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Dettaglio seduta n.55 del 17/03/15 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RUFFINO



(I lavori iniziano alle ore 14.33 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)


Argomento: Zootecnia - Contributi all'agricoltura

Interrogazione a risposta immediata n. 374 presentata dal Consigliere Mighetti, inerente a "'Pascoli di carta' - Revisione controlli spostamento in alpeggio allevamenti zootecnici"


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
374, presentata dal Consigliere Mighetti, che ha la parola per l'illustrazione.



MIGHETTI Paolo

Grazie, Presidente.
Quest'interrogazione ha un senso ben preciso: abbiamo appreso dai giornali quanto accaduto ad alcune aziende agricole piemontesi che affittavano solo fittiziamente - a quanto sembra - dei pascoli in alta montagna, che, in realtà, non gestivano, ma percepivano i contributi europei sulla PAC.
Il caso è stato sollevato dalla Guardia di Finanza che, dopo aver effettuato le indagini, ha bloccato tale situazione.
Nell'interrogazione chiediamo quali sono i futuri intendimenti della Giunta per fare in modo che questi casi non accadano più.
Con la legge sulla semplificazione abbiamo visto come sia stata snellita la documentazione a corredo delle domande per accedere ai contributi PAC. Pensiamo sia giusto facilitare e sburocratizzare quest'iter, però ci chiediamo quali siano i metodi individuati per creare un sistema di controlli valido, che sia un alert per andare a visualizzare le situazioni dubbie come quella in oggetto, dove c'erano delle aziende agricole situate in un angolo del Piemonte, con terreni al lato opposto dello stesso. Chiediamo se c'è la possibilità di fare delle verifiche in casi come questo, dove c'è una discontinuità delle aziende agricole, non solo nell'ambito di un piccolo territorio, ma sull'intero territorio regionale.
Si tratta di evidenti casi di impossibilità di azione e di effettivo uso dei terreni. Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferrero per la risposta.



FERRERO Giorgio, Assessore all'agricoltura

Grazie, Presidente, e grazie, Consigliere Mighetti.
Brevemente, la vicenda dei titoli di pascolamento nasce all'incirca nel 2005, con la riforma della PAC (la riforma Fischler). Questa, di fatto svincolava quelli che prima erano i premi alla produzione e gli aiuti accoppiati (più produci, più hai premio), portandoli a disaccoppiati (hai un titolo di riferimento e lo devi - scusate il termine - spalmare sulla superficie dei terreni).
Fin dall'inizio si evidenziò il problema dei pascoli, cioè di alcuni soggetti che "spalmavano" i titoli sui pascoli, ma poiché era richiesta la presenza di unità bovine adulte per ettaro in una percentuale minima provvedevano a dinamiche di presa in carico o, più correttamente - come veniva detto - di pascolamento di animali altrui, sui loro terreni. AGEA sollecitata in quegli anni, emanò un provvedimento per evitare questo fenomeno speculativo.
Il vero problema è che il ricorso al TAR di alcuni di questi soggetti ha impedito che quel provvedimento avesse efficacia, fino al gennaio 2015 quando il TAR del Lazio ha riconosciuto ad AGEA la bontà di tale provvedimento, che impedisce il pascolamento di animali altrui.
Dopodiché, nel mese di febbraio, il Ministero ha emanato un decreto dove si dice: "Per noi questo rimane un divieto, fatto salvo alcuni usi e consuetudini che, invece, normalmente sono presenti nel settore delle montagne".
Pertanto, noi, con una riunione di Giunta precedente, in accordo con le organizzazioni agricole, al fine di evitare speculazioni, abbiamo regolamentato quello che in Piemonte si chiama "utilizzo della guardiania": un utilizzo antico che praticano poco meno di 200 aziende piemontesi, in montagna, che consente alle stesse di prendere in guardiania - cioè in carico - degli animali e possono utilizzare il latte che viene munto quando sono all'alpeggio, oppure, in alcuni casi, se gli animali partoriscono, chi li detiene in quel periodo può tenere i vitelli.
Cosa abbiamo fatto? Al fine di evitare che ci fosse una speculazione cioè che i soggetti senza mandria prendessero mandrie altrui per utilizzarne i titoli, abbiamo delimitato al 30% la percentuale di animali che si possono tenere in guardiania. Pertanto, questi soggetti devono avere almeno il 70% di mandrie di loro proprietà e possono solo integrare. Questo evita un fenomeno speculativo.
In più, ARPEA (l'ente pagatore regionale) nell'ultimo anno ha intensificato i controlli, anche perché sappiamo che i rumors c'erano. Sono state erogate sanzioni amministrative (questo lo leggo, perché sono dati sensibili) per circa 240 mila euro nell'ultimo anno e sono in avvio i procedimenti di recupero dei premi indebitamente percepiti per un importo di un milione di euro circa.
Questi sono casi che, per ora, possiamo definire di presunta truffa nel senso che sono stati accertati casi (salvo le condanne finali) di persone che utilizzavano i pascoli in modo indebito.
Per quanto riguarda il titolo di possesso (un provvedimento che è passato in Aula), nulla ha a che vedere con tutta la partita dei pascoli nel senso che in quel caso parliamo di soggetti che spalmano i titoli della PAC sui pascoli alpini e, non possedendo gli animali per essere considerati pascoli, vanno - passatemi il termine - a raccattare in giro mandrie di animali non loro, che portano ai pascoli.
Questo è un fenomeno che, per quanto riusciamo a conoscere, possiamo evitare, sia con il decreto del Ministero sia con il provvedimento della Giunta regionale. Grazie.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 365 presentata dalla Consigliera Gancia, inerente a "Soppressione della previsione di S.C. Chirurgia Plastica presso la sede di DEA di II livello di Cuneo"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 365, presentata dalla Consigliera Gancia, che ha la parola per l'illustrazione.



GANCIA Gianna

Gentile Assessore, la ringrazio se vorrà ascoltarmi con attenzione perché questo è un problema che riguarda tutte le donne e credo di trovare solidarietà in modo bipartisan. Mi riferisco alla soppressione della previsione della Chirurgia Plastica presso la sede DEA di II livello di Cuneo.
Considerato che la DGR 1-924 del 23 gennaio 2015, nel ridefinire il nuovo programma di revisione della rete ospedaliera regionale ha soppresso la previsione di Chirurgia Plastica presso l'ospedale sede dei DEA di II livello di Cuneo, Santa Croce e Carle, implementando invece la previsione di un'ulteriore unità operativa della stessa disciplina nell'area torinese ed in particolare presso la Città della Salute, rispetto alla precedente previsione contenuta nella DGR del 30 dicembre 2013.
Tale scelta pare alla popolazione di Cuneo non solo irragionevole e sperequativa nei confronti di un'area di 600 mila abitanti distribuiti su più di 6.800 chilometri quadrati di superficie, ma anche in aperta violazione dei criteri contenuti nel Piano Socio Sanitario regionale 2012 2015 (approvato il 3 aprile 2012) e, quindi, anche illegittima.
Il vigente Piano Socio Sanitario, nell'interpretare le indicazioni del piano di rientro, attribuisce alle sedi DEA di II livello la disciplina di Chirurgia Plastica sia nelle indicazioni di carattere generale a pagina 56 sia in modo mandatario a pagina 63, dove si afferma che "l'Ospedale deve essere dotato anche delle strutture che attengono alle discipline a maggiore complessità" e definisce, inoltre, in modo esplicito come Ospedale di riferimento e sede di DEA di II livello il Santa Croce e Carle per l'area Piemonte sud-ovest, a pagina 61.
Lo stesso Piano Socio Sanitario regionale attribuisce, poi, da pagina 141 a pagina 144, nuove presenze strategiche e vincolanti della Chirurgia Plastica sia nella rete Senologica e in quella Ricostruttiva regionale rendendo questa disciplina indispensabile allo sviluppo di dette attività secondo le previsioni di legge e di buona pratica medico-chirurgica.
Osservato che il provvedimento successivo del 23 gennaio 2015, definito come "Integrazioni alla DGR 1-600 del 19/11/2014", sorprendentemente non la integra per nulla ma la modifica sostanzialmente e, nelle pieghe di una tabella, fa scomparire la previsione di S.C. Chirurgia Plastica dall'area sud-ovest per assegnarla, invece, alla già ricca previsione torinese. Così facendo si determina una situazione paradossale, che priva la sede di Cuneo, unico caso in Regione, di tale servizio (è presente a Novara ed Alessandria) - noi chiaramente siamo contenti per le donne torinesi e di tutte le altre province - mentre si attribuisce alla realtà torinese un'unità in più rispetto alla previsione.
La Città della Salute di Torino si trova così a disporre di due S.C. di Chirurgia plastica generale, più una S.C. di Chirurgia Plastica Grandi Ustionati e una S.S.D. di Chirurgia Plastica Pediatrica - è tutto corretto per carità - a cui si aggiungono una S.C. di Chirurgia Plastica al Mauriziano ed un'altra S.C. al San Giovanni Bosco.
Pertanto, Assessore, la interrogo al fine di conoscere, con un appello accorato, se non ritenga di modificare la succitata DGR 1-924 del 23 gennaio 2015 relativamente alla mancata previsione di una S.C. di Chirurgia Plastica presso l'Ospedale sede di DEA di II livello di Cuneo, Santa Croce e Carle.
Le cose sono note, quindi credo che sia centrato il punto. La ringrazio se vorrà rispondermi.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Gancia.
La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Parto dalla conclusione: si è centrato il punto.
L'elemento aggiuntivo alle considerazioni iniziali a questa question time dovrebbe riguardare anche il Patto per la salute, che non è stato citato. Infatti, il Patto per la salute stabilisce standard massimi e minimi, soprattutto i bacini di utenza, per garantire salute.
Per quanto riguarda la domanda precisa che mi è stata rivolta, mi corre l'obbligo, prima di tutto, precisare che, quando si parla di soppressione di strutture complesse, non si deve affatto intendere la soppressione del servizio all'utenza, ma semmai solo del corrispondente incarico di primariato. Tra l'altro, se non sbaglio, non c'è neppure il primario, c'è un aiuto primario, che, giustamente, magari, aspira a diventare primario.
Detto questo, partiamo dalla considerazione che in Piemonte, sulla base degli standard e dei numeri individuati nel Patto per la salute - che dobbiamo rispettare non solo perché è una norma, ma in quanto risponde a logiche condivisibili da parte nostra - c'è capienza per quattro strutture complesse di Chirurgia Plastica, mentre oggi sono sette, quindi occorre ridurle a quattro.
Due di queste, effettivamente, coesistono a Torino nel Polo della Città della salute, ma preciso che una ha carattere principalmente di studio e di ricerca, finalizzata anche alla formazione universitaria specialistica l'altra è quella deputata a diventare la brest unit del Piemonte in tema di chirurgia plastica, dal momento che registra ben 1.380 ricoveri l'anno.
Solo per dare l'idea, la struttura attuale di Cuneo registra 65 ricoveri l'anno. Mi pare che l'attività sia molto bassa, una 65 e l'altra 1.380.
Comprendo la legittima aspirazione della collega Gancia a difendere e valorizzare Cuneo e il territorio, ma la invito a considerare che il primo obiettivo della riorganizzazione della rete ospedaliera nel mantenere i servizi all'utenza è quello di garantire la massima sicurezza, al di là dei bacini, perché in tutto il Piemonte sono quattro. Al di là di questo, la invito ad una valutazione. Credo sia anche doveroso da parte dei medici soprattutto sul piano etico, valutare se con 65 interventi l'anno di chirurgia plastica si garantisce la sicurezza.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione a risposta immediata n. 372 presentata dal Consigliere Graglia, inerente a "Osservatorio regionale sull'endometriosi"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 372, presentata dal Consigliere Graglia, che ha la parola per l'illustrazione.



GRAGLIA Franco

Grazie, Presidente.
Ringrazio l'Assessore per l'attenzione.
E' un'interrogazione molto sentita: sono stato coinvolto da alcune ragazze in giovane età colpite da questa malattia, che mi hanno spiegato e fatto capire.
La situazione non è molto chiara in quanto l'endometriosi è una malattia molto complessa, ma ancora poco riconosciuta, quasi sempre molto dolorosa.
Tale malattia riguarda l'endometrio, che è la parete interna dell'utero. Spesso la malattia è invalidante, provoca infertilità e aborti sovente è causa anche di invalidità.
Il dolore provocato dall'endometriosi condiziona l'intera vita di una donna sia dal punto di vista fisico, ma soprattutto psicologico; altresì condiziona i rapporti di coppia e interpersonali.
Purtroppo - questo lo dico veramente con forza - molte volte non è riconosciuta dagli operatori sanitari.
Mi sono trovato a parlare di questa situazione con molti operatori sanitari, per non dire dottori, e ho rilevato effettivamente un atteggiamento poco costruttivo, di cui spesso mi sono domandato la motivazione.
Non esistono ancora terapie che la curino definitivamente.
In Europa si stima che siano 14 milioni le donne colpite da questa malattia e in Italia tre milioni; il 20-25% delle donne in età fertile soffre di questa malattia.
Il 13 giugno 2005, 266 europarlamentari hanno firmato la Dichiarazione di consapevolezza dell'endometriosi e il 18 gennaio 2006 hanno approvato un documento che dichiara l'endometriosi "malattia sociale".
Sono due le Regioni d'Italia, il Friuli Venezia Giulia e la Puglia, che hanno già approvato autonomamente una legge regionale, mentre altre due, il Molise e la Sardegna, hanno presentato un progetto di legge.
In più una Regione, la Puglia, ha istituito un Osservatorio regionale sull'endometriosi, per raccogliere i dati e le statistiche e per promuovere azioni mirate alla diagnosi precoce.
Poche settimane fa, a febbraio, anche il Ministro Lorenzin ha inserito l'endometriosi nei nuovi LEA, riconoscendola quindi come malattia.
Preannuncio che prossimamente presenterò anche un progetto di legge a tal riguardo.
Interrogo dunque il Presidente e la Giunta per capire, appunto, quale sia la loro posizione sul riconoscimento dell'endometriosi come malattia sociale e sull'istituzione di un Osservatorio regionale.
La ringrazio.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere.
Per la Giunta regionale, risponde l'Assessore Saitta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Nel condividere le preoccupazioni del collega Graglia, faccio soltanto notare che il Ministro Lorenzin non ha "aggiunto": ha fatto la proposta di aggiungere nei nuovi LEA anche l'endometriosi. Infatti, è in corso un confronto con le Regioni. In ogni caso, è chiaro che noi condividiamo che venga aggiunta nei nuovi LEA.
Venendo però all'interrogazione, la Regione - come credo molti di voi sappiano - ha istituito specifici registri regionali di rilevante interesse sanitario, al fine di acquisire la conoscenza dei rischi per la salute pubblica derivanti da specifiche patologie e di consentire la programmazione regionale degli interventi sanitari, volti alla tutela della collettività dai medesimi rischi.
Noi abbiamo quest'opinione: che, al di là di un fatto puramente formale istituire, fare una o più delibera, o raccogliere proposte, ecc. (dico qual è la mia opinione) - nel momento in cui questa malattia sarà inserita nei LEA - e noi stiamo lavorando per questo - diventa evidentemente un obbligo procedere. Il nostro punto di vista è questo: siccome è una patologia multifattoriale, siamo dell'avviso che l'aggiornamento dei LEA sia l'occasione per iniziare questo processo e per avviare una specifica azione. In termini di intervento di carattere sanitario, cioè, occorre non soltanto valutare l'esperienza di altre Regioni, ma anche la definizione precisa delle diverse professionalità adeguate con cui attivare una proficua collaborazione, finalizzata all'istituzione dell'Osservatorio.
Siamo dell'opinione, dunque, di istituire l'Osservatorio: non abbiamo evidentemente, alcuna volontà di andare in senso diverso. Aspettiamo questo inserimento nei LEA e contemporaneamente gli Uffici stanno lavorando per verificare quali sono le competenze più ampie possibili da inserire all'interno dell'Osservatorio, perché si tratta di una patologia multifattoriale. Bisogna dunque definire con precisione quali sono le competenze, per evitare di fare qualcosa che ci mette solo un po' "a posto".
Siccome altri hanno fatto esperienze di questo tipo e dal momento in cui la patologia è inserita nei LEA (sarà questione di mesi) ce ne dovremo giustamente occupare, e anche in modo serio verificando quali sono le competenze necessarie, credo che saremo in grado di istituire un Osservatorio, così com'è stato richiesto.


Argomento: Parchi e riserve

Interrogazione a risposta immediata n. 368 presentata dal Consigliere Rossi, inerente a "Progetto di riqualificazione dell'area Casone-Montelame nel Parco del Ticino"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 368, presentata dal Consigliere Rossi, che ha la parola per l'illustrazione.



ROSSI Domenico

Grazie, Presidente.
La domanda all'Assessore prevede un minimo, breve excursus storico sull'argomento, perché sia poi chiaro l'interrogativo finale.
Nel maggio del 2002 l'Ente Parco del Ticino e del Lago Maggiore attraverso un'asta giudiziaria, ha acquisito l'area Casone-Montelame, sita nel Comune di Pombia in provincia di Novara: un vasto territorio di circa 220 ettari, di cui 160 a bosco e il resto a prati permanenti e aree di pertinenza di tre corpi di fabbrica di notevole estensione (le Cascine Casone e Montelame e il Mulino dell'Adorata).
Il Casone è un ambiente di alto pregio naturalistico, costituito da riserve naturali speciali, aree di conservazione agricola, boschi, rogge e brughiere; il tutto confinato in un'ansa del fiume Ticino.
Sono andato venerdì scorso, tra l'altro, a visitare personalmente l'area e devo dire che effettivamente è davvero una zona d'alto pregio naturalistico e con forte vocazione turistica.
A seguito dell'acquisizione sopraccitata, il Consiglio di Amministrazione dell'Ente approvò un progetto di riutilizzo dell'immobile dell'intera area, individuando in una procedura di project financing quella più idonea alla realizzazione del progetto di riqualificazione dell'area.
Nel 2006, quindi dopo quattro anni, venne pubblicato un bando di selezione per un importo complessivo dei lavori di circa tre milioni di euro, con un finanziamento così suddiviso: due milioni e 200.0000 a carico della Regione e 800.000 a carico del privato.
Purtroppo la procedura è stata coinvolta in diverse vicissitudini, che qui salto per brevità. Diciamo che, dopo una serie di vicende, si è arrivati ad un'aggiudicazione provvisoria, attraverso procedura negoziata alla costituenda ATI Società cooperativa della Pallacorda, in qualità di capofila.
Qual è stato, però, il problema? Che nel passaggio da un'aggiudicazione provvisoria a quella definitiva l'Ente, che stava già utilizzando la cassa derivante dal contributo regionale per il pagamento degli stipendi del personale, ha domandato una formale autorizzazione alla Regione, prima di procedere, chiedendo assicurazioni circa l'erogazione dei finanziamenti da parte della Regione relativi al personale, in particolare sugli anni 2012 e 2013.
Considerato che quest'autorizzazione da parte della Regione non è mai arrivata, allora l'Ente ha cercato di modificare il patto con il concessionario provvisorio, chiedendogli di farsi carico di più oneri allungando il tempo della concessione e rinunciando a parte dell'affitto previsto. Il concessionario ha rifiutato questa modifica delle condizioni dicendo che senza il contributo pubblico il piano economico-finanziario dell'ATI non sarebbe stato in piedi.
Attualmente, quindi - e a questo punto dopo dieci anni dall'acquisizione del Casone da parte dell'Ente Parco -, abbiamo questa risorsa della Regione che è inutilizzata; per fortuna è controllata dalle guardie dell'Ente Parco, ma resta inutilizzata.
Riteniamo che la riqualificazione dell'area del Casone sia di cruciale importanza nella valorizzazione del Parco del Ticino e del Lago Maggiore da un punto di vista turistico, anche in vista dell'Expo, pur se in questo momento probabilmente sull'Expo rischiamo di essere, o siamo, in ritardo.
Da questo punto di vista, anche per evitare che quanto già investito dalla Regione - fosse anche solo per l'acquisto dell'area del Casone - vada sprecato, chiedo se la Regione Piemonte intenda confermare il proprio interesse alla riqualificazione dell'area del Casone-Montelame e, se sì, di indicare tempi e azioni necessari alla realizzazione del relativo progetto.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Rossi.
Per la Giunta regionale, risponde l'Assessore Valmaggia.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'ambiente

Grazie, Presidente.
Il Consigliere ha già fatto tutto l'excursus e vengo subito alla domanda che ha posto, cioè se la Regione Piemonte sia interessata e intenda confermare la propria partecipazione alla riqualificazione.
La risposta è positiva: da parte regionale si conferma l'interesse alla conclusione dell'accordo, al fine di non vanificare l'impegno profuso e le risorse stanziate da oltre un decennio, ritenendo tuttavia opportuno mantenere tra le clausole la previsione di un introito annuo per l'Ente strumentale gestore del Parco, in forma di canone di affitto (com'era previsto nella prima ipotesi) o, in alternativa, sotto forma di una compartecipazione agli utili. La risposta alla domanda, quindi, è affermativa.
Aggiungo ancora e preciso che gli oneri per stipendi per i dipendenti dell'Ente Parco relativi al 2012 sono stati integralmente liquidati dalla Direzione ambiente; gli oneri relativi al 2013 ed al 2014, già impegnati sono in corso di liquidazione compatibilmente con le disponibilità di cassa regionali.
Infine si precisa che la firma di un eventuale contratto da parte dell'Ente parco, a cui compete la decisione finale, presuppone la pienezza dei poteri dell'organo politico gestionale che allo stato attuale, in regime commissariale, sono limitati alla attività di ordinaria amministrazione, nelle more dell'approvazione del disegno di legge n. 90 concernente il riordino degli Enti gestori delle Aree protette. Grazie.


Argomento: Musei

Interrogazione a risposta immediata n. 370 presentata dalla Consigliera Caputo, inerente a "Riorganizzazione e strategie in merito agli ecomusei"


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione a risposta immediata n. 370, presentata dalla Consigliera Caputo, che ha la parola per l'illustrazione.



CAPUTO Valentina

Grazie, Presidente.
L'interrogazione è inerente alla "Riorganizzazione e strategie degli ecomusei". Anche su questo bisogna ripercorrere quella che è stata la nascita degli ecomusei.
Infatti, l'ecomuseo si pone come un nuovo concetto di museo, che è fondamentale perché ha tre punti cardine principali: il patrimonio, il territorio e la popolazione.
Quindi, si è posto come superamento del tradizionale concetto di museo che conosciamo.
Tra l'altro, la Regione Piemonte fu la prima in Italia a recepire questo nuovo tipo di progettualità e la materia è stata disciplinata attraverso la legge n. 31/95. Parliamo quindi di vent'anni fa.
Gli ecomusei hanno rappresentato sempre una realtà molto importante proprio per lo sviluppo e la valorizzazione che hanno avuto sul territorio piemontese.
Le altre Regioni italiane e gli altri Paesi hanno sempre guardato a questo progetto ecomuseale piemontese come un modello da studiare e da cui ispirarsi.
Che sia stata una realtà che valorizza molto i territori lo si apprende anche dai dati turistici. Infatti, nel 2014 dopo un periodo di calo numerosi ecomusei piemontesi hanno registrato importanti incrementi di visitatori. E' il caso, ad esempio, di Biella, dove si è registrato il 39 di presenze in più.
Ad oggi gli ecomusei occupano circa 150 persone e vantano quindi un grande patrimonio culturale e ambientale che è stimato intorno ai 40 milioni di euro.
Nonostante i dati prima illustrati e quindi il grande successo e anche la valorizzazione che ha portato sui territori della nostra Regione la perdurante crisi economica, unita però ai tagli alla cultura degli ultimi anni, rischia di portare purtroppo ad un netto ridimensionamento di questa rete di ecomusei.
Oggi, infatti, il quadro complessivo delle risorse che sono a disposizione e anche la situazione in cui versano le istituzioni ecomuseali piemontesi appare abbastanza confuso.
Sappiamo che la loro valenza risulta essere chiara, ma purtroppo sono penalizzati dai tagli dei fondi regionali.
Per quanto riguarda gli stanziamenti della legge 31/95 nell'ultimo triennio le risorse sono state nettamente decurtate. Passiamo da un milione e 125 mila euro del 2011 a 500 mila euro del 2012 e addirittura a 400 mila euro assegnati per il 2014.
Inoltre, sono anche numerosi i casi di ecomusei che attendono ancora il pagamento del saldo relativo al 2011. E' oggetto di liquidazione che dovrebbe essere stato ormai chiuso il 31 dicembre 2014, mentre pare addirittura che per il 2013 l'acconto non sia stato nemmeno pagato per intero e che si attenda ancora il saldo dell'intero importo dello stanziamento del 2014 che ancora non risulta essere stato liquidato.
Lo scorso mese di settembre l'Assessore nella programmazione territoriale paesaggistica, rispondendo in Consiglio regionale ad un atto di sindacato ispettivo, fece presente che il sistema ecomuseale piemontese sarà rivisitato sia nel ruolo sia nelle finalità, prevedendone quindi l'integrazione molto probabilmente nella rete dei parchi.
Quindi, si vuole approfondire e chiedere all'Assessore quale possa essere nel concreto l'indirizzo, quali siano le strategie regionali in merito proprio alla riconsiderazione del ruolo che gli ecomusei possono avere e, soprattutto, quale possa essere oggi il sostegno alle loro attività.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Valmaggia per la risposta.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'ambiente

Grazie, Presidente.
Ringrazio la Consigliera Caputo per l'interrogazione.
Vengo ad alcune risposte in merito. Intanto il primo tassello è legato alle risorse 2015, che adesso saranno nelle mani di questo Consiglio e che sono state riportate nella previsione di bilancio a 500 mila euro, che era la dotazione degli anni 2011-2012.
In secondo luogo gli ecomusei, anche in seguito alle difficoltà degli anni passati, si sono già organizzati in un coordinamento degli ecomusei e in una rete per fare attività sinergiche e anche per muoversi su altri canali di finanziamento che non siano soltanto i trasferimenti regionali ma anche per partecipare a bandi europei.
Quindi, c'è una vivacità anche da un punto di vista gestionale che è apprezzata.
Per quanto riguarda il terzo punto, cioè gli ecomusei che sono inseriti nei parchi - perché non tutti sono nei parchi - anche in questo caso daremo un input per un raccordo forte fra l'attività degli ecomusei e il Parco che li ospita.
Quando ho detto nel settembre 2014 che gli ecomusei sarebbero dovuti passare come parchi è perché, come Direzione, in ambito regionale sono una piccola enclave all'interno dell'Assessorato alla cultura, ma possono anche rimanere in quell'ambito, perché non cambia nulla. L'importante è una collaborazione forte sia fra gli ecomusei come coordinamento sia per gli ecomusei che sono inseriti all'interno dei parchi. Grazie.


Argomento: Comunita' montane

Interrogazione a risposta immediata n. 371 presentata dal Consigliere Vignale, inerente a "Deliberazione della Conferenza dell'Autorità d'Ambito n. 541 del 25/09/2014 avente ad oggetto: 'Contributo alle Comunità montane ai sensi delle leggi Regione Piemonte n. 13/1197 e n. 7/2012 Rendicontazione sintetica sull'attuazione dei Piani Pluriennali di Manutenzione Ordinaria per l'anno 2013 - Presa d'atto'"


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione a risposta immediata n. 371, presentata dal Consigliere Vignale, che ha la parola per l'illustrazione.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
L'interrogazione nasce da un presupposto, innanzitutto da ciò che recita la legge regionale. La legge n. 13/1997 prevede che le convenzioni fra le sei Autorità d'Ambito piemontesi e le Comunità montane avvengano sulla base delle direttive e degli indirizzi emanati dalla Giunta regionale (articolo 9 comma 3).
L'Autorità d'Ambito 3, che è quella della Provincia di Torino, ha deciso il 25 settembre, con la deliberazione n. 541, che le Comunità montane che non erano in grado di rendicontare almeno l'80% delle risorse previste dalle convenzioni, avrebbero avuto un taglio di trasferimenti per l'anno 2014 pari alla differenza esistente fra l'80% indicato dalla deliberazione alla percentuale che avevano rendicontato.
Questa deliberazione che, almeno dagli atti di cui siamo in possesso non risulta essere figlia di un indirizzo della Giunta regionale del Piemonte - tant'è che le altre cinque Autorità d'Ambito del Piemonte non hanno posto questa percentuale - comporta una serie una serie di problemi.
Il primo è che anche se non siamo stati in grado di computarle perfettamente, semplicemente perché non tutte le Autorità d'Ambito ci hanno risposto, è che nell'anno in corso rispetto ai fondi del 2014 vi sarà un minore trasferimento di quasi due milioni di euro all'interno dei territori montani.
Il secondo aspetto è che queste risorse sono le risorse più significative che i territori montani hanno per fare attività, come la legge prevede, di prevenzione del dissesto idrogeologico.
Per la verità, alcune Comunità montane hanno anche scritto all'Autorità d'Ambito chiedendo di modificare la deliberazione assunta in quanto non rispondeva a quelli che erano gli indirizzi della Regione Piemonte. Ma l'Autorità d'Ambito nel mese di dicembre a chi chiedeva questa modifica ha replicato che la deliberazione rimane tale e non si torna indietro.
Allora, vorremmo capire, come indichiamo nella domanda, se la Giunta regionale ritiene coerente rispetto alla normativa e rispetto agli indirizzi la scelta che solo l'Autorità d'Ambito della Provincia di Torino ha voluto fare, oppure no, e qualora non la ritenga corretta, se intende richiederne la revoca, come noi crediamo sia opportuno, della deliberazione assunta. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Vignale.
La parola all'Assessore Valmaggia per la risposta.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'ambiente

Grazie, Presidente.
E' già stata richiamata la deliberazione dell'AATO 3 torinese del 25 settembre 2014, che nel prendere atto della situazione di ritardo nell'attuazione degli interventi e della conseguente mancata rendicontazione degli stessi da parte delle diverse Comunità montane, ha ritenuto opportuno stabilire regole più stringenti per l'erogazione dei fondi di cui alla l.r. 13/1997.
Ai sensi del punto 8) della citata deliberazione pare emergere comunque l'attenzione affinché il gestore garantisca comunque la rapida erogazione dei contributi dei quali è disposto il pagamento da parte dell'Autorità d'ambito, in coerenza con la pianificazione concordata con le Comunità montane, al fine di garantire a queste ultime la liquidità necessaria alla realizzazione degli interventi di manutenzione programmati.
Problematica appare, invece, la disposizione di cui al punto 6) della stessa deliberazione, laddove si dispone che, per gli interventi non rendicontati entro i cinque anni successivi a quello di programmazione, sia il gestore a finanziare interventi di particolare urgenza per la difesa dal dissesto idrogeologico nei territori della Comunità montana interessata.
Viene garantito l'utilizzo sul territorio montano e la coerenza con le finalità stabilite dalla l.r. 13/1997, ma non pare rispettata la destinazione (Comunità montane) dei fondi prevista dalla stessa legge.
Al fine di ricondurre le disposizione dell'AATO 3 alla piena coerenza con la l.r. 13/1997, pare opportuno che la stessa Autorità assuma un proprio provvedimento di modifica della deliberazione, prevedendo l'acquisizione da parte del gestore del parere preventivo della comunità montana interessata.
Sarà cura della competente Direzione regionale confrontarsi con l'AATO 3 sugli aspetti sopra richiamati.
C'è però un tema più generale: si coglie l'occasione per informare che la Giunta, sulla base anche di quanto emerso in occasione della seduta del 9 febbraio scorso della Conferenza Regionale dell'Ambiente, sta definendo nuove procedure per l'erogazione dei fondi e l'attuazione degli interventi di cui all'articolo 8 della LR 13/1997, al fine di consentire una più efficace azione volta alla prevenzione del dissesto idrogeologico e alla tutela delle risorse idriche.
Con la soppressione delle Comunità montane, che istituisce le Unioni montane e ne declina le funzioni prima attribuite alle Comunità montane, si è infatti determinata la necessità di stabilire nuove e più efficaci procedure al fine dell'applicazione dell'articolo 8, comma 4, della suddetta legge.
Nell'ambito delle funzioni già conferite assumono particolare rilievo quelle attinenti alla sistemazione idrogeologica e idraulico-forestale.
Per quanto riguarda, infine, i fondi non utilizzati a valere sulle annualità pregresse, è intenzione della Giunta regionale, di concerto con le Autorità d'Ambito, definire modalità di gestione coerenti con la legge capaci di attivare le ingenti somme accertate e non utilizzate. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Valmaggia.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta immediata n. 373 presentata dal Consigliere Bono inerente a "Chiusura sede Brek di Piazza Solferino, futuro di 38 lavoratori"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 373, presentata dal Consigliere Bono, che ha la parola per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Penso che tutti abbiano letto oggi il giornale, apprendendo dell'incontro di ieri tra i sindacati e la proprietà. Sembrerebbe esserci un rinvio per quanto riguarda la chiusura del Brek.
Brek è un marchio di CIBIS S.p.A., una società che si occupa di ristorazione e che fa riferimento al gruppo finanziario GECOS, per intenderci il gruppo dei discount PAM, IN'S, eccetera, quindi un gruppo molto grande. E' un gruppo che realizza ricavi annui per oltre due miliardi di euro, con circa 468 punti vendita a gestione diretta e 142 in franchising per un totale di lavoratori di oltre 11 mila persone.
La parte ristorazione, con modalità tipo self service, ha due ristoranti a Torino (Piazza Solferino e Piazza San Carlo) e ha altre sedi anche a Grugliasco, San Mauro Torinese, per parlare del Piemonte, e oltre ad una serie di sedi in Veneto, Lombardia, Toscana, eccetera.
Quindi, pochi giorni fa era caduta come un fulmine a ciel sereno la notizia della chiusura della sede di Piazza Solferino al 28 di marzo, con licenziamento immediato dei 38 lavoratori ivi presenti.
Ovviamente, c'è stata una mobilitazione dei lavoratori e dei sindacati e, come dicevo all'inizio, sembrerebbe comunque che il problema fondamentale lamentato dalla proprietà, cioè l'onerosità del canone di affitto della sede di Piazza Solferino, sia stato in parte superato e quindi si possa prevedere un nuovo contratto che potrebbe portare la proprietà a rimanere in situ fino alla scadenza del contratto originale cioè al 2019.
Forse, in parte, ho anticipato la risposta dell'Assessore Pentenero, ma visto che ad oggi non c'è comunque ancora una certezza sul nuovo contratto e visto che la parte ristorazione della società GECOS ha dimostrato una certa difficoltà anche a livello nazionale (infatti ha chiuso il Brek di Trieste, quello del Centro Panorama di Roma Est, quello di Lecco, il bar a San Mauro Torinese, il centro cottura per ristorazione di Pianiga in Provincia di Padova), forse c'è in effetti un problema più ampio che non riguarda solo la questione dell'affitto della sede del Brek di Piazza Solferino, ma probabilmente anche una questione che dovrà essere affrontata a livello regionale, almeno, ma anche a livello di un tavolo nazionale, se dovessero esserci sviluppi ulteriori. Anche perché - facciamo un semplice rilievo - se un domani dovessero esserci ancora difficoltà, è ovvio che si spera a livello regionale che 38 lavoratori possano essere agevolmente reinseriti in un gruppo che conta 11 mila dipendenti.
Chiediamo in questo senso alla Regione Piemonte di mantenere alta l'attenzione sulla vicenda e di capire appunto se gli Uffici dell'Assessorato hanno iniziato a seguire la vicenda, per seguire gli sviluppi futuri che ci potranno essere almeno fino alla firma del contratto che dichiarerà quali sono le intenzioni della proprietà. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bono.
La parola all'assessore Pentenero per la risposta.



PENTENERO Giovanna, Assessore al lavoro

La notizia della chiusura del Brek di piazza Solferino è giunta assolutamente improvvisa e inaspettata non solo per le istituzioni (l'abbiamo appreso dai giornali), ma anche per le organizzazioni sindacali che abbiamo nel frattempo sentito.
Avuta la notizia, gli assessorati al lavoro di Regione e Città di Torino si sono immediatamente coordinati per istituire un tavolo di confronto con l'azienda e le organizzazioni sindacali.
La necessità di indire al più presto la riunione era determinata, oltre che dalla dichiarata imminenza della data di chiusura, dal fatto che il settore turistico alberghiero non ha accesso alla cassa integrazione ordinaria e straordinaria e, pertanto, era necessario trovare al più presto soluzioni per i lavoratori a rischio di perdita del posto di lavoro. Questi lavoratori, tra l'altro, non avrebbero neppure la possibilità di fruire della CIG in deroga in quanto, dopo l'emanazione ad agosto 2014 del decreto interministeriale che fissa regole comuni sul territorio nazionale per l'accesso a questo ammortizzatore sociale, i lavoratori di aziende in cessazione di attività ne sono esclusi.
Accogliendo però la richiesta delle organizzazioni sindacali, si è deciso di posticipare l'incontro ad una data successiva al primo incontro che si sarebbe tenuto tra aziende e organizzazioni sindacali, ovvero successivamente al 16 marzo 2015.
Gli operatori sindacali, sentiti telefonicamente, hanno confermato che nell'incontro di ieri - tenutosi senza la presenza delle istituzioni hanno avuto la notizia che sono in corso trattative tra la proprietà dell'immobile di piazza Solferino e il Brek per la rideterminazione del canone di affitto a condizioni che consentiranno al Brek di continuare l'attività. Questo sembra l'elemento scatenante della situazione.
La notizia è stata comunicata ufficialmente questa mattina ai lavoratori riuniti in assemblea.
Azienda e organizzazioni sindacali si incontreranno nuovamente fra un mese per fare il punto della situazione. Nel frattempo, manterremo i contatti per avere le informazioni in merito con le organizzazioni sindacali e con il lavoratori per capire quali saranno le decisioni emerse dopo la trattativa con la proprietà immobiliare.


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione a risposta immediata n. 375 presentata dal Consigliere Valetti, inerente a "Ritardi linea Torino-Milano"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 375, presentata dal Consigliere Valetti, che ha la parola per l'illustrazione.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Si tratta dell'ennesimo caso di disservizi sulla linea Torino-Milano che costituisce l'asse principale di tutta la viabilità ferroviaria piemontese, ma è anche l'occasione per parlare di una serie di disagi che interessano un po' tutte le linee ferroviarie.
Sappiamo che sono in corso lavori di ammodernamento del nodo di Chivasso. Un nodo importante per la viabilità metropolitana.
In generale, questi tipi di interventi causano piccoli disservizi, ma vogliamo anche sapere quali sono le reali cause di questa situazione che si perpetua e che ha causato numerosi ritardi lasciando spesso i pendolari fermi tra Settimo e Chivasso, anche per parecchio tempo. Parliamo di un periodo in cui i treni viaggiano a binari alternati, quindi causando un disagio sulla linea principale.
L'ultimo disagio si è verificato venerdì scorso con venti minuti di attesa, prima dell'ingresso nella stazione di Chivasso. Essendo Chivasso un nodo fondamentale, passeggeri che hanno coincidenze, come quelli diretti a Biella, perdono le coincidenze e si creano disagi a catena su tutti gli altri rami della rete ferroviaria.
Vogliamo sapere se la Regione ha posto in essere delle misure per risolvere il problema, o se intende intraprendere delle azioni per diminuire il disagio e i disservizi sulla linea.



MOTTA ANGELA



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Valmaggia per la risposta.



VALMAGGIA Alberto, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Rispondo a nome dell'Assessore Balocco, impegnato a Roma.
Faccio presente che alcune problematiche di tipo infrastrutturale richiamate dal Consigliere Valetti sono evidenti ed esistono sulla linea presa in considerazione, e sono la causa dei soventi rallentamenti sulla linea segnalata.
Per quanto concerne il caso segnalato, si fa presente che il treno con partenza programmata da Torino Porta Nuova alle 17.54, è partito con già tre minuti di ritardo, subendo un rallentamento di circa 22 minuti all'entrata a Chivasso dovuto ad un problema del passaggio a livello tra Brandizzo e Chivasso.
Il treno ha quindi avuto un ulteriore ritardo alla stazione di Santhià pari a circa 28 minuti. Ne conseguono le criticità evidenziate sulle mancate coincidenze segnalate, afferenti il regionale 2055 e regionale 4091 con il conseguente sovraffollamento del treno regionale 4093.
La Direzione regionale competente ha chiesto a Trenitalia SpA di attenzionare maggiormente tale tratta soprattutto per ciò che riguarda le problematiche derivanti dal cattivo funzionamento dei passaggi a livello troppo spesso causa di gravi disservizi segnalati, essendone presenti un certo numero su tale linea.
Sempre la Direzione regionale, al contempo, ha chiesto a Trenitalia di fornire i viaggiatori a bordo treno indicazioni puntuali sui ritardi nonché sulle loro cause.


Argomento: Edilizia scolastica

Interrogazione a risposta immediata n. 367 presentata dalla Consigliera Ruffino, inerente a "Sicurezza nell'edilizia scolastica"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 367, presentata dalla Consigliera Ruffino.
La parola alla Vicepresidente Ruffino, che interviene in qualità di Consigliera, per l'illustrazione.



RUFFINO Daniela

Grazie, Presidente.
Ho letto con attenzione un rapporto di Cittadinanza Attiva rispetto all'edilizia scolastica. Quell'edilizia che attiene alle ex Province, ora Città metropolitane, e ho anche riscontrato una grande preoccupazione da parte dei Dirigenti scolastici che sono stati spesso sanzionati dai competenti servizi delle ASL, piuttosto che dal personale delle ex Province che si ritrova a gestire un patrimonio scolastico piuttosto in difficoltà.
Da tale rapporto sembra che il 70% degli edifici presenti delle lesioni strutturali; che, per la conformazione che il Piemonte ha, più della metà delle scuole si trovi in zona rischio sismico; che lo stato delle manutenzioni è spesso mediocre o pessimo, che sugli edifici si riscontrano lesioni strutturali, problemi sulle facciate esterne, corridoi e bagni. Le scuole, comunque, presentano elementi di fatiscenza.
C'è da tener conto di un sottodimensionamento delle scale di sicurezza piuttosto che delle protezioni attive e passive. Inoltre, sempre dal rapporto di Cittadinanza Attiva, il 60% dei fabbricati non possiede i requisiti minimi di sicurezza con le relative certificazioni. Vi è inoltre il tema dei parcheggi per i disabili, il fatto che molti edifici non dispongono di ascensori.
Emerge che ci sia la necessità di 16 milioni di euro per effettuare almeno una parte di interventi, ma pare che dal Governo Renzi, attraverso i tagli lineari effettuati, e con le problematiche relative al Patto di stabilità, non ci siano le risorse per fare questi interventi.
Chiedo anche se il fatto che ci sia una norma che espressamente esclude le sanzioni per il mancato rispetto del Patto di stabilità sopra menzionato (mi riferisco all' emendamento "mille proroghe"), non permetta di fare gli interenti, almeno i prioritari.
Chiedo anche al nostro Presidente Chiamparino, in qualità di Presidente della Conferenza delle Regioni, di intervenire, perché credo che la Città metropolitana e i tanti nostri edifici sparsi sulla provincia abbiano un assoluto bisogno di manutenzione ordinaria e straordinaria.
Con la pioggia di questi giorni le palestre si sono allagate e sono inutilizzabili. Credo che il decoro degli edifici sia condizione indispensabile per dare serenità e permettere ai ragazzi di fluire al meglio di ogni spazio.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Pentenero per la risposta.



PENTENERO Giovanna, Assessore all'istruzione

Grazie per l'opportunità di parlare di un tema che sta particolarmente a cuore all'amministrazione del Presidente Chiamparino.
Credo che i dati di cittadinanza attiva siano anche frutto di un lavoro svolto in modo attento e puntuale nella nostra Regione, attraverso l'anagrafe dell'edilizia scolastica.
La Regione Piemonte, insieme alla Regione Toscana, ha un'anagrafe dell'edilizia scolastica che permette di fotografare il 100% delle strutture dedicate alle scuole all'interno della nostra Regione. Non tutte le Regioni si sono dotate di uno strumento così preciso e così chiaro che ci permette anche di fare una buona programmazione.
E' evidente che la programmazione la si fa con le risorse che si hanno a disposizione. Come ben sa la Consigliera, recentemente è stato fatto un bando, per il quale stiamo effettuando l'istruttoria, attraverso i mutui Bei, che permetterà di alimentare un'attività di circa 100 milioni all'interno della nostra Regione.
Tengo a sottolineare che, per quanto riguarda quest'ultima opportunità determinata dai mutui BEI, è stata richiesta, da parte della Conferenza delle Regioni, una proroga rispetto alla scadenza che ci siamo dati. E' una proroga che le altre Regioni italiane hanno chiesto e che credo non sarebbe opportuna per la nostra Regione poiché il bando, scaduto il 23 febbraio, ha fatto sì che circa 520 soggetti (Comuni, Province e Città metropolitana) abbiano presentato lavori per 200 milioni.
Credo che, a fronte di una stima presunta di 50 milioni che dovremmo avere da parte dei fondi BEI, non possiamo certamente immaginare di riaprire un bando, creando nuove aspettative in seno alle Province e ai Comuni della nostra Regione, che poi non saremmo in grado di soddisfare pur trattandosi di una graduatoria triennale. Tuttavia, 200 milioni di lavori credo che diano, da un lato, la fotografia che corrisponde a quanto è stato detto dalla Consigliera ma, dall'altro, l'attenzione che Comuni e Province manifestano nei confronti del proprio patrimonio di edilizia scolastica.
Ovviamente, all'interno della Conferenza delle Regioni sono stati richiesti ulteriori interventi da parte del Ministero per poter effettuare successivi interventi sui nostri edifici scolastici.
Quello che sappiamo è che attraverso il PON nazionale del FES saranno destinate ulteriori risorse per l'edilizia scolastica e sono in fase di programmazione. E' anche vero che su base regionale potremmo contare su alcuni piccolissimi interventi in integrazione con il FES locale soprattutto per quello che riguarda il risparmio energetico e l'ottimizzazione dell'efficienza energetica dei nostri edifici.
Ho detto in premessa che l'elemento fondamentale che caratterizza la programmazione è un'anagrafe dell'edilizia scolastica fatta in modo adeguato ed opportuno, che ci permette di fotografare tutti i nostri edifici; è altrettanto vero, però, che noi oggi abbiamo bisogno di potenziare lo strumento che abbiamo a disposizione, rendendolo ancora più flessibile e più efficiente nei confronti di un'analisi specifica di ogni edificio.
In merito alle sanzioni, alcune attività sono fuori Patto di stabilità.
I mutui BEI, ad esempio, per come sono stati pensati, non rientreranno all'interno del Patto di stabilità della nostra Regione, mentre all'interno dei bilanci dei Comuni e delle Province dovranno essere computati in seno al patto di stabilità.
Le sanzioni, purtroppo, esistono, quindi non si può immaginare che i Comuni sforino il Patto di stabilità e che non siano sanzionati. La Città metropolitana, in questo momento, ne è un esempio: sta vivendo una condizione di difficoltà, avendo immaginato che il Patto di stabilità passando da Provincia a Città metropolitana, non fosse computato; invece oggi stanno avendo problemi di questa natura.
La Conferenza delle Regioni, ma anche l'ANCI, in più occasioni ha ribadito la necessità di prevedere il fatto che i Comuni non debbano far entrare all'interno del Patto le risorse per l'edilizia scolastica, ma al momento il quadro permane quello che dicevo un attimo fa.
Se riusciremo ad avere una buona programmazione con le risorse destinate all'inizio dell'anno sulle "scuole sicure" e sulle "scuole nuove" (invece le risorse destinate alle "scuole belle" sono state utilizzate direttamente dalle autonomie scolastiche e avevano un canale e un'articolazione diversa), se cercheremo davvero di fare una programmazione attenta alle esigenze di tanti Comuni, di tante Province o della nostra Regione, sono convinta che i dati non troppo edificanti che lei ha citato all'inizio potranno tendenzialmente migliorare. Certo è che il livello di spesa e di attenzione non sempre trovano rispondenza, per i motivi che abbiamo evidenziato prima.
Grazie.


Argomento: Trasporti aerei

Interrogazione a risposta immediata n. 369 presentata dal Consigliere Valle, inerente a "Imprese del territorio nel Duty Free dell'aeroporto Sandro Pertini"


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione a risposta immediata n. 369, presentata dal Consigliere Valle, che ha la parola per l'illustrazione.



VALLE Daniele

Grazie, Presidente.
Recentemente Sagat ha cambiato il buyer che gestisce il Duty Free dell'aeroporto, affidandolo alla società tedesca Heinemann, la quale ha interrotto i contratti di fornitura che garantivano la presenza all'interno dell'aeroporto, a tutta una serie di piccole realtà artigianali del nostro territorio.
Vorrei aggiungere un ulteriore elemento che nell'interrogazione non avevo potuto delimitare complessivamente: si tratta di circa 52 realtà artigianali che riuscivano a fatturare, soltanto dentro l'aeroporto, quasi un milioni e mezzo di euro.
E' inutile che ricordi quanti appuntamenti di rilevanza turistica insistono sul nostro territorio nel corso del 2015, e quindi l'importanza di trovare all'interno di questa struttura, da parte del turista che arriva e riparte dal nostro aeroporto, non soltanto prodotti tipici legati al nostro territorio, ma che siano prodotti da piccole realtà dell'artigianato locale, perché questo ha delle ricadute economiche importanti.
Questo avviene un po' in tutti i grandi aeroporti internazionali, con i prodotti ovviamente legati ai territori dove essi insistono. E' importante che avvenga anche a Torino.
Questa interrogazione, quindi, tende a stimolare la Regione perch nell'interlocuzione con Sagat possa riportare l'attenzione ad una presenza che fino a poco tempo era garantita e significava tanto per il nostro territorio.
Grazie.



PRESIDENTE

Prego, Assessore Reschigna.



RESCHIGNA Aldo, Vicepresidente della Giunta regionale

Rispondo a nome dell'Assessore De Santis, che si scusa di non poter essere presente.
Sugli esercizi commerciali o artigianali che ricadono all'interno dell'area aeroportuale non esiste, da parte della Regione, la possibilità di un intervento diretto negli Uffici della programmazione Settore Terziario commerciale o in quelli della Promozione e Sviluppo dell'Artigianato. Non hanno, infatti, una competenza specifica in questo senso.
La Giunta è, comunque, pienamente consapevole del problema sollevato e rimane condivisa l'esigenza, così come giustamente espressa nell'interrogazione, di continuare a promuovere le eccellenze piemontesi in uno scalo strategico come quello di Caselle, soprattutto in vista dell'importante appuntamento di EXPO.
Da questo punto di vista potrà innanzitutto essere utile un incontro con la nuova società che gestisce il Duty Free di Caselle, affinché le esigenze di entrambe le parti possano essere espresse e si possa giungere ad una soluzione ragionevole e condivisa nel rispetto dei relativi ruoli.
Del resto, si tratta semplicemente di rendere il contesto commerciale dell'aeroporto Pertini in linea con quanto accade nella maggior parte degli scali aeroportuali di tutto il mondo, dove l'offerta di prodotti a disposizione dei turisti e viaggiatori comprende sia i marchi globali sia un'ampia scelta di quelli provenienti dallo stesso territorio, che risultano al momento sottodimensionati.
Da verifiche effettuate direttamente con gli uffici di Sagat risulta che tutti i prodotti posti in vendita sono gestiti da un'unica centrale d'acquisto internazionale e offerti secondo due modalità espositive: backwall e gondola.
Relativamente alla presenza dei prodotti piemontesi, Sagat S.p.A.
precisa che nei backwall la percentuale è pari al 22%. I soli vini del Piemonte rappresentano il 27,6% di superficie espositiva, le confetture del Piemonte oltre il 50%. Relativamente alle gondole, i vini del Piemonte ne occupano due in via esclusiva, e il cioccolato del Piemonte una terza, per una presenza del prodotto Piemonte sulle gondole pari al 21%.
Sagat ha poi sottolineato che non corrisponde alla realtà la notizia secondo cui ci sarebbero scaffali con marchi piemontesi che espongono merce di altra provenienza. Al termine della stagione dei charter della neve informa Sagat, saranno avviati importanti lavori di modernizzazione degli spazi, il cui layout sarà completamente ridefinito nel corso del 2015. Sarà creata un'ampia isola dedicata alle realtà regionali pari a un terzo di tutti gli spazi wine and food (Piemonte - 250 metri quadrati in esclusiva).
Al fine di facilitare i rapporti sarà senz'altro indispensabile anche il coinvolgimento delle associazioni di categoria, con le quali la Regione potrà avviare un canale di dialogo su questo specifico tema.



PRESIDENTE

Grazie, Vicepresidente Reschigna.
Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.



(Alle ore 15.44 il Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS



(La seduta ha inizio alle ore 15.49)



PRESIDENTE

.
La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Balocco e Ferrari.


Argomento: Opere pubbliche

Esame proposta di deliberazione n. 40, inerente a "L.r. 15/2011. Piano regionale di coordinamento per la realizzazione di nuovi cimiteri e crematori"


PRESIDENTE

Iniziamo i nostri lavori con l'esame della proposta di deliberazione n.
40, di cui al punto 7) all'o.d.g.
Ha chiesto la parola l'Assessore Saitta; ne ha facoltà.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Colleghi, abbiamo già avuto modo in Commissione, quindi con molti di voi, di affrontare il contenuto di questa deliberazione.
La delibera è stata anche modificata durante la discussione che abbiamo avuto in Commissione e ha ricevuto il consenso - credo sia utile che il Consiglio lo sappia - da parte del Consiglio delle Autonomie Locali in data 29 gennaio; consenso con alcune raccomandazioni, per la verità, che poi abbiamo avuto modo di raccogliere nel testo definitivo in Commissione.
Sostanzialmente, per quanto riguarda in modo particolare la questione dei cimiteri e della cremazione, i piccoli Comuni sollecitavano la necessità di evitare, proprio per le loro ridotte dimensioni, di dover sottostare ad una lunga procedura soprattutto per quanto riguarda la documentazione al momento della nascita di un nuovo cimitero. Lì evidentemente, abbiamo adottato criteri di semplificazione. Vi pongo un esempio: l'utilizzo della relazione geologica; se recentemente è stata fatta quella per il Piano regolatore, può essere utilizzata quella. E via di questo passo.
Dunque, tutte le osservazioni mosse dalle Amministrazioni comunali piccole sono state raccolte.
Durante il dibattito sono emerse questioni anche di carattere puntuale in modo particolare relativamente alla cremazione. Nello specifico, si sono confrontate due posizioni: una un po' più liberista e una tesa a garantire sicuramente l'attività dei privati, ma all'interno di una regolamentazione dovuta al fatto che trattiamo una questione di una certa delicatezza dal punto di vista etico e morale.
In ogni caso, il contenuto della deliberazione vi è noto, così come le modifiche che sono state apportate. Volevo soltanto ricordare al Consiglio che noi procediamo a questo Piano in materia di cremazione e conservazione in virtù di una legge nazionale del 2001, che obbliga le Regioni a procedere a Piani regionali di coordinamento per la realizzazione di crematori da parte dei Comuni, anche in associazione, e anche per quanto riguarda i cimiteri, eccetera.
Vi è stata, poi, una legge regionale del 2011, che indicava in modo puntuale e preciso l'obbligo a preparare questo Piano regolatore, che abbiamo fatto. Infine, c'è un regolamento dell'8 agosto del 2012.
Queste tre leggi, sia quella nazionale, sia quella regionale, sia il regolamento dell'8 agosto 2012, ci dicono una cosa molto semplice: il Piano è un piano regolatore in sostanza, cioè un piano che deve, in qualche maniera, stabilire una relazione che tutte e tre le norme richiamano in modo puntuale; in sostanza, bisogna fare riferimento, per quanto riguarda la regolazione, ad alcuni indici, che sono la popolazione di residenza l'indice di mortalità e i dati statistici sulla cremazione. Noi abbiamo tenuto conto, quindi, di questi dati.
La delibera contiene diversi allegati e c'è un'indicazione puntuale sulla situazione in Piemonte, in modo particolare per quanto riguarda la cremazione, che è una modalità in crescita nella nostra Regione (ci sono Regioni in cui è maggiormente diffusa). C'è anche un'indicazione precisa e puntuale che ha permesso di misurare il problema, che sono soprattutto i dati sull'invecchiamento.
Il piano di regolazione nasce, dunque, da questa necessità e sulla base di questi elementi, che sono abbastanza precisi.
Per quanto riguarda gli impianti, la regolazione nasce dalla constatazione pura e semplice che in Piemonte, dove il fenomeno della cremazione è diffuso ma comunque in crescita, abbiamo una quantità di impianti che hanno una grandissima potenzialità. Mentre attualmente il numero delle cremazioni è intorno ai 26.000, i nostri impianti hanno all'incirca una capienza più o meno doppia (le indicazioni puntuali sono comunque contenute nella delibera).
Molti impianti sono a gestione comunale, o a gestione associata di Comuni, altri sono a gestione privata. L'indicazione che noi diamo, per quanto riguarda la regolazione, prevede una distanza tra gli impianti di 50 chilometri (prima era maggiore, dopo è stata ridotta). Tale indicazione permette di stabilire qualche regola, per evitare, soprattutto, una concorrenza eccessiva, che, sebbene qualcuno sostenga che potrebbe comportare un abbassamento dei costi, potrebbe anche determinare dei problemi agli impianti esistenti. Sicuramente la concorrenza è importante ma sempre all'interno di un limite che permetta di salvaguardare anche gli impianti. Quindi i criteri sono due: le distanze e l'utilizzo, la quantità.
Ad ogni modo, queste sono le modifiche che sono state introdotte dopo la discussione in Commissione.
Concludo questo mio intervento dicendo che, alla fine, accettando molte delle osservazioni puntuali che sono emerse nel confronto che abbiamo avuto con il CAL ma anche in Commissione (anche su questioni particolari e puntuali che nessuno aveva immaginato), il prodotto complessivo è una proposta di grande equilibrio, anche perché parte dalla semplice e pura constatazione che vengono salvaguardati gli impianti esistenti, anche quelli che sono in fase di avvio o sono in fase autorizzativa. Non vi è alcuna penalizzazione, quindi, per quanto riguarda l'esistente.
Altre modalità immaginate in Commissione, come quella della liberalizzazione completa, sarebbero in contraddizione col fatto che bisogna regolamentare un settore che necessita, com'è avvenuto in altre parti, di una regolamentazione basata soprattutto sul buonsenso. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bertola; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

La ringrazio, Presidente. Rispondo molto volentieri, come sempre, al suo invito.
Stiamo discutendo di un piano di coordinamento per la realizzazione di nuovi cimiteri e crematori; un piano che si può definire, per il suo arrivo, quasi anche tardivo, perché la legge regionale che lo prevede espressamente (legge regionale n. 15) è del 2011 quindi, da questo punto di vista, possiamo dire che era auspicabile e importante avere un piano soprattutto perché la legge lo prevedeva già quattro anni fa. Era, a maggior ragione, importante avere un piano perché - è stato detto anche dall'Assessore - quello della cremazione è un fenomeno in grande crescita anche per il venir meno (per fortuna, aggiungiamo) di alcuni retaggi soprattutto di tipo religioso.
Tanto per citare un dato, il 2013 sul 2010 fa registrare un aumento del 103%, quindi è chiaro che, quando c'è un settore in crescita, soprattutto di questi tempi, si risvegliano gli appetiti del mercato. Di conseguenza si è ovviamente creata una pioggia di nuove richieste di autorizzazioni.
Importante quindi è imporre una regolamentazione e fare un cosiddetto piano regolatore.
Il piano fissa dei criteri per i nuovi impianti: 1.200-1.300 interventi l'anno, un bacino di riferimento di circa 50.000 abitanti, una distanza minima che era di 50-70 chilometri nel testo presentato in Commissione, che poi è passato a 50 (forse era meglio 70), tranne ovviamente la Città metropolitana e fatta salva l'esigenza di un'autonomia provinciale, quindi almeno un impianto per ogni provincia e la metanizzazione.
C'è un altro dato molto importante a cui fare riferimento: quello riguardante il numero attuale di cremazioni l'anno in proporzione alla potenza installata. Attualmente siamo a circa 23.000 interventi l'anno contro una potenzialità basata sugli impianti già in essere di 48.000 all'anno, quindi siamo a meno del 50% dell'utilizzo. Questo dato già di per sé suggerirebbe criteri molto restrittivi per l'autorizzazione di nuovi impianti perché, a nostro avviso, la liberalizzazione completa in questo settore non è qualcosa che possa essere vista come un fatto positivo.
Per carità, ben lungi dal voler difendere delle rendite di posizione da parte nostra, soprattutto di privati, che è quanto di più lontano sia dal nostro pensiero, ma in qualche modo l'incentivare la realizzazione di nuovi impianti rischia di portare, come è già successo in altre Regioni, a delle grandi irregolarità e a dei fatti molto gravi, come quelli accaduti ad esempio nel Lazio.
Non condividiamo il senso di un emendamento che è stato approvato in Commissione, che ha fatto salvi alcuni impianti: quelli - per citare il testo dell'emendamento - che avevano già in corso un iter o che comunque avevano già comportato delle obbligazioni da parte dei Comuni. Tanto per fare un esempio, due di questi impianti si trovano nella provincia di Vercelli e distano tra di loro soltanto 20 chilometri, con ciò andando decisamente contro il criterio che con questo piano si vorrebbe adottare ovvero di permettere ad ogni provincia di avere almeno un impianto considerando una distanza minima di 50 chilometri.
Per questo motivo, pur condividendo alcune delle caratteristiche alcuni dei paletti fissati da questo piano, daremo un solo voto di presenza.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi della classe V F della Scuola Elementare "G. Rodari" di Torino


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti della classe V F della Scuola Elementare "G. Rodari" di Torino in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Opere pubbliche

Esame proposta di deliberazione n. 40 "L.r. n. 15/2011. Piano regionale di coordinamento per la realizzazione di nuovi cimiteri e crematori" (seguito)


PRESIDENTE

Continuiamo con l'esame della proposta di deliberazione n. 40, di cui al punto 7) all'o.d.g.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Intanto credo che questo regolamento abbia un limite, e vorrei provare a esplicitarlo senza scendere nella facile distinzione che ha provato a fare l'Assessore, cioè: o, da una parte, la totale liberalizzazione del servizio, oppure, dall'altra parte, come il regolamento prevedrebbe, la regolamentazione del servizio.
Noi crediamo che questo regolamento non regolamenta il servizio, ma - e lo vedremo poi più nello specifico anche dalle indagini statistiche garantisce una rendita di posizione ai soggetti oggi autorizzati che non ha pari all'interno della nostra regione: è un po' come se noi facessimo un regolamento (ho fatto l'esempio in Commissione) per le autoscuole per cui decidiamo - visto che ne ho una - che da domani non è più possibile in tutto il territorio piemontese non solo aprire un'autoscuola, ma soprattutto non è possibile aprirla a 500 metri di distanza una dall'altra o qualcosa di simile, perché questo è quanto il regolamento prevede.
C'è una via di mezzo, che peraltro ha previsto tanto la legge nazionale quanto quella regionale. La legge nazionale prevede - come viene citato nelle considerazioni preliminari - che le Regioni debbano elaborare un regolamento che tenga conto della popolazione residente, dell'indice di mortalità e dei dati statistici sulla scelta crematoria; non fa mai alcun riferimento all'aspetto relativo alle distanze.
La legge regionale (la legge del 31 ottobre 2007 e anche la successiva del 3 agosto 2011) prevede che la Giunta regionale presenti per l'approvazione al Consiglio regionale un regolamento sulla base della popolazione residente, degli indici di mortalità e dei dati statistici sulla scelta crematoria. Quindi vi sono alcuni criteri, che poi vengono ripresi all'interno del piano, che sono: 1.200 cremazioni per ogni linea di attività crematoria; un bacino di riferimento che abbia almeno 5.000 decessi o 500.000 abitanti.
Tali criteri fanno intendere che non è possibile una liberalizzazione all'interno della nostra Regione, ma che può esistere un numero limitato di casi che risponda a questi requisiti e che non necessariamente vi siano le distanze, perché è assolutamente evidente che, con le distanze, se prendiamo i dati che vengono indicati all'interno di questo documento, non si crea un'apertura, tranne che per i soggetti autorizzati, fatti salvi con la norma transitoria, per cui non è più possibile esercitare questa attività all'interno della nostra Regione, ad eccezione dei soggetti che già oggi o la esercitano o la eserciteranno.
Questo è un aspetto curioso per un soggetto come il Consiglio regionale, che prova a regolamentare la materia, perché regolamentare è un conto, istituzionalizzare un monopolio è un altro.
Questo regolamento, a prova di smentita, istituzionalizza un monopolio.
Oggi, cioè, ci sono sette-otto società che guardano con enorme interesse all'approvazione di questo regolamento, perché sanno che il loro volume d'affari andrà crescendo negli anni, senza avere concorrenza.
Stiamo parlando di una questione delicata - quella della cremazione ma voglio ricordare che dal 2001 è un servizio che viene effettuato a pagamento, per i cittadini piemontesi. E' assolutamente evidente che se oggi garantiamo, come stiamo facendo con questo documento, a chi ha un'attività di veder crescere la stessa, senza essere soggetto ad alcun tipo di concorrenza che possa offrire, ad esempio, un servizio migliore ad un prezzo minore, di questo non può che esserne lieta.
In questo modo, abbiamo garantito uno svantaggio competitivo per le aziende piemontesi ed un vantaggio competitivo per le aziende monopolistiche assolutamente significativo. Lo dico e lo ripeteremo più volte, perché siamo singolari: un mese fa abbiamo approvato la legge di semplificazione per aiutare lo sviluppo del mercato all'interno del Piemonte e poi prevediamo una legge di tutela dei monopoli, per garantire chi oggi ha già un'attività economica.
Dobbiamo metterci d'accordo. Com'è noto, io non sono un liberista (il mio Presidente ogni tanto prova ad istillarmi un po' di liberismo, ma sono proprio refrattario!), al limite posso essere persona - come in un ragionamento che abbiamo fatto all'interno del Gruppo - che trova una via di mezzo, che quindi cerca di trovare una regolamentazione che ovviamente non danneggi chi svolge già un'attività, perché ha anche sostenuto un costo di impresa, ma che liberi quelle che sono le altre possibilità.
Sarebbe interessante (forse noioso, ma interessante) leggere i dati che vengono indicati all'interno del documento, da pagina 11 a pagina 18. Sono gli stessi dati che ci portano a fare conclusioni totalmente difformi dalle indicazioni statistiche.
Le indicazioni statistiche ci dicono, non solo che negli ultimi quattro anni il numero delle cremazioni è aumentato del 100% (per dare un dato, è aumentato da 11.000 a 23.000), ma soprattutto che noi avremo un aumento consistente del numero dei decessi, tant'è che nel 2030, rispetto a un dato pubblicato su questo documento, che non abbiamo elaborato certamente noi il numero di cittadini piemontesi scenderà sotto i quattro milioni di abitanti.
Abbiamo, quindi, una percentuale di persone che utilizza sempre più il sistema della cremazione (la nostra è la seconda regione d'Italia) ed un trend italiano ed europeo che porta le attività di cremazione addirittura al 37% (il dato italiano è del 16%). Abbiamo, soprattutto, davanti a noi un numero di decessi significativo, con un saldo negativo fra nascite e morti: mentre oggi si attesta intorno alle 10.000 persone, nei prossimi anni si attesterà intorno alle 30.000 persone.
Questo ci porta a dire che, da qui a tre, quattro o cinque anni i nostri impianti saranno verosimilmente saturi, e questo significa che chi oggi ha un impianto aperto, avrà un aumento della produzione assolutamente consistente, senza esserci la possibilità che qualcun altro possa erogare lo stesso servizio in modo migliore e ad un costo inferiore.
Pertanto, ritengo che questo regolamento debba essere modificato proprio relativamente alle distanze, perché chiunque di noi prenda una cartina del Piemonte e vada ad individuare le linee oggi autorizzate o la cui autorizzazione è già avvenuta o i cui obblighi nei confronti dei Comuni sono garantiti (quindi saranno di futura autorizzazione), comprenderà bene che quelle e solo quelle aziende continueranno a lavorare. Ricordo che parliamo di società private o comunque di attività di impresa e non di servizi erogati come avveniva prima del 2001, cioè senza costi per i cittadini: parliamo di attività di impresa, ancorché molto delicata, dietro la quale vi è un pagamento.
Noi crediamo che la cancellazione della distanza e il mantenimento dei bacini e del numero dei decessi, quindi senza dare origine a quello che l'Assessore o forse il collega Bertola definivano il Far West delle nuove autorizzazioni, in un tema così delicato sia un aspetto corretto, poich tutela sia la delicatezza di questo settore sia la libertà, non tanto di impresa o non solo di impresa, quanto la libertà che un soggetto possa far pagare meno ai cittadini piemontesi un servizio che è, a tutti gli effetti un servizio pubblico, perché è un servizio che viene svolto, anche con l'utilizzo di imprese, dalle Amministrazioni comunali.
Crediamo sia una proposta di buonsenso, che peraltro non porta questo Consiglio - e non solo la maggioranza - in contraddizione rispetto a una norma che ha votato poche settimane fa e a molte dichiarazioni rilasciate.
Concludo dicendo che, se a livello nazionale c'è chi pensa ad un'attività di liberalizzazione, di forte liberalizzazione, che aumenterebbe di qualche decimo il PIL nazionale, e poi vede questo regolamento, lo potrebbe considerare più come la garanzia di un monopolio e non certo un'attività di liberalizzazione.



PRESIDENTE

Grazie, collega Vignale.
Emendamento rubricato n. 7) presentato dai Consiglieri Vignale, Porchietto Pichetto Fratin, Ruffino, Gancia, Marrone: Allegato A A pagina 6, dopo le parole "anche in forma associata" aggiungere: "L'insieme, pertanto, delle norme nazionali e regionali individuando indici di mortalità e dati statistici della scelta crematoria non indica mai nella distanza chilometrica un indirizzo con cui realizzare la presente delibera".
La parola al Consigliere Vignale per l'illustrazione.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
L'emendamento n. 7) riguarda una parte dell'intervento che svolgevo.
Recita: "L'insieme, pertanto, delle norme nazionali e regionali individuano indici di mortalità e dati statistici della scelta crematoria non indica mai nella distanza chilometrica un indirizzo con cui realizzare la presente delibera".
E' scritto in un italiano un po' zoppicante, ma, al di là della forma che spesso è anche sostanza - e me ne scuso - è il tema principale di questa deliberazione. Il Consiglio regionale, cioè, ha approvato una norma la legge regionale - che prevede che la Giunta regionale presenti al Consiglio un regolamento che tenga conto di aspetti numerici e non chilometrici. Tenga conto, cioè, dei bacini, dei decessi, dei dati statistici sulla scelta di cremazione, ma non c'è scritto, all'interno della legge regionale, che il regolamento che oggi stiamo discutendo debba anche avere un'indicazione di distanza. Questo, in altri casi, è accaduto.
Penso ad alcune scelte, quale, ad esempio, quella dell'Amministrazione provinciale che presiedeva l'Assessore Saitta per quanto riguarda l'indicazione all'interno del Piano delle distanze fra le centrali idroelettriche, nel senso che, qualche volta, le Amministrazioni pubbliche hanno voluto compiere delle scelte in cui inserivano l'aspetto chilometrico.
Questo non c'è nella legge regionale e non c'è nella legge nazionale perché è di buonsenso. Infatti, i bacini, il numero di decessi e la scelta della cremazione, evidentemente, sono strumenti che consentono di limitare la creazione di linee, però garantendo, come dicevo in precedenza, due aspetti: da una parte, la libertà e, dall'altra, anche un'attività di regolamentazione.
Al di là delle valutazioni espresse sulla condivisione o meno del regolamento, crediamo occorra considerare se il regolamento presentato dalla Giunta regionale risponda agli indirizzi del legislatore. Noi crediamo di no, però questo non può avvenire.
Come l'Assessore sa bene, il Consiglio demanda alla Giunta l'applicazione di una sua legge tramite indirizzi, allorquando ritenga di darli; in questo caso il Consiglio regionale, peraltro recependo una norma nazionale, ha ritenuto di esprimere all'esecutivo gli stessi indirizzi che recita la norma nazionale.
Quindi, riteniamo che non certo la distanza chilometrica quanto gli aspetti che venivano ricordati precedentemente, quello relativo ai bacini e quello relativo al numero dei decessi, debbano essere utilizzati per regolamentare questo settore.



PRESIDENTE

Grazie, collega Vignale.
Emendamento rubricato n. 8) presentato dai Consiglieri Vignale, Porchietto Pichetto Fratin, Ruffino, Gancia, Marrone: Proposta di deliberazione n. 40 Allegato A A pagina 7, prima riga, dopo le parole "da parte dei residenti" aggiungere: "e non la distanza chilometrica fra singoli crematori".
Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale per l'illustrazione; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Impiego il tempo sufficiente per dimostrare, ogni tanto, la schizofrenia esistente nelle scelte, in quanto credo che questo emendamento, come molti altri, sia finalizzato a significare la non condivisione sul tema.
In realtà, c'è un emendamento di merito utile alla modifica in positivo, ovviamente secondo noi, del testo, quello che va ad abrogare la lettera c).



(Commenti in aula)



VIGNALE Gian Luca

E' quello di pagina 31, se non sbaglio.
Per l'autorizzazione di una nuova linea si dice ci debbano essere 1.200 1.300 cremazioni l'anno; si indica il bacino di riferimento o il numero dei decessi (5.000 decessi, equivalenti ad un bacino di riferimento di 500 mila abitanti); poi, si indica la distanza chilometrica.
Anche quest'emendamento non fa altro che riprendere questo concetto ovviamente declinandolo nelle differenti parti dell'atto, essendo questa una delibera, quindi contenendo in qualche modo delle parti che si ripetono.
Anche in questo caso, a pagina 7 del regolamento, dove si dice che "nel quadro di programmazione in ambito regionale i parametri da tenere presenti sono, tra gli altri, il numero dei residenti, l'indice di mortalità, le statistiche sulla scelta crematoria", che sono di nuovo le indicazioni che il legislatore regionale ha dato alla Giunta, noi inseriamo "e non la distanza chilometrica tra i singoli crematori", tant'è che nella stessa stesura si dice questo.
Cioè, se si legge il regolamento, senza arrivare a pagina 31, vedendo prima ciò che dice la legge regionale e poi ciò che dice l'indagine statistica su cui si basa il regolamento - quelle da pagina 11 a pagina 18 l'aspetto chilometrico appare come una novità che non ci si spiega se non per le motivazioni che abbiamo detto, che magari ripeteremo in modo un po' pedante solo per fare comprendere la scelta che questa Amministrazione vuole compiere. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Vignale.
Emendamento rubricato n. 9) presentato dai Consiglieri Vignale, Porchietto Pichetto Fratin, Ruffino, Gancia, Marrone: Proposta di deliberazione n. 40 Allegato A A pagina 7, ultima riga, dopo le parole "l'incremento è stato del 15%" inserire: "tale rilevazione statistica consente di prevedere il superamento delle 50.000 cremazioni prima del 2020".
Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale per l'illustrazione; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Sempre a pagina 7, inizia un'altra parte su cui correttamente si basa il regolamento: l'indagine statistica.
Devo dire che fa maggiormente fede questa parte, che si riferisce ai dati in possesso della Direzione sanità, che non i dati che poi vengono indicati da pagina 19 in avanti, che sono stati utilizzati dal rapporto redatto da FederUtility Safety. Essendo il soggetto che riunisce le imprese che svolgono quest'attività è normale che il paragrafo 5, in qualche modo induca a pensare che ci sia una sufficienza di servizio tale per in qualche modo bloccare qualunque altro tipo di attività.
Di fronte ad una tendenza che rimane invariata in termini di aumento leggiamo, ad esempio, le ultime due righe, che recitano: "Negli ultimi quattro anni si è avuto l'incremento di più del 100% di cremazioni effettuate, mentre rispetto all'anno precedente l'incremento è stato del 15%" - sappiamo anche che, rispetto ai dati di altre Regioni italiane o di altre nazioni europee, in realtà, l'indice di utilizzo della cremazione aumenta con il passare del tempo, come anche indicato nelle indagini statistiche regionali.
Quindi, se è vero che, nel 2013 e 2012, si sono svolte 23 mila cremazioni, a fronte di una potenzialità di 48 mila, anche con le nuove autorizzazioni, sappiamo che, da qui ad un numero limitato di anni, al massimo quattro, la capienza sarà praticamente esaurita. Questo significa che la produttività di ogni soggetto che possiede una o più linee di cremazione è al massimo, che ci pare un po' la finalità di questo regolamento: garantire importanti rendite di posizione a chi ha un impianto già autorizzato, che vedrà da qui a pochi anni arrivare al massimo delle proprie potenzialità.
Non è una logica di mercato, ma certamente rientra in una logica di profitto. Se ho la certezza di avere un mercato e di non avere altri soggetti che erogano lo stesso servizio, con grande difficoltà posso pensare, per esempio, di ridurre il costo dell'attività di cremazione.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Vignale.
Emendamento rubricato n. 10) presentato dai Consiglieri Vignale Porchietto, Pichetto Fratin, Ruffino, Gancia, Marrone: Proposta di deliberazione n. 40 Allegato A A pagina 11, dopo le parole "dalla Direzione Sanità sugli impianti piemontesi:", cassare il punto 2).
Tale emendamento viene dato per illustrato.
Procediamo con l'illustrazione dell'emendamento n. 11) e di quelli successivi.
Per evitare, ogni volta, di giocare a tennis, collega Vignale, le do la parola per svolgere un ragionamento di natura compiuta, così soddisfa la sua coscienza e quella di chi ascolta.
Emendamento rubricato n. 11) presentato dai Consiglieri Vignale, Pichetto Fratin, Ruffino, Porchietto, Gancia, Marrone: Proposta di deliberazione n. 40 Allegato A A pagina 11, dopo le parole "dalla Direzione Sanità sugli impianti piemontesi:", cassare il punto 3).
Emendamento rubricato n. 12) presentato dai Consiglieri Vignale, Pichetto Fratin, Ruffino, Porchietto, Gancia, Marrone: Proposta di deliberazione n. 40 Allegato A A pagina 18, dopo l'ultima riga aggiungere: "L'importante aumento del numero dei decessi e la conseguente diminuzione della popolazione porterà ad un aumento dell'utilizzo della cremazione".
Emendamento rubricato n. 14) presentato dai Consiglieri Vignale, Pichetto Fratin, Ruffino, Porchietto, Gancia, Marrone: Proposta di deliberazione n. 40 Allegato A Pag. 20, capitolo 1, punto 6): cassare il primo capoverso.
Emendamento rubricato n. 15) presentato dai Consiglieri Vignale, Pichetto Fratin, Ruffino, Porchietto, Gancia, Marrone: Proposta di deliberazione n. 40 Allegato A Pag. 20, capitolo 1, punto 6): cassare il secondo capoverso.
Emendamento rubricato n. 4) presentato dai Consiglieri Vignale, Pichetto Fratin, Ruffino, Porchietto, Gancia, Marrone: Proposta di deliberazione n. 40 Allegato A A pag. 20, cassare le parole da "invece sussistono importanti problemi...
fino a] ... degli impianti esistenti.".
Emendamento rubricato n. 5) presentato dai Consiglieri Vignale, Pichetto Fratin, Ruffino, Porchietto, Gancia, Marrone: Proposta di deliberazione n. 40 Allegato A A pag. 20, cassare le parole da "il primo criterio da osservare... [fino a ... o per linea".
Emendamento rubricato n. 6) presentato dai Consiglieri Vignale, Pichetto Fratin, Ruffino, Porchietto, Gancia, Marrone: Proposta di deliberazione n. 40 Allegato A A pag. 20, sostituire il paragrafo penultimo con ilo seguente: "Un altro criterio che deve essere utilizzato, anche al fine di contenere l'inquinamento atmosferico e favorire l'utilizzo di combustibili ad alto impatto ambientale, la scelta di installazioni di impianti cimiteriali in zone metanizzate".
Emendamento rubricato n. 16) presentato dai Consiglieri Vignale, Pichetto Fratin, Ruffino, Porchietto, Gancia, Marrone: Proposta di deliberazione n. 40 Allegato A A pag. 20, dopo le parole del penultimo paragrafo: "devono essere individuati", cassare le parole "la distanza minima (50km da un altro impianto)".
Emendamento rubricato n. 17) presentato dai Consiglieri Vignale, Pichetto Fratin, Ruffino, Porchietto, Gancia, Marrone: Proposta di deliberazione n. 40 A pag. 31 all'interno della lettera c), cassare le parole "Tale criterio non si applica nell'ambito territoriale della Città metropolitana".
Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale per l'illustrazione; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Illustro l'emendamento n. 11).
Io non devo soddisfare nessuna coscienza e non certo la mia che è soddisfatta da sola; se no, non si soddisferebbe certo con questa discussione. Desidero semplicemente mettere un punto.
Questo è il motivo per cui abbiamo presentato sì un certo numero di emendamenti, ma anche un numero limitato.
E' evidente, infatti, che se l'interesse fosse stato quello di bloccare la delibera, sarebbe stato sufficiente moltiplicarli: il provvedimento si sarebbe certo approvato, ma con maggiore difficoltà. La volontà è esclusivamente quella - anche con alcuni interventi ripetuti, non certo per annoiare i colleghi ma perché vi sono anche dei cittadini piemontesi che ci ascoltano - di significare come oggi la Giunta nella presentazione del documento e la maggioranza nell'averlo approvato in Commissione scelgono fra due vie: una possibilità di regolamentare un servizio, dando la facoltà di non limitarlo solo ai soggetti oggi autorizzati o l'altra, che è quella che ha percorso quest'Amministrazione, di garantire il monopolio dei soggetti esistenti che non garantiranno mai, o lo faranno con difficoltà una riduzione del costo dell'attività e che vedranno legittimamente aumentare i guadagni, per via di un regolamento. Però è un po' anomalo che sia il legislatore regionale che interviene, ancorché con un atto amministrativo, a decretare se un'impresa aumenta o diminuisce il suo fatturato.
Infatti, come ho detto a titolo di esempio prima, se facessimo regolamenti simili per altri settori esistenti, evitando che alcuni facciano il loro lavoro, non credo che sarebbero tutti molto lieti. Ritengo che se anche questo regolamento fosse applicato nell'intero o anche solo in un pezzo nel comparto economico, avremmo una limitazione non solo della libertà economica, ma anche di posti di lavoro, perché solitamente all'una si accompagna l'altra. E ne risentirebbe anche la qualità del servizio.
Allora, io credo che con molta puntualità quest'Amministrazione - perché ne abbiamo discusso tre volte in Commissione - ha voluto fare una scelta di garanzia monopolistica.
Poi devo dire che non ci si sorprende mai di nulla e capiamo anche che rispetto ad una scelta che la Giunta ha fatto, diventi più difficile intervenire. Alcuni colleghi, però, sono intervenuti in Commissione - penso al collega Gariglio e ad altri - dicendo che vi era la necessità di modificare l'atto perché si garantisse quello che stiamo dicendo noi: da una parte la regolamentazione, ma dall'altra la libertà di mercato. Noi assistiamo - e ne prendiamo atto, senza fare alcuna valutazione, se non una meramente politica - al silenzio. Dopodiché non ci poniamo alcun problema.
C'è una grandissima differenza tra l'attività che stiamo svolgendo noi oggi e quella di chi, legittimamente, approva un documento: noi non tuteliamo nessuno, nel senso che non ci sono potenziali soggetti interessati che vengono bloccati da questo intervento; anche perché tutti coloro i quali l'hanno fatto sono stati fatti salvi - devo dire anche intelligentemente - da una norma transitoria che ha impedito ai Comuni di avere cause nei confronti di coloro i quali avevano contratto un'obbligazione. Mentre è assolutamente evidente chi sono i soggetti che vengono tutelati dall'approvazione di questa delibera.
Dopodiché - lo ripeto - parlare di libertà e di agevolazione al mondo imprenditoriale da una parte e parlare poi di garanzie e di monopoli dall'altra, ad opera delle stesse persone, dello stesso soggetto e della stessa Amministrazione, a noi pare schizofrenico; ma tant'è: non è che ci incaponiamo rispetto ad una scelta che appare condivisa dalla maggioranza e da quelle parti di centrosinistra che, almeno in termini comunicativi dichiarano la propria volontà favorevole rispetto alle "lenzuolate" di Renzi.
Credo che con la stessa dinamica di volontà liberalizzatrice, che io non sempre condivido, ma il mio Presidente sì (su questo, infatti, si è trovato un punto di mediazione), se facessimo leggere questo documento emergerebbe che si tratta di un documento che non tiene conto del fatto che tra la liberalizzazione e la garanzia del monopolio c'è almeno una via di mezzo. Però questo è e questa è la valutazione che fate.
Se il Presidente me lo consente, farei che illustrare singolarmente l'emendamento a pagina 31 (non so che numero abbia), che è l'emendamento di merito dell'atto deliberativo, così con questa illustrazione concludo la descrizione degli emendamenti che servivano a quel che ho detto precedentemente, cioè a sollevare un minimo di attenzione all'interno del Consiglio regionale su una scelta che non condividiamo.
Il dettato di pagina 31 parte dal disposto normativo della legge che il Consiglio regionale ha approvato nel 2011; tant'è che si dice che i criteri per la costruzione di un nuovo impianto sono: l'efficienza (deve prevedere almeno 1.200-1.300 cremazioni annue per impianto e per linea), che è un'indicazione che dà tanto la legge nazionale quanto la legge regionale il bacino di riferimento, che deve prevedere per il nuovo impianto almeno 5.000 decessi l'anno, equivalenti ad una popolazione di circa 500.000 abitanti, e che può essere raggiunto anche attraverso associazioni convenzioni e unioni di Comuni (e, di nuovo, quest'aspetto è inserito all'interno della legge); la lettera d), invece, si riferisce ad un principio non contenuto nella legge, ma di buon senso, che prevede la scelta di installazione di impianti in cimiteri situati in zone metanizzate, al fine di contenere l'inquinamento atmosferico.
E poi invece viene calata all'interno del regolamento, senza che abbia un presupposto giuridico da parte di questo Consiglio regionale, senza che abbia un presupposto statistico rispetto a ciò che le indagini della Direzione sanità ci dicono, una norma che individua una distanza minima di almeno 50 chilometri da altro impianto, garantendo comunque la realizzazione di una struttura per ogni territorio provinciale.
C'è inoltre l'altro aspetto, che è stato oggetto di emendamento in sede di Commissione, che è meraviglioso: tale criterio non si applica all'ambito territoriale della Città metropolitana. Sostanzialmente, cioè, noi facciamo un regolamento che vale per sette Province piemontesi - o, meglio, che vale per tutto il Piemonte - ma non per la Città metropolitana di Torino. E voi capite che non si possono unire le due cose, cioè quella di prevedere una distanza chilometrica, ancorché ci sia il numero di decessi minimi per garantire l'autorizzazione di un nuovo impianto, ma poi prevedere che questa distanza chilometrica valga in tutte le altre sette Province del Piemonte ma non in Provincia di Torino.
Devo dire che, se fossi un soggetto che vuole ricorrere rispetto all'atto, avrei gli elementi per farlo. Ci hanno sempre insegnato che quando si fa un atto questo dev'essere uguale per tutti, dalla Costituzione a scendere. E redigere un atto, che discende da una legge regionale e che quindi è uguale per tutti, che prevede che sette Province abbiano una regolamentazione (fra cui quella della distanza chilometrica) e che invece una sola Provincia non ce l'abbia, ci pare rappresenti un doppio paradosso.
O ce l'hanno tutti, o non ce l'ha nessuno. Noi preferiamo che non ce l'abbia nessuno e che si ragioni per ambiti, per numero di decessi e per scelta della popolazione rispetto alla pratica della cremazione, come dice la legge regionale: niente di più e niente di meno; e vorremmo che non ci fosse il vincolo dei 50 chilometri.
Credo, peraltro, che questo non cambi quasi nulla. Se voi infatti pensate ai bacini - o di 500 mila abitanti, o di 5.000 decessi - vi renderete conto che, accogliendo il nostro emendamento, in realtà abbiamo un numero di linee autorizzate che già oggi coprono e superano i bacini dei 500 mila abitanti o il numero di 5.000 decessi.
Quindi, se quello già lo copre, la domanda che uno si pone, non volendo essere a tutti i costi malizioso, è: perché lo inseriamo? Se già oggi moltiplichiamo le 13 linee (non ricordo di preciso quante sono) per i 5.000 decessi e superiamo già quelli che sono i decessi che avvengono nella nostra regione, se calcoliamo i bacini da 500 mila abitanti e moltiplicandoli per tredici, di nuovo superiamo gli abitanti che ci sono nella nostra Regione, che interesse abbiamo ad inserire i 50 chilometri? Il timore che abbiamo, ma basta prendere una cartina per capire che non è un timore, è che con l'inserimento dei 50 chilometri si blinda l'esistente e basta.
Mentre con il bacino, il numero di decessi e la scelta crematoria, si lascia, qualora aumenti il numero di persone che scelgono la cremazione, la possibilità ad altri di svolgere questo servizio, inserendo anche il parametro chilometrico, è assolutamente evidente che nessun altro, salvo i soggetti oggi autorizzati, potranno svolgere questa attività. Tant'é che all'inizio un po' maliziosamente volevo modificare il titolo e non chiamarlo "Piano regionale di coordinamento per la realizzazione di nuovi cimiteri" ma chiamarlo "Piano regionale di coordinamento per la garanzia del monopolio delle imprese oggi esistenti". Poi mi sembrava eccessivo quindi ho solo declinato alcuni emendamenti.
Ripeto, però, che non cambia nulla. Questo Consiglio darebbe una maggiore garanzia anche in termini di trasparenza nel dimostrare che un conto è regolamentare, un altro conto è garantire le imprese operanti oggi esistenti.



PRESIDENTE

Grazie, collega Vignale.
Emendamento rubricato n. 1) presentato dai Consiglieri Gancia, Marrone Benvenuto, Monaco: All'interno dell'allegato A, a pag. 21, nei "criteri per la realizzazione e la gestione degli impianti di cremazione - CAPITOLO 1", all'ultima frase presente "Da questo punto di vista si ritiene utile proporre la creazione presso la Direzione sanità di un gruppo di lavoro interdirezionale di monitoraggio che provveda alla raccolta di un flusso costante di informazioni e di dati dai Comuni e dai gestori degli impianti al fine di favorire una migliore gestione del servizio a vantaggio dei cittadini nonché la sostenibilità economica dello stesso." Viene aggiunto il seguente testo: "La Direzione Regionale Sanità dovrà esprimere parere sulla possibile realizzazione di nuovi impianti di cremazione nel territorio piemontese entro 60 giorni dalla richiesta di autorizzazione presentata dai Comuni".
Emendamento rubricato n. 2) presentato dai Consiglieri Gancia, Benvenuto Monaco: All'interno dell'Allegato A, a pag. 31, nei "requisiti e caratteristiche dei nuovi crematori - CAPITOLO 3" la frase al terzo capoverso viene così modificata: "Il progetto di costruzione del crematorio è approvato dal Comune territorialmente competente, previo parere favorevole della Direzione Regionale Sanità che dovrà verificare la rispondenza dello stesso ai criteri indicati nel presente Piano; con parere favorevole della Direzione Regionale Sanità il progetto dovrà essere sottoposto a Conferenza dei Servizi secondo la vigente normativa".
Emendamento rubricato n. 3) presentato dai Consiglieri Gancia, Benvenuto Monaco: All'interno dell'allegato A, a pag. 40, nelle "norme transitorie - CAPITOLO 5" dopo la frase "Gli obblighi ed adempimenti previsti dal presente Piano si applicano, quando non diversamente indicato nei singoli capitoli, ai cimiteri di nuova costruzione ed a quelli in fase di ampliamento e ristrutturazione, fatto salvo quanto indicato nei paragrafi precedenti" viene aggiunto il seguente testo: "Dall'entrata in vigore del presente Piano, fatte salve le procedure di gara ad evidenza già avviate dai Comuni con la pubblicazione del relativo bando, spetterà alla Direzione Regionale Sanità esprimere parere favorevole, sulla base dei criteri in esso contenuti, in ordine alla possibile realizzazione di nuovi impianti di cremazione nel territorio piemontese".
La parola alla Consigliera Gancia per l'illustrazione.



GANCIA Gianna

Grazie, Presidente.
Con la presentazione di questi tre emendamenti intendiamo definire un coordinamento che sia sovracomunale. Un emendamento prevede proprio il coordinamento per la realizzazione di nuovi cimiteri e crematori.
Chiediamo che la frase al terzo capoverso del capitolo 3 venga modificata con "Il progetto di costruzione del crematorio è approvato dal Comune territorialmente competente, previo parere favorevole della Direzione Regionale Sanità".
Il secondo emendamento riguarda il capitolo 5; viene aggiunto che "Dall'entrata in vigore del presente Piano, fatte salve le procedure di gara ad evidenza già avviate dai Comuni con la pubblicazione del relativo bando, spetterà alla Direzione Regionale Sanità esprimere parere favorevole, sulla base dei criteri in esso contenuti, in ordine alla possibile realizzazione di nuovi impianti di cremazione nel territorio piemontese".
Il terzo emendamento riguarda i tempi certi di risposta, che noi abbiamo definito in 60 giorni. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto la parola la Consigliera Segretaria Motta, che interviene in qualità di Consigliera; ne ha facoltà.



MOTTA Angela

Interveniamo per dichiarazione di voto come Gruppo del Partito Democratico e l'intervento sarà molto breve.
Il voto del Gruppo del PD è favorevole alla deliberazione della Giunta regionale relativa al Piano di coordinamento per la realizzazione dei nuovi cimiteri e dei crematori.
La discussione che c'è stata in Commissione è stata molto costruttiva e molto amplia e credo che nessuno di noi - lo ribadisco - voglia creare regimi di monopolio, soprattutto in questa Regione.
Ci siamo posti però la domanda se potevamo lasciare la situazione attuale non regolamentata. Com'era stato detto precedentemente, era una situazione in cui ci potevano essere investimenti fatti anche dal pubblico perché non dimentichiamo che molti di questi impianti sono gestiti da enti pubblici - e se potevamo effettivamente creare delle condizioni per cui il mercato potesse mettere in difficoltà le situazioni che già esistono.
La domanda quindi è certamente complicata, ovvero se liberalizzare completamente il mercato o in qualche modo regolamentarlo. E' una discussione che all'interno di quest'Aula è stata fatta e si è andati verso una decisione che crediamo corretta, cioè quella di regolamentare con una mediazione che l'Assessorato ha accettato e che ci sembra una buona soluzione.
Infatti, non mantiene l'esistente, perché ricordo che c'è una clausola che prevede che i progetti e gli investimenti già avviati che riguardano ingenti impegni di investimenti futuri possono essere realizzati e non vengono certamente interrotti con questa deliberazione.
Quindi, non si chiude all'esistente, ma si regolamenta una situazione che va anche a soddisfare un criterio che la legge stessa richiede.
Inoltre, abbiamo considerato la situazione di altre Regioni che hanno deliberato prima di noi. I Piani regionali di coordinamento dei crematori che sono stati realizzati in altre Regioni - e faccio tre esempi su tutti che hanno Amministrazioni diverse tra loro come la Lombardia, il Veneto e la Toscana - si basano sugli stessi nostri criteri, ovvero sulla base della popolazione residente, sull'indice di mortalità e sui dati statistici relativi alla scelta crematoria da parte dei cittadini in ciascun Comune.
Pertanto, siamo assolutamente allineati con le maggiori Regioni che da questo punto di vista hanno legiferato prima di noi.
Credo che stiamo facendo una buona operazione. E' una situazione che ci ha visti anche preoccupati, ma crediamo di avere raggiunto una mediazione soddisfacente.
Ricordo che questa deliberazione non parla solo dei Piani di coordinamento dei crematori, ma ci sono altre due questioni che voglio sottolineare perché credo siano importanti. La prima riguarda la costituzione e relativa regolamentazione delle sale di commiato che sono un aspetto importante, soprattutto per coloro che sono laici e che quindi non vogliono un rito religioso. In tal modo possono soddisfare anche le loro esigenze e i loro valori, che vengono manifestati in un momento difficile com'è quello della morte di un familiare o di un congiunto.
Inoltre, vi sono i cimiteri per gli animali, in base a una richiesta che era stata fatta già da tanti anni.
Ritengo che questa regolamentazione per il Piemonte sia nel segno di una grande civiltà.



PRESIDENTE

Grazia, collega Motta.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 7), sul quale l'Assessore Saitta, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 8), sul quale l'Assessore Saitta, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 9), sul quale l'Assessore Saitta, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 10), sul quale l'Assessore Saitta, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 11), sul quale l'Assessore Saitta, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 12), sul quale l'Assessore Saitta, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 14), sul quale l'Assessore Saitta, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 15), sul quale l'Assessore Saitta, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 4), sul quale l'Assessore Saitta, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 5), sul quale l'Assessore Saitta, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 6), sul quale l'Assessore Saitta, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 16), sul quale l'Assessore Saitta, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 1), sul quale l'Assessore Saitta, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 2), sul quale l'Assessore Saitta, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 13), sul quale l'Assessore Saitta, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 17), sul quale l'Assessore Saitta, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 3), sul quale l'Assessore Saitta, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Comunico che il Consigliere Vignale ha espresso un voto favorevole relativamente agli emendamenti appena votati.
Indìco la votazione palese sulla proposta di deliberazione n. 40, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
Comunico che il Consigliere Vignale ha espresso un voto contrario relativamente alla proposta di deliberazione appena votata.


Argomento:

Programmazione dei lavori


PRESIDENTE

I Capigruppo di maggioranza, ma credo anche parte dei colleghi di minoranza, sono interessati a presentare l'ordine del giorno n. 258 inerente a "Verso una legge regionale contro ogni discriminazione, il Parlamento si esprima in fretta sulla legge sull'omofobia".
Quest'ordine del giorno può essere iscritto solo ed esclusivamente se all'interno della Conferenza dei Capigruppo si decida di iscriverlo per poi votarlo.
Siete d'accordo ad iscriverlo ugualmente?



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Ora facciamo girare il documento e intanto proseguiamo con l'altro punto all'o.d.g.
Ora abbiamo l'ordine del giorno n. 226 inerente a "Regolazione e controllo dell'uso dei prodotti fitosanitari", presentato dal Consigliere Grimaldi; poi, c'è la mozione...
Ha chiesto la parola il Consigliere Marrone; ne ha facoltà.



MARRONE Maurizio

Grazie, Presidente.
Ritengo che sia il caso di parlarne in Conferenza dei Capigruppo, come aveva accennato. Mi riferisco all'iscrizione dell'ordine del giorno, di cui apprendiamo da lei in questo momento.
Grazie.



PRESIDENTE

Ho recepito. Grazie.
Dicevo, poi, c'è la mozione n. 137, inerente a "Difesa delle api e ambiente, moratoria utilizzo pesticidi neonicotinoidi", presentata dai Consiglieri Campo, Bertola e altri.
Infine, ci sono altri due atti, il n. 242 e un altro che ancora non è stato numerato, inerente a "Trattazione diserbo chimico nei canali di irrigazione".



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Sospendo i lavori per la Conferenza dei Capigruppo.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 16.57, riprende alle ore 17.14)



PRESIDENTE

La seduta riprende.


Argomento: Protezione della natura (fauna, flora, minerali, vigilanza, ecc.) - Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Esame ordine del giorno n. 226 presentato dal Consigliere Grimaldi inerente a "Regolazione e controllo dell'uso dei prodotti fitosanitari" mozione n. 137 presentata dai Consiglieri Campo, Bertola, Bono, Frediani Mighetti e Valetti, inerente a "Difesa delle api e ambiente - moratoria utilizzo pesticidi neonicotinoidi"; mozione n. 256 presentata dai Consiglieri Andrissi, Batzella, Bertola, Bono, Frediani, Mighetti e Motta inerente a "Trattamento diserbo chimico nei canali d'irrigazione"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'ordine del giorno n. 226, avente per oggetto "Regolazione e controllo dell'uso dei prodotti fitosanitari", presentato dai Consigliere Grimaldi, e la mozione n. 137, avente per oggetto "Difesa delle api e ambiente - moratoria utilizzo pesticidi neonicotinoidi" presentata dai Consiglieri Campo, Bertola, Bono, Frediani, Mighetti e Valetti, di cui al punto 8) all'o.d.g.
A tale punto è attratta la mozione n. 256, avente per oggetto "Trattamento diserbo chimico nei canali d'irrigazione", presentata dai Consiglieri Andrissi, Batzella, Bertola, Bono, Frediani, Mighetti e Motta.
La parola al Consigliere Grimaldi per l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 226.



GRIMALDI Marco

Come l'Assessore sicuramente saprà, nel 2013 e a novembre 2014 le associazioni ambientaliste di Legambiente e di Pronatura, soprattutto a Vercelli, hanno più volte contattato gli organi regionali competenti per avanzare la richiesta di riprendere e intensificare i controlli sull'utilizzo dei prodotti fitosanitari nel nostro territorio.
Purtroppo, in quel periodo storico - non so se qualcuno delle attuali opposizioni possiede altri dati - non sono state date risposte e, nel frattempo, le preoccupazioni di queste associazioni sono diventate realtà.
Ci sono state delle rilevazioni fatte dal Dipartimento di prevenzione dell'Azienda Sanitaria di Vercelli, dove si evince che i campioni delle acque si sommersione delle risaie contenevano almeno un principio attivo non autorizzato in risicoltura e che i campioni non conforme erano stati il 72% nel 2006, il 38% nel 2007, l'80% nel 2008 e il 53% nel 2009.
Il rapporto nazionale dei pesticidi nelle acque redatto dall'ISPRA nel 2013 evidenzia, a sua volta, come nel biennio 2009-2010 la contaminazione delle falde freatiche piemontesi interessava il 66,1% dei 254 punti di monitoraggio.
Considerata la normativa fitosanitaria e la direttiva comunitaria che si prefigge lo scopo di omologare il prodotto fitosanitario in tutto il territorio europeo e di armonizzare i residui, di fatto, nella mozione chiediamo, soprattutto in questo difficile passaggio di discussione con il ruolo delle Province, con l'interlocuzione con gli enti preposti a monitorare questa vicenda, fra cui non solo l'ISPRA, ma anche l'ARPA e altre istituzioni e gli Enti locali hanno saputo mettere in campo, che l'uso dei prodotti fitosanitari sia regolato e controllato.
Il senso è che, intanto, oltre a tutto l'enorme problema dei costi dei controlli e della difficoltà di fare controlli anche durante il periodo in cui vengono gettati nei nostri campi i pesticidi, la cosa più preoccupante è l'uso da parte degli Enti locali, soprattutto dei piccoli Comuni o di alcuni istituzioni, come le Ferrovie dello Stato, di diserbanti in sostituzione, per esempio, allo sfalcio dell'erba.
Oltre alla difficoltà nostra che abbiamo di monitorare il mondo agricolo, e di evitare che ci sia un utilizzo di pesticidi non conforme alle regole o in maniera superiore a quanto consentito, c'è anche il rischio di vedere le nostre falde acquifere e il nostro territorio, di fatto, bombardato da altri tipi di infestanti o altri tipi di pesticidi che, in qualche modo, vengono utilizzati anche spesso per mancanza di risorse nello sfalcio dell'erba. Penso a tutta la linea ferroviaria o penso alle nostre autostrade, o anche a strade provinciali, dove succede, che per evitare di spendere tanti soldi, si danno pesticidi. Tra l'altro questi pesticidi percorrono il terreno e arrivano alle nostre falde.
Per questo il primo punto è un obiettivo interessante. Mi rivolgo ovviamente agli Assessori competenti e al Presidente Chiamparino. L'idea è di dire, come hanno fatto in Trentino e come hanno cercato di fare in Friuli Venezia Giulia, agli Enti locali e alle istituzioni pubbliche e private di non utilizzare, per motivi non agricoli, i pesticidi, ovviamente facendo in modo, per quello che è possibile, di evitare questo tipo di proliferazione.
D'altra parte, noi dobbiamo disporre di un efficace programma affinch sia ripreso, già da quest'anno, il controllo dell'uso dei fitofarmaci durante, anche se possibile, la distribuzione in campo, imponendo l'uso di ugelli antideriva così da limitare l'esposizione e ampliando l'elenco delle molecole ricercate di più recenti immissioni.
Si chiede, come chiedono le associazioni, di aumentare il numero di controlli e analisi per la ricerca di pesticidi sui prodotti alimentari; si chiede di disporre, fin da subito, il divieto di utilizzo di prodotti fitosanitari e biocidi nelle aree non agricole, e di favorire l'estensione del biologico.
Forse, nella mozione - ragion per cui chiedo se è possibile emendarla siamo andati un po' oltre, inventando anche l'etichetta "Piemonte biologico". E' vero che ci sono tanti modi adesso per promuovere l'uso del biologico, quindi chiederei di stralciare questa parte, ma inviterei l'Assessore all'agricoltura - che non solo è la sua materia per delega, ma è la sua professionalità riconosciuta - che noi dobbiamo agire sul campo della promozione e del biologico per arrivare ad una forma di promozione che, ovviamente, non vada in contrasto con le leggi ad oggi in oggetto. Per esempio, è chiaro che nei capitolati non si può discriminare altri oggetti ma certamente si può provare a promuovere in altro modo, magari con i punteggi, comunque cercando di rendere più chiaro il nostro impegno in tal senso.
Molti di voi avranno visto la puntata di Report. Forse c'è stato troppo allarmismo, non si è abbastanza visto anche quanto oggettivamente molti produttori biologici fanno, senza violare le regole. E' vero che lì emerge un problema vero, che ci sono alcuni che negli stessi appezzamenti avevano sia il prodotto biologico che, a fianco - ed è difficile capire fino a dove arrivano - i pesticidi. Mi pare che da allora l'Assessore si sia già occupato per cambiare il tipo di rotazione e nei prossimi anni, se ho capito bene, non sarà più possibile.
E' vero che, oltre a quelle lamentele, ci sono anche delle cose giuste emerse dal lavoro di Report, che è quello dei controlli. Spesso c'è una slealtà e una concorrenza che non vogliamo agisca all'insaputa delle nostre istituzioni e dei nostri Enti locali.
Vi ringrazio e ringrazio anche gli altri Consiglieri che, purtroppo non hanno potuto firmare l'ordine del giorno in discussione. Se avete voglia di farlo in Aula, mi farebbe piacere.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Campo per l'illustrazione della mozione n.
137.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Abbiamo presentato questa mozione perché è scaduta la moratoria che era stata fatta sull'utilizzo di questo tipo di fitofarmaci, i neonicotinoidi.
Chiediamo che venga ripristinata, intervenendo presso il Governo centrale, la moratoria sull'utilizzo di quattro fitofarmaci neonicotinoidi perché ancora oggi rimangono valide le perplessità, anzi, i danni ormai accertati che questi farmaci hanno fatto nel loro utilizzo agricolo.
La moratoria originale era fatta sull'utilizzo di questi farmaci per la preparazione delle sementi dei cereali, in particolare del mais, ma i limiti nel loro utilizzo sono anche legati all'utilizzo come pesticidi direttamente foliari.
La campagna di informazione che ha portato persino l'Unione Europea ad emanare direttive che vietano l'uso di questi prodotti, ha evidenziato il danno che si sta facendo, in particolare alle popolazione di api. Questo danno è particolarmente evidente negli Stati Uniti, dove c'è un uso molto più intensivo dell'agricoltura industriale e di questo tipo di fitofarmaci in cui le popolazioni di api, fino al 2012, si sono ridotte di quasi del 50%.
Anche in Italia si hanno queste problematiche, con una riduzione della popolazione delle api del 25%.
E' evidente e dimostrato scientificamente l'importanza degli insetti impollinatori, in particolare le api, tant'è che la richiesta di impollinatori, da parte degli agricoltori, è cresciuta negli anni soprattutto in questi ultimi anni perché, pur essendo difficile stabilire le correlazioni dirette (dovendo tenere in considerazione anche gli eventi climatici e altre situazioni), la produttività di alcuni raccolti è calata in particolare nel settore dell'agricoltura industriale, che è quella che fa più uso dei fitofarmaci.
Voglio ricordare che le api sono direttamente coinvolte nel garantire la fertilità di mele, cereali, mais e mandorli, quindi tantissime coltura di frutta minore e maggiore.
E' evidente quindi una diretta correlazione; così come è necessario intervenire - e qui mi collego alla mozione del Consigliere Grimaldi - che si arrivi finalmente a porre un limite, o, meglio, ad un cambio di strategia sul tema dell'agricoltura, del settore primario, indirizzandosi verso una maggiore diffusione e promozione dell'agricoltura biologica, con un sostanziale contenimento dell'utilizzo dei prodotti chimici nel settore primario.
Il nostro ambiente è ormai diventato molto fragile. Il caso delle api è un caso eclatante, perché oltre ad avere un danno diretto sulla filiera del miele, ha un danno indiretto sulla questione dell'impollinazione, perché si è calcolato che ben il 25% del prodotto ortofrutticolo potrebbe essere condizionato dalla disponibilità di impollinatori.
La strategia del passaggio all'agricoltura biologica è legata anche al fatto - e qui commento la mozione del collega Grimaldi, anche se ha chiesto di trasferire questa discussione in altra sede - che il biologico (o anche altre pratiche considerate un po' più estreme come il biodinamico o l'agricoltura sinergica) potrebbe tutelare la fertilità del terreno, la quantità di humus e l'equilibrio naturale dell'azienda agricola, perch teniamo presente che, nel mondo, il 35% delle terre emerse sono aree coltivate e quindi costituiscono oggi un ecosistema assestante che va tutelato.
Conosciamo benissimo la realtà degli Stati Uniti o della Cina, dove c'è un forte degrado della fertilità del terreno ed una progressiva erosione del substrato vivo e evitale del terreno, proprio in relazione all'intensivo sfruttamento agricolo.
Questa situazione è particolarmente evidente in Cina, dove abbiamo addirittura casi di centinaia di villaggi agricoli ormai desertificati e un avanzare dei deserti del nord-ovest verso le aree coltivate, proprio per le pratiche agricole sbagliate.
Abbiamo visto il caso dell'Unione Sovietica in Kazakistan; o quello degli Stati Uniti dove, a causa di una micidiale combinazione dell'aumento medio delle temperature globali e di una pratica agricola intensiva che fa dipendere in maniera fortissima la disponibilità di grandi quantità di acqua e di ingenti quantità di prodotti fertilizzanti, la produttività dei propri suoli sta venendo fortemente minacciata. La situazione è stata segnalata anche nell'ultimo rapporto dell'Osservatorio Mondiale sull'Ambiente.
Di conseguenza, l'intervento che oggi chiediamo - che io ho chiesto con questo documento, così come altre mozioni attratte a quella del Consigliere Grimaldi - è di cercare di moderare l'impatto della chimica nella pratica agricola e, in generale, su tutte quelle pratiche correlate all'ambiente vivo in cui noi stessi viviamo.
E' un invito che speriamo possa essere accolto da questo Consiglio e da questa Giunta.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Andrissi per l'illustrazione della mozione n.
256.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Vorrei affrontare il discorso in modo più complessivo, chiedendo anche due integrazioni al Consigliere Grimaldi.
Da quanto mi riportano alcuni agricoltori particolarmente sensibili direi più risicoltori, dato che parliamo della zona di Vercelli - il problema dell'aumento della presenza di fitofarmaci nelle acque superficiali è dovuto alla messa in commercio di un tipo di riso brevettato da una multinazionale chimica, la BASF, definito come riso "Clearfield".
Ovviamente questo riso non è OGM ma, ciononostante, è stata selezionata una varietà, con una selezione veloce, di riso resistente agli erbicidi imidazolici.
Questo, ovviamente, ci fa fare alcune considerazioni sulla ricerca scientifica quando questa è finanziata dall'industria, in particolar modo dall'industria chimica: si cerca un riso resistente all'erbicida che guarda caso, produco io.
Questo tipo di riso è brevettato, quindi, da una parte, ho in mano il mercato delle sostanze chimiche che servono per trattare questi campi di riso e, dall'altro, ho in mano il riso cui do tutto il know how per farlo coltivare ai nostri amici agricoltori.
Ci troviamo in una situazione in cui l'agricoltore perde la sua capacità storica, che da secoli si tramanda, di prodursi le sementi (tra l'altro spesso queste sementi portano anche delle contaminazioni infestanti che nelle zone non era conosciute). Che cosa ha creato questo riso Clearfield? Secondo alcuni studi scientifici, ha generato un problema di trasmissione di resistenza alle specie "crodo" di riso selvatico.
Si è visto che le resistenze aumentano in continuazione. Ma le indicazioni della BASF prevedono che l'utilizzo di questo tipo di sementi nello stesso campo possa avvenire solo per due anni consecutivi.
Attualmente, però, su questo tipo di utilizzo non c'è alcun tipo di controllo: è un'indicazione della BASF, ma non è previsto alcun controllo da parte di un ente terzo.
Quello che intendiamo chiedere attraverso questo ordine del giorno è la creazione di un Albo dove vengono registrate le particelle catastali dove viene coltivano questo riso Clearfield. Perché a noi risulta che attualmente solo sette agricoltori in Provincia di Vercelli non lo coltivano: siccome credo che sia uscito da più di dieci anni, o c'è la "moltiplicazione dei campi", oppure è veramente avvenuto un miracolo! Perché non riusciamo a capire come possa essere conciliabile il fatto che sia coltivato da tutti quando lo si può coltivare per soli due anni nello stesso campo. Questa è la prima considerazione e chiederei, dunque, al Presidente Grimaldi se fosse possibile fare questa aggiunta.
L'altra considerazione esterna rispetto al nostro ordine del giorno è mirata alla creazione di un albo pubblico delle aziende biologiche. Poich nella famosa trasmissione Report sono emerse queste produttività anomale di aziende risicole, sarebbe auspicabile la creazione di un albo pubblico consultabile; mentre in altre Regioni è previsto, in Piemonte, da quanto dicono gli agricoltori, non esiste.
Il riso Clearfield - scusate, ho dimenticato un particolare - ha fatto sì che venisse messo in commercio un tipo di erbicida dal nome particolare che è quasi impronunciabile, che era stato tolto dal commercio proprio perché particolarmente persistente. L'industria chimica si trova in difficoltà proprio per le scelte di ricerca e di filiera industriale scelta dall'industria chimica.
Dunque, albo di registrazione per le particelle del riso Clearfield albo pubblico per i risicoltori biologici.
Vi è un'altra problematica evidenziata sempre dagli agricoltori: mi riferisco a quella che è diventata ormai una prassi comune da parte dei cosiddetti "acquaioli" di utilizzare il diserbo sulle sponde dei canali irrigui. Sebbene questo pratica semplifichi il loro lavoro, sicuramente comporta una maggiore contaminazione delle acque superficiali, che è la problematica evidenziata anche dall'ISPRA. Inoltre, questo pratica fa sì che le sponde dei canali tendano a franare, creando problemi di continua manutenzione. Oltretutto, semplifica quelle che sono le nicchie ecologiche per parecchie specie animali.
Dunque, c'è una semplificazione e un inquinamento ulteriore per una pratica che potrebbe tranquillamente essere evitata. Grazie.
GRIMALDI Marco (fuori microfono) Posso chiedere di formalizzare l'emendamento?



PRESIDENTE

Cosa deve chiedere? GRIMALDI Marco (fuori microfono) Mi è stata fatta una proposta: se la formalizzano, la valuto.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Poiché il Movimento 5 Stelle ha altri atti di indirizzo, la cosa più semplice sarebbe aggiungere tali modifiche ai loro, dal momento che io ho già garantito la mia disponibilità a votarli. Se invece devo aggiungere alcune considerazioni al mio atto di indirizzo, me le formalizzino e vediamo come comportarci. Perché solo io posso fare un emendamento, in accordo con gli altri firmatari.
Se ci mostrano un testo, verifichiamo se fare questa aggiunta.
Altrimenti, sommessamente, mi sembra più facile fare questa modifica ai loro testi, sui quali ho già garantito la mia disponibilità a votarli.



(Brusìo in aula)



PRESIDENTE

Colleghi, evitiamo i tumulti in Aula.
Prego, Consigliere Grimaldi.



GRIMALDI Marco

Anche se ci sono altri firmatari a cui non ho ancora chiesto - chiedo perdono - dal momento che persistono alcune perplessità nella maggioranza e poiché ci sono ben tre testi in votazione, ci piacerebbe approfondire la tematica in Commissione, tra l'altro in presenza dell'Assessore, i tre testi perché non vorrei che la maggioranza respingesse i testi dell'opposizione senza averli visti attentamente; ancor meno che ci siano alcuni colleghi della maggioranza che abbiano dei.



PRESIDENTE

Mi sta dicendo che sono tutti d'accordo che quest'ordine del giorno e le mozioni vengano trattati in Commissione?



GRIMALDI Marco

No, chiedo la sospensione in questo senso, anche per addivenire magari ad un testo integrato.



PRESIDENTE

Scusate, colleghi! La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 17.43, riprende alle ore 17.52)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Sono state apportate le seguenti modifiche all'ordine del giorno n. 226: Dopo "Il Consiglio regionale impegna la Giunta", si modifica: "- a disporre una delibera regionale che regolamenti" anziché "vieti".
Il punto 5) diventa: "- a disporre, fin da subito, un regolamento sull'utilizzo" anziché "il divieto di utilizzo".
Inoltre, è soppresso l'ultimo punto.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 226, come modificato il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
La mozione n. 137, così come modificata, "impegna la Giunta regionale ad intervenire presso il Governo perché sia prorogata la sospensione cautelativa dell'autorizzazione di impiego dei prodotti fitosanitari contenenti le sostanze attive derivanti dai neonicotoidi, clothianidin thiamethoxam, imidacloprid e fipronil a tempo indeterminato".
Indìco la votazione palese sulla mozione n. 137, come modificata, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
Procediamo con la votazione della mozione presentata dal Consigliere Andrissi.



FERRERO Giorgio, Assessore all'agricoltura (fuori microfono)

Può leggere il testo che modificano, Presidente?



PRESIDENTE

La mozione n. 256, così come modificata, "impegna la Giunta regionale affinch venga regolamentato in modo specifico il diserbo e il pirodiserbo per il controllo della vegetazione della rete idraulica (canali di irrigazione fossati, scolini e canali collettori) venga istituito un albo pubblico delle aziende agricole".
Vi è un orientamento favorevole della Giunta.
Indìco la votazione palese sulla mozione n. 256, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Organizzazione scolastica

Mozione n. 248 presentata dai Consiglieri Porchietto, Berutti, Graglia Pichetto Fratin, Sozzani e Vignale, inerente a "Calendario scolastico per l'anno 2015/2016" (rinvio)


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della mozione n. 248, avente ad oggetto "Calendario scolastico per l'anno 2015/2016", presentata dai Consiglieri Porchietto Berutti, Graglia, Pichetto Fratin, Sozzani e Vignale.
La maggioranza ha chiesto una sospensione di un quarto d'ora.
Siamo pregati tutti di recarci nella Sala A.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 17.58, riprende alle ore 18.36)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Comunico che la mozione n. 248 inerente a "Calendario scolastico per l'anno 2015/2016", presentata dai Consiglieri Porchietto, Berutti, Graglia Pichetto Fratin, Sozzani e Vignale, viene sospesa, con l'impegno da parte dell'Assessore di incontrare le associazioni di rappresentanza e cercare di capire se esistono punti di equilibrio.
Ribadisco che la mozione è solo sospesa e non ritirata.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Esame ordine del giorno n. 218 presentato dai Consiglieri Giaccone Allemano, Barazzotto, Baricco, Caputo, Conticelli, Gallo, Grimaldi e Motta inerente a "Adesione al progetto 'Una scelta in comune' per esprimere le proprie volontà in tema di donazione di organi"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 218, avente ad oggetto "Adesione al progetto 'Una scelta in comune' per esprimere le proprie volontà in tema di donazione di organi", presentato dai Consiglieri Giaccone, Allemano, Barazzotto, Baricco, Caputo, Conticelli, Gallo Grimaldi e Motta, di cui al punto 10) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Giaccone per l'illustrazione.



GIACCONE Mario

L'ordine del giorno parte dal presupposto che la scelta di donare organi o tessuti sia un atto di solidarietà e segno di civiltà e di rispetto della vita. Tale gesto consente di allungare la durata e la qualità della vita di molti malati, tuttavia rimane altrettanto evidente che la criticità sia la disponibilità di organi utilizzabili.
Considerato che la legge 1° aprile 1999, n. 91 prevede l'informatizzazione delle volontà dei cittadini all'interno del Sistema Informativo Trapianti SIT (già esistente) e che la legge 30 dicembre 2009 n. 194, coordinato con la legge di conversione 26 febbraio 2010, n. 25 (cosiddetto "Mille proroghe"), stabilisce che la carta d'identità possa essere il documento nel quale registrare la dichiarazione di volontà a donare i propri organi - quindi, sono tutte pratiche e prassi già previste all'interno della legge - si fa notare che incoraggiare l'abbinamento di tale dichiarazione al momento del rilascio e al rinnovo della carta d'identità consentirebbe di ampliare notevolmente il bacino da cui attingere, implementando esponenzialmente il numero delle dichiarazioni favorevoli e, sostanzialmente, rendendo molto più efficace una volontà diffusa.
Il problema si pone in relazione al momento in cui viene richiesta la disponibilità a donare gli organi, che nella maggior parte dei casi riguarda una situazione di particolare difficoltà e tristezza dei familiari della persona coinvolta, mentre qui il desiderio è quello di permettere al cittadino, nel momento in cui ritira o rinnova la carta d'identità, di dichiarare la sua intenzione già all'origine.
Considerato che il Coordinamento regionale delle donazioni e dei prelievi di organi ha avviato il progetto "Una scelta in comune" proprio nell'ottica di cui dicevo, la mozione chiede alla Giunta di farsi parte attiva nella promozione del progetto, divulgando presso i Comuni della regione Piemonte tale iniziativa, con tutti i mezzi a disposizione incoraggiandoli ad avviarlo nel più breve tempo possibile.
Concludo dicendo che nei centri nei quali l'iniziativa è già stata avviata le percentuali di intenzioni favorevoli e di persone che hanno aderito passa dal dieci al 60-70%, con un'evidente implementazione del numero dei potenziali organi disponibili.
Questo è il senso della volontà contenuta all'interno dell'ordine del giorno. Grazie.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RUFFINO



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Giaccone, per la presentazione.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Batzella; ne ha facoltà.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Intervengo a nome del Gruppo Movimento 5 Stelle: noi voteremo a favore di questa mozione, perché è un tema molto sentito anche da parte nostra.
Volevo soltanto ribadire il concetto: in Italia, purtroppo, si parla poco di donazione di organi, dovrebbe essere molto più pubblicizzata, ci dovrebbe essere una maggiore sensibilizzazione, anche attraverso campagne di informazione. Credo che la Regione Piemonte possa mettere in atto campagne di informazione attraverso volantinaggi e informazioni semplici ai cittadini.
Ricordo che le liste di attesa per i trapianti sono ancora molto lunghe, quindi c'è la necessità di pubblicizzare e sensibilizzare al meglio affinché avvenga la donazione di organi e che tutte le persone in lista d'attesa possano avere la possibilità di ricevere l'organo necessario per la sopravvivenza umana. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Batzella.
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, indìco la votazione sull'ordine del giorno n. 218, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Viabilità

Esame ordine del giorno n. 244 presentato dai Consiglieri Porchietto Berutti, Graglia, Pichetto Fratin e Vignale, inerente a "Realizzazione della Variante alla ex S.S. 460"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'ordine del giorno n. 244, avente ad oggetto "Realizzazione della Variante alla ex S.S. 460", presentato dai Consiglieri Porchietto Berutti, Graglia, Pichetto Fratin e Vignale, di cui al punto 11) all'o.d.g.
La parola alla Consigliera Porchietto per l'illustrazione.



PORCHIETTO Claudia

Grazie, Presidente.
In realtà, questo è un tema che era già stato dibattuto nella precedente legislatura. Tra le altre cose, era stato presentato un ordine del giorno (condiviso dal Consigliere Davide Gariglio e anche dall'allora Consigliere Alberto Goffi) in merito ad un tema molto delicato non soltanto perché riguardava un'infrastruttura necessaria per una parte significativa del Canavese, ma rappresentava un segnale di attenzione rispetto ad un'area che, ancora oggi, vede un transito significativo, fortunatamente, di mezzi di trasporto pesanti, in funzione di alcune delle aree industriali che trainano l'economia sia del Canavese che piemontese.
In particolare, quando parliamo della Variante alla ex S.S. 460 ci riferiamo ad un tratto che ancora adesso attraversa alcuni Comuni e che le Amministrazioni avevano già chiesto all'allora Provincia di Torino di inserire come intervento infrastrutturale e strategico. Lo dico guardando tra le altre cose l'ex Presidente della Provincia di Torino, l'Assessore Saitta, che aveva seguito con particolare attenzione questa iniziativa.
Siamo stati un po' sorpresi non tanto per le scelte compiute a livello regionale e a livello nazionale, ma dal documento - mi permetto di dire un po' infelice - redatto dalla Provincia di Torino, in cui questo tratto di strada veniva in qualche modo non dico non classificato come strategico, ma forse non era ben evidenziato che non era soltanto un tratto che collegava parte del Canavese a Ceresole Reale, bensì un tratto di strada che aveva una sua importanza non solo per il traffico su gomma, ma anche proprio per l'economia.
Dopodiché, come anche ricorda il mio Capogruppo, una serie di interventi legati comunque alla disponibilità di risorse e anche alla riconsiderazione di risorse - ricordo che il costo di questa opera è di circa 22 milioni, per quanto riguarda la Variante alla ex S.S. 460, e nel frattempo le autorizzazioni sono anche scadute - non ne hanno permesso l'avvio, anche perché all'interno del Piano provinciale non è stata ritenuta un'opera strategica.
Nel 2013, la Giunta regionale decise di chiedere al Governo di inserire nell'allora decreto del "Fare" alcuni progetti cantierabili, tra cui anche oltre alla variante di Galliate e al Passante di Torino, questo pezzo di intervento, con il recupero di 80 milioni dei FAS. Questi 80 milioni non sono stati recuperati per una serie di motivi, né con il decreto del "Fare" né con il decreto "Sblocca Italia".
Quello che noi chiediamo attraverso questo ordine del giorno è che il Consiglio impegni la Giunta ad assegnare ad SCR Piemonte la realizzazione di questa variante, stante che è un progetto assolutamente cantierabile, e a richiedere e valutare oggi - anche se in questo frangente sappiamo che sul Ministero delle Infrastrutture c'è qualche difficoltà, che auspichiamo risolvibile molto velocemente -, nell'ipotesi che si possa riproporre comunque un decreto del "Fare" o un decreto "Sblocca Italia", l'inserimento di questa variante tra le opere da finanziare, essendo immediatamente cantierabile rispetto ad altri interventi la cui cantierabilità non è invece così immediata.
Non è soltanto un intervento che si ritiene necessario venga fatto, per fare sì che migliori una rete viaria che oggi è chiaramente vetusta, in particolare nel Canavese ma non soltanto; ma perché c'è una condizione economica di quelle aree - in particolare ricordo l'area dello stampaggio a caldo nella zona di Salassa e Busano - che richiede un'attenzione che, se non può essere legata ad interventi di natura economica a sostegno degli investimenti delle imprese, quanto meno invece si concentri sulla rete stradale, che da sempre è segnalata come criticità anche dai Comuni che fanno parte di quest'area e dalle associazioni (come ad esempio ASCO, che rappresenta sia i Comuni sia le imprese e le loro rappresentanze di quella zona). Quella zona costituisce infatti, come dicevo, una delle poche realtà che ancora rappresentano, grazie ad una manifattura legata in particolare al metalmeccanico pesante, il Piemonte produttivo.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Porchietto.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Gariglio; ne ha facoltà.



GARIGLIO Davide

Grazie.
Chiedo scusa se infliggo ai Consiglieri un mio intervento a quest'ora ma la collega Porchietto mi ha stimolato. Come si ricorderanno i colleghi della passata legislatura, infatti, abbiamo avuto molte volte occasione di parlare di questa strada.
Vi cito una frase importante, tra virgolette: "'Dopo tanti anni di vane attese, finalmente la variante alla SP 460 potrà diventare realtà. E' un intervento strategico, al quale verranno assegnati 22 milioni di euro tratti dai Fondi FAS, dopo la stipula di un'apposita convenzione con Provincia ed SCR.'. L'Assessore regionale ai trasporti Barbara Bonino ha annunciato oggi a Lombardore lo stanziamento delle risorse per la realizzazione del primo lotto Lombardore-Front della variante alla SP 460: 'Dopo anni di vane attese e rinvii, finalmente quest'intervento strategico per il Canavese occidentale potrà diventare realtà - ha spiegato. Fino ad ora l'iter dell'opera è stato bloccato dalla mancanza di fondi disponibili per avviare i lavori - "si capisce!" - e ora, pur in un momento di grande difficoltà economica, possiamo annunciare di aver trovato la soluzione sotto forma di una convenzione che la Regione stipulerà quanto prima con la Provincia ed SCR, tramite la quale potremo sbloccare i 22 milioni di euro dei Fondi FAS sufficienti per la realizzazione della variante. Si tratta della prima volta che questo tipo di risorse vengono impiegate per interventi di viabilità, ma abbiamo optato per questa soluzione per ovviare alla scarsità di fondi a disposizione della Regione'."' E via dicendo: Barbara Bonino, 4 giugno 2012.
Siccome a quell'epoca noi avevamo dato, come Gruppo di opposizione del PD, indicazione di essere assolutamente a favore dell'opera che ovviamente serve a quelle comunità, ma avevamo espresso delle perplessità circa la volontà della Giunta Cota di volerla finanziare, vediamo oggi con piacere che due dei più importanti, autorevoli e anche da noi apprezzati Assessori regionali di quella maggioranza vogliono rimediare al peccato originale di un annuncio non seguito da fatti.
Pertanto, se a tre anni di distanza i colleghi Porchietto e Pichetto Fratin vogliono porre rimedio a quell'annuncio a cui non hanno dato seguito in passato - fare come fa il campione di calcio che, quando la perde, poi torna sulla palla per recuperarla - noi non possiamo fare altro che apprezzare questo ripensamento e l'onestà intellettuale sottesa e dire che entusiasticamente, voteremo a favore; con l'unica titubanza che, poich oggi siamo in un mondo estremamente diverso da quello di quasi tre anni fa abbiamo qualche dubbio che questa Giunta regionale possa sollecitamente trovare le risorse per finanziare quest'opera.
Siamo comunque assolutamente d'accordo a che la Giunta regionale si rechi al Ministero dei Trasporti affinché, nei prossimi finanziamenti di opere pubbliche, la variante della SP 460 sia inserita tra quelle da finanziare.
Facciamo solo sommessamente rilevare ai proponenti che ci pare incongruo il primo punto dell'impegnativa, laddove dicono di assegnare ad SCR Piemonte la realizzazione della variante della SP 460, provvedendo a finanziare la stessa con gli eventuali ribassi d'asta della "Rebaudengo Grosseto" perché, in base alla normativa degli appalti, i ribassi d'asta non possono essere impegnati fino al completamente dell'opera. Sapete che ogni tanto capita alle nostre opere pubbliche di avere un incremento di costo, quindi l'incremento di costo e le eventuali varianti devono essere finanziati dai ribassi.
Dunque, o troviamo qualche amico al Ministero dei Trasporti che ci risolva il problema - ma in questo momento non è forse opportuno ricorrere a questa via - oppure proporrei ai presentatori dell'ordine del giorno di emendare il primo punto. In caso non lo facessero, noi lo voteremmo comunque, però con questa postilla che metta in evidenza che c'è una norma che di per sé ci pare un po' contra legem. E quindi sicuramente la Giunta regionale avrà cura di non muoversi, se non nel rispetto pieno delle norme di legge.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Gariglio.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Pichetto; ne ha facoltà.



PICHETTO FRATIN Gilberto

Sono stato stimolato dal brillante intervento del collega Gariglio.
Io non so da quale fonte sia tratta questa dichiarazione del 4 giugno 2012.
GARIGLIO Davide (fuori microfono) Era "Piemonte informa".



PICHETTO FRATIN Gilberto

Ah, era "Piemonte informa". Può darsi poi che l'opera fosse anche inserita nel piano dei FAS: può ben essere che il 4 giugno del 2012 fosse inserita in quella programmazione.



(Commenti del Consigliere Gariglio)



PICHETTO FRATIN Gilberto

Può anche darsi: d'accordo con Saitta, peraltro. Quindi facciamo che dire come stanno le cose, via.
Ciò che non era progettualmente pronto lo slittammo e credo non ci sia da vergognarsi nell'assumersi anche la responsabilità di scelte che non sono negative, perché tanto non si potevano fare.
Quello che vorrei ricordare della variante 460, invece, è che nell'accordo con il Governo Letta, dove ci fu peraltro una compartecipazione della Provincia e dove coinvolgemmo anche i parlamentari dei vari territori, ci fu un'intesa sul piano delle opere che riguardavano il Piemonte, che prevedeva che sul fondo recuperi che ogni anno è disponibile al Ministero delle Infrastrutture - e chiedo davvero alla Giunta di tenerlo presente, perché credo sia uno strumento che questa Giunta deve utilizzare - e che viene attivato normalmente verso la metà di ottobre (adesso credo che la struttura tecnica di missione abbia "qualche problema", in questi giorni, ma siamo solo al mese di marzo e quindi per ottobre qualche soluzione la si troverà), andassero nell'ordine, a favore del Piemonte, i 21-22 milioni della variante 460; nel contempo naturalmente, doveva andare avanti la fase di predisposizione degli studi di fattibilità e così via. Ed è quella che in un secondo tempo doveva essere, se ricordo bene, la Novara-Malpensa.
Ho letto dai giornali che il Presidente Chiamparino se n'è rioccupato tempo fa, quindi non so a che punto sia.
In proposito, c'era un impegno espresso dal Governo, che peraltro risulta anche in documenti parlamentari e sottoscritto anche con l'allora ed attuale Ministro della Comunicazione, Lupi.
Questo è un impegno che la Regione deve pretendere dal Governo della Repubblica Italiana, quindi l'ordine del giorno, al di là del fatto tecnico sul comma inerente al fatto di utilizzare il recupero o le differenze di tutto ciò, è ad ausilio della Giunta. Certamente mette in evidenza nell'elenco una delle opere che questo territorio regionale ha indicato unanimemente. Quindi, non c'è una richiesta di appartenenza, al di là dei comunicati stampa del passato, su questa questione.
Può ben darsi che ci fossero i FAS, ma vorrei ricordare che i FAS sono stati tagliati andando avanti negli anni, in parte per incapacità a spendere - diciamola tutta - e, in parte, perché tagliati dal Governo.
L'abbiamo visto anche recentemente: sono stati tolti i 120 milioni della Pedemontana. Io lo posso politicamente imputare al Presidente Chiamparino, ma di fatto c'è anche un taglio nazionale. Voglio fare gli scongiuri, ma non voglio fare "gestacci" in questa sede che è una sede istituzionale, ma spero proprio che non vengano più tagliati, perché se questa Regione avesse ulteriori tagli dei FAS, sarebbe veramente un danno generale. In tal caso, non me la sentirei neanche di incolpare la Giunta regionale.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Valetti; ne ha facoltà.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Premetto che noi siamo generalmente favorevoli alle opere che sono sentite dal territorio e che vanno a risolvere dei particolari nodi, in particolare quando si tratta di sicurezza stradale e favorire le condizioni trasportistiche e ambientali di una certa zona, soprattutto quando questo è limitato ad interventi minimi necessari per il contenimento dell'asfalto e del cemento.
In questo caso possiamo notare che in questo documento è poco realistica la proposizione del finanziamento, perché si basa su delle ipotesi - come quella ribadita dal Capogruppo Gariglio - di prendere una parte del ribasso d'asta di corso Grosseto, che è completamente irrealistico.
Inoltre riteniamo molto improbabile, se non impossibile, una riproposizione dei decreti legge del "Fare" o simili, a breve distanza dagli stanziamenti appena effettuati.
Sulla questione dei fondi FAS ribadiamo la posizione che abbiamo tenuto sulla questione di corso Grosseto, ovvero l'opposizione al finanziamento sia nel metodo sia nel merito, perché non eravamo d'accordo sull'opera.
In questo caso, come Consiglio regionale dobbiamo anche capire quali sono le priorità. Abbiamo già detto che i fondi FAS in questo momento devono essere dedicati prioritariamente al dissesto idrogeologico, perché è un problema urgente e cogente che non può aspettare.
Pertanto, malgrado le opere sul territorio ci vedano generalmente favorevoli, in questo caso non possiamo prendere parte alla votazione di questo ordine del giorno, perché secondo noi non fornisce una soluzione concreta, ma è più che altro una marchetta. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Valetti.
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, indìco la votazione sull'ordine del giorno n. 244, come modificato, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19.01)



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