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Dettaglio seduta n.56 del 31/03/15 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

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Argomento:


MOTTA ANGELA



(I lavori iniziano alle ore 9.34 con l'esame del punto all'o.d.g. inerente a "Svolgimento interrogazioni e interpellanze")


Argomento: Commercio

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 299 presentata dal Consigliere Valetti, inerente a "Area ATA di Caselle Torinese, valutazione oggettiva del progetto al 2015"


PRESIDENTE

Buongiorno, colleghi.
Iniziamo i lavori del sindacato ispettivo con l'esame dell'interrogazione indifferibile e urgente n. 299, presentata dal Consigliere Valetti, avente ad oggetto "Area ATA di Caselle Torinese valutazione oggettiva del progetto al 2015".
Ricordo che l'interrogante ha due minuti per l'illustrazione, mentre l'Assessore disporrà di tre minuti per la risposta.
La parola al Consigliere Valetti per l'illustrazione.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Illustro brevemente il contesto dell'interrogazione.
L'Area ATA di Caselle è di circa 500 mila metri quadrati (quindi, mezzo milione di metri quadrati), prevalentemente agricola.
Nel 2005, si è svolta una conferenza di servizi, coinvolgendo anche la Regione Piemonte, per verificare la fattibilità di un progetto che nelle varie modificazioni prevedeva un'occupazione di suolo di circa 120 mila metri quadrati di aree commerciali, con aree anche residenziali.
Inizialmente, il progetto prevedeva la realizzazione di un movicentro cioè un centro di interscambio sulla linea Torino-Ceres, che venne abbandonato nelle versioni più recenti.
Inoltre, tale area, essendo vicina all'aeroporto di Caselle, ricade nel "limite di fascia D" individuato dall'Ente Nazionale per l'Aviazione Civile, che raccomanda di evitare uno sviluppo eccessivo del territorio con la realizzazione di strutture civili ad elevato affollamento di persone appunto trovandosi in prossimità di una pista di atterraggio e di decollo degli aerei.
Considerando che questo progetto impatta una superficie di quasi mezzo milione di metri quadrati di terreno agricolo e che le recenti dichiarazioni della Giunta sono per un contenimento del consumo di suolo chiediamo alla Regione se ritenga ancora opportuno sviluppare un'area simile su un terreno agricolo e, semmai le parti interessate sentissero ancora l'esigenza di un tale sviluppo, se non ritenga piuttosto di occupare aree industriali dismesse senza un ulteriore consumo di suolo.
Dopo dieci anni dall'inizio di questo progetto, occorrerebbe aggiornare un pochino gli obiettivi del medesimo, considerando altresì che, a parte il Comune di Caselle, tutti i Comuni limitrofi e la Confesercenti si erano dichiarati contrari a tale progetto.
Infine, chiedo se la Regione Piemonte reputa sicura un'installazione simile in un'area di fascia D delimitata dall'ENAC. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega.
La parola all'Assessore De Santis per la risposta.
DE SANTIS Giuseppina, Assessore alle attività produttive Grazie, Presidente.
Grazie, Consigliere.
L'attivazione di una grande struttura di vendita nell'area ATA di Caselle Torinese era stata deliberata già diversi anni fa, in particolare dalla conferenza dei servizi del 13 dicembre 2005, che accolse la richiesta di SATAC spa, cui fece seguito un'apposita autorizzazione amministrativa del Comune di Caselle. L'attuazione di un centro commerciale L3 era consentita già dagli strumenti urbanistici vigenti dal 2001, ma non sono in atto, per quanto a conoscenza degli uffici regionali competenti, nuove trasformazioni di aree agricole in aree edificabili.
L'Amministrazione di Caselle, con deliberazione della Giunta Comunale n. 46 del 3 aprile 2014, ha attivato la procedura di accordo di programma finalizzato ad aggiornare la perimetrazione dell'ambito e le destinazioni d'uso. Anche in base a questa procedura non è comunque prevista trasformazione di suolo agricolo diversa da quanto già vigente.
Congiuntamente alla stipula dell'accordo sarà necessario attivare una variante semplificata ai sensi dell'art. 17 bis della LR 56 per recepire e rendere vigente quanto inserito nell'accordo. Le aree ATA sono state oggetto di procedura di variante ai sensi della LR 1/2007, denominata Variante n. 2, con il fine di ridurre in maniera significativa proprio la capacità edificatoria esistente.
Tale variante faceva seguito al procedimento promosso dal Comune di Caselle per l'attuazione delle previsioni di piano particolareggiato fino ad allora disattese dal soggetto proprietario delle aree.
La procedura di variante ai sensi della LR 1/2007 si è svolta per la parte relativa al Documento Programmatico, ma non è stato approvato da parte del Comune il conseguente Progetto preliminare. Attualmente non sono pervenute notizie in merito.
Alle sedute della Conferenza di pianificazione ed ai Tavoli intermedi erano stati invitati anche i Comuni interessati.
Per quanto detto sopra, finché è vigente il Piano Particolareggiato e l'attuale PRGC, la Regione Piemonte non ha titolo di richiedere la rimodulazione delle previsioni urbanistiche.
Per quanto riguarda invece la compatibilità con le norme del "Regolamento per la costruzione e l'esercizio degli aeroporti" si dovrà pronunciare l'ENAC, ente competente in materia.
Sotto il profilo dell'opportunità di creare una grande struttura di vendita in quell'area, la Giunta regionale precisa che si tratta di scelte già assunte in vigenza di una normativa sul commercio antecedente a quella attuale. La scelta è stata effettuata dal Comune di Caselle e la Regione dal canto suo, ne ha preso atto, attribuendo la destinazione d'uso commerciale.
Allo stato attuale le autorizzazioni sono in corso di validità. La Regione, recentemente, ha siglato un accordo di programma per riconfermare una precedente localizzazione già individuata.
L'investimento sul territorio ricadrà in prossimità di un aeroporto che, secondo il recente piano del Governo, dovrà crescere nella sua importanza essendo tornato "strategico" sulla base della sua integrazione con Malpensa.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore De Santis.


Argomento: Telecomunicazioni - Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 338 presentata dalla Consigliera Frediani, inerente a "Quali garanzie occupazionali per il Consorzio per l'informatizzazione del Canavese (CIC) "


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 338.
La parola alla Consigliera Frediani per l'illustrazione.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
L'interrogazione non è aggiornatissima e, nel frattempo, ci sono state delle evoluzioni nella vicenda, comunque è utile per avere un quadro più o meno generale di quanto è successo.
Il Consorzio per l'Informatizzazione del Canavese è una società in house che opera nel settore dell'ICT, in particolar modo nel settore della sanità e della pubblica amministrazione; è stato costituito nel 1985 su iniziativa del Comune Ivrea e di altri enti, ad esempio anche il Comune di Settimo, per sostenere lo sviluppo dell'informatica sul territorio canavesano.
Nell'interrogazione abbiamo ripercorso tutta la storia del consorzio caratterizzata, con l'avanzare degli anni, da un buco di bilancio sempre più esteso, che è culminata con la messa in liquidazione del consorzio ad opera in particolar modo dei Comuni di Settimo e di Ivrea; sappiamo che adesso ci sono molti lavoratori che rischiano di perdere il posto di lavoro anche in seguito al ritiro di un'importante commessa da parte dell'ASL.
Nell'interrogazione - è un po' datata e, probabilmente, la risposta ce la potremmo dare da soli - chiediamo come si intenda tutelare la forza lavoro in essere e garantire la continuità nell'erogazione dei servizi.
Poi, c'era anche una questione in merito alla ricapitalizzazione, che probabilmente, a questo punto, sarà superata, ma per questo aspettiamo la risposta da parte dell'Assessore. Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore De Santis per la risposta.
DE SANTIS Giuseppina, Assessore all'innovazione Grazie, Presidente, e grazie, Consigliere.
La vicenda di CIC è stata seguita attentamente dalla Regione in questi ultimi mesi - a partire da questa Giunta - essendo CIC una partecipata indiretta della Regione, in quanto posseduta al 18,7% da CSI. Che ci fossero difficoltà sul bilancio di CIC e gravi tensioni era evidente già a metà del 2014. Le difficoltà erano dovute fondamentalmente alla mancanza di commesse di attività per uno specifico ramo di business dell'azienda: quello che si occupa di enti locali.
Come dicevo, in questo quadro difficile, la Regione aveva seguito la situazione di CIC tramite CSI e individuato una soluzione che avrebbe consentito la ricapitalizzazione del consorzio, la ricostituzione del capitale sociale al minimo, in accordo con i soci maggiori (la Città metropolitana di Torino, il Comune di Ivrea e l'ASL TO4). Molto probabilmente, a tale ricapitalizzazione non sarebbe stata in grado di partecipare l'ASM di Settimo in liquidazione, che è un altro dei grandi soci di CIC.
Questo percorso era stato complesso da individuare, ma ci eravamo riusciti.
Tuttavia, in questo quadro, lo scorso 4 marzo l'Assemblea dei soci ha espresso voto contrario alla proposta di deliberazione avente ad oggetto "Azzeramento del capitale sociale per perdite al 31 ottobre 2014 e successivo aumento di capitale sociale", quindi alla ricapitalizzazione, a seguito di una comunicazione ricevuta da parte dell'ASL TO3 pervenuta per e mail pochi minuti prima dell'apertura dell'Assemblea, che manifestava la volontà di recedere dall'affidamento (non era una vera e propria commessa) di un lavoro del valore di circa un milione di euro all'anno, per cinque anni, motivando l'intenzione di recedere con lo stato d'incertezza circa le prospettive di continuità di CIC.
Questo, naturalmente, mutava le condizioni sulle quali era stato costruito il Piano industriale, sul quale aveva lavorato anche CSI e che era a base della delibera di ricapitalizzazione. Per conseguenza, c'è stata la deliberazione di scioglimento anticipato della società e conseguente liquidazione volontaria, completata con la nomina del Commissario liquidatore, individuato nel Presidente del CdA del CIC (il dottor Giuseppe Inzirillo).
Quanto detto, in tema di continuità nell'erogazione dei servizi (ricordo che CIC gestisce help desk e contact center), oltre che in tema di tutela dei posti di lavoro, è bene precisare che la deliberazione assembleare di messa in liquidazione volontaria prevede espressamente l'autorizzazione all'esercizio provvisorio dell'impresa, anche limitatamente a specifici rami d'azienda, allo scopo di realizzare al meglio l'attività sociale e consentire la gestione e l'esecuzione dei contratti pendenti. A questo scopo, naturalmente, sono stati conferiti al liquidatore tutti i poteri necessari occorrenti, in modo che si tuteli la conservazione del valore dell'impresa.
Sulla base di tale deliberazione, CIC sta continuando ad operare in regime di esercizio provvisorio autorizzato dall'Assemblea dei soci.
Qualora intervenissero fatti nuovi tali da consentire al liquidatore la predisposizione di un Piano industriale di rilancio della società, e quindi di contestuale ripiano delle perdite e ricapitalizzazione, l'Assemblea potrà procedere alla revoca dello stato di liquidazione, ai sensi dell'articolo 2847 ter del Codice Civile.
Ricordiamo, a questo proposito, che i soci principali di CIC, tra cui il CSI, hanno già accantonato a bilancio la quota di propria competenza della ricapitalizzazione.
Ai sensi dell'articolo 2491 del Codice Civile, qualora l'esito della liquidazione e i fondi disponibili risultassero insufficienti per il pagamento dei debiti sociali, il liquidatore potrà chiedere proporzionalmente ai soci i versamenti ancora dovuti.
Infine, a prescindere dalla messa in liquidazione, si ribadisce che CIC sta facendo ricorso, da giungo 2014, alla cassa integrazione in deroga, che terminerà a fine maggio 2015, per un certo numero di dipendenti, variabile nel corso degli scorsi mesi, ma in media intorno alle 15 unità, soprattutto in relazione al venir meno delle commesse nel settore degli Enti locali.
Con riferimento a quanto detto finora, confermo che la Giunta sta monitorando costantemente la vicenda, in particolare per quanto riguarda i risvolti occupazionali. A breve si aprirà un tavolo anche sull'uso degli ammortizzatori sociali presso l'Assessorato al lavoro.
Come si è detto, CIC costituisce, per la Regione, una partecipazione indiretta, attraverso CSI Piemonte, e quindi anche CIC rientrerà nell'ambito del processo di riorganizzazione del sistema delle partecipazioni dirette e indirette che ci impone la legge finanziaria di quest'anno (la legge di stabilità 2015).
Evidentemente, la Regione sta agendo nella consapevolezza che le soluzioni che si individueranno per CIC dovranno essere condivise e implementate all'interno di una condivisione fra gli enti pubblici coinvolti nei servizi svolti da CIC.


Argomento: Telecomunicazioni

Interrogazione n. 306 presentata dal Consigliere Graglia, inerente a "Contributi per la realizzazione di punti free wi-fi"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'interrogazione n. 306.
La parola al Consigliere Graglia per l'illustrazione.



GRAGLIA Franco

Grazie, Presidente.
Rilevato che, con Determina Dirigenziale n. 141 del 2013, era stato approvato il bando per la concessione dei contributi per l'acquisto l'installazione e l'attivazione di connessione Internet a tecnologia satellitare per imprese e cittadini delle zone rurali, con un finanziamento previsto di 400 mila euro e, rilevata anche la bassa percentuale di partecipazione al bando, riteniamo opportuno reimpostare le risorse del bando non impegnate, data la scarsità delle domande pervenute. Questo tenendo soprattutto conto che in alcuni Comuni montani ancora oggi la connessione Internet è lenta oppure è possibile solo attraverso un unico operatore telefonico.
Aggiungo il fatto che sul sito della Regione questo bando è ancora presente con la segnalazione "attivo".
Interrogo, pertanto, il Presidente e la Giunta per capire se è possibile riaprire il bando. Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore De Santis per la risposta.
DE SANTIS Giuseppina, Assessore all'innovazione Grazie, Presidente, e grazie, Consigliere.
I fondi con i quali è stato realizzato il bando oggetto dell'interrogazione sono risorse che fanno riferimento al Piano di sviluppo rurale - al FEASR - 2007-2013 e possono essere riutilizzate esclusivamente nell'ambito delle operazioni previste nella relativa scheda di misura (in questo caso, la n. 321 - azione 4B), o comunque mediante procedimenti che coinvolgono gli Uffici della Commissione che sovrintendono all'attuazione del Piano all'interno dello stesso.
Questa scheda di misura dettaglia le tipologie di operazioni sostenibili relative al potenziamento di infrastrutture in fibra ottica, di proprietà pubblica, in "aree bianche" C e D, in digital divide, compreso il collegamento alla tecnologia satellitare attraverso l'acquisto di decoder e parabole, in quelle aree rurali marginali dove le condizioni geomorfologiche particolarmente difficili e/o la bassissima densità di popolazione rendono gli investimenti infrastrutturali terrestri scarsamente sostenibili economicamente e non realizzabili entro il periodo di programmazione. Le spese ammissibili relative sono dunque legate al sostegno finanziario all'acquisto di decoder o parabole, indipendentemente dalle piattaforme di trasmissione. Inoltre vengono specificati come "spese non ammissibili" gli interventi sulle reti di accesso per il collegamento delle singole utenze, che saranno poste a carico degli operatori interessati alla fornitura dei servizi ai canoni da servizio. E' complicato quindi immaginare l'utilizzo della misura per l'attivazione di punti free wi-fi.
Premesso che i fondi non utilizzati potranno ancora essere spesi nell'ambito delle altre iniziative in corso sulla Misura 321, gli uffici stanno comunque approfondendo la problematica sollevata dal Consigliere con l'Autorità di gestione competente (ossia la Direzione agricoltura competente sul FEASR), per chiudere definitivamente la questione e per verificare veramente che non si possa fare quanto chiesto dai Consiglieri.
Preciso infine che, successivamente al bando approvato con la determina n. 141/2013, essendo stato considerato il fatto che questo bando ha avuto davvero una scarsa risposta, è stata approvata, con determina n. 61/2014 una nuova edizione del bando e anche su questa, però, risultano ancora delle disponibilità.


Argomento: Istituti di credito

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 322 presentata dal Consigliere Gallo, inerente a "Politiche attive di sostegno al sistema regionale dei Confidi"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione ordinaria indifferibile e urgente a risposta orale n. 322.
La parola al Consigliere Gallo per l'illustrazione.



GALLO Raffaele

Grazie, Presidente.
L'accesso al credito delle piccole e medie imprese, che - ricordo oggi rappresentano circa il 90% del nostro tessuto imprenditoriale, è sempre stato un problema e un interrogativo a cui rispondere sia per quanto riguarda, appunto, l'accesso al credito sia per quanto riguarda le modalità di agevolazione di queste piccole e medie imprese per l'accesso al credito stesso.
In questi anni, la risposta è stata la costituzione e lo sviluppo del sistema dei Confidi, che sono i consorzi di garanzia costituiti dalle piccole e medie imprese per garantire una parte dei finanziamenti e dei fidi richiesti da queste imprese e quindi agevolare l'accesso al credito e quando possibile, ampliarlo.
In questo ultimo periodo, i Confidi - così come le banche - stanno vivendo un momento di difficoltà: così come le banche, dalla crisi del 2008, hanno avuto molte sofferenze e una difficoltà di sviluppo dell'accesso al credito, allo stesso modo i Confidi stanno vivendo un momento di difficoltà proprio in questo senso. Ciò anche a seguito dell'attività dei Confidi, che è stata sviluppata dal 2008 ad oggi e che è stata quella di sostenere la difficoltà delle piccole e medie imprese in questa difficile crisi sia per quanto riguarda la ristrutturazione del debito verso il sistema bancario sia per l'accesso a strumenti che permettessero un po' di liquidità in questo momento così difficile. In particolare, anche in un momento in cui le imprese, per le difficoltà di bilancio che hanno, risultano sempre meno bancabili secondo i sistemi di Basilea 2 e oggi di Basilea 3.
Sempre di più, quindi, in questi anni i Confidi sono diventati punto di riferimento per il sistema delle piccole e medie imprese sia per l'accesso al credito, ma anche per la consulenza finanziaria che le stesse riescono a offrire alle imprese socie.
Anche a seguito dell'approvazione del decreto legge n. 201 (il cosiddetto decreto "salva Italia"), che ha permesso l'accesso al credito delle banche al fondo centrale di garanzia in via diretta, quindi senza più passare dal mondo dei Confidi, oggi si pone la questione di riorganizzare e ripensare il modello del sistema dei Confidi in tutta Italia e in particolare nella nostra regione, dove è presente il Confidi più grande a livello europeo, che è Eurofidi, del quale la Regione Piemonte, attraverso Finpiemonte partecipazioni, detiene il 16,07%.
Alla luce di questo quadro veloce che ho voluto fare per inquadrare il contesto, interrogo l'Assessore per sapere quale sia la strategia regionale con riguardo al sistema piemontese di Confidi in generale; se consideri il ruolo svolto dai Confidi strumento di politica economica regionale e quindi in quale modo si intenda valorizzarlo. In ultimo, alla luce di tutto questo, se e in quali termini ritenga tuttora strategica la propria partecipazione in Eurofidi e quindi anche il futuro che si sta programmando per Eurofidi.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore De Santis per la risposta.
DE SANTIS Giuseppina, Assessore alle attività produttive Grazie, Presidente; grazie, Consigliere.
La situazione attuale del sistema dei Confidi e l'insieme delle sofferenze derivate dalla crisi economica, da un lato, e dalla progressiva disintermediazione delle banche che portano le imprese - almeno alcune imprese - direttamente sul fondo centrale di garanzia, dall'altro, sono state riassunte nell'interrogazione del Consigliere, per cui non riprenderei questo tipo di considerazioni. Resta il fatto che il tema della garanzia rispetto all'accesso al credito rimane assolutamente cruciale oggi per il sistema delle imprese; è vero che i tassi di interesse sono relativamente bassi, ma l'insieme delle nuove normative sui rating e in più gli anni di crisi, per cui ci sono diverse imprese che magari hanno alle spalle un paio di bilanci difficili, dovuti magari a problemi dei fornitori o dei clienti, fanno sì che il tema della garanzia rimanga cruciale.
E' altrettanto evidente che i Confidi, che hanno svolto una funzione importante nel passato, devono tuttavia ripensare ai propri modelli di business, perché l'ipotesi di un continuo afflusso di risorse pubbliche destinate al capitale o al fondo rischi, nella situazione attuale della finanza pubblica, è difficilmente immaginabile e comunque non configura un modello di business sostenibile.
Dall'altro lato, a rendere anche più complessa e più ardua questa sostenibilità, va il costo crescente della cosiddetta compliance, ossia dell'insieme delle norme che i Confidi devono rispettare in quanto soggetti sottoposti alla sorveglianza di Banca d'Italia e che hanno a che fare con la gestione del credito. Questo vale tanto per i Confidi sorvegliati (i cosiddetti Confidi 107, per i quali sta per uscire una nuova regolamentazione di Banca d'Italia) quanto per i Confidi non sorvegliati (i cosiddetti Confidi 106): anche a questi soggetti verranno chiesti a breve adempimenti di compliance molto costosi e molto complessi.
E' necessario quindi, io credo, perseguire una razionalizzazione del sistema attraverso modelli di business più efficienti, aggregazione di servizi e funzioni e anche fusioni su base associativa o interassociativa comunque l'insieme delle forme di aggregazione che sono possibili o che sono già in atto. Allo stesso tempo, andranno verificate le regole d'ingaggio fra i Confidi e le banche, anche adottando opportuni accordi.
La Regione Piemonte, nel ciclo di programmazione 2006-2013, aveva costituito un fondo pubblico di contro-garanzia/riassicurazione a valere sul POR FESR 2007-2013 e che agiva come strumento complementare al fondo centrale di garanzia. Noi stiamo riflettendo sull'opportunità di rinnovare questo strumento, sostituendo analoghe misure settoriali presenti su singole altre misure del POR FESR 2007-2013. Questo anche per ridurre, da un punto di vista gestionale e di costi del sistema, la molteplicità delle misure degli adempimenti, laddove abbiamo visto che il fondo di contro garanzia tendenzialmente funziona ed è usato.
È noto che a livello nazionale sono stati destinati oltre 200 milioni di euro per il rafforzamento dei confidi. Non è ancora chiaro se queste risorse andranno a capitale sociale o a fondo rischio, e nemmeno quando saranno effettivamente disponibili, anche perché gira ancora l'ipotesi di una notifica di questo strumento a Bruxelles.
Stiamo quindi seguendo anche questa questione.
Certamente, andare verso il rafforzamento patrimoniale e la riduzione dei rischi implica un incremento del patrimonio di vigilanza dei confidi e delle operazioni di trasferimento e mitigazione del rischio. Questo significa rivedere il modello di business, rendendolo più sostenibile, da un punto di vista economico, capace di autofinanziarsi e, quindi, di autosostenere aumenti del capitale sociale. A mio avviso, passa anche attraverso un processo di aggregazione e di rafforzamento dei confidi.
Parlo almeno per quelli presenti sul nostro territorio: sono circa una ventina, molti dei quali non hanno dimensioni adeguate a sostenere, in primo luogo, gli elevati costi di compliance, che d'ora in poi saranno richiesti sia ai Confidi 107 sia ai Confidi 106.
Quanto al tema specifico della partecipata Eurofidi, la Giunta ha seguito la vicenda di Eurofidi con attenzione perché, come ricordava il Consigliere Gallo, è il più grande Confidi italiano, quindi ha una valenza che va largamente al di là del territorio della Regione Piemonte. E' in via di definizione un nuovo piano industriale di Eurofidi che va nella direzione che ci siamo detti finora, cioè di una sostanziale revisione del modello di business.
Entro aprile è anche prevista un'assemblea di modifica statutaria per adeguare lo Statuto alle norme in via di elaborazione da Banca d'Italia, e anche una decisione dei soci su un aumento di capitale che a questo punto si prospetta come inevitabile.
Il tema è anche di rivedere il modello di business, nel senso di renderlo sostenibile nel tempo, o maggiormente sostenibile di quanto lo sia stato finora.
Grazie.


Argomento: Organizzazione turistica

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 332 presentata dai Consiglieri Pichetto Fratin, Graglia e Berutti, inerente a "Mancata partecipazione della Regione Piemonte alla BIT di Milano"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 332.
La parola al Consigliere Pichetto Fratin per l'illustrazione.



PICHETTO FRATIN Gilberto

Grazie, Presidente.
Questa interrogazione, ancorché postuma rispetto all'evento, vorrebbe sapere le motivazioni, nell'anno di Expo, nell'anno in cui avremo, nel territorio del Nord Italia, circa venti milioni di visitatori, e dove secondo noi era più che mai necessario avere una presenza nei confronti degli operatori del turismo (la valutazione della BIT non era riferito specificamente ai turisti, ma agli operatori, considerato che alla BIT la Regione Piemonte ha sempre partecipato e che quest'anno ci sono stati circa 60 mila visitatori, di cui il 60% operatori internazionali del settore turistico), che hanno indotto la Giunta a non partecipare.
Vorremmo sapere le motivazioni che hanno portato la Regione Piemonte che è parte di quel territorio di Expo 2015 e che sta vivendo anche una sfida a livello internazionale sulle manifestazioni che si verificheranno nel 2015 (ricordo l'esposizione della Sindone e l'Anno Salesiano), a decidere di non partecipare.
In questo caso, devono essere state valutazioni molti particolari da parte della Giunta, e non solo di tipo economico.



PRESIDENTE

Risponde l'Assessore Parigi; prego.



PARIGI Antonella, Assessore al turismo

Grazie.
Per quanto attiene al primo dei due punti oggetto dell'interrogazione con il quale viene chiesto "quali siano le motivazioni per cui la Giunta regionale abbia deciso per la non partecipazione della Regione Piemonte alla BIT 2015", si evidenzia che nel corso degli ultimi mesi dell'anno 2014 si sono svolti, nell'ambito di un confronto aperto e costruttivo, una serie di incontri propedeutici alla programmazione della promozione turistica del Piemonte fra l'Assessore alla Cultura e al Turismo della Regione e i rappresentanti delle ATL piemontesi che, in un indirizzo tratteggiato e condiviso, ha portato le parti a convergere sull'opportunità di non presenziare con uno stand istituzionale dell'ente ragionale all'edizione 2015 della BIT - la Borsa Internazionale del Turismo di Milano - in virtù sia degli elevati costi di partecipazione all'evento, sia del non altrettanto corrispondente "ritorno", in particolare, in termini di commercializzazione dei prodotti turistici.
In particolare, si è valutato e condiviso che la partecipazione alla fiera in questione, pur essendo un appuntamento con una lunga tradizione avrebbe comportato un rapporto costo/benefici ritenuto non giustificabile soprattutto in un momento come quello attuale, in cui si rende necessaria un'attenta e oculata gestione della spesa pubblica da parte della Giunta in carica, che sul fronte turistico non potrà che privilegiare la canalizzazione degli sforzi verso strumenti promozionali più premianti anche in virtù dell'appuntamento dell'Expo.
Si è trattato, pertanto, di una scelta dettata da valutazioni di carattere squisitamente tecnico, suffragata peraltro dall'analoga decisione assunta da altre regioni di spiccata tradizione turistica, quali la Valle d'Aosta e il Trentino, nonché da paesi stranieri quali la Germania o gli Stati Uniti, che ha trovato conferma della sua bontà nei commenti degli addetti ai lavori al termine della manifestazione fieristica.
Per quanto attiene il secondo dei due punti oggetto dell'interrogazione, con il quale viene chiesto "quali azioni si intendano adottare, soprattutto nell'attuale periodo di crisi generale, al fine di recuperare il mancato indotto determinato dall'assenza del Piemonte all'evento", nell'ambito della programmazione regionale 2015 sulla promozione turistica del Piemonte si è convenuto, alla luce della necessità di utilizzare i più moderni ed attuali canali di comunicazione per la promozione del territorio turistico piemontese e delle sue eccellenze, in quanto maggiormente efficaci a fronte di un notevole minor investimento finanziario, che sarà il web la dimensione attraverso cui verranno sviluppate le prossime strategie di promozione del prodotto turistico piemontese sul mercato nazionale e internazionale nel 2015, privilegiando il rapporto diretto con la potenziale clientela attraverso lo sviluppo di azioni imperniate sulla visibilità on-line, ispirate ai principi del social media marketing e orientate all'ormai preminente dimensione dell'e-tourism.
Nondimeno, è stata comunque considerata l'opportunità di proseguire l'attività in ambito fieristico, valutando, in termini di efficacia ed efficienza degli interventi, la partecipazione ad appuntamenti internazionali di particolare valenza, quali F.RE.E. di Monaco (18-22 febbraio 2015), ITB di Berlino (4-8 marzo 2015) e MITT di Mosca (18-21 marzo 2015) a cui la Regione Piemonte sarà presente affiancando gli operatori del territorio.
Ulteriori momenti di promozione, soprattutto sul mercato nazionale saranno singolarmente valutati nel corso dei prossimi mesi, mentre di pari passo saranno promossi dei workshop e degli educational tour sui singoli territori destinati ai professionisti del settore pur sempre in un quadro di ottimizzazione ed efficacia dell'utilizzo delle risorse finanziarie disponibili assegnate alla promozione turistica. Grazie.


Argomento: Diritto di asilo - Profughi

Interrogazione n. 352 presentata dal Consigliere Marrone, inerente a "Quanti profughi in Piemonte"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'interrogazione n. 352 presentata dal Consigliere Marrone, che la illustra; ne ha facoltà.



MARRONE Maurizio

Grazie, Presidente.
L'obiettivo dell'interrogazione è quello avere dei dati precisi rispetto a quella che è, poi, la sistemazione, con numeri dettagliati, da Comune a Comune, nella Regione Piemonte, e in particolare in provincia di Torino.
Ciò che sappiamo è che esiste un accordo tra Stato e Conferenza Regioni rispetto alla ripartizione dei flussi di profughi che vengono ospitati nel nostro Paese; inoltre, a luglio il Governo, le Regioni e i Comuni italiani hanno raggiunto un accordo per questa gestione di profughi, con un finanziamento di 370 milioni di euro per il solo anno 2014.
C'è stata, però, una rincorsa di notizie e smentite sull'arrivo di quantitativi ingenti di profughi, in particolare nella città di Torino: su questo la preoccupazione è alta, perché soprattutto chi è di Torino sa quanto sia già complicata la situazione dopo la scorsa ondata di profughi delle cosiddette "primavere arabe", con il fenomeno dell'occupazione abusiva dell'ex Villaggio Olimpico del MOI, dove già troviamo centinaia di immigrati (adesso si stima siano un migliaio), non sappiamo se veramente profughi o meno, addirittura accorsi da altre Regioni italiane approfittando di questo "abusivismo", che denota, però, il fallimento delle scorse politiche di accoglienza.
Questo è il motivo per cui ritengo che sia interesse comune e diffuso disporre di dati precisi sull'attuale situazione Piemonte.



PRESIDENTE

Risponde l'Assessore Cerutti; prego.



CERUTTI Monica, Assessore all'immigrazione

Grazie, Presidente.
In risposta all'interrogazione del Consigliere Marrone, vorrei riprendere quelli che sono i dati, considerando che, per quanto riguarda Mare nostrum e poi Triton, parliamo di cifre importanti per il nostro Paese, che per il 2014 sono pari a 72.000-74.000 (dall'inizio dell'anno scorso).
Questo ha comportato la necessità di organizzare un sistema di accoglienza in grado di rispondere, in maniera dignitosa e qualificata, da un lato all'arrivo dei migranti (adulti, famiglie e minori non accompagnati) e, dall'altro, ad un successivo e auspicabile inserimento in percorsi di integrazione sul territorio regionale, proprio per non ripetere aggiungerei - quelli che sono stati gli errori della passata gestione dell'emergenza Nord Africa, così come rilevava il Presidente Marrone.
L'anno scorso (luglio 2014) vi è stato un accordo fra le Regioni, il Governo e gli Enti locali per una equa ripartizione dell'accoglienza delle persone man mano che arrivavano a seguito dell'operazione Mare nostrum ripartizione - ci tengo a sottolinearlo - proporzionale alla popolazione delle singole Regioni. Dunque, rispetto agli arrivi, per il Piemonte parliamo di una percentuale pari al 7,18%.
Come Regione, erano anche nostre le preoccupazioni testé rappresentate dal Presidente Marrone rispetto al garantire un'accoglienza che non andasse ad insistere in quei paesi e in quelle città (in particolare sulla città di Torino) dove si registra già un'alta presenza di persone accolte a seguito della precedente emergenza.
Quindi, al Tavolo regionale presieduto dalla Prefettura di Torino, così come stabilito a livello nazionale, come Regione abbiamo chiesto che la ripartizione su tutto il territorio delle persone che man mano erano già arrivate o che sarebbero arrivate nei mesi successivi, fosse pari a 40-60: 40% in Provincia di Torino e 60% nel resto della Regione; in particolare per quanto riguarda la Provincia di Torino, che ci fosse una ripartizione sui Comuni della Provincia, proprio per evitare ciò che il Consigliere Marrone illustrava nel testo dell'interrogazione.
Il Ministero dell'Interno, nella gestione di quella che non è stata definita "emergenza", ma semplice "accoglienza" delle persone che man mano arrivano, con una prima circolare del 28 agosto procedeva ad una ripartizione dei migranti tra le Regioni, assegnando al Piemonte - si tratta, dunque, di una prima assegnazione - una quota complessiva di 1.465 persone.
Il riepilogo complessivo degli arrivi negli ultimi 12 mesi può essere così sinterizzato. È chiaro che a questa prima circolare ne sono seguite altre, perché ovviamente gli arrivi sono proseguiti, tra l'altro con una particolarità rispetto agli anni precedenti: si è appurato che le persone sono arrivate anche nei mesi invernali, per cui non si tratta di arrivi concentrati, in particolare, nei mesi estivi.
Complessivamente - questi sono i dati forniti dalla Prefettura di Torino, che fa da riferimento per tutta la Regione - 7.110 persone.



PRESIDENTE

Colleghi, vi chiedo di fare silenzio! Assessore, la invito a concludere, dal momento che aveva solo tre minuti di tempo per la risposta.



CERUTTI Monica, Assessore all'immigrazione

Mi avvio alla conclusione.
Dunque, parliamo di 7.110 persone: 2.563 per la sola Provincia di Torino, le rimanenti ripartite sulle altre Province piemontesi (2.563 a Torino, Alessandria 741, Cuneo 579 , Vercelli 544, Novara 645, Asti 722 Biella 383, VCO 533). Fornirò comunque la nota scritta al collega Marrone.
Veniamo alla situazione attuale delle presenze, perché, come il Consigliere sa, le persone che arrivano in parte lasciano i centri di accoglienza per dirigersi in altri Paesi d'Europa.
Gli fornirò, quindi, anche lo stato dell'arte rispetto alle presenze attuali. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Cerutti.
Ricordo che ci sono ancora sette interrogazioni e se impieghiamo dieci minuti per tutte quelle interrogazioni, non iniziamo più il Consiglio.
Quindi, vi chiedo, per quanto è possibile, di rispettare i tempi.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 333 presentata dalla Consigliera Porchietto, inerente a "Attività Sportello fragilità"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 333.
La parola alla Consigliera Porchietto, per l'illustrazione.



PORCHIETTO Claudia

Grazie, Presidente.
Molto velocemente, poi lascio chiaramente la risposta all'Assessore che ritengo sia la parte più importante.
L'attività dello Sportello fragilità credo che sia conosciuta dai colleghi: è un'operazione partita nel 2011-21012, che vedeva un impegno per quanto riguardava la Regione, anche dal punto di vista economico, di 30 mila euro l'anno fino al 2015.
Questo è anche il motivo per cui abbiamo immaginato di chiedere alla Giunta e all'Assessore quale sarebbe stato l'impegno eventuale a proseguire un'attività che ha visto in questi anni dei numeri significativi.
Ricordo che è uno sportello che nasce da una sensibilità del Forum del volontariato e che ha raccolto l'enorme potenzialità sociale che mette a disposizione delle Istituzioni il sistema del volontariato, facendo collimare un'esigenza che la Regione aveva, quella di poter avere uno sportello non soltanto per quanto riguarda le tematiche di natura lavorativa, in collaborazione con la Regione stessa e con i centri per l'impiego, ma anche come punto di riferimento per la cittadinanza per le tematiche di carattere socio-assistenziale e sanitario.
Sono numeri significativi: soltanto nel 2014 sono stati circa 1.390 i contatti che lo sportello ha tenuto in nome e per conto nostro. Sono 16 persone che, in modo assolutamente volontaristico - a parte una persona che è preposta alla gestione dello sportello, mi permetto di dire, quasi 24 ore su 24, anche nel mese di agosto - si alternano quotidianamente e hanno comunque una media di contatti sulla trentina al giorno tra telefonici e personali.
Credo che il lavoro che ha fatto lo sportello sia stato un lavoro significativo e sapendo che l'Assessore è attento a questi temi e sapendo altresì, che vi è la volontà di riorganizzare e riordinare quello che è il sistema del volontariato a disposizione delle istituzioni, vorrei sapere se è intenzione della Giunta mantenere e rinnovare questo progetto o, qualora lo volesse modificare, quali sono i termini delle modifiche.
Ritengo sia importante non soltanto per le persone che in tutti questi anni hanno dato la loro disponibilità, ma anche per coloro i quali hanno visto come punto di riferimento importante lo sportello di Piazza Castello Via Garibaldi.
Vorremmo, quindi, sapere quali saranno le opportunità che dal 2015 in avanti la Regione metterà loro a disposizione. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Porchietto.
La parola all'Assessore Ferrari, per la risposta.



FERRARI Augusto, Assessore alle politiche sociali

Grazie, Presidente.
Qualche mese fa, ho incontrato il Presidente del Forum interregionale del volontariato Piemonte-Valle d'Aosta e, tra le tante cose di cui abbiamo discusso in quell'incontro, abbiamo anche affrontato il nodo dello Sportello delle fragilità e della sua continuità di servizio.
In quell'occasione, dissi quanto dico anche qui, e cioè che è intenzione della Giunta, in accordo con il Settore Patrimonio, cercare in tutti i modi di dare continuità a questo servizio, prorogando eventualmente il comodato d'uso in atto per Via Garibaldi o trovando comunque una sistemazione fisica che possa essere adeguata per questo tipo di servizio.
Quindi, il primo elemento che voglio sottolineare è questo: la Giunta ha intenzione di trovare tutte le possibilità realistiche per poter dare continuità ad un servizio che, come veniva sottolineato dalla Consigliera Porchietto, ha sicuramente rappresentato un elemento prezioso anche per la sinergia tra istituzioni e mondo del volontariato del terzo settore.
Inoltre, c'è un interesse da parte della Regione Piemonte che va anche oltre l'esperienza specifica dello Sportello delle fragilità, perché il lavoro che si sta svolgendo in questi mesi a stretto contatto con i territori è sviluppato su quattro assi strategici che sono i quattro assi che, a nostro avviso, devono rappresentare i pilastri del welfare piemontese in questa fase.
Uno di questi assi è proprio l'esigenza di migliorare e di rendere più efficace e trasparente la rete degli sportelli di accesso ai servizi sui territori, perché questo, non dimentichiamocelo, rappresenta uno degli elementi più delicati, sia per la qualità di servizi sia per il rapporto tra i cittadini e la rete dei servizi sui territori.
Indubbiamente, quanto è avvenuto in questi anni attraverso lo Sportello delle fragilità, fondato su un rapporto di partnership molto forte tra ente pubblico e realtà del volontariato, è un modello di riferimento.
Noi abbiamo bisogno di fare in modo che questo modello venga esteso sul territorio, sul territorio piemontese, in modo che i diversi punti di accesso che esistono non si giustappongano e non si sovrappongano, con il rischio di creare disorientamento sui cittadini. Mi pare che la necessità di integrare sia all'ordine del giorno e questo rappresenta sicuramente un modello importante di riferimento.
Allo stato attuale, abbiamo un rapporto convenzionato con l'Associazione di volontariato Forum interregionale Piemonte-Valle d'Aosta che si conclude a dicembre 2015, con un contributo economico pari all'80 dei costi sostenuti, per un importo annuo di 30 mila euro.
Ad oggi, la situazione della contribuzione è la seguente: il 2013 è stato completamente saldato; per il 2014 è stato versato un acconto pari a 15 mila euro, a febbraio 2015, mentre il saldo sarà determinato nel settembre 2015, previa consegna della rendicontazione e della relazione annuale, come avviene sistematicamente; per il 2025 sarà determinato l'acconto, sempre nel settembre 2015, ed il saldo alla rendicontazione, che è prevista nel settembre 2016. Grazie.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 186 presentata dalla Consigliera Frediani, inerente a "Salvaguardia dei lavoratori dello stabilimento Lavazza di Settimo Torinese"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n.
186.
La parola alla Consigliera Frediani, per l'illustrazione.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Anche in questo caso si tratta di un'interrogazione un po' datata rispetto agli sviluppi più recenti. Quindi, immagino che l'Assessore mi risponderà citando i recenti avvenimenti in merito all'accordo di venerdì scorso sottoscritto dall'azienda e dalle RSU durante un incontro organizzato in Regione.
Parliamo di un'azienda, la Lavazza, che sta investendo per adeguare il suo stabilimento di Settimo ad un mercato sempre più competitivo, quindi di un'azienda che dimostra di avere una grande disponibilità di fondi, e una grande liquidità, e che a fronte di un ingente investimento di 16 milioni sta chiedendo però un sostegno di cassa integrazione per alcuni lavoratori e probabilmente, almeno da quanto si legge nell'accordo, ha in mente di indicare anche degli esuberi, con un'eccedenza di personale di circa 100 unità.
Non voglio rubare altro tempo, perché siamo già lunghi con le interrogazioni.
Vorrei capire, considerate anche le dichiarazioni entusiaste apparse sui giornali dell'Assessore e anche del Presidente Chiamparino e dell'Assessore De Santis in merito a questo piano della Lavazza, vorremmo capire, dicevo, rispetto alle ricadute sui lavoratori, che tipo di posizione abbia la Regione e come intenda tutelare il destino di quei lavoratori che, al momento, non sembra proprio roseo, nonostante i propositi di espansione dell'azienda.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Pentenero per la risposta.



PENTENERO Giovanna, Assessore al lavoro

Grazie, Presidente.
Farei un minimo di cronistoria per inserire la questione Lavazza rispetto agli ultimi sei mesi di lavoro. Credo che questo possa costituire elemento di maggior chiarezza.
Il 12 dicembre 2014, dopo l'approvazione da parte dell'assemblea dei lavoratori, era stato ratificato l'accordo per il rinnovo del contratto integrativo aziendale di Lavazza.
La firma era stata raggiunta dopo un percorso che aveva visto azienda e organizzazioni sindacali impegnati in una lunga e complessa trattativa complicata dal fatto che l'azienda aveva deciso, nel settembre scorso, di disdettare tutti i contratti integrativi sottoscritti dal 1972.
Inoltre, il clima di relazioni sindacali è abbastanza teso, il timore di una delocalizzazione e una non chiara politica di investimenti sullo stabilimento di Settimo Torinese avevano generato ulteriori tensioni tra i lavoratori.
Pertanto, la sottoscrizione dell'accordo aveva suscitato una legittima soddisfazione sia nelle organizzazioni sindacali, che avevano ritenuto di aver raggiunto il miglior risultato possibile tenuto conto del difficile contesto economico e delle posizioni iniziali dell'azienda, sia nella stessa Lavazza, che aveva dichiarato come l'accordo definisse le condizioni propedeutiche e imprescindibili per gli investimenti finalizzati al rilancio e alla continuità produttiva del sito di Settimo.
Il tavolo convocato presso la Regione Piemonte lo scorso 27 marzo, ha consentito il raggiungimento tra azienda e organizzazioni sindacali sull'intervento della cassa integrazione guadagni straordinaria che necessariamente supporterà gli interventi di ristrutturazione delle aree produttive e di razionalizzazione degli spazi produttivi dello stabilimento stesso previsti nel piano industriale.
La cassa integrazione per ristrutturazione aziendale, come la legge prevede, partirà dal 7 aprile e durerà 12 mesi.
Lavazza ha confermato, inoltre, come è stato detto dalla Consigliera un investimento di 16 milioni di euro sul sito produttivo di Settimo Torinese, storicamente focalizzato sulla produzione di referenze tradizionali, rivolto ad avviare un completo programma di recupero e di efficienza e finalizzato alla realizzazione del miglior equilibrio tra il più alto livello di qualità che l'azienda rappresenta all'interno del nostro Paese, requisito imprescindibile per favorire le condizioni per la difesa e la crescita di un sostenibile business.
Per poter fornire un livello di servizio adeguato al mercato e, quindi realizzare le condizioni necessarie per la continuità produttiva, l'azienda ritiene indispensabile investire sull'efficienza e la funzionalità degli impianti, sulla razionalizzazione dei layout e sull'ergonomia delle postazioni di lavoro, quindi rendendo anche l'azienda più moderna rispetto a quello che oggi presenta.
Inoltre, saranno attivati programmi formativi per l'adeguamento delle professionalità delle risorse umane del sito, investendo sia sullo sviluppo di competenze tecniche che di metodo di lavoro, che consentono il raggiungimento e il mantenimento di standard e di efficienza.
L'attuazione del piano industriale prevede anche un esubero di 50 unità su un organico complessivo di 255 lavoratori. Un esubero che sarà determinato da una mobilità volontaria.
Al fine di attenuare l'impatto sociale, d'intesa con le organizzazioni sindacali, gli esuberi verranno gestiti con una pluralità di strumenti non traumatici, fra cui il turnover, le dimissioni incentivate, la mobilità interna, la formazione professionale finalizzata al riassorbimento in azienda, l'internazionalizzazione di attività di servizi, il comando/distacco e anche la mobilità con il solo criterio della non opposizione da parte dei lavoratori.
Questo mi sembra che sia un accordo che permetta di attenuare un impatto che all'inizio sembrava più importante.
Lavazza ha dichiarato che l'accordo raggiunto getta le basi per un assetto polifunzionale delle produzioni del gruppo, che ha sempre inteso mantenere la sua attività a Torino, anche se oggi esistono ragionamenti per un accordo con la Francia. Speriamo che questo accordo porti ad un miglioramento dell'attività all'interno del nostro territorio, e non ad uno spostamento. Ma su questo abbiamo avuto elementi di garanzia, verbalizzati durante l'incontro, e ci auguriamo che questa sia la prospettiva futura.
Mi sembra che, a fronte di una situazione di tensione dalla quale siamo partiti, oggi vi sia un quadro di relativa serenità. Non per questo non deve destare la nostra preoccupazione e la nostra attenzione.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS



PRESIDENTE

Ricordo che siamo in ritardo di tre quarti d'ora e abbiamo ancora parecchie interrogazioni. Gli Assessori hanno tre minuti per le risposte altrimenti non ci stiamo con i tempi. Farò tesoro di quello che è successo questa mattina.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione n. 321 presentata dai Consiglieri Frediani e Bertola inerente a "Quali certezze per il mobilificio Tre Stelle di Beinasco"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'interrogazione n. 321.
La parola alla Consigliera Frediani per l'illustrazione.



FREDIANI Francesca

Credo che l'interrogazione in oggetto arrivi a tempo scaduto.
L'unica certezza per i lavoratori Tre Stelle di Beinasco è che hanno perso il lavoro. Il Mobilificio Tre Stelle fa parte della galassia Mercatone Uno, un'altra realtà che sta vivendo un periodo piuttosto difficile e complicato. Ricordo che i lavoratori sono in presidio da settimane davanti ai punti vendita e chiedono che l'azienda si esprima chiaramente in merito al loro destino. Al momento, non ci sono certezze. Di certo, c'è soltanto che ci sono delle svendite avviate, l'azienda ha tentato di svuotare i magazzini ed è stata fermata solo grazie ai presidio dei lavoratori.
Invece, per quello che riguarda i 21 lavoratori del mobilificio Tre Stelle di Beinasco, c'è stato molto meno clamore mediatico. Sono in pochi e non sono riusciti ad avere la stessa forza che hanno i lavoratori di Mercatone Uno, che sono dislocati su tutto il territorio nazionale, quindi sono riusciti ad unirsi e avere maggiore impatto mediatico. Ora vediamo se ci sarà un'efficacia dal punto di vista della risposta dell'azienda e delle istituzioni.
Sappiamo, in base a notizie apprese dai lavoratori di Mercatone Uno che il lavoratori Tre Stelle hanno definitivamente perso il lavoro e il loro punto vendita è stato chiuso. Chiedo conferma all'Assessore.
Vorrei capire che fine hanno fatto quei lavoratori, perché è calato un silenzio tombale sulla loro situazione. Vorrei sapere in quale situazione si trovano e quali prospettive abbiano.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Pentenero per la risposta.



PENTENERO Giovanna, Assessore al lavoro

Ci terrei a fare una precisazione: il silenzio tombale magari cade sugli organi di stampa, ma in realtà qualsiasi gruppo e qualsiasi azienda che opera all'interno della nostra Regione trova una risposta. E' evidente che in una situazione complessa e articolata ci si mette un attimo in più per rispondere, ma per quelle che sono le nostre competenze non c'è azienda per la quale cali un silenzio tombale; magari c'è una situazione più preoccupante rispetto ad altre.
Rispetto ai lavoratori di Tre Stelle, che facevano parte di Mercatone Uno ma che avevano una loro autonomia aziendale all'interno del Gruppo stesso, abbiamo esaminato la questione durante un incontro che si è tenuto il 3 marzo con i lavoratori e con il dottor Orsi come rappresentante del Mercatone Uno, il quale ha spiegato che le perdite registrate da tutto il Gruppo hanno determinato una situazione tale per cui è stato necessario avviare una ristrutturazione su tutto il territorio nazionale. Tale operazione ha coinvolto 24 punti vendita e ha causato la chiusura di tre punti vendita nel 2013, nonché la chiusura di ulteriori 13 punti vendita nel 2014, fra i quali sette del Gruppo Tre Stelle; ovviamente i dati che sto dando si riferiscono ad un piano nazionale. Tra questi negozi ci sono quelli che toccano il nostro territorio: di tutto il Gruppo Tre stelle oltre quelli che sono stati chiusi nel 2013, ne restava uno a Beinasco con 21 dipendenti e oggi anche quello di Beinasco è stato chiuso.
Il 19 gennaio Mercatone Uno ha presentato domanda per l'ammissione del concordato preventivo, mentre per Tre Stelle è stato chiesto il fallimento decretato dal Tribunale di Bologna a febbraio 2015.
Abbiamo richiesto un primo tavolo al Ministero dello Sviluppo economico, che si è tenuto il 12 marzo; un successivo tavolo riguardante sia Mercatone Uno sia Tre Stelle doveva tenersi il 1° aprile, ma questo incontro non ci sarà: il Ministero ci ha comunicato ieri lo spostamento della data di convocazione del tavolo.
Come vi dicevo, noi abbiamo incontrato tutti i soggetti - quindi il Gruppo Tre Stelle, i rappresentanti sindacali e le Amministrazioni locali il 3 marzo scorso. Per quello che riguarda i lavoratori di Tre Stelle, come dicevo un attimo fa, purtroppo la struttura di Beinasco oggi è chiusa essendo un'attività dichiarata in fallimento dal Tribunale di Bologna il 17 febbraio 2015, loro non possano accedere agli ammortizzatori in deroga. E quindi, l'unico strumento che noi oggi possiamo attivare per i lavoratori di Tre Stelle è l' ASPI e non possiamo attivarne alcun altro.
Dico questo rispetto all'altro pezzo del gruppo, cioè ai centri legati al Mercatone Uno: il commissario, sentito il Tribunale, aveva autorizzato una liquidazione straordinaria, che è uno strumento che permette di fare cassa e quindi di avere risorse e consentire un reddito ai lavoratori fino alla data di maggio e dunque rendere possibile il pagamento degli stipendi.
Nel frattempo, il 19 maggio, scade la data entro la quale devono essere presentate le offerte o entro la quale, comunque, si deve chiudere la trattativa.
E' evidente che la situazione continua a destare preoccupazione e, come ho detto limitandomi alla questione dei Tre Stelle, oggi noi possiamo proporre solo lo strumento dell'ASPI e seguire la procedure fallimentare e di messa in liquidazione che la legge ci attribuisce.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 353 presentata dal Consigliere Valle, inerente a "Istituto comprensivo Racconigi"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 353.
La parola al Consigliere Valle per l'illustrazione.



VALLE Daniele

Grazie, Presidente.
In realtà ripongo all'Assessore una questione su cui so che la Regione ha poche competenze e di cui l'Assessore si è già opportunamente occupata nel corso degli anni.
Quest'istituto, la ex Scuola Media Drovetti, era una scuola rinomata e apprezzata nel quartiere Cenisia di Torino. Fino a quattro anni fa aveva più di 100 iscritti e quattro-cinque sezioni per anno; nel corso degli ultimi quattro anni ha cambiato più del 90% dei docenti ed è crollata, per l'anno prossimo, ad otto iscrizioni.
E' evidente che si è rotto qualcosa nella comunità educativa della scuola e nel rapporto tra i docenti, la dirigenza e i genitori ed è altresì evidente che verosimilmente, di questo passo, l'anno prossimo o fra due arriveremo alla chiusura della scuola e questo sarebbe un gran peccato anche perché questo è il primo degli istituti comprensivi che ha attivato la Città di Torino ed è un istituto comprensivo cosiddetto "naturale", dove la vicinanza anche geografica tra la scuola materna, la scuola elementare e la scuola media faceva sì che ci fosse un'effettiva continuità didattica per tutto il ciclo.
Si sono prodotti nel corso degli anni tantissimi eventi che, peraltro sono costati alla scuola e al quartiere un ingiusto attributo di "scuola dei bulli", "quartiere dei vandali" e altre nomee di questo tipo, ma è evidente che un problema c'è e che in qualche modo va affrontato.
Grazie.



PRESIDENTE

Per la Giunta regionale, risponde l'Assessore Pentenero.



PENTENERO Giovanna, Assessore all'istruzione

Grazie, Presidente.
Come diceva il Consigliere Valle, su questa specifica questione l'ufficio competente è l'Ufficio Scolastico Regionale, che ha una competenza esclusiva, ma che ha una funzione di collaborazione e di condivisione rispetto alle criticità presenti all'interno del nostro territorio.
Nel merito, l'Ufficio Scolastico Regionale - che, come dicevo, ha competenza esclusiva - ha ribadito le linee di azione rappresentate anche nella stessa risposta che è stata data all'interrogazione della Circoscrizione III del Comune di Torino.
Siamo consapevoli di quest'ulteriore situazione di difficoltà e la richiesta di intervento non può che confermarlo. L'USR ha manifestato la propria disponibilità a collaborare con la Circoscrizione per mettere in campo azioni congiunte e per prevenire ulteriori cause di aggravamento del problema, in particolare evitando di accettare l'inserimento di alunni in corso di anno scolastico, dal momento che sembrava questa fosse una soluzione tempo fa intrapresa.
In merito ad alcune prassi evidenziate, da più fonti segnalate e confermate dal Dirigente scolastico stesso, di un processo di indirizzamento da parte di altri istituti verso la scuola in questione di alunni con problemi di comportamento e difficoltà di apprendimento l'Ufficio Scolastico Regionale ha assunto l'impegno di attivare un monitoraggio costante. A questo si aggiunge la disponibilità ad esaminare il quadro complessivo delle iscrizioni per l'anno scolastico 2015-2016 mediante il coinvolgimento del Dirigente scolastico stesso, volta a favorire l'attivazione di classi che risultino coerenti con i vigenti coordinamenti e che soprattutto garantiscano un ambiente e un apprendimento sereno e sicuro all'interno della scuola stessa.
Siamo comunque disponibili a ragionare e a individuare ulteriori percorsi rispetto a quello che l'Ufficio Scolastico Regionale ha immaginato.
Grazie.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione n. 249 presentata dal Consigliere Grimaldi, inerente ad "Azioni volte ad avviare la fecondazione eterologa in Piemonte"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'interrogazione n. 249, alla quale risponde per la Giunta regionale, l'Assessore Saitta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Attraverso questa interrogazione ordinaria, il collega pone delle questioni che richiedono evidentemente - mi pare un po' questo il senso un aggiornamento rispetto alle decisioni che erano state assunte in autunno.
Riassumo molto brevemente. La Regione Piemonte, con quella delibera del 15 settembre 2014, ha recepito l'accordo interregionale approvato il 4 settembre 2014 dalla Conferenza delle Regioni sulle problematiche relative alla fecondazione, conseguenti alla sentenza della Corte costituzionale.
Con il provvedimento, la Giunta regionale ha anche stabilito la costituzione di un Comitato tecnico-scientifico per la Procreazione Medicalmente Assistita (PMA), con compiti di approfondimento degli aspetti organizzativi che i Centri piemontesi sono tenuti ad attuare per lo svolgimento dell'attività di eterologa, nonché il costante monitoraggio di tutta l'attività di Fecondazione Assistita.
Il Comitato, come è noto, è composto dai direttori sanitari, dai responsabili dei centri pubblici di procreazione medicalmente assistita (ospedali Sant'Anna e Maria Vittoria di Torino, ospedale di Fossano), da un biologo, da un genetista, da uno psicologo e dal direttore dell'Assessorato alla sanità, dottor Moirano.
Il Comitato scientifico sta fornendo a tutti i centri pubblici e privati di PMA presenti sul territorio indicazioni precise a cui devono attenersi; in particolare, è stato definito un documento contenente le raccomandazioni per la stesura del consenso informativo, in modo da essere omogeneo per tutte le strutture.
Per quanto riguarda le tariffe relative alle prestazioni di eterologa la Regione è in attesa dell'emanazione dei LEA (annunciato nelle scorse settimane dal Ministro Lorenzin), da parte del Ministero della Salute.
Al momento, la Regione Piemonte non ha adottato alcun provvedimento in merito, ma è allo studio l'analisi dei costi per l'eventuale formulazione delle relative tariffe ed eventuali ticket a carico delle coppie. Risulta a questa Amministrazione che soltanto la Regione Toscana abbia deliberato in merito.
Per quanto concerne un eventuale compenso ai donatori, lo stesso è vietato dall'Accordo in premessa citato, che recita: "La donazione di cellule riproduttive da utilizzare nell'ambito delle tecniche di PMA eterologa è un atto volontario, altruista, gratuito, interessato solo al bene della salute riproduttiva di un'altra coppia. Non potrà esistere una retribuzione economica per i donatori e le donatrici, né potrà essere richiesto alla ricevente contributo alcuno per i gameti ricevuti".
In Piemonte, come in altre regioni, mancano i donatori, nonostante vengano effettuate operazioni di sensibilizzazione da parte degli operatori dei Centri, sempre nel rispetto delle scelte individuali e di coppia.
Per quanto riguarda specifiche campagne di informazione e di sensibilizzazione, al momento non sono in previsione; occorre rilevare che nonostante il notevole battage mediatico che si è sviluppato nei mesi scorsi, il numero dei donatori è rimasto sostanzialmente pari a zero.
In ogni caso, anche sulla base di esperienze analoghe, ritengo che siano maggiormente efficaci campagne a livello nazionale, anziché a livello regionale.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
La parola al Consigliere Grimaldi.



GRIMALDI Marco

Come ha ricordato l'Assessore, il Ministero aveva annunciato l'istituzione di un registro nazionale dei donatori; tuttavia, al momento l'annuncio non si è tradotto in azioni concrete.
La vicenda del compenso, specialmente per le donne che devono sottoporsi a cure ormonali pesanti o a un piccolo intervento per il prelievo dell'ovulo, è un fattore negativo di enorme rilievo, quindi sarebbe giusto almeno rivedere in Conferenza delle Regioni questo aspetto che comunque necessiterebbe di una legge nazionale organica.
Per quanto siano pochi - non è vero che sono "zero", insomma, c'è qualche unità - ci sono donatori maschi che hanno dato la disponibilità alla donazione e la Regione può svolgere un ruolo di regia per quanto riguarda la sensibilizzazione, comunque è sufficiente vedere i dati delle altre regioni. Insomma, in Toscana sono stati eseguiti più di una decina di interventi, in Sicilia più di una ventina, così come il Lazio e il Veneto hanno iniziato. E' vero che il battage mediatico non basta a garantire che i donatori arrivino così generosamente, come dice lei, e volontariamente; è anche vero che se non si dice a nessuno che c'è questa disponibilità, è un po' difficile che questo avvenga.
Intanto, sarebbe utile conoscere quante sono le famiglie che hanno richiesto questo tipo di trattamento e quanti sono i medici che già al Sant'Anna si sono messi in campo per alcune strategie di sensibilizzazione.
Per esempio, sarebbe interessante capire se anche i pochi donatori che hanno dato la disponibilità effettivamente sono stati inseriti in un registro, se sono stati contattati e messi in contatto con le famiglie.
Insomma, capisco che ancora manchi una strategia sul ticket e sulle tariffe, però nemmeno possiamo permettere che, alla fine, con una giustissima posizione assunta dalla nostra Regione e dal Presidente Chiamparino stesso, che ha trovato un'armonizzazione con le altre Regioni le nostre famiglie - sapete cosa è successo in queste mesi? - se ne vadano in Toscana o, addirittura, fino in Sicilia (due casi). Adesso va bene tutto, ma allora questa deliberazione per cosa l'abbiamo fatta? Capisco le difficoltà. Capisco che il quadro nazionale deve cambiare.
Capisco che non si riesce a violare e ad aggirare il tema del pagamento perché è esclusa da quel tipo di caratteristica. Ripeto: per le donne quel tipo di donazione è molto invasivo, quindi credo che almeno debba esserci parte della remunerazione per la donazione da parte delle donne.
Per quanto poche e difficili siano le istanze finora pervenute, per lo meno dobbiamo rispondere positivamente ed evitare, come accaduto in altri anni, da una parte, che continui ad essere di fatto vietata in Piemonte non lo è più grazie alla risoluzione della Corte Costituzionale - e dall'altra, dare tutta la disponibilità possibile alle famiglie che ne hanno fatto richiesta.
Al Consigliere Ravetti chiedo se vorrà nelle prossime settimane riaggiornarci, per capire se almeno è arrivato a loro qualche riscontro utile. Grazie.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione n. 323 presentata dal Consigliere Monaco, inerente a "Comunicazione disservizi Polo sanitario Giaveno" (risposta scritta)


PRESIDENTE

La risposta all'interrogazione n. 323 verrà fornita in forma scritta in quanto l'interrogante, Consigliere Monaco, è assente.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione n. 349 presentata dal Consigliere Benvenuto, inerente a "Rete neuroradiologica piemontese e trattamento ictus"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'interrogazione n. 349.
Trattandosi di un'interrogazione ordinaria, alla risposta dell'Assessore replicherà il Consigliere Benvenuto.
La parola all'Assessore Saitta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Il Consigliere Benvenuto con questa interrogazione solleva allarmismi del tutto infondati su un tema delicato e importante qual è quello dell'assistenza tempestiva in caso di ictus.
La Giunta Chiamparino sta lavorando con il massimo impegno su tutta la materia dell'emergenza collegata al 118.
Preciso che l'obiettivo delle delibere adottate nel 2011 dalla Giunta Cota che il Consigliere Benvenuto cita nella sua interrogazione - relative alle patologie complesse tempo-dipendenti come l'ictus - era proprio quello di concentrare i pazienti più critici presso pochi centri qualificati per volumi ed esiti, avvalendosi dell'ausilio del sistema di trasmissione dei dati e delle immagini e implementando la movimentazione dei reperibili su più aziende laddove non sia possibile trasferire i pazienti stessi.
Si sposta il paziente verso un centro qualificato se si può muovere, in caso contrario si fa muovere lo specialista, così da garantire a tutti i pazienti un trattamento omogeneo e tempestivo su tutto il territorio regionale. Pertanto, non esistono milioni di piemontesi senza assistenza in caso di ictus come il Consigliere Benvenuto vorrebbe far credere.
In ogni caso, mi sento di rivolgere al collega e a tutti l'invito trattandosi di questioni estremamente delicate che, attraverso un'interpretazione erronea delle nostre opinioni, possono suscitare paure e tensioni, di maneggiare con grande attenzione questo tema, per evitare di creare inutili allarmismi. Forse non era questa l'intenzione, ma questo è un rischio in cui normalmente possiamo tutti cadere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segretario Benvenuto, che interviene in qualità di Consigliere.



BENVENUTO Alessandro

Grazie, Presidente.
La mia interrogazione era semplicemente legata alla diversità nella delibera n. 600, dove, inizialmente, nel mese di novembre, erano previste cinque strutture complesse, mentre nell'aggiornamento siamo passati a due strutture complesse presenti nella provincia di Torino.
Ovviamente, nei tre quadranti Cuneo, Alessandria e Novara, oggi, non è presente la struttura complessa, che, automaticamente, non permette a due milioni di piemontesi di avere i servizi necessari.
La risposta dell'Assessore non mi soddisfa perché non risponde completamente alle richieste avanzate con questa interrogazione ordinaria mi riserverò in modo più puntuale di proporre nuove interrogazioni. Grazie.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la trattazione del sindacato ispettivo.



(Alle ore 11.03 il Presidente dichiara esaurita la trattazione del punto all'o.d.g. inerente a "Svolgimento interrogazioni e interpellanze")



(La seduta ha inizio alle ore 11.04)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento: Diritti umani

Ordine del giorno n. 253 presentato dai Consiglieri Gancia, Benvenuto Ruffino, Marrone, Graglia e Campo, inerente a "Centenario del genocidio del popolo armeno" (richiesta iscrizione all'o.d.g.)


PRESIDENTE

Ricordo che, secondo le intese assunte in sede di Conferenza dei Presidenti dei Gruppi consiliari, l'o.d.g. è integrato con l'atto d'indirizzo n. 253, "Centenario del genocidio del popolo armeno" presentato dai Consiglieri Gancia, Benvenuto, Ruffino, Marrone, Graglia e Campo.
Chiedo se vi siano ulteriori proposte di modifica all'o.d.g.


Argomento: Ordine pubblico e sicurezza

Ordine del giorno n. 268 presentato dai Consiglieri Batzella, Andrissi Bertola, Mighetti, Valetti, Frediani e Bono, inerente a "Ripristino della scorta a Giuseppe (detto Pino) Masciari" (richiesta iscrizione all'o.d.g.)

Argomento: Ordine pubblico e sicurezza

Ordine del giorno n. 274 presentato dai Consiglieri Grimaldi, Boeti e Rossi, inerente a "Restituire la scorta a Pino Masciari" (richiesta iscrizione all'o.d.g.)


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Batzella; ne ha facoltà.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Chiedo se è possibile integrare l'o.d.g. con un documento che ho presentato ieri: "Ripristino della scorta a Giuseppe detto 'Pino Masciari'". Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Come sa, il 27 marzo è stata revocata la protezione a Pino Masciari.
Nei giorni scorsi, insieme al collega Domenico Rossi ho scritto a lei e al Presidente Chiamparino per chiedere se è possibile che, così come è successo ieri in Consiglio comunale, il Presidente (purtroppo oggi non è presente in aula) riporti subito queste comunicazioni al Prefetto.
Abbiamo appreso che anche il Movimento 5 Stelle ha presentato un ordine del giorno in tal senso, pertanto chiediamo - se possibile - che tutta l'Aula esprima la stessa solidarietà che è arrivata ieri dal Comune di Torino e dalle tante città che hanno dato la cittadinanza onoraria a Pino Masciari.
Ricordo una contraddizione, Presidente, e cioè che Pino Masciari ha visto revocata la protezione, ma ancora oggi in Calabria è sotto il livello di protezione 3, quindi si tratta di un fatto molto grave. Le consegno il testo scritto da me e dal collega Rossi. Ovviamente, se c'è l'unanimità dell'Aula, siamo disponibili a ritirare le firme e presentare un documento congiunto con le altre forze politiche: l'importante è che si arrivi al risultato e che il Prefetto venga a conoscenza di questo nostro impegno.



PRESIDENTE

Pertanto, accoglierei anche il suo ordine del giorno; magari, poi, lo integrate, poiché l'obiettivo è lo stesso, in modo che si solleciti e si impegni formalmente la Giunta ad intervenire nei confronti del Prefetto.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Ordine del giorno n. 271 presentato dai Consiglieri Vignale, Porchietto Berutti, Graglia, Sozzani, Ruffino e Pichetto Fratin, inerente a "Mantenimento attività di laboratorio presso l'ospedale San Luigi" (richiesta iscrizione all'o.d.g.)


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Vicepresidente Ruffino, che interviene in qualità di Consigliera; ne ha facoltà.



RUFFINO Daniela

Grazie, Presidente.
Chiedo l'iscrizione all'o.d.g. dell'ordine del giorno presentato dal nostro Gruppo, relativo all'Ospedale San Luigi Gonzaga di Orbassano.
Grazie.



(L'Assemblea, tacitamente, acconsente alle iscrizioni all'o.d.g.)



PRESIDENTE

Non essendoci altri interventi, l'o.d.g. è approvato, ai sensi dell'articolo 58 del Regolamento.


Argomento:

Approvazione processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Approvazione processi verbali precedenti sedute", comunico che sono stati approvati i verbali del 26 febbraio 2015 e del 3 marzo 2015.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Chiamparino, Ferrero e Giaccone.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Sono a disposizione e riproducibili, su richiesta, i processi verbali delle sedute del 17 marzo 2015.


Argomento:

d) Variazione al bilancio di previsione per l'anno finanziario 2015


PRESIDENTE

La Giunta regionale, in data 18 marzo 2015, ha trasmesso, per comunicazione al Consiglio, in ottemperanza al comma 7, articolo 24, legge regionale n. 7/2001, "Nuovo ordinamento contabile della Regione Piemonte" n. 14 deliberazioni del 9 febbraio 2015, n. 4 deliberazioni del 16 febbraio 2015 e n. 4 deliberazioni del 23 febbraio 2015.
Gli allegati sono a disposizione presso l'Ufficio Aula.


Argomento:

e) Nomine e designazioni effettuate dalla Giunta e dal suo Presidente


PRESIDENTE

Ai sensi dell'articolo 37, comma 2 bis dello Statuto, si dà atto che sono state trasmesse le informative, da parte del Gabinetto della Presidenza della Giunta regionale, in merito a tre decreti di nomina della Presidenza della Giunta regionale.
Gli allegati sono a disposizione presso l'Ufficio Aula.


Argomento:

f) Incontro di presentazione del convegno "Se la fraternità diventa condizione dell'agire politico"


PRESIDENTE

Ricordo che, come stabilito durante la Conferenza dei Presidenti dei Gruppi consiliari, oggi, alle ore 13, in Sala dei Presidenti, si terrà l'incontro di presentazione del convegno "Se la fraternità diventa condizione dell'agire politico", organizzato dal Movimento politico per l'unità del Piemonte.
Comunico che la Conferenza dei Presidenti convocata per domani alle ore 12.30 è rinviata a mercoledì 8 aprile, sempre alle ore 12.30, in quanto il Gruppo del Partito Democratico è impossibilitato a partecipare domani poiché, alla stessa ora, c'è una riunione di maggioranza. Il martedì successivo al giorno di Pasquetta non ci sarà la seduta consiliare pertanto il problema non si pone.


Argomento: Statuto - Regolamento

Esame proposta di legge regionale statutaria n. 17, inerente a "Modifiche alla legge regionale statutaria 4 marzo 2005, n. 1 (Statuto della Regione Piemonte) in merito alla pubblicità dei lavori delle commissioni consiliari"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di legge regionale statutaria n. 17 presentata dai Consiglieri Bono, Bertola, Frediani, Campo, Batzella Mighetti e Valetti, di cui al punto 3) all'o.d.g.
Lo Statuto della Regione prevede, all'articolo 101, che lo stesso è modificato dal Consiglio regionale con legge approvata a maggioranza assoluta dei suoi componenti, con due deliberazioni adottate ad intervallo non minore di due mesi.
In data 20 gennaio 2015 la proposta di legge n. 17 è stata approvata in prima lettura a maggioranza assoluta. Si procede ora alla votazione del testo in seconda lettura. Per la sua approvazione è sempre necessaria la maggioranza assoluta.
Ricordo che, in questa fase, non è possibile presentare emendamenti.
Passiamo all'esame dell'articolato.
Il numero legale è 25.
ARTICOLO 1 Indìco la votazione palese sull'articolo 1.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 2 Indìco la votazione palese sull'articolo 2.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 3 Indìco la votazione palese sull'articolo 3.
Il Consiglio approva.
Non essendoci ulteriori richieste di intervento, indìco la votazione nominale sull'intero testo di legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 38 Consiglieri votanti 37 Consiglieri hanno votato SÌ 36 Consiglieri ha votato NO 1 Consigliere non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio approva.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Esame disegno di legge n. 102, inerente a "Autorecupero degli alloggi carenti di manutenzione da parte degli assegnatari". Modifiche alla legge regionale 17 febbraio 2010, n. 3 (Norme in materia di edilizia sociale) (atto di indirizzo collegato: ordine del giorno n. 272)


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del disegno di legge n. 102, di cui al punto 4) all'o.d.g.
Relatore di maggioranza è il Consigliere Grimaldi; relatori di minoranza sono i Consiglieri Bono, Vignale e Marrone.
La parola al Consigliere Grimaldi.



GRIMALDI Marco, relatore

Illustre Presidente, egregi Consiglieri, con questo disegno di legge si introduce nella legislazione regionale di riferimento in materia di edilizia sociale (legge n. 3/2010) il tema dell'autorecupero degli alloggi che, per carenza di manutenzione - come sapete - non risultano assegnabili ma che possono essere destinati a soggetti utilmente collocati in graduatoria, a condizione che l'assegnatario si impegni a realizzare direttamente alcuni limitati interventi di autorecupero che rendano l'alloggio prontamente disponibile per l'assegnazione.
Ringrazio sin da subito l'Assessore e soprattutto la Presidente di Commissione per il metodo di lavoro, nonché ovviamente tutte le opposizioni per il contributo dato. Ricordo a tutti che è la prima volta che abbiamo affrontato un testo preventivamente in Commissione e poi riportato alla discussione di tutti.
Il provvedimento in materia di autorecupero intende rendere trasparenti e normate pratiche che già avvengono in diverse realtà locali, in modo da consentire agli assegnatari degli alloggi di realizzare direttamente alcuni limitati interventi manutentivi, stante anche la scarsità di risorse regionali e statali da destinare alla manutenzione del patrimonio di edilizia residenziale sociale.
L'autorecupero degli alloggi da parte degli assegnatari è altresì finalizzato a incentivare la partecipazione diretta degli inquilini alla gestione e al mantenimento in efficienza del patrimonio di edilizia sociale.
Il disegno di legge oggi sottoposto all'attenzione dell'Aula ha preso spunto da un recente censimento effettuato nel corso del 2014, su richiesta del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, degli alloggi destinati all'edilizia sovvenzionata non assegnabili per carenze di manutenzione, al fine di quantificare il fabbisogno finanziario per il loro recupero.
Dai dati forniti dall'Assessore, dall'Agenzia Territoriale per la Casa e dai Comuni, è risultato che in Piemonte gli alloggi non assegnabili per carenze di manutenzione sono circa 800, con un fabbisogno di oltre 22,3 milioni e con una casistica molto variegata, in quanto gli interventi possono riguardare singoli alloggi, più alloggi o parti comuni degli stabili.
Oltre gli alloggi così censiti, potrebbero essere sottoposti a interventi di autorecupero anche alloggi che nel tempo si liberano e che per essere riassegnati, necessitano di minimi interventi di manutenzione (ad esempio, come diceva l'Assessore: opere di riparazione di pareti o pavimenti, la sostituzione di apparecchi igienico-sanitari, modesta manutenzione per mantenere in efficienza gli impianti tecnologici esistenti negli alloggi), nonché gli alloggi già regolarmente assegnati e necessitanti comunque di limitati interventi manutentivi.
Come abbiamo detto, il testo del disegno di legge prevede che l'assegnatario, ultimati i lavori, produca idonea documentazione per il riconoscimento dei costi sostenuti, con un massimo consentito che non dovrà superare la soglia fissata (nel dibattito di Commissione) di 7.000 euro alzato di 2.000 euro, anche sentite le richieste dei soggetti auditi.
In merito alle modalità di rimborso, a seguito di approfondito dibattito in Commissione, si è scelto di privilegiare lo strumento della detrazione sul canone di locazione, con la possibilità di restituzione dell'importo anticipato fino a un massimo del 50%. Questa mediazione avviene anche perché gli Uffici ci hanno spiegato che, se avessimo invece detratto totalmente, per alcuni casi si rischiava di andare oltre i tre o quattro anni di rimborso e quindi, di fatto, era utile dire che è prevalente la formula della restituzione tramite detrazione del canone alcuni ci suggeriscono di fare in seguito magari anche delle spese, per vedremo come evolverà questo primo progetto e poi, al massimo, rimborsare non oltre il 50%.
Il disegno di legge non riporta alcuna norma finanziaria specifica, dal momento che trattasi di limitati interventi di manutenzione solamente ordinaria degli alloggi di edilizia sociale, per cui gli Enti gestori potranno utilizzare i fondi destinati alla manutenzione di cui sono già dotati.
Sul provvedimento in esame si sono svolte consultazioni, come dicevo con modalità online con gli Enti soggetti interessati alla materia, e si è acquisito il parere del Consiglio delle Autonomie (CAL).
Il disegno di legge è stato trattato in discussione in II Commissione consiliare congiuntamente alle proposte dei Consiglieri Marrone e Vignale che ringrazio non solo per lo spirito collaborativo, ma in qualche modo per tutti i suggerimenti forniti, che tra l'altro sono stati accolti in questo disegno di legge. In sede appunto di dibattito, si è poi addivenuto - così come previsto - al licenziamento con voto favorevole di questo disegno di legge, tra l'altro all'unanimità.
Quindi, come avrete colto, considerata la scarsità di risorse pubbliche destinate alla manutenzione degli immobili, oggi abbiamo ritenuto utile poter consentire anche agli assegnatari degli alloggi di realizzare direttamente alcuni interventi di autorecupero, anche per incentivare la partecipazione diretta degli inquilini alla gestione e alla manutenzione dell'abitare pubblico, che poi alla fine mette insieme più esigenze.
Fatemi concludere (con qualche minuto di anticipo) con un auspicio.
Così come è avvenuto per il fondo "salva sfratti", così come è avvenuto per le misure a sostegno dell'emergenza abitativa, spero che quest'Aula continui a produrre soluzioni utili per fronteggiare la più grande catastrofe, perché questa è legata alla perdita del lavoro. Non chiudiamo gli occhi davanti a quello che è da molti considerato lo specchio delle nuove povertà: non è altro che, in qualche modo, l'effetto del perdurare di una crisi, ma soprattutto della perdita di posti di lavoro nella nostra regione.
Tutti insieme quindi auspichiamo che, dopo l'approvazione di questo disegno di legge, le ATC possano assegnare, nei prossimi mesi, i primi 150 alloggi (così abbiamo verificato) in attesa di manutenzione alle persone in graduatoria e a condizione che essi si impegnino a realizzare gli interventi di autorecupero appena descritti.
D'altra parte, auspico che, alla fine di tutto quello ci ha descritto di fatto l'Assessore, cioè le tante misure che tra l'altro sono ancora in scadenza (alcuni bandi stanno per finire e sono rivolti verso gli Enti locali) e alla fine di questa grande discussione, inizieremo a fare un altro passo: quello del legare il tema del recupero degli immobili disponibili magari alla stessa discussione sull'autorecupero in aree dismesse, in aree di proprietà comunale e anche dei privati, che hanno spesso lasciato il degrado nelle nostre città senza dare risposta all'emergenza abitativa.
Questa è l'ultima scommessa che ci siamo lanciati con l'Assessore: abbiamo detto che proveremo a fare una legge organica anche su questo.
Credo che la sfida con questo primo passo sull'autorecupero ci dica che, se continueremo a lavorare tutti insieme in Commissione così come in questi mesi siamo riusciti ad approvare il primo fondo salva sfratti e le prime misure di emergenza abitativa spero che oggi, appunto, con queste nuove istanze sull'autorecupero nelle case ATC e con le leggi che sapremo approvare nei prossimi mesi, inizieremo a voltare pagina sulle politiche abitative di questa regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bono.



BONO Davide, relatore

Grazie, Presidente.
Come già relazionato ampiamente dal collega di maggioranza, siamo alla discussione generale del disegno di legge regione n. 102, "Autorecupero degli alloggi carenti di manutenzione da parte degli assegnatari. Modifiche alla legge regionale n. 3/2010".
Questo disegno di legge, essendo stato presentato dalla maggioranza e dalla Giunta, è ovviamente passato, ma è stato approvato comunque all'unanimità, mentre gli altri due provvedimenti presentati sul tema (la proposta di legge n. 24 a prima firma Marrone e la proposta di legge n. 87 a prima firma Vignale) sono stati licenziati con voto negativo a maggioranza.
Con questa proposta di legge, in particolar modo la n. 102 e la n. 24 che, come dice il numero, è stata presentata prima del disegno di legge della Giunta, si voleva introdurre, nell'ordinamento legislativo della Regione Piemonte, una prassi già utilizzata nell'edilizia sociale, e non solo, cioè la possibilità di autorecupero degli alloggi di edilizia sociale, ovviamente da parte di assegnatari già all'interno degli alloggi sia da parte di assegnatari che devono ancora entrare, stimolando lo scorrimento delle graduatorie per una serie di alloggi (circa un centinaio), sugli 800 individuati a seguito della richiesta del Ministero delle Infrastrutture, in attuazione del decreto legislativo 47/2014, ma anche stimolando un'azione sociale, simil-lavorativa, agli assegnatari, che così possono essere valorizzati nella loro competenza e nelle loro capacità, sia per reperire fondi, perché si parla di 5-7.000 euro massimi di spesa per quanto riguarda l'autorecupero, sia per quanto riguarda la manualità, cioè mettersi in proprio ad eseguire interventi di manutenzione ordinaria che, ovviamente, non necessitano di una certificazione.
Abbiamo detto tante volte che ovviamente non ci si può rifare l'impianto elettrico da soli perché occorre una certificazione, e quindi in questo senso bisogna ricorrere ad una spesa onerosa, col tetto di 7.000 mila euro, affidata a professionisti del settore che rilasciano una certificazione dei lavori eseguiti.
In questo caso, quindi, ogni lavoro verrà effettuato con la supervisione dell'ATC, che negli alloggi che saranno individuati come possibile oggetto di manutenzione in autorecupero, verrà stilato un programma di massima dei lavori che verranno fatti, poi verrà verificata la corretta attuazione degli stessi, in quanto si tratta di autorecupero, ma occorre effettivamente vedere che i lavori vengano effettivamente e correttamente eseguiti, per non avere un danno maggiore del beneficio che si avrebbe se questi lavori non venissero fatti correttamente.
Questo deriva - purtroppo - da una carenza di risorse da parte delle ATC regionali, oggi ridotte a tre: si parla, infatti, di un fabbisogno di oltre 22 milioni di euro per la manutenzione di 800 alloggi complessivi soldi che ad oggi non ci sono; soldi che però vorremmo che la Regione Piemonte trovasse al più presto, nel mondo variegato e composito dei fondi destinati all'investimento.
Perché non pensare ai fondi FSC, vecchia o nuova programmazione? Perch non premere a Roma per avere un fondo dedicato per poter andare oltre questa misura, che è una misura puntuale, sicuramente utile, ma assolutamente non risolutiva dell'emergenza casa, dell'emergenza abitativa che in Piemonte sta coinvolgendo sempre più persone e sempre più piemontesi, nel cosiddetto mondo variegati dei nuovi poveri? I nuovi poveri non solo non riescono più a pagare le rate del mutuo perdendo la casa che viene pignorata, ma non riescono a pagare gli affitti quindi anche in questo caso ci sono le procedure di sfratto, sia nel libero mercato sia nell'ATC, anche se nell'ATC c'è un meccanismo diverso, cioè c'è la tutela della morosità cosiddetta incolpevole I nuovi poveri non riescono neanche a pagare le bollette (di qui l'altro fondo sociale della Regione, che serve ad aiutare le persone in difficoltà in questo senso), ma ultimamente non riescono neanche a comprare da mangiare e a svolgere le minime attività destinate alla sopravvivenza del nucleo familiare.
La situazione alloggi e l'emergenza casa sono solo un punto dell'emergenza nuova povertà che dovremmo affrontare veramente come priorità in Piemonte, insieme alla proprietà del lavoro, perché una cosa è collegata all'altra, nel senso che se non c'è lavoro non c'è reddito, anche se ultimamente l'equazione lavoro uguale reddito si sta un po' indebolendo perché stiamo assistendo, oltre a nuove povertà, anche a nuove forme di schiavitù - chiedo scusa per un termine un po' forte - cioè a retribuzioni molto sotto quello che dovrebbe essere il minimo della paga oraria.
E' per questo motivo che crediamo fortemente che, a livello nazionale anche la Regione Piemonte si debba impegnare per l'istituzione del cosiddetto "reddito minimo garantito", che vuol dire due cose: sia la corresponsione di un contributo minimo per le persone inoccupate, quindi un reddito minimo di sopravvivenza, sia l'introduzione di una paga minima oraria. Leggendo i giornali negli ultimi giorni abbiamo visto come la diminuzione della paga oraria minima non conosce sosta: abbiamo letto di paga oraria di tre euro lorde, ad esempio nel settore delle pulizie o della guardiania delle nostre ASL. Francamente non sappiamo che futuro lasciamo ai giovani dei prossimi anni, ma anche ai meno giovani odierni, perch queste non sono paghe che permettono una sopravvivenza.
Questo è un primo provvedimento puntuale ed utile, ma non risolutivo.
Sappiamo che l'Assessore e la Giunta stanno già lavorando per una riforma complessiva della legge sull'edilizia sociale, la n. 3 del 2010. Cercheremo anche noi di fare le nostre proposte.
E' ovvio che servono più risorse su questo capitolo, quindi occorrerà di nuovo fare una valutazione delle priorità e valutare quali sono veramente le necessità di investimento della Regione Piemonte. Alcuni investimenti, dal nostro punto di vista, si potrebbero rinviare, e l'Assessore Reschigna sa benissimo a quale dei tanti interventi soprattutto infrastrutturali, mi riferisco. Poi è ovvio che mi si potrà rispondere che questi, in alcuni casi non sempre a piemontesi, danno un po' di lavoro per alcuni mesi, ma poi vediamo che non sempre è così, quindi l'emergenza va assolutamente affrontata con più risorse.
Noi daremo parere favorevole al disegno di legge, come l'abbiamo dato in Commissione. Abbiamo presentato una mozione collegata al disegno di legge, riguardante la proposta dei voucher. La illustreremo nella presentazione della mozione, ma l'Assessore si ricorderà che presentammo un emendamento che non venne accolto, per dare la possibilità, anche a coloro i quali non riuscissero a collettare le risorse pari ad un tetto di 7.000 euro, di poter avere dei voucher disposti dalla Regione Piemonte, con una convenzioni con alcuni istituti di credito, trasformabili, pronto cassa con un sistema di voucher simile a quello che utilizza l'INPS.
Pensiamo sia una proposta che, magari, aggiunge un criterio di complessità e di difficoltà al tema, però non vorremmo che succedesse quello che abbiamo paventato in Commissione, cioè che coloro i quali sono più in fondo nella graduatoria, che magari riescono ad avere un minimo di risorse ancora per riunire un gruzzoletto di 5-6.000 euro, riescono a rispondere positivamente alla richiesta di assegnazione degli alloggi in autorecupero e quindi scavalcano coloro i quali sono i primi nella graduatoria, che sono più in difficoltà e non hanno disponibilità neanche di 100 euro, e quindi si vedono ulteriormente scavalcati da chi magari ne ha meno bisogno.
Da questo punto di vista, invito ad una riflessione che poi verrà ulteriormente illustrata durante la presentazione della mozione.
Grazie.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi della Scuola Elementare "A. Cairoli" di Torino


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti della Scuola Elementare "A. Cairoli" di Torino in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Esame disegno di legge n. 102, inerente a "Autorecupero degli alloggi carenti di manutenzione da parte degli assegnatari". Modifiche alla legge regionale 17 febbraio 2010, n. 3 (Norme in materia di edilizia sociale) (atto di indirizzo collegato: ordine del giorno n. 272) (seguito)


PRESIDENTE

Proseguiamo l'esame del disegno di legge n. 102.
La parola al Consigliere Vignale, secondo relatore di minoranza.



VIGNALE Gian Luca, relatore

Grazie, Presidente.
Noi, come abbiamo fatto in Commissione, esprimeremo un voto favorevole rispetto alla norma presentata, o almeno al principio che la norma porta per una serie di motivi semplici.
Intanto perché in quest'Aula il nostro Gruppo consiliare, nel luglio 2014, quando discutemmo della legge di razionalizzazione delle Aziende Territoriali per la Casa, presentò già un emendamento che voleva introdurre nella legge n. 3, relativa all'edilizia sociale, il principio dell'autorecupero. Quindi crediamo che sia, ovviamente, un aspetto positivo.
Non possiamo non sottolineare - lo abbiamo fatto in Commissione, anche se, ovviamente, sempre per sostenere quello che ci auguriamo non sia solo un principio, ma si trasformi anche in alcuni alloggi disponibili - quelli che sono alcuni limiti che la legge, all'interno di questa modifica della legge n. 3, pone, e quindi sull'autorecupero. Uno, a cui faceva riferimento prima il collega Bono, riguarda la scelta di individuare una cifra congrua: quella fino a 7.000 euro può esserlo certamente, ma inevitabilmente andrà a favorire chi oggi è in graduatoria con un reddito più alto.
Salvo che non vengano avviate delle modalità differenti che oggi all'interno della norma non sono previste, è assolutamente evidente che chi oggi è in graduatoria lo è quasi sempre con un reddito estremamente basso nell'ultimo bando, se non ricordo male, le prime 8.000 domande erano a reddito zero. Pensare che una famiglia che ha reddito zero - sono soggetti non bancabili, ovvero soggetti che, pur entrando in un istituto bancario non ce ne sarà mai uno che concederà loro un prestito - abbia un gruzzoletto nascosto di 7.000 euro o di 3.000 euro per intervenire nel recuperare un alloggio è falso, nel senso che non comprende quella che è la realtà di chi è in graduatoria oggi.
Noi avevamo proposto una modalità differente molto semplice: le ATC pagavano le fatture. È molto semplice perché lo hanno già fatto altre Amministrazioni comunali sul loro patrimonio; in questo modo, non si dava un vantaggio che, invece, inseriamo per chi ha un reddito maggiore. Lo capovolgo rispetto ad altri ragionamenti che abbiamo fatto e che paiono non essere sempre validi all'interno di quest'Aula quando modificammo la legge sull'ISEE relativamente alla scuola: si disse: "Non possiamo agevolare soggetti che hanno un reddito maggiore rispetto a quelli che hanno un reddito minore". Inevitabilmente, con questa modalità, almeno rispetto a ciò che c'è scritto nella legge, oggi lo facciamo; nel senso che è assolutamente evidente che chi avrà un reddito che è al limite della possibilità di presentare una domanda avrà una facilitazione nel reperire o nell'avere una parte delle risorse disponibili per fare gli interventi.
L'altro aspetto è relativo all'erogazione del contributo. Di nuovo, in famiglie o in soggetti fragili dal punto di vista economico (spesso non solo), rispetto alle spese sostenute noi andiamo ad erogare un contributo che è sì finalizzato al pagamento dei fornitori, ma che arriva nelle mani di chi ha fatto l'intervento. Ed è assolutamente evidente che, esistendo delle priorità che a volte possono essere superiori a quelle del pagamento puntuale dei fornitori, il rischio che si andrà a creare è che noi erogheremo dei contributi che non nella loro totalità verranno utilizzati per pagare chi avrà svolto i lavori.
Era sufficiente accogliere due consigli che, sottonorma di emendamento avevamo proposto all'interno della Commissione, quindi che fosse l'ATC a pagare le spese sostenute, oppure che il contributo a chi aveva sostenuto un intervento venisse erogato non sottoforma di denaro contante; era evidente che questo nodo, in qualche modo, si sarebbe risolto.
Peraltro, vi è anche una percentuale sull'affitto che, in realtà avendo i 7.000 euro, una percentuale che comunque è rilevante, senza utilizzare la modalità che dicevamo, prevede comunque un numero di anni importante per poter andare a pagare quello che è l'intervento.
Ma, soprattutto, vi è un altro aspetto, che affronteremo in modo più puntuale nel PDL n. 87, che abbiamo già detto in molte occasioni all'interno di quest'Aula.
Noi riteniamo, come altri colleghi hanno detto, che il tema della casa sia un'emergenza; anzi, che assieme al lavoro sia la principale emergenza che questa Regione deve affrontare.
Se rispetto alle principali emergenze il tempo di reazione dell'Amministrazione regionale è questo, siamo preoccupati. Perché, sempre nel luglio 2014, noi dicemmo che se è un'emergenza, si affronti in tempi emergenziali.
È vero che a quasi un anno dallo svolgimento delle elezioni abbiamo prima affrontato l'intervento sul fondo salva sfratti e oggi affrontiamo l'intervento sull'autorecupero, che, ben inteso, impiegherà dei mesi per essere realizzato. Ma manca completamente la revisione della legge n. 3.
Sempre nella proposta di legge che avevamo presentato, sulla quale torneremo dopo, solo sull'autorecupero, prevedeva anche la possibilità, per esempio, di ristrutturazione di patrimonio pubblico e privato. Perché, di nuovo, all'interno della nostra regione abbiamo tantissime situazioni che possono essere migliorate.
Detto ciò, noi riteniamo comunque la norma positiva sotto due aspetti: il primo, perché certamente può dare un maggior numero (non significativo ma importante) di abitazioni ai cittadini piemontesi (sarebbe stato maggiore se inserivamo anche le abitazioni private. In secondo luogo, ha un risvolto economico positivo, perché mette in campo delle risorse in grado aiutare, per esempio, piccole imprese artigiane che potranno fare alcuni di questi lavori.
C'é un dato su cui, poi, interverremo nella politica di bilancio: mi riferisco alle risorse che si metteranno a disposizione. Perché è assolutamente evidente che se noi pensiamo che all'interno dei bilanci di ATC esistano le risorse per intervenire nel sostegno di questa misura, di nuovo avremmo una ricadute della misura stessa estremamente limitativa.
Vedremo, nelle politiche del bilancio, come ci siano gli spazi a bilancio invariato di trovare milioni di euro da destinare con scelte che l'Amministrazione vorrà fare.



PRESIDENTE

Grazie, collega Vignale.
La parola al Consigliere Marrone, terzo relatore di minoranza.



MARRONE Maurizio

Grazie, Presidente.
Anch'io tengo a ripercorrere brevemente la storia che ha portato a trattare in termini di riforma legislativa l'autorecupero qui, in Consiglio. In realtà, di autorecupero a Torino e nel Torinese si comincia a parlare non solo nelle Aule istituzionali, ma anche nelle piazze, quindi sulle bocche di quelle tante famiglie rimaste senza casa per colpa della crisi economica che, tra cassa integrazione, licenziamenti e altre privazioni di reddito, ha portato davvero un'intera fascia di popolazione che prima avremmo catalogato tranquillamente nella media borghesia nell'indigenza e quindi nell'impossibilità di onorare i contratti di affitto o di mutuo.
Devo dire che ricordo bene che è dal 2012 che in realtà si parla di questa proposta rivoluzionaria, sin da quando ci siamo accorti, con l'inaugurazione del bando per la casa popolare in particolare per la Città di Torino, dell'estrema macchinosità, delle infinite attese e delle lungaggini e quindi dell'impossibilità di dare delle risposte tempestive a quella che è un'emergenza abitativa record per la Città di Torino che rischia di innescare, sempre che non sia purtroppo già innescata, una vera e propria bomba sociale.
Io vorrei aggiungere qualche numero. Solo nell'anno appena trascorso il 2014, gli sfratti per morosità riconosciuta incolpevole nella sola Città di Torino sono saliti a 8.000 e invece il dato delle assegnazioni, sempre nella Città di Torino, tra bando ed emergenza abitativa per l'anno 2014, si limitano a 444. Ora, basta confrontare il numero 440 con il numero 8.000 per rendersi conto di come il sistema istituzionale di risposta all'emergenza abitativa torinese e piemontese sia del tutto inadeguato.
L'autorecupero vuole proprio andare in questa direzione, ovvero valorizzare un patrimonio immobiliare che si ritrova a costituire paradossalmente, non una risorsa ma un onere per il Pubblico, in un momento in cui si pagano addirittura le tasse sulla casa per quelle unità, andando invece a costituirne una risposta per innescare una risorsa in più, un polmone aggiuntivo per aumentare la possibilità di risposta e quindi di offerta immobiliare alla grande domanda che proviene dall'emergenza abitativa.
Di sicuro essere riusciti ad innescare anche qui, nei primi mesi di legislatura, il dibattito ed essere arrivati a questa proposta della Giunta che, secondo quanto riferito dalla stessa ATC torinese - ora "Piemonte centrale" - afferma di pervenire grossomodo ad uno sblocco di 300-400 unità abitative non può non essere considerata una grande vittoria: una prima vittoria che è di tutti, che proviene da queste sollecitazioni dell'opposizione - del mio Gruppo e degli altri - fatte proprie poi da ordini del giorno che, com'è stato ricordato dai colleghi, sono stati votati all'unanimità dal Consiglio regionale, ma soprattutto una prima vittoria, davvero, per le tante famiglie che aspettano in graduatoria.
Il problema che ci vede sì favorevoli a questa proposta - quindi, come già annunciato in Commissione, voterò favorevolmente - è che la riteniamo comunque limitativa: riteniamo che sia un primo passo, ma di un percorso che dev'essere molto più ambizioso e molto più lungo.
Il limite è quello di restringere da una parte al patrimonio immobiliare ATC, che di sicuro è più prontamente disponibile e mappato però è limitato a poche centinaia di unità, e dall'altra di restringere anche i destinatari, circoscrivendoli alle persone che sono già in graduatoria per la casa popolare, al netto di tutte le irrazionalità e tutti i burocratismi che impediscono a chi non abbia maturato i tre anni di residenza in un singolo e medesimo Comune della Regione Piemonte o di irregolarità contributive che falciano sempre le partite IVA o, ancora, del paradosso dell'ISEE zero che non fa sbloccare i punti di un reddito quasi assente: tutte irrazionalità che penalizzano fortemente famiglie che si troveranno in un'emergenza abitativa oggettiva e che purtroppo si troveranno tutte messe al di fuori di quest'offerta.
E allora, noi intendiamo ricordare intanto gli esempi già positivi, per rammentare che non è necessario restringere al patrimonio immobiliare ATC l'autorecupero. Cito per primo e non a caso un esempio che non arriva di sicuro dalla mia parte culturale e politica, ovvero il Dado di Settimo che concesso dal Comune di Settimo come palazzina non ATC - lo ricordo all'Associazione Terra del Fuoco, viene adibita a struttura di autorecupero per famiglie di Rom. In quel caso le Fondazioni bancarie finanziano con diverse centinaia di migliaia di euro il progetto e proprio per questo forse, preferisco ricordare anche un altro esempio torinese: l'occupazione a scopo abitativo dell'OSA-Lingotto che, pur in un quadro di irregolarità è andata a far rivivere un ex rudere olimpico, cioè una palazzina che era adibita a centro dei volontari per Torino 2006 e che si è ritrovata negli ultimi tre-quattro anni ad essere del tutto abbandonata allo sfascio e al saccheggio e che è diventata invece poi, grazie al lavoro del Comitato torinese "Senza fissa dimora", una casa per tanti individui e ultimamente anche diverse famiglie rimaste sfrattate e in attesa di casa popolare.
E' quello un esempio che dimostra come addirittura restauri di impiantistica e lavori ed interventi abbastanza pesanti (addirittura costruzione di pareti) sono avvenuti da parte di persone che non avevano nemmeno tutte le conoscenze per farlo e senza - lo voglio sottolineare - lo spreco, o l'investimento che dir si voglia, di un euro di fondi pubblici.
Dico questo a dimostrazione che quando c'è la disperazione sì, ma anche la volontà di reagire e una visione comunitaria che porti a rimettersi in piedi da parte di tante persone che non hanno cercato la povertà ma l'hanno dovuta subire senza averne possibilità di scampo, allora l'autorecupero è una soluzione che può essere applicata anche a tanti altri immobili.
Entrerò più nel dettaglio su tutto ciò che poteva e può avvenire in ampliamento della proposta della Giunta allorché presenterò una proposta che ho riassunto dalla vecchia proposta di Augusta Montaruli del Gruppo di Fratelli d'Italia della scorsa legislatura.
Vorrei soltanto ricordare che anche nel contesto di questa giornata stamattina abbiamo visto davanti a Palazzo Lascaris diverse persone in emergenza abitativa, alcune delle quali vivono proprio in quella palazzina di Lingotto, che - devo dire - hanno riassunto molto efficacemente in uno slogan, "Autorecupero su tutto e per tutti", quello che credo debba essere un obiettivo se non immediato almeno a medio-lungo termine di questa consiliatura, per affrontare una volta per tutte e davvero la grande emergenza abitativa piemontese.



PRESIDENTE

Grazie, collega Marrone.
Procediamo con la discussione generale.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Conticelli; ne ha facoltà.



CONTICELLI Nadia

Grazie, Presidente, e buon giorno.
Intervengo brevemente. Questo Disegno di Legge in approvazione oggi è un impegno che trasversalmente ci siamo presi anche in Commissione col proposito di anticipare le iniziative inerenti l'autorecupero rispetto a quella rispetto a quella della revisione globale della legge sulle case popolari.
Come abbiamo detto più volte, oggi il problema della casa investe una pluralità di soggetti e quindi c'è bisogno di avere, di fronte ad un panorama sociale variegato, anche risposte diverse e a livelli diversi.
Il tema della casa diventa elemento di disgregazione sociale e peraltro, bisogna cercare strade nuove che attivino anche il patrimonio immobiliare privato. Oggi parliamo intanto di quello pubblico.
Sono stati già forniti i dati sulla Regione. Sulla Provincia di Torino su 1.300 alloggi non assegnati - che è il dato più elevato su scala regionale - 300 potrebbero essere dati in autorecupero, peraltro con una modalità che già oggi l'ATC esperisce, per esempio, con i cambi di alloggio e quando c'è la prospettiva che l'inquilino acquisti poi l'appartamento quindi in alcuni casi è già stata sperimentata. Questa modalità consente di liberare patrimonio immobiliare, ma consente anche di dare un'opportunità cosa che non vedrei in negativo - di una sorta di mix sociale e anche uno spiraglio per quelle famiglie che non sono proprio in primissima fascia.
E' chiaro che, se ATC avesse fondi per intervenire su tutti gli alloggi in manutenzione straordinaria, non ci sarebbe bisogno dell'autorecupero. In realtà, però, dato che la discrasia, oggi, tra la necessità di interventi di manutenzione straordinaria - ma anche solo ordinaria - e i bilanci delle ATC, dato il numero di morosità incolpevole e il numero di affitti calmierati, è tale che non consente una buona cura del patrimonio immobiliare, si dovrebbe guardare, come abbiamo chiesto in Commissione anche alle parti comuni. Il fatto di poter intervenire in autorecupero anche sulle parti comuni degli stabili favorirebbe anche un maggiore rispetto e una maggiore cura del patrimonio pubblico.
Cosa serve, rapidamente? Potremmo anche, come abbiamo detto in Commissione, darci un tempo, magari dopo la pausa estiva, per vedere a che punto siamo e provvedere rapidamente a un censimento degli alloggi che sono immediatamente liberabili con autorecupero. Una raccomandazione sarebbe quella di poter fare dei convenzionamenti con le associazioni di categoria degli artigiani, in modo che possa esserci una sorta di prezziario calmierato. Questo dovrebbe agevolare gli inquilini che vogliano affrontare queste spese e al tempo stesso riattivare il circuito dei nostri artigiani.
Grazie.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RUFFINO



PRESIDENTE

Grazie, collega Conticelli.
Non ci altri prenotati per intervenire.
La parola all'Assessore Ferrari.



FERRARI Augusto, Assessore alle politiche della famiglia e della casa

Grazie, Presidente.
Intervengo anzitutto per esprimere un ringraziamento legato al fatto che questo provvedimento ha avuto una pluralità di contributi che, nel corso del suo cammino, l'hanno migliorato e precisato. Quindi, un ringraziamento a tutti i Gruppi politici, anzitutto, di maggioranza e di minoranza per l'approccio sempre molto costruttivo anche nei momenti difficili, anche sugli appunti critici, che ha aiutato certamente a svolgere al meglio il lavoro.
Devo esprimere anche un ringraziamento nei confronti degli Uffici dell'Assessorato e di tutta la struttura che ha collaborato pienamente a questo tipo di risultato. Direi che c'è stato anche un lavoro tecnico che ha saputo raccogliere cammin facendo gli stimoli che venivano dal dibattito politico, modificando il testo proprio su quei punti su cui c'era più attenzione e più confronto. Questo mi pare sia stato un elemento estremamente positivo da sottolineare.
Vorrei brevemente entrare nel merito di due elementi che riguardano questo testo. Che cosa significa introdurre, all'interno della legislazione regionale, il concetto e la prassi dell'autorecupero in relazione agli alloggi popolari e in relazione alle persone, alle famiglie che sono in lista d'attesa in graduatoria e attendono da tempo la possibilità di vedersi assegnati degli alloggi e vedono contemporaneamente da troppo tempo troppi alloggi vuoti, alloggi pubblici vuoti e non utilizzati? C'è anzitutto, io credo, il riconoscimento che facciamo come Ente pubblico della responsabilità e della capacità delle persone di gestire responsabilmente un bene pubblico; c'è il riconoscimento del lavoro che viene fatto direttamente delle persone come elemento chiave, elemento costitutivo per fare in modo che un bene pubblico come la casa, la casa popolare, possa essere mantenuta in maniera adeguata e non essere lasciata andare verso il deperimento.
Questo mi sembra che, anche grazie al dibattito in Commissione, sia stato fortemente esplicitato all'interno del disegno di legge e rappresenta, a mio avviso, al di là di tutti gli aspetti di carattere più tecnico, l'elemento più importante di questo testo; l'elemento più caratterizzante; l'elemento più prezioso. Perché dà l'idea anche di un certo modo di affrontare i temi sociali e del disagio sociale, creando le condizioni più adeguate per fare in modo che le persone che vivono direttamente il problema siano coinvolte dentro un processo di responsabilizzazione e di reciprocità dell'impegno.
Mi rendo conto che questo può essere visto anche come un limite, ma il limite fa parte delle scelte che vengono fatte. Nel momento in cui si fa una scelta, automaticamente si rinuncia a qualche cosa che magari sarebbe bello fare, ma le condizioni impediscono immediatamente di farlo. Quello che si è messo in evidenza è di aver avuto un approccio molto pragmatico teso a semplificare il problema.
Lo ricordava il Consigliere Marrone, da troppi anni si parla di autorecupero, da troppi anni ed è rimasto un principio, è rimasto un'evocazione, è rimasto un appello. Non si è mai tradotto in norma, non si è mai tradotto in un'ipotesi concreta di lavoro. Certo, ci sono state delle sperimentazioni che sono avvenute qui a Torino come sono avvenute a Novara attraverso degli accordi, a mio avviso, molto virtuosi tra Agenzia per la casa e associazioni, ma qui si tratta di fare un passo ulteriore: sono le stesse persone direttamente chiamate in causa. Questo richiedeva, per renderlo praticabile, un approccio realistico, avere dei punti fermi e i punti fermi erano gli alloggi già censiti, già disponibili per fare questo tipo di operazione, e le persone che hanno già i requisiti e che stanno attendendo da tempo la possibilità di vedersi assegnato.
Non è la soluzione definitiva del problema, certamente, l'abbiamo detto fin dall'inizio e ne siamo consapevoli, ma il fatto stesso che possa diventare una possibilità ulteriore per rendere più mobile e meno statica (lo è da troppo tempo) la graduatoria di chi attende un'assegnazione, mi pare che sia un risultato importante che va assolutamente sottolineato.
Un'ultima cosa per chiudere. Come stiamo affrontato il tema della casa o il tema dell'emergenza abitativa? Termine che ormai è diventato usuale nel linguaggio politico da troppo tempo, a tal punto che l'ha reso significante, nel senso che un'emergenza è quando è nell'immediato, ma quando un fenomeno dura da troppi anni è un fenomeno strutturale, che va affrontato con strumenti di carattere strutturale.
Credo che la Regione non abbia compiti gestionali degli interventi credo che abbia i compiti di programmazione e abbia il compito di creare le condizioni perché chi poi deve gestire gli interventi possa farlo nelle condizioni più adeguate rispetto al contesto in cui si vive e rispetto ai bisogni che sono caratterizzanti di questa fase storica. Noi stiamo affrontando il tema della casa, sapendo che è un tema complesso, attraverso un doppio binario: è il doppio binario che noi dobbiamo gestire con estremo equilibrio in un rapporto costante tra Giunta e Consiglio e gli strumenti del Consiglio. Il doppio binario è quello di fare degli interventi puntuali su alcune questioni che hanno bisogno di essere sbloccate subito e in tempi rapidi. L'abbiamo visto sulla riforma delle ATC, l'abbiamo visto sul tema delle assegnazioni temporanee e l'abbiamo visto oggi sul tema dell'autorecupero.
Abbiamo bisogno di fare degli interventi puntuali, specifici, su argomenti che hanno bisogno di essere affrontati subito, in modo tale che possano essere sbloccate alcune situazioni.
Il secondo binario da tenere contestuale è quello della revisione complessiva della legge. Questo è un punto chiave. L'attuale legge parla di norme sull'edilizia sociale ma, di fatto, parla solo degli alloggi popolari, cioè dell'edilizia pubblica residenziale.
Il lavoro di revisione complessiva deve andare nella direzione di una politica sull'abitare sociale, che è certamente legato alla gestione degli alloggi popolari, ma è anche molto di più. Abbiamo la necessità di mettere in campo ulteriori interventi e ulteriori politiche integrate con questa.
Posso dire chiaramente che, come Assessorato e come Uffici dell'Assessorato, siamo già nelle condizioni, dopo il bilancio che rappresenta in questo momento l'urgenza principale cui dobbiamo attenerci di poter partecipare e chiedere una convocazione della II Commissione per incominciare ad affrontare, attraverso uno schema e una traccia di lavoro che noi proporremo, la revisione complessiva della legge 3, in modo tale che sia un ulteriore binario che possa aiutare ad avere una politica veramente adeguata all'altezza della sfida che noi abbiamo il dovere di affrontare in questo momento.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Passiamo all'esame dell'articolato.
ARTICOLO 1 Indìco la votazione palese sull'articolo 1.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 2 Indìco la votazione palese sull'articolo 2.
Il Consiglio approva.
Passiamo all'esame dell'atto di indirizzo collegato al disegno di legge n.
102, l'ordine del giorno n. 272 presentato dai Consiglieri Bono, Bertola Campo, Batzella, Frediani, Andrissi, Mighetti e Valetti, inerente a "Voucher per autorecupero in edilizia sociale, ordine del giorno collegato al disegno 102 del 3 febbraio 2015".
La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Come illustrato brevemente nella discussione generale, abbiamo inteso come Gruppo consiliare, presentare questo ordine del giorno collegato per stimolare la Giunta, nel momento dell'approvazione del regolamento applicativo del disegno appena approvato, il n. 102, la possibilità di erogare anche dei voucher per la pratica dell'autorecupero nell'edilizia sociale, agli assegnatari che non riuscissero a collettare le risorse disponibili, l'autorecupero stesso.
Come ho avuto modo di dire, è vigente una graduatoria; è ovvio che nella parte più alta della graduatoria vi sono coloro i quali non hanno nessuna disponibilità di mezzi economici per affrontare un investimento che potrebbe sembrare minimo per chi percepisce uno stipendio come quello di Consiglieri regionali, ma se parliamo di assenza di stipendio o di stipendi minimi, un investimento di 5-6-7.000 euro è un investimento assolutamente proibitivo e impossibile da affrontare, se non ricorrendo a finanziamenti di parenti, famigliari o amici, che spesso sono messi a dura prova dalle necessità puntuali di aiuto a pagare una bolletta, una spesa imprevista, un aiuto all'acquisto della quarta settimana del mese.
Proprio per evitare che le graduatorie vengano "scalate" al contrario nel senso che vengano favoriti coloro i quali sono nella parte più bassa della graduatoria, che magari hanno da parte delle piccole cifre, delle piccole somme per cui potrebbero fare direttamente l'autorecupero senza ricorrere a prestiti di amici, parenti o altre forme - che speriamo non incentivare - di prestiti sotto forma di usura nel mercato nero, pensiamo che possa essere utile valutare l'introduzione di voucher corrisposti dalla Regione Piemonte tramite un accordo con gli istituti di credito bancari. I voucher sarebbero ovviamente una forma di intermediazione non monetaria che permetterebbe agli assegnatari di effettuare gli acquisti di materiali di mezzi o, addirittura, degli acquisti delle attività dei commercianti che porrebbero in essere l'autorecupero stesso, senza avere a propria disposizione la moneta reale e contante, senza avere l'euro.
Possiamo temere che queste cifre potrebbero essere effettuate per altre spese, magari per coprire altre necessità della famiglia. In questo caso, i voucher erogati dalla Regione Piemonte potrebbero svolgere questa funzione di intermediazione non monetaria, dati al negozio, al negoziante, quello che vende il materiale o effettua il proprio e vero autorecupero, e poi la Regione potrebbe, con la convenzione con gli istituti di credito trasformarli pronto cassa in moneta all'atto della presentazione dello stesso, dopo aver effettuato la verifica che i lavori sono stati effettuati secondo quanto predisposto dal capitolato delle ATC.
Ci sembra una proposta che possa andare in parallelo con quella dell'autorecupero tout court con risorse economiche proprie dell'assegnatario, proprio per il concetto che ho espresso prima: evitare che chi è più in basso nella graduatoria, che magari abbia disponibilità economiche proprie o dei familiari, possa scavalcare chi ha minore disponibilità, provocando malumori nell'elenco degli iscritti in graduatoria.
Sappiamo che già oggi le liste sono molto lunghe, i tempi di assegnazione di un alloggio sono altrettanto lunghi e l'emergenza abitativa è sempre più viva e pungente, quindi questa potrebbe essere, in forma complementare, una soluzione importante che la Regione potrebbe attuare nella predisposizione del regolamento. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie per l'esposizione, Consigliere Bono.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Anche a nome della maggioranza, come sapete, se avessimo condiviso questa analisi l'avremmo messa in legge, lo dico perché abbiamo cercato di tenere distinti due elementi. Da un lato, se avessimo risorse e ogniqualvolta avessimo delle risorse, la Regione direttamente farebbe quegli interventi e in qualche modo proverebbe ad assegnare da subito quegli alloggi. Dall'altro, la forma che oggi mettiamo in campo di autorecupero serve, senza ulteriori risorse pubbliche, intanto a promuovere l'elemento di partecipazione non tanto solo nelle spese, ma nei lavori stessi. Questo è importante e vorrei che fosse chiara la discussione svolta in Commissione. Non è un caso che l'autorecupero metta al centro anche la solidarietà dei familiari e degli amici.
Certo che verranno rendicontate anche le spese del lavoro, ma credo sia molto chiaro a tutti, quando parliamo di autorecupero, che sono i cittadini stessi e quelle famiglie che sono in lista d'attesa che, in qualche modo promuovono un pezzo della loro attività e della loro voglia di investire nella casa. Semplicemente noi rendiconteremo quello che hanno speso e glielo faremo scalare dall'affitto.
Per questo motivo, non condividiamo l'idea del voucher. Per questo, tra l'altro, abbiamo messo in secondo piano il recupero tramite fondi. Per questo, purtroppo, esprimeremo parere negativo su questo ordine del giorno anche perché se avessimo condiviso questo punto - anche l'Assessore e il Presidente lo hanno fatto notare - lo avremo ovviamente messo in legge però, mi sembrava giusto, per onestà anche nei confronti di chi l'ha proposto, dirlo a verbale. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Grimaldi.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Sempre in similitudine con quanto presentato e illustrato durante la discussione della legge, lo riteniamo un ordine del giorno di buonsenso.
Peraltro, non essendo una norma, dà la possibilità alla Giunta, a legge invariata, di utilizzare uno strumento, quello del voucher, come modalità di erogazione, però prevede anche un altro aspetto significativo, quello dell'intesa con gli istituti bancari.
Infatti, è ben chiaro - lo chiariamo anche al collega Grimaldi - che nessuno di coloro che avanzeranno domanda per fare autorecupero, ed è maggiormente bisognoso di una casa di proprietà ATC, è un soggetto bancabile, nessuno! Allora, o ha fatto una dichiarazione mendace o lei trova una banca pia che con chi ha due mila euro di reddito eroga un.



(Commenti in aula)



VIGNALE Gian Luca

Non è questo il senso, ma visto che io mi rifaccio al pragmatismo dell'Assessore, l'Assessore diceva che l'autorecupero non è mai stato fatto.
E' vero, oggi approviamo una legge in cui si introduce l'autorecupero però noi dovremmo tentare di avanzare proposte di legge che siano anche realizzabili e che, soprattutto, raggiungano il fine.
Credo che il fine di questa proposta di legge sia quello di aiutare le famiglie maggiormente in difficoltà. Le famiglie maggiormente in difficoltà non avranno la possibilità di coprire in toto o in parte quelle spese, che non potranno giustificare con il loro lavoro. Le dovranno inevitabilmente giustificare con una spesa nei confronti di terzi e non avranno quelle risorse per farlo, salvo, come vedremo, invece, i soggetti che avranno un reddito più elevato, che sono ancora aventi titolo per aver fatto domanda ma che avendo un reddito più elevato possono permetterselo o avere una garanzia economica da parte della banca per intervenire.
Quindi, andremo ad aiutare in modo diametralmente opposto i soggetti che maggiormente necessitano di un'abitazione; sarà una sperimentazione che vedremo.
E' vero che oggi si fa l'autorecupero; è vero che approviamo una legge che anche noi condividiamo nel principio; è altrettanto vero che in un ragionamento svolto in Commissione un minimo, secondo noi, di pragmatismo in più rispetto alle proposte avanzate poteva rendere la legge migliore. E' una buona legge, ma poteva essere certamente una legge migliore.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Vignale.
La parola al Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Intervengo perché mi sembra di avere compreso - ringrazio i colleghi Grimaldi e Vignale - che non vi sono altri colleghi che vogliono intervenire nel merito.
Volevo solo ribadire il concetto. Come detto dal collega Vignale, in questo caso, il nostro ordine del giorno prevedeva una convenzione con un istituto di credito che potesse anticipare queste risorse.
Ricordo che stiamo parlando di cifre molto basse: poniamo che, su 100 alloggi disponibili all'autorecupero, come da segnalazione dell'ATC, il 50 possa accedere con una richiesta di voucher, parliamo di 50 alloggi, che per 7.000 euro fa 350 mila euro. E' vero, è una somma che al singolo cittadino sicuramente non verrebbe erogata in quanto soggetto non bancabile. Però, posto che la Regione adesso sta dimostrando una performance della propria situazione economico-finanziaria in miglioramento, penso che un prestito di 350 mila euro da questo punto di vista non venga considerato come qualcosa di impossibile e infattibile anche al di là dei vincoli dell'indebitamento della Regione Piemonte.
Quella dei voucher penso sia una procedura che esula dal sistema dei mutui, ma dovrebbe essere - questo sì - un anticipo di cassa che viene restituito in tre anni; quindi, non essendo un mutuo, esula da quel vincolo della Regione Piemonte relativamente all'impossibilità di accendere nuovi mutui.
Da questo punto di vista, se parliamo di 350 mila euro, non dovrebbe essere un limite dal punto di vista contabile e finanziario.
Mi dispiace sentire che questo pare essere l'orientamento della maggioranza; pensavo che, al di là dell'emendamento, l'ordine del giorno permettesse una certa maggiore flessibilità alla Giunta proprio in corso di valutazione del bando. Nel momento in cui, magari, non si avevano assegnatari disponibili all'autorecupero - non perché non vogliano farlo ma proprio perché non arrivano a collettare 5-6-7.000 euro - si poteva avere questa seconda strada, che poteva essere utile. Ovviamente, come al solito, anche perché non possiamo fare altro, ci rimettiamo al volere della maggioranza. Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Bono.
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, indìco la votazione sull'ordine del giorno n. 272, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio non approva.
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, indìco la votazione nominale sull'intero testo di legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 41 Consiglieri votanti 39 Consiglieri hanno votato SÌ 39 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio approva


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Esame proposta di legge n. 24, inerente a "Norme per l'autorecupero immobiliare a fine residenziale popolare"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di legge n. 24, presentata dal Consigliere Marrone, di cui al punto 5) all'o.d.g.
Relatore di maggioranza è il Consigliere Grimaldi e relatori di minoranza sono i Consiglieri Bono, Vignale e Marrone.
La parola al Consigliere Marrone.



MARRONE Maurizio, relatore

Grazie, Presidente.
Come annunciato nella scorsa discussione, questa è, in realtà, una proposta di legge già presentata nella precedente legislatura e riassunta nella legislatura in corso per cercare di creare un sistema organico dell'autorecupero immobiliare a fine abitativo. Ciò perché noi riteniamo che non si possa trattare e parlare solo di alloggi ATC che necessitano di manutenzione come target di potenziale insieme di assegnazione, bensì si debba volgere lo sguardo a tutto quell'immenso patrimonio immobiliare pubblico sostanzialmente non utilizzato e spesso e volentieri (parlo soprattutto per l'esperienza metropolitana torinese) in stato di abbandono e quindi addirittura fattore di degrado per molti quartieri.
Pensiamo a quante ex scuole, pensiamo a quante fabbriche dismesse pensiamo a quanti capannoni piuttosto che caserme o commissariati o immobili destinati a servizi, a uffici: tantissimi immobili che dai Comuni vengono spesso messi all'asta, non venduti per la crisi del mercato immobiliare che ben conosciamo e quindi sostanzialmente parcheggiati in un dimenticatoio che porta solo oneri in termini fiscali e di vigilanza monitoraggio e manutenzione agli Enti pubblici proprietari.
Ma noi, in realtà, vogliamo addirittura andare oltre. Il sistema organico che abbiamo immaginato e tentato di disciplinare con un innesto legislativo all'interno della legge n. 3/2010 ha invece un'ambizione più ampia, ovvero quella - raccogliendo peraltro un'osservazione positiva e favorevole, che non so quanti Consiglieri hanno letto, dei costruttori piemontesi riuniti nell'ANCE, che dava un parere sostanzialmente favorevole, pur con qualche correzione, a questa proposta - della grande possibilità offerta dall'immenso patrimonio immobiliare privato rimasto invenduto.
Sono stimati grosso modo 13.000 alloggi solo a Torino e provincia che rimangono invenduti e che quindi per i costruttori rappresentano un grande onere fiscale e costituiscono una sorta di irrazionalità e di grande ingiustizia sociale di tutto un sistema potenzialmente residenziale che rimane parcheggiato, a fronte delle migliaia di famiglie italiane che rimangono in emergenza abitativa, costrette addirittura a smembrarsi tra i dormitori piuttosto che rinunciare all'assistenza pubblica, che spesso contempla anche il rischio dell'affidamento dei minori, per orientarsi verso rimedi davvero disumani come magazzini, se non addirittura alle proprie autovetture.
Ci sono proposte che ovviamente sono demagogiche e non condividiamo addirittura di esproprio piuttosto che di una pressione fiscale tale da indurre poi una qualunque contrattualità abitativa anche contro l'interesse del proprietario. Noi preferiamo invece raccogliere l'osservazione di ANCE e immaginare un sistema di convenzione con cui la Regione e, in generale gli Enti pubblici e i Comuni possano cercare di dare un senso a questo limbo di patrimonio immobiliare abitativo non utilizzato. L'autorecupero è una possibilità, è una soluzione.
Per questo, noi portiamo all'attenzione del Consiglio regionale - e ci dispiace che questo sia avvenuto con un parere negativo in Commissione della maggioranza, che non si è nemmeno attardata un po' ad approfondire i vari aspetti - in un sistema che vada a disciplinare in modo preciso i meccanismi di individuazione degli immobili oggetto di autorecupero e autocostruzione da parte degli Enti proprietari; la redazione dei progetti primari e secondari rispetto alla necessità di intervento; un passaggio molto delicato che è l'individuazione dei possibili soggetti beneficiari in termini proprio di persone fisiche (singoli o nuclei familiari) che possano partecipare a questo progetto di autorecupero. Tutto il corso di questo procedimento, che ovviamente non è semplice, potrebbe sbloccare un polmone di risorsa immobiliare disponibile che potrebbe davvero costituire non solo una delle tante misure accessorie, bensì la Misura (con la emme maiuscola) di soluzione a quella che è l'emergenza abitativa piemontese.
E allora l'opportunità è quella da cogliere rispetto ad un sistema che abbiamo già approvato unanimemente, che però limita alle case ATC e soprattutto - ed è questo il vero problema - a chi è già in graduatoria di bando per la casa popolare la soluzione dell'autorecupero. La possibilità che offriamo è invece quella di osare di più: è la possibilità di avere l'ambizione di mettere la parola fine a una piaga sociale del nostro tempo che va a negare quello che dovrebbe essere un diritto sacrosanto e che costituisce poi sempre, purtroppo, il punto di non ritorno nel piano inclinato della regressione sociale.
Non parliamo più solo di chi ha già una sua fragilità sociale: parliamo di partite IVA, parliamo di commercianti, parliamo di artigiani, parliamo di piccoli imprenditori che si trovano, da un giorno all'altro, rovinati e a non essere più nemmeno in grado di onorare la propria dimensione abitativa. E allora non possiamo davvero non tener conto dei numeri che abbiamo già citato: migliaia e migliaia di sfratti, a fronte di alcune centinaia di case popolari che offriamo nell'arco di un anno.
Quello che chiedo a tutta l'Aula è davvero di osare, di avere il coraggio di confrontarsi su quello che è un sistema che non può limitarsi a una soluzione provvisoria ed emergenziale. L'autorecupero e l'autocostruzione è un'opportunità non solo per le tante famiglie senza casa, ma anche per dei quartieri che, altrimenti, vedono interi spazi cadere nel degrado.
Quanti immobili vengono saccheggiati di tutta l'impiantistica, del rame, dei sanitari e diventano degli involucri vuoti, con un enorme danno all'erario pubblico dell'Ente proprietario? Quante volte diventano delle cattedrali nel deserto, dove, in un modo o nell'altro, trovano rifugio sbandati in emergenza abitativa, non secondo uno schema di regole dignitoso, bensì secondo un quadro di degrado urbano che non è giusto tollerare? Quando non invece addirittura diventano - e faccio l'esempio tutto torinese del suk che si sposta da San Pietro in Vincoli ex OGM a Scalo Vanchiglia - addirittura ricettacolo di abusivismo conclamato, che condanna poi interi quartieri a un degrado sempre più avanzante? Dobbiamo invece riuscire a far collimare, da una parte, quella che è un'offerta che c'è (la vediamo costantemente con tutti i cartelli "vendesi" ormai ingialliti rispetto invece a tutte le persiane chiuse di chissà quanti immobili pubblici e privati) e, dall'altra parte, le lunghe lunghissime e veramente inaccettabili code che affollano quotidianamente tutti gli Sportelli Casa dei Comuni della nostra regione.
Spero che quest'Aula abbia il coraggio di confrontarsi, che non ci sia un voto preconcetto, perché - ahimè - allora vorrebbe dire che oggettivamente non c'è una soluzione principale di riforma - perché ancora non abbiamo visto una proposta in questo senso nella maggioranza - su tutto il sistema di assegnazione delle case popolari, perché questo attuale sistema - lo dicono i numeri, non lo dice la politica - è del tutto inadeguato.



PRESIDENTE

La parola al relatore di minoranza, il Consigliere Bono.



BONO Davide, relatore

Grazie, Presidente.
Brevemente, perché sono già intervenuto precedentemente.
Non abbiamo presentato emendamenti alla proposta di legge del collega Marrone, anche perché le intenzioni della maggioranza erano abbastanza chiare: non approvare questo provvedimento, ma nemmeno dedicare la giusta attenzione e il giusto tempo in Commissione e, di conseguenza, in aula.
La proposta di legge in oggetto va nella direzione di ampliare il parco di immobili destinati all'edilizia sociale, con l'individuazione degli immobili inutilizzati e in stato di abbandono, da parte della Regione delle Province, dei Comuni, delle Unioni dei Comuni, di tutti gli enti pubblici territoriali e non, al fine di recuperarli e destinarli ad abitazione di tipo sociale, in concorso con le associazioni la cui formazione veniva proposta dall'articolo 4, da parte dei soggetti in possesso dei requisiti per essere assegnatari di alloggi di edilizia popolare (articolo 3, legge n. 3/2010).
Ci sembrava (ci sembra ancora oggi, anche se sappiamo che a breve verrà bocciata) una proposta interessante, che necessitava di una maggiore attenzione da parte della maggioranza, perché poteva offrire uno sbocco anche risolutivo - sicuramente maggiore rispetto al disegno di legge presentato dalla Giunta - all'emergenza abitativa sempre più grave presente a Torino e in Piemonte.
Così non è stato, poiché la maggioranza propone di votare contro questa proposta di legge. Di questo ci spiace e speriamo che nel prosieguo dell'analisi della revisione della legge n. 3 si possa trovare uno spazio più ampio, in questo senso. Se non si vuole parlare di autorecupero, almeno si parli di riutilizzo, riuso degli immobili di proprietà pubblica inutilizzati e sfitti.
Da questo punto di vista, spero che il dialogo in Commissione possa riprendere, perché questa è la vera strada per provare a risolvere, o almeno attenuare, l'emergenza abitativa e ampliare il parco immobiliare di immobili destinati ad edilizia sociale senza costruirne di nuovi. E' ovvio che costruire costa e non è un caso che l'Assessore Ferrari in Commissione abbia detto che il terzo lotto del Piano (10 mila alloggi entro il 2012) che riporta la dicitura con cui venne inaugurato (quindi oggi siamo molto in ritardo), riguardante la costruzione di nuovi immobili per l'edilizia popolare è sospeso sine die: non si sa fino a quando, finché non si troveranno le risorse.
E' evidente a tutti che oggi - e chiudo, Presidente - non abbiamo bisogno di nuovi immobili. Ci sono tantissimi immobili sfitti (non solo in ambito pubblico, ma anche privato), pertanto bisognerebbe dialogare anche con le associazioni di categoria per cercare di capire se è possibile rilevare, anche in maniera temporanea, parte di quegli immobili che sono sfitti o abbandonati perché invenduti, da parte delle cooperative o imprese di costruzioni, che spesso pagano tasse anche molto elevate per costruire alloggi che poi non riescono a vendere.
Questa è una riflessione che abbiamo già fatto in Commissione e che volevo riproporre in aula, per il prosieguo della discussione sulla revisione della legge n. 3/2010.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Grimaldi, relatore di maggioranza.



GRIMALDI Marco, relatore

Grazie, Presidente.
Come annunciato in Commissione, vogliamo tenere conto di un impegno assunto: approvare, in questa seduta, il disegno di legge sull'autorecupero degli alloggi carenti di manutenzione nell'ambito pubblico e lanciare un ulteriore appello alle minoranze che hanno contribuito alla stesura del disegno di legge, dicendo che nei prossimi mesi l'Assessore e la Consigliera Conticelli proveranno a fare, in seduta preventiva, lo stesso lavoro che abbiamo compiuto su questi testi, anche grazie alla volontà già espressa dall'Assessore Ferrari e al metodo che abbiamo introdotto con il nostro provvedimento, proponendo di reintrodurre parte dei progetti di legge che oggi sono stati presentati dalle minoranze in una discussione più generale, non solo della revisione delle leggi attuale, ma - come dice spesso l'Assessore - in generale sul tema del diritto ad abitare.
Esprimiamo un parere negativo sulla proposta di legge, perché non completa tutto quello che vogliamo dire sul diritto ad abitare: penso al tema delle prime case per i più giovani e i precari, penso al fatto che abbiamo bisogno di portare tutto il tema dell'autorecupero verso l'idea di recuperare intere aree e patrimoni immobiliari pubblici e privati delle città piemontesi.
Occorre creare un collegamento con le ATC, perché si tratta di realtà non così distanti. Nella città di Torino c'è una sperimentazione per cui quegli immobili, qualora non riescano ad essere pagati dai cittadini rientrano nel patrimonio ATC. Pertanto, occorre fare una discussione più ampia di quella fatta finora, e per questo esprimiamo un giudizio negativo sul provvedimento in esame.
Ripeto (mi pare sia già stato detto anche dalla Consigliera Conticelli) che questi testi verranno in parte assunti in una discussione nuova, che inizieremo nelle prossime settimane in Commissione e spero presto anche in Aula.
Pertanto, il parere della maggioranza è negativo, con l'auspicio - per di ridiscutere questi argomenti all'interno di un progetto più complessivo, così come è già stato detto. Grazie.



PRESIDENTE

Non vi sono richieste d'intervento per la discussione generale.
Passiamo all'esame dell'articolato.
ARTICOLO 1 Indìco la votazione palese sull'articolo 1.
Il Consiglio non approva.
Non essendo stato approvato l'articolo 1, il provvedimento decade.


Argomento: Famiglie - Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Esame proposta di legge n. 87, inerente a "Misure per il sostegno alla famiglia e al diritto alla prima casa"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di legge n. 87, avente ad oggetto "Misure per il sostegno alla famiglia e al diritto alla prima casa" presentata dai Consiglieri Vignale, Berutti, Graglia, Pichetto Fratin Porchietto, Ruffino e Sozzani, di cui al punto 6) all'o.d.g.
Relatore di maggioranza è il Consigliere Grimaldi e relatori di minoranza i Consiglieri Bono, Vignale e Marrone.
La parola al primo relatore di minoranza, il Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca, relatore

Grazie, Presidente.
Questa proposta di legge, come abbiamo già detto nell'intervento sulla legge appena approvata, non interviene esclusivamente sull'autorecupero tant'è che la rubrica del documento è: "Misure per il sostegno alla famiglia e al diritto alla prima casa".
Noi crediamo - e lo vedremo meglio nei differenti articoli - che oggi sia necessario, come annunciava l'Assessore dopo la sessione di bilancio (e speriamo sia quello il momento per iniziare a discuterne) individuare delle modalità che consentano di individuare strumenti, perché oggi le Agenzie Territoriali per la Casa sono uno strumento, ma non certamente l'unico strumento per garantire la casa ai cittadini piemontesi che ne hanno necessità.
Tra i limiti della legge 3, non vi è solo quello del posto rispetto al numero di immobili disponibili, che è il limite principale, perché nel corso degli anni, soprattutto per ripianare le Agenzie Territoriali per la Casa, si è venduto moltissimo e costruito poco, riducendo il numero di alloggi da mettere nella disponibilità dei cittadini piemontesi, ma riguarda anche l'accesso alla possibilità di sostegni per la casa.
Come i colleghi potranno notare, la nostra proposta di legge, che non prevede la parte ATC essendo già in qualche modo normata, vorrebbe introdurre una serie di articoli che, in realtà, vanno oltre quelle che oggi sono le misure previste della legge 3.
All'articolo 2 inseriamo lo strumento del voucher prima casa. Oggi all'interno della nostro Regione, sopratutto in questo momento in cui il costo del denaro è estremamente basso, uno dei limiti posti alle famiglie o alle singole persone, per acquisire una casa di proprietà, sono le spese iniziali: le spese di agenzia, le spese notarili, quelle notarili relativamente ad un mutuo. Sono queste le spese che in qualche modo bloccano le persone ad acquistare, perché hanno sì la possibilità di pagare rate di mutuo, ma non hanno una disponibilità per anticipare quei 10-15 mila euro, quasi sempre cifra indispensabile per comprare una prima casa.
E' vero che oggi il costo del denaro è molto più basso, ma sono anche più basse le percentuali di garanzia e di erogazione di mutui rispetto al costo complessivo dell'immobile.
Il voucher per la prima casa, quindi, prevedrebbe un contributo, una tantum, fino a 15 mila euro, per spese sostenute, ovviamente rendicontate per il notaio, le assicurazione, i servizi bancari e l'agenzia immobiliare tutte prime spese necessarie per l'acquisto di un immobile.
I due articoli successivi riguardano, da una parte, le agevolazioni fiscale; dall'altra, le garanzie sui mutui.
Bisogna dire che in questo momento le agevolazioni finanziarie sono quasi superate dal costo del denaro che oggettivamente è basso, anche se è evidente che, intervenendo su persone che hanno un reddito non certo elevatissimo, una riduzione del costo del denaro sarebbe significativo, ma la parte che crediamo sia più importante è quella successiva, cioè la garanzia sui mutui. E' evidente che, rispetto alla garanzia della percentuale complessiva di spesa per l'acquisto di una casa, oggi gli istituti bancari siano molto attenti allo stipendio di una singola persona com'è anche corretto che sia, però fino all'esasperazione, cioè con un conteggio matematico, una proporzione matematica, raffrontano fino a che cifra le banche vanno a garantire.
Con questa modalità, la Regione, con gli strumenti che riterrà, pu concedere una fideiussione fino a 50 mila euro, che quindi garantirebbe ad un acquirente di sommare quei 50 mila euro di garanzia alle garanzie che personalmente può dare. L'articolo successivo dà la copertura economica al fondo per la prima casa. L'articolo 6 è oggi superato, perché prevedeva gli interventi per l'autorecupero; mentre l'articolo 7 individua i soggetti beneficiari.
Anche per quanto riguarda l'individuazione dei soggetti beneficiari credo sia il caso - e lo sarà quando avremo una proposta da parte della Giunta regionale - fare una serie di ragionamenti, che di nuovo sono ragionamenti di tipo programmatico e null'altro.
Nella nostra proposta si individuano, come soggetti beneficiari, i cittadini italiani e i cittadini comunitari, perché se ognuno di voi va a vedere il numero di soggetti che beneficiano, nelle modalità più diverse di benefici che le amministratori comunali erogano, sotto qualunque forma si renderà conto che c'è una sproporzione assolutamente insostenibile fra il contributo che viene erogato ai cittadini italiani, ai cittadini comunitari e ai cittadini extra comunitari.
Noi crediamo che anche da questo punto di vista, pur garantendo opportunità a tutti, si debba garantire opportunità a tutti e non solo opportunità, o più opportunità, ad alcuni rispetto ad altri.
Crediamo sia importante anche la norma finanziaria, che letta così come i colleghi la leggeranno, non dice un granché, perché in realtà va a reperire le risorse, quindi garantendo una copertura finanziaria da una legge che noi crediamo sia, come avevamo presentato anche sulla legge di riforma delle ATC, una legge oggi da abrogare o da non finanziare, che è la legge 28 del 1976, legge che finanzia la cooperazione edilizia.
Si tratta di una legge che dal '76 ad oggi ha garantito un vantaggio competitivo, nei confronti delle cooperative edilizie, oggi assolutamente insostenibile. Se io sono una cooperativa edilizia e realizzo un alloggio ho 25 mila euro di contenuto dalla Regione Piemonte, se invece sono un'azienda - quindi non la cooperativa Vignale, ma l'azienda Graglia - che realizzo un alloggio con le stesse modalità, non ha alcun tipo di contributo. E' vero che poi dovrebbe - dico dovrebbe perché è assolutamente verificabile come questo non avvenga più - essere ceduta ad un prezzo minore, o dovrebbe essere locata ad un prezzo minore, ma è sufficiente vedere che chi mette in locazione il proprio appartamento tramite un uso locale o strumenti simili, lo fa con un canone di affitto inferiore rispetto a quello delle cooperative abitative.
E' assolutamente trasversale: vi sono alcune cooperative abitative che oggi hanno una capacità finanziaria dettata dal fatto che ogni mese incassano una quota di 50 euro per la ristrutturazione non del loro immobile, ma del patrimonio complessivo della cooperativa. Quindi, se all'interno di casa mia non viene fatto alcun tipo di intervento, io ci abito per cinque anni e nei cinque anni verso mensilmente i miei 50 euro che qualcun altro utilizzerà: ciò significa che qualcuno avrà circa due milioni di euro di entrata liquida mensile su cui fare interventi. che devo ammettere, non controlliamo tanto; nella scorsa legislatura, ma anche in quella precedente, i colleghi del centrosinistra si occuparono di questo tema, oltre che alcuni colleghi del centrodestra. Noi crediamo che in un momento di limitatezza di risorse continuare a finanziare la legge n. 28 che anche la nostra Amministrazione aveva finanziato. perché, purtroppo, è stato uno dei perni della delibera "10.000 case entro il 2012", che, in modo assolutamente casuale, per esempio all'interno di questa Provincia trasformò gran parte degli impegni economici verso l'edilizia sovvenzionata, quindi verso la costruzione di nuove case ATC, per l'edilizia convenzionata. Quindi tutto ciò che doveva andare per la costruzione di case popolari (le case ERP) è andato per finanziare l'edilizia convenzionata.
In situazioni di difficoltà economica, noi crediamo che i beneficiari debbano essere i cittadini piemontesi e non le singole imprese piemontesi.
Dico "singole" perché, per la curiosità dei colleghi, se uno va banalmente su internet (non deve neanche andare sul nostro motore di ricerca) e digita "bandi cooperazione abitativa" vedrà che i beneficiari all'interno di questa Regione sono sette o otto, di cui quattro o cinque fanno riferimento sempre agli stessi due soggetti. Finanziare i monopoli, lo abbiamo già visto in uno dei consigli precedenti, è legittimo. È altrettanto legittimo che quegli stessi soggetti monopolistici finanzino le campagne elettorali di singole parti politiche. Però credo che a tutto ci sia un limite, in particolar modo nel momento in cui siamo in difficoltà. Perché quando si è in difficoltà, si è tutti in difficoltà: non c'é qualche soggetto in difficoltà e qualcuno che, invece, ne è esente.
Noi ci auguriamo, sapendo che verrà respinta, che questa proposta di legge possa essere almeno da spunto per le riflessioni che la Giunta regionale vorrà fare. In ogni caso, intendiamo sottolineare come oggi sarebbe stato estremamente urgente (oggi in Aula, qualche settimana fa in Commissione) discutere una proposta di legge complessiva di riforma della legge n. 3, e non solo parziale.



PRESIDENTE

Ci sono altri relatori che intendono intervenire? La parola al Consigliere Bono.



BONO Davide, relatore

Grazie, Presidente.
Brevemente, volevo intervenire anche sulla proposta di legge del Consigliere Vignale, soprattutto per dare importanza al lavoro di un Gruppo consiliare e di un Consigliere, per una proposta di legge che, purtroppo così come per la proposta di legge del collega Marrone, non ha avuto lo spazio adeguato, dal nostro punto di vista, alla valutazione e discussione dei singoli articoli all'interno della Commissione consiliare e, di conseguenza, in Aula.
Ribadisco che una volta presentato il disegno di legge da parte della Giunta, le proposte di legge dei Consiglieri sono passate in secondo piano come purtroppo spesso accade.
Questa proposta di legge aveva sicuramente delle idee meritevoli e meritorie, come ha illustrato adesso il collega Vignale. Se non erro, vi chiedeva uno stanziamento economico di circa quattro milioni e mezzo di euro (tre milioni per i primi tre articoli e poi un milione e mezzo per il sesto articolo) che, dal punto di vista dell'Assessore al bilancio potrebbero essere considerati una cifra notevole e difficile da raggiungere. Ma stiamo parlando, comunque, di in bilancio della Regione Piemonte non dico di 11 miliardi, perché so bene che la sanità ha dei fondi vincolati pari almeno a otto miliardi di euro, e poi altri 300 o 400 vincolati, ma di circa due miliardi di euro, tolti magari anche i fondi europei, che sono vincolati al cofinanziamento.
Forse la Regione Piemonte avrebbe bisogno di maggiore attenzione e anche creatività finalizzata agli obiettivi strategici e alle priorità individuate dalla Giunta non solo nel programma elettorale, ma poi nel vivere e nell'evolversi dell'attività amministrativa per stanziare queste risorse.
Di queste risorse dovremmo veramente fare un uso molto attento e cercare di vincolarlo a due o tre obiettivi prioritari della Regione per i piemontesi: uno, di sicuro, è l'emergenza "nuova povertà", come ho avuto modo di dire, che riguarda anche e soprattutto l'emergenza abitativa, e l'altro dovrebbe essere quello di creare posti di lavoro, priorità a cui ovviamente, è assegnati la maggior parte dei fondi europei.
La priorità, forse, per la Regione Piemonte, dovrebbe essere, dal nostro punto di vista, quella di cercare di tamponare l'emergenza "nuove povertà".
Sotto questo aspetto, quindi, il tema abitativo, come ho avuto modo di dire, è fondamentale e la proposta del collega Vignale andava in una direzione interessante e meritevole di un approfondimento maggiore soprattutto per quanto riguarda l'acquisto di nuove abitazioni, sia in riferimento ad un voucher per la prima casa, quindi con un'erogazione una tantum, sia con agevolazioni finanziarie e garanzie sui mutui.
Dal nostro punto di vista, poteva essere sicuramente interessante la parte della garanzia sui mutui e agevolazioni finanziarie piuttosto che l'erogazione puntuale. Perché ovviamente le prime due misure prevedevano l'impegno alla restituzione delle erogazioni fatte.
La Regione Piemonte poteva, in effetti, aiutare ad abbassare quelli che sono gli oneri più alti delle spese per il notaio o quelle per l'agenzia immobiliare, e favorire l'accesso alla prima casa alle famiglie di giovani che oggi provano a costruirsi una vita, oltre che una famiglia. Sappiamo che oggi è molto difficile accendere un mutuo per l'acquisto di una prima casa, quindi si passa all'affitto, che significa dare soldi ad altri privati senza poi mai diventare proprietari dell'immobile.
È una proposta di legge che poteva essere analizzata con più attenzione (magari tutte e tre le proposte di legge con un testo comparato). Ciò non è stato fatto e ce ne rammarichiamo. Ne prendiamo ovviamente atto ai sensi di quello che esprimerà la maggioranza. Grazie.



PRESIDENTE

Se non vi sono altre richieste di intervento, passiamo all'esame dell'articolato.
ARTICOLO 1 Indìco la votazione palese sull'articolo 1.
Il Consiglio non approva.
Non essendo stato approvato l'articolo 1, la proposta di legge n. 87 decade.
Grazie a tutti.
I lavori sono aggiornati alle ore 14.30 per l'esame delle interrogazioni a risposta immediata.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.02)



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