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Dettaglio seduta n.53 del 03/03/15 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RUFFINO



(I lavori iniziano alle ore 14.30 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)


Argomento: Calamità naturali - Trasporti su ferro

Interrogazione a risposta immediata n. 339 presentata dal Consigliere Ottria, inerente a "Riduzione dei servizi sulla linea ferroviaria Acqui Terme-Ovada conseguenti all'allerta meteo per neve"


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
339, presentata dal Consigliere Ottria, che ha la parola per l'illustrazione.



OTTRIA Domenico

Grazie, Presidente.
Quest'interrogazione riguarda, ancora una volta, i disservizi sulla linea ferroviaria Acqui-Genova. Questa linea ferroviaria è gestita da Trenitalia Liguria e dalla Regione Liguria. I viaggiatori che utilizzano questa linea sono prevalentemente viaggiatori piemontesi.
L'ultimo disservizio, ormai anche un po' datato, riguarda la data del 4 febbraio, quando in seguito di una previsione di una nevicata, Trenitalia ha attivato il cosiddetto "Piano neve" che in questi casi viene attuato in considerazione delle previsioni di maltempo e comporta la riduzione sia di velocità che riduzione di corse. In questo caso sono state cancellate ben 35 corse di treni e in particolare di queste 12 corse sulle 26 totali riguardano proprio la linea in oggetto.
Il problema è che questi dissesti intanto non sono stati giustificati dall'effettiva quantità di neve che poi è caduta, ma anche dal fatto che al termine della nevicata, i disservizi sono continuati. Questa riduzione di corse, in particolare, ha riguardato i treni viaggiatori e in maniera inspiegabile non i treni merci. Tant'è che proprio il guasto di un treno merci ha avuto conseguenze, al termine della nevicata, sul servizio regolare dei viaggiatori.
Faccio presente, come ho già fatto in un'altra interrogazione, che questa linea è una delle peggiori d'Italia, com'è stato riconosciuto da un rapporto del 2013 di Legambiente, considerando tutti i disservizi che i viaggiatori e i pendolari sopportano su questa linea.
Risulta opportuno, come ho già detto in occasione di una precedente interrogazione, che la Regione Piemonte intervenga presso RFI e presso Trenitalia Liguria per fare in modo che i disagi per i viaggiatori prevalentemente piemontesi, ripeto, vengano a cessare. Ricordo che in una risposta precedente l'Assessore aveva detto che aveva già richiesto a RFI e a Trenitalia un incontro proprio per valutare anche una possibilità eventuale di poter acquisire questa linea e per intervenire in termini transitori per alleviare i disagi.
Pertanto, ancora una volta chiedo se questo confronto con Trenitalia e RFI è stato attuato e se si intende procedere in questo senso. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Ottria.
La parola all'Assessore Balocco, per la risposta.



BALOCCO Francesco

Grazie, Presidente.
Come ricordava il Consigliere Ottria, la direttrice ferroviaria Acqui Terme-Ovada-Genova è di competenza della Regione Liguria. Questo ovviamente non toglie che si siano raccolte le informazioni richieste.
Occorre premettere che nel dicembre 2014 Trenitalia Liguria ha sottoposto alla Regione Liguria e alla Protezione Civile un "Piano neve" che è stato da queste ultime approvato e che prevedeva automatiche riduzione della circolazione ferroviaria in occasione di allerta meteo per neve. Tali riduzioni potevano arrivare fino al 50% in caso di allerta 2.
Nel caso in questione, a partire dalla mezzanotte del 5 febbraio la Protezione Civile Liguria ha proclamato l'allerta 2 nella zona della Val Bormida e Valle Stura, che ha interessato le seguenti linee: Savona-San Giuseppe di Cairo-Fossano, Alessandria-Genova, Acqui-Ovada-Genova.
Alle ore 12.00 dello stesso giorno la Protezione Civile ha riconfermato l'allerta 2 sul settore D fino alle ore 24; pertanto RFI e Trenitalia non hanno ripristinato la piena circolazione, malgrado la perturbazione nevosa fosse effettivamente inferiore rispetto alle previsioni.
A detta della Regione Liguria, le linee garantite dal "Piano neve" hanno comunicazioni mantenendo una buona puntualità e sono state effettuate le corse nelle fasce pendolari, prevedendo l'effettuazione di tutte le fermate intermedie nelle corse serali al fine di garantire ai pendolari il rientro.
La Regione Piemonte, memore dell'impegno cui lei faceva riferimento, si impegna a monitorare la situazione anche al fine di valutarne in futuro la presa in carico, qualora si arrivasse ad una ridefinizione a livello ministeriale dell'attribuzione delle linee, perché questo è il passaggio, e ha comunque provveduto ad acquisire i dati della puntualità dei treni dell'Acqui-Ovada-Genova, compiendo una verifica su 26 treni feriali nel periodo dal 9 al 24 febbraio u.s.
Dal rilievo risulta che la puntualità entro i cinque minuti è del 91 che in Piemonte corrisponde alla soglia sotto la quale vengono applicate a Trenitalia le penali previste dal contratto.
Sarà cura dell'Assessorato continuare il monitoraggio iniziato per fare piena luce sulle condizioni della linea e del servizio, anche al di là della situazione contingente.
Noi perseguiremo sicuramente sull'ipotesi di prendere in consegna la linea per la Regione Piemonte appena inizieremo la ricontrattazione del servizio sull'ambito regionale. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Balocco.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione a risposta immediata n. 340 presentata dal Consigliere Corgnati, inerente a "Previsione da parte di Sogin S.p.A. di nuove volumetrie nell'ambito delle operazioni di disattivazione dell'impianto EUREX di Saluggia"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 340, presentata dal Consigliere Corgnati, che ha la parola per l'illustrazione.



CORGNATI Giovanni

Grazie, Presidente.
Questa interrogazione ha il senso di tornare ancora una volta sui problemi di EUREX di Saluggia.
Premetto che l'impianto EUREX, acronimo di Enriched Uranium Extraction è entrato in funzione nel 1970. ENEA, proprietaria del sito, vi svolgeva attività di ricerca sul riprocessamento del combustibile irraggiato un'operazione che permette, attraverso un adeguato trattamento, di separare e recuperare le materie nucleari che possono essere riutilizzate.
Le attività sono state interrotte nel 1984. Da allora è stato garantito il mantenimento in sicurezza delle strutture e degli impianti a tutela della popolazione e dell'ambiente.
Dopo l'alluvione del 2000 è stato realizzato attorno al comprensorio dell'impianto un muro di difesa idraulica in grado di resistere alla piena della Dora Baltea.
Nel 2003 Sogin ha assunto la gestione dell'impianto con l'obiettivo di realizzare il decommissioning allo scopo di smantellare l'impianto in sicurezza riducendo il livello di pericolosità per i cittadini e per l'ambiente.
Le attività di decommissioning dovrebbero terminare tra i 2028 e il 2032, quando i rifiuti radioattivi, già condizionati e stoccati nei depositi temporanei del sito, saranno pronti ad essere trasmesse al Deposito Nazionale. E' proprio questa la preoccupazione: poiché non c'è il deposito nazionale, ci vediamo chiedere alcuni aumenti di volumetria.
Con la nota del 19 gennaio 2015, la Direzione regionale Ambiente Settore Risanamento Acustico, Elettromagnetico ed Atmosferico e Grandi Rischi Ambientali ha comunicato, tra gli altri, ai Comuni dell'area interessata: "Con nota prot. n. 62311 del 19 dicembre 2014 la Sogin S.p.A.
ha trasmesso anche a questa Amministrazione la documentazione inerente all'istanza di autorizzazione per la disattivazione dell'impianto".
Da una parte, si chiede la disattivazione, ma allo stesso tempo si chiede anche un aumento di volumetria.
La legge regionale n. 18 febbraio 2010, n. 5, "Norme sulla protezione dai rischi da esposizione a radiazioni ionizzanti", prevede che la Giunta regionale esprima con propria deliberazione parere in merito alla richiesta di autorizzazione sopraccitata, ai sensi degli articoli 55 e 56 del DL n.
230/1995.
Sulla base dell'istruttoria effettuata dalle strutture regionali competenti che si avvalgono, a loro volta, di ARPA e delle ASL competenti per territorio e del tavolo tecnico del nucleare, alla luce di quanto esposto, i destinatari della nota citata il 10 febbraio hanno incontrato la Direzione regionale Ambiente per formulare loro osservazioni, finalizzate all'espressione del parere richiesto.
Nella documentazione fornita da Sogin, relativa al Piano delle operazioni per la fase di disattivazione dell'impianto, al capitolo IV denominato "Nuove volumetrie", si legge che le nuove volumetrie potranno essere costituite anche da "eventuali, ulteriori volumi aggiuntivi potenzialmente ricavabili adeguando edifici e/o attrezzando opportunamente aree dislocate sull'interno sito e/o all'interno del comprensorio nucleare di Saluggia".
Al medesimo capitolo IV si legge, inoltre: "La realizzazione di nuove volumetrie di stoccaggio è vincolante per il proseguimento delle attività di decommissioning, e in particolare la capacità di stoccaggio necessaria a finire risulterà condizionata anche dalle tempistiche legate alla disponibilità del deposito nazionale".
Pertanto, rilevato come tale constatazione abbia destato preoccupazione nella cittadinanza coinvolta per gli eventuali rischi ambientali e per la salute e, di conseguenza, abbia generato nelle Amministrazioni comunali dell'area coinvolta la necessità di avere la massima chiarezza in merito si interroga l'Assessore competente per sapere quali siano le motivazioni alla base dell'inserimento nel Piano delle operazioni di smantellamento della previsione di eventuali volumi aggiuntivi per lo stoccaggio temporaneo nel sito di Saluggia dei rifiuti radioattivi, in vista al loro definitivo conferimento presso il deposito nazionale.
Poiché il deposito nazionale, come ricordavo prima, non esiste ancora.



PRESIDENTE

Consigliere, le chiedo di concludere: sono passati sei minuti.



CORGNATI Giovanni

Concludo.
Siccome il sito nazionale non c'è ancora e ci vediamo chiedere un aumento di volumetria la domanda viene logica: non sarà il primo atto che stabilisce che il deposito nazionale possa essere in quel sito?



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Valmaggia per la risposta.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'ambiente

Grazie, Presidente.
Anzitutto dico che sullo stesso tema è arrivata anche un'interrogazione urgente del Consigliere Grimaldi sulla quale ritorneremo in Commissione nella quale si possono approfondire meglio gli argomenti.
Il 19 dicembre 2014 la Sogin ha trasmesso alla Regione la documentazione inerente all'istanza di autorizzazione per la disattivazione dell'impianto EUREX di Saluggia. Tale autorizzazione è stata data dalla Direzione Ambiente, portata all'attenzione degli Enti che fanno parte dell'istruttoria di questa pratica per arrivare al parere regionale, quindi sono stati fatti due incontri tecnici istruttori uno il 10 e l'altro il 25 febbraio. Alla riunione del 25 febbraio è stata invitata anche la Sogin, al fine di assicurare i necessari chiarimenti e approfondimenti in ordine alla documentazione che hanno presentato, relativa all'istanza di disattivazione.
Gli approfondimenti che sono stati richiesti alla Sogin rispetto alla documentazione presentata riguardano, nello specifico, le nuove volumetrie che potranno essere costruite a partire dalla ristrutturazione dell'edificio 2300, dall'ampliamento del deposito D2 e da eventuali ulteriori volumi aggiuntivi potenzialmente ricavabili adeguando edifici e/o attrezzando opportunamente aree dislocate sull'intero sito, o all'interno del comprensorio di Saluggia.
La Sogin ha premesso che, allo stato attuale, secondo la stima a fine 2014, è previsto che la necessità di volume finale totale lordo dei rifiuti, sia quelli pregressi sia quelli che provengono dalla decommissioning ed esclusi i volumi derivanti dalla decommissioning della Waste Management Facility e dei depositi dei siti, fatta questa decurtazione, sia pari a 10.000 metri cubi. Pertanto, solo una quota di questo volume potrà essere sistemata nei depositi esistenti o previsti, sia il 2300, il D2 e il D3.
Ha inoltre precisato che la necessità di nuove volumetrie dipenderà dai tempi di disponibilità del deposito nazionale, rispetto allo stato di avanzamento delle attività di disattivazione. Ha inoltre chiarito che le aree dislocate all'interno del comprensorio nucleare di Saluggia, citate nella documentazione, sono da intendersi esclusivamente come aree Sogin ed ENEA ricadenti all'interno dell'opera di difesa idraulica posta a protezione del sito, a seguito dell'evento alluvionale dell'anno 2000.
Questo è quanto sappiamo al momento, rimandando la discussione e l'approfondimento in Commissione a seguito dell'interrogazione urgente del Consigliere Grimaldi.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Chiedo cortesemente a tutti i Consiglieri di stare nei tempi previsti dal Regolamento. Ricordo che abbiamo ancora parecchie interrogazioni e rischiamo di sforare abbondantemente l'orario.


Argomento: Beni demaniali e patrimoniali

Interrogazione a risposta immediata n. 343 presentata dal Consigliere Bertola inerente a "Nuova sede regionale. Compenso Architetto Fuksas"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 343, presentata dal Consigliere Bertola, che ha la parola per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Quest'interrogazione riguarda la telenovela tra la Regione Piemonte e l'architetto Fuksas. Telenovela che pare sia arrivata all'ultima puntata ma della quale non conosciamo ancora il finale: se sarà un lieto fine oppure un finale spiacevole, non tanto per noi, quanto per i cittadini piemontesi.
Ricapitolo un po' la questione. La Regione decide di realizzare una nuova sede, un grattacielo. Il vincitore della gara per il progetto è l'architetto Fuksas, al quale viene pagata una parcella, oggetto di indagine da parte della Corte dei Conti, di circa 20 milioni di euro.
Rimangono fuori circa due milioni e mezzo di euro che erano a titolo di direzione artistica in capo all'architetto Fuksas. Si apre un contenzioso legale perché l'architetto Fuksas voleva per sé la direzione artistica che non gli era stata affidata.
Arriviamo al 2013, quando l'allora Assessore e Vicepresidente della Regione Pichetto fa un'offerta di una proposta di transazione per circa 400 mila euro. Subito dopo si blocca tutto perché la Corte dei Conti inizia ad indagare sulla questione in generale, ma anche sulla parcella di Fuksas.
Arriviamo a due settimane fa, quando l'Architetto si reca al cantiere del grattacielo e rimane basito nel vedere che è tutto diverso da come l'aveva progettato: manca la pietra di Luserna e il marmo delle Alpi, troppo cemento e poco acciaio (il cemento, al posto dell'acciaio, è oggetto di indagini, non tanto della Corte dei Conti, quanto della Procura della Repubblica).
L'Architetto, pur di salvare il salvabile, è disponibile ad assumere la direzione artistica anche gratis.
Passa un'altra settimana e Fuksas ritorna al cantiere. Questa volta con lui ci sono il Presidente della Regione, Sergio Chiamparino, e l'Assessore al Patrimonio e Vicepresidente, Aldo Reschigna. Dalle dichiarazioni abbastanza entusiastiche che leggiamo sui giornali, ci ha colpito una frase detta da Chiamparino: "Con Fuksas c'è la voglia di riprendere un accordo.
C'è pieno accordo e gli faremo un'offerta".
Se parliamo di fargli un'offerta, allora non parliamo più di "vengo gratis, basta che vengo", perché qualsiasi persona venisse da noi e si offre di fare una cosa gratis, gli diciamo: "Bene, quando incominci? Vieni domani". Invece no, passa una settimana e poi si dice: "Gli faremo un'offerta".
Poiché la vicenda sta indignando un po' tutti i cittadini piemontesi non tanto la vicenda Fuksas in se stessa quanto tutta la vicenda legata alla nuova sede unica della Regione, vorremmo sapere, visto che pare ripreso l'idillio tra la Regione Piemonte e Fuksas, quanto costerà ai cittadini piemontesi questo idillio.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Reschigna per la risposta.



RESCHIGNA Aldo, Assessore al patrimonio

Innanzitutto vorrei rettificare alcune considerazioni del Consigliere Bertola.
La contestazione per due milioni e 500 e rotti mila euro non riguardava il mancato conferimento della direzione artistica, ma era una contestazione su cui oggi è giacente una causa intentata dallo studio Fuksas nei confronti della Regione Piemonte presso il Tribunale di Torino, per una richiesta di circa quattro milioni e mezzo di risarcimento, relativa alle modalità di determinazione della parcella professionale relativa alla progettazione. La questione era sostanzialmente legata al fatto se, nella determinazione della parcella professionale, si facesse riferimento all'importo a base d'asta del progetto, o all'importo ribassato dopo l'effettuazione della gara di appalto.
E' vero che nel passato c'era stata un'offerta transattiva, da parte della Giunta regionale, non di 400 mila ma di 500 mila euro, relativamente al coordinamento della direzione artistica, ma la stessa non aveva avuto una successiva concretizzazione, in quanto subordinata alla remissione della causa intentata dallo studio Fuksas nei confronti della Regione Piemonte per l'importo a cui è stato fatto riferimento.
La scorsa settimana c'è stato questo sopralluogo cui ha fatto riferimento il Consigliere Bertola. Si è ritenuto di riallacciare i rapporti, anche perché vorremmo che la realizzazione di questo Palazzo potesse proseguire senza continue attenzioni e clamori da parte degli organi di comunicazione relativamente allo stesso, per cui vi è la disponibilità ad un ricoinvolgimento dell'architetto Fuksas, relativamente al coordinamento artistico.
Durante il sopralluogo non è stato fatto riferimento a nessuna quantificazione economica. Nei prossimi giorni provvederemo ad incontrare l'architetto Fuksas. E' evidente che la proposta da parte della Regione Piemonte si configurerà in: a), remissione della causa intentata dall'architetto Fuksas nei confronti della Regione; b) riconoscimento delle spese vive sostenute, anzi, da sostenersi, relativamente alla presenza per il coordinamento artistico all'interno del cantiere del Palazzo.
Quando questa proposta sarà presentata, e se sarà contrattualizzata, ne daremo immediata comunicazione.
Preciso al Consigliere Bertola che, in merito alla vicenda e all'andamento complessivo della realizzazione del Palazzo della Regione entro 15 giorni provvederemo a fare una comunicazione di aggiornamento in sede di I Commissione, anche in relazione all'impegno assunto, tenendo molto forte il livello di informazione su tutte le problematiche relative alla realizzazione dell'opera.


Argomento: Province - Città metropolitane

Interrogazione a risposta immediata n. 344 presentata dalla Consigliera Frediani, inerente a "Tempi e numeri del riassorbimento delle funzioni e del personale provenienti dalle direzioni agricoltura delle ex Province e Città metropolitana"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione a risposta immediata n. 344, presentata dalla Consigliera Frediani, che ha la parola per l'illustrazione.



FREDIANI Francesca

Grazie.
Torno su un argomento che abbiamo toccato marginalmente ieri in Commissione, così magari potremo avere qualche informazione rispetto a ci che è stato accennato.
Sappiamo che in questo momento di riorganizzazione delle funzioni assegnate in capo alle Province c'è parecchia incertezza sia in merito alla riassegnazione delle funzioni stesse sia del personale assegnato.
Con questa prima interrogazione chiediamo di fare chiarezza in merito al personale assegnato nelle Province alla funzione agricoltura. In base a quanto da lei dichiarato in più occasioni, e comunque riportato dagli organi di stampa - adesso avremo conferma o meno di questa sua intenzione sembrerebbe che la funzione agricoltura sia prevista all'interno di quelle che verranno assorbite dalla Regione.
Con quest'interrogazione chiediamo quanti dipendenti, che attualmente lavorano nelle Province su questa funzione, verranno riassorbiti; senza dimenticare che abbiamo anche 22 dipendenti, i cosiddetti ex precari (che tra l'altro hanno presidiato per lungo tempo davanti alla Provincia fino alla scadenza del loro contratto, che è avvenuta a fine dell'anno scorso quindi al momento sono a casa senza occupazione, ma risultavano comunque in forza nell'aprile 2014), che si occupavano della funzione agricoltura. Ci risulta che ce ne fossero quattro.
Non so anche in questo caso lei ha informazioni più precise.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Reschigna per la risposta.



RESCHIGNA Aldo, Vicepresidente della Giunta regionale

Entro il mese di marzo la Giunta regionale presenterà un disegno di legge complessivo che affronta il tema della rivisitazione delle deleghe conferite dalla Regione Piemonte alle Province.
Confermo l'intenzione da parte dell'amministrazione regionale, più volte resa esplicita da parte dell'Assessore all'agricoltura Ferrero, alla riassunzione, in capo alla Regione, delle funzioni delegate in materia di agricoltura.
Per quanto riguarda le problematiche del personale, la circolare dei Ministri Madia e Lanzetta (ex Ministro Lanzetta) prevede una procedura complessiva, indipendentemente dal fatto che la singola Regione si riappropri di una funzione decentrata alle Province, una procedura che prevede che tutto il personale con contratto a tempo indeterminato all'interno delle Province, che viene riconosciuto come personale occupato nella gestione delle funzioni decentrate da parte delle singole Regioni rientri nei ruoli organici della Regione. Successivamente, per quelle funzioni mantenute in capo alla Regione, questo personale rimane all'interno dei ruoli organici della Regione.
Per quanto riguarda, invece, il personale impiegato in funzioni che eventualmente le singole Regioni ritengono di confermare o di conferire in capo alle Province, attraverso lo strumento della convenzione, verrà messo a disposizione delle Province, per quanto riguarda la gestione di quelle funzioni.
Nell'uno o nell'altro caso, comunque, parliamo di un'operazione che determina un trasferimento, sia pure con destini successivi differenti, di qualche centinaia di dipendenti della Province in capo alla Regione Piemonte.
Il tema assume elementi di delicatezza perché sia in un caso sia nell'altro, se la Regione intendesse confermare funzioni in capo alle Province, è chiaro che oltre a mettere a disposizione il personale attraverso lo strumento delle convenzioni, deve corrispondere le risorse economiche, definendo un criterio di pesatura economica del costo dell'esercizio di queste funzioni. Pertanto, nell'uno o nell'altro caso, è un onere economico che graverà sul bilancio della Regione e che avrà la dimensione di qualche decina di milioni di euro, a partire dal 2015.
Cosa sta succedendo adesso? Si sta definendo, innanzitutto attraverso degli incontri di approfondimento tecnico (poi ci sarà una fase in cui questa trattativa riguarderà la Regione e le singole Amministrazioni provinciali), un'intesa relativamente all'individuazione numerica - non nominativa, in questa fase - del personale, che viene riconosciuto dai due soggetti (Provincia e Regione) come personale impiegato all'interno dell'esercizio delle funzioni amministrative delegate dalla Regione.
Questa è una fase molto delicata, perché ci sono alcune funzioni che sono facilmente individuabili come funzioni delegate dalla Regione (l'agricoltura è una di queste); se, invece, parliamo di funzioni che si intrecciano con quelle fondamentali che la legge Delrio mantiene in capo alle Province (ambiente e trasporti) parliamo di attività dentro le quali c'è un intreccio tra funzioni statali e funzioni delegate dalla legge regionale.
Pertanto, l'attuale è una fase che deve prevedere l'individuazione numerica del personale per ciascuna funzione, sia che si parli di funzioni fondamentali, che quindi rimangono in capo alle Province, sia che si parli di funzioni delegate dalle Regioni. Il tema è aggravato ulteriormente dal fatto che le Province non sono rappresentabili facilmente in termini di funzioni fondamentali, oggi confermate dallo Stato, o di funzioni delegate dalle leggi regionali, ma c'è un terzo ambito di intervento delle Province che oggi non è né riconosciuto come funzione fondamentale n rappresentabile come funzione a suo tempo delegata dalla Regione.
C'è, poi, un quarto ambito che è la suddivisione in capo all'uno o all'altro soggetto delle percentuali relative ai servizi generali: il personale, la segreteria, il bilancio e la gestione tecnica. Indubbiamente ognuna di queste funzioni ha una percentuale d'incidenza riguardante l'esercizio di funzioni fondamentali o di funzioni delegate. Ecco perché la fase è molto complessa.
E' una fase molto complessa, rispetto alla quale il lavoro sta proseguendo e riteniamo che entro il mese di marzo debba essere chiuso. E' evidente che la Regione non si sottrae agli obblighi di legge in merito al personale con contratto a tempo indeterminato. Non possiamo, invece prendere in considerazione - poiché non è previsto dalla norma nazionale il tema del personale precario o con contratti a tempo determinato, scaduti al 31/12/2014, ma è una fase complicata anche perché noi abbiamo, come parametro di riferimento, quello della lettura del personale relativamente alle singole funzioni e alla data dell'entrata in vigore della legge Delrio.
Sotto questo aspetto - lo dico così - quando vediamo, da alcuni tabulati, che ci sono Province che nel 2013 hanno dichiarato un personale impiegato nel settore dell'agricoltura in un certo numero e che nel 2014 mentre tutto il personale delle Province calava, il personale dell'agricoltura cresceva, è evidente che dobbiamo prestare non poca attenzione.
Questo è il quadro della situazione.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta immediata n. 345 presentata dal Consigliere Graglia, inerente a "Piano di riorganizzazione di Poste Italiane"


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione a risposta immediata n. 345, presentata dal Consigliere Graglia, che ha la parola per l'illustrazione.



GRAGLIA Franco

Grazie, Presidente.
Ringrazio innanzitutto la disponibilità dell'Assessore Reschigna. So che ci sono già state delle comunicazioni in merito (non mi sono sfuggite) però deve capire che la preoccupazione dei nostri Sindaci è veramente forte e, pertanto, la speranza che qualcosa cambi continua a regnare nei loro cuori.
Il ridimensionamento e il taglio degli uffici postali montani andrà a peggiorare una situazione già deficitaria, pertanto l'interrogazione chiede di sapere se qualcosa è cambiato, nella speranza che questo sia successo anche se ho timore della risposta.
La ringrazio, Presidente.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente Reschigna, per la risposta.



RESCHIGNA Aldo, Vicepresidente della Giunta regionale

Nel frattempo non è cambiato nulla. Valgono le considerazioni che sono state espresse dal Presidente Chiamparino, nel rispondere ad un analogo question time, presentato poche settimane fa dal Consigliere Benvenuto.
Lascerei il testo scritto della risposta data dal Presidente Chiamparino: dice sostanzialmente che, complessivamente, la Conferenza delle Regioni e il Presidente dell'ANCI hanno posto e stanno ponendo la questione al Ministero dello Sviluppo Economico, all'Amministratore Delegato di Poste Italiane e al Presidente delle Autorità per le garanzie nelle comunicazioni - Cardani - poiché non è possibile "riorganizzare" (uso volutamente questa parola tra virgolette) un servizio postale che porti ad un abbandono sostanziale di attività nei confronti di alcuni Comuni, senza alcun confronto con le rappresentanze delle Regioni e dei Comuni, anche perché il coinvolgimento dell'Authority serve anche come tutela dei diritti delle persone e dei cittadini.
Pertanto, non è cambiato nulla. Lascio la risposta scritta, che testimonia l'attenzione e l'impegno con cui la Regione sta seguendo il problema.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 341 presentata dal Consigliere Appiano, inerente a "Orari di apertura delle sedi sub-distrettuali del Distretto di Orbassano"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 341, presentata dal Consigliere Appiano, che ha la parola per l'illustrazione.



APPIANO Andrea

Grazie, Presidente.
Quest'interrogazione può rappresentare un po' l'esempio di come il rapporto a livello territoriale tra le Direzioni sanitarie e i Sindaci cioè le rappresentanze locali delle comunità, sia ancora un percorso molto da costruire.
Negli scorsi mesi estivi, una serie di chiusure dei sub-distretti nei giorni di apertura degli stessi, nel Distretto che fa capo ad Orbassano erano state oggetto di un incontro tenutosi il 1° agosto 2014, dove i Sindaci avevano ricevuto rassicurazioni dal Direttore dell'ASL TO3 in merito al fatto che a breve si sarebbero rivisti tutti per concertare l'organizzazione degli orari di apertura dei sub-distretti.
Questo - velocemente - si è tradotto in una riunione, tenutasi il 4 febbraio (dal 1° agosto), dove il Direttore dell'ASL TO3 ha affermato di voler soprassedere rispetto alle modifiche di orario delle aperture giornaliere delle sedi sub-distrettuali dei cinque Comuni che afferiscono insieme ad Orbassano, al medesimo Distretto, almeno fino a quando la Regione non avrebbe emanato la sua delibera sulla rete territoriale dei servizi, immaginando come arco temporale la metà del 2015. Tuttavia, a margine della riunione, il Direttore del Distretto ha, invece, informato i Sindaci che, secondo il suo punto di vista, era difficile immaginare il mantenimento del medesimo quadro orario.
Dopodiché, il venerdì 20 febbraio, i Sindaci sono stati raggiunti telefonicamente dal Direttore del Distretto, per sua ammissione per mera cortesia istituzionale e non per un preciso dovere (il Sindaco di Rivalta mi ha raccontato di aver ricevuto questa telefonata nel tardo pomeriggio del giorno 20), il quale ha comunicato che di lì al 23 febbraio - cioè tre giorni dopo - tutte le sedi sub-distrettuali avrebbero avuto una riduzione oraria dal 30 al 50%. Pertanto, la città di Piossasco si è vista ridurre a tre mattine l'apertura della sede ASL, Beinasco ha avuto una riduzione a due mattine, così come Rivalta, mentre Bruino da due mattine è scesa ad una e Volvera a mezza mattinata.
A questo punto, rilevando che non c'è stato alcun tipo di concertazione e condivisione di modalità di gestione di una criticità (la criticità eccepita è il pensionamento di due amministrativi del Distretto, ma non penso che le ragioni del pensionamento siano nate dal venerdì al lunedì, ed erano ampiamente previste e prevedibili sin dall'estate dell'anno prima) come Sindaco posso testimoniare che, in dieci anni, l'intenzione di chiudere i sub-distretti, o comunque di contrarre l'orario in maniera molto forte, è sempre stata direttamente o indirettamente rappresentata.
Interrogo, pertanto, l'Assessore per sapere se non sia il caso di intervenire affinché, quantomeno in attesa di una riorganizzazione generale che è uno dei nostri obiettivi - della rete territoriale dei servizi, si dia indicazione al Distretto di ripristinare lo status quo ante.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Appiano.
La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Con il Direttore dell'ASL TO3, Cosenza, ho ricostruito la situazione che il Consigliere Appiano segnala.
In effetti, lo scorso 24 febbraio la Direzione sanitaria dell'ASL TO3 ed il Direttore del Distretto di Orbassano hanno incontrato i Sindaci (o loro delegati) delle sedi sub-distrettuali di Beinasco, Bruino, Piossasco Rivalta e Volvera.
In occasione dell'incontro, hanno illustrato ai Sindaci le ripercussioni che i pensionamenti di due unità operative amministrative sommate ai gravi problemi personali di una terza operatrice di sportello avrebbero prodotto sull'organizzazione territoriale del Distretto - è un tema legato al personale che riguarda un po' tutto il settore nelle Aziende sanitarie .
Inoltre, hanno reso noto che, dopo verifica della dotazione del personale amministrativo di territori limitrofi, sarebbe stato possibile il distacco temporaneo sul Distretto di Orbassano di una unità operativa per due mattine alla settimana a far data dal 2 marzo, cioè da ieri; di conseguenza, si sono attivati per ridurre l'impatto delle assenze del personale andato in pensione.
Hanno anche illustrato ai Sindaci le modifiche di orario, che sono state attuate considerando il flusso numericamente più significativo dei "passaggi" dell'utenza presso le sedi sub-distrettuali, e che consentono la prosecuzione delle attività istituzionali del Distretto senza soluzioni di continuità.
Tale organizzazione proseguirà sino al 29 maggio p.v.; potrà essere presa in considerazione la ripresa dell'attività dopo il periodo di fruizione delle ferie da parte del personale. C'è anche qui un accumulo di ferie del personale, evidentemente sono problemi legati all'organizzazione.
In ogni caso, questa è la ricostruzione dei fatti.
Aggiungo che è prevista per il prossimo 12 marzo l'apertura del Poliambulatorio di Orbassano e in quella occasione ho già organizzato, in accordo con la rappresentanza dei Sindaci, un incontro con i Sindaci di quel Distretto, per verificare con loro se si possa intervenire per migliorare la situazione. Quindi, rinvio a questo incontro, che è abbastanza imminente.
Vedremo come concretamente si può risolvere la situazione, considerando un elemento che, ormai, non è una variabile qualunque, cioè il tema del personale. Posso garantire che l'impegno da parte dell'Assessorato c'è per individuare delle soluzioni.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 342 presentata dal Consigliere Andrissi, inerente a "Smantellamento servizio di Radiologia ASL di Novara"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 342, presentata dal Consigliere Andrissi.
La parola al Consigliere Andrissi per l'illustrazione.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
E' la seconda volta che mi capita di chiedere della documentazione ad un'ASL ed è la seconda volta che questa documentazione non mi viene fornita, spero sia un caso unico.
Precedentemente, avevo chiesto all'ASL del VCO gli accessi dei pazienti dell'Eremo di Miazzina al DEA. Dopo l'interrogazione a risposta immediata grazie all'intervento dell'Assessore Saitta, avevo ottenuto dei numeri che, tra l'altro, si sono verificati errati, probabilmente perché non c'è un effettivo controllo sulla situazione, che è caratterizzata dall'assenza di sistemi informatici, sia ante prestazione sanitaria sia post probabilmente anche questi sistemi informatici non colloquiano tra di loro.
A noi è bastato chiedere al 118 regionale l'informazione per verificare un dato quattro volte superiore a quello fornito dal Direttore dell'ASL.
Invece, in questo caso parliamo dell'ASL di Novara. E' da più di un mese che chiedo all'ASL per quale motivo è stato chiuso il servizio di radiologia dell'ASL, che forniva 23 mila prestazioni sanitarie, che la stessa Direttrice sanitaria mi ha confermato rendeva con grande efficienza.
Ho parlato anche con alcuni medici dell'ASL, per esempio con il pneumologo, che diceva che era in grado di fornire radiografie toraciche entro la giornata e noi andiamo a smantellare, o comunque a smembrare, un servizio pubblico con una lista d'attesa decisamente contenuta ed efficiente. Non ci sembra che questa sia un'iniziativa in linea con le indicazioni delle delibere regionali, volte a migliorare il grado di appropriatezza prescrittiva e la riorganizzazione efficiente dei punti di erogazione. Se vogliamo proprio ridurre le prestazioni erogate a livello piemontese decisamente sopra standard, non crediamo che chiudere dei servizi pubblici - di fatto si favoriscono gli erogatori privati, perch questo tipo di servizi vengono resi dalla CDC o dalla San Gaudenzio ovviamente in regime convenzionato - sia l'optimum per una gestione pubblica che prende i soldi dai cittadini per fare gli interessi dei cittadini e non degli operatori privati.
Quindi, dall'Assessore vorrei comprendere le motivazioni, perché credo questa sia una scelta politica e non una scelta tecnica, che hanno portato la Direzione dell'ASL a ridimensionare il servizio pubblico indicato in oggetto, creando un potenziale vantaggio per gli erogatori privati. Mi piacerebbe avere anche il Piano operativo dell'ASL, che non ho potuto avere. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Andrissi.
La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Il collega Andrissi fa bene a chiedere all'Assessore informazioni perché, giustamente, limitandosi soltanto alle opinioni dei medici probabilmente, manca una valutazione complessiva anche in ordine all'appropriatezza o inappropriatezza dei dati, per cui tenterò una risposta che abbia un punto di osservazione molto diverso dal dipendente che per forza di cose, non soltanto qui a Novara, è portato a motivare tutte le attività che compie.
Il collega segnala che l'ASL di Novara ha deciso di smantellare il servizio di radiologia interno per appoggiarsi a due strutture esterne private accreditate.
Comincio ad inquadrare l'attività di radiologia nell'ASL di Novara, che comprende un'area geografica suddivisa sulla base dei servizi ospedalieri presenti in due aree: nord e sud, dove sono presenti vari erogatori pubblici e privati accreditati, dotati di strutture di radiologia.
Nell'area nord ci sono cinque punti: l'Ospedale di Borgomanero, il CAP di Arona, il Poliambulatorio di Oleggio e l'IRCCS Maugeri di Veruno. Poi c'è il privato accreditato convenzionato: la Casa di Cura San Carlo.
Nell'area sud ci sono sei punti: l'Ospedale di Novara, l'Ospedale di Galliate, il Poliambulatorio di Novara e la Casa Circondariale. Poi, c'è il privato accreditato convenzionato: la Casa di Cura San Gaudenzio Policlinico di Monza S.p.A.; la Casa di Cura I Cedri e il Poliambulatorio privato accreditato CDC. Quindi possiamo dire che è ben diffusa l'attività.
La Radiologia rappresenta il 4,7% del volume di prestazioni consumate dai residenti dell'ASL NO e copre il 19% del valore totale delle prestazioni rese a favore della popolazione ASL NO.
Gli erogatori con il maggior numero di prestazioni risultano l'Ospedale Maggiore della Carità di Novara (34%), l'ASL di Novara (32%) e i Privati accreditati (26%).
Il Direttore dell'ASL di Novara Iodice segnala che l'impegno a perseguire per il biennio 2014-2015 gli obiettivi definiti dai piani operativi riguarda anche il riordino del settore della specialistica ambulatoriale con particolare riferimento al tema dell'appropriatezza prescrittiva delle prestazioni diagnostiche radiologiche. Quei piani operativi che molto spesso il Gruppo del Movimento 5 Stelle ci richiama e ci sollecita alla sua attuazione.
Sicuramente il collega Andrissi conosce perfettamente l'uso e anche l'abuso per quanto riguarda l'utilizzo della diagnostica in alcune parti del territorio e quindi giustamente il Direttore Iodice fa riferimento ai piani operativi che debbono essere realizzati. E questa sì è un'indicazione di carattere politico, che abbiamo dato non soltanto noi, ma che è un'indicazione molto precisa contenuta nei programmi operativi che devono essere attuati, sempre per via di quel grande e importante obiettivo dell'uscita dal piano di rientro.
Rispetto alla media regionale del Piemonte, la branca radiologia presenta un maggiore consumo in termini di volumi erogati e di valore della produzione. Noi siamo, cioè, fra i più alti. Alcune prestazioni radiologiche presentano un volume sensibilmente superiore alla media regionale, tanto da rappresentare il 22,5% del volume totale di quella tipologia di prestazione. Mi pare si tratti di un numero importante e credo utile per tutti: 8.058 esami nell'ASL di Novara su 35.866 in tutta la Regione Piemonte - tenete conto della popolazione e diventa anche facile capire cos'è questo dato - con punte di 35,5%. L'ASL di Novara ha adottato nelle sedi di radiologia di Borgomanero e Arona, l'accesso diretto per le prestazioni di diagnostica radiologica tradizionale, che assicurano l'erogazione a tutti i soggetti che si presentano nella fascia di apertura del servizio: in tutte le sedi vengono garantite le Classi U in tutti i giorni della settimana per radiologia tradizionale.
Una lunga attesa pesa invece nella erogazione della prestazione "ecografia" dei differenti distretti.
Attraverso un'analisi dei requisiti logistici, delle apparecchiature a disposizione, delle prestazioni erogate e dei tempi di erogazione delle prestazioni, si è proceduto alla riorganizzazione delle attività della Radiologia del poliambulatorio di Novara, anche in funzione del programmato trasferimento della sede ASL da Via dei Mille a Viale Roma.
I dati di attività dell'anno 2014 indicano i seguenti valori di produzione della radiologia del poliambulatorio di Novara: per quanto riguarda la radiologia tradizionale - lo dicevo prima - 8.532 prestazioni per un valore di 161.206 euro, per quanto attiene l'ecografia 2.521 prestazioni per un valore di 110.106 euro; poi c'è l'ortopanoramica delle arcate dentarie con 946 prestazioni per 19.582 euro. Complessivamente si tratta di 290.894 euro.
Le attività di ecografia e panoramiche dentarie che presentano tempi d'attesa o sono erogate solamente dall'ASL e non richiedono particolari interventi strutturali (possono essere effettuate in un ambulatorio) saranno mantenute nell'area del poliambulatorio della sede di Viale Roma fatta salva la necessità di dotarsi di nuove apparecchiature aggiornate dal punto di vista tecnologico già in fase di acquisizione.
Le attività di radiologia tradizionale, peraltro ancora gravate da un elevata inappropriatezza - lo ripeto e credo ci convenga guardare questi dati dal punto di vista regionale, perché il confronto è questo - e che avrebbero richiesto importanti interventi strutturali ed investimenti per il rinnovo del parco apparecchiature, con un costo stimato di 600.000 euro verranno recuperate sulle altre sedi aziendali. Ciò consente di impiegare al meglio anche le risorse umane presenti sulla sede di Novara (due specialisti convenzionati interni, un capotecnico e due tecnici) per il supporto delle sedi presso le quali risultano carenze di ore e lavoro (a Borgomanero si è perso un radiologo nel 2014; a Oleggio un tecnico è andato in pensione), assicurando comunque le attività previste sulla sede di Novara. L'ASL segnala infine che la cessazione dell'attività di radiologia presso la sede di Via dei Mille a Novara è avvenuta nel rispetto della procedura per la gestione delle prenotazioni delle prestazioni specialistiche ambulatoriali. In particolare, si specifica che la richiesta alla Regione di autorizzazione alla chiusura delle prenotazioni viene inoltrata unicamente nel caso in cui la prestazione non sia prenotabile in alcuna delle ASL; nel caso della radiologia l'ASL di Novara ha garantito direttamente la continuità delle prenotazioni e dell'erogazione delle prestazioni radiologiche presso le sedi di Borgomanero, Arona e Oleggio.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Invito soltanto tutti al rispetto dei tempi. Mi rendo conto della necessità di dare delle risposte complete e, altrettanto, di avanzare delle richieste complete; però stiamo andando veramente oltre il previsto: "oltre, oltre", dice giustamente il Presidente Laus.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Interrogazione a risposta immediata n. 347 presentata dal Consigliere Berutti, inerente a "Stato iter di nomina del Consiglio di Amministrazione e del Collegio sindacale del Parco Scientifico e Tecnologico in Valle Scrivia S.p.A."


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 347, presentata dal Consigliere Berutti, che ha la parola per l'illustrazione.



BERUTTI Massimo

Grazie, Presidente.
Quest'interrogazione è fatta al fine di capire qual è lo stato di iter in quanto già a giugno era stato fatto l'avviso di presentazione delle candidature e poi naturalmente non si è più mosso nulla, tanto che siamo qui oggi.
Chiaramente la richiesta vuole anche cercare di portare a conoscenza del Consiglio qual è lo stato dei Parchi Scientifici, perché naturalmente sei-otto mesi fa si era partiti subito per rinnovare i C.d.A. e oggi dopo otto mesi, probabilmente in uno stato di prorogatio, non si è ancora fatto nulla.
Questo, quindi, è un po' il motivo del nostro quesito.



PRESIDENTE

Grazie, collega Berutti.
Per la Giunta regionale, risponde l'Assessore De Santis.
DE SANTIS Giuseppina, Assessore ai rapporti con società a partecipazione regionale Grazie, Presidente; e grazie, Consigliere.
Per quanto riguarda il Parco scientifico e tecnologico in Valle Scrivia, c'è stato un bando ed è attualmente in corso la procedura negoziata per la cessione di una quota di maggioranza compresa tra il 51 e il 79%; (questo 79% corrisponde all'intera partecipazione detenuta da Finpiemonte S.p.A. in house.
Più precisamente, conclusa la fase di raccolta di manifestazione di interesse in esito alla gara, in questo momento è aperta una fase di negoziazione per l'attuazione di un progetto di sviluppo, nel Parco, delle attività di innovazione e ricerca nell'ambito delle energie rinnovabili.
In considerazione di questo fatto, si era valutato opportuno non nominare dei nuovi Amministratori del Parco alla scadenza, anche perch qualora questa procedura fosse andata deserta, si sarebbero poi dovute prendere in considerazione altre opzioni. Poiché così non è stato, i vertici del Parco verranno a questo punto rinnovati prossimamente con l'Assemblea di approvazione del bilancio 2014, quindi ad aprile.
Grazie.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione a risposta immediata n. 348 presentata dal Consigliere Grimaldi, inerente a "Attuazione dell'ordine del giorno sulle cure socio sanitarie domiciliari ai malati e/o disabili non autosufficienti"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 348, presentata dal Consigliere Grimaldi, che ha la parola per l'illustrazione.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Come sapete la Giunta Cota, con le delibere n. 14-5999, 45-4248, 85 6287, 25-6992, 26-6993 e 5-7035 in materia di prestazioni sociosanitarie residenziali, ha messo a rischio, considerando extra LEA questi interventi molte delle azioni delle ASL rivolte, appunto, alle fasce più deboli della popolazione.
Come sapete, per evitare che dal 1° gennaio del 2015 6.000 famiglie rimanessero, solo a Torino, senza la possibilità di un intervento da parte della Regione, abbiamo costruito un percorso. Ringrazio ancora adesso il Presidente della IV Commissione Ravetti, che con me ha scritto queste linee di indirizzo che chiedevano il superamento di queste deliberazioni.
Nei mesi successi abbiamo chiesto più volte l'attuazione di queste mozioni. E' iniziato il lavoro della sotto Commissione sanità su quello che era un concetto semplice, cioè non esistono malattie di serie B e soprattutto per quanto qualcuno pensi che molte di esse sono malattie inguaribili, essere inguaribile non vuol dire che una persona non sia curabile.
Per questo crediamo sbagliato l'atteggiamento di chi pensa che il diritto alla salute sia sottoposto in qualche modo all'unica logica dei pareggi di bilancio e delle ristrettezze di una Regione che, in questo momento, sta in un piano di rientro sanitario.
Per fortuna, come sapete, qualche giorno dopo il TAR ha dato ragione al Consiglio regionale e il 14 gennaio 2015 con la sentenza n. 154 ha dichiarato che questi tipi di attività sono da considerarsi all'interno dei LEA.
Proprio per questo noi abbiamo chiesto ancora con più forza all'Assessore Saitta di dire alle ASL che all'inizio hanno gettato un po' nel panico i nostri concittadini dicendo che gli era impedita la prosecuzione.
Poi successivamente ad una lettera del Direttore Moirano che, invece confermava l'impegno, a differenza di quello che hanno scritto i giornali ma diceva che questo impegno rischiava di essere temporaneo in attesa del possibile ricorso della Regione al Consiglio di Stato.
Per questo mi sono stranito. Il 20 febbraio quando ho letto questa lettera rivolta ai Direttori dell'ASL e ai Direttori del Comune di Torino mi è sembrato un po' assurdo, Assessore - glielo dico così e l'ho detto in Conferenza dei Capigruppo. Mi è sembrato un po' assurdo che un Direttore decidesse da solo, in autonomia, senza una condivisione della Giunta e con la sua maggioranza se ricorrere o meno contro le sentenze del TAR.
La dico così: capisco se non ci fosse stato un indirizzo da parte del Consiglio regionale. Ma il Consiglio regionale, appunto, a dicembre a stragrande maggioranza ha chiesto di superare quelle deliberazioni. Poi arriva la sentenza del TAR che ci dice "guardate, non ce n'è bisogno perché quelle delibere sono illegittime".
Adesso c'è solo una cosa da fare: attuare quello che il Consiglio ha chiesto, riscrivere le linee di indirizzo e deporre le armi dei possibili ricorsi.
Ripeto, la decisione è tutta politica e la decisione è stata presa qua.
Spero che il Direttore Moirano si sia sbagliato e spero che la Giunta ci confermi oggi che non ha preso nessuna scelta, anche perché questa sarebbe passata da un atto di indirizzo del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Il collega ha ricostruito e, nella sintesi, ha omesso, per forza di cose, che l'ordine del giorno sollecitava la Giunta a farsi promotrice presso il Governo nazionale - lo leggo nella interrogazione - al fine di riclassificare nel patto per la salute gli interventi domiciliari in lungo assistenza, ecc., ecc.
Non è cambiato nulla a livello nazionale - credo che il collega lo sappia perfettamente - perché l'opinione del Governo nazionale continua ad essere un'altra e credo che l'opinione del Governo nazionale in qualche modo debba contare.
Quello che c'è in corso - e spero che il collega lo sappia, anzi lo sa sicuramente - è una rivisitazione dei LEA, che molto probabilmente si concluderà attraverso una maggiore attenzione sulla questione dell'assistenza domiciliare. Abbiamo avuto un incontro con il Ministro e stiamo approfondendo le tematiche. Le tematiche sono relative al fatto che vengono aggiunti dei LEA a carico delle Regioni senza il finanziamento necessario, per cui si può fare tutto, ma evidentemente il tema delle risorse non è certamente un tema di carattere banale.
Vengo alla questione che è stata posta. Come ho avuto modo di dire personalmente al collega e come ha avuto modo di dire il Vicepresidente Reschigna nell'incontro con i Capigruppo, la competenza per fare ricorso è una competenza della Giunta. Noi non abbiamo assunto nessuna decisione sul fatto di fare ricorso.
Si possono fare dei processi anche politici facendo la radiografia alle lettere, ma io credo che sia utile che il collega conosca anche un'altra questione. Innanzitutto, quell'operazione - extra Lea, finanziamento - è dovuta ad una decisione del Governo e in base a qualche norma. C'è sicuramente una sentenza del TAR, che noi rispettiamo come tutte le sentenze.
Nel frattempo, dopo quella sentenza del TAR - solo per avere il quadro poi dirò qual è la versione definitiva - ci sono state due sentenze del Consiglio di Stato che hanno impugnato due sentenze del TAR; l'ultima è dell'altro giorno per quanto riguarda l'associazione ANASTE, che ha completamente invertito l'opinione della sentenza e si sta accumulando una giurisprudenza del Consiglio di Stato diversa rispetto alla sentenza del TAR.
Tuttavia, detto questo, sicuramente chi ci controlla - perché siamo in una fase di commissariamento che è bene che ogni tanto il collega Grimaldi ricordi, altrimenti avremmo delle libertà maggiori - sicuramente l'opinione del Ministero dell'Economia e anche della Salute, nonostante quella lettera che lei cita e che si riferisce ad un'altra questione, continua ad essere quella che la posizione del Consiglio di Stato è la posizione più coerente con le difficoltà di bilancio, ecc.
Detto questo, noi abbiamo dato una risposta con quella lettera ad una questione posta dal Comune di Torino per quanto riguarda l'assistenza domiciliare. Nei giorni successivi - non so se il suo collega di Consiglio l'ha informata - con il Comune di Torino abbiamo trovato una soluzione.
Questo va detto, è utile saperlo perché o le informazioni sono continue o sono un po' utili per sottolineare degli aspetti non sempre condivisi. Con il Comune di Torino abbiamo deciso lo stesso comportamento che stiamo tenendo con le altre ASL; con il Fondo sanitario, quindi con le risorse delle ASL, noi continueremo a pagare gli assegni di cura, e l'abbiamo concordato con il collega Augusto Ferrari oltre che con l'Assessore Reschigna.
Abbiamo adottato, anche per il Comune di Torino, la stessa modalità però non attraverso il passaggio dal Comune di Torino, ma direttamente alle ASL. Quindi, si continuano a fornire gli assegni di cura, e questo è stato detto e ripetuto.
La sentenza del TAR, in funzione dei diritti che garantisce, ha un suo fondamento - come ho già detto e ripetuto, perché non è che ogni volta devo essere interrogato per sapere qual è la mia opinione - ed è una sentenza che ha un forte senso dal punto di vista politico. Stiamo avviando, nei confronti del Ministero, che è quello che alla fine ci controlla per quanto riguarda questi aspetti, un lavoro di approfondimento per vedere come e con quale modalità, concretamente, senza avviare un contenzioso con il Ministero della Salute, riusciamo a risolvere i problemi.
Però mi pare che siamo sulla strada giusta e abbiamo trovato, come Giunta, una modalità che ci consente, coerentemente con la sentenza del TAR, di evitare anche un contenzioso che potrebbe avere degli effetti negativi sul piano di rientro, ma complessivamente gli assegni sono pagati con le stesse modalità che ci sono in tutte le altre ASL. In più, abbiamo avviato un lavoro molto importante.
E' chiaro ed è giusto che sia così, cioè che un tecnico dell'Assessorato, in questo caso il Direttore - a parte che è stato estrapolato soltanto un pezzo di quella lettera - non può non tenere conto che c'è una giurisprudenza che si sta accumulando. Quindi, evidentemente la scelta poi sta sempre alla Giunta e in ogni caso non abbiamo preso nessuna scelta.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta immediata n. 346 presentata dalla Consigliera Porchietto, inerente a "Situazione De Tomaso - Protocollo di intesa per garantire i livelli occupazionali"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 346 presentata dalla Consigliera Porchietto, che ha la parola per l'illustrazione.



PORCHIETTO Claudia

Grazie, Presidente.
Credo che questa sia una situazione che tutti conosciamo molto bene ma poiché siamo arrivati alle battute finali, ritengo che un po' di chiarezza all'interno del Consiglio sia importante.
Nei giorni scorsi, abbiamo avuto modo di leggere sui giornali come ormai siano due le cordate che, alla fine, hanno presentato le loro offerte, di cui una conosciuta già da tempo perché faceva parte di quella che era una proposta che si stava già costruendo negli ultimi 18 mesi, una proposta che vede anche un piano industriale, con una garanzia di livelli occupazionali, ma con un'offerta - se non ho capito male - leggermente inferiore rispetto a quella di un'altra cordata con sede legale nelle Isole Vergini. Lo dico solo perché, dopo quattro anni di vicende altalenanti su questa situazione, molto spesso, quando leggiamo di società con sede in posti abbastanza lontani dal Piemonte (diciamo così), un po' di riflessione tutti quanti la fanno.
E' chiaro che in questo momento c'è il Tribunale di Torino che deve dirimere questa situazione; una situazione che tutti auspicano non venga soltanto valutata in funzione di un'offerta di natura economica, ma che ci sia comunque anche una valutazione attenta su quella che potrebbe essere una prospettiva di investimento di natura industriale.
Ci premeva sottolineare il fatto che una delle due cordate aveva già avuto contatti a lungo sia con la Finpiemonte che con la Regione e si era anche predisposto una sorta di protocollo d'intesa che, in qualche modo, li impegnava e li portava a dare un minimo di garanzia in più rispetto a quello che - giustamente, a parer mio - il sindacato sta chiedendo e che con preoccupazione, guarda alla prossima settimana, momento in cui dovrebbe arrivare la scelta.
Quello che ci chiedevamo era capire se, nell'ambito della valutazione di questo percorso, che poi chiaramente era stato interrotto con il cambiamento della Giunta e della legislatura, si è continuato a cercare di chiudere questo protocollo, perché potrebbe essere, da parte del Tribunale anche un punto interessante da valutare, a fronte non soltanto di un'offerta di natura economica, ma anche rispetto ad una garanzia, con un piano industriale che prevede una ricollocazione di un numero significativo di lavoratori, che erano valutati in un primo tempo in circa 140-150 e leggo sui giornali che addirittura potrebbero arrivare a circa 360 nell'arco di sette anni. Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Pentenero per la risposta.



PENTENERO Giovanna, Assessore al lavoro

Grazie, Presidente.
Intanto, ho provato a richiedere presso gli Uffici la bozza del protocollo d'intesa e nessuno ha saputo darmi indicazioni; non sapevano nemmeno che presso Finpiemonte ci fosse altro se non il Piano formativo che è stato predisposto attraverso i fondi FEG per i lavoratori della ex De Tomaso.
In merito alla questione legata al protocollo, e quindi alla possibilità di stipulare un protocollo, oggi siamo in un contesto completamente diverso rispetto a quello cui fa riferimento. Siamo nella fase di aggiudicazione e quindi c'è una procedura per la quale, riteniamo in modo intelligente, è stato richiesto dal curatore stesso la possibilità di dare, a parità di offerta, un maggior punteggio, quindi una maggiore attenzione, all'offerta che contenesse al suo interno un piano aziendale.
Infatti, come è stato ricordato, la prima offerta non contiene un piano aziendale; invece, l'offerta del gruppo svizzero-lussemburghese contiene un'offerta con un piano di assunzioni, quindi con un piano aziendale e con una produzione che sarebbe legata al nostro territorio e alla nostra regione.
In questa fase di trattativa, non ha nessun senso immaginare un protocollo a fini occupazionali. Oltretutto, da un punto di vista della procedura, è anche possibile che ci sia ancora un terzo o un quarto offerente. Qualora ci fosse un terzo o un quarto che presenti un'offerta, è ancora possibile inserirsi all'interno della gara. E quindi auspichiamo davvero che l'esito delle procedure porti ad avere una ditta, una società un'azienda che investa nella nostra regione e investa nel nostro territorio.
A quel punto, è evidente che la Regione mette a disposizione tutto quello che può mettere a disposizione e può stipulare un accordo per un piano occupazionale. In questo momento, è davvero molto difficile riuscire ad immaginare che si possa stipulare un protocollo.
Colgo l'occasione per dire che, come ho detto all'inizio, rispetto al protocollo, gli Uffici non sapevano della sua esistenza e, se esiste un qualcosa presso Finpiemonte, può essere una parte di lavoro utilizzabile nel momento in cui avremo un aggiudicatario e quindi un soggetto.
Auspichiamo - ma non è soltanto un auspicio, è qualcosa di più - che si possa avere un'azienda che lavori all'interno del nostro territorio.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.



(Alle ore 15.47 il Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



(La seduta ha inizio alle ore 15.49)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Ha chiesto congedo la Consigliera Cerutti.


Argomento: Gruppi consiliari

b) Presa d'atto adesione del Consigliere Gabriele Molinari al Gruppo consiliare Partito Democratico


PRESIDENTE

Comunico che l'Ufficio di Presidenza, in data 3 marzo 2015, ha preso atto che, a far data dal 1° marzo 2015, il Consigliere Gabriele Molinari ha aderito al Gruppo consiliare Partito Democratico.
Porto il saluto del Gruppo del Partito Democratico, tramite il Presidente del Consiglio, per il nuovo ingresso al collega Molinari.


Argomento: Condizione femminile

Esame mozione n. 231 presentata dai Consiglieri Giaccone, Accossato Allemano, Appiano, Baricco, Conticelli, Grimaldi, Motta e Ravetti, inerente a "Uso del linguaggio di genere"

Argomento: Condizione femminile

Esame ordine del giorno n. 198 presentato dai Consiglieri Conticelli Accossato, Appiano, Baricco, Boeti, Caputo, Ferrentino, Gallo, Grimaldi Motta, Ottria, Ravetti e Rostagno, inerente a "Opzione Donna"


PRESIDENTE

Stamani eravamo pervenuti al punto 7) all'o.d.g., e precisamente all'esame della mozione n. 231, "Uso del linguaggio di genere", e all'ordine del giorno attratto n. 198, "Opzione donna", rispettivamente illustrati dai primi firmatari, Consigliere Giaccone e Consigliera Conticelli.
Apriamo la discussione generale sui due atti d'indirizzo.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Proverò a intervenire brevemente sui documenti e poi interverrà anche la collega Batzella, a nome della rappresentanza femminile del nostro Gruppo consiliare.
Sono ordini del giorno che riteniamo condivisibili. Pensiamo che l'uso del linguaggio di genere rappresenti uno strumento utile per superare le disparità di genere che realmente ci sono nella vita di tutti i giorni soprattutto nel mondo lavorativo. Anche se la Regione Piemonte negli atti formali e istituzionali adotta un linguaggio di genere, questo può essere un primo segnale, un primo stimolo - non ovviamente risolutivo, ma sicuramente importante - e un messaggio che viene dato alla società piemontese, che poi si dovrà dipanare nelle sue componenti, soprattutto d'istruzione, quindi nella scuola e nella formazione. Di conseguenza esprimeremo voto favorevole su quest'ordine del giorno.
L'ordine del giorno n. 198, a prima firma dalla Consigliera Conticelli è altresì condivisibile, anche se ci preme ricordare - quasi viene spontaneo - che la riforma delle pensioni fatta dalla piemontese Fornero ha avuto il sostegno ampio e trasversale delle forze parlamentari presenti a Roma, tra cui sicuramente il Partito Democratico.
E' ovvio che queste sono vie di fuga da una riforma pensionistica che ha toccato delle posizioni acquisite, quindi delle persone che dovevano andare in pensione ad un'età ben specifica (57 anni) o comunque con un certo numero di anni (almeno 37, se non sbaglio) di contributi pensionistici, diversivi che vengono messi in atto proprio per evitare di pensare a persone che, magari, entro qualche mese avrebbero potuto maturare il diritto alla pensione e, invece, con la riforma Fornero si vedono catapultati in là per sei-sette anni di lavoro e di contributi versati.
Quindi, questo dovrebbe farci fare una riflessione più ampia sul sistema previdenziale del nostro Paese, dal livello regionale al livello nazionale, valutando come questa riforma Fornero ha abbassato sì l'incidenza percentuale del costo complessivo della previdenza sociale, in particolare sulla spesa pubblica e in generale sul PIL, che la Commissione Europea ci diceva essere troppo alto, ma ha creato un'ulteriore emergenza lavorativa tra i giovani.
Se noi oggi vediamo dati di disoccupazione a due cifre e gioiamo della riduzione di uno zero virgola nei dati della disoccupazione è anche e soprattutto una conseguenza della riforma Fornero, perché è evidente che se (in questo caso dico sia donne che uomini), invece di andare in pensione a 57 o 60 anni vanno in pensione a 65, è ovvio che sono cinque/sette anni di lavoro in più per milioni di lavoratori che sottraggono quei posti di lavoro a milioni di giovani che restano nella totale dipendenza da fonti di sostentamento, di reddito, magari dei genitori, dei nonni o quant'altro.
Questa è la situazione.
E' un ordine del giorno, ribadisco, condivisibile, ma fotografa solo una parte dell'emergenza creata dalla riforma Fornero che andrebbe sicuramente superata e rivista per trovare un equilibrio fra le esigenze di spesa dello Stato, soprattutto nella previdenza sociale, che va allargata con ammortizzatori universali - come ho già detto questa mattina, occorre un reddito minimo garantito - e l'esigenza di andare in pensione a un'età ragionevole.
In questo modo, tutta una serie di servizi possono essere erogati.
Penso a tutti quei servizi alla persona che vengono erogati all'interno della famiglia, come per esempio la cura degli anziani o la cura dei disabili, che sempre più tocca le nostre famiglie, perché la demenza senile o la malattia di Alzheimer sono correlate all'invecchiamento, sono patologie che hanno una diffusione ormai amplissima e coinvolgono quasi ogni famiglia. Quindi, è facile che una persona intorno ai 50/60 anni abbia un genitore allettato, magari con una di queste patologie, con la necessità di cure continue che si possono espletare a costo zero, senza danneggiare l'economia di una famiglia, se una persona magari è libera da lavoro, in pensione, e ottiene anche un sostentamento indiretto, visto che prima abbiamo parlato anche degli assegni di cura, magari dopo una carriera di onorato servizio nel lavoro che ha espletato. Grazie.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RUFFINO



PRESIDENTE

Grazie, collega Bono.
La parola alla Consigliera Batzella.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Concordo con il collega Bono, che mi ha preceduto, con quanto ha affermato. Volevo ancora, a nome del gruppo femminile del Movimento 5 Stelle, confermare la nostra approvazione per la mozione n. 231, presentata dal Consigliere Giaccone e altri, e anche per l'ordine del giorno n. 198 "Opzione donna", presentato dalla Consigliera Conticelli.
A tal proposito, forse sarà un caso, ma abbiamo letto sui giornali (è proprio una notizia di oggi) che è stato approvato un decreto, da parte del Presidente del Consiglio, sotto la guida della Presidente Boldrini. E' stato approvato questo decreto sul linguaggio di genere, sulla sensibilizzazione, addirittura, a livello giornalistico, quindi riferito non soltanto a tutti gli enti e le varie istituzioni, affinché anche nel linguaggio giornalistico si utilizzi un corretto linguaggio per la parità e per le pari opportunità tra uomo e donna.
Concordo sul fatto che sia necessario e indispensabile una giusta comunicazione pubblica aderente ai ruoli che la donna oggi riveste e che superi finalmente tutti gli stereotipi presenti nella nostra società.
Quindi, un linguaggio non discriminatorio, perché spesso vi sono discriminazioni. E' già stato sottolineato, ma sono pienamente d'accordo come ho potuto leggere nella mozione e nell'ordine del giorno, a promuovere un percorso di revisione della formazione del personale, soprattutto del personale degli Enti pubblici, per un corretto linguaggio di genere.
Il nostro voto, pertanto, sarà favorevole. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Batzella.
La parola alla Consigliera Accossato.



ACCOSSATO Silvana

Grazie, Presidente.
Intervengo soltanto per sottolineare ancora l'esigenza che questo Consiglio regionale si impegni e presti attenzione alle politiche di genere, per svolgere anche un ruolo propositivo e promotore nei confronti della società.
Ho sottoscritto sia la mozione che l'ordine del giorno. Possono apparire apparentemente molto diversi come concretezza o come puntualità di intervento, ma io credo che siano in qualche modo collegati, perch denotano questa volontà di essere attenti alla situazione della popolazione femminile nel nostro Paese.
Per quanto riguarda il tema del linguaggio, credo che vada rilevato e sottolineato che sia stato presentato da un Consigliere uomo e che ci siano tra i firmatari molti Consiglieri...



PRESIDENTE

Scusi, Consigliera Accossato.
Credo che l'Aula debba riordinarsi. Come sempre, penso che i Consiglieri che hanno delle cose da dirsi possano uscire dall'aula, ma direi che sono tutti disciplinati e lei può continuare, Consigliera Accossato.



ACCOSSATO Silvana

Continuo, ma da insegnante so che a un certo punto bisogna abbassare il tono anziché alzarlo, per farsi ascoltare.
Dicevo che volevo soltanto sottolineare la partecipazione e la sottoscrizione da parte dei Consiglieri uomini, perché noi dobbiamo attraverso la nostra mozione, favorire un cambiamento di cultura, favorire il cambiamento di atteggiamento verso gli stereotipi, sapendo che spesso le stesse donne, magari direttori di importanti direzioni regionali, hanno difficoltà ad accettare di farsi chiamare direttrice, pensando ad una diminutio, mentre nella scuola ci si può far chiamare direttrice.
Ci sono degli stereotipi piuttosto consolidati che dobbiamo riuscire anche attraverso la formazione, come propone la mozione, a scardinare. Sarà sicuramente un processo graduale, questo è indubbio. Avremo dei momenti in cui un'espressione ci risulterà cacofonica, ma poi, così come abbiamo imparato a dire maestra con tranquillità, impareremo anche a dire sindaca o avvocata con altrettanto tranquillità.
Ancora una battuta soltanto sull'ordine del giorno "Opzione donna".
Vorrei sottolineare all'Aula come questa situazione non è frutto della legge Fornero, che ha sicuramente alcuni aspetti negativi. Sicuramente ha prodotto una situazione difficile nell'aspettativa di pensione delle cittadine e dei cittadini italiani, ma in questo caso la legge Fornero aveva preso atto della norma del 2004, forse con un eccesso di zelo da parte dell'INPS, che ha portato un'interpretazione troppo restrittiva e penalizzante per le donne che si trovano in quelle condizioni.
L'invito che rivolgiamo al Presidente della Giunta e alla Giunta è di farsi promotori affinché il Governo dia disposizioni precise all'INPS e venga revocata, o modificata, la circolare in essere per dare la possibilità alle donne che si trovano in quelle condizioni di accedere ad un diritto che, ripeto, la legge, ad oggi, consente loro.



PRESIDENTE

Ci sono altre richieste di intervento? La parola all'Assessore Ferraris per il parere della Giunta.



FERRARIS Giovanni Maria, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
In merito alla mozione, riferisco il proprio assenso da parte della Giunta, in particolare dell'Assessore Cerutti, che oggi non è presente, ma che mi ha pregato di ricordarlo e di portarlo a verbale.
Per quello che riguarda l'ordine del giorno, è assolutamente condivisibile nella forma e nella sostanza. Ritengo, proprio nell'interesse legittimo delle lavoratrici che, invece, sarebbe importante utilizzare e sollecitare nelle forme che avete chiesto per un chiarimento definitivo.
Assolutamente positivo il nostro parere.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Ferraris.
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, indìco la votazione palese sulla mozione n. 231, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 198, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Esame mozione n. 164 presentata dai Consiglieri Allemano, Accossato Baricco, Chiapello, Giaccone, Grimaldi e Monaco, inerente a "Cura della maculopatia: la Regione valuti la possibilità di intraprendere un'azione legale per il risarcimento dei danni conseguenti all'intesa restrittiva della concorrenza fra Roche e Novartis"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 164, di cui al punto 8) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Allemano, primo firmatario, per l'illustrazione



ALLEMANO Paolo

Grazie, Presidente Esattamente un anno fa l'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato accertava l'esistenza di un'intesa restrittiva della concorrenza tra due importanti case farmaceutiche. Entrambe le case farmaceutiche producono un farmaco molto utile nella terapia della maculopatia senile che porta a cecità.
Come conseguenza di questo patto di resistenza o meglio, di questa intesa restrittiva, si sono verificate delle difficoltà nel proseguimento della cura da parte di molti utenti e sono stimati in circa 200 milioni i maggiori costi a carico del Servizio Sanitario Nazionale. Noi chiediamo alla Giunta di verificare se ci sono i presupposti di un'azione legale al fine di quantificare e recuperare il danno subito.
Siamo consapevoli che la vicenda abbia dei profili di particolare complessità. Le molecole non sono del tutto identiche, la preparazione cambia, ma è un fatto che ci sia stata questa intesa restrittiva ai danni dell'utenza e della collettività, questo a maggior ragione in una regione come la nostra che sta facendo i salti mortali per rientrare da spese eccessive. Ci sembra un'operazione doverosa.
Concludo dicendo che il fatturato delle farmacie e parafarmacie è di 22 miliardi e che il Piemonte ha un'incidenza intorno al 15% sul totale della spesa sanitaria. Il che vuole dire 1,2 miliardi mentre si affacciano, ogni giorno, grazie alla ricerca, nuovi farmaci sul mercato, in particolare antivirali/antiepatite di cui abbiamo già parlato in questa sede, e antitumorali che hanno costi crescenti.
E' di tutta evidenza che se non diamo il segnale che siamo attenti al controllo di questo delicatissimo mercato e non siamo anche congruenti rispetto a campagne che stiamo facendo, tipo quella per favorire l'uso dei generici rispetto ai farmaci griffati, perdiamo credibilità e siamo ovviamente, meno seri laddove facciamo un'operazione di rientro della spesa che è di grande rilievo e di grande responsabilità, a condizione che si accompagni anche ad un'azione di sorveglianza su un settore così delicato qual è quello della spesa farmaceutica.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Monaco; ne ha facoltà.



MONACO Alfredo

Grazie, Presidente.
Integrare la presentazione che ha fatto molto efficacemente il Consigliere Allemano, soprattutto per stigmatizzare quanto sia rilevante il problema. In Italia, ad oggi, abbiamo qualcosa come 150 mila iniezioni intraoculari che vengono realizzate con questo farmaco. L'Avastin è un prodotto ampiamente utilizzato e sperimentato, le polemiche non hanno nessuna sovrapposizione, altrimenti non potrebbero avere nomi diversi, ma stesso identico nome.
Il paradosso è che gli studi preliminari del National Retail Institute nel corso di un congresso che si è tenuto a Chicago mostrano che l'Avastin è un prodotto ancora meno pericoloso - laddove ci fossero delle complicanze maggiori - rispetto al prodotto che, invece, è stato imposto sui mercati internazionali, in particolare su quello italiano. Questo ha comportato per il nostro Paese, in particolare per la regione Piemonte, un grossissimo danno in termini di minore accesso a questa terapia. In realtà, è più un fatto formale, perché il prodotto era somministrato prima in un unico flaconcino, invece le minidosi hanno avuto costi elevatissimi per l'altro farmaco. Ci sono stati, e ci sono ancora, da parte del Ministero, delle note interpretative che ancora non danno chiarezza.
Oggettivamente, è un costo speciale notevole, perché, inesorabilmente e inevitabilmente, tutti i pazienti con maculopatia saranno destinati, se non trattati e se non si riesce a porre un rimedio o una toppa alla loro malattia, a diventare ciechi. La cecità, in termini di costo sociale, oltre che un problema della famiglia ed individuale, genera danni di cui noi come amministratori, dobbiamo tener conto.
Questo è un primo percorso che stiamo facendo.
Come ipotesi di lavoro avanzo ciò che invece abbiamo nell'ambito della terapia della maculopatia. I nostri DRG sono stati precedentemente diminuiti, grossomodo assimilabili ad un costo di una cataratta e mezza; il che li rende un mercato meno appetibile e che, paradossalmente, rischia di essere ancora più costoso per la sanità piemontese, in quanto avremo sempre meno ricercatori e professionisti che si dedicano ad una chirurgia, quella della maculopatia, molto più difficile, complessa e delicata di quella oggettivamente più agevole e facilitata, della rimozione e sostituzione di una cataratta.
Scompariranno, quindi, i centri capaci di eseguire questa chirurgia retinica, con una migrazione verso altre regioni dove i DRG sono più appetibili e pagati a prezzo intero.
Mi permetto di introdurre un elemento di cui successivamente la nostra amministrazione dovrà tenere conto.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
E' un ordine del giorno ampiamente condivisibile; oltretutto politicamente ce ne siamo occupati anche a livello nazionale.
Lo scandalo del "cartello" tra Roche e Novartis è noto a tutti.
Sarebbe interessante capire, magari con una relazione dell'Assessore Saitta in Commissione a seguito di nuovi avvenimenti sul piano nazionale se è una strada percorribile.
Scorrevo adesso le sentenze: una sentenza del TAR ha sancito la sconfitta per Roche e Novartis con una condanna a pagare per 180 milioni di euro (risale a dicembre 2014), però le due aziende hanno già dichiarato che faranno ricorso al Consiglio di Stato.
Ovviamente i tempi sono questi; tuttavia vorremmo capire se ci si pu muovere con una richiesta di danno erariale nei confronti della Corte dei Conti, da parte delle Regioni unite, quindi con un atto della Conferenza Stato-Regioni, per recuperare una parte di questa sanzione. Se qualche milione di euro arrivasse alla Regione Piemonte, penso che nessuno ne sarebbe dispiaciuto.
Diamo quindi il nostro parere favorevole a questo ordine del giorno spingendo il Presidente Chiamparino e l'Assessore Saitta a muoversi, anche a livello nazionale, con la Conferenza Stato-Regioni.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bono.
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, indìco la votazione palese sulla mozione n. 164, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Istituti Pubblici di Assistenza e beneficenza - II. PP. A. B.

Esame ordine del giorno n. 176 presentato dai Consiglieri Ravetti Allemano, Appiano, Boeti, Gariglio, Motta, inerente a "Riordino delle Istituzioni Pubbliche di Assistenza e Beneficenza (IPAB) e disciplina delle Aziende Pubbliche di Servizi alla Persona (ASP)"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 176, di cui al punto 9) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Ravetti, primo firmatario, per l'illustrazione.



RAVETTI Domenico

Grazie, Presidente.
Questo ordine del giorno prende in considerazione le IPAB: oltre 4.000 IPAB in Italia. La Regione Piemonte, in termini numerici, è la seconda dopo la Lombardia, con oltre 750 soggetti giuridici assimilabili alle IPAB.
Stiamo parlando di una parte fondamentale ed importante anche nella storia del Piemonte; una storia che però va analizzata in maniera ancora più approfondita. Dovremmo soprattutto interrogarci se è arrivato il tempo o no di cambiare pagina e scrivere una storia nuova, sapendo che anche quello è un sistema e che mostra il fianco alle tante difficoltà socio economiche del nostro Piemonte.
In termini di programmazione, la Regione Piemonte dovrebbe - almeno questa è l'intenzione contenuta al termine dell'ordine del giorno indicare una strada differente, nonostante quanto di buono è stato fatto nel passato.
Tra l'altro, le IPAB sono nate in un periodo storico di straordinaria importanza per la nostra regione: appena dopo l'Unita d'Italia. Mentre ci si interrogava su come organizzarsi in termini istituzionali, in Piemonte nell'ambito del welfare - cito due esempi: le IPAB e le SOMS: Società Operaia di Mutuo Soccorso - i cittadini del tempo, oltre alle Istituzioni si organizzavano per offrire risposte parallele, ma sempre in relazione con le Istituzioni.
Una storia straordinaria, un Piemonte molto bello quello della seconda metà del XIX secolo.
Quella delle SOMS è una legge del 1886; qualche anno dopo, nel 1890, ci fu la prima legge che ha in qualche modo normato le IPAB, la legge Crispi.
Già allora le IPAB si adoperavano anche con profili per opere pie per gli infermi, anziani in difficoltà e bambini spesso abbandonati.
La legge Crispi, che definì la disciplina pubblicistica delle IPAB ebbe validità sino all'inizio del 1990, quando la Corte Costituzionale cassò la parte in cui la legge le assoggettava a regime pubblicistico permettendo di acquisire la personalità giuridica di diritto privato.
L'anno dopo, il Piemonte si adeguò con legge del '91 e successive.
Tuttora, le IPAB continuano a far parte del sistema integrato dei servizi sociali e dei servizi socio-sanitari, ma, come dicevo all'inizio con molte difficoltà, perché continuano a mantenere quel profilo voluto dai fondatori, ma hanno a che fare con una nuova sfida, la sfida del nuovo millennio: di un mercato - brutta parola in tal senso - che impone ritmi differenti rispetto al passato. A volte un mercato aggressivo; a volte un mercato che espone a rischi economici le IPAB stesse. Certo è che si tratta di un numero importante: in Piemonte più di 750/766 (se non ricordo male) IPAB; un numero che segna l'importanza e la distribuzione omogenea sul territorio, ma purtroppo segna anche la frammentazione di un sistema che invece, ha bisogno di essere messo diversamente in rete e in relazione.
Insomma, abbiamo la necessità d'indicare un percorso e riaffermare l'importanza di una concertazione tra i livelli istituzionali, tenendo conto delle peculiarità territoriali, perché i problemi sono diversi e assumono una forte valenza sociale a seconda del territorio in cui le IPAB si trovano.
E' un momento favorevole per questa discussione: lo dico all'Assessore Ferrari ed anche all'Assessore Saitta. Nel momento in cui decidiamo di stabilire un patto, di allungare una mano e provare a stringere quella dei piemontesi nel comparto sociale, e nel momento in cui immaginiamo un riordino, una riorganizzazione dell'intero sistema di risposte nell'ambito sanitario, occorre interrogarci anche sulle opportunità che quella storia ha rappresentato, rappresenta e può rappresentare. Io ritengo possa essere utile, se non doveroso.
Tra l'altro, c'è un vuoto normativo (da qualche decennio) che dovrebbe e deve essere riempito. Alcune Regioni - se non ricordo male, l'Abruzzo per ultima - hanno già definito il percorso legislativo. Ora, se posso dire tocca a noi, qui in Piemonte.
Per questo, chiedo ai colleghi del Consiglio di impegnare la Giunta a predisporre, in tempi rapidi, uno specifico disegno di legge che, in attuazione della legge n. 328 dell'8 novembre 2000, e del successivo decreto legislativo 207/2001, attui la trasformazione delle IPAB in soggetti giuridici adeguati alle attuali esigenze sociali e alle mutate dinamiche economiche, definendo, in particolare, i criteri in base ai quali le istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza possano assumere la natura alternativamente di Aziende pubbliche di servizi alla persona o di Enti privati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Intervengo brevemente sull'ordine del giorno, per fare alcune valutazioni.
Fermo restando che, fino ad oggi, le IPAB hanno offerto un servizio sicuramente fondamentale ed importante nell'assistenza e anche nella beneficenza, non solo nella nostra regione, ovviamente (ma ci concentriamo sul Piemonte), ci interroghiamo sul dispositivo dell'impegno dell'ordine del giorno presentato dal Consigliere Ravetti.
In particolar modo, si impegna la Giunta a presentare un disegno di legge (il discorso "disegno di legge-proposta di legge") che, in attuazione della legge nazionale n. 328/2000 e del decreto legislativo 207/2001, attui la trasformazione delle IPAB in soggetti giuridici adeguati alle attuali esigenze sociali e alle mutate dinamiche economiche. Si configura, quindi la possibilità di istituire delle Aziende pubbliche di servizi o degli Enti privati, tout court.
Fermo restando che forse, oggi, le esigenze sociali non sono molto diverse rispetto a quando nacquero le IPAB (siamo tornati a delle condizioni simili) come enti di beneficenza, quindi è una forma diversa dall'assistenza, come diritto fondamentale da erogare ai cittadini italiani, in relazione al monte dei contributi pagati dai cittadini stessi e trattenuti sul reddito da lavoro, e altre forme di tassazione, ritengo sia difficile, oggi, ipotizzare delle Aziende pubbliche di servizi, perch immagino che dovrebbero esserci dietro i Comuni, o comunque Consorzi di Comuni, che dovrebbero avere risorse proprie per poterle rilevare e subentrare nei rapporti giuridici e di servizi.
Penso, quindi, sia più fattibile la forma totalmente privata, quindi enti privati che svolgono un'attività privata e di assistenza. Bisogna capire quali risorse e forme di tutela possono essere erogate nell'ambito di una rivisitazione complessiva del sistema dei servizi alla persona, che dovrebbe essere trattata anche a livello nazionale, proprio per un discorso di passaggio da un'assistenza universalistica a un'assistenza basata sul censo, sulla capacità di spesa del singolo cittadino.
Pertanto, da una parte, ci troviamo con la vecchia concezione di beneficenza, che forse è lontana dalla tradizione di questo Paese e dell'Europa occidentale, che hanno una tradizione socialdemocratica garantendo i servizi ai cittadini sulla base delle tasse che vengono pagate; dall'altra, la visione che immagino sia più probabile è quella di enti privati, che fanno profitto. Immagino non si tratti di enti no profit perché è sempre più difficile oggi sostenere enti no profit che facciano assistenza, pertanto questo può far ipotizzare un percorso di privatizzazione dell'assistenza.
Fermo restando che abbiamo detto che tutto quello che è pubblico resta tale, anche se oggi anche l'Assessore Saitta, rispondendo ad un'interrogazione, ha detto che gli assegni di cura saranno garantiti dalle ASL per il 2015, ma non ha detto nulla (forse perché non sapeva dire nulla e guardo l'Assessore competente in materia) per il 2016, il 2017 e il 2018 (gli anni che andremo ad affrontare con il bilancio revisionale), c'è questa dicotomia per cui è vero che dovrebbe recepire una legge e un decreto nazionale, ma non so se questo sia il momento più opportuno per fare una rivisitazione, in questo senso, della legge.
Pertanto, sospendiamo il nostro giudizio, pur considerandolo un ordine del giorno corretto, che recepisce alcune normative nazionali, ma, proprio sulla base di queste perplessità e dubbi, sospendiamo il giudizio nell'attesa che l'Assessore ci presenti un disegno di legge o i colleghi Consiglieri presentino un provvedimento su cui discutere. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sozzani.



SOZZANI Diego

Grazie, Presidente.
Questo è un tema che avevo affrontato anche con i Sindaci della mia provincia.
Voglio entrare, però, nel merito della filosofia con cui vengono presentate queste proposte, perché ci sembra assai strano che si presenti un ordine del giorno per impegnare la Giunta a fare qualcosa. Essendo questa un'Assemblea legislativa, si presenta una proposta di legge e quindi c'è un'attività propositiva, perché questo non è un Consiglio comunale. Si sta confondendo l'attività del Consiglio comunale con l'attività di un'Assemblea legislativa come quella regionale, quasi come se, con gli ordini del giorno, si dicesse alla Giunta: "Voi dovete fare questo".
Oltretutto, l'ordine del giorno è presentato dalla maggioranza alla maggioranza, pertanto basterebbe fare una riunione. Capisco l'enfasi giornalistica che si deve dare, ma basterebbe fare una riunione di maggioranza, a meno che il dialogo tra Assessori e maggioranza non ci sia e allora noi della minoranza apprendiamo oggi una novità. Ma se questo dialogo - come immaginiamo - c'è, non capiamo come mai vengano presentati ordini del giorno di questo genere.
Oltretutto, questo è un impegno che - ne parlavo poc'anzi con l'Assessore - va a definire degli elementi un po' più precisi. Il fatto che le IPAB debbano seguire una legge nazionale, è bene. Questa legge nazionale, però, non fissa alcuni paletti che devono essere l'organizzazione della legge regionale che va a ridefinire questi tipi di paletti. Dopodiché, come dicevamo prima, è vero che devono essere trasformate in aziende pubbliche piuttosto che in fondazioni, ma allora le aziende pubbliche in capo a chi vanno, alla Regione? Alle ASL? Ci sono degli elementi che dobbiamo discutere all'interno della Commissione rispetto ad un disegno di legge che immaginiamo la Giunta intenda proporre. Io ne avevo parlato con l'Assessore, il quale ne ha già discusso anche in sede locale nella Provincia di Novara, dando indicazioni di volontà da parte della Giunta di proseguire in questo senso; oppure il Consiglio, essendo sovrano, ne propone una prima della Giunta.
E' in questa logica che si deve operare, altrimenti, nonostante la prima esperienza in questa sede, sono un po' in confusione, rispetto a cosa si faceva in Consiglio comunale, in considerazione a cosa si fa in un Consiglio regionale.
Questo è l'elemento su cui noi vorremmo proporre la sospensione dell'esame di questo ordine del giorno. Riprendiamo la discussione seguendo le indicazioni che l'Assessore ha già dato in sede di Commissione nell'ambito della Commissione ciascuno di noi potrà fare le osservazioni che riterrà utili e opportune rispetto a questo tipo di argomento, peraltro reso obbligatorio dalla legge nazionale (per quanto ci riguarda siamo un po' in ritardo rispetto alla mancata legge regionale). In quella sede definiremo quanto prima quali sono gli obiettivi e gli elementi che ci possono essere utili o quali sono le varie proposte che tutti i Gruppi presenti in quest'Aula consiliare vorranno fare in questa sede.
Questa ci sembra una procedura corretta, altrimenti vuol dire che costruiremo tutti noi una serie di ordini del giorno dando mandato alla Giunta di provvedere alle rispettive leggi; a quel punto non si finirebbe più e non comprenderemmo il ruolo di questa Assemblea.



PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto la parola il Consigliere Andrissi; ne ha facoltà.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Su sollecitazione del Consigliere Sozzani, volevo anch'io dire due parole. Effettivamente, la scorsa settimana ho partecipato ad un incontro pubblico in cui l'Assessore Ferrari ha delineato una bozza di disegno di legge sul riordino delle IPAB, dando anche dei parametri abbastanza precisi sul fatto che siano di diritto privato e di diritto pubblico in base alle entrate (sotto un milione e mezzo sono solo di diritto privato; tra un milione e mezzo e due milioni e mezzo si danno le due possibilità: diritto privato o diritto pubblico; sopra i due milioni e mezzo sono solo di diritto pubblico).
Mi sembra che l'Assessore le idee le abbia molto chiare, e oltretutto ha presentato pubblicamente questi elementi.
Molto interessante in quella serata è stata la tesi per cui le strutture IPAB non utilizzate ai fini dell'assistenza degli anziani possono essere usate per intervenire sull'emergenza abitativa. Quindi sinceramente, ritengo questo ordine del giorno forse un tantino eccessivo visto che effettivamente già pubblicamente ne parliamo. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Andrissi.
Non essendoci altri interventi sull'ordine del giorno, la parola all'Assessore Ferrari.



FERRARI Augusto, Assessore alle politiche sociali

Grazie, Presidente.
Lo strumento dell'ordine del giorno, o della mozione, è un atto politico che vuole rimarcare, e dare forza in alcuni momenti, orientamenti e indirizzi che in tempi ragionevoli devono trasformarsi in atti concreti.
Pertanto, al di là dell'essere in Consiglio comunale o in Assemblea regionale, visto che l'esperienza l' abbiamo fatta in entrambi gli ambiti lo raccolgo in questo senso.
Raccolgo positivamente, molto positivamente, lo sforzo del Consigliere Ravetti e degli altri firmatari di stringere i tempi attraverso uno strumento politico, che viene anche certificato all'interno di un'Assemblea come la nostra. E proprio grazie anche a questo atto di indirizzo politico la Giunta deve sentirsi fortemente stimolata a fare presto, perché il vuoto legislativo perdura da troppi anni e l'esigenza di collocare le situazioni all'interno di un quadro normativo omogeneo e coerente è ineludibile.
Quindi, lo assumo in questi termini: è un fatto positivo, che deve dare forza alla Giunta nel fare fino in fondo il proprio dovere, proprio in questo senso.
Sono due gli elementi chiave attorno a cui dobbiamo sviluppare il nostro confronto, che anche nella serata cui faceva riferimento il Consigliere Andrissi ho cercato di enucleare davanti ad operatori e amministratori locali del territorio novarese.
A mio avviso, sono due gli aspetti cruciali: da una parte, c'è quella che possiamo chiamare la "nuova questione sociale", o perlomeno "i volti diversi e complessi che la questione sociale oggi assume", e, dall'altra ci sono gli orientamenti della legislazione nazionale. Sono i due elementi chiave attorno ai quali dobbiamo fare ruotare un indirizzo normativo che la Regione Piemonte deve assumere.
Da un parte la questione sociale, che contiene aspetti sia vecchi e sia nuovi, ma certamente elementi che non possiamo assolutamente trascurare nella scelta che intendiamo svolgere. Infatti, affrontare il tema delle IPAB alla luce della questione sociale oggi significa affrontare la questione delle IPAB a fronte dell'emergenza sempre più elevata del tema della cronicità e della non autosufficienza, che diventa un elemento ormai strutturale rispetto alla vita sociale delle nostre comunità. D'altra parte, emergono nuove aree di disagio, cui anche il Consigliere Andrissi faceva riferimento, che soprattutto negli ultimi anni la crisi economica ha fatto esplodere e rispetto alle quali, certamente, le Amministrazioni comunali spesso si trovano in enorme difficoltà. Penso a tutte le aree di disagio che si collocano all'interno di nuclei familiari che stanno attraversando un momento di crisi molto forte, con minori a carico, che fanno fatica ad avere un riferimento per rispondere ad una situazione di disagio che li ha colpiti.
Quindi, il tema degli anziani certamente, le nuove forme della cronicità della non autosufficienza, il tema delle nuove emergenze che toccano sempre più le aree dei nuclei familiari con minori a carico.
Abbiamo i riferimenti nazionali, che anche l'ordine del giorno evidenzia in maniera molto chiara. Io raccolgo questo elemento: la legge n.
328, che definisce il sistema integrato dei servizi sociali sul territorio quindi parla dei servizi sociali come sistema integrato, individua all'articolo 10 proprio le strutture chiamate IPAB come attori che devono intervenire anche nella programmazione dei servizi. Quindi, non soltanto ed esclusivamente i gestori, ma anche gli attori che sono in grado di programmare i servizi in modo tale che siano adeguati ai bisogni cui diventa necessario rispondere. E per fare questo pone come elemento ineludibile una trasformazione giuridica delle IPAB, anche alla luce della sentenza della Corte Costituzionale, che sostanzialmente aveva dichiarato incostituzionale la legge Crispi.
Il decreto legislativo dell'anno successivo (2001), individua delle strade su cui orientare questa trasformazione giuridica, quindi l'azienda pubblica di servizi alla persona, la fondazione privata, la fusione l'estinzione.
Ora, noi abbiamo la necessità - e questo ordine del giorno ci stimola a fare presto e dunque ad attivare rapidamente i necessari confronti sia a livello istituzionale nelle Commissioni sia con i soggetti rappresentativi che devono essere l'interlocutore di questa operazione - di riprendere, in qualche modo, anche il lavoro che è stato sviluppato in questi anni. Ormai abbiamo 15 anni alle spalle, da quando la legge n. 328 e il decreto legislativo successivo avevano chiesto di intervenire su questa materia e dobbiamo, in qualche modo, recuperare il lavoro che si è avviato e che non si è mai concluso in nessuna discussione, nemmeno in Commissione, al fine di individuare i punti cardine su cui sviluppare il confronto.
Sono convinto che uno degli aspetti cruciali del disegno di legge che dovremmo affrontare e su cui dovremmo sviluppare il confronto sarà quello di individuare i criteri - e io ne ho accennati alcuni in quella serata attraverso cui la Regione Piemonte definisce e individua la trasformazione giuridica in un senso o in un altro. Questo è un punto politico rilevante.
Ed è su questo o, almeno, è anche su questo su cui sarà indispensabile sviluppare il nostro confronto, cioè stabilire i paletti e i criteri oggettivi che possano sviluppare la trasformazione delle IPAB o nel senso dell'azienda pubblica di servizi alla persona o nel senso della fondazione privata. Una volta individuati questi criteri, occorrerà fare in modo che diventino degli attori protagonisti nella definizione e nella programmazione degli assetti dei servizi alla persona dentro un contesto territoriale.
Mi pare quindi - e chiudo - che l'ordine del giorno aiuti ad andare proprio in questa direzione e, da questo punto di vista, la Giunta esprime un parere favorevole.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Ferrari.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 176, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Esame ordine del giorno n. 203 presentato dai Consiglieri Ruffino Benvenuto, Gancia, Graglia, Pichetto Fratin e Vignale, inerente a "Ospedale di Carmagnola"

Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Esame ordine del giorno n. 220 presentato dal Consigliere Marrone, inerente a "Riapertura punto nascite San Lorenzo di Carmagnola"

Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Esame mozione n. 145 presentata dai Consiglieri Batzella, Andrissi Bertola, Bono, Frediani, Mighetti, Valetti e Campo, inerente a "Punti nascite con numero parti esigui in centri specializzati per il parto naturale"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'ordine del giorno n. 203, di cui al punto 10) all'o.d.g.
al quale sono attratti l'ordine del giorno n. 220 e la mozione n. 145.
Ha chiesto la parola il Consigliere Marrone per l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 220; ne ha facoltà.



MARRONE Maurizio

Grazie, Presidente.
Ho approfittato dell'ordine del giorno presentato dai colleghi del centrodestra su un impegno della Giunta nell'assegnazione delle specialità che rimangono, diciamo, ancora non distribuite dalla delibera di Giunta sul riordino della rete ospedaliera per riportare l'attenzione su un aspetto fondamentale: il punto nascite di Carmagnola.
Vorrei ricordare, per fare un po' di storia anche rispetto a chi non era ancora eletto in Consiglio regionale, che in realtà la Giunta della scorsa legislatura, quando decise la chiusura del punto nascite di Carmagnola, si basò su un'applicazione degli standard richiesti dal Tavolo Massicci, ovvero una media di nascite annuali superiore a 600 (mi sembra) e stabilì che il punto nascite di Carmagnola andasse chiuso perché nel 2011 le nascite erano state 477. Tuttavia quella decisione non teneva conto del fatto che quel punto nascite avesse avuto una chiusura straordinaria di tre mesi, che quindi ovviamente falsava la statistica, tanto che negli anni precedenti la media aveva sempre superato i 600 parti.
Ricordo anche che nella scorsa legislatura la Consigliera di Fratelli d'Italia Augusta Montaruli presentò, non da sola, un ordine del giorno che si pronunciava contro la chiusura del punto nascite di Carmagnola. Rammento che in quell'occasione tale ordine del giorno fu votato non solo da parte del centrodestra, bensì anche all'unanimità dal centrosinistra che adesso governa (quindi anche in critica con le decisioni della Giunta di allora).
Ora che si ragiona di riassetto, di riordino della rete ospedaliera credo che la popolazione, l'utenza, prima ancora che i professionisti sanitari dell'Ospedale San Lorenzo di Carmagnola, esiga chiarezza ed esiga soprattutto coerenza rispetto a quella che era l'indicazione politica data allora.
Credo che, per coerenza, l'attuale maggioranza debba dare un voto favorevole a questo ordine del giorno e ribadire che non si possono ritoccare i numeri per giustificare delle decisioni politiche prese a monte contro il territorio.
Anticipo già la richiesta alla Presidenza di votare per appello nominale, in modo che ci sia anche un'assunzione di responsabilità rispetto al voto di ciascuno, visto che l'ordine del giorno che stavo menzionando in realtà risale davvero a meno di un anno fa, sostanzialmente.



PRESIDENTE

Consigliere Marrone, poteva dare per illustrato l'ordine del giorno visti i suoi problemi di voce.



MARRONE Maurizio

Verba manent, Presidente.



PRESIDENTE

La parola alla Vicepresidente Ruffino in qualità di Consigliera per l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 203.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RUFFINO

Grazie, Presidente.
Mi riallaccio a quanto detto dal Consigliere Marrone. Con il Consigliere Marrone, il Consigliere Bertola e il Vicepresidente Boeti, ho partecipato alla serata del Consiglio comunale aperto sull'Ospedale di Carmagnola e devo dire che, pur avendo presentato ben prima l'ordine del giorno oggi in discussione, mi pare si sia votato un documento molto simile a quello che stiamo trattando.
Voi non ci crederete, ma è impossibile.
Mi fermo.



(Brusìo in aula)



PRESIDENTE

Si fermi, si fermi. Devo capire chi è. Guardiamoci intorno.
Prego, Vicepresidente Ruffino.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RUFFINO

Mi fermo, anche perché il mio intervento, peraltro, è anche molto molto sereno. Ricalca sicuramente la grande preoccupazione che serpeggia nei Comuni, nelle realtà dove ci sono strutture simili a quelle dell'Ospedale di Carmagnola, che rischiano di perdere dei pezzi importanti.
Ho seguito con attenzione gli interventi che sono stati svolti nel contesto del Consiglio comunale aperto da parte di cittadini, da parte di associazioni, da parte di Consiglieri, sia di maggioranza che di minoranza e mi sembra di aver riscontrato un pensiero uniforme legato al mantenimento della struttura di Carmagnola.
Ritengo che queste realtà abbiano assoluta necessità di un ospedale funzionante. Vi dico anche per mia esperienza che so benissimo che, quando un ospedale inizia a perdere dei pezzi, poi si va in rotta e si verifica una sequenza; questa ovviamente è la fine che è toccata all'ospedale di Giaveno, Pomaretto e Torre Pellice, parlando di quelli che sono più vicini alla mia realtà. E poi non ci sono neppure interventi che si possano fare per mantenere in vita queste strutture.
Allora avanzo una richiesta, ovviamente con chi ha firmato l'ordine del giorno, quindi i Gruppi di Forza Italia e di Fratelli d'Italia; e credo che si siano aggiunte altre firme. Io ho molto apprezzato anche l'intervento fatto dal Consigliere Bertola in quel contesto. Chiedo veramente un'attenzione e una votazione che vada nella direzione di un senso di responsabilità, a salvaguardia di questa struttura.
Sappiamo che ci sono 11 discipline che sono ancora da assegnare presso l'ospedale di Carmagnola e nell'ordine del giorno si richiede che a questo presidio vengano assegnate le specialità di recupero e riabilitazione, di urologia, di oncologia, in questo caso senza letti - quindi, come vedete l'atto di indirizzo è fatto in modo molto equilibrato - e anche che ci si attivi affinché le camere operatorie che saranno utilizzate per le specialità di chirurgia generale e urologia siano supportate da letti antishock a disposizione sia degli interventi sia del Pronto soccorso.
Chiediamo inoltre il potenziamento delle unità di anestesia, a supporto del Pronto soccorso h24.
Credo che se la maggioranza non voterà questo ordine del giorno, il futuro dell'ospedale di Carmagnola sia assolutamente segnato. In quest'atto, infatti, ci sono elementi di assoluto buonsenso, costruiti con il contesto del Consiglio comunale e con la Città.
Sono molto consapevole che il tema legato alle politiche della sanità e della salute sia complesso e che ci sia necessità di risorse e di denari ma sono anche altrettanto convinta che queste specialità, queste risorse e questi denari non possano andare a beneficio soltanto delle grandi strutture che sono sicuramente importanti, ma anche a beneficio di quella che io chiamo prima e seconda cintura.
Questi ospedali hanno saputo lavorare bene e dare servizi importanti nel corso degli anni. E so che quest'ordine del giorno, peraltro, è seguito con grande attenzione dalla Città di Carmagnola e dagli Amministratori; e spero che a partire dall'ospedale di Carmagnola, sino ad arrivare agli altri presidi, si possano dare delle notizie positive.
Auspico anche - e lo dico assolutamente senza alcuna nota polemica che la risposta che viene data in Consiglio di ritirare eventualmente da parte mia un ordine del giorno non venga poi offerta con modalità diversa negli incontri sul territorio; questo proprio per la correttezza che deve contraddistinguere i rapporti tra i Consiglieri regionali e l'Assessore che è una persona che stimo.
Grazie.



PRESIDENTE

Procediamo con l'esame della mozione n. 145, avente ad oggetto "Proposta di conversione dei punti nascite con numero parti esigui in centri specializzati per il parto naturale", presentato dai Consiglieri Batzella, Andrissi, Bertola, Bono, Frediani, Mighetti e Valetti.
La parola alla Consigliera Batzella per l'illustrazione.



BATZELLA Stefania

Grazie, Presidente.
Si tratta di una proposta di conversione dei punti nascite che hanno un numero esiguo di parti in centri specializzati per il parto naturale.
Mi spiego meglio. Già in precedenza con la delibera della Giunta Cota si era stabilito - e lo si è ripetuto tante di quelle volte che l'abbiamo imparato tutti, anche chi non è del mestiere - che i punti nascita che realizzano un numero di parti inferiore ai 500 l'anno non possono restare aperti, anche in virtù del fatto che, con la nuova delibera di Giunta, solo i presidi ospedalieri che hanno un DEA possono avere un punto nascite.
Va considerato che nella Regione Piemonte sono stati chiusi dei punti nascite e che sono prossimi alla chiusura altri, come per esempio quello dell'ospedale di Susa; e poi siamo in attesa anche di conoscere il futuro del punto nascite dell'ospedale di Domodossola perché, come ben sapete, il 22 agosto del 2014 c'è stata una sentenza del Consiglio di Stato che dice che quella struttura dev'essere chiusa.
A proposito del punto nascite di Carmagnola - il collega Marrone ha ben descritto cos'è accaduto lì - cosa si può fare, allora, per non abbandonare questi territori, per dare una possibilità a questa parte di popolazione e di cittadinanza e per non discriminare i futuri nascituri di quelle zone? Si è pensato, appunto, di convertire questi punti nascita in dei centri di fisiologia della gravidanza.
Come ben sapete, l'OMS ci consiglia tutti i giorni - perché è quello l'obiettivo - di valorizzare la fisiologa della gravidanza: si parla di gravidanza fisiologica, di parto umanizzato e di parto dolce. Noi quindi chiediamo se c'è la possibilità che la Giunta, il Consiglio e i colleghi possano prendere in considerazione questa proposta, per tutti i motivi sopra elencati.
Vorrei ancora farvi riflettere e cogliere l'occasione per ricordarvi che in Italia esistono già delle strutture con dei centri specializzati solo per la fisiologia del parto, vedi quella di Vipiteno in Trentino Alto Adige: un piccolo ospedale di un piccolo paese, che era prossimo alla chiusura proprio per il numero esiguo dei parti. C'è stato un buon lavoro e si è deciso di trasformare questo punto nascite in una casa da parto, tra l'altro convenzionata con l'Azienda Sanitaria Locale: quindi, una parte della prestazione è a carico del Servizio Sanitario Regionale e l'altra è a carico della partoriente. Si potrebbe anche proporre questo, dunque, per incrementare le risorse e i fondi, visto che le strutture ci sono già, sono tutte a norma e tutte nuove, perché tutti i punti nascita che sono stati chiusi o sono prossimi alla chiusura sono ristrutturati, dunque con sale travaglio nuove e con sale parto nuove e attrezzate con macchinari recenti di ultima generazione.
Faccio riferimento anche al punto nascite del piccolo ospedale di Asiago, dove si fanno circa 100-120 parti l'anno e nonostante tutto la struttura è aperta e funzionante perché ci sono gli Amministrazioni comunali e regionali, appunto, che tengono particolarmente, avendole a cuore, alle nascite di questo piccolo centro, che dà la possibilità senza alcuna discriminazione a tutte le donne di poter partorire anche in questi piccoli centri.
Il mio appello accorato a tutti i colleghi, quindi, è a riflettere su questa proposta: visto e considerato che non c'è alcuna possibilità che questi centri nascite rimangano aperti - perché nelle zone disagiate non raggiungono la soglia minima dei 500 parti e nei centri più urbanizzati con densità di popolazione superiore, non raggiungono i 1.000 parti, come previsto dal Ministero della salute e dal nuovo Patto per la salute 2014 2016 - chiediamo che venga data questa possibilità proprio per valorizzare la fisiologia del parto e ciò che è sempre stato fisiologico. Come ben sapete, infatti, in tutti i Paesi del mondo le donne continuano a partorire in riva ai fiumi, vicino ai laghi, in mezzo ai boschi, perché il parto è fisiologia ed è un evento naturale, che non dev'essere ritenuto una patologia e medicalizzato.
Grazie.



MOTTA ANGELA



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Batzella.
Possiamo iniziare la discussione generale, per la quale ha chiesto la parola il Vicepresidente Boeti, che interviene in qualità di Consigliere.



BOETI Antonino

Grazie, Presidente.
Sugli ordini del giorno presentati dalla Vicepresidente Ruffino e dalla Consigliera Batzella e dal Movimento 5 Stelle sentiremo poi qual è il parere della Giunta e quali sono le valutazioni dell'Assessore, soprattutto sull'ultimo.
E' chiaro che bisogna vedere un progetto prima di poter esprimere un parere e l'idea è certamente quella che riprende il fatto di considerare come un fatto fisiologico la nascita, ma va affrontato sulla scorta di un progetto prima di poter dire quello che effettivamente si pensa.
Quindi, faccio una riflessione sull'ordine del giorno che riguarda l'ospedale di Carmagnola che ha presentato il Consigliere Marrone del Gruppo Fratelli d'Italia.
Lui ha fatto un riferimento a quanto è successo effettivamente nella passata legislatura; il punto nascite fu chiuso per tre mesi, perché il Direttore generale allora aveva detto - è lo stesso Direttore generale che poi fu trasferito con grande successo all'ASL TO1 - che per risparmiare per tre mesi era necessario chiudere il punto nascita. Fu chiuso il punto nascita e fu riaperto a ottobre con una festa di inaugurazione cui aveva partecipato anche il Presidente Cota, che aveva garantito il fatto che, una volta riaperto con la festa di inaugurazione, il punto nascite avrebbe avuto una vita in discesa e che i bambini di Carmagnola avrebbero potuto continuare a nascere a Carmagnola.
Dopo sei mesi quel punto nascite fu chiuso e sembrava di essere, caro Consigliere Marrone, alle comiche, perché si diceva tutto e il contrario di tutto nell'arco di sei mesi.
Di quella Giunta regionale che ha chiuso il punto nascite di Carmagnola, truccando le carte - lo dice anche il Consigliere Marrone perché non erano 477 i parti e perché non si era tenuto conto dei tre mesi in cui era stato chiuso, ma circa 700, faceva parte il Gruppo Fratelli d'Italia, lo stesso partito cui oggi appartiene il Consigliere Marrone.
Quindi, il Consigliere Marrone, che faceva parte di uno schieramento che un anno e mezzo fa ha chiuso il punto nascite di Carmagnola, oggi (con tutto il rispetto) con un po' di impudicizia viene a riproporre un ordine del giorno nel quale si chiede la riapertura del punto nascite a Carmagnola.
Si può fare tutto e il contrario di tutto e la politica probabilmente è l'arte del possibile, ma io credo che un po' di buonsenso anche nelle richieste che vengono presentate al Consiglio dovrebbe essere necessario.
Io ho fatto la campagna elettorale a Carmagnola - come l'abbiamo fatta tutti in tutti i Comuni - e negli incontri pubblici che ho fatto, parlando a nome del PD, non ho mai detto (nell'assemblea lo hanno testimoniato i cittadini) che noi avremmo riaperto il punto nascite di Carmagnola; in primis, perché non sapevamo quali erano le condizioni nelle quali avremmo agito in questa legislatura; secondo perché quando si chiude una cosa per un anno e mezzo, diventa piuttosto complesso recuperare tutte le ostetriche, gli anestesisti, gli infermieri; in terzo luogo, perché i pazienti magari hanno preso strade diverse per affidarsi agli specialisti ai quali si sono rivolti.
Quindi, abbiamo sempre detto e ho sempre detto, visto che ho fatto la campagna elettorale soprattutto a Carmagnola, che noi non eravamo in grado di dare una risposta e che verosimilmente il punto nascite, una volta chiuso, dopo così tanto tempo, sarebbe rimasto chiuso.
Su che cosa ci siamo impegnati con i cittadini di Carmagnola? Ci siamo impegnati sul fatto che avremmo mantenuto la medicina, che avremmo mantenuto la chirurgia, che avremmo mantenuto il pronto soccorso h24 e che avremmo provato a chiedere al Governo regionale (se avessimo vinto le elezioni) due posti letto di osservazione breve e intensiva per rassicurare i chirurghi sul fatto di avere un letto monitorato che, nel caso di operazione di un paziente complesso, consente nel post-operatorio di seguire meglio quel paziente. Ci siamo impegnati sul fatto che avremmo mantenuto l'urologia, la lungodegenza e la riabilitazione.
Io ho detto a Carmagnola, confortato anche dallo scambio di opinioni che ho avuto con l'Assessore Saitta e con il Direttore Moirano, che credevo (e credo ancora) che quello che oggi viene offerto ai cittadini di Carmagnola da quell'ospedale continuerà, e cioè i servizi di cui ho detto alcuni dei quali non compaiono come ascritti a Carmagnola; l'urologia fa parte della "colonna azzurra" perché è un'urologia per tutto il territorio ma è l'unica urologia di quella ASL e quindi credo che resterà nel luogo nel quale fino a questo momento i chirurghi urologhi hanno potuto svolgere la loro attività.
In più, si è ipotizzata una struttura semplice per l'ortopedia e bisognerà vedere come costruirla: se dovrà occuparsi di una parte del pronto soccorso. E' interessante che se un cittadino di Carmagnola si rompe un polso possa essere ingessato subito piuttosto che andare a Ciriè o a Moncalieri. Ma queste sono questioni che poi saranno viste all'interno dell'atto aziendale.
L'atto aziendale riguarderà ovviamente l'ospedale di Chieri, di Carmagnola e di Moncalieri, e quindi credo che i servizi che oggi l'ospedale di Carmagnola garantisce potrà continuare a garantirli.
L'obiettivo che noi dobbiamo avere è stabilizzare gli ospedali territoriali. Quello che succedeva nella passata legislatura era che ogni giorno si toglieva qualche pezzo: un giorno un dietologo, un'altra volta il fisioterapista, il giorno un chirurgo e non c'era certezza rispetto al futuro di quegli ospedali.
Vorrei, in questa legislatura - se la legislatura arriva alla fine poter non andare più a Carmagnola e non occuparmi più di quell'ospedale perché abbiamo stabilito quello che deve fare nei prossimi cinque anni, e quello che deve fare lo deve offrire nella maniera migliore possibile.
Noi dobbiamo garantire l'eccellenza ospedaliera nella Città della Salute, ma dobbiamo essere in grado di garantire una qualità diffusa nei nostri ospedali, perché qualunque prestazione, sia medica sia chirurgica, è una prestazione importante per il paziente che la riceve.
L'ordine del giorno che la Vicepresidente Ruffino ha presentato dice cose che noi abbiamo ipotizzato rispetto ad un percorso per l'ospedale di Carmagnola. Peraltro, sono cose che ha affermato l'Assessore Saitta in un incontro con il comitato di Carmagnola.
Quindi, abbiamo un po' di sicurezza sul fatto che questo ospedale continuerà a svolgere le sue funzioni.
Voteremmo cose presentate dall'opposizione che la maggioranza, in qualche modo, ha già deciso, ma poi sentiremo quello che pensa l'Assessore.
Quello che posso dire è che i cittadini di Carmagnola possono essere tranquillizzati, che non ho alcun problema a votare contro l'ordine del giorno presentato dal Consigliere Marrone, ricordando a tutti gli abitanti di Carmagnola con un comunicato che chi ha chiuso il punto nascite di Carmagnola appartiene allo stesso schieramento che oggi chiede di riaprirlo.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bertola; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Ho partecipato come Consigliere regionale, ma anche come cittadino del territorio dell'ASL TO5, al Consiglio comunale aperto che è già stato citato dagli altri colleghi, e proprio in quella sede abbiamo discusso in modo molto aperto e sereno della necessità per Carmagnola di avere delle certezze.
Dico proprio certezze perché, com'è già stato citato, la famigerata DGR n. 1-600 ha delle misure che vanno, in parte, a ridurre i servizi anche sull'ASL TO5, perché - tanto per citare un esempio - si perde l'emodinamica a Moncalieri, anche se ho partecipato all'assemblea dei Sindaci dell'ASL TO5 a Moncalieri e l'Assessore Saitta ha fatto capire/non capire che se poi le cose andranno meglio in capo ad un anno o due, magari la cosa potrà anche essere riconsiderata. Allo stato attuale, però, l'informazione che passa è che viene chiusa l'emodinamica a Moncalieri, oltre alla terapia intensiva neonatale sempre a Moncalieri.
L'ospedale San Lorenzo di Carmagnola è già stato penalizzato tantissimo dalla chiusura di questo punto nascite. E' una chiusura - ribadisco e rimarco quanto già detto da altri colleghi - basata su dati falsati, perch il punto nascite di Carmagnola è tranquillamente sopra i 500/600 parti all'anno, quindi, è stato fatto un grande danno a Carmagnola.
Comprendo le ragioni, comprendo le difficoltà insite nell'andare a riaprire un reparto del genere però, proprio per dare un segnale positivo voteremo a favore dell'ordine del giorno presentato dal Gruppo Fratelli d'Italia, per la riapertura del punto nascite.
Ci sono poi, per l'Ospedale di Carmagnola, il San Lorenzo, delle specialità che non sono assegnate. In pratica c'è la cosiddetta "colonna azzurra" della tabella allegata alla deliberazione 1-600, che prevede 12 specialità ancora da assegnare all'interno dell'ASL.
Allora, chiediamo con forza che queste specialità vengano assegnate a Carmagnola, perché gli sono proprie, che ha già più le altre indicate dai colleghi, quindi potenziale anestesia a supporto del pronto soccorso 24 ore, dei posti letto in post-acuzie e lungodegenza da assegnare e poi che rimanga recupero e riabilitazione, urologia e oncologia senza letti.
Oltre a chiedere che vengano assegnate queste specialità, chiediamo anche che vengano assegnate presto, perché ciò che più danneggia, e lo abbiamo visto con altri esempi, un presidio sanitario o un ospedale è l'incertezza: quando andiamo a farci curare il principale motivo che ci spinge ad andare in un ospedale piuttosto che in un altro è la fiducia che abbiamo nell'essere curati bene da personale qualificato e da un reparto che è attrezzato per fare quel tipo di cure.
L'incertezza sul futuro, sul destino di un reparto ospedaliero fa cadere il clima di fiducia che c'è nei cittadini, perché si comincia a spargere la voce sul fatto che quel reparto non si sa se rimane aperto o se forse chiuderà; si perde la fiducia e nessuno di noi vorrebbe andare probabilmente, in un reparto che magari è già in parziale dismissione perché quando si spargono quelle voci magari le competenze che vi sono all'interno vanno anche via.
Allora, è importante che queste certezze vengano date subito e che questi atti aziendali che devono confermare l'assegnazione di queste specialità a Carmagnola vengano fatti quanto prima. In caso contrario succede che la carenza di fiducia relativamente a questi reparti fa diminuire l'affluenza e poi magari si chiudono perché non si fanno abbastanza numeri.
Ripeto, oltre ad esprimere il parere positivo del nostro Gruppo sui due ordini del giorno riguardanti Carmagnola, chiediamo con forza che questi atti vengano compiuti quanto prima.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bertola.
La parola al Consigliere Marrone.



MARRONE Maurizio

Grazie, Presidente.
Ne approfitto solo per ricordare al collega Boeti un fatto molto semplice. Nel senso che quando si interviene si può dire veramente di tutto, ma non si possono dimenticare gli atti presentati e votati soprattutto se sono stati approvati.
Vedete, l'espressione della volontà politica, anche se poi non rispettata dalla Giunta - mi consenta una "battutaccia" - sarà forse il motivo per cui sono stati votati l'espressione del Consiglio e dell'opposizione piuttosto che nella Giunta all'interno della mia lista.
Forse, un motivo ci sarà, e cioè che quando si pone in votazione (le cito la data: 23 luglio 2013) un atto di indirizzo che ha come premesse le stesse situazioni di fatto citate da voi (l'errata contabilizzazione delle nascite) e viene approvato un atto di indirizzo contro una chiusura, non si può poi tacciare di incoerenza se si ripresenta lo stesso atto di indirizzo, che cita quello già approvato in premessa, due anni dopo. Al limite, si potrà chiedere a chi ha votato - e lei mi pare che ci fosse Vicepresidente Boeti - perché prima ha votato in un modo e poi, forse cambiando idea, vota diversamente, due anni dopo.
Quindi, diciamo che se incoerenza c'è, ragionate sulla vostra e non sulla nostra. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Marrone.
La parola al Consigliere Ravetti.



RAVETTI Domenico

Grazie, Presidente.
Ritengo siano importanti le considerazioni del Consigliere Bertola. Ne condivido una parte, che è quella della restituzione delle certezze, che è un po' quello che stiamo cercando di fare, quello che l'Assessore Saitta sta cercando di fare in questi primi mesi - speriamo - di questa legislatura, anche rispetto al profilo delle strutture ospedaliere.
Perdonatemi se in questo intervento assumo un profilo differente rispetto al profilo del Presidente di una Commissione. Quindi, rispetto alle certezze, la certezza è che c'è una deliberazione (n. 1-600 e successiva) con modifiche, che determina lo schema piemontese dei punti nascite, quindi rispetto all'ordine del giorno del collega Marrone c'è una convinzione da parte della Giunta, che è una convinzione anche almeno del PD e, credo, anzi ne sono certo, dell'intera maggioranza, per cui siamo nelle condizioni di poter anticipare con il mio intervento una posizione politica certamente che non va nel verso auspicato dal presentatore dell'ordine del giorno.
Così come rispetto alle certezze, di cui parlavo prima, vi è la certezza che definiremo insieme all'Assessore il profilo delle strutture ospedaliere e tutto ciò che è conseguente in un sistema di quadranti, anche il profilo della struttura di Carmagnola, con gli atti aziendali, ma con il confronto con il territorio che dovrà essere ancora più stringente, ancora più puntuale. In questo senso, non siamo invece oggi nelle condizioni proprio perché vogliamo seguire il passo e i tempi determinati in quella deliberazione, di poterci esprimere così come è stato scritto nell'ordine del giorno n. 203, presentato dalla Vicepresidente Ruffino, non perché non ne condividiamo il fine ultimo (perché potrà forse essere quello il fine ultimo), ma per le ragioni che prima ho esplicitato.
Per quanto riguarda la mozione a prima firma Consigliera Batzella vorremmo chiedere qualche minuto di sospensione per confrontarci. Pur mantenendo con coerenza il filo logico delle cose che ho detto rispetto ai punti nascite e al senso della parola "sicurezza in salute", anticipo che abbiamo presentato una proposta di legge, avente prima firmataria Consigliera Conticelli, incardinata in IV Commissione, con dei contenuti complementari rispetto ai punti nascite, perché ci stiamo interrogando e perché abbiamo la necessità di confrontarci in Commissione con l'Assessorato, per cui vorremmo in questo senso chiedere la cortesia di interrompere per qualche istante, per poter definire al meglio il testo.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Batzella; ne ha facoltà.



BATZELLA Stefania

Sarò brevissima.
Anche noi stiamo lavorando: abbiamo un progetto, una proposta di legge riguardante i punti nascita.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Saitta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Ho chiesto di intervenire prima della sospensione perché può darsi che rispetto agli interventi che sono stati fatti, spero di poter aggiungere qualche elemento utile per le eventuali conclusioni.
Il primo tema è Carmagnola. Con l'amministrazione di Carmagnola abbiamo avuto modo in questi mesi di confrontarci e scontrarci. È successo di tutto, non soltanto nel mio ufficio, ma anche pubblicamente. Sicuramente c'è stata una situazione determinata da scelte compiute in passato che sono state ricordate.
Abbiamo dato attuazione anche a Carmagnola e abbiamo intenzione di dare a Carmagnola attuazione a quello che abbiamo detto fin dall'inizio quando parlavamo degli ospedali di base, di territorio. Contrariamente ad una vulgata diffusa che li ritiene degli ospedali di lungodegenza, una cosa di questo tipo, abbiamo detto che per legge - cosa nota, ma è bene ricordarlo gli ospedali di base, oltre ad avere medicina, chirurgia, traumatologia laboratorio analisi e pronto soccorso h24, possono anche avere delle specialità non obbligatoriamente legate ad un DEA.
Chiedo scusa ai colleghi se il mio intervento sposta le questioni su termini generali, ma è un tema che non abbiamo soltanto a Carmagnola, ma è un tema di carattere generale, all'interno di questo schema. L'operazione che abbiamo fatto per i DEA, per gli hub e anche per l'ospedale di base è quello di assegnare quelle discipline che obbligatoriamente deve avere ogni ospedale, qualunque sia il livello, e poi c'è la famosa "colonna azzurra" prima citata che prevede l'assegnazione di ulteriori discipline.
In questi mesi ho avuto modo di vedere l'ospedale di Carmagnola e di farmi un'opinione; ho avuto modo di dire e di anticipare - ed è stato ricordato poco fa dal Vicepresidente Boeti, per quanto riguarda, ad esempio, l'urologia, ma anche altre specialità richiamate dalla Vicepresidente Ruffino - che questa scelta definitiva per quanto riguarda l'assegnazione, ma non soltanto qui, perché il tema riguarda tutti i quadranti, è di carattere generale. Non per nulla, abbiamo previsto che questa scelta venga fatta dai nuovi Direttori attraverso gli atti aziendali.
C'è un'indicazione che possiamo avere, ho sentito delle opinioni che possono coincidere, non è quello il problema, ma credo che, dal punto di vista puntuale e preciso - parliamo di questo territorio, ma possiamo parlare per tutte le altre discipline, quelle con colore "azzurro" - è bene che siano collocate attraverso il lavoro dei Direttori per verificare che non è un tema su cui in Consiglio giochiamo a dadi. Non è così. La questione è di collocarli laddove è più utile collocarli in funzione di una storia, di una tradizione che quell'ospedale ha. Per essere molto chiari non è che la decisione, attraverso la delibera famosa della riorganizzazione e dell'integrazione, provochi immediatamente effetti. E' un atto programmatorio, non cambia nulla rispetto alla situazione attuale e, una volta nominati i Direttori, verrà compiuta una decisione attraverso gli atti aziendali.
Posso dire che quell'orientamento è condivisibile, ma non mi sento di suggerire alla maggioranza di assumere una decisione specifica soltanto per quel territorio, perché abbiamo temi identici a Tortona, ad Acqui come da altri parti, e non sarebbe giusto. L'indicazione che è stata data, emersa dal dibattito in Consiglio comunale aperto - penso all'intervento del Vicepresidente Boeti, ma anche della Vicepresidente Ruffino - mi pare che abbia una logica, ma questo è un atto di carattere aziendale. Bisogna mantenerlo a quel livello, così come abbiamo scritto nella delibera, dove abbiamo definito i tempi e le modalità per dare attuazione al piano di integrazione.
Questa è quello che mi sento di dire. Non è un "no", ma l'indicazione di un metodo per cui abbiamo deciso che avvenga attraverso gli atti aziendali. Mentre il resto era una decisione che abbiamo assunto con la delibera, perché assegnava, coerentemente con il Patto per la Salute che prevedeva, in modo obbligatorio, alcune discipline (secondo il livello) qui invece il tema ha caratteristiche che comportano soprattutto valutazioni tecnico-operative. So che c'è una buona tradizione, una buona storia di specialità importanti a Carmagnola, quindi credo che andrà a finire più o meno così, però mi pare utile avere un atteggiamento comune per tutto il resto della regione.
Il secondo tema è quello relativo al punto nascite di Carmagnola. No sto qui a ripetere questioni note, non soltanto per le decisioni che abbiamo assunto, ma anche per indicazioni molto precise che sono state richiamate recentemente dai giornali, dalla televisione attraverso l'opinione del Ministero della Salute, che non mi pare lasciare dubbi ad un'interpretazione diversa rispetto a quella contenuta nel Patto per la salute. In ogni caso, mi pare che quella sia una storia "andata".
Relativamente alla questione, e su questo mi rivolgo al Consigliere Ravetti, posto dalla Consigliera Batzella sull'individuazione di parto naturale e fisiologico, emerge una necessità. Emerge la necessità di un approfondimento del tema, di capire le sperimentazioni di Vipiteno di cui ho sentito parlare, che risultati hanno procurato. In ogni caso, sono disponibile, qualora il Presidente della Commissione ritenga utile, a trovare un'occasione di incontro con le altre strutture in giro per l'Italia per capire cosa capita. Tuttavia, ed è l'invito che rivolgo alla maggioranza che, pur restando questa disponibilità ad approfondire ed eventualmente, vedendo i risultati, anche ad adottare qualche forma di sperimentazione (vedremo come formularla durante il percorso), quello che sicuramente mi sembra incoerente dire oggi è che questa è una modalità che ferma il processo deciso per quanto riguarda la questione di punti nascite.
C'è uno spazio che bisogna approfondire, chiederemo ai tecnici di poterlo fare, ma non è una modalità che sospende il lavoro. Se la Commissione riterrà, volentieri vengo a dare un contributo per costruire un documento o anche una proposta di delibera - non so quale sia la modalità più utile di legge per fare questa operazione - ma vi invito a non creare dubbi su un percorso che abbiamo deciso. Pur condividendo l'idea, mi rendo perfettamente conto, per come è stato formulato questo ordine del giorno che, obiettivamente - conosciamo la Consigliera Batzella perché non ha nascosto il significato delle battaglia e anche la determinazione che ha avuto per difendere, in modo particolare, il punto nascita di Susa - mi sembra una modalità per fermare un processo in corso.
Poiché i processi di modifica non sono immediati, c'è il tempo necessario per fare una valutazione, su cui sono disponibile. La mia opinione è che questo ordine del giorno, così com'è, non può essere approvato, perché crea un contrasto rispetto alle decisioni assunte, perch la volontà a lavorarci è completa e totale.



PRESIDENTE

Se il Consigliere Ravetti mi conferma la richiesta di sospensione per dieci minuti, credo che possa essere utile.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 17.32, riprende alle ore 17.41)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAUS



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Vedremo quale sarà l'espressione del voto sugli ordini del giorno, in particolar modo su quello che abbiamo presentato, però credo sia doveroso fare alcune considerazioni, anche relativamente a ciò che ha detto il collega Boeti e alla comunicazione che legittimamente l'Assessorato alla salute ha fatto nella giornata di ieri sui bilanci della sanità.
Non possiamo raccontare in pochi minuti ciò che è accaduto negli ultimi due anni all'interno, ma soprattutto all'esterno, di questo Consiglio, e che ha fatto in modo che l'Assessore Saitta o, meglio, la Regione Piemonte ricordasse i numeri che ha ricordato ieri. Grazie a questi numeri, ancorch ottenuti con il taglio del personale (come vi è scritto), oggi abbiamo i conti in ordine, quindi possiamo permetterci di richiedere a Roma l'assunzione di personale e - aggiungiamo noi - avere una sanità che spende, dal 2014, quello che Roma trasferisce.
Ci sarà anche la necessità di individuare una nuova possibilità per fare investimenti e assunzioni, ma certamente spende ciò che viene trasferito negli anni precedenti agli ultimi due. È facilissimo, ricorrendo ai supporti audio-video, alla carta stampata e ai comunicati, risalire a ciò che nei mesi precedenti alle elezioni è stato dichiarato rispetto ai presidi ospedalieri.
Il gioco cinico fatto all'interno di quest'Aula è stato, da una parte una maggioranza che responsabilmente, sapendo quanto è complesso andare a ridurre le spese (a volte anche le prestazioni di carattere sanitario), ha messo i bilanci in ordine; dall'altra parte un'opposizione che, qualunque fosse il presidio e il servizio che si andava a toccare, organizzava Consigli aperti e faceva approvare ordini del giorno.
Sarebbe semplicissimo richiamare l'ordine del giorno sulla riapertura del presidio ospedaliero di Carmagnola firmato dai colleghi Boeti Reschigna e da altri, di poco più di un anno fa.
Vedete, l'opposizione tendenzialmente manifesta delle idee che non riesce a trasformare in atti concreti perché è all'opposizione. I colleghi del Partito Democratico, grazie alle posizioni che hanno avuto in Aula nell'ospedale di Carmagnola, nella città di Carmagnola e con il comitato "Salviamo il San Lorenzo", hanno ottenuto una rendita di posizione di partito e anche personale, in termini di preferenze.
Quando erano all'opposizione dicevano: "Riapriamo il punto nascite".
Quando si governa si declina ciò che si pensa in atti concreti, ma la logica di dire "voi avete fatto tagli sconsiderati, ma visto che li avete fatti, adesso che governiamo noi i tagli li teniamo tutti, anzi ne aggiungiamo qualcuno perché ne avete già fatti", non funziona.
Questo dimostra un aspetto che è stato cinico, volutamente cinico, che ovviamente non può essere ascrivibile alla posizione che oggi noi teniamo perché nessuno di noi si è sognato, e non lo facciamo neppure con il documento di indirizzo di oggi, di chiedere la riapertura di presidi che sono stati chiusi durante la nostra amministrazione e che hanno portato ad una situazione in cui oggi la sanità è economicamente gestibile.
Si tratta di una grande differenza, di una sostanziale differenza perché è evidente che, quando non si hanno responsabilità di governo, dire tutto ciò che si vuole - perché questo è avvenuto - è facilissimo.
Tuttavia, ci sono strumenti che consentono più di prima di mettervi davanti alla faccia le dichiarazioni fatte e i manifesti affissi in giro.
L'Assessore Cerutti, in campagna elettorale ha promosso un manifesto per la riapertura dei presidi di Venaria e per il punto nascite di Carmagnola.
E' un manifesto a sfondo verde, fatto da SEL, che incidentalmente sosteneva questa maggioranza e che oggi siede in Giunta. Quindi mi aspetto che il collega Grimaldi, conseguentemente ad un impegno preso in campagna elettorale, depositi un ordine del giorno per riaprire l'ospedale di Venaria, il punto nascite di Carmagnola, di Domodossola e quant'altro.
Allo stesso modo mi aspetterei, per venire più al concreto, che non ci si prendesse in giro, perché nella "colonna azzurra" (per chi ci ascolta, è la modalità con cui è stata fatta la delibera) la delibera ha assegnato strutture complesse a dei presidi, per cui ogni singolo ospedale ha delle strutture complesse che apparterranno a loro, come Chieri che ne ha tante Moncalieri che ne ha tante, mentre solo due sono attribuite a Carmagnola.
Poi c'è la "struttura azzurra", che è la struttura dei sogni. Oggi grazie alla "colonna azzurra", che rappresenta le strutture complesse assegnate all'ASL ma non ai singoli presidi, l'Assessore Saitta e il Partito Democratico, o la maggioranza, possono andare nei diversi presidi dicendo che, visto che nella "colonna azzurra" c'è riabilitazione certamente Carmagnola avrà riabilitazione. Ma ce n'è una, quindi non si pu dare due volte: non si può dire a Carmagnola e dirlo contestualmente a Chieri.
E' quello che avviene un po' dappertutto.
Giustamente l'Assessore Saitta diceva: non prendiamo impegni sulle strutture complesse, perché situazioni simili le abbiamo ad Acqui, a Tortona, a Cirié, a Chivasso, ad Ivrea e al San Luigi. Abbiano queste colonne azzurre che usiamo allargandole, per cui quelle strutture complesse vanno bene.
Oggi dove mi trovo? Sono a Chivasso: otorino a Chivasso. Domani dove mi trovo? A Ciriè: oculistica a Ciriè.
Non riguarda solo lei ma, ripeto, questi strumenti che consentono più di una volta di accertare la verità.
Se nel Consiglio aperto, a cui non ero presente ma c'era la collega Ruffino, la maggioranza ha preso impegni rispetto al mantenimento di alcune strutture, e se questo è un Consiglio normale in cui si ragiona per convinzioni e non per partito o per banchi in cui si siede, l'ordine del giorno avente come prima firmataria la collega Ruffino, che anch'io ho sottoscritto e che chiede di individuare tre strutture da mantenere all'interno dell'ospedale - è un atto di indirizzo e non modifica la delibera - lo si approva, se c'è la buona fede.
Se invece c'è la malafede, ci si comporta rispetto ai banchi in cui uno siede. Se una proposta proviene dalla maggioranza, ci si mette d'accordo.
Lo abbiamo visto martedì scorso: il Partito Democratico presenta la proposta di slittamento del VARA e, come per magia, arriva l'Assessore con la delibera pronta e la presenta; SEL e la maggioranza presentano un ordine del giorno sull'emergenza abitativa e successivamente escono le delibere della Giunta che fotografano l'atto di indirizzo presentato dalla maggioranza.
E' così. O facciamo la Giunta A e la Giunta B, come dicevamo l'altra volta, quindi ve la cantate e ve la suonate, ma, se ve la cantate e ve la suonate, dovete cantarvela e suonarvela sempre! Il nostro Gruppo consiliare è stato, in alcuni casi, fin troppo responsabile, come sul disegno di legge sulla semplificazione, ma anche in altre situazioni. E allora, è evidente che le posizioni sono diverse e distinte. Se a seconda di dove si siede è "sì", oppure è "no", ne prendiamo atto. Vorrà dire che, per noi, sarà sempre "no".
Da giovedì inizierà una meravigliosa discussione, in V Commissione sulla legge sui parchi (per fare l'esempio più semplice) ed è evidente che il nostro sarà un "no" aprioristico. Diremo un "no" aprioristico a qualunque proposta di legge presentata che non condivideremo, perché questo è quanto è successo nei quattro anni precedenti in Aula, in particolar modo sulla sanità, speculando sulla pelle dei cittadini.
Io non ho partecipato a quei cortei, quando marciavate di fianco alle mamme incinte per chiedere l'apertura del punto nascite. Un po' di coscienza per mantenere, anche singolarmente, all'interno della maggioranza, la posizione che avevate tenuto, non l'avete? Sarà che noi cerchiamo di essere coerenti rispetto alle posizioni che avevamo quando eravamo nella maggioranza e quelle che abbiamo ora in opposizione, ma non è nemmeno tanto facile cambiare idea perché si è in maggioranza, ed è quello che sta accadendo adesso, troppo spesso. Ed è quello che a noi non piace.
E' un problema principalmente vostro, perché pagherete per questo comportamento: si promette troppo e non si dà nulla. I cittadini, per fortunatamente hanno buona memoria e ricorderanno. Questo giochetto - e concludo, chiedendo scusa per il tempo che ho utilizzato in più - per cui gli atti aziendali risolveranno tutto ciò che oggi non è stato risolto, è un trucco che non funziona, ed è assolutamente percepito dai cittadini. Se si vogliono risolvere i problemi, si approvano atti d'indirizzo e successivamente, si modificano le deliberazioni, prendendo atto delle indicazioni e di quello che non è solo un atto demandato alla Direzione generale, che soprattutto non è un atto di Giunta - e quindi non è responsabilità della Giunta, ma della Direzione generale - ma è, invece una scelta che una Giunta regionale effettua nell'attribuzione di strutture complesse.



PRESIDENTE

La parola alla Vicepresidente Ruffino, che interviene in qualità di Consigliera.



RUFFINO Daniela

Grazie, Presidente.
Provo a riassumere quanto ho sentito finora, partendo da un assunto che ho riportato sull'ordine del giorno: la DGR n. 1-600 assegna, nella tabella per l'area Torino sud-est, sempre per l'Azienda ASL TO5, per i tre ospedali presenti nell'ASL le seguenti specialità: per l'ospedale Santa Croce di Moncalieri, dieci specialità; per l'ospedale Maggiore di Chieri, nove specialità; per l'ospedale San Lorenzo di Carmagnola, due specialità.
Se io seguo - cosa che ho fatto ed ho preso appunti - quanto ha detto l'Assessore alla sanità, Saitta, ossia che c'è bisogno di certezze e di un confronto con il territorio, di coerenza e di un filo logico, quindi un confronto con l'Amministrazione di Carmagnola, con la Conferenza dei Sindaci, ebbene, queste cose ci sono state e sono state dette in Consiglio.
Ci sono dei temi di carattere generale che non comprendono soltanto l'ospedale di Carmagnola, ma diversi ospedali.
Riguardo al fatto che l'assegnazione venga fatta attraverso atti aziendali, mi chiedo, a questo punto, quale sia il ruolo della politica.
Significa - ed estremizzo - che i nuovi Direttori generali decideranno cosa fare, senza alcuna indicazione da parte della politica? Perché è molto chiaro: vedendo quello che è stato scritto, le specialità da assegnare, la particolarità del territorio di Carmagnola e la specialità, le peculiarità di Carmagnola, vediamo null'altro che quello che già abbiamo detto più volte, oggi: il recupero e la riabilitazione, l'urologia, l'oncologia senza letti e - ribadisco - il tutto presentato con buonsenso e cercando di andare a recepire le richieste del territorio, che non mi sembrano assolutamente campate in aria.
Quello che è stato detto, ossia la fiducia negli ospedali, il fatto che lo svuotamento degli ospedali porta l'utenza a rivolgersi altrove, per cui è molto facile e semplice chiuderli, deve essere per noi un punto di riflessione importantissimo.
Io auspico che oggi questo Consiglio regionale assuma una decisione monolitica, una decisione che dia futuro e storia all'ospedale di Carmagnola, proprio quella storia cui si è appellato anche l'Assessore.
Una scelta diversa creerebbe un alone d'incertezza che sarà difficilmente gestibile. Mi rendo conto del disagio che può esserci oggi perché posso garantire che parlare in quest'aula è veramente difficile, è praticamente impossibile.



PRESIDENTE

Scusi.



RUFFINO Daniela

Non dicevo a lei, Presidente.



PRESIDENTE

So che non sono io, però.



RUFFINO Daniela

Mi sto rivolgendo ai miei colleghi, perché riesco a cogliere un imbarazzo.
La scelta che verrà compiuta per l'ospedale di Carmagnola andrà, molto probabilmente, a fotocopia sugli altri ospedali.
Ritengo non ci sia la necessità di avere i nuovi Direttori generali e ritengo che non servano atti aziendali. Credo, invece, occorra un'operazione forte di consapevolezza, altrimenti bisognerà andare a spiegare ai cittadini perché non portiamo avanti un discorso logico per questo ospedale e per il suo futuro, con quello che è stato scritto, e che ripeto - è di assoluto buonsenso. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Vicepresidente Ruffino.
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, indìco la votazione nominale sull'ordine del giorno n. 203, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 41 Consiglieri votanti 38 Consiglieri hanno votato SÌ 15 Consiglieri hanno votato NO 23 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva Indìco la votazione nominale sull'ordine del giorno n. 220, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 39 Consiglieri votanti 36 Consiglieri hanno votato SÌ 13 Consiglieri hanno votato NO 3 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 3 Consiglieri Il Consiglio non approva Procediamo con la votazione della mozione presentata dalla Consigliera Batzella ed altri.
BONO Davide (fuori microfono) Presidente, chiediamo il rinvio della votazione.



PRESIDENTE

Colleghi, parlate a microfono.
Prego, Consigliera Batzella.



BATZELLA Stefania

Presidente, chiediamo la sospensione della votazione di questa mozione come da accordi presi con il colleghi e l'Assessore, perché vogliamo valutare meglio e approfondire il tema in Commissione sanità. Grazie.



PRESIDENTE

La mozione n. 145, pertanto, è sospesa e verrà discussa in IV Commissione.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Esame ordine del giorno n. 106 presentato dai Consiglieri Ruffino, Graglia e Sozzani, inerente a "Figura del Segretario comunale"

Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Esame ordine del giorno n. 110 presentato dai Consiglieri Monaco, Giaccone Grimaldi e Molinari, inerente a "Prevista abolizione dei Segretari comunali"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 106, avente ad oggetto "Figura del Segretario comunale", presentato dai Consiglieri Ruffino Graglia e Sozzani, e dell'ordine del giorno n. 110, avente ad oggetto "Prevista abolizione dei Segretari comunali", presentato dai Consiglieri Monaco, Giaccone, Grimaldi e Molinari, di cui al punto 11) all'o.d.g.
Invito i colleghi gentilmente a fare silenzio, altrimenti interrompo la seduta e ci vediamo, forse, martedì prossimo - lo dico nel rispetto dei colleghi che sono intervenuti e non riuscivano a parlare - perché al 99,9 martedì prossimo non ci sarà Consiglio, quindi vi chiedo gentilmente di concentrarvi con il silenzio.
La parola alla Vicepresidente Ruffino, che interviene in qualità di Consigliera per l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 106.



RUFFINO Daniela

Svolgo un'illustrazione veloce, perché è una figura che conosciamo tutti molto bene.
I segretari comunali in servizio in Italia, oggi, sono 3.029 e ve ne sono 229 collocati in disponibilità senza incarico, a fronte di 8.048 Comuni italiani. Questo significa che, in media, ogni Segretario comunale lavora in 2,65 sedi di servizio.
Negli ultimi anni, la categoria si è ridotta di oltre il 25%, passando dagli oltre 4.100 segretari in servizio nei primi anni 2000 a poco più dei 3.000 attuali, a fronte della sostanziale invarianza delle sedi di servizio.
In Piemonte, a fronte di un numero complessivo di 1.206 Comuni, vi sono, alla data del 19 gennaio 2015, 288 Segretari comunali titolari e 18 collocati in disponibilità, per una media arrotondata per difetto di un segretario in servizio ogni quattro Comuni.
Venendo al perché di questa mozione, peraltro sono contenta del dialogo che si è aperto con la maggioranza, che ovviamente ha suscitato un interesse, in quanto la figura del Segretario comunale rappresenta un punto di riferimento sia per l'interpretazione che per la completa applicazione dell'ipertrofica produzione legislativa che, purtroppo, affligge il nostro Paese. Spesso rappresenta l'unica figura del Comune dotata di un'adeguata preparazione giuridica ed è la figura professionale che più di ogni altra si confronta quotidianamente con più realtà amministrative. Pensiamo che l'abitudine al confronto, determinata dal lavoro su più sedi amministrative, sia ovviamente un elemento distintivo di tutti i segretari comunali.
Se la riforma dovesse abolire la figura, gli effetti finanziari saranno praticamente nulli, almeno nel breve e medio periodo, stante il fatto che i segretari comunali attualmente in servizio, se la riforma venisse approvata, verrebbero in ogni caso retribuiti e collocati in ruolo ad esaurimento.
Certamente, è una figura che deve essere rivista e riformata. So che ANCI sta lavorando a questo percorso e a questo progetto, ma sono anche convinta che, oggi, per essere molto semplice e molto assertiva, siano una grande garanzia per gli amministratori locali. Questo è il motivo per cui abbiamo presentato questo ordine del giorno. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Vicepresidente Ruffino.
La parola al Consigliere Monaco per l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 110.



MONACO Alfredo

Grazie, Presidente.
Evidentemente, l'ordine del giorno in discussione ha molti punti di analogia con quello testé presentato, identificandosi però per alcune differenze che non sono soltanto formali, ma rientrano anche nella sostanza.
Il documento che abbiamo presentato non ha la finalità di realizzare compiutamente e correttamente il cosiddetto disegno autonomistico, ritenuto assolutamente necessario per affrontare il problema delle garanzie. Le garanzie non si affrontano certo nelle autonomie e non per generici interventi. Esistono aspetti di maggiore puntualità, perché il Segretario comunale è una figura garante dei cittadini rispetto alle volontà di un'Amministrazione, quindi è il garante della legge.
Gli elementi che richiediamo alla Giunta - sarò molto breve riguardano sostanzialmente due punti.
Rispetto alle norme che introducono l'annullamento della figura del Segretario comunale siamo contrari; è necessario intervenire affinché si addivenga ad una riforma seria del ruolo del Segretario comunale, perch con l'abolizione potremmo avere un serio problema per la mancanza del contrappeso, che in democrazia e in amministrazione appare indispensabile.
Quindi, occorre un'attivazione presso il Governo, l'ANCI e l'UPI per la revisione delle norme proposte, quindi non nell'ottica dell'abolizione, ma della riforma del ruolo.
La seconda, invece, è una proposta che potrebbe aiutare sia il Governo sia l'autonomia dei Sindaci, quella per la quale possono scegliersi il segretario che preferiscono, ma deve avvenire in un ordine di rapporto diretto con la pubblica amministrazione del Governo, attraverso il Prefetto, che eventualmente può suggerire in base alla tipologia del Comune, avendo riguardo ai curriculum più aderenti alle caratteristiche dell'Amministrazione, e proponendo una rosa di nomi (una terna o una cinquina) nel quale il Sindaco autonomamente possa scegliere.
La scelta diretta può comportare delle difficoltà nel garantire quell'autonomia sia dell'amministratore pubblico, ma anche del Segretario comunale. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Allemano.



ALLEMANO Paolo

Ritengo opportuno questo ordine del giorno, e ringrazio i colleghi che l'hanno predisposto. E' assolutamente legittimo un nostro intervento sulla previsione di una legge di riforma che incide in modo significativo su una figura di cui è stata richiamata l'importanza.
Vorrei segnalare qui, per chi magari pensa al Segretario comunale come ad una figura borbonica che si muove da un comune all'altro senza fermarsi che stiamo parlando di dimensioni quali legalità, trasparenza, controllo e anticorruzione, quindi non stiamo parlando di argomenti residuali. Voglio solo ricordare che stiamo ragionando anche di istituire una Commissione per la legalità proprio in questa sede.
E' evidente che, a chi ha amministrato in grandi città o ha lavorato sempre in questa sede, questa figura può sembrare strana, o comunque non viene percepita come rilevante. Ma immaginiamo qual è il contesto nei piccoli e medi comuni: è una situazione di transizione, dove tutto il sistema è sottoposto a una grande trasformazione, a volte tumultuosa.
Ora, se in questo frangente non c'è chi ha a cuore la legalità e il diritto, chi ha un percorso professionale che non s'improvvisa e non pu essere inserito tout court nel calderone della dirigenza, non si fa molta strada. I segretari comunali hanno almeno tre step formativi, seguono dei corsi a Roma a loro spese che comportano anche risorse pubbliche non irrilevanti. Tutto questo non può essere trasferito sulle spalle di figure che non hanno lo stesso curriculum e che appartengono genericamente alla dirigenza.
Ritengo necessario un richiamo a questa dimensione fondante che oggi molti segretari rappresentano.
Concludo dicendo che, negli ultimi anni, dalla riforma Bassanini in poi, abbiamo lavorato tenendo ben presente la separatezza tra la funzione della politica, che è di guida, e la gestione.
Questo crea un equilibrio piuttosto delicato, perché il Segretario comunale, così come altri dirigenti, ha un incarico fiduciario. Voi capite che è problematico tenere insieme un rapporto fiduciario e, nello stesso tempo, una funzione autonoma, esercitata da una persona che non si preoccupa solo di accondiscendere alle esigenze di chi l'ha nominato.
Dunque questo rapporto, questo difficile equilibrio tra relazione fiduciaria e autonomia, si tiene soltanto se ci sono persone formate preparate, in grado di servire lo Stato, prima ancora di chi li ha nominati.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Graglia; ne ha facoltà.



GRAGLIA Franco

Grazie, Presidente.
L'attuale Governo, con il DDL Madia di riforma della Pubblica Amministrazione, ha manifestato l'intenzione di abolire la figura del Segretario comunale.
I Segretari comunali sono dirigenti pubblici presenti in tutti i Comuni italiani, dal più piccolo e sperduto al più grande, e da sempre, nello svolgimento della funzione di direzione e coordinamento dell'organizzazione, garantiscono la conformità dell'azione amministrativa degli Enti locali alle leggi e ai regolamenti.
Negli ultimi anni il loro ruolo di garanzia è stato rafforzato dal legislatore,che ha posto in capo agli stessi la responsabilità del sistema dei controlli interni, della prevenzione della corruzione e della realizzazione della trasparenza negli Enti locali. Nando Dalla Chiesa li ha definiti di recente le "sentinelle della legalità".
I Segretari comunali sono i primi collaboratori del Sindaco e hanno un ruolo di primo piano nel perseguire l'efficacia e l'efficienza del lavoro dei loro Comuni. Funzioni analoghe sono svolte dai Segretari provinciali nei loro Enti.
La cancellazione dei Segretari comunali priverebbe i Comuni del dirigente di vertice che opera affinché il programma politico amministrativo degli eletti sia realizzato al meglio, tenuto conto dei mezzi a disposizione e nel rispetto della normativa. Si tratta dell'unica professione nella Pubblica amministrazione in cui non solo l'accesso all'impiego, ma anche la progressione in carriera, dai Comuni piccoli a quelli più grandi, è condizionata al superamento di concorsi severi, che richiedono un alto livello di conoscenza del diritto amministrativo civile, finanziario e penale.
Faccio appello affinché, nell'interesse degli Enti locali e dei cittadini, si intervenga concretamente a difesa della figura del Segretario comunale, che non solo non va abolita ma al contrario rafforzata, per rendere ancora più efficace la sua funzione di soggetto che opera per la legalità e per il buon funzionamento dei Comuni.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 106, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 110, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva


Argomento: Contratti ed appalti

Esame mozione n. 229 presentata dai Consiglieri Grimaldi, Accossato Allemano, Appiano, Baricco, Caputo, Chiapello, Conticelli, Ferrentino Gariglio, Giaccone, Otaria e Rossi, inerente a "Riconoscimento giusta retribuzione, clausole sociali e nuove norme negli appalti"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame della mozione n. 229, avente ad oggetto "Riconoscimento giusta retribuzione, clausole sociali e nuove norme negli appalti", presentato dai Consiglieri Grimaldi, Accossato, Allemano Appiano, Baricco, Caputo, Chiapello, Conticelli, Ferrentino, Gariglio Giaccone, Ottria e Rossi, di cui al punto 12) all'o.d.g.
Do atto di aver aggiunto la mia firma in calce a quest'atto d'indirizzo.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Grimaldi per l'illustrazione ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Rivolgo intanto un ringraziamento ai colleghi di maggioranza, che hanno con me in questi mesi costruito questa mozione, in particolare il secondo firmatario Antonio Ferrentino e il Presidente della III Commissione Raffaele Gallo.
Chiarisco innanzitutto il tema. Come sapete, negli scorsi mesi avevamo anticipato la necessità di iniziare a regolamentare e dare delle linee di indirizzo sugli appalti. Com'è noto, ormai gli appalti pubblici rappresentano il 15% del PIL nazionale e, anche se negli ultimi anni il PIL è aumentato del 2% proprio per l'esternalizzazione e l'uso degli appalti da parte delle Pubbliche amministrazioni, la cattiva gestione degli appalti pubblici ha portato anche ad un arretramento - non solo in termini di diritti, ma soprattutto di salari - delle condizioni dei lavoratori delle cooperative.
Negli ultimi anni è emersa sempre di più un'esigenza, quella di evitare la pratica delle gare al massimo ribasso, che spesso hanno fatto ricadere sulle spalle dei lavoratori le condizioni più critiche. E spesso anche la nostra non capacità di tracciare altri tipi di linee di indirizzo - e quindi di utilizzare, se possibile, le gare economicamente vantaggiose - ha portato a delle vere criticità nel mondo delle cooperative. Unendo a questo la difficoltà dei pagamenti da parte della Pubblica Amministrazione, si è verificato un mix stato esplosivo: un mix che ha fatto pagare questa crisi soprattutto ai lavoratori.
Cosa chiediamo, di fatto, con quest'impegnativa? Intanto chiediamo che la Regione si faccia promotrice oggi, sia ovviamente verso se stessa come stazione appaltante, ma anche verso i committenti regionali, quelli partecipati dalla Regione e quelli cui la Regione trasferisce continuamente risorse pubbliche (penso alle ASL), dell'intento di sancire, attraverso una procedura pubblica dei soggetti a cui affidare i servizi, il tema della clausola di trattamenti economici e normativi complessivi di maggior favore per i lavoratori, nell'ambito dei contratti collettivi nazionali siglati dalle organizzazioni datoriali e sindacali maggiormente rappresentative questo come garanzia che di fatto la migliore condizione di favore di questi contratti collettivi garantisca la giusta retribuzione.
Il punto, però, è garantire l'applicazione integrale di questi contratti collettivi nazionali. Troppo spesso, infatti, nelle gare si dice virtualmente che si farà utilizzo di "quel" contratto collettivo, ma poi è difficile che l'Amministrazione ne garantisca la piena ed integrale applicazione.
Di fatto, poi, chiediamo un'altra cosa importantissima in un periodo di recessione; e a questo proposito mi rivolgo ovviamente all'Assessore Pentenero, ma soprattutto al Presidente Chiamparino e al Vicepresidente Reschigna. Il Presidente Chiamparino già da Sindaco conosce bene il tema delle clausole sociali. Noi crediamo che la Regione le debba applicare sempre - naturalmente l'Assessore al lavoro è quello più vicino a noi su questi temi -, ma crediamo che quello che abbiamo già fatto in quest'Aula l'abbiamo fatto sul tema del TPL e ci sono tantissimi colleghi che ci hanno suggerito alcune estensioni di queste clausole - possa essere allargato.
Riteniamo che in tutto il mondo degli appalti, soprattutto in un momento di recessione come questo, le clausole sociali debbano essere inserite.
Tra l'altro, per un refuso normativo abbiamo dovuto cambiare una frase.
La modifica, ovviamente, è legata alle norme del Jobs Act, e comporta l'integrazione della clausola sociale prevedendo l'obbligo del riferimento al dato dell'anzianità convenzionale, ai fini della determinazione della normativa applicabile. Abbiamo chiarito, come tra l'altro è giusto che sia che ci dev'essere un riferimento al dato dell'anzianità per garantire l'applicazione della normativa in caso di licenziamento illegittimo.
Naturalmente vorremmo che la Giunta applicasse queste linee di indirizzo e convocasse le parti, cominciando dai sindacati, ma in generale anche da tutte le centrali cooperative, per iniziare a discuterne. Inoltre come hanno fatto per esempio la Prefettura e la Città di Torino, credo che ci si debba adoperare perché, insieme ai committenti regionali e a quelli partecipati dalla Regione, venga istituita questa white list.
Il Presidente Chiamparino ha parlato più volte della possibilità di addivenire a controlli più stringenti su queste aziende. Come sapete, le white list sono partite dall'anno scorso e le Prefetture detengono questi elenchi. Il problema, però, è coordinare tutti questi elenchi delle white list e renderle più semplici. Molte aziende piemontesi vorrebbero iscriversi nelle white list, solo che pensano che sia un "di più". Come funziona? Che in realtà le white list anticipano delle prerogative che poi queste imprese dovrebbe comunque presentare al momento giusto: la white list fa sì che se ci si iscrive preventivamente, la Regione non debba fare poi i successivi controlli, perché per esempio, di fatto, le informative antimafia vengono già espletate dalle Prefetture.
Questo, ovviamente a fianco del rispetto integrale dei contratti collettivi nazionali, rappresenterebbe una grande svolta. Il Piemonte sarebbe la prima Regione che va verso questo tipo di indirizzo.
Io credo che il tema della giusta retribuzione, delle clausole sociali e del rispetto dei contratti collettivi diventerà centrale in questa discussione e lo riassumo così. L'abbiamo detto tante volte in questi mesi: noi crediamo che sia ingiusto che ci siano lavoratori delle cooperative che guadagnano spesso anche meno di quattro - di sicuro meno di cinque - euro netti l'ora. E' inutile che continuiamo a scaricare la responsabilità solo su un mondo che, sì, forse è stato troppo piccolo come quello delle cooperative e forse è stato poco patrimonializzato, perché la responsabilità, al solito, è completamente nostra, cioè della parte che bandisce e assegna quegli appalti.
Allora, noi crediamo che il rispetto di quei CCNL e l'obiettivo di trovare le forme di maggiore tutela sia nelle nostre prerogative, come oggi il centrosinistra ha inteso fare con questa mozione che, ricordo, è stata condivisa da ben 20 Consiglieri. Insomma, è stata una delle mozioni che ha avuto più consensi e, tra l'altro, ci abbiamo messo tanti mesi per trovare le formulazioni giuste, e di questo ringrazio anche il Presidente del Consiglio.
Credo che oggi possiamo finalmente chiedere alla Giunta di far sì che nei prossimi mesi queste linee di indirizzo diventino una deliberazione chiara, che nei prossimi mesi possa anche coinvolgere tutti i settori e le parti sociali che ovviamente vanno messi al centro di questa riflessione.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Frediani; ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Stavo leggendo il testo della mozione. Intanto siamo piacevolmente sorpresi, perché questo è un discorso che noi abbiamo introdotto già dalle prime sedute del Consiglio quando abbiamo presentato un ordine del giorno di solidarietà ai lavoratori della REAR che avevano delle condizioni contrattuali al limite della vergogna, e abbiamo presentato un ordine del giorno di solidarietà soprattutto nei confronti dei lavoratori ingiustamente licenziati per essersi opposti ad un ulteriore taglio dello stipendio.
Ricordo che in quell'occasione non ci fu tutta questa unanimità fra i Consiglieri della maggioranza, anzi il nostro ordine del giorno fu bocciato.
Evidentemente in questi mesi avete avuto modo di approfondire e di riflettere, così oggi arrivate con questo atto che noi sicuramente accogliamo con favore.
Tra l'altro, in Commissione abbiamo audito recentemente anche i rappresentanti del Museo del Cinema, ai quali abbiamo espresso le nostre perplessità in merito ai contratti di lavoro. Abbiamo cercato di capire se si fosse evoluta la situazione e ci hanno rassicurato in merito, nel senso che adesso sembra che le paghe siano decisamente migliorate Rimanevano però ancora quella zona d'ombra per cui, quando si lavora con delle cooperative, non si riescono a controllare correttamente, quindi a fondo, le condizioni contrattuali delle persone che vi lavorano, e su questo la Regione non ha strumenti per intervenire.
Speriamo che attraverso l'applicazione di queste misure che ci vengono oggi proposte si riesca in qualche modo ad intervenire proprio sugli appalti. Sarebbe bello farlo anche in modo retroattivo. Infatti, più di una volta abbiamo chiesto in Commissione di avere un quadro dei contratti attivi, in particolar modo nel settore della cultura, per capire quali siano le condizioni contrattuali vigenti, di fare un'analisi e di trovare eventualmente il modo di imporre delle condizioni alle cooperative o alle ditte che prestano servizio nell'ambito di partecipate della Regione o comunque, di enti sottoposti al controllo della Regione, ed eventualmente di trovare anche il modo di recedere dai contratti per il non rispetto di certe clausole che possano tutelare i lavoratori.
Ho solo qualche perplessità su questa white list, forse perché non ho capito. Mi sono chiesta perché una white e non una black. Infatti mi sembra molto più semplice individuare le aziende che devono essere escluse piuttosto che andare a fare un elenco delle aziende che vanno bene. Lo trovo un approccio un po' particolare. Non so se sono io che non ho capito la definizione e non ho capito lo strumento particolare.
Tra l'altro, nell'ultimo punto si dice "una white list di aziende fornitori e prestatori non soggetti a tentativo di infiltrazione mafiosa".
Ma se sono vittima di un tentativo di infiltrazione mafiosa ma in qualche modo riesco a resistere e ad oppormi, rientro nella white list o finisco automaticamente nella black list? Come funziona? Non è che posso prendermi delle responsabilità rispetto a dei tentativi di infiltrazione mafiosa.
Loro magari ci provano, ma se io resisto, se reagisco e se ne esco indenne non merito forse di finire in una black list. Quindi, facciamo anche una lista grigia per le aziende a metà.
Ribadisco la nostra favorevole predisposizione nei confronti di questo atto e la nostra soddisfazione rispetto al fatto che la lunga riflessione di questi mesi vi abbia portato a queste conclusioni.
Ci sarebbe piaciuto avere un voto positivo rispetto al nostro ordine del giorno per i lavoratori che, a tutt'oggi, pagano le conseguenze della loro opposizione rispetto ad un taglio degli stipendi.
Speriamo che la situazione si risolva anche per loro. Tutti noi ricordiamo la vicenda di Federico Altieri che ancora oggi è disoccupato.
Aspetto un grande gesto. Speriamo che questo clima di concordia possa anche servire a lui per ritrovare finalmente la sua posizione lavorativa.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Alla domanda posta mi sembrava giusto rispondere.
Di sicuro, con l'istituzione del nuovo Direttore Generale la Regione può fare una sua black list, nel senso che, come già fanno i Segretari comunali, può raccogliere notizie e informative di aziende che non si sono comportate nei limiti delle leggi. Questo in teoria, però lo prevede già la normativa anticorruzione.
Le white list in realtà sono uno strumento molto più complicato. Qual è il senso delle white list? Come lei sa, per un certo tipo di appalti sopra una soglia (di solito sono i 250 mila euro) la Regione non accetta solo i certificati antimafia, ma vuole le informative antimafia. Sotto i 250 mila euro è difficilissimo ottenere dei protocolli di sicurezza, per cui le informative si fanno sui subappalti e sui noli a freddo, su tutto quella che è la filiera dell'appalto.
Quindi, a che cosa serve la white list? Serve perché, di fatto, questa informativa viene fatta preventivamente. Vuoi partecipare ad una gara della Regione? Devi aver fatto la tua white list, quindi devi aver fatto quel tipo di documentazione e l'hai passata già ad inizio anno alle Prefetture.
Le Prefetture hanno il tempo di fare le informative antimafia.
Vi ricordo che le informative sono cose complicate, perché non si guarda la carta o l'anagrafica dell'azienda, ma devi andare a vedere se ci sono stati dei tentativi di infiltrazione. Questo è il senso della norma sulle white list.
La Regione che cosa dovrebbe fare? Far sì che queste tante white list delle varie Prefetture si uniscano in una sola e sia però più facile per le aziende che rispettano le regole poter fare le informative antimafia da subito, cioè dall'inizio dell'anno, senza aspettare che nel frattempo partecipino alle gare.
Se ognuno non ha niente da nascondere, in teoria può fare ogni anno la richiesta di essere inserito nella white list, però ti stai esponendo a dei controlli della DIA che fa i controlli sulle infiltrazioni mafiose. Questo è il senso.
E' una cosa un po' complicata, ma potremmo essere la prima Regione che prova a sperimentare questa scelta e, rispetto a quello che ha detto il Presidente Chiamparino in campagna elettorale, potrebbe essere anche una sfida delle aziende piemontesi per dire che per partecipare non temono i controlli delle informative antimafia. Magari qualcuno li temerà e, appunto per quello, non si presenterà nelle white list della Prefettura.
Questo è un po' il senso, ma sono ovviamente d'accordo con il fatto che anche noi dobbiamo invece avere una nostra black list o, meglio, tutte le informative su aziende che, in qualche modo, non hanno rispettato i nostri appalti. Credo che questo sarà una delle funzioni del Direttore generale, o comunque di qualcuno tra i Direttori della Regione.
Ringrazio per l'apertura del Movimento 5 Stelle e speriamo che questa mozione venga votata dalla gran parte delle forze, se non tutte, di questo emiciclo. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Grimaldi.
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, indìco la votazione palese sulla mozione n. 229, come modificata, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Organizzazione scolastica

Esame ordine del giorno n. 175 presentato dai Consiglieri Appiano Accossato, Allemano, Boeti, Caputo, Corgnati, Ferrentino, Gallo, Giaccone Grimaldi, Ottria, Ravetti, Rossi, Rostagno e Valle, inerente a "Piano di stabilizzazione dei precari della scuola"; ordine del giorno n. 16 presentato dai Consiglieri Benvenuto, Berutti, Gancia, Graglia e Ruffino inerente a "Sostegno ai docenti precari del Piemonte"; ordine del giorno n. 237 presentato dai Consiglieri Bono, Frediani, Bertola, Mighetti, Valetti e Campo, inerente a "Piano di stabilizzazione dei precari della scuola"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 175, avente ad oggetto "Piano di stabilizzazione dei precari della scuola", e dell'ordine del giorno n. 16, avente ad oggetto "Sostegno ai docenti precari del Piemonte" di cui al punto 13) all'o.d.g.
A tali atti di indirizzo è attratto l'ordine del giorno n 237 inerente a "Piano di stabilizzazione dei precari della scuola", presentato dai Consiglieri Bono, Frediani, Bertola, Mighetti, Valetti e Campo.
La parola al Consigliere Appiano, per l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 175.



APPIANO Andrea

Grazie, Presidente.
Questa proposta di ordine del giorno, che è stata scritta e sottoscritta dai colleghi di tutti i partiti dell'attuale maggioranza, è stata scritta a metà gennaio e si voleva inserire nel contesto temporale e cronologico in cui il Governo mette mano all'ipotesi di piano di stabilizzazione dei precari della scuola pubblica.
Casualmente, viene in discussione in Aula proprio nella giornata in cui è stato annunciato il Consiglio dei Ministri in cui questo tema dovrebbe essere portato all'attenzione.
Prende spunto il dibattito dalle enunciazioni originarie iniziale del documento sulla "buona scuola", in cui si fissa un obiettivo assolutamente strategico, importante e ormai irrinunciabile, cioè quello di aggredire questo fenomeno del precariato, frutto di regole sul reclutamento del personale docente che credo vedano nell'ordinamento italiano un unicum col reiterarsi per anni di precarietà, di supplenze, di contratti a tempo determinato, di cambiamento di figure di riferimento nelle scuole, in dispregio di diritti fondamentali dei lavoratori e di continuità didattica per gli studenti, quindi con disagi per la qualità del servizio e del lavoro.
Tuttavia, l'ipotesi originaria gravitava anche nel conteggio numerico del piano di stabilizzazione sull'esaurimento delle cosiddette "gare", cioè queste graduatorie che sono state chiuse diversi anni fa e che, anno dopo anno, si continua a dire debbono essere esaurite. Ma dall'esaurimento di queste gare ad oggi il fenomeno della precarietà ha continuato ad incrementarsi e ad assumere delle dimensioni di cui non si può non tenere conto oggi, quando si intende porre un obiettivo così importante, perch oltre alle gare abbiamo un esercito di docenti che si sono presi e pagati l'abilitazione professionale continuando ad insegnare a titolo precario e che si trovano inseriti nelle seconde fasce delle graduatorie di istituto oltre all'esercito di docenti che, essendo in terza fascia e non avendo il titolo di abilitazione, continuano comunque a dare il loro contributo per il funzionamento della scuola.
In aggiunta, vi è l'insieme di quei docenti che sono stati giudicati idonei da concorsi banditi nel passato - penso in particolare a quello del 2012 - che non sono inseriti nelle gare e che sono stati selezionati come idonei e meritevoli all'insegnamento da un concorso pubblico.
L'ordine del giorno chiede che questo piano di stabilizzazione tenga conto della complessità del fenomeno del precariato e tenga anche conto di una sentenza della Corte di Giustizia europea, subentrata a fine novembre che ha bocciato il sistema del reclutamento degli insegnanti, in quanto consistente nei decenni in forme di precarietà che si reiteravano, e che afferma che chi ha lavorato per almeno 36 mesi, senza essere stabilizzato e senza una prospettiva di percorso univoco di stabilizzazione, abbia diritto ad un ristoro della propria posizione.
Questa potrebbe essere l'occasione d'oro per tener conto anche di questa parte del fenomeno precarietà nella scuola, senza reiterare anche in futuro questa patologia.
Quindi, l'oggetto dell'ordine del giorno è di tenere conto di tutto il precariato che almeno per 36 mesi ha lavorato reiterando supplenze nel mondo della scuola.
Proporrei, per essere chiari - lo davo per scontato, ma effettivamente è meglio chiarirlo - che, laddove vi è la parte impegnativa nel sollecito al Governo, si precisi la garanzia dell'assunzione degli idonei al concorso, in quanto l'impegnativa scritta a metà gennaio diceva di tener conto di tutti coloro i quali a titolo precario abbiano lavorato per almeno 36 mesi, pur'anche inseriti in seconda fascia di istituto.
Pertanto, suggerisco di aggiungere "garantisca altresì l'assunzione di tutti gli idonei di concorsi precedenti", in modo da evitare che si immagini che questa tipologia di lavoratori non debba essere tenuta in debita considerazione da parte del Governo.



PRESIDENTE

Grazie, collega Appiano.
La parola al Consigliere Segretario Benvenuto, che interviene in qualità di Consigliere per l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 16.



BENVENUTO Alessandro

Grazie, Presidente.
Questo ordine del giorno era stato presentato nel mese di luglio ed era un argomento trattato anche dai giornali, vista la situazione che lega e che tocca moltissimi docenti precari del Piemonte.
Oggi, vi è una legge che va assolutamente contro i docenti piemontesi perché insegnanti di altre Regioni, con il classico ingresso a "pettine" nelle graduatorie, possono entrare, creando di fatto una discriminazione tra l'altro, a livello lavorativo, viene anche sancito dalla Costituzione perché sembrerebbe che ci siano docenti di serie A e docenti di serie B.
Proprio per questo motivo era stato presentato quest'ordine del giorno nel mese di luglio, cioè nel momento più critico, quando c'è la scelta dei docenti e quando la graduatoria entra in funzione, quindi nel momento in cui queste disparità si riescono a identificare.
Chiediamo al Presidente della Regione di attivarsi nei confronti del Governo al fine di appoggiare la proposta di un punteggio aggiuntivo nelle graduatorie per quei docenti che abitano nella Regione stessa. Inoltre, si fa richiesta al Presidente della Regione di congelare le graduatorie ad esaurimento, impedendo l'inserimento a pettine di insegnanti provenienti da altre Regioni.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Benvenuto.
La parola al Consigliere Bono, per l'illustrazione dell'ultimo ordine del giorno relativo al piano di stabilizzazione dei precari della scuola il n. 237.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Il nostro ordine del giorno va in linea con quanto presentato dai colleghi della maggioranza e vuole dare un atto di indirizzo alla Giunta per attivarsi preso il Governo nazionale e il Ministro della Pubblica Istruzione, al fine di risolvere quella che è una piaga ormai storica dell'insegnamento italiano, cioè quella del precariato.
Questa piaga affligge anche altri settori, ma particolarmente affligge la categoria dei docenti e ha dei risvolti negativi dal punto di vista dell'insegnamento stesso, perché sono docenti che restano precari non dico a vita, ma per una buona metà della propria carriera professionale, avendo anche difficoltà nel trasferimento di informazioni e di conoscenze, quindi di insegnamento vero e proprio, proprio per questa continua situazione di precarietà che ingenera ansie e difficoltà nell'espletamento del proprio mandato lavorativo.
Non a caso è stata citata dal collega Appiano, e la cito anch'io, la sentenza della Corte di Giustizia europea dello scorso anno, che ha condannato l'Italia per questo sistema di precariato diffuso nella scuola.
In seguito a questa sentenza, i Tribunali delle varie Regioni italiane, un po' a macchia di leopardo, come al solito, stanno accogliendo dei ricorsi degli insegnanti, in alcuni casi, assumendo in pianta stabile (tempo indeterminato) gli insegnanti ricorrenti, d'altra parte in alcuni altri casi danno riconoscono un risarcimento per la richiesta danni effettuata.
Si sta creando anche un pericoloso federalismo nelle risposte che vengono date agli insegnati che fanno ricorso su questo tema.
Quindi, è urgente che il Governo agisca su questo settore dando delle risposte più efficaci possibili, soprattutto dal punto di vista delle risorse, perché è ovvio che il cosiddetto piano "buona scuola" - tra l'altro, mi si permetta, forse un po' ironica come definizione - è stato già oggetto di diverse contestazioni. Al di là del nome e della definizione, dovremmo andare a vedere le risorse stanziate, perché poi il punto fondamentale è se ci sono risorse rispetto ai tagli effettuati anche a seguito delle varie riforme intercorse nel settore dell'istruzione l'ultima è quella Gelmini - che hanno tagliato diversi miliardi di euro di risorse.
Da questo punto di vista, anche noi chiediamo l'assunzione del personale precario docente ed ATA, sia per quanto riguarda le graduatorie ad esaurimento, le cosiddette GAE, che per le graduatorie di seconda fascia che riguardano i cosiddetti percorsi PAS, quindi i percorsi abilitativi speciali e tirocini formativi, attivi TFA.
Una situazione che, speriamo, dalla spinta e dalla propulsione delle Regioni faccia capire come, d'altra parte, a parole - è stato anche segnalato dal Governo Renzi e più volte anche dal Parlamento - l'istruzione è il tema fondamentale su cui ci giochiamo il futuro civile di questo Paese. Senza una classe di docenti con una stabilità giustamente retribuita, diventa difficile avere dei giovani che hanno ricevuto le giuste informazioni per poi competere nel mondo del lavoro, quando sarà, o negli studi universitari. In questo senso, chiediamo questo impegno alla Giunta regionale.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bono.
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 175, come modificato, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 16, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 237, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Servizi postali

Esame ordine del giorno n. 210 presentato dai Consiglieri Ottria, Appiano Boeti, Grimaldi, Motta, Ravetti, Rostagno, Valle, Caputo, inerente a "Piano di razionalizzazione degli uffici e sportelli postali"

Argomento: Servizi postali

Esame ordine del giorno n. 225 presentato dal Consigliere Marrone, inerente a "Scongiurare la chiusura o la riduzione degli uffici postali in piccoli Comuni"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 210, avente ad oggetto "Piano di razionalizzazione degli uffici e sportelli postali", presentato dai Consiglieri Ottria, Appiano, Boeti, Grimaldi, Motta, Ravetti, Rostagno Valle e Caputo di cui al punto 14) all'o.d.g.
L'ordine del giorno n. 210 attrae l'ordine del giorno n. 225 presentato dal Consigliere Marrone.
La parola al Consigliere Ottria per l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 210.



OTTRIA Domenico

L'ordine del giorno in oggetto era stato presentato alcune settimane fa ed è stato oggetto di alcune interrogazioni da parte di Consiglieri.
Il tema è stato affrontato anche nell'intergruppo "Amici della montagna", dove la scorsa settimana vi è stato un incontro con alcuni funzionari della Direzione regionale delle Poste.
Cerco di sintetizzare la questione.
L'ordine del giorno è stato presentato partendo dalla pesante situazione che si verrebbe a creare, in particolare, nel territorio alessandrino - quello che meglio conosco - dove, in pratica, è prevista la chiusura di cinque uffici postali e la riduzione d'orario di 24 uffici postali. Questo, ovviamente, rischia di arrecare pesanti ripercussioni in zone marginali, in zone dove la popolazione ha un'età avanzata molto elevata e dove non sono presenti collegamenti stradali e di trasporto pubblico efficienti.
Come primo firmatario dell'ordine del giorno, devo anche proporre due integrazioni che mi sono state proposte da alcuni colleghi.
Nella parte dove si rileva che il nuovo progetto di riordino,se venisse attuato, andrebbe a colpire in maniera particolare la provincia di Alessandria, aggiungerei queste due passaggi. Il primo è che nell'Astigiano i tagli porterebbero alla chiusura definitiva degli sportelli di Montemarzo e Castagnole Lanze, ma anche alla riduzione di orario di ben 29 sportelli postali.
La seconda è rilevare che, anche nell'area metropolitana della città di Torino, sono avvenute modifiche nel tessuto urbanistico che hanno portato molte famiglie a risiedere in quartieri e comuni periferici. Anche a questi occorre garantire il proseguimento del servizio postale.
L'ordine del giorno si conclude impegnando la Giunta regionale a sollecitare presso il Ministero del Tesoro - ricordo che Poste Italiane sono un ente a partecipazione esclusivamente pubblica, per cui finanziato con denaro pubblico del Ministero del Tesoro, in quanto azionista di riferimento - affinché il piano di razionalizzazione degli uffici e degli sportelli sia riesaminato.
Inoltre impegna la Giunta ad avviare un confronto con la Direzione regionale di Poste Italiane e con tutte le amministrazioni locali coinvolte sugli effetti di una razionalizzazione del servizio postale, in modo tale che il piano sia il più aderente possibile alle reali esigenze del territorio.



PRESIDENTE

Consigliere Ottria, dovrebbe avvicinarsi al banco della Presidenza perché deve apportare lei le modifiche e controfirmarle.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Segretaria Motta in qualità di Consigliera; ne ha facoltà.



MOTTA Angela

Grazie, Presidente.
Molto velocemente, ringrazio il Consigliere Ottria per aver accettato di modificare il suo ordine del giorno integrandolo con le problematiche che riguardano l'Astigiano.
I tagli degli uffici postali, anche nella provincia di Asti porterebbero, come aveva anticipato, la chiusura degli sportelli in Montemarzo, una frazione di Asti, e di Castagnole delle Lanze, Comune della nostra provincia, oltre alla riduzione dell'orario settimanale in altri 29 Comuni.
L'impegno di questo ordine del giorno è quello di evidenziare che le esigenze della razionalizzazione, che pur possiamo anche comprendere possono creare notevoli disagi, soprattutto nei piccoli Comuni, che rischierebbero una forte marginalizzazione. Le ricadute del piano di razionalizzazione, come potete immaginare, andrebbero ad interessare Comuni piccoli, medi e, soprattutto, montani, con una popolazione in buona parte anziana, talvolta già privi di altre strutture essenziali e fortemente interessati a non perdere servizi. Molti di questi Comuni sono impegnati a rendere appetibile il loro territorio, valorizzato anche con il riconoscimento UNESCO.
Le problematiche, le difficoltà e i disagi sarebbero veramente tanti.
Ricordo che nell'Astigiano, oltre alla chiusura e alla riduzione di orario in alcuni Comuni le poste funzionano solo tre o quattro giorni alla settimana.
Voglio elencare velocemente i Comuni interessati, in modo che rimanga a verbale: Azzano, Berzano San Pietro, Bruno, Casorzo, Castelletto Molina Castel Rocchero, Castelnuovo Calcea, Cerreto, Cinaglio, Cisterna, Corsione Cortanze, Cunico, Fontanile, Grazzano Badoglio, Maranzana, Moasca Mombaldone, Penango, Pino d'Asti (quindi ricordo all'Assessore di sostenere anche il suo Comune), Quaranti, Robella, Rocca d'Arazzo, Roccaverano Rocchetta Palafea, San Marzano Oliveto, Settime, Viale e Villa San Secondo.
Gli uffici postali sono un punto di riferimento per la popolazione delle nostre comunità periferiche; sono considerati non solo come un semplice e fondamentale erogatore di servizio, ma proprio come un forte presidio in cui la presenza dello Stato è importante. Sono quindi necessari.
Chiediamo un impegno alla Giunta e al Presidente Chiamparino di approfondire al più presto quelle che potrebbero essere le ricadute del piano di riorganizzazione che in Piemonte prevede la chiusura di 40 sedi ed il depotenziamento di oltre 130, penalizzando decisamente i piccoli Comuni e le Comunità montane.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Motta.
Ricordo che l'ordine del giorno n 210 ha subito le modifiche apportate dal Consigliere Ottria.
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 210, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 225, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
La votazione non è valida per mancanza del numero legale per deliberare.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.57)



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