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Dettaglio seduta n.54 del 17/03/15 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS



(I lavori iniziano alle ore 09.43 con l'esame del punto all'o.d.g. inerente a "Svolgimento interrogazioni e interpellanze")


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 280 presentata dal Consigliere Bertola, inerente a "Bosco Marengo (AL).Ritrovamento fusti nucleari interrati, risultati delle analisi e considerazioni della Giunta"


PRESIDENTE

Buongiorno, colleghi.
Iniziamo i lavori del sindacato ispettivo proponendo l'esame dell'interrogazione indifferibile e urgente n. 280 presentata dal Consigliere Bertola, inerente a "Bosco Marengo (AL). Ritrovamento fusti nucleari interrati, risultati delle analisi e considerazioni della Giunta".
La parola al Consigliere Bertola, per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Il 28 agosto 2014 sono stati ritrovati, nell'area di proprietà della Sogin, a Bosco Marengo, cinque fusti interrati a circa 80 centimetri di profondità. Sono stati informati gli organi competenti - ARPA e ASL - che hanno provveduto a fare i rilievi e le relative analisi.
Il 22 settembre l'ARPA ha pubblicato sul suo sito una relazione, nella quale si ritengono necessari approfondimenti delle indagini, avendo rilevato la presenza di cesio 137.
Nel frattempo, la Sogin ha effettuato indagini geofisiche sull'area di sua proprietà; indagini che hanno accertato la presenza diffusa di materiali interrati nel sottosuolo.
Su La Stampa del 6 dicembre leggiamo che la Sogin afferma che i cinque bidoni erano riconducibili alle pregresse attività nucleari svolte nell'impianto.
A settembre 2014 l'ISPRA ha effettuato un'ispezione straordinaria presso l'impianto di fabbricazione combustibile nucleare di Bosco Marengo.
Nel comunicato stampa successivo ha spiegato che nel corso dell'ispezione è stata rilevata la presenza di fusti metallici ed altri materiali interrati riconducibili alle pregresse attività dell'impianto.
Nel momento in cui avevamo presentato l'interrogazione, a quanto risultava erano in corso analisi di tipo chimico in merito al materiale.
Sempre alla data dell'interrogazione si attendeva un piano di intervento che l'ISPRA aveva richiesto a Sogin.
Per questi motivi, vogliamo conoscere i risultati delle analisi condotte da Sogin e delle analisi indipendenti condotte dall'ARPA. Vogliamo altresì conoscere lo stato di fatto del piano operativo per la rimozione del materiale rinvenuto e la sua successiva gestione. Vogliamo infine sapere se l'ISPRA, nel documento "Relazione tecnica sull'istanza di modifica della localizzazione delle attività di trattamento e condizionamento dei rifiuti nell'ambito dell'autorizzazione delle operazioni di disattivazione", trasmesso agli enti per il parere, ha rilevato criticità importanti. Ancora, se la Giunta intende mettere in atto tutto quello che è necessario per la pianificazione di emergenza provinciale per il trasporto di materiale radioattivo, e se la Giunta intende dare comunicazione ai territori dei passaggi dei fusti radioattivi sia verso terzi, sia al ritorno da terzi, verso l'impianto di Bosco Marengo. Grazie.



PRESIDENTE

Risponde l'Assessore Valmaggia; ne ha facoltà.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'ambiente

Grazie, Presidente.
In merito alle richieste del Presidente Bertola, ricordo che sono state fatte dalla Sogin misure radiometriche in campo il 28 agosto 2014, dalle cui analisi si sono evidenziati valori dello stesso ordine di grandezza del fondo naturale ambientale.
Il 2 settembre 2014 sono stati prelevati cinque campioni di terreno e le misure eseguite sui parametri ambientali hanno mostrato valori rientranti nei limiti previsti dall'allegato 5 del decreto legislativo 152/2006 per i terreni a destinazione industriale.
Infine, per valutare la presenza di altri materiali nel sottosuolo, sia metallici che di altra natura, Sogin ha commissionato indagini geofisiche che sono state condotte (con metodi elettromagnetico e magnetico) su circa due ettari di terreno circostante l'area dei ritrovamenti.
Alcune anomalie presenti all'interno delle aree indagate presentano disposizioni e strutture alquanto continue e regolari, che sono verosimilmente correlate alla presenza di manufatti posizionati in modo ordinato nel sottosuolo.
Tali manufatti risultano essere individuati fino a cinque metri di profondità massima nel sottosuolo rispetto al piano di campagna. Le anomalie appaiono diffuse e variamente distribuite su tutto l'appezzamento di terreno dell'area di rispetto posta a nord-ovest del sito.
Il 9 settembre Sogin ha iniziato le indagini tecniche per determinare la presenza di materiale su tutta l'area e per definire l'estensione del terreno interessato.
In relazione ai risultati delle analisi indipendenti condotte da ARPA sono reperibili sul sito web dell'agenzia e quindi sono a disposizione di chi volesse consultarle.
Vengo alle risposte sullo stato di fatto del Piano operativo.
Nel piano operativo Sogin descrive nel dettaglio le attività da intraprendersi e le metodologie operative da adottarsi per addivenire alla completa bonifica del terreno e al pieno ripristino dell'area. Nel documento sono descritte, inoltre, le attività di gestione e di trattamento dei materiali che verranno rinvenuti nelle operazioni di scavo.
In merito alla seconda domanda posta nell'interrogazione, si fa presente che l'ISPRA, nel citato documento, non ravvisa criticità importanti ed esprime parere favorevole con prescrizioni alla modifica della localizzazione delle attività di trattamento e condizionamento dei rifiuti radioattivi. Questi verranno trasportati su gomma presso terzi impianto Nucleco di Casaccia (RM) - e pertanto in Piemonte sarà interessata la Provincia di Alessandria, che è dotata di Piano di emergenza provinciale per il trasporto del materiale radioattivo, approvato il 23 maggio 2012.
Infine, si evidenzia che la normativa vigente stabilisce che i trasportatori autorizzati devono avere l'obbligo soltanto di comunicazione preventiva per specifiche tipologie di trasporto di materiale nucleare e fissile, solo al Prefetto, al Comando provinciale dei Vigili del Fuoco e all'Azienda Sanitaria Locale dei luoghi di partenza e di destinazione del trasporto.
Poiché in ogni caso la Regione non è destinataria di tale comunicazione preventiva, non è nelle condizioni di poter comunicare le date dei trasporti. Grazie.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 302 presentata dai Consiglieri Ruffino, Benvenuto, Berutti, Graglia, Pichetto Fratin Porchietto, Sozzani e Vignale, inerente a "Contributi economici per il mantenimento a domicilio di persone anziane e disabili"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 302.
La parola alla Vicepresidente Ruffino in qualità di Consigliera per l'illustrazione.



RUFFINO Daniela

Grazie, Presidente.
Parto dal presupposto che nel 2014 la Regione ha impegnato 45 milioni di risorse regionali e quasi 30 milioni di risorse provenienti dal Fondo nazionale per la non autosufficienza proprio per il mantenimento degli anziani a domicilio attraverso i contributi economici.
Sappiamo che la precedente Amministrazione aveva avviato un serrato confronto col Ministero della Salute e le Regioni ai tavoli del Patto per la Salute per ridefinire i livelli essenziali di assistenza e anche per superare le indicazioni del DPCM 2001 in materia di servizi nell'area socio sanitaria integrata.
Come si evince dal riparto, notiamo 30 milioni di euro dati alla Città di Torino e quindi la creazione di uno squilibrio non indifferente nell'accesso alle risorse; squilibrio che, ovviamente, va a danno dei cittadini che vivono nelle aree disagiate come quelle montane. Ad oggi, non è dato sapere come queste risorse siano state spese e quindi quanti cittadini siano stati presi in carico. L'attuale Giunta ha lanciato sui mass media ai vari incontri dei messaggi allarmanti sui tagli e ancora di più nella settimana passata, e questi messaggi chiaramente preoccupano.
Sappiamo che a fine gennaio il Ministero della Salute ha effettuato un lancio giornalistico sui nuovi LEA, ma ad oggi sembrano non esserci novità su queste prestazioni socio-sanitarie. Ancora il 29 gennaio il TAR Piemonte ha annullato gli atti amministrativi che consentivano il taglio delle risorse per la non autosufficienza agli enti gestori, creando, anche in questo caso, un vuoto normativo molto pericoloso per l'erogazione dei servizi domiciliari a cittadini che, ovviamente - ed è evidente - sono - e lo ribadisco - in particolare difficoltà.
Aumenta, quindi, la preoccupazione per il mantenimento dei servizi domiciliari per anziani e disabili, pertanto chiediamo: come sono state distribuite le risorse nel 2014 sul territorio regionale, quanti cittadini anziani e disabili sono stati presi in carico dai servizi domiciliari quali sono le risorse regionali e statali che la Giunta intende mettere a disposizione nel bilancio 2015 per il mantenimento a domicilio dei soggetti. Questo aspetto è particolarmente importante e molto probabilmente genera anche un risparmio, liberando posti nelle strutture.
Inoltre, chiediamo come la Giunta intenda proporre un nuovo criterio di riparto delle risorse in modo omogeneo sui territori, per non creare differenze insopportabili tra il territorio metropolitano e le aree periferiche della provincia di Torino.
Chiediamo, ancora, quali sono le azioni che il Presidente Chiamparino in qualità di Presidente della Conferenza delle Regioni - e l'Assessore Saitta hanno messo in atto ai tavoli del Ministero della Salute per la revisione dei LEA socio-sanitari, affinché sia chiaro una volta per tutte se i servizi degli assistenti familiari sono una competenza della sanità come le associazioni di difesa dei diritti degli assistiti sostengono, o una prestazione sociale, peraltro sostenuta da un fondo nazionale per la non autosufficienza, che - ci pare - l'attuale Governo continua a sottostimare.
Chiediamo infine - e concludo - quali sono le azioni che l'Assessore Saitta intende mettere in atto a seguito della sentenza del TAR n. 156 del 2015, per garantire il prosieguo delle attività domiciliari già in corso e poter rassicurare più di 15.000 piemontesi sul mantenimento degli attuali servizi. Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore ai livelli essenziali di assistenza

La risposta a tutte le domande poste richiederebbe più tempo di quello che viene garantito dal Regolamento, ma provo a sintetizzare.
Innanzitutto, parto da un'informazione di carattere più politico relativamente ai nuovi LEA (si faceva riferimento ad un'informazione giornalistica).
Circa un mese fa, siamo stati chiamati, come Regioni, presso il Ministero della Salute. Il Ministro Lorenzin ci ha presentato, insieme ai suoi tecnici, un'ipotesi, una proposta di rivisitazione dei nuovi LEA e l'aggiunta di nuovi livelli essenziali di assistenza. Abbiamo trovato, in quella proposta, un'apertura, rispetto all'impegno, per la parte non coperta normalmente nella misura sufficiente.
Si è aperta una discussione tra le Regioni e il Governo relativamente al finanziamento dei nuovi LEA. Il Ministro Lorenzin ritiene che i nuovi LEA, che complessivamente noi condividiamo (alcuni, penso alle cure termali, tanto per intenderci, sono stati tolti; altri sono stati giustamente aggiunti), avranno un valore di circa 500 milioni di euro. La valutazione effettuata dalle Regioni è di una cifra superiore, per cui stiamo svolgendo un'analisi puntuale per riaprire il confronto nel prossimo mese (dopo Pasqua). La nostra valutazione è di una spesa aggiuntiva all'incirca di un miliardo.
E' evidente che, sulla questione dei nuovi LEA, le Regioni sono favorevoli all'introduzione di nuovi livelli essenziali di assistenza più adeguati ai cambiamenti ed alle nuove domande, ma è chiaro che sarà necessario un impegno da parte del Governo, altrimenti il problema verrà scaricato - come potete immaginare - sulle Regioni.
Per quanto riguarda le questioni relative alle risorse, posso fornire un appunto completo, ma, relativamente al tema politico più delicato (la sentenza del TAR), posso dire che innanzitutto abbiamo assunto la decisione di continuare a pagare, per quanto riguarda la parte domiciliare attraverso anticipazioni da parte delle ASL. Questo è stato deciso sia per l'ASL TO3 che per l'ASL TO1 e TO2. Abbiamo convocato tutti i Direttori e detto loro di continuare a effettuare i pagamenti.
La sentenza del TAR Piemonte introduce elementi importanti per quanto riguarda le decisioni che dobbiamo assumere, perché il TAR ritiene che tutta la partita degli extra LEA vada finanziata con il Fondo sanitario.
Contemporaneamente, occorre sapere che, per le materie che hanno una certa somiglianza, il Consiglio di Stato - sempre per quanto riguarda il Piemonte - si è espresso con un'opinione diversa.
Deve essere tenuto presente, da parte del Consiglio, che l'opinione del Ministero della Salute e del Ministero dell'Economia, in merito alla sentenza del TAR, è un'opinione non favorevole. I pareri del Consiglio di Stato su questioni di una certa somiglianza dicono sostanzialmente: "Sì, è tutto vero, i diritti vanno garantiti, ma non si può non tenere conto del bilancio e della situazione economica".
Noi condividiamo (l'abbiamo sempre detto) il fatto che gli extra LEA abbiano caratteristiche tali per cui devono essere considerati livelli essenziali di assistenza a tutti gli effetti.
Stiamo cercando di impedire che il Ministero della Salute possa impugnare la sentenza del TAR al Consiglio di Stato, seppure avrebbe anche ragione per farlo, perché è il principio generale sul quale è impostato tutto il meccanismo del Commissariamento e dei Piani di rientro. Stiamo cercando di dimostrare, attraverso i dati, che il Piemonte, per quanto riguarda l'assistenza domiciliare, potrebbe stare nei fondi sanitari a tutti gli effetti. Pertanto, condividiamo quell'impianto, perché se non ci fosse l'assegno di cura domiciliare, l'alternativa potrebbe essere la RSA che sarebbe ancora più costosa.
Di conseguenza, dal punto di vista economico, c'è un vantaggio: farsi carico di tutti gli extra LEA. Sostanzialmente l'impostazione è questa.
Come ho detto, è aperto un confronto con il Ministero della Salute e il Ministero dell'Economia e delle Finanze, per dare applicazione alla sentenza del TAR Piemonte. E' chiaro che noi aggiungeremo motivazioni di carattere economico che rafforzino il senso di questa proposta anche dal punto di vista economico. Questo è l'impegno.
In ogni caso, per quanto riguarda la fase transitoria, è garantito che si continuerà con le modalità antiche, quindi le ASL continueranno ad anticipare gli assegni di cura.
In merito alle cifre precise, sono a disposizione.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti atmosferici ed acustici

Interrogazione n. 279 presentata dai Consiglieri Valetti, Andrissi e Bertola, inerente a "Quali provvedimenti regionali in seguito alla nuova classificazione delle emissioni dei motori diesel ad 'Agente cancerogeno per gli umani di gruppo 1' da parte dell'Organizzazione Mondiale della Sanità"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione n. 279; non è prevista l'illustrazione, ma la risposta dell'Assessore Valmaggia, cui seguirà la replica dell'interrogante.
La parola all'Assessore Valmaggia per la risposta.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'ambiente

Grazie, Presidente.
La situazione.



PRESIDENTE

Scusi, Assessore.
Colleghi, vi invito a non parlare, perché la voce e il mormorio vengono amplificati. Vi chiedo scusa: mettiamo nelle condizioni, non solo l'Assessore Valmaggia di parlare adesso, ma anche il Presidente, oggi, di essere tranquillo e sereno nella gestione dell'Aula, e il riverbero positivo scenderà su di voi! Prego, Assessore.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'ambiente

Grazie, Presidente.
La situazione riportata nelle premesse dell'interrogazione è ben nota alla Regione Piemonte, che, come le altre Regioni del bacino padano presenta ancora numerosi superamenti dei limiti di qualità dell'aria dovuti sia ad immissioni dirette di polveri in atmosfera sia alle cosiddette "polveri secondarie", cui contribuiscono pesantemente le emissioni di ossidi di azoto delle motorizzazioni diesel).
L'introduzione dei filtri anti-particolato, incentivata per quanto riguarda il trasporto pubblico locale, ha ridotto moltissimo negli scorsi anni i livelli di particolato fine emessi dalle vetture diesel, anche se non ancora a sufficienza per rientrare nei limiti stabiliti dalle norme dell'Unione Europea.
Anche a livello comunitario, la Regione (attraverso il gruppo di regioni europee AIR) ha più volte segnalato sia alla Commissione che al Parlamento europeo che esiste una palese discrasia tra i benefici emissivi del diesel (che comporta una minore emissione di CO2) e i suoi problemi emissivi (maggiori ossidi di azoto e PM2,5).
Veniamo al parco auto e alle operazioni compiute dalla Regione, che è attiva su vari fronti.
Il primo intervento in corso di realizzazione è un bando significativo per l'acquisto di bus elettrici destinati al trasporto pubblico locale.
Sono stati stanziati 13,5 milioni di euro trasferiti dal Ministero dell'Ambiente. A tale scopo, è stato pubblicato il bando. Sono stati presentati 24 progetti. Il bando prevede un cofinanziamento regionale all'acquisto dei mezzi pari al 90% del costo del mezzo, con un massimo di 400 mila euro cadauno.
L'intervento, oltre a ridurre le emissioni, ha anche una forte valenza simbolica, perché si vorrebbe avvicinare la gente comune al mezzo elettrico, che viene considerato come lo strumento migliore nel prossimo futuro, il vero salto di qualità per una mobilità sostenibile.
La Regione ha inoltre presentato a settembre 2013 tre progetti al Ministero dei Trasporti per il finanziamento di reti di ricariche elettriche ed è di pochi giorni fa la conferma del finanziamento del primo dei tre.
Oltre a queste due iniziative, seguite con grande attenzione sia dal Ministero dell'Ambiente che dalle altre Regioni, è stato costituito un tavolo interdirezionale per la mobilità elettrica e la smart mobility, che sta lavorando al piano regionale per la ricarica dei veicoli elettrici; un gruppo di lavoro per lo studio dei carburanti a basse emissioni segue vari progetti legati allo sviluppo della trasformazione dei mezzi di trasporto pubblico e di trasporto merci da diesel a gas naturale liquefatto e a gas naturale compresso.
La Regione Piemonte con l'attuazione del Piano autobus ha praticamente sostituito circa 610 mezzi con investimenti per complessivi 106 milioni di euro, con contributi nella misura del 60%, per una spesa regionale complessiva di circa 64 milioni, così da sostituire gli autobus omologati fino all'euro zero e portarli in classe almeno euro 5.
Nel mese di settembre 2014, sempre in riferimento ai mezzi del trasporto pubblico locale regionale, è stato completato l'inserimento di filtri anti-particolato con omologazione euro 2. Questa operazione, che è stata coordinata da GTT per tutte le aziende TPL piemontesi, è costata poco meno di sette milioni di euro ed è stata finanziata al 60% dalla Regione e al 40% dal Ministero dell'ambiente.
Proprio in questi giorni, nell'ambito dell'attività istruttoria finalizzata alla predisposizione di un nuovo piano di investimenti per il rinnovo del parco dedicato ai servizi di trasporto pubblico locale, è in corso un aggiornamento della banca dati degli autobus con motorizzazione omologata fino alla classe ambientale euro 2. L'obiettivo è quello di un programma pluriennale, inizialmente finanziato con circa 18,5 milioni di euro, per la sostituzione dei mezzi più inquinanti.
Rispetto all'ultima domanda, si sottolinea che la Regione, sin dall'approvazione del Piano Aria, aveva previsto una serie di misure per la limitazione della circolazione dei veicoli diesel nei centri urbani superiori ai 20 mila abitanti e la limitazione alla circolazione dei veicoli diesel con omologazioni fino all'euro 2 e benzina con omologazione fino all'euro 1, dal lunedì al venerdì, dalle ore 8 alle ore 19, a Torino e nei comuni limitrofi.
Nonostante le maggiori limitazioni ai mezzi diesel, non si è comunque riusciti a disincentivarne la diffusione, favorita comunque da un minore costo del carburante e dalle migliori prestazione dei mezzi. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valetti per la replica.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Mi sembra che le azioni intraprese siano, per usare un eufemismo, poco incisive.
Nel testo della mia interrogazione ho fatto esempi concreti: la Francia, che notoriamente e storicamente è sostenitrice delle motorizzazioni diesel, giusto nel 2014 ha compiuto un grosso passo indietro, con l'obiettivo di eliminare totalmente i motori diesel - quindi non solo fino all'euro 2, ma totalmente - dalla città di Parigi, in quanto ormai è chiaro anche alla comunità scientifica che i filtri anti particolato e le motorizzazioni diesel recenti non eliminano il particolato ma lo commutato in particolato ultrafine.
Quindi, mi dispiace anche per i sette milioni che sono stati spesi per l'acquisto di filtri anti-particolato: ormai è noto che non servono praticamente a nulla, ma spostano il problema ad un livello non rilevabile dalle comuni centraline, in realtà lo aggravano.
Ci aspettiamo nei prossimi piani delle azioni altrettanto incisive perché, oltre a Parigi, abbiamo il problema della concentrazione di aria nella Pianura Padana e se non intraprendiamo azioni della stessa portata e incisività, secondo me, restano al limite della marginalità e dell'irrilevanza, di fatti in questi anni non è stato notato alcun contributo. Grazie.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la trattazione del sindacato ispettivo.



(Alle ore 10.21 il Presidente dichiara esaurita la trattazione del punto all'o.d.g. inerente a "Svolgimento interrogazioni e interpellanze")



(La seduta ha inizio alle ore 10.24)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Ordine del giorno n. 254 presentato dai Consiglieri Bono, Frediani, Bertola Mighetti, Andrissi, Batzella e Valetti, inerente a "Copertura delle borse di studio universitarie tramite risparmio nei contributi per i bandi a sostegno degli studenti delle scuole pubbliche e paritarie" (richiesta iscrizione all'o.d.g.)


PRESIDENTE

Do atto che l'o.d.g. è stato comunicato con la convocazione.
Chiedo se vi siano proposte di modifica.
Hanno chiesto la parola i Consiglieri Frediani e Ottria.
Prima di dare la parola alla collega Frediani, invito gentilmente i colleghi a titolo di cortesia - questo non vuole essere assolutamente un comando - non solo a silenziare i telefoni, ma anche ad abbassare i decibel della voce.
La parola alla Consigliera Frediani.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Chiediamo l'inserimento dell'ordine del giorno n. 251 recante "Copertura delle borse di studio universitarie tramite risparmio nei contributi per i bandi a sostegno degli studenti delle scuole pubbliche e paritarie", che stiamo per depositare.



(L'Assemblea, tacitamente, acconsente all'iscrizione all'o.d.g.)


Argomento: Uso delle acque (regimazione, usi plurimi)

Mozione n. 251 presentata dai Consiglieri Ottria, Ravetti, Corgnati Gariglio e Motta, inerente a "Attuazione del piano di tutela delle acque ed emanazione di norme di salvaguardia" (richiesta iscrizione all'o.d.g.)


PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ottria.



OTTRIA Domenico

Grazie, Presidente.
Chiedo che venga attratta al punto 16) dell'o.d.g. un atto di indirizzo depositato ieri, la mozione n. 251, avente ad oggetto "Attuazione del piano di tutela delle acque ed emanazione di norme di salvaguardia".



(L'Assemblea, tacitamente, acconsente all'iscrizione all'o.d.g.)



PRESIDENTE

Non essendovi ulteriori proposte di modifica, l'o.d.g. è approvato così come modificato.


Argomento:

Approvazione processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Approvazione processi verbali precedenti sedute", comunico che sono stati approvati i verbali del 24 febbraio 2015.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Balocco e Cerutti.


Argomento:

b) Processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Sono a disposizione e riproducibili, su richiesta, i processi verbali delle sedute del 26 febbraio 2015 e del 3 marzo 2015.


Argomento:

c) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

d) Variazione al bilancio di previsione per l'anno finanziario 2015: trasmissione deliberazioni della Giunta regionale


PRESIDENTE

La Giunta regionale, in data 26 febbraio 2015, ha trasmesso per comunicazione al Consiglio, in ottemperanza al comma 7 dell'articolo 24 della l.r. n. 7/2001 "Ordinamento contabile della Regione Piemonte", n. 9 deliberazioni del 26 gennaio 2015.
Gli allegate sono a disposizione presso l'Ufficio Aula.


Argomento:

e) Nomine e designazioni effettuate dalla Giunta e dal suo Presidente.


PRESIDENTE

Ai sensi dell'articolo 37 comma 2 bis dello Statuto, si dà atto che sono state trasmesse le informative da parte del Gabinetto della Presidenza della Giunta regionale in merito a due decreti di nomina della Presidenza della Giunta regionale e ad una deliberazione di nomina della Giunta regionale.
Gli allegati sono a disposizione presso l'Ufficio Aula.


Argomento: Servizi postali

Esame ordine del giorno n. 225 presentato dal Consigliere Marrone, inerente a "Scongiurare la chiusura o la riduzione di uffici postali in piccoli Comuni"


PRESIDENTE

Cominciamo i lavori con l'esame dell'ordine del giorno n. 225, avente ad oggetto "Scongiurare la chiusura o la riduzione di uffici postali in piccoli Comuni", presentato dal Consigliere Marrone, di al punto 3) all'o.d.g.
Nella seduta pomeridiana del 3 marzo 2015 la Consigliera Motta ha illustrato il suddetto atto di indirizzo. L'ordine del giorno è stato posto in votazione, ma la votazione è risultata non valida per mancanza del numero legale.
Riprendiamo pertanto da questo punto, per il quale invito i colleghi a prendere posto.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 225, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Difensore civico

Dibattito su relazione Difensore Civico - Anno 2014


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del "Dibattito su relazione del Difensore Civico Anno 2014", di cui al punto 4) all'o.d.g.
Invito l'avvocato Caputo ad entrare in aula.
Interrompiamo formalmente i lavori per dare spazio alla relazione del Difensore Civico della Regione Piemonte. La seduta sarà riaperta per il relativo dibattito.
La seduta è sospesa.



(La seduta è sospesa alle ore 10.33)



PRESIDENTE

La parola all'avvocato Caputo.



CAPUTO Antonio, Difensore Civico

Signor Presidente del Consiglio regionale del Piemonte, Signori Consiglieri, sono onorato di presentare la Relazione sugli accertamenti espletati dal mio Ufficio nell'anno 2014.
Il miglioramento di qualità, efficienza e trasparenza delle Amministrazioni a vantaggio di cittadini, Enti ed imprese, incoraggiando partecipazione e accesso inclusivo ai diritti, una comunicazione accessibile e interattiva capace di prevenire il conflitto, semplificazione e ascolto, efficacia ed economicità nel segno della razionalizzazione, non dimentica del principio solidaristico, per la promozione di una cultura amministrativa della legalità e del servizio, hanno costituito parametri di riferimento di tutte le azioni e degli interventi dispiegati dall'Ufficio.
Le richieste d'intervento sono state in numero di 3.808, con un incremento del 64,5% rispetto all'anno precedente 2013, nel quale intervennero 2.315 richieste, confermandosi un trend notevolmente ascendente, che equivale a una crescente domanda di "difesa civica" contro la "cattiva amministrazione"; otto richiedenti (cittadini, enti, imprese) su dieci hanno ottenuto "soddisfazione". Per "soddisfazione" si intende: adempimento spontaneo dell'Amministrazione a seguito di sollecitazioni del Difensore Civico, mediante emanazione di atti ritardati o omessi, nel 20,21% dei casi conseguimento di informazioni trasparenti a conclusione dell'indagine promossa, nel 37,4% dei casi orientamento del cittadino circa i modi per far valere i propri diritti anche in sede giurisdizionale, nel 25,6% dei casi.
Le fattispecie di cattiva amministrazione hanno riguardato l'87,8% degli interventi.
Si è trattato, per tipologia, di: mancanza di trasparenza o carenza di informazione (tanto assoluta che parziale, fornita o non percepita correttamente, in funzione di asimmetrie informative e di comunicazione non rimosse) nel 55,3% dei casi, a riprova di difficoltà di "dialogo" tra cittadini e amministrazioni e della necessità che queste ultime si prendano cura del cittadino con modalità semplici e comprensibili, anche sul piano del linguaggio (il mio pensiero in questo caso va, ad esempio, alla modulistica ISEE) procedure insoddisfacenti, nel 18,6% dei casi, intendendosi in tal modo le situazioni di chi, dopo essersi rivolto ad un'Amministrazione o essere stato destinatario di un qualche atto emanato da quest'ultima, lamenti carenze di vario tipo (come nel caso di domande di pensione, di riconoscimento di invalidità, ancora in ambito previdenziale o fiscale ovvero connesso a procedure di appalto o concorsuali e ancora delle liste di attesa per l'accesso ed il riconoscimento di prestazioni terapeutiche o socio assistenziali) carenze nell'attuazione e riconoscimento di diritti fondamentali nel 6,4 dei casi, come, in specie, per le persone con disabilità, senza lavoro e senza tetto, richiedenti prestazioni sanitarie e socio-assistenziali ritardi ingiustificati, nel 18,5% dei casi, come per disservizi e ritardata conclusione di procedimenti, ostacoli burocratici di varia specie nei più diversi ambiti discriminazione nell'1,2% dei casi, riferita a casistiche, che nello specifico concernono l'esclusione o barriere nell'accesso a diritti fondamentali o a diritti in genere, come, in particolare, in danno di persone con disabilità, in specie psichica - soggetti notoriamente ad una doppia discriminazione, la prima delle quali consiste nella negazione della malattia - cittadini stranieri rifugiati o richiedenti asilo, disoccupati di lungo periodo, donne vittime di discriminazione, persone diversamente credenti o non credenti, a titolo non esaustivo.
Tipologie e materie hanno riguardato, nello specifico: i delicati settori della sanità, ovvero casi di "malasanità" lamentata, assistenza disabilità, l'area tematica delle "opposizioni alle dimissioni" da strutture sociosanitarie e ospedaliere (in particolare per quanto riguarda anziani malati cronici non autosufficienti e persone con disabilità grave accertata), la situazione nei pronto soccorso ospedalieri della regione l'assistenza domiciliare, ritardi nelle prestazioni di servizi di medicina specialistica e di laboratorio in regime di esenzione dal ticket o anche di compartecipazione, criticità nel rapporto tra sanità e assistenza, ai fini del riconoscimento del percorso di continuità e dell'appropriata presa in carico del malato.
Numerose sono state, inoltre, le segnalazioni pervenute circa l'area dei servizi alla persona (previdenza, pubblica istruzione, utenze e servizi, edilizia pubblica e convenzionata) e del pubblico impiego, ovvero attività per la maggior parte realizzate a tutela di diritti fondamentali come quello alla salute, all'istruzione, al lavoro, alla laicità delle istituzioni.
Tra i molteplici interventi effettuati, si evidenziano quelli in materia di territorio e ambiente fiscalità, finanze e tributi (anche in coordinamento con l'Ufficio del Garante del contribuente con cui il Difensore Civico ha un rapporto di cooperazione sistematica) trasporto pubblico e locale, viabilità, mobilità e circolazione; rapporti tra inquilini e assegnatari con l'Agenzia territoriale per la casa, in particolare della Provincia di Torino (in forza del protocollo d'intesa tra ATC e Difensore Civico del 2012, diretto a regolare lo svolgimento della funzione) partecipazione al procedimento amministrativo e diritto di accesso, accesso civico (con riferimento particolare agli enti locali territoriali) e attuazione della trasparenza per le Pubbliche Amministrazioni, in riferimento agli obblighi di pubblicazione di cui al D.lgs. 33/2013 (con riguardo, in specie, a dati in possesso di amministrazioni e strutture ospedaliere per quanto concerne la pubblicazione di dati afferenti alle prestazioni erogate e alle liste d'attesa) collocamento ordinario e mirato di persone con disabilità e, in specie, con disabilità psichica necessità di promuovere da parte di Istituzioni e Amministrazioni ogni iniziativa diretta a tutelare autonomia, indipendenza, terzietà e imparzialità per questioni riguardanti in specie appalti e procedure concorsuali rapporti con Authority e gestori, (a tutela dell'utenza dei servizi di acqua, luce, gas), segnalandosi sul punto significative interlocuzioni realizzate con l'Autorità per l'energia elettrica, il gas e il sistema idrico, alle quali, tra l'altro, hanno fatto seguito, in accoglimento di sollecitazioni del Difensore civico del novembre scorso, specifiche prescrizioni dell'Autorità a carico di Enti gestori, per l'ipotesi ricorrente di ritardata e/o scorretta fatturazione problematiche di persone senza fissa dimora o senza tetto, nei rapporti con le Pubbliche Amministrazioni e con i servizi sociali, orientamento delle persone con riguardo a problematiche anche di rilevanza giurisdizionale (in coordinamento sistemico con il Tribunale di Torino, con il quale è in essere convenzione stipulata dal Difensore Civico del Piemonte e dal Presidente del Tribunale di Torino in data 13 maggio 2011 per l'orientamento delle persone) problematiche di minorenni e loro familiari nei rapporti con pubblici Uffici (in proposito, in data 5 dicembre 2014 è stato stipulato Protocollo d'intesa tra il Difensore Civico e il Presidente del Tribunale per i minorenni del Piemonte e della Valle d'Aosta, diretto ad orientare le persone) problematiche di donne vittime di violenza nei rapporti con pubblici Uffici, problematiche riferite a parcheggi, circolazione e viabilità e al Codice della strada in genere problematiche riferite alla semplificazione di adempimenti complessi e, in molti casi, particolarmente onerosi, come la compilazione, ovvero pre compilazione di moduli per tasse locali (IMU, TASI, TARI) e ISEE (problematica quest'ultima per la quale è intervenuta recente sentenza del TAR del Lazio, a tutela delle persone con disabilità, diretta ad escludere dal computo in particolare indennità di sostegno alla persona (come l'indennità di accompagnamento) oppure sussidi per la disabilità, che richiede la conseguente presa in carico e semplificazione della modulistica, come sollecitato dal Difensore civico, per garantire la continuità delle dovute prestazioni), e questo è un tema particolarmente caldo per le Amministrazioni comunali e per gli Enti che erogano prestazioni di questo tipo problematiche riferite a richieste di nomina di Commissario ad acta ai sensi del Testo Unico Enti Locali (art. 136 D.Lgs. 267/2000 e s.m.i.) (con riguardo, in specie, alle vicende dei Segretari comunali e del loro insediamento, in particolare nei piccoli Comuni).
Il 2014 è stato caratterizzato dalla perdurante crisi economico-sociale che purtroppo colpisce particolarmente vaste fasce della popolazione più debole e dal correlato disorientamento di categorie di cittadini ed imprese che in numero crescente si sono rivolte al Difensore Civico, tra cui malati cronici anziani non autosufficienti, persone senza lavoro, o con disabilità a cui viene negato o ritardato il diritto ad un'appropriata presa in carico o al lavoro con il "collocamento mirato" (il vecchio collocamento obbligatorio), in forza di normativa interna che la Corte di Giustizia dell'Unione europea ha nel 2013 dichiarato elusiva di obblighi comunitari e incapace di garantire l'effettività di tale diritto) malati di Alzheimer che stentano a vedere riconoscere la propria specificità nel percorso di continuità e sotto il profilo della compartecipazione ai costi persone affette da autismo, in specie bambini i cui genitori rivendicano percorsi di continuità e presa in carico, o da malattie rare persone collocate in liste d'attesa richiedenti prestazioni specialistiche e di laboratorio al servizio sanitario costrette talora, e in numero crescente (avvalorato da Istituti primari di ricerca), a rinunciare a prevenzione e cure; senza tetto pendolari, in specie studenti e lavoratori, ma anche comuni viaggiatori alle prese con avventurosi trasferimenti sul territorio cittadini, anche stranieri e imprese che si confrontano con macchine burocratico-amministrative talora incomprensibili, con call center silenti o inadempienti o non trasparenti e incapaci di comunicare (come nel caso di gestori di servizi, dall'elettricità, al gas, all'acqua), con uffici fiscali e previdenziali con cui non riescono a interagire per far valere il loro diritto al reclamo in tempi certi e senza incorrere nella necessità di rivolgersi al Giudice, subendone l'onere economico, ingente e temporale malati e degenti vittime di malasanità o disfunzioni e ritardi in ambito sanitario e socio-assistenziale richiedenti accesso a documenti e atti, denegato o ritardato da parte di amministrazioni, per far valere diritti e interessi degni di considerazione (come nella materia degli appalti o dei concorsi pubblici), mediante la particolare procedura sancita dalla legge, che prevede, in tal caso, il ricorso al Difensore Civico quale alternativa al ricorso giurisdizionale al TAR, con conseguente deflazione del carico giurisdizionale e a costo zero studenti e loro familiari che rivendicano il diritto allo studio e alle pari opportunità (come in un caso di bimba disabile novarese a cui venne negato l'anno scorso lo scuolabus per recarsi a scuola, i cui genitori non erano in condizione di provvedervi autonomamente) ragazze madri e genitori di minorenni alle prese con servizi socio assistenziali e strutture amministrative associazioni ed enti richiedenti tutela ambientale contro l'inquinamento dell'aria e il rumore delle nostre città, o il razionale uso di "beni comuni" come l'ambiente stesso e l'acqua (come per il caso dell'intervento in corso in ordine a preteso conguaglio da parte del gestore SMAT S.p.A.
nella Provincia di Torino, delle tariffe del Servizio idrico per il "periodo di regolamentazione" 2008-2011, in specie riguardante il mancato riscontro da parte del gestore in ordine a rilievo, segnalato da Comitato e cittadini utenti, riferito al fatto che le tariffe deliberate ed applicate negli anni in oggetto abbiano coperto totalmente i costi del servizio, al punto da generare utili registrati a bilancio e pure in presenza di diminuzione del consumo) cittadini che rivendicano la partecipazione a processi decisionali amministrativi nella vita delle comunità locali, anche in applicazione dei relativi Statuti consiglieri di minoranza di Enti locali richiedenti accesso a documenti e atti detenuti dalle Amministrazioni comunali a norma dell'art. 43 del Testo Unico Enti Locali cittadini ed Enti richiedenti un corretto uso delle risorse e trasparenza nell'allocazione delle stesse, (come nel caso della liquidazione del patrimonio delle ex IPAB) o che ancora richiedevano conto circa l'allocazione di risorse pubbliche, nel rispetto del principio stabilito dall'articolo 33, II comma della Costituzione, con riguardo, nella specie alla vicenda dell'Istituto comprensivo "Caffaro" di Bibiana e alle problematiche derivanti dalla contestata, da parte dei reclamanti deliberazione del Consiglio regionale del Piemonte n. 252-33474 del 29 ottobre 2013; persone in stato di privazione della libertà personale anteriormente alla nomina del Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale, avvenuta in corso d'anno.
Quale "welfare" per il futuro a protezione delle persone più deboli? E' questo l'interrogativo che intendo rivolgere alle Signorie Loro.
Dal 2008 ad oggi, volendo usare una terminologia musicale, il diminuendo delle prestazioni relative ai diritti civili e sociali erogate a livello centrale e a livello locale pare essersi manifestato in misura direttamente proporzionale al crescendo degli interventi di riduzione della spesa pubblica.
Le ricadute di queste decurtazioni sulla vita delle persone e delle famiglie si comprendono se si pensa all'assistenza, specie quella rivolta ai "soggetti deboli" (in proposito, dopo la riforma del Titolo V dipende in gran parte dalle decisioni assunte dalle Regioni, titolari della competenza in materia di politiche sociali, ricadente nella potestà residuale).
In tale dimensione, si collocano i dati tratti dalla Relazione della Corte dei Conti sulla gestione finanziaria degli Enti territoriali (2013), in specie per quanto attiene alla spesa sanitaria pubblica.
Partendo dai dati relativi alla spesa sanitaria pubblica ed al suo tasso di variazione, per cui la stessa spesa in Italia risulta essere di circa 1,5 punti di PIL inferiore a quello di Francia e Germania nel quinquennio 2009 2013, con una riduzione (nell'ambito dei Paesi dell'Unione Europea, insieme alla Grecia, unico Paese a registrare una riduzione media della spesa sanitaria pubblica) pari a -2,4%, dovuta alle drastiche misure di riduzione del deficit, conseguenti alla crisi del debito sovrano a partire dagli anni 2010-2011, la Corte dei Conti rileva che - questo è il punto che il Difensore Civico intende cogliere - "senza investimenti diventa problematico garantire ancora i LEA, i Livelli Essenziali di Assistenza".
Il rischio è anche che l'esigenza di bilanciare i conti possa rinviare o limitare "l'ingresso di nuovi medicinali salvavita", che l'industria sta sfornando in gran numero.
Emblematica è, in proposito, la vicenda del Fondo per la non autosufficienza introdotto nel 2008, praticamente azzerato nel 2011 e rifinanziato nel 2013, o del Fondo per le pari opportunità, che passa dai 64,4 milioni del 2008 agli 11 milioni del 2012, o del Fondo per la famiglia, passato da 346,4 milioni nel 2008 a soli 31,9 milioni di euro dello scorso anno; quella del Fondo sanitario nazionale, ridotto di 900 milioni nel 2011, di 1,8 miliardi nel 2012, di due miliardi nel 2013 e di 2,1 miliardi nel 2015.
La recente rappresentazione dello scontro tra diritti e risorse non pu tuttavia implicare, a mio parere, l'affermazione dell'esistenza di una gerarchizzazione in astratto, che veda nell'equilibrio finanziario il valore destinato a prevalere su ogni altro, nemmeno in un momento di emergenza economica come l'attuale.
Con specifico riguardo al diritto alla salute, oggetto di molteplici interventi dell'Ufficio, la Corte Costituzionale è più volte intervenuta ribadendo che nel "nocciolo duro" dell'articolo 32 della Costituzione (che garantisce il diritto come diritto fondamentale) si ritrova la copertura costituzionale non derogabile del "diritto alle cure indifferibili e urgenti", qualificando tale situazione nel novero dei diritti universali in quanto posti a presidio immediato della dignità umana.
Mentre si licenziava la versione per la stampa di questa Relazione è sopravvenuta la nota sentenza n. 604/2015 del Consiglio di Stato depositata il 6 febbraio 2015, che ha annullato l'importante sentenza del TAR del Piemonte n. 199 del 31 gennaio 2014, con cui venne dichiarata, tra l'altro, l'illegittimità delle liste d'attesa per malati cronici anziani non autosufficienti e persone con disabilità riconosciuta richiedenti prestazioni di rilevanza sanitaria socio-assistenziale.
Nell'approfondimento tematico dedicato nella Relazione alla materia viene sviluppato il problema della priorità nell'allocazione delle risorse limitate, e del rapporto con il diritto fondamentale alla salute, mettendo in evidenza il rilievo per cui, in ogni modo, non può essere consentito sulla base della normativa esistente sia di rango costituzionale sia ordinaria, far venire meno tutele che vanno apprestate in tempi e modi appropriati, secondo scienza e coscienza medica, stante la valenza di ogni responsabilità sia civile sia penale sia contabile a carico di Enti strutture e operatori.
Si ripropone l'esigenza di un pieno monitoraggio e di una concreta presa in carico, anche con riguardo all'ottenimento di prestazioni domiciliari e residenziali che, se non erogate, possono pregiudicare la possibilità di essere curati nelle sedi opportune, favorendo anche il possibile permanere del malato in ambienti terapeutici non appropriati aggiungiamo dannosi, e più costosi per la nostra sanità (pronto soccorso ospedali e case di cura).
Particolare attenzione merita la questione dell'assistenza domiciliare su cui sono stati fatti numerosi interventi, quale mezzo per evitare inappropriata o intempestiva ospedalizzazione e, ancor prima, per curare appropriatamente il malato.
A tal proposito cito il quotidiano La Stampa che, in data 8 marzo 2015 riporta quanto segue: "L'assistenza domiciliare a carico delle ASL resta una chimera per oltre il 90% degli italiani. E così in 8 milioni e 700mila soprattutto anziani, devono mettere mano al portafoglio e rivolgersi ai privati.
Non tutti si possono permettere questa 'sovrattassa sanitaria'.
Chi non ce la fa, e sono 4,2 milioni di anziani, è costretto a ricorrere al fai da te familiare o alle badanti tutto fare.
Il fai da te sanitario comporta gravi rischi per la salute, come dimostrano i Pronto soccorso affollati di anziani e disabili in cura per un catetere messo male o farmaci dati alla rinfusa", come denunciato anche dalla Presidente della Federazione Nazionale Collegi Infermieri professionali, Assistenti sanitari, Vigilatrici d'infanzia, Annalisa Silvestro ha recentemente e pubblicamente denunciato i pericoli per la salute affermando che "somministrare più medicinali senza sapere se sono compatibili può essere pericoloso, per non parlare delle manovre su cateteri e sondini. Al Pronto soccorso arrivano pazienti che accusano dolori fortissimi e scopriamo che hanno il palloncino del catetere gonfiato all'inverosimile".
Al fine di sottolineare per quanto attiene alle prospettive della Difesa Civica quale risorsa di prossimità sul territorio la necessità l'opportunità ed utilità di una strutturazione sul territorio del servizio quale strumento di giustizia non giurisdizionale di prossimità, promotore di legalità sostanziale e buon andamento, va tenuto conto della necessità di incrementare e di strutturare la funzione, come raccomandato dal Difensore Civico e anche dal Coordinamento dei Difensori Civici italiani attraverso il metodo convenzionale.
Sul punto richiamo il Protocollo d'intesa del 19 maggio 2011 sottoscritto dal Coordinamento Nazionale dei Difensori Civici, in allora da me presieduto, e dall'Unione delle Province Italiane, con cui si individuava tale strumento per una più ampia ramificazione territoriale dell'attività.
L'anno 2014 si è chiuso con un evento tenutosi il 17 dicembre presso la nuova Auletta dei Gruppi parlamentari della Camera dei Deputati organizzato dall'Osservatorio sull'uso dei sistemi ADR, Fondazione di diritto pubblico presieduta dal professor Aldo Sandulli, costituita da Enti pubblici territoriali (tra gli Enti promotori c'è la Regione Piemonte incidentalmente), Università e Centri di ricerca per l'innovazione sociale.
All'evento, patrocinato anche dalla Regione Piemonte, da Camera e Senato della Repubblica, dal Ministero degli Affari Esteri, dalla Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, dalla Regione Lazio, ha partecipato anche l'esponente. Nell'occasione il Difensore Civico del Piemonte è stato incaricato di coordinare un nuovo Dipartimento dedicato alla mediazione amministrativa.
La mediazione amministrativa può essere rilevante ai fini della deflazione del conflitto tra cittadini e Amministrazioni, come dimostra il caso illustrato nella relazione di conflitto, di valore molto rilevante riferito all'appalto di prestazione residenziale socio-sanitarie del valore di oltre cinque milioni di euro, definito felicemente e rapidamente (in una settimana), meno di un mese, con tale mezzo, con la soddisfazione di tutte la parti convenute.
Sul punto è sopravvenuta una nota di commento a firma del professor Mariano Protto, docente di Diritto amministrativo presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università d Torino, che illustra la positività di questo metodo, anche per superare il conflitto giudiziario.
Circa le prospettive della Difesa Civica, merita commentare brevemente un ordine del giorno approvato dalla Camera dei Deputati che ha espresso parere favorevole nella seduta del 5 novembre 2014,presentato nell'occasione dal Presidente della Commissione bicamerale, Onorevole Bruno Tabacci.
L'ordine del giorno venne presentato a margine della discussione sulla conversione in legge del decreto sulla riforma della Giustizia. Su di esso il Governo, durante la discussione, ha espresso parere favorevole approvandolo e dunque recependolo.
L'ordine del giorno evidenzia l'azione dei diversi Difensori Civici regionali riunitisi in Coordinamento nazionale, che ha redatto la prima "Relazione sulla Difesa civica in Italia", presentata alla Camera dei Deputati il 2 ottobre 2014.
Come recita testualmente l'ordine del giorno, i Difensori Civici già svolgono e possono implementare un servizio di gestione dei reclami avanzati dai cittadini nei confronti delle Pubbliche Amministrazioni "nel contempo accessibile e conveniente, promuovendo la buona amministrazione pubblica anche attraverso una responsabilizzazione delle strutture e dei loro responsabili".
In forza dello stesso ordine del giorno, il Governo è stato "impegnato" "ad affiancare le iniziative di riforma della giustizia civile con specifiche iniziative volte a valorizzare l'istituto della Difesa Civica come strumento di deflazione del contenzioso tra cittadini e pubbliche amministrazioni, rafforzandone funzioni, poteri e ambiti di cognizione, con particolare riferimento al ruolo di garanzia e tutela dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali".
L'Ufficio del Difensore Civico del Piemonte è parte integrante, quale membro di diritto, della Rete europea istituzionale dei Mediatori Difensori civici - Ombudsmen, che fa capo al Mediatore Europeo (Istituzione costituita dal Trattato di Maastricht del 1992 e, quindi, ripresa nel Trattato di Lisbona nel 2009, per la protezione del diritto alla buona amministrazione e dei diritti fondamentali).
In questi giorni, il Difensore Civico del Piemonte ha avuto l'onore di essere invitato a partecipare, in rappresentanza ufficiale di tutti i Difensori Civici Regionali e delle Province autonome italiane e in assenza di una difesa civica nazionale strutturata, al 10° Seminario nazionale della Rete (evento che si ripete con cadenza biennale, a far tempo dagli anni Novanta del Secolo breve), che si terrà in Polonia, a Varsavia sull'importante tema, propria dell'azione antidiscriminatoria dei Difensori civici, "I Difensori civici contro la discriminazione".
Il Seminario, organizzato dal Mediatore Europeo e dal Difensore civico della Repubblica di Polonia, con il patrocinio del Parlamento polacco, avrà luogo, dal 26 al 29 aprile 2015 e si terrà nel Museo, recentemente inaugurato, della Storia degli Ebrei polacchi e, poiché il 2015 segna il 70° anniversario della Liberazione di Auschwitz e Birkenau, è stata organizzata una particolare visita istituzionale dei Difensori civici presenti al Memoriale dell'Olocausto.
Citando in conclusione una pregnante riflessione del Prof. Antonio Papisca, noto cattedratico, Presidente del Centro UNESCO per i Diritti Umani dell'Università di Padova, va ritenuta la necessità "di procedere speditamente ad armonizzare l'ordinamento italiano con gli altri ordinamenti a democrazia matura all'interno del sistema del Consiglio d' Europa e dell' Unione Europea mediante collocazione sistemica del Difensore civico e quindi del suo apporto alla declinazione quotidiana del nucleo assiologico del contratto sancito dalla Costituzione repubblicana che al suo centro ha la persona".
Tutto ciò "nel delicato passaggio da una concezione prevalentemente amministrativistica-formale ad una costituzionalistica- sostanziale ove si realizzi il significato innovativo della difesa civica per una nuova cultura umano-centrica della legalità e anche della funzionalità delle pubbliche Istituzioni".
Con questo viatico, confidando nella Vostra attenzione ai problemi dei cittadini, di cui il Difensore Civico e' modesto latore, Vi affido la mia Relazione.



PRESIDENTE

Grazie, avvocato Caputo. Esprimo anche un ringraziamento da parte dell'Aula.
La seduta riprende.



(La seduta riprende alle ore 11.03)



PRESIDENTE

Sulla relazione del Difensore Civico ha chiesto di intervenire la Consigliera Batzella; ne ha facoltà.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Ringrazio l'avvocato Antonio Caputo per la dettagliata relazione che ci ha illustrato.
Penso che tutti noi siamo bene a conoscenza di tutto ciò che il Difensore Civico ha accuratamente dichiarato. Vorrei soffermarmi su determinati punti su cui, tra l'altro, ho preso degli appunti.
Quello che mi ha colpito maggiormente è la carenza di informazioni che esiste tra gli amministratori e i cittadini. Ritengo che questo sia veramente un grave problema, perché manca l'informazione, che è alla base di tutto. C'è tanto da fare; dobbiamo lavorare tanto sulla prevenzione e sulla cura.
Mi ha colpito il problema che riguarda le pari opportunità e i fondi che diminuiscono ogni anno per le pari opportunità; inoltre, mi hanno colpito le forti discriminazioni che ancora persistono.
A tale proposito, vorrei esprimere solidarietà, a nome mio e di tutto il Gruppo Movimento 5 Stelle, al ragazzo che a Torino è stato vittima di un'aggressione omofoba. Per l'ennesima volta è avvenuta un'aggressione omofoba e questo è molto grave e vergognoso, perché nel 2015 i diritti umani non sono ancora tutelati. Gli uomini non hanno la libertà di scegliere il proprio orientamento sessuale. Non esiste la parità di genere e questo è molto grave e penso che dovremmo riflettere su questo problema.
Ricordo che lo Statuto della Regione, all'articolo 11, comma 3, recita: "La Regione fa propri i principi della dichiarazione universale dei diritti umani". Quindi, la Regione deve lavorare affinché faccia propri questi principi e li possa mettere in atto. Scene del genere non devono più accadere, perché, come diceva il Difensore Civico nella sua relazione abbiamo tanto da lavorare perché i diritti umani, civili e sociali non vengono ancora tutelati e non vengono riconosciuti.
C'è ancora tanto lavoro da fare. Dobbiamo abbattere queste barriere, le discriminazioni. Su questo ci tengo particolarmente. Quello che ritengo maggiormente vergognoso è stato sapere che c'erano delle persone presenti che assistevano e non sono intervenute. Tutti tacciono, quindi esiste ancora il fenomeno dell'omertà. Si parla sempre dell'omertà al Sud e nelle Isole, ma l'omertà esiste in tutt'Italia. Ne abbiamo avuto la prova eclatante con questo ragazzo che veniva aggredito e le persone stavano inerti a guardare; nessuno è intervenuto e si continua a tacere.
Un altro argomento importante riguarda le non autosufficienze, le fasce più deboli, più protette e più bisognose, che ne pagano sempre le conseguenze. Questa forte crisi economica e sociale si ripercuote sempre sulle persone più deboli che hanno più bisogno. Un fondo per la non autosufficienza è stato introdotto nel 2008, azzerato nel 2011 e rifinanziato nel 2013. Siamo nel 2015 e le risorse non sono ancora sufficienti perché non ci sono i fondi da investire nel sociale, perché le politiche sociali sono state sempre fortemente discriminate, i fondi sono stati sempre penalizzati. Noi chiediamo che vengano ripristinate delle risorse economiche da investire nel sociale, perché il disagio sociale è una grave piaga.
La popolazione piemontese, anche la popolazione a livello nazionale, è fondamentalmente composta da persone anziane e da persone non autosufficienti e ammalate. Ancora oggi ci sono i malati di alzheimer che si vedono negare i loro diritti, perché l'alzheimer è una patologia vera e propria. C'è stata una sentenza da parte della Corte Costituzionale che dice che i malati di alzheimer le prestazioni e le cure rientrano nel Sistema Sanitario nazionale e sono gratuite.
Invece, ancora oggi, i familiari fanno grossi sacrifici per poter gestire i malati di alzheimer che non sono nelle strutture, ma a domicilio.
Questi malati non sono sicuramente semplici da gestire, perché stiamo parlando di una forte patologia invalidante a livello celebrare. Anche il Difensore Civico ha detto che ci sono tanti malati che non possono entrare nelle strutture e non possono essere curati come dovrebbero, perché magari hanno un reddito basso.
I familiari non hanno la possibilità di pagare le rette nelle case di riposo che, tra l'altro, dovrebbero essere gratuite, perché è una prestazione che dovrebbe rientrare nei LEA; quindi una prestazione gratuita al 100%.
Abbiamo sentito che ci sono persone che, per una semplice assistenza per una medicazione e per la semplice gestione tecnico-infermieristica come ad esempio la sostituzione di un catetere venoso periferico o di un catetere vescicale, non vengono gestite a domicilio, magari si recano in pronto soccorso. Vediamo quindi i pronto soccorso intasati, ci sono le barelle nei corridoi, ci sono code immense, gente che attende giorni e giorni in attesa di un posto letto.
Sono queste le carenze. Lavorare, concentrarci sull'assistenza domiciliare e sull'assistenza territoriale. Se noi ci concentriamo sull'assistenza territoriale e domiciliare abbiamo una riduzione notevole della spesa sanitaria, abbiamo una qualità di assistenza migliore e non abbandoniamo gli ammalati a se stessi. Questa è una forte discriminante nei confronti delle persone che soffrono, che sono ammalate e che hanno bisogno.
La Regione Piemonte deve lavorare fondamentalmente su questi principi dobbiamo combattere queste carenze che creano dei grossi problemi.
Sinceramente, non abbiamo bisogno neanche di grandi risorse perché abbiamo tutto il personale a disposizione; bisognerebbe solo gestire meglio le risorse e avere la volontà e la costanza di far funzionare il sistema sanitario.
Mi sono segnata ancora un appunto sulle carenze nell'attuazione e nel riconoscimento dei diritti fondamentali. Nel 6,4% dei casi c'è stata una riduzione dei servizi, in specie per le persone con disabilità, per le persone senza lavoro, senza tetto, senza una casa che hanno richiesto e che richiedono delle prestazioni socio-assistenziali. Spesso queste prestazioni sono negate o comunque le liste di attesa sono lunghissime, quindi occorre lavorare per abbattere le liste di attesa e garantire a tutti il diritto all'assistenza alla cura e alla salute.
Ci sono tanti casi di grave disagio per la perdurante crisi economica e sociale, che si ripercuote sempre sulle fasce più deboli.
Lancio un accorato appello a seguito della relazione del Difensore Civico, che ringrazio, che è stata chiara ed esaustiva.
Oggi deve essere una giornata di riflessione a seguito di questa dichiarazione. Riflessione per lavorare meglio, per garantire i diritti civili e sociali a tutti quanti.
Invito ad una riflessione e ringrazio per l'attenzione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Appiano; ne ha facoltà.



APPIANO Andrea

Grazie, Presidente.
Ascoltando la relazione ero quasi tentato di chiedere l'intervento anch'io del Difensore Civico, in quanto confesso che non l'avevo letta in precedenza. Ho provato a prestare attenzione alla lettura della relazione e assicuro che era un'impresa quasi impossibile: Consiglieri che parlavano gente che si alzava...
In realtà la relazione è davvero molto interessante. Se poi uno entrasse nel merito di quel voluminoso corpo di 500 e passa pagine, che riportano anche parecchi casi specifici sottoposti all'attenzione o argomenti di studio, ne avremmo davvero di che imparare per orientare la nostra attività.
Lo scopo della relazione non è veramente dottrinario, ma è di trarne spunto per un'azione legislativa e amministrativa migliore rispetto a quella precedente.
Infatti, se leggiamo solo alcuni dati e riproviamo a riprenderli capiamo come le pubbliche amministrazioni potrebbero fare molto per prevenire la visita del Difensore Civico o, peggio ancora, ove non basti l'intervento del Difensore Civico, l'intervento degli organi giudiziari. Se pensiamo che la soddisfazione che se n'è tratta rispetto ai casi segnalati pari ad oltre l'80% degli stessi, significa che è stato sufficiente l'intervento del Difensore Civico per risolvere otto casi su dieci.
Un altro dato ancora più interessante è quello che ricorda: nel 20% dei casi, la questione si è risolta per adempimento spontaneo. La Pubblica Amministrazione, interrogata dal Difensore Civico a cui si è rivolto il cittadino, spontaneamente ha risposto dando le informazioni necessarie o eliminando il provvedimento oggetto di disamina.
Proprio da questo dato possiamo capire come, con una legislazione fatta meglio, un provvedimento amministrativo meglio argomentato ed una maggiore trasparenza e disponibilità di dati e informazioni, in molti casi si potrebbe prevenire qualunque forma di contenzioso o di pre-contenzioso.
Peraltro, il dato della carenza di informazioni, come argomento di analisi da parte del Difensore Civico, riguarda più della metà dei casi: più della metà dei casi denunciano una scarsa o insufficiente trasparenza dell'ente a cui ci si rivolge.
Oltretutto, il dato della crescita esponenziale dei casi sottoposti al Difensore Civico ci fa dire che questo Istituto, non solo è importante fondamentale e irrinunciabile, ma è un'istituzione che probabilmente andrebbe accresciuta e valorizzata ancora di più. Si potrebbe creare una rete con il sistema delle autonomie locali, dove l'attività di mediazione sia per eventuali dissidi tra cittadino e pubblica amministrazione, sia tra privato e privato, potrebbe portare ad una migliore pratica di convivenza o ad un miglior rapporto tra cittadino e pubblica amministrazione.
Peraltro, non è un istituto tipicamente italiano, non è nato in Italia ma è mutuato da esperienze di paesi soprattutto nel nord Europa (Paesi in cui la pubblica amministrazione, in genere, funziona certo meglio rispetto al paese di cui noi siamo cittadini), dove la realtà del Difensore Civico chiamato in modo diverso, è ormai una realtà storica.
Passando da dati generali ad argomenti specifici su cui dobbiamo interrogarci (alcuni sono già stati ricordati nell'intervento che mi ha preceduto), certamente sanità e assistenza sono temi imprescindibili.
Peraltro, circa la metà dei casi segnalati al Difensore Civico riguardano come istituzione, proprio l'ASL o gli enti gestori.
E' sicuramente un ambito di principale attenzione ed interesse del Difensore Civico regionale; del resto la gran fetta del bilancio regionale e dell'organizzazione regionale è concentrata sulla sanità, quindi non stupisce questa incidenza percentuale.
Il fatto che siano state richiamate alcune sentenze apparentemente contraddittorie del TAR e del Consiglio di Stato, rispetto a deliberazioni e decisioni assunte dallo Stato o dalla Regione, è tema di assoluta modernità ed attualità su cui concentrarci.
Pensiamo al tema dei LEA - livelli essenziali di assistenza - e al dibattito tra diritto alla salute (diritto soggettivo ed universale) e il diritto alla prestazione socio-assistenziale, su cui l'incidenza della compatibilità economica dell'amministrazione di partenza è tradizionalmente messa più al centro dell'attenzione.
A parere mio, ma mi sembra di essere in linea con quanto osservava il Difensore Civico, si vuole far dire alle sentenze e alle pronunce della Magistratura più di quanto quelle sentenze, in realtà, dicono o affermano.
A livello statale, ad esempio, si è salutata la sentenza del Consiglio di Stato, che si riferiva al tema delle liste d'attesa, quasi con soddisfazione. Sembrava quasi una risposta per la seconda puntata della vicenda del TAR, attinente alle prestazioni domiciliari, quasi a dire: ora farete appello per forza perché avete visto che il Consiglio di Stato ha affermato un principio sacrosanto, cioè che va bene il diritto alla salute ma bisogna controbilanciarlo con la compatibilità economica, secondo il principio costituzionalizzato di pareggio di bilancio e di equilibrio dei conti.
Questa è una derivazione eccessiva, cioè si è andati ben oltre quelle che sono le pronunce della Magistratura.
La sentenza del TAR Piemonte sui LEA è una sentenza quasi banale nelle sue motivazioni, perché tutto parte dal concetto di prestazione domiciliare.
Lo Stato da anni ha riconosciuto come tali i LEA. In molte realtà di enti gestori in Piemonte questa prestazione la si è declinata in un modo molto interessante per i cittadini e per i loro diritti: accompagniamo le prestazioni domiciliari anche all'erogazione di assegni di cura.
Quale vantaggio hanno? Da un lato, poter tenere a domicilio quanti più anziani o persone non autosufficienti, evitando il ricovero in struttura dall'altro, raggiungere uno dei quei principi che la recente sentenza del Consiglio di Stato richiama, ossia la riduzione della spesa pubblica perché una prestazione domiciliare costa meno che una prestazione in struttura.
Non vedo assolutamente alcuna contraddizione rispetto alla necessità di tenere conto della compatibilità finanziaria di tutte le prestazioni che si erogano, ma l'universalità del diritto alla salute che vede, in un articolo importante della nostra Costituzione, la fonte normativa primaria.
Il fatto che le prestazioni domiciliari vengano o non vengano totalmente o parzialmente erogate da personale sanitario, e per questa sola ragione affermare che gli assegni di cura non hanno valenza sanitaria, ma socio-assistenziale, e che quindi non possono essere pagate con fondi sanitari, è un principio banale nella sua affermazione, come ha fatto il TAR, e da riaffermare in senso positivo, come necessità di implementazione di prestazioni sociali e prestazioni sanitarie.
Questo credo sia l'impegno che la nostra Amministrazione regionale dovrà portare avanti, partendo dal diritto del cittadino, che sicuramente ha una maggiore centralità rispetto a tanti altri diritti o principi sia pure importanti.
Mi venga anche consentito il richiamo ad un altro caso che ci ha riguardati direttamente nel periodo estivo scorso, citato nel documento corposo, ma non ripreso nella relazione: la nuova sezione della scuola dell'infanzia in un paese della nostra regione (si trattava dal caso di Bibiana).
Anche in quel caso alcuni cittadini si erano rivolti al Difensore Civico; dopodiché il tema è stato gestito politicamente. E' stato risolto senza andare avanti nel contenzioso, ma quel caso ci ha insegnato - come anche la relazione del Difensore Civico - che se le normative sono scritte in modo ambiguo e se spesso e volentieri sono retaggio di pregiudiziali ideologiche, necessariamente aumenta la probabilità di contenzioso o di necessità di intervento del Difensore Civico o di organo di Magistratura.
Concludo questo intervento richiamando, come nella premessa, la necessità di imparare dalla relazione qualche principio comportamentale per migliore la nostra attività legislativa e amministrativa, sempre avendo al centro il diritto del cittadino, anzi, il diritto della persona prima ancora che quello del cittadino.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bertola; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Avevo letto la relazione del Difensore Civico ormai tre settimane fa, e mi sono concentrato sulle tematiche che seguo personalmente di più. Mi riferisco a ciò che nella relazione del Difensore Civico è presente al capitolo "Ambiente e Territorio".
Parliamo di 506 interventi: una parte importante del totale, ossia il 13,3% del totale degli interventi del Difensore Civico.
Non solo è interessante la relazione, non sono interessanti i documenti allegati alla stessa, perché in qualche modo sono la conferma di ciò che spesso denunciamo, relativamente alle problematiche ambientali. Tanto per citare degli esempi, l'inquinamento dell'aria.
Si parla degli sforamenti delle emissioni dei PM10 e di come sia importante permettere alla cittadinanza di riappropriarsi del diritto alla salute e, quindi, di pretendere che le Amministrazioni mettano in atto tutte le misure necessarie per rimanere entro i limiti fissati dalle normative (senza chiedere, quindi, come purtroppo abbiamo sentito proprio nell'ultima settimana, "sconti" o "limiti diversi" agli organismi sopranazionali solo perché ci si rende conto di non riuscire a rimanere nei parametri). Quest'anno, complice anche il fatto che almeno fino a ieri di pioggia non ce n'è stata, abbiamo già sforato il bonus annuale delle emissioni dei PM10.
È importante rilevare come l'informazione debba essere costante, chiara e diretta, e non si deve limitare solo ad annunci come quelli fatti alla fine del 2014, che, in qualche modo, delineavano un quadro ottimistico perché la qualità dell'aria pareva migliorata. I dati di inizio 2015 hanno dimostrato che non è assolutamente così.
Possiamo dunque dire che spesso, anche su questa materia, si fa della propaganda, si tendono cioè ad enfatizzare dei piccoli segnali positivi per non parlare della condizione globale che, in realtà, è tutt'altro che positiva.
Un'altra parte molto interessante riguarda l'inquinamento elettromagnetico: nella relazione del Difensore Civico si cita il caso di Via Centallo di Torino, che compare sui quotidiani da molti anni, dove risultano installate ben 15 parabole. Qui abbiamo avuto la dimostrazione di come spesso la politica pensi a rimpallarsi le competenze tra i vali livelli di Governo (in questo caso comunale, provinciale e regionale piuttosto che nazionale), invece di proporre delle soluzioni certe.
Nel caso specifico, proprio l'ASL di Torino aveva comunicato che l'indagine effettuata da ARPA evidenziava un peggioramento complessivo dello stato di salute della popolazione e di come non fossero procrastinabili interventi per il trasferimento in area scarsamente o per nulla popolata di quelle installazioni (parabole).
Questi sono alcuni esempi che volevo portare come paradigma, per evidenziare come sulla tutela ambientale (ma anche in altri campi) spesso manchino le informazioni corrette, manchi la trasparenza (a dispetto delle norme che, comunque, la imporrebbero) e ci sia sempre un problema di identificazione del vero livello di Governo responsabile.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE BOETI



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Intanto volevo iniziare con una buona notizia, di quelle che danno speranza e che, probabilmente, oggi non abbiamo potuto recepire (o, meglio che il Difensore Civico non ha potuto recepire) perché è solo di ieri anche se molti l'avranno già letta.
Stiamo parlando di una cosa semplice, ma allo stesso tempo potente come l'universalità del diritto di cui abbiamo appena discusso: mi riferisco al fatto che ogni minore residente in questa Regione, anche quelli di origine straniera, a prescindere dal permesso di soggiorno, da oggi, anche grazie alla delibera votata ieri dalla Giunta regionale e sottoscritta dagli Assessori Saitta e Cerutti, avranno la possibilità di scegliere di affidarsi ad un pediatra, evitando quindi il sovraccarico del sistema sanitario regionale.
Come sapete, fino a ieri questi minori dovevano ricorrere al pronto soccorso il più delle volte. Tra l'altro, è la dimostrazione che l'estensione dei diritti non è detto che determini maggiori spese per il sistema. Anzi, in questo caso, iscriverli obbligatoriamente all'interno del sistema sanitario regionale è un modo per diminuire i costi della sanità.
Ma qua si parla di un concetto fortissimo e potentissimo come il diritto alla salute. Guardate che è una buona notizia targata Regione Piemonte; è una decisione presa solo ieri dalla Giunta, che recepisce, tra l'altro, un'interpretazione della Conferenza Stato-Regioni.
È una notizia che ci deve far riflettere. Oggi il Difensore Civico lo ha ribadito in tutti i modi e io credo che i dati che sono passati un po' nel silenzio (o, come diceva il collega Appiano, nel brusio di quest'Aula) ci devono far riflettere.
Per esempio, siamo uno dei pochi Stati in cui la riduzione dei punti percentuali di PIL sulla sanità non ha voluto dire maggiori investimenti per poi ridurre la spesa sanitaria.
A parte la Grecia (nome che ogni tanto si ripete in quest'Aula, ma che sembra più un monito che vogliamo cancellare e dimenticare dalla chiave di lettura di quanto sta accadendo), siamo l'unico Paese in cui si è scesi al di sotto del punto percentuale di riduzione del sistema sanitario.
Guardate che, alla fine, i dati sono chiari: parlavamo prima del Fondo delle non autosufficienze, introdotto nel 2008 e praticamente azzerato nel 2011, poi ritornato alle cronache nel 2013. Così come la riduzione del Fondo sanitario nazionale. I dati oggi letti dal Difensore Civico sono conosciuti alla gran parte dei Consiglieri, ma varrebbe la pena ricordarli: 900 milioni nel 2011, un miliardo e otto nel 2012, due miliardi e 100 nel 2015. A tutto questo si aggiunge la necessità di un'adeguata presa in carico degli anziani malati cronici e delle non autosufficienze delle persone con disabilità riconosciuta.
Noi diciamo da tempo all'Assessore Saitta che questa assistenza domiciliare, quando riusciremo a discutere nei prossimi mesi di questa grande partita territoriale che credo entro giugno andrà in Aula (di sicuro la discussione partirà in questi giorni), sarà oggetto anche di ripensamento e di ridiscussione dei costi della sanità.
Mi inquieta la citazione fatta dal Difensore Civico, secondo cui l'assistenza domiciliare a carico delle ASL in generale sia una chimera per il 90% degli italiani (non stiamo parlando solo del sistema Piemonte, ma del sistema Paese), e che otto milioni e 700.000 (soprattutto anziani) devono mettere mano al portafoglio per il diritto alla salute.
Molti pensano che questo aspetto sia solo legato a quello di cui discuteva il collega Appiano, ovvero alla mancanza di risorse. Il problema è che non capiamo che le risorse le spendiamo eccome per questi anziani! Così come le spendiamo per i sistemi di pronto soccorso, perché non essendoci una domiciliarità che parte da quelle ASL, spesso quei costi sono enormi, soprattutto successivamente. Perché come ricorda un istituto - mi rivolgo al Presidente Chiamparino, se no mi dice che faccio troppo il socialista e devo essere più concreto; non so se la Bocconi è diventata particolarmente socialdemocratica - la spesa per assistere i non autosufficienti è la più bassa d'Europa, mentre il numero di badanti, che nel 30% dei casi ricoprono abusivamente il ruolo di infermieri, che cosa porta? Gli aggravi maggiori dell'intera Unione Europea sui costi aggiuntivi. È chiaro, perché se non c'è una programmazione di quella domiciliarità, qual è il rischio? Sto parlando di un rischio tutto italiano: che i costi, poi, siano maggiori; siano maggiori perch oggettivamente, la presa in carico di persone che non hanno le competenze cosa porta? Porta un aggravio delle situazioni sanitarie di queste persone e porta naturalmente dei costi in più alla sanità pubblica.
Allora io credo che sia anche questo il senso di ascoltare molte delle parole del Difensore Civico. Intanto ci fa dire quanto siamo arretrati in Italia rispetto all'Europa. Il tema dell'Ombudsman è fondamentale, ma sapete perché? Per evitare che i politici facciano quello che fanno in altri Paesi i Difensori Civici.
Guardate che non è mica normale che sia il cittadino a rivolgersi a ognuno di voi per dire le storture del nostro sistema. Ma ci siamo abituati proprio male col tema della mediazione, intermediazione della politica! A quei cittadini, che cosa rispondo ogni giorno? "Rivolgetevi al pubblico!".
E loro cosa ti dicono? "Eh, ma gli uffici di relazioni col pubblico mica fanno quello che sto chiedendo a te; mica dicono, anche solo pubblicamente che cosa è ingiusto; mica dicono che non è normale rispondere dopo tre ore a un telefono; mica dicono che non è normale che in una struttura sanitaria pubblica gli si dica: 'Guardate, se passa col ticket ci mette sei mesi però, chiudendo un po' l'occhio, io posso strappare quel foglietto rosso e se vuole, pagando un po' di più.'.".
Ecco, non deve essere più la politica a fare questo: devono essere luoghi neutri e terzi, perché altrimenti il malcostume italiano di farsi carico di cose che non sono della politica - ma devono essere del sistema pubblico e della difesa pubblica dei diritti dei cittadini - continueranno a farlo impropriamente delle persone che poi, magari, ne trarranno un tornaconto elettorale.
Ebbene, non tutti siamo uguali; non credo che, in qualche modo, i Consiglieri facciano di questo il loro mestiere, però non scandalizziamoci poi se in Italia succede esattamente questo molto spesso.
Quindi ritengo che, più che dire che vanno difesi i Difensori Civici dobbiamo trovare degli strumenti a prescindere dal ruolo del Difensore Civico. Nelle nostre istituzioni, per esempio nella sanità piemontese così come in altri luoghi, sia il sistema ad autotutelarsi, sia il sistema a rispondere e poi ci sia una presa in carico delle lamentele dei cittadini.
Io credo che questa Regione potrà farlo e penso che, soprattutto per la sfida etica che abbiamo lanciato per ridare credibilità a questa Regione ciò parta anche da questi elementi di innovazione culturale e politica.


Argomento: Esercizi provvisori

Esame disegno di legge n. 115, inerente a "Proroga dell'autorizzazione all'esercizio provvisorio del bilancio della Regione Piemonte per l'anno finanziario 2015"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del disegno di legge n. 115, avente ad oggetto "Proroga dell'autorizzazione all'esercizio provvisorio del bilancio della Regione Piemonte per l'anno finanziario 2015", di cui al punto 5) all'o.d.g.
Relatore di maggioranza è il Consigliere Ottria e relatore di minoranza è il Consigliere Bono.
La parola al Consigliere Ottria per lo svolgimento della relazione di maggioranza.



OTTRIA Domenico, relatore

Grazie, Presidente.
Il disegno di legge n. 115 prevede la possibilità di prorogare di un ulteriore mese (fino al 30 aprile 2015) l'esercizio finanziario provvisorio. Questo viene fatto per consentire un esame più approfondito del bilancio di previsione di quest'anno. Precedentemente, con la legge regionale n. 19 del 30 dicembre, il termine era stato fissato al 31 marzo 2015.
Questo disegno di legge è composto di due articoli e consente di impegnare, sino alla data del 30 aprile, nei limiti di 1/12 per mese, gli stanziamenti secondo le previsioni di entrata e di spesa del bilancio di previsione 2015, così come contenuto nel disegno di legge regionale n. 84 "Bilancio di previsione per il 2015 e bilancio pluriennale per gli anni 2015-2016-2017", approvato dalla Giunta regionale il 18 dicembre 2014. E' stato poi integrato con le variazioni di bilancio approvate il 2 e il 9 marzo 2015.
Da questi documenti si dovevano escludere le spese obbligatorie e quelle d'ordine, le spese relative alla reiscrizione dei residui perenti reclamati dai creditori, quelle attinenti alle calamita naturali, le spese per la pubblica incolumità, le spese relative alla copertura dei contratti già stipulati e quelle per i trasferimenti occorrenti al settore sanità, i trasferimenti finanziari al Consiglio regionale e le somme previste dal fondo per l'esercizio delle funzioni trasferite, ripartite in modo prioritario tra le Province in maniera tale da assicurare la continuità dell'esercizio di queste ultime.
Non sono soggetti, invece, a limitazioni gli stanziamenti necessari a finanziare la spesa riferita alle prestazioni assistenziali nel limite di 12 milioni di euro, che sono riferiti agli extra LEA erogati delle Aziende sanitarie e di cui non è riconosciuto il finanziamento dal fondo sanitario nazionale.
Sono escluse altresì dal limite le spese relative ai capitoli 137950 e 186421 dell'UPB A12001 e al capitolo 140699 dell'UPB A20101; ciò al fine di garantire le somme necessarie al Gabinetto della Presidenza e alla Direzione Turismo per le manifestazioni relative a Expo 2015 e all'Ostensione della Sindone.
Infine, al comma 4 dell'articolo 1, si stabilisce che l'utilizzo delle somme aggiuntive derivanti dalla rinegoziazione dei mutui con la Cassa Depositi e Prestiti, di cui all'articolo 6 della legge regionale n. 1 del 27 gennaio, possa avvenire solo nel caso e quando ne sarà dimostrata l'effettiva disponibilità.
Il documento è stato esaminato e votato a maggioranza nella I Commissione in data 16 marzo 2015.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bono, relatore di minoranza.



BONO Davide, relatore

Grazie, Presidente.
Non è che vi sia un granché da dire su una proroga di un esercizio provvisorio del bilancio, come è appunto questa che ci stiamo accingendo ad affrontare. Sicuramente si può dire che, quando (circa due mesi e mezzo fa a dicembre 2014) decidemmo di fare un bilancio provvisorio e di lasciare tre mesi di tempo, forse non fummo molto previdenti, nel senso che bisognava autorizzarlo già allora per quattro mesi (il massimo del tempo autorizzabile). Ricordo infatti (se non sbaglio) che all'inizio il provvedimento era di quattro mesi e poi venne chiesto da alcune parti dell'opposizione e della maggioranza, insomma da alcuni Consiglieri, di ridurlo a tre mesi come impegno per un'approvazione più celere del bilancio.
Purtroppo i tempi di approvazione del bilancio sono dettati non solo e non tanto dalla volontà dell'Ente, della Giunta e dei Consiglieri, ma anche e soprattutto dalle contingenze nazionali, nonché europee. Quindi, se la legge di stabilità non è stata ancora oggetto di accordo nella Conferenza Stato-Regioni per smaltire il taglio dei quattro miliardi di euro alle Regioni, non è ovviamente una responsabilità dei Consiglieri regionali di sicuro; qualcuno potrebbe dire che non è dell'Assessore al bilancio né del Presidente della Regione Piemonte, ma è ovvio che non possiamo che ricordare come il Presidente Chiamparino sia anche contestualmente Presidente della Conferenza Stato-Regioni, quindi in qualche modo la responsabilità del mancato accordo sui tagli della legge di stabilità vi è anche per il Presidente della Regione, in relazione al suo doppio ruolo.
Il Vicepresidente Reschigna e anche il Presidente Chiamparino ci direbbero che la questione non è tanto la ripartizione della legge di stabilità, che va a incidere soprattutto su fondi sanitari di cui comunque proveremo a fare a meno garantendo comunque la copertura al servizio sanitario regionale, nonché gli investimenti in edilizia sanitaria, che ricordiamo - nel 2014 sono stati azzerati, cioè il tesoretto di 160 milioni di euro per l'edilizia sanitaria non è stato stanziato proprio per garantire il pareggio di bilancio, ma la restante quota riguarda soprattutto altri capitoli di spesa, tra cui anche il Fondo Sviluppo e Coesione da cui dovremmo trovare le risorse per intervenire sul territorio piemontese in dissesto idrogeologico (tema sicuramente importante).
Con una riduzione di fondi, che potrebbe venire dalla rivisitazione della legge di stabilità a livello dei tagli regionali, si potrebbero ridurre ulteriormente i fondi e mettere in difficoltà anche la cosiddetta "ZUT" (la zona di trasformazione urbana) intorno all'area del grattacielo della Regione Piemonte, in fase di ultimazione, di cui abbiamo discusso ieri.
Anche queste sono partite importanti e aperte che riguardano fondi per investimento, forse gli unici fondi di cui la Regione Piemonte dispone in questo momento di riduzione di risorse proprie.
Come dicevo, il Vicepresidente Reschigna e il Presidente Chiamparino direbbero che non si tratta solo del tema della legge di stabilità nazionale, ma anche e soprattutto della chiusura della rinegoziazione dei mutui con la Cassa Depositi e Prestiti, perché questo è il tema fondamentale.
Oggi, insomma, la Regione Piemonte non è in grado di chiudere il bilancio regionale. Forse non lo era neanche negli anni precedenti, se non tramite artifizi contabili, tra cui l'aver gonfiato alcune partite di giro diventate extratributarie, il Titolo IV delle alienazioni del patrimonio immobiliare, aver acceso mutui negli anni precedenti - quando si poteva che hanno ingrossato il Titolo III, cioè le uscite per mutui, tra cui anche quelli della Cassa Depositi e Prestiti di cui stiamo parlando.
Quindi, oggi, la Regione Piemonte non è in grado di chiudere il suo bilancio senza ricorrere ad artifizi contabili, e questo è un tema che dobbiamo far emergere dal dibattito, oggi, con la proroga dell'esercizio del bilancio provvisorio e, domani, nella discussione del bilancio previsionale, tema che deve arrivare forte anche alla politica nazionale.
Non si tratta più, o forse non solo, di un problema di sprechi d'inefficienza, di spesa corrente fuori controllo, ma si tratta di un problema di trasferimenti di risorse statali e di erogazione dei servizi minimi.
Nella relazione del Difensore Civico si parlava di garantire i diritti sanciti dalla Costituzione e il collega Appiano citava la sentenza del Consiglio di Stato che contempera i diritti costituzionali con le risorse disponibili nel bilancio. Questo significa avere una Costituzione che è scritta ed esistente, ma che è condizionata dalle disponibilità economiche.
Si apre uno squarcio sicuramente inquietante sui possibili risvolti futuri dei diritti sanciti dalla nostra Costituzione. Se non ci sono risorse, i diritti sono esigibili sulla carta costituente, ma non nella vita reale.
Questo è un tema fondamentale che la Regione Piemonte intende affrontare chiedendo la rinegoziazione, e quindi il rinvio delle quote capitali, e forse anche degli interessi da pagare alla Cassa Depositi e Prestiti, con cui, negli anni, abbiamo contratto una quota rilevante dei nostri mutui, pertanto il rinvio delle quote 2015/2016 garantirebbe, almeno nel 2015, di liberare risorse per 161 milioni di euro.
Da questo deriva parte della variazione al bilancio fatta con delibera di Giunta, in data 9 marzo 2015, che va ad aggiungere, sul bilancio autorizzato dalla Regione Piemonte a dicembre 2014, risorse aggiuntive di 261 milioni di euro. E non è un caso, infatti, che l'ultimo comma dell'articolo 1 del disegno di legge che ci accingiamo a discutere e votare stabilisca che i 261 milioni di euro oggetto della nota di variazione di bilancio del 9 marzo 2015 non siano spendibili o autorizzabili finché non vi è un accordo con la Cassa Depositi e Prestiti, su rinvio delle quote capitali di interessi di cui dicevo prima, che è quello che sostanzialmente chiedevamo noi.
Noi abbiamo chiesto di non iniziare la discussione di merito del bilancio nelle Commissioni competenti finché non ci fosse stato realmente l'accordo con la Cassa Depositi e Prestiti, perché qualche giorno fa, a Roma, grazie alla capacità e l'abilità politica che tutti riconosciamo al Vicepresidente Reschigna ed al Presidente Chiamparino, c'è stato l'annuncio dell'accordo politico con la Cassa Depositi e Prestiti, ma la firma del contratto di tale accordo, ad oggi, non c'è ancora. Per ora, c'è stata solo un'intesa politica: la firma della rinegoziazione non c'è ancora. Senza contratto, discutiamo di intese politiche, che tutti speriamo si avviino a conclusione, ma sono parole. Da quanto ne sappiamo, il contratto dovrebbe essere firmato a fine marzo (intorno al 26-27).
Senza il contratto, autorizziamo un bilancio provvisorio in dodicesimi con la spada di Damocle dei 161 milioni di euro. Ma ancora più preoccupante è il fatto di sapere che, se non dovesse andare in porto la rinegoziazione probabilmente il bilancio si farà, ma sarà un bilancio che, oltre i tagli fatti nella precedente legislatura e quelli presentati in questa legislatura, dovrà tagliare ulteriori 161 milioni di euro.
Pertanto, oggi non si scenderà sicuramente nei contenuti della proposta di bilancio: ci sarà la legge di bilancio propria, ma il fatto di sollevare il problema della riduzione dei trasferimenti statali e delle spese che si sostengono a livello nazionale, ma anche - in parte - a livello regionale che non sono prioritarie, è sicuramente un tema fondamentale.
Mi risulta facile, a questo proposito, sollevare i temi delle grandi infrastrutture: ieri è stato aperto un nuovo fascicolo d'indagine sul responsabile della Struttura Tecnica di Missione del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, il signor Ercole Incalza, che sembrerebbe aver coinvolto - secondo un'intercettazione - anche il Ministro Lupi, il quale (lo sottolineo altrimenti verrei giustamente ripreso), al momento non è iscritto nel registro degli indagati. Si tratta di un sistema che il Movimento 5 Stelle denuncia da anni e che, purtroppo, non è stato preso in considerazione né a destra né a sinistra.
Pertanto, è facile dire che le risorse destinate a queste grandi infrastrutture (non parlo solo del TAV Torino-Lione o del TAV Terzo Valico ma di tante grandi infrastrutture) potrebbero essere indirizzate sui capitoli di bilancio delle Regioni, dei Comuni e delle Province (o di quello che ne rimane) in difficoltà. Diversamente, avremo Regioni, Comuni e Province che taglieranno sempre più su quei diritti che - dicevo dovrebbero essere incomprimibili, perché sanciti dalla nostra Costituzione ma che sono sempre più compressi dalle difficoltà di bilancio.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Bono.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi dell'Istituto Professionale "D. Birago" di Torino


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti della classe V C dell'Istituto Professionale "D. Birago" di Torino in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Esercizi provvisori

Esame disegno di legge n. 115, inerente a "Proroga dell'autorizzazione all'esercizio provvisorio del bilancio della Regione Piemonte per l'anno finanziario 2015" (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame del disegno di legge n. 115.
Sul dibattito generale, ha chiesto la parola il Consigliere Pichetto Fratin; ne ha facoltà.



PICHETTO FRATIN Gilberto

Grazie, Presidente.
Brevemente. Quando la Giunta presentò la proposta di esercizio provvisorio, fui uno di quelli che chiesero la riduzione della tempistica nella speranza di riuscire a chiudere il bilancio, a vantaggio della Regione e della Giunta stessa, entro il 31 marzo. Purtroppo ciò non avviene e su questo vorrei fare una riflessione: nel nostro Paese, siamo ormai di fronte ad un'incertezza assoluta (non imputabile certamente al Presidente né al Vicepresidente della Giunta regionale del Piemonte), che non fa male solo alla struttura regionale. Pensiamo agli Enti locali, ai Comuni che l'anno scorso, hanno approvato i bilanci di previsione addirittura entro il mese di novembre.
Si è arrivati a delle situazioni veramente assurde, perché quando si arriva ad approvare il bilancio di previsione nel mese di novembre, vuol dire che si ha un mese di gestione e, normalmente, questo non avviene perché sappiamo benissimo che quasi tutti i regolamenti prevedono di bloccare gli impegni nell'ultimo mese. Pertanto, in alcuni casi, alcuni Enti hanno avuto un giorno di gestione ordinaria dell'esercizio.
Nel nostro caso, avremo, sul Piemonte, otto mesi di gestione ordinaria anziché dodici, con la conseguenza che lavora male la struttura, lavora male la parte politica, la Giunta che ha la maggiore responsabilità, ma le conseguenze più gravi le paga l'intero sistema, nel nostro caso l'intero sistema regionale. E' chiaro che un meccanismo che prevede i pagamenti in dodicesimi automaticamente non dà certezza ai soggetti di spesa (alle varie direzioni e agli Assessori) di programmare le azioni per l'esercizio.
Questa incertezza si ribalta all'esterno e su tutti quei soggetti che si relazionano con il Governo regionale. Già solo l'impegno in dodicesimi blocca ogni iniziativa con un minimo di consistenza, naturalmente; vista anche l'esiguità di alcune appostazioni di bilancio, ridurla in dodicesimi significa renderla completamente inutile.
Probabilmente, arriveremo ad approvare un bilancio di previsione tra un mese o un mese e mezzo, quale limite massimo, senza avere la certezza rispetto ai nostri meccanismi di finanza derivata, delle vere entrate su cui il bilancio regionale potrà contare, perché sulla partita FAS c'è sempre la spada di Damocle - mi corregga l'Assessore Reschigna se sbaglio.
Praticamente, i meccanismi di taglio del bilancio dello Stato avvengono con il sistema del gioco dell'oca: se sbagli la casella torni al punto di partenza. Addirittura, i tagli arrivano l'anno dopo rispetto all'anno di competenza oppure, su alcune partite, dove c'è il riparto tra le Regioni.
Però, la deficienza, da un lato, riguarda un meccanismo che deve vedere l'accordo tra soggetti ognuno portatore di un interesse proprio, quello della propria Regione, nella Conferenza delle Regioni e, dall'altro l'attività del Governo, che dovrebbe aiutare a decidere o, ad un certo punto, decidere; non lo fa perché non ha alcuna certezza, così si arriva ai riparti a fine anno. L'esempio, anche se è una partita autonoma rispetto al bilancio, riguarda il Fondo Sanitario nazionale. Nel nostro Paese, il Fondo Sanitario Nazionale viene ripartito, se va bene, nel mese di novembre negli anni più fortunati; se va male, a fine dicembre o, addirittura nell'anno dopo per l'anno precedente.
Questo è l'esatto opposto di uno Stato moderno! Questo è l'esatto opposto di uno Stato di diritto! Questo è l'esatto opposto di un sistema che dovrebbe dare garanzia agli operatori, ai cittadini e alle imprese che vogliono venire a investire nel nostro paese.
E' difficile fare ricadere la colpa su uno solo. Possiamo farne una colpa al Governo, ma davvero la colpa riguarda il sistema, dove nel tempo si sono stratificati i vari modelli di intervento e mai è stato cancellato quello precedente, che oggi determina la più assoluta incertezza.
Con la clausola di salvaguardia che il Governo Renzi ha inserito nella legge di stabilità, che vale un aumento di tre punti e mezzo di IVA e che in numeri dovrebbe raggiungere una cifra intorno ai 70-80 miliardi di euro provate ad immaginare cosa accadrebbe se non riuscisse l'operazione di chiusura del bilancio - come italiano, mi auguro che riesca - qualora non volesse far ricadere tutto sui cittadini. Se invece facesse ricadere tutto sui cittadini, 70 miliardi di euro determinerebbero un crollo dei consumi ben superiore a quello che si è già verificato. Questo significherebbe immediatamente per il bilancio regionale minori entrate, ad esempio, per i bolli (cito una delle voci di entrata della Regione). Se non volesse caricare tutto sulla fiscalità, allora lo farà sulla finanza derivata.
Quindi, nel mese di settembre 2015 - spero di no, veramente! - potremmo trovarci in una situazione in cui addirittura sarebbero modificati i bilanci che in questo momento ancora non abbiamo redatto perché proroghiamo l'esercizio provvisorio.
E' questo il guaio per il Paese! Poi, può esserci la soluzione di destra o la soluzione di sinistra, a chi piace di più in un modo e a chi piace di più in un altro, ma le forze politiche di una grande Regione di questo Paese, che peraltro ha il Presidente della Conferenza delle Regioni alla sua Presidenza, devono contribuire nel dare uno scossone e individuare una soluzione, perché la situazione non è più gestibile e sarebbe un danno enorme farla pagare, in questo caso, ai cittadini piemontesi.
Per questo motivo intervengo con questa denuncia. Noi necessiteremmo di certezza e di stabilità, pur avendo pochissime risorse, anche nella condizione di dover dire a tutti che non c'è un quattrino. Almeno i quattro milioni e mezzo di persone che stanno fuori da quest'Aula devono avere la certezza che non c'è un quattrino e non che ci sono le "promesse" o i "forse". Questo so che la Giunta non lo può fare.
Mi metto nei panni della Giunta: non lo possiamo fare noi n dall'opposizione né coloro che ricoprono il ruolo nella maggioranza.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Pichetto.
La parola al Consigliere Appiano.



APPIANO Andrea

Grazie, Presidente.
Anch'io, sulla falsariga degli interventi precedenti, vorrei usare questi pochi minuti non già per discutere nel merito dell'esercizio provvisorio in quanto tale, da questo punto di vista sarebbe un atto dovuto, immaginiamo cosa accadrebbe ove non dessimo l'autorizzazione all'esercizio provvisorio, si paralizzerebbe la macchina regionale. Quindi il voto non può che essere favorevole.
Vorrei cogliere l'occasione per segnalare ed enfatizzare due aspetti.
Da un lato, la difficoltà di scrittura del bilancio di quest'anno discende, oltre che dalle problematiche di incertezza del quadro nazionale dalla doverosità e dalla volontà di scrivere un documento che non annoveri entrate fittizie e non nasconda, invece, fonti di spesa. E' necessario dotare la nostra Regione di una legge di bilancio veritiera, sostenibile e non foriera di ulteriore disavanzo, che peggiorerebbe una situazione ormai incancrenita. Quindi, lo sforzo del Presidente in prima persona e di tutta la Giunta - noi da adesso in avanti in Commissione - è certamente un elemento molto positivo che va riconosciuto con plauso.
Dall'altro, l'occasione è d'oro per denunciare ancora una volta l'instabilità che il nostro Stato impone a tutto il sistema delle Autonomie locali e a tutto il sistema delle Regioni italiane.
Il documento di bilancio fondamentale in Italia si chiama "legge di stabilità", ma sembra quasi un paradosso, perché i titoli dovrebbero rappresentare ciò che il documento determina come effetti.
Non c'è modalità più instabile di quella introdotta dalle leggi di stabilità, che hanno sostituito le vecchie finanziarie. Il fatto che si venga a conoscere quasi ad esercizio finanziario concluso, o, in alcuni casi, come veniva ricordato poc'anzi, nell'anno successivo, l'entità precisa dei trasferimenti di quella Regione, di quella Provincia e di quel Comune rende praticamente impossibile amministrare e programmare.
Ricordo qualche anno fa - non so esattamente l'anno, però non troppi anni fa - il paradosso del sistema delle Autonomie locali che avevano lamentato l'ennesima stagione di tagli. Allora venne riconosciuto un maggiore trasferimento corrente nel mese di dicembre quando i Comuni non potevano più iscriverlo a bilancio, in quanto si era oltre i termini massimi per poter apportare delle variazioni. In realtà, quel riconoscimento era una sostanziale presa in giro perché andava a formare un avanzo di amministrazione che, nei fatti, l'anno successivo non poteva essere applicato, in quanto rilevante ai fini del Patto di stabilità.
Queste situazioni non dipendono certo dalla Regione Piemonte e non dipendono da noi. Ma noi siamo un organo innanzitutto politico e rappresentativo e quindi abbiamo il dovere di partire da questi esempi per denunciare il fatto che così non si può andare avanti; e che, se si vuole davvero credere anche nel nuovo sistema di contabilità - nel bilancio armonizzato, nella capacità di avere una vera programmazione quantomeno triennale, con possibilità di impiego del bilancio non solo annuale, ma anche nei due anni successivi - questo deve coniugarsi con una sicurezza vera a livello di legge di stabilità nazionale. Mi chiedo infatti altrimenti: ma quale triennale credibile possiamo scrivere, se tanto sappiamo che di qui a fine anno una nuova legge di stabilità stravolgerà per l'ennesima volta il quadro di riferimento? Ecco, su questo l'impegno è necessario. Visto che spesso costruiamo mozioni ed ordini del giorno sui vari temi, forse questo è un tema fondamentale su cui pronunciarci in termini critici.
Da ultimo, certamente l'occasione è d'oro per segnalare l'inadeguatezza di alcuni trasferimenti ormai conclamati e spesso oggetto di taglio che da Roma pervengono alle Amministrazioni periferiche, oppure alle Regioni.
Forse è giunta l'ora di reclamare con forza una valutazione sull'adeguatezza dei trasferimenti sul TPL rispetto alla nostra Regione: chiedersi, cioè, se questi trasferimenti sono stati calibrati per davvero valutando il reale impatto di tutti i servizi di TPL, oppure sono tarati rispetto ad una fotografia ormai attempata, che non si fa carico di una situazione che è andata a mutare negli anni.
Penso anche al discorso che citavamo prima e non ripeto ora delle prestazioni assistenziali. Ben venga che nell'esercizio provvisorio si affermi che, pur nel tetto dei 12 milioni, non è soggetta ai limiti di impiego la cifra utilizzata per prestazioni assistenziali erogate o pagate dalle ASL, anche se non coperte dal Fondo Sanitario Nazionale. Ma sul Fondo Sanitario Nazionale e sul tema generale del diritto alla salute dobbiamo continuare a combattere per risorse adeguate e trasferimenti parametrati in termini oggettivi.
E gli esempi potrebbero andare avanti, a partire dal cofinanziamento delle borse di studio; e chi più ne ha più ne metta.
Certamente un dato - e chiudo su questo - va con forza rivendicato: le Regioni, cioè, hanno un senso se si è in grado di valorizzare le specificità che quei territori hanno. La nostra è una delle Regioni con un tasso di marginalità geografica più alta di tante altre, con un numero di Amministrazioni locali più alto di tante altre, con una presenza di comunità in luoghi e in parti del territorio ad altissima marginalità e disagio geografico. Ebbene, questa specificità è effettivamente presa in considerazione e valorizzata? Io penso assolutamente di no. Ne ho coscienza diretta nel campo della distribuzione degli organici delle Autonomie scolastiche, perché era il tema su cui per anni mi sono confrontato all'interno di ANCI, ma vedo che su più materie, in questi primi mesi di esperienza all'interno della Regione, si tratta di una situazione ampiamente replicabile anche in altri campi di intervento.
Ecco, d'accordo quindi all'esercizio provvisorio. Speriamo - e ce la metteremo tutta - di arrivare alla scadenza del 30 aprile con un bilancio serio, ponderato, dove le riduzioni di risorse non corrispondano a tagli lineari, ma a scelte ragionate che mettano al centro le priorità (sulle politiche educative, sui servizi sociali e sulla salute dei cittadini in prima battuta). Ma sia anche questa un'occasione per dire che così come si sta procedendo non si può andare avanti, a meno di non amministrare, non programmare, non riuscire a legiferare con un'ottica di medio-lungo periodo, accontentandosi di risolvere i piccoli o grandi problemi di cui quotidianamente veniamo a conoscenza.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei, collega Appiano.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Ovviamente la discussione che oggi svolgiamo è figlia, come inevitabilmente accade ogni qualvolta si discute un bilancio provvisorio della discussione stessa del bilancio, che abbiamo iniziato solo una settimana fa nelle Commissioni competenti e che ha tutta una serie di limiti, che già alcuni colleghi ponevano.
Intanto, rileviamo il fatto che, seppur in una situazione di difficoltà, abbiamo quest'anno tempi davvero molto limitati, nel senso che credo non fosse mai accaduto in precedenza che avessimo iniziato a discutere il bilancio nel merito nel mese di marzo; era accaduto in anni precedenti che si fosse discusso in momenti distinti, fintanto che la Giunta non avesse realizzato un appostamento definitivo o quasi definitivo delle risorse a disposizione, ma devo dire che quest'anno ci sarà, credo anche un'oggettiva difficoltà nel rispetto dei tempi e a fare una discussione sul bilancio che sia quella che deve essere, essendo la legge finanziaria e la legge di bilancio gli atti più importanti che questo Consiglio regionale vota. Le ripercussioni del voto su questi due provvedimenti, infatti, si vedono poi ovviamente nell'arco di tutto l'anno in relazione alle scelte che vengono fatte all'interno di quei documenti.
Vi è un aspetto significativo, però, che altri colleghi hanno già rimarcato e cioè che noi oggi discutiamo una posticipazione dei tempi per l'approvazione del bilancio che, com'è noto, comporta una serie di limiti: la Regione utilizza le risorse del bilancio in dodicesimi e quindi ha quattro mesi in cui può fare attività di programmazione e gestione, ma limitata, in attesa dell'approvazione del bilancio stesso.
Soprattutto, però, vi è una valutazione rispetto a quel che sarà il triennio che abbiamo davanti - perché di questo parliamo quando discutiamo del bilancio preventivo e triennale - che si basa su elementi assolutamente ignoti; tant'è che se qualche collega ha visto le tre colonne (15, 16 e 17) del bilancio, avrà notato che le colonne del 2015 sono puntuali rispetto alle allocazioni che la Giunta ha definito e che le colonne del 2016 e del 2017 sono totalmente vuote; nel senso che ci sono dei numeri che però, in gran parte dei casi, sono numeri che servono semplicemente a far sì che il bilancio risulti anche un bilancio triennale.
Il nostro Ente, però, deve affrontare una scommessa assolutamente significativa. Come veniva ricordato, noi quest'anno chiudiamo il bilancio se e nel momento in cui si chiude un accordo, che pare essere chiuso, con Cassa Depositi e Prestiti, per il quale non restituiamo 161 milioni di euro nel 2015 e la stessa cifra nel 2106. Quindi, è come se un'azienda o una famiglia per due anni congelasse una parte della restituzione del debito che ha nei confronti di un terzo. Dal 2017, però, ricominceremo a pagare salvo che non chiederemo un'ulteriore dilazione.
A questo proposito è importante poi che ci si soffermi anche su una valutazione nella discussione del bilancio, perché noi ad oggi abbiamo un documento, che la Giunta regionale ha fornito quando discutemmo i DDL n. 67 e 67 (quelli relativi all'aumento delle tasse e alla razionalizzazione della spesa regionale), in cui è vero che si prevede la fine di un mutuo nel 2016 per circa 80 milioni di euro, ma è altrettanto vero che la sfida che questa maggioranza e questa Giunta intraprendono è quella di riuscire a operare tagli o efficienze maggiori rispetto a quante sono oggi iscritte a bilancio, che già sono assolutamente significative, per ulteriori 80 milioni di euro, perché altrimenti nel 2017 avremo un bilancio che avrà 80 milioni di euro in meno rispetto al bilancio che stiamo discutendo in questi giorni.
Allora, è assolutamente evidente che la discussine sul bilancio del 2015, ma anche sul bilancio triennale (al di là dei numeri che in questo momento sono iscritti all'interno di quel documento) sia la discussione più importante che questo Consiglio regionale fa per comprendere se la situazione di assoluta mancanza di risorse del 2015 è una situazione temporanea, oppure se a questa situazione non tanto ci dobbiamo abituare noi, ma - in termini di erogazione di servizi e quant'altro - siano i piemontesi a doverlo fare, perché se questo sarà, e questo può anche essere, è necessario che sia accompagnato da riforme strutturali che in questo momento non abbiamo.
Faccio solo due esempi. Le politiche sociali del welfare contano circa 55 milioni di euro di riduzioni che la Giunta ha fatto su questo bilancio rispetto al 2014. E' evidente che o si prevede uno stanziamento simile anche per gli anni a seguire, com'è stato dichiarato almeno sul TPL, dalla Giunta, ma per fare ciò non sarà sufficiente bandire le gare: per fare ci sarà sufficiente, per esempio, per il 2016 e in parte per il 2015, arrivare ad una razionalizzazione del TPL, qualora non si inseriscano maggiori risorse, il che significa, in termini molto correnti, tagliare delle linee (che saranno quelle sovrapponibili o quelle non sovrapponibili) e tutta una serie di misure che oggi compaiono in termini di "meno" e non in termini di programmazione.
Un altro aspetto - lo dico per il doppio ruolo che riveste il Presidente Chiamparino - è certamente quello cui faceva riferimento anche il Consigliere Pichetto, rispetto al ruolo che il Presidente ha in seno alla Conferenza Stato-Regioni. Possiamo anche accettare che il Presidente del Consiglio faccia campagna elettorale sulle spalle delle Amministrazioni locali, tutte: i quattro miliardi delle Regioni, i due miliardi dei Comuni le Province e quant'altro, per gli 80 euro o per dire "taglio le tasse a livello nazionale, e voi invece le aumentate a livello locale". Ora, salvo un primo battibecco nei giorni in cui sono uscite le slide del Governo (ormai non siamo più abituati a vedere proposte di legge, ma a vedere slide da questo Governo) rispetto alla legge di stabilità, quando il Presidente Chiamparino disse, con correttezza, che quattro miliardi di euro di tagli alle Regioni erano insostenibili contro quanto diceva il Presidente del Consiglio, il quale sosteneva che, visto che le Regioni sono sprecone quattro miliardi li possono tagliare, tutto è finito lì.
Da questo punto di vista, al di là dei due miliardi già tagliati sulla sanità, segnaliamo un aspetto un po' singolare: un Ministro si siede a un tavolo, sottoscrive un patto della salute nel mese di luglio e agosto con i 21 Presidenti delle Regioni italiane, ma qualche mese dopo viene comunicato, non tanto al Ministro, ma alle 21 Regioni, che ciò che avevano sottoscritto è nullo, almeno in termini di trasferimenti.
Tuttavia, oltre a questo c'è un aspetto di sindacato territoriale che credo vada mantenuto e mantenuto alto. E' evidente a tutti, ma poi lo vedremo, non anticipando una discussione che sarà quella sul bilancio, che il bilancio di quest'anno è un bilancio di sopravvivenza, ma non può essere il bilancio della Regione Piemonte, perché se no, con molta difficoltà potremmo garantire ciò che non solo in qualunque programma elettorale è scritto, ma gestire un territorio senza dover essere passivi rispetto alle scelte altrui: garantire servizi alla popolazione e sviluppo economico.
Credo che questo sia il nostro compito.
Certamente il prolungamento dell'esercizio provvisorio non è uno strumento che aiuta, ma è uno strumento indispensabile per poter analizzare compiutamente anche il bilancio del 2015 e, come dicevamo, in particolar modo il triennio che abbiamo davanti. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Vignale.
La parola al Consigliere Campo.



CAMPO Mauro

Grazie, Presidente.
Anch'io vorrei far alcune riflessioni sull'ennesima volta in cui la Regione ricorre all'esercizio provvisorio e rinvia all'ultimo momento possibile le decisioni sul bilancio.
Poc'anzi il Consigliere Appiano ha fatto alcune considerazioni sull'influenza che il protrarsi delle incertezze a livello nazionale e nella legge di stabilità hanno avuto sulle tempistiche del nostro esercizio di bilancio. Tuttavia, sottolineerei che il grande ritardo è probabilmente dovuto anche al fatto che la Regione Piemonte è dovuta andare a Roma con il cappello in mano a chiedere, per favore, di trovare in qualche modo fondi aggiuntivi per riuscire a realizzare un esercizio di bilancio quest'anno.
Poiché questo non è ancora avvenuto, per quanto sia stato annunciato sui giornali che questi famosi 160 milioni dell'ammortamento con Cassa Depositi e Prestiti dovrebbero esserci, quello che mi viene da pensare è quanto non stia succedendo in Commissione, perché pare non si voglia fare ma neanche a pensarci, un esercizio di bilancio che sia anche prudenziale ossia, che cosa effettivamente...
Invece di scrivere nell'autorizzazione all'esercizio di bilancio dalla proroga del bilancio provvisorio fino al 31 aprile, che i fondi eventualmente recuperabili dalla rinegoziazione dalla Cassa Depositi e Prestiti saranno impegnati solo quando questa negoziazione sarà effettivamente andata a buon fine, sarebbe utile che si dicesse che si procederà alla realizzazione di un esercizio di bilancio che preveda anche che questi fondi non siano disponibili, giusto per capire, perché ci rendiamo conto anche tutti noi di che cosa vorrebbe dire fare un bilancio senza le elargizioni o, diciamo, senza il favore che ci fa sostanzialmente, la banca che sostiene, anzi l'unica banca che ancora sostiene la nostra Regione a non farci pagare le parte di capitale nelle rate che dobbiamo.
Tra l'altro, ho visto anche l'esito della rinegoziazione sul DL n. 35 con il Ministero, che invece ci ha risposto picche su quel discorso lì. Un discorso che, tra l'altro, vede come garante il nostro stesso Presidente della Regione Chiamparino anche nella veste di Commissario, tant'è che nell'esercizio di bilancio che stiamo discutendo in Commissione troviamo due voci che riguardano gli accantonamenti per garantire che paghiamo le rate integrali dei rimborsi del DL 35. Anche questa è una cosa che, secondo noi, bisognava discutere in maniera più energica, a livello governativo perché sembra strano ottenere una deroga su delle rate che si hanno con Cassa Depositi e Prestiti e non, invece, su dei fondi a cui si è attinto su stimolo anche direttamente nazionale, perché il problema era nazionale era quello di pagare i debiti pregressi delle Pubbliche Amministrazioni.
Che poi questo in Piemonte sia stato fatto facendo con quei soldi di tutto tranne che pagare i debiti esigibili e certificati è un discorso che ci ha fatto la Corte dei Conti, però a livello di impostazione il discorso del DL 35 sarebbe stato quello da portare avanti in maniera più strutturata.
Il mio intervento vuole anche un po' lasciare una serie di osservazioni preliminari su quello che stiamo facendo. Rispetto al già debole Documento di Programmazione Economica Finanziaria che abbiamo visto alla fine dello scorso anno (che, più che programmare il triennio, o anche solo l'anno attualmente in corso, faceva un riassunto delle puntate precedenti), in questo bilancio o, meglio, in quello che per adesso se ne vede e che però è già filtrato sui giornali, c'è veramente poco. C'è veramente poco di programmazione. Le uniche cose certe sono i debiti da pagare. Le uniche cose certe sono che il debito lo spalmiamo, principalmente, rimandandolo al 2017 - la parte più corposa - e poco altro. Ad eccezione, di nuovo, lacrime e sangue, ma senza una chiara indicazione su che cosa si voglia investire su che cosa vogliamo rilanciare.
Dov'è il coraggio di una Giunta che si è presentata come una Giunta di rottura? Come una Giunta che voleva avere il coraggio di riformare questa Regione? Una Giunta, che, invece, sta applicando la solita mentalità contabile di "proviamo a mettere i conti a posto" e basta.
Mettere i conti a posto non basta; non basta, perché per metterli abbiamo alzato le tasse. Per metterli a posto abbiamo il Presidente della Regione che è anche Commissario.
Non sono state fatte scelte coraggiose di nessun genere. Cosa andiamo a tagliare? Sulle solite cose, sui deboli, su quelli che non fanno lobby, non protestano e non pagano le campagne elettorali.
Quello che viene da stigmatizzare è che rimandiamo per garantire il fatto di riuscire a fare una discussione che, forse, si sarebbe già potuta cominciare prima, visto che tanto, alla fine, i tempi con cui si ottengono le risorse aggiuntive sono sempre biblici e che, in ogni caso, arriveremo al 31 aprile e di quei 160 milioni ancora non ci sarà certezza. Non solo non ci sarà certezza, ma noi, forse, li avremmo lo stesso considerati dicendo: al più non li useremo perché il previsionale è già impegnativo proveremo a non usarli. Nel senso che poi si userà tutto quello che si pu e, alla fine dell'anno, si faranno quadrare i conti in un assestamento: i giochini sono sempre stati questi. Diteci dove state garantendo di operare in modo diverso dalle precedenti amministrazioni! E' sempre la stessa storia. Vi chiederei un po' più di coraggio e anche più coerenza e trasparenza: quei soldi non li abbiamo, per adesso non vanno considerati!



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Reschigna.



RESCHIGNA Aldo, Assessore al bilancio e finanze

Solo pochissime considerazioni rispetto agli interventi svolti in Aula.
La prima è che certamente il clima di incertezza nei rapporti tra la finanza regionale e le norme che, comunque, attraverso la legge di stabilità, disciplinano le politiche di bilancio, non ci sta aiutando. Non ci sta aiutando in questo anno e non ci aiuterà neanche nei prossimi anni.
Questo credo che si traduca, conseguentemente, in una condizione di incertezza nei rapporti tra la politica di bilancio della Regione e tutto quello che dipende dalla politica di bilancio della Regione.
Una seconda considerazione vorrei fosse chiara. Noi stiamo parlando di un'operazione di rinegoziazione dei mutui con Cassa Depositi e Prestiti che, proprio perché si parla di operazione di rinegoziazione dei mutui con Cassa Depositi e Prestiti, porta, e può portare come conseguenza, il fatto che nel 2015 cessa l'ammortamento dei vecchi mutui e, dal 1° gennaio 2016 inizia l'ammortamento dei mutui rinegoziati. Questo porta a quell'importo di 161 milioni di euro, che sarebbe invece di minore costo sul bilancio della Regione e che corrisponde quanto dovremmo, quest'anno, senza questa operazione, allocare nel bilancio della Regione e corrispondere alla Cassa Depositi e Prestiti in termini di quota capitale e quota interessi. Ad oggi, questa operazione è garantita sul 2015.
Sul 2016 noi stiamo cercando di fare in modo che il 2016 possa essere un anno di preammortamento dei mutui, in modo che si possa pagare unicamente la sola quota interessi e non la quota capitale. Questo porterebbe, nel 2016, non ad un minor costo da stanziare di 161 milioni di euro, ma ad un minor costo da stanziare di 100 milioni di euro, perché non illudiamoci di poter rifare la stessa operazione nel 2016, per poi arrivare al 2017 in una condizione che deve essere di stabilizzazione, anche sotto questo fronte dei conti della Regione.
La situazione nel 2016 presenta ulteriori problematiche rappresentate dal fatto che i finanziamenti, come da decreto legge n. 35, che il Presidente della Regione, nella sua funzione di Commissario straordinario sottoscriverà nel corso del 2015, entreranno in ammortamento a partire dal 1° gennaio 2016. Sono 900 milioni di sanità più ottocento e rotti milioni di non sanità.
Queste operazioni noi le abbiamo dovute fare, sostanzialmente, perch non è pensabile che la Regione continui con un atteggiamento che è quello di non saldare i propri debiti che siano a bilancio, che siano fuori bilancio, che siano fondi da reimpostare, che siano residui andati in perenzione, perché è il peggiore intervento che una Regione può fare in un momento in cui il sistema economico pare manifestare qualche timido segnale di risveglio. Se, in questo sistema economico che pare manifestare qualche timido segnale di risveglio, non viene immessa liquidità perché permane una situazione fortemente creditoria da parte di imprese nei confronti dei Comuni, delle ASL e, conseguentemente, della Regione, noi non sosteniamo la ripresa economica. Questa è la vera scelta che quest'anno va fatta.
E' chiaro che questo ha delle ricadute in futuro; è chiaro che questa operazione, fatta quest'anno, ha anche un elemento indubbiamente positivo: poiché tutte le operazioni sul decreto n. 35 assumono come tasso di riferimento per la restituzione il tasso di interesse dei titoli di Stato a cinque anni, in questo momento questo tasso, è intorno all'1,1-1,15% e rimane fisso per trent'anni. Significa, sostanzialmente, se immaginiamo che prima o poi, anche un po' di inflazione riprenda all'interno di questo Paese, che, alla fine, certamente con impegni che bloccano le risorse per i prossimi anni sul bilancio della Regione, noi arriveremo a restituire considerando il tasso di inflazione, meno dell'importo che avremmo contratto, ma avremo chiuso quella partita.
Ed è per questa ragione che - l'ho detto in Commissione e lo ripeto trovo assolutamente sensato che quando inizieremo a discutere in I Commissione alla fine del mese - dopo che le diverse Commissioni di merito si saranno espresse - ci sia la rappresentazione della politica di bilancio anche sul 2016 e 2017.
Va costruito questo percorso e va garantito che non ci troviamo in un anno nel quale mettiamo una toppa, ma ci troveremo in una politica di bilancio collocata in una arco triennale nella quale, almeno sul 2016, le condizioni saranno e permarranno complicate, per poi, ritengo, dal 2017 iniziare una condizione non di vecchi tempi - quelli non torneranno più ma una condizione nella quale faticosamente la Regione riprende a camminare con le proprie gambe.
Rispondendo al Consigliere Vignale, confermo che quando alla fine di marzo-inizio aprile inizieremo la discussione in I Commissione, noi presenteremo lo sviluppo della politica di bilancio anche sul 2016 e sul 2017, per rendere sostanzialmente conto di tutto ciò. Così come presenteremo anche l'andamento del piano di qualificazione della spesa regionale.
Mi permetta, Consigliere Campo: non è vero che siamo andati a chiedere col piattino in mano. Non è vero e non è neanche vero che da parte di questo Governo sia stato concesso alla Regione, in nome di affinità politiche, chissà che cosa.
Se posso evidenziare un rilievo sotto questo aspetto, la Regione Piemonte sta ottenendo molto meno che altre Regioni e altre città hanno ottenuto nel corso degli anni, a fronte di situazioni meno problematiche.
Ma noi siamo andati a parlare - e continueremo a parlare sotto questo aspetto - rappresentando, non la richiesta (perché in questo momento non ci viene accolta) di maggiori risorse, ma tempo per mettere in atto quelle politiche e per poter avere quei possibili benefici.
Guardi, lo dico spassionatamente perché non sto parlando di me, ma del lavoro di una Giunta e di un'Amministrazione regionale che le sue responsabilità se le sta prendendo fino in fondo, e posso anche dire che in pochi mesi se ne sta prendendo molte, forse anche troppe, sotto questo aspetto. Che cosa succederà sul TPL? Quello che abbiamo inserito nella legge sulla qualificazione della spesa consentirà, nel 2015, di rimettere in piedi la nuova governance sul TPL e dovrà garantire non solo ambiti di svolgimento delle gare adeguate ad ottenere efficienza ed efficacia ma attraverso il soggetto individuato, un risparmio senza tagliare linee o altro, mentre invece oggi l'IVA viene pagata complessivamente.
Stiamo attuando un piano sulla riduzione del costo del personale. E' un piano pesante che ha elementi di positività già manifestati alla fine del 2014; ha elementi di positività che abbiamo rappresentato nella legge di bilancio 2015; ha elementi di ulteriore positività che riteniamo di poter raggiungere entro il 2016, per arrivare, dal 1° gennaio 2017, a quell'obiettivo che ci siamo posti.
E' stato fatto su provvedimento sulla riorganizzazione della rete ospedaliera in poco tempo, e ha dimostrato che questa Amministrazione regionale fa i conti con la realtà. Ma sia chiara una cosa. Lo dico e lo ripeto in termini molto chiari, ed è la stessa riflessione che ieri il Presidente ha proposto all'incontro con le organizzazioni sindacali: noi non vogliamo passare per quelli che hanno il sacro compito di mettere a posto i conti della Regione e di riportare il rigore all'interno dei conti della Regione, perché sappiamo che una politica solo di questa dimensione non è in grado, in questo momento, di sostenere uno sforzo che va sostenuto per far uscire da una condizione di timidezza i segnali sulla ripresa economica, e per impegnare e aiutare i diversi sistemi territoriali del Piemonte a trovare le ragioni per una nuova stagione di sicurezza economa e di sicurezza sociale.
Abbiamo la consapevolezza che questo obiettivo non è incompatibile con il nostro dovere di saldare i conti, indipendentemente da chi li abbia provocati; di presentare documenti di bilancio rigorosi, certi sotto il profilo delle entrate e che siano in grado, sia pure con grosse difficoltà di cui ne abbiamo piena consapevolezza, di poter comunque rappresentare il punto possibile dell'intervento regionale all'interno di tanti elementi e tanti interventi che la Regione Piemonte deve sostenere.
Questa è la discussione che stiamo facendo e che dobbiamo fare con sempre maggiore intensità all'interno delle Commissioni in queste settimane. Questo provvedimento consente unicamente di prolungare l'esercizio provvisorio; affronta solamente alcuni brevi momenti della politica di bilancio, perché la vera discussione sulla politica di bilancio, la vera discussione sugli obiettivi che ci poniamo nel 2015, nel 2016 e nel 2017, la faremo nei prossimi giorni.
Sarà una discussione che faremo avendo la consapevolezza che dobbiamo costruire una politica di bilancio sui tre anni e avere - e questo è il nostro lavoro - una politica di bilancio che dia certezza ai conti ma che non sottragga, soprattutto sotto il profilo dei fondi strutturali europei le risorse per quanto riguarda il rilancio del sistema economico piemontese.



PRESIDENTE

Grazie, Vicepresidente Reschigna.
Passiamo all'esame dell'articolato.
ARTICOLO 1 Indìco la votazione palese sull'articolo 1.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 2 Indìco la votazione palese sull'articolo 2.
Il Consiglio approva.
Non essendoci ulteriori richieste di intervento, indìco la votazione nominale sull'intero testo di legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 47 Consiglieri votanti 36 Consiglieri hanno votato SÌ 31 Consiglieri si sono astenuti 5 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 11 Consiglieri Il Consiglio approva.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Esame proposta di deliberazione n. 65, inerente a "Ulteriore modifica al piano triennale di interventi in materia di istruzione, diritto allo studi e libera scelta educativa per agli anni 2012-2014 approvato con DCR 28 dicembre 2011, n. 142 - 50340 e modificato con DCR 11 novembre 2014, n. 14 -36707"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare la proposta di deliberazione n. 65, di cui al punto 6) all'o.d.g.
La parola all'Assessore Pentenero per l'illustrazione.



PENTENERO Giovanna, Assessore all'istruzione

Grazie, Presidente.
Molto velocemente. E' una delibera portata in Commissione con cui chiedevamo di prorogare i termini entro i quali in Comuni devono fornirci gli ultimi dati rispetto all'istruttoria per gli assegni di studio di frequenza ed integrazione dell'offerta formativa. Da 90 giorni chiedevamo di portarlo a 150 giorni.
E' una delibera che deve essere sottoposta al Consiglio. Essendo la fonte originaria una delibera di Consiglio, deve essere modificata dal Consiglio.
La proroga è una richiesta da parte dei Comuni, quindi chiedo l'approvazione della delibera da parte dell'Aula.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Pentenero.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Nel merito della delibera è evidente che si tratta di una richiesta che proviene dalle amministrazioni locali e, pertanto, ne prendiamo atto.
Rileviamo anche - ma l'avevamo già detto nella discussione della modifica del piano triennale - come ognuno debba fare il proprio compito. Va detto che quest'anno certamente le famiglie hanno fatto il loro compito, nel senso che, in poco tempo, 25 mila famiglie hanno utilizzato esclusivamente lo strumento della domanda online.
Verosimilmente, se si accoglievano alcune indicazioni che ci eravamo permessi di dare (per esempio escludere la possibilità, per la richiesta di contributo sui libri per le famiglie che avevano un ISEE fino a 10.000 euro, di poter fare richiesta), avremmo evitato, oggi, di avere 4.100 domande ancora da evadere.
Va fatta una riflessione, che credo sia significativa dei dati che l'Assessore e gli Uffici ci hanno fornito in sede di Commissione: su 25.000 domande, 24.000 complessive sono state fatte direttamente dai richiedenti senza essersi fatti aiutare da un'Amministrazione comunale, da una scuola o da coloro che avevano delle certificazioni per poter presentare le domande.
Questo è un dato estremamente significativo, che ci dovrà far riflettere per il futuro Piano triennale, se sia ancora utile mantenere le Amministrazioni comunali come soggetti che elaborano una graduatoria che, a tutti gli effetti, oggi è già elaborata da un terminale, mentre non mantenere l'importanza delle Amministrazioni comunali come soggetti a supporto della presentazione delle domande per coloro che semplicemente non possiedono uno strumento informatico con cui fare domanda o che hanno necessità di aiuto per presentarla.
Questo è ciò che attiene alla PDCR, che, oggettivamente, è semplice.
Noi, però, visto che è una modifica del Piano triennale scaduto, ci teniamo a fare alcune considerazioni.
La prima: la necessità che entro il mese di marzo arrivi in Commissione il Piano triennale. E risottolineo entro il mese di marzo, non soltanto perché c'è un ordine del giorno del Consiglio regionale che impegna la Giunta regionale a ciò, votato a dicembre (quindi la Giunta, da tempo, sa che deve rispettare questo principio), ma soprattutto perché, al di là della condivisione o meno, poco è piaciuta la scelta che l'Amministrazione ha inteso fare nella stesura del bilancio, alla quale do questa lettura: visto che non riusciamo a modificare il Piano triennale e a portare la soglia ISEE a 15.000 euro, come avremmo voluto fare nelle dichiarazioni dell'Assessore di settembre 2014, noi possiamo anche tenere la soglia ISEE a 26.000, ma tanto, visto che abbiamo modificato la legge e poiché le contribuzioni vengono date in via crescente a seconda del reddito ISEE partendo dal più basso, noi mettiamo minori risorse in modo tale che con quei due milioni finanziamo le famiglie che hanno un reddito ISEE fino a 15.000 euro (segnalo che non bastano) e così le altre non le paghiamo. In questo modo, se non riusciamo a modificare il Piano triennale, o se non riusciamo a ottenere nel Piano triennale i 15.000 euro, li otteniamo tramite il bilancio.
Lo abbiamo già detto l'altra volta: sono scorciatoie che non portano da nessuna parte. O, meglio, sono scorciatoie che rallentano di molto la discussione del bilancio.
Pertanto, per estrema chiarezza, come l'ordine del giorno del Consiglio chiede (e non come chiede il Gruppo di Forza Italia), l'Assessore porti il Piano triennale in Commissione entro il mese di marzo e così, rispetto a quel Piano triennale, scriveremo il bilancio.
Prima vediamo il Piano triennale e poi approviamo il bilancio della Regione. E non viceversa.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Appiano; ne ha facoltà.



APPIANO Andrea

Grazie, Presidente.
Sarò rapido, ho solo due osservazioni da fare.
La prima: è evidente che il voto non può che essere favorevole, come lo è stato in Commissione, stante la richiesta necessitata dei Comuni. Se la graduatoria deve essere completata, e al momento non lo è (peraltro varrebbe la pena capire quali sono le difficoltà nel completare la graduatoria), non possiamo che concedere una proroga.
Del resto, ricordo che nel sistema previgente il termine dell'istruttoria era di sei mesi, quindi di 180 giorni; si è tentato, in prima battuta, di forzare la mano e imporre i tre mesi, quindi 90 giorni.
In realtà, la proroga che accordiamo quest'oggi comunque porta ad un termine inferiore rispetto a prima, perché parliamo di 150 giorni, e non di 180.
Il ruolo importante dei Comuni, a mio avviso, non è così semplicemente eliminabile, perché o impegniamo degli uffici decentrati o delle Amministrazioni comunali nella fase di compilazione delle richieste. ma attenzione, perché questo ovviamente va a contraddire un po' le procedure informatizzate. Qual è, infatti, la logica della procedura informatizzata? Rendere possibile la compilazione della domanda ovunque uno si trovi. I dati che venivano riportati prima dimostrano che la gran parte dei cittadini piemontesi (se non quasi la totalità) ha cercato di fare da sé, e quindi di compilare per proprio conto la domanda. In realtà, quel dato andrebbe un po' letto in senso più critico (anche se non possiamo averne contezza oggettiva), nel senso che in alcuni casi l'ausilio degli operatori dei Comuni è avvenuta attraverso le credenziali dirette del cittadino.
Quindi non è vero che 24.000 richiedenti hanno presentato da soli la domanda: è vero che alcuni di questi 24.000 richiedenti hanno utilizzato gli ausili dei Comuni e l'operatore del Comune attraverso le credenziali proprie del cittadino. Per noi sembra che l'abbia fatta lui o lei, in realtà l'ha fatta lui o lei ma attraverso un aiuto.
Detto ciò, o impieghiamo (ed è impossibile non farlo) nel supporto e nell'aiuto le Amministrazioni locali o gli Uffici decentrati nostri, ove volessimo avventurarci in questa cosa anacronistica e antistorica, oppure l'istruttoria successiva dei Comuni serve per correggere le anomalie che comunque ancora oggi ci sono, per evitare che il cittadino perda il diritto di cui è titolare.
Le anomalie le abbiamo viste: magari non le abbiamo analizzate compiutamente, comunque esistono. Esistono in una percentuale non esasperante. Ma non è esasperante proprio perché molte domande sono state "aiutate" e non sono state fatte spontaneamente. Per risolvere il problema per davvero, occorre interrogarci se il sistema informatico che attualmente sovrintende all'assegno di studio ha superato tutte le criticità che da tempo sia gli amministratori regionali (anche della precedente legislatura), sia le amministrazioni locali, sia i cittadini, segnalano e denunciano.
La maschera che si compila non ha dei filtri che impediscono certi errori; sul modello del portale informatico del censimento, se si risponde un certo modo ad una determinata domanda, non si può tentare di rispondere ad altre domande, perché il sistema viene bloccato a monte. Ad oggi invece, se un cittadino, compilando la domanda, segnala che nell'anno scolastico 2013-14 il proprio figlio o la propria figlia frequenta la prima classe della scuola primaria, può poi chiedere il contributo sui libri di testo (è tipico, invece, della scuola secondaria, immaginando quindi che dalla primaria, prima classe, si passi alla prima classe della secondaria) perché il sistema banalmente non blocca questa possibilità. È proprio una banalità questa, che credo che anche un informatico alle prime armi possa correggere.
Vi racconto nello specifico queste problematiche, perché nel Comune in cui ho esperienza amministrativa ad aiutare i cittadini a fare queste domande è il sottoscritto, quindi il modulo l'ho visto e l'ho esaminato.
Dopodiché, il discorso dei libri di testo è sicuramente vero: gran parte delle anomalie fotografate nell'assegno per libri di testo, POF e trasporti, riguarda la prima fascia ISEE, cioè quella in cui è anche possibile chiedere l'assegno per libri pagato con risorse statali, che poi in verità viene defalcato se uno chiede anche il rimborso nell'assegno di studio e allora tanto vale, magari, rimeditare il sistema.
Ultimissima considerazione, perché nell'intervento del Consigliere Vignale si adombravano delle presunte furbizie (uso questo termine che è un po' la traduzione letterale del discorso fatto). Non volete avventurarvi nella modifica tempestiva del piano triennale e volete perseguire un obiettivo tutto vostro di abbassare e di molto l'attuale soglia ISEE, e allora tagliamo sul bilancio e così arriviamo allo stesso risultato in forza di una modifica della legge sul diritto allo studio che fa fare tutte e due le graduatorie in ordine di ISEE.
Allora, innanzitutto la modifica alla legge l'abbiamo condivisa tutti poiché rispondeva e risponde a un criterio di equità: null'altro, non è il primo strumento per la furbizia successiva.
In secondo luogo, non è che sia nascosta l'esigenza finanziaria per finanziare determinate fasce ISEE. Abbiamo visto che, con un numero ridotto di domande rispetto a prima (circa 25.000), servono circa 11 milioni di euro per finanziare entrambe le graduatorie rispetto al tetto ISEE di 26.000 euro che ci siamo fissati. Sappiamo tutti che il diritto allo studio, come tutti gli altri comparti e diritti contemplati dal bilancio regionale, dovrà essere sede di esame attento rispetto alla congruità delle risorse e non è interesse di nessuno perorare la causa della riduzione di fondi sul comparto del diritto allo studio perché saremmo veramente autolesionisti, mi verrebbe da dire.
E' chiaro però che, in questo caso come negli altri, la compatibilità dell'equilibrio di bilancio sarà un tema a cui far fronte, e allora ben venga un meccanismo che, a prescindere dalla cifra totale di risorse - che io spero sia la più alta possibile, tanto per sgomberare il campo da incomprensioni o da retro pensieri - e fermo restando la cifra che riusciremo a mettere, comunque vada a salvaguardare gli ISEE più bassi rispetto a quelli più alti. Poi, più risorse riusciamo a recuperare, meglio è.
Sappiamo che, rispetto allo stanziamento pregresso, esisterà un risparmio quantificabile tra i 4,5 e i cinque milioni di euro, a seconda della risoluzione definitiva delle anomalie riscontrate. Abbiamo già sentito una garanzia su cui noi lavoreremo, credo tutti quanti, affinch quei denari risparmiati non finiscano in un avanzo di amministrazione general generico, ma vengano mantenuti nel comparto istruzione.
Questi sono i dati su cui lavoreremo nella più completa trasparenza e senza ricorrere a furbizie perché, se abbiamo una posizione politica da portare avanti, la portiamo avanti in modo trasparente, evidente e senza sotterfugi.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi dell'Istituto Cavour di Vercelli


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti della classe II, sezione D dell'Istituto Cavour di Vercelli in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Esame proposta di deliberazione n. 65 "Ulteriore modifica al Piano triennale di interventi in materia di istruzione, diritto allo studio e libera scelta educativa per gli anni 2012-2014 approvato con DCR 28 dicembre 2011, n. 142 - 50340 e modificato con DCR 11 novembre 2014, n. 14 - 36707" (seguito)


PRESIDENTE

Continuiamo con l'esame della proposta di deliberazione n. 65, di cui al punto 6) all'o.d.g.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Non volevo rubare molto tempo al dibattito su questa delibera, che in effetti chiede una proroga da 90 a 150 giorni per la compilazione dei bandi per la partecipazione al sostegno agli studenti delle scuole piemontesi pubbliche o paritarie. Tutto il resto è ovviamente un tema che abbiamo affrontato in Commissione: tetto ISEE, compilazione dei moduli online, ecc.
Tra l'altro, il tema della compilazione dei moduli online dovrebbe essere oggetto di una discussione in una Commissione specifica, soprattutto richiedendo anche, come Gruppo consiliare del Movimento 5 Stelle, l'approdo in Commissione il prima possibile del nuovo piano triennale per il sostegno agli studenti.
Fermo restando che adesso siamo in fase di bilancio, quindi probabilmente nella restante parte del mese di marzo e penso anche in buona parte di aprile saremo in fase di bilancio, sarà anche importante capire quali risorse - lo dico all'Assessore Pentenero - andremo a iscrivere nel capitolo dedicato del bilancio. Penso che ci vedremo a breve nella Commissione riguardante appunto l'istruzione e la scuola, ma dobbiamo ricordare che nell'ultima Commissione che abbiamo fatto sul tema si è valutato un risparmio di 5,6 milioni di euro che origina e scaturisce dalla riduzione del tetto ISEE dal precedente valore di 40.000 a 26.000. Si tratta di un risparmio che, per le regole contabili della Regione Piemonte non può essere spostato su altri capitoli di spesa, ma rimane come residuo attivo da riutilizzare nel 2015, quindi se noi dovremo avere (qualcuno ha fatto una cifra) 11 milioni di euro stanziati sul bilancio 2015, si potrà fare probabilmente 11 milioni meno 5,6.
Noi, sommessamente, ci siamo permessi di presentare un ordine del giorno oggi per chiedere che comunque la cifra complessiva nel comparto di sostegno all'istruzione sia mantenuta, quindi che magari quei 5,6 milioni di euro siano messi a copertura delle borse di studio universitarie, che invece sappiamo non essere arrivate a copertura totale degli aventi diritto.
E' un tema che esula dalla discussione della delibera e probabilmente speriamo di riprenderlo a fine seduta pomeridiana nella discussione degli ordini del giorno, ma sicuramente chiediamo e vincoliamo anche noi l'Assessore ad un impegno sia di uno stanziamento di risorse adeguate nel complesso dei capitoli dell'istruzione sia della presentazione il prima possibile del nuovo Piano triennale, che contempli però anche una rivisitazione del modello di compilazione online delle richieste. Infatti se è vero che anche noi siamo per internet, la dematerializzazione e quant'altro, soprattutto il Movimento 5 Stelle, dobbiamo però renderci conto che a volte le compilazioni di questi moduli sono complicate e complesse e che non tutti hanno accesso a internet e non tutti hanno familiarità con internet per le compilazioni dei modelli online.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bono.
Non essendovi ulteriori richieste si intervento, indìco la votazione palese sulla proposta di deliberazione n. 65, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
Le seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.03)



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