, rispetto agli alberghi normali, hanno dei costi elevatissimi.
Noi dobbiamo iniziare a dire che l'ATC può fare delle cose straordinarie. Ne dico una, e la dico al Presidente di questa Regione. C'è tutto il tema del federalismo demaniale, tutto il rapporto con lo Stato sulle varie caserme. Non sto parlando dell'utilizzo diretto delle caserme ma ci sono centinaia e centinaia di posti, come le foresterie, quindi già idonee, che sarebbero subito disponibili per le nostre ATC - subito - con costi molto più bassi di riconversione di altri tipi di edifici.
Ritengo che queste e altre misure andranno realizzate. Noi partiamo però da una cosa più semplice. Intanto, dobbiamo far sì che le ATC non siano sempre in mezzo agli scandali e che non abbiano dei Consigli di amministrazione pletorici. Personalmente, non penso che sia il Consiglio di amministrazione la misura di democrazia di questi luoghi, anzi credo che abbiamo fatto bene a rispondere ai Sindaci anche istituendo questi nuovi luoghi di confronto.
Nei prossimi mesi, con questo Governo, anche rispetto alla complessità delle richieste dei Sindaci, dovremo arrivare a delle misure straordinarie Presidente. E ne dico un'altra, visto che la discussione è stata meno sul disegno di legge, ma più in generale sulla casa.
In molti ribadiscono che supereremo questa fase rivedendo il numero dell'occupazione, aumentando e forse cambiando il tipo di ammortizzatori sociali. Non sono fra quelli - e a sinistra sono tanti - che pensano che le Regioni possano sostituirsi allo Stato, cioè sinceramente credo che non abbiamo i numeri alla mano, per intenderci, per fare il reddito di cittadinanza. Non ci sono oggi i numeri, però ci sono tutte le possibilità come tra l'altro hanno sperimentato alcuni grandi capoluoghi italiani, fra cui Bologna e Torino, per far sì che in un momento di crisi le persone in difficoltà non perdano la casa grazie a dei fondi salva sfratti e grazie anche alla possibilità di non utilizzare impropriamente i soldi per gli adulti in difficoltà per altri tipi di spese.
Sono convinto che in questi mesi riusciremo a fare tutto ciò se anche l'ATC sarà protagonista di questo processo, perché credo che, per quanto sia un ente autonomo, per quanto abbia il suo core business e quant'altro in questa progettazione della crisi dovrà metterci testa per riuscire con noi a risolvere il dramma di migliaia di migliaia di famiglie piemontesi.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola l'Assessore Ferrari; ne ha facoltà.



FERRARI Augusto, Assessore alle politiche sociali, della famiglia e della casa

Grazie, Presidente.
Mi sembra giusto esprimere alcune considerazioni, anche alla luce del dibattito e del percorso che è stato fatto in questi mesi sul provvedimento in questione.
Ritengo di poter dire che era un po' inevitabile - oggi, ma anche nei due mesi di dibattito che ci stanno alle spalle - che l'ambito della discussione si ampliasse rispetto al contenuto specifico di questo disegno di legge. Era un po' inevitabile perché gran parte degli interventi di oggi, ma anche dei giorni, delle settimane e dei mesi scorsi, hanno centrato l'attenzione sulla necessità di interventi più complessi sulle politiche abitative. Hanno messo l'attenzione sul tema delle politiche abitative, più che sulla riorganizzazione delle Agenzie territoriali per la casa.
Lo considero inevitabile, e vi dico questo anche soltanto per aver fatto per qualche anno l'Assessore in un Comune e quindi aver vissuto quotidianamente, e direi fisicamente, la pressione delle famiglie e della gente che viveva direttamente il tema del disagio abitativo, avendo fuori dall'ufficio le famiglie con le borse. Anche solo per questo, ho ben presente e ho perfettamente a cuore le questioni che sono state sollevate.
Noi abbiamo ritenuto che si dovesse iniziare un percorso. Ora, questo inizio è dominato dall'esigenza di fare marketing politico, cioè di ottenere un consenso immediato? Guardi, Consigliere Vignale, certamente noi veniamo da una stagione di vent'anni di politica in cui la stessa è stata piegata alle ragioni del marketing e in cui abbiamo visto un assoluto fuoriclasse, a livello nazionale, su questo tema. Io non ho l'ambizione e nemmeno la capacità di essere a quel livello, ma certamente non ci dispiace incrociare una sensibilità diffusa sul tema in questo momento. Non ci dispiace questo, ma certamente prevale il senso di responsabilità nell'avviare un percorso concreto, fatto di tappe successive l'una all'altra e integrate l'una con l'altra.
Questo è un po' l'orientamento che noi abbiamo avuto nell'avviare questo tipo di percorso e ritengo che in questo momento sia una conquista registrare, a livello trasversale, che la legge 3 attualmente vigente va rivista completamente, cosa che da Assessore comunale, fino a qualche tempo fa non era così scontata. Quindi è un dato significativo dal punto di vista politico.
Oggi noi, autorevolmente, a livello trasversale diffuso diciamo che la legge attualmente vigente è insufficiente, ha bisogno di essere rivista completamente per poter essere in grado di dare delle risposte più incisive e più efficaci ai bisogni che registriamo tutti i giorni. Ma bisognava incominciare, bisognava incominciare con qualcosa di concreto, di immediato, cioè bisognava porre il tema, bisognava porre pubblicamente e istituzionalmente il tema.
I tempi ci hanno consentito di cominciare a porre la questione di una rivisitazione complessiva delle Agenzie pubbliche per la casa. Ma, allora qual è il cuore del disegno di legge? Qual è il punto fondamentale che vogliamo cercare di raggiungere? Il punto fondamentale è certamente il risparmio, laddove è possibile ottenere un risparmio: certamente sì! E' poco? E' tanto? E' sufficiente? E' insufficiente? Ma c'è e questo è un risultato. E c'è anche per il fatto che noi, raccogliendo dal dibattito della Commissione un'indicazione molto utile, diciamo di voler indirizzare questo risparmio in un'ottica e con una destinazione ben precisa.
Ma non è questo l'elemento decisivo, a mio avviso. L'elemento decisivo è il fatto che noi dobbiamo, su questa materia come su altre, rinnovare e cambiare il nostro approccio politico. Sulle funzioni fondamentali e ritenute essenziali che fanno capo alla Regione - e quella della politica per la casa è una di queste - e rispetto alle quali la Regione non vuole derogare, abbiamo bisogno di creare politiche integrate di area vasta.
Questo è il tema fondamentale che oggi si pone: fare in modo che sui territori della nostra Regione vengano attuati delle politiche e degli interventi integrati, omogenei, capaci di non trattare una situazione di questo genere qui in maniera disomogenea e disarticolata.
Questo è l'obiettivo fondamentale che noi ci proponiamo; tant'è vero che, nel momento in cui questo disegno di legge dovesse essere approvato e noi ce lo auguriamo e ovviamente siamo qui per questo - dal giorno dopo abbiamo di fronte, come Amministrazione regionale e come Assessorato, una serie di adempimenti per cui la Regione dovrà svolgere, nei mesi successivi, una funzione di accompagnamento, quasi una funzione maieutica rispetto a questo tipo di orizzonte che noi ci vogliamo proporre.
Ci sono da costituire i nuovi Consigli di Amministrazione innanzitutto. Ci sono da riorganizzare gli uffici; non vuol dire che gli uffici vengono eliminati: vengono riorganizzati con le rispettive dotazioni organiche. C'è da pensare a ripristinare un rapporto virtuoso con gli Amministratori locali. C'è da pensare al nuovo Statuto. C'è da pensare ad un modello e ad uno schema di convenzione, che adesso è disarticolato e disomogeneo sul territorio, in cui si possano gestire anche gli alloggi di proprietà comunale in capo all'ATC in maniera più efficace e meno incoerente. Insomma, abbiamo una serie di cose di cui occuparci.
Cosa vuol dire tutto questo? Vuol dire che approvare questo disegno di legge consente di aprire le porte ad un processo di profondo cambiamento e di profonda riorganizzazione di quelle che sono state finora le Agenzie territoriali per la casa. Questa è l'ambizione che dobbiamo avere.
Il risparmio c'è e l'impegno è ad utilizzarlo in maniera finalizzata ma noi dobbiamo pensare che l'obiettivo strategico è questo. Ciò significa che noi riteniamo che in questo momento le Agenzie pubbliche possano e debbano svolgere ancora un ruolo fondamentale e strategico nel delineare le politiche abitative adeguate per questa Regione.
Concludo dicendo che noi abbiamo davanti - l'abbiamo ribadito in tutti i modi, in tutti gli incontri e in tutte le discussioni - l'impegno a rivedere la legge nei prossimi mesi e quindi ad attivare tutto quello che è necessario per questo tipo d'intervento per rispondere ad una domanda fondamentale; adesso non c'è più, o almeno non lo vedo, ma il Consigliere Sozzani ha posto un problema credo indispensabile da risolvere.
Il tema fondamentale, oggi, non è mica quello di costruire nuove abitazioni. Il tema politico, oggi, è quello di come migliorare l'accesso all'abitazione: questa è la questione fondamentale, in una Regione che ha un tasso di povertà in media rispetto alle altre Regioni del nostro Paese.
Però il Piemonte - e questo è un elemento che dobbiamo tenere in grande considerazione - rispetto a tutte le altre Regioni italiane presenta un tasso maggiore di quanto i costi dell'abitare incidono sui rischi dell'impoverimento. E questo è un tema che dobbiamo affrontare in maniera molto, molto profonda. Il tema, quindi, è quello di come migliorare l'accesso.
Mentre facciamo questo - e chiudo davvero, Presidente - noi abbiamo in mente, in ogni caso, degli interventi immediati successivi. Penso, per esempio, alla necessità di approvare un provvedimento nei prossimi giorni che risolva il problema di alcuni Comuni sul tema dell'assegnazione per emergenza. Nel momento in cui il termine viene a scadere, le famiglie rischiano in questo momento di essere messe per strada, non avendo alternative. Questo è un punto che nei prossimi giorni proporremo all'attenzione del Consiglio.
Proporremo certamente, Consigliere Marrone, il tema dell'autocostruzione, cercando di non affermarlo soltanto come principio ma facendo in modo che sia praticabile e che sia uno strumento per affrontare e risolvere alcuni problemi.
Nei prossimi giorni - anche se questo non riguarda in maniera specifica gli immobili di proprietà pubblica - certamente interverremo con dei bandi sul tema del sostegno all'affitto e sul tema del sostegno alla morosità incolpevole, perché anche chi in questo momento non vive negli alloggi popolari, ma negli alloggi del mercato privato, e che tuttavia soffre per la difficoltà di far fronte alle spese legate alla locazione e alla casa possa avere uno strumento per poter sostenere la propria esistenza.
Grazie a tutti per i contributi che sono stati molto utili, oggi e anche nelle settimane passate. Rivolgo un ringraziamento particolare anche agli Uffici dell'edilizia sociale che hanno lavorato con estrema attenzione, competenza e celerità per poter portare a casa questo provvedimento. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei, Assessore.
ARTICOLO 1 Emendamento rubricato n. 21 presentato dai Consiglieri Pichetto Fratin Marrone, Berutti, Vignale, Ruffino: Articolo 1 Al comma 1 bis, della legge regionale 3/2010, del disegno di legge n. 2, le parole "finalizzata alla promozione dell'edilizia sociale" sono sostituite dalle seguenti: "con il fine di sostenere l'edilizia sociale".
Come dicevo, sull'articolo 1 insiste un emendamento, rubricato al n. 21) che ha come primo firmatario il Consigliere Pichetto; seguono le firme dei colleghi Marrone, Berutti, Vignale e di un altro collega di cui non riesco a capire la grafia.
Chi desidera intervenire per l'illustrazione?



VIGNALE Gian Luca (fuori microfono)

L'emendamento è ritirato.



PRESIDENTE

L'emendamento n. 21) è ritirato.
Dunque l'articolo 1, non avendo più emendamenti, viene semplicemente votato.
Indìco la votazione palese.



VIGNALE Gian Luca (fuori microfono)

Presidente, mi scusi: prima deve chiedere se ci sono le dichiarazioni di voto.



PRESIDENTE

Annulliamo la votazione, chiedo scusa.
Scusi, Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca (fuori microfono)

Dal momento che non abbiamo il tasto per le prenotazioni d'intervento in modo tale che lei le possa vedere per tempo.



PRESIDENTE

Scusi, Consigliere Vignale: la dichiarazione di voto è una dichiarazione che il Gruppo ha il diritto di operare. Quindi non è la Presidenza che se ne deve preoccupare. Dopodiché, se lei, per maggior comodità di gestione dell'Aula, m'invita a chiedere ai Gruppi chi intenda fare la dichiarazione, lo faccio con piacere. Però la regola è quella.
Basta che ci mettiamo d'accordo: non ci sono problemi.
BONO Davide (fuori microfono) Il Presidente Cattaneo lo faceva: non ci faccia rimpiangere il Presidente Cattaneo!



PRESIDENTE

No.
A proposito: personalmente sono per interrompere determinate prassi voi stessi mi avete suggerito di cambiare e dare inizio ad una nuova stagione politica. Ma non posso essere il solo a contribuire al cambiamento: è necessario il contributo di tutti.
In ogni caso, se volete, chiederò se i Consiglieri intendono svolgere le dichiarazioni di voto: accolgo la sua intelligente proposta, Consigliere Vignale.
Do atto che il numero legale è 26.
Indìco la votazione palese sull'articolo 1.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 1 bis Emendamento rubricato n. 1) presentato dai Consiglieri Pichetto Fratin Vignale e Berutti: Dopo l'articolo 1 è inserito il seguente: "Art. 1 bis. (Modifica all'articolo 3 della l.r. 3/2010) 1. Il comma 5, dell'articolo 3, della legge regionale 17 febbraio 2010, n.
3 (Norme in materia di edilizia sociale) è sostituito dal seguente: 'Gli enti gestori verificano regolarmente il mantenimento dei requisiti per la permanenza dell'alloggio.'" Emendamento rubricato n. 12) presentato dai Consiglieri Pichetto Fratin Vignale e Berutti: Dopo l'articolo 1 del disegno di legge è aggiunto il seguente: "Art. 1 bis (Modifica all'articolo 12 della l.r. n. 3/2010) Al comma 4, dell'articolo 12, della legge regionale 17 febbraio 2010, n. 3 (Norme in materia di edilizia sociale) la parola 'quadriennale' è sostituita dalla seguente: 'quinquennale'" Emendamento rubricato n. 2) presentato dai Consiglieri Pichetto Fratin Vignale e Berutti: Dopo l'articolo 1 è inserito il seguente: "Art. 1 bis. (Modifica all'articolo 17 della l.r. 3/2010) 1. La lettera e), del comma 1, dell'articolo 17, della legge regionale 17 febbraio 2010, n. 3 (Norme in materia di edilizia sociale) è sostituita dalla seguente: 'e) a seguito della verifica di cui al comma 5 dell'articolo 3 non risulta il mantenimento dei requisiti per la permanenza dell'alloggio fatta salva la possibilità di corrispondere un canone di locazione a prezzo di mercato.'" Emendamento rubricato n. 3) presentato dai Consiglieri Pichetto Fratin Vignale e Berutti: Dopo l'articolo 1 è inserito il seguente: "Art. 1 bis. (Inserimento dell'articolo 23 bis nella l.r. 3/2010) Dopo l'articolo 23 della l.r. 3/2010 è inserito il seguente: '23 bis. (Esenzione dal pagamento della Tassa sui Servizi indivisibili) 1.1 regolamenti comunali riguardanti la Tassa sui Servizi Indivisibili prevedono l'esenzione per gli assegnatari di alloggi di edilizia sociale.'" Emendamento rubricato n. 4) presentato dai Consiglieri Pichetto Fratin Vignale e Berutti: Dopo l'articolo 1 è inserito il seguente: "Art. 1 bis. (Modifica all'articolo 24 della l.r. 3/2010) 1. Al comma 2, dell'articolo 24, della legge regionale 17 febbraio 2010, n.
3 (Norme in materia di edilizia sociale) le parole: 'di gestione dei servizi a rimborso, compreso il' sono sostituite dalle seguenti: 'di gestione del riscaldamento'".
La parola al Consigliere Vignale, per l'illustrazione congiunta dei suddetti emendamenti.



VIGNALE Gian Luca

Il nostro Gruppo, unitamente ai colleghi di Fratelli d'Italia e della Lega Nord, ha presentato alcuni emendamenti di merito. E' vero che l'Assessore ricordava come vi siano momenti distinti in cui fare attività anche di carattere normativo.
Segnalo che il tema della riorganizzazione delle ATC, che poi questo sia avvenuto compiutamente o meno (ricordo che esiste già una legge regionale che contiene un articolo sulla riorganizzazione delle ATC), è un tema che prendeva alcune mezze ore ogniqualvolta vi fosse la discussione sulla finanziaria o sull'assestamento di bilancio. Quindi nulla di nuovo sotto il sole. Che il precedente governo regionale non sia stato in grado di affrontare tutti i temi che riguardano le politiche abitative è altrettanto vero.
Vi sono due tipologie di emendamenti che abbiamo presentato, lo dico in premessa per chiedere alla Giunta e alla maggioranza un atteggiamento. Poi finita la premessa, faccio una valutazione sugli emendamenti.
Alcuni di questi emendamenti sono migliorativi della norma e altri invece sono strutturali, ma quelli sono al fondo, all'articolo 7 bis relativi a misure urgenti di carattere abitativo.
Faccio un esempio. L'emendamento n. 1), così mi attengo alle logiche regolamentali: la nostra legge regionale prevede che rispetto agli assegnatari, una volta ogni due anni, sia indispensabile un censimento di tutti gli assegnatari per verificare se costoro hanno ancora i requisiti previsti da legge regionale. Qualora - qui interviene una deliberazione si ravvisi che un assegnatario non abbia i requisiti, non accade niente, ma aspettiamo altri due anni.
Nei due anni successivi, se verifichiamo che, al secondo censimento non ha di nuovo i requisiti, sarà "propi fol", perché uno che ha - faccio un esempio - 200 mila euro sul conto corrente avendo una casa popolare viene scoperto lo scorso anno, ma noi non gli possiamo fare assolutamente nulla. Dobbiamo attendere il secondo censimento (che sta avvenendo in questi giorni) e se lui quei 200 mila euro, che due anni fa aveva sul conto corrente e non li ha spostati su quello di qualcun altro, allora possiamo intervenire.
Il nostro emendamento n. 1) dice: "Gli enti gestori verificano regolarmente il mantenimento dei requisiti per la permanenza dell'alloggio".
Oggi, i sistemi informativi ci garantiscono un'attività di monitoraggio costante dell'esistenza dei requisiti molto più che il censimento biennale.
Allora, per esempio, anche se interviene nella razionalizzazione delle ATC a noi questo sembra un emendamento di buon senso.
Presidente, continuo sugli emendamenti dell'articolo 1 bis, oppure mi fermo?



PRESIDENTE

Se vuole illustrare tutti gli emendamenti dell'articolo 1 bis, pu procedere nell'illustrazione.



VIGNALE Gian Luca

Procedo con l'illustrazione di tutti gli emendamenti dell'articolo 1 bis.
Dicevo, l'articolo 2 è collegato all'articolo 1 e cioè, prevede che se con la verifica puntuale, verifichiamo che c'è un assegnatario che non ha più i requisiti ai termini di legge, non diciamo che viene allontanato perché sarebbe in questo momento prima della riforma della norma una... Ma diciamo che risulta non avere la permanenza dell'alloggio, fatto salvo il pagamento di un canone commerciale. Cioè, a noi sembra che se uno ha una seconda casa, se ha dei redditi elevati, eccetera e se vuole rimanere all'interno di quell'abitazione per evitargli anche il trauma di un trasloco, o quant'altro, paga quello che pagherebbe in una casa normale.
Questo garantirebbe un incasso, ovviamente, maggiore per l'ATC.
L'emendamento n. 3) prevede l'esenzione per gli assegnatari di edifici di edilizia sociale dal pagamento della TASI.
Sembra un aspetto poco rilevante ma, come i colleghi ben sanno, la TASI è regolamentata da singoli regolamenti comunali. Quindi, potremmo avere il Comune di Torino che fa pagare la TASI ai propri assegnatari; questo lo dico perché, nonostante l'Amministrazione comunale abbia garantito che ci non avverrà, chiunque abbia voglia, anche on line oggi, in questo momento di leggersi il regolamento, vedrà che esiste un articolo relativo alle esenzioni, ma gli inquilini di edilizia sociale non sono previsti fra i soggetti esenti, ricordando che non è una tassa di proprietà, ma è una tassa su servizi indivisibili, quindi che pagano tutti.
Qualora invece un'altra Amministrazione comunale decidesse di trattare i residenti di un alloggio di edilizia popolare al pari di tutti gli altri residenti, è evidente che dovrebbero pagarla.
Allora, mi sembra che vi sarebbe un poco comprensibile contraddizione fra quello che è un intervento di edilizia sociale e, invece, quella che sarebbe una richiesta di pagamento di una tassa che sarebbe superiore al canone di affitto che gli inquilini oggi andrebbero a pagare.
L'emendamento n. 4) è semplicemente relativo al Codice Civile. La legge regionale n. 3/2010 prevede che gli affittuari degli edifici di edilizia pubblica partecipino alle assemblee di condominio non soltanto per il riscaldamento, come è corretto che sia e come il Codice Civile e il regolamento degli inquilini prevedono, ma per tutto. Quindi se c'è da fare un intervento di manutenzione straordinaria, ancorché ATC sia proprietaria dal 51% al 100% di quell'immobile, l'assegnatario partecipa e vota. Mi sembra che votare, su questioni di pertinenza del portafoglio altrui non sia accettabile. E' un aspetto che il Codice Civile giustamente distingue perché voto se intervengo su una cosa che pago, come il riscaldamento, ma non voto se si tratta di una cosa che paga un terzo, cioè la collettività.
Quindi mi sembra che questo sia un altro emendamento di buon senso che potrebbe/dovrebbe essere accolto.
L'emendamento n. 12), in realtà, appare poco sensato, nel senso che sostituisce la parola "quadriennale" con "quinquennale". Vi è un motivo: il comma 4 dell'articolo 12 della legge n. 3 ha previsto, quando è stata votata, cioè nel 2010, che tutti i contratti di affitto quest'anno (perch sono passati quattro anni) debbono essere rinnovati.
Allora, la media di un rinnovo di un contratto di affitto è di circa 178 euro.
Se quest'emendamento non viene accolto, e quindi posticipiamo almeno di un anno la registrazione dei contratti come previsto dalla legge, la pubblica amministrazione, cioè le singole ATC, spenderanno svariate centinaia di migliaia di euro per registrare i contratti di affitto (178 euro per 50 mila).
Personalmente capisco se lo fa un privato che ha stipulato un contratto "quattro più quattro", per cui al termine dei quattro anni rinnova il contratto di affitto; lo capisco molto meno nei confronti dell'edilizia pubblica, perché se il signore Gianluca Vignale ha i requisiti per rimanere all'interno di quell'edificio, e non si inizia alcun intervento, noi andremo a spendere svariate centinaia di migliaia di euro inutilmente, cioè le regaleremmo all'amministrazione centrale, perché è una tassa che si paga allo Stato, quindi regaleremmo inutilmente molte, molte e molte migliaia di euro.
Questi sono gli emendamenti all'articolo 1 bis che abbiamo presentato per dimostrare che ci possono anche essere tempi distinti in cui affrontare le emergenze.
Come abbiamo detto in apertura, quando è una priorità si affronta almeno con misure tampone o con misure urgenti (come si definiscono).
In questo caso, per chi volesse leggerli, noi abbiamo lasciato quelle che sono misure urgenti con emendamenti all'articolo 7 bis. Si tratta, in questo caso come in altri casi, di emendamenti di merito sulla norma che colgono l'occasione: c'è un provvedimento legislativo che arriva in Aula, e già che passa avrà degli aspetti di buonsenso che la Giunta ha presentato.
Noi, quindi, ci permettiamo di aggiungere altri aspetti di buon senso.
Perché riteniamo fondamentale, rispetto all'atteggiamento che il nostro Gruppo consiliare terrà, gli emendamenti che abbiamo presentato? Perch come abbiamo avuto modo di illustrare, sono emendamenti che non cambiano di una virgola, non hanno un risvolto politico, ma hanno un risvolto di mero buon senso: requisiti in qualunque momento e non una volta ogni quattro anni per la decadenza; canone a prezzo di mercato (se non ho più i requisiti, per quale motivo devono rimanere a 90 euro se ho, com'è avvenuto, 200 mila euro sul mio conto bancario? O perché, se possiedo una Maserati, devo continuare ad avere un canone di edilizia sociale al minimo?); non partecipazione all'assemblea di condominio perché non c'è titolo, neanche da parte del Codice Civile, che garantisca, ad un affidatario, di partecipare e di spendere le risorse del proprietario l'esenzione della TASI e la posticipazione di un anno per far sì che quando l'Assessore presenterà una riforma più generale, leviamo questo concetto poco sensato del rinnovo dei contratti di affitto.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Vignale.
Non essendoci altre richieste d'intervento, ringrazio il Consigliere Vignale per avere illustrato contestualmente gli emendamenti n. 1), 2) 12), 3) e 4).
Dichiaro aperta la discussione generale sull'articolo e sugli emendamenti.
Non essendoci interventi, la parola all'Assessore Ferrari per il parere alla Giunta.
Prego, Assessore.



FERRARI Augusto, Assessore alle politiche sociali, della famiglia e della casa

Il parere è contrario, da parte della Giunta, perché sono tutte materie, anche di buonsenso, che verranno affrontate a tempo debito nel percorso che noi abbiamo già delineato qui e in Commissione.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Procediamo con le votazioni.



VIGNALE Gian Luca

Chiedo che la votazione degli emendamenti avvenga per appello nominale.



(Alla richiesta del Consigliere Vignale si associano i Consiglieri Sozzani e Graglia)



PRESIDENTE

Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 1, sul quale l'Assessore Ferrari, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 47 Consiglieri votanti 46 Consiglieri hanno votato SI 16 Consiglieri hanno votato NO 30 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 2, sul quale l'Assessore Ferrari, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 48 Consiglieri votanti 46 Consiglieri hanno votato SI 17 Consiglieri hanno votato NO 30 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 12, sul quale l'Assessore Ferrari, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 47 Consiglieri votanti 46 Consiglieri hanno votato SI 16 Consiglieri hanno votato NO 30 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 3, sul quale l'Assessore Ferrari, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 49 Consiglieri votanti 48 Consiglieri hanno votato SI 17 Consiglieri hanno votato NO 31 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 4, sul quale l'Assessore Ferrari, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 49 Consiglieri votanti 48 Consiglieri hanno votato SI 17 Consiglieri hanno votato NO 31 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva.
ARTICOLO 2 Consigliere Vignale, le pongo una domanda, gentilmente. In ordine agli emendamenti rubricati n. 22), 23), 5), 24), 6), 7), 25), 8), 9), 10) e 11) vuole svolgere un unico intervento?



(Il Consigliere Vignale fa un cenno di diniego)



PRESIDENTE

Chiedo chi desidera intervenire per l'emendamento rubricato n. 22).
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Sozzani; ne ha facoltà.



SOZZANI Diego

Visto il numero degli emendamenti presentati da più persone, chiedo se è possibile una sospensione di cinque minuti, per poterci coordinare.



PRESIDENTE

L'Aula acconsente.
Pertanto, la seduta consiliare è interrotta per cinque minuti.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 12.31 riprende alle ore 12.45)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Dato che si stanno prolungando i cinque minuti di sospensione e la loro discussione sta proseguendo - altresì, nell'intervallo, precisamente alle ore 13.30, è convocata la I Commissione - è inutile stare qui ad aspettare.
Pertanto, la seduta è terminata.
Ricordo che la I Commissione si svolgerà in Sala Morando e che alle ore 14.30 avrà inizio il question time. Grazie.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12.46)



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