Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.58 del 14/04/15 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE RUFFINO



(I lavori iniziano alle ore 14.35 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione a risposta immediata n. 417 presentata dal Consigliere Berutti, inerente a "Soppressione treni intercity sulla tratta Genova Torino"


PRESIDENTE

Buongiorno, colleghi. Iniziamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 417, presentata dal Consigliere Berutti, che ha la parola per l'illustrazione.



BERUTTI Massimo

Grazie, Presidente.
Sono emerse numerose segnalazioni in merito a notizie circa il fatto che Trenitalia voglia sopprimere numerosi treni intercity nella tratta Torino-Genova. Questo onestamente ci ha lasciati tutti abbastanza sbigottiti (anche io sono un fruitore di quella tratta).
A parte questo, quella è una tratta assolutamente molto frequentata ed è una tratta che in ogni ora della giornata vede un'intensità di viaggiatori molto alta.
L'Assessore avrà modo di rispondere e di chiarire, però ritengo che se Trenitalia è determinata ad andare avanti su questa linea, naturalmente la Regione Piemonte in qualche modo deve intervenire. Posso capire che talvolta si intervenga su linee minori che probabilmente hanno delle intensità di trasporto diverse, pur creando delle criticità.
In questo caso, invece, parliamo veramente di direttrici di assoluta importanza, quindi mi auguro che possano essere solo delle "uscite" magari relative a delle riorganizzazioni e che quindi siano state male interpretate dai pendolari.
Se così non fosse, naturalmente ci muoveremo anche su altri fronti però certamente in questo momento accolgo con interesse la risposta dell'Assessore.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Balocco per la risposta.



BALOCCO Francesco, Assessore ai trasporti

Grazie, Presidente.
Signori Consiglieri, in ordine all'interrogazione in oggetto, la Regione Piemonte, d'intesa con la Regione Liguria, aveva nei mesi scorsi rinnovato la richiesta al MIT di una rimodulazione dei treni/km assegnati a tali Intercity, ritenuti ridondanti rispetto alla nuova offerta cadenzata e velocizzata sulla medesima tratta dei treni regionali veloci (Torino Genova), al fine di sopperire a carenze di collegamenti ferroviari tra il Piemonte e la Liguria, in particolare sulla Cuneo-Ventimiglia e sulla Torino-Savona-Ventimiglia.
Com'è noto, nell'incontro con Assoutenti, che si è svolto il 13 febbraio scorso, era stata ipotizzata una soluzione che prevedeva il mantenimento di quattro delle otto corse Intercity oggi in servizio sulla Torino-Genova, per non penalizzare la mobilità degli utenti della linea (con la ridefinizione degli orari), oppure, in subordine, l'assegnazione delle intere risorse equivalenti in capo alla Regione Piemonte.
L'utilizzo in capo alla Regione Piemonte di tali risorse verrebbe orientato al potenziamento dell'offerta dei Regionali Veloci sulla Torino Genova e, nel contempo, per aggiungere coppie di treni sulla Cuneo Ventimiglia (soprattutto in funzione dei prossimi lavori di messa in sicurezza della linea), nonché sulla Torino-Savona-Ventimiglia nel periodo invernale.
Sulla base di tale intesa è stata riformulata la richiesta al MIT che al momento, non ha avuto riscontro. Un incontro urgente è stato richiesto al Ministro dei Trasporti Del Rio per chiarire la problematica.
Alla luce di quanto sopra, la ventilata ipotesi di una soppressione unilaterale senza contropartita degli Intercity sulla Torino-Genova non trova alcun riscontro ufficiale da parte ministeriale e non potrebbe che trovare l'opposizione della Regione Piemonte.


Argomento: Musei

Interrogazione a risposta immediata n. 413 presentata dal Consigliere Appiano, inerente a "Conservazione e future possibilità di fruizione delle collezioni del Museo regionale di Scienze naturali"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione a risposta immediata n. 413, presentata dal Consigliere Appiano, che ha la parola per l'illustrazione.



APPIANO Andrea

Grazie, Presidente.
Ogni tanto torniamo a parlare del Museo di Scienze Naturali e questa volta l'oggetto dell'interrogazione è qualche chiarimento in merito ad una lettera che il Conservatore onorario - tal Guido Pagliano - ha indirizzato nel dicembre scorso al Ministero, denunciando una gravissima pericolosità della situazione per quanto attiene alla conservazione soprattutto della collezione degli insetti, ma non solo.
Cito testualmente: "Si constata poca attenzione dimostrata negli ultimi anni verso questo settore, parallelamente all'assenza di entomologi con pieno titolo che svolgano questa importantissima attività". Poi la lettera prosegue, individuando alcuni interventi strutturali e pratico organizzativi che, a detta dello scrivente, sarebbero necessari. Dopodich si conclude con un atto di sfiducia e l'abbandono di questa onorificenza il rifiuto di questa onorificenza.
A seguito di quella lettera nel mese di febbraio il Ministero dell'Ambiente e Tutela del Territorio e del Mare ha scritto alla Regione e alla Direzione del Museo Regionale per capire se queste criticità conservative sono ancora attuali e, soprattutto, per verificare il permanere dei requisiti previsti da un decreto del Ministro dell'Ambiente del 1994, per l'iscrizione del nostro Museo in un importantissimo registro di istituzioni scientifiche.
Tra l'altro, rammento che, ove mai questo Museo venisse cancellato da questo registro istituito per decreto, che recepisce una convenzione internazionale siglata a Washington alcuni anni fa, tutta una serie di collezioni verrebbero poste sotto sequestro e diventerebbe assai difficile anche il prestito delle collezioni medesime.
Peraltro, ho testimonianza diretta della evidente difficoltà da parte di ricercatori di poter accedere alle collezioni; il che è dovuto al fatto che il Museo è chiuso ed inagibile. I lavori sono in corso, quindi attualmente anche la praticabilità dei locali è davvero complessa.
Dobbiamo evitare in tutti i modi che avvenga la cancellazione da questo registro del nostro Museo, altrimenti oltre al danno seguirebbe la beffa.
Quindi, l'oggetto dell'interrogazione è capire se è stato dato riscontro alla richiesta di chiarimenti che il Ministero ha indirizzato a fine febbraio e se persiste questa criticità nella conservazione dei reperti in pendenza di chiusura della struttura sia al pubblico sia in buona parte agli operatori, che con grande difficoltà e centellinati possono accedere alle collezioni medesime.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Parigi per la risposta.



PARIGI Antonella, Assessore alla cultura

Grazie, Presidente.
La risposta è strutturata in due punti. Il primo punto attiene alla garanzia della corretta conservazione delle collezioni.
Il Museo Regionale di Scienze Naturali ha garantito fin dai mesi successivi all'esplosione una corretta conservazione delle collezioni. Il personale curatoriale usufruisce settimanalmente di un permesso in deroga stante il permanere dell'agibilità dell'edificio, che consente un accesso contingentato al Museo, peraltro presidiato da personale di sicurezza finalizzato alle attività di conservazione delle collezioni presenti nei depositi e nelle sale espositive (vedasi nota di risposta alla lettera del Ministero dell'Ambiente del 3 marzo 2015, che consegnerò).
Si rammenta comunque che, stante l'inagibilità della sede del Museo l'accesso allo stesso è dal giorno dello scoppio sottoposto all'autorizzazione della Direzione Patrimonio.
Il Museo e l'Università degli Studi di Torino sono in fase di elaborazione di un accordo quadro e di successive convenzioni con i Dipartimenti universitari interessati per poter disporre di professionalità specialistiche atte a sostenere ed integrare il personale presente nelle Sezioni con riferimento alle attività di conservazione.
Però quanto attiene, invece, alla fruizione da parte del pubblico degli specialisti, il Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino, al fine di garantire la fruizione da parte del pubblico dei ricercatori e di quanto specialistico delle collezioni sta predisponendo, in collaborazione con l'Università degli Studi di Torino e, in particolare, con alcuni membri del Comitato Scientifico del Museo, una procedura ben definita e codificata per consentire ai succitati studiosi un ingresso contingentato in un preciso luogo del Museo, per rispondere alle richieste di studio di materiale a scopo scientifico. Tale procedura vivrà fintanto che il Museo non sarà riaperto.
Lo spazio scelto è l'aula didattica sita al piano terra adiacente al cortile della farmacia. Nell'aula troveranno posto diversi microscopi. Gli studiosi interessati potranno, dietro prenotazione, fare richiesta di accesso, che verrà accordata tenendo conto della disponibilità dello spazio, che sarà a rotazione tra le varie Sezioni del Museo. Il calendario sarà predisposto di concerto tra i Conservatori, alla luce comunque dei permessi che verranno concessi dalle autorità preposte.
Aggiungo, come riflessione personale, che - come già detto in alcune Commissioni - è allo studio e verrà attuata a breve la proposta di una nuova forma di governance per quanto riguarda il Museo Regionale delle Scienze.


Argomento: Informazione - Tutela dagli inquinamenti atmosferici ed acustici

Interrogazione a risposta immediata n. 421 presentata dal Consigliere Grimaldi, inerente a "Amianto - Condividere i dati per un'informazione libera"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 421 presentata dal Consigliere Grimaldi, che ha la parola per l'illustrazione.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Nell'edizione online di Wired del 9 aprile scorso c'è stato un interessantissimo - non so se i colleghi l'abbiano letto né se l'abbia letto il Presidente - lavoro sulla mappatura dell'amianto in Italia: un reportage incredibile, se ci pensate, fatto da una testata che, tra l'altro, da mesi sta chiedendo l'accesso agli atti in tutte le Regioni italiane.
Wired sta cercando di mettere insieme una mappa interattiva ed accessibile, partendo dai dati e dai rilevamenti effettuati dai Ministeri e dalle Regioni.
Come sapete, l'Agenzia Regionale dell'Ambiente (ARPA) ha dettagliato ufficialmente 107.000 coperture individuate tramite il telerilevamento al 5 novembre 2014, di cui più o meno 23.000 verificate in campo. Abbiamo da poco, proprio in quest'Aula, fatto una giornata intera di discussione sul tema con tutti gli attori del territorio, le associazioni, i sindacati e le nostre ASL, individuando appunto più di 12.956 siti. Ciò nonostante, l'ARPA non ha purtroppo risposto all'accesso ai dati formulato da Wired il 29 dicembre 2014. Quindi, di fatto, la testata conosce i numeri generali perché quelli sono stati esposti, ma siamo una delle poche Regioni italiane (basta vedere la mappatura) a non aver concesso l'accesso diretto.
Purtroppo oggi in Aula vi è solo l'Assessore Valmaggia, che immagino risponderà per la parte ambientale: qui dentro, però, c'è un problema anche più generale dei big data, una riflessione più generale di come sono fruibili i dati, soprattutto su temi così sensibilmente importanti.
Le domande richiedevano le coordinate geografiche e gli indirizzi dei 12.956 siti dove è stata riscontrata dall'ARPA la presenza dell'amianto; la destinazione d'uso di questi 1.129.956 stabili; l'estensione delle coperture dei 12.000 siti e la relativa distanza dai centri urbani.
Secondo me sarebbe opportuno rispondere a Wired, che è una grande testata internazionale e che, a mio parere, è un pregio che faccia ancora questo tipo di inchieste fruibili anche da parte di un pubblico diverso da tutti quelli che sono specializzati. In generale, mi chiedo se non sia il caso che su questi delicatissimi temi ci sia un utilizzo diverso dei big data e degli strumenti.
Personalmente credo che sia normale che un'istituzione debba rispondere alle richieste di accesso agli atti fatte dagli organi di informazione, ma secondo me più in generale questo ci fa uscire dal seminato e dire che forse, su questi temi, l'ARPA dovrebbe rendere i dati fruibili al grande pubblico.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Valmaggia per la risposta.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'ambiente

Grazie, Presidente.
In merito all'interrogazione del Consigliere Grimaldi, pur condividendo la richiesta di rendere pubblici e patrimonio della collettività i dati ambientali in senso lato (nello specifico, quelli della tematica dell'amianto), segnalo che, rispetto alle richieste ad ARPA Piemonte, poco prima di Natale (il 22 dicembre), il giornalista Davide Mancino, che ha fatto questo articolo, dopo aver scritto ad ARPA, incontrava il Direttore facendogli un'intervista e venivano inviate a Davide Mancino le immagini ad alta risoluzione della mappatura dell'amianto in Piemonte elaborate dall'Agenzia.
Il 22 dicembre il giornalista ha chiesto proprio i dati dei 12.956 siti; il 12 gennaio veniva inviata al giornalista una cartella compressa contenente due shape file: una corrispondente all'area totale di studio regionale con tutte le sezioni cartografiche analizzate, l'altra con i Comuni piemontesi totalmente o parzialmente ricadenti nell'area e mappati col telerilevamento. Quello stesso giorno, il giornalista ringraziava per le informazioni ricevute.
Il problema di questi dati è che la mappatura è partita da un lavoro di telerilevamento fatto con immagini del periodo 2009-2011, sulle quali poi si è provveduto a fare delle verifiche con sopralluoghi mirati per valutare la natura delle coperture e raccogliere informazioni sulla proprietà sull'uso degli stabili, sull'estensione delle coperture e sulla distanza dei centri abitati.
Il lavoro si è sviluppato in due fasi, di cui quella più semplice è il telerilevamento, cui sono seguite le rilevazioni fatte in loco, che hanno richiesto più tempo.
Il sistema di mappatura, ispezione e censimento, quindi, è un lavoro in continuo aggiornamento nel tempo, perché le immagini riguardano appunto il biennio 2009-2011, mentre i rilievi e i sopralluoghi sono in corso a partire dal 2013, dunque è anche possibile che alcune coperture di amianto possano oggi venire escluse a seguito del sopralluogo dopo la segnalazione attraverso il telerilevamento.
Aggiungo che, nei mesi scorsi, il Comitato di Direzione Amianto, che è costituito dai rappresentanti delle Direzioni regionali Ambiente e Sanità ARPA Piemonte e ASL di Alessandria, ha avviato la stesura del nuovo Piano regionale amianto, la cui revisione predisposta nel 2009 non era stata discussa dal Consiglio regionale. Tale Piano regionale amianto è arrivato alla fase di chiusura proprio in questi giorni. Uno degli obiettivi della sezione del Piano relativa alla mappatura prevede proprio la pubblicazione e la possibilità di consultazione dei dati dei siti che sono stati mappati e censiti, quindi stiamo lavorando anche col Piano dell'amianto per arrivare a quella giusta richiesta che il Consigliere Grimaldi ha segnalato oggi. Grazie.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta immediata n. 412 presentata dalla Consigliera Chiapello, inerente a "Stipendi dei dipendenti delle cooperative della provincia di Cuneo"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 412 presentata dalla Consigliera Chiapello, che ha la parola per l'illustrazione.



CHIAPELLO Maria Carla

Grazie, Presidente.
Ho deciso di presentare quest'interrogazione dopo essere venuta a conoscenza di quanto sta accadendo, da qualche mese, in provincia di Cuneo in alcune scuole.
Un centinaio di dipendenti di alcune cooperative sono senza stipendio oramai dal mese di ottobre: si tratta, principalmente, di donne laureate che hanno dei contratti part-time e che lavorano all'interno delle scuole come assistenti all'autonomia. Che cosa significa? Questi lavoratori assistono i bambini non autonomi a spostarsi nella scuola: per intenderci li aiutano, ad esempio, ad andare in bagno, a muoversi nelle aule o li accompagnano nelle gite scolastiche.
È un lavoro che considero molto importante e fondamentale in una società che dà importanza all'individuo e desidera che i soggetti diversamente abili abbiano le medesime possibilità degli altri.
Detto questo, le cento persone che svolgono questo lavoro così importante non vengono pagate da mesi perché la Regione non ha trasferito i fondi alla Provincia, che è l'Ente predisposto al pagamento, la quale ha potuto anticipare solo il 10% della somma.
Nei giorni scorsi, in Consiglio comunale di Cuneo è stato predisposto un documento in cui si chiede alla Provincia e alla Regione di saldare il dedito.
Con questa interrogazione vorrei semplicemente sapere con quali tempistiche avverranno i pagamenti, poiché le cooperative e i loro dipendenti sono ormai allo stremo. Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Pentenero per la risposta.



PENTENERO Giovanna, Assessore al lavoro

Grazie, Presidente.
In riferimento all'interrogazione della Consigliera Chiapello, vorrei innanzitutto spiegare all'interno di quale cornice noi ci troviamo. La legge n. 62 attribuisce alle Province la competenza sull'assistenza scolastica, e la legge regionale n. 28 stanzia le risorse in favore delle Province per l'attività prevista, appunto, dalla legge n. 62.
Le risorse che sono state assegnate nel 2014 ammontano a dieci milioni (il totale è sulle otto province, ovviamente).
I pagamenti, a seguito della rendicontazione delle Province, avverranno successivamente ai pagamenti del dl n. 35 (oggi il Presidente e il Vicepresidente sono a Roma per chiudere, appunto, il percorso legato ai pagamenti del DL n. 35): pagheremo le spettanze riguardanti il 2013, per un totale di circa tre milioni e 700.000 euro. Ciò significa che sulla Provincia di Cuneo, rispetto al DL n. 35, arriverà un importo di circa 500.000 euro e lo stesso importo, più o meno, arriverà nel 2015, sulle spettanze 2014.
I tempi di pagamento sulle spettanze 2014, che saranno erogati ovviamente nel 2015, in questo momento non sono stati ancora definiti.
Mentre è abbastanza certo, ormai, l'approssimarsi del pagamento legato al DL n. 35, e quindi le spettanze del 2013.


Argomento: Rapporti delle Regioni con l'ordinamento comunitario - Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Interrogazione a risposta immediata n. 416 presentata dal Consigliere Vignale, inerente a "Situazione Spesa Fondi Comunitari 2007-2013"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione a risposta immediata n. 416, presentata dal Consigliere Vignale, che ha la parola per l'illustrazione.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Come i colleghi e l'Assessore sanno, questo è un anno un po' delicato perché entro il 31/12/2015 è indispensabile, per tutti i fondi strutturali che la Regione utilizza, presentare la rendicontazione, pena la perdita delle risorse.
Visto che la nostra Nazione è, ahimè, nota per non saper utilizzare tutte le risorse che l'Europa concede - abbiamo un saldo negativo di quasi quattro miliardi di euro ogni anno fra quelle che sono le risorse utilizzate provenienti dall'Europa e quelle che, invece, sono le risorse che lo Stato italiano conferisce all'Unione Europea per la costituzione del proprio bilancio - ci pare estremamente opportuno che si segua con un monitoraggio costante quello che è l'andamento dell'utilizzo (ma, in questo periodo, soprattutto della rendicontazione) dei fondi europei.
In questo momento (ma è un tema che, peraltro, abbiamo già sottolineato in sede di III Commissione consiliare) ci pare che le risorse che rischiano di essere più "indietro" nella spesa, e quindi nell'attività di rendicontazione, siano quelle relative al Fondo Sociale Europeo. Quindi vorremmo avere contezza dall'Assessore rispetto a quello che è l'andamento dell'utilizzo del Fondo Sociale Europeo e la situazione effettiva oggi e quella previsionale al 31/12/2015.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Pentenero per la risposta.



PENTENERO Giovanna, Assessore all'istruzione

Grazie, Presidente.
Credo sia utile prestare attenzione rispetto al livello di spesa delle risorse comunitarie perché i due strumenti operativi (POR FSE e POR FESR) hanno sempre permesso alla nostra Regione di realizzare tutte le misure previste all'interno degli stessi. Addirittura, abbiamo sempre raggiunto performance importanti.
Le risorse che la nostra Regione non è in grado di spendere e che afferiscono ai Fondi comunitari appartengono ad altri obiettivi e ad altre misure che non sono certamente il FESR o il FSE, come sicuramente il Consigliere sa.
In merito alla programmazione che si sta concludendo - è giusto sottolineare gli aspetti che sono stati evidenziati nell'interrogazione - è importante sottolineare il livello di certificazione, proprio perché siamo alla soglia della nuova programmazione, che sarebbe dovuta partire nel 2014 ma che, invece, partirà nel 2015.
Per quanto riguarda i dati della certificazione della spesa al 31/12/2014, come si può rilevare dal sito dell'Agenzia per la Coesione Sociale (se il Consigliere riterrà, gli invierò direttamente i dati presenti sul sito), si evidenzia una performance molto importante della nostra Regione per la programmazione 2007-2013, sia in termini assoluti sia in raffronto ad altre Regioni.
Al 31/12/2014, come ho detto, il target che il CIPE ci aveva richiesto era di 783.453.120 euro. Il risultato è stato di 825.532.372,95, superando di 6,9% l'obiettivo che era stato richiesto.
Ad oggi la spesa certificata ammonta all'82,5%. La Regione Emilia Romagna - la cito come esempio - ha un certificato del 79%. Dunque, siamo assolutamente in linea. Anzi, come dicevo prima, siamo addirittura al di sopra della media nazionale.
La media nazionale, come dicevo, si aggira al 77%, e noi oggi ci attestiamo all'82%.
I dati riportati sul sito (riaggiornati al 28/02/2015) evidenziano addirittura un superamento rispetto al target precedente, e arriviamo al 91,86%. Inoltre, c'è un "impegnato" - sto parlando della spesa certificata superiore al 100%.
Siamo dunque assolutamente in linea, anche rispetto ai tempi previsti per la chiusura della programmazione 2007-2013.


Argomento: Bilancio - Finanze - Credito - Patrimonio: argomenti non sopra specificati

Interrogazione a risposta immediata n. 420 presentata dalla Consigliera Frediani, inerente a "Utilizzo fondi tesoretto olimpico"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 420 presentata dalla Consigliera Frediani, che ha la parola per l'illustrazione.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Parliamo dei fondi del cosiddetto "tesoretto olimpico", cioè dei fondi risparmiati dall'evento delle Olimpiadi che ha riguardato Torino e provincia nel 2006.
Questi fondi sono stati assegnati attraverso la legge n. 65 dell'8 maggio 2012 alla Fondazione 20 Marzo 2006. Tale legge deve occuparsi di utilizzare correttamente le somme rimanenti dalla gestione delle Olimpiadi principalmente per assolvere i debiti pregressi (quindi, liquidare i debiti rimasti dopo l'evento), per interventi di manutenzione straordinaria e per la riqualificazione degli impianti.
In questi anni, abbiamo assistito a un susseguirsi di informazioni in merito all'utilizzo di questi fondi. Pur rimanendo alcune criticità legate in particolar modo ad alcuni impianti, il caso più eclatante è quello della pista per bob, che rimane inutilizzata anche perché privata del liquido che consente la refrigerazione della pista, oltre ovviamente al trampolino, che tutti noi ben conosciamo, che anche giace utilizzato.
Non dico che ci siamo stupiti, ma ci siamo un po' preoccupati quando abbiamo appreso dell'accordo, risalente ad una decina di giorni fa, seguito ad un incontro tenutosi nel comune di Cesana, se non sbaglio, cui hanno partecipato anche esponenti della Giunta (il Presidente Chiamparino in primis e l'Assessore Reschigna), che ha determinato l'utilizzo di questi fondi per un piano di investimenti, il quale prevede soprattutto il coinvolgimento della Via Lattea.
Per concludere, con la nostra domanda attraverso questa interrogazione vorremo sapere se questo piano di investimenti sia coerente con le finalità della legge n. 65/2012, quindi con le finalità della Fondazione 20 Marzo 2006; poi, ovviamente, approfondiremo in merito all'equità di trattamento dei soggetti che dovrebbero essere coinvolti nei provvedimenti. Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Pentenero per la risposta.



PENTENERO Giovanna, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
In riferimento alla presente interrogazione si precisa quanto segue.
Visto l'articolo 2, comma 1, della legge n. 21/2006, per il quale la Regione Piemonte ha promosso, con il Comune di Torino e la Provincia di Torino, la costituzione della Fondazione 20 Marzo 2006 "per le finalità di cui all'articolo 1", per il quale si intende "favorire lo sviluppo economico regionale post-olimpico, contribuendo altresì a quello ultraregionale, con particolare riferimento alle attività turistiche sportive, culturali e sociali".
Secondo l'articolo 2, commi 2 e 3, della legge n. 21/2006, "la Fondazione ha lo scopo di amministrare il patrimonio mobiliare ed immobiliare costituito dai beni realizzati, ampliati o ristrutturati in occasione dei XX Giochi Olimpici Invernali Torino 2006 nonché dei IX Giochi Paralimpici Invernali e conferiti alla Fondazione medesima, favorendone l'utilizzazione e lo sfruttamento. La Fondazione, inoltre, può amministrare anche altri beni mobili e immobili pervenuti alla stessa in qualsiasi forma e destinati ad attività turistiche, sportive, sociali o ricettive e culturali ovunque ubicati".
La Fondazione 20 Marzo 2006 è stata costituita in data 20 settembre 2006 da Regione Piemonte, Provincia di Torino ora Città metropolitana Città di Torino, con la partecipazione del Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI) per dare continuità alla gestione del patrimonio immobiliare e mobiliare, eredità dei Giochi Olimpici Invernali di Torino 2006.
Ai sensi del proprio statuto, la Fondazione 20 Marzo 2006 opera quale ente di diritto privato; l'attività della Fondazione è finalizzata a favorire lo sviluppo economico regionale ed ultraregionale, con particolare attenzione alle attività turistiche, sportive, culturali e sociali attraverso la gestione del proprio patrimonio; nello specifico, la Fondazione ha lo scopo di amministrare il patrimonio mobiliare ed immobiliare costituito dai beni realizzati, ampliati o ristrutturati in vista dei Giochi Olimpici Invernali di Torino 2006 e dei IX Giochi Paralimpici Invernali e conferiti alla Fondazione medesima, favorendone l'utilizzazione e lo sfruttamento.
La legge 8 maggio 2012, n. 65, recante "Disposizioni per la valorizzazione e la promozione turistica delle valli e dei comuni montani sede dei siti dei Giochi Olimpici Invernali 'Torino 2006", assegna le seguenti funzioni a Fondazione, ai sensi dell'articolo 1, comma 2: "La Fondazione 20 Marzo 2006 individua, sentiti il commissario liquidatore dell'Agenzia Torino 2006 e i rappresentanti dei comuni dei territori montani ove sono ubicati gli impianti di cui all'allegato 1 della legge 285/2000, la tipologia e la priorità degli interventi".
La legge n. 65/2012 ha carattere di assoluta eccezionalità e, come tale, richiede che la definizione delle nozioni di intervento contemplate dalla legge non possa prescindere dalla considerazione di contesto normativo a cui la stessa legge n. 65/2012 aderisce, ovvero la legge regionale n. 21/2006.
Ancorché non necessario, la Fondazione, già nel 2013, aveva intrapreso un processo di revisione del proprio statuto che, oltre ad altre modifiche prevedesse anche l'inserimento di uno specifico riferimento alla funzione assegnatale dalla legge n. 65/2012.
Tale processo fu sospeso in attesa del percorso, avviato nel 2013, di approfondimento di carattere giuridico e contabile presso le Istituzioni completato con la richiesta di parere alla Corte dei Conti sul tema delle valutazioni dei diritti conferiti; dall'esito di questo parere si sono potute desumere le più rappresentative modalità di esposizione in bilancio dei diritti medesimi.
All'esito della suddetta deliberazione della Corte dei Conti, è ripreso il processo di revisione dello statuto e, dopo ulteriori valutazioni e approfondimenti in ordine alle altre modifiche, il Consiglio di Amministrazione ha deliberato all'inizio del 2015 di trasmettere le proposte di modifiche statutarie agli Enti Fondatori per l'iter procedurale necessario e i successivi adempimenti.
Le comunicazioni di riferimento inviate ai Fondatori sono due lettere una di gennaio e l'altra di febbraio.
Alla luce di quanto esposto, la gestione dei fondi del "tesoretto olimpico" (intendendo per gestione l'individuazione, la tipologia e la priorità degli interventi) è compatibile con le finalità della legge n.
65/2012 e con lo statuto della Fondazione 20 Marzo 2006.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Interrogazione a risposta immediata n. 415 presentata dal Consigliere Valle, inerente a "Demolizione di antico edificio adibito a casa parrocchiale presso borgata col San Giovanni"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 415 presentata dal Consigliere Valle, che ha la parola per l'illustrazione.



VALLE Daniele

Grazie, Presidente.
Questa interrogazione riguarda la prevista demolizione di un edificio ex casa parrocchiale, ora di proprietà comunale, sito nel Comune di Viù che era oggetto di un progetto del PSR della scorsa programmazione, poi il Piano non è stato approvato. Adesso, con il cambio di Piano regolatore l'Amministrazione intende procedere alla demolizione.
Il Piano regolatore, però, non è stato ancora adottato dal Comune e non è stato ancora approvato dalla Regione; è stato adottato dal Comune in conservazione, quindi dovrebbe valere la norma di carattere conservativo che prevede il mantenimento di questo importante manufatto del '600.
Sappiamo che gli atti del Comune, per procedere alla demolizione e alla sostituzione con un parcheggio, stanno andando avanti, pertanto domandiamo alla Giunta quali atti pensa di poter mettere in campo per salvaguardare questo patrimonio immobiliare, almeno nelle more dell'approvazione del Piano regolatore da parte della Regione. Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Valmaggia per la risposta.



VALMAGGIA Alberto, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Questa vicenda portata all'attenzione dell'Aula riguarda l'intenzione dell'Amministrazione comunale di Viù di demolire questo edificio di proprietà comunale.
E' una vicenda che ha avuto inizio nel maggio 2011, quando il Comune ha approvato la sua demolizione e la sostituzione con un parcheggio.
La questione è stata segnalata alla Direzione regionale competente per mezzo di un esposto presentato da un Consigliere comunale.
Ora, gli aspetti che si rilevano sulla vicenda riguardano il tema urbanistico e il tema di tutela della Soprintendenza.
Sul tema urbanistico, in data 19 dicembre 2012, l'Amministrazione comunale di Viù ha adottato definitivamente il nuovo Piano regolatore generale comunale e lo ha trasmesso alla Regione.
La Regione, a suo tempo, ha dichiarato la pratica procedibile e ha dichiarato che, a partire dal 19 settembre 2013, decorrevano i 120 giorni previsti al comma 5 dell'articolo 85 della legge urbanistica n. 56/1977 per l'applicazione delle cosiddette "misure transitorie".
Tale comma stabilisce: "Decorsi 120 giorni dalla data di trasmissione alla Regione dei Piani Regolatori Generali e delle loro revisioni e varianti, adottati ai sensi del Titolo III della presente legge, senza che sia intervenuta l'approvazione o la restituzione per rielaborazione totale o parziale, sono consentiti gli interventi di cui alle lett. a), b), c) e d) dell'articolo 13, nonché alla lettera f) dello stesso articolo, in aree dotate di opere di urbanizzazione primaria collegate funzionalmente con quelle comunali, come definite dall'articolo 91 quinquies, primo comma lett. b), per destinazioni anche non residenziali, nel rispetto delle previsioni dello strumento urbanistico generale adottato, ancorché in contrasto con quelle dello strumento urbanistico approvato".
E' evidente, quindi, che alla data di oggi tale previsione risulta applicabile e all'Amministrazione comunale è pertanto consentito procedere fino alla ristrutturazione su tutto il territorio comunale. In particolare secondo quanto previsto dallo Stato, l'intervento di ristrutturazione edilizia può comportare la demolizione totale e la successiva ricostruzione anche non contestuale e, quindi, sulla vicenda, al momento, non emergono rilievi di illegittimità.
Riguardo al tema della tutela, va precisato che, con nota del 26 gennaio 2015, la competente Sovrintendenza ha espresso parere favorevole all'esecuzione delle opere in progetto, pertanto nulla rileva anche su tale profilo.
Per completezza, va considerato che la Prefettura di Torino sollecitata dal medesimo Consigliere comunale, ha comunicato che sulla vicenda non è competente e che è possibile presentare ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale.
Ad ogni buon conto, va considerato che la revisione del Piano Regolatore Generale del Comune di Viù è in fase di istruttoria conclusiva presso gli Uffici della Direzione competente. Tale esame potrà condurre una valutazione di salvaguardia dei tessuti storici esistenti, tra cui quelli in questione. Comunque, vanno fatti salvi i relativi tempi di conclusione della complessa procedura. Grazie.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 419 presentata dalla Consigliera Batzella, "Spostamento attività di laboratorio analisi, per esami specialistici, da l'AOU San Luigi di Orbassano a AO Mauriziano"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 419 presentata dalla Consigliera Batzella, che ha la parola per l'illustrazione.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
L'interrogazione ha per oggetto lo spostamento delle attività di laboratorio analisi, per esami specialistici, dall'Azienda Ospedaliera Universitaria San Luigi di Orbassano all'Azienda Ospedaliera del Mauriziano.
A tale proposito, ricordo che con la DGR n. 25-699, del 30 dicembre 2013, si è provveduto all'approvazione dei Programmi Operativi 2013-2015 predisposti in base all'articolo 15, comma 20, del decreto legge del 2012 convertito in legge con modificazioni, con l'obiettivo di proseguire e rafforzare il controllo della spesa sanitaria. Questo, anche rivalutando la nuova DGR n. 1-600 del 19 novembre 2014 e la sua integrazione (la DGR n. 1 924, del gennaio 2015 e successiva integrazione), dove l'Azienda Ospedaliera Universitaria del San Luigi di Orbassano viene declassata in Ospedale Spoke con DEA di Primo Livello.
Con il DD n. 178/2015, il Direttore della sanità, vista la parziale attuazione della DGR n. 11-5524 del marzo 2013, inerente alla concentrazione della specialistica "le cui ragioni, che rallentano tale processo, si riscontrano nella difficoltà di far dialogare i Sistemi informativi, il non allineamento delle scadenze delle varie gare di servizio, la non chiarezza dei laboratori di riferimento", esprime quali siano i laboratori di riferimento nei quali dovranno confluire gli esami specialistici inviati dai laboratori delle Aziende Sanitarie.
Sono: AO Mauriziano: ASL TO1, ASL TO2, ASL TO3 e l'AOU San Luigi AOU Città della Salute e della Scienza: ASL TO4 e ASL TO5 AOU Maggiore della Carità: ASL Vercelli, ASL Biella, ASL Novara e ASL VCO



ASO SS. Antonio e Biagio: ASL di Alessandria



ASO Santa Croce e Carle: ASL Cuneo1, ASL Cuneo2 e ASL Asti.

La domanda che rivolgo al Presidente della Giunta e all'Assessore competente chiede di conoscere quali valutazioni sono state fatte, al fine di valutare il trasferimento delle analisi specialistiche del San Luigi all'AO Mauriziano, in accordo ai principi di efficacia, trasparenza ed economicità. Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
La collega ha richiamato, oltre alle delibere di rivisitazione della rete ospedaliera, anche i Programmi Operativi. Sono convinto che - avendoli richiamati - abbia letto attentamente il contenuto di tali Programmi, per quanto riguarda la parte dei laboratori. Sa, dunque, perfettamente che nei programmi operativi è previsto l'accorpamento dei laboratori, nella logica di razionalizzazione e contenimento della spesa sanitaria e che i Programmi Operativi contengono indicazioni precise.
Pertanto, alla domanda posta ("per conoscere quali valutazioni sono state fatte, al fine di valutare, dal punto di vista dell'efficienza") ritengo occorra fare riferimento a quei Programmi Operativi, che per noi sono vincolanti. In termini generali, questo è il sistema.
In termini, invece, molto più puntuali, rispetto al tema del Mauriziano, che è anche oggetto di due mozioni successive e di una richiesta simile proveniente dal collega Appiano, comunico che - anche qui in termini di coerenza con i Programmi Operativi, la collocazione (laddove accentrare i laboratori) è fatta in funzione di una logica che ha un grande senso, laddove sono AB. Non avviene nei DEA. Questo è il criterio utilizzato ed ha la sua logica.
Avevo già espresso questa opinione, ma poi è intervenuta la determina del Direttore generale, con il quale non c'è stata una perfetta sintonia perché in Commissione mi ero impegnato a rallentare la discussione per fare un ulteriore approfondimento.
Il Direttore, invece, ha assunto la determina. Io mi sono raccomandato di rallentare l'iter e non capiterà nulla finché non ci saranno i nuovi Direttori (tanto per essere molto chiari), che nomineremo alla fine di aprile.
Ripeto che il San Luigi di Orbassano è un'Azienda Ospedaliera, quindi non solo un DEA di Primo Livello, e nelle nostre intenzioni continua ad essere Azienda Ospedaliera, anche per quanto riguarda la nomina dei Direttori. Per quanto riguarda questa partita - così come avevo detto in Commissione, al di là della determina che è stata assunta - sarà nuovamente oggetto di una riflessione attenta con i nuovi Direttori, dal punto di vista tecnico ed operativo, considerata la natura del San Luigi di Orbassano.
Pertanto, non capiterà nulla in merito al trasferimento, nonostante la determina assunta (perché abbiamo provveduto in senso contrario ed avvisato il Direttore), fino a quando non avremo i Direttori, per riflettere attentamente sulla materia, nella sua complessità.
Restano, però, questi due vincoli, che non sono certamente banali e quindi occorre trovare una soluzione, anche questa studiata con il Ministero, come abbiamo fatto per tutte le altre questioni, per quanto riguarda questa natura di azienda universitaria - San Luigi-Azienda Ospedale Universitaria - coerentemente con i programmi operativi di cui ripetutamente e giustamente, il Movimento 5 Stelle continua a chiedere attraverso mozioni ed emendamenti presentati a disegni di legge, non soltanto l'applicazione, ma addirittura una proroga del contenuto di quei piani operativi.
In ogni caso, la mia risposta non è una risposta definitiva. Non è un "no", ma è la risposta di un approfondimento del tema.
Forse sarebbe opportuno che i Direttori del Mauriziano e del San Luigi essendo oggi in fase di scadenza, non si occupino di questa materia, ma se ne occupino i nuovi Direttori, in una logica di più lungo respiro.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati - Edilizia sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 418 presentata dal Consigliere Bono inerente a "Cronoprogramma progetto Parco della Salute"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 418 presentata dal Consigliere Bono, che ha la parola per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
L'interrogazione verte sulla cosiddetta "Città della Salute", poi ribattezzata "Parco della Salute", che dovrebbe sorgere nell'area intorno al grattacielo della Regione Piemonte, ex area FIAT Avio, vicino alla stazione ferroviaria Lingotto, e dovrebbe rappresentare un esempio, forse a livello nazionale o anche più, di nuova edilizia sanitaria.
Abbiamo sentito diversi annunci, da parte dell'Assessore Saitta e del Presidente Chiamparino, sulla volontà di realizzare questo nuovo ospedale questa nuova Città della Salute in quest'area, però a fronte di risorse finanziarie pressoché nulle, sia nel bilancio di previsione annuale e pluriennale (e prima nel Documento Economico di Programmazione Economica Finanziaria della Regione Piemonte), sia per quanto riguarda le risorse statali, ex articolo 20 della legge 67.
Non ultimo, abbiamo trovato le previsioni di stanziamenti dei fondi, da parte del Governo nella legge di stabilità, le cui le cifre sono quantomeno indicative della scarsa volontà o intenzione del Governo centrale di investire in nuova edilizia sanitaria. Abbiamo trovato risorse programmate nel DEF nel 2015 per 50 milioni di euro; 200 milioni nel 2016; 300 milioni nel 2017; 340 nel 2018 e 455 nel 2019.
Tutto questo a livello nazionale, perché forse a livello regionale basterebbero a malapena per l'edilizia sanitaria piemontese.
Ricordiamo che nell'ultimo studio dell'IRES si prevedeva una spesa, per quanto riguarda la manutenzione straordinaria del parco dell'edilizia sanitaria piemontese, pari ad un miliardo 400 milioni di euro. Questo per raggiungere i requisiti minimi per l'autorizzazione a svolgere le funzioni sanitarie a cui sono preposti, in condizione di sicurezza minima.
In più stiamo parlando di un nuovo progetto torinese da circa un miliardo di euro; più un progetto novarese di "Nuova città della Salute" da 400 milioni di euro, in cui si dovrebbero smuovere risorse private, ma che comunque ci sarebbe una preponderanza, almeno al 51%, di risorse pubbliche.
Vorremmo quindi sapere, visto che si è parlato molto di cronoprogramma finanziario, e non solo di cronoprogramma, quali sono le varie tappe della progettazione, per capire se, da questo punto di vista, ci troviamo di fronte all'ennesimo nuovo annuncio che fa il paio con quanto annunciato nella scorsa legislatura, relativo alla realizzazione di un progetto low cost di nuova Città della Salute con il progetto dell'ARES (primo masterplan e poi secondo masterplan cosiddetto low cost con le due torri: chirurgica e medico), oppure se siamo di fronte ad un qualcosa di più attendibile, che porta a suffragio dati finanziari che non conosciamo, ma che magari la Giunta conosce, avendo un'interlocuzione diretta con il Governo nazionale.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore all'edilizia sanitaria

Grazie, Presidente.
Quindi mi pare di capire che il Movimento 5 Stelle è d'accordo per la realizzazione della Città della Salute, avendo questo interesse nel porre puntualmente delle questioni.
Con questo non voglio far dire che il Movimento 5 Stelle è d'accordo ma, avendo attenzione, non mi pare sia un atteggiamento di contrarietà, ma è un richiamo all'essere attenti, per quanto riguarda i tempi. Do questa interpretazione, però può darsi che non sia così: mi rendo conto che è una forzatura, perché ancora non ho capito bene la posizione del Movimento 5 Stelle.
Per quanto riguarda la possibilità di avere finanziamenti sono convinto, insieme al Presidente, anche a seguito delle relazioni e dei rapporti avuti in questo periodo con il Ministero del Tesoro e dell'Economia, che nei prossimi mesi ci sarà un'interessante proposta, da parte del Governo, per la ripresa del finanziamento in edilizia sanitaria.
Credo sia doveroso attrezzarci in tempo, anche perché questa mi sembra una delle indicazioni collegata ad un'esigenza espressa dal Governo per la ripresa degli investimenti per il nostro Paese.
Poiché abbiamo perso tutti i treni possibili ed immaginabili, per quanto riguarda il finanziamento per la Città della Salute, ci stiamo apprezzando per poterlo fare.
Il collega ha citato lo studio dell'ARESS (poi anche quello delle due torri, ma che non era dell'ARESS ma della Città della Salute), in cui c'era un'indicazione del finanziamento, mi pare intorno agli 800 milioni.
Evidentemente si tratta dell'intero parco, cioè la parte sanitaria, la parte universitaria, la parte delle biotecnologie ed anche la parte di carattere residenziale.
Alla fine credo che questo sarà il risultato, però questa volta abbiamo voluto evitare di ripetere gli errori del passato, dando indicazioni e soprattutto, stabilendo tempi che rispondono più all'ottimismo della volontà che alla necessità di guardare con grande attenzione ai problemi.
Noi abbiamo stabilito il cambio di regia, gli obiettivi e le modalità di finanziamento, oltre all'articolazione delle modalità di finanziamento.
Non si tratta solo di un finanziamento pubblico attraverso l'articolo 20 ma di un finanziamento dalla vendita degli immobili che si libereranno, e della possibilità di un intervento da parte dei privati. Sono indicati con una certa precisione. Rimando alla delibera di Giunta di approvazione del protocollo di intesa, intesa anche da parte dell'università e della Città della Salute, quindi un'intesa da parte di soggetti che giuridicamente dispongono anche di patrimonio.
In questo modo sono stati individuati i canali di finanziamento. In ogni caso, siccome la questione è di una certa complessità e il tema non è mai stato affrontato, ma si è sempre partiti con la progettazione, occorre costruire il percorso, perché la progettazione è un atto successivo all'indicazione delle alte complessità del Parco della Salute e di cosa dell'università, puntualmente entrerà nel Parco della Salute.
Si tratta, quindi un'attenta valutazione degli interessi che possono avere i privati nel gestire alcune attività (penso alla parte residenziale e alla parte della ricettività).
La cabina di regia, composta come prevede la delibera ed il comparto tecnico, ha definito alcune fasi che approveremo nella seduta della prossima cabina di regia (le riunioni saranno ogni 15 giorni), al di là dei masterplan esistenti, tutti condizionati dal fatto che ogni masterplan era condizionato dall'estensore. E' chiaro che quando il masterplan era un'idea della Città di Torino, era un problema di riorganizzazione urbana; quando invece era fatto dalla Città della Salute, il tema era una riorganizzazione delle Molinette (torre chirurgiche).
Ecco, noi abbiamo la pretesa e l'ambizione di guidare noi direttamente l'operazione, dal punto di vista sanitario.
Il piano sarà coerente con la DGR 1-600: non c'è alcun aumento di strutture, ma soltanto immaginare in tempo una soluzione di trasferimento di alcune strutture complesse delle Molinette, perché, così come sono, le Molinette non reggono.
In ogni caso, vengo alle fasi che abbiamo definito e mi avvio alla conclusione.
C'è una "fase 1" di descrizione dello stato di fatto, operativa, cioè non di semplici studi: significa tener conto degli aspetti ambientali urbanistici e delle opere realizzate in riferimento all'Accordo di programma, perché c'era un Accordo di Programma tra Regione, Ferrovie dello Stato e Comune di Torino: contemplare gli impegni specifici dei sottoscrittori, in riferimento all'ADP, per preparare una modifica di quell'Accordo di Programma perché il terreno è di proprietà prevalentemente della Regione Piemonte e, per una parte, di Ferrovie dello Stato. Una prima fase, quindi, è di descrizione dello stato di fatto.
Una seconda fase è di definizione del programma, cioè del dimensionamento, avendo però stabilito nel protocollo di intesa un numero massimo di posti letto per evitare che la Città della Salute diventasse una nuova "Molinette", o qualcosa di simile: non più di 700 posti letto, alta complessità e dimensionamento significano la definizione puntuale di quali alte complessità entrano in quella sede ed evidentemente, sulla base di questo, definirne la dimensione, la definizione del quadro esigenziale dal punto di vista universitario, la definizione dei contenuti dimensionali dal punto di vista del progetto urbanistico e delle qualità paesaggistiche coerentemente con quell'ambiente.
Posso anticipare che l'opinione di tutti è quella di evitare una nuova struttura che risponda alle logiche della costruzione ospedaliera degli ospedali che conosciamo. Bisogna realizzare delle strutture ospedaliere molto semplici, con la possibilità di essere ricostruite - come avviene in tutto il mondo - dopo trent'anni, perché si tratta di questo: sicuramente quindi, strutture a basso costo e non strutture monumentali che lasciano soltanto il segno dell'architetto.
La "fase 3" - queste fasi arriveranno per gruppi, quindi non ho detto che si aggiungono - è quella della definizione del quadro economico dei finanziamenti, a partire dai finanziamenti disponibili (considerate evidentemente anche le proprietà immobiliari che si libereranno e anche altre proprietà, per esempio immobili che possono essere alienati da parte della Città della Salute, così come prevede la legge n. 67 che abbiamo approvato qui). C'è, quindi, una parte con queste finalità e, appena avremo il quadro preciso, ci candidiamo, sulla base di questo, a richiedere quei finanziamenti che noi immaginiamo e che si stanno mettendo in moto per avere la copertura per il completamento.
Come dicevo, c'è poi una parte che riguarda i privati. Stiamo predisponendo un'intesa per lavorare su questo progetto. I soggetti sono due, tutti interni all'Amministrazione regionale: Finpiemonte, che si curerà della parte finanziaria - cioè della costruzione di un progetto di carattere finanziario (questo è, evidentemente, un lavoro da fare) - e IRES, per quanto riguarda, invece, la parte più di carattere edilizio e tecnologico.
Poi ci sono la "fase 4" della redazione del progetto urbanistico, della durata di otto mesi; la "fase 5" di definizione dei contenuti e della modifica dell'Accordo di Programma e una "fase 6" della modifica dell'Accordo di Programma vigente. La "fase 7" riguarda l'avvio della realizzazione.
Una volta che avremo tutti questi dati, saremo nelle condizioni per dire concretamente che possiamo partire.
Questo programma è molto realistico, preciso e puntuale, anche rispetto ai margini di oscillazione e di flessibilità possibili che sono stati immaginati. È chiaro che ci candidiamo con questa procedura a ricevere anche i finanziamenti nazionali.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Interrogazione n. 414 "Composizione del Collegio sindacale dell'ASL TO4" presentata dal Consigliere Gariglio (risposta scritta)


PRESIDENTE

In assenza dell'interrogante, all'interrogazione n. 414 viene fornita risposta scritta.
Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.



(Alle ore 15.38 il Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS



(La seduta ha inizio alle ore 15.40)


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Mozione n. 289 presentata dai Consiglieri Vignale, Benvenuto, Berutti Marrone, Porchietto e Ruffino, inerente a "Mantenimento emodinamica all'Ospedale Santa Croce di Moncalieri. Modifica della DGR 1-600"

Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Mozione n. 290 presentata dai Consiglieri Bertola, Andrissi, Batzella Bono, Campo, Frediani, Mighetti e Valetti, inerente a "Mantenimento del laboratorio di emodinamica di Moncalieri"


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Do atto che l'o.d.g. è stato comunicato con la convocazione.
Chiedo se vi siano proposte di modifica.
Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Chiediamo che venga iscritto un atto di indirizzo che abbiamo lasciato alla Presidenza, relativamente all'emodinamica dell'Ospedale Santa Croce di Moncalieri.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Richiesta, da parte del Consigliere Bono, di comunicazioni della Giunta regionale in merito alla delibera di revisione della rete ospedaliera regionale


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente, ma più che altro mi servirebbe l'attenzione dell'Assessore Saitta, in quanto chiederei .



PRESIDENTE

Scusi, collega: c'è troppo rumore e troppo salotto.
Prego, Consigliere Bono.



BONO Davide

Chiederemmo all'Assessore Saitta comunicazioni oggi in Aula in merito alla bozza di revisione della rete territoriale, che dovrebbe essere stata presentata ieri in Giunta. Sappiamo però che oramai sono diversi giorni o settimane che questa bozza sta girando tra i colleghi Consiglieri della maggioranza e soprattutto in alcune riunioni con i Sindaci. Non vorremmo veder ripetuta la stessa "danza" della revisione della rete ospedaliera che poi sappiamo aver portato ad una serie di ricorsi ai Tribunali amministrativi.
Lo diciamo quindi anticipatamente alla Giunta, visto che avevamo chiesto con vibrante veemenza la possibilità di poter avere questa volta in discussione la revisione con una delibera di Consiglio nella sede competente, cioè la IV Commissione. Non vorremmo che - dopo una serie di discussioni nelle segrete stanze tra Sindaci, magari del Partito Democratico - questo atto venisse assunto di nuovo con una delibera di Giunta e che il Consiglio venisse di nuovo tenuto fuori; perché sono tenuti fuori anche i colleghi di maggioranza, i quali magari sono invitati a qualche tavolo, ma poi non hanno la possibilità di esercitare le loro funzioni istituzionali, che sono quelle della Commissione. Poi, se loro riescono ad avanzare le loro richieste e ad esercitare le loro funzioni al di fuori della Commissione consiliare, ovviamente si tratta di una loro capacità, ma non di una loro competenza.
Noi chiederemmo quindi che si potesse oggi avere una comunicazione in Aula e poi al più presto una convocazione della IV Commissione per poter discutere il documento nella sede più giusta. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Pichetto; ne ha facoltà.



PICHETTO FRATIN Gilberto

Intervengo solo per unirmi, con le stesse considerazioni fatte nell'intervento precedente dal collega Bono, alla richiesta di avere degli elementi.
Questo non significa mettere in discussione il dibattito nell'ambito della maggioranza, che dev'esserci. Credo però che, affianco al dibattito all'interno della maggioranza, sia giusto anche, con i canali ordinari informare l'opposizione.


Argomento: Edilizia sanitaria e ospedaliera

Ordine del giorno n. 217 presentato dai Consiglieri Sozzani, Berutti Ruffino, Vignale, inerente a "Città della Salute e della Scienza di Novara - Ricorso alla concessione di costruzione e gestione" (richiesta inversione all'o.d.g.)


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Sozzani; ne ha facoltà.



SOZZANI Diego

Grazie, Presidente.
La scorsa volta era stato messo all'o.d.g. l'ordine del giorno n. 217.
Io non l'avevo seguito ed oggi è scivolato molto più indietro rispetto alla posizione della scorsa volta.
Chiedo, pertanto, se è possibile, l'inversione dell'o.d.g., ponendo al primo posto questo ordine del giorno. Grazie.



PRESIDENTE

Il suo Capogruppo è d'accordo? Perché l'inversione dell'o.d.g. dipende dal Capogruppo.
Io non sono stato attento ai formalismi.
La richiesta del collega Vignale viene accolta.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Richiesta, da parte del Consigliere Bono, di comunicazioni della Giunta regionale in merito alla delibera di revisione della rete ospedaliera regionale (seguito)


PRESIDENTE

Per quanto riguarda le comunicazioni richieste dai Consiglieri Bono e Pichetto, mi chiedo e vi chiedo ...
Ha chiesto la parola il Consigliere Ravetti; ne ha facoltà.



RAVETTI Domenico

Grazie, Presidente.
Non è che non c'è il PD. Lo dico per i "rumors" che ascoltavo: il PD c'è.
Rispetto all'inversione dell'o.d.g., non so se per Regolamento è necessario anche il parere degli altri Gruppi, ma se fosse necessario credo che il parere non possa che essere favorevole.



PRESIDENTE

Deve essere d'accordo l'Aula all'unanimità.



RAVETTI Domenico

Rispetto alla richiesta dei colleghi Bono e Pichetto, Presidente faccio notare che, in questo momento, non come esponente del PD, ma in quanto Presidente della IV Commissione, che ho inviato una lettera a lei a tutti i Capigruppo per testimoniare il fatto che, legittimamente, per le attività che le opposizioni fanno (non entro assolutamente nel merito di quell'attività) i lavori sono stati abbondantemente rallentati dall'attività consona alla Commissione stessa.
E' evidente che non è una notizia per i giornali il fatto che entro il 30 giugno la Giunta adotterà una deliberazione sull'integrazione tra l'ospedale e il territorio. Non è una notizia per i giornali, perché è contenuto nella 1-600 e la successiva.
Tuttavia, è necessario trovare, durante le prossime settimane, un occasione di incontro. Per quanto mi riguarda, sono già a disposizione per metterla in calendario dalla prossima settimana, compatibilmente con le esigenze dell'Aula e del bilancio che hanno priorità su tutte e compatibilmente con la disponibilità dell'Assessore. Sono a disposizione per organizzare, per mettere in calendario un incontro (formale o informale, ma preferirei formale) sulle linee di massima contenute in quella bozza, che correttamente il collega Bono ha così definito, che è presente, come è normale che sia, anche sui social network. Sono linee di indirizzo che riguardano appunto l'oggetto di cui prima abbiamo parlato e trattato.
Pertanto, mi permetto di chiedere, Presidente, di prendere in considerazione non in quest'Aula ciò che i Consiglieri Pichetto e Bono hanno detto, ma nella Capigruppo, calendarizzando già per la prossima settimana una seduta di IV Commissione per un confronto, per entrare nel merito dell'ordine del giorno che lei ha già definito. Grazie.



PRESIDENTE

Colleghi Pichetto e Bono: potrebbe andar bene? Perché, se non dovessero andar bene questi suggerimenti del collega Ravetti, dovrei poi - vedremo in quale momento - fare una riunione dei Capigruppo, in quanto le comunicazioni dell'Assessore Saitta significherebbero sconvolgere completamente tutta la pianificazione e la programmazione di oggi.
Io mi rimetto comunque all'Aula: vi va bene quanto ha detto il collega Ravetti? Non vi va bene.
Allora dopo sospendiamo i lavori e facciamo una Conferenza dei Capigruppo per trovare una "quadra".
L'o.d.g., così come modificato, è approvato ai sensi dell'articolo 58 del Regolamento.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Chiamparino, Ottria, Reschigna.


Argomento:

b) Processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Sono a disposizione e riproducibili, su richiesta, i processi verbali delle sedute del 31 marzo 2015.


Argomento:

c) Presidenza Giunta regionale seduta consiliare odierna


PRESIDENTE

Con decreto n. 33 del 13 aprile 2015, il Presidente della Giunta regionale ha comunicato che, stante il contemporaneo impedimento del Presidente e del Vicepresidente della Giunta regionale, le funzioni di Presidente, per l'attuale giornata di Consiglio, sono assegnate all'Assessore Giovanna Pentenero.


Argomento:

d) Non impugnativa


PRESIDENTE

Il Consiglio dei Ministri ha esaminato, rispettivamente in data 27 marzo 2015 e in data 10 aprile 2015, le seguenti leggi regionali ed ha deliberato la non impugnativa: legge regionale n. 1 del 27 gennaio 2015 "Provvedimenti per la riqualificazione della spesa regionale" legge regionale n. 2 del 23 febbraio 2015 "Nuove disposizioni in materia di agriturismo".


Argomento:

e) Sentenza Corte Costituzionale


PRESIDENTE

La Corte Costituzionale, con sentenza n. 47 del 10 febbraio 2015, nel giudizio di legittimità costituzionale dell'articolo 14 della legge della Regione Piemonte 3 agosto 2004, n. 19 (Nuova disciplina regionale sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici), ne ha dichiarato l'illegittimità.
La disposizione censurata si pone in contrasto con l'articolo 93 del decreto legislativo 1° agosto 2003, n. 259 (Codice delle comunicazioni elettroniche), il quale prevede che "Le pubbliche Amministrazioni, le Regioni, le Province ed i Comuni non possono imporre per l'impianto di reti o per l'esercizio dei servizi di comunicazione elettronica, oneri o canoni che non siano stabiliti per legge".
(Copia della sentenza è a disposizione presso la Segreteria dell'Ufficio Aula).


Argomento:

f) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

Approvazione processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g. "Approvazione processi verbali precedenti sedute", comunico che sono stati approvati i verbali delle sedute del 17 marzo 2015.


Argomento: Ordine pubblico e sicurezza

Relazione del Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale


PRESIDENTE

Suggerirei di invertire il quarto punto all'o.d.g. con il punto 3), e precisamente anticipare la relazione del Garante e poi fare le Nomine e tutto il resto, perché alcuni colleghi stavano facendo alcune verifiche sulle Nomine.
Allora, adesso sospendiamo, perché si sospende quando c'è la relazione del Garante. Finita la relazione del Garante, riapriamo la seduta sospendiamo nuovamente i lavori e facciamo una piccola e breve riunione dei Capigruppo. Vi va bene? D'accordo.
La seduta è sospesa.



(La seduta è sospesa alle ore 15.52)



PRESIDENTE

La parola al Garante, Bruno Mellano, per lo svolgimento della relazione.



MELLANO Bruno, Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale

Grazie, Presidente.
Egregi Consiglieri ed egregi Assessori, mi accingo a fare questa prima relazione annuale dell'Ufficio del Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale che, come sicuramente ricorderete, è stato istituito con una legge della Regione Piemonte del 2 dicembre 2009, la legge n. 28.
La prima nomina, la prima attuazione, è avvenuta nell'ultima seduta utile della scorsa legislatura con la designazione del mio nome a garante e con la delibera dell'Ufficio di Presidenza che individuava la struttura dell'ufficio e la composizione dei collaboratori dell'Ufficio del Garante dei detenuti.
E' importante ripartire da lì. Questi primi dieci mesi di attività sei mesi da quando è anche dotato di ufficio - l'attività del Garante dei detenuti è stata molto caratterizzata da un'attesa - quasi messianica direi - da parte della popolazione detenuta e da parte degli operatori dell'amministrazione penitenziaria, del volontariato e degli Enti locali che, attorno alla questione carcere hanno, in questi anni, indubbiamente molto riflettuto e anche molto si sono attivati.
Occorre dire che negli ultimi cinque anni un'attenzione indubbia, nuova e fattiva è stata riservata alla questione del carcere, non da ultimo grazie ad interventi formali, pubblici e istituzionali del Presidente emerito della Repubblica, Giorgio Napolitano.
Voglio ricordare che l'8 ottobre 2013 Napolitano ha fatto anche l'unico messaggio ufficiale alle Camere proprio sulla questione del carcere e ha fatto questo messaggio perché si è venuta, in qualche modo, a sedimentare un'attenzione critica - e sono davvero eufemistico nell'usare questo termine - da parte della Corte Europa dei Diritti dell'Uomo.
Sicuramente sapete meglio di me come l'Italia, in questi anni, sia stata condannata più volte per l'articolo 3 della Convenzione europea dei Diritti dell'Uomo, uno dei pochi articoli della Convenzione (del 1955) che non è derogabile, è uno dei pochi articoli su cui, anche le mediazioni politiche degli Stati, non possono portare deroghe ed è quello che riguarda la tortura, di cui si discute anche in questo momento al Parlamento, ma intesa anche come comminazione di pene inumane e degradanti. L'Italia è stata - in almeno due riprese con condanne pilota, potremmo anche dire condanne esemplari - riconosciuta colpevole di un sistema penitenziario che non ha saputo corrispondere all'articolo 27 della Costituzione, alle norme interne dello Stato italiano. Questa non è soltanto un'opinione esterna non è un'opinione soltanto di chi ha osservato dall'esterno il carcere di questi anni; non è soltanto una denuncia e una sentenza precisa della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, ma è la stessa assunzione di responsabilità che il Parlamento italiano, e i vari Governi che si sono succeduti negli ultimi cinque anni, hanno sostanzialmente preso in carico cercando di dare delle risposte.
Obiettivamente, occorre dire che alcune misure, benché settoriali, in alcuni casi anche marginali, in altri specifiche, hanno prodotto un cambiamento nella popolazione penitenziaria italiana. Ricordo che non più di due anni fa la popolazione detenuta era di 67 mila detenuti: al momento registriamo una presenza di 54 mila detenuti. La regione Piemonte - una delle regioni dove le 13 carceri piemontesi hanno, più di altre regioni recepito in modo positivo questi cambiamenti normativi adottati dal Parlamento e dal Governo - ha visto una popolazione penitenziaria scendere da oltre 5.000 detenuti, a 3.600 (gli ultimi dati che riporto anche nella relazione).
Questo è un dato indubbiamente positivo; è un dato di cambiamento non solo numerico della popolazione detenuta, ma anche un cambiamento strutturale rispetto al tipo di popolazione detenuta e anche rispetto alle più complesse misure alternative e di esecuzione penale. Occorre dirlo, ed è uno dei punti su cui, come relazione, ho voluto riflettere e soffermarmi emerge un problema nuovo, che è un problema sociale su cui mi permetto, sin da subito, di richiamare l'attenzione del parlamento regionale, è quella di una popolazione detenuta che è soltanto una parte dell'intera popolazione sottoposta a misure restrittive della libertà personale.
In questo momento, per esempio, in regione Piemonte circa 2.700 cittadini sono sottoposti a misure alternative alla pena detentiva, ma sempre sottoposti a misure restrittive della libertà personale: dalla famosa messa alla prova, agli arresti domiciliari, all'affidamento ai servizi sociali. Progetti di inserimento lavorativo che non prevedono più per una certa fascia di popolazione di reati commessi, l'ingresso diretto in carcere, ma la sottoposizione ad una misura restrittiva della libertà personale.
I numeri lo dicono molto chiaramente: 3.600 cittadini ristretti nelle carceri, 2.700 affidati ai servizi sociali e ai servizi specifici dell'ufficio esecuzione penale esterna. Questo pone immediatamente un problema di risorse, di strutture, di sinergia con il territorio, con i servizi sociali del territorio e con le istituzioni territoriali. Anche perché i bilanci ufficiali del Ministero di Giustizia ci dicono che il 96 delle risorse, attualmente allocate nella gestione della giustizia e del reparto penitenziario italiano, vanno alle istituzioni detentive, alle carceri. Solo il 4% delle risorse complessive vanno ai servizi, alle attività e ai progetti delle esecuzione penali esterne. Capirete che è evidente la sproporzione ed è evidente come, nel momento in cui anche su stimolo della Corte Europa dei Diritti dell'Uomo, su stimolo del Parlamento (che peraltro già sette anni fa aveva dichiarato l'emergenza carceraria italiana), non avere strumenti operativi adeguati per fornire i servizi sociali competenti del territorio, di interventi specifici su questa fascia di cittadini sottoposti a misure restrittive, è un problema. Un problema che viene segnalato, in particolare, dall' UEPE (Ufficio Esecuzione Penale Esterna).
Nel frattempo alcune normative sono cambiate, si è creata - ed è un tassello in cui la Regione Piemonte ha contribuito in modo significativo dando prima vita e poi attività all'Ufficio del Garante regionale - una rete di garanti che vanno a recepire una mancanza che era evidente sin dalla riforma dell'ordinamento penitenziario del 1975, che prevedeva, in capo alla Magistratura di sorveglianza, anche il compito di garanzia e di tutela della popolazione detenuta.
Indubbiamente la ristrettezza del personale e del numero dei Magistrati di sorveglianza e una certa visione del ruolo della Magistratura di sorveglianza, ha fatto sì che il presidio dei diritti fondamentali dei cittadini reclusi non fosse all'ordine del giorno dell'attività della Magistratura di sorveglianza.
Questa analisi e questo richiamo ho avuto la possibilità di farli anche quest'anno all'apertura dell'anno giudiziario, intervenendo in sede di aula magna del Tribunale di Torino. Credo sia importante, anche per la Magistratura, riflettere quando la politica, le istituzioni, danno nuovi compiti alla Magistratura di sorveglianza, sempre più decisivi, sempre più determinanti nell'individuazione di percorsi individuali, di percorsi di reinserimento, di percorsi che devono dare vita a quell'articolo 27 della Costituzione che parla di rieducazione e di reinserimento nel contesto sociale; occorre dare risorse agli uffici che sono chiamati a fare questi percorsi, occorre anche chiedere con forza un'attenzione della Magistratura di sorveglianza nell'assecondare questi progetti e nel dare fiducia ai servizi sociali del territorio, agli UEPE in particolare, che su questo sono chiamati ad attivarsi.
La rete dei garanti ha visto, dopo la Regione Piemonte, altre 13 Regioni attivare il Garante regionale. Da domani è ufficialmente attivo l'Ufficio del Garante nazionale, non sono ancora stati nominati i membri (saranno tre membri di nomina ministeriale concordati con il Parlamento) ma da domani è attivo l'Ufficio presso il Ministero di Giustizia e, nel frattempo, molti Enti locali, anche su sollecitazione del Garante Regionale del Piemonte, richiamando le decisioni dell'ANCI Piemonte e dell'ANCI nazionale nel momento in cui era Sergio Chiamparino il Presidente, si sono dotati di un Garante territoriale.
Questa rete di garanzia terza rispetto alle Amministrazioni territoriali, rispetto alla Magistratura e rispetto all'amministrazione penitenziaria è un elemento cardine su cui la Corte Europea dei Diritti dell'uomo sta monitorando l'Italia.
Noi non abbiamo superato l'esame della Corte Europea dei Diritti dell'uomo con la riduzione - peraltro significativa - del numero dei detenuti. L'Italia è, come altri Paesi europei, sotto il controllo continuo e il monitoraggio continuo della funzione della pena.
La pena non può essere inumana e degradante, ma non può essere neanche un tempo perso rispetto al recupero e al reinserimento.
C'è un problema di spazi, c'è un problema di strutture; molte delle carceri piemontesi sono indubbiamente fatiscenti per l'usura più che per l'anzianità. Sono inadeguate per molti aspetti, avendo pure degli elementi di eccellenza e degli elementi di adeguatezza. Ma uno dei momenti su cui siamo valutati e su cui il Garante si sta attivando è proprio quello di riuscire a fornire innanzitutto agli operatori penitenziari (direttori agenti di polizia penitenziaria, educatori), al volontariato privato sociale, cattolico e laico che entra nelle istituzioni, di avere strumenti per operare.
Come sapete e come avrete visto, l'ufficio del Garante si è occupato molto della questione lavoro, perché indubbiamente la questione lavoro è uno degli elementi principi, una cartina di tornasole sul funzionamento del carcere.
Entrando in qualsiasi istituto penitenziario, una delle richieste fondamentali che fanno gli stessi detenuti, ma che fanno anche gli operatori, è di avere strumenti di lavoro, di poter essere utili a se' alla famiglia, al contesto, anche in un'ottica di riparazione sociale del reato commesso.
Sicuramente i numeri che a livello nazionale (e anche a livello regionale) ci parlano del lavoro all'interno del carcere, sono numeri al momento assolutamente inadeguati. Siamo attorno al 25% della popolazione detenuta che fa qualche lavoro interno al carcere. Purtroppo, come ho segnalato anche nella relazione, molti di questi lavori sono comunemente e giustamente chiamati dei "lavoretti", non sono veri e propri lavori. Sono qualche occupazione giornaliera all'interno di attività domestiche, non formalizzate in attività lavorativa vera e propria, e quindi senza neanche tutto l'apparato formativo, educativo e di formazione individuale di persone che magari nel loro percorso di vita non hanno mai avuto esperienze lavorative.
Un carcere che funziona è un carcere che si misura anche su questi numeri, non soltanto sullo spazio della cella e sull'adeguatezza delle strutture penitenziarie.
Nella relazione ho voluto elencare alcuni degli elementi che ritengo critici rispetto alla situazione attuale, ma volevo segnalare anche alcuni elementi assolutamente innovativi. La Regione Piemonte è stata la prima Regione che ha potuto firmare con il Ministero di Giustizia un protocollo di intesa che ha messo insieme Regione, Magistratura di sorveglianza amministrazione penitenziaria e anche l'ufficio del Garante, proprio per segnalare un'attenzione nuova rispetto al lavoro e alla sanità dentro al carcere, che sono gli elementi principi di una qualsiasi attività rispetto al carcere.
I problemi che vengono evidenziati dai detenuti che, grazie ad una modifica del 2009 i Garanti possono incontrare dentro al carcere, senza nessuna autorizzazione preventiva - è stato modificato l'articolo 67 dell'ordinamento penitenziario, dando facoltà ai Garanti, come ai deputati nazionali ed europei e ai Consiglieri regionali, di poter entrare senza preavviso e senza autorizzazione nel carcere. Ma, come gli avvocati, i Garanti possono fare i colloqui individuali riservati, e quindi poter raccogliere direttamente istanze, richieste e reclami rispetto alla condizione carceraria e rispetto alla condizione di vita dentro al carcere.
Da questi reclami, da queste istanze, da questi tantissimi colloqui fatti nelle carceri piemontesi emerge in modo evidente la richiesta del lavoro, la richiesta di una migliore sanità penitenziaria. Questo è un dato che vi riverso come Assemblea parlamentare regionale, perché sempre nel 2008 una riforma ha fatto transitare la sanità dal Ministero di Giustizia al Servizio Sanitario Nazionale, e quindi alla Regione di competenza.
Indubbiamente nella fase di passaggio e nell'adeguare sistemi molto diversi con filosofia e atteggiamenti molto diversi, diciamo che siamo in una fase di lunga transizione e che, al momento, non possiamo dire abbia portato significative innovazioni rispetto al servizio offerto nelle carceri.
Questo è un dato molto importante, perché la popolazione detenuta soprattutto alcune fasce particolarmente deboli, hanno nel momento del carcere anche un momento di ascolto e di emersione di problemi sanitari fisici, derivanti sicuramente da una condotta di vita e da attività a volte illegali, che portano a seri problemi fisici che, nel momento del carcere emergono.
La rete dei Garanti territoriali si sta, tra l'altro, arricchendo, e questo lo voglio sottolineare, con la nomina di Garanti comunali. Anche su questo ho molto agito rispetto agli Enti locali, perché l'obiettivo che l'ufficio del Garante regionale ha è di poter avere un Garante comunale in ogni città sede di carcere, proprio per evitare quello che è stato questo primo periodo di tentativo di rispondere con immediatezza alle istanze dei detenuti nelle varie carceri piemontesi, andando a fare i colloqui sul territorio, ma con la difficoltà delle 13 carceri e della difficoltà di raccogliere istanze che in molti casi sono anche istanze più da Comune, da Amministrazione territoriale, più legata a problemi che si possono risolvere nell'ambito comunale più che in un disegno di rete territoriale regionale.
Un'attività nuova che è stata un po' imprevista, ma che ritengo importante sottolineare in quest'Aula nell'illustrare la relazione è stata un'attività di curatela straordinaria che la Magistratura di sorveglianza in particolare quella di Torino, ha voluto riservare al Garante regionale andando ad intervenire nella tutela straordinaria di persone a cui si deve valutare il rischio di pericolosità sociale; sono persone che magari sono già affidati ai servizi o a strutture comunitarie, su cui la Magistratura è chiamata a rinnovare o a decidere misure straordinarie di sicurezza, fino addirittura ad arrivare all'internamento negli OPG, che sono stati finalmente superati dalla norma, ma superati per il momento solo sulla norma. Questo ruolo nuovo del Garante ci porta ad intervenire anche in sede di udienze del Tribunale di sorveglianza per tutelare i diritti fondamentali del candidato al riconoscimento della pericolosità sociale.
Un'attività importante e significativa che merita sicuramente una nota particolare di questa relazione è stato il grande interesse e la grande attenzione che la popolazione detenuta ha avuto in questo anno e mezzo relativamente ai risarcimenti e ai rimborsi legati proprio alla sentenza Torregiani, laddove la legislazione italiana ha introdotto l'articolo 35 ter, che è quello che prevedeva un risarcimento al detenuto che era stato ristretto in condizioni dichiarate inumane e degradanti, accolte dal Governo italiano come inumane e degradanti, e che per evitare più pesanti e consistenti sanzioni europee, l'Italia ha riconosciuto in una forma di mediazione, un riconoscimento di risarcimento in base a questo nuovo articolo.
Purtroppo - e anche questo ho avuto la possibilità di segnalarlo nella relazione corretta e franca con la Magistratura di sorveglianza del Piemonte - ha visto scontrarsi il legittimo riconoscimento di questo risarcimento e di questi rimborsi, con un'interpretazione della Magistratura di sorveglianza del Piemonte, in particolare, e di poche altre Regioni che è stata molto restrittiva e che ha sostanzialmente riversato sulla Magistratura civile la possibilità di erogare il risarcimento.
Questo, al di là dei ragionamenti e delle valutazioni, ha fatto sì che una grande attesa della popolazione penitenziaria italiana e piemontese fosse, in qualche modo, frustrata da un'applicazione di un'interpretazione che, pur essendo ovviamente nell'ambito della legge, è sicuramente differente da quella di altre Regioni italiane.
La relazione ha poi voluto evidenziare in piccoli e brevi capitoletti diversi elementi specifici, alcuni di criticità, altri invece di relazione positiva e di lavoro incardinato, e quindi si è parlato della tutela della salute nell'ambito penitenziario, della prevenzione dei suicidi e dell'autolesionismo nelle strutture carcerarie, della situazione degli ospedali psichiatrici giudiziari, dell'applicazione anche in Piemonte dell'articolo 41 bis. A quest'ultimo riguardo, voglio ricordare che all'interno della popolazione detenuta in Piemonte, all'interno di quei 3.600 detenuti attualmente ristretti nelle 13 carceri piemontesi, abbiamo anche 160 detenuti nel regime cosiddetto di carcere duro: 91 (ieri due) al carcere di Cuneo e 69 al carcere di Novara.
Il regime dell'articolo 41 bis merita una segnalazione particolare perché è un regime straordinario anche per l'amministrazione penitenziaria e che quindi riporta molte delle responsabilità non in capo allo stesso Direttore di carcere, non in capo al Provveditore regionale all'amministrazione penitenziaria, ma direttamente in capo al DAP (Dipartimento romano, ministeriale dell'amministrazione penitenziaria) e agli organi centrali di governo del carcere. Questo, in qualche modo, anche allontanando la responsabilità e la conoscenza diretta di una situazione carceraria che è davvero particolarmente rigida e dura. Al riguardo, voglio segnalare che l'altra settimana un detenuto del carcere di Cuneo si è suicidato in regime di 41 bis, peraltro aggravato dall'isolamento diurno, e questo lo voglio segnalare perché non aveva contattato l'ufficio del Garante - cosa che, da un certo punto di vista, mi ha consolato - ma gli avvocati avevano segnalato un disagio psico-fisico evidente.
Questa interlocuzione, anche molto franca, con il Direttore e con l'amministrazione penitenziaria credo che sia un ragionamento utile anche per l'amministrazione penitenziaria, che rischia poi, nella difficoltà e nell'emergenza quotidiana, peraltro non più legata al sovraffollamento perché 12 su 13 carceri piemontesi sono rientrate nei parametri di capienza regolamentare, mentre rimane con un sovraffollamento certificato il carcere di Torino Lorusso e Cotugno, ma con una dinamica che in qualche modo è diversa e anche forse comprensibile, visto che è un complesso grande, con varie realtà penitenziarie diverse, specifiche, tematiche, con circuiti penali particolari e quindi, diciamo, essere scesi da 1.700 (la punta) a 1.300 è già un dato significativo. La capienza regolamentare è comunque 1.100, quindi c'è una differenza di 200 detenuti, che fanno di Torino un carcere ancora sovraffollato.
Della relazione, volevo segnalare inoltre un'attenzione particolare ad un'altra popolazione ristretta di cui si parla molto sui giornali e rispetto alla quale vi è molta attenzione anche da parte dell'opinione pubblica: i detenuti considerati, nel linguaggio burocratico amministrativo, a riprovazione sociale, quelli che, nelle analisi, vengono chiamati sex offender, quindi detenuti con reati connessi a violenza di tipo sessuale. In Piemonte, sono circa 200. Questo è importante segnalarlo perché proprio su questo tipo di popolazione detenuta si misura, secondo me, l'efficacia reale di una detenzione che non può essere soltanto una privazione della libertà, che è sempre e comunque a termine e quindi sono persone che nel medio-breve termine tornano in libertà e tornano nella dinamica sociale e familiare. Ecco, riuscire a costruire per queste particolari persone (che sono soltanto 200) dei percorsi significativi di recupero psicologico, psichiatrico, di consapevolezza di sé e del reato commesso, credo che sia un'esigenza e un dovere civico fondamentale. Su questo, devo dire che intendo continuare a battermi proprio perché gli strumenti che hanno a disposizione le carceri e l'amministrazione penitenziaria non sono, al momento, adeguati al rischio e alla sensibilità sociale che c'è su questi problemi.
Vado alla conclusione elencando ancora due questioni che credo importanti, mentre la relazione è più ampia, per quanto stringata rispetto ai problemi enucleati. Un problema vitale del carcere, che in parte è legato anche all'attività che ho fatto rispetto al lavoro interno al carcere, è quello legato al vitto e al sopravvitto, cioè legato a un servizio essenziale che il carcere fornisce e deve fornire alla popolazione detenuta.
Uno degli elementi critici che - chiunque abbia messo piede in un carcere lo sa - viene riproposto e posto dai detenuti e, in molti casi (almeno col Garante), anche dagli operatori penitenziari, è quello della qualità e della quantità del cibo che viene fornito sulla base di parametri e di tabelle ministeriali. E' chiaro, però, che la popolazione detenuta fa una certa differenza: un conto sono le persone di lunga carcerazione, di età avanzata, altro conto sono i giovani adulti, magari senza un contatto esterno, senza una famiglia, senza quell'aiuto concreto che al detenuto arriva dai contatti familiari.
In molti casi, ho potuto registrare una denuncia di scarsa quantità e di scarsissimo livello della qualità del cibo. Teniamo conto che queste sono attività comunque fornite a costo dall'amministrazione penitenziaria e i progetti sperimentali che erano stati avviati a Torino, a Ivrea e in altre otto carceri italiane con l'allocazione all'esterno, cioè facendo fornire il vitto da cooperative sociali a questo adibite e su questo ingaggiate, aveva creato un ottimo precedente, portando anche un innalzamento della qualità del cibo fornito e un controllo più specifico rispetto alle forniture istituzionali.
Purtroppo quel progetto si è scontrato con una difficoltà di finanziamenti legati alla Cassa delle Ammende e a una decisione ministeriale che, a mio giudizio - ho avuto l'opportunità di dirlo anche al Ministro, al Vice Ministro, al Sottosegretario e al Capo del DAP - non teneva conto di una valutazione complessiva in cui, assieme alla fornitura del cibo, c'era anche una formazione professionale legata ad un lavoro vero, non a un lavoretto come lo scopino, lo scrivano o il lavapiatti, ma persone inserite in ditte vere e proprie che facevano somministrazione alimentare collettiva e che quindi diventava un'esperienza formativa e professionale rivendibile all'esterno dopo la pena.
Vado a chiudere, perché sono stato più lungo del previsto, segnalando che nel ruolo e nelle competenze del Garante c'è anche l'attenzione rispetto al CIE, poiché il Garante dei detenuti è - diciamo un'abbreviazione giornalistica, ma le persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale sono anche quelle presenti nel centro di identificazione ed espulsione.
C'è una partita aperta: il Consiglio regionale del Piemonte, ma anche altri Enti locali e il Comune di Torino, hanno affrontato il problema del CIE di Corso Brunelleschi e adesso di Via Mazzarello. Io mi limito qui a registrare che, con la nuova gara d'appalto e la nuova gestione del CIE che si andava in qualche modo prima spegnendo, diventando meno importante nei numeri, ha ora ripreso quota, nel senso che, a ieri, erano di nuovo 71 gli ospiti nel CIE di Torino (fino a qualche tempo eravamo scesi attorno ai 20) e la capienza effettiva è ripassata dai 30 ai 90. Quindi diciamo che è una struttura che ha ripreso un suo ruolo e una sua consistenza, anche numerica.
La valutazione, ovviamente, la farà l'organo politico. Noi, come Garanti, abbiamo la facoltà di entrare nelle carceri, anche se con qualche difficoltà maggiore, perché il Ministero dell'Interno non ci ha concesso la possibilità di un ingresso diretto, ma solo dietro autorizzazione della Prefettura. Ma con rapporti costanti con la Prefettura di Torino, credo che questo ruolo sarà comunque svolto al meglio.
Segnalo infine - perché è un dato a cui tengo molto - l'importanza di una relazione in Consiglio regionale, anche davanti agli Assessori regionali. Dovrebbe servire per cercare di elencare, ovviamente su discrezionalità politica del Consiglio regionale, cosa può fare questo consesso in questo settore. Credo che la sinergia con il territorio facendo ripartire, ad esempio, i Gruppi Operativi Locali sul carcere, che era stata una bellissima esperienza del modello Piemonte degli anni Novanta, dove la Regione Piemonte e gli Enti locali si sono molto spesi in una relazione stretta con il carcere - sia una delle sfide che abbiamo sul tavolo. È una sfida su cui si misurerà l'effettività e l'efficacia della pena.
L'idea che il carcere sia sceso nei numeri - non abbiamo più l'alibi del sovraffollamento - è però una responsabilità maggiore che abbiamo nel cercare di costruire percorsi e nel fornire risorse, strumenti e attività per gli operatori e per il contesto sociale, per essere propositivi ed efficaci nel costruire risposte.
L'ufficio del Garante è attivo da dieci mesi (da sei siamo attivi con l'ufficio e con i collaboratori); questa prima relazione servirà anche al sottoscritto per fare una prima valutazione e per cercare, sentendo il dibattito che si aprirà su questo tema, di cogliere stimoli, suggerimenti e critiche per meglio operare.
La relazione si conclude con delle tabelle proprio per enucleare alcune voci sulla popolazione carceraria piemontese.
Anche in Piemonte la popolazione carceraria è, per molta parte costituita da cittadini non italiani.



(Brusìo in aula)



PRESIDENTE

Scusate, quell'area è indisciplinata! Non ho un altro termine: volevo utilizzarlo, poi ci ho riflettuto e il termine corretto è "indisciplinata". Mi aiutate?



MELLANO Bruno, Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale

Sono il 42% i detenuti non cittadini italiani ristretti nelle carceri piemontesi. Abbiamo una dinamica che vede l'amministrazione penitenziaria usare questo periodo, dove almeno in Piemonte il sovraffollamento è diminuito, in una logica di ristrutturazione, non tanto degli edifici perché mancano le risorse, ma almeno dei circuiti penali dei detenuti.
È notizia di oggi (ho ricevuto un fax prima di recarmi qui) che è stata decisa la trasformazione di alcune carceri. Per esempio il carcere di Fossano, in provincia di Cuneo, si è trasformato da Casa di reclusione a Istituto a custodia attenuata; a Biella e a Torino una parte dell'istituto sarà a custodia attenuata; il carcere di Asti diventerà, invece, in larga parte ad alta sicurezza. Questo implicherà uno spostamento e un accorpamento di detenuti per aree omogenee, e ci dovrebbe permettere di fare interventi e progetti mirati a quelle fasce di detenuti ristretti in quelle strutture.
È una sfida: passare dalla norma, dalla carta o dalla delibera all'attuazione concreta in questo terreno, pare essere più difficile che in altri.
Grazie per l'attenzione.



(La seduta riprende alle ore 16.29)



PRESIDENTE

Ringrazio il dott. Mellano per l'esaustiva e brillante illustrazione, e dichiaro aperto il dibattito generale.
Ha chiesto la parola la Consigliera Batzella; ne ha facoltà.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Innanzitutto ringrazio il dottor Bruno Mellano per la relazione molto completa, che ho sinceramente apprezzato.
Vorrei esprimere alcune considerazioni a nome del Movimento 5 Stelle.
Ho avuto modo di conoscere il dottor Mellano in diverse occasioni, non solo istituzionali, perché il tema della detenzione, a mio parere, è molto trascurato, e non richiama quella sensibilità che dovrebbe esistere in ciascuno di noi.
Detto questo, visitare le strutture carcerarie della Regione Piemonte rientra nel nostro programma, e rientra, in particolare, nelle mie priorità.
Ho iniziato il percorso delle visite proprio dal carcere delle Vallette e dal carcere minorile Ferrante Aporti di Torino. Ho altresì avuto modo di visitare il carcere di Vercelli e sarà mia cura visitare anche le altre strutture penitenziarie presenti Piemonte.
Il carcere delle Vallette è sicuramente il più ampio della Regione Piemonte. Ho potuto constatare che tutti gli istituti di detenzione sono strutture vecchie ed obsolete, che necessiterebbero di ristrutturazione.
Sono rimasta positivamente colpita che negli ultimi anni, facendo riferimento alla media nell'anno 2014, ringraziando il cielo non persiste più il problema del sovraffollamento che c'era negli anni precedenti. E' un indice positivo: forse sono stati commessi meno reati oppure ci sono meno persone sotto il regime di detenzione. Perlomeno è un aspetto positivo.
Non ci sono, dunque, problemi di sovraffollamento.
Non ci sono problemi di sovraffollamento.
Ho potuto visitare anche tutte le attività lavorative e ricreative presenti all'interno del carcere. Faccio sempre riferimento al carcere de Le Vallette.
Sicuramente, è necessario ampliare e rafforzare le attività formative per dare la possibilità ai detenuti di poter impiegare il loro tempo nel lavoro, affinché, terminata la detenzione, reinserirsi nella società.
Infatti, valutando le statistiche, sono pochi i detenuti che, una volta terminata la pena di detenzione, tornano a vivere una vita normale; sono pochi quei detenuti che riescono a riprendere in mano la propria vita e a inserirsi nel mondo lavorativo, gran parte di loro commette nuovamente dei reati.
Per quanto riguarda la palazzina dell'ICAM (Istituto a custodia attenuata per detenute madri), ho avuto la possibilità di visitare la sezione che ancora oggi detiene madri e bambini. L'ICAM consta di quattro piani (due accoglieranno mamme e bambini, mentre gli altri due ospiteranno i detenuti in semilibertà) ed è in fase di completamento: l'inaugurazione dovrebbe avvenire a giugno, anche se le previsioni erano per aprile presumibilmente l'apertura è per giugno.
Questa struttura è differente rispetto all'attuale braccio di detenzione di mamme e bambini, perché è stata dipinta; sono stati utilizzati colori più vivaci rispetto allo standard delle celle di detenzione proprio per rendere più accogliere questo ambiente, se così lo vogliamo definire, per i bambini. Ricordo che i bambini possono stare lì insieme alle madri fino all'età di sei anni.
Quindi, siamo in attesa di questa struttura, ritengo sia un progetto che debba essere sostenuto, c'è dietro un grande lavoro.
Per quanto riguarda il carcere minorile Ferrante Aporti di Torino, sono cambiate le normative di legge. Quando si parla di carcere minorile si pensa che all'interno ci siano solo ragazzi che non abbiano raggiunto la maggiore età, ma non è così. In realtà, in quella struttura sono detenuti ragazzi fino all'età di 24-25 anni, quindi ci sono ragazzi minorenni e ragazzi che hanno già raggiunto la maggiore età. Lì non sono presenti le donne: prima il Ferrante Aporti ospitava maschi e femmine; adesso, invece le donne non ci sono più, ci sono solo dei ragazzi, che, per fortuna, non sono tantissimi.
La direttrice dottoressa Picco, con la quale ho parlato, mi ha riferito che negli ultimi due anni sono notevolmente diminuiti gli arresti. Anche questo è un segno positivo, perché fondamentalmente i minorenni spesso vengono seguiti dai servizi sociali presenti nelle città e nei vari territori. Sicuramente, anche lì occorre un ulteriore lavoro sulle attività ricreative.
Invece, per quanto riguarda la scuola, sono rimasta colpita perché i ragazzi sono seguiti da diversi maestri e professori. Vi assicuro che il tasso di cultura è veramente minimo, perché ci sono ragazzi che non sanno leggere e non sanno scrivere, in quanto provenendo spesso da paesi europei o extracomunitari non conoscono la lingua.
Il dottor Mellano ha fatto riferimento alla categoria dei sex offender.
Anche lì - concordo pienamente - ho trovato delle difficoltà e delle carenze, occorrerebbe lavorare un po' di più. La categoria dei sex offender ricomprende tutti quei detenuti che hanno commesso crimini di violenza e tra loro ci sono anche detenuti - non per questo devono essere ulteriormente discriminati e ghettizzati - che hanno compiuto crimini di violenza non solo verso le donne, ma anche nei confronti dei bambini.
I progetti per questa categoria sono molto limitati. Conosco la realtà del carcere di Vercelli, pertanto faccio riferimento solo a quella struttura, perché non posso fare alcun paragone rispetto ad altre strutture.
Relativamente alla struttura di Vercelli, la Chiesa Valdese finanzia un progetto per i sex offender; poi, ci sono donazioni e finanziamenti provenienti da privati o associazioni, perché vengono ritenuti soggetti pericolosi. Infatti, ricevono trattamenti particolari perché si trovano in una sezione diversa rispetto agli altri detenuti, che non possono mai incontrare, e qualsiasi attività venga messa in atto da parte della struttura carceraria loro sono sempre allontanati e posizionati in una zona diversa rispetto a tutti gli altri carcerati, per un problema di sicurezza tra gli stessi detenuti.
Anche qui si dovrebbe ulteriormente potenziare questi servizi di reinserimento nella società, perché questi soggetti sono veramente dichiarati pericolosi dal punto di vista psicologico e sociale. Occorre lavorare e cercare, se possibile, di investire delle risorse per il reinserimento di questa categoria di persone all'interno della società.
Un ultimo appello e concludo. Il mio pensiero è rivolto anche ai detenuti transgender, che sono presenti in piccola parte nelle carceri.
Volevo visitare - finora non ho avuto tempo, lo farò appena sarà possibile - il carcere di Ivrea, dove mi risulta che ci siano, forse, due detenuti transgender. Anche questa categoria viene sempre un po' emarginata, si dovrebbe lavorare un po' di più, soprattutto monitorare e permettere a queste persone di essere supportate dal punto di vista terapeutico. Questo è importante, perché ci sono persone che hanno effettuato o stanno effettuando un cambiamento di sesso, che a livello psicologico si ripercuote .



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RUFFINO



PRESIDENTE

Consigliera, dobbiamo stare nei dieci minuti, che ormai sono trascorsi.
Grazie.



BATZELLA Stefania

Concludo.
E' importante seguire il percorso terapeutico e psicologico anche della categoria dei transgender che spesso sono dimenticati. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Rossi; ne ha facoltà.



ROSSI Domenico

Grazie, Presidente.
Prima di tutto vorrei ringraziare il Garante per il prezioso lavoro per tutti noi e per la collettività, che in questi mesi ha portato avanti perché ci rende palese ciò che di solito è nascosto, ci fa arrivare la voce di chi normalmente non ha spazio per essere ascoltato.
In premessa, vorrei sottolineare - l'ho appurato andando a riprendere i vari interventi che nella storia sono stati svolti anche in Parlamento sulle condizioni delle carceri - che, nonostante la condizione carceraria si sia evoluta negli ultimi 150 anni, ci sono elementi che ritornano.
Certo, siamo lontani dal cimitero dei vivi denunciato da Filippo Turati nel 1904 e le nostre carceri, per fortuna, non sono più quelle del dopoguerra che denunciava Calamandrei nel 1948, però, alcuni problemi, alcune criticità, con le dovute differenze, restano le stesse. Le chiamiamo con lo stesso nome e sono sempre riferibili a due elementi di fondo: l'umanità della condizione del trattamento e l'utilità della rieducazione del reo elemento che ritorna nella storia, quando parliamo di situazione carceraria.
Prima di svolgere una brevissima riflessione su questo elemento ritengo che il Consiglio non possa esimersi dall'affrontare in Consiglio i temi che il Garante ha sollecitato nella sua relazione. Sono elementi sui quali, anche se magari si tratta di piccole cose, il Consiglio può dare un contributo, per migliorare le condizioni di chi è detenuto. Non a caso nella relazione, il Garante cita la questione del servizio civile e invita a trovare delle modalità per avere un'apertura anche a chi inizia ad essere coinvolto in progetti esterni al carcere. La legge che abbiamo appena approvato poteva essere un'occasione: troviamo il modo affinché lo diventi nei prossimi mesi.
Il Garante evidenzia, inoltre, la necessità di convocare il gruppo tecnico per la tutela della salute in ambito penitenziario, o la Commissione tecnica per la presa in carico dei soggetti autori di reato con problematiche psichiatriche, in alternativa all'inserimento negli OPG, in un momento delicato come questo, che vede la loro chiusura e il passaggio nelle REMS.
Il Garante ha citato anche la questione dei CIE, su cui anche il Consiglio si è espresso in maniera chiara, auspicandone la chiusura. E' importante non sottovalutare le difficoltà - che il Garante fa evincere dalla relazione - a muoversi, in alcuni casi, in autonomia, a causa di interpretazioni eccessivamente restrittive delle normative.
C'è, poi, una questione molto seria: quella dei suicidi, che è già stata affrontata dal Garante e che non credo sia riferibile solamente alle condizioni umane o disumane della detenzione, ma penso riguardi soprattutto l'elemento della dimensione di futuro, che spesso viene a mancare in chi è detenuto. Ritengo che questo elemento debba diventare centrale, parlando della funzione della rieducazione della pena.
Mi avvicino ad una brevissima riflessione sugli elementi di carattere generale, che credo questa relazione ci debba portare a fare: trova l'elemento fondamentale nel comma 3 dell'articolo 27, già citato, il quale esprime chiaramente che le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.
Come ho detto in premessa, le questioni sono due: una è la questione dell'umanità. Su questo, fortunatamente, dal 2013 abbiamo un trend positivo, in Italia e in Piemonte, cioè non ci troviamo più nella condizione disumana per la quale siamo stati denunciati e condannati a livello internazionale, soprattutto per quanto riguarda la questione del sovraffollamento delle carceri. Poiché oggi non siamo più in quella condizione, è importante non disperdere e mantenere questa condizione materiale, oggettiva, che deve diventare un'occasione per avere la possibilità di costruire, su questo elemento positivo, i percorsi che ci portano a migliorare anche la funzione di rieducazione della pena. Infatti mentre in condizioni disumane è praticamente impossibile immaginare dei percorsi rieducativi, quando le condizioni oggettive sono migliori non ci si può sottrarre dal farlo e occorre investire le risorse economiche, ma anche culturali e politiche, nell'ottica di una prospettiva di reinserimento.
Sottolineo questo aspetto, perché, nel momento in cui la pena non rieduca e perde la propria efficacia, subentrano almeno due ordini di problemi. Il primo è un problema di natura morale, che ci richiama all'idea che - come società - abbiamo del condannato. Non possiamo esimerci dal porci questa domanda, e cioè: la pena è vendicativa? Serve solamente a inchiodare qualcuno alle proprie responsabilità, oppure deve aprire ad una fase successiva diversa da quella che ha portato la persona in carcere? Sappiamo tutti che è la seconda ipotesi che caratterizza la nostra civiltà e non la prima, pertanto non possiamo accettare che non lo sia.
Il secondo problema - se volete - risponde più al criterio dell'utilità: a chi serve una pena che non rieduca il condannato? Non serve certamente all'individuo e non serve neanche alla collettività, perch come spiegava molto bene Foucault - in questo modo paghiamo due costi: il mantenimento del sistema carcerario e il costo sociale dell'induzione di recidiva, che un sistema come questo produce. Pertanto, non c'è soltanto una questione morale: il nostro sistema deve funzionare e rieducare anche perché, altrimenti, lo paghiamo due volte e non serve a nessuno.
Ecco perché (e mi avvio alla conclusione) è molto importante non sottovalutare questo aspetto e investire, per quello che è possibile nell'ottica indicata dal Garante, nella sua relazione: il più possibile nella collaborazione interistituzionale e sociale, mettendo insieme le nostre politiche sociali, le politiche attive del lavoro, le politiche di difesa dei diritti umani, le persone svantaggiate, con il mondo del volontariato, che su questo tema molto si spende.
Dobbiamo trovare il modo per investire in termini di idee e di risorse per evitare di sprecare la situazione favorevole, dal punto di vista oggettivo, della mancanza di sovraffollamento, perché quando siamo in emergenza non possiamo che affrontare l'emergenza. Oggi, che non siamo in emergenza, abbiamo l'obbligo di progettare condizioni migliori, soprattutto rivolte verso l'esterno.
Chiudo anch'io richiamando le parole del Presidente emerito Napolitano che, nel 2013, invitava il Parlamento (e ritengo sia un invito che possiamo sentire rivolto anche a noi) a superare quella condizione e ad impegnarsi in questo, per un dovere costituzionale, ma anche semplicemente per principi cristiani e umani. Grazie.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Non mi dilungherò troppo, anche perché condivido molte delle cose dette poc'anzi dal Consigliere Rossi.
La relazione del Garante - che ringrazio - è un primo lavoro che ci porta dentro alcune questioni che molti di noi (come me) conoscono, anche perché, venendo da esperienze comunali, probabilmente le hanno già affrontate nei Consigli comunali, poiché esistono i Garanti dei detenuti anche a livello locale.
Mi pare che la relazione sul lavoro in carcere esprima esattamente quel livello di preoccupazione che arriva a tanti di noi. Il Garante ricorda giustamente che il numero dei detenuti impiegati alle dipendenze dell'Amministrazione penitenziaria è progressivamente diminuito, con una forte riduzione dei livelli dei servizi in aspetti essenziali, quindi di vivibilità quotidiana in quelle strutture (parlo, prima di tutto, delle condizioni di vita in termini di igiene e sicurezza, ma anche di conservazione delle strutture stesse).
Le attività svolte, pagate direttamente dall'Amministrazione penitenziaria con il sistema - come si dice in questo caso - della mercede in realtà sono spesso pagate in termini forfetari, più che proporzionali.
Si tratta, pertanto - come sosteneva giustamente il Garante - di lavori retribuiti male e iniquamente, diversamente da quelli svolti, invece, dalle ditte e dalle cooperative con le quali molte case circondariali hanno rapporti.
Ritengo che, se possibile - e lo dico agli Assessori competenti questa sia una delle strade percorribili, cioè quella di mettere sempre più in atto delle collaborazioni, delle sinergie, anche dal punto di vista della formazione e del lavoro (e qui mi rivolgo all'Assessore Pentenero e all'Assessore Ferrari).
La storia di alcune case circondariali, e penso a quella di Torino sono conosciute in tutta Italia. Spesso lamentano il fatto che non si riescano a fare tutti i percorsi, soprattutto quando il tournover è così veloce perché molti, per fortuna, passano poco tempo in carcere, ma per tutti quelli che invece hanno degli anni davanti, quel percorso diventa fondamentale per l'inserimento nella società.
Vi è poi un'altra questione centrale che spero l'Assessore Saitta voglia rimettere al centro.
La vicenda sanitaria è fondamentale: reinserire, dentro la nostra programmazione, un lavoro diverso fatto nelle carceri. Credo che questo sia possibile. Anche in questo caso, la storia viene da lontano, e credo che sulla sanità si possa fare meglio e si possa fare un monitoraggio diverso anche delle condizioni dei nostri detenuti dal punto di vista sanitario.
Ultime cose, per non rubare ulteriore tempo.
Ritorno alla vicenda dei CIE, e mi rivolgo a lei, Presidente Laus.
Presidente, come lei sa, è stato fra i Consiglieri che hanno votato quell'atto di indirizzo che chiedeva alla Prefettura e al Ministero di superare i CIE di corso Brunelleschi. Come viene ricordato nella relazione il Garante, con la nostra Assessora, sono andati più volte in questa struttura, ma quello che c'è scritto nella relazione è emblematico: l'idea che oggi il Garante debba richiedere l'autorizzazione, neanche al Prefetto ma addirittura al Ministero degli Interni, fa capire quanto rischi di essere inutile la figura del Garante stesso.
E' successo a me: saputo di alcuni non funzionamenti all'interno di quella struttura si è dovuto rimanere 24 ore fuori, perché il Garante doveva chiedere al Prefetto che lo doveva chiedere al Ministero. Questo vuol dire che quella struttura non è trasparente; non è un luogo idoneo per gestire quel fenomeno residuale perché, come ci siamo detti, i CIE ormai hanno un compito improprio, dato che ormai quel lavoro di indagine potrebbe essere svolto nelle case circondariali e nei penitenziari, perché se hanno già scontato la pena non si capisce perché gli dobbiamo infliggere dei mesi in più dopo che l'hanno già scontata.
Per fare che cosa? Per fare un lavoro che può essere fatto dentro le nostre carceri? Dall'altra, come avete visto e la relazione lo ribadisce, c'è il fallimento della strategia dei CIE, tanto è vero che si è passati da quei 200 posti ai 30 che oggi sono funzionamenti.
Sulla giustizia minorile sono contento del lavoro svolto dal Garante.
Tra l'altro, essendo figlio di un'assistente sociale che ha lavorato per anni in quelle carceri, credo che ancora oggi valga la pena di investire su un modello tutto italiano che provi a ridurre al minimo le pene dentro quelle carcere. Sono contento che oggi la legislazione preveda di scontarli fino ai 25 anni, e quindi di non passare subito al carcere per i maggiorenni.
Credo sempre di più - magari con l'Assessorato alle politiche giovanile se è possibile - che si debba pensare a dei progetti nuovi e alternativi per quei ragazzi. Credo sia importantissimo che anche la cultura rientri in questi luoghi (e su questo faccio un appello a tutta la Giunta).
Ritengo che il dibattito civile e culturale debba rientrare dentro queste case circondariali. Lo dico soprattutto per i più giovani, che in qualche modo hanno già visto esperienze del genere, anche perché gli operatori lì dentro hanno voglia di far rientrare la società dentro quelle mura. Penso ai tanti momenti di aggregazione culturale che si possono fare e dovrebbe essere la Giunta stessa a proporne in questi luoghi. Non solo momenti di aggregazione, ma anche momenti di progresso civile: penso ai dibattiti pubblici. Spesso ce lo si dimentica, ma quello potrebbe essere un tipo di azione che dà dignità ai percorsi per il reinserimento nella società.
Spero, quindi, che nei prossimi anni la Giunta sappia cogliere la possibilità di avere un Garante, a livello regionale, che possa in qualche modo pensare ad una programmazione, anche culturale e civile, da portare dentro quei luoghi. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Andrissi; ne ha facoltà.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Ho seguito attentamente la relazione di Bruno Mellano, nostro ottimo Garante regionale. Ho anche partecipato al convegno sull'interpretazione della Magistratura di Sorveglianza, ma ho capito che qui in Piemonte purtroppo, è molto più restrittiva.
Sicuramente la sentenza Torreggiani è stata rivoluzionaria per la situazione delle carceri italiane ed ha portato dei benefici oggettivi: la condanna per detenzione inumana e degradante ha costretto l'Italia, con legge 117 - il famoso articolo 35 ter - a dare sconti di pena ai detenuti con benefici che sono davanti agli occhi di tutti.
Ho sempre in mente il carcere San Vittore di Milano: 800 persone la capienza, 2.000 i detenuti. Voi capite che, soprattutto nei periodi estivi diventa alquanto degradante la situazione di queste carceri e, al di là della pena disumana, c'è tutto un ragionamento su quello che deve essere il funzionamento della pena. Fino ad oggi la pena seguiva solo una concezione che era quella retributiva, cioè isolare il carcerato e punirlo, ma non di recuperarlo.
Il dibattito, ormai partito da anni in Italia, ha portato a sperimentazioni importanti - penso al Tribunale dei Minori di Milano (ma spero che si allarghino anche in Piemonte) - sviluppando pene alternative e pene riparative, anche perché le recidive dei carcerati sono ben sopra il 60%.
Se riprendiamo il dibattito, che c'è stato a seguito dell'indulto, è stato un dibattito molto speculativo; se invece andiamo a guardare i dati recidivi di quei cittadini detenuti che hanno beneficiato di un indulto vediamo che le recidive è stata solo di circa il 30%.
Nel momento in cui analizziamo questi dati, che sono a disposizione di tutti, si capisce che il carcere non ha una funzione rieducativa, quindi dobbiamo pensare a delle proposte alternative.
Oltretutto, la situazione rappresentata da Bruno Mellano, cioè il passaggio da 5.000 detenuti nelle carceri piemontesi a 3600, e il fatto che ci siano 2700 cittadini che usufruiscono di pene alternative quali la detenzione domiciliare o altre cose, ci impone una riflessione importante.
Fino ad oggi, il 96% delle risorse sono destinate alle carceri e solo il 4 alle attività sociali di recupero. Questo vanifica il senso di questi 2.700 cittadini detenuti al di fuori della struttura carceraria.
Sicuramente in un momento di crisi è difficile trovare soluzioni lavorative per questi detenuti, ed è difficile fare progetti alternativi però credo che questa sia la strada da percorrere. Ce lo impongono i dati oggettivi.
D'altronde, mentre si pensa di recuperare un cittadino condannato solo infliggendo una pena di limitazione della libertà e di chiusura in una cella, magari sovraffollata, sicuramente - e spesso i dati ce lo confermano si insegna al contrario a questi cittadini come ripetere un crimine.
Bisogna quindi uscire da questo circolo vizioso e cercare delle soluzioni alternative, ovviamente laddove non vi è la pericolosità sociale.
Grazie.


Argomento:

Nomine


PRESIDENTE

Colleghi, possiamo passare all'esame del punto 3) all'o.d.g., inerente a "Nomine". Dopo la votazione sulle nomine, ci sarà una sospensione per permettere una riunione dei Capigruppo.
Segnalo che vi verranno consegnati due plichi: uno di colore arancione relativo alle schede di votazione, che dovranno essere votate e depositate nell'urna; l'altra di colore bianco, contenente l'istruttoria esaminata dalla Commissione nomine, relativamente ai soli Enti sottoposti alla disciplina del decreto n. 39/2013, a supporto della votazione (quindi nell'urna non ci vanno i fogli bianchi, in sostanza, ma solo il cartoncino arancione).
Si proceda alla distribuzione delle schede per le seguenti nomine:


Argomento: Nomine

Proposta di deliberazione n. 60 "Commissione Tecnica Urbanistica - C.T.U." (articolo 76, l.r. 56/1977) - designazione di 8 esperti con voto limitato a 5 nominativi

Argomento: Nomine

Proposta di deliberazione n. 73 "Associazione Museo Ferroviario Piemontese" (l.r. &A 12033


PRESIDENTE

45/1978 e articoli 9 e 12 Statuto dell'Ente) - nomina del Presidente dell'Associazione


Argomento: Nomine

Proposta di deliberazione n. 74 "Associazione Museo Ferroviario Piemontese" - (l.r. 45/1978 e articoli 9 e 12 Statuto dell'Ente) - Consiglio direttivo - nomina di 5 componenti

Argomento: Nomine

Proposta di deliberazione n. 72 "Associazione Museo Ferroviario Piemontese" - (l.r. 45/1978 e articolo 14 Statuto dell'Ente) - Collegio dei Revisori nomina di 1 Revisore dei Conti

Argomento: Nomine

Proposta di deliberazione n. 71 "Associazione Museo diffuso della Resistenza, della deportazione, della guerra, dei diritti e della libertà" - (articolo 13, Statuto dell'Ente) - Consiglio direttivo - designazione di 1 rappresentante

Argomento: Nomine

Proposta di deliberazione n. 70 "Ente Parco Nazionale della Val Grande" (articolo 9, comma 10, legge 394/1991) - Collegio dei Revisori dei Conti Designazione di 1 rappresentante

Argomento: Nomine

Proposta di deliberazione n. 69 Fondazione per l'ambiente 'Teobaldo Fenoglio' - ONLUS" - (articolo 14 Statuto Fondazione) - Collegio dei Revisori dei Conti - nomina di 1 membro

Argomento: Nomine

Proposta di deliberazione n. 68 "Fondazione 'Camillo Cavour'" - (articolo 13, Statuto dell'Ente) - Collegio dei Revisori dei Conti - designazione di 1 membro

Argomento: Nomine

Proposta di deliberazione n. 67 "Centro Piemontese di Studi Africani C.S.A." - (articolo 8, Statuto dell'Ente) - Consiglio di Amministrazione nomina di 1 membro

Argomento: Nomine

Proposta di deliberazione n. 77 "Comitato Regionale per i Diritti Umani" (articolo 3, Statuto del Comitato) - Nomina di 10 esperti in materia di diritti umani - Nomina di 2 Consiglieri regionali, di cui 1 espressione della minoranza e nomina di 2 Consiglieri regionali cessati dal mandato


PRESIDENTE

Occorre prestare attenzione al momento della votazione, poiché ci sono ipotesi in cui più candidati hanno lo stesso cognome: in tal caso, occorre scrivere sulla scheda anche il nome.
Invito inoltre i Gruppi consiliari di minoranza a procedere all'assunzione dei propri candidati ai sensi dell'articolo 79, comma 3, del Regolamento interno del Consiglio regionale, in riferimento ai seguenti Enti: Commissione Tecnica Urbanistica - C.T.U. (articolo 76, l.r. 56/1977) designazione di 8 esperti con voto limitato a 5 nominativi: le minoranze devono procedere all'assunzione di 3 esperti Associazione Museo Ferroviario Piemontese (l.r. 45/1978 e articoli 9 e 12 Statuto dell'Ente) -nomina del Presidente dell'Associazione: le minoranze devono procedere all'assunzione di 2 esperti Comitato Regionale per i Diritti Umani (articolo 3, Statuto del Comitato) Nomina di 10 esperti in materia di diritti umani - Nomina di 2 Consiglieri regionali, di cui 1 espressione della minoranza e nomina di 2 Consiglieri regionali cessati dal mandato: le minoranze devono procedere all'assunzione di 3 esperti.
Rammento infine che, ai sensi del comma 4 dell'articolo 79 del Regolamento interno del Consiglio regionale, nel caso si debba procedere alla nomina di non più di 2 persone, saranno considerati eletti i candidati che hanno raggiunto la maggioranza assoluta dei votanti, salvo quanto previsto nel comma 3 "Riserva di posti per le minoranze". Se tale maggioranza non è raggiunta alla prima votazione, in seconda votazione sono eletti i candidati che hanno riportato il maggior numero dei voti.
Invito i commessi a distribuire le schede.
Ha chiesto la parola il Consigliere Pichetto; ne ha facoltà.



PICHETTO FRATIN Gilberto

Grazie, Presidente.
Intervengo su indicazioni - credo - di parte dell'opposizione.
In ogni caso, per quanto riguarda la CTU, indichiamo i Sigg.
Bachiorrini Fulvio, Vercellotti Paola e Bertone Enrico; per quanto riguarda il Consiglio direttivo del Museo Ferroviario, i Sigg. Rossi e Sacco; per quanto riguarda il Comitato regionale dei diritti umani, la collega Gancia in qualità di Consigliera e i Sigg. Introvigne, Collura e Rosboch come esperti.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bertola; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Per quanto riguarda il Comitato per i diritti umani, relativamente ai membri del Consiglio regionale, indichiamo la collega Stefania Batzella.
Grazie.



PRESIDENTE

Nomino scrutatori i Consiglieri Benvenuto e Molinari.
Prego la Consigliera Segretaria Motta di procedere all'appello nominale.



(La Consigliera Segretaria Motta effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

Colleghi, la seduta è sospesa.
Invito i Capigruppo in Sala A per svolgere una breve riunione.



(La seduta, sospesa alle ore 17.29, riprende alle ore 17.47)


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Esame mozione n. 144 presentata dai Consiglieri Batzella Andrissi, Bertola Bono, Frediani, Mighetti e Valetti, inerente a "Protesi acustiche digitali per sordo-ciechi"


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Esaminiamo la mozione n. 144, di cui al punto 5) all'o.d.g.
La parola alla Consigliera Batzella per l'illustrazione.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Si tratta di un tema molto importante. Un tema che mi sta particolarmente a cuore, e spero che oggi, in Consiglio, tutti i Consiglieri possano approvare e prendere in considerazione la mozione in oggetto. E' arrivato il momento di dare giustizia ad una categoria di ammalati, i sordo-ciechi, che in Italia non vengono riconosciuti.
Spiego meglio. La mia mozione ha come oggetto: "protesi acustiche digitali per sordo ciechi". In Italia i casi di sordo-cecità sono più diffusi di quanto si pensi, studi a livello europeo hanno stimato che nel nostro Paese le persone sordo-cieche sono dai 3.000 agli 11.000. In questa categoria dobbiamo anche considerare la Sindrome di Usher. La Sindrome di Usher è una malattia genetica, rara, molto importante, causata da una mutazione di uno dei dieci geni. Si è affetti da questa malattia quando si ha la perdita di uno di questi geni che producono una combinazione di sordo cecità e degradazione della vista. Una delle principali cause di sordo cecità.
La Comunità Europea il 12 aprile 2004 ha deliberato una risoluzione che riconosce la sordo-cecità definendo questa minorazione sensoriale "quale disabilità specifica". La Comunità Europea riconosce il sordo-cieco, sia sordo che cieco; mentre il legislature italiano ha male interpretato tale normativa europea.
Oggi chiedo che venga presa in considerazione almeno la mia richiesta.
Oltre riconoscere che, in seguito, ci sarà un lavoro che verrà fatto a livello nazionale da parte dei Parlamentari perché questa legge deve essere rivista per dare pare dignità e pari diritti a tutti gli ammalati, la normativa vigente, in Italia, considera sordo il minorato sensoriale dell'udito. Mi riferisco alla legge n. 381 del 26 maggio 1970 e al comma II della legge n. 95 del 20 febbraio 2006, che "considera sordo il minorato sensoriale dell'udito affetto da sordità congenita o acquisita durante l'età evolutiva". Quando parliamo di età evolutiva, parliamo di ragazzi fino all'età di 12-14 anni. Questo cosa significa? Significa che chi perde l'udito dopo l'età evolutiva, cioè dopo i 12-14 anni, non viene riconosciuto sordo-cieco, viene riconosciuto invalido e gli viene riconosciuta un'invalidità aspecifica.
Chi perde l'udito dopo l'età evolutiva, ha imparato a parlare e sebbene non senta, è considerato invalido, ma non è riconosciuto sordo, anche se non sente nulla. Di conseguenza non sono riconosciute sordo-cieche le persone che pur presentando un'importante minorazione visiva, diventano sorde nell'età adulta, tantomeno coloro che sono nate con un minimo residuo uditivo o che, comunque, lo mantengono nel tempo. Questo è un grave fattore discriminante per gli stessi.
Coloro che hanno mantenuto, in minima parte, la funzione sensoriale uditiva è sia cieco o cieco parziale, oppure ipovedente grave (legge n.
138/2001), ci troviamo a dover fare i conti con il fatto che queste persone non sono in grado di supportarsi con la lettura labiale, né, nel caso che alcuni di loro, affetti da patologie progressive pur conoscendo la LIS (lingua internazionale dei segni), non riescono a vedere i movimenti dell'interlocutore. Cosa accade? Che l'isolamento sensoriale nella comunicazione nelle persone con la doppia minorazione vista e udito assume una gravità importante.
Il nomenclatore tariffario è stato approvato con decreto legge del 27 agosto 1999, n. 332 "Regolamento recante norme per le prestazioni di assistenza protesica erogabili nell'ambito del Sistema Sanitario Nazionale: modalità di erogazione e tariffe" ed essendo ormai dotato non contempla le protesi auricolari digitali, ma solo quelle analogiche, che sono obsolete.
Le protesi analogiche sono obsolete, hanno un costo inferiore rispetto alla protesi digitale, ma anche una qualità inferiore. Se dobbiamo valutare il costo di una protesi rispetto all'altra, dobbiamo anche valutare anzitutto, la funzionalità. La protesi analogica amplifica il suono, mentre la protesi digitale agisce dove c'è il disturbo del suono, quindi migliora la qualità uditiva e migliora la qualità di vita della persona affetta da sordità.
Parlando con tutte le persone che sono affette da sordo-cecità e dalla sindrome di Usher, gli stessi mi dicono testuali parole: vorrei vivere una vita normale, vorrei lavorare, farei a meno di prendere quella minima pensione di invalidità e di indennità che mi riconosce la mia patologia pur di avere una protesi digitale che mi permetta di relazionarmi e di vivere meglio in questa società che già penalizza l'ammalato e chi ha grossi problemi di salute.
Ricordo la delibera di Giunta regionale del 23 aprile 2014, n. 34-7504 sulla proroga per l'anno 2014 della D.G.R. n. 4-6467 del 23 luglio 2007 recante contributi a favore di persone con grave disabilità per l'acquisto di strumenti tecnologicamente avanzati, rivolti all'autonomia e all'inclusione sociale. Ricordo che queste persone non sentendo, non possono inserirsi nell'ambito sociale e vengono automaticamente escluse perché vivono nel loro mondo, in un mondo ovattato perché non sentono. Ci sono dei contributi e degli strumenti tecnologici che sono comunque destinati a queste persone: PC, personal fisso, portatile, dispositivi informatici mirati, dotati appositamente per queste categorie di persone.
Tutto un insieme di strumenti e di ausili che sono previsti dalla normativa.
Che cosa chiediamo al Consiglio e alla Giunta regionale? Chiediamo che al fine di facilitare la comunicazione, quindi l'inclusione sociale delle persone che con questa doppia minorazione, non dimentichiamo che si tratta di una doppia minorazione perché sono sordi e ciechi, o, se non lo sono del tutto, hanno una grave minorazione o comunque con il tempo lo diventeranno perché dalla sindrome di Usher, ad oggi, non si può guarire, anzi con il tempo si tende a peggiorare e si perderà l'udito (quel poco che si ha) e si perderà la vista.
Quindi, in attesa dell'aggiornamento del nomenclatore tariffario che è fermo da tantissimi anni e va aggiornato, chiediamo che vengano inserite le protesi digitali tra gli strumenti di nuova tecnologia che sono elencati nella DGR n. 46467 del 23 luglio 2007 recante "Contributi per persone con grave disabilità per l'acquisto di strumenti tecnologicamente avanzati rivolti all'autonomia e all'inclusione sociale della comunicazione".
Quindi, queste protesi sono unicamente rivolte alle persone con doppia minorazione vista/udito in condizioni di gravità.
Spero che oggi ci sia un minimo di giustizia nei confronti di coloro che fino ad oggi sono stati discriminati. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Allemano; ne ha facoltà.



ALLEMANO Paolo

Grazie, Presidente.
Noi siamo grati alla Consigliera Batzella, perché oggettivamente pone un problema rilevante. La questione dei disabili sta molto a cuore a questa legislatura ed è uno dei punti forti del programma delle politiche di welfare.
I punti di rilievo sono il richiamo ad accogliere senza se e senza ma la risoluzione del Parlamento Europeo e quindi includere nell'isolamento neurosensoriale non solo chi è tale dalla nascita o prima dell'età evolutiva, ma chiunque si trovi, anche per cause acquisite, a ricadere in questa condizione di grave isolamento.
Altrettanto forte è il richiamo a prendere atto dell'avanzamento tecnologico, perché è vero che le protesi digitali costano di più, ma consentono una qualità di vita assolutamente non comparabile e può anche darsi che abbiano una durata ed un adattamento al caso clinico tale da consentire nel tempo di recuperare la maggiore spesa iniziale.
Tutto ciò premesso, condividiamo il testo e le osservazioni. Facciamo presente al Movimento 5 Stelle che chiediamo tuttavia una modifica nell'impegno, perché non vogliamo mettere il nostro esecutivo in difficoltà nel fare un'azione che oggi non ci è possibile, essendo noi in piano di rientro.
Siamo impegnatissimi, come ben sapete, ad uscire in fretta e bene dal piano di rientro per poter disporre anche di eventuali risorse aggiuntive.
Ricordo, ad esempio, la partita delicatissima degli extra Lea.
In questo momento, quindi, una pressione sulla Giunta affinché includa queste protesi nel nomenclatore tariffario con risorse, che peraltro non abbiamo, e che sono tutte dedicate ad uscire dal piano di rientro, è una forzatura che non ci sentiamo di chiedere a noi stessi.
Peraltro, come ha ricordato la Consigliera Batzella, il nomenclatore nazionale è in fase di rivisitazione; è fermo al 1999, quindi posso solo immaginare che questo aspetto del rinnovamento tecnologico che oggi applichiamo alle protesi acustiche si possa trasferire almeno ad altre cento tipologie di ausili e quindi la moral suasion noi la vogliamo effettuare sul Governo nazionale che, come sappiamo, ha nella sua agenda la rivisitazione del tariffario.
Noi abbiamo il Presidente dei Presidenti che presiede quest'Aula abbiamo un Assessore alla sanità autorevole e che ha notevole peso al tavolo degli Assessori in materia di patto della salute. Quindi, chiediamo a loro di fare in modo che la rivisitazione del nomenclatore tariffario nazionale - che riteniamo urgente ed indifferibile - includa questo appello e questo invito a portare le protesi digitali nell'ambito degli ausili da fornire alle persone che ne hanno necessità, ovviamente con le procedure che passano attraverso il riconoscimento dell'invalidità civile e poi l'individuazione della protesi che meglio si adatta al singolo caso, sulla base delle consulenze audiofoniche degli specialisti del settore.
Quindi, il voto è favorevole se si modificano le ultime quattro righe dove l'impegno non è rivolto alla Giunta a forzare oggi il nomenclatore tariffario (cosa che non possiamo fare) ma è al Presidente e all'Assessore "affinché ." - questa è una frase che prendiamo pari pari dal vostro testo ". al fine di facilitare la comunicazione e quindi l'inclusione sociale delle persone con doppia minorazione uditiva e verbale, si facciano parte attiva per l'inserimento nel nomenclatore tariffario nazionale delle nuove protesi digitali". Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Alemanno.
Consigliera Batzella, in sostanza il collega Alemanno, come ha potuto ascoltare, nello spirito è d'accordo - credo rappresentando la maggioranza con la sua mozione, ma chiede una modifica; modifica che poi dipenderà da lei.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bertola; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Sinceramente mi sarei aspettato un po' di coraggio in più da parte della maggioranza su una questione così importante.
Chiedo gentilmente due minuti di sospensione, in modo da poter valutare insieme alla collega Batzella, se accettare la proposta di modifica del PD.
Grazie.



PRESIDENTE

La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 18.04 riprende alle ore 18.19)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Do la parola alla collega Batzella, così ci legge l'impegno nei confronti della Giunta modificato.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Abbiamo modificato l'impegno, che recita "Chiede al Consiglio regionale, al Presidente Chiamparino e all'Assessore Saitta al fine di facilitare la comunicazione e quindi l'inclusione sociale delle persone con questa doppia minorazione sordo/ciechi a farsi parte attiva per l'inserimento nel nomenclatore tariffario nazionale delle nuove protesi digitali. Riferire al Consiglio regionale entro 60 giorni sugli esiti dell'azione al Tavolo della Conferenza Stato-Regioni supportato da uno studio regionale sulla sostenibilità economica dell'applicazione della mozione".
Quindi, entro 60 giorni il Presidente Chiamparino e l'Assessore Saitta dovranno comunicarci quello che sono riusciti a concludere - mi auguro che ritornino vincitori - al Tavolo di confronto a Roma, per potere mettere in atto questo progetto di studi e quindi poter dare le protesi a chi ne ha diritto. Grazie.



PRESIDENTE

Indìco la votazione sulla mozione n. 144, così come modificata, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Edilizia sanitaria e ospedaliera

Esame ordine del giorno n. 217 presentato dai Consiglieri Sozzani, Berutti Ruffino e Vignale, inerente a "Città della Salute e della Scienza di Novara - Ricorso alla concessione di costruzione e gestione"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'ordine del giorno n. 217, di cui al punto 13) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Sozzani per l'illustrazione.



SOZZANI Diego

Grazie, Presidente.
Ringrazio anche l'Aula per avere accettato la mia richiesta di inversione punti all'o.d.g.
Si tratta di un ordine del giorno che è stato presentato da qualche tempo e che va ad analizzare la situazione della Città della Salute e della Scienza di Novara. È comunque un atto di indirizzo che potrebbe inserirsi anche in un ambito più generale, perché se passasse il concetto indicato nell'ordine del giorno stesso, sarebbe possibile iniziare un percorso nell'ambito della realizzazione delle strutture ospedaliere, che va al di là della Città della Salute di Novara.
La lunga cronistoria della Città della salute di Novara è ormai nota all'Aula: parte dal 2004, quando è stata identificata l'area, poi riconfermata anche dall'università nell'ambito dell'inaugurazione dell'anno accademico avvenuta recentemente a Vercelli.
Dopo 11 anni di attività burocratica vi è la conferma, con la valutazione in termini positivi, della destinazione urbanistica della collocazione della Città della Salute nell'area proposta a suo tempo.
Peraltro, tutte le Amministrazioni comunali che si sono succedute a Novara hanno confermato questo tipo di iniziativa.
Nell'ambito dell'attività percorsa dal punto di vista burocratico, si era ipotizzato anche lo strumento del "leasing in costruendo". Tuttavia il Ministero competente, in ottemperanza alla legge n. 67/1988, non ha espresso parere favorevole a questo tipo di strumento, quindi non si è potuto proseguire su questa strada.
Ho ascoltato le informazioni che questa mattina l'Assessore Saitta ha fornito, circa il fatto che la Città della Salute comunque è in una fase di avvio piuttosto avanzata, ma che vi è la mancanza, da parte del Ministero, del Nucleo di valutazione. A titolo di precisazione - lo dico a tutti i colleghi presenti - questo aspetto non riguarda solo ed esclusivamente la Città della salute di Novara; si tratta, infatti, di un Nucleo di Valutazione che il Ministero deve prevedere per tutte le realizzazioni ospedaliere nell'ambito nazionale. Questo è un "blocco" che va ad incidere sicuramente sulle attività previste nella nostra Regione ma che colpisce anche le altre Regioni italiane.
Nel rispetto delle competenze della Giunta, è stato presentato questo ordine del giorno in cui abbiamo cercato di riassumere le considerazioni fondamentali ai fini dell'utilizzo della finanza di progetto (project financing), sapendo benissimo che è un impegno che assume l'Aula segnalandolo alla Giunta. Ma soprattutto perché vi è un documento di analisi finanziaria che è stato realizzato dall'ospedale di Novara, che è andato a fondo nella possibile realizzazione di questa Città della Salute attraverso lo strumento del project financing.
A fronte di una cifra prevista per i lavori, che è somma di opere e di impianti, di 225 milioni, a fronte di una stima degli arredi di 19 milioni, a fronte di 28 milioni e 450.000 per opere collaterali (urbanizzazione ed espropri), a fronte dell'IVA e delle relative spese tecniche, l'attività complessiva prevista per la Città della Salute di Novara, che sarà un ospedale di quadrante, è di oltre 320 milioni (come analisi economica complessiva).
Considerando il finanziamento dell'ex articolo 20 della legge n.
67/1988, in cui erano previsti 134 milioni, e le alienazioni del patrimonio dell'ospedale (sono molte le proprietà che l'ospedale di Novara detiene) che ammontano a circa 105 milioni, dall'analisi tecnica che era stata fatta se ne ricavava una cifra di circa 240 milioni.
Volendo articolare la cifra dell'ex articolo 20, il 95% della quota era in capo allo Stato, quindi circa 127 milioni, rispetto al 5% della quota regionale, pari a 6 milioni e 700.000 euro circa (la somma dava questi 134 milioni di cui dicevo prima). Al completamento dall'opera mancherebbero (uso il condizionale) circa 80 milioni di euro.
Le cifre, per quanto elevate, vanno a definire una possibile strategia che determina un canone diviso in due parti: un canone dei servizi ottenuti dal concessionario per le opere realizzate, e un canone di disponibilità.
Si è pensato che questo canone potesse essere di 13 milioni e 800.000 euro l'anno per la prima ipotesi (quello dei servizi ottenuti dal concessionario) e di circa 4 milioni e 850.000 euro all'anno per il canone di disponibilità, con una cifra complessiva, rispetto ai bilanci delle strutture sanitarie (nel caso specifico delle Aziende Ospedaliere Universitarie), sostanzialmente compatibile con le risorse di una Regione come la nostra.
Ciò che oggi si chiede con questo ordine del giorno è di attivarsi in questo senso, con un atto di indirizzo forte da parte di quest'Aula nei confronti della Giunta e dell'Assessore, affinché ci possa essere un primo approccio complessivo dell'attività nella costruzione della Città della Salute di Novara, che ha tutti i requisiti progettuali, al netto del parere tecnico del Ministero, necessari per poter avviare il completamento di quest'opera; tra i requisiti, come dicevo prima, vi è innanzitutto l'area, che è già stata definita e che, per la grande maggioranza, è demaniale.
E' un'area che ha solamente alcune parti private, ma attualmente non è utilizzata perché è un'area ex militare; la progettazione preliminare è già stata realizzata e approvata; la situazione urbanistica è già consolidata dal punto di vista burocratico, quindi vi è una situazione assolutamente positiva. Per quanto riguarda il Ministero, evidentemente i tempi burocratici sono incompatibili con le aspettative dei cittadini, ma è fondamentale l'avvio, altrimenti andremmo a buttare via i soldi nella cosiddetta mobilità passiva.
Infatti, di fronte alla percezione degli utenti dell'ospedale, che presenta difficoltà economiche sulla manutenzione ordinaria, è difficile mantenere nell'ambito dell'Azienda Ospedaliera novarese coloro che devono curarsi, perché, confinando con la vicina Lombardia, è facile per i nostri cittadini utilizzare le strutture lombarde, con i costi che ne derivano per il bilancio, che tutti noi conosciamo.
Questo era lo spirito con cui è stato presentato questo ordine del giorno, che riteniamo positivo in una logica di questo genere.
Evidentemente, qui non si definiscono né aree né zone, bensì si definisce lo strumento, la filosofia con la quale si può realizzare un'opera.
Questa è una filosofia immediata, in cui possono esserci attività fin dall'inizio riconosciute, soprattutto si può dare conclusione a un iter che negli anni è stato esasperato e caratterizzato da lungaggini burocratiche che hanno portato parte della popolazione del territorio delle quattro province a non credere possibile la realizzazione di questa infrastruttura.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola l'Assessore Saitta; ne ha facoltà.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
Il collega Sozzani fa riferimento ad uno studio predisposto dall'Azienda Sanitaria Ospedaliera di Novara, che ho avuto modo di conoscere dopo la presentazione dell'interrogazione. Questo mi fa molto piacere perché vuol dire che c'è grande trasparenza, non è un problema di appartenenza ad una maggioranza, ma riguarda la sua continuità.
Apprezzo la volontà da parte del collega Sozzani e del suo Gruppo per aiutare relativamente ad una decisione che consenta di partire velocemente.
Mi pare questo il senso: partire velocemente con la realizzazione dell'ospedale, su cui, evidentemente, sono d'accordo. Però, vorrei aggiungere qualche riflessione in relazione al cambiamento della modalità.
Cioè, mi pare di aver capito che la proposta sia quella di passare alla concessione di costruzione e gestione. Mi sembra questo lo strumento, che è diverso rispetto a quello che era stato immaginato.
Partirei dal documento programmatico della Città della Salute e della Scienza di Novara, cioè dai documenti che sono stati approvati e dai documenti che sono stati presentati.
I documenti che sono stati presentati al Ministero con la richiesta di finanziamento anche per quanto riguarda l'articolo 20 articolano con una certa precisione le modalità di finanziamento, come è stato ricordato (ci sono quei 134 milioni da parte Stato-Regione, l'alienazione di 105 milioni il concessionario per 80 milioni e 290 mila, per un totale di quei 320 milioni che sono stati .).
Ora, è chiaro che la proposta del collega è di grande interesse, ma rappresenta un cambiamento rispetto a quanto immaginato nel documento programmatico.
Sostanzialmente, mi pare di capire che da parte del collega ci sia un certo pessimismo - possiamo dire così - nei confronti del Governo nazionale relativamente al finanziamento sull'articolo 20, altrimenti il problema non si porrebbe se ci fosse una certezza.
Non è che io sia ottimista, conosco le difficoltà che ci sono dal punto di vista della spesa pubblica nazionale, però ho un'opinione: innanzitutto dobbiamo completare il percorso velocemente per avere delle risposte in merito al finanziamento pubblico e il passaggio nel Nucleo di valutazione è importante.
Come ho avuto modo di ricordare in diverse occasioni, anche questa mattina a Novara, è veramente privo di senso che per la ricostituzione di un Nucleo di valutazione siano passati tutti questi mesi - mi riferisco al livello nazionale - perché il Nucleo di valutazione è composto da rappresentanti delle Regioni - e noi abbiamo velocemente provveduto a nominare i nostri rappresentanti - da una rappresentanza dell'Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali - e abbiamo lavorato perch provvedesse alla nomina, che ha effettuato - e adesso c'è ancora la nomina di alcuni rappresentanti del Ministero della salute, che dovrebbe essere, a quanto pare, imminente.
Il Nucleo di valutazione su questo progetto si era già espresso in diverse occasioni, adesso occorre il parere definitivo. Però, nel frattempo, al di là del lavoro e della valutazione che verrà fatta dal Gruppo una volta che sarà costituito nella sua completezza, se non è richiesta altra documentazione - questa mattina ho visto le carte che sono state presentate - mi pare che, ormai, si abbiano tutte le informazioni e tutti gli elementi per poter immaginare che il Nucleo di valutazione si possa esprimere, in quanto c'era una questione relativa al tema delle apparecchiature, perché non facevano parte del quadro economico. Comunque sono arrivate le precisazioni utili da parte dell'Azienda Sanitaria Ospedaliera.
Penso che, al di là dell'opinione che ognuno di noi può avere singolarmente o politicamente - pessimismo, ottimismo, lo Stato mette i soldi o non mette i soldi - non rinuncerei all'ipotesi del finanziamento pubblico. Prima di rinunciare - si può anche utilizzare questo strumento e prima di immaginare qualche strumento diverso, come quello che è stato proposto della concessione di costruzione e gestione, vorrei una parola definitiva da parte del Governo nazionale per quanto riguarda il finanziamento.
Quindi, non è un "no", perché non vorrei che in questa fase, in cui noi stiamo lavorando e siamo impegnati per avere la conferma di un finanziamento pubblico promesso - era stato promesso a suo tempo - noi ci presentassimo a questo appuntamento - che avverrà credo tra poco - e ci venga detto: "Ma, come, chiedete il finanziamento e avete già immaginato di farlo realizzare attraverso il meccanismo della concessione?". Non mi pare il modo di presentarsi con forza per avere il finanziamento, perch vorrebbe dire che non si ha più la necessità di un finanziamento pubblico.
Sto semplificando.
Noi siamo dell'opinione di continuare la strada del finanziamento pubblico, però è anche vero che non possiamo più aspettare molto, questo è il tema.
Questa mattina, a questo incontro che c'è stato a Novara con tutti i sanitari e il direttore sanitario, ho avuto modo di dire che noi, come Regione - l'ho detto anche a nome del Presidente Chiamparino - credo al massimo tra un paio di settimane (due o tre), chiederemo un incontro al Ministero in modo definitivo, innanzitutto, per la questione del Nucleo di valutazione, che è il passaggio obbligatorio per avere il finanziamento.
Questo è uno dei progetti, come voi sapete, ormai, che ha tutti i crismi necessari per essere finanziato.
Se, attraverso questa verifica fatta direttamente con il Ministero della salute, nelle prossime settimane dovesse emergere che le possibilità di finanziamento pubblico non esistono o ci sono difficoltà, credo si possa anche pensare ad altre forme per la realizzazione dell'opera, come quella del canone, che è stata prima indicata puntualmente sulla base dello studio compiuto dall'Azienda Ospedaliera, ma credo non ci convenga presentarci a questo confronto con un ordine del giorno che dà per scontata l'ipotesi di una impossibilità di finanziamento pubblico, perché non faremmo un buon lavoro.
Io sono anche dell'ipotesi che gli ospedali possano essere realizzati con finanziamento non pubblico - non lo escludo - almeno per una parte, ma questo quando è chiaro ed evidente che l'Ente pubblico non è in grado di poterli finanziare. Poiché siamo candidati, nell'ultimo miglio - possiamo dire così - per avere il finanziamento, dobbiamo evitare di assumere una posizione di debolezza. Quindi, non è assolutamente un no; probabilmente sarà una delle ipotesi da valutare, però invito il Consiglio, prima di assumere questa decisione, a lasciarci giocare - come Regione - la partita fino in fondo per avere il finanziamento, così come si era impegnata la Giunta precedente e come vogliamo impegnarci noi.
Dopodiché, se tra un mese (è un'ipotesi) viene fuori che quell'operazione non è possibile, è chiaro che non possiamo stare fermi: mi sembra ovvio e logico.
Questa mattina abbiamo inaugurato delle strutture importanti realizzate con i fondi della precedente Amministrazione: quattro strutture, un blocco operatorio, la camera calda, il blocco dell'operatore materno infantile. Sono cose importanti, ma è evidente che stiamo riempiendo anche i cortili degli ospedali, tanto per intenderci. Questa è la situazione e non possiamo continuare a fare spese all'interno di quell'ospedale. Pertanto, l'urgenza c'è.
Io invito il Consiglio a fare questa valutazione: possiamo tornare tra un mese, il tempo necessario per completare la verifica. E' chiaro che se il finanziamento pubblico non c'è, la modalità proposta mi convince maggiormente rispetto alle altre ipotesi.
In ogni caso, dobbiamo fare una valutazione, perché il vantaggio della gestione con canone, nella concessione di costruzione e gestione, è evidente, però è anche evidente che trasforma la spesa investimento in spesa corrente. Dobbiamo fare qualche valutazione, anche se conosco perfettamente le dimensioni che sono state calcolate. Se, però, la logica è questa e dovrà essere questa (io spero non sia così, ma qualora dovesse essere questa) ritengo ci sia la necessità di fare anche un aggiornamento del quadro economico, poiché si tratta di un'ipotesi che sottovaluta la dimensione delle apparecchiature di carattere sanitario.
Noi, in base a quanto ci chiede il Ministero, abbiamo detto: "Spostiamo l'apparecchiatura". L'esperienza ci dice che non sempre è bene fare così anche se abbiamo delle apparecchiature nuove come nella struttura che abbiamo inaugurato oggi o nelle altre che sono state inaugurate negli ultimi anni. In ogni caso, la dimensione e la quantità di investimento per le apparecchiature necessarie per la Città della Salute di Novara sono consistenti, non marginali.
Pertanto, lo possiamo fare per far quadrare i conti, come è stato fatto per iniziare i lavori, ma qualora dovesse essere adottata l'ipotesi del sistema della concessione, ritengo occorra anche rivedere complessivamente quel costo.
C'è anche un'altra ipotesi che io non sottovaluterei: stamattina abbiamo parlato con il Direttore generale e sappiamo che l'Azienda Sanitaria ha delle cascine anche di un certo valore. Coerentemente con quello che è stato previsto dalla legge n. 67, credo ci si possa mettere in gioco, in questo senso: prima di pensare allo strumento della concessione bisognerebbe pensare che abbiamo un patrimonio consistente di cascine su quel territorio, dove parrebbe esserci un privato interessato all'acquisto così come parrebbe esserci un privato interessato alla concessione.
E' chiaro che dobbiamo utilizzare gli strumenti pubblici per la scelta del contraente, ma la messa in circolazione, cioè la vendita di un patrimonio che non è quello ospedaliero (quello si vedrà, un giorno), pu anche essere un elemento utile per costruire un quadro economico con una maggiore precisazione, forse per sopperire a qualche difficoltà o per ridurre il peso del canone, qualora si dovesse scegliere quella strada.
Pertanto, non escludo quel percorso.
Vi invito soltanto a non metterci in difficoltà, altrimenti ci troveremo deboli nei confronti del Governo nazionale.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Corgnati; ne ha facoltà.



CORGNATI Giovanni

Grazie, Presidente.
L'Assessore ha già fornito molte risposte, dal punto di vista dell'opportunità finanziaria e tecnica. Io voglio soffermarmi, invece sull'aspetto del servizio.
Ci troviamo di fronte ad una realtà in cui si ragiona per Quadranti: servizio al Quadrante. La sanità si sta muovendo in questa direzione; cosa che non è di 11 anni fa - come ricordava giustamente il Consigliere che ha illustrato la mozione - quando è iniziato un percorso con un progetto e la definizione di un'area. Pertanto, se si ragiona con il Quadrante, bisogna pensare al territorio.
Mi risulta che la realtà di cui parliamo - dove c'è il progetto - non si rivolga direttamente al Quadrante (ad esempio, la città di Vercelli) ma si rivolga verso Milano. Io penso che questo sia un Quadrante un po' "scentrato" e ritengo che, se vogliamo offrire un servizio, bisogna pensare al territorio. Non vorrei che succedesse come con l'ospedale che è stato realizzato a Biella, un ospedale importante e super moderno, realizzato però, dal punto di vista progettuale e dimensionale, come quelli di 15 anni fa, considerando una realtà che non è quella reale. Questo è un po' il concetto.
Non vorrei che, come è successo a Biella, ci trovassimo a dover sostenere dei costi in più per un ospedale sovradimensionato, perché la filosofia della sanità odierna non è più quella di 12 anni fa.
Pertanto, occorre riflettere maggiormente, perché, se si realizza una struttura che si rivolge verso Milano, non si offre un servizio effettivo al Quadrante. Vorrei far riflettere su questo e aprire una discussione in merito al territorio e al servizio che si dà allo stesso.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Rossi; ne ha facoltà.



ROSSI Domenico

In realtà, ha già detto molto l'Assessore. Solamente per richiamare molto velocemente - vista l'ora - tre passaggi fondamentali: il primo come affermava l'Assessore Saitta - è che c'è già un percorso avviato da anni, siamo in dirittura d'arrivo e non si capisce perché, proprio adesso all'ultimo miglio (citando l'Assessore Saitta), dobbiamo cambiare strada.
Aspettiamo e, poi, se eventualmente dovessimo riaprire la partita, allora valuteremo. A quel punto, però, se dovessimo valutare, forse occorrerebbe fare un passaggio anche in Commissione, magari analizzare il documento presentato dal Consigliere Sozzani. Sono contento che l'abbia visto l'Assessore, ma magari lo possiamo condividere, prima di esprimerci su un tema di questo tipo.
L'altra questione che effettivamente oggi rischia di essere controproducente: se io fossi il nucleo di valutazione e dovessi esprimermi su un progetto novarese, vedendo che il progetto è già partito con un'altra modalità, direi: "Se siete in grado di andare avanti da soli continuate: queste risorse io le do a qualcun altro".
Pertanto, non so se il collega Sozzani - mi permetta la battuta - si è messo d'accordo con i colleghi di Torino, ma potrebbe essere un favore da fare ai torinesi, per cui i soldi non vanno più a Novara, ma vengono destinati ai nuovi progetti.
Al di là della battuta, credo effettivamente sia controproducente, in questo momento, andare in quest'ottica. Poiché l'Assessore si è impegnato ancora questa mattina, a chiudere il percorso nel giro di qualche settimana, aspettiamo tale chiusura e poi cercheremo di capire se è il caso di riaprire il discorso.
Questa è sicuramente un'ipotesi valida, da prendere in considerazione.
Per questo motivo, non voteremo in maniera contraria, ma ci asterremo.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Andrissi; ne ha facoltà.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Visto l'orario, cercherò di andare in sintesi.
Mi sembra che l'intervento dell'Assessore Saitta sia stato interlocutorio e abbia rimandato ogni decisione rispetto all'ordine del giorno.
Chiederei, quindi, che questo tema venga affrontato e studiato nei dettagli in Commissione, e chiederei al collega Sozzani di rimandare questo ordine del giorno in Commissione, per aprire una discussione sul project financing e sulla possibilità di avere questi finanziamenti.
Vorremmo avere più dettagli tecnici e finanziari da analizzare e da capire (si parlava anche di questa ipotesi delle cascine). Sui giornali si parlava di circa 100 milioni, quindi vorremmo capire se la valutazione di questa disponibilità, da parte dell'ASL, corrisponde effettivamente a questa cifra.
Vorremmo anche capire quanto questi finanziamenti pubblici paventati dall'Assessore siano effettivamente reali, perché quello che sappiamo è che l'edilizia sanitaria è stata fortemente penalizzata a livello nazionale quindi facciamo fatica a comprendere come si possa giocare questa partita per la Città della Salute di Novara che noi, comunque riteniamo, - e per questo va dato atto dell'importanza dell'iniziativa del Consigliere Sozzani un'importante iniziativa dal punto di vista sanitario.
La struttura dell'ospedale Maggiore di Novara è una struttura obsoleta che nasce, per alcune sue parti, addirittura nel '500; quindi va sicuramente razionalizzata e rivista dal punto di vista dell'edilizia considerando che è un ospedale hub, e che quindi ha un'importanza per il quadrante.
Va poi discussa anche la sua posizione tra Novara e Vercelli: quando avevamo incontrato l'attuale Direttore non mi sembrava verso Milano, ma a sud di Novara, quindi credo che anche di questo sarebbe meglio discuterne in Commissione.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Vorrei solo ricordare due aspetti.
Innanzitutto, se l'ordine del giorno da noi presentato prevedesse la non volontà di utilizzo delle risorse statali, allora i colleghi intervenuti e l'Assessore avrebbero ragione.
Dopodiché, ricordo ai colleghi - l'Assessore lo sa bene - che l'ultimo finanziamento dell'articolo 20, che è quello che finanza l'edilizia sanitaria, in questa Regione, come nelle altre, a memoria è del 2008. Sono sette anni che questa Regione non fa, perché non arrivano le risorse, un piano di edilizia sanitaria, come precedentemente si faceva ogni anno.
Alcuni cantieri che oggi stanno finendo o sono in corso di realizzazione sono ancora figli dell'articolo 20.
Per cui, pensare che noi si possa avere le risorse per fare la Città della Salute di Torno e la Città della Salute di Novara è una pia illusione. Anch'io spero che il Toro vinca lo scudetto, ma ogni tanto, pur andando così bene, mi rassegno a quelle che sono le evidenze dei fatti. E credo sia più semplice che il Toro vinca lo scudetto che avere noi le risorse per realizzare le due Città della Salute.
Quindi, con un po' più di pragmatismo, una serie di interventi come quelli indicati nell'ordine del giorno andrebbero presi in considerazione.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Sozzani; ne ha facoltà.



SOZZANI Diego

Grazie, Presidente.
Solo per rispondere alla presentazione di questo ordine del giorno.
Qua si sta parlando di una filosofia di realizzazione e non di esclusione dei fondi pubblici statali, perché se non ci fossero i fondi pubblici statali, i 127 milioni dovremmo aggiungerli ai fini del canone finale. Sicuramente questo non cambia un granché, al massimo ci potrebbe essere una lieve modifica del quadro economico, ma vi è anche una responsabilità di chi realizza, perché nelle opere pubbliche il costo finale non è mai quello iniziale - si inizia con un importo e si finisce con un altro - mentre con il project financing almeno si inizia con quell'importo e si finisce con lo stesso importo.
Al di là di questo, prima di riportarlo in Aula, ridiscutiamolo in Commissione, quindi .



PRESIDENTE

Quindi lo rimanda in Commissione?



SOZZANI Diego

Lo riportiamo nella Commissione competente e poi lo riporteremo in Aula non appena terminata la discussione della Commissione.



PRESIDENTE

Colleghi, quindi l'ordine del giorno n. 217, presentato dal collega Sozzani, viene "ritirato" (tra virgolette) e ripresentato in Commissione.
Giusto? Consigliere Vignale, vedevo che disapprovava .



VIGNALE Gian Luca

Non è che disapprovo, ma utilizziamo il Regolamento.
Il Regolamento prevede che, qualora il Consiglio lo preveda, un ordine del giorno, con il voto del Consiglio, possa essere discusso in Commissione. Lo dico perché noi abbiamo l'assoluta garanzia del Consigliere Ravetti, però, prima di ritirare un ordine del giorno, vorremmo che transitasse solo dal Consiglio alla .



PRESIDENTE

All'unanimità: l'ho detto io.



VIGNALE Gian Luca

Chiedo scusa.



PRESIDENTE

Dicevo, ho fatto sintesi dell'unanimità dell'Aula e ho detto che l'ordine del giorno viene trasmesso in Commissione. Perfetto.



(L'Aula, tacitamente, acconsente)


Argomento:

Nomine - Proclamazione degli eletti


PRESIDENTE

Relativamente al punto 3) all'o.d.g., che reca "Nomine", in base allo scrutinio effettuato, possiamo procedere alla proclamazione degli eletti delle seguenti nomine: Proposta di deliberazione n. 60 "Commissione Tecnica Urbanistica - C.T.U." (articolo 76, l.r. 56/1977) - designazione di 8 esperti con voto limitato a 5 nominativi Proclamo designati, quali esperti in seno alla Commissione Tecnica Urbanistica - CTU , i signori: Giovanni Dardano, Simone Giaj Pron, Emanuela Guarino, Giovanni Pierro, Claudio Scazzocchio, Fulvio Bachiorrini, Paola Vercellotti ed Enrico Bertone, questi ultimi tre in rappresentanza delle minoranze consiliari.
Proposta di deliberazione n. 73 "Associazione Museo Ferroviario Piemontese (l.r. 45/1978 e articoli 9 e 12 Statuto dell'Ente) - nomina del Presidente dell'Associazione.
Proclamo nominato, quale Presidente dell'Associazione Museo Ferroviario Piemontese, il signor Claudio Demaria.
Proposta di deliberazione n. 74 "Associazione Museo Ferroviario Piemontese" (l.r. 45/1978 e articoli 9 e 12 Statuto dell'Ente) - Consiglio direttivo nomina di 5 componenti Proclamo nominati, quali componenti del Consiglio direttivo dell'Associazione Museo Ferroviario Piemontese, i signori: Fabio Malavasi Ernesto Tapparo, Vito Corcio, Guido Rossi e Italo Sacco, questi ultimi due in rappresentanza delle minoranze consiliari.
Proposta di deliberazione n. 72 "Associazione Museo Ferroviario Piemontese" (l.r. 45/1978 e articolo 14 Statuto dell'Ente) - Collegio dei Revisori nomina di 1 Revisore dei Conti.
Proclamo nominata, quale Revisore in seno al Collegio dei Revisori dei Conti dell'Associazione Museo Ferroviario Piemontese, la signora Maria Carmela Ceravolo.
Proposta di deliberazione n. 71 "Associazione Museo diffuso della Resistenza, della deportazione, della guerra, dei diritti e della libertà" (articolo 13, Statuto dell'Ente) - Consiglio direttivo - designazione di 1 rappresentante.
Proclamo designato, quale rappresentante in seno al Consiglio direttivo dell'Associazione Museo diffuso della resistenza, della deportazione, della guerra, dei diritti e della libertà, il signor Marco Giovanni Riva Governanda.
Proposta di deliberazione n. 70 "Ente Parco Nazionale della Val Grande" (articolo 9, comma 10, legge 394/1991) - Collegio dei Revisori dei Conti Designazione di 1 rappresentante.
Proclamo designata, quale rappresentante nel Collegio dei Revisori dei Conti dell'Ente Parco Nazionale della Val Grande, la signora Roberta Angelè.
Proposta di deliberazione n. 69 "Fondazione per l'ambiente 'Teobaldo Fenoglio'" - ONLUS - (articolo 14 Statuto Fondazione) - Collegio dei Revisori dei Conti - nomina di 1 membro.
Proclamo nominata, quale membro del Collegio dei Revisori dei Conti della Fondazione per l'ambiente 'Teobaldo Fenoglio' - ONLUS, la signora Liliana Sciarappa.
Proposta di deliberazione n. 68 Fondazione 'Camillo Cavour' - (articolo 13 Statuto dell'Ente) - Collegio dei Revisori dei Conti - designazione di 1 membro.
Proclamo designata, quale membro del Collegio dei Revisori dei Conti della Fondazione 'Camillo Cavour', la signora Anna Maria Mangiapelo.
Proposta di deliberazione n. 67 "Centro Piemontese di Studi Africani C.S.A." - (articolo 8, Statuto dell'Ente) - Consiglio di Amministrazione nomina di 1 membro.
Proclamo nominato, quale membro in seno al Consiglio di Amministrazione del Centro Piemontese di Studi Africani - C.S.A., la signora Iole Avidano.
Proposta di deliberazione n. 77 "Comitato Regionale per i Diritti Umani" (articolo 3, Statuto del Comitato) - Nomina di 10 esperti in materia di diritti umani - Nomina di 2 Consiglieri regionali, di cui 1 espressione della minoranza, e nomina di 2 Consiglieri regionali cessati dal mandato.
Proclamo nominati quali esperti in materia di diritti umani, in seno al Comitato Regionale per i Diritti Umani, i signori: Younis Tawfik, Maria Grazia Breda, Davide Tuniz, Alessandro Battaglia, Luciano Scagliotti Silvja Manzi, Domenico Trocino, Massimo Introvigne, Roberto Collura e Michele Rosboch, questi ultimi tre in rappresentanza delle minoranze consiliari; quali Consiglieri regionali, le signore: Enrica Baricco e Gianna Gancia, quest'ultima in rappresentanza delle minoranze consiliari quali Consiglieri regionali cessati dal mandato, il signor Giampiero Leo e la signora Eleonora Luigia Margherita Artesio.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19.08)



< torna indietro