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Dettaglio seduta n.45 del 03/02/15 - Legislatura n. X - Sedute dal 25 maggio 2014 al 25 maggio 2019

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RUFFINO



(I lavori iniziano alle ore 14.36 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)


Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita - Commercio ambulante

Interrogazione a risposta immediata n. 286 presentata dal Consigliere Bertola, inerente a "Attuazione dell'ordine del giorno n. 149, approvato all'unanimità il 23 dicembre 2014"


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
286, presentata dal Consigliere Bertola, che ha la parola per l'illustrazione.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Come recita il titolo, l'interrogazione riguarda la non attuazione dell'ordine del giorno n. 149, approvato da quest'Assemblea regionale all'unanimità il 23 dicembre 2014; ordine del giorno collegato al disegno di legge n. 66.
Cosa riguardava quest'ordine del giorno? Era molto importante perch riguardava il cosiddetto VARA (Verifica annuale regolarità aree pubbliche) un documento necessario e indispensabile agli ambulanti per poter svolgere la loro attività.
Viste le condizioni in cui, per tutta una serie di cause che non andiamo a elencare, versa il commercio ambulante, si era ritenuto opportuno chiedere, con questo atto di indirizzo, la sospensione per 24 mesi dall'obbligo, per queste categorie di commercianti (per gli ambulanti), di ottenere dal loro Comune di competenza questo documento VARA, per dare un po' di respiro, un po' di ossigeno a questa categoria di commercianti.
Ripeto, quest'atto di indirizzo è stato approvato in modo unanime dall'Aula.
Allo stato attuale, non è però ancora stato emanato, a quanto risulta allo scrivente e a quanto risulta alla data di redazione di questa interrogazione; non è ancora stata data attuazione a questo atto di indirizzo con un conseguente atto deliberativo da parte della Giunta regionale. Anzi, abbiamo dovuto registrare una lettera di una delle associazioni di categoria dal contenuto piuttosto discutibile, dove addirittura si diceva che le persone che avevano votato a favore di quest'ordine del giorno volevano favorire, in qualche modo, l'evasione fiscale. Si tratta di un'affermazione molto grave che, se dovesse trovare ulteriori riscontri, porterebbe a discuterne poi nelle sedi opportune.
Comunque, la stessa Associazione di categoria scriveva, in un suo comunicato ufficiale del 22 gennaio 2015, che "dopo le opportune verifiche quest'atto di indirizzo non troverà accoglimento", quindi presupponendo di avere avuto informazioni dalla Giunta regionale; informazioni che invece non sono pervenute né al sottoscritto né al Consiglio.
Visto che la scadenza del termine per la presentazione di questo documento è imminente, perché scade il 28 febbraio, e ritenendosi urgente anche l'attuazione di questo atto di indirizzo, chiediamo quando - appunto ne verrà data attuazione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore De Santis per la risposta.
DE SANTIS Giuseppina, Assessore al commercio Grazie, Presidente.
Consigliere, sono venuta a conoscenza dell'ordine del giorno approvato dal Consiglio la sera del 23 dicembre; sera in cui dovevo prendere un aereo per ragioni familiari e non sapevo neppure che l'ordine del giorno fosse presentato in una riunione dei Capigruppo in quella stessa sera.
Ho visto l'ordine del giorno subito dopo Natale, fra Natale e Capodanno. L'ho letto e, per la verità, inizialmente, con ogni probabilità l'ho mal interpretato, nel senso che l'ho inteso come una pura richiesta di specificazione, nel documento che il nostro settore produce (credo che sia una circolare che viene inviata ai Comuni che ricevono il VARA), che puntualizzasse il fatto che coloro che hanno in corso una rateizzazione fiscale e/o contributiva sono, da ogni punto di vista, da considerarsi in regola al momento della richiesta e dunque ai fini dell'ottenimento del VARA.
Questo perché mi sembrava l'unica spiegazione ragionevole di quest'ordine del giorno, considerato anche che il primo promotore di tale documento era una forza politica che - giustamente devo dire e col mio pieno consenso - ci richiama ogni giorno al rispetto della legalità e all'osservanza del debito fiscale.
E' poi dalle associazioni di categoria che ho appreso che invece l'ordine del giorno andava interpretato in senso diverso, ossia che ci veniva chiesto di sospendere il VARA, in pratica di abrogare il VARA per due anni. Ricordo che, oltretutto, il VARA è applicato sostanzialmente in tutte le Regioni del Centro-Nord, è solo da Roma in giù che non lo si usa e che questo fra l'altro creerebbe. Voglio dire, anche le altre Regioni ci potrebbero chiedere conto del come e del perché adottiamo un criterio radicalmente diverso.
Dicevo che l'ho appreso dalle associazioni di categoria, le quali, non una, bensì due - io ho ricevuto questa comunicazione esclusivamente per conoscenza, in quanto era indirizzata ai Capigruppo del Consiglio regionale, al Presidente del Consiglio e al Presidente della Commissione competente (III Commissione) da parte di entrambe le Associazioni maggiori: la FIVA Confcommercio Piemonte, l'ANVA Confesercenti Piemonte, a firma dei Presidenti Batista Marolo e Antonio Centrella - ci chiedevano, in sostanza se eravamo diventati matti.
Dall'altra parte, vi è - come ha ricordato il Consigliere Bertola - un ordine del giorno che è stato votato unanimemente dal Consiglio. Posso anticipare che l'orientamento della Giunta non è particolarmente favorevole, nonostante si impegni la Giunta.
BERTOLA Giorgio (fuori microfono) Ha avuto il parere favorevole della Giunta, altrimenti non passava all'unanimità! DE SANTIS Giuseppina, Assessore alle attività produttive Benissimo. Resta il fatto che, nella concitazione della discussione sul bilancio, si può anche non avere tenuto.
Io, per esempio - ripeto - l'avevo letto nel senso che richiedesse semplicemente una specificazione del fatto che chi aveva in corso una rateizzazione poteva ottenere il VARA e, come tale, mi sembrava assolutamente pacifico, non mi aveva allarmato e presumo che verosimilmente i colleghi di Giunta e di maggioranza abbiano inteso la stessa cosa.
In ogni caso, poiché dalle associazioni rappresentative del settore è stato richiesto al Consiglio un chiarimento sul punto, io immaginavo di venire convocata in questi giorni ad assistere e semplicemente a prendere atto dell'esito di una discussione in Commissione sul punto. In difetto di questo, voglio dire: la domanda è fatta al Consiglio, non alla Giunta.
Qualora il Consiglio ritenga di mantenere una posizione su questo punto, è il Consiglio che si deve esprimere di fronte alle associazioni di categoria che avevano voluto il VARA e l'avevano chiesto a tutela del lavoro dei commercianti onesti; se invece il Consiglio su questo punto ha cambiato idea consapevolmente, allora sarà il Consiglio che ce lo dirà e la Giunta valuterà di conseguenza.


Argomento: Contributi alle attività produttive

Interrogazione a risposta immediata n. 287 presentata dal Consigliere Valle, inerente a "Zona a burocrazia zero nel Canavese"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 287, presentata dal Consigliere Valle, che ha la parola per l'illustrazione.



VALLE Daniele

Grazie, Presidente.
Con una deliberazione della Giunta regionale del 23 dicembre 2013, la Regione Piemonte aderiva al percorso di semplificazione e sburocratizzazione secondo una convenzione con il Ministero della Pubblica Amministrazione e della Semplificazione, legate in particolare alla zona del Canavese, una zona che ha, nel suo passato e tristemente ancora nel suo presente, subito fortemente le conseguenze della crisi economica, non soltanto legate a quella attuale, ma incominciata dal declino della Olivetti e proseguita fino ad oggi.
Questa misura prevede la possibilità per gli Enti locali, le associazioni di categoria e ovviamente la Regione di mettere in pista dei percorsi di condivisione delle procedure burocratiche e di semplificazione al fine proprio di favorire l'impresa, favorire gli investimenti in determinate zone che presentano caratteristiche similari a queste, quindi di crisi economica, ma con un tessuto industriale ancora vivo e che pu avere delle buone prospettive di ripresa.
Questa misura è stata sottolineata e anche ripresa nel programma elettorale del centrosinistra. In questo momento è in attesa di venire ripresa con la costituzione del Tavolo necessario tra gli Enti locali, le associazioni di categoria e la Regione, affinché questi percorsi amministrativi e queste procedure che noi vorremmo decidere di inserire dentro questo grosso contenitore, che di per sé è un contenitore vuoto e che permette soltanto la sperimentazione di queste procedure, vengano definite e concordate tra tutti gli attori. Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore De Santis per la risposta.
DE SANTIS Giuseppina, Assessore al commercio Riassumo le cose che sono state fatte su questo punto, ovvero l'iter del provvedimento.
Era stata richiesta dalle associazioni di categoria alla Regione Piemonte - come il Consigliere saprà - la riattivazione di quest'iniziativa, inserendo le associazioni di categoria medesime fra i soggetti firmatari della convenzione.
Una bozza di convenzione che recepiva queste modifiche è stata sottoposta alla Giunta il 15 dicembre 2014 e successivamente inviata al Dipartimento della Funzione Pubblica del Ministero per la Semplificazione e della Pubblica Amministrazione per una verifica dei contenuti.
In questo momento il Ministero ci chiede alcune modifiche formali e chiede che le associazioni di categoria non siano tra i firmatari della convenzione, bensì rientrino nel cosiddetto Comitato di monitoraggio.
Questo tenuto conto del fatto che in realtà firmatari della convenzione sono anche le Camere di Commercio, dentro le quali ci sono le associazioni di categoria.
A questo punto noi recepiremo la richiesta, magari previa informazione alle associazioni. Il nostro orientamento è accogliere la richiesta del Ministero e da lì in avanti la trasmissione della proposta di convenzione ai Ministri Madia e Guidi e ai rispettivi Capi di Gabinetto per proseguire l'iter.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali - Acque minerali e termali

Interrogazione a risposta immediata n. 291 presentata dal Consigliere Berutti, inerente a "Iter di vendita della quota di partecipazione regionale in Terme di Acqui S.p.A."


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 287, presentata dal Consigliere Berutti, che ha la parola per l'illustrazione.



BERUTTI Massimo

Grazie, Presidente.
In relazione alla questione acquese, quella legata alla vendita, che era già stata evidenziata da parte anche del Presidente stesso, che poneva la necessità di alienazione sia delle quote delle Terme di Acqui sia di Expo Valenza, chiedo qual era lo stato dell'arte o, meglio, qual era il percorso che stesse attuando in questo momento la Giunta in merito ad eventuali alienazioni delle quote, e anche in relazione alla nomina recente che era stata fatta di una terna tecnica nel Consiglio di Amministrazione che avrebbe dovuto condurre la società verso un percorso di privatizzazione e, soprattutto, alla luce di una notizia - che mi è data per fondata legata al fatto che il C.d.A., appena si sarebbe insediato, si sarebbe aumentato di 25 mila euro il pacchetto emolumento.
Ritengo che questa, tra le altre cose, sia anche un'azione abbastanza scorretta perché, visto che siamo qui a centellinare qualunque situazione credo che quella sia una questione che andrebbe affrontata.
In ogni caso, alla luce di questo credo che l'elemento più importante sia capire cosa sta succedendo, soprattutto perché ritengo che per Acqui sia comunque un fattore economico. Non è solo la questione di una società piuttosto che un'altra, è una questione economica. Forse si sarebbe dovuto fare qualcosa di più importante da un punto di vista sanitario come strategia, ma quella è un'altra storia.
Quello che è importante è capire ad oggi qual è lo stato dell'arte.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore De Santis per la risposta.
DE SANTIS Giuseppina, Assessore ai rapporti con società a partecipazione regionale Come lei, Consigliere, avrà visto, un primo passaggio, che era quello di riaffidare l'affitto dell'immobile, dell'albergo, è stato già esperito.
Da verifica effettuata direttamente con il Presidente della società, mi si dice che sono in fase di consegna da oggi ad un paio di settimane, o addirittura meno, le perizie che sono state commissionate per verificare sia gli elementi di tipo patrimoniale sia quelli di tipo reddituale della società.
Queste perizie verranno presentate al C.d.A. della società entro il mese di febbraio e il cronoprogramma prevede l'effettuazione del bando subito dopo, ossia entro aprile.
L'obiettivo è di arrivare all'approvazione del bilancio 2014 della società, avendo effettuato il bando e quindi di essere in grado di prendere delle decisioni determinanti sul futuro di Terme di Acqui.
E' quello che ci eravamo impegnati a fare dall'inizio e confermo tempi termini e modi di cui ci eravamo già parlati.


Argomento: Nomine

Interrogazione a risposta immediata n. 293 presentata dal Consigliere Bono inerente a "Illegittimità della nomina di Quirico come Presidente del C.d.A. di SITO S.p.A."


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 293, presentata dal Consigliere Bono, che ha la parola per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Come sicuramente ricorderà la Giunta regionale e questo Consiglio qualche mese addietro, precisamente il 15 settembre 2014, presentai un'interrogazione immediata riguardante la legittimità della nomina del signor Quirico a Presidente del C.d.A. di SITO S.p.A. da parte di Finpiemonte Partecipazioni.
L'interrogazione riguardava l'eventuale illegittimità della nomina in merita al decreto legge n. 90/2014, convertito nella legge n. 114/2014 riguardante, in pratica, le persone in quiescenza che non potrebbero essere nominate in incarichi dirigenziali apicali.
La risposta dell'Assessore De Santis è stata che non si trattava di un incarico dirigenziale, ma di un incarico in un C.d.A., e inoltre che il decreto citato (il n. 90/2014) si applica solo alle pubbliche amministrazioni inserite nel conto economico consolidato o come individuate dall'ISTAT.
SITO non è una società direttamente controllata dalla Regione, quindi non rientrerebbe tra queste, come non lo è Finpiemonte Partecipazioni, che ha fatto la nomina.
Per questo motivo la risposta era negativa, in merito alla nostra richiesta di profilo di legittimità; peccato che, in seguito a questa risposta, in data 4 dicembre 2014, il Ministero della Pubblica Istruzione ha emanato una circolare, la n. 6 del 2014, riguardante appunto l'interpretazione autentica dell'articolo 5, comma 9, del decreto legge 90/2014, che modificava il 95 del 2012.
Nella circolare si ribadisce che la finalità della norma è di favorire un adeguato ricambio generazionale negli incarichi dirigenziali di governo degli Enti, e che tra le cariche in organi di governo di amministrazioni di Enti e società controllate rientrano quelle che comportano, effettivamente poteri di governo, quali quello di Presidente, Amministratore o componente di un C.d.A.
Dalla nostra semplice lettura e dall'esegesi del testo, quindi sembrerebbe rientrare la figura del signor Quirico.
La nomina del C.d.A. rientra nell'ambito del divieto, indipendentemente dalla qualifica, in virtù del quale il soggetto in quiescenza è stato nominato (per approfondire ancora il tema).
In ultimo, si specifica che la disposizione fa riferimento anche ad Enti e società controllate, anche indirettamente, dalle amministrazioni pubbliche, quali appunto Finpiemonte.
A questo punto interroghiamo la Giunta per sapere se, alla luce di quanto esposto nella detta circolare, abbia svolto ulteriori rilievi per verificare la legittimità di tale nomina.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Bono.
Prego, Assessore De Santis, per la risposta.



PRESIDENTE

DE SANTIS Giuseppina, Assessore ai rapporti con società a partecipazione regionale



PRESIDENTE

Grazie, Presidente; grazie, Consigliere.
Il punto tre della circolare citata dal Consigliere Bono ribadisce che devono ritenersi soggetti e divieti gli incarichi conferiti dalle amministrazioni, di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 165/2001, e di cui all'elenco ISTAT, previsto dall'articolo 1, comma 2 della legge 196/2009.
Lo stesso punto tre della circolare esplicita che non rientrano nell'ambito di applicazione dei divieti, ovviamente, gli incarichi conferiti da organizzazioni diverse dalle pubbliche amministrazioni italiane.
Finpiemonte Partecipazioni non rientra tra le pubbliche amministrazioni e non è inserita nell'elenco ISTAT di cui sopra.
Da questo punto di vista, quindi, non c'è nulla di nuovo.
Sono anch'io a conoscenza che il Consiglio regionale ha votato una norma che ci chiede di applicare, nelle società controllate, indirettamente o direttamente, dalla Regione, i criteri cosiddetti "Madia", e fa esplicito riferimento alla norma della Madia. Tuttavia, quella norma vale per le nomine effettuate successivamente all'entrata in vigore della norma medesima, e non prevede la decadenza per i Consiglieri già in carica.
Di conseguenza, noi riteniamo che la nomina dell'ingegner Quirico continui ad essere perfettamente legittima.
E' chiaro che, sulla base della norma del Consiglio regionale, di qui in avanti probabilmente quella nomina non avrebbe più potuto essere effettuata, ma, ripeto, questa è una norma che è intervenuta mesi dopo la nomina dell'ingegner Quirico.
Grazie.


Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita

Interrogazione a risposta immediata n. 284 presentata dalla Consigliera Gancia, inerente a "Provvedimento 'reverse charge' sull'IVA contenuto nella Legge di Stabilità 2015"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 284, presentata dalla Consigliera Gancia, che ha la parola per l'illustrazione.



GANCIA Gianna

Visti i grandi stravolgimenti istituzionali e costituzionali, visti i mancati passaggi dell'elezione a Presidente della Repubblica, riteniamo opportuno che ogni territorio si faccia portavoce, anche in Europa, dei propri interessi.
E' per questo che, preso atto che nella Legge di Stabilità 2015 del Governo Nazionale è contenuto un provvedimento definito "reverse charge" sull'applicazione dell'IVA; considerato che tale applicazione per le imprese fornitrici della grande distribuzione dovrà essere autorizzata dalla Commissione Europea; tenuto conto che il perdurante periodo di crisi economica ha già portato alla chiusura di numerose attività del settore sul nostro territorio e che l'applicazione a questo settore del "reverse charge" porterebbe ad una drammatica sottrazione di liquidità per le aziende; ritenendo che la priorità nella nostra regione sia la tutela dei lavoratori, delle imprese e delle nostre eccellenze, interroghiamo il Presidente della Giunta per sapere quali misure il Governo regionale intenda adottare in sede di Commissione Europea per bloccare l'autorizzazione all'applicazione della "reverse charge" sull'IVA alle imprese agroalimentari e non solo fornitrici della grande distribuzione.
Tenuto conto dell'esistenza di un grosso conflitto, perché in un regime di IVA agevolata le cooperative hanno l'IVA agevolata, ci troviamo ad avere a che fare con un Ministro del Lavoro che arriva da quel mondo, e soprattutto che era Presidente delle Cooperative.
Riteniamo doveroso, quindi, che anche la politica del nostro territorio faccia la propria parte a difesa delle imprese e ovviamente dei lavoratori.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Gancia.
Prego, Vicepresidente Reschigna, per la risposta.



RESCHIGNA Aldo, Assessore alle finanze

Grazie.
La materia oggetto dell'interrogazione è disciplinata dalla "sesta direttiva IVA", la DIR 2006/112/CE. Per ridurre il rischio di evasione fiscale soprattutto nei confronti di transazioni tra Paesi dell'Unione, è previsto il meccanismo della "reverse charge", o inversione contabile.
La direttiva sopra citata stabilisce, all'articolo 199, i campi per i quali gli Stati Membri sono liberi, fin da subito, di applicare il meccanismo in oggetto. Tra questi non rientra la vendita di prodotti nei confronti della grande distribuzione organizzata. Per questo motivo, la procedura prevede la necessità di introdurre una domanda di deroga ai servizi della Commissione Europa che, entro tre mesi, elaborano una proposta di decisione da sottoporre al Consiglio. A norma dell'articolo 395 della DIR 2006/112/CE, la procedura di deroga richiesta di un Paese deve concludersi entro otto mesi.
Nel caso di specie, il problema sembra essere quello della mancanza di liquidità nella quale verrebbero a trovarsi le aziende fornitrici di prodotti alla grande distribuzione, costrette, a monte, a pagare l'IVA sui propri fattori di produzione, senza incassarla, a valle, nel momento della vendita alla grande distribuzione, e dovendo ricorrere alla richiesta di rimborso IVA, procedura che, si teme, sarà lunga e complicata.
La norma è già legge a livello nazionale, introdotta dalla "Legge di Stabilità 2015", Legge n. 190 del 23/12/2014, articolo 1 comma 629.
L'Italia ha avanzato la richiesta di deroga a gennaio.
Va sottolineato che tale estensione della "reverse charge" ad un settore non previsto dalla normativa comunitaria è frutto di una decisione italiana che dovrà essere approvata da Bruxelles (e in merito il successo della procedura non appare scontato). In tale contesto, un'eventuale azione di lobby da parte della Regione, a beneficio di una soluzione di rigetto della citata richiesta di deroga proposta dall'Italia, si configurerebbe come un'attività apertamente contraria alle direttrici dell'azione europea che spettano al Governo nazionale.


Argomento: Trasporti e comunicazioni: argomenti non sopra specificati

Interrogazione a risposta immediata n. 288 presentata dal Consigliere Ferrentino, inerente a "Grave caso di abuso di potere avvenuto il 16 gennaio 2015 sul treno Bussoleno-Torino"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 288, presentata dal Consigliere Fermentino, che ha la parola per l'illustrazione.



FERRENTINO Antonio

Grazie, Presidente.
Questa interrogazione doveva essere presentata martedì scorso, ma per la mancata convocazione del Consiglio è un po' meno urgente di allora, ma assolutamente attuale.
Voglio ricostruire brevemente i fatti e arrivare alla richiesta all'Assessore. Vengo a conoscenza che una dipendente regionale colloca un post sul web denunciando un grave comportamento, a detta sua, di un capotreno sulla linea ferroviaria Torino-Bardonecchia. Conoscendo tale dipendente, la contatto per capire cos'è successo di così grave e sostanzialmente, mi ha raccontato quanto segue.
Due ragazzi comprano quattro biglietti - andata e ritorno - sulla linea ferroviaria Torino-Bussoleno, dal prezzo di 4,60 euro cadauno. La ragazza ad un controllo del titolo di viaggio, dà i due biglietti regalmente obliterati. La ragazza, prima di fornire copia del titolo di viaggio, aveva usato una crema per le mani. L'operatore, ritenendo manomesso il documento di viaggio, ha iniziato ad assumere nei suoi confronti un atteggiamento intimidatorio e vessatorio (vi sono anche testimoni oculari che ho sentito). A questa ragazza è stata comminata una multa di 200 euro perch il controllore ha ritenuto che la crema fosse colla e ha ritenuto, quindi manomesso il documento.
Appena venuto a conoscenza del fatto ho interessato gli Uffici dell'Assessore Balocco e nella giornata di domenica ho contattato il Direttore regionale di Trenitalia per metterlo al corrente di quest'episodio. In seguito ho fatto una comunicazione al Direttore di Trenitalia, il quale ha detto di fare una richiesta scritta per l'accesso agli atti, consentito a qualsiasi cittadino. Ho esercitato tale diritto e nel frattempo il caso è stato anche trattato da un programma di RAI 1 a livello nazionale. Quindi sia la Direzione di RAI 1, sia il Direttore hanno tutta questa documentazione in mio possesso. Il Direttore regionale di Trenitalia ha risposto che la ricostruzione dei fatti era diversa e che il biglietto era a disposizione di quanti volessero prendere visione. Ho fatto una regolare richiesta di accesso agli atti, ma la mia richiesta è stata rifiutata.
Con risposta scritta, ho ricordato al Dirigente di Trenitalia che il servizio regionale è finanziato anche dalla Regione Piemonte, quindi mi sembrava poco opportuno che ci fosse un diniego, ma ad oggi la Direzione di Trenitalia ha opposto diniego all'accesso agli atti. Ricordo che la regolarità del titolo di viaggio risulterebbe essere confermata anche dagli agenti della Polizia ferroviaria, quindi non si capisce tale atteggiamento.
Chiedo all'Assessore se sia possibile per Trenitalia rispondere con diniego ad una richiesta di un Consigliere di accesso agli atti e quale azioni intende assumere l'Assessore rispetto ad un atteggiamento di questo genere.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Balocco per la risposta.



BALOCCO Francesco, Assessore ai trasporti

Grazie, Presidente.
Siamo venuti a conoscenza di questa vicenda dalle notizie giornalistiche e dalla sua segnalazione. L'Assessorato ha chiesto di avere delucidazioni sul fatto da parte di Trenitalia. Non abbiamo ancora ricevuto risposte formali, ma c'è stato risposto che la questione per loro è considerata una pratica relativa ad una contraffazione. Apprendo da lei, in questo momento, della sua richiesta di accesso agli atti per prendere visione del biglietto. Immagino che non ci sia nessun motivo, ci accerteremo nei confronti di Trenitalia, per il fatto che quest'accesso agli atti da lei promosso non abbia avuto la dovuta risposta.
Se poi lei avrà la bontà di trasmetterci la sua richiesta di accesso agli atti, avremo modo per approfondire la questione con Trenitalia. Credo che sia doveroso, da parte di tutti noi, chiarire questo fatto, anche mettendo a confronto le varie posizioni.
Mi dicono che, a parte la sua richiesta di accesso agli atti, non risulta che ci siano state contestazioni da parte della persona interessata rispetto a questa sanzione. Verificheremo, credo sia doveroso.


Argomento: Difesa idrogeologica

Interrogazione a risposta immediata n. 289 presentata dal Consigliere Sozzani, inerente a "Argini Terdoppio"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 289, presentata dal Consigliere Sozzani, che ha la parola per l'illustrazione.



SOZZANI Diego

Grazie, Presidente.
Questa interrogazione riguarda una richiesta urgente. Nella sistemazione di una sponda del fiume Terdoppio a Novara interessata dalle più recenti alluvioni, rispetto ad un finanziamento della Regione Piemonte pare sia stata interessata la sponda più alta del fiume, quindi andando ad incidere su una sponda che, di fatto, non aveva bisogno di interessamento di intervento, rispetto alla quale, oltretutto, non vi sono minori danni rispetto all'altra sponda più bassa di metratura, quindi idraulicamente insufficiente al contenimento del fiume.
La domanda era come mai si è operato su questa parte della sponda fluviale - immagino per mancanza di denaro - e come mai si è andati comunque, con quel denaro stanziato, ad interessare una parte idraulicamente non interessante. Questo anche in futuro non potrà prevenire altre esondazioni che possono interessare il fiume Terdoppio durante gli eventi di piena.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Sozzani.
La parola all'Assessore Balocco per la risposta



BALOCCO Francesco, Assessore alla difesa del suolo

Grazie, Presidente.
Credo che il Consigliere faccia riferimento ad una notizia di stampa che risale al 20 gennaio scorso, un articolo apparso su La Stampa nella cronaca di Novara dal titolo "Per il Terdoppio finanziati i lavori sulla riva sbagliata".
In genere, ritengo che si debba sempre dare molta fiducia alle notizie giornalistiche ma, qualche volta, rarissimamente, le notizie giornalistiche non colgono appieno il problema. Almeno in questo caso pare proprio di no.
Il finanziamento, che risale al 28 marzo 2014, ha riguardato proprio quella zona del Piemonte e, in particolare, il Terdoppio.
L'esondazione in quel caso ha riguardato la riva sinistra, quindi la riva est: quella su cui si è intervenuti e sulla quale il finanziamento intende intervenire. Tra l'altro, bisogna chiarire che il finanziamento è stato erogato nei confronti del Comune di Novara, che lo stesso ha preparato un progetto che si è appena concluso e quindi procederà nei lavori successivamente.
Questo intervento in riva sinistra era finalizzato a ripristinare i danni e lo sfondamento dell'argine che si era causato proprio con quegli eventi. Evidentemente, quindi, si è intervenuti nella parte interessata dall'esondazione di allora.
Le aggiungo che tale articolo, colmo di numerose imprecisioni e non rispondente allo stato dei fatti, faceva seguito ad un incontro richiesto dall'Associazione Confagricoltura di Novara, nel corso della quale il Settore decentrato Opere Pubbliche ha puntualmente risposto alle osservazioni degli agricoltori associati.
In merito al soprarichiamato articolo, corre l'obbligo di ribadire che il finanziamento di ripristino della sponda in questione risale, appunto al marzo 2014 e che, in occasione del recente evento alluvionale del novembre u.s., non sono pervenute al Settore regionale competente segnalazioni di aggravamenti dei danni a suo tempo censiti.
Come dicevo prima, ad oggi risulta già essere completata la progettazione dell'intervento di cui trattasi a cura del Comune di Novara e non si è a conoscenza di alcuna richiesta da parte di ditte private per la realizzazione diretta di interventi di difesa spondale, a compensazione di estrazione di materiale litoide in alveo: non ci sono richieste.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Balocco.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Interrogazione a risposta immediata n. 285 presentata dal Consigliere Monaco, inerente a "Assegni di cura per famiglie con parenti in cura a domicilio"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 285, presentata dal Consigliere Monaco, che ha la parola per l'illustrazione.



MONACO Alfredo

Grazie, Presidente.
L'interrogazione al cui argomento ha fatto riferimento - anche già oggetto di discussione in Commissione, peraltro con l'Assessore Ferrari - è relativa e successiva ad una lettera che l'ASL TO3, a firma del suo Direttore generale, ha mandato alle famiglie aventi diritto all'assegno di cura, in cui, rendendo noto il passaggio di competenza dall'ASL ai gestori territoriali, comunicava di fatto di non erogare più l'assegno.
Ho già rimarcato in Commissione che questo comportamento del Direttore in questione secondo me è da sottolineare positivamente come atto amministrativo legittimo e perfetto: se più spesso i nostri pubblici amministratori applicassero le leggi, i regolamenti e le delibere, forse ci troveremmo con qualche inghippo in meno nel transito e nella gestione della vita pubblica e amministrativa. Allo stesso tempo, però, questo gesto ha creato notevole disagio.
La domanda - visto che mi sembra di capire che l'argomento sia in fase di risoluzione da parte della Giunta, che ha trovato una soluzione - sorge perché, da quello che emerge, si legge che si tratta di una soluzione temporanea, quindi valida per i primi mesi del 2015.
Allora, è vero che purtroppo precedentemente nella nostra Regione Piemonte abbiamo avuto degli atti che sono stati deliberati in modo anche piuttosto approssimativo, perché se si arriva a questo c'è stata evidentemente una cattiva programmazione nel fare le cose. Ringraziandolo anticipatamente del fatto che per l'inizio del 2015 stanno già arrivando fisicamente i soldi nelle tasche degli aventi diritto, chiedo invece all'Assessore di poter comprendere quale sia l'iter intrapreso, o che si sta mettendo in essere e in opera, per realizzare il percorso a regime.
Superati questi primi mesi, quindi, che cosa accadrà? Le famiglie infatti, permangono preoccupate.
Grazie, Assessore.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Monaco.
Per la Giunta regionale, risponde l'Assessore Saitta; prego.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Rispondo anche per conto del collega Ferrari.
Abbiamo seguito la vicenda, come hanno informato gli organi di stampa.
Abbiamo sostanzialmente convocato i Direttori generali delle ASL della Provincia di Torino - della Città metropolitana, come si chiama adesso per capire quali fossero le questioni e soprattutto dove ci fossero i problemi particolari da risolvere. L'abbiamo fatto soltanto nella Provincia di Torino perché nelle altre Province la situazione è molto diversa, nel senso che non ci sono le difficoltà che abbiamo registrato sul nostro territorio. Quindi, per adesso ci siamo concentrati qui, nel trovare una soluzione possibile, in grado di poter garantire gli assegni di cura che sono dovuti in una situazione complessa dal punto di vista delle procedure derivanti dal piano di rientro: sostanzialmente la situazione è questa.
Dopo averne parlato lungamente in Giunta, in particolare con l'Assessore Reschigna, abbiamo deciso di chiedere, in modo particolare all'ASL TO3 - le altre avevano in qualche maniera risolto i problemi o li stanno risolvendo; lì invece c'era una difficoltà specifica - di garantire la continuità dei provvedimenti economici a favore delle persone in condizione di non autosufficienza, per evitare disagi ai cittadini, e ci siamo assunti una responsabilità perché abbiamo un'incertezza che deriva soprattutto dal fatto che ancora non c'è il bilancio di previsione 2015; e se si vuole ripetere la modalità di erogazione del 2014, occorre che nel bilancio 2015 ci siano le risorse necessarie. Abbiamo detto, quindi: anticipate e poi nel bilancio 2015 metteremo le risorse.
Questa soluzione, che è stata assunta ancora prima della sentenza dal TAR, è sicuramente una soluzione utile perché evidentemente non si interrompe l'attività, ma è una soluzione che ovviamente deve fare i conti con quella sentenza. Nei prossimi giorni, domani, avrò modo anche di capire come posso risolvere. Al di là delle questioni della copertura - cioè se questi assegni vanno coperti con un capitolo del bilancio o un altro resta però il fatto che fino a marzo, fino all'approvazione del bilancio le risorse ci sono. Questo vuol dire che noi abbiamo il dovere, una volta che sarà presentata la proposta da parte dell'Assessore, di procedere rapidamente perché attualmente, dovendo fare un bilancio di carattere tecnico, ma soprattutto coerente con tutte le difficoltà che ci sono, su tutti questi capitoli c'era zero, quindi non è possibile nemmeno ripartirne i dodicesimi. Si tratta dunque di un'anticipazione richiesta sulla base di una volontà politica, sapendo tutte le responsabilità che ci sono in capo a chi ha chiesto di fare quest'anticipazione.
Nel caso in oggetto, quindi, l'ASL TO3 si sente tutelata, con questa lettera, per una scelta che obiettivamente non sempre può essere ritenuta coerente con l'impianto di carattere normativo.
Ad ogni modo il problema l'abbiamo risolto, quindi si tratterà poi di accelerare in sede di approvazione di bilancio e quella sarà un'occasione per decidere la quantità di risorse utili e necessarie per poter garantire questo servizio.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 292 presentata dal Consigliere Appiano, inerente a "Tempi previsti per la riapertura del reparto di isolamento per pazienti affetti da TBC dell'Ospedale San Luigi di Orbassano"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione a risposta immediata n. 292, presentata dal Consigliere Appiano, che ha la parola per l'illustrazione.



APPIANO Andrea

Grazie, Presidente.
Sono costretto a tornare su un tema che è già stato oggetto di un'interrogazione qualche settimana fa; l'obiettivo è proprio quello di fugare dubbi e ambiguità diffusi in queste settimane.
Ricordo che l'interrogazione nasceva dalla chiusura temporanea del reparto, che era stata dettata dai controlli ciclici sulla sicurezza degli impianti di aerazione. Per quanto riguarda i dubbi sulla riapertura l'Assessore Saitta ha risposto in modo molto chiaro dicendo che i lavori sarebbero stati fatti, ma era necessario attendere la dimissione di tutti i pazienti in quel momento ricoverati; addirittura vi era un elenco analitico di lavori da fare, per cui una persona di intelligenza medio-bassa come me capiva che le camere da rimettere a norma erano quelle e che era necessario che non vi fossero più pazienti ricoverati.
Dopodiché, il dottor Moirano ha risposto al San Luigi - il cui Direttore, in modo un po' ambiguo, aveva chiesto se era opportuno fare i lavori - nei seguenti termini: "Considerata la specificità dei ricoveri realizzati nei locali di cui trattasi e dell'attuale relativa carenza di posti letto di isolamento nell'area geografica di Torino, si conferma la necessità di disporre di tale tipologia di posti letto". E se il punto fosse stato messo qui non ci sarebbe stato alcun dubbio, peccato che si è anche aggiunto "almeno per un periodo di tempo tale da giustificare i costi di adeguamento previsti".
Cioè, da un lato, si è affermato che siamo carenti di questo tipo di posti letto e di reparto e, d'altra, si afferma che giustifichiamo l'entità degli investimenti necessari, e poi - si intende - si vedrà.
Nei giorni successivi, con una serie di disposizioni di ordini interni neanche sottoscritti e firmati, quindi di difficile riconducibilità ad alcuni responsabili - dal pronto soccorso si inizia a ricoverare nei posti che nel frattempo sono stati liberati, perché sono stati dimessi i malati di tubercolosi, e si prospetta il trasferimento in quel reparto dell'area multidisciplinare di cure intermedie.
Il Direttore della struttura complessa e il medico responsabile di quel reparto pare non siano neanche stati contattati, o comunque non vengono coinvolti in questo tipo di decisione. Peraltro, stupisce che quei lavori necessari per la sanificazione piena dell'impianto di aerazione dei locali evidentemente, non sono avvenuti, almeno sull'impianto di aerazione, perch la dimissione dell'ultimo degente di tubercolosi è senza soluzione di continuità rispetto al ricovero dei primi pazienti provenienti dal pronto soccorso.
E' proprio di questa mattina la certezza che in quelle camere non vi sono più ricoverati di tubercolosi, sono sature di ricoverati dal pronto soccorso; per cui, ad oggi, se qualcuno si presentasse al San Luigi affetto da tubercolosi, anche quei posti di appoggio che sembravano essere stati in qualche modo garantiti non ci sarebbero.
Quindi, la domanda è volta ad avere la certezza su tempi, modalità e luogo fisico in cui il reparto verrà collocato - se non sarà più in quelle camere sarà da qualche altra parte - cioè ad avere una parola definitiva deplorando peraltro che uno dei medici che ha segnalato questa esigenza è stato anche oggetto dell'apertura di un procedimento disciplinare, quasi come se si dovesse nascondere qualcosa, fatto che voglio credere non sia veritiero. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Appiano.
La parola all'Assessore Saitta per la risposta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Non mi permetto assolutamente di dare un consiglio al collega Appiano.
Vi posso dire che all'inizio della mia attività ho cercato di essere molto attento sulle informazioni che vengono date, soprattutto per comprendere realmente le motivazioni.
Le strutture sanitarie, come tutte le strutture complesse, sono difficili e ci sono esigenze diverse. Ho sempre ritenuto - è chiaro che ognuno è libero di fare ciò che ritiene; io farò quanto compete a chi ha responsabilità di carattere politico - che l'interlocutore è colui che ha la responsabilità ed è stato messo lì, mi riferisco al direttore generale che deve eseguire gli ordini che vengono dati.
Le altre questioni fanno parte dei rapporti, pur con limiti o incapacità, ma in ogni caso le indicazioni sono state molto chiare, per cui resta confermato quello.
Tutto quanto accade all'interno dei rapporti tra infermieri e medici sono questioni importanti, ma è bene che restino a quel livello, non sono argomento di carattere politico, non perché non siano utili, ma c'è la necessità di avere interlocutori precisi. Si fa o non si fa, questo è il tema.
Personalmente non ho la conoscenza precisa della situazione, che evidentemente ha il collega Appiano, che ringrazio per le informazioni che mi ha dato. Però, dopo questo dubbio che ha espresso attraverso il suo intervento, ho chiesto immediatamente conto al Direttore generale, perch si fa così. Poi, se lui non esegue gli ordini, è un altro discorso, ma occorre tenere questo comportamento e chiedere conto al Direttore generale altrimenti non capiamo più cosa avviene all'interno di strutture che hanno centinaia di dipendenti ed esigenze diverse, che spesso non sono tra di loro compatibili.
Qui riconfermo quanto ho detto. Neppure credo sia utile che alcuni operatori leggano le lettere e sentendo quanto lei mi ha raccontato, mi rendo conto che questa sanità necessita di semplificazione, anche nell'organizzazione interna. Cioè, non esiste che le strutture si incontrino per vedere o per fare! Ancora di più questo mi richiama su una necessità: il nostro sistema di organizzazione dell'ospedale deve essere un po' più sobrio nell'assunzione delle decisioni - possiamo dire così? Ho l'impressione che per una decisione semplice e banale ci siano passaggi in cui si incontra tutto il mondo, a partire da quello della sicurezza. Ragazzi, qui c'è qualcuno che decide, altrimenti non serve avere chi dirige! E' un caso particolare che mi conferma un'opinione: la nostra è un'organizzazione che difficilmente può adeguarsi ai cambiamenti - è barocca, possiamo dire così.
In ogni caso, confermo quanto ho detto: questa è la decisione che dovrà rispettare il Direttore, me l'ha confermato ieri, 2 febbraio, in una nota: "Pare superfluo rammentare che la chiusura temporanea dell'area dedicata ai pazienti affetti da TBC è stata imposta da una relazione del responsabile della sicurezza dell'Azienda Ospedaliera San Luigi, supportata da una perizia tecnica.
Il 14 gennaio 2015, questa direzione, vista la necessità di investire risorse per effettuare nel tempo più breve possibile lavori di adeguamento per l'impianto di aerazione non più utilizzabile, al fine di ripristinare posti letto di isolamento per pazienti affetti da TBC, chiedeva ai direttori del Dipartimento coinvolti di formulare proposte per l'individuazione dell'area più consona all'interno della pneumologia entro il mese di gennaio". Segue l'allegato 1.
"Il 30 gennaio 2015, il Dipartimento di fisiopatologia cardiorespiratoria, sentiti i colleghi, formulava una proposta e richiedeva un sopralluogo da parte del Servizio tecnico". Segue l'allegato 2. Sono allegati a disposizione.
"Per il 6 febbraio veniva convocata una riunione con la Direzione di presidio, la Direzione infermieristica, il direttore del Servizio tecnico e il responsabile dei Servizi della sicurezza per valutare i dettagli delle possibili soluzioni tecniche organizzative".
Io solo a leggere questo mi stanco.
"Questa Direzione conferma l'impegno di addivenire ad un ripristino dei posti letto entro, come avevo detto allora, tre, massimo cinque-sei, mesi indipendentemente dalla soluzione prescelta". Segue la firma del Direttore sanitario, dottor Urani, e del Direttore del Presidio, dottoressa Caterina Mineccia; quindi, non posso che confermare.
Se posso permettermi, per quello che vale, credo ci convenga, a noi che abbiamo questa responsabilità politica, quando constatiamo che c'è un'inadempienza, rivolgerci al direttore, è quello che noi nominiamo come politica, come Regione. Credo che sia l'interlocutore più utile al quale sottoporre delle questioni.
Credo che questo, per quanto riguarda l'Assessorato, ci aiuti, ma credo aiuti tutti quanti.
Chiedo scusa di questa divagazione, molto personale, ma resta comunque confermato l'impegno assunto; evidentemente c'è una responsabilità mia diretta e per forza di cose anche da parte del Direttore.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Saitta.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta immediata n. 294 presentata dalla Consigliera Frediani, inerente a "Cessione di ramo d'azienda (art. 47 della legge 428/1990) e salvaguardia occupazionale della Rotosud S.p.A. di Moncalieri (TO)"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 294, presentata dalla Consigliera Frediani, che ha la parola per l'illustrazione.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Colgo l'occasione per fare il riepilogo con l'Assessore Pentenero in merito alla situazione di quest'azienda.
La Rotosud S.p.A., ex ILTE, è un'azienda grafica che opera nel campo della stampa.
Dal 2008 ha subito numerose riorganizzazioni che il ricorso alla CIGS e la gestione di esuberi.
A settembre 2014 l'amministratore delegato ha dichiarato che 50% della forza lavoro della Rotosud S.p.A. era in esubero, a fronte di un ridimensionamento della commessa, che è principalmente legata all'attività di SEAT Pagine Gialle.
Il 2 novembre 2014 (la data è già indicativa del futuro di quest'azienda) si è concordata la continuità aziendale e si è decisa l'installazione di nuovi macchinari. Il 3 novembre è stata ratificata un'intesa in sede istituzionale, quindi con la partecipazione della Regione Piemonte, nella figura dell'Assessore Pentenero, con il delegato Vittorio Farina della Rutosud e ovviamente con la presenza dei delegati sindacali.
Nel mese di gennaio 2015 il direttivo dell'azienda ha comunicato diversamente da quanto sottoscritto nell'accordo, l'intenzione di procedere, secondo l'articolo 47 della legge 428/1990, a partire dal 3 febbraio 2015 (quindi, da oggi) alla cessione del ramo d'azienda a favore di Enerprint S.r.l., azienda con 13 dipendenti facente parte del Gruppo ILTE.
Con la cessione di questo ramo d'azienda si avrà anche il trasferimento della produzione nell'area della ex Satiz, dove tra l'altro sono presenti dei macchinari molto più obsoleti rispetto a quelli a disposizione nella vecchia sede dell'azienda Rotosud.
A questo punto vale la pena di capire per quale motivo non si sia mantenuta fede all'accordo sottoscritto in sede istituzionale. Quindi capire se la Regione è riuscita a vigilare e se ha avuto qualche impedimento o problema nel far rispettare l'accordo - direi di sì, visto che tutto sommato non è stato rispettato - e che cosa si intenda fare relativamente al futuro di questi lavoratori che per il momento saranno trasferiti. Sappiamo che i macchinari nella Satiz non sono adatti alla commessa relativa alla SEAT Pagine Gialle, perché totalmente insufficienti a gestire quel tipo di commessa e quindi, ci aspettiamo che per i lavoratori non ci sia un futuro particolarmente roseo. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Frediani.
La parola all'Assessore Pentenero, per la risposta.



PENTENERO Giovanna, Assessore al lavoro

Grazie, Presidente.
La descrizione della Consigliera Frediani è una descrizione puntuale e precisa di un quadro che ha ormai una situazione di difficoltà dalla fine del 2002 e che si protrae fino ad oggi.
Credo sia utile porre l'attenzione sui tre punti principali dell'accordo siglato il 2 novembre, che come è stato ricordato è un accordo siglato in Regione alla mia presenza, alla presenza del dottor Farina, come rappresentante della Rotosud e dell'Enerprint, con il Comune di Moncalieri e con le parti sindacali.
I tre punti principali sono essenzialmente i seguenti.
Innanzitutto, gli esuberi risultanti dalla riduzione della commessa SEAT saranno gestiti mediante l'utilizzo degli ammortizzatori sociali in conformità con il piano industriale concordato nell'accordo del 3 giugno 2013, incluso l'impiego della rotazione.
Secondo. Al termine del piano citato, le parti convengono che se, alla luce dell'andamento produttivo della stampa SEAT, del progetto di diversificazione delle attività nell'ambito della logistica e movimentazione prodotti e della stampa digitale, dovessero emergere ancora esuberi, sarà presentato un nuovo piano di riorganizzazione della durata di 24 mesi, con intervento della cassa integrazione guadagni straordinaria.
Terzo. L'azienda conferma che, come previsto in precedenti accordi sindacali, ricercherà opportunità di aggregazione all'interno dello stabilimento di Moncalieri, nell'ottica di reindustrializzare il sito, per far confluire nello stabilimento di Moncalieri nuovi stampatori. Detto progetto di reindustrializzazione non coinvolgerà il personale dipendente di Rotosud ed operante nel sito stesso.
Questi erano i tre punti fondamentali sui quali si basava l'accordo siglato a novembre 2014.
Com'è stato già ricordato, a gennaio 2015 l'azienda ha comunicato prima ai sindacati e dopo alla Regione, l'intenzione di procedere alla cessione del ramo d'azienda Printing di Rotosud (circa 150 lavoratori sui 180 totali all'interno di Rotosud a Moncalieri). Questa cessione del ramo d'azienda verrebbe a favore di Enerprint S.r.l., società che gestisce la centrale termica dello stabilimento, facente parte del gruppo ILTE posseduta e amministrata dal dottor Farina, lo stesso che ha sottoscritto i due accordi succitati.
Secondo il piano che era stato previsto, la cessione del ramo d'azienda dovrebbe completarsi esattamente in questi giorni, con il passaggio dei dipendenti da Rotosud a Enerprint, con il mantenimento della stessa tipologia contrattuale.
La commessa SEAT rimarrebbe in capo a Rotosud, quindi al ramo principale d'azienda, che affiderebbe parte dell'esecuzione a Enerprint S.r.l.
Nelle scorse settimane abbiamo avuto una serie di incontri sia con il titolare dell'azienda sia con le parti sindacali e stiamo monitorando con grande attenzione la situazione. È evidente che lo facciamo con gli strumenti che noi abbiamo a disposizione, nel senso che, secondo l'impostazione dell'azienda, quanto loro stanno facendo è in linea con l'accordo siglato a novembre. Noi, invece, abbiamo messo in evidenza gli elementi che non rispettano l'accordo siglato nel mese di novembre.
Non solo, crediamo che il nuovo piano aziendale, che ci aspettiamo di avere a giorni da parte del dottor Farina (pare che l'intesa debba essere siglata in questi giorni), non consenta una sostenibilità. Siamo in questa fase di attesa.
Come dicevo un attimo fa, abbiamo monitorato puntualmente quanto succedeva all'interno della Rotosud e stiamo valutando con grand'attenzione quanto viene proposto dal dottor Farina.
E' evidente, però, che gli strumenti che noi abbiamo a disposizione non ci permettono di bloccare operazioni che riteniamo non possano rispondere alla sostenibilità di un piano aziendale, ma possiamo semplicemente cercare di guidare la situazione pur con la consapevolezza che sia complicata e difficile.
Ricordo ancora che, al momento, non è stato chiesto alla Regione di attivare nessun tavolo di crisi, quindi l'attività che abbiamo fatto è in riferimento all'accordo siglato a novembre. Questo crea un ulteriore segnale di preoccupazione, perché probabilmente l'attività che il dottor Farina intende esercitare non prevederà il coinvolgimento delle parti sindacali. Questo è un ulteriore elemento di preoccupazione che noi manifestiamo.
In ogni caso, l'incontro che, come ho detto, ho avuto la scorsa settimana con il proprietario dell'azienda, verrà aggiornato alla fine di questa settimana, proprio per avere il nuovo piano industriale che il titolare dell'azienda intende portare avanti. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Pentenero.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta immediata n. 295 presentata dal Consigliere Grimaldi, inerente a "Situazione dei lavoratori dell'azienda Agrati di Collegno"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 295, presentata dal Consigliere Grimaldi, che ha la parola per l'illustrazione.



GRIMALDI Marco

Colleghi Consiglieri, chiederei prima di tutto a voi, oltre che alla Giunta, un po' di attenzione.



PRESIDENTE

Effettivamente, c'è anche un po' di chiasso: se i Consiglieri debbono conversare, è opportuno che escano dalla sala, per consentire la conclusione di questo ciclo di interrogazioni. Grazie.



GRIMALDI Marco

È con dolore che intervengo in merito a quest'interrogazione a risposta immediata.
Molti di voi conoscono già questa vicenda: lo scorso anno abbiamo purtroppo appreso dai giornali e poi dalle lotte sindacali della chiusura improvvisa dello stabilimento Agrati, che causava il licenziamento di 82 lavoratori. Già allora ritenevamo che non fosse possibile che il Governo non fosse stato in grado di impedire la chiusura di un'azienda sana.
Ricordo, infatti, che molte forze politiche denunciarono, come noi l'atteggiamento irresponsabile e socialmente criminale di quell'azienda che lasciava a casa 82 lavoratori sebbene, in qualche modo, lo stabilimento avesse ancora commesse e lavoro a sufficienza.
La vicenda quest'anno assume ancora di più il carattere di "beffa" e chiederei a tutti gli esponenti del Partito Democratico, compreso il suo Segretario e il Capogruppo, di prestare attenzione a questa vicenda, che rappresenta l'emblema di alcune contraddizioni nazionali.
Come sapete, qualche mese dopo la chiusura, la Agrati aveva siglato un accordo che coinvolgeva la Regione Piemonte, che prevedeva, appunto, 24 mesi di ammortizzatori sociali per i lavoratori rimasti senza lavoro.
Ovviamente, è stato un accordo difficile, anche perché molti di quei lavoratori avevano cercato fino in fondo, a differenza delle istituzioni di mantenere aperta quell'azienda.
Un anno dopo la beffa: non so se avete letto i giornali, ma il Ministero del Lavoro, a fronte della normativa che cancella la cassa integrazione per cessata attività, con la circolare del 22 gennaio 2015 posso fornirvela, se volete - chiarisce le modalità di concessione della proroga per il secondo anno, a fronte di un piano di gestione degli esuberi articolato su 24 mesi. La circolare precisa che verranno prese in esame dal Ministero le sole domande di proroga di CIGS per cessata attività il cui secondo anno abbia avuto inizio entro e non oltre il 31 dicembre 2014.
Inoltre, il Ministero precisa che procederà all'esame istruttorio delle domande in ordine cronologico di presentazione, fino ad esaurimento delle risorse stanziate.
Questa disposizione e le scarse risorse stanziate si tradurranno, come al solito, non solo nella privazione - se la circolare rimanesse come tale del secondo anno di cassa integrazione. Ma, di fatto, i lavoratori pagherebbero per due volte la stessa beffa: da una parte sono stati licenziati ingiustamente da un'azienda sana, e il Governo non ha fatto ci che poteva fare per far sì che tale azienda non chiudesse; un anno dopo dopo aver ottenuto un accordo di 24 mesi, poiché il secondo anno non è partito prima del 31 dicembre, questi lavoratori perderanno un anno di cassa integrazione.
Questa vicenda - lo avrete letto sui giornali - non sarà l'unica. Lo dico sinceramente, perché sapete che per noi non c'è molta contraddizione: noi quel Governo non lo sosteniamo e quindi non condividiamo per niente lo spirito del Jobs Act e della riforma degli ammortizzatori sociali che hanno escluso questa possibilità sulle cessate attività. Il fatto che la norma sia addirittura retroattiva, è inaccettabile.
Lo dico così, ma lo dico al mio Governo, quello regionale; lo dico al mio Assessore al Lavoro, non al Ministro Poletti; lo dico al mio Presidente e alla mia maggioranza: è inaccettabile! Noi chiediamo una cosa molto semplice, che quella lettera venga stralciata e che quella circolare venga rispedita al mittente. Non ci sono mediazioni possibili.
Lo dico con franchezza: non ci sono mediazioni possibili! Perch allora, rimangiatevi la solidarietà verso i lavoratori della Agrati, ma tutti insieme, visto che la solidarietà è arrivata da tutti i fronti! Loro hanno chiuso un accordo, e poiché il lavoro non ce l'avranno più in Agrati, almeno si rispetti quell'accordo. Altrimenti non ci si pianga addosso di nuovo com'è accaduto per la vicenda degli esodati. Prima si chiudono gli accordi, e poi arriva una riforma che agisce pure retroattivamente! Questo è lo stesso caso emblematico, e lo ripeto proprio perché ce ne sono tante di aziende nella stessa situazione (non le cito ad una ad una anche se, in qualche modo, ne parleremo nelle prossime settimane).
Agiamo adesso, prima che sia troppo tardi e prima che altri lavoratori rischino di perdere dei diritti acquisiti con un accordo sindacale siglato lo scorso anno. Grazie.



PRESIDENTE

Risponde l'Assessore Pentenero; ne ha facoltà.



PENTENERO Giovanna, Assessore al lavoro

Grazie, Presidente.
Innanzitutto vorrei tranquillizzare il Consigliere Grimaldi confermandogli che, intanto, la sua preoccupazione è, in realtà, anche la nostra. Il tema del lavoro e, soprattutto, dei lavoratori che vivono una situazione complicata e difficile, è anche la nostra preoccupazione.
Il dato che emerge dalla circolare ministeriale non solo mette in difficoltà i lavoratori della Agrati, ma potrebbe toccare altri lavoratori.
Detto questo, venuti a conoscenza della circolare - è una circolare ministeriale interpretativa - ho chiesto immediatamente un appuntamento con il Direttore del Ministero del Lavoro per capire, così com'è successo in altre occasioni in fase di passaggio da una modalità a un'altra, se fosse possibile individuare una soluzione "ponte", che permetta ai lavoratori (come quelli della Agrati) in questa particolare condizione di difficoltà di identificare soluzioni alternative e se quindi l'accordo, da un punto di vista legale, sia uno strumento inferiore rispetto alla legge, e se la legge possa far venire meno quelli che sono gli accordi. Ma se fosse possibile, proprio perché non possiamo dare una natura precedente alla legge rispetto alla data della sua applicazione, vorremmo capire se c'è un margine per poter arrivare a un accordo che tenga in considerazione casi specifici.
Io credo che questa sia l'unica strada che noi possiamo percorrere in questo contesto. Poiché il tema non toccherà soltanto la Regione Piemonte ma molte aziende del nostro Paese è utile sollevare il problema all'interno della Conferenza delle Regioni. Peraltro, come Assessori al lavoro, abbiamo chiesto un incontro a breve con il Ministro Poletti, e credo che il tema debba essere tenuto in considerazione e che si debba agire su più livelli: un livello tecnico con il Ministero, per capire quali margini ci siano rispetto alla circolare che è stata inviata, e un livello di carattere complessivo e politico all'interno della Conferenza delle Regioni, per poter affrontare un tema che non toccherà solo il Piemonte.
Ho avuto modo in queste poche ore (da quando la circolare ha avuto il suo effetto) di confrontarmi con altre Regioni, e la questione si sta via via sviluppando in altri territori del nostro Paese. Quindi anche all'interno della Conferenza delle Regioni occorrerà trovare una soluzioni.
Voglio solo fornire un dato per rafforzare l'idea del piano che era stato attivato con l'accordo: il piano di ricollocazione ha comunque permesso, in questo periodo di tempo, di ricollocare 40 lavoratori, che, ad oggi, non risultano più essere incardinati all'interno della Agrati di Collegno. Dunque, gli strumenti che erano stati messi a disposizione avevano iniziato a dare un primo risultato positivo.
Crediamo che si debba continuare in questa direzione. Questo dato non fa che rafforzare quello che vi ho detto un attimo fa, ovvero che sia necessario continuare l'accordo che era stato siglato ancora per un anno.
Useremo, quindi, tutti gli strumenti a nostra disposizione per far sì che si trovi una soluzione ponte, così come potrà capitare ancora in altre occasioni con il passaggio da un modello a un altro (è probabile, infatti che questo succeda per altre situazioni).
Lavoreremo, dunque, nella direzione che vi annunciavo un attimo fa, per trovare una soluzione che permetta di completare il percorso che era stato avviato con l'accordo precedentemente preso, quindi per la durata di due anni e non solo per la durata di un anno.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.



(Alle ore 15.55 il Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



(La seduta ha inizio alle ore 15.56)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Batzella, Campo, Chiamparino, Laus e Rostagno.


Argomento: Stato giuridico ed economico del personale dipendente - Problemi del lavoro e della occupazione

Proseguimento esame ordine del giorno n. 181 presentato dai Consiglieri Frediani, Andrissi, Batzella, Bertola, Campo, Mighetti e Valetti, inerente a "Disegno di legge 67, stabilizzazione del personale precario dell'ARPA attraverso le procedure di riorganizzazione, ristrutturazione e razionalizzazione dell'ente"; ordine del giorno n. 195 presentato dai Consiglieri Gancia e Benvenuto, inerente a "Revoca della qualifica di ufficiale di polizia giudiziaria al personale ARPA"


PRESIDENTE

Proseguiamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 181, avente ad oggetto "Disegno di legge 67, stabilizzazione del personale precario dell'ARPA attraverso le procedure di riorganizzazione, ristrutturazione e razionalizzazione dell'ente", presentato dai Consiglieri Frediani Andrissi, Batzella, Bertola, Campo, Mighetti e Valetti, di cui al punto 5) all'o.d.g.
Nella seduta del mattino, la Consigliera Gancia ha illustrato il collegato ordine del giorno n. 195, "Revoca della qualifica di ufficiale di polizia giudiziaria al personale ARPA". Segue ora la discussione.
La parola alla Consigliera Frediani.



FREDIANI Francesca

Poiché l'ordine del giorno è rimasto in sospeso dalla scorsa seduta (l'Assessore Reschigna aveva chiesto del tempo per riflettere), vorrei capire se la riflessione ha portato a qualche conclusione.



PRESIDENTE

Sospendo brevemente la seduta, in attesa che arrivi l'Assessore Reschigna.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 15.59, riprende alle ore 16.03)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
La parola all'Assessore Valmaggia.



VALMAGGIA Alberto, Assessore all'ambiente

Grazie, Presidente.
In merito ai due ordini del giorno riguardanti le modifiche all'ARPA la posizione della Giunta è di contrarietà, e spiego le motivazioni.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno 195 presentato dalla Consigliera Gancia, la qualifica di ufficiale di polizia giudiziaria è un dato istitutivo dell'ARPA. Nell'articolo 20 della legge n. 60/95 (la legge che ha istituito l'ARPA), si fa proprio riferimento al ruolo di controllo all'attività di ispezione e al fatto che alcuni degli operatori dell'Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale devono disporre della qualifica di ufficiali di polizia giudiziaria, rilasciata dal competente Prefetto.
In merito all'ordine del giorno presentato dalla Consigliera Frediani sulle stabilizzazioni, rilevo che il personale assunto, sia come Co.Co.Co sia come tempo determinato, è personale attribuito ai progetti. Tutto il personale che svolge l'attività di istituto dell'ARPA è stabilizzato a tempo indeterminato, mentre ci sono contratti a progetto che hanno la durata pari a quella del progetto stesso (progetti comunitari, ecc.).
Questo personale è assunto attraverso concorso pubblico e l'impegno è quello della durata dell'attività progettata, così come per il personale in collaborazione. In tutto, ad oggi, sono 14 collaborazioni esterne e quattro contratti a tempo determinato.
Negli anni 2008-2009, la richiesta della Consigliera Frediani è stata effettivamente evasa ed è stato stabilizzato diverso personale che svolgeva l'attività dell'ente con un contratto a tempo determinato. Oggi, il personale assunto a tempo determinato lavora su progetti.
Ultima considerazione: oggi, a normativa vigente, una stabilizzazione di questo tipo non è più possibile, per cui il parere della Giunta è contrario, ad entrambi gli ordini del giorno. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Valmaggia.
Ha chiesto la parola il Consigliere Gariglio; ne ha facoltà.



GARIGLIO Davide

Grazie, Presidente.
Intervengo sulla discussione di questi due ordini del giorno.
Ho preso atto delle dichiarazioni dell'Assessore Valmaggia, che condivido. Colgo, però, l'occasione per anticipare un question time che porremo - come Gruppo - nella prossima seduta di Consiglio, perché, accanto alla questione posta dai colleghi, relativamente alla stabilizzazione del personale precario, a me risulterebbe che l'ARPA abbia emanato un bando per assumere nuove unità di personale.
Prego, pertanto, l'Assessore di verificare questo fatto, perché sarebbe in controtendenza avere, da una parte, un problema relativo a personale precario, per cui la stabilizzazione diventa sempre più un miraggio, e dall'altra, assistere a un ente, che nelle more di una riorganizzazione che è stata solo abbozzata, ma stanno lavorando e anche il nostro Gruppo consiliare, per iniziativa della collega Accossato, ha predisposto un disegno di legge in materia di riorganizzazione dell'ARPA, nelle more dicevo - della ridefinizione del disegno politico su ARPA si scopre che un Ente, così pur dotato di personale, starebbe incrementando ulteriormente le risorse.
Le chiedo, Assessore, di verificare, perché credo che la notizia che ci è stata riferita sia fondata, ma ovviamente la prendo con beneficio di inventario.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Monaco.



MONACO Alfredo

Grazie, Presidente.
Anch'io intervengo su questi due documenti. In merito al primo, in particolare (presentato dai colleghi del Movimento 5 Stelle), ritengo che effettivamente delle verifiche vadano fatte anche in ordine a quello che può essere un bando, che non escluda la possibilità - se l'ARPA ha intenzione di riassorbire il personale già a contratto, che potrebbe trovare una collocazione stabile - di essere indirizzato e finalizzato in quel senso.
In merito al secondo documento, invece, sono particolarmente soddisfatto del parere della Giunta (la contrarietà a togliere il titolo di ufficiale giudiziario al personale dell'ARPA), e lo dico convintamente perché ritengo che quello sia un istituto ed un'istituzione di particolare rilievo ed importanza. E' l'assicurazione, in fondo, per tutti i cittadini e per tutti coloro che operano nel mondo del lavoro, di una garanzia di certificazione di cose fatte bene. Pertanto, laddove si dovessero togliere le possibilità all'ARPA di interagire nel mondo del lavoro e di fare i controlli in modo adeguato, con i titoli giusti, sarebbe oggettivamente un'esposizione a pericoli di cattivi comportamenti.
Ringraziamo l'Assessore e la Giunta per questo parere e convintamente voteremo contro questo documento. Grazie.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi del Liceo "Emilie du Chatelet" di Douai della Regione Nord Pas de Calais (Francia)


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti del Liceo "Emilie du Chatelet" di Douai della Regione Nord Pas de Calais (Francia) in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Stato giuridico ed economico del personale dipendente - Problemi del lavoro e della occupazione

Proseguimento esame ordine del giorno n. 181 "Disegno di legge 67 stabilizzazione del personale precario dell'Arpa attraverso le procedure di riorganizzazione, ristrutturazione e razionalizzazione dell'Ente" presentato dai Consiglieri Frediani, Andrissi, Batzella, Bertola, Campo Mighetti e Valetti; ordine del giorno n. 195 presentato dalla Consigliera Gancia, inerente a "Revoca della qualifica di ufficiale di polizia giudiziaria al personale ARPA" (seguito)


PRESIDENTE

Procediamo ora con la votazione dei due atti di indirizzo.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 181, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 195, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio non approva.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Esame ordine del giorno n. 188 presentato dal Consigliere Marrone, inerente a "Ampliamento dei posti nella Polizia di Stato al fine di assumere gli allievi che hanno superato i concorsi 2012-2014"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 188, avente ad oggetto "Ampliamento dei posti nella Polizia di Stato al fine di assumere gli allievi che hanno superato i concorsi 2012-2014", presentato dal Consigliere Marrone, di cui al punto 6) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Marrone per l'illustrazione.



MARRONE Maurizio

Grazie, Presidente.
Questo ordine del giorno - e ringrazio l'Aula per aver accettato una calendarizzazione diciamo urgente già dalla scorsa seduta - risponde a un'istanza oggettivamente importante.
Sapete tutti che, dopo gli attentati di Parigi, si è alzato ormai stabilmente il livello di allerta su determinati fenomeni di terrorismo e soprattutto anche di pericolosità di aree da monitorare, sono aumentati i siti sensibili, sono aumentati anche i punti critici da sorvegliare.
Purtroppo sappiamo bene che l'organico delle forze dell'ordine del nostro Paese era già insufficiente a coprire tutta la domanda di sicurezza e di monitoraggio del territorio che le tante emergenze di ordine pubblico e, appunto, di contrasto dei fenomeni di criminalità organizzata, ma anche di microcriminalità, non sono mai riusciti a soddisfare.
Allora la richiesta è molto semplice e arriva, in realtà, direttamente dagli allievi di Polizia di Stato che hanno superato un corso di abilitazione: cercare di fare in modo che il Ministero degli interni proceda all'assunzione immediata e quindi all'inserimento nell'organico sin da subito di coloro che risultano essere già idonei dalle ultime graduatorie.
Purtroppo nel nostro Paese vi è un po' l'abitudine negativa, da una parte, di abilitare con gli esami e quindi creare delle riserve di abilitati che sarebbero pronti senza ulteriore spesa ad essere subito adoperati sul territorio e, dall'altra parte, aspettare però a procedere con le assunzioni, fino ad arrivare addirittura a rendere obsolete le abitazioni stesse e a dover ripetere quindi esami, visite, verifiche.
Tutto ciò, chiaramente, comporta degli oneri, anche in termini finanziari, per lo Stato. L'istanza è quindi che la Regione Piemonte diventi soggetto protagonista nel chiedere al Ministro degli Interni Alfano una misura coerente con quello che è stato anche il suo annuncio di voler investire di più nella sicurezza.
Esistono 900 idonei e, di questi, 650 sono stati già assunti; con i 250 rimanenti si arriverebbe a soddisfare tutto l'elenco di riserva già pronto senza dover in futuro ricorrere ad ulteriori abilitazioni dispendiose per lo Stato.
Di sicuro è una misura, io credo, di buonsenso, che non ha nessuna bandiera di appartenenza politica; ritengo che sia un'emergenza di carattere nazionale, perché poi si tratta veramente delle volanti che presidiano i nostri quartieri, i nostri Comuni della provincia, magari spesso sguarniti di presidio territoriale, nonché i punti sensibili, e la nostra città capoluogo ne ha davvero parecchi in questo periodo di grandi tensioni e di grandi insidie internazionali.
Di conseguenza, spero che la Regione Piemonte possa essere tra le prime a rivolgere quest'appello al Ministro degli Interni. Credo che questa sia davvero una richiesta di buonsenso su cui possa convergere tutta la sala consiliare. Di sicuro, sarà un bel primato da poter vantare anche sul territorio, non solo nei confronti di quei giovani che hanno già superato un esame e che quindi sperano di potersi rendere utili per lo Stato e per la nazione, ma anche dei tanti cittadini che spesso chiedono risposte concrete sul tema delicato della sicurezza e ai quali di certo non si pu rispondere né con demagogia, ma neanche con una scrollata di spalle.



PRESIDENTE

Grazie, collega Marrone.
Indìco la votazione sull'ordine del giorno n. 188, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE BOETI


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Esame ordine del giorno n. 191 presentato dai Consiglieri Ruffino, Graglia Pichetto Fratin e Vignale, inerente a "Ospedale di Giaveno"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 191, avente ad oggetto "Ospedale di Giaveno", presentato dai Consiglieri Ruffino, Graglia Pichetto Fratin, Vignale, di cui al punto 7) all'o.d.g.
La parola alla Vicepresidente Ruffino in qualità di Consigliera per l'illustrazione.



RUFFINO Daniela

Grazie, Presidente.
Il mio ordine del giorno vuole riportare l'attenzione su una struttura del territorio legata non soltanto alla Val Sangone, che sicuramente nel tempo ha perso reparti e servizi importanti e che, ad oggi, ha una area dedicata alla continuità assistenziale.
L'Assessore e i colleghi ben ricorderanno che ho presentato una mozione per richiedere il passaggio dalla bassa intensità all'alta intensità assistenziale proprio per poter dare maggiori e migliori risposte soprattutto legate a un utilizzo più appropriato dei letti di medicina e direi, anche all'osservazione di quello che è il contenuto della continuità assistenziale, nonché la richiesta di garantire i servizi che oggi sono presenti all'interno della struttura, ma che purtroppo, in qualche modo anche se in maniera sottesa, vengono messi in discussione.
Perché questo? Perché il territorio ha bisogno di certezze e di garanzie e perché noi riteniamo che l'ospedale di Rivoli sia distante e che sia carente come trasporto. In questo senso, è già stata chiesta l'istituzione di una linea.
Chiedo soprattutto che venga data attenzione e dignità a questa struttura, ma ho presentato anche altre mozioni su quei presidi minori che nel tempo, hanno garantito salute e che, a mio parere, devono continuare ad espletare questa funzione. Quindi, sono richieste garanzie per il mantenimento del punto di primo intervento e, com'è stato concordato con il Direttore generale, per il potenziamento delle attività specialistiche ambulatoriali che funzionano bene e che sicuramente, se c'è sicurezza sulla struttura, possono ottenere un ulteriore sviluppo.
Inoltre, è assolutamente indispensabile l'attuazione di un modello organizzativo integrato per la gestione del paziente.
Io sono anche convinta che nel momento in cui questa attività venga consolidata, molto probabilmente ci saranno minori accessi impropri al pronto soccorso di Rivoli, che sappiamo essere in costante emergenza.
Infine, lo sviluppo dei servizi territoriali e le cure domiciliari, che oltre a dare un servizio, anche in questo caso danno risposte immediate ai pazienti, come pure la telemedicina che, nel tempo, potrebbe portare dei risparmi, ma anche mantenere il paziente al proprio domicilio.
Ringrazio l'Assessore per la risposta.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Appiano; ne ha facoltà.



APPIANO Andrea

Grazie, Presidente.
Collegandoci un po' alla discussione fatta sul Documento di Programmazione Economica Finanziaria questa mattina, laddove parlavo, tra i vari obiettivi, di quello della sanità e della promozione della salute certo in mente avevo situazioni analoghe a quelle appena descritte dalla collega Ruffino.
Cioè, se è vero che alcuni grandi ospedali devono vedere concentrate tutte le specialità e le strutture complesse, è altresì vero che non si pu negare che la nostra Regione è ricca di territori classificabili a marginalità geografica, e più si concentrano le specialità nei grandi ospedali, più la distanza diventa un fattore importante e significativo.
Peraltro, nel caso dell'ospedale di Giaveno, poco prima o prima che venissero scelte alcune linee, tra cui quella di soppressione del presidio come ospedale - che è una scelta non di questa Amministrazione, ma di quella precedente - erano stati anche fatti una serie di investimenti.
Quindi, erano stati spesi soldi pubblici, alcuni di questi investimenti devono essere completati. Pertanto, la cosa ottimale è lavorare ad un progetto che qualifichi al meglio la struttura medesima, certamente attraverso il riconoscimento dell'alta intensità e certamente garantendo nella sostanza, il punto di primo intervento e rendendo nell'effettività possibili quei servizi che, ad oggi, sono riconosciuti sulla carta.
Infatti, se i servizi sono riconosciuti, la possibilità teorica di fare degli esami è riconosciuta, ma poi gli ostacoli frapposti sono tali e tanti che le persone vengono di fatto invogliate "spintaneamente" ad andare altrove, in quel caso non avremo fatto un prezioso servizio al territorio.
Quindi, credo che quando si andrà a discutere la cosiddetta fase B, che ormai deve essere la più prossima possibile per dare una mission definitiva a strutture come quella di Giaveno, una particolare attenzione ai territori che, nel passato, hanno perso una serie di servizi debba essere riservata.
Insomma, come punto di principio non posso che essere d'accordo con l'ordine del giorno presentato.
Peraltro, rilevo che è del tutto in linea con un documento di indirizzo che il circolo di Giaveno del nostro partito ha approvato nelle settimane scorse, per cui una convergenza la si può certamente rinvenire. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bertola; ne ha facoltà.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Il mio intervento innanzitutto è per esprimere consenso e condivisione verso questo atto di indirizzo che riguarda un presidio come quello di Giaveno, quindi per annunciare anche il nostro voto favorevole.
Volevo però fare una considerazione di carattere generale, perché oggi pomeriggio - ed è cosa sicuramente gradita e positiva - stiamo discutendo di atti di indirizzo del Consiglio regionale verso la Giunta. Dico che questo è positivo, perché l'attività di noi Consiglieri regionali non si limita ad un'attività di iniziativa legislativa piuttosto che di discussione e ratifica dei disegni di legge della Giunta, ma è anche un'attività di indirizzo, che è portata avanti dai Consiglieri di maggioranza come dai Consiglieri di opposizione.
E' bene, quindi, sottolineare un fatto molto importante: è necessario che gli atti di indirizzo approvati venga data poi un'attuazione.
In relazione a quello che è accaduto oggi, e quindi alla risposta che l'Assessore De Santis ha dato alla mia interrogazione riguardante l'ordine del giorno n. 149 approvato all'unanimità da quest'Aula il 23 dicembre volevo annunciare che ho intenzione di scrivere al Presidente del Consiglio regionale per richiedere un suo intervento in forma ufficiale per far sì che vengano ribadite le prerogative del Consiglio regionale, perché non è in alcun modo accettabile che un Assessore dica "ho letto l'ordine del giorno approvato, l'ho letto tra Natale e Capodanno, ma l'avevo capito male", che poi non gli dia attuazione, non ne faccia adeguata comunicazione al Consiglio o alla Commissione competente, ma dia rassicurazioni della sua non applicazione e della sua non attuazione a soggetti terzi, quali associazioni di categoria che hanno fatto pressioni perché non venisse attuato.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Io non posso che intervenire su quest'ordine del giorno sull'ospedale di Giaveno, ma fare un intervento più generale anch'io.
Oggi è una seduta forse interlocutoria rispetto ad altre sedute più importanti in cui abbiamo approvato dei provvedimenti strategici (sicuramente per la maggioranza), ma dobbiamo - come ho avuto modo di dire più volte in Commissione e in Consiglio - riprendere e ridare una centralità di ruolo al Consiglio regionale, all'Assemblea legislativa.
Lo dico per svegliare un po' di attenzione ai colleghi della maggioranza. E' esattamente quello che ha detto il Presidente della nostra Repubblica italiana, Mattarella, nel discorso che ha tenuto oggi alle Camere riunite, ovvero la centralità del Parlamento, e potremmo fare un paragone molto semplice con la centralità del nostro parlamentino.
Quindi, se noi approviamo degli ordini del giorno, non può arrivare un Assessore a dire "ma non l'avevo capito bene", oppure "non vi preoccupate anzi chiedo al Consiglio se è davvero convinto di averlo approvato avendo letto con attenzione quell'ordine del giorno".
Questo non saprei come definirlo. E' un insulto - grazie del suggerimento, perché io avrei usato una parola poco consona - molto grave all'Assemblea legislativa, di cui tutti i Consiglieri si devono sentire toccati nel profondo.
Questo non perché era una contrapposizione tra Consiglio e Giunta, ma per ripristinare quelli che sono i corretti ruoli tra Consiglio regionale e Giunta, quindi legislativo e tendenzialmente esecutivo.
Quindi, visto che il legislativo già ci viene tolto, perché ormai è prassi che passino solo i disegni di legge - poi mi si dirà che almeno una proposta di legge dell'opposizione è passata, ma tendenzialmente la parte legislativa viene fatta con disegni di legge - lasciamo almeno l'attività di indirizzo e di controllo ai Consiglieri regionali nelle prassi statuite dal Regolamento e dallo Statuto della Regione Piemonte.
Quindi, gli atti di indirizzo sono ordini del giorno e mozioni e già è difficile - lo si fa nella Commissione di valutazione delle politiche del Consiglio regionale - che atti del genere abbiano dei seguiti cogenti per l'attività legislativa e normativa della Giunta. Però non arriviamo a dire che un atto di indirizzo approvato dal Consiglio regionale forse dovrebbe essere rivisto, perché non era stato chiarito il senso.
Ci vuole un minimo di rispetto dell'Aula consiliare, altrimenti ha ragione chi, da fuori, dice che noi siamo pagati per fare non si sa cosa: leggi non ne facciamo; gli atti di indirizzo vengono presi e buttati nella raccolta della carta differenziata (si spera); rimane solo la parte ispettiva e di controllo, ma magari tra un po' verrà qualche Assessore a dirci che forse si è sbagliato il tema dell'interrogazione e che non vuole darci una risposta perché gli dà un po' fastidio.
Quando è troppo, è troppo! E' una situazione che non credo abbia precedenti nella storia dell'Assemblea (guardo i colleghi che erano presenti anche nella scorsa legislatura). Personalmente non ho memoria storica - e penso neanche nelle legislature precedenti - di un fatto del genere. Ognuno presenta un ordine del giorno; magari una volta ogni tanto si fa un'assemblea in cui si approvano gli ordini del giorno e va bene, ma diamo un significato, un senso.
Proprio da questo fatto, da questa dichiarazione dell'Assessore De Santis, chiederei al Presidente del Consiglio, unendomi alle richieste del nostro Capogruppo, di fare una rendicontazione ad hoc su quelli che sono stati i recepimenti degli atti di indirizzo della scorsa legislatura e quelli di questa, proprio per capire a che stato dell'arte siamo. C'è un ordine del giorno approvato: che provvedimenti ha portato e che misure ha prodotto nell'azione normativa, legislativa o provvedimentale della Giunta? Questo è fondamentale, altrimenti svuotiamo di ulteriore senso questa Assise. Guardate, è un qualcosa che potrebbe ricadere negativamente su tutti i cittadini, ma in primis su coloro che svolgono l'attività di Consigliere regionale pro tempore.



PRESIDENTE

Il Consiglio fa un monitoraggio trimestrale degli ordini del giorno del Consiglio. Domani, quando arriverà il Presidente del Consiglio, gli verrà comunicato questo episodio e sono sicuro che lui difenderà le prerogative del Consiglio e dei Consiglieri.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Valetti; ne ha facoltà.



VALETTI Federico

Grazie, Presidente.
Sono rimasto anch'io stupito da questa risposta. Siamo rimasti tutti un po' stupiti, perlomeno nel mio Gruppo, perché la risposta dell'Assessore De Santis non è quello che ci si aspetta da una carica del suo livello. In particolare, ci viene la sensazione che il lavoro del Consiglio venga mutilato e depotenziato. A questo punto ci chiediamo se ha senso presentare futuri ordini del giorno, se poi basta dire semplicemente no, facendo finta che tutti i dettami che lo Statuto ci assegna, come potere legislativo e di indirizzo, non valessero nulla.
Non ci interessa molto sapere quali sono i meccanismi tra Giunta e maggioranza, perché comunque la maggioranza ha votato con noi questo ordine del giorno presentato dal Capogruppo Bertola. E' stato approvato dopodiché, non è un problema nostro se l'Assessore e la maggioranza non si parlano o se non si consultano prima, dal punto di vista tecnico.
Quello che ne esce è un ruolo sminuito di quest'Aula.
Tutto ciò non è accettabile. Dobbiamo avere innanzitutto una rassicurazione e capire, anche dai colleghi, se questi atteggiamenti si possono ripetere. Finora nessun Assessore ha avuto un atteggiamento simile quindi speriamo che sia anche l'ultimo.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Monaco; ne ha facoltà.



MONACO Alfredo

Grazie, Presidente.
Colgo l'occasione per fare una riflessione sulla mozione presentata oggi al Consiglio, perché credo che da questa amministrazione sia stato avviato un percorso di rilievo - sottolineato anche nella mozione - per quanto riguarda la rete ospedaliera.
Non è ancora stato toccato, anzi, è ancora in fase di elaborazione l'argomento territorio e gli ex presidi con servizi; tuttavia, piuttosto che avere una mozione, che mi sta anche molto a cuore, dell'ospedale di Giaveno, sarebbe più utile definirlo anche nel titolo come "ex ospedale di Giaveno" e non farne un'etichetta pubblicitaria, perché non c'è più da qualche anno e i firmatari lo sanno molto bene, essendo stati presenti come amministratori locali quando fu tolta la targa dell'ospedale, non solo come targa, ma perché deliberata dalla precedente Giunta regionale.
Ricordo molto bene che in quegli anni, ogni volta che si sottraeva un servizio al nosocomio, venivano regolarmente affissi manifesti che illustravano un apparente potenziamento, in termini di titoli di servizi.
Vorrei ricordare al signor Presidente, all'Assessore e alla Giunta particolare che potrebbe non essere irrilevante, anche se apparentemente ovvio - che l'attuale dirigenza, nella fattispecie Torino 3, non è stata nominata da questa amministrazione, e sta regolarmente e quotidianamente sottraendo servizi a presidi come Giaveno, ma anche ad Avigliana e ad altre strutture.
C'è un'indicazione, presso gli ambulatori dell'ex presidio di Giaveno che recita: "Si comunica che lo sportello anziani dal 3 febbraio - aveva cadenza settimanale - avrà cadenza quindicinale". Mi sorge persino il sospetto che possa essere un'azione quasi concertata e voluta per mettere in difficoltà l'attuale amministrazione, rispetto ai servizi erogati sui singoli territori.
Piuttosto che fare un'opera di propaganda con manifesti - cosa fatta sul nostro territorio - credo sia saggio e corretto analizzare, in ordine ai fabbisogni territoriali, dei programmi puntuali e precisi, che possano essere utili per Giaveno, per Avigliana, per Venaria e per tutte quelle altre strutture che invece rispondono al territorio in fatto di collegamento con la rete ospedaliera, ma con servizi che siano puntuali ed erogati in modo serio e coerenti con tutti i piani e con i fabbisogni delle persone.
Diversamente, mozioni come queste rischiano di essere una serie di spot propagandistiche dove, tutto sommato, ci si lavora anche contro per cercare di mettere in difficoltà l'amministrazione.
Molti servizi vengono ridotti. Ne ho citato solo uno, perché c'è un volantino del 3 febbraio, quindi di oggi, ma molti servizi sono stati ridotti e ogni giorno vengono ridotto. Le assicuro, Assessore, da quando si è insediato il Presidente Chiamparino e lei, Assessore, ne sono stati tagliati tanti, ma nessuno l'ha mai sottolineato. Deriva ancora dalla precedente amministrazione.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Vicepresidente Ruffino in qualità di Consigliera; ne ha facoltà.



RUFFINO Daniela

Grazie, Presidente.
E' la seconda volta che sento affermazioni del tipo "azioni concertate per mettere in difficoltà questa amministrazione da parte della Direzione generale dell'ASL", che non ha sicuramente bisogno del mio sostegno e della mia difesa.
A questo punto, chiedo anche all'Assessore di chiarire questi aspetti se davvero ci sono interventi che vanno a ledere l'attuale amministrazione perché quanto detto assume una certa gravità.
Se le dichiarazioni e le situazioni sono queste, chiedo una sorta di indagine - lo dico in modo provocatorio - perché se fosse così, è davvero molto grave, ma non credo.
D'altro canto - non per rispondere agli interventi dei colleghi, ma come precisazione - ci sono interventi registrati, da parte del Consiglio comunale del Comune di Giaveno, in cui sono state fatte precise affermazioni, e vi è un cronoprogramma delineato dal Direttore generale dell'ASL, che non ho motivo di pensare che non si voglia e non so debba essere attuato.
Com'è mia consuetudine, cerco di intervenire in modo propositivo e come ho detto in apertura, non soltanto sull'ospedale di Giaveno - ospedale della mia valle, della città dove sono stata Sindaco - ma anche rispetto alle altre strutture, tipo Carmagnola.
Ho sofferto le contrazioni di alcuni servizi, rispetto alla struttura di Giaveno, come ogni cittadino e come ogni Sindaco, ma credo anche che il nostro ruolo all'interno dell'Aula debba significare un apporto positivo per queste strutture che, comunque, possono ancora dare dei servizi. Devo anche dire, forse questo a precisazione del Consigliere Monaco, che quando ero Sindaco ho approvato in Consiglio comunale un documento che riprende quello che ho riportato qui oggi. Per la sottoscritta la correttezza, ma anche la continuità di interventi e di azioni, che arrivino dal PD piuttosto che da un altro partito, non è un problema; per me il bene primario è avere delle strutture che offrano servizi ai cittadini e ai miei concittadini.
Assessore, la prego veramente di chiarire questo aspetto e questa accusa che, se risultasse vera, sarebbe gravissima. Se occorre, sono anche disponibile a mettere per iscritto una richiesta di precisazione.
Ringrazio il Consigliere Bertola per il suo intervento legato alla necessità di attuare i nostri ordini del giorno quando vengono approvati proprio per chiarire, una volta di più - e di questo sono convinta - la serietà e il valore di quello che portiamo in Aula e che poi viene approvato. Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Saitta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Anzitutto rassicuro la collega che verificherò le cose che sono state dette. Obiettivamente, si tratta di una riduzione dei servizi e quindi riferirò nelle modalità che verranno ritenute più opportune.
Vengo all'ordine del giorno ed esprimo l'opinione della Giunta soprattutto partendo e rivolgendomi ai colleghi tutti.
Stiamo parlando di Giaveno, stiamo parlando di una struttura sicuramente utile, in termini complessivi, sull'assistenza territoriale come ce ne sono tante. Quello che si decide su questa struttura è una decisione che, per forza di cose, non può che riguardare l'intero sistema dell'assistenza territoriale. Se la modalità è quella di trattare una per una le questioni, è chiaro che ci manca il quadro di coerenza e saremo tutti quanti criticati. Oggi potremmo dire qualcosa, ma il giorno dopo potrebbe chiamarci magari il Consigliere Ravetti e dirci che quella struttura presente nella provincia di Alessandria ha la stessa modalità, e così via. Ho citato il Consigliere Rivetti, ma potevo citare il Consigliere Ottria, alessandrino come il Consigliere Ravetti, per non dire tutti.
Poiché il Consigliere Bono poco fa ha richiamato il Capo dello Stato e ha richiamato una parte importante, quella della valorizzazione del Parlamento, e poi ha fatto riferimento alla nostra assemblea elettiva, se posso permettermi, lì c'è un richiamo che riguarda sicuramente il Parlamento, ma c'è anche un richiamo che riguarda un po' tutti, e chiedo scusa di questa citazione che faccio.
Il Capo dello Stato apprezza, come ha detto chiaramente, la presenza di tanti parlamentari giovani presenti in Parlamento perché esprime le attese i bisogni e anche le indignazioni del popolo italiano. In più, si sottolinea il fatto - è un riferimento sempre al Parlamento, quindi alle assemblee elettive - che bisogna superare un limite, cioè rafforzare l'idea che le assemblee elettive non sono espressione di un segmento di società e di interessi particolari, ma dell'interesse complessivo del popolo italiano.
Condivido il contenuto delle questioni indicate, ma credo che sia necessario per tutti quanti avere prima un quadro di riferimento di carattere generale, che riguarda tutto il Piemonte. E' certo, per quanto riguarda Giaveno, che, per forza di cose, per come Giaveno è cresciuta, per quello che rappresenta su quel territorio, queste attività devono essere potenziate e devono essere rafforzate, ma questo deve avvenire all'interno di un quadro complessivo. Bisogna superare un limite che oggi non siamo in grado di superare. Noi potremmo dire: ci va bene ma, detto questo, credo che tutti quanti ci troveremo in seria difficoltà per dare attuazione a questi impegni derivanti da una diversa organizzazione del nostro sistema socio-sanitario e dell'integrazione con il sistema ospedaliero.
Un sistema di carattere territoriale vive di integrazione con l'ASL, il che vuol dire personale e tutte quelle cose che sono state dette; non è un'isola felice, ma risponde ad una logica di complementarietà per dare un'offerta di salute più completa che non sia soltanto ospedaliera.
Propongo alla Consigliera in questo caso, ma lo farei indipendentemente da chi l'ha presentato, se è possibile rinviare la discussione su Giaveno o su altre strutture al momento in cui avremo, in qualche maniera, un documento di carattere generale sull'assistenza territoriale.
Ho detto oggi rispondendo all'interrogazione del Consigliere Bono che verso la fine del mese saremo nelle condizioni di presentare un documento di inquadramento del tema. Cosa vuol dire assistenza territoriale? E' chiaro che qui ci sono dei titoli importanti: il riferimento al passaggio ad alta intensità. Sono riferimenti sicuramente importanti. Credo che abbiamo il dovere di definire un quadro di carattere complessivo, che permetta poi di verificare la coerenza delle scelte che facciamo per evitare che ci sia discrezionalità, e che ci permetta, soprattutto - questo è l'aspetto che ci interessa di più come amministrazione regionale - la modalità amministrativa per innescare il processo.
La scelta su cosa fare non deve essere una scelta del Direttore, tanto per intenderci, che pur bravo, può avere dei limiti, ma è una scelta di carattere politico. Credo che noi dobbiamo avere l'ambizione, se ce la facciamo, di fare una valutazione area per area (pensavo anche di fare un giro in tutte le zone) per vedere concretamente se il piano definitivo è un piano che produce gli effetti desiderati per arrivare ad una conclusione.
Mi rendo conto che i tempi sono stretti, ma mi impegno a correre, per arrivare al momento dell'affidamento degli obiettivi ai Direttori in cui oltre alle indicazioni di carattere economico e sulla rete ospedaliera possiamo dare loro indicazioni concrete su cosa deve essere fatto sull'assistenza territoriale per quanto riguarda una determinata ASL, su come deve essere quella determinata struttura e quale funzione deve svolgere. Questo è strettamente collegato alla parte ospedaliera. C'è un nesso prima e dopo l'ospedale.
Chiederei alla collega se ritiene opportuno - non c'è una contrarietà rimandare la discussione ad un documento generale che porterò entro un mese (la Conferenza dei Capigruppo deciderà le modalità se in Commissione o in Consiglio) e che ci permetterà di valutare meglio l'insieme delle questioni che abbiamo di fronte. E' soltanto un problema di coerenza, non c'è un giudizio negativo. Troverei difficoltà se noi dovessimo assumere una decisione che non sia coerente.
Noi dobbiamo fare l'elenco delle questioni che abbiamo. Per quanto riguarda le questioni dell'assistenza territoriale, c'è il modello Giaveno c'è il modello Avigliana, c'è il modello degli studi associati. Abbiamo diversi modelli. Devo dire che non sempre tutti i modelli funzionano.
E' chiaro che noi qui abbiamo il dovere - lo diceva anche prima il Consigliere Bono, e lo ripeto - e anzitutto il compito, come amministrazione regionale, di creare un modello che non sia residuale rispetto all'ospedale. Le strutture che noi oggi dedichiamo all'assistenza territoriale sono strutture ospedaliere che sono state riconvertite: penso ad Arona, a Giaveno, ad Avigliana. E' un po' residuale, per cui è nato per aggiustamenti di carattere successivo. Non può essere così. Qualche giorno fa, parlando con alcuni colleghi della Regione Toscana, della Regione Emilia e della Regione Lombardia si è detto che non è così. E' qualcosa di nuovo, non residuale.
L'obiettivo finale che mi piace sintetizzare è che l'assistenza territoriale può diventare interessante per i pazienti, cioè si utilizza l'assistenza territoriale nella misura in cui l'assistenza territoriale per la capacità di risposta e per le professionalità, diventa autorevole nei confronti del paziente, come l'ospedale: oggi, per il paziente l'ospedale è più autorevole della nostra assistenza territoriale, che non ha questo credito. Se ci dev'essere un'alternativa all'ospedale, quindi dev'essere autorevole; e, perché lo sia, bisogna che noi riempiamo queste indicazioni che noi diamo in termini di obiettivi di mezzi, personale macchinari. Allora questo diventa uno strumento qualificato.
E' chiaro che non possiamo che attenerci alla volontà del Consiglio, ma se la riflessione fosse più compiuta potremmo evitare di avere atteggiamenti di discrezionalità.
E' evidente, però, che la scelta dipende da chi ha presentato il testo.



PRESIDENTE

Consigliera Ruffino, mi sembra una proposta di buon senso. Sta però a lei, ovviamente, decidere.
Prego, Consigliera Ruffino.



RUFFINO Daniela

Grazie, Presidente.
Mi sento di attendere queste risposte, precisando che il 90% di quello che è stato riportato nell'ordine del giorno è legato a quanto già oggi è attivo e funziona all'interno dell'ospedale. La richiesta principale quindi, era legata al mantenimento di servizi e la novità è soltanto legata alla telemedicina.
Se però c'è un impegno in questo senso, ben venga. Chiaramente, se così non fosse, sarebbe privare un territorio di servizi che davvero io ritengo assolutamente indispensabili.
Grazie.



PRESIDENTE

Bene: l'ordine del giorno viene ritirato e rinviato ad altra discussione, quando il tema sarà affrontato nella sua complessità in Commissione o in Consiglio, a seconda di dove sarà ritenuto opportuno.
Nel passare al successivo punto previsto dai nostri lavori, procediamo alla distribuzione degli emendamenti al Documento di programmazione economico-finanziaria, che sono stati redatti dagli Uffici. Il materiale è cartaceo, così è immediatamente visionabile da parte dei Consiglieri.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Esame ordine del giorno n. 65 presentato dai Consiglieri Conticelli Accossato, Allemano, Barazzotto, Baricco, Boeti, Caputo, Chiapello Corgnati, Ferrentino, Gallo, Gariglio, Giaccone, Grimaldi, Molinari Monaco, Ottria, Ravetti, Rossi, Rostagno e Valle, inerente a "Contrasto alla ludopatia in Piemonte. Urgenza di un intervento legislativo organico in materia"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 65, avente ad oggetto "Contrasto alla ludopatia in Piemonte. Urgenza di un intervento legislativo organico in materia", presentato dai Consiglieri Conticelli, Accossato Allemano, Barazzotto, Baricco, Boeti, Caputo, Chiapello, Corgnati Ferrentino, Gallo, Gariglio, Giaccone, Grimaldi, Molinari, Monaco, Ottria Ravetti, Rossi, Rostagno e Valle, di cui al punto 8) all'o.d.g.
La parola alla Consigliera Conticelli per l'illustrazione; ne ha facoltà.



CONTICELLI Nadia

Grazie, Presidente.
La mozione è stata sottoscritta da tutti i Consiglieri di maggioranza ed è un sollecito alla Giunta ad un intervento legislativo organico sul tema della ludopatia.
In Italia il giro d'affari del gioco d'azzardo patologico - come viene definito anche dall'OMS - è di quasi 90 miliardi di euro: è una cifra pro capite di circa 1.400 euro. Il Piemonte, purtroppo, ha la maglia nera in Italia: c'è una stima di cinque miliardi di euro l'anno di giro nel gioco d'azzardo, con una percentuale di soggetti a rischio che supera il 6%, a fronte di una media italiana del 5,4.
Nelle linee guida del Presidente Chiamparino e anche in numerose dichiarazioni da parte dell'Assessore Saitta, è emersa una volontà di trattare in maniera organica l'argomento. Il gioco d'azzardo compulsivo tra l'altro, è stato inserito per normativa nazionale nei LEA, quindi dev'essere seguito e preso in carico dal SERT.
Solo nel 2012 le strutture piemontesi delle ASL hanno preso in carico circa 950 pazienti per quella che, appunto, definiamo più comunemente ludopatia, ma resta un dato sommerso che è ancora molto alto e molto preoccupante: il 42% dei giovani piemontesi sotto i 19 anni dichiara di aver provato a giocare d'azzardo almeno una volta nella vita. E, ancora nel luglio scorso, l'Europa ci ha richiamato ad un'attenzione su un elemento che in effetti in Italia non è normato, che è il gioco d'azzardo on line: per giocare d'azzardo, quindi, oggi non occorre neanche uscire di casa basta avere in mano un cellulare.
In Italia il gioco d'azzardo compulsivo riguarda ancora per il 65% le slot machine ed è su questo che si chiedono delle norme organiche.
Ci sono due provvedimenti che sono in esame adesso al Parlamento.
L'articolo 7 della legge finanziaria prevede misure di contrasto e il trattamento terapeutico della dipendenza: questo vuol dire una distanza dai luoghi sensibili e vuol dire degli orari particolari (nel caso in cui si tratti solo di attività con slot machine, non più di otto ore consecutive).
Lo stesso tema, poi, è trattato anche nella legge delega del marzo scorso sul riordino della materia fiscale.
Tra le Regioni, la più coraggiosa, ad oggi, è stata la Lombardia, che ha cercato di normare sia gli orari sia le distanze dai luoghi sensibili e anche le categorie merceologiche. A Torino, e in particolare in alcune zone popolari, hanno aperto delle cartolerie con slot machine, con fasce orarie che si rivolgono in maniera precipua agli adolescenti: chiudono quindi alle dieci di sera e aprono all'ora in cui i ragazzi escono da scuola, a mezzogiorno.
La Città di Torino e altri Comuni stanno cercando - esemplare l'abbiamo letto sulle cronache, è stato il caso di Rivoli - di normare gli orari e le distanze, con molta difficoltà perché, come sappiamo, solo parte delle licenze per i luoghi del gioco d'azzardo sono date dal Comune: altre sono autorizzate dalla Questura. E' quindi necessario un intervento superiore: sicuramente occorre che il Parlamento acceleri sulle due leggi in discussione, però la Regione può fare molto, chiedendo anche dei piani operativi che i Comuni debbano presentare circa le distanze e le possibili localizzazioni, oltre che gli orari, e che la Regione possa monitorare. Qui chiediamo anche che sia aperto una sorta di osservatorio o di tavolo.
Il tema in parte è di prevenzione sanitaria, ma è un tema sociale importante e non solo. Non dimentichiamo, infatti, che questo è spesso terreno fertile per i traffici di riciclaggio e di usura, spesso con giri di criminalità organizzata.
Sempre rispetto ai dati che abbiamo dai SERT, le Province più colpite in Piemonte sono quelle con un reddito pro capite più basso: questo quindi, è anche un tema piuttosto deflagrante dal punto di vista sociale.
Con questa mozione, dunque, in mezzo alle mille emergenze e urgenze che sappiamo esserci in questa Regione, richiamiamo una certa premura rispetto a questo tema.
Grazie.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RUFFINO



PRESIDENTE

Grazie, collega Conticelli.
La parola al Consigliere Bertola.



BERTOLA Giorgio

Grazie, Presidente.
Abbiamo letto con attenzione la mozione predisposta dai Consiglieri del Partito Democratico e ne condividiamo sia lo spirito che le conclusioni.
D'altra parte, parlando della nostra forza politica, è chiaro che il nostro impegno è volto sia a livello parlamentare, nel denunciare anche i collegamenti e il filo rosso che lega i colossi del gioco d'azzardo con la politica - ma di questo parlerò più avanti -, sia a livello locale, a contrastare il fenomeno del gioco d'azzardo e a far sì che vi siano adatte campagne di informazione.
Peraltro, durante la campagna elettorale per queste elezioni regionali io avevo partecipato ad un incontro che si era tenuto a Chivasso, perch proprio lì si era fatto un tavolo di lavoro con l'ASL TO4, che poi era arrivato alla predisposizione di un testo di legge regionale che poi la Regione avrebbe potuto adottare. Proprio in quella sede mi ero impegnato, a nome del Movimento 5 Stelle, a sostenere qualsiasi proposta di legge andasse nel senso del contrasto al gioco d'azzardo e alla prevenzione del fenomeno. Ricordo, tra l'altro, che quel giorno era presente anche l'attuale Assessore Pentenero che, allo stesso modo, aveva preso quell'impegno.
Visto che il tema è urgente e visto che c'è condivisione su determinati obiettivi, non solo da parte del Partito Democratico, ma anche dal Movimento 5 Stelle - ma penso anche da altre forze politiche - forse sarebbe il caso, più che ad un disegno di legge della Giunta, di pensare ad un'iniziativa congiunta, magari con una proposta di legge di iniziativa consiliare, che venga elaborata da un piccolo tavolo di lavoro, magari all'interno della Commissione, e che poi approdi ad un testo condiviso che possa arrivare a rapida approvazione.
Al di là di quanto possiamo fare noi come legislatori regionali per contrastare il fenomeno già esistente, dobbiamo tutti fare una riflessione attenta anche sulle cause. Qui rivolgo un appello a tutte le forze politiche, ma soprattutto a quelle che ai vari livelli governano, alle forze politiche che hanno il potere esecutivo e che lo hanno avuto negli ultimi decenni. Le cause le conosciamo, da una parte c'è la solitudine. Le statistiche dicono che il fenomeno della ludopatia colpisce soprattutto gli anziani oppure le famiglie con un capofamiglia a basso livello di istruzione. Certamente, c'è la disoccupazione, perché è chiaro che una persona che si ritrova senza lavoro, quindi senza un reddito, e, purtroppo anche con del tempo libero può essere colta dal desiderio di trovare risorse economiche illusoriamente rivolgendosi al gioco d'azzardo.
Sicuramente, una delle cause della diffusione della ludopatia e del proliferare delle sale giochi, delle sale scommesse e delle sale slot è imputabile anche alla desertificazione commerciale.
Questo si vede bene in alcune periferie urbane, in primis in quella nella quale abito. Ovunque chiuda un negozio apre un centro scommesse o una sala slot.
La desertificazione commerciale ha cause ben precise, che vanno dalle forze politiche che hanno governato ai vari livelli negli ultimi decenni ad una sbagliata pianificazione del commercio, che ha privilegiato i grandi centri commerciali a discapito del commercio di vicinato. Io vivo in una periferia dove il commercio di vicinato è stato distrutto. Vivo in un Comune con il più alto coefficiente, a livello europeo, di metri quadrati di centri commerciali per abitante, quindi è impossibile non trovare una colpa in tutto questo anche per il gioco d'azzardo.
Spostandoci sul livello nazionale, è necessario che tutti ci impegniamo, soprattutto chi ha il potere esecutivo e soprattutto chi governa a livello nazionale, a spezzare il filo rosso che unisce le aziende del gioco d'azzardo alla politica di centrodestra e di centrosinistra.
Sono chiari i legami di Lottomatica, di SISAL e di altre realtà, anche più piccole, di livello imprenditoriale, con politici di centrodestra e di centrosinistra.
Ci ricordiamo tutta la questione dei finanziamenti di SISAL e di Lottomatica alla Fondazione VeDrò, che ha espresso un Presidente del Consiglio come Letta e di cui fanno parte attuali Ministri, Alfano ma anche altri. Mi riferisco ai favori che vengono fatti alla lobby del gioco d'azzardo; mi riferisco al maxi sconto sulla multa che dovevano pagare i gestori del gioco d'azzardo; mi riferisco al famoso emendamento che voleva penalizzare i sindaci che in qualche modo si opponevano alle sale slot e alle sale scommesse, che poi è stato ritirato da Renzi, che in quella occasione volle finire sui giornali per una cosa virtuosa, in realtà ha proseguito sulla stessa china.
Ben venga un impegno trasversale, a livello regionale, per un contrasto al fenomeno e l'introduzione di regole chiare relativamente ai luoghi idonei all'apertura di sale giochi o di sale scommesse e alle distanze da tenere da punti delicati; sono anche molto importanti le campagne di prevenzione attraverso l'informazione nelle scuole.
Noi dobbiamo crescere persone convinte che giocare è da fessi e non è da furbi, perché vince sempre il banco - vince sempre il banco! Però, togliamoci il velo di ipocrisia e non facciamo finta che a livello regionale si possa risolvere il problema se non si fa pressione anche a livello nazionale. Ripeto: mi riferisco alle forze politiche che governano a livello nazionale, centrodestra come centrosinistra.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Bertola.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
L'ordine del giorno impegna la Giunta a predisporre un disegno di legge. Rammento che questo Consiglio regionale è dotato di una legge per il contrasto della ludopatia. Sono prime disposizioni, ma è vero che la Giunta ha precisi adempimenti da svolgere nel merito, perché l'articolo 7 della legge finanziaria approvata nel febbraio 2014 prevede che, entro il 31 maggio, la Giunta regionale approvi e trasmetta al Consiglio regionale, un piano integrato triennale socio-sanitario per il contrasto, la prevenzione la riduzione del rischio dalla dipendenza del gioco patologico; prevede riduzioni dell'IRAP per chi leva le macchinette, invece prevede un incremento dell'IRAP per chi le mantiene.
Certamente, questo è un articolo non compiuto; di fatto, è un emendamento che è stato presentato dal Partito Democratico, sul quale la maggioranza apportò alcune modifiche.
Non è certo la legge utile per contrastare, anche solo a livello regionale, il gioco d'azzardo, è comunque qualcosa.
Pertanto, ricordiamo al principale partito di maggioranza e alla maggioranza, ma soprattutto alla Giunta, intanto di interpellare il Governo regionale perché dia attuazione all'articolo 7 della legge n. 1/2014.
Evidentemente non è stato fatto, perché c'erano due termini ben precisi previsti in legge che non sono stati rispettati dalla Giunta.
Ciò nonostante, crediamo che questa legge non sia sufficiente. Noi ne presentammo una nella precedente legislatura, che prospettava una serie di vantaggi, per esempio quella della tutela delle Amministrazioni locali.
Ricordiamo che alcune Amministrazioni locali hanno fatto una battaglia importante contro la ludopatia. Il Comune di Verbania, da cui proviene il Vicepresidente, ha fatto una battaglia significativa, regolamentando le distanze, con la differenza che ha un milione di euro da pagare nei confronti di una società.
Allora, è evidente che, se nella legge che immaginiamo non inseriamo anche una sorta di tutela per le Amministrazioni locali che attuano modifiche nei loro regolamenti, questo non sarà mai possibile. Lo dico perché la Città di Torino, per esempio, ha un regolamento che contrasta l'attività della ludopatia - diciamo da macchinetta, perché è solo uno dei tanti problemi - ma che non applica per i motivi più differenti: se uno volesse essere malizioso, dice che usa gli stessi sponsor per incassare risorse che mette sulle bicicletta della città; se uno vuole essere meno malizioso, dice che diventa complesso farlo senza una norma.
Però, oggi questo è possibile farlo: la legge che presentammo venne basata utilizzando un punto di vista di prevenzione sanitaria. Quella che fu un'indicazione che noi provammo a dare, per la verità, trovò poi conforto in almeno due importanti sentenze della Corte Costituzionale, che danno competenza alle Regioni di poter intervenire, essendo la ludopatia una malattia individuata dall'OMS in termini di prevenzione, non solo ovviamente, con i GAP, ma anche con l'attività di prevenzione.
Quindi se vogliamo fare una legge, la possiamo fare penso in poche settimane, se la volontà è così trasversale. Penso che tra il PD, il Movimento 5 Stelle e Forza Italia.
Adesso non so fare la somma, perché non conosco i numeri del PD...



(Commenti in aula)



VIGNALE Gian Luca

Perché siete troppi.
Facendo la somma, superiamo i due terzi del Consiglio regionale, quindi credo che non vi saranno problemi da questo punto di vista.
C'è poi un aspetto evidente, che ricordavano alcuni colleghi, che è quello a livello nazionale. Oggi le società di gioco hanno una forza di incidenza e di lobby quasi culturale nella comunicazione che è impressionante, per un motivo molto banale, sono i più grandi sponsor della comunicazione, sia essa mediatica, sia essa cartacea. Non c'è grande canale di comunicazione che non abbia gran parte della sua pubblicità che deriva del gioco, non c'è grande giornale che non abbia gran parte della sua pubblicità che derivi dal gioco.
Allora, è evidente che il primo provvedimento da fare, come è stata fatto per la lobby del tabacco, è quello di vietare la pubblicità, perch fintanto che non si andrà ad evitare la pubblicità non si potrà far venire meno quello che è un circolo vizioso in cui il gioco appare sempre come positivo pure con questi slogan terrificanti, in cui si dice "gioca ma con giudizio", o si sentono le "vocine" velocissime finali, perché sono previste dalla legge.
Su questo devo dire che oltre a fare una norma non possiamo che rivolgerci...



(Commenti del Consigliere Bono)



VIGNALE Gian Luca

E' trasversale, perché la lobby del gioco ha amici in tutti i partiti rispetto a quello che è il Parlamento nazionale.



(Commenti del Consigliere Bono)



VIGNALE Gian Luca

Si, va bene. Se facessimo una scommessa, la perdereste con certezza.
È assolutamente evidente quella che è la forza economica ed è apparso talmente evidente che, tanto nel decreto Balduzzi, quanto nella normativa che ha provato a fare il Primo Ministro Renzi anche con il tweet sul contrasto al gioco d'azzardo, non è passato assolutamente nulla di tutto quanto o almeno arrivato in Commissione.
È evidente che questo è un tema che dovrebbe essere affrontato anche a livello nazionale, non dimenticando che ci sono altri aspetti: il "Gratta e vinci" non è che fa meno male delle macchinette, è un'altra attività in cui anche lì si esprime una patologia di gioco, ma certamente le macchinette sono un altro aspetto. Così come oggi, sempre più, non casualmente, la comunicazione si rivolge a internet, perché ha una platea soprattutto di giovani che dalla loro casa, dal loro PC o dal loro tablet possono accedere all'attività di gioco senza dover entrare in un bar.
Quindi, è evidente che una legge nazionale è indispensabile, ed è altrettanto evidente che è possibile fare una legge regionale almeno di contrasto e con forme di tutela, che vedrebbe la Regione Piemonte prima Regione italiana ad avere una legge organica su questo tema.
Condivido quanto diceva il collega Bertola. Credo sia nella potestà del Consiglio regionale, se è questa la condivisione, scrivere insieme una proposta di legge che possa essere approvata. Superando anche quell'articolo 7, che è vero che oggi è un pezzo di norma regionale, ma fu frutto di una mediazione. Come qualche volta accade, le attività in cui si cercano di mediare posizioni distinte inserendole anche in una legge finanziaria, non portano sempre a grandi risultati. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Vignale.
La parola alla Consigliera Accossato.



ACCOSSATO Silvana

Grazie, Presidente.
Intervengo per aggiungere qualche considerazione a questo dibattito che credo abbia già raggiunto un buon risultato auspicato dalla nostra mozione cioè quello di condividere con i Consiglieri regionali le problematiche e le ipotesi di soluzione.
Da parte mia e da parte nostra, avendo sottoscritto la mozione, c'è ovviamente soddisfazione nel riscontrare una trasversalità degli obiettivi quindi se le forze politiche di questo Consiglio regionale sono in grado di condividere obiettivi e anche un percorso di approvazione di una proposta di legge in questo senso, non può che essere elemento positivo che ci porterà a dotare la Regione Piemonte più velocemente di questo strumento.
Noi vogliamo anche sentire le valutazioni della Giunta e, in particolar modo dell'Assessore Saitta, che ci risulta stia lavorando su questo tema.
Questo non per venire meno alla nostra potestà legislativa. Come Consiglieri, siamo ovviamente nelle condizioni di presentare una proposta ci sono già elaborazioni e riflessioni su cui abbiamo lavorato e che possiamo mettere a disposizione dei Consiglieri degli altri Gruppi consiliari, ma vorremmo capire a che punto è il lavoro dell'esecutivo.
Voglio sottolineare ancora quest'altro aspetto, occorre una legge regionale che vada soprattutto nella direzione di essere un punto di riferimento e un sostegno per gli amministratori locali, che davvero sono lasciati da soli di fronte a questo fenomeno.
Non ripeto tutti gli aspetti negativi del fenomeno, li hanno già descritti molto bene i colleghi. Ciascuno, dal proprio punto di vista, che può quello di cittadino, di amministratore pubblico, di esponente della società civile, di associazione, avrà avuto modo di incontrare gli effetti nefasti della dipendenza da gioco sui cittadini. Su questo abbiamo convenuto e non vado oltre.
Tuttavia, il tema della solitudine delle Amministrazioni locali è molto forte. Nel mio precedente incarico di Sindaco (scusate se riporto l'esperienza personale, anche questa volta) ho rappresentato uno di quei Comuni che aveva provato a redigere ed approvare in Consiglio comunale un regolamento, come Verbania e come Rivoli, ma proprio nella logica della solitudine le esperienze sono state diverse. Verbania ha un milione di euro da restituire e il Comune di Collegno si è trovato nelle condizioni di ritirare il regolamento su pressioni molto forti che ci sono state manifestate in sede di contenzioso al TAR. Infine, Rivoli ha avuto per fortuna un'esperienza più positiva, perché invece il percorso giudiziario ha dato ragione al Comune.
A partire da queste esperienze, ci sono le condizioni, però, per lavorare, per trovare, diciamo, i grimaldelli giusti da inserire in una legge che possa mettere i Sindaci nelle condizioni di svolgere un ruolo di coordinamento, un ruolo di argine al fenomeno sul territorio, esplicitando peraltro, quella funzione principe di responsabile della salute, che anche in altre sentenze è stata sottolineata come elemento a favore del Comune da parte dei Tribunali.
A partire da queste esperienze, dovremmo lavorare perché la Regione Piemonte si doti di questo strumento, consapevoli che la cosa non è sufficiente. Anche qui, poiché ci risulta che un percorso legislativo è in atto a livello nazionale, il nostro lavoro deve essere anche quello di sostenere questo percorso provando a superare le lobby del gioco.
Condivido, non è un mistero, che sia un tema che trova resistenze a livello nazionale, con molti interessi in gioco e sicuramente sostenitori trasversali alle forze politiche, però credo che la Regione Piemonte, se riuscirà ad approvare una legge che sia un sostegno a livello locale al territorio, potrà anche dare un segnale chiaro a livello nazionale e aprire un confronto con i parlamentari del territorio, perché il sostegno in questo senso vada avanti.
Dopodiché, è altrettanto vero che il fenomeno è in continua evoluzione e, forse, quel che solo qualche anno fa pensavamo potesse essere sufficiente per combatterlo - per esempio, la regolamentazione delle distanze o degli orari, che sono, poi, i pochi strumenti a disposizione delle Amministrazioni locali - oggi è superato dalla tecnologia: anche noi qui, potremmo paradossalmente giocare e scommettere! E intendo scommettere materialmente, non solo con le battute del collega Vignale di prima.
Ahimè, qui dovremmo anche farci supportare dalle migliori esperienze e competenze per poter fare in modo che gli strumenti normativi messi in campo siano in grado di affrontare davvero la problematica a tutto campo modulando regolamentazione, incentivi e divieti. Perché, come diciamo nella nostra mozione, noi crediamo che queste siano le strategie giuste. Sta poi ai legislatori modulare nel modo corretto.
Credo sia importante segnare oggi, con la mozione, un punto di vista forte del nostro Consiglio, con l'auspicio che si possa al più presto affrontare in Aula la discussione su un provvedimento legislativo e normativo (adesso ascolteremo la Giunta e l'Assessore per capire a che punto siamo). Noi siamo disponibili, ovviamente, a fare la nostra parte.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Rossi; ne ha facoltà.



ROSSI Domenico

Grazie, Presidente.
Poche parole per fare alcune sottolineature, cercando di non ripetere quanto già è stato detto dai colleghi che mi hanno preceduto.
La prima considerazione che vorrei fare su questo ordine del giorno è che credo che questo sia proprio uno di quei casi in cui i legislatori devono farsi interpreti dei cambiamenti che la società vive. Ecco perch siamo di fronte a nuovi problemi; problemi che, forse, fino a qualche anno fa, non pensavamo così importanti, ai quali oggi siamo chiamati a dare una risposta, che a questo punto risulta anche urgente. Credo che rientri tra i nostri compiti, anche tra quelli più importanti.
Abbiamo già ascoltato come sia un fenomeno che ha molti risvolti sicuramente di natura educativa, sicuramente di natura sociale, anche con dei costi enormi, che ancora oggi non siamo in grado di quantificare. Ma se non interveniamo immediatamente, il rischio è che fra qualche anno si vada a quantificarne i costi molto elevati anche sui nostri bilanci, e non solo dal punto di vista sociale, ma anche economico. Penso al dramma di chi magari senza lavoro o magari sulle soglie della povertà, passa molto tempo investendo quel poco denaro e quelle poche risorse che possiede nella speranza illusoria e velleitaria di guadagnare del denaro attraverso il gioco.
Da Consigliere, ma anche da cittadino, avverto l'urgenze dei Comuni e degli Enti locali che ci chiedono di dare loro una mano a dipanare la complessità del fenomeno. Credo che questo aumenti ancora di più l'urgenza ad intervenire.
Sottolineo anch'io, com'è già stato fatto da altri colleghi l'interesse che le mafie hanno su questo settore, non soltanto per mettere le mani su immobili di commercianti in difficoltà, ma anche e soprattutto perché è uno dei mezzi attraverso cui avviene il riciclaggio di denaro sporco.
Ricordo - credo non ci saranno problemi a promuovere questa legge - che al di là di quello che abbiamo sentito in Aula, anche in campagna elettorale tutti i candidati a Presidente, a partire dal Presidente Chiamparino, hanno riconosciuto l'importanza e l'urgenza di intervenire in questo ambito.
Concludo con una considerazione che riguarda il nostro ruolo in una fase difficile come quella che stiamo attraversando, in cui le risorse sono scarse e i problemi sono molto elevati: proprio perché questa legislatura è caratterizzata da questa situazione, fare delle buone leggi oggi diventa davvero un compito che dobbiamo sentire in maniera forte. Perch amministrare bene non significa solamente distribuire bene le risorse, ma fare delle buone leggi che curino e prevengano situazioni problematiche, al di là delle risorse disponibili.
Se riusciremo a fare questo, faremo il bene del Piemonte. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Volevo fare un intervento molto rapido, sia perché il testo dell'ordine del giorno è abbastanza esaustivo, sia perché gli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto, tra cui quello del nostro Capogruppo, sono stati puntuali e precisi, per cui non vi è molto da aggiungere.
Noi vorremmo solo ricordare, in quanto è stato segnalato sia nell'ordine del giorno sia da un collega che mi ha preceduto, che nonostante la cosiddetta "legge Balduzzi" preveda l'inserimento del GAP gioco d'azzardo patologico - all'interno dei LEA, ad oggi non è stata ancora recepita questa modifica. È quindi un qualcosa di cui ci sentiamo di dar mandato anche all'Assessore Saitta e al Presidente Chiamparino alla Conferenza Stato-Regioni, perché il tema è sicuramente importante e potrebbe essere dirimente. È vero che ci troveremmo comunque nella difficoltà di risorse, però inserirlo all'interno dei LEA sarebbe sicuramente un passo in avanti, perché è più facile trovare le risorse in un capitolo di otto miliardi di euro, piuttosto che trovarle in quello delle politiche sociali. Questo è il primo punto su cui dovremmo sicuramente insistere.
La normativa nazionale, com'è stato detto e come sappiamo, purtroppo è ferma (qualcuno ha anche illustrato i motivi per cui evidentemente è ferma: accettiamo, ovviamente, qualunque scommessa non monetaria, anche se non dovremmo fare questo riferimento, sul fatto che non tutte le forze politiche abbiano ricevuto finanziamenti da settori legati al gioco lecito). Sono temi che sicuramente dovranno essere oggetto di discussione.
Io chiederei - e concluderei qui il mio intervento, perché è già stato detto moltissimo - che il tema sia portato in discussione in sede di Commissione, magari attraverso un Tavolo di lavoro, come ha detto il nostro Capogruppo, in modo che tutti i Consiglieri possano dare il loro contributo, e si affronti una discussione ampia sia sul merito della proposta di legge che va o a sostituire o ad emendare l'articolo 7 della già ricordata legge finanziaria del 2014, e poi, soprattutto, chiederei di parlare di risorse. Perché si citava il numero di casi presi in carico dai SERT, ma sappiamo che uno degli oggetti di prossima analisi dell'Assessorato alla sanità sarà la revisione della rete territoriale: emerge, dunque, un grosso problema di risorse nei SERT.
Avevamo dei dipartimenti all'eccellenza nel 2008-2009, con una stazione itinerante che si spostava nella Regione e faceva informazione e prevenzione nelle scuole, che è fondamentale. Ma ad oggi, tranne che per alcuni casi estemporanei, non ci risultano più progetti di questo genere se non piccoli finanziamenti delle Province o finanziamenti addirittura autonomi. È dunque necessario parlare di risorse insieme al discorso sulla norma legislativa.
Se il Consiglio è d'accordo, noi proporremmo una modifica all'ordine del giorno, che non si limiti ad impegnare la Giunta, ma che faccia in modo che il dibattito si possa fare anche in Commissione, dando un più ampio senso anche a quelle che sono le iniziative dei Consiglieri (né più e n meno di come fu nella scorsa legislatura, laddove le proposte di legge dei vari Gruppi vennero discusse in Commissione e si arrivò, poi, a questa modifica e all'inserimento in una legge finanziaria). Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Grimaldi; ne ha facoltà.



GRIMALDI Marco

Grazie, Presidente.
Intanto mi verrebbe da dire che in Italia siamo un po' strani: per tanti anni si è discusso se ampliare o no la rete dei casinò, se in qualche modo legalizzare o meno il gioco d'azzardo. Poi, quando si è dato il via libera, siamo riusciti ad aprire un casinò in ogni angolo del nostro territorio.
Questo perché, sciaguratamente, lo abbiamo unito a quelli che sono poi gli atti esecutivi della legge europea Bolkestein: abbiamo di fatto esautorato ogni Ente locale ed ogni Comune per questa programmazione e invece di discutere se fosse giusto e necessario avere dei centri scommessa, che almeno sono ben individuabili nel territorio e possono essere programmati uno per quartiere, abbiamo fatto sì che in ogni tabaccheria e bar ci fosse una proliferazione delle slot machine. Adesso ci dobbiamo interrogare se sia giusto o no dare degli sgravi fiscali a chi non le ha! Siamo all'assurdo, all'assurdo giuridico! Siamo riusciti a far scappare i buoi e adesso ci interroghiamo se sia giusto o no stabilire che chi è senza slot machine venga agevolato. E' chiaro che, con la crisi, ogni bar e ogni tabaccheria ci diranno che a loro conviene, perché è un'entrata in più.
Questo è lo strano mondo italiano, però vi dico sinceramente che faccio parte di un partito di sinistra che non crede nei principi della Bolkestein, perché abbiamo esautorato gli Enti locali a fare quella programmazione commerciale. Questo è il problema. Si dice: "Nella libera concorrenza, perché non posso avere anche io la mia slot machine, perch non posso avere anch'io il mio centro scommesse?". E' questa la contraddizione.
In Comune io ho fatto la mia battaglia per non ricevere i finanziamenti provenienti dal gioco d'azzardo, per quanto io sia una persona libertaria.
Considero giusto che il gioco d'azzardo sia stato legalizzato e che il Paese legalizzi questi processi che fino all'altro giorno sono appartenuti alle mafie. Il problema del nostro Paese è che, poi, facendo così, li ridiamo in un altro modo.
Posso dirvi una cosa di cui non abbiamo parlato? Abbiamo parlato di finanziamenti ai partiti, e va bene, questo è un punto ed è un problema visto anche quello che è successo a livello nazionale sulle sanatorie. E' giusto, ma possiamo dirci anche che nessuno controlla veramente a cosa sono collegate quelle macchinette? Voi avete mai audito il Monopolio di Stato su questo? Avete mai sentito se i nostri vigili urbani verificano se quelle macchinette rientrano fra quelle degli "accreditati" con il Ministero? Sapete che la gran parte di queste vicende sono spesso collegate a software che non c'entrano niente, tra l'altro, neanche con il gioco d'azzardo? Oppure che i centri scommessa non sono neanche diretti verso siti web italiani, ma spesso sono centri che prendono i soldi e li dirigono direttamente all'estero? L'altra questione che forse manca in questa proposta - ma è una mozione, quindi speriamo che trovi l'assenso della gran parte dell'Aula - è un vero protocollo della legalità su questo tema, e io ritengo che la Regione Piemonte possa chiedere alla Guardia di Finanza e alle polizie locali di fare un controllo a tappeto, perché lì si riciclano i soldi.
Quella è la più grande "lavatrice" che abbiamo messo nelle mani delle mafie, al Nord Italia, e facciamo finta di non accorgercene, anche se guarda caso - in ogni vicenda, dal Minotauro in poi, qualcosa avviene in quell'ambito, perché oggettivamente è facile riciclare anche con quel meccanismo.
Vi chiedo, pertanto, cortesemente, soprattutto alla Giunta che può fare questi protocolli per la sicurezza, di effettuare quei controlli sulle slot machine, perché ci sono tantissime persone che in questa vicenda speculano sulla crisi e sulle persone più deboli. Lo sosteneva anche la collega Nadia Conticelli, che è cresciuta politicamente in un quartiere che ha pagato maggiormente: i quartieri più poveri sono quelli che hanno pagato maggiormente la crisi. Lì sono arrivati i compra oro, i centri scommessa o le slot machine, di cui parliamo.
Spero, pertanto, che questo sia solo il primo atto di una politica coraggiosa, che non stabilisca solo gli orari - come dicevamo - ma faccia anche delle scelte che vadano a insistere nell'illegalità che sguazza dietro questi fenomeni. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Grimaldi.
Ha chiesto la parola la Consigliera Gancia; ne ha facoltà.



GANCIA Gianna

Noi crediamo nella capacità dell'individuo di discernere e capire.
Pertanto, come liberali riteniamo che ad ognuno debba essere data la possibilità, partendo da un'età molto bassa, di iniziare dallo stesso punto di partenza. Crediamo nella massima libertà di espressione: occorre partire dall'educazione, ma non può essere lo Stato ad imporre un comportamento.
Pertanto, occorre una regolarizzazione, e ci sono altri temi che si possono trattare, ma non riteniamo sia compito dello Stato. Occorre fornire le istruzioni e partire dalla stessa base dal punto di vista culturale, ma poi è l'individuo che deve scegliere.
Dobbiamo tornare sulla capacità dell'individuo di discernere (il punto di arrivo massimo della politica liberale) e non che sia lo Stato a dettare quello che si deve o non si deve fare. Se uno vuole rovinarsi, può essere libero di farlo; deve avere ricevuto, però, un'educazione - e qui torno al discorso del collega Grimaldi - deve essere stato un punto di partenza uguale per tutti, così come affermava il Presidente Einaudi.
Per il resto, la cultura liberale dice che è giusto e corretto fare ci che si vuole della propria vita: ciascuno deve decidere in scienza e coscienza, non con lo Stato.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Saitta.



SAITTA Antonio, Assessore alla sanità

Il collega Vignale, e non solo, ha richiamato il lavoro della Giunta che comporta l'applicazione dell'articolo 7 della legge n. 1/2014: la legge finanziaria del 2014.
Qualche mese fa, ci siamo organizzati, come Assessorato, per dare attuazione a quella legge, con la predisposizione di un Piano che è stato definito anche con una certa precisione. Abbiamo iniziato a lavorare per verificare la concreta attuazione, perlomeno capire cosa, attraverso quel Piano - così come è stato delineato - è possibile raggiungere, in relazione agli obiettivi alti che questo Consiglio ha indicato, e credo anche il Consiglio precedente.
Come ricordava il collega Vignale, lo strumento a disposizione previsto dalla legge regionale n. 1 è prevalentemente, dal punto di vista economico l'aumento o la diminuzione dell'IRAP, in funzione a chi tiene o non tiene le macchinette. In linea di massima, però, ci pare che quello strumento sia obiettivamente insufficiente, per il margine di manovra che abbiamo. In ogni caso, lo prevede la legge e noi lo metteremo in funzione (poi vi dir concretamente come possiamo fare), in occasione del bilancio, applicando la legge.
Dal punto di vista più generale, è chiaro che una legge specifica anziché un apposito articolo, è utilissima, soprattutto se è frutto di un'attenta analisi di un fenomeno che sicuramente si è verificato nel nostro Paese. Ci sono gruppi, associazioni e sensibilità in grado di costruire una proposta legislativa più forte di quanto possa essere l'articolo 7.
Riflettendo su cosa concretamente un Ente come la Regione, con le sue competenze legislative, può fare, emerge la necessità di inserire tale materia all'interno del Piano di prevenzione sanitaria. Quindi, il primo (il prossimo) strumento concreto che abbiamo è il Piano di prevenzione socio-sanitaria. E' chiaro che questo, dal nostro punto di vista, sarà un capitolo del Piano di prevenzione, cioè il Piano di prevenzione conterrà un capitolo con le indicazioni delle politiche per contrastare il fenomeno.
I Piani di prevenzione - faccio questa riflessione che può servire alla Commissione, poiché ci riuniremo per analizzare le difficoltà che abbiamo trovato o le opinioni che stiamo maturando - si collegano fortemente all'altro obiettivo che noi possiamo raggiungere, che è quello dell'informazione, dell'educazione al fenomeno.
Normalmente, i Piani di prevenzione si limitano a definire un obiettivo: cambiare gli stili di vita, ecc. Quello che manca, poi, è lo strumento di attuazione. Se, in generale, per quanto riguarda alcune patologie si dice che bisogna fare movimento, cambiare stile di vita, è chiaro che qualcuno lo deve prescrivere, qualcuno deve dare attuazione altrimenti diventa un'indicazione di carattere generico.
Per quanto riguarda, invece, questo argomento e probabilmente tutte le questioni legate alla popolazione giovanile (qui parliamo di dipendenza evidentemente, ma ci sono altri fenomeni legati al mondo giovanile), il problema è la relazione e il rapporto che si costruisce con il sistema scolastico - con la collega Pentenero ne abbiamo parlato - cioè come un'attività educativa che abbia questi obiettivi possa concretamente entrare all'interno delle scuole.
Sulla base dell'esperienza accumulata nella mia precedente attività di Presidente della Provincia, credo che su alcune questioni importanti - e questa lo è - e sulle questioni della prevenzione è possibile, credo definire una sorta di catalogo di iniziative informative per la prevenzione.
Ho visto nella mia precedente esperienza un catalogo di iniziative che servono alle scuole all'inizio dell'anno per fare i programmi formativi, i POF. All'inizio dell'anno si riuniscono e decidono quale attività fare magari tenendo in considerazione che in Provincia di Torino, ad esempio c'è uno strumento dedicato alla Costituzione oppure c'è uno strumento dedicato alla tossicodipendenza. E le scuole facevano richiesta e utilizzavano gratuitamente quello strumento.
Quindi, in termini d'investimento, se noi ci dotassimo di una serie di strumenti - mediatici, informativi, di relatori, le modalità adesso non sono chiare - per poter dire ancora prima dell'inizio dell'anno alle scuole "guardate che ci sono degli strumenti a disposizione, forti dal punto di vista scientifico e garantiti", io credo che facilmente si entra all'interno delle scuole per fare quell'operazione di prevenzione.
E' un'ipotesi quella vi dico, però alle scuole interessa avere dei prodotti informativi già predisposti, già preparati, che in qualche maniera siano in grado anche di suscitare interesse.
Ho visto che per alcune questioni è anche difficile suscitare l'interesse, soprattutto in alcune fasce. Io ho partecipato ad alcuni di questi incontri e oggi i ragazzi, dopo due o tre minuti, si muovono e farsi ascoltare è complicato, anche da parte di chi ha esperienza nei rapporti anche da parte degli stessi insegnanti.
Quindi, il tema è: una volta definiti gli obiettivi all'interno del piano della prevenzione, dobbiamo probabilmente dotarci di qualche strumento che deve essere innovativo - adesso mi rendo conto che il mio modo di ragionare forse è un po' vecchio - e in grado di intervenire concretamente all'interno di una modalità di apprendimento dei giovani, che è quella legata evidentemente alla velocità, al titolo e alla semplificazione, anziché alle grandi relazioni.
Questa è una modalità, poi ne possiamo parlare in Commissione, però mi sembra lo strumento più semplice per entrare attraverso le scuole. Questo vuol dire evidentemente un'intesa con gli Uffici regionali della pubblica istruzione, ma credo che non ci siano problemi di questo tipo. Questa è un'indicazione che mi sento di dare.
Un'ultima questione che i colleghi hanno richiamato è il tema di internet. Casualmente mi sono trovato un anno e mezzo fa in anticamera di un componente del Governo italiano che aveva ricevuto prima di me i rappresentanti delle "macchinette", tanto per intenderci, che erano andati a protestare dicendo che stava cambiando l'area e il Comune.
Questi personaggi, per difendersi - me l'ha raccontato il Sottosegretario - hanno detto "Sì, però noi è dieci e internet è 90", come fatturato. Non so se il rapporto è questo, ma ci fa capire come è consistente.
Sul tema di internet non ho conoscenze, però siccome mi sembra che sia la cosa più insidiosa che oggi possa esistere per quanto riguarda il tema che stiamo affrontando - non so se questo è tema di Commissione - credo che possiamo anche noi assumere qualche iniziativa anche con una proposta parlamentare, da presentare al Parlamento.
E non so neppure se è possibile e se questo lede i limiti della libertà all'interno di internet, però è una delle materie più complesse. Sarebbe utile avere qualche competenza specifica su questo tema ed essere in grado di capire se è possibile intervenire concretamente. All'epoca mi era stato detto da questo Sottosegretario che le sedi legali di chi opera attraverso internet sono sconosciute, oppure si muovono.
Quindi, c'è un problema che riguarda anche la polizia giudiziaria, cioè è un tema estremamente complesso.
Se dal Piemonte, insieme alle cose che sono state dette, ci fosse una riflessione attorno a questi temi, magari con qualcuno esperto di informatica, credo che per quanto ci riguarda - penso di poterlo dire a nome della Giunta - un sostegno ad un'iniziativa attraverso una proposta parlamentare ci sarebbe completamente, perché credo che sia obiettivamente il momento di eliminare alcune schizofrenie che ci sono tra comportamenti nazionali e comportamenti locali, anche all'interno delle stesse forze politiche.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la discussione sulla mozione n. 65.
BONO Davide (fuori microfono) Chiedo scusa, la modifica che abbiamo proposto viene accolta?



PRESIDENTE

Sono i proponenti che possono emendare, Consigliere Bono.
Ha chiesto la parola la Consigliera Conticelli; ne ha facoltà.



CONTICELLI Nadia

Cercando di coniugare l'esigenza che è venuta dai colleghi e le informazioni preziose che ci ha dato l'Assessore Saitta, potremmo modificare come "impegna la Giunta e/o il Consiglio regionale", dato che i due percorsi, quello di un disegno di legge più organico in materia e quello delle parti più di prevenzione sanitaria di cui ha parlato l'Assessore, eventualmente non si escludono.
Se i colleghi sono d'accordo, potremmo metterla così e provare ad avviare anche noi un percorso insieme all'Assessorato.



PRESIDENTE

Il testo del documento potrebbe recitare: "Il Consiglio regionale del Piemonte, consapevole delle necessità di adottare disposizioni organiche in materia al fine di prevenire e contrastare efficacemente ogni forma di dipendenza dal gioco d'azzardo lecito nella nostra Regione nonch dell'impatto che tale fenomeno ha soprattutto in ambito sociale e sanitario, impegna la Giunta regionale e si impegna il Consiglio regionale".
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, indìco la votazione sulla mozione n. 65, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita

Esame proposta di deliberazione n. 16, inerente a "Documento di Programmazione Economico-Finanziaria 2015-2017"


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame la proposta di deliberazione n. 16, di cui al punto 3) all'o.d.g.
Il Vicepresidente Reschigna aveva stamani presentato l'emendamento di coordinamento alla proposta di deliberazione n. 16.
La parola al Vicepresidente Reschigna per l'illustrazione.



RESCHIGNA Aldo, Assessore alla programmazione economico-finanziaria

Credo che sia stato consegnato il testo cartaceo ad ogni Consigliere regionale, dal quale emerge con molta evidenza che trattasi veramente di norme di coordinamento all'interno del testo e non c'è nessuna modifica che abbia un significato politico o indirizzo politico all'interno del documento.
Pertanto, abbiamo preferito presentare anche quest'emendamento evitando che all'Ufficio di Presidenza spetti il compito di definire e di sistemare il testo con una normativa di coordinamento.
In definitiva, non ci sono altri elementi da introdurre sul testo della deliberazione.



PRESIDENTE

Grazie, Vicepresidente Reschigna.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 1).
Il Consiglio approva.
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, indìco la votazione palese sulla proposta di deliberazione n. 16, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Contributi alle attività produttive

Esame mozione n. 86 presentata dai Consiglieri Gallo, Rossi, Accossato Allemano, Appiano, Barazzotto, Baricco, Caputo, Chiapello, Conticelli Corgnati, Ferrentino, Gariglio, Giaccone, Grimaldi, Monaco, Ottria Ravetti Rostagno e Valle, inerente a "Politiche di sostegno alle start up innovative piemontese"; mozione n. 70 presentata dai Consiglieri Porchietto, Berutti, Pichetto Fratin, Ruffino e Vignale, inerente a "Strategie per favorire l'internazionalizzazione"; mozione n. 72 presentata dai Consiglieri Gallo, Appiano, Barazzotto, Baricco, Caputo, Conticelli Corgnati, Motta e Ottria, inerente a "Sostenere l'internazionalizzazione per rafforzare la competitività sui mercati esteri delle imprese piemontesi al fine di rilanciare la crescita, lo sviluppo industriale e l'occupazione"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame della mozioni n. 86, n. 70 e n. 72, di cui al punto 9) all'o.d.g.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Gallo; ne ha facoltà.



GALLO Raffaele

Grazie, Presidente.
Prima di parlare della mozione n. 70 e n. 72, illustro la n. 86, anche se ormai superata dall'attività del Consiglio. Essendo stata presentata a fine ottobre, è stata totalmente recepita dall'attività del Consiglio con due emendamenti approvati in sede di assestamento di bilancio, e un emendamento approvato in sede di disegno di legge in materia tributaria a fine anno.
Colgo l'occasione della presentazione di questo documento per ribadire alcuni numeri che stanno dietro al mondo delle start up, e per ricordare l'importanza di questo settore in Piemonte e in Italia.
In Italia, a marzo 2014 - dato ormai un po' datato, però sempre valido si sono registrate, al registro delle imprese, circa 1.800 start up innovative, dove col termine "innovative" vengono codificate le start up non solo innovative dal punto di vista tecnologico, ma anche dal punto di vista sociale, turistico e culturale. Abbiano circa il 30% delle spese dedicate alla ricerca e allo sviluppo di innovazione nei propri ambiti di intervento. Non si tratta di una tipologia di impresa come potrebbe essere a prima vista, limitata all'innovazione tecnologica.
In questa statistica, che esiste dal 2012, perché è con il disegno di legge del 2012 che è stata riconosciuta come figura giuridica la start up innovativa, il Piemonte si colloca al terzo posto in Italia, dopo Lombardia ed Emilia Romagna. Oggi è sede di numerose imprese innovative, anche grazie alla presenza di incubatori di imprese sul nostro territorio come il Politecnico di Torino e l'Università di Torino.
Se vogliamo citare un numero di posti di lavoro che le start up innovative hanno generato in questi anni, possiamo riferirci alla statistica un po' più aggiornata dell'incubatore del Politecnico di Torino: dal 2012 - data della sua nascita - ad oggi, ha generato circa 1.100 posti di lavoro.
È evidente che non è la sola risposta, e non è la risposta che potrebbe risolvere il problema della disoccupazione giovanile, ma è un tassello importante per lo sviluppo del Piemonte e per la disoccupazione giovanile.
La mozione voleva impegnare la Giunta, e direi che in questo ci è riuscita, impegnando il Consiglio regionale nell'approvazione di tre emendamenti proprio su tre temi citati all'interno della mozione, che vado rapidamente a citare.
Il primo riguarda la riduzione dell'IRAP alle start up innovative recepita nel disegno di legge in materia tributaria: dal 1° gennaio 2015 le start up innovative, per gli anni in cui le start up innovative vengono qualificate innovative ai sensi della legge nazionale, non pagano l'IRAP.
C'è stata, quindi, una riduzione del 100% dell'IRAP.
Il secondo tema, sul quale spendo qualche parola in più, è relativo al procurement pubblico.
Cos'è il procurement pubblico? Una start up innovativa ha bisogno di una serie di elementi per superare la fase di start up - crescere ed insediarsi - come l'accesso al credito e ad agevolazioni fiscali. Ha necessità di avere un portafoglio clienti, qualcuno che creda per primo nel suo prodotto, nella sua innovazione, dandogli credibilità per andare poi sul mercato internazionale, o nazionale, per sviluppare, dal punto di vista commerciale, le proprie iniziative, promuovendo il proprio prodotto.
Questa è l'attività di procurement pubblico, anch'essa recepita nell'assestamento di bilancio, con un emendamento approvato che prevedeva la creazione di un fondo di 300 mila euro.
Questa è l'attività principale che ha creato il tessuto e la culla più importante dell'America, la Circle Valley.
Utilizzo questa mozione per rinnovare la richiesta di impegno alla Giunta, e quindi all'Esecutivo, di dare seguito agli emendamenti approvati e agli stanziamenti definiti, proprio per cercare di sviluppare questo procurement pubblico, che secondo me avrà un'importante risultato in termini di sviluppo delle start up innovative.
La terza richiesta contenuta nella mozione, anch'essa accolta con un emendamento in sede di assestamento (e di questo ringrazio la Giunta e l'Assessore Reschigna per essere riusciti ad investire comunque in questo ambito, nonostante le difficoltà di bilancio) è la costituzione di un fondo destinato alle agevolazioni per lo sviluppo di attività commerciali a sostegno delle start up innovative.
La mozione, quindi, individua queste tre richieste come prioritarie.
Chiudo dicendo che oggi è stato fatto un buon lavoro, insieme ai Gruppi di opposizione, approvando emendamenti che siano da stimolo al Consiglio e alla Giunta per proseguire nell'attività di sostegno a questa tipologia di impresa e a questa tipologia di insediamento produttivo, che possono far diventare la Regione Piemonte culla delle start up innovative.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Porchietto; ne ha facoltà.



PORCHIETTO Claudia

Ruberò veramente solo due minuti.
Mi fa piacere, lo dico anche con un po' di orgoglio, intestarci gli emendamenti perché, mi permetta Consigliere Gallo, sentendola parlare sembra che l'avete fatto voi e noi abbiamo poi solo sottoscritto.
Mi fa anche piacere poter dire che qualche volta le proposte che fa il nostro Gruppo vengono fortunatamente accolte e di questo mi permetto di ringraziare il Vicepresidente, perché avevamo fatto un lungo lavoro anche in Commissione.



(Commenti in aula)



PORCHIETTO Claudia

Quando il Nazareno funziona così va benissimo, e quando non funziona perché il Presidente del Consiglio si dimentica i pezzi, che non va bene. A parte queste divagazioni su altre questioni, mi permettevo solo di sottolineare un passaggio che già il Consigliere Gallo ha fatto, cioè che c'è un tema dirimente e che riprenderemo anche nelle successive due mozioni. Vale a dire i tempi di trattazione delle mozioni.
In realtà è una mozione superata da quello che poi è accaduto in Aula.
Mi chiedevo se non fosse più opportuno - mi permetto di rivolgermi al Consigliere Gallo - non votare questa mozione, ma ritirarla, a fronte del fatto che è assolutamente superata rispetto agli emendamenti. Mi sembra un po' pleonastico votare un documento che, in realtà, abbiamo già superato con i fatti.
Mi permettevo di fare questo passaggio e poi c'è l'intervento successivo sulle altre due mozioni.



PRESIDENTE

Ci sono altre richieste di intervento? Prima votiamo la mozione n. 86. La mozione n. 70 e la n. 72 vengono accorpate e facciamo un'unica votazione. Oppure le ritiriamo? Non capisco.
La parola alla Consigliera Porchietto.



PORCHIETTO Claudia

Sono due tematiche diverse. D'intesa con il primo firmatario, abbiamo prodotto una nuova mozione che andrebbe a sostituire il testo della mozione n. 70 e n. 72, che ritireremmo.
In realtà, mi permetto di chiedere due votazioni diverse: la mozione n.
86 e la mozione sostitutiva della n. 70 e n. 72.



PRESIDENTE

Grazie, collega Porchietto.
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, indìco la votazione sulla mozione n. 86, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
Se ci consegnate il nuovo documento, passiamo alla votazione della nuova mozione.


Argomento: Contributi alle attività produttive

Esame mozione n. 205 presentata dai Consiglieri Gallo, Porchietto Giaccone, Rossi, Pichetto Fratin, Gariglio, Conticelli, Accossato, Monaco Appiano, Baricco, Caputo e Ferrentino, inerente a "Sostenere l'internazionalizzazione per rafforzare la competitività sui mercati esteri delle imprese piemontesi al fine di rilanciare la crescita, lo sviluppo industriale e l'occupazione"


PRESIDENTE

Passiamo all'illustrazione della mozione n. 205, che accorpa le mozioni n. 70 e n. 72.
La parola al Consigliere Gallo per l'illustrazione.



GALLO Raffaele

Grazie, Presidente.
Anche questa mozione era stata depositata il 14 ottobre. Erano presenti due mozioni diverse che sono state accorpate in un unico testo che abbiamo consegnato all'Ufficio di Presidenza. Non è da oggi che si parla di internazionalizzazione e dell'importanza dello sviluppo e sostegno delle piccole e medie imprese verso l'export, verso l'internazionalizzazione dei propri prodotti e del proprio sistema. E' evidente che questo è diventato ancora più importante in questi anni, a seguito dell'evoluzione della crisi economica e dell'economia nel suo complesso che, unito alla riduzione delle risorse messe a disposizione anche dalle Camere di Commercio a seguito di interventi nazionali, ha imposto e impone tuttora alla Regione la necessità di ripensare, rivisitare e ridisegnare le sue strategie per l'internazionalizzazione, ponendole comunque sempre al centro della propria attività e della propria politica industriale.
La mozione, molto breve, parte da questo presupposto. Parte dalla costituzione del Centro estero per l'internazionalizzazione del Piemonte che oggi vive e ha svolto un'attività molto importante di sostegno e di sviluppo delle nostre imprese.
Nella mozione è stato citato qualche numero. In Piemonte oggi hanno sede circa 12 mila imprese che operano verso l'estero, verso l'export ma come sappiamo, il Centro estero per l'internazionalizzazione del Piemonte è una partecipata della Regione Piemonte e delle Camere di Commercio.
Oggi, alla luce del contesto che vivono anche le Camere di Commercio e alla luce della destinazione dei fondi che la Regione farà sui Fondi europei - quindi sul crescente investimento proprio perché individua nell'internazionalizzazione uno degli assi portanti dello sviluppo del Piemonte, che porterà circa 62 milioni di euro dei Fondi europei a valere dal 2014 al 2020 sulle politiche di internazionalizzazione - si rende necessario fermarsi, mettere un punto, fare una valutazione d'insieme degli strumenti a disposizione della Regione. Occorre cercare di riorganizzarli e ridisegnarli per migliorare e rendere il più efficace ed efficiente possibile lo strumento dell'internazionalizzazione.
Credo che nei prossimi anni sarà importante che la Regione Piemonte si ponga capofila delle nostre piccole e medie imprese e che le accompagni nei mercati esteri a promuovere i propri prodotti, proprio per valorizzare i nostri territori e porre, come capofila di questo processo, la Regione Piemonte nel suo insieme.
La mozione impegna la Giunta regionale ad intraprendere le iniziative necessarie a rafforzare, sostenere e ampliare la competitività sui mercati esteri delle imprese piemontesi, al fine di rilanciare la crescita, lo sviluppo industriale e l'occupazione anche attraverso la riorganizzazione la valorizzazione e la revisione della mission dei soggetti che attualmente operano per lo sviluppo dell'internazionalizzazione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Porchietto; ne ha facoltà.



PORCHIETTO Claudia

Credo sia apprezzabile il fatto che due mozioni contengano un obiettivo comune, che è quello di sottolineare e segnalare quanto sia importante sostenere l'internazionalizzazione non solo a parole, ma con i fatti.
Ricordo che durante l'audizione in Commissione del CEIP ma successivamente, anche in Aula, l'Assessore De Santis ha sottolineato a più riprese che il tema era sicuramente fondamentale da affrontare con la Regione, ma soprattutto era legato anche alle fibrillazioni che in quel frangente c'erano rispetto al sostegno di uno degli enti che operava su questo ambito - che è CEIP - senza nasconderci dietro un dito.
Anche in quel frangente si sottolineò come, nella predisposizione del nuovo programma operativo regionale sui Fondi europei 2014-2020, il tema era uno dei temi dirimenti e che le risorse sarebbero state non soltanto ampie e sufficienti per l'opera di internazionalizzazione, ma anche per sostenere i nostri soggetti che devono operare in nome e per conto della Regione.
Mi permetto, in questo frangente, di risottolineare in particolare alla Giunta e al Vicepresidente, che è qui presente e che ha un po' la cabina di regia rispetto ai Fondi europei, di come sia fondamentale capire come andremo a gestire nei prossimi sette anni questi fondi, stante che probabilmente saranno gli unici di cui potremmo disporre, sul tema internazionalizzazione. E' essenziale che ci sia una strategia chiara di quale percorso la Regione intende fare. In passato, ci siamo trovati a governare una miriade di giuste iniziative - tutte lodevoli, nessuna non lo era - ma senza una mission precisa rispetto a quelli che erano i soggetti che dovevano operare in nome e per conto della Regione.
Io credo quindi che la mozione debba andare anche oltre l'impegno e l'attenzione, ma debba dare veramente importanza alle strategie e soprattutto, monitorare ciò che i nostri soggetti fanno sul territorio. Il ritorno, infatti, non è soltanto su quante missioni andiamo a fare, ma sulla capacità di penetrazione che ha la Regione Piemonte su territori che sono strategici.
Chiudo ricordando che diventa difficile immaginare di fare tutto con risorse sicuramente importanti ma non infinite, quindi penso sarà opportuno, anche in III Commissione, definire quali saranno le strategia di accompagnamento della Regione nei prossimi quattro o cinque anni.



PRESIDENTE

Grazie, collega Porchietto.
Ha chiesto la parola il Consigliere Monaco; ne ha facoltà.



MONACO Alfredo

Grazie, Presidente.
Non solo dall'analisi e dalla presentazione della Consigliera Porchietto, ma anche dal lavoro che è stato fatto a monte di questa mozione, è emerso un dato importante, e cioè che c'è una forte attenzione da parte di diversi Gruppi consiliari e di singoli Consiglieri rispetto a questo tema, che è considerato di primaria importanza: la necessità di accompagnare le nostre aziende in un percorso internazionale e quindi di andare sui mercati esteri. Nella storia della nostra Regione certamente molto è stato fatto, ma probabilmente il meccanismo di organizzazione e di accompagnamento delle aziende avrebbe bisogno di una rivisitazione, perch altrimenti rischia di essere un momento autocelebrativo di chi accompagna e certamente oggi è vissuto in modo poco efficace dalle aziende. Questo quindi, è emerso in modo chiarissimo, evidentemente anche dall'audizione.
Quando oso pensare alla filiera della carta, che sicuramente è più fragile - pensiamo sempre alla filiera dell'aerospazio, che non so quanto abbia bisogno della Regione Piemonte per essere accompagnata nell'internazionalizzazione - emerge un percorso costruito dai nostri sistemi di internazionalizzazione, che oserei dire essere quanto meno lungo rispetto alle esigenze di mercato e che lascerebbe queste aziende completamente spiazzate rispetto ai tempi dati: pochi sono realmente soddisfatti.
Oggettivamente, la necessità di ridisegnare una mission precisa moderna, adeguata ai tempi e ai mercati, che possa dare dei risultati reali in termini concreti, appare un'esigenza importantissima, di cui credo non solo il Consiglio abbia preso atto al suo interno: credo debba fare tesoro di questa mozione l'intera Giunta, perché penso sia uno dei momenti trainanti, forse, per il rilancio dei nostri eccellenti prodotti.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Monaco.
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, indìco la votazione della mozione 205, il cui testo verrà allegato nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Ordine pubblico e sicurezza - Contributi alle attività produttive

Esame mozione n. 93 presentata dai Consiglieri Frediani, Bertola, Bono Campo e Valetti, inerente a "Ritiro della DGR n. 8-443 del 21 ottobre 2014 e nuova ricollocazione dei fondi"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 93, avente ad oggetto "Ritiro della DGR n. 8-443 del 21 ottobre 2014 e nuova ricollocazione dei fondi", presentato dai Consiglieri Frediani, Bertola, Bono, Campo e Valetti, di cui al punto 10) all'o.d.g.
Ha chiesto di intervenire per l'illustrazione la Consigliera Frediani ne ha facoltà.



FREDIANI Francesca

Grazie, Presidente.
Bisogna rifare un attimo il punto, perché stiamo parlando di una DGR approvata ad ottobre, quindi forse non tutti hanno ben presente di che cosa si tratti.
Con questa DGR del 21 ottobre 2014 la Giunta della Regione Piemonte ha deliberato di modificare il programma 2011-2015 per le attività produttive di cui alla DGR 36-2237 del 22 giugno 2011, basato sulla legge regionale 22 novembre 2004, n. 34. Le modifiche riguardavano un'integrazione nell'ambito dell'Asse 1 (denominato "Competitività delle imprese") e una modifica della dotazione finanziaria dello stesso Asse 1; e poi c'è un allegato che dettaglia, appunto, questa modifica. In pratica, quindi, all'interno di questo programma pluriennale in cosa consisteva la modifica? Consisteva nello stabilire una dotazione di 500 mila euro, che dovranno essere gestiti da Finpiemonte, per far costituire un fondo di garanzia per le imprese danneggiate dai No TAV.
Noi abbiamo da subito rilevato alcuni problemi, prima di tutto proprio relativamente al senso di questa delibera, che va ad agire su un programma pluriennale, in riferimento alla legge n. 34/2004. Questa legge all'articolo 2, indica gli obiettivi da perseguire con questo programma pluriennale, obiettivi che fanno riferimento in particolar modo a misure che possano consentire e promuovere la competitività delle imprese: ci sono quindi varie sotto-misure e questa delibera va ad inserirsi all'interno di quest'asse che dovrebbe, per l'appunto, promuovere la competitività.
Ecco, a nostro avviso quella delibera è assolutamente estranea agli obiettivi e alle finalità della legge e dell'Asse in cui è inserita, quindi sarebbe in contrasto - e in loro violazione - sia con la delibera con cui si è approvato il programma pluriennale sia con gli obiettivi previsti proprio dall'articolo 2 della legge n. 34/2004.
Dal punto di vista formale, dunque, questa delibera è totalmente scentrata; non so se esista l'aggettivo "scentrato", l'ho inventato in questo momento, però l'atto non c'entra nulla con la legge all'interno della quale è stata inquadrata. Sotto il profilo formale, quindi, possiamo già muovere alcune critiche.
Anche dal punto di vista politico, però, possiamo avanzare delle critiche. E ci chiediamo, anche in seguito ad alcuni colloqui che abbiamo avuto con rappresentanti di Finpiemonte, come si potrà costruire un bando che andrà a risarcire delle ditte che sono state danneggiate dai No TAV quando non si ha notizia di alcuna indagine conclusa che possa accertare questi danneggiamenti. Si tratta quindi di una delibera fuori luogo e di una delibera che anche politicamente non si può in alcun modo giustificare.
Come dovrebbero essere, infatti, i requisiti del bando? Basati su una denuncia? La ditta, cioè, denuncia di aver subito un danneggiamento; già che ci siamo, e già che è in Val di Susa, dice che è stata danneggiata dai No TAV; di conseguenza potrà accedere a questi fondi? Anche formalmente per il momento, il bando non è ancora uscito e quindi noi crediamo che anche Finpiemonte sarà seriamente in difficoltà quando si troverà di fronte all'urgenza di dover definire i criteri di accesso a questi fondi.
Noi abbiamo ipotizzato un diverso utilizzo di questa somma. E' vero che non si tratta di una grande cifra; almeno, non è una grande cifra per un'azienda che magari ha appalti che superano di molto l'importo definito in questa delibera. Nella nostra mozione, però, proponiamo degli usi alternativi, che in questo caso potrebbero realmente far bene al territorio. In particolare, chiediamo di destinare una parte di questa cifra a degli studi che - l'abbiamo specificato - non comportino sperimentazioni animale, perché siamo anche attenti a questo tema, ma che approfondiscano degli aspetti che al momento sono stati trascurati dal mondo della sanità; tant'è che, in occasione di scontri fra le forze dell'ordine e i cittadini manifestanti all'interno di centri abitati alcuni cittadini, preoccupati per il rilascio di gas CS tra le abitazioni e per la ricaduta delle sostanze tossiche sugli orti, sulle loro case e su loro stessi, hanno contattato le ASL per conoscere quali conseguenze potessero esserci per la loro salute.
Le ASL hanno dichiarato che non esistono degli studi in merito, quindi noi non sappiamo quali siano gli effetti dei gas CS sulla salute umana. Tra l'altro, casi precedenti di una simile esposizione ai gas CS li ritroviamo soltanto in occasione del G8 di Genova. In Val di Susa è stata sparata una tale quantità nel corso di una sola manifestazione su una popolazione che potete capire, rispetto a quella presente al G8, è decisamente minore.
Noi chiediamo che questi fondi vengano destinati a studi che verifichino l'impatto sulla salute e sull'ambiente dei gas CS; una verifica dell'impatto sulla salute pubblica delle emissioni inquinanti rilasciate dai cantieri attivi in Val di Susa e, infine, uno studio epidemiologico geografico descrittivo in merito allo stato di salute della popolazione residente in Val di Susa. Quindi, sono tre studi distinti che potrebbero dare l'occasione di istituire tre borse di studio, magari per dei giovani magari valsusini; sarebbero effettivamente un esempio di ricaduta positiva per il territorio.
Poi, siccome parliamo di 500 mila euro e sappiamo che le borse di studio normalmente hanno importi decisamente inferiori, chiediamo di destinare la cifra rimanente a progetti di ricollocazione, anche finalizzati alla promozione dell'imprenditorialità attraverso la creazione di un incubatore di imprese innovative, rivolti agli ex lavoratori delle aziende valsusine colpite dalla crisi.
Rivolgo un particolare appello a tutti i Consiglieri regionali che provengono dalla zona della Val di Susa. Questi sono gli interventi che servono realmente alla nostra valle. Questo è il lavoro vero, che si pu creare anche partendo da pochi fondi - sono relativamente pochi perché si tratta comunque di cifre consistenti - e subito, sia in riferimento alle borse di studio che alle ricadute occupazionali che potrebbero derivare, ad esempio, da imprenditori che, grazie ad un piccolo incentivo, si metterebbero in proprio oppure avvierebbero delle attività magari in collaborazione con le cooperative. Quindi, sono occasioni reali di rilancio e non un cantiere chiuso, dove, al momento, lavorano pochissimi valsusini e qualsiasi dato ve lo dimostrerà.
Mettetevi una mano sulla coscienza, anche se vedo che l'aula è vuota di coscienza ce n'è poca, sono tutti a prendere il treno forse.



(Commenti in aula)



FREDIANI Francesca

Quello che basta. Vediamo se è quello che basta, dipende dai punti di vista.
Ripeto il mio appello in particolar modo rivolgendomi ai Consiglieri che provengono dalla mia zona, ai quali chiedo di dare per una volta un voto che porti realmente vantaggio alla nostra valle. Non costa nulla, tra l'altro vi permette di evitare un problema che senz'altro nascerà nel momento in cui si dovrà costruire un bando basato sul nulla, perch attualmente non esistono aziende che possano dimostrare di avere subito danni da parte dei No TAV. Quindi, siamo in tempo, ritiriamo questa delibera e destiniamo questi 500 mila euro ad iniziative che siano veramente utili per il nostro territorio. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Frediani.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ferrentino; ne ha facoltà.



(Commenti del Vicepresidente Reschigna)



FERRENTINO Antonio

Non mi permetto di replicare a cotanta informazione in materia, voglio solo tranquillizzare i colleghi: la popolazione della Val di Susa è quella che gode di migliore salute rispetto alle altre valli alpine, come dichiarato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, che esprime gli unici dati da assumere a riferimento.
Viene citato.



(Commenti del Vicepresidente Reschigna)



FERRENTINO Antonio

Stiamo benissimo in Val di Susa.



RESCHIGNA Aldo, Vicepresidente della Giunta regionale (fuori microfono)

Se parliamo di prevenzione, bisognerebbe anche evitare che vengano lanciati i lacrimogeni.



FERRENTINO Antonio

Esatto, i lacrimogeni vengono lanciati perché qualcuno dà l'assalto al cantiere, bisogna capire qual è la relazione.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Chiedo scusa, così terminiamo i lavori rispettando le regole. Grazie.



FERRENTINO Antonio

Se questa delibera ha un torto è quello di essere arrivata in ritardo.
E' stata costruita con l'apporto del Presidente di Finpiemonte, quindi non solo dei dirigenti. Abbiamo fatto la spola con l'Assessorato al lavoro per riuscire a portarla all'attenzione della Giunta regionale nei tempi meno lunghi possibili, quindi abbiamo salutato la sua approvazione.
Ovviamente, siamo assolutamente contrari a questo ordine del giorno che fa riferimento ad una delibera assunta con ritardo.
Questo provvedimento rende giustizia agli episodi di atti di vandalismo che sono all'attenzione della Magistratura. Lungi da me dire di chi è la colpa, sono all'attenzione della Magistratura, ma sono aziende che stanno lavorando e hanno lavorato al cantiere di Chiomonte.
Ribadisco che, grazie ad un'azione di richiesta continua con il soggetto promotore - che, tra qualche giorno, a fine febbraio, cambierà ragione sociale, con il coinvolgimento del Ministero dell'economia francese e della holding FS - il 50% dei lavoratori oggi presenti al cantiere di Chiomonte provengono dalla Val di Susa. Stiamo lavorando affinché nel cantiere che si aprirà a marzo, con un'ATI tra due ditte francesi e una ditta italiana, la CMC, a poche decine di chilometri di distanza dal confine italiano, possano trovare sistemazione lavoratori della Val di Susa.
Il confronto è continuo nell'Osservatorio, con il direttore generale di LTF e con l'attuale società capomandataria, la CMC, e monitoriamo costantemente le assunzioni per far sì che i lavoratori di questo cantiere siano prevalentemente della Val di Susa.
Il resto è già a conoscenza di questo Consiglio regionale, quindi mi auguro che convintamente si possa votare contro questo ordine del giorno.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Ferrentino.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Visto l'accorato appello - si sentiva proprio che il Consigliere Ferrentino l'ha fatto con il cuore - mi sento solo di risottolineare quanto detto dalla collega Frediani. Mi rivolgo soprattutto a chi, magari, anche semplicemente perché non abita nella zona, ha una maggiore capacità di valutazione indipendente sul tema. Veramente, mi sembra una mozione - non solo perché presentata da una collega di Gruppo - scritta veramente bene con un contenuto importante: destina le stesse risorse al territorio, con delle utilità e dei risultati che io immagino, perché è evidente che le ricadute occupazionali sarebbero di più.
Davvero, è una mozione importante che andrebbe votata a prescindere dalla posizione che ogni Gruppo ha su un'opera che, come abbiamo avuto modo di dire più volte, è costosissima e fortemente impattante, ma, al di là di tutto, le risorse del nostro Stato non consentono la copertura economica.
Sappiamo bene che stiamo affrontando una crisi economico-finanziaria notevolissima, quindi è difficile ipotizzare che quest'opera andrà avanti anche eventualmente ricordando che c'è una consistente fetta di cofinanziamento statale; purtroppo, nonostante qualcuno speri diversamente non è tutto a carico del finanziamento europeo.
E' una mozione che comunque restituisce al territorio anche una parte di quella dignità che si è persa con gli avvenimenti che sono accaduti negli ultimi anni, e restituirebbe anche un po' di serenità e di pace alle varie posizioni che ci sono in valle, permettendo anche di proseguire nell'analisi di quelli dei pro e i contro dell'opera. Noi siamo convinti che di pro non ce ne siano, ma siamo disponibili a sfidare chiunque su un dibattito aperto e politico, per andare avanti nell'iter dell'opera stessa.
Francamente, bocciare questo atto convintamente, mi sembra un errore politico molto grave. Oltretutto, è forse addirittura anche una provocazione: noi la deliberazione l'abbiamo letta in questo modo. Dire che la deliberazione ha un forte patrocinatore, immaginiamo anche altri patrocinatori non dichiarati, sul territorio potrebbe suonare come una provocazione.
In un momento così difficile, in un'area con un clima così teso, se si lanciano provocazioni di questo tipo, non si fanno giustificazioni, ma il clima si appesantisce ulteriormente.
Quindi, chiedo un atto di intelligenza e di responsabilità da parte di tutto il Consiglio regionale. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bono.
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, indìco la votazione sulla mozione n. 93, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio non approva.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Esame mozione n. 55 presentata dai Consiglieri Andrissi, Batzella, Bertola Bono, Campo, Frediani, Mighetti e Valetti, inerente a "Formazione ed esercizio dell'agopuntura, della fitoterapia e dell'omeopatia - istituzione della Commissione regionale"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame della mozione n. 55, avente ad oggetto "Formazione ed esercizio dell'agopuntura, della fitoterapia e dell'omeopatia - istituzione della Commissione regionale", presentato dai Consiglieri Andrissi, Batzella, Bertola, Bono, Campo, Frediani, Mighetti e Valetti, di cui al punto 11) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Andrissi per l'illustrazione.



ANDRISSI Gianpaolo

Grazie, Presidente.
Questa mozione è datata 29 settembre. Finalmente ci siamo arrivati.
Il 7 febbraio 2013 (vi chiedo di ricordare questa data, perché è importante) viene stipulato un accordo Conferenza Stato-Regioni concernente le modalità per la certificazione di qualità della formazione e dell'esercizio dell'agopuntura, della fitoterapia e dell'omeopatia da parte dei medici chirurghi, degli odontoiatri, dei medici veterinari e dei farmacisti.
In tale accordo viene sancita la necessità di procedere alla certificazione di qualità di formazione in agopuntura e delle specialità appena citate. Lo stesso ha individuato criteri e requisiti minimi e uniformi riguardo alla definizione di percorsi formativi e idonei a qualificare professionisti che esercitano tali discipline, il cui esercizio resta riservato alle competenze individuate nell'ordinamento statale ovvero i medici chirurghi e gli odontoiatri.
In particolare, l'articolo 3 di tale accordo al comma 1 istituisce gli elenchi dei professionisti esercenti l'agopuntura, la fitoterapia e l'omeopatia. Tali elenchi sono distinti per discipline.
Al comma 2 dell'articolo 3, si stabilisce che per la valutazione dei titoli necessari all'iscrizione ai suddetti elenchi - questa è la prima istituzione di Commissioni, diciamo, degli Ordini - gli Ordini professionali istituiscono specifiche Commissioni formate da esperti nelle diverse discipline oggetto dell'accordo.
Successivamente, l'articolo 7 al comma 3 stabilisce, per quanto concerne la procedura dell'accreditamento dei soggetti pubblici e privati responsabili della formazione, che l'accreditamento è rilasciato dalla Regione in cui l'Ente ha sede legale e ha un valore nazionale.
Quindi, distinguiamo due tipi di Commissioni: una Commissione degli Ordini, che valuta i titoli che fino ad oggi venivano rilasciati per libera scelta: venivano scelti degli istituti di formazione da parte dei medici odontoiatri, eccetera; e una Commissione regionale, di cui appunto si vuole chiedere l'istituzione, che vada a riconoscere gli istituti pubblici o privati che hanno la facoltà di formare gli omeopati, i fitoterapeuti eccetera.
Segnalo che in una nota datata 25 luglio 2014 il Ministero della Salute afferma che, in considerazione della rilevanza dell'argomento e della mancata procedura ad hoc, sia da prevedere la costituzione, senza oneri a carico della finanza pubblica, di una Commissione regionale. Questo è l'oggetto di questa mozione, cioè si chiede l'istituzione di una Commissione regionale, costituita da esperti designati dall'Assessorato regionale alla salute, dagli ordini provinciali dei medici chirurghi e degli odontoiatri della Regione, dalle Università presenti sul territorio.
Perché è importante procedere all'istituzione di questa Commissione? Perché c'è una fase transitoria riconosciuta dall'articolo 10 di questo accordo, che impone un'accelerazione all'azione della Giunta regionale per l'istituzione di questa Commissione regionale. Infatti, l'articolo 10 recita: "La fase transitoria si protrae fino a 36 mesi successivi alla data di stipula del presente accordo".
Tale accordo, come dicevo all'inizio, è stato stipulato il 7 febbraio 2013, quindi mancano solo dodici mesi alla fine della fase transitoria. In questi dodici mesi devono essere valutati dalle Commissioni degli Ordini gli attestati che hanno dato la specialità di omeopata, fitoterapeuta eccetera, ai medici e valutare se questi attestati sono sufficienti per praticare questo tipo di terapie non convenzionali. Sottolineo che si tratta di terapie che alcuni rinomati ospedali della Regione praticano comunemente e sono terapie offerte ai malati della nostra Regione.
Pertanto, si chiede di impegnare il Presidente della Giunta regionale e l'Assessore competente, affinché venga istituita la Commissione regionale in oggetto nel più breve tempo possibile. 29 settembre 2014.
Nel "considerato che" aggiungo che la Commissione ha calendarizzato la proposta di legge n. 50, avente oggetto "Modalità di esercizio delle medicine non convenzionali" a prima firma Consigliere Giaccone, che all'articolo 6 prevede l'istituzione di questa Commissione. Quindi, vi è un accordo su questo tema. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Andrissi.
La parola al Consigliere Giaccone.



GIACCONE Mario

Grazie, Presidente.
Ha già anticipato il collega Andrissi, la data della mozione è del 29 settembre. Con tempestività difficilmente riproducibile, il 1° ottobre 2014, la maggioranza presenta una legge di regolamentazione delle medicine non convenzionali, che si rifà esattamente ai medesimi documenti che il Consigliere ha illustrato e alla medesima circolare, quindi si basa sui medesimi principi.
Evidentemente, la sensibilità è comune e mi pare sia comune anche l'idea che debba esserci un quadro normativo che regolamenti questo ambito che soprattutto in Piemonte ormai ha una significativa incidenza e una significativa richiesta di approfondimento da parte dei cittadini.
La specifica richiesta della mozione riguardante la Commissione è sviluppata all'interno del progetto di legge, all'articolo 6, proprio nel medesimo modo. Bisogna solo mettersi d'accordo adesso se votare la mozione oppure se ritirarla. Tra l'altro, questo stesso testo era già stato calendarizzato in IV Commissione per questo mercoledì, ma probabilmente l'Assessore non ci sarà, quindi la Commissione non verrà convocata. In ogni caso, alla prima riunione di Commissione utile, sarebbe andato in discussione questo testo.
Presidente, le lascio la parola: decidete voi.



PRESIDENTE

Sospenderei i lavori per un minuto. Grazie.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 18.41, riprende alle ore 18.42)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Colleghi, che cosa intendete fare? Suggerirei al Consigliere Andrissi di rapportarsi con il Consigliere Giaccone, così forse riusciamo a chiudere la situazione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ravetti; ne ha facoltà.



RAVETTI Domenico

Grazie, Presidente.
Credo che possa essere utile una dichiarazione di voto favorevole all'ordine del giorno presentato dal collega Andrissi, qualora nel corpo del testo si inserisse, d'intesa con il collega Giaccone, una fase di rimando all'attività della IV Commissione, che peraltro aveva calendarizzato, come diceva il collega stesso, proprio per mercoledì (purtroppo gli Assessori saranno impegnati altrove), l'esame della proposta di legge a prima firma Giaccone.
Se trovano un'intesa loro due, ovviamente siamo tutti disponibili a votarla.



PRESIDENTE

Do lettura dell'integrazione: "La IV Commissione ha calendarizzato la proposta di legge n. 50 'Modalità di esercizio delle medicine non convenzionali', a firma Giaccone".
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, indìco la votazione sulla mozione n. 55, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Contributi all'agricoltura

Esame mozione n. 134 presentata dai Consiglieri Campo, Bertola, Bono Chiapello, Frediani, Gancia, Mighetti e Valetti, inerente a "Pagamento aziende sbloccate da 'operazione Bonifica', anticipo PAC (Domanda Unica) e misure del PSR. Premiamo investimenti in azienda con pagamenti rapidi"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame della mozione n. 134, avente ad oggetto "Pagamento aziende sbloccate da 'operazione Bonifica', anticipo PAC (Domanda Unica) e misure del PSR. Premiamo investimenti in azienda con pagamenti rapidi", presentato dai Consiglieri Campo, Bertola, Bono Chiapello, Frediani, Gancia, Mighetti e Valetti, di cui al punto 12) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Mighetti per l'illustrazione.



MIGHETTI Paolo

Illustrerò io la mozione, stabilendo quasi una tradizione per cui gli atti del Consigliere Campo li illustrerò io e viceversa.
Questa mozione prende spunto da una problematica che, purtroppo, è ancora in atto, e riguarda un certo numero di aziende che, loro malgrado si sono imbattute nelle verifiche della Guardia di Finanzia sui fascicoli aziendali delle aziende agricole.
Dico "loro malgrado" perché per un certo numero di aziende, ad indagini concluse, si era appurato che avevano operato in piena legalità: gli accertamenti avevano dimostrato che si trattava meramente di problemi formali, relativi al loro fascicolo aziendale, e non costituivano in nessuno frode.
Queste aziende, però, negli anni passati hanno subito un blocco dei pagamenti, derivante, appunto, dagli accertamenti che stava svolgendo la Guardia di Finanzia e tuttora aspettano il saldo dei pagamenti della PAC degli anni passati. Per questo motivo, ci siamo sentiti quasi in dovere di presentare questa mozione e chiedere che queste aziende vengano comunque saldate, perché aspettano da più anni un contributo a loro dovuto, che è linfa vitale per il prosieguo della loro attività! A tal fine, abbiamo chiesto alla Giunta di utilizzare la somma di circa 59 milioni di euro, attualmente allocata presso ARPEA, per il pagamento a saldo della Domanda Unica e per il saldo del 2014, relativamente alle 3.670 aziende per cui sono stati conclusi positivamente gli accertamenti effettuati da parte della Guardia di Finanza.
Abbiamo introdotto anche un altro tema, che riguarda le tempistiche dei pagamenti.
Noi riteniamo che sia arrivato il momento di non correre sempre dietro al pagamento, ma di porsi delle scadenze idonee per garantire, alle aziende agricole, pagamenti in tempi certi. Abbiamo appurato come nelle pratiche di investimento i tempi si siano continuamente allungati e che le aziende agricole, anche dopo la conclusione dei lavori, aspettino il saldo dei finanziamenti, loro malgrado, per lunghi periodi. Chiediamo, quindi, che le domande di contributo siano liquidate in un massimo di 30 giorni.
Infine, abbiamo chiesto di corrispondere per il prossimo anno l'anticipo dei pagamenti diretti a far data dal 16 ottobre, utilizzando i fondi comunitari, come previsto dal Regolamento CE 73/2009, senza dover ricorrere all'utilizzo di fondi regionali per la corresponsione dell'anticipo a luglio 2015.
Questo rientra in quel discorso di non inseguire i pagamenti e subire dei ritardi. Ci sono dei pagamenti fatti sulla Domanda Unica che seguono delle scadenze, e questi vengono rispettati. Poi ci sono dei pagamenti fatti sugli investimenti, che, a scapito di quelli sulla Domanda Unica, non seguono delle scadenze fisse, ma le scadenze sono decretate dalla fine lavori, che vengono continuamente posticipate.
Con questa mozione pensiamo che sia il caso di premiare quello che è un ciclo virtuoso, per cui si danno tempi certi, si paga coi soldi derivanti dai finanziamenti europei, non vi sono anticipi di cassa con fondi regionali e si danno certezze nelle tempistiche di pagamento. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire l'Assessore Ferrero; ne ha facoltà.



FERRERO Giorgio, Assessore all'agricoltura

Vista la mozione, intanto credo che sia una data.
Facendo riferimento ai fondi, ho visto che è stata presentata a dicembre. Oggi la situazione di quei fondi è cambiata, ma il tema su cui voglio intervenire, visto che ho pochi minuti, riguarda il ruolo di ARPEA.
Voi avete presentato una mozione che darebbe imposizione ad ARPEA di pagare e svolgere alcune funzioni. ARPEA è un ente pagatore, istituito secondo una legge che riguarda tutti gli enti pagatori, tra cui AGEA e gli altri enti pagatori regionali. Per fortuna, noi non possiamo intervenire sull'indicazione delle pratiche che vanno pagate o che non vanno pagate: questi enti provvedono alla liquidazione delle pratiche in base alla legge ed ai parametri che hanno.
In particolare - e vengo al tema - i 59 milioni sono un'anticipazione che noi abbiamo fatto. Rappresentano circa il 20% della domanda unica perché, se avessimo dovuto aspettare i fondi nazionali, i nostri agricoltori sarebbero stati pagati, sull'anticipo, non a luglio, ma probabilmente a fine novembre.
Noi abbiamo lasciato questo anticipo anche quando è arrivato il 20% di AGEA, quindi siamo riusciti a dare quasi metà della somma dovuta, rispetto al solo 20% di fine anno. Naturalmente, questi soldi ritorneranno nelle casse della Regione appena verrà fatto il saldo (credo sia stato fatto a fine anno).
Pertanto, quando ci sono delle liquidità, facciamo un'anticipazione solo per dare un po' di fiato. In base agli accordi fatti con il Ministero ci è stato promesso (io ho qualche dubbio) che al momento della Domanda Unica potrebbe essere erogato e anticipato (quindi a maggio-giugno) l'intero importo della domanda, anche perché non c'è motivo - se non un motivo di liquidità - per cui si debbano fare i pagamenti a dicembre e non al momento della presentazione della domanda.
Noi, dunque, utilizziamo questi soldi per il pagamento della Domanda Unica; non possiamo decidere noi, in quest'aula, quali sono le pratiche che vanno pagate e quelle che non vanno pagate, perché queste seguono un iter determinato dalla legge. Anche in base all'operazione bonifica, stiamo aspettando le prime sentenze dei tribunali sui ricorsi e, man mano cerchiamo di fare giurisprudenza con queste.
Vi do un'informazione: ARPEA ha stipulato una convenzione con l'Avvocatura regionale per utilizzare i legali della Regione Piemonte e fare in modo che le sentenze abbiano un valore anche rispetto alle altre pratiche che hanno un'analoga problematica. Mi sembra che ne stiamo sbrogliando abbastanza.
Pertanto, il parere della Giunta sul documento è negativo, perché non rientra nelle nostre facoltà imporre questa modalità. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Ferrero.
Indìco la votazione palese sulla mozione n. 134, il cui testo verrà allegato al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio non approva.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE BOETI


Argomento: Enti Locali - Forme associative - Deleghe: argomenti non sopra specificati

Ordine del giorno n. 110 presentato dai Consiglieri Monaco, Giaccone Grimaldi e Molinari, inerente a "Prevista abolizione dei segretari comunali"; ordine del giorno n. 106 presentato dai Consiglieri Ruffino Graglia e Sozzani, inerente a "Figura del Segretario comunale" (rinvio)


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 110, presentato dai Consiglieri Monaco, Giaccone, Grimaldi e Molinari, avente ad oggetto "Prevista abolizione dei segretari comunali", e dell'ordine del giorno n.
106, presentato dai Consiglieri Ruffino, Graglia e Sozzani, avente ad oggetto "Figura del Segretario comunale", di cui al punto 13) all'o.d.g.
Colleghi, mancano pochi minuti alla fine del Consiglio. Pertanto, se i Consiglieri vogliono presentarli lo possono fare, altrimenti li rimandiamo alla prossima seduta consiliare, perché questa seduta di Consiglio si è deciso di terminarla alle ore 19.
Credo sia saggio rimandarli alla prossima seduta.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.56)



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